Ortueri, il parco Mui Muscas dedicato all'asinello sardo

Qui vengono accuditi una cinquantina di esemplari dei poco più di mille censiti sull’isola
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Come fosse un debito di riconoscenza, una comunità protegge una razza animale che, prima dell’avvento delle macchine agricole, ha lavorato per secoli fianco a fianco con l’uomo. È l’asino sardo, a cui Ortueri (Nuoro) ha dedicato il parco “Mui Muscas”. Qui vengono accuditi una cinquantina di esemplari dei poco più di mille censiti sull’isola. Negli Anni Sessanta erano 40mila quindi, per scongiurare l’estinzione di un simbolo della regione del Mandrolisai, nel 1994 il Comune ha deciso di dedicare ai fedeli animali 55 ettari coperti di vigneti, lecci e sugherete.

 

L’asino sardo è un animale con un dorso largo e un’andatura sicura, nonostante la piccola taglia. “Quello di Ortueri è un nucleo strategico per la salvaguardia della razza – spiega Eraldo Sanna Passino, professore di Chirurgia veterinaria dell’Università di Sassari, prorettore alla didattica dell’ateneo e direttore dell’ospedale veterinario didattico della città – Ad aggravare la paura dell’estinzione c’è l’alto tasso di contaminazione genetica con altre razze di asini, come avvenuto ad esempio agli animali che i pastori sardi emigrati nel Centro Italia hanno portato con sé. Il rischio è quello di perdere un patrimonio genetico unico”.

 

Per scongiurarlo, serve una cura continua che va oltre l’aspetto sanitario. “Basta una stagione particolarmente secca o alcuni mesi troppo piovosi per impedire la crescita delle erbe di cui l’asino sardo si nutre. Quindi – prosegue Sanna Passino - bisogna seguirli anche nell’alimentazione, per evitare che gli esemplari deboli lo diventino ancora di più. Ho avuto il piacere di lavorare al Mui Muscas: gli investimenti in strutture adeguate e la passione degli operatori sono la testimonianza del legame tra questa terra e i suoi asini”.

 

 

Il parco Mui Muscas è frequentato dalle scolaresche e dai turisti che si spingono nella parte interna della Sardegna. Al suo interno ci sono spazi che permettono ai visitatori di passare una bella giornata senza infastidire gli animali. Da un passato nei campi e tra le greggi dei pastori, la salvezza della razza sarda potrebbe ora dipendere dall’onoterapia, la pet therapy dedicata a persone disabili o con difficoltà cognitive praticata utilizzando gli asini.

 

“Vogliamo inaugurare il primo centro dell’isola dedicato a questa attività, come già ne esistono in Toscana ed Emilia-Romagna – spiega Francesco Carta, sindaco di Ortueri -. Vedere questi animali rapportarsi con le persone è un’esperienza meravigliosa”. Un’idea condivisa anche dagli esperti: “L’asino sardo è un animale socievole, capace di vivere in gruppo e che ben si presta all’addestramento”, precisa il professor Sanna Passino.

 

 

La Sardegna, terra natia di molti cavalieri e fantini che hanno fatto la fortuna dell’equitazione italiana e delle contrade senesi al Palio, oltre agli asini ha una grande ricchezza equina. Dal cavallo anglo-arabo-sardo, apprezzato in ambito sportivo, al cavallino dell’altopiano della Giara. La conformazione del territorio ha limitato lo sconfinamento di quest’ultimo, permettendo la conservazione di caratteristiche genetiche uniche.

 

È un animale a prima vista simile a un pony, alto al garrese solo 130 centimetri, dal temperamento rustico che gli permette di adattarsi anche alle situazioni più estreme. Usato fino agli Anni Cinquanta per la trebbiatura, la sua provenienza è al centro di molti studi: arrivato dal Nord Africa, ha forse un’origine asiatica che supporterebbe anche alcune teorie legate ai flussi migratori dei popoli che hanno abitato la Sardegna nell’antichità.

 

E tra le razze più antiche dell’isola ci sono i cavalli del Sarcidano, curati dal Comune di Laconi insieme alla famiglia Piseddu, che li ha ereditati da quella storica dei Corongiu. Asini e cavalli, animali venerati per il loro supporto nella vita di tutti i giorni, sono stati per questo resi protagonisti delle sfilate in costume di tutte le feste paesane. Natura e tradizione non possono fare a meno di loro.