Ostana, la resistenza della lingua occitana: utilizzata da Dante, ma discriminata per secoli

Ostana (Cuneo) - Foto di Laura Cantarella - Viso a Viso 
Lingua d’oc parlata nella vasta regione storica comprendente gran parte del Sud della Francia, la catalana Val d’Aran in Spagna, il principato di Monaco e le Valli Occitane in Italia
2 minuti di lettura

Una lingua parlata dalla Spagna all'Italia, passando per il suo corpo centrale: la Francia meridionale. L'occitano è l'idioma dei trovatori, parlato e scritto dai compositori di poesia lirica che utilizzavano la lingua d'oc e non il latino, di cui si servivano gli ecclesiastici, già a partire dalla fine del X secolo d.c..

Attualmente nel nostro Paese la lingua occitana sopravvive nelle province di Imperia, Cuneo e Torino: in Liguria ci sono Olivetta San Michele e le frazioni Realdo e Verdeggia del comune di Triora, mentre nel cuneese si contano l'alta Val Tanaro, le valli Corsaglia, Maudagna e Ellero, Pesio, Vermenagna, Gesso, Stura, Grana, Maira, Varaita e Po con Bronda e Infernotto. Nel torinese si contano le valli Pellice, Chisone, Germanasca, e l'alta Val Susa. C'è inoltre un'"exclave linguistica" occitana in Calabria. Si tratta di Guardia Piemontese, popolata nel XIV secolo da emigrati valdesi, dove viene parlato ancora oggi un dialetto della lingua d'òc.

"Quando eravamo bambini, nella nostra ingenuità, ignoravamo che potesse trattarsi di una vera e propria lingua. Pensavamo fosse un dialetto, proprio come quelli diffusi in tutte le regioni italiane", racconta Giacomo Lombardo, vice sindaco di Ostana, comune piemontese in provincia di Cuneo, parte della "fascia italiana" dell'occitano. Non era così, l'idioma è l'eredità di una regione storica europea, combattuta strenuamente dagli stati nazionali, in particolar modo da quello francese. "Le persone che parlavano occitano sono sempre state discriminate - spiega Lombardo - dalle persecuzioni vere e proprie portate aventi dai re transalpini fino alle umiliazioni degli ultimi secoli. Ancora in tempi recenti quando un bambino parlava occitano a scuola veniva schernito e messo in imbarazzo davanti ai suoi compagni. Era considerato un "diverso" e la sua lingua un qualcosa di cui vergognarsi".

Ostana (Cuneo) si trova nell'Alta Valle Po, in terrotorio "occitano". Foto di Laura Cantarella - Viso a Viso 

Eppure le origini sono nobilissime. Il nome della lingua si deve a Dante Alighieri, che nel "De Vulgari Eloquentia" del 1303 classificò per primo le parlate romanze partendo dall'avverbio di affermazione e individuando tre idiomi: lingua del sì, italiano, lingua d'oil, oiltano o francese, e lingua d'òc (dal latino hoc est, è questo), occitano. Il "sommo poeta" provava ammirazione nei confronti dei poeti occitani e li elevava a maestri per i versi in volgare. Sempre nel "De Vulgari Eloquentia" tesse le lodi dei trovatori e nella Divina Commedia ribadisce il suo stretto legame letterario con questa tradizione e incontra un poeta provenzale, altro termine con cui indicaca la lingua d'oc, in ognuna delle tre cantiche: Bertram de Born nell'Inferno, Folchetto da Mariglia nel Paradiso, Arnaut Daniel nel Purgatorio. Quest'ultimo è il più celebre dei trovatori e Dante lo inserisce tra i lussuriosi affibiandogli la colpa di aver cantato l'amore terreno e non quello dei cieli.

Dante Alighieri  

Dopo centinaia di anni di attacchi e tentativi di estirpazione, l'idioma cominciò a ritrovare una propria dignità con Frédéric Joseph Etienne Mistral, scrittore e poeta francese di lingua occitana, insignito nel 1904 del premio Nobel per la letteratura. Da un punto di vista strettamente normativo in Italia la legge numero 482 del 15 dicembre 1999 tutela le minoranze linguistiche storiche, incluso l'occitano. "Nonostante questo ancora oggi tv e media dimenticano di utilizzare il nostro idioma, che non viene inserito come dovrebbe nei palinsesti regionali e nazionali", spiega Lombardo.

Frédéric Joseph Etienne Mistral, premio Nobel per la letteratura nel 1904
 

"L'occitano sconta ancora oggi le 'persecuzioni' del passato. In Francia fu combattutto fortemente dal governo centralista di Parigi che vedeva nella lingua d'oc una minaccia all'unione nazionale", continua Lombardo. Eppure, nonostante i tentativi di "mettere a tacere" un idioma millenario, ancora oggi sono milioni le persone che continuano a esprimersi utilizzandolo. "C'è un filo comune che può unire un francese, un italiano e uno spagnolo ed è proprio l'occitano. Ci sono delle piccole differenze naturalmente, ma la base linguistica è la stessa", afferma Lombardo.

A parlare l’occitano oggi sarebbero circa tre milioni di individui, mentre si stima in circa sette milioni il numero di persone che ne avrebbero una conoscenza passiva. Esistono inoltre dei dialetti, tra questi l’alverniate, il guascone, il linguadociano, il limosino, il provenzale e il vivaro-alpino.

Ostana: scorci del comune montano inserito tra i borghi più belli d'Italia

Nonostante negli ultimi secoli i parlanti siano calati e frequentemente l'occitano sia stato considerato lingua dei ceti più bassi oppure delle generazioni più anziane, nel corso della sua storia è riuscito a ritagliarsi un posto di prestigio nel panorama continentale. Durante il Medioevo, in Francia e in Italia, arrivò a essere persino una lingua amministrativa e giuridica, in competizione con il latino. Tutto questo grazie all'"esportazione" dei trovatori, gli artefici della sua divulgazione.