Pizzoferrato, la terrazza d'Abruzzo con un panorama da cartolina

Pizzoferrato, la terrazza d'Abruzzo con un panorama da cartolina
Un borgo incantevole in una zona di montagna affascinante all’interno del Parco nazionale della Maiella
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A metà Ottocento lo scrittore e illustratore Edward Lear, arrivato in Val di Sangro a cavallo durante il suo Grand Tour, rimase folgorato dall’incontro tra il violaceo delle montagne e il mare che si ammira dalla rupe che sovrasta Pizzoferrato. Pochi anni dopo Gabriele D’Annunzio definì il borgo in provincia di Chieti la “terrazza d’Abruzzo” perché, dal suo Belvedere, si riesce a scrutare la Dalmazia oltre il Mar Adriatico. Qualche anno fa il fotografo inglese Michael Kenna lo ha immortalato in uno dei suoi celebri scatti in bianco e nero.

È una zona di montagna impegnativa ma affascinante quella dei Monti Pizzi, all’interno del Parco nazionale della Maiella, area di rupi calcaree, neve alta d’inverno e aria pulita. Una di queste rocce, chiamata “nido di falco”, la più caratteristica, ha reso Pizzoferrato uno dei borghi più conosciuti della zona. Fondato dagli Unni intorno all’anno Mille, in epoca medioevale ha assunto il nome che porta oggi perché, con la chiusura degli accessi, l’insediamento diventava inespugnabile.

Le otto porte d’accesso al paese disegnano idealmente il simbolo dell’infinito. Ognuna è la tappa di un “museo dell’aria itinerante”, come lo definisce il sindaco, Palmerino Fagnilli: “Vedere l’orizzonte da prospettive diverse, inspirando l’aria fresca e pura di montagna, è un’esperienza sensoriale che merita di essere provata. Ogni angolo regala colori e dettagli unici. A causa del Coronavirus, purtroppo, abbiamo imparato quanto l’aria sia fondamentale, è un elemento che ha riacquisito centralità”.

Pizzoferrato e dintorni, la natura che circonda il borgo abruzzese

Un ruolo di rilievo che a Pizzoferrato l’aria ha sempre avuto. Non solo il cartello dei 1.251 metri di altezza dal mare è affiancato dalla scritta “0 mddc” (zero metri di distanza dal cielo), ma il borgo è anche una stazione climatica. E l’elemento più leggero è protagonista al Centro di avifauna “La casa degli angeli”, dove gli uccelli feriti tornano a volare dopo le cure.

Dopo la pandemia il turismo di prossimità ha portato molti turisti a Pizzoferrato, ma lo spettro dello spopolamento spaventa anche questo borgo nonostante sia la sede nazionale dell’associazione “Città della papata”, abbia una cantina sociale dove si produce vino biologico, una startup per la promozione dello zafferano Dop e il primo distributore di benzina comunale d’Italia, con prezzi calmierati e servizi prima assenti.

“Il nostro impegno è massimo – prosegue Fagnilli – ma servono politiche di lunga visione per convincere i giovani a restare”. A partire dai rapporti commerciali con l’estero. “Siamo gemellati con la cittadina di Talgarth, in Galles, e quando abbiamo portato loro arrosticini e il Montepulciano d’Abruzzo sono impazziti. Si deve partire da qui – conclude il sindaco – dalla promozione del territorio”.

Pizzoferrato, il borgo abruzzese ripreso dall'alto con il drone

Pizzoferrato gode di una posizione privilegiata che ha avuto un ruolo importante anche durante la Seconda guerra mondiale, perché da qui passava la linea Gustav che collegava il Tirreno all’Adriatico passando per Lazio, Molise e Abruzzo e che divideva l’Italia liberata dalla Repubblica di Salò. Delle atrocità della guerra restano i fori dei proiettili nelle pareti e nel confessionale della chiesa della Madonna del Girone.

Qui si erano rifugiati i partigiani in fuga dai nazifascisti il 3 febbraio 1944. Tra i pochi superstiti di quella mattina il crocifisso, che non fu sfiorato dalle scariche di mitra. E che divenne per questo un oggetto da venerare e un segno di rinascita. Da queste zone, poi, partì la Brigata Maiella che liberò Bologna dagli invasori. Per questo conto di sangue e sacrifici, Pizzoferrato è tra le città decorate della medaglia al valor militare per la guerra di Liberazione.

Pizzoferrato fu il buen retiro scelto da Alessandro Casati, ministro prima con Mussolini e poi nel governo Bonomi. Di stampo liberale, nella sua casa sono stati trovati appunti e carte propedeutici alla nascita della Costituzione repubblicana, documenti oggi nelle mani degli studiosi. Quando Piero Calamandrei diceva “andare nelle montagne dove caddero i partigiani, lì è nata la Costituzione”, si riferiva anche ai luoghi di meditazione come Pizzoferrato. Qui si sono rifugiati donne e uomini che hanno poi deciso il futuro. Anche loro, seppur in tempi più bui, hanno fatto un grande respiro guardando l’orizzonte dalla rupe. E avranno provato quelle stesse emozioni descritte da scrittori, artisti e viaggiatori.