Atletica, Howe amaro: "Guardo le Olimpiadi in tv, a fine carriera mi ritrovo con un pugno di mosche in mano"

Andrew Howe 
Il tuttora primatista del salto in lungo, 36 anni, due partecipazioni senza fortuna ai Giochi, lascia spazio all'amarezza: "Sono stato sopravvalutato, gli atleti forti stanno a Tokyo, partecipano e prendono le medaglie"
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E' detentore del primato italiano del salto in lungo (8,47), è stato vicecampione del mondo a Osaka. Ora però Andrew Howe, ex promessa più o meno eterna dell'atletica azzurra, a 36 anni si guarda dietro con una punta di malinconia: "Sono qua a casa a guardare le Olimpiadi, e mi sono reso conto che forse nella mia vita è nella carriera da atleta sono stato troppo sopravvalutato - si legge in un posto su Istagram -. Gli atleti forti stanno alle Olimpiadi, gli atleti forti partecipano e prendono le medaglie alle olimpiadi. Io al massimo ho fatto solo due partecipazioni una a 19 anni (ad Atene, sui 200 metri ndr) e un'altra che è meglio non parlarne (a Pechino, fuori nel lungo). Dopo tanti sacrifici mi ritrovo a fine carriera con un pugno di mosche in mano (colpa mia)".

Lo sfogo di Andrew Howe: "Vedo le Olimpiadi in tv, a fine carriera ho un pugno di mosche in mano"

"Il prossimo anno sarà l'ultimo agonistico. lo farò da atleta mediocre ma divertendomi"

Howe cerca anche dei lati positivi delle sua esperienza: "Se questo mio esser stato sopravvalutato abbia portato anche una sola persona ad avvicinarsi allo sport, allora sono contento. Il prossimo sarà il mio ultimo anno nell'atletica, lo farò da atleta mediocre. Mi voglio divertire e fare tutte le gare che ho sempre amato per chiudere con un sorriso e salutare questo sport che ho sempre amato".