Esteri

Mai più Olanda, solo Paesi Bassi. Il governo cambia: “Più corretto”

Una rivoluzione linguistica e di marketing per evitare di essere identificati solo con la regione di Amsterdam e le sue “luci rosse”
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Per sostenere i loro idoli, i tifosi della nazionale di calcio olandese saranno costretti a scrivere un nuovo inno che non contenga la parola Holland. Il governo dell’Aia ha infatti deciso di abolire la doppia toponomastica per definire il regno d’Olanda, che d’ora in poi si chiamerà soltanto Paesi Bassi. E poco importa se non si potrà più dire “squadra olandese”, ma solo “squadra dei Paesi Bassi”, espressione decisamente meno felice. Entro il prossimo gennaio, verrà anche cambiato lo storico logo usato negli ultimi venticinque anni per promuovere l’Olanda, quello del tulipano accanto al sostantivo Holland. Sarà sostituito da NL, sigla fin troppo amministrativa (la stessa usata sulle targhe automobilistiche) di Nederland, che in olandese significa appunto Paesi Bassi.

Lo scorso novembre, la ministra al commercio estero, Sigrid Kaag, ha così spiegato questa riforma, di cui è promotrice: «Vogliamo costruire un’immagine più semplice del Paese, che sarà positiva per il nostro export e che servirà ad attirare investimenti e talenti nell’high-tech, lo sport e la cultura». In realtà, dietro questa decisione ci sono altri motivi. A sentire le autorità olandesi, che da ora, a rigore di logica andrebbero chiamate nederlandesi o neerlandesi, il brand “Olanda” è ormai inflazionato, perché troppo legato al quartiere a luci rosse di Amsterdam, il “red light district” della prostituzione e dei coffee shop dove si fuma liberamente la marijuana.

C’è poi un’altra ragione, più geografica. Olanda sono in realtà solo due delle dodici province del Paese, entrambe sulla costa occidentale: l’Olanda settentrionale, che comprende Amsterdam e Harlem, e l’Olanda meridionale, con città quali l’Aia, Rotterdam e Leida. Nel Medioevo, l’antica contea d’Olanda fu un’entità politica autonoma, ma già nel Seicento, con la nascita della Repubblica delle Sette Province Unite, si trasformò in suddivisione amministrativa. Nel 1840, dopo l’effimero regno d’Olanda creato da Napoleone, il territorio fu diviso in due province.

Questa rivoluzione linguistica è tuttavia una scelta controversa perché sebbene la confusione tra provincia e Paese infastidisca gli olandesi, è anche vero che per gran parte del pianeta Nederland, o peggio NL, evocherà difficilmente la terra delle grandi dighe, delle innovazioni e dei tulipani. Fatto sta che il nuovo logo sarà adottato dai ministeri, le ambasciate, le università, i municipi e le organizzazioni che collaborano con il governo. E ciò costerà 200 mila euro. La dicitura sarà usata nelle grandi manifestazioni culturali e sportive, sin dal festival musicale di Eurovision che si terrà a Rotterdam a maggio o dai Giochi Olimpici di Tokyo della prossima estate. «In quelle occasioni sarebbe curioso promuovere all’estero soltanto una parte della nazione», dice un portavoce del ministero degli Esteri, secondo cui il cambio di nome servirà anche a promuovere una nuova strategia turistica per arginare l’arrivo di chi sbarca con voli low cost e la cui unica meta sono poche strade nel centro di Amsterdam. Secondo le stime dell’ente del turismo locale, il numero dei visitatori raggiungerà i 30 milioni entro il 2030, quasi il doppio dei turisti attuali. Ma basterà chiamarsi diversamente per fermare il turismo di massa?