Il Gusto

Vini vulcanici, quando il fuoco esplode nel bicchiere. Gli 11 da provare

La maestosità dell'Etna (@Alessandro Saffo/SIME)
La maestosità dell'Etna (@Alessandro Saffo/SIME) 
Dall’Etna al Vesuvio, dal Soave all’Elba a Capo Verde, i suoli ricchi di cenere e lapilli sono più fertili e danno vita a sorsi saporiti, minerali con note fumè. Il produttore: “Freschi e raffinati, è come mangiare una sottile fetta di limone verde, con sopra del sale”
5 minuti di lettura

Nell’antica Roma era il dio del fuoco, il distruttore. Vulcano - identificato poi con Efesto - con la sua potenza era in grado di annientare ogni cosa. Così temuto da essere invocato con gli epiteti di mulciber, quietus, mitis, che addolcisce, tranquillo, mite, nella speranza di scongiurare quegli incendi che riducono ogni cosa in cenere. Ma qual è il significato più profondo della distruzione? Il fuoco porta con sé terrore, ma anche calore, una scarica potente di energia che può diventare occasione di rinascita. La fiamma annienta, ma allo stesso tempo purifica, pone le basi per rigenerarsi. E scalda. 


Ecco allora che la lava dei vulcani si riempie di fascino, i lapilli diventano amuleti, la loro azione rende la terra fertile. Quella cenere che sembrava il grigio epilogo di un sacrificio assume il ruolo di fertilizzante naturale capace di migliorare la struttura del terreno. E non è un caso che tra le figlie di Vulcano ci sia anche Maia, dea della crescita e dei raccolti. Seduzione e gusto sono una cosa sola quando si parla di suoli vulcanici. E la prova del palato avviene nel calice. In Italia – e nel mondo – i vini vulcanici si portano dietro una narrazione ricca di immagini originali, coinvolgenti. Ecco perché degustarli nel mese dell’amore, del Carnevale, delle Ceneri e quest’anno anche dell’inizio della Quaresima può regalare emozioni – e suggestioni – uniche. Dall’Etna al Vesuvio, dalle terre del Soave, dove milioni di anni fa c’era il mare frastagliato da scogli vulcanici, al Roccamonfina (nel Casertano) fino a isole “esplosive” quali Elba, Lanzarote, Santorini e Capo Verde.


“L’attività eruttiva dei vulcani ha dato vita a terreni con caratteristiche del tutto peculiari. E le rocce che si formano rappresentano un mondo vario e affascinante – dice Gianpaolo Girardi, founder di Proposta Vini  - Salvo Foti, definito da molti “l’uomo del vulcano”, ci fa notare che i vini vulcanici sono riconoscibili soprattutto al gusto, dove emerge una nota evidente di mineralità, una sensazione netta di sapidità accompagnata sempre da una piacevolissima e persistente acidità. Secondo Foti, a volte sembra di mangiare una sottile fetta di limone verde, con sopra del sale. Queste caratteristiche rendono i vini leggeri, eleganti e persistenti al gusto”.  


Non tutti i terreni vulcanici sono uguali. “La differenza sostanziale è data dal tempo, da quando sono avvenute le eruzioni e quindi dal livello di ossidazione ed evoluzione delle ceneri – dice il winemaker di fama mondiale, Roberto Cipresso - Pur essendoci componenti simili, i lapilli del Vesuvio sono più maturi e ossidati, quindi più disponibili alla vite rispetto ad esempio all’attivo Etna. Il calore della terra amplia l’escursione fra il giorno e la notte, ciò fa sì che le uve delle varietà aromatiche rispondano meglio. Inoltre, i suoli di ceneri e i lapilli non permettono la vita e diffusione della fillossera. Nel futuro, anche in chiave global warming, sarà interessante valutare come varietà che finora  non si sono confrontate con questi suoli possano attecchire”.  

Il fascino di Lanzarote
Il fascino di Lanzarote 

Sui wine lover queste bottiglie hanno un appeal particolare. “I vini vulcanici – dice Alessandro Nigro Imperiale, wine director al Four Seasons Grand Hôtel du Cap Ferrat in Costa Azzurra - richiamano all’attenzione del consumatore l’elemento del fuoco, le ceneri delle eruzioni e quindi sensazioni minerali e fumé. Ma sono vini tutt’altro che commerciali: è stato di recente ultimato il lavoro di zonazione in cui i cru si chiamano “contrade” sull’Etna o “Uga”, Unità geografiche aggiuntive nella zona del Soave. In Sicilia, parliamo di micro-parcelle ubicate fino a 1200 metri sulle pendici del vulcano attivo, su suoli sabbiosi ricoperti di lamelle di cenere. Sono vini che hanno un carattere inconfondibile, di certo adatti a una cena con la propria dolce metà”.


Lo conferma il medico, nutrizionista sportivo, studioso di medicina naturale Luigi Torchio: “I vini vulcanici hanno una completezza minerale che può avere un effetto positivo sulla fisicità, sostenendo l’energia del corpo. Ciò si unisce alle proprietà del vino, in particolare di quello rosso, ricco di polifenoli che sono antiossidanti, migliorano l’efficienza delle membrane cellulari e favoriscono l’afflusso del sangue in tutto il corpo, con effetti benefici sulla funzione sessuale. Se si considera anche il potere disinibente dell’alcol, il bilancio è positivo sulla coppia, tutto sta però a non esagerare. Gioca un ruolo importante anche il fattore psicologico: un vino vulcanico evoca la forza del fuoco e il brindisi in sé innesca un momento di gioia, è una porta che si apre”.

 

[[ge:rep-locali:content-hub:406887687]]
E nel nostro Paese, è l’Etna a impersonare più di ogni altro il terroir vulcanico. “Il nostro vino Musmeci – spiega Jacopo Maniaci, amministratore delegato di Tenuta di Fessina - ha due facce, da un lato si ricollega alla storia rurale del vulcano dove le vendemmie rimangono intonse, cristallizzate nel tempo. Dall’altro si percepisce l’esigenza personale di raggiungere un’eccellenza stilistica. Vogliamo produrre un Etna bianco unico, esclusivo e inimitabile qualitativamente. Questo è possibile proprio grazie all’Etna e alla sua identità. Dove spostarsi da una colata all’altra, o da un vigneto a un altro, magari a 300 metri di distanza, sconvolge il gusto, la maturazione, la tessitura. Un vino che può diventare una suggestione, una casa, un desiderio, come lo è l’Etna per noi”.

 Le vigne di Santorini
 Le vigne di Santorini 

 

Ecco 11 etichette da provare

 

Gambellara

Bocara, il bianco che ti seduce 
(Uva Garganega, azienda Cavazza)

Dal “Bocara”, uno dei primi
vigneti acquistati dalla famiglia Cavazza, alla guida con la quarta generazione. Siamo sulla collina di Selva di Montebello, il cuore della zona classica del Gambellara (nel Vicentino). L’uva Garganega, da suolo vulcanico con strati tufacei e basaltici, offre un seducente  mix di frutti tropicali, fiori bianchi e sentori minerali.

 

Soave
La longevità di Monte Grande 

(Uva Garganega 70%, Trebbiano di Soave 30%, azienda Graziano Prà)
Da un vigneto storico, nel cuore del Soave (Verona), dopo lunghe sperimentazioni nasce questo bianco, la cui forza minerale si esprime con grande finezza. Ricco il bouquet, dalla frutta esotica agli agrumi. Sapido e fresco al palato, con finale di mandorla e vaniglia. La scommessa è lasciarlo in bottiglia e assaporarlo dopo anni.


Isola d'Elba
Valerius e il gusto dell’anfora

(Uva Ansonica, azienda Antonio Arrighi)
Il nome è un omaggio al romano Valerio Messalla, proprietario della Villa delle Grotte, antica domus romana scoperta a San Giovanni, sulla collina che domina la rada di Portoferraio, dove si produceva vino già al tempo dei romani. Ansonica sapida e schietta vinificata in anfora firmata da Antonio Arrighi, vignaiolo visionario, padre del progetto Nesos, vino degli dei.


Maremma
La vecchia vigna San Lorenzo

(Uva Ciliegiolo, azienda Sassotondo)
L’uva cresce in una vecchia Vigna, che si chiama San Lorenzo, di fronte al borgo di Pitigliano, in Maremma, in agricoltura biologica dal 1994. Da viti di oltre 60 anni, un Ciliegiolo dall’estratto importante. Al naso ciliegia, ribes nero, spezie che si ripropongono al gusto. In bocca è elegante, bilanciato, muscolare, ma di grande freschezza e bevibilità.

 


Roccamonfina (Caserta)
La Riserva Vigna Camarato

(Uva Aglianico 80%, Piedirosso 20%, azienda Villa Matilde Avallone)
Solo nelle migliori annate, da uno dei vigneti più vecchi della tenuta di San Castrese, alle falde del vulcano spento  di Roccamonfina (Caserta). Il colore è rosso profondo, il profumo intenso di frutti di bosco neri, pepe, cioccolato, caffè e liquirizia. Palato caldo e intenso. Pronto dopo 12-18 mesi di barrique e altrettanti di bottiglia, è un vino unico, che sa parlare al cuore.


Vesuvio
Pietrafumante la bolla che scalda

(Uva Caprettone, azienda Casa Setaro)
Nel cuore orientale del meraviglioso parco del Vesuvio, sorge Casa Setaro, un progetto vulcanico in tutti i sensi. Una delle etichette più riuscite è la bollicina di uve Caprettone, 30 mesi sui lieviti. Perlage fine e persistente, al naso ginestra,  note di pane, agrumi. Un’esplosione di sapidità e freschezza in bocca. Una bolla decisamente elegante.

 


Etna
Musmeci Bianco Contrada Caselle

(Uva Carricante, azienda Tenuta Fessina)
Pochi alberelli centenari da cui i grappoli vengono colti a mano. Qui l’uva Carricante racchiude la memoria del mare e l’unicità verticale di Milo che ne è la patria. Siamo sul versante est dell’Etna, zona  iconica spesso sferzata da forti piogge. Ma Musmesi sfida il meteo e va oltre il tempo, laddove la qualità sposa la passione in un sorso lungo e indimenticabile.

 


Etna
Contrada Blandano Riserva

(Uva Nerello Mascalese 90% Nerello Cappuccio 10%, azienda Terra Costantino)
A 450-550 metri sul mare, su sabbie di matrice vulcanica ecco apparire Contrada Blandano, a Viagrande (Catania), nel versante sud-est dell’Etna. Dalle uve simbolo di questa terra profonda e calda, un rosso che accende la fantasia e solletica il desiderio dell’incontro. Il sorso non tradisce, anzi. Promette passione con gli occhi al cielo.


Santorini
Assyrtiko da amare

(Uva Assyrtiko, azienda Argyros)
Chi è stato a Santorini e non ne ha adorato i tramonti, le acque cristalline, i saliscendi, le vigne basse per sfuggire al vento, il vino. Le uve di questo Assyrtiko, bianco sapido e dallo spirito selvaggio, vengono dai vigneti di Pyrgos e Imerovigli, a 450 metri. Da cenere miscelata con pietra pomice, sabbia e lava solidificata. La natura irrompe. In un calice di amore puro.


Lanzarote
La malvasia che ti rapisce

(Uva Malvasia volcanica, azienda Stratvs)

Eccoci in un’isola dai colori intensi e dai paesaggi lunari, di cui è impossibile non innamorarsi. A Lanzarote le vigne si presentano con la caratteristica di coni vulcanici di diversi colori. Stratvs è una delle bodegas più belle, al centro della zona viticola della Geria. E la Malvasia vulcanica che propone la cantina è la quintessenza della mineralità unita alla passione.


Capo Verde
La forza oceanica di San Vicente 

(Uva Muscatel rosso, Tempranillo, Touriga nazionale, Aleatico , azienda Maria Chaves)
Da un progetto solidale  di Padre Ottavio Fasano, fondatore della cantina e della onlus Amses. Un vino rosé fresco, elegante e ben equilibrato, con piacevoli sentori floreali e fruttati. Questo rosato è ottenuto da uve rosse coltivate sulle pendici del vulcano di Fogo, in un contesto unico, nel cuore di Capo Verde, al centro dell’oceano Atlantico.