Il Gusto

A Cagliari ecco Noi Altri, la gastronomia doppiamente solidale

A Cagliari ecco Noi Altri, la gastronomia doppiamente solidale
Ha aperto i battenti da poco un progetto che vede impegnati al lavoro ragazzi diversamente abili, e che ai clienti dedica con un menù inclusivo di ogni stile alimentare
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Un luogo dove ognuno si possa sentire sé stesso ed esprimersi nella propria unicità. Con qualsiasi mezzo, che sia la scelta di un piatto di pasta o il primo lavoro della vita, disegnato dalla caparbietà di un pugno di sognatori. È per questo che è nato Noi Altri, Gastronomia Inclusiva, il nuovissimo (ha aperto i battenti il 4 marzo 2024) luogo del gusto di Cagliari che vedrà impegnati ragazzi diversamente abili. Una bottega in pieno centro da dove verranno sfornati ugualmente pasta fresca e desideri, prodotti vegani e catering per strutture residenziali. Un luogo che è azione e al tempo stesso progetto verso il futuro. Un luogo fatto di bontà e di storie.

 

“Con i miei colleghi - racconta Valentina Meloni, presidente e responsabile della Cooperativa Noi Altri - costituiamo un’equipe che lavora in un centro diurno di assistenza a ragazzi diversamente abili, durante le nostre attività educative e di supporto negli anni ci siamo resi conto che molti di loro avevano dei buoni livelli di autonomia. A ognuno di loro è stato chiesto cosa volesse fare da grande e in molti casi la risposta manifestava una volontà di realizzazione nel mondo del lavoro”.  Una richiesta che non poteva rimanere inascoltata. È così che gli operatori della Cooperativa Controvento di Assemini (CA), hanno deciso di viaggiare diretti nel futuro (della loro realtà ma anche dell’Italia stessa) e immaginare un progetto che potesse avvicinare i ragazzi a questo desiderio. Un avvicinamento spesso molto difficile per burocrazia e barriere culturali.


I ragazzi che lavorano nella sede di via Pergolesi (affiancati dalla loro responsabile Vanessa Mereu e da chef e souschef, ndr) hanno tutti un’età compresa tra i 27 e i 35 anni “e una spiccata tendenza a relazionarsi con l’altro, con il pubblico”. Ma sono solo la prima nidiata, se si passa una piccola licenza poetica: “Ognuno di loro ha seguito un corso di formazione della durata di circa un anno e non saranno gli ultimi, nel tempo il nostro obiettivo è far avanzare nella formazione quanti più ragazzi è possibile e far diventare questo progetto un’idea ciclica”. Ora è il momento di iniziare e per i ragazzi di affrontare un cambio di passo importante, anche se è ancora solo l’inizio, “che li sta portando oltre le mura ovattate del centro diurno. Da ora in poi il nostro lavoro verterà sul portarli a gradi di autonomia sempre più importanti, ad approcciare azioni quotidiane che prima potevano risultare quasi impossibili, come raggiungere il posto di lavoro da soli o imparare a prendere un autobus”.
 

Un progetto che non nasce in poco tempo, che come tutte le cose belle si è fatto aspettare, immaginare, costruire prima nella mente e poi nei fatti. Nulla è lasciato al caso, nemmeno il nome, la cui ultima parola, inclusiva, è fondamentale non solo per la narrazione ma per la sostanza di un progetto che vuole e può fare da apripista. “Vorremmo che nel nostro locale non ci fossero diversità ma persone accolte ognuno con la propria essenza, nell’accettazione dell’altro. Anche per questo ci siamo impegnati nel portare al banco prodotti per chi ha intolleranze o ha fatto scelte alimentari diverse da quelle più comuni”. Una scelta che va a produrre un cibo poeticamente meticcio, tradizionale da un lato e attento ai singoli dall’altro. In più di un senso. “Serviamo cibo vegano, vegetariano e soprattutto senza glutine (importante il lavoro sulla pasta fresca tradizionale sarda per celiaci, ndr). Per supportare la vendita abbiamo molte linee di produzione che fanno capo al centro diurno in cui sono impegnati anche i ragazzi che non sono portati al contatto con il pubblico e che invece riescono a trovare la loro realizzazione nel lavoro in laboratorio, che è un ambiente più protetto e tranquillo”. 

 
L’obiettivo ultimo? “Arrivare a non parlare più della disabilità, che non venga più percepita la distinzione tra lavoratore disabile o meno. È questa l’inclusività che vogliamo vendere ai nostri clienti, insieme ai prodotti più classici di una gastronomia. Ci rendiamo conto che è un progetto ambizioso, che non tutti sono pronti ad accogliere un discorso del genere (anche se la città, dopo un primo approccio traballante, sta rispondendo molto bene all’arrivo di Noi Altri, ndr) , ma il cambiamento parte da piccole realtà, sempre. E la presenza sul territorio nazionale di altre attività come la nostra, a cui ci ispiriamo, come per esempio PizzAut, ci fa ben sperare”. “Seconda stella a destra e poi dritto, fino al mattino”, nella speranza che realtà tanto luminose non restino sole.