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Niger, l’intreccio tra crisi umanitaria e politica rischia di colpire anche gli altri paesi del Sahel: difficili gli aiuti umanitari

Niger, l’intreccio tra crisi umanitaria e politica rischia di colpire anche gli altri paesi del Sahel: difficili gli aiuti umanitari
Il Programma alimentare mondiale dell’ONU chiede la libera circolazione del personale della Cooperazione, a rischio a causa delle sanzioni e della chiusura delle frontiere
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ROMA – Peggiora la situazione umanitaria in Niger da quando la giunta militare il 26 luglio ha arrestato l’ex Presidente Mohamed Bazoum e ha, di fatto, preso il potere. I militari – riferiscono i media locali – lunedì hanno confermato che processeranno Bazoum per alto tradimento. Il Programma alimentare mondiale (WFP) intanto chiede la libera circolazione del personale umanitario e degli aiuti per distribuire cibo e altri beni di prima necessità.

Gli aiuti. Solo nella prima settimana di agosto, le équipe del WFP hanno consegnato cibo salvavita a 140 mila persone in tutto il Paese e cure essenziali per la malnutrizione a 74 mila bambini. "Il nostro lavoro è vitale per le persone più vulnerabili che vivono in Niger e deve continuare, soprattutto nelle circostanze attuali", spiega Margot van der Velden, direttrice regionale ad interim del Programma alimentare mondiale per l'Africa occidentale. Il Niger sta vivendo la stagione magra del raccolto, che in genere dura fino a ottobre. E’ questo il momento dell’anno in cui le scorte di cibo iniziano a diminuire e l’insicurezza alimentare – contro cui lavora il WFP – diventa una minaccia soprattutto per i più piccoli.

La povertà. Almeno 3,3 milioni di persone - il 13 per cento della popolazione del Niger – è minacciata dall’insicurezza alimentare, mentre ci sono 698 mila sfollati con la forza, inclusi 358 mila sfollati interni. Gli operatori del WFP puntano a raggiungere con servizi salvavita e prodotti alimentari oltre un milione di persone nel solo mese di agosto. Tuttavia le sanzioni e la chiusura delle frontiere stanno avendo un impatto negativo sulla distribuzione degli aiuti in tutto il Paese mentre l’aumento dei prezzi rende i prodotti alimentari fuori portata per la gran parte della popolazione. Oltre alle grandi sfide legate alla sicurezza delle forniture di carburante, le recenti chiusure dello spazio aereo hanno comportato infatti il blocco temporaneo dei voli UNHAS (UN Humanitarian Air Service) gestiti dal WFP all'interno del Niger. A dare il colpo di grazia alla situazione umanitaria a Niamey, poi, è la decisione, forzata, del WFP di tagliare la distribuzione delle razioni di cibo a livello globale a causa della mancanza di fondi, i quali invece sarebbero necessari non solo per mettere un pasto nei piatti delle persone più bisognose ma anche per salvaguardare i loro mezzi di sussistenza, dice Velden.

La crisi del Sahel. La mancanza di fondi e dunque di aiuti non porta un peggioramento della sicurezza solo a Niamey ma anche nei Paesi vicini. Il Niger infatti è una rotta fondamentale della catena di approvvigionamento del cibo per i Paesi confinanti, anch’essi alle prese con crisi acute e bisogni umanitari senza precedenti. Con i finanziamenti attuali il WFP prevede di raggiungere 3,6 milioni di persone nel 2023 attraverso la fornitura di servizi di base. Nel solo mese di luglio l’agenzia dell’ONU ha aiutato 1,2 milioni di persone.

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