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Sei operai vittime di esalazioni alla Vini Corvo di Casteldaccia, due sono in condizioni disperate

Julia Roberts e Ethan Hawke in ‘Il mondo dietro di te’, una normale famiglia americana nell’apocalisse digitale

Tra complottismo e paranoia, il film traccia uno scenario inquietante perché potenzialmente dietro l’angolo. Nel cast del thriller Netflix anche Mahershala Ali e Kevin Bacon

4 minuti di lettura

Via gli smartphone, via le linee telefoniche, via il gps, via internet, via la tv. Cosa resta? Restano persone impaurite e in preda alla paranoia e al sospetto che l'altro – chiunque altro – possa essere un nemico. O forse “il” nemico. E restano il volto sorridente e le battute dei sei ragazzi di Friends e l’R&B dei Next. Ed ecco la catastrofe a portata di mano che diventa concreta nel film Netflix Il mondo dietro di te, basato sul romanzo Leave the world behind di Rumaan Alam. Una realtà scioccante, che travolge la sfera digitale e dei rapporti umani e che potrebbe piombarci addosso e travolgerci in qualunque momento, come ha dimostrato il Covid.

Attenzione: spoiler. Come ogni thriller che si rispetti, quelli che all'inizio sono piccoli segnali si concretizzano in piena notte e hanno il viso, e lo smoking, di G.H. Scott (Mahershala Ali) e l'abito da sera di sua figlia 20enne Ruth (Myha'la Herrold). I due bussano alla porta di Amanda e Clay Sanford (Julia Roberts e Ethan Hawke), con loro ci sono i figli di 16 e 13 anni, Archie (Charlie Evans) e Rose (Farrah Mackenzie), giovanissima e accanita fan della serie Friends.

I quattro stanno trascorrendo una vacanza a Long Island, nella casa al mare presa in affitto da un'agenzia. Una bella villa che però G.H. sostiene essere sua, nella quale ha deciso di tornare urgentemente, causa un blackout a New York. Offre ai Sanford mille dollari affinché lo ospitino ma Amanda, verso quei due sconosciuti che non possono provare la loro identità, nutre una diffidenza che sfocia apertamente nello sgarbo e nella paranoia.

"Ma per quanto orribili siano le persone... niente cambia il fatto che siano tutto ciò che abbiamo"

Ruth Scott – Myha'la Herrold

Tante domande, nessuna risposta

E il blackout, come può essere accaduto? Terrorismo, guerra? Un nemico esterno oppure un collasso dall'interno? G.H. ha una teoria, che gli arriva da una fonte del Pentagono (e chi non ha un amico, un cugino o un conoscente con una teoria che spiega tutto?). Ma poco importa, il regista Sam Esmail (Mr. Robot) riesce a rendere tutto plausibile e tangibile, anche grazie a un cast di attori di grande livello, completato dal complottista Danny, interpretato da Kevin Bacon: lui è sempre stato pronto a un’eventualità del genere, infatti si è rifornito di cibo, medicinali e armi e non ha alcuna intenzione di condividerli con altri.

“Ci siamo fatti parecchi nemici nel mondo. Magari si sono alleati”

Danny - Kevin Bacon

Gli Obama produttori

Il film è prodotto da Barack e Michelle Obama, che hanno dato alcune indicazioni al regista. "Un'ampia gamma di spunti: dai personaggi, all'empatia, ai temi del film, al modo in cui volevamo che il nostro lavoro contenesse un monito - spiega Esmail in una intervista a GQ - Inoltre abbiamo approfondito anche gli elementi del disastro. Una gamma piuttosto ampia di argomenti".

I rischi legati alla tecnologia

Chiariamo un punto: non stiamo parlando di un film "luddista", non c'è nessun attacco alla modernità, ma sicuramente c'è una riflessione preoccupata rispetto a chi si consegna totalmente alla tecnologia. E non perché una malvagia I.A. si rivolta contro l'uomo, ma perché è la distruttività umana stessa che riesce a sabotare e ad autosabotare tutto, compresi i sistemi di navigazione, che se vanno in tilt non siamo più in grado di ritrovare la strada di casa (sia che si tratti di un'auto a guida automatica o di una petroliera che si arena sulla spiaggia). E allora, in un mondo che non risponde più ai comandi, cosa resta?

"Secondo me, quando si isolano i personaggi in un luogo come questo, in un clima di crisi crescente, soprattutto se si aggiunge un senso di incertezza sempre più grande, le persone restano nude e mostrano la propria vulnerabilità in un modo mai visto. Per me, quindi, non si tratta tanto di una sotto-trama romantica, quanto della disperazione che c'è tra soggetti che provano un senso tanto forte di terrore e di perdita".

Ad accrescere il senso di smarrimento, avvengono fenomeni inspiegabili, improvvisi suoni lancinanti e strani malesseri. E rumori e immagini di una guerra lontana - ma poi nemmeno tanto.

Gli animali ci guardano

I bambini ci guardano è il titolo del film del 1943 di Vittorio De Sica. Nel caso del film, invece, a guardarci sono gli uccelli in volo, i fenicotteri che si fermano nella piscina e, in particolare, i cervi, che sbucano dal bosco, che circondano con uno sguardo severo e minaccioso Julia Roberts e Myha'la Herrold. Presenze che vanno oltre la metafora.

"Fanculo alla trama"

"Come dico sempre 'fanculo alla trama'. La logica non è qualcosa che interessa necessariamente alla gente - chiarisce il regista - Sono le verità emotive e il tono che contano, e questo film ha le caratteristiche dell'incubo. C'era qualcosa di davvero inquietante nei cervi. Sono nel libro e io li ho accentuati, perché ho pensato che restituissero un immaginario suggestivo. Potrei parlare metaforicamente di come rappresentino l'idea di natura, un avvertimento su ciò che stiamo vivendo e su come la nostra tecnologia ci stia accecando. Ma è anche utile per rendere lo scenario ancora più da incubo".

Finalmente ‘Friends’

Il film si conclude con la bambina interpretata da Farrah Mckenzie, che riesce finalmente a vedere l'ultimo episodio di Friends perché entra casualmente in un bunker super attrezzato e si ritrova davanti a una parete di dvd, così come sua madre, poco prima, nella casa di G.H. si era trovata davanti a una parete piena di dischi in vinile e con il padrone di casa aveva ascoltato Too close dei Next, su un bellissimo impianto hifi, rigorosamente analogico.

“Non saprò mai che fine hanno fatto Rachel e Ross”

Rose – Farrah Mackenzie

Amanda balla con il padrone di casa, sua figlia riesce a guardare il finale della sua serie preferita, che non aveva potuto vedere in streaming causa il down della rete. Si vede chiaramente che, prima di schiacciare il tasto play del dvd sul telecomando, con il dito la bambina salta il tasto Netflix. "Non credo che quelli della piattaforma se ne siano accorti - sottolinea Sam Esmail - Se un evento come quello rappresentato in questo film accade realmente, Netflix non ti aiuterà con la tua evasione. Dovrà essere un supporto fisico".

Nota a margine numero 1

La dipendenza da cellulare ha un nome, nomofobia, e indica una condizione psicologica in cui la perdita o impossibilità di utilizzo dello smartphone genera nella persona una risposta di panico, sensazioni che portano spesso ad associare la nomofobia alla Fear of missing out (Fomo), che poi è l'angoscia di non poter partecipare a esperienze piacevoli e gratificanti che coinvolgono persone conosciute.

Nota a margine numero 2

Umberto Eco, parlando della labilità dei supporti, ha messo a confronto il libro e l'apparecchio digitale. "Chi può ancora leggere sui computer oggi in circolazione, un floppy disk degli anni Ottanta? - scriveva nel 2009 in uno dei suoi interventi alla Scuola per librai - E, se riuscissimo a trovare ancora il lettore adatto, non si sarebbe nel frattempo smagnetizzato? [...] Pertanto, o voi che vi occupate della distribuzione e vendita dei libri, sappiate che a voi è affidata la conservazione della memoria culturale che, almeno per ora - concludeva - i vari supporti meccanici, magnetici, elettrici ed elettronici non hanno ancora dimostrato di garantire".

I commenti dei lettori