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Perché la spunta blu di Twitter costa di più su iPhone, e come fare per pagarla meno

Perché la spunta blu di Twitter costa di più su iPhone, e come fare per pagarla meno
Dopo molti rinvii, arriva finalmente Twitter Blue, per ora solo in 5 Paesi. Costa 8 dollari al mese, tuttavia chi ha usa uno smartphone o un tablet Apple dovrà versarne 11 se si abbona in app. Così Elon Musk non pagherà le commissioni all'App Store, e Tim Cook potrà ribattere a chi accusa l'App Store di essere un monopolio
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Delle mille novità annunciate per Twitter e poi rinviate, cancellate, riviste, una alla fine è arrivata davvero. È disponibile da lunedì 12 dicembre la spunta blu a pagamento, che pare diventata la base della rinascita del social network dopo l’acquisizione da parte di Elon Musk. Molto probabilmente non sarà così, visto l’esiguo numero di utenti che oggi hanno una spunta blu, e il nuovo proprietario dovrà inventarsi qualcos’altro per guadagnare con Twitter e rientrare dei 44 miliardi del prezzo d’acquisto, ma intanto questa pare la prima tappa verso una versione riveduta e corretta del social network.

Cosa c’è dentro

La caratteristica principale di Twitter Blue sarà l'aggiunta di un segno di spunta blu per i profili degli utenti che si iscrivono. Il mese scorso Twitter ha lanciato per un breve periodo questa funzionalità, poi ritirata in seguito a gravi problemi di identità: chiunque infatti poteva pretendere di essere chiunque altro. Questa volta Twitter afferma di aver adottato alcuni accorgimenti che dovrebbero limitare il fenomeno: per ricevere la spunta blu sarà necessario un numero di telefono verificato. Pare che esista anche un processo di revisione, ma i dettagli non sono chiari. Inoltre, se si cambia il proprio account Twitter, il nome visualizzato o la foto del profilo, la spunta blu verrà rimossa fino a quando l'account non verrà nuovamente esaminato.

 

La spunta tricolore

Per distinguere gli abbonati a Twitter Blue dagli altri account ufficiali, il social network ha dichiarato che utilizzerà segni di spunta in altri colori, come avevamo anticipato. Gli "account governativi e multilaterali" riceveranno un segno di spunta grigio. La spunta dorata per le aziende è in fase di lancio, mentre quella grigia arriverà "nel corso della settimana".

L’abbonamento a Twitter Blue offrirà anche il supporto per la modifica dei tweet e "l'accesso in anteprima" ad altre "nuove funzionalità selezionate". In futuro, Twitter Blue permetterà anche di pubblicare video più lunghi e con definizione maggiore (1080p). Twitter afferma inoltre che le risposte degli account Twitter Blue "avranno la priorità" nelle menzioni e nelle ricerche. Gli abbonati "vedranno anche la metà degli annunci pubblicitari". Anche in questo caso, si tratta di funzionalità che l'azienda afferma essere "in arrivo".

Nel frattempo, Musk ha confermato che intende aumentare il limite massimo di lunghezza dei tweet: dai 280 caratteri attuali a 4.000, un cambiamento radicale per Twitter, che così rinuncerebbe all'elemento che più di tutti ha caratterizzato il social network fin dalla nascita. Non si sa ancora quando questa modifica verrà lanciata, e non è chiaro se i tweet più lunghi saranno disponibili per tutti o solo per gli abbonati a Twitter Blue.

 

In cinque Paesi

Il debutto di Twitter Blue (in cinque Paesi soltanto, per ora: Usa, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito) segna la fine di una polemica che ha infiammato il mondo tech qualche giorno fa. Musk aveva rimproverato ad Apple di imporre una sorta di tassa sugli acquisti in app, che secondo lui non avrebbe ragione di esistere. È seguita la solita carica di fedelissimi, che hanno difeso la libertà di pensiero, parola, iniziativa imprenditoriale schierandosi a fianco di Musk e contro Apple. Il capitalismo versus il capitalismo, insomma, con il popolo a fare il tifo per l’eroe che finalmente si lanciava contro il sistema precostituito. Piccolo dettaglio, il rivoluzionario è l’uomo più ricco del mondo, che cerca di diventare ancora più ricco. 

Cosa succederà fra un anno? 

Tim Cook lo ha incontrato, gli ha spiegato per bene le regole dell’App Store, e così oggi Musk se ne esce con una soluzione che pare salomonica e invece è inspiegabile. Twitter Blue costa 8 dollari, se si compra sul sito di Twitter, e 11 dollari se l’acquisto viene effettuato nell’app: ma solo per chi ha un iPhone. Su Android invece il prezzo è invariato, anche se il Play Store adotta esattamente le stesse regole di Apple. Al di là della sperequazione, rimane la curiosità di capire cosa succederà tra un anno: la percentuale che Apple trattiene sulle transazioni (solo nel caso in cui l’azienda fatturi più di un milione di dollari dagli acquisti in app) è del 30% per i primi 12 mesi, ma scende al 15% per periodi più lunghi. Quindi Musk abbasserà il prezzo di Twitter Blue per iOS a 9,2 dollari dopo il primo anno? Chi può dirlo. 

 

L’accusa

Il primo effetto della mossa di Musk è chiaro: un dito puntato contro Apple e la sua politica sull’App Store. Niente di nuovo, visto che altre app da tempo rimandano a pagine o link esterni per l’acquisto di contenuti e così incassano il totale delle transazioni, bypassando il sistema di Apple. Nel 2015, ad esempio, Spotify chiedeva ai suoi iscritti 12,99 dollari al mese attraverso l’app oppure 9,99 sul sito: e non è un caso se la piattaforma di streaming musicale è stata tra le più attive a denunciare la politica commerciale dell’App Store, arrivando a portare Apple di fronte alla Commissione Ue. Epic Games ha fatto lo stesso nel 2020: non è finita benissimo, con gli sviluppatori di Fortnite costretti a pagare il 30% degli incassi per vendite su app iOS, come da contratto. In compenso il tribunale della California settentrionale ha emesso nell’ottobre 2021 un’ingiunzione permanente con la quale Apple è obbligata a consentire nelle app la presenza di pulsanti, collegamenti esterni o altri inviti all'azione che indirizzano i clienti a meccanismi di acquisto esterni alla piattaforma.

Netflix e altri hanno risolto con meno clamore: l'abbonamento si può pagare solo sul sito, quindi tutte le transazioni si svolgono fuori dalla piattaforma di Apple. 

 

Effetti collaterali

Di casi analoghi ne esistono parecchi, tuttavia stavolta a guadagnare dal polverone alzato da Musk potrebbe anche essere Cupertino: mai come ora è evidente che un’alternativa ai pagamenti in app esiste, che la cosiddetta Apple Tax è aggirabile, rimanendo perfettamente nelle regole e senza nemmeno peggiorare più di tanto l’esperienza degli utenti. E smentendo chi interpreta come un monopolio la posizione predominante di Apple sulle sue piattaforme; Tim Cook ci perde forse in immagine, ma potrà portare Twitter Blue come caso di scuola davanti ai giudici. 

Anzi, potrà anche dire che l'abbonamento tramite il sistema di Apple presenta alcuni vantaggi, tra cui quello di non dover condividere direttamente con Twitter le informazioni di fatturazione e pagamento.