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Intelligenza artificiale

Da Black Mirror al mondo reale: la collana che registra e archivia i ricordi di chi la indossa

Da Black Mirror al mondo reale: la collana che registra e archivia i ricordi di chi la indossa
L’ha creata Rewind AI, un’azienda che vuole permettere alle persone di avere una sorta di segretario personale. Ma la corsa al primo dispositivo con dentro l’intelligenza artificiale generativa è appena iniziata
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La prima stagione di Black Mirror, la serie di Charlie Brooker che ha cambiato il modo di parlare di tecnologia, si chiude con un episodio tra i più apprezzati dell’intera opera (e infatti è fra quelli più amati da Italian Tech): si chiama Ricordi pericolosi e racconta un futuro in cui ogni individuo ha un chip nel cervello che permette di trasmettere i ricordi su qualsiasi schermo. Una storia di quelle rimaste nell’immaginario, che analizza l’impatto di questa tecnologia sulle relazioni interpersonali.

Sembra un po’ un cliché, ma lo scorso 2 ottobre molti non hanno potuto fare a meno di pensare a questa puntata di Black Mirror, quando un’azienda che si chiama Rewind AI ha svelato il Rewind Pendant. Si tratta, per farla semplice, di una sorta di collana progettata per registrare l’audio di ogni conversazione e poi archiviarlo sullo smartphone. Questo consentirebbe, secondo i produttori, di avere a disposizione “un’IA personalizzata sulla base di quello che l’utente ha davvero visto, detto o sentito”.

Piccolo passo indietro: Rewind AI è una delle tante aziende nate in questo periodo di esplosione dell’intelligenza artificiale generativa. È un chatbot cui si può dare l’accesso allo schermo del proprio dispositivo: grazie a questo, registra tutto quello che l’utente fa e diventa una sorta di segretario artificiale.

Adesso, l’idea è quella di trasportare questo modello nello spazio fisico, anche se il progetto è in fase del tutto embrionale: c’è solo un’idea e la possibilità di preordinare al modico prezzo di 59 dollari. Non mancano già, sui social network, le polemiche sulla privacy. Secondo Dan Siroker, CEO di Rewind AI, la riservatezza dovrebbe essere garantita da un sistema di opt-in, per cui si può registrare solo dopo una determinata formula; oppure dall’archiviazione di semplici riassunti e non delle registrazioni originali.

Da OpenAI a Meta: la corsa per il prossimo dispositivo IA

La storia di Rewind è un modo per raccontare la corsa a costruire il primo dispositivo basato su intelligenza artificiale generativa. Insomma a trasformare in hardware quello che nasce come software.

Ci sta provando, tra le altre, Humane, una startup guidata da Imran Chaudhri, ex di Apple, e finanziata tra gli altri da Sam Altman, che durante la Settimana della Moda di Parigi ha mostrato per la prima volta la AI Pin. Si tratta di una sorta di spilla che si attacca ai vestiti, con un proiettore che fa apparire un’interfaccia su una mano o su qualunque altra superficie: Si tratta – hanno spiegato dalla compagnia – di un dispositivo indossabile, connesso e intelligente, che utilizza sensori che consentono interazioni di calcolo contestuali e ambientali”.

E proprio l’ambient computing sembra essere una delle chiavi dell'era post smartphone. Ovvero, per dirla in altre parole, dispositivi (magari indossabili) in grado di vedere e interpretare lo spazio fisico in tempo reale, che possano rispondere a domande, elaborare immagini e aumentare lo spazio circostante grazie all’intelligenza artificiale.

Ci sta pensando anche Meta, che ha annunciato la presenza di un chatbot potenziato da IA nella nuova versione degli occhiali Ray-Ban Stories. Soprattutto, sarebbero al lavoro su un dispositivo di questo genere anche OpenAI e Jony Ive, il designer dietro iPhone, Mac e iPod, che da ormai oltre un anno ha interrotto ogni tipo di collaborazione con Apple. Al momento ci sarebbe poco di concreto, solo qualche chiacchierata tra Altman e Ive e la richiesta di un finanziamento da circa 1 miliardo di dollari a SoftBank.

Insomma, è ancora presto per vedere qualcosa di concreto. C’è però una direzione chiara, e l’intelligenza artificiale generativa potrebbe presto diventare la strada per superare lo smartphone.