Dal gusto della porchetta alla bellezza delle chiesette rurali: ecco Selci con ‘Paese che vai’

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina GrillottiUn piccolo gioiello nel cuore della Sabina, famoso soprattutto per la tradizionale porchetta selciana, ma non solo: ecco Selci

DOVE SI TROVA? – Il comune di Selci dista da Rieti 43 km circa e sorge a 204 metri sul livello del mare sulle propaggini occidentali dei Monti Sabini. I suoi abitanti, che sono di poco sopra a 1000 abitano un territorio di 7,73 km quadrati di superficie. A presentare il comune è il sindaco, Egisto Colamedici, che del suo amato borgo racconta: “Selci è un piccolo paese nel cuore della Sabina. Un vero e proprio gioiello dal punto di vista artistico e naturalistico. Il piccolo borgo sul quale domina la torre medievale Roccha Castri è circondato da verdi colline dove ancora si svolgono attività rurali che caratterizzano la vita selciana. Dal 2015 Selci è diventata residenza d’arte grazie al progetto ‘Pubblica’ ed ospita alcune opere di importanti artisti di fama internazionale. Ma Selci è anche tradizione, cultura enogastronomica che va dalla produzione dell’Olio d’oliva DOP alla porchetta PAT. In sintesi, chi arriva a Selci se ne innamora e torna con gioia”.

QUANDO NASCE? – La nascita del paese sembrerebbe risalire ai secoli X e XII, quando si assistette ad una vera e propria rivoluzione curtense. La sua popolazione, infatti, a partire dalla metà dell’XI secolo, abbandonò il vicino Castrum di Campolungo per trasferirsi nell’attuale Selci. Selci fu, sin dall’epoca romana, un centro strategicamente importante per il controllo del percorso che dalla Salaria conduceva a Forum Novum, il centro burocratico e religioso del circondario. Il toponimo del paese deriverebbe, secondo più fonti, dalla presenza nel territorio di una strada selciata; alcuni basoli di silice nera, che la lastricavano, sono ancora ben visibili incastonati in alcune costruzioni del centro storico. Possesso in origine dell’Abbazia di Farfa, dopo le invasioni barbariche, Selci passò sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede, per effetto delle donazioni carolingie; divenne così uno dei “Castra Specialia”, cioè “Castelli” importanti sotto il profilo strategico e, quindi, governati direttamente dai pontefici tramite persone di assoluta fiducia. Tra il 1333 ed il 1338 Selci, insieme ad altri comuni istigati dai Savelli, dagli Orsini e dai Colonna, si ribellò alla Santa Sede senza riuscire ad ottenere l’autonomia sperata. Dal 1368 al 1596 gli Orsini furono i signori del paese, dal 1596 al 1697 fu sottoposto al feudo dei Cesi, dal 1697 al 1722 a quello dei Vaini, quindi dal 1722 al 1860 torno’ sotto il diretto controllo della Santa Sede. Nel 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia e la nomina di Vittorio Emanuele a re, la Sabina fu aggregata all’Umbria, con Perugia come capoluogo di Provincia. Con la revisione delle circoscrizioni comunali del 1927 molti comuni furono aggregati, mentre Selci mantenne la sua autonomia, salvo qualche breve parentesi di unione con Torri e Cantalupo.

COSA VEDERE? – Al paese si accede ancora da un’unica porta urbana “Castru Silice” che fa immergere sin da subito il turista negli stretti ma pittoreschi vicoli del borgo. Subito dopo la porta urbana, troviamo a destra la chiesa dedicata al Santo Salvatore, nella quale si trova una Pala del XVII secolo raffigurante il Santo fra nuvole e angeli che poggia il braccio sinistro sul globo; in adorazione S.Eleuterio papa e S.Rocco con il cane, entrambi comprotettori di Selci, S.Stefano diacono, principale protettore del paese e S.Bernardino da Siena con libro e Monogranna YHS. Un’altra Pala dei secoli XVII-XVIII, raffigurante la Madonna Immacolata, si trova sopra l’altare di sinistra. Dello stesso periodo il quadro raffigurante la “Conversione di S.Paolo” e la fonte Battesimale in legno dipinto, di artigianato locale. Nell’intero territorio comunale sono sparsa qua e là numerose chiesette: ad esempio quella di Santo Stefano che fu eretta in onore del principale patrono di Selci, di cui la chiesa porta il nome e che fu un protomartire che viene solennemente festeggiato il 3 agosto. Altra chiesa rurale molto caratteristica è quella di Sant’Eleuterio, questa presenta un profilo a capanna con un piccolo campanile a vela sulla spiovente destro del tetto. L’unico ingresso in legno è sormontato da un piccolo protiro in laterizio. La chiesa è composta da un’unica aula di forma rettangolare, è costruita in muratura portante composta da pietrame di cava e coperta da un tetto a due falde sorretto da due archi trasversali. Altra chiesa rurale interessante è la chiesa di San Vincenzo dedicata al frate domenicano spagnolo San Vincenzo Ferrer, affidata al giuspatronato della famiglia Savini. All’esterno si caratterizza per una facciata piuttosto semplice con un unico ingresso centrale, affiancato da due basse finestrelle ovali, sormontato da un piccolo timpano curvilineo modanato e la dedica della chiesa. A coronamento della struttura un pilastrino in mattoni decorato da una croce in ferro e un piccolo campanile a vela sul lato destro. Della prima fortificazione del Castrum Silicij (Selci) restano il massiccio Massiccio torrione a pianta quadrata facente parte dell’originaria fortificazione medievale. Dell’antico circuito murario restano ancora la porta principale d’ingresso al borgo, una torre circolare e ampi tratti di mura incorporati nelle abitazioni successive. Nella struttura, recentemente restaurata, è stato allestito un piccolo museo dedicato alla storia di Selci e alle tradizioni contadine, decisamente imperdibile per qualsiasi turista approdi in questo borgo. Nella villa di tulliano, nella collina che porta lo stesso nome, sono stati rinvenuti due “Ceppi funerari”, del periodo traianeo-adrianeo, dei coniugi Tullio Epafra e Tullia Simferusa. Passeggiando per le vie del borgo si potranno inoltre ammirare le opere di famosi street artist che hanno oggi animato con monumentali e coloratissimi interventi le facciate degli.

QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – Si svolge ormai da 65 anni la famosissima Sagra della Porchetta che raduna persone da tutta la provincia e da tutto il Lazio, complice l’eccellenza del prodotto tipico della zona. Un altro evento ormai tipico del comune è la sagra del Fallone Selciano, una sorta di calzone ripieno la cui ricetta si tramanda di generazione in generazione. Importante, soprattutto per il legame degli abitanti, è la festa patronale in onore di Santo Stefano.

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