Guida Rocaille: Spoleto e i suoi dintorni

GUIDA ROCAILLE PER SPOLETO E DINTORNI

La Valnerina, la zona che va dalla Piana di Castelluccio di Norcia fino alla Cascata delle Marmore, è un susseguirsi di gole, alture verdissime e rocciose, eremi, torri di avvistamento e piccoli borghi medievali. I boschi solitari, l’asprezza del territorio e l’isolamento creato dai monti hanno attratto nei secoli eremiti e ordini monastici in cerca di luoghi per la preghiera e la meditazione: è in questa terra che crebbe San Benedetto, patrono d’Europa. Nel periodo altomedievale fu dominio dei longobardi e al quel periodo risale l’abbazia di San Pietro in Valle presso Ferentillo. Il centro storico più noto è sicuramente Spoleto che, nel 1155, fu conquistata e distrutta da Federico Barbarossa e, dopo una serie di lotte tra guelfi e ghibellini, fu riconquistata dal Cardinale Albornoz che la assicurò alla Chiesa e ne fece un importante centro dello Stato Pontificio.

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io a San Pietro in Valle

SPOLETO

La piazza del Duomo di Spoleto è un angolo felice di mondo: la facciata bianca del Duomo appare all’improvviso in fondo alla scalinata che scende verso la piazza. Casa Menotti è ricoperta d’edera e al piano terra c’è un bel bar, dove si può prendere un caffè e ammirare il Duomo, con all’interno meravigliosi affreschi quattrocenteschi. Simbolo della città è il ponte delle Torri, un acquedotto medievale alto 82 m. 
La città si gira tranquillamente in un giorno, consiglio la Spoleto Card, un biglietto integrato valido 7 giorni, che comprende 6 musei.

Cosa vedere

La Rocca Albornoziana, che sovrasta la cittadina dall’alto, è la prima cosa da visitare. Nasce come fortezza a difesa del territorio e prende il nome dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz. Nella Rocca risiedevano i governatori della città e per un periodo ci visse anche Lucrezia Borgia, ‘assicurata’ a Spoleto nel 1499 dal padre, Papa Alessandro VI. Dal 1817 al 1982 venne utilizzata come carcere e soltanto dal 2007, in seguito a importanti restauri, è diventata la sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto. 
All’interno della Rocca si trovano due cortili: il Cortile delle Armi, destinato ai soldati e il Cortile d’Onore, destinato ai governatori pontifici.  Uscendo dal Cortile d’Armi si può salire verso il Loggiato Superiore e poi al piano nobile, dove c’è il grande Salone d’Onore nel quale i governatori del ricevevano gli ospiti e celebravano i banchetti. La sala più importante è la Camera Pinta, sulle cui pareti si svolge uno dei più importanti cicli di pittura profana degli inizi del XV secolo della regione, con scene d’amore tra immagini di caccia, pesca e storie di cavalieri. La Rocca è enorme e dalla sua posizione si può vedere tutto il territorio di Spoleto, dalle finestre si scorge anche il maestoso Ponte delle Torri, di origine romana o forse tardo medievale, che aveva un doppio scopo: unire la rocca (colle sant’Elia) al fortilizio dei Mulini (Monteluco) e nello stesso tempo condurre in città le acque delle sorgenti. Purtroppo dal 2019 non è percorribile. 

Fondamentale è la visita al Duomo, sorto nel 1067 sui resti di una chiesa del IX secolo, che presenta al suo interno notevoli affreschi, come quelli del Pinturicchio nella cappella Eroli e di Filippo Lippi nell’abside della navata centrale. Sulla stessa piazza si affaccia anche Casa Menotti, oggi Fondazione, che è stata l’abitazione di Giancarlo Menotti, compositore, sceneggiatore e ideatore del Festival dei Due Mondi. La casa è anche un museo: ospita tutto il materiale documentativo, audio, video, fotografico e cartaceo, catalogato e digitalizzato, relativo alle edizioni del Festival dal 1958 ad oggi. Famosa è la terrazza, al terzo e ultimo piano, dove Giancarlo Menotti accoglieva gli artisti ospiti per aperitivi e conversazioni (come Leonard Bernstein, Carlos Kleiber, Ellen Stewart, conosciuta come La Mama, Nureyev, Luchino Visconti, Romolo Valli, Steven Mercurio). Dalla terrazza Menotti i suoi ospiti assistevano ai concerti e alle rappresentazioni su piazza Duomo e recentemente si è ripresa questa tradizione durante il Festival.

INFO:
www.umbriatourism.it/it/spoleto
www.musei.umbria.beniculturali.it/musei/rocca-albornoz-museo-nazionale-del-ducato-di-spoleto/
www.casamenotti.it

Dall’altro lato della piazza c’è invece il Teatro Caio Melisso, il più antico teatro spoletino, costruito nella seconda metà del 1600 ma sulle fondamenta trecentesche dell’incompiuto Palazzo della Signoria. Il teatro divenne un punto di riferimento della città e nel 1668 prese il nome di “Nobile Teatro”. Originariamente aveva una struttura lignea e nel 1751 venne arricchito da decorazioni pittoriche, sipari e scene, ma dopo il 1819, a causa del furto delle decorazioni settecentesche, gli spoletini manifestarono il desiderio di averne uno più grande e più ricco ed è per questo che fu costruito il Teatro Nuovo, nel 1864. Il vecchio teatro viene via via abbandonato e ripristinato solo nel 1958, in occasione della prima edizione del Festival dei Due Mondi per volere dello stesso Gian Carlo Menotti. Dal 2010 la Fondazione Carla Fendi si è impegnata, attraverso una collaborazione con il Comune di Spoleto, a dare il proprio contributo ad un progetto che prevede un intervento di restauro, adeguamento e funzionalizzazione del Teatro Caio Melisso. Questa operazione nasce dal profondo legame che unisce Carla Fendi alla città di Spoleto, al Festival dei Due Mondi e soprattutto a Menotti. 

Altro punto di riferimento per l’arte, soprattutto contemporanea, è Palazzo Collicola, costruito per volere del cardinale Francesco Collicola nel ‘700. Le sale sono affrescate, ornate da soffitti a cassettoni, e al piano nobile c’è la bellissima galleria, chiusa da vetrate, con pareti completamente decorate a tempera in stile barocchetto o proto-rococò. Una parte considerevole degli arredi furono acquistati all’asta dal Comune nel 1939. Dopo lunghi e complessi restauri, nel 2010 è stato portato a compimento il programma di farne il Centro del sistema museale cittadino. Oggi ospita la Galleria d’Arte Moderna G. Carandente, collezione d’arte contemporanea donata al comune da Giovanni Caradente, un critico d’arte, collezionista d’arte e storico dell’arte, che fu anche docente, dirigente e giornalista. La collezione comprende opere di Calder, Smith, Moore, Franchina, Colla, Pascali, Giò ed Arnaldo Pomodoro ed altri; mentre un’altra parte delle opere di artisti italiani e stranieri sono stati donati a Caradente durante la sua prestigiosa carriera di critico e collezionista. Al piano terra del palazzo Sol Lewitt, fra i massimi esponenti del minimalismo americano, ha donato alla città e al museo un’intera sala di wall drawing. 

INFO:
www.teatrostabile.umbria.it/teatro/teatro-caio-melisso-spoleto/
www.palazzocollicola.it/

Dove mangiare

Tappa d’obbligo per un caffè o un aperitivo è il Bar Tric Trac, al piano terra di Casa Menotti, che affaccia sulla piazza del Duomo. Un bar storico, che nacque nel 1958, in contemporanea con il primo Festival dei due Mondi. Infatti fu Menotti stesso, dopo qualche giorno dall’inizio della manifestazione, a notare la mancanza di un ritrovo per gli artisti al termine degli spettacoli: al piano terra della sua residenza era disponibile un garage per aprire un nuovo locale che, in seguito, sarebbe diventato il bar Tric Trac e al suo interno è possibile vedere una ricca collezione di manifesti e locandine molti autografati dagli artisti che hanno frequentato il festival. 
Per pranzo o cena il ristorante La Torretta è sicuramente uno dei migliori, con pochi piatti sul menù tutti nella tradizione regionale, come gli strangozzi al tartufo, oltre a vini umbri, che potrete degustare nella intima sala interna o su una terrazza affacciata su una piazza tranquilla.

La Casa Dipinta. Articolo qui

TODI

Todi è una città silente e antica, in equilibrio tra la dolcezza della campagna, che si può vedere intorno, e la vita della città. Tutta arroccata intorno al Duomo, il borgo è fatto di piccole piazze raccolte, orti e giardini dentro le mura e un fitto dedalo di vie e viuzze in cui si scoprono particolari architettonici nascosti, protetti dal silenzio di una civiltà secolare. Infatti le sue origini sono di epoca pre villanoviana (VIII – VII secolo a.C.) e solo successivamente agli Umbri e poi agli Etruschi arrivarono i Romani. E’ famosa anche per aver dato i natali a Jacopo de Benedetti, più noto come Jacopone da Todi, uno dei più celebri poeti medievali italiani del XIII secolo, autore di numerose laudi religiose in volgare. 

Cosa vedere

La cittadina si può vedere anche in mezza giornata: iniziate dalla Cattedrale, in stile lombardo a croce latina, edificata nel XII secolo in luogo di un preesistente edificio romano. Nella controfacciata un grande e suggestivo affresco dipinto da Ferraù da Faenza (detto “Il Faenzone”) ricorda il michelangiolesco Giudizio Universale. In contrasto con il paese medievale, c’è il tempio di Santa Maria della Consolazione, appena fuori dalle mura della città, che invece è opera rinascimentale e il cui progetto architettonico è stato attribuito, pur con qualche riserva, a Donato Bramante. Bello anche il Teatro, con il sipario dipinto da Annibale Brugnoli, noto per la decorazione del soffitto del Teatro Costanzi di Roma, oggi Teatro dell’Opera.

Per quanto riguarda i musei all’ultimo piano del Palazzo del Popolo e del Palazzo del Capitano si trova il Museo Civico Pinacoteca, riaperto al pubblico nel 1997. La Sala del consiglio dei Priori è riccamente decorata con affreschi settecenteschi e i ritratti degli uomini illustri di Todi tra cui il ritratto di Jacopone (sec. XVIII).
Quello che non ci si aspetta di trovare a Todi è la Casa Dipinta, una piccola casa ottocentesca distribuita su tre piani che venne acquistata nel 1975 dall’artista irlandese Brian O’Doherty, conosciuto con il nome di Patrick Ireland, e da sua moglie Barbara Novak, docente universitaria e critica d’arte. Dal 1977 l’artista la inizia a dipingere trasformandola col tempo in un’opera d’arte complessiva. Ne ho parlato più approfonditamente in questo articolo

INFO:
www.visitodi.eu/it

FERENTILLO

In questo piccolo comune di soli 1000 abitanti, e a 10 minuti dalla cascata delle Marmore, ci sono almeno due cose importantissime da vedere: San Pietro in Valle e il Museo delle Mummie. 

San Pietro in Valle

Questa chiesa e l’adiacente monastero si trovano in mezzo ai monti, circondati dal verde. Le origini sono antichissime, la chiesa fu edificata sui resti di un precedente edificio, a sua volta costruito su una antica villa romana o, più probabilmente, su un santuario pagano. Nel VI secolo divenne il rifugio di due eremiti siriaci in fuga dalle persecuzioni, che qui costruirono il loro luogo di culto e che poi divenne abbazia benedettina per opera del duca longobardo Faroaldo II. All’interno della chiesa si conserva un importante ciclo di affreschi della metà del 1100, che per stile anticipano le tendenze dell’arte romanica del 1200; si pensa che sia Giotto sia Cavallini li abbiano studiati. Il cantiere pittorico di San Pietro, infatti, è stato il più grande e il più importante dell’Umbria prima della Basilica di San Francesco di Assisi. 

San Pietro in Valle non è soltanto un’importante chiesa medievale, ma anche un bellissimo hotel dalla posizione ottimale per girare tra Spoleto e gli altri paesi vicini. Mentre la chiesa è visitabile da tutti, il convento è stato trasformato in residenza d’epoca. L’hotel è praticamente isolato, consigliato se volete passare qualche giorno nel silenzio e lontano dal mondo. Ci sono vari tipi di stanze, ricavate dalle antiche celle dei monaci benedettini o dalla foresteria del convento e sono l’una diversa dall’altra: alcune hanno il camino, altre affreschi, altre sono più semplici. Il giardino panoramico è sicuramente la parte più suggestiva dell’hotel: era l’antico mercato in cui i monaci barattavano merci con i forestieri, si vede tutta la Valnerina fino al borgo medioevale di Umbriano, oggi non più abitato.

INFO:
www.sanpietroinvalle.com

Museo delle Mummie

Un piccolo inusuale museo si trova al disotto della chiesa di Ferentillo, più esattamente nella cripta della chiesa di Santo Stefano, che con il suo orologio segna inesorabile il tempo che passa. La chiesa fu voluta dalla famiglia Cybo sul finire del XV secolo sopra la vecchia chiesa medievale del XIII secolo che non venne però demolita, ma fu usata come cripta sepolcrale della chiesa “superiore”. Dal 1500 in poi vennero qui inumati tutti i defunti della città, fino a quando l’emanazione dell’Editto napoleonico di Saint Cloud, esteso all’Italia nel 1806, vietò qualsiasi sepoltura all’interno delle mura cittadine e vennero istituiti i cimiteri extraurbani (l’ultima sepoltura nella cripta avvenne il 18 Maggio 1871).

In quell’occasione fu ordinata la riesumazione dei corpi e solo in quel momento si scoprì la perfetta mummificazione di alcuni di essi. Dal 1800 in poi il luogo è divenuto famoso per la collezione dei corpi mummificati tanto che è diventato museo dal 1992. Ad oggi si contano 24 mummie umane (tre sono esposte presso il Museo Anatomico dell’Università di Perugia) che comprendono uomini, donne e bambini come pure 10 teste conservate, più di 270 teschi, una bara sigillata e due volatili mummificati a seguito di esperimenti effettuati nel secolo scorso. Musei simili, con corpi mummificati naturalmente, si trovano anche ad Urbania e ovviamente ai Cappuccini di Palermo.

INFO:
www.mummiediferentillo.it

FONTI DEL CLITUNNO E TEMPIETTO

Se vi trovate da queste parti una visita alle fonti del Clitunno vale la pena: si tratta di un piccolo paradiso di verde, un laghetto dalle acque limpidissime con riflessi smeraldo, ricco di numerose specie vegetali (fanerogame, coda di cavallo, muschio, nasturzio acquatico, salici piangenti e pioppi) oltre che anatre, cigni, aironi e altri animali. E’ la sorgente del fiume Clitunno, che ha ispirato poeti e scrittori quali Properzio, Plinio, Virgilio, Gorge Byron e Carducci, che ad esse dedicò la celebre “Ode alle Fonti del Clitumno”. Un cippo marmoreo, scolpito a bassorilievo e con un’epigrafe di Ugo Ojetti, ne ricorda la visita, avvenuta nel 1910.

Poco distante c’è anche il Tempietto sul Clitunno, opera di mano longobarda la cui datazione è ancora incerta (forse tra il IV e gli inizi del V secolo oppure VII-IX secolo). La sua particolarità è che a differenza di altre opere di origine longobarda, la maggior parte egli ornamenti scolpiti sono manufatti originali e non reimpieghi di elementi di età romana. Divenne celebre in età rinascimentale, quando ispirò artisti come Francesco di Giorgio Martini, Benozzo Gozzoli, Palladio e Vanvitelli e venne citato da Lord Byron nell’opera Childe Harold’s Pilgrimage.

INFO:
www.musei.umbria.beniculturali.it/musei/tempietto-sul-clitunno/

SPOLETO

Rocca Albornoziana:

Ponte delle Torri:

Casa Menotti:

Duomo:

Teatro Caio Melisso:

Bar Tric Trac:

Palazzo Collicola: per le strade:

TODI

Duomo: Casa Dipinta:
più foto qui

Tempio Santa Maria della Consolazione:

per le strade:

SAN PIETRO IN VALLE:

MUSEO DELLE MUMMIE

TEMPIETTO E FONTI DEL CLITUNNO:

 


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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