Anatomia della spalla

Di:   Stefano Livi  |  4 Aprile 2022

In anatomia la spalla è un complesso articolare formato da 4 ossa: omero, scapola, clavicola e sterno che danno vita a 5 articolazioni, tre vere e due false o funzionali.

Articolazioni vere

L’omero si articola con la scapola: articolazione scapolo-omerale o gleno-omerale.

La clavicola si articola con lo sterno: articolazione sterno-claveare.

La clavicola si articola con la scapola: articolazione acromion-claveare.

Articolazioni funzionali

  • Scapolo-toracica
  • Sottodeltoidea

Articolazione gleno-omerale

Testa dell’omero: orientata in alto, dietro ed all’interno è una sfera irregolare (diametro verticale più ampio di quello trasversale), dove il centro di curvatura non è un punto fisso ma una serie di punti allineati che formano una spirale.

La cavità glenoidea della scapola orientata in fuori, avanti ed alto è concava nei due lati ed è circondata dal cercine glenoideo, un anello fibro-cartilagineo che aumenta la superficie di contatto dell’omero.

Sia la testa omerale che la glena sono curve (ma non sferiche) con dimensioni diverse. L’articolazione gleno-omerale è un enartrosi, è l’articolazione più mobile del corpo umano. L’arto superiore riesce ad effettuare i movimenti su tutti i piani dello spazio. Ha un altissima mobilità a scapito della stabilità.

La stabilità articolare è data dalle strutture attive e passive.

Strutture attive:

  • Muscoli della cuffia dei rotatori
  • Tendine del capo lungo del bicipite (muscolo in contrazione)
  • Muscoli superficiali della spalla

Strutture passive:

  • Capsula articolare
  • Legamenti scapolo-omeraleanatomia della spalla - articolazione gleno-omerale

La capsula è rinforzata dai muscoli e dai tendini della cuffia dei rotatori: sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare che si fondono con la capsula. Proteggono l’articolazione attivamente quando questi muscoli si contraggono, dando stabilità meccanica rispettivamente in alto, in avanti e indietro. L’articolazione non è protetta inferiormente e nell’intervallo dei rotatori.

Anche il tendine del capo lungo del bicipite è un centratore della testa dell’omero sulla glena e stabilizza anteriormente la gleno-omerale.

Anche il capo lungo del tricipite si oppone alla traslazione inferiore della gleno-omerale, ma a differenza degli altri tendini (secondo alcuni autori) non si fonde con la capsula.

La capsula articolare è molto resistente e va dal cercine al collo dell’omero.

È rinforzata dai legamenti coraco-omerale, omerale trasverso e gleno-omerale diviso in tre fasci: superiori, medi e inferiori.

Articolazione sterno-claveare

È un’articolazione a sella con disco cartilagineo ed è l’unica articolazione che connette l’arto superiore allo scheletro.

Si muove su tre piani dello spazio, quello frontale, quello orizzontale; inoltre, ruota intorno al suo asse longitudinale (piano sagittale).

La stabilità è data solo da strutture passive: capsula e legamenti.

La capsula articolare è ispessita in avanti e indietro, ma poco forte in alto e basso è rinforzata dai legamenti sterno-clavicolari, questi limitano il movimento in senso anteroposteriore della clavicola.

Un disco articolare e i legamenti costo-clavicolare, sterno-clavicolare e interclavicolare aumentano la stabilità, contrastando la tendenza alla lussazione mediale.

I muscoli che muovono la clavicola, ma non stabilizzano l’articolazione perché non la attraversano, sono:

  • Sternocleidomastoideo
  • Fascio clavicolare del gran pettorale
  • Succlavio
  • Sternotiroideo
  • Sternoioideo

Spalla - Anatomia

Articolazione acromion-claveare

Le due facce articolari sono l’acromion con una faccetta antero-interna piana o lievemente concava orientata in avanti ed in alto; ed una faccetta articolare sulla clavicola orientata in basso, indietro e in dentro.

La stabilità articolare viene data dalle strutture attive (muscolo deltoide e muscoli fasci superiori del trapezio) e dalle strutture passive (capsula e legamenti).

L’articolazione acromion-claveare è costituita da una debole capsula rinforzata dai legamenti acromioclavicolari superiore ed inferiore.

  • Conoide: va dal processo coracoideo alla parte inferiore della clavicola;
  • Trapezoide: va dal processo coracoideo alla tuberosità della clavicola;
  • Legamento acromio-claveare: sovrasta la capsula rinforzandola.

I movimenti avvengono su tre piani dello spazio e sono tutti movimenti di rotazione.

Movimenti rotazionali di adattamento allineano in modo ottimale la scapola rispetto al torace.

Articolazione sotto-deltoidea

È una falsa articolazione, è composta dall’acromion, dal legamento coraco-acromiale, dalla borsa subacromiale e sottodeltoidea, dal muscolo e corrispettivo tendine del sovraspinato (SVSP).

Queste strutture creano un piano di scivolamento, detto subacromiale, del muscolo SVSP tra la parte inferiore dell’acromion e la parte superiore dell’omero.

Questo piano è fondamentale per una corretta meccanica del movimento della gleno-omerale.

Articolazione scapolo-toracica

È una falsa articolazione ed è costituita dalla faccia anteriore della scapola e dalla cassa toracica separate dal muscolo dentato anteriore. Il piano della scapola forma un angolo di 30° rispetto al piano frontale.

La stabilità è data dalle strutture attive: muscolo trapezio, romboidi, dentato anteriore ed elevatore della scapola.

La stabilità della scapola è data da un equilibrio di forze che agiscono sia a riposo che durante l’attività dell’arto superiore.

I movimenti della scapolo-toracica sono:

  • Elevazione e depressione (abbassamento) sul piano frontale.
  • Protrazione e retrazione (abduzione e adduzione) sul piano scapolare.
  • Rotazione superiore e inferiore intorno all’asse perpendicolare della scapola.

anatomia-della-spalla-articolazione-scapolo-toracica

Con il termine ritmo scapolo-omerale si intende l’unione e la sincronia dei movimenti dell’omero e della scapola durante la flessione e l’abduzione.

I movimenti che effettua la scapola sul torace permettono:

  1. Di mantenere la glena sempre orientata e centrata rispetto alla testa omerale durante i movimenti di quest’ultima.
  2. Permette di mantenere un rapporto ottimale di lunghezza-tensione dei muscoli abduttori: fasci medi del deltoide e SVSP.
  3. Aiuta a mantenere il volume nello spazio subacromiale.

Il rapporto tra i gradi di movimento della gleno-omerale e la scapotolo-toracica è 2:1, cioè ogni 2° di movimento della gleno-omerale la scapolo-toracica si muove di 1°.

Per essere più precisi, durante i primi 60° di flessione e i primi 30° di abduzione il movimento è a carico quasi completamente della gleno-omerale. Superati questi gradi la scapola accompagna il movimento. Gli ultimi gradi sono a carico della gleno-omerale e del movimento della colonna vertebrale.

Flessione

Durante la flessione, dai 90°, la capsula e i legamenti si tendono facendo ruotare internamente l’omero. I muscoli sottospinato e piccolo rotondo si attivano per contrapporsi a questa rotazione.

La forza esercitata dal dentato anteriore cresce uniformemente; anche l’azione del muscolo trapezio superiore cresce, ma non in maniera omogenea.

I muscoli romboidi si contraggono eccentricamente per controllare la rotazione superiore della scapola.

I muscoli sottospinato e sottoscapolare stabilizzano la testa dell’omero fino ai 150°, la loro azione si riduce progressivamente.

Abduzione

Nell’abduzione quando il braccio raggiunge i 90°, per arrivare all’elevazione completa l’omero deve ruotare esternamente per impedire alla grande tuberosità di urtare contro la glena e l’arco coraco-acromiale.

La forza esercitata dal muscolo trapezio superiore cresce uniformemente; mentre l’azione del dentato anteriore cresce, ma non in maniera omogenea.

I muscoli romboidi si contraggono eccentricamente per controllare la rotazione superiore della scapola.

I muscoli sottospinato e sottoscapolare stabilizzano la testa dell’omero fino ai 150°, la loro azione si riduce progressivamente. Rispetto alla flessione l’azione del sottoscapolare è minore.

Flessione e abduzione

Durante l’elevazione del braccio la componente di trazione verso l’alto del deltoide diminuisce ed aumenta la spinta dell’omero verso la glena.

L’azione del deltoide aumenta progressivamente fino a diventare massima ai 90° di abduzione e permane costante per tutto il resto del movimento.

Anche il sovraspinato interviene nei due movimenti ed esplica una forza maggiore del deltoide tra 0 e i 60°.

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