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Sii cambiamento!

Ciao. Mi chiamo Marta, ho 26 anni e sono vegana.

Le mie giornate oscillano tra il lavoro da maestra di tennis, atleta e curiosità verso quello che mi circonda e mi sta dentro che di riflesso si manifesta con una continua voglia di accrescimento conoscitivo. Per questo studio ancora, dopo la laurea in Psicologia, presso l’università Bocconi, per diventare Mental Coach. Sono a Milano da due anni. Iniziando qui la mia vita ho potuto conoscere il significato della parola vegano e decidere di abbracciarne il significato. Ciò è stato possibile grazie all’associazione Accademia Tennis Olistico e alle persone che in sinergia collaborano per divulgare messaggi di consapevolezza, rispetto, benessere, integrazione, accettazione, cambiamento, energia verso sé stessi e ciò che ci circonda. Ho conosciuto la filosofia Reiki affrontando seminari di primo e secondo livello.

Con l’arrivo della stagione estiva e un trasloco più che di zona, di cuore, ho spolverato la bici per raggiungere qualsiasi posto, da quello che ad oggi è un ex lavoro, agli allenamenti. Il percorso rispetto a prima, dista un venti minuti di pedalata se fatta a ritmo sostenuto e altrettanta mezz’ora per potermi allenare. Voluta è stata la scelta di non usare alcun mezzo pubblico. Vegano è anche rispettare l’ambiente in cui si vive e a maggior ragione se in una città come Milano, in centro, si emana dalla bocca ad ogni respiro fatto un’emissione pari se non doppia dello smog immesso.

Ciò che ronza intorno alla parola vegano è un insieme di idee che il più delle volte ho vissuto come giudizi senza documentazione. Non è che una mattina mi sono svegliata e nel poggiare a terra i piedi ho detto: “da oggi VEGANA!”, certo che no. È un percorso che ho abbracciato perché l’ho sentito mio in termini di filosofia di vita, scelta etica e morale. Assiduamente lo scelgo con tutte le difficoltà del caso che, non riguardano il privarsi di un pezzo di carne gettato in un piatto come ultimo processo. Ho assunto carne, pesce sotto tutte le forme del ricettario di nonne e mamme possibili. Mi piaceva. I latticini? Le uova? Il miele? Banditi anche loro dalle personali abitudini alimentari. Vegano è anche chi decide di schierarsi contro lo sfruttamento animale e quei tre alimenti lo sono.

Milano e l’ambiente del Tennis Olistico hanno rappresentato il cambio di rotta. “Non hai mai avuto delle ri-cadute nel vecchio stile di vita?” Certo, anche potenti. Potenti per la mia anima. Quello che alle volte si ignora è il potere che un alimento riveste. È un potere che nasce con la nascita dell’alimento stesso e continua, mutando, fino a raggiungere i banchi di esposizione del nostro supermercato preferito e, continua a mutare, nel momento in cui entra nella nostra casa per essere preparato e servito. Si chiama energia.

Proviamo ad immaginare insieme l’energia dell’alimento carne. Un vitello. Appena nato. Accudito dalla mamma che a sua volta se, siamo fortunati, non ha del latte creato, in seno, dall’immissione continua di medicinali nel suo mangime e l’utilizzo di macchinari che succhiano dalle sue mammelle. Questo vitello ha una fine già scritta. Lo troveremo in esposizione nei banchi frigo avendo affrontato mani “esperte” che ne stabiliscono il valore. E per il valore della VITA invece?  “Ah, questo pezzo mi piace molto di più dell’altro!”, brace, padella o ciò che delizia di più il palato, unguenti e spezie a piacimento, servito.

L’energia di un alimento ha ripercussioni sulla sfera emotiva. È un attivatore di emozioni, ricordi, sensazioni attraverso tutti i sensi, vista, tatto, olfatto… Se ci sentiamo privi di forze, tristi, depressi o al contrario euforici, vitali, gioiosi ci chiediamo mai: “Cosa ho mangiato oggi per essere così?”. Ho sperimentato! Nel momento in cui mi sono avvicinata a questa filosofia di vita ho iniziato ad avvertire gioia interiore, amore, pace, la mia anima e i miei organi energici come mai prima di allora. Da atleta ho sentito il cambiamento avvenire quando sotto sforzo riuscivo a restare lucida e presente e, nei recuperi post allenamento e gara, molto più veloce. Ho sperimentato anche l’intossicazione nel tornare ad uno stile di vita carnivoro. Gonfia, irascibile, apatica, eccessivamente razionale, asettica, dissociata. Ho scelto: amarmi e amare ciò che mi circonda, ascoltarmi e rispettarmi e ascoltare e rispettare ciò che mi circonda. Sono stata grata per quello che avevo intorno.

Nelle ultime lezioni affrontate in quello che ad oggi è il mio ex posto di lavoro, ho potuto avere la fortuna di incontrare e scontrami con degli eventi riflessivi e stimolanti. Durante le ore di scuola addestramento tennis, è arrivato a lezione un bambino che nella norma è stato tendenzialmente vicino alla depressione e alla tristezza. Sono stati molti i momenti in cui la sua racchettina Babolat facesse un volo carpiato con rotazione sciabolare nel campo del mio collega. Un bel martedì è arrivato zampettando e canticchiando a lezione e non ho potuto fare a meno di esordire in questo modo: “Ciao R. che cosa c’è che ti rende così felice oggi? Che bello!”. “La mamma non ha preparato il pranzo e allora poco fa ho preso una bella busta di biscotti e ne ho mangiati una trentina. Adesso sento la pancia piena e tanta voglia di giocare. Forza iniziamo!”. La voglia di giocare è durata un dieci minuti scarsi, il tempo di attivazione e il tempo pari al picco glicemico. Gli zuccheri gli hanno dato una botta adrenalinica stimolando una rapida attivazione. I punti di riflessione sono stati molti e hanno avuto modo di spaziare da una mamma poco presente, all’assunzione famelica dei biscotti che saziando hanno saziato anche il cervello imbambolandolo però, più che nutrendolo. Quale potrà essere l’alimentazione tipo di un bambino?

Non è mancato lo spunto di confronto con un adulto. Nelle ore serali calde di questa estate ero in campo a svolgere una lezione. Scherzando sulla quantità di ore svolte in quella giornata i due miei atleti si accordarono dicendo: “Credo che sia doveroso che io porti la cena alla maestra mentre te domani mattina la colazione!”. Il pensiero fu davvero carino e mi fece sorridere e rispondere:” Tutto vegano per favore!”. Sgranarono gli occhi all’unisono e sbalorditi mi chiesero perché avessi fatto una così brutale scelta, al loro palato.  A fine lezione decisi di prendermi qualche minuto per spiegare quelle che erano state le motivazioni che mi avevano portata a fare quella scelta. Il paragone che mi fece azzittire avvenne sull’uscio del circolo del tennis: “Ma scusami, i leoni non mangiano le gazzelle?”. Trovai quel pensiero povero, inopportuno, insensato.

Pedalando di rientro a casa, imboccando una strada, poi un’altra, passando sotto la luce della luna alla sera o sentendo il sole in faccia nelle mattinate di inizio lavoro, pensavo a questa similitudine che G. aveva creato con facilità. Leone, gazzella, uomo, carne. Allora venne a me in mente una similitudine. Un uomo di corsa cerca riparo dall’attacco di un altro essere umano che, incrementa la falcata così come il leone incrementa la coordinazione delle sue zampe e il battito cardiaco ad ogni distanza che si pone e, diminuisce, tra lui e la gazzella. Simile con simile, vita per sopravvivenza. Quest’ultima la prima grande differenza. Esseri di uguale valore ma, mentre gli umani possono scegliere, distinguere e distinguersi altri esseri viventi come il leone e la gazzella hanno un istinto animalesco di sopravvivenza che non ha possibilità di paragone. Così la mia testa ha visto quell’istinto famelico nell’uomo contemporaneo: per esempio due borsisti che in pausa pranzo lasciano gli uffici e uno dei due sa che dovrà correre più veloce della gazzella per sopravvivere all’attacco brutale di un altro simile che ha fame. Fame di: sopravvivenza in una società compulsivamente bulimica e mai appagata, fame di sopraffazione sul prossimo per un posto di lavoro ambito che schiaccia qualsiasi meritocrazia ed è in grado di sterminare sì anche simili pur di arrivare al desiderio tanto ambito, fame di accettazione, fame di riconoscimento… Forse potevo rispondere così a G. quella sera. Uccideresti un tuo simile? Per simile bada bene G. non intendo solo un altro essere umano come ho creato nella mia immaginazione ma, per simile intendo qualsiasi essere vivente. Se oggi, G. al posto della tua valigetta ti dessero un arnese e ti dicessero: “Uccidi tu!”, tu G. riusciresti a guardare negli occhi un altro essere vivente e mentre respira e senti pulsare il cuore e il sangue nelle sue vene, UCCIDERE? Voi, lo fareste?

Invito alla riflessione, al porsi domande e a trovare risposte ancor prima dentro noi stessi per scoprire chi vogliamo essere e quale segno vogliamo lasciare nella nostra vita e perché no, anche nel mondo. Perché mangiamo carne? Latticini? Uova? Perché non mangiamo verdure di stagione, frutta di stagione, cereali? Perché preferiamo un pasto veloce, dimenticando la bellezza dell’aspetto conviviale e gioviale dell’alimentazione? Dove corriamo? Perché ricerchiamo morte anziché vita e rabbia anziché gioia? Se desideriamo il cambiamento in ciò che ci circonda dovremmo essere in grado di cambiare prima noi stessi perché ciò che ci circonda, ciò che scegliamo è, ciò che ci rispecchia.

Siamo ciò che mangiamo!

Marta Silvino – Psicologa e Psicologa dello Sport – Mental Coach – Educatore/Insegnante di Tennis e Sport Olistico® – Atleta

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