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17 Novembre 2023

Santa Elisabetta d'Ungheria

Il 17 novembre la Chiesa ricorda una giovane principessa che si dedicò ai poveri
Santa Elisabetta d'Ungheria
Foto di un dipinto di Edmund Leighton
«È in Dio che amo mio marito; possa lui, che santificò il matrimonio, concederci la vita eterna»
Elisabetta, figlia del re Andrea II d’Ungheria, nacque nel 1207 nel castello di Bratislava. Nel 1211 fu condotta in Turingia per essere cresciuta nella famiglia del suo futuro sposo Ludwig, figlio del signore di quella regione. Nel 1221, Ludwig raggiunse la maggiore età ed Elisabetta i suoi 14 anni, e si celebrarono le nozze. L’unione tra loro fu felice: gentile e affettuosa lei, delicato e pieno di attenzioni lui. A 15 anni ebbe il primo figlio, a 17 una figlia, e a vent’anni un’altra figlia, la quale venne al mondo poco dopo la morte del padre, avvenuta nel 1227 durante la Crociata a cui aveva preso parte. Appena rimasta vedova le vennero tolti i figli e fu scacciata dal castello. Ridotta in povertà, rivestì il saio bigio delle Terziarie francescane dedicando tutta se stessa ai poveri. Con la dote che le venne assegnata costruì un ospedale a Marburgo. Morì a 24 anni, nel 1231, e ad appena 4 anni dalla sua morte papa Gregorio IX la proclamò santa. La sua memoria liturgica ricorre il 17 novembre.

Principessa della carità

Nonostante il fatto che il fidanzamento tra Elisabetta e Ludwig fosse stato deciso per motivi politici, tra i due giovani nacque un amore sincero, animato dalla fede e dal desiderio di compiere la volontà di Dio. La serva Isentrude diede questa testimonianza: «Si amavano di un amore meraviglioso e s’incoraggiavano dolcemente, l’un con l’altra, nel lodare e servire Dio». La celebrazione del matrimonio non fu sfarzosa e le spese per il banchetto furono in parte devolute ai poveri. Il marito l’assecondava nelle opere di misericordia che lei intraprendeva a favore dei poveri. Una volta, entrando in chiesa, si tolse la corona, la depose dinanzi alla croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto. La suocera le rimproverò il gesto ed Elisabetta rispose: «Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re Gesù Cristo coronato di spine?».
Elisabetta si recava nelle case dei poveri portando pane, carne, farina, e controllava gli abiti e i loro giacigli. Sempre più ammirato per la grande fede della sposa, Ludwig, le disse: «Cara Elisabetta, è Cristo che hai lavato, cibato e di cui ti sei presa cura». Rimasta vedova avrebbe potuto risposarsi oppure entrare in monastero, ma invece si sentì libera di seguire quanto stava facendo Francesco d’Assisi, ancora vivente: seguire “Madonna povertà”. Rimanendo nella sua condizione di vedova e di laica, offrì la sua vita ai poveri diventando una di loro. Con i soldi della dote costruì un ospedale dove raccolse malati e invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti.
Visse da povera e da povera si ammalò e morì. L’amore è stata la caratteristica della vita di Elisabetta. L’amore a Dio, anzitutto, che la possedeva in tal modo da andare contro le varie consuetudini della vita di corte; l’amore al marito, tenero e dolce come gli amori nati in giovane età, e l’amore ai poveri, estremamente generoso e gratuito. Non ci resta che imparare da lei!