Muri scrostati che lasciano apparire la storia. Cabras, dalle mille e una sfaccettatura.

Muri di Cabras

Arenaria, cocci, ladiri (mattoni in terra cruda). Mattoni in cemento, terracotta e forattini. Calce.  Colori slavati di ossidi, tinte acriliche e a tempera più recenti.  Colti dall’obiettivo di Laurence Vetù, fotografa francese che ha lavorato in diverse parti del mondo, a cui i muri scrostati di Cabras ricordano tanto Cuba. “Mi attira quello che si può intuire dietro una crepa, un intonaco scolorito. Se osservi bene, vedi gli strati del tempo, la storia di questo paese. Proviamo a fermare questo in una fotografia”, mi spiega durante una delle passeggiate fotografiche a tema, che organizzammo per Limolo Activities ASD con alcuni appassionati lo scorso Aprile.

Difficile orientarsi fra le molte tipologie di muri.

Nelle case dall’aspetto più risalente appaiono spesso blocchi di arenaria, a volte anche di discrete dimensioni. Da profani subito fantastichiamo che possa provenire dall’antica città di Tharros. Ci piace immaginare quale fatica tremenda potesse essere trasportare con i mezzi di allora blocchi di tal peso.  Ma anche quale sollievo trovarli perlomeno già squadrati e pronti all’uso. Intorno al 1000 d. C. le popolazioni che vivevano in numerosi insediamenti nell’entroterra, nei pressi di San Salvatore-Domu e Cubas, il villaggio di San Giorgio, e in località Procaxius, si spostarono verso la parte Est dello Stagno di Mar’E Pontis determinando l’origine e la formazione dell’attuale paese di Cabras”. (1)

Celebre il detto “de sa cittad ‘e Tharros portant sa perda a carros”.

In realtà l’arenaria può essere provenuta dai siti archeologici ma  anche da numerose cave circostanti il paese di Cabras, usate sino a epoca recente. Dove non siano presenti bolli, iscrizioni o altri segni, anche gli archeologi stentano a riconoscere l’esatta provenienza.

muri Cabras

Sicuramente venne tramandata anche a Cabras  la tecnica di utilizzo dei mattoni in terra cruda, poggiati sopra una solida base perimetrale  di arenaria, a volte consolidata dall’inserzione di laterizi e malte. Intonaci deteriorati mostrano l’originaria texture. Spesso crepe e crolli si aprono per l’uso incauto del cemento in tempi recenti, rigido ed inerte, inadatto a “vivere” le stagioni insieme ai mattoni di terra cruda. Brecce che aprono finestre sul passato, rivelando qualcosa del proprietario della casa, degli abitanti del quartiere,  di maestranze più o meno abili.  Inserti di mattoni in cemento convivono pericolosamente con forattini e ladiri.

Il paese, appare assai variopinto, a tratti decadente per le molte case abbandonate. Ma uno sguardo più attento che non si fermi all’estetica, avrà di che alimentare interrogativi e curiosità. Non ultima quella che suscitano gli abitanti del luogo, i Crabararissi, estroversi e fantasiosi in tutte le loro manifestazioni, come i muri dimostrano.

Fotografie Laurance Vetù

Testi Daniela Meloni

(1): Francesco Casula: Cabras Ieri e oggi. Delfino Editore 2010 – Anna Ardu: Lo spopolamento dei siti costieri del Sinis. In  “Sa Massarìa” Ecologia storica dei sistemi di lavoro contadino in Sardegna – CNR 2017.