1. ATENEO
Master in Psicomotricità e
Counseling a mediazione corporea
Il corpo e la comunicazione
Dr. Dell’Orto Fabrizio
(psicologo-psicoterapeuta e psicomotricista)
Milano 13/03/2016
2. 2
La “Scuola di Palo Alto”
La “Scuola di Palo Alto” ha
utilizzato le teorie della
comunicazione come sfondo
teorico per il lavoro
psicoterapeutico.
Gli assiomi della comunicazioneassiomi della comunicazione
sono “alcune proprietà
semplici della comunicazione
che hanno fondamentali
implicazioni interpersonali”
P.Watzlawick-J.H.Beavin-D.D.Jackson,
Pragmatica della comunicazione umana,
Astrolabio, Roma, 1971
5. Alcuni assiomi della
comunicazione
1. Non si può non comunicare (la comunicazione è
un bisogno fondamentale degli esseri umani in quanto
“animali sociali”)
2. In ogni comunicazione c’è un aspetto di
contenuto e un aspetto di relazione
3. Il significato di una sequenza di
informazioni è dato dalla punteggiatura
4. Esistono relazioni simmetriche e relazioni
complementari
5. La comunicazione può essere verbale e
non verbale
6. Il comportamento non ha un suo opposto.
"L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa
colazione in una tavola calda affollata , o il
passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi,
stanno entrambi comunicando che non vogliono
parlare con nessuno né vogliono si rivolga loro la
parola, e i vicini di solito afferrano il messaggio e
rispondono lasciandoli in pace”
1. Non si può non comunicare
7. La comunicazione è un processo
cooperativo
Comunicare è un’attività che postula delle
precondizioni:
- motivazioni e disponibilità
- competenze : abilità
conoscenze
- presupposizioni (quello che viene dato per
scontato e non è esplicitato): semantiche
valoriali
pragmatiche
8. 2. Contenuto e relazione
È importante togliere
la frizione
gradatamente e
dolcemente.
Togli di colpo la
frizione e rovinerai la
trasmissione in un
momento!
Recano lo stesso tipo di contenuto (aspetto di notizia), ma esprimono
una qualità differente di relazione (aspetto di comando)
9. 9
I segnali sul piano del contenuto e sul piano della
relazione possono essere congruenti (CNV a
supporto dell’elemento verbale) o incongruenti
(CNV in discrepanza con le parole)
ATTENZIONE!ATTENZIONE!
In caso di incongruenza, tende a
prevalere il messaggio
comunicato dalla CNVCNV
11. 3. La comunicazione
è un processo circolare
I sistemi interpersonali possono
essere considerati circuiti di
retroazione in quanto il
comportamento di ogni persona
influenza ed è influenzato dal
comportamento di ogni altra
persona
La punteggiatura è il tentativo
arbitrario di stabilire nessi di
causa-effetto in sequenza, ma non
esiste una punteggiatura “oggettiva”
In realtà ogni atto comunicativo
rappresenta contemporaneamente
uno stimolo, una risposta, un
rinforzo
12. Il diverso modo di “scandire”
una stessa sequenza di eventi
è alla radice di molti conflitti
comunicativi e di
incomprensioni
Se la comunicazione è un
processo circolare, sono gli
interlocutori che
attribuiscono valore di inizio a
un punto qualunque del
processo comunicativo
La scelta può non coincidere
14. Uno scambio simmetrico
avviene tra interlocutori che si
considerano sullo stesso piano,
svolgendo funzioni
comunicative e ruoli sociali
analoghi
Uno scambio complementare
fa incontrare persone che
hanno una relazione ma non
sono sullo stesso piano per
potere, ruolo comunicativo,
autorità sociale, interessi.
Posizione
one-up
Posizione
one-down
15. 15
Nella comunicazione tra le persone si utilizzano
messaggi verbali: ciò che si dice
messaggi paraverbali: intonazioni e modulazioni della voce (volume,
timbro), inflessioni, pause, ritmi, silenzi
messaggi non verbali: distanze
contatti corporei
posture e movimenti
gesti
espressioni del volto
sguardi
abbigliamento,
trucco …
-
Nella comunicazione tra le persone si utilizzano
messaggi verbali: ciò che si dice
messaggi paraverbali: intonazioni e modulazioni della voce (volume,
timbro), inflessioni, pause, ritmi, silenzi
messaggi non verbali: distanze
contatti corporei
posture e movimenti
gesti
espressioni del volto
sguardi
abbigliamento,
trucco …
-
16. Alcune percentuali
(indicative ...)
Influenzano il nostro interlocutore:
comunicazione verbale 7%
comunicazione paraverbale 38%
comunicazione non verbale 55%
Se quello che vogliamo dire è 100
quello che diciamo è 70
quello che viene ascoltato è 40
quello che viene recepito è 20
quello che viene ricordato è 10
17. La comunicazione
non verbale
Gran parte della comunicazione avviene non
verbalmente, e la comunicazione non verbalecomunicazione non verbale
ha un forte impatto sull'interlocutoreha un forte impatto sull'interlocutore
Un'analisi dei vari comportamenti non verbali
può essere basata sul contatto visivo, sullesul contatto visivo, sulle
espressioni del volto, sul silenzio, sul tono,espressioni del volto, sul silenzio, sul tono,
volume e inflessione della voce, sui gesti evolume e inflessione della voce, sui gesti e
sulle posturesulle posture
18. La competenza sociale
Rispetto alla comunicazione non verbale applicata
nell’efficacia reale delle quotidiane interazioni
umane, si sviluppano abilità e competenze
differenziate a seconda dei gruppi e degli individui.
Ne sono componenti importanti:
la sensibilità percettiva verso gli altri
la flessibilità di adattamento alle situazioni e alle
persone
la consapevolezza emotiva di sé
la capacità di gratificare l’interlocutore.
19. Funzioni della CNV
Svolge una funzione relazionale di base:
gestisce le situazioni sociali
comunica la presentazione di sé
comunica le emozioni
definisce, cambia, mantiene, difende le
relazioni di potere
influenza i processi di persuasione
può sostituire la comunicazione verbale.
20. Caratteri distintivi
Comunicazione non verbale
in gran parte inconsapevole,
non intenzionale e non
controllabile
fornisce informazioni sul
soggetto che la esprime
è poco idonea ad esprimere
concetti
è ambigua
ha grande efficacia nelle
relazioni
Comunicazione verbale
per lo più consapevole e
intenzionale
fornisce informazioni sugli
argomenti espressi
è idonea a veicolare de-
scrizioni, argomentazioni,
narrazioni
è arbitraria (convenzionale)
è meno rilevante nelle
relazioni
22. Convergenza se i due livelli sono coerenti
Divergenza se i due livelli si contraddicono
Regolazione se la cnv disciplina la cv
Sostituzione come nel linguaggio dei sordomuti
Metacomunicazione se l’una sostituisce l’altra
Cnv e cv
23. Classificazione dei segnali
non verbali
(M.Cook, 1971)
Aspetti statici
volto
conformazione fisica
timbro di voce
abiti, acconciatura,
trucco, ecc.
Aspetti dinamici e
psicomotori
orientazione
distanze
postura, gesti,
movimenti
espressione del volto
direzione dello sguardo
tono di voce
ritmo dell’eloquio
24. CNV
• Sistema vocale/paraverbale (voce,
tono, volume, ritmo)
• Sistema cinesico (mimica facciale,
sguardo, gesti e postura, movimenti
del corpo, del volto e degli occhi)
• Sistema prossemico (uso dello
spazio) e aptico (contatto corporeo)
26. 26
• Il tono può esprimere apprezzamento o
disappunto, entusiasmo o apatia, interesse o noia
(ha la funzione della matita quando leggiamo: sottolinea i concetti
importanti per evidenziarli meglio)
• Il timbro è il colore alla voce
• Il volume corrisponde all’intensità sonora e
serve a sottolineare i concetti o a ridestare
l’attenzione
• Il ritmo serve a dare più o meno incisività ai
concetti espressi
• La pausa, come il silenzio, può essere strategica
o d’imbarazzo
Componenti paralinguistiche
(intonazione, enfasi, pause, ritmi, silenzi …)
27. Le qualità paralinguistiche
dipendono da:
• Fattori biologici (sesso, età)
• Fattori sociali (cultura, regione di
provenienza, posizione sociale)
• Fattori di personalità
(temperamento ansioso, depresso, euforico
ecc.)
• Fattori transitori (emotività,
situazioni, contesto)
28. Con la voce posso
mettere a disagio le persone (urlo vicino a loro)
essere invadente oppure arrogante (parlo forte,
aggressivo e cerco di parlare più forte di loro)
comunicare tranquillità e calma (parlo
normalmente)
avvicinarmi alle persone lontane (parlo forte
così mi sentono)
allontanarmi dalle persone troppo vicine (parlo
forte così le respingo)
creare una situazione di vicinanza, unione
(sussurro)
29. Il silenzio
E’ un modo strategico di comunicare e il suo
significato varia con le situazioni, le
relazioni e la cultura di riferimento.
30. Espressioni del volto
Indicano:
caratteristiche della personalità (tipiche
e costanti)
emozioni (entro 7 tipi principali:
felicità, sorpresa, interesse, paura, tristezza,
disgusto, collera)
reazioni di interattività (alla comunicazione altrui
o al contesto)
33. 33
ESERCIZIOESERCIZIO
Provate a descrivere che cosa
trasmettono i sorrisisorrisi
Simpatia
Neutralità
Freddezza Odio
Rancore Curiosità
Gioia Tristezza
Rabbia Dolore
Amarezza Serenità
Indifferenza Amore
?
34. Lo sguardo
E’ un potente segnalatore a
livello non verbale. Consente
di cogliere informazioni sulla
situazione relazionale in atto.
35. 35
Lo sguardo serve a gestire la regolazione
dei turni, può fungere da segnale di
appello.
Nella conversazione ha la funzione di
sincronizzare (evitare le sovrapposizioni e
favorire l’avvicendamento dei turni), di
monitoraggio (controllo dell’interazione) e
di segnalazione (manifestazione delle
proprie intenzioni).
36. Lo sguardo
Diretto
Alla fine di
un’espressione altrui =
rinforzo
Durante espressioni
proprie = enfatizzazione
Mentre si pongono
domande = invito alla
confidenza
Prolungato =
gradimento, invito
oppure minaccia
Indiretto,sfuggente
Segnala ansia,
imbarazzo, insincerità,
paura, sottomissione
37. 37
La cinesica:
comunicare con i gesti
Categorie di gesti:
emblematici (emessi intenzionalmente, spesso
convenzionali, come il segnale OK o il saluto militare)
illustratori (a commentare il linguaggio verbale)
regolatori (a sincronizzare gli interventi)
indicatori (di stati d’animo)
adattatori (a regolare la propria posizione rispetto ad
altre persone o agli oggetti)
motori (ripetuti ritmicamente, spesso espressione di
sentimenti o emozioni)
linguaggio dei segni (convenzionalizzato, sordomuti)
40. 40
La postura
All’interno di ogni sistema esistono regole più o
meno implicite che stabiliscono la correttezza
delle posture.
Rispetto ai rapporti possono essere:
dominanti/sottomesse
di amicizia /ostilità
di formalità/informalità
di autonomia/cooperazione/competizione.
Rispetto all’individuo dipendono da:
situazione e attività
stato d’animo ed emozioni.
41. 41
Prossemica:
il comportamento nello spazio
Le persone comunicano con il modo di gestire lo spazio.
Elementi da considerare:
la distanza tra gli interlocutori
l’orientazione (la posizione reciproca delle persone)
il modo di muoversi nell’ambiente
l’organizzazione dello spazio e degli oggetti.
E.Goffman (1971) introduce concetti come
riserve territoriali, contrassegni spaziali, violazioni territoriali,
trasgressioni spaziali.
42. 42
Contesti spaziali
Il modo in cui è organizzato lo spazio sociale
può determinare “ a monte” il
comportamento comunicativo.
Esistono
spazi centrifughi, che tendono a mantenere
le persone in isolamento reciproco ( ad es.
stazioni ferroviarie)
spazi centripeti, che favoriscono incontri e
socialità (ad es. bar, ristorante)
44. 44
Prossemica: le distanze
La distanza che le persone assumono è indice dei
loro rapporti sociali e dei loro sentimenti reciproci.
Può essere (E. Hall)
intima personale
sociale pubblica
47. 47
Prossemica:l’orientazione
Le due principali orientazioni che le persone possono
assumere nel corso di un’interazione sono:
frontale (faccia a faccia)
di fianco
La scelta è orientata da criteri di ruolo e di status:
collaborazione
gerarchia
intimità
51. 51
Cronemica:
la dimensione temporale
La cronemica è il modo in cui gli individui
percepiscono ed usano il tempo per organizzare le
proprie attività e per scandire la propria
esperienza.
Esiste una differenza tra le culture (culture veloci
e culture lente).
Ogni individuo è portatore di uno specifico ritmo
personale.
La comunicazione tra soggetti che hanno ritmi
biologici, culturali e psicologici differenti può
provocare distonie, sfasamenti, disagio.
52. 52
Anche la comunicazione non verbale si apprende:
differenze culturali
Alcuni esempi:
Espressioni del viso: i giapponesi le controllano, ad
esempio usano la risata per nascondere rabbia o dolore.
I popoli mediterranei manifestano più liberamente le emozioni.
Distanza: i popoli nordici parlano a distanza maggiore
rispetto agli altri.
Sguardo: due arabi che conversano si guardano di più
rispetto a due inglesi o due americani.
Contatto: gli arabi ( e in parte gli italiani e altri popoli
mediterranei) si toccano mentre discutono.
53. 53
Orientamenti
• monocronico:monocronico: tempo vettoriale, orientato
all'azione; maschile; segmentato in unità discrete,
standardizzate e omogenee, possedibili e gestibili,
da riempire con una sola attività per volta
(sanzione verso l'interruzione); organizzato
tramite la pianificazione
• policronico:policronico: tempo circolare, orientato alla
relazione, femminile; non controllabile, flessibile;
contenuto più che contenitore; sono possibili più
attività e ruoli nello stesso momento; organizzato
in relazione con il contesto
54. La comunicazione - approfondimenti
Il linguaggio del corpo, conosciuto e studiato sotto l'etichetta di
"comunicazione non verbale", ha un peso decisivo in tutti gli scambi
comunicativi. Si stima che il corpo sia determinante in almeno il 70%
(fino al 90%) del messaggio trasmesso. Le parole, dunque,
rappresentano solo una piccolissima fetta della comunicazione che
si alimenta, in gran parte, di cose non dette, di respirazione, di tatto,
di toni di voce e gestualità.
Le forme espressive del corpo vivono di vita propria e si attivano,
quasi sempre, al fuori del controllo cosciente.
I segnali partono dal nostro corpo e sono interpretati dal cervello di
chi li riceve in modo del tutto inconscio. Questo processo circolare
costruisce la cornice di senso che accoglie la conversazione fatta di
parole. Capire i meccanismi che regolano la comunicazione non
verbale significa, dunque, entrare nel cuore del comunicare, aprire
la strada a quel mondo sconosciuto di messaggi che sono al di là
della nostra sfera di conoscenze consapevoli.
55. La comunicazione
Un primo passo da fare, per usare bene il linguaggio del corpo, è capire cosa
vogliono dire le persone che parlano con noi.
Per prima cosa si mette in atto un processo detto di mirroring (rispecchiamento).
Il “mirroring” consiste nel rispecchiare, ovvero nel ripetere e far proprio il
linguaggio non verbale (e verbale) dell'interlocutore. Quando sentiamo di
essere in perfetta sintonia con l'altro, allora significa che si è attivato un
rispecchiamento e, con esso, la sensazione e la convinzione di essere simili
crescono in modo esponenziale. Talvolta, accade di sentire una naturale ed
istintiva affinità con una persona, perché ci si percepisce come "simili", "affini",
"sulla stessa lunghezza d'onda": ecco che è all'opera il rispecchiamento! La
sensazione di essere simili, spesso, significa solo che si comunica in modo
efficace, ma non è detto ci sia, di fondo, un'affinità di idee o di sentimenti
condivisi. Per contro, sarebbe impossibile un'autentica condivisione di pensieri e
di emozioni senza passare per il rispecchiamento. Gli uomini, come tutti gli
animali, prima di mettersi in gioco hanno bisogno di "annusarsi" e di riconoscere
nell'altro l'appartenenza alla stessa tribù.
56. La comunicazione
A cosa serve conoscere Il Linguaggio del Corpo
Le applicazioni della comunicazione non verbale sono molteplici.
1. Leggere i piccoli gesti involontari ci da modo di conoscere la personalità e i
lati nascosti degli altri; proprio in funzione di questa accurata comprensione
del carattere delle persone con cui veniamo a contatto, possiamo migliorare
o cambiare i nostri rapporti interpersonali.
2. Svelare le menzogne: se ad esempio, il nostro interlocutore ci promette di
fare una certa cosa, ma al tempo stesso si sfrega il naso significa che molto
probabilmente non la farà (sfregare il naso è un comportamento di disagio e
ansia).
3. Sapere l’opinione che una data persona ha di noi: identificando i messaggi
non verbali possiamo conoscere esattamente cosa pensa veramente l’altro
di noi.
4. Indicare l’attrazione fisica: conoscere i messaggi del corpo è molto utile per
superare timidezze, insicurezze e paura del rifiuto. A volte, ci piace una
persona, ma magari non ci facciamo avanti perché non siamo sicuri della sua
reazione o temiamo di equivocare i suoi segnali: supponiamo ad esempio,
che una persona incroci il nostro sguardo e nel farlo si accarezzi i capelli,
cioè dia un segnale di inequivocabile interesse; a quel punto, sapremmo con
sicurezza che una nostra avance sarebbe ben accetta, anzi, proprio
desiderata.
57. La comunicazione
5. Pilotare il discorso con il nostro interlocutore. In certi casi, si può usare la
comunicazione non verbale come una vera e propria sfera di cristallo:
non si può non reagire quando si viene «toccati sul vivo»; così, quando,
anche casualmente, pronunciamo determinate parole o frasi e chi
abbiamo di fronte reagisce, possiamo essere certi che la questione lo
riguarda di persona. Osservando le risposte del corpo del nostro
interlocutore possiamo inoltre pilotare il discorso, così da selezionare gli
argomenti che trova interessanti e scartare quelli giudica irritanti: ai suoi
occhi appariremo dei brillanti conversatori, sebbene sarà stato lui stesso,
senza volerlo, a «indicarci la via»; cioè a guidare la scelta degli
argomenti e delle parole più stimolanti.
6. Il metodo infine può anche essere applicato su di sé per capire noi
stessi e le nostre ansie e difficoltà. Non sempre siamo sinceri con noi stessi;
a volte, ci raccontiamo delle bugie perché preferiamo evitare di
prendere coscienza di certe realtà, perché certi nostri sentimenti non
sono coerenti con le nostre convinzioni e credenze o perché
semplicemente non facciamo attenzione a certe nostre esigenze.
Renderci conto di aver fatto determinato atto non verbale di segno
contrario a quello che pensiamo o diciamo, ci può aiutare ad essere più
onesti con noi stessi e a vivere in armonia con le nostre emozioni.
58. La comunicazione
Il Linguaggio del Corpo
- Giocare con l'anello,
- pizzicarsi il naso,
- annodare i capelli su un dito (tipico del sesso femminile),
- grattarsi la nuca o
- aggiustarsi un polsino
e numerosi altri comportamenti simili sono tutti segnali che produciamo
senza sosta, in modo quasi interamente automatico e senza intenzione di
trasmettere alcunché.
Questo però non significa che i segnali del corpo non vengano colti e
non producano effetti. il processo avviene però, per lo più, al di fuori della
nostra consapevolezza. Potremmo paragonare la loro azione a quella di batteri
e virus: anche se non li vediamo, questi micro-organismi non mancano di infettarci
e di procurarci febbre, bronchite o altri malanni. Talvolta, la percezione
inconscia dei messaggi del corpo é causa di situazioni di incredibile
disagio, apparentemente senza motivo
59. La comunicazione
Quando leggiamo il corpo non dobbiamo però soffermarci su un singolo
gesto: quello che viene espresso in modo non verbale infatti é più simile ad un
concerto che un assolo. Questo vuol dire per prima cosa che un messaggio
riverbera in più parti del corpo;
per esempio, l'ansia può essere riflessa in una mano contratta, in un' alterazione del
respiro e in abbassamento del tono di voce.
Inoltre, i segnali del corpo possono agire in accordo (come nel caso descritto
dell'ansia), in disaccordo o contribuire in "coro" al messaggio globale.
Una disarmonia si osserva quando alcuni segmenti del corpo contraddicono il
senso trasmesso da una altra parte. Questo succede perché alcune regioni
del corpo sono maggiormente sotto il nostro controllo; mentre altre lo
sfuggono.
Così teniamo sott'occhio e "supervisioniamo" buona parte della mimica
facciale e della gestualità; al contrario, non sappiamo in genere cosa stanno
facendo i nostri piedi. Più in generale, abbiamo un certa consapevolezza del
corpo fino al bacino e siamo poco coscienti di quello che accade da sotto la
cintura in giù. Inoltre, abbiamo piuttosto presente quello che facciamo con il
lato destro (controllato dalla parte della corteccia frontale sinistra del
cervello, la più calcolatrice ) ; per contro, molte cose ci possono sfuggire conil
lato sinistro (controllato dalla parte della corteccia frontale destra del
cervello, la più emozionale, legata al linguaggio e alla comprensione) .
60. La comunicazione
Può capitare così che ci si trovi ad una festa e si sia coinvolti in una conversazione
noiosa, quando a pochi passi c'é una persona che ci piace. In quella situazione,
potremmo orientare il tronco verso l'interlocutore e avere i piedi puntati verso l'oggetto
di attrazione.
In certe occasioni, possiamo dare messaggi apparentemente contradditori,
senza per questo avere interessi o intenzioni opposte: l'antropologo David
Givens, nelle sue osservazioni sugli approcci tra individui di sesso opposto, per
esempio ha notato che i segnali di attrazione e di disponibilità sono
accompagnati quasi sempre da indizi di disagio. In questo caso, i segni di
tensione non indicano il desiderio di sottrarsi all'interazione, ma
rappresentano un modo per "mettere a tacere" l'ansia di confrontarsi con chi
ci piace.
Alle volte, un segnale non dice granché se preso di per sé, ma assume valore
se accompagnato da un'espressione facciale o da altri comportamenti: così,
per esempio grattarsi lo zigomo, ad esempio, non ci dice molto; ma se
contemporaneamente il volto viene piegato di lato, significa fastidio, perplessità o
disappunto.
Altre volte, uno stesso segnale può avere addirittura significati diversi a
seconda della "cornice" in cui é inserito: muovere la lingua sulle labbra indica in
genere piacere, ma se le sopracciglia sono sollevate e unite è indice d'ansia.
61. La comunicazione
Un altro errore comune nell'interpretare i segnali non verbali sta nel
trascurare lo stimolo: passarsi una mano fra i capelli guardando qualcuno o
mentre quest'ultimo affronta un certo argomento, ne cambia completamente il senso:
nel primo caso é attrazione; nel secondo, curiosità o interesse per quello che viene
detto.
E' proprio per evitare fraintendimenti o distorsioni che conviene
apprendere il linguaggio del corpo in un corso; dove si impara
innanzitutto a conoscere la "sintassi" della comunicazione inconscia
e dove, soprattutto, viene spiegato il rapporto che lega stimoli e
reazioni non verbali e come questi vadano letti nel contesto in cui si
presentano.
62. La comunicazione
1) Quali parti del corpo vanno osservate nella lettura del
Linguaggio del Corpo?
Anche quando stiamo zitti, abbiamo un corpo che “spiffera”
continuamente quello che pensiamo o proviamo. Non c’è parte
di noi che non comunichi qualcosa: perfino la direzione dei piedi o
la loro postura o il colorito dell’addome possono tradire dei
messaggi. Naturalmente, ci sono parti più chiacchierone e parti
meno espressive; al riguardo, sicuramente la parte del corpo più
loquace è il VOLTO: una miriade di muscoli possono animarsi per
dare luogo ad un’espressione e segnalare le più sottili sfumature di
un’emozione. Alla “vivacità” della faccia fa da contraltare la
staticità apparente di altre zone: tuttavia, anch’esse si fanno
sentire nel “concerto” della comunicazione non verbale: il petto o
l’addome possono arrossire o diventare “maculati”: questo
accade, nel primo caso, quando c’è eccitazione sessuale (e in
particolare nelle donne) o, nel secondo, quando un impulso o
un’emozione vengono inibiti.
63. La comunicazione
2) Possiamo controllare la nostra comunicazione non verbale o simulare con
il corpo?
Esiste una leggenda riguardo i messaggi del corpo: e cioè che siano sempre
genuini perché, si ritiene, non siano controllabili. La realtà é invece che in
una certa misura e in rapporto al nostro sesso, al nostro carattere e alle
condizioni emotive, siamo in grado di esercitare una vigilanza su quello che
esprimiamo.
Alcuni di noi sono più consapevoli di quello che comunicano con il corpo,
altri di meno; così, é stato dimostrato che le donne hanno una discreta
familiarità con i segnali che esprimono; lo stesso vale per gli attori o per chi,
per motivi di lavoro (come i caricaturisti, i pittori in genere, i venditori, ecc.)
deve sviluppare un particolare intuito per questa dimensione della
comunicazione.
La nostra espressività corporea dipende anche dalla nostra personalità e dal
nostro stato d’animo:
Sul fronte della personalità: un tipo di persona piuttosto fredda, analitica e “asettica”o
distaccata emette messaggi non verbali piuttosto ridotti, proprio perché dispone di un
alto autocontrollo. Sull’altro versante le persone emotive, che appaiono “libri aperti”,
non riescono a frenarsi anche a volerlo.
64. La comunicazione
Sul fronte dello stato d’animo: se le nostre emozioni sono molto intense,
facciamo fatica a trattenerle. Se siamo in ansia, ad esempio, il nostro corpo
"intona" una vera e propria e sinfonia: abbiamo tic involontari al volto, la
nostra vena giugulare sul collo si ingrossa e sembra un martello pneumatico,
le nostre mani artigliano l’aria; cambiamo spesso posizione del corpo e
saltelliamo con i piedi.
Possiamo anche mentire senza darlo a vedere: se non ci sentiamo in
colpa o minacciati in alcun modo, possiamo anche non farci
sfuggire alcun segnale. Alcuni individui particolarmente calcolatori o
allenati riescono perfino a imbrogliare la cosiddetta “macchina
della verità” che registra variazioni corporee veramente sottili.
65. La comunicazione
3) Come ci si accorge se qualcuno ci sta mentendo?
Talvolta esprimiamo messaggi contraddittori: diciamo qualcosa a parole,
e il contrario o altro con il corpo. Un modo per riconoscere queste
incongruenze è la valutazione del “rapporto temporale” tra un gesto e la
parola; ormai è provato che i gesti anticipano sempre quello che stiamo
per dire; se accade il contrario, significa che il messaggio verbale è “non
sentito”: per esempio, se qualcuno afferma di essere in collera con il partner o
con il capoufficio e dopo averlo detto batte un pugno sul tavolo, verosimilmente la
sua “rabbia” è più scena che altro.
Il controllo che abbiamo di noi “declina” a partire dalla testa e arrivando
ai piedi; inoltre è inferiore sul lato sinistro del corpo e maggiore su quello
destro. Così, se subodoriamo che le parole del nostro interlocutore non
siano sincere o “sentite”, conviene fare attenzione a cosa fa con la parte
inferiore del corpo (specie, bacino, gambe e piedi) e con il lato sinistro.
Per esempio qualcuno può dirci di trovarsi a proprio agio in un dato ambiente, ma
tenere un piede orientato verso una potenziale via di fuga (una porta, un uscio, ma
anche – l’inconscio non va molto per il sottile – una finestra); in questo modo il suo
messaggio verbale sarebbe contraddetto dalla posizione che assume. Un altro
esempio è quello di qualcuno che ci dice di andare d’amore e d’accordo con il
partner o il capoufficio e contrae al tempo stesso la mano sinistra, come se stesse
per chiuderla a pugno.
66. La comunicazione
Vi sono almeno tre chiavi di lettura per stabilire che un’espressione non sia
genuina e sincera:
asimmetria dell’espressione nei due lati del volto - le stesse azioni compaiono
identiche nelle due metà del viso, ma sono più intense su un lato rispetto
all’altro. E questo perché l'emisfero cerebrale destro sia più specializzato del
sinistro nell’elaborazione delle emozioni: dato che l'emisfero destro controlla
gran parte dei muscoli della metà sinistra del viso e il sinistro quelli della metà
destra, le emozioni osservano con maggiore intensità sulla parte “mancina”
del volto. Se al contrario, è il lato destro a mostrare un certo atteggiamento in
modo più marcato, possiamo presumere che l’emozione non sia sentita
davvero
scelta sbagliata dei tempi di innesco e “disinnesco” della mimica facciale, -
Le espressioni “tirate” (che durano, cioè più di 10 secondi) sono
probabilmente false: la mimica che esprime emozioni autentiche non resta sul
viso più di qualche secondo. Se la sorpresa è genuina, poi, tutti i tempi, di
attacco e di stacco, sono brevissimi: in genere si tratta di qualche secondo.-
errata collocazione dell’espressione nel discorso - Se qualcuno finge di
arrabbiarsi e dice ad esempio "ti metterei le mani addosso"; per accertare
che la minaccia sia vera, dobbiamo fare attenzione alla mimica : se i segni di
collera nell’espressione facciale vengono dopo le parole, la persona non è
poi così adirata come vorrebbe far credere. Come regola, vale l'assunto che
le espressioni del viso non sincronizzate coi movimenti del corpo costituiscono
probabili indizi di falso.
67. La comunicazione
I Segnali della Menzogna
Si dice che le bugie abbiano le gambe corte... probabilmente é proprio
così; perché l'orientamento di gambe e piedi quando mentiamo, assieme
a numerosi altri segnali non verbali, tradisce le nostre intenzioni e ciò che
vogliamo celare. Quando mentiamo o quando intendiamo celare i nostri
pensieri e i sentimenti cerchiamo di controllarci e sembrare spontanei;
proprio questo intento ci porta, a meno che non siamo dei “pezzi di
ghiaccio” o degli attori consumati, a lasciarci sfuggire qualcosa… specie
se non abbiamo idea che un certo comportamento li possa tradire. E’ per
questo che l’osservazione dei segnali del corpo ci può aiutare a svelare le
menzogne: così, se qualcuno ci racconta frottole, improvvisi tic al volto, il
manipolare qualcosa, il deviare lo sguardo e altri comportamenti
involontari possono far trapelare i suoi veri atteggiamenti o contraddire ciò
che afferma. Nonostante ci sia la credenza che la bugia sia legata a
determinate azioni, in realtà ciò che trapela è solo un’emozione; per cui,
anche se mentiamo, quanto più siamo tranquilli o disinteressati, tanto più
riusciremo a controllarci. Al contrario, più siamo impauriti, in colpa o in
ansia, tanto meno potremo impedire a queste emozioni di “scapparci”.
68. La comunicazione
Uno delle azioni che facciamo più di frequente quando vogliamo
mascherare un sentimento è il sorriso falso.
le caratteristiche del vero sorriso sincero che coinvolge, oltre ai muscoli
della bocca, anche quelli degli occhi.
Il tratto comune al sorriso autentico è la modificazione nell’aspetto
prodotto dal muscolo zigomatico maggiore che contraendosi, solleva gli
angoli della bocca inclinandoli verso gli zigomi. II sorriso genuino è
contraddistinto da una contrazione spontanea di un muscolo dell'occhio
noto come “pars lateralis”: si ride anche con gli occhi.
Quando invece si sorride in modo manierato e falso questo non accade e
le “zampe di gallina” che si producono a lato degli occhi e il lieve
abbassamento delle sopracciglia che compaiono nel sorriso autentico non
sono presenti. Quando è usato come una maschera, il sorriso falso copre
solo le azioni della parte inferiore del viso e della palpebra inferiore. Inoltre
il sorriso falso risulta spesso asimmetrico e caratterizzato da un tempo di
stacco anomalo, per cui può scomparire in modo troppo improvviso o a
singhiozzo.
69. La comunicazione
Anche alcune variazioni della voce e del modo di parlare possono
accompagnare la menzogna.
Un tratto vocale che contraddistingue chi sta mentendo è un tono che suona più
acuto e stridulo.
Se la persona prova del risentimento, ma vuole nasconderlo, la sua voce tende a
diventare più metallica, secca e di volume più alto. L’articolazione delle parole subisce
un’accelerazione, le parole vengono di frequente “mangiate” e il discorso appare spezzato;
inoltre, le pause fra le parole si fanno più brevi.
Se è amareggiata o scontenta (come di fronte ad un regalo deludente) il suo
timbro echeggia più basso, flebile e sospirato. In questo caso, anche il parlare
subisce un rallentamento e le pause sono più lunghe.
Gesti e manipolazioni sono in genere buoni "compagni" delle bugie:
spesso chi mente, tende a gesticolare meno del solito, tiene le braccia vicino alle cosce o
incrociate; se è seduto tiene le mani sotto le gambe, oppure porta la mano sinistra, che
corrisponde al lato emotivo del corpo. davanti a sé. Questo sia perché è più concentrato
del normale su quello che dice, sia perché riducendo i gesti, si sente meno esposto. Una
delle cose che chi mente invece fa di più è manipolare, stritolare, premere qualcosa con le
dita: può così appallottolare un foglietto, stringere il pacchetto di sigarette o prendere una
penna o il telefonino come se dovesse usarlo, ma limitandosi a giocherellarci e a portare lo
sguardo su di esso. Quest'azione diventa così un pretesto che consente di alleviare la
tensione dello sguardo diretto quando questo diventa insostenibile.
70. La comunicazione
Quando tutto il resto del corpo "tace", ci pensano le nostre gambe e i
nostri piedi a tradirci: se siamo in ansia o ci sentiamo in colpa, le estremità
saranno dirette verso una potenziale via di fuga, come una porta, un atrio
e perfino una finestra.
Con i piedi possiamo tradirci in molti modi: sollevando i talloni, torcendo
le dita, piegandoli sul lato esterno, calpestandoli, tirandoli indietro
quando siamo seduti...insomma, quello che esprimiamo in quei momenti
é proprio l'intenzione di "darcela a gambe"!
Uno degli indici più conosciuti della menzogna (ma anche il meno
attendibile) è lo sguardo sfuggente.
Quando qualcuno si sente in colpa o teme di venire scoperto spesso
trova difficile sostenere lo sguardo dell’interlocutore e punta gli occhi
altrove. Dal momento però che quasi tutti sanno che questo è un segno
rivelatore, chi si trova in questa condizione cerca di non evitare di
incrociare gli occhi dell’altro; pero, si può tradire con brevi guizzi
dell’occhio in un’altra direzione oppure portando lo sguardo su un
oggetto che comincia pretestuosamente a manipolare (ad esempio, può
riordinare dei fogli, tenendo lo sguardo su di essi o nel momento in cui
dice una cosa falsa far cadere lo sguardo su un portapenne e spostarlo di
un paio di millimetri).
71. La comunicazione
Una variazione dell’occhio non controllabile che accompagna spesso la
menzogna è l’aumento della dimensione delle pupille.
uno stato di nervosismo e di agitazione che induce nell’organismo una
reazione di allarme: uno dei segni di questo stato è proprio la dilatazione
delle pupille; specie a domande dirette sul fatto.
un altro segnale di menzogna degli occhi altrettanto affidabile e
sicuramente più evidente; si tratta dell’aumento dell’ammiccamento delle
palpebre.
E’ stato osservato che messi di fronte a prove o evidenze che intendiamo di
sconfermare, in un primo tempo le riconosciamo e lo riveliamo battendo le
ciglia più lentamente, ma In un momento successivo, invece, quando
effettivamente neghiamo o diciamo il falso, la tensione che sviluppiamo si
riflette in un’accelerazione dell’ammiccamento palpebrale.
Tra i più affidabili segnali che accompagnano il mentire ci sono inoltre gli
errori di pronuncia, esitazioni nel discorso e pause prolungate, un tono di
voce strozzato, acuto e sottile e un aumento dei gesti inutili prodotti nel
rispondere:
come aggiustarsi un colletto o un polsino o degli accessori d’abbigliamento
senza guardarli oppure manipolare una penna, un accendino o un altro
portando lo sguardo sull’oggetto. Inoltre, si tende a muovere meno braccia,
mani, dita piedi e gambe e quindi a stare più impettiti mentre si mente.
72. La comunicazione
4) Come si capisce se l'interlocutore é interessato a quello che diciamo?
Quando qualcuno é colpito dalle nostre parole o dai nostri argomenti, possiamo
notare segnali involontari che lasciano trapelare il suo interesse. Se l’altro é
seduto, può inclinare il busto in avanti mentre affrontiamo un certo tema: quanto
più é interessato, tanto più la sua muscolatura apparirà tesa e scattante (per
farsene un’idea, basti pensare al tifoso che guarda la TV mentre é in attesa del
calcio di rigore).
Alle volte, quando l’interesse é inferiore o l’altro non intende darlo troppo a
vedere, può limitarsi a sollevare un piede e a tenerlo eretto o a tenere una mano
come sospesa nell’aria.
Se un argomento risulta molto piacevole, l’interlocutore potrà comportarsi come
se si trovasse di fronte ad un cibo piuttosto gustoso o ad una persona che trova
attraente: potrà così leccarsi le labbra, passarsi la mano fra i capelli, manipolare
un accendino, un telefonino, una penna e altro. Quello che ci fa capire che
l’interesse non é rivolto a noi, ma a quello che diciamo é il fatto che l’atto viene
eseguito immediatamente dopo una parola o un argomento che abbiamo
esposto (in genere, passa circa un secondo fra lo stimolo e la reazione).
73. La comunicazione
6) Il linguaggio del corpo ci dice qualcosa sul carattere del nostro
interlocutore?
La posizione delle spalle, il modo di toccare, pieghe e rughe che solcano
il nostro volto e i gesti abituali e altri segnali possono tradire quello che
siamo e le nostre inclinazioni.
a) chi tende ad avere le spalle basse e curve è un tipo piuttosto chiuso e
refrattario al contatto interpersonale.
b) chi tocca con naturalezza e spesso é in genere piuttosto estroverso,
anticonformista, sicuro di sé e si piace.
c) chi, invece, é generalmente schivo nel contatto é di solito inibito,
insicuro, abitudinario, tradizionalista e trova di non essere particolarmente
piacente.
Il tono e il volume della voce sono piuttosto rivelatori della personalità:
a) i timidi parlano spesso con voce sorda, strozzata e sottile.
b) Le persone dominanti e intraprendenti hanno invece una voce più
tonante del comune e parlano abbastanza accelerato.
74. La comunicazione
c) gli individui pignoli, metodici e razionali hanno il tono della loro voce con un
timbro é medio e pressoché privo di variazioni; quando parlano sembrano
avere un metronomo in testa che gli scandisca l’enunciazione delle parole.
Anche il loro movimento (anche se sembrano ingessati) é compassato e il
gesto che fanno più di frequente é simile all’OK, ma fatto sul piano verticale
quando vogliono puntualizzare qualcosa. Per altro, questi individui hanno altre
peculiarità sul piano non verbale: a tavola tendono a sistemare posate, oliera e
altre suppellettili secondo un loro schema; sulla loro scrivania o nella loro
stanza tutto é ordinato e a suo posto.
d) gli individui eclettici, svagati, sognatori, esatti contrari, hanno anch’essi un
linguaggio del corpo caratteristico: appaiono sempre piuttosto scattanti e
scomposti; inoltre, quasi sempre sono in movimento (fanno oscillare un piede,
ondeggiano il tronco, ecc.) e gesticolano molto e in modo esuberante.
Nell’eloquio appaiono piuttosto frettolosi e hanno un tono alto, di testa.
e) la persona sensibile e con i piedi per terra, che sta in mezzo, assume spesso
posture rilassate e comode; si muovono in modo armonioso e coordinato; i loro
gesti sembrano i movimenti di un direttore d’orchestra. La loro voce suona
profonda e calda e il loro modo di parlare é in genere lento e “soppesato”.
75. La comunicazione
Una qualità che viene generalmente apprezzata, soprattutto se si
tratta di lavorare a stretto contatto con il pubblico, é
l’estroversione. Questa disposizione del carattere si traduce in tratti
rilassati del volto e della postura; da una facilità al sorriso e da
gesticolazioni frequenti ed espressive.
76. La comunicazione
11) La comunicazione non verbale vale in ogni parte del mondo o é
condizionato dalla cultura?
Esiste una comunicazione non verbale detta analogica che é comune a
tutti: passarsi la lingua sulle labbra è dappertutto un segno di gradimento;
sfregarsi il naso é invece un segno di stizza dovunque. Anche le
espressioni facciali che segnalano paura, gioia, tristezza, ecc. sembra
abbiano una base biologica e quindi non siano apprese.
Naturalmente, parte del linguaggio del corpo è anche legato alla
cultura; questo vale in particolare per i gesti e, altrettanto naturalmente,
può portare a spiacevoli equivoci:
ad esempio, il fare il gesto di unire pollice e indice nel segno dell'Ok a
Malta potrebbe generare a conseguenze imprevedibili: il suo significato lì
infatti è "sei omosessuale"!
77. La comunicazione
Il linguaggio del corpo è l’insieme dei segnali acquisiti. Questi si dividono in:
Emblemi: il segnale dell’ Ok o dell’autostop.
Segnali universali: sono quelli condivisi da tutti e che rivelano le emozioni.
Tutti questi segnali rivelano emozioni positive o negative.
Segnali positivi e di piacere:
- l’inumidirsi o leccarsi le labbra o sporgere le labbra – inclinare il busto in avanti
- sporgersi o orientare il corpo verso l’interlocutore - il toccarsi o accarezzarsi i capelli -
sollevare il piede o le mani – tenere un dito vicino o appoggiato alla bocca (soprattutto se
dischiusa) – dilatare le pupille
Segnali negativi o di rifiuto:
- sfregarsi o toccarsi il naso - accavallare le gambe - togliersi una secrezione lacrimale -
stare a braccia conserte - grattarsi lo zigomo - fingere di togliere le briciole dalla giacca –
appoggiare un dito trasversalmente alla bocca chiusa con energia – spingere l’indice
contro il labbro inferiore
Segnali di tensione:
- abbassare il tono di voce - schiarirsi la gola - muovere i piedi – sbattere velocemente le
palpebre - inumidirsi le labbra con un guizzo veloce della lingua(soprattutto l’inferiore ) –
lanciare lo sguardo verso la porta d’uscita – da seduti mettere le mani sui braccioli e
portare il busto in avanti come per alzarci
E tutti questi segnali sono prodotti in modo involontario e inconsapevole.
78. La comunicazione
12) C'é il rischio di perdere la spontaneità conoscendo i linguaggio del
corpo?
Sostanzialmente rimaniamo comunque noi stessi; semmai, conoscere i
segnali del corpo, ci rende più liberi e di comportarci in modo naturale;
conoscendo già il significato di certi segnali, non dobbiamo scervellarci
per interpretarli e possiamo sentirci meglio. Certo, all'inizio, finché non si
prende la mano con l'interpretazione dei comportamenti non verbali,
possiamo essere meno fluidi; ma é tutto un fatto di esercizio; é un po'
come imparare una lingua straniera: all'inizio, dobbiamo cercare i termini
e i modi per esprimerci; ma se ci alleniamo, impariamo a parlarla in
modo scorrevole. Va tenuto presente, inoltre, che il linguaggio non
verbale fa parte di noi: é la cultura che ce lo fa dimenticare;
riappropriarsi della capacità di "capirlo e parlarlo" significa recuperare
qualcosa che abbiamo semplicemente dimenticato.
79. La comunicazione
Prossemica - La distanza fra i corpi
La prossemica, disciplina che si occupa del significato e dell'uso dello
spazio da parte dell'uomo.
Tutti gli animali vivono in una sorta di bolla virtuale che rappresenta la
loro intimità e che ha il raggio della distanza di sicurezza, cioè quella
che consente di difendersi da un attacco o di iniziare una fuga. Negli
uomini, essa è di circa 60 / 75 cm. , cioè la distanza del braccio teso.
La "bolla" è un dato di natura, mentre la sua dimensione e il suo valore
di intimità sono dati di cultura e quindi variano: l'infrazione alle regole
"prossemiche", cioè alla grammatica che regola la distanza
interpersonale, può generare una escalation, cioè far interpretare
come aggressivi e invasivi, quindi degni di una reazione adeguata, dei
movimenti di avvicinamento che non hanno questo significato nella
cultura di chi li ha compiuti.
80. La comunicazione
Gli psicologi sono arrivati a misurare le distanze che l'uomo, nelle diverse
situazioni, tiene con i propri simili. Dal momento che i primi a occuparsi di
prossemica, all'inizio degli anni Sessanta, sono stati gli statunitensi, le misure
valgono per l'"americano medio". Bisogna ricordare che i popoli latini e
mediorientali tendono ad "accorciare le distanze".
C'è dunque la distanza "intima", che va dal contatto corporeo fino ai 45
centimetri: è quella che tengono gli innamorati, i genitori con i figli piccoli, i
bambini tra loro e, in alcune circostanze, gli amici. "Non si tratta tanto di una
distanza fisica, quanto psicologica". "Non contano solo i centimetri, ma il
modo in cui questi centimetri vengono vissuti e comunicati". A questa
distanza, infatti, è possibile percepire il calore e l'odore della pelle e del respiro
dell'altro, che possono suscitare in noi reazioni di piacere o di disgusto a
seconda dei rapporti che ci legano alla persona.
Per esempio basta pensare al disagio che proviamo a sederci in una poltrona appena
lasciata libera da un estraneo, se la stoffa è ancora "calda": questo a volte è sufficiente
a creare la sensazione di invasione della sfera intima, anche in assenza di una presenza
fisica concreta.
81. La comunicazione
Ad un secondo livello abbiamo la distanza "personale" (per
esempio, quella tra due persone che chiacchierano a una festa), a
sua volta divisa in due sottofasi:
1) quella "di vicinanza" (45-75 centimetri) e
2) quella "di lontananza" (da 75 centimetri a un metro e 20).
Il limite dei 75 centimetri non è casuale". A questa distanza è ancora
possibile allungare la mano e toccare l'altro. Si tratta insomma di un
confine che può essere rispettato o varcato e che ci fa capire
molto della persona che abbiamo di fronte.
Anche il modo di dire "tenere le distanze", probabilmente, deriva
proprio da uno dei possibili atteggiamenti". La distanza "personale" è
quella che usiamo di più nella vita di ogni giorno.
Ad un terzo livello abbiamo la cosiddetta distanza "sociale", (Oltre il
metro e 20 centimetri e fino ai tre metri e mezzo), tipica delle
situazioni professionali. "I tre metri e mezzo sono lo spazio
raccomandato per le scrivanie di un ufficio "open space"". "In
questa situazione, nessuno si sente obbligato a parlare con il vicino,
trascurando il lavoro".
82. La comunicazione
La distanza sociale viene spesso manipolata per comunicare determinati
messaggi di potere. Lo fa il capufficio che, in piedi, si avvicina
all'impiegato seduto e invade il suo spazio personale, per dimostrare la
propria supremazia. "La "tecnica dell'invasione" viene usata anche nelle
vendite, per mettere sotto stress l'acquirente indeciso e spingerlo a
concludere l'affare. Un esempio estremo di "invasione" si vede nei film
polizieschi, durante le scene degli interrogatori. "
Un modo più sottile per invadere lo spazio dell'altro è quello di usare gli
oggetti come "protesi" del proprio corpo".
Per esempio a tavola si può giocare con bicchieri, oliera e cestino del pane,
spostandoli nell'area della persona di fronte a noi, che si sentirà a disagio senza
però capirne il motivo".
L'ultimo livello è costituito dalla distanza "pubblica", (oltre i tre metri e
mezzo): è quella tenuta dai professori universitari durante le lezioni, dai
politici ai comizi, dai cantanti ai concerti, al di là di quelle che possono
essere le norme di sicurezza adottate in questi casi.
Insomma, è come se ognuno di noi fosse circondato da un "bolla" che si
espande o si restringe a seconda delle situazioni. Le sue dimensioni sono
influenzate dall'età, dal sesso e dalle caratteristiche psicologiche di
ognuno di noi. Gli uomini solitamente hanno una "bolla interpersonale"
più grande rispetto alle donne, molto più abituate al contatto fisico tra
loro.
83. La comunicazione
La forma assunta dalla bolla non è del tutto sferica, ma
leggermente allungata. Infatti, tolleriamo più facilmente un
estraneo al nostro fianco piuttosto che di fronte; esporre il ventre
all’avversario è ritenuto pericoloso ed imprudente. E neppure lo
spazio dietro di noi è neutrale: c'è addirittura chi non sopporta di
sentirsi "scoperto" alle spalle, un'area che sfugge al proprio
controllo visivo.
Lo spazio inoltre è organizzato secondo schemi che riflettono la
cultura e le esigenze degli esseri umani che lo popolano. Ed è
proprio lo spazio a parlarci di queste diversità. Imparare ad
"ascoltarlo" potrebbe essere un modo per conoscere l'altro. E
magari accorciare le distanze.
Per fare esempi più vicini a noi, capita che italiani e spagnoli siano giudicati
invadenti dagli anglosassoni, per la loro abitudine di gesticolare mentre parlano e di
avvicinarsi all'interlocutore, pensando di farsi capire meglio. Viceversa, i nordici
vengono considerati distaccati e freddi a causa dei loro atteggiamenti molto più
statici.
84. La comunicazione
Inseparabili il gesto e la parola
Le ricerche dimostrano che quando archiviamo il nome di un oggetto e di cose
concrete, attiviamo sì l'area linguistica, ma anche quella motoria
Chi non conosce uno di quegli individui che possiedono una gamma di
espressioni che va dal cipiglio allo sguardo glaciale ... e di poche parole?
E chi non si è sentito una volta o l'altra nella vita così teso e impacciato
da non trovare niente da dire o non sapere come rispondere?
Cosa hanno in comune questi due esempi? L'assenza o la rarità dei gesti.
Parlare fluentemente, in modo colorito, avere la battuta pronta è legato
all'espressività e alla quantità dei gesti che facciamo durante il dialogo. Il
movimento infatti anticipa sempre la parola. Quando un soggetto è
impedito a muoversi l’eloquio diventa più povero, più “insipido”,
l’articolazione delle parole appare più stentata e aumentano gli errori di
pronuncia.
Quando apprendiamo il significato di un oggetto, lo archiviamo nella
memoria assieme alle azioni e alle contrazioni muscolari che compiamo
usandoli o che eseguiamo per comprenderne il funzionamento. Così,
quando ci troviamo a richiamare a mente il suo nome, recuperiamo in
realtà l'intero complesso di informazioni ad esso legate. In altre parole, si
attivano non solo l'area linguistica del cervello, ma anche quella motoria
e premotoria dove immaganizziamo le sequenze di azioni fra loro
coordinate.
85. La comunicazione
L’asso nella manica … o meglio nella mano: il potere persuasivo del
contatto
Toccare il braccio o la spalla di qualcuno per qualche istante
quando gli si fa una richiesta può sembrare un'azione di poco
conto…per lo meno nel pensiero comune. In realtà toccare appena
uno sconosciuto, crei un legame minino che predispone
favorevolmente quest’ultimo verso l’altro.
Il contatto fisico aumenta i sentimenti positivi sia nei confronti
dell’interlocutore; inoltre, chi viene toccato è più compiacente e
disponibile e acquista più facilmente un prodotto che gli viene offerto
in vendita.
le persone sono più disponibili e cooperative se chi le segue
appoggia la mano sulla loro o tocca il loro avambraccio.
Insomma il contatto convince; ma non solo, conferisce fascino e
prestigio: chi tocca rispetto a chi è più restio nel farlo viene giudicato
più dominante, determinato, caloroso ed espressivo
86. La comunicazione
LA STRETTA DI MANO: UN SALUTO CHE PARLA DI NOI
Il gesto di porgere e stringere la mano, come forma di saluto, può dirci molto sul
nostro interlocutore e sul tipo di relazione che predilige
Lo scopo del dare la mano, nella comunicazione non verbale, è precisamente quello di
autorizzare l'interazione e di mostrare accettazione e apertura nei confronti dell'altro. E'
proprio dall'intento di far capire che le nostre intenzioni, nell'approssimarci a qualcuno,
sono innocue che presumibilmente ha preso origine questo gesto.
Quando diamo la mano, il modo in cui lo facciamo parla di noi.
Ad esempio, chi torce il polso dell'altro, così da fargli girare il palmo verso l'alto o chi
mette una mano sulla spalla dell'interlocutore nel dargli la mano, esprime il desiderio di
porre l'altro in un ruolo di sudditanza. La persona che invece offre la mano molle o solo
la punta della dita non gradisce il contatto con gli altri e si tratta di un individuo
altezzoso o schivo e comunque quasi sempre falso e opportunista.
La mano ha una peculiarità: quando suda, questo avviene, non a causa di un
aumento della temperatura esterna, ma esclusivamente in conseguenza di
uno stress emotivo.
Così il fatto che il palmo sia più o meno "bagnato" è legato alla capacità di
gestione dell'ansia e all'essere più o meno a proprio agio e disinvolti nei
rapporti umani. E' stato scoperto ad esempio che una mano asciutta è legata
alla socievolezza negli uomini, ma non nelle donne.
87. La comunicazione
Una mano fredda e umida sia spesso associata ad un temperamento introverso,
depresso con tendenza a sviluppare comportamenti nevrotici; questo lo si
osserva soprattutto nelle donne. Bisogna però precisare che il gentil sesso ha
una circolazione periferica meno efficiente degli uomini; quindi, non è
infrequente trovare una donna con la gelida manina. Però se la mano di una
donna che conosciamo è calda, facilmente ci troviamo di fronte ad una
persona equilibrata e sicura. Quando è un uomo ad avere l'estremità superiore
fredda non è improbabile che sia un individuo inibito e apprensivo.
Anche l'intensità della forza impressa alla stretta è legato alla personalità:
- Una stretta salda e decisa è tipica di una personalità dominante, sicura di sé e razionale;
chi, nello stringere la mano, torce il polso dell’altro o appoggia la propria mano sulla sua
spalla, esprime il desiderio di porre l‘interlocutore in un ruolo di sudditanza. Nel dare la
mano, il porla con il palmo rivolto verso il basso indica la volontà di mantenere una
posizione di dominanza.
- se la pressione è eccessiva però è segno di un carattere aggressivo ed esibizionista.
- le persone che danno la mano in modo molle e fiacco sono di solito schive, timide e
diffidenti. Anche chi è depresso tende a stringere in modo blando. Per altro, si è appurato
che un progressivo declino nell'intensità della stretta è legato ad un peggioramento dello
stato malinconico. La persona che offre il «pesce lesso» o solo la punta della dita non
gradisce il contatto con gli altri e si tratta di un individuo altezzoso o schivo e comunque
quasi sempre falso e opportunista.
88. La comunicazione
La forma di saluto incide molto sulla prima impressione
E’ stato appurato che il modo di dare la mano è stabile nel tempo
ed indipendente dalla persona che incontriamo (perciò è legato
alla personalità). Gli studiosi hanno quindi osservato che una
stretta energica e calorosa è tipica degli individui estroversi e di chi
è molto espressivo; nelle donne, inoltre, è associata anche ad
apertura mentale e a curiosità per le novità. Al contrario, chi è
timido o ha un temperamento ansioso e instabile da la mano in
modo esitante e la sua stretta appare piuttosto debole.
89. La comunicazione
Anche il potere ha un “genere”: i segnali non verbali e le differenze fra i sessi
I segnali non verbali di dominanza vengono interpretati in modo diverso se a farli è
un uomo o una donna
Gli uomini, nei loro rapporto personali e di lavoro, esibiscono tipicamente
quelli che sono conosciuti come “indizi di status elevato”:
ad esempio, tenere le gambe larghe, appoggiare le braccia sullo schienale di un di
un divano o di un bancone o assumere posture rilassate, scomposte e comode. Altri
tipici segnali maschili di dominanza sono mettere le mani sui fianchi o massaggiarsi
con vigore il retro del collo; sollevare le braccia e unire le mani dietro la nuca o
ancora stare in piedi mentre l’interlocutore è seduto.
Per contro, le donne, nelle loro interazioni, tendono ad usare naturalmente
segnali di sottomissione:
Ad esempio quelli di unire le ginocchia sia in posizione in piedi sia sedendosi, tenere le
mani in grembo, assumere posture tendenzialmente erette e composte o stare sedute
tenendo il busto inclinato in avanti o piegare di lato la testa, usare un tono di voce più
acuto del normale, evitare il contatto visivo diretto, ecc.
Non solo le donne si mostrano in linea di massima meno autoritarie, ma
anche quando rivestono posizioni di potere il loro comportamento è spesso
equivocato
90. La comunicazione
In quali momenti tocchiamo maggiormente noi stessi?
Strapparsi le pellicine delle unghie, appoggiare la testa sulla
mano o sfilare e far roteare un anello sul dito e azioni simili sono
un modo per ridurre la tensione, per consolarci o per scaricare
dell'eccitazione.
In generale, poi, gli uomini si toccavano con più insistenza che le
donne; queste ultime però apparivano più imbarazzate o tese (e
manipolavano maggiormente il proprio corpo) quando venivano
interrogate sull'argomento "scottante".
91. La comunicazione
IL PIEDE
E' ormai un luogo comune nello studio del linguaggio del corpo che la parte
dalla cintola in giù sia la meno controllata e quindi possa diventare una fonte
di importanti informazioni sulle intenzioni e sulle emozioni dell'altro. Quando
un individuo è in tensione, il modo in cui muove, contrae, agita i piedi lascia
trapelare, il suo stato d'animo anche quando il resto del corpo sembra
trasmettere un messaggio di sicurezza e disinvoltura.
Per esempio, in posizione eretta, l'ansia, la fretta o l'apprensione vengono espresse
tenendo un piede orientato verso l'interlocutore o dell'uditorio e l'altro verso una
potenziale via di fuga (un porta, in direzione del punto in cui si trova l'atrio, l'uscita e
così via). Un altro indice di emotività è il calpestarsi una scarpa con l'altra o sfregarle,
poggiando i piedi sul lato esterno. O ancora, chi è agitato, ed è seduto, può sollevare i
tacchi come per andarsene, ma rimanendo lì dov'è, oppure muovere le dita, facendo
assumere alla punta delle scarpe un aspetto torto. Un altro tipico segno di agitazione è,
in piedi, far ricadere il peso del corpo ora da un lato o dall'altro, dando l'impressione di
oscillare. La comodità di stare seduti non offre un sollievo sufficiente a inibire queste
azioni; anzi, altre se ne aggiungono: chi non vede l'ora di andarsene, accavalla le
gambe, tenendo il piede sospeso; quindi, lo spinge con moto altalenante avanti e
indietro, lo contrae, curvando le dita (o piegando l'estremità della scarpa verso il
basso); infine, può "aggrovigliare" strettamente le estremità inferiori.
92. La comunicazione
Con i piedi (e quindi non solo " … con le mani …",) possiamo "fare
tante altre cose": ad esempio, mostrare impazienza, battendoli sul
pavimento o tirandoli all'indietro, da seduti, quando un argomento o altro ci da fastidio
o ci induce un senso di rifiuto; se la situazione ci sta "stretta", possiamo sedere,
incrociare le gambe e calciare nel vuoto oppure tenere i talloni sollevati nell'evidente
impulso a toglierci di lì (spesso, portando anche il busto in avanti e afferrando i braccioli
con le mani).
La posizione delle nostre estremità inferiori può per altro indicare
anche interesse o attenzione: chi è "preso" da un discorso:
Ad esempio, può tenere il piede sollevato, a volte anche a lungo. Se siamo coinvolti in
una conversazione e notiamo una terza persona che ci piace, possiamo orientare il
nostro piede verso di essa. Uno dei più vistosi segni di eccitazione è un accentuazione
del tono muscolare, un fenomeno osservabile soprattutto in una donna che porti la
gonna corta; le gambe appaiono tese e scattanti e, se il piede è scalzo o le la
calzatura lascia libere le dita, possiamo notare, in circostanze di forte coinvolgimento
una vera e propria erezione dell'alluce.
93. La comunicazione
I piedi, come si è accennato, possono suscitare forti impulsi sessuali per
qualcuno; in particolare, i piedi di una donna per l'uomo sono vissuti
spesso come una parte attraente del corpo femminile. In parte, perché
sono più piccoli e sinuosi del piede maschile (le scarpe con il tacco alto
servono ad esaltare quest'aspetto) e perciò diventano un segno
distintivo di femminilità. Inoltre, la pianta del piede produce gli stessi acidi
grassi secreti dalla regione dell'inguine: quindi il loro odore (o la
rievocazione dell'odore data dalla loro vista) può funzionare da
inconsapevole afrodisiaco.
Proprio in funzione di queste caratteristiche, le donne che vogliano sedurre il
partner possono, più o meno intenzionalmente, dirigere l'attenzione di
quest'ultimo sulle proprie estremità inferiori. Così possono sfilare il tallone della
scarpa e fare dondolare quest'ultima sulla punta del piede (quest'azione evoca
anche il denudamento), oppure accarezzarsi il collo del piede o tenere il piede
parallelo alla gamba; quest'azione sembra abbia la funzione di annullare il
potenziale simbolismo fallico del piede, già identificato da Freud prima della fine
del secolo.
94. La comunicazione
TECNICHE DI COMUNICAZIONE
Le parole giuste – i tipi umani
Le parole giuste per tutti i giorni, per tutti gli interlocutori, semplicemente,
non esistono! Una delle prime regole della comunicazione, infatti, è: <scegli
le parole che piacciono al destinatario del tuo messaggio>.
Quando parliamo con qualcuno, la prima cosa da fare è spedire il
messaggio nella porta giusta. I cinque sensi sono le nostre finestre sul
mondo, le nostre porte percettive spalancate sulla realtà esterna.
La Programmazione Neuro-linguistica ha elaborato un modello che
identifica tre tipi "umani", ovvero tre principali gruppi di persone che
interpretano la realtà secondo un canale sensoriale:
il Visivo, (V),
l’Auditivo, (A), ed
il Cinestesico, (K).
Quest'ultimo fa riferimento alla preferenza per il tatto, il gusto e l'olfatto.
95. La comunicazione
Ogni canale sensoriale ha le sue parole preferite. Se stiamo parlando con
un Visivo, ad esempio, i punti cardinali di riferimento del suo mondo di
percezioni saranno le luci e i colori! Una persona che fa dei suoi occhi la
guida per conoscere e sperimentare gli oggetti del mondo, costruisce il
suo linguaggio, i suoi messaggi con parole chiare a precise, che sanno di
luci, prospettive e poligoni definiti.
Ecco qualche esempio dei termini che i Visivi amano sopra ogni cosa:
vedere, guardare, definire, luce, colori, prospettiva, osservare, sguardo,
delineare, tracciare, dipingere, disegnare...
Chi utilizza la vista come canale privilegiato, quindi, si aspetta di sentir
parlare con questo linguaggio, perché è quello che conosce meglio ed è
quello che rappresenta nel modo migliore le forme dei suoi pensieri.
Un ragionamento analogo vale a proposito delle persone Auditive, ovvero
quelle che descrivono le proprie esperienze soprattutto con il senso
dell’udito.
Ecco i termini che ama usare l ‘auditivo:
sentire, ascoltare, armonia, musica, parole, scrittura, lingua, traduzione,
conversazione, audio, sintonizzarsi, cantare, leggere...
96. La comunicazione
I Cinestesici, molto numerosi nella popolazione umana (circa il 40-45%),
sembrano meno facili da individuare a prima vista, ma ci sono tanti
segnali che portano dritti dritti al loro gruppo. Hanno preferenza per
l’uso del tatto, del gusto e dell'olfatto.
Il loro universo semantico è fatto delle seguenti parole:
sensazione, emozione, toccare, concreto, pratico, sentimento,
percepire, solido, sperimentare, sentire, costruire, tastare, abbracciare,
approfondire...
Come forse avrai immaginato, i gruppi "sensoriali" hanno un modo molto
diverso di comunicare. Può capitare, quindi, che l'incontro fra persone di
gruppi differenti generi un groviglio di messaggi che finiscono nel vuoto.
Se ognuno parla il suo linguaggio, infatti, sarà impossibile capirsi. E' quello
che succede tra due persone che parlano due lingue diverse, inglese e
russo, italiano e francese: come si può comprendere senza una
traduzione? Impossibile!
Allora, prima di tutto, mettiamoci in ascolto del nostro interlocutore per
capire se è Visivo, Auditivo o Cinestesico. Afferrato questo gancio
essenziale, saremo capaci di usare le parole che gli fanno comprendere
al meglio quello che vogliamo dire.
97. La comunicazione
Modalità Respiratorie -----> Sistemi Sensoriali
Parte alta del torace: respiro poco profondo -----> Visivo (V)
Area centrale del torace: respiro uniforme -----> Uditivo (A)
Parte bassa dell’addome: respiro profondo -----> Cenestesico (K)
Cambiamenti di Postura e di Tono Muscolare -----> Sistema
Sensoriale
Tensione nelle spalle e nel collo e talvolta nello stomaco; spalle
spesso incurvate. -----> Visivo (V)
Tensione distribuita equamente; spalle all’indietro; testa inclinata
da un lato. -----> Uditivo (A)
Muscoli rilassati, spalle cadenti.
Testa e spalle come sopra; corpo in movimento e spalle tenute in
maniera più squadrata -----> Cenestesico (K)
98. La comunicazione
Cambiamenti di Tono e Ritmo della voce -----> Sistema Sensoriale
Rapido fiume di parole in tonalità nasale o alta e artefatta; ritmo
rapido. -----> Visivo (V)
Ritmo calmo e uniforme; tonalità media; buona e chiara
enunciazione delle parole. -----> Uditivo (A)
Velocità lenta; lunghe pause; tonalità bassa e profonda. ----->
Cenestesico (K)
Movimenti oculari -----> Sistemi Sensoriali
In alto a sinistra: Visivo Costruito (Vc)
Orizzontale a sinistra: Uditivo Costruito (Ac)
In basso a destra: Cenestesico (K)
In alto a destra: Visivo Ricordato (Vr)
Orizzontale a destra: Uditivo Ricordato (Ar)
In basso a sinistra: Dialogo Interno (Ai)
99. La comunicazione
le persone sviluppano una preferenza per un canale sensoriale che, intorno ai
12 anni, diventa la corsia preferenziale attraverso cui transitano le informazioni
che provengono dall'esterno.
La presenza di una via privilegiata per alcune tipologie di stimoli significa solo
mettere in ordine i dati secondo un preciso criterio, per ritrovarli ed utilizzarli
con facilità. Il nostro cervello, infatti, utilizza comunque anche gli altri sensi,
anche se lo fa in misura minore. Ad esempio, se preferisco memorizzare le
esperienze come fotografie (tipo Visivo), potrò anche aggiungere suoni o
profumi, ma il primo ricordo sarà sempre fatto di forme e colori.
Ecco un esempio più concreto. Una persona con sistema preferenziale visivo darà
maggior peso alle immagini (il concetto di ‘gatto’ richiama l’immagine dell’animale);
una persona di tipo auditivo è sintonizzata sui suoni (del gatto percepisce il miagolio o il
rumore delle fusa); una persona cinestesica, è concentrata sulle sensazioni (e del gatto,
la prima cosa che percepisce è la sensazione del pelo al tatto o magari le vibrazioni
delle fusa).
Quando si conversa con qualcuno, quindi, è essenziale parlare con chiarezza
e con calore al suo cervello: se entriamo dall'ingresso preferenziale, troveremo
la sua disponibilità ad ascoltare tutto quello che abbiamo da dire.
100. La comunicazione
Respirare racconta qualcosa di te. Il tuo modo di percepire e ricordare il mondo,
si legge anche attraverso il tuo respiro.
Un tono di voce acuto, con una respirazione polmonare alta e veloce, segnala
un accesso al canale sensoriale visivo.
Un tono di voce basso, con respirazione uniforme e dal torace, quasi come fosse
un metronomo che parla, indica un accesso al canale auditivo.
Un tono di voce moderato, con una respirazione lenta e di pancia (addominale),
indica un accesso al canale cenestesico (emozioni, olfatto, gusto, tatto). La
presenza costante di questi indicatori, ti offre preziose informazioni a proposito
del modo in cui una persona fa esperienza della vita. Chi respira con calma e ha
un tono di voce moderato, ad esempio, farà fatica a tenere dietro alla parlata
spedita di chi ha una respirazione alta e veloce. I pensieri di chi respira con la
pancia si muovono più lentamente e hanno bisogno di qualche secondo in più
per essere formulati con precisione di dettaglio. La percezione visiva, al
contrario, accelera i tempi del pensiero, che si compone più rapidamente in
forme ed immagini.