1. Università degli studi M.G. di Catanzaro
Saper parlare in pubblico
- concetti teorici
- strumenti
- suggerimenti pratici
dott. Stefano Angelo
27/03/2007
2. Saper parlare in pubblico
INDICE
Introduzione
Parte I - Concetti teorici:
psicologia della comunicazione
sociologia della comunicazione
teoria della comunicazione
Parte II - Suggerimenti pratici:
aspetti dinamici
barriere
progettare una presentazione
Parte III - Strumenti
Glossario
3. Saper parlare in pubblico
Introduzione
Non si nasce oratori Giulio Cesare (1953)
Ci sono delle tecniche da
adottare e delle regole da
seguire
Un “buon oratore” deve
avere una serie di Regista: Joseph Leo Mankiewicz
competenze
4. Saper parlare in pubblico
Introduzione
Giulio Cesare (1953)
Saper parlare in pubblico vuol dire
saper comunicare informazioni,
saper trasmettere con efficacia idee e
proposte, dando un senso di fiducia e
autorevolezza.
Regista: Joseph Leo Mankiewicz
Per fare ciò ci si deve esprimere con competenza e sicurezza.
Ovvero: si deve saper bene quel che si dice concentrandosi anche
sul come lo si dice...
5. Saper parlare in pubblico
Introduzione
Giulio Cesare (1953)
Comunicare “x” significa “far
conoscere”, diffondere, “mettere in
comune”, condividere.
La comunicazione è un processo
Regista: Joseph Leo Mankiewicz
(di trasmissione di informazioni)
innescato da un soggetto che ha
intenzione di far sì che il ricevente
pensi o faccia qualcosa (Grice,
1975).
6. Saper parlare in pubblico
Introduzione
La comunicazione nel nostro caso dovrebbe essere:
intenzionale, rivolta ad uno scopo
conscia, basata su una volontà razionale (strategia)
efficace, in grado di raggiungere gli obiettivi che si prefigge
reciproca, fondata sull’interazione tra individui
8. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico
1 – il significato globale dell’interazione deve essere concordato tra
i partecipanti. Gli interlocutori stanno al gioco, condividono
l’esperienza. Dunque, affinché si possa parlare di comunicazione,
tutti gli agenti devono esplicitare la propria intenzione di
partecipare all’interazione
2 – distinzione tra informazione (come elemento) e comunicazione
(come processo)
9. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico
Tripartizione del linguaggio
SINTASSI: rapporto formale tra segni; struttura, correttezza,
grammaticale della frase.
SEMANTICA: significato dei segni, delle parole e delle frasi;
rapporto tra simboli e realtà oggettiva.
PRAGMATICA: relazione tra segni e attori; contesto in cui la
frase è emessa; scopo per cui la frase è emessa; intenzione
comunicativa.
10. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - teoria degli atti linguistici (Austin, 1962)
Affinché l’atto linguistico sia efficace:
deve esistere una procedura convenzionale accettata dagli interlocutori
la procedura deve specificare le circostanze e prescrivere quale debba
essere il comportamento delle persone
la procedura deve essere seguita da tutti i partecipanti completamente e
correttamente
i partecipanti devono avere intenzione di comportarsi nel modo
prescritto dalla procedura
11. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico
rito (funzione, parata)
procedura convenzionale
indicare: campo e regole del gioco,
specificare le circostanze
prima della partita
partecipazione (libera o coercitiva?)
seguita da tutti
motivazione personale
intenzione
12. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di cooperazione (Grice, 1975)
comunicazione = significato + intenzioni
intenzionalità informativa:
A trasmette a B qualcosa che B non sa,
aumentando le sue informazioni
intenzioni
intenzionalità comunicativa:
A vuole rendere B consapevole di
qualcosa di cui B non è a conoscenza
13. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di cooperazione (Grice, 1975)
In sintesi:
Dai il tuo contributo alla conversazione al momento opportuno, in
base agli scopi (statici) o all’orientamento comune del discorso in
cui sei impegnato (scopi dinamici, negoziati)
declinazione del principio:
massima della quantità
massima della qualità
massima della relazione
massima del modo
14. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di cooperazione (Grice, 1975)
massima della quantità
dare il giusto contributo informativo in relazione agli scopi
della comunicazione
non dare più informazioni di quanto richiesto (in base al target,
per evitare sovraccarichi cognitivi)
massima della qualità
cercare di dare un contributo originale
non dare informazioni false
dare informazioni che possano essere documentate
15. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di cooperazione (Grice, 1975)
massima della relazione
essere pertinenti. Trasmettere solo ciò che è rilevante, ovvero:
rimanere nell’ambito del tema trattato.
Niente divagazioni (a meno che non siano strategiche...)
massima del modo
cercare di essere chiari (ovvero, evitare espressioni ambigue e
tarare i termini in base al target)
non dare niente per scontato (spiegare i termini, sollecitare
feedback)
essere sintetici
avere un ordine espositivo (progettare una scaletta dinamica)
16. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di cooperazione (Grice, 1975)
ERRORE
Violazione involontaria di una massima, frequente nella
conversazione quotidiana. Violazioni croniche: discorso
logorroico, superficiale, disordinato…
Asimmetria parlante-ascoltatore:
maggiore competenza del parlante: l’errore sfugge
maggiore competenza dell’ascoltatore: l’errore viene
riconosciuto
17. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di cooperazione (Grice, 1975)
INGANNO
Violazione volontaria: il parlante tenta consapevolmente di
trarre in inganno l’ascoltatore:
violando la massima della quantità (nascondendo
informazioni)
violando la massima della qualità (dicendo il falso)
18. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico
LA MANIPOLAZIONE DELL’INFORMAZIONE
comunicazione falsa
distorsione dell’informazione
distorsione varia lungo un continuum:
distorsione falsificazione
19. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico
Un’informazione è rilevante quando comporta un effetto cognitivo
positivo e una differente rappresentazione della realtà, che rispecchi
però la verità e non sia ingannevole
Un’informazione acquisisce rilevanza quando, connessa ad altri
elementi del contesto, può essere utilizzata dalla persona per trarre
delle conclusioni o delle valutazioni
20. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di pertinenza
(Sperber & Wilson, 1986)
Qualunque stimolo processato cognitivamente dall’individuo può
diventare pertinente in un certo momento
Un’informazione può essere considerata pertinente quando si rivela
come dato saliente in un determinato contesto
Un’informazione può essere considerata pertinente quando è più
rilevante delle altre disponibili (interventi in aula)
21. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di pertinenza
(Sperber & Wilson, 1986)
Il giudizio di pertinenza è di tipo comparativo
La pertinenza non è definibile in termini assoluti ma relativi:
in differenti circostanze, la stessa informazione può risultare
più o meno saliente e lo stesso effetto cognitivo più o meno
facile da ottenere
22. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di pertinenza
Maggiore è lo sforzo compiuto dall’individuo per percepire,
comprendere, processare un’informazione minore sarà la sua
pertinenza (intervento, lato docente - oratore).
La pertinenza può essere giudicata sia sulla base dell’effetto che
dello sforzo cognitivo.
23. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di pertinenza
(Sperber & Wilson, 1986)
Nella comunicazione, si cerca di massimizzare la rilevanza.
Poiché il destinatario della comunicazione presta attenzione solo a
stimoli rilevanti, il comunicatore deve convincere l’audience che i
contenuti da lui espressi sono sufficientemente salienti per richiedere
un certo livello di attenzione.
Lo scambio comunicativo si basa su una ‘presunzione di pertinenza’,
ovvero sul tacito accordo tra i due interlocutori sul fatto che:
la comunicazione sia sufficientemente rilevante
la comunicazione sia la più rilevante tra quelle compatibili con le
abilità del comunicatore (bambino/adulto; adulto/adulto)
24. Psicologia della comunicazione
Modello pragmatico - principio di pertinenza
(Sperber & Wilson, 1986)
IMPLICAZIONI
La pertinenza è inversamente proporzionale allo sforzo cognitivo
QUINDI:
il fatto che un’affermazione sia facilmente comprensibile le
attribuisce un livello iniziale di plausibilità
...ed è possibile che il destinatario si fermi alla prima interpretazione,
se è in grado di soddisfare le aspettative di rilevanza
Tale fenomeno dovrebbe essere sfruttato da un abile oratore per
rendere la propria comunicazione incisiva
25. Sociologia della comunicazione
La comunicazione è...
Dinamica: Problematica:
Ogni processo di Non si può dare
comunicazione è niente per scontato
sempre in divenire (punti di vista, filtri,
incomprensioni)
Complessa:
In un processo di
comunicazione gli
elementi costituenti
sono strettamente
interrelati (posti in
relazione reciproca)
26. Sociologia della comunicazione
Durante il processo...
L’oratore cerca di privilegiare
il destinatario del messaggio
imparando a riconoscere le
aspettative del suo
interlocutore
27. Sociologia della comunicazione
Durante il processo...
Ogni messaggio emesso da
uno degli interlocutori viene
recepito dall’altro e
determina una sua reazione,
la quale viene a sua volta
raccolta dal primo come
messaggio e determina una
nuova reazione...
28. Sociologia della comunicazione
La percezione
Bisogna capire che la nostra
percezione della realtà è una di
quelle possibili e non
corrisponde ad una realtà
assoluta
.......
è una questione di punti di vista
La realtà oggettiva è una realtà condivisa da molti (in un determinato
contesto socio-culturale (la sacralità della mucca...)
30. Saper parlare in pubblico
Teoria della comunicazione (Jakobson, 1915-1920)
Contesto
codifica decodifica
Messaggio
Filtri
Emittente Destinatario
Contatto Canale fisico
sistema di segni
(interazione mediata)
(significato+significante)
condiviso
Connessione psicologica
Codice
da emittente e destinatario,
che permette di formulare
e interpretare il messaggio
32. Saper parlare in pubblico
Aspetti dinamici: direzione dello sguardo
Un efficace contatto visivo,
proiettato democraticamente
su tutti i partecipanti,
favorisce l'interazione
Evitare:
scanning
sguardo nel vuoto
33. Saper parlare in pubblico
Aspetti dinamici: i gesti
Essere spontanei (per sentirsi a proprio agio, liberi di esprimersi)
senza rinchiudersi in posizioni statiche.
MANI sui FIANCHI: sfida o rimprovero
BRACCIA INCROCIATE sul petto: atteggiamento di chiusura,
impenetrabilità
MANI in TASCA o nella CINTURA: eccessiva disinvoltura
MANI INCROCIATE AVANTI, INDIETRO o CONGIUNTE
TOCCARE il CORPO o gli ABITI con eccessiva frequenza: segno di
nervosismo
34. Saper parlare in pubblico
Barriere alla comunicazione (interferenze ambientali)
Rumore di fondo
Cattiva illuminazione
Postazioni non ergonomiche
Funzionalità di sistemi audio-video
Visibilità
Temperatura dell'aula
35. Saper parlare in pubblico
Barriere alla comunicazione (interferenze psicologiche)
DEMOTIVAZIONE
Mancanza di interesse o curiosità per i contenuti della conversazione
L’IMMAGINE CHE IL DESTINATARIO HA DEL MITTENTE
Il modo di vestire, il sesso, l’età ed alcuni comportamenti esteriori ci
permettono di “classificare” la persona e ciò influenza la comunicazione
PREGIUDIZI / STEREOTIPI
Opinioni preconcette e generalizzate su persone o gruppi sociali, che
condizionano la posizione dell’interlocutore
L’IDEA DI SE’ DEL DESTINATARIO
Il destinatario utilizza l’immagine che ha di sé come chiave d’interpretazione
per il messaggio che riceve o sente solo ciò che si aspetta di sentire
36. Saper parlare in pubblico
Barriere alla comunicazione (lato oratore)
PRESENTAZIONE CONFUSA
I punti da trattare vengono esposti in modo disordinato e mal
connesso
SATURAZIONE
Troppi messaggi simultanei abbassano in modo drastico le
possibilità di ricezione
NOIA / DISTRAZIONE
La noia dovuta alla qualità del messaggio o a una sua monotona
ripetizione abbassa i livelli di attenzione
SINDROME DA “DITTATORE DELLO STATO LIBERO DI
BANANAS”
Atteggiamenti autoritari possono inibire la partecipazione
37. Saper parlare in pubblico
Barriere alla comunicazione (lato platea)
INTERPRETAZIONE NON RIGOROSA
Attribuire alle parole significati diversi da quelli intesi da colui che parla (per
pigrizia, superficialità, scarsa preparazione, scarse capacità di contestualizzazione)
SINDROME DEL “PRIMO DELLA CLASSE”
Essere impegnati a preparare le risposte giuste, tempestare di domande l'oratore
COMPLESSO “DELLA BELLA FIGURA”
inibisce la partecipazione
38. Saper parlare in pubblico
Progettare una presentazione
Abbiamo appreso le nozioni teoriche necessarie per impostare una
presentazione efficace.
Imparerete ora come cambia una presentazione in base al tipo di
pubblico e in base all’ambiente, ovvero in base al luogo fisico in cui
avviene la presentazione. Capirete quanto è importante
l’organizzazione e lo stile della presentazione per avere la massima
ricaduta possibile in termini di apprendimento.
39. Saper parlare in pubblico
Progettare una presentazione – pubblico e ambiente
Quali sono gli ambienti tipo in cui può svolgersi una presentazione?
Quali accorgimenti è bene prendere per far si che la presentazione
abbia successo?
Che tipo di pubblico si avrà di fronte?
In sintesi, si deve progettare una presentazione in base ai bisogni di un
tipo di pubblico particolare.
40. Saper parlare in pubblico
Progettare una presentazione – pubblico e ambiente
E’ di fondamentale importanza, in fase di progettazione, tener conto del
luogo in cui si terrà la presentazione.
Il luogo dà subito un’idea del numero di persone che possono
partecipare all’evento.
Se la presentazione si svolge in una stanza con poche persone, con uno
stile informale, potrebbe essere sufficiente avere un portatile con
relatore e spettatori seduti intorno a un tavolo.
Presentazioni formali o svolte in sale convegni, necessitano di un
proiettore e di un sistema di amplificazione del suono.
41. Saper parlare in pubblico
...suggerimento pratico – sala convegni
Se le diapositive vengono proiettate su un grande schermo, si può
attirare l’attenzione sui vari elementi o attraverso il mouse, con il
puntatore in modalità penna, o attraverso un puntatore laser.
Se il relatore preferisce muoversi in piena libertà è bene che sia
dotato di un microfono senza fili.
Per cambiare le diapositive, sarebbe auspicabile avere un assistente
(o un tutor d’aula) o un telecomando.
42. Saper parlare in pubblico
...suggerimento pratico – il supporto
A volte l’utilizzo del proiettore con un portatile può dare dei
problemi. Per evitare spiacevoli inconvenienti sarebbe opportuno
disporre della presentazione su CD-Rom, DVD o su USB disk
(considerato che i floppy disk sono oramai in disuso).
Se è disponibile un collegamento ad Internet, un’alternativa (anche
se più laboriosa) potrebbe consistere nel depositare i propri
materiali in rete.
43. Saper parlare in pubblico
...suggerimento pratico – l'acustica
A livello ideale, sarebbe bene provare
l’acustica prima dell’arrivo degli
spettatori, in modo da adattare l’audio
(nei limiti del possibile) all’ambiente.
44. Saper parlare in pubblico
...suggerimento pratico – la vista
Da evitare assolutamente le luci che generano riflesso o ombre sullo
schermo. Se gli spettatori non sentono benissimo, la presentazione può
risultare faticosa, ma fattibile. Se ci sono problemi di illuminazione, o
il proiettore è difettoso, è bene avere il coraggio di rinunciare alle
diapositive e improvvisare una conferenza “tradizionale”.
Per ovviare a tale inconveniente basta far stampare su carta le
diapositive maggiormente significative e distribuirle (sempre che il
pubblico non sia vastissimo e ci sia un assistente che si occupi della
questione: mai abbandonare la sala!)
45. Saper parlare in pubblico
Progettare una presentazione – pubblico
Avere informazioni precise sul pubblico che si deve affrontare è di
fondamentale importanza.
Dati come l’età, la preparazione ed il background culturale dei
partecipanti, aiutano a dare il giusto taglio alla presentazione.
La grafica, lo stile di scrittura, il livello di esemplificazione dei concetti
devono essere pensati in funzione del pubblico. Se non si dispone di
tali dati si può ugualmente preparare una presentazione generica, che
perde però molto in termini di efficacia.
46. Saper parlare in pubblico
Progettare una presentazione – analisi del target
Caratteristiche:
livello culturale e socioeconomico
conoscenza argomento
linguaggio tecnico
ruoli lavorativi
età – sesso
valori culturali
Motivazione:
crescita professionale, personale
obbligo
interesse per il tema
interesse per il relatore
conoscere – farsi conoscere
voglia di partecipazione
curiosità
47. Saper parlare in pubblico
Progettare una presentazione – il contenuto
WHO (chi?)
Buttare giù una scaletta di massima WHAT (cosa?)
(seguendo le regole delle 5W + H) WHERE (dove?)
WHEN (quando?)
WHY (perché)
HOW (come?)
Rispettare le massime di Grice
Evitare l'information overload (sovraccarico cognitivo)
48. Saper parlare in pubblico
...suggerimenti pratici – il contenuto
I concetti vanno organizzati per parole chiave da associare, quando
possibile, ad immagini o grafici.
Utilizzare gli elenchi puntati (con interlinea 1,5)
Con interlinea singola, lasciare un rigo tra le frasi che esprimono
concetti in maniera esaustiva.
Tenere, in media, 400 battute per diapositiva.
Evitare il “giustificato”
Usare colonne strette, quando possibile
49. Saper parlare in pubblico
...suggerimenti pratici – la navigazione del contenuto
Predisporre, quando necessario, strumenti di navigazione (pulsanti,
link)
Preparare un sommario con relativi link
Mettere una “copertina” all'inizio di un gruppo di slide
Utilizzare, se ritenuto opportuno, sfondi differenti per gruppi di
slide (garantendo sempre un buon contrasto)
Essere rigorosi nella titolazione
Indicare i numeri di pag. relativi a gruppi di slide
50. Saper parlare in pubblico
...suggerimenti pratici – lo stile di scrittura
Lo stile di scrittura deve essere asciutto, essenziale.
Bisogna cercare di arrivare subito al punto, senza annoiare con inutili
preamboli.
Va evitato un utilizzo eccessivo di subordinate e di parole difficili, o
non adeguate al tipo di pubblico. Un linguaggio eccessivamente
forbito invece di impressionare potrebbe semplicemente stancare.
51. Saper parlare in pubblico
...suggerimenti pratici – la diapositiva
Gli elementi che costituiscono la diapositiva devono armonizzare tra
loro. Devono agire in sinergia, senza prevaricare l’uno sull’altro.
Ogni elemento (come un testo, un grafico, ecc.) deve trasmettere una
porzione del messaggio espresso attraverso l’intera diapositiva.
Quindi, bisogna cercare di evitare elementi con eccessiva “personalità”,
come spesso accade nell’utilizzo non ponderato delle immagini, che
possono distogliere l’attenzione o che possono imporre solo la loro
porzione di messaggio.
52. Saper parlare in pubblico
...suggerimenti pratici – multimedialità
E' possibile introdurre nelle diapositive anche elementi multimediali
audio/video.
L’utilizzo eccessivo di tali elementi annichilisce il ruolo di chi espone,
relegandolo al ruolo di spettatore.
Un uso strategico di questi elementi può, invece, essere d’aiuto per
riprendere fiato o per alleggerire la presentazione o per intervallare parti
diverse di una stessa presentazione.
53. Saper parlare in pubblico
...suggerimenti pratici – il colore
Garantire un buon contrasto è la prima regola. Sia perché consente di
leggere i testi senza affaticare la vista, sia perché consente di dare la
giusta rilevanza a ciascun elemento della diapositiva (logo, testo,
tabella, grafico, ecc.).
Un istogramma che si perde nello sfondo, oltre a trasformarsi in un
gioco del tipo “aguzza la vista”, non consente il passaggio immediato
del messaggio.
54. Saper parlare in pubblico
...suggerimenti pratici – durante l'esposizione
Durante l’esposizione, è necessario non dilungarsi troppo, dedicando
un tempo omogeneo ad ogni diapositiva.
Sarebbe bene che il relatore ponesse a se stesso gli interrogativi
denominati FAQ (Frequently Asked Questions ). Ciò aiuta il pubblico
a non annegare nel classico bicchier d’acqua e incoraggia a far
domande...
Chi espone deve cercare di essere morbido e disponibile, ovvero, non
deve incutere soggezione e non deve (nei limiti del possibile) rinviare
domande o risposte a fine presentazione.
58. Saper parlare in pubblico
...chi ben incomincia
INTRO
chi sei
perché sei qui (esplicitare gli obiettivi)
voi chi siete? (quando l'aula è piccola...e i tempi sono generosi)
DURANTE L'ESPOSIZIONE
mantenere la calma
mantenere il filo logico
stabilire una relazione
saper utilizzare i supporti audiovisivi
CHIUSURA
59. Saper parlare in pubblico
check list
LISTA DI CONTROLLO PRIMA DI ANDARE IN SCENA
orario della relazione (l’uditorio sarà stanco o riposato?)
dimensioni della sala (tante persone in un luogo piccolo?)
sedie per i partecipanti; tavolo e sedia per il relatore
piani di appoggio per scrivere (tavoli o bracciolo)
attrezzatura tecnica dell'aula
ventilazione e temperatura (mai troppo caldo e mai troppo freddo)
visibilità e acustica (tutti possono vedere e sentire bene?)
c’è l’interprete (se ci sono stranieri) o persone di sostegno per eventuali disabili?
avvisi - regole per la gestione del telefono cellulare
ecc.
60. Saper parlare in pubblico
...in sintesi
Chi parla, a chi parla, cosa dice, come lo dice
61. FINE
Grazie a tutti per l'attenzione
dott. Stefano Angelo
e-mail: stefano.angelo@formamente.net
62. Comandi utili
Open Office – Impress
Ctrl + shift + F5 per aprire il navigatore e cambiare il puntatore del mouse
Alt + clic sx per selezionare un oggetto con link
per applicare un link ad un oggetto, tasto dx del mouse | Interazione...
Shift per selezionare un link di testo, senza effettuare il salto ipertestuale
63. Glossario
Empatia: (psicol.) capacità di immedesimarsi in un'altra persona, di calarsi nei
suoi pensieri e stati d'animo
Feedback: 1 (tecn.) nei sistemi regolati automaticamente, l'operazione del
rinviare all'entrata di un processo un'informazione sull'andamento del processo
stesso, per controllarlo ed eventualmente correggerlo; retroazione
2 (ling.) effetto di reazione prodotto da un messaggio su chi lo ha emesso
Pathos: (etimologia) voce gr. 'sofferenza, passione'; sentimento intenso
Significante: (ling.) l'elemento formale, fonico o grafico, che insieme al
significato costituisce il segno linguistico
Significato: il contenuto semantico (rapporto tra simbolo e realtà oggettiva) di un
segno linguistico
64. Bibliografia
C.E. Shannon e W. Weaver, La teoria matematica delle comunicazioni, 1983, Milano, ETAS LIBRI
P.E. Ricci Bitti e B. Zani, La comunicazione come processo sociale, 1983, Bologna, il Mulino.
J.L. Austin, Come fare cose con le parole,
P. Grice, Logica e conversazione,
Birkenbihl V. F., “L’arte d’intendersi”, DeAgostini - Franco Angeli, Milano
Birkenbihl V. F., “L’Arte di Persuadere”, Franco Angeli / Trend, Milano
Cabrini A. - Galanti E. - Valpreda G.,Come parlare in pubblico e come gestire una riunione, Bridge
Editore, Milano
Lake R. A., “Saper presentare”, Franco Angeli Milano
Martin D. M., “Tecniche di comunicazione”, Jackson Libri, Milano
65. Bibliografia per approfondimenti
A. Schultz, Il problema della rilevanza. Per una fenomenologia dell'atteggiamento naturale, 1975,
Torino, Rosenberg & Sellier
V. F. Birkenbihl , La tecnica delle domande, Milano, Franco Angeli
V. F. Birkenbihl, Segnali del corpo, Milano, Franco Angeli / Trend
Sitografia
http://digilander.libero.it/pieropolidoro/schede/grice.htm