Tema su Roma: storia e protagonisti della città eterna

Perchè è così importante Roma? Cosa c'è da sapere? Come si può descrivere la "città eterna"? Tema su Roma, la sua storia millenaria e le epoche che l'hanno vista protagonista.
Tema su Roma: storia e protagonisti della città eterna
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1Tema su Roma

Roma, Colosseo
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Affrontare un tema su Roma vuol dire creare una mappa spazio-temporale tutt’altro che semplice perché «Roma è la città eterna», «Roma è Roma», una città dai mille volti, dalle mille epoche dove splendore e sfacelo sono mescolati insieme in modo così profondo da non permettere di vedere l’uno senza l’altro: questa è in gran parte il fascino sensuale della Urbe, fondata nel 753 a. C.; questa è la sua Grande Bellezza, per citare un film tutto incentrato su di lei e sulle sue contraddizioni. 

Cercherò di dartene un quadro attraverso varie epoche e soprattutto usando le parole di quei letterati che l’hanno abitata, l’hanno lasciata con rimpianto, l’hanno amata e odiata allo stesso tempo.

2Tema su Roma: le domande che devi porti

Ma intanto alcune domande buone per i romani e per i non romani.

  1. Ti piace Roma? Che cosa esattamente ti piace?
  2. Elenca le sensazioni provate quando l’hai visitata la prima volta.
  3. Se sei di Roma, descrivi la differenza tra il tuo quartiere e l’immagine di Roma che può averne un turista.
  4. Se non sei di Roma, elenca i punti che più ti hanno colpito in positivo o in negativo e perché.
  5. Sei d’accordo con l’idea di una «Roma città eterna»? Provi o hai provato questa sensazione quando passeggi sulle sue strade?
  6. Preferisci la Roma dei Romani, quella del Cinquecento-Seicento, o la moderna contemporanea?
  7. Scrivi qualche appunto ulteriore sui luoghi visitati e le persone incontrate durante i tuoi soggiorni romani.
  8. In letteratura, nell’arte, nella musica o nel cinema c’è qualche immagine di Roma che ti è cara?

Presi questi appunti comincia a fare le tue ricerche su Roma e la sua storia. Naturalmente ti do una mano con questo percorso, ma largomento è così ampio che dovrai necessariamente personalizzare. Intanto partiamo dagli antichi Romani.

3Gli antichi Romani: una città Stato che diventa una città mondo

La Lupa Capitolina con Romolo e Remo, simbolo della fondazione di Roma
Fonte: ansa

Ogni città antica ha dei mitici fondatori, persi nella leggenda. Roma ha come fondatore – lo saprai sicuramente – Romolo a cui sono legati sia il mito dell’uccisione del fratello Remo, sia il mito dell’asylum.  

Nel primo mito Romolo recide la carne del fratello come se stesse recidendo la terra, dividendola e creando simbolicamente un dentro e un fuori, un limite sacro e inviolabile, il pomerium.  

Remo fu ucciso per aver oltrepassato in armi il pomerium cosa vietata a chiunque. Prima del pomerium si scavava il mundus, che era il punto di incontro delle due strade principali. Lì si interravano simboli religiosi.  

Ma il secondo mito ci dice qualcosa che forse è ancora attuale: che cos’è l’asylum? Un antico centro di accoglienza, possiamo dire, un luogo di rifugio per esuli, sbandati, banditi etc. Così Romolo riesce a popolare la sua città.  

Il mito ci dice che Roma era per sua costituzione una società con molte etnie, composita, capace di dare ospitalità pressoché a tutti. Un porto di mare, insomma, come si dice, con gente che va e che viene, dove tutti hanno una possibilità di farcela.

La storia della Roma antica è cosa nota: questa piccola città di agricoltori, stanziata nei pressi del Tevere, tra sette colli, diventa una città-mondo capace di creare il proprio impero nell’arco di qualche secolo.

Roma dei Cesari e degli Imperatori, dei lussi sfrenati, della perfidia, dei giochi gladiatori, del teatro plautino, osceno e grottesco.

Ma anche la civiltà che ha creato una filosofia pragmatica che ha dovuto fare i conti con la paura, con il potere e la devastazione degli intrighi di palazzo e delle guerre civili, che ha dovuto riflettere sulla propria missione nel mondo e sul lascito che avrebbe dato.

C’è tanto su cui riflettere paragonando la Roma antica a quella moderna.

4Verso la città moderna: Roma tra Settecento e Ottocento nella visione di Goethe

Una perfetta descrizione di Roma, nella sua commistione tra antico e moderno, ce la lascia Wolfgang Goethe autore del Viaggio in Italia: sì perché una volta c’era il Grand Tour; i rampolli dell’alta società europea venivano a farsi un lungo giro in Italia per ammirare la bellezza delle città e del paesaggio. Roma era una tappa obbligata.

Vale la pena leggerla e analizzarla con cura perché ci troviamo tutti quegli elementi che ancora oggi sono caratterizzanti per Roma. Da questo documento puoi prendere ampio spunto per mettere in luce la tua esperienza romana.

«Roma, 7 novembre, 1786. Sono qui da sette giorni e lentamente si va formando nella mia mente il concetto generale di questa città. Non faccio altro che andare in giro senza riposo; studio la topografia della Roma antica e della moderna, guardo le ruine e i palazzi, visito una villa e l'altra e le cose più meravigliose mi cominciano a diventar familiari; apro solamente gli occhi, guardo, vado e ritorno, poiché solo in Roma è possibile prepararsi a godere Roma. Confessiamolo pure, è un'impresa ardua e dolorosa, cavar fuori la vecchia Roma dalla nuova; ma si deve fare e sperare in una soddisfazione finale inapprezzabile. Si incontrano da per tutto tracce di una magnificenza e di uno sfacelo che sorpassano ogni nostra immaginazione. Quello che hanno lasciato i barbari è stato devastato dagli architetti della nuova Roma. Se si pensa che questa città vive da più di duemila anni, a traverso mutamenti così svariati e profondi, e che è ancora la stessa terra, gli stessi monti e spesso le stesse colonne e gli stessi muri, e nel popolo ancora le tracce dell'antico carattere, allora si diventa complici dei grandi decreti del destino e riesce difficile in principio all'osservatore di notare come Roma segue a Roma e non solo la nuova e la vecchia, ma anche le diverse epoche della vecchia e della nuova. Io cerco ora perfino i punti seminascosti, trovando molto giovamento dagli studi precedenti, poiché dal secolo XV in poi sono stati artisti e dotti in gran numero che hanno dedicata tutta la loro vita a questa impresa. Questa sconfinata profondità opera in noi silenziosamente» quando ci aggiriamo per le vie di Roma in cerca di cose da ammirare. Altrove bisogna cercare attentamente per iscoprire cose che abbiano significato, qui invece ne siamo circondati e riempiti. Dovunque si vada o si stia si è sicuri d'aver davanti agli occhi un quadro vario e complesso. Palazzi e ruine, giardini e deserti, vastità ed angustia, cupole e stalle, archi di trionfo e colonne spezzate, e spesso tutte queste cose così vicine le une a le altre che si potrebbero disegnare in un solo foglio. Ma ci vorrebbero migliaia di bulini per esprimere quello che vorrebbe dire una sola penna! E poi la sera si torna a casa stanchi ed esausti per l'ammirazione e per la meraviglia» (Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia)

Ma la consacrazione della Roma decadente avviene con Gabriele D’Annunzio che vede appunto la città delle grandi occasioni, della moda, della ricchezza, ma anche dei nobili decaduti, in cui potrà finalmente imporsi e diventare famoso.

Lì agiscono i primi suoi due personaggi Andrea Sperelli ed Elena Muti, protagonisti del suo primo romanzo, Il piacere, un’ode a Roma, più precisamente alla Roma delle chiese e dei palazzi, un mondo incantato dalla grande bellezza.

5Tema su Roma: i luoghi più belli della città

Basilica di San Pietro
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Elencare i luoghi più belli di Roma è pressoché impossibile dato che ce ne sono troppi, ma tenteremo comunque di fare una ricognizione abbastanza esaustiva. Cominciamo con Colosseo, Basilica di San Pietro, Logge e stanze di Raffaello (Musei Vaticani).    

Pantheon, lo studio del grande scultore Antonio Canova e le sue statue sparse un po’ per tutta Roma.    

Sempre rimanendo in tema di statue e di grandi artisti andiamo al geniaccio di Michelangelo Buonarroti: il Mosè a San Pietro in Vincoli; il Cristo della Minerva; la Pietà a San Pietro, la Cappella Sistina, tanto per dire qualcosa.    

E ancora Piazza di Spagna, Largo Argentina, l’Ara Pacis, Trastevere. Ci siamo già persi.    

Il Circo Massimo, Il più grande stadio della storia
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Proseguendo in una ideale passeggiata se siete vicini a Circo Massimo, potete mettere la vostra mano nella Bocca della verità.

Camminando ancora più verso sud, troverete la Basilica di San Paolo fuori le mura, a due miglia da Roma dalla parte di Ostia.

Sempre nella stessa zona potete trovare la piramide di Gaio Cestio, uomo facoltoso, imprenditore che visse nel periodo di Augusto.

Costruite sul Piccolo Aventino tra il 212 ed il 216 d.C. su commissione dell'imperatore Caracalla, le Terme di Caracalla sono uno dei migliori esempi di terme imperiali a Roma
Fonte: istock

Lì accanto c’è anche il meraviglioso Cimitero acattolico dove sono sepolti tanti grandi artisti e studiosi, tra cui John Keats, Percy Shelley, Camilleri, Gramsci. È un luogo molto spirituale.

E per mettere a posto anche i piaceri dei sensi, be’, giacché siete lì andate a Testaccio in qualche buona trattoria.

Torniamo verso il centro: Piazza Esedra, Santa Maria degli Angeli, e ancora le rovine delle Terme di Caracalla che ospitano l’Opera, e, ritornando, la chiesa di Santo Stefano Rotondo.

6Una passeggiata per Roma

I fori imperiali sono una serie di piazze monumentali costruite tra il 46 a.C. e il 113 d.C. nel cuore della città di Roma su commissione degli imperatori
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Il Celio è un colle bellissimo e vale la pena visitarlo con calma.

Ma come non nominare i colli romani: una passeggiata al Gianicolo è un obbligo, così come sull’Aventino.

Vicino ai Fori Imperiali c’è la Colonna Traiana e ai suoi piedi i resti della basilica scoperta nel 1811.

La Farnesina, vicino al Tevere, riva destra, lato etrusco. Vi si trovano le storie di Psiche affrescate da Raffaello. Andate a vedere la galleria di Annibale Carracci, al palazzo Farnese e l’Aurora di Guido Reni, a palazzo Rospigliosi in piazza di Montecavallo.

La statua di Santa Teresa a Santa Maria della Vittoria e, ritornando, la graziosa chiesetta detta il Noviziato dei Gesuiti.

Tempio di Esculapio, Villa Borghese
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Villa Madama, a mezza costa su Monte Mario, capolavoro architettonico di Raffaello.

Le gallerie Borghese (e Villa Borghese), Doria, Sciarra e la galleria pontificia al terzo piano del Vaticano. Se avete voglia di vedere statue, fatevi condurre al Museo Pio Clementino (al Vaticano) o ai Musei Capitolini.

Ma ti consiglio anche di andare nei quartieri meno belli, e cercare lì, dove nessuno la vedrebbe, la bellezza di questa città. Vai a San Lorenzo – che è una zona bella – ma molto problematica e spesso abbandonata sé stessa; vai al Pigneto, luogo pasoliniano, e sentine l’atmosfera oggi a metà tra il radical chic e la romanità più antica. 

7Tema su Roma: le 6 statue parlanti

Madama Lucrezia, una delle sei statue "parlanti" di Roma, Piazza di San Marco
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A Roma le battute e i motti satirici sono una religione.

Già durante l’epoca romana i generali in trionfo venivano accompagnati da un buffone che aveva il compito di prenderli in giro, ma anche i suoi soldati facevano la propria parte. Lo scopo era perlopiù apotropaico, serviva a scacciare l’invidia degli dei che avrebbero potuto punirlo per hybris. Ridicolizzandolo allontanavano la sfortuna, insomma.

Ma se pensate anche ai soprannomi che si danno a Roma come Er patata, Squalo, Faina, Pakuro, Er Cinghia, si può dire che questa attitudine non sia mai scomparsa.

I romani devono dire la loro sempre e questa città è spesso sboccata; il romano ti prende in giro, spesso bonariamente, e questo non è un male, perché ti dice le cose in faccia e ti fa sentire per quello che sei.

Fontana del Facchino: statua "parlante" situata in Via Lata a Roma
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Questo modo di fare si vede anche nelle satire rivolte ai potenti che venivano affisse su sei statue di Roma: le statue parlanti

Posizionate in vari luoghi del centro della Capitale, queste statue nacquero in epoca pontificia quando il popolo, spesso esacerbato dai comportamenti dei politici e dal loro malgoverno, per far sentire la sua voce prese ad appendere al collo delle sei statue cartelli con scritte satiriche, invettive e dialoghi umoristici contro i personaggi pubblici, tra i quali anche il Papa. 

Ovviamente gli autori rimanevano sempre anonimi. 

Le statue presero presto un nome: abbiamo Madama Lucrezia, il Facchino, l’Abate Luigi, il Babuino, il Marforio e il più famoso, il Pasquino, da cui deriva anche il genere letterario delle pasquinate (componimenti satirici appunto).

8Roma spezza il cuore: la grande bellezza di una città decadente

Un dettaglio della tomba di Torquato Tasso.  Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo, Roma
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Roma spezza il cuore a volte nei modi più impensati. Giacomo Leopardi, nel 1822-23, finalmente può compiere un viaggio fuori da Recanati e va a Roma dallo zio Carlo Antici.

Roma lo delude profondamente tranne che per un particolare spezza-cuore: Leopardi piange sulla tomba del grande Torquato Tasso, una tomba umile a confronto con la grandezza del personaggio e delle rovine antiche, che si trova nella chiesetta di Sant’Onofrio sul Gianicolo, uno dei luoghi più spirituali di Roma.

Da lì si vede benissimo la Basilica di San Pietro, una «mole che si eleva su colonne di prodigiosa larghezza», lo «stupendo Duomo di Dio» (Robert Browning).

Ma a Roma, oggi come allora, c’è anche tanto sporco, tanto rumore, tanta gente che spintona, corre, sgomita per arrivare al proprio posto di lavoro; gente che fa chiasso e confusione, che grida per strada come se si fosse sempre in un mercato a cielo aperto. Roma è difficile da vivere. Tutto è distante almeno un’ora. Ovunque tu debba andare, conta un’ora con i mezzi, tra ritardi e imprevisti.

Nella mia ultima raccolta di poesie ho descritto alcuni particolari della vita dei pendolari romani (essendo io stato tra questi) e molte scene di vita romana. Sulla Metro B, infatti, mi sembrava a volte di essere su un aereo cargo pieno di paracadutisti.

[h. 7.21, Basilica San Paolo]

Il sonno sfuma nei caffè delle sei.
Qualcosa di nuovo nell’aria, i denti stretti
a sorriso l’oblio per colazione e le genti rinnovate
se persino il dovere appare una felice conquista.

In strada a torme a salutarsi a vista
con un breve cenno del capo,
a scambiarsi la rivista free-press sulla metro
cercando il sedile buono, l’esterno –
adatto al lancio alla giusta occasione

il vano apertosi di scatto
tra terra e cielo.

(Vincenzo Lisciani Petrini, Paracadutisti a Basilica San Paolo, da «Amare essere amati»)

Ma Roma è anche la grande città degli incontri e delle favole, dove puoi vedere flirt e innamoramenti di una sera o anche addii tra innamorati.

Se ascolti bene puoi sentire le risate degli studenti universitari di notte e al mattino sempre loro addormentati nelle lenzuola sporche di settimane, incapaci di tirarsi su e andare a lezione. Sui tram puoi vedere persone che si trovano in una vita impossibile, a cui tuttavia non sanno rinunciare.

Roma mi ha sempre comunicato qualcosa di sacro: perché Roma sorge ogni giorno nella sua eternità ed è una chimera che si allontana e ti promette cose meravigliose.

Matteo Girardi, nella prefazione al mio libro, libro che ha una lunga sezione romana, ha scritto queste belle righe di introduzione che ci dicono molto dell’atmosfera romana.

9Roma nell’immaginario: i film del Neorealismo

L'attrice Anna Magnani
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Roma si consacra sempre di più nell’immaginario collettivo come una città complessa, una città fatta di città e di personaggi che sembrano abitarla da sempre.

Roma bella, malinconica, Roma, che ti fa dannare per il tempo perso e che ti consola con la sua bellezza, ripagandoti in un istante di lunghe sofferenze quotidiane.

Ma Roma nel cinema – oltre che nella letteratura – ha un’importanza fondamentale: diventa lo specchio dell’italianità, il punto centrale di ciò che siamo da italiani. 

Roma è in un film simbolo del neorealismo italiano, il primo film del dopoguerra, «Roma città aperta» (1945) di Roberto Rossellini (con Aldo Fabrizi e con Anna Magnani). 

Da lì in poi sarà un crescendo: avremo anche Pasolini che la ritrae in «Accattone» e «Mamma Roma» (in quest’ultimo ancora Anna Magnani, uno dei simboli di Roma).

Ma dalla disperazione si passa alla bellezza: in un film come «Vacanze romane» di William Wyler (1953) ci appare una Roma splendida e struggente, un enorme parco giochi a cielo aperto dove sfilano Gregory Peck e Audrey Hepburn.

È un film che celebra il mito di Roma e scaccia il più lontano possibile le ombre della seconda guerra mondiale finita non da molto.

Quella disperazione di borgata romana diventa poi una specie di fame senza rimedio nel film «I soliti ignoti» di Monicelli o «Febbre da cavallo» (1976) diretto da Steno.

La dolce Vita di Federico Fellini: una delle scene più famose del cinema: Marcello Mastroianni con Anita Ekberg nella fontana di Trevi
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Ma c’è anche la Roma onirica e sconvolgente di Fellini ne «La dolce vita» (1960) e nel docu-film «Roma» (1972).

C’è la Roma trucida e sincera, un po’ gaglioffa ma di cuore bono, descritta da Carlo Verdone.

Insomma, qui non si finisce più… tagliando corto, sarà poi la volta di una americanata con «To Rome with love. Da Roma con amore» (2012) diretto da Woody Allen e di un capolavoro italiano come «La grande bellezza» (2013) di Paolo Sorrentino

Forse proprio quest’ultimo si offre di illustrare che cos’è Roma, una chimera che promette e che mantiene quando ormai è forse troppo tardi. 

Si vede nella famosa scena della giraffa dove Carlo Verdone, che interpreta uno scrittore spiantato alla ricerca del successo, confessa a Gepp, il protagonista, di voler lasciare Roma: «Roma mi ha molto deluso», dice. E la giraffa che c’entra? È il simbolo di ciò che a volte è Roma: un trucco di magia. Ti sembra di vederla e di averla tra le mani, ma non c’è niente. Le grandi promesse restano spesso grandi promesse. Visioni, desideri, chimere. 

10Le guide per svolgere gli altri temi

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