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Chiare, fresche e dolci acque

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Lingua e Letteratura Italiana (Scientifico) - Tradizionale

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Liceo

5
Anno accademico: 2021/2022
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Liceo Scientifico Antonio Pacinotti

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Chiare, fresche e dolci acque Saturday, August 6, 2022 10:48 AM Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par gentil ramo ove piacque (con mi rimembra) a lei di fare al bel fiancho herba et che la gonna leggiadra ricoverse co aere sacro, sereno, ove Amor begli occhi il cor date udïenzia insieme a le dolenti mie parole extreme. è pur mio destino, e cielo in ciò lagrimando chiuda, qualche gratia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni al proprio albergo ignuda. La morte fia men cruda se questa spene porto a quel dubbioso passo: ché lo spirito lasso non poria mai in più riposato porto né in più tranquilla fossa fuggir la carne travagliata et Tempo verrà anchor forse soggiorno torni la fera bella et mansüeta, et là mi scorse nel benedetto giorno, volga la vista disïosa et lieta, cercandomi: et, o pieta!, già terra in fra le pietre vedendo, Amor in guisa che sospiri sì dolcemente che mercé et faccia forza al cielo, asciugandosi gli occhi col bel velo. rami scendea (dolce ne la memoria) una pioggia di sovra suo et ella si sedea humile in tanta gloria, coverta già de nembo. Qual fior cadea sul lembo, qual su le treccie bionde, forbito et perle eran quel dì a petrarca Pagina 1 eran quel dì a qual si posava in terra, et qual su qual con un vago errore girando parea dir: Qui regna Amore. Quante volte allor pien di spavento: Costei per fermo nacque in paradiso. Così carco il divin portamento e volto e le parole e dolce riso et sì diviso da vera, dicea sospirando: Qui come o credendo esser in ciel, non là Da indi in qua mi piace questa herba sì, non ò pace. Se tu avessi ornamenti voglia, poresti arditamente uscir del boscho, et gir in fra la gente. È la canzone più celebre della raccolta e una delle liriche più note della poesia italiana delle Origini e della nostra letteratura in assoluto: il testo propone una rievocazione di un incontro tra Petrarca e Laura sulle rive del fiume Sorga, nei pressi di Valchiusa, dove la donna era solita fare il bagno e dove il poeta la ammirava estasiato, nella cornice di un di derivazione classica e Petrarca sente prossima la propria morte e si augura come estrema consolazione di poter essere sepolto in quel luogo, sperando che Laura giunga sulla sua tomba e pianga per lui invocando il perdono di Dio per i suoi peccati. Nonostante la presenza di numerosi motivi della tradizione poetica cortese, la canzone propone in realtà una situazione decisamente classica (incluso il particolare della donna che si bagna nel fiume, più simile a una ninfa boschereccia che non a una e incline di un amore sensuale, molto lontano dalla spiritualizzazione dello Stilnovo e dei poeti precedenti. Conforme a questa novità è anche la descrizione di Laura come donna crudele che non ricambia il poeta, qualificando di Petrarca come infelice e senza speranza. Metro: canzone formata da cinque stanze di tredici versi ciascuna (endecasillabi e settenari), con schema della rima abCabCcdeeDfF e un congedo il cui schema riprende gli ultimi tre versi della sirma (DfF). La lingua presenta numerosi latinismi, consueti nello stile petrarchesco, tra cui (vv. 1, 7, 26 ecc.), (v. 7), (v. 14), (v. 17), (v. alcune forme sono proprie della grafia del latino medievale, come (v. 6), (v. 27), (v. 68). Il lessico non presenta termini ricercati o preziosi, conformemente a tutta la lirica petrarchesca, e lo stile è piuttosto fluido e musicale, anche grazie alla prevalenza di versi settenari (contrariamente alla tradizione della poesia lirica e al modello della canzone dantesca). Il testo rappresenta la rievocazione da parte del poeta di un incontro con Laura sulle rive del Sorga, il fiume che scorre nei pressi di Valchiusa descritto in molte altre liriche della raccolta e dove la donna era solita fare il bagno: gli elementi del paesaggio circostante formano un locus amoenus di derivazione classica e stilnovistica, in cui Laura viene descritta con alcuni moduli tipici della (le trecce bionde, e il portamento divino...), ma anche come oggetto di un amore terreno e sensuale che è molto distante dalla tradizione precedente e si rifà, piuttosto, alla visione propria del mondo classico, in modo simile alla canzone Nel dolce tempo de la prima etade (23) in cui Laura viene spiata mentre fa il bagno nuda in una fonte (forse proprio il Sorga) e, irritata per gli sguardi indiscreti, gli getta acqua sul viso (Petrarca riprende qui il mito classico di Diana e Atteone, mentre Laura viene descritta come una ninfa boschereccia, molto lontana dallo stereotipo della donna cantata dagli stilnovisti). La donna viene anche mostrata nella sua crudeltà verso il poeta di cui respinge gli inviti col definirla bella et (v. 29) e augurandosi che possa impietosirsi di lui dopo la morte, con un riferimento forse alla Petra delle Petrose di Dante. petrarca Pagina 2

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Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra)
a lei di fare al bel fiancho colonna;
herba et fior’ che la gonna
leggiadra ricoverse
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
date udïenzia insieme
a le dolenti mie parole extreme.
S’egli è pur mio destino,
e ’l cielo in ciò s’adopra,
ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda,
qualche gratia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l’alma al proprio albergo ignuda.
La morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo:
ché lo spirito lasso
non poria mai in più riposato porto
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata et l’ossa.
Tempo verrà anchor forse
ch’a l’usato soggiorno
torni la fera bella et mansüeta,
et là ’v’ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disïosa et lieta,
cercandomi: et, o pieta!,
già terra in fra le pietre
vedendo, Amor l’inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m’impetre,
et faccia forza al cielo,
asciugandosi gli occhi col bel velo.
Da’ be’ rami scendea
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior’ sovra ’l suo grembo;
et ella si sedea
humile in tanta gloria,
coverta già de l’amoroso nembo.
Qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch’oro forbito et perle
eran quel a vederle;
Chiare, fresche e dolci acque
Saturday, August 6, 2022
10:48 AM
petrarca Pagina 1