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sabato, 4 Maggio 2024

Eterno femminino. La mostra al Museo Sartorio sulla donna triestina tra emancipazione e fascino

22.12.2023 – 09:00 – Le donne triestine. Femminilità e fascino. Discrezione ed emancipazione. Questa è la mostra d’arte ‘Eterno Femminino. Arte a Trieste tra fascino e discrezione 1900-1940’ inaugurata ieri mattina al Museo Sartorio di Trieste. ‘Sicuramente, nell’immaginario collettivo la donna triestina ha una sua tipicità, quella di essere volitiva, indipendente e autonoma, senza pudore pur essendo estremamente discreta’, così il Conservatore del Museo Sartorio, Michela Messina racconta la mostra. Una grande esposizione che coinvolge 21 artisti, tra cui: Oscar Hermann, Piero Marussig, Antonio Camaur e Carlo Sbisà. Di Gino Parin invece, sottolinea Messina, ‘Bisogna ricordare che ha raffigurato l’eterno femminino triestino in maniera abbastanza continuata, soprattutto attraverso la sua amante Fanny Tedeschi.’ ‘È stata fatta una selezione dei pittori della scuola triestina che all’epoca si erano formati tra Monaco, Vienna e Firenze. Ma non solo, la nostra scelta però è stata anche quella di valorizzare opere provenienti da collezioni private, unitamente a quelle pubbliche del Museo Revoltella e del Sartorio.’ Un fascino discreto ma volitivo quello delle donne della nostra città, legato al loro essere indipendenti già all’epoca, segno di una Trieste all’avanguardia, un ambiente metropolitano, cittadino e non rurale che ha consentito un’emancipazione divenuta esempio per il nostro Paese.’

‘È un tema in questo momento estremamente attuale, molto particolare e caldo. Però sicuramente sono donne fiere di sè stesse, l’impressione che danno è quella di essere autonome e libere, come era Rita Pittoni, una donna triestina che non si è mai sposata, che non ha mai aderito a un certo tipo di standard, esempio di coloro che cercavano libertà, che andavano a teatro, che potenzialmente lavoravano’, quindi non solo delle buone borghesi ma donne che non avevano bisogno di nessuno.

Quello che colpisce di queste rappresentazioni artistiche è lo sguardo. Sono tutte donne che guardano verso lo spettatore, a volte sembrano sfidarlo, altre volte interrogarlo.

‘Il nostro criterio di scelta di questa mostra sul eterno femminino è stato quello della bellezza, non solo estetica, resa magistralmente dalle capacità tecniche dei diversi artisti attraverso il colore, la forma, le movenze e attraverso la situazione in cui sono state collocate: il salotto di casa, il caffè. Un esempio di donna indipendente che deve essere ancora oggi, più che mai, la nostra guida.’

Trieste è sempre stata una città in cui le donne già a quell’epoca erano totalmente autonome, come sottolineando le due curatrici Federica Luser e Alessandra Taddia.

L’arte, in forme pittoriche e scultoree si libera senza restrizioni, divenendo un riverbero della vivacità di Trieste come capitale anticipata della modernità.

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