… ovvero tarassaco, altrimenti detto dalle mie parti “pisacàn”. Certo, bisogna andarselo a raccogliere, ma ne vale la pena: è davvero molto saporito 🙂 Questa a dire il vero non è una ricetta, ma solo una lancia spezzata a favore del radicchio di campo: si trova ovunque, è facilmente riconoscibile e in cucina è davvero splendido! Se però qualcuno vuole la ricetta… eccola (nessuna sorpresa, è sempre quella).
Ingredienti:
brodo vegetale
scalogno
aglio
olio evo
radicchio
riso selvaggio
Procedimento:
Si fa il solito bel brodo denso a parte, si fa un soffrittino leggero di scalogno e aglio in olio evo (che volendo si può far sfumare con un po’ di vino), ci si aggiunge il radicchio tagliato (ben lavato) e il riso selvaggio (per questa ricetta secondo me è il più adatto, anche se oggi non l’avevo): aggiungendo brodo si fa cuocere 15-20 minuti in relazione alla qualità del riso (evito la mantecatura in generale e in particolare in questo caso, dato il sapore così amarognolo e particolare del radicchio).
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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
Il riso selvaggio… a me piace continuare a chiamarlo gramigna, come quando a cateechismo me ne parlavano male, e io oggi adoro.
Chi osava parlar male del riso selvaggio e perchè poi????? Buona Silvia, io sono una golosona di riso 🙂
Quando Gesù diceva che avrebbero separato il grano buono dalla gramigna, e la gramigna l’avrebbero bruciata. Magari lui lo diceva solo come metafore, ma le metafore sono lo specchio dei tempi. Ora, io voglio bene a Gesù, ma sulla gramigna aveva proprio preso una cantonata.
Che poi forse lui non la scartava, e riferiva solo il sistema del tempo.
Mah.
Comunque questa è una delle tantissime cose che mi ha fatto fuggire via dalla chiesa…
Evitiamo di aprire parentesi sulla religione e sulla chiesa in genere, anche io sono fuggita e a gambe levate!!!
Credo che proverò questo risotto, anche se il tarassaco da queste parti è già tutto in fiore, ci provo lo stesso, ha un aspetto delizioso!!
Sì, non parlavo di religione, solo di luoghi comuni.
È vero che in genere la gente tende a diffidare quando si parla di gramigna, mentre invece riso selvatico è chic e fa cool.
Vale perdonami ma era solo una metafora………..
Sì, lo so.
Ma a me viene da scherzare anche su queste cose. Se ho offeso/offendo qualcuno, chiedo scusa, ma di solito lo dico senza malignità.
posto una ricetta… praticamente francescana e voi mi tirate fuori il vangelo e la gramigna!
vale, non concordo: la gramigna è gramigna => http://www.erboteca.com/gramigna.php
e il radicchio di campo (in arte tarassaco) è radicchio di campo => http://www.fontanarossa.net/tarassaco.htm
ottimi entrambi, per altro, e usatissimi in cucina e in erboristeria. separarli dal grano è stata da parte di gesù un’ottima idea per utilizzare al meglio tutto 😉
quanto al riso selvaggio (nella mia foto vedete solo volgare riso integrale però) …
“Il riso “selvaggio” o riso “degli indiani”, non è propriamente un riso. Viene prodotto da una graminacea: la Zizania sativa. Cresce spontanea nelle paludi dell’America settentrionale e gli indiani ne furono i primi consumatori. I suoi chicchi sono lunghi e sottili di colore nero, il cui sapore ricorda quello del riso anche se più forte. La raccolta di questo riso è molto laboriosa; va eseguita a mano, grano per grano e per questo rende il prodotto raro e piuttosto caro.” (tratto da http://www.ricetteonline.com/conoscere/riso.php )
Hai ragione, sono proprio distratta… infatti è la zizzania che intendevo, non la gramigna…
Ma sarò scema? 8-|
E mi riferivo proprio al detto: non mettere zizzania.
Chiedo scusa a tutte, uffa, che testa. Sempre avuto problemi di parole, adesso che sto scrivendo poi non ti dico… mi si accavallano.
Infatti lo avevo visto da Naturasì, tutta contenta: Ale, la zizzania, la prendiamo? Un sacchetto da due etti e mezzo, lui vede il prezzo (8 euro, più o meno) e mi dice: no. che quel giorno avevo già l’amaranto.
aaaaaaaaaah! tu dici il loglio!! ho scoperto solo in questo esatto momento che loglio e zizzania sono la stessa cosa. grazie vale, finalmente ho capito la parabola (anche se troppo tardi, temo 🙂 )
L’ho provata sia col riso che col farro, devo dire che preferisco la seconda versione, quindi mi sento di consigliarla come alternativa! :O)