Il Parrocchetto dal collare sta colonizzando l’area vesuviana

Il parrocchetto dal collare (© foto https://image.jimcdn.com)

Torna a scrivere per noi la prestigiosa firma di Maurizio Fraissinet, già presidente del Parco Nazionale del Vesuvio e ornitologo di fama internazionale, con al suo attivo numerose pubblicazioni sull’avifauna campana e presidente dell’Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale. Questa volta ci parlerà di una nuova specie che pare si stia insediando nel contesto vesuviano con possibili ripercussioni sull’ecosistema, il parrocchetto dal collare. 

                                                                                                   Il Direttore

Da un paio di anni si osservano sempre più di frequente nei cieli di San Sebastiano al Vesuvio, San Giorgio a Cremano e Portici gruppetti di pappagalli verdi di medie dimensioni. Sono velocissimi e molto chiassosi, emettono versi striduli che ne annunciano l’arrivo anche da molto lontano. La coda è lunga e sembrano delle frecce verdi tanto sono veloci. Posati si riesce ad osservare abbastanza bene un collarino rosso. Si tratta di esemplari di Parrocchetto dal collare, nome scientifico: Psittacula krameri.

È una specie alloctona il cui areale naturale originario interessa l’intero sub-continente indiano, con presenze anche in alcune località dell’Indocina settentrionale, l’Iran e una fascia territoriale del continente africano compresa tra il Sahel e l’equatore.  Al di fuori di questo areale originario sono presenti oggi però numerose popolazioni, alcune delle quali ormai naturalizzate e originatesi in seguito a fughe da cattività o introduzioni, in alcuni casi derivanti anche da possibili espansioni naturali della specie. Il Parrocchetto dal collare pertanto oggi è presente in diversi continenti con nuclei stabili. Si conoscono infatti popolazioni in Medio Oriente, Estremo Oriente, Africa orientale e meridionale, Nord America, Europa, Isole Mauritius e Hawaii, Sultanato dell’Oman. I Parrocchetti naturalizzati sembrerebbero appartenere alle sottospecie asiatiche.

Nell’areale originario la specie frequenta sia ambienti pianeggianti che montani accomunati dalla presenza di alberi di alto fusto, siano essi sparsi o sotto forma di foreste. Frequenta anche le aree agricole e le foreste riparali. Nelle aree di nuova colonizzazione e in quelle dove si è naturalizzato predilige invece gli ambienti urbani e suburbani, caratterizzati dalla presenza di parchi e giardini, nonché da coltivi alberati. La dieta è infatti essenzialmente frugivora con integrazione di altre sostanze vegetali quali semi e nettare. Sembrerebbe più onnivoro là dove si è naturalizzato per la necessità di sfruttare gli alimenti disponibili negli ambienti antropizzati.

In Italia nel 2015 si stimava una popolazione di circa 9000 individui, concentrati soprattutto a Roma e a Palermo.  La prima nidificazione è avvenuta a Genova nella metà degli anni ’70. Da allora la specie ha iniziato a riprodursi in maniera più o meno regolare in diverse località in Piemonte, Lombardia, Liguria, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. Al momento sono 19 i capoluoghi di provincia italiani in cui è nota la nidificazione: Bolzano, Monza, Milano, Pavia, Genova, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Caserta, Napoli, Bari, Palermo, Agrigento, Enna, Catania, Messina, Siracusa e Cagliari.  È una specie comune anche in diverse città europee e non solo. Sono presenti infatti coppie nidificanti a Londra, Manchester, Amsterdam, Rotterdam, L’Aja, Bruxelles, Anversa, Colonia, Wiesbaden, Bonn, Düsseldorf, Marsiglia, Dubrovnik, Barcellona. Comune anche a Qurum, un quartiere moderno di Muscat, la capitale dell’Oman, e al Cairo.

A Napoli la prima nidificazione è avvenuta nel 1994 nell’Orto Botanico in una cavità del tronco di un grosso esemplare di Pino d’Aleppo. I rilevamenti per il terzo Atlante degli uccelli nidificanti e svernanti nella città hanno portato a censire nel 2019 una decina di coppie.

Molto interessante la situazione all’Orto Botanico. I pappagalli infatti hanno memorizzato gli orari di lavoro dei giardinieri e pertanto trascorrono la mattinata e il primo pomeriggio nel Bosco di Capodimonte per poi raggiungere l’Orto nel pomeriggio quando smontano i giardinieri e quindi è più comodo alimentarsi dei tanti frutti tropicali che vi vengono coltivati, arrecando non pochi danni.

Come tutte le specie alloctone anche questa suscita preoccupazioni nei naturalisti per quanto attiene eventuali competizioni con specie autoctone. Al momento non sono stati ancora dimostrati fenomeni certi di competizione in danno di specie della fauna europea. Si teme che possa competere però con l’Assiolo nella scelta dei nidi ma, al momento, non lo si è ancora dimostrato scientificamente.

Le recenti segnalazioni sempre più frequenti nella zona vesuviana, alla periferia orientale del capoluogo, sono molto interessanti perché stanno ad indicare una possibile colonizzazione ed espansione dell’areale della specie in Campania. Si tenga presente che da alcuni anni è segnalato anche a Caserta.

Al momento non si hanno segnalazioni di nidificazioni per la zona vesuviana, ma è bene restare vigili perché potrebbe accadere. Un sito fortemente indiziato è il Bosco della Reggia di Portici che presenta diverse caratteristiche ecologiche idonee per la nidificazione in un contesto urbano.

Di Maurizio Fraissinet