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Dobbiamo ancora prendere in giro il Movimento 5 Stelle?

Di fronte all'ennesimo video trash o l'uscita strampalata di un sostenitore o esponente del Movimento 5 Stelle, la reazione istintiva da parte di chi critica il partito è quella del commento ironico. Ma c'è un'alternativa?
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Ieri pomeriggio—come probabilmente sarà stato per molti altri—mi è capitato di vedere questo video, un appello per il No al referendum realizzato da un'attivista del Movimento 5 Stelle. L'ho guardato un paio di volte, perché all'inizio pensavo che fosse un qualche tipo di trollata—specialmente in questo momento, in cui sono spuntate fuori pagine per il Sì che prendono in giro i grillini.

Dopo aver capito che si trattava di una cosa seria, genuina, la mia reazione istintiva è stata quella di condividere il video su Facebook con un commento ironico. Credo sia una cosa assolutamente naturale: il video possiede tutti i crismi del capolavoro trash, a partire dalla traballante qualità del video per arrivare all'"inglese" recitato dalla protagonista, che assomiglia al mezzo inglese degli In The Panchine ("we broke down the casta and its privilegi").

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La reazione successiva è stata chiedersi: com'è possibile che gli aderenti al secondo partito in Italia (o il primo, a seconda dei sondaggi) si esprimano davvero in questa maniera? COM'È POSSIBILE TUTTO QUESTO? Ma soprattutto, al di là dello sfottò istantaneo, ha ancora senso rimanere sulla superficie e limitarsi alla presa per il culo per esprimere un'opposizione al M5S?

Non voglio stabilire un'equazione assoluta tra alcuni seguaci e politici 5 Stelle e tutta la totalità del partito, né far passare questo quesito per qualcosa di nuovo, intendiamoci; anzi, è una questione che ciclicamente si ripropone dall'irruzione del grillismo nella politica e nella società italiane. Già dopo le elezioni del 2013 l'affermazione elettorale del M5S aveva colto di sorpresa quasi tutti i media—ma, a ben vedere, solo ed esclusivamente perché chi avrebbe dovuto raccontare la realtà si era rinchiuso nelle proprie bolle di autoreferenzialità—che in tutta risposta hanno iniziato a dileggiare il movimento con un'ondata di scherno mischiata all'indignazione.

A tre anni di distanza questo atteggiamento non è cambiato più di tanto. Quello che è cambiato è praticamente tutto il resto—e non solo a livello italiano, ma globale. C'è stato Brexit, c'è stato Trump, e quasi sicuramente ci saranno altri scossoni allo status quo politico. Uno potrebbe arrivare proprio dal M5S alle prossime elezioni generali.

Quindi, mi chiedo ancora una volta: prendere per il culo e basta—come si poteva fare, chessò, nel 2012—serve a qualcosa? Posto che l'istinto è quello di farlo sempre e comunque, e che del Movimento 5 Stelle non mi piace nulla, non è possibile che sia diventato controproducente?

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Solo negli ultimi due anni, Beppe Grillo ha detto di essere un "disadattato sociale" e si è rivolto a militanti e simpatizzanti definendoli a loro volta "disadattati" e "falliti" perché "il fallimento è la vostra prospettiva, il fallimento è straordinario."

Più recentemente, nel commentare la vittoria di Donald Trump, il "capo politico" del M5S ha ribadito che "i veri eroi siamo noi! Eroi che sperimentano, che mettono insieme i disadattati e i falliti. Perché il fallimento è poesia. Honda ha detto: 'la mia vita è fatta di fallimenti'. Ma sono quelli che osano, gli ostinati, i barbari, che porteranno avanti il mondo. E noi siamo barbari."

Insomma, non c'è mai stato alcun problema a rivendicare l'aspetto freak del Movimento; anzi, è sempre stato posto come un'argine di demarcazione identitaria tra la comunità del M5S e tutti gli altri—la Casta, gli zombie dei partiti, i giornalisti, gli avversari politici, e chi più ne ha ne metta.

Per questo motivo un certo tipo di retorica ed estetica amatoriale sarà sempre connaturata al Movimento 5 Stelle, perché—come notava un articolo di qualche anno fa—"è un alfabeto perfettamente riconoscibile, graniticamente identitario, e quindi perfettamente funzionale" alla propaganda e alla condivisione di contenuti e idee.

E così i fotomontaggi sgangherati continueranno a essere pubblicati sul blog di Grillo, le pagine Facebook grilline continueranno a sfornare meme e a linkare il clickbaiting, e i video saranno sempre grezzi, sfocati e di bassa qualità. Non si tratta di caratteristiche limitate alla base, come potrebbe sembrare in apparenza, ma che abbracciano tutto il M5S—come dimostra questo video che immortala il sindaco di Roma Virginia Raggi nell'atto di tagliare una carta di credito.

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Se non si capiscono queste cose, ogni etichetta, insulto o presa in giro che va in questa direzione non farà altro che esacerbare la polarizzazione, e quindi il senso d'identità e appartenenza di chi sostiene il Movimento 5 Stelle.

E per loro—volendo distinguere tra chi vota/sostiene/simpatizza il partito e chi non lo fa, ma pretende di analizzarli—sarà estremamente facile controbattere a tutte le battute sagaci e i commenti ironici: sì, non siamo "perfetti" come voi, e allora? Meglio un freak su Facebook che un corrotto in parlamento, no? E così via, la lista può andare avanti a lungo.

In tutto ciò, il Movimento stesso è cambiato parecchio in questi ultimi anni: ha formato una propria classe dirigente sia a livello locale che parlamentare, si è professionalizzato a livello di struttura interna e si è istituzionalizzato sotto altri punti di vista.

Continuare a rispondere alle "stranezze"—le carte di credito tagliate, i video improbabili, eccetera—con la sola presa in giro è, appunto, diventato un esercizio molto limitato e fine a se stesso. Naturalmente questo non implica una rinuncia completa alle battute, né tantomeno alla critica politica del Movimento 5 Stelle, che nei confronti di un partito che punta a governare è quantomai necessaria e doverosa. Molto semplicemente, il fattore freak del M5S andrebbe analizzato una volta per tutte e considerato per quello che è: una retorica che Grillo e gli altri utilizzano per rivendicare un'alterità politica.

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