Il Gioiello di Mezzagnone e la dominazione araba
Passeggiando per le contrade di Santa Croce Camerina, potreste imbattervi in una delle più caratteristiche e interessanti scoperte archeologiche. Una scoperta che per anni ha ingannato gli studiosi: il Gioiello di Mezzagnone.
Dialettalmente chiamato “u vagnu a mari”, per anni il Gioiello di Mezzagnone (che prende il nome dal sito in cui è collocato) è stato considerato un’antica chiesetta bizantina.
A stabilirlo fu, a fine 800, il più grande archeologo italiano: Paolo Orsi. Ma nel 2008, un gruppo di studiosi che stava effettuando lavori di scavo nel sito, si è imbattuto in un’ importante scoperta. Il Gioiello di Mezzagnone, in realtà, era un ”hammam”. Un bagno termale di epoca araba (posteriore all’anno 852) che rappresenta il secondo esempio testimoniante la dominazione araba in provincia di Ragusa.
Ma non solo. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che il Gioiello di Mezzagnone è stato realizzato e adattato all’interno di un monumento molto più antico. Originariamente si trattava infatti di un mausoleo di epoca Gota. Esso apparteneva, con molta probabilità, ad una famiglia influente e fu probabilmente realizzato poco dopo il 553 dopo Cristo.
Successivamente gli arabi loadattarono a terme, scavando il pavimento dei due principali ambienti dove arrivava l’acqua a diverse temperature. Ciò per creare un perfetto “tepidarium” ed un altrettanto funzionale “caldarium”. Entrambi preceduti da uno spogliatoio con accesso laterale.
Ad ingannare Paolo Orsi, fu probabilmente la pianta a croce latina dell’immobile. Anche se, come ha sottolineato l’archeologo Giovanni Distefano (coordinatore dei lavori del 2008), la presenza di una sola porticina d’ingresso, non in asse con l’edificio, avrebbe dovuto far capire che questa struttura non poteva essere compatibile con una chiesa. Per non parlare della totale assenza di oggetti di culto.