Ad Asti La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta

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Un prestito eccezionale porta la celebre “Canestra di frutta” di Caravaggio ad Asti, con una mostra straordinaria che ci racconta i segreti e gli enigmi della Natura Morta, partendo dall’analisi del capolavoro del Merisi

Dal 25 novembre al 7 aprile 2024 Palazzo Mazzetti si arricchisce di opere cariche di simbologie, significati e indizi, specchio di costumi, necessità, fantasie e ossessioni delle società tra Cinquecento e Settecento. La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta è la straordinaria mostra che vedrà protagonista indiscusso il celebre capolavoro del Merisi, eccezionalmente prestato dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Sebastiano Ceccarini, Natura morta con pesci e sporta, seconda metà XVIII sec. Olio su tela, 67×95 cm © Quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

Una mostra unica nel suo genere, a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio, che racconta la nascita e l’evoluzione nel tempo della Natura Morta, genere pittorico che, nell’intera Storia dell’Arte italiana, viene inaugurato da Caravaggio proprio con la sua celebre Canestra di frutta (1597-1600).
A un Caravaggio appena ventitreenne l’opera viene commissionata dal Cardinale Federico Borromeo alla fine del Cinquecento e poi donata dallo stesso prelato milanese alla Biblioteca Ambrosiana nel 1607. La mostra astigiana offre al pubblico un vero e proprio vocabolario in cui ogni frutto, vegetale, oggetto o animale rivela il proprio segreto. Prima che Caravaggio creasse la sua Canestra, qualsiasi elemento decorativo compariva soprattutto a corredo di una o più figure umane, in posa o alle prese con un’attività legata alla cucina, al mercato o all’agricoltura. Caravaggio è il primo a cancellare la presenza umana, riservando alla sola frutta raccolta in un canestro il compito di comunicare il messaggio devozionale che la tradizione attribuisce ai prodotti della terra. In un’epoca fortemente condizionata dalla visione del mondo elaborata dal Concilio di Trento, anche la Canestra si inserisce negli strumenti di conversione elaborati dagli artisti per la Chiesa Cattolica.

Francesco Noletti, detto Maltese: Composizione con cesta di frutta e specchio su tappeto, Olio su tela, 91×110 cm, Coll. priv. Modena

Potrebbe infatti risultare assai strano che un Cardinale così colto e raffinato come il Borromeo abbia voluto arricchire la sua collezione con una semplice raccolta di frutti, alcuni anche bacati, distraendo per un attimo le sue attenzioni dalle scene sacre. Ma, in realtà, sono innumerevoli i significati che la Chiesa attribuisce a ciascun frutto presente nella tela caravaggesca: il limone è simbolo di purezza per l’acidità del suo succo; la pesca, composta da polpa, nocciolo e seme è simbolo della Trinità e la forma della sua foglia richiama quella della lingua, invito a pronunciare la verità. Ma i frutti più pregnanti in questa composizione – tra le immagini più note anche perché ha campeggiato sulla banconota da centomila lire tra il 1994 e il 1998 – sono la mela e l’uva. In primo piano, è visibile sulla mela il foro prodotto da un verme, che destina il frutto alla sua fine precoce, mentre le foglie dell’uva compaiono fresche sulla sinistra e secche a destra. Si tratta di evidenti Memento mori, che Caravaggio esalta con un sapiente uso della luce e della superficie pittorica (le foglie sulla sinistra sono fresche e costellate di rugiada, quelle a destra sono ormai secche, fino a diventare soltanto ombre).

Il successo di questo quadro è talmente immediato da produrre la nascita di un genere, che nella mostra verrà indagato attraverso oltre venti preziose tele prestate da prestigiose collezioni private – come la collezione Pallavicini e la collezione Cremonini – e da vari e importanti musei , esempi significativi appartenenti sia all’iconografia precedente alla Canestra sia dipinti dopo l’apparizione della “fiscella” di Caravaggio.

Bartolomeo Bettera: Natura morta con strumenti musicali e metronomo, Olio su tela, 72×95 cm, Fond. Accademia Carrara, BG

Come dimostra il Ragazzo con vassoio di susine di Nicolas Régnier, artista che a Roma subisce l’influenza di Caravaggio, all’inizio del Seicento molti artisti si muovono ancora nel solco della tradizione manierista, rielaborando soggetti caravaggeschi come il Ragazzo con canestra di frutta della Galleria Borghese. In questo ambito si colloca anche la Coppia di popolani con natura morta, che proviene dalla scena lombarda, nella quale Caravaggio si forma. Ne è una prova l’opera del pittore bergamasco Bartolomeo Bettera, nei cui dipinti compaiono strumenti musicali impolverati sotto tende sollevate alla maniera di un sipario: un’iconografia che riscuote un particolare successo nel Seicento, come dimostra la Composizione con cesta di frutta e specchio, avvolta da un tappeto, di Francesco Noletti, detto il Maltese.
Sarà però il genio di Caravaggio a irradiare una rivoluzione nelle generazioni successive, tra le quali alcuni artisti diventano veri e propri specialisti del genere, estremamente ricercati dai collezionisti più attenti.
Jan Brueghel Il Giovane, Orsola Maddalena Caccia, Octavianus Monfort sono solo alcuni dei nomi dei pittori che conducono una ricerca quasi esclusivamente dedicata alla Natura Morta, investigando i cambiamenti cromatici e luministici su elementi naturali privi di movimento. C’è sempre un’atmosfera di attesa in queste opere, dove la natura morta in realtà costituisce la soglia tra due momenti in cui la presenza dell’uomo è temporaneamente esclusa.

Una selezione di quadri provenienti da musei pubblici e da prestigiose collezioni private illustrano l’evoluzione del genere, ma soprattutto permettono al pubblico di scoprire tutti i significati nascosti negli elementi dipinti.

In copertina: Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Canestra di frutta, 1597-1600. Olio su tela, cm 47×61. Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca – Milano. © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio

Info: Museidiasti.com

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