Editoriali NN. 77/78 - Osservatorio Letterario
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LAUDATIO LAUDATIO LAUDATIO LAUDATIO JUBILARIS<br />
JUBILARIS<br />
JUBILARIS<br />
JUBILARIS<br />
E d i t o r i a l i<br />
____di György Bodosi & Melinda B. Tamás-Tarr____<br />
Festeggiare l’anniversario di una rivista<br />
bilingue è opportuno farlo con due parole<br />
ugualmente comprensibili in entrambe le<br />
lingue. È il 15° anno che esce l’«<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>», la rivista redatta a Ferrara, periodico<br />
importante per molti italiani ed ungheresi sparsi in<br />
tutto il mondo.<br />
Nella vita umana quindici anni rappresentano ancora<br />
l’età dell’infanzia, appena l’inizio dell’adolescenza ribelle,<br />
ma per una prestigiosa rivista letteraria è un periodo<br />
onorabile, quasi epocale. Poche sono le riviste che<br />
possono vantarsi di aver vissuto così a lungo tempo.<br />
Sono piuttosto in numero maggiore quelle che dopo<br />
qualche numero o anno si sono estinte finendo nel<br />
dimenticatoio e sprofondate nell’indifferenza. Il<br />
«Nyugat¹ [«Occidente»] di Ignotus e Babits, l’«Új idők»<br />
[«Nuovi Tempi»] di Herczeg hanno vissuto un’età<br />
simile, grazie all’appoggio del gusto dell’epoca.<br />
Ma l’«<strong>Osservatorio</strong>» pubblicato a Ferrara viene curato<br />
da una sola persona, per giunta, da una donna, che<br />
per quanto io sappia, può contare solo sulle proprie<br />
forze, occasionalmente appoggiata dai lettori o dai<br />
stretti familiari. L’impresa della Dott.ssa Melinda è<br />
paragonabile solo a quello di László Németh. Ma quella<br />
rivista visse solo 3 anni, poi si estinse per mancanza di<br />
soldi, per l’indifferenza, per gli attacchi da parte degli<br />
altri scrittori ungheresi, che, ad eccezione del solo<br />
amico e critico Pál Gulyás, lo sottoposero a feroci e<br />
dure critiche.<br />
L’«<strong>Osservatorio</strong>» non è scritto da un’unica persona<br />
nel senso come lo è stato il «Tanú» [«Teste» N.d.R.: in<br />
senso ‘testimone’]. Ma è sempre legato ad una sola<br />
persona, in quanto è la Prof.ssa Melinda che raccoglie e<br />
seleziona gli scritti che verranno via via pubblicati. Lo<br />
fa come una persona appassionata di fiori quando<br />
passeggia in un prato raccattando gli esemplari<br />
profumati e più belli. E lei raccoglie i fiori in due prati,<br />
in quello italiano e nel campo dei magiari. E con una<br />
particolare ed autentica attenzione e con molta<br />
dedizione, potremmo dire, un po’ capricciosamente,<br />
come si addice ad una donna, sistema i fiori dei due<br />
prati in un mazzo e li pone davanti a noi nel vaso della<br />
nostra rivista. Non segue un ordine rigoroso a seconda<br />
delle lingue, ma alterna le opere in modo da non<br />
compromettere mai la comprensione dei testi.<br />
Che cosa deve offrire una rivista del genere per<br />
sollecitare gli interessi di un vasto pubblico<br />
diversificato? Grandi opere che aprano nuovi orizzonti<br />
vengono raramente pubblicate su riviste. E poi, tali<br />
opere oggigiorno nascono con numero sempre minore.<br />
Ma i capolavori pubblicati devono essere custoditi,<br />
tramandati con attenzione sia ripubblicandoli che<br />
adattandoli tramite la traduzione sfruttando le<br />
opportunità offerte dal bilinguismo. È dimostrato da<br />
numerosi esempi, quanto la Redattrice ritiene<br />
importante tale attività. E col suo talento offrendo un<br />
15 15<br />
15<br />
15<br />
15<br />
esempio, incita<br />
anche altri a<br />
seguire questa<br />
strada. E poi,<br />
con la coraggiosapubblicazione<br />
delle opere e con la presentazione<br />
dell’attività di talenti ingiustamente perseguitati,<br />
dimenticati, caduti in oblio per motivi ideologici cerca di<br />
«rendere giustizia», supponendo che essa esista, nella<br />
letteratura e in altrove.<br />
Uno splendido, recente esempio ne è la critica di<br />
Cécile Tormay, la presentazione bio-bibliografica della<br />
sua magnifica attività e l’illustrazione del riconoscimento<br />
critico dei critici stranieri e degli scrittori ungheresi<br />
d’epoca. Che triste ed ingiusta sorte ha avuto questa<br />
scrittrice perseguitata a morte durante la sua carriera,<br />
come ci ricorda l’«<strong>Osservatorio</strong>»! Come redattrice della<br />
rivista «Kelet népe» [«Popolo dell’Oriente»] aveva dato<br />
opportunità e spazio a molti scrittori dell’epoca, fra cui<br />
pochi la ricordano nei loro scritti. Forse l’unica<br />
eccezione è quella di Antal Szerb, che nell’ultimo<br />
capitolo della sua «Magyar Irodalomtörténet» [Storia<br />
della Letteratura Ungherese] ne degnamente apprezza i<br />
suoi romanzi ed altri suoi scritti. Ma – e non si deve<br />
tacere – questo capitolo nelle successive edizioni fu<br />
omesso assieme alle critiche positive riguardanti<br />
l’attività letteraria, culturale e sociale della scrittrice.<br />
[N.d.R.: L’edizione del 1991 della Casa Editrice Magvető<br />
ripubblica il volume integralmente.]<br />
Non aspetti nulla di buono e nessun riconoscimento<br />
colui che osa mettere piede sul terreno molle della<br />
letteratura. Illyés 2 mi avvertì, prima che avesse spedito<br />
alcune mie poesie al redattore dell’«Új Írás» [«Nuova<br />
Scrittura»]: «Pensaci bene. Vuoi veramente pubblicare i<br />
tuoi scritti? Devi sapere che in caso di edizione, d’ora in<br />
poi avrai più danni, aumenterà l’inimicizia, i tuoi nemici<br />
si moltiplicheranno vorticosamente, mentre coloro che ti<br />
chiudono nel loro cuore saranno pochi. Cambia almeno<br />
nome per evitare l’immediata aggressione nei tuoi<br />
confronti, dopotutto sei un medico. Tanti ti conoscono e<br />
molto di più ti aggrediranno per aver scritto<br />
pubblicamente qualche azione non proprio da elogiare<br />
di qualche loro parente». Ed avevo motivo di pentirmi<br />
per l’uscita dalla mia solitudine, però, non è questo di<br />
cui vorrei parlare in questa sede.<br />
Un redattore di una rivista è esposto alle critiche, alle<br />
accuse ancora da più lati e da più persone, anche da<br />
parte di coloro che si sentono falliti. László Németh,<br />
anche sul suo letto di morte con odio pronunciò il nome<br />
di Babits. Lo accusa assieme ad Osváth per aver ucciso<br />
in lui il poeta. Aveva torto, anche perché, come<br />
novellista e saggista egli fu accolto da loro a braccia<br />
aperte. E molto presto, in età molto giovane. E Babits<br />
fu accusato, maledetto da un esercito di tanti altri, tra<br />
cui anche da Attila József, in una stupenda poesia, è<br />
vero, che più tardi in una altrettanto stupenda poesia si<br />
è fatto conciliare. Ma che cosa vale tutto questo....<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011<br />
1
In grandi linee si può dividere in due gruppi quelli<br />
che si scagliano contro il redattore di una rivista<br />
prestigiosa che vigila la qualità - come è<br />
l’«<strong>Osservatorio</strong>». Ci sono quelli che vedono rifiutare la<br />
pubblicazione dei propri scritti. Non so, ma spero che la<br />
Signora Melinda dedichi un po’ di tempo anche a loro,<br />
ma in caso contrario posso anche comprendere le sue<br />
ragioni. A dire il vero, io ho incontrato un solo redattore<br />
così scrupoloso, quello del «Jelenkor» [«Epoca<br />
Contemporanea»] di Pécs: il redattore purtroppo „di<br />
una volta”, recentemente scomparso, Tibor Tüskés. Egli<br />
entro pochi giorni rispondeva a tutte le lettere<br />
pervenute, indifferentemente se accettava o rifiutava la<br />
pubblicazione del materiale a lui spedito.<br />
Evidentemente la maggior parte degli autori, nel<br />
veder rifiutare le proprie „fatiche poetiche” ugualmente<br />
se ne ha a male. La schiera di queste figure è composta<br />
dagli adirati. L’altra metà è rappresentata dai veri<br />
astiosi che s’arrabbiano a causa degli scritti pubblicati<br />
sulla rivista. Loro sono i più pericolosi, motivati dai<br />
pregiudizi, e la loro ira non è avvolta alla pubblicazione<br />
strettamente legata alla letteratura.<br />
Quante volte e in quale misura è stata in questi<br />
quindici anni il redattore dell’«<strong>Osservatorio</strong>» l’unica<br />
responsabile, oggetto delle critiche, non posso saperlo.<br />
Ma so, che – informazione avuta sempre da Illyés – che<br />
Babits venne stroncato dalle ingiurie subite in veste di<br />
redattore del «Nyugat». Quante altre diffamazioni non<br />
solo da Németh e da Attila József, ma anche da tanti<br />
altri grandi, come ad esempio anche da Lőrinc Szabó,<br />
spesso dovutamente non apprezzato a causa di altri<br />
vari motivi! È vero, Babits è stato un curatore di un<br />
prestigioso premio letterario [N.d.R. il Premio<br />
Baumgarten] che significava anche una lauta<br />
ricompensa in soldi. La Prof.ssa Melinda può<br />
considerarsi fortunata di non disporre di tali mezzi.<br />
Meno fortunata per non averne neanche un po’ per<br />
poter compensare i collaboratori. Ma riceve lo stesso<br />
critiche di tutti i colori per le pubblicazioni e per le<br />
omissioni.<br />
Se ancora una volta mi capiterà di parlare almeno al<br />
telefono con lei, le chiederò: Quanti maltrattamenti ha<br />
ricevuto da parte degli uni e degli altri? E sono curioso<br />
di sapere come ha fatto a sopportare, Lei donna,<br />
appartenente al sesso debole, sia i rimproveri che i<br />
riconoscimenti? Perché a volte, non sono facili da<br />
sopportare neanche questi ultimi, soprattutto se non<br />
vengono dalla parte di chi sarebbero graditi. A tutto<br />
questo ci vuole una forza, superiore a quella degli<br />
uomini. Forza di volontà, tenacia, costanza, un<br />
accanimento a tutto quello a cui ha deciso di dedicare<br />
la sua vita. A quello che si è legata.<br />
E la Dott.ssa Melinda – come sopraddetto – è una<br />
donna femminile, piena di tenerezza, di sentimenti. Che<br />
il suo carattere sia arricchito anche di una forza virile, è<br />
una condizione necessaria per il suo lavoro da<br />
missionari, di cui si è incaricata. Certo, ella deve<br />
possedere una forza da missionario, altrimenti priva di<br />
essa non avrebbe potuto svolgere quest’attività.<br />
Chissà se coloro che sono incaricati di una missione<br />
siano più o meno fortunati dei loro compagni? Non<br />
cerchiamo spiegazioni mistiche. Semplicemente si<br />
riflette sulla propria capacità, sul modo di renderla utile.<br />
Credo di sapere, che più di quindici anni fa, quando<br />
ha già parlato l’italiano a livello da considerarsi bilingue,<br />
quando una metà dei sogni forse l’ha fatta nella nuova<br />
lingua, si è sentita pronta ad avviare una rivista<br />
bilingue. Doveva conoscere a fondo la letteratura, la<br />
cultura, la storia, i rapporti secolari più–meno intensi tra<br />
i nostri popoli.<br />
Il popolo ungherese e la lingua a causa di assenza di<br />
parenti, della loro unicità e del loro isolamento possono<br />
considerarsi orfani del nostro continente. I parlanti<br />
magiari saranno appena un quinto di quelli che hanno<br />
per lingua madre l’italiano. I popoli parlanti le altre<br />
lingue latine si capiscono tra di loro, sono forse cento<br />
volte in più rispetto ai magiarofoni. Ma se non in altri<br />
campi in questo almeno, della lingua antica e della<br />
letteratura, che conserva tutte le bellezze<br />
d’espressione, siamo almeno uguali. E, possiamo<br />
aggiungere: a buon diritto possiamo misurarci anche<br />
con altri popoli.<br />
Tramite le opere pubblicate in due lingue, che<br />
s’intrecciano e s’appoggiano a vicenda, non solo due<br />
culture linguistiche possono avvicinarsi l’una all’altra,<br />
ma grazie alle reciproche influenze può nascere<br />
qualcosa di originale, di nuovo. Lo posso affermare con<br />
certezza, siccome grazie a mia madre, nata a Modena,<br />
si è sposata con un soldato magiaro, perciò, per metà,<br />
anch’io vivo sotto l’influenza della cultura italiana che<br />
m’incanta, anche se non sono mai riuscito a<br />
padroneggiare la lingua italiana al livello di un parlante<br />
nativo. Tutto ciò viene testimoniato da numerosi miei<br />
scritti, poesie, drammi, racconti e saggi. Scrivendo le<br />
mie opere, sento l’aura della cultura italiana allo stesso<br />
modo come sento i sapori della lingua ungherese.<br />
Qualcosa di simile deve provare anche la Dott.ssa<br />
Melinda, quando si impegna ad avvicinare queste due<br />
culture, illustrando le differenze ma salvaguardando con<br />
cura gli aspetti singolari. È questa missione che irradia<br />
dalle pagine dell’«<strong>Osservatorio</strong>».<br />
Ed il fermo sforzo non serve soltanto per la scoperta<br />
dei rapporti letterari. Penso che per questo abbia<br />
accolto con grande entusiasmo ed ha pubblicato per<br />
primo la «Cronaca Illustrata»*, frutto della<br />
collaborazione artistica fra un mio cugino italiano e me<br />
stesso, raccontata in edizione privata, in poche copie.<br />
Quelle stufe e le piastrelle sono state vendute,<br />
ottenendo anche un successo economico, più di quanto<br />
avrebbero ottenuto le mie opere e quelle della Prof.ssa<br />
Melinda. Ma, dopotutto, quello che conta di meno è<br />
questo aspetto. [*N.d.R. <strong>NN</strong>. 71/72 pp. 49-55: «In<br />
risposta ad Orazio», Cronaca illustrata sulla<br />
straordinaria vita di Pietro Voltolini, fabbricante di<br />
ceramiche]<br />
Ci vuole una grande determinazione, intelligenza e<br />
bravura per poter compiere questa missione. È ovvio<br />
che per noi, appartenenti ad una lingua di minore<br />
diffusione, questa possibilità è più importante di quanto<br />
non sia per gli italiani, capaci di misurarsi con<br />
letterature di popoli parlanti le lingue di maggior<br />
diffusione. Ma forse, oltre al divertimento, arricchendo<br />
la loro conoscenza, possono richiamare il loro<br />
interessamento anche opere nate nella mente degli<br />
ungheresi. In particolar modo è da onorare e da<br />
ringraziare la Redattrice che tramite il suo talento<br />
2<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
poetico e competenza bilingue, in prima persona dà il<br />
suo contributo.<br />
Come ultimo pensiero torno alla simbolica immagine<br />
dei fiori da raccogliere sui vasti campi italiani e sui prati<br />
più angusti magiari. Non sono posti in vasi, ma<br />
trapiantati in un giardinetto speciale che viene curato<br />
da questa signora ungherese traslocata a Ferrara. Mi<br />
viene in mente la meravigliosa poesia intitolata «La<br />
Pianta Sensitiva » [N.d.R. Letteralmente: «La Pianta<br />
Sensibile»/«The Sensitive Plant» (la pianta sensitiva è<br />
la Mimosa Pudica)] di Shelley. Ecco i primi versi:<br />
«Una Pianta Sensitiva in un giardino è fiorita,<br />
Dai venticelli con rugiada d’argento è nutrita...» 3<br />
(Trad. dall’inglese di © Melinda B. Tamás-Tarr)<br />
E poi, pure i primi versi della parte seconda:<br />
«Ci fu un Potere in questo luogo di delizia,<br />
Un’Eva in questo Eden; regnante Grazia<br />
Per tutti i fiori, piante in sonno o deste,<br />
Era come Dio nel comando delle stelle.<br />
Una signora...» 4<br />
(Trad. dall’inglese di © Melinda B. Tamás-Tarr)<br />
Per lunghi decenni, quasi per mezzo secolo, i<br />
materialisti hanno cercato di farci credere che tutto<br />
fosse frutto delle forze della materia, quindi anche lo<br />
spirito, la cultura, le arti, tutto il mondo creato<br />
dall’Uomo, la cosiddetta Civilizzazione. Ma è ovvio: si<br />
tratta di una grande sciocchezza. La materia non è<br />
capace di creare forze spirituali; produrre, attuare,<br />
mantenere qualsiasi cosa senza energie divine.<br />
Alla Direttrice Melinda si augura di festeggiare ancora<br />
molti anniversari nel suo bel Giardino dell’Eden, nel suo<br />
«<strong>Osservatorio</strong>» bilingue, contenente piante particolari.<br />
György Bodosi<br />
alias Dr. Tivadar Józsa<br />
- Pécsely (H) -<br />
1 N.d.R.: La rivista Nyugat (1908-1941) fu fondata da Ernő<br />
Osvát, Miksa Fenyő, Ignotus (Hugó Veigelsberg) e non da<br />
Ady, come qualche informazione di alcune pagine Web degli<br />
italiani ci fa credere...<br />
Suoi caporedattori, redattori e collaboratori furono: Ernő<br />
Osvát (1908-1929) caporedattore, Pál Ignotus (1908-1919)<br />
caporedattore, Miksa Fenyő (1908-1917) redattore, Endre Ady<br />
(1908-1919) collaboratore, redattore, Mihály Babits redattore<br />
(1917-1939) caporedattore (1939-1941), Zsigmond Móricz<br />
redattore (1929-1933), Aladár Schöpflin (1933-1937)<br />
collaboratore primario; (1937-1941) redattore, Oszkár Gellért<br />
(1922-1939) redattore, Gyula Illyés (1937-1941) redattore. La<br />
rivista con la morte (1941) di Babits cessò di esistere.<br />
2 Il poeta Gyula Illyés (1902-1983)<br />
3 «A Sensitive Plant in a garden grew, / And the young winds<br />
fed it with silver dew...» (Percy Bysshe Shelley [1792-1822])<br />
4 « There was a Power in this sweet place / An Eve in this<br />
Eden; a ruling Grace / Which to the flowers, did they waken<br />
or dream, / Was as God is to the starry scheme. // A<br />
Lady.../...* (Percy Bysshe Shelley [1792-1822])<br />
* La traduzione del primo verso integro della seconda strofa<br />
(Part.2 verso 120°): «Una Signora c’era, la meraviglia della<br />
sua specie...» («A Lady, the wonder of her kind...»)<br />
Traduzione rielaborata ed adattamento di<br />
© Melinda B. Tamás-Tarr ed Alessandra Bonani<br />
(In base al testo originale ed alla traduzione di Judit Józsa)<br />
Lectori salutem!<br />
Prima di tutto ringrazio<br />
György Bodosi per l’articolo<br />
scritto in occasione del 15°<br />
anniversario del nostro periodico<br />
e l’ho ritenuto opportuno<br />
di riportarlo come primo<br />
editoriale. Leggendolo sono<br />
rimasta veramente commossa<br />
e senza parole. Ricevere<br />
queste righe da un critico di<br />
cui hanno paura – specialmente le donne – è un grande<br />
privilegio: è un onore inestimabile. Di nuovo: GRAZIE!!!<br />
La mia strada professionale in Italia è, prima di tutto,<br />
la strada del nostro «<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>», la storia<br />
di esso e anche la mia storia nella mia Patria<br />
d’adozione. In occasione di questo anniversario<br />
ripercorriamo le tappe significative tramite editoriali,<br />
note biografiche ed alcune documentazioni, dando così<br />
anche una risposta alle domande formulate nell’elogio...<br />
Vivo in Italia dal 5 dicembre 1983 e dal marzo 1986<br />
ho la cittadinanza italiana, per le autorità ungheresi<br />
sono una cittadina con la doppia cittadinanza. Sono –<br />
sia di istruzione che di professione – docente di Lingua<br />
e Letteratura Ungherese, di Storia e d’Italiano (LC2 per<br />
stranieri), giornalista, pubblicista, traduttrice (tecnica e<br />
letteraria), interprete, mediatore liguistico e culturale,<br />
direttore responsabile ed editoriale, editore in proprio.<br />
Dopo 14 anni – compresi adattamento al mio nuovo<br />
ambiente, vari studi professionali d’aggiornamento ed<br />
attività letterarie e giornalistiche con varie pubblicazioni<br />
occasionali presso qualche testata nazionale, regionale<br />
o locale, ricerche di lavoro..., etc.–, nell’ottobre 1997 ho<br />
fondato questo periodico. Con l’edizione di questa<br />
rivista ho avuto diversi scopi: prima di tutto quello di<br />
darmi un impiego intellettuale regolare e duraturo, dato<br />
che la mia Patria d’adozione non mi ha dato la<br />
possibilità di avere un lavoro stabile e remunerativo in<br />
nessuna sfera del mondo lavorativo, nonostante che<br />
non sono stata con le braccia incrociate. (NB. Purtroppo<br />
i due recenti postuniversitari master di secondo livello<br />
conseguiti – master pel giornalismo storico-scientifico e<br />
master universitario pell’insegnamento d’italiano per<br />
stranieri [gennaio e giugno 2009] non hanno migliorato<br />
le mie prospettive di lavoro renumerativo...) In certo<br />
senso così volevo assicurarmi di continuare anche<br />
l’insegnamento e di poter iscrivermi all’OdG ed esercitare<br />
a pieno titolo anche la professione di giornalista,<br />
inoltre se dovevo scrivere gratuitamente, allora ho<br />
piuttosto preferito farlo per la mia creatura, cioè per la<br />
mia rivista e non per “mille” altre testate. Per me era<br />
d’importanza vitale appartenere almeno ad un ordine<br />
professionale italiano. Non volevo diventare giornalista<br />
professionista, perché essendo “solo” pubblicista, posso<br />
anche dedicarmi – se mi capitano! – ad altre occasionali<br />
attività redditizie. Nel frattempo anche in Ungheria sono<br />
diventata giornalista: sia professionista (!) che<br />
pubblicista a pieno titolo; sono iscritta anche all’Ordine<br />
della Comunità dei Giornalisti Ungheresi. Agli scopi<br />
principali si era associato anche quel mio desiderio di<br />
dare voce ai minori scrittori di talento oppure autori<br />
ignorati e far conoscere la letteratura e cultura<br />
ungherese. Poi, questa rivista voleva essere non solo<br />
locale, ma nazionale ed internazionale. Lo suggerisce<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 3
anche il sottotitolo della testata, suggerita da una ex<br />
collaboratrice: «Ferrara e l’Altrove». Così offro spazio<br />
alle muse; arti ungheresi, italiane gettando pure<br />
sguardo anche per la cultura, letteratura di altre<br />
nazioni. Oltre i racconti e poesie ci sono testi di critica<br />
e storia letteraria, traduzioni poetiche e letterarie,<br />
storia, critica cinematografica, dibattiti letterari,<br />
culturali, sociali. Accanto ai fascicoli del periodico ho<br />
anche pubblicato numerosi volumi di antologia, volumi<br />
autonomi e quaderni – più di sessanta titoli – come<br />
supplementi al periodico.<br />
Qui riporto alcune immagini delle copertine di<br />
antologie e quaderni editi dall’<strong>Osservatorio</strong> (salvo<br />
l’ultimo volume sulla seconda foto, che è il mio breve<br />
romanzo fiabeso grammaticale, intitolato «Girovagando<br />
nell’Impero di Discorsopolis» dell’Editore Taurus di<br />
Torino):<br />
Dal maggio 2010, a partire dal libro «Da padre a figlio»,<br />
i volumi monografici della nostra rivista sono<br />
commerciabili e distribuiti anche tramite la Feltrinelli.it.<br />
Durante questo cammino, da ogni parte del mondo,<br />
ho incontrato comportamenti di tutti i colori sulla scala<br />
della lealtà e slealtà, compresi iniziali ed esagerati entusiasmi<br />
per poi lasciati spegnersi, consapevoli omissioni<br />
(come i mancati riferimenti alla pubblicazione della ns.<br />
rivista, delle ns. edizioni a stampa o telematiche sia da<br />
parte degli italiani che degli ungheresi), raggiri, promesse<br />
mai mantenute procurandomi così anche danni<br />
economici, impegni non rispettati, plagi italiani ed<br />
ungheresei dei miei testi, intrighi, malafede, affermazioni<br />
e informazioni false, disprezzo del mio operato,<br />
ingiurie... Ecco qualche documentazione di tutto ciò:<br />
A quei tempi (anno 1997), il direttore responsabile<br />
d’allora della nostra rivista, a proposito di quest’atteggiamento<br />
nei miei confronti, mi ha detto: «Non si<br />
preoccupi professoressa, questo comportamento è il<br />
tipico segno dell’assoluta ignoranza!».<br />
Alcune lettere di un mitomane, contenenti bugie del<br />
2004:<br />
4<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
[...]<br />
La raccomandata sopraccitata dello studio legale non<br />
è mai pervenuta... L’ultima sua lettera inviata in risposta<br />
alla mia ferma decisione per procedere tramite via<br />
legale e dopo le due sue successive lettere ignorate:<br />
Ed infine ecco la busta creduta incestinata, ma presto<br />
ritrovata - con le righe di accompagnamento dell’autore<br />
mitomane - contenente la sua raccolta di poesie tra cui<br />
quattro brevi liriche sono state pubblicate sul fascicolo<br />
<strong>NN</strong>. 33/34, Lu-Ago./Sett.-Ott. 2003, unica lettera<br />
pervenuta prima le sue e-mail di sopra:<br />
Il signor Enzo C. ha sbagliato la mira...<br />
Ecco un’altra falsità:<br />
Il testo di sopra – che è trascritto qui sotto – del<br />
Notiziario di Penna d’Autore 2006, – N. 15 - rivista<br />
fondata nel 1996 - non corrisponde alla verità, è falsa:<br />
«[...] Spinti dalla simpatia e dalla stima di vecchi e<br />
nuovi iscritti abbiamo deciso di aprire una nuova rubrica<br />
riservata alla POSTA che, molto tempo fa, quando la<br />
nostra Associazione aveva un suo periodico, aveva<br />
raccolto numerosi consensi. Inizialmente questa rubrica<br />
era stata denominata “<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>” e da<br />
questo nome una scrittrice ungherese, che in quel<br />
periodo era delegata di Penna d'Autore per la provincia<br />
di Ferrara, certa Melinda Tamas Tarr, aveva fondato un<br />
periodico culturale; da quel momento la rubrica era<br />
stata denominata «Il Salotto degli Autori”. [...]»<br />
Prima di tutto la rivista Penna d’Autore – nata nel<br />
1996 –, nell’anno 1998 ha ancora avuto sia la rubrica<br />
«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» – che riportava soltanto le<br />
notizie dei concorsi letterari e varie iniziative letterarie –<br />
sia la rubrica «Il Salotto degli Autori», anzi: prima della<br />
nascita della ns. rivista la rubrica «Il Salotto degli<br />
Autori» – che pubblicava le lettere dei Lettori – esisteva<br />
già! Quindi è falso dire che la rubrica «<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>» dalla nascita del ns. periodico era stata<br />
denominata «Il Salotto degli Autori». (per conferma v.<br />
comunicato illustrato sulla pagina:<br />
http://www.osservatorioletterario.net/comunicato-o.l.f.a..pdf)<br />
Per la segnalazione di questa falsità ho ricevuto una<br />
risposta che parla in sé – la riporto qui sotto – ... e<br />
questa notizia falsa non è stata rimossa dalla rete...<br />
Scoprendo queste righe sull’internet, dopo più di un<br />
decennio, mi ha sorpreso molto e particolarmente ho<br />
avuto a male, perché a quei tempi, abbiamo avuto un<br />
buon rapporto di collaborazione e fino ad oggi ricordo al<br />
titolare dell’associazione e della rivista con gratitudine<br />
per i suggerimenti pratici ricevuti a proposito delle mie<br />
iniziative editoriali, ed in più egli ha anche pubblicizzato<br />
la nascita del mio periodico dando notizia della fondazione<br />
dell’«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» (p. 24 gennaio/febbraio<br />
1998) senza di qualsiasi contestazione, rimprovero<br />
a proposito del nome scelto... Ecco quindi la sua<br />
reazione alla mia segnalazione:<br />
«Gentilissima Professoressa Melinda Tamás-Tarr,..........<br />
non capisco il Suo gioco di parole: «<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong> Ferrara e l'Altrove» (Brevemente detto<br />
<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>...). Io ho scritto «<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>».................................................................<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 5
E poi, perché invece di polemizzare non va a rileggere<br />
Penna d’Autore di gennaio/febbraio 2008 [N.d.R.<br />
correttamente è: 1998] a pagina 24?..................................<br />
Non metto in dubbio il Suo titolo di Professoressa che<br />
Le è stato attribuito in Ungheria, ma la lingua italiana è<br />
un’altra cosa: bisogna saperla LEGGERE e SCRIVERE.....<br />
Forse non Le ho mai detto, cara Professoressa, del<br />
danno di immagine che ha avuto Penna d’Autore in quel<br />
periodo per aver offerto ai “suoi amici” la possibilità di<br />
scrivere sulla rivista. Ma erano amici e andavano aiutati.<br />
Ora quegli stessi amici si sentono “offesi”, negano<br />
l’evidenza!..................................................................<br />
Ma con che coraggio!..................................................<br />
E dire che Penna d’Autore aveva spalancato loro le<br />
porte, come documentano le sue stesse pagine.............<br />
Ma forse sono io a non saper scrivere l’italiano, non Lei<br />
a leggerlo...................................................................<br />
La prego, per favore: non mi disturbi più.»...................<br />
È più comodo terminare così la lettera invece di<br />
chiedere scusa e rimediare l’ingiustizia... Questo<br />
signore, deducendo dalla sua risposta, sicuramente deve<br />
tanto soffrire della miopia – in senso simbolico – e del<br />
complesso d’inferiorità, altrimenti non avrebbe scritto<br />
tutto quello che si legge in questa sua lettera, inviata<br />
alla mia osservazione, alla segnalazione del falso.<br />
Inoltre, sempre deducendo dalle sue righe, o sia<br />
smemorato oppure consapevolmente ignora il fatto che<br />
dopo una mia partecipazione ad un concorso letterario<br />
del 1995/1996 bandito da lui, egli stesso mi ha invitato<br />
ad iscrivermi alla sua associazione (due volte ho optato<br />
al pagamento della quota associativa – 120 mila e 90<br />
mila lire [socio benemerito] –) ed a collaborare alla sua<br />
rivista bimestrale appena fondata (1996), e, non io<br />
chiedevo l’opportunità per pubblicare sul suo neonato<br />
periodico e di breve durata, sostituito da un «librorivista»<br />
– che io, a suo posto, lo/la chiamerei l’annuario<br />
– a cui non mi sono più abbonata, a causa della qualità<br />
e spazio per me non più soddisfacienti ed a causa degli<br />
intrighi nei miei confronti nati dalle mie pubblicazioni a<br />
puntate, dalle mie iniziative letteriare ed editoriali<br />
contestate...<br />
Sono perfettamente consapevole che non posso<br />
competere – e non lo intendo neanche – con i cittadini<br />
di madrelingua italiana, parlanti veramente correttamente<br />
la loro lingua. Per me straniera, trapiantata già<br />
da adulta, per impadronire la lingua acquisita a livello<br />
(quasi) madrelinguistico, non sarebbero sufficienti<br />
neanche 100 anni trascorsi in Italia... Questo è ovvio,<br />
però, nonostante le imperfezioni linguistiche, io però,<br />
nonostante tutto cerco di dare del mio meglio possibile...<br />
Quanto riguarda l’enorme lavoro che svolgo –<br />
anche se trovassi collaboratori fissi e continui soltanto<br />
per la revisione linguistica –, non potrei pretendere che<br />
gratuitamente rivedessero tutti i miei scritti. Se invece<br />
lo trovassi a pagamento, io non riuscirei ad affrontare<br />
questa spesa. Tornando alla lettera di sopra,<br />
comunque, è da pensare che a quei tempi questo<br />
signore nel mio saggio – che è stato ripubblicato sulla<br />
nostra rivista, nella rubrica della «Saggistica<br />
ungherese» nella serie «Aspetti generali della cultura<br />
ungherese» – la locuzione “il dotto Babits” l’ha<br />
corretta e l’ha pubblicata nella versione assolutamente<br />
errata, sostituendola con “il dottor Babits”: quindi è da<br />
impressionarsi e ci lascia perplessi che un nato italiano<br />
– che vanta pure della sua abilità madrelinguistica –<br />
non sa la differenza tra il “dotto” e “dottore”!... (v.<br />
Anno II – N. 8 Ago./Sett. 1997, p. 21 di Penna<br />
d’Autore: «Panorama della letteratura Ungherese VI.»<br />
di Melinda Tamás-Tarr-Bonani...)<br />
Passiamo ora ad un’altra «avventura»... Ecco un’altra<br />
curiosa esperienza a proposito della direzione e<br />
proprietà della nostra rivista: nel passato ormai lontano<br />
una conoscente ha messo in giro di essere lei la<br />
direttrice e titolare dell’<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>, di cui<br />
venni a conoscenza per puro caso in un evento<br />
culturale. Durante una conversazione con persone per<br />
me sconosciute, nominando il nostro periodico,<br />
qualcuno mi ha domandato di «essere la collaboratrice<br />
della direttrice e proprietaria N.N. dell’<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>»? L’ho dovevo illuminare che la signora in<br />
questione non era né la direttrice, né la titolare<br />
dell’O.L.F.A... Potrei ancora elencare altre varie<br />
spiacevoli avventure, cattiverie, slealtà, ovviamente<br />
generate dai pregiudizi, odi, invidie, gelosie,<br />
malintenzioni e così via... Non mancavano neanche<br />
lettere di cattivo gusto, inviate dai mitomani o dagli<br />
stolti... Nei primi otto anni della mia attività editoriale<br />
ho anche incontrato tanta arroganza, vari tipi di<br />
ingiurie, incorrettezze – come accade anche nel mondo<br />
politico – per qualsiasi cosa: a certe persone non va a<br />
genio mai quello che si fa oppure non si fa; per<br />
qualsiasi iniziativa o decisione hanno avuto da ridire,<br />
lanciare offese... Non parlando della diffidenza o<br />
dell’incredulità per il mio operato. Ecco un esempio<br />
dell’anno 1998: non dimentico mai le reazioni di due<br />
donne ferraresi quando le ho fatto vedere la copertina<br />
appena realizzata – illustrata dal mio fotomontaggio in<br />
cui si vede anche una mia immagine – a colori del<br />
fascicolo dell’Anno II N. 3 Aprile/Giugno 1998: tutte le<br />
due mi hanno formulato la stessa domanda: «C’è<br />
dentro, però, la zampetta dell’ingegnere, è vero?» –<br />
cioè, nella realizzazione, secondo loro, c’entrava mio<br />
marito. Egli immediatamente, assieme a me, le<br />
informava di presumere male. Mi veniva, oltre<br />
l’amarezza, anche la rabbia dentro di me, perché mi<br />
infastidiva tale considerazione generata dal mio<br />
operato: anche perché se quelle due donne fossero<br />
incapaci di realizzare cose simili, non significa che altre<br />
donne sarebbero ugualmente incompetenti! Mio marito<br />
mai mi ha messo le mani sui miei lavori, anche perché<br />
non è competente di questo tipo d’attività. Poi, per il<br />
lavoro, tutto il giorno essendo fuori città, lontano da<br />
casa e rincasando stanco morto solo le otto di sera,<br />
quando avrebbe potuto fare i miei lavori redazionali<br />
durati di tutti i giorni interi?! Ho constatato reazioni<br />
simili nei miei confronti non soltanto dalla parte della<br />
gente incolta, ma anche da parte di persone di una<br />
certa istruzione! Anche oggigiorno mi sconcerta questa<br />
mentalità italiana con la quale si presuppone che le<br />
femmine sono meno capaci dei maschi in certe attività<br />
per loro magari anche insolite, non parlando se si tratta<br />
delle cittadine d’origine straniera... Tutti i giorni ho<br />
sentito ingiustizie, sfiducia, sospetto, pregiudizio nei<br />
miei confronti, nonostante la mia cittadinanza italiana.<br />
Ho sempre constatato: uno straniero facendo qualsiasi<br />
cosa, essendo qualitativamente uguale o anche migliore<br />
degli italiani, può massacrarsi per dimostrare il suo<br />
valore, la sua competenza, non lo considerano, lo<br />
6<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
disprezzano. Nei suoi confronti sono forti i pregiudizi, i<br />
sospetti, la sfiducia e così via. Se uno straniero qualitativamente,<br />
in ogni aspetto – di umanità, professionalità,<br />
di talento, etc. –, per amor di Dio, altamente supera<br />
gli italiani, la situazione è ancora peggiore... E se si<br />
tratta di donna?... Hm... lasciamo stare la questione...<br />
Quindi, sia nel periodo delle ricerche dei lavori che nelle<br />
mie attività professionali iniziali o attuali non ho avuto<br />
mai momenti di noia!... Non erano rari gli episodi in cui<br />
la mia disponibilità molte volte è stata ricompensata<br />
dalle slealtà. Rispetto al numero dei richiedenti d’aiuto<br />
da me immediatamente assistiti poca gente era disponibile<br />
a darmi una mano nei casi di bisogno per un<br />
improvviso problema; mentre io non sprecando tempo<br />
ed energia, perdendo preziose ore o molti giorni di<br />
lavoro, ho soddisfatto la loro richiesta. Anzi, non<br />
soltanto non hanno reagito alla mia richiesta d’informazione<br />
o d’aiuto, ma non si sono neanche degnati di<br />
ringraziare il mio contributo dato a loro favore...<br />
Purtroppo la grande parte degli esseri umani – senza<br />
distinzione di nazionalità – è priva di educazione. Prima<br />
di tutto, è colpa delle famiglie da dove provengono,<br />
particolarmente colpa delle madri – dato che dal momento<br />
della nascita, in maggior parte, esse si occupano<br />
dei figli – che sono pure ineducate, perciò non possono<br />
trasmettere le buone maniere, di conseguenza non<br />
sono in altezza...<br />
Ho anche imparato che gli italiani anche nei casi<br />
illeciti o scorretti, possono andare avanti a gonfie vele e<br />
quasi indisturbati, però se un cittadino di origine straniera<br />
fa le stesse cose ma in regola, col massimo rispetto<br />
delle norme, delle leggi, con correttezza, o se<br />
involontariamente sbaglia, sono subito pronti a sentenziarlo.<br />
Per dimostrarlo con un esempio, ecco un’immagine<br />
di un periodico italiano d’oggi a proposito dei tipi<br />
di abbonamenti, seguita poi da una lettera proveniente<br />
da una lista degli aspiranti scrittori - it.arti.scrivere -,<br />
nel lontano 11 ottobre 1998, in risposta alle mie iniziali<br />
iniziative lanciate...<br />
Un esempio di abbonamenti di diffusione nazionale :<br />
Ecco la lettera:<br />
«Gentile signora Melinda Tamás-Tarr Bonani, avrei<br />
alcune domande da rivolgerle:.....................................<br />
1. si rende conto che risulta alquanto improbabile<br />
essere presi sul serio quando si ha, al posto del nome,<br />
la nuova formula magica scelta da Silvan?.....................<br />
2. cosa le fa pensare che espressioni come "forum<br />
auctoris" o "praemium auctoris" possano in qualche<br />
modo far riaffiorare in noi l'antica e mai rimossa<br />
soggezione per il professore di latino?...........................<br />
3. per quale trauma subito nell'infanzia noi dovremmo<br />
provvedere a un'esborso che varia dalle 60 alle 200 mila<br />
lire, per diventare Soci Ordinari, Soci Autori oppure,<br />
udite udite, Soci Benemeriti? Pur trattandosi<br />
di esborso letterario, abbiamo tutti dei metodi più<br />
efficaci per fare beneficenza.........................................<br />
4. e inoltre, con quali approfondite ricerche di mercato<br />
ha scoperto che la nostra aspirazione più profonda è<br />
quella di possedere una copia della "grande antologia<br />
praemium auctoris" (ci risiamo), nonché 10 copie (non<br />
una di più, non una di meno) della Collana Quaderni<br />
Letterari?....................................................................<br />
5. perché privarci, poi, della gioia di potervi conoscere<br />
personalmente, dal momento che "non è prevista<br />
alcuna cerimonia di premiazione"? (e sfido,<br />
vorrei vedere con quale coraggio saprebbe giocarsi la<br />
faccia, ammesso che ne abbia ancora una)...................<br />
6. infine, come mai è così convinta che proprio noi<br />
dovremmo aiutarla a completare la sua collezione di<br />
francobolli?.................................................................<br />
Evidentemente non si è resa conto, Melinda Tamàs dei<br />
miei stivali, che questo è GIA' un forum, fatto da<br />
auctores, dove non esistono soci ordinari, né onorari, né<br />
benemeriti, ma solo persone (alcune straordinarie,<br />
questo sì), che scrivono per il piacere di scrivere, per il<br />
gusto di commentare, e per la gioia di essere<br />
eventualmente apprezzate, oppure per la voglia di<br />
migliorare attraverso le critiche altrui. Per cui, visto che<br />
non credo possa aspettarsi alcun contributo in moneta<br />
sonante, provi almeno a derubare un po' dello spirito<br />
che anima questo gruppo, poi vi apponga un<br />
bel francobollo, e se lo appiccichi dove vuole lei. De<br />
gustibus......................................................................<br />
Giulia Dalena...............................................................<br />
(che si è proprio stufata di tutti questi cialtroni che<br />
fanno soldi a palate sulle aspirazioni del prossimo)».......<br />
Ecco per es. il volume dell’antologia della quarta<br />
edizione del «Praemium Auctoris» (Edizione O.L.F.A.,<br />
Ferrara, 2001, pp. 308) presente anche nella biblioteca<br />
dell’Accademia dell Scienze d’Ungheria di Budapest,<br />
cod. di inserimento: MTA ITI, 132.290, Ol.I.3. ed i<br />
quaderni letterari individuali dei classificati di questo<br />
premio:<br />
Ora riporto l’elenco delle antologie dei premi banditi<br />
fino alla loro sospensione temporanea e dei quaderni<br />
individuali pubblicati fino al 2002 ed alcune altre edizioni<br />
fino ai nostri giorni (Edizione O.L.F.A.): Antologie ―<br />
ANTOLOGIA, 1997 (Premio "Janus Pannonius");<br />
ALMANACH, 1997 (Premio "Selezione" & Premio<br />
"Almanacco"); LE STAGIONI DEL VIAGGIO, 1998<br />
(Premio "Olimpia Morata", Premio "Janus Pannonius" -<br />
Promozione Editoriale "<strong>Osservatorio</strong> '98" in<br />
collaborazione con l’Ass. Olimpia Morata);<br />
ALMANACH'99, 1999 (Premio "Almanacco"); POESIE &<br />
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RACCONTI, 1999 (Premio "Selezione"); UNA GOCCIA<br />
D'ACQUA NESSUNO LA VEDE, 1999 (Premio "Janus<br />
Pannonius"); IN CAMMINO, 1999 ( "Praemium<br />
Auctoris"); IL GABBIANO SOLITARIO, 2000 ("Praemium<br />
Auctoris"); OSSERVATORIO 2000: POESIE &<br />
RACCONTI, 2000; ALMANACH 2000 (Premio<br />
"Almanacco"); L'ECO DEL XX SECOLO, 2001 (Premio<br />
"Janus Pannonius 2000"); L'OPERA D'AUTORE 2001<br />
("Praemium Auctoris"), ALMANACH 2001 (Premio<br />
"Selezione" & Premio "Almanacco"); DALLA LIRICA<br />
ALLA PROSA, 2002 (Premio "Janus Pannonius 2001");<br />
SENTIMENTI, FANTASIE & ALTRE COSE, 2002 (Premio<br />
"Almanacco 2002" & "Janus Pannonius 2002") e<br />
vengono aggiunti i quaderni letterari individuali dei<br />
primi tre classificati ef altri quaderni indipendenti dai<br />
concorsi: Lirica ― Edoardo Biondi: Amore (Silloge),<br />
1998; Emilio Diedo: Poesie (Silloge), 1999; Emilio<br />
Diedo - Renzo Ferri - Alessandro Moretti: Poesie<br />
(Sillogi), 1999; Renzo Ferri: 3 Poemi, 1999; Salvatore<br />
Scollo: Poesie (Silloge), 1999; Gabriella Tessitore:<br />
Frammenti per un Amore (Poemetti in prosa), 1998;<br />
Osvaldo Valenti: L'eco d'una parola, Poesie<br />
(Silloge),1998 Renzo Ferri: Altre poesie d'acqua<br />
(Silloge), 2000; Gianfranco Vinante: Nume bifronte<br />
(Silloge), 2001; Lidia Drigo: Primi versi stridenti, 2001;<br />
Marco Pennone: Ora sei là... , 2001; Melinda Tamás-<br />
Tarr Bonani: Le voci magiare (Traduzioni delle opere<br />
letterarie ungheresi), 2001; Melinda Tamás-Tarr e<br />
Mario De Bartolomeis: Traduzioni/Fordítások (Poesie,<br />
vol. II) 2002; Tolnai Bíró Ábel: Élet (in lingua<br />
ungherese), 2002; Melinda Tamás-Tarr-Bonani: Da<br />
anima ad anima (Traduzione delle poesie ungheresi,<br />
francesi, spagnole e latine), Edizione O.L.F.A. 2009;<br />
Maxim Tábory: Ombra e Luce (Poesie [Traduzione di<br />
Melinda B. Tamás-Tarr]), Edizione O.L.F.A. 2010;<br />
Narrativa ― Vittorio Baccelli: Storie del fine millennio<br />
(Racconti), 2000; Edoardo Corbetta: Disperazione<br />
(Racconti), Schermaglie 2000; 1999; Gabriella De<br />
Gregori - Chiara Pesciò: Racconti, 1999; Andrea Donini<br />
- Andrea Fedeli - Ezio Tarantino: Traghetto ed altri<br />
racconti, 1999: Gianmarco Dosselli: Fatalità (Racconti),<br />
1997; Sole e acqua ai fiori (Racconti), 1999 - Ultimo<br />
atto di amore (Racconti), 2000; Andrea Fedeli: Lo<br />
scrittore de "L'Equilibrio" I-II vol. (Romanzo), 2000;<br />
Paola Lecco: Il battito (Racconti), 1999; Niva Ragazzi:<br />
Una rossa senza storia (Racconto lungo), 1999;<br />
Gordiano Lupi: Il gabbiano solitario (Novella), 2000;<br />
Marco Pennone: Racconti del brivido, del mistero e del<br />
terrore, I-II vol., 1998; Daniele Ruta: Che bella giornata<br />
ed altri racconti, 1999; Vincenzo Sarcinelli: Una goccia<br />
d'acqua nessuno la vede (Racconti), 1999; ristampa<br />
2000; Monique Sartor: Appartenenze alchemiche<br />
(Racconti), 1999; Melinda Tamás-Tarr Bonani: Da<br />
padre a figlio (fiabe e leggende popolari magiare),<br />
1997; Michela Torcellan: La morte di Casanova<br />
(Romanzo breve), 1999; Marisa Vidulli: La valigia di tela<br />
verde (Racconti), 2000; Fabrizio Pagnini: Lost ballad for<br />
freedom ed altri racconti, 2001; Daniele Ruta: La mia<br />
penna, 2001; Gianmarco Dosselli: Il pianto del Titano,<br />
2001; Elvira Lanza: I mandorli in fiore, 2001; Giorgio<br />
Marconi: Inversione di marcia, 2001; Rasa Marco:<br />
Racconti, 2001; Simona Taddei: Tre racconti, 2001;<br />
Dario Fani: Racconti, 2002; Melinda Tamás-Tarr e Mario<br />
De Bartolomeis: Traduzioni/Fordítások (Prosa, vol. I)<br />
2002; Umberto Pasqui: Il barone della nebbia, 2002;<br />
Ignazio Barbarossa: Sogni, 2002; Umberto Pasqui: Il<br />
sogno di Tito, 2002; Melinda B. Tamás-Tarr: Da padre a<br />
figlio (fiabe e leggende popolari magiare) versione<br />
digitale 2002/2003; Da padre a figlio (Nuova Edizione)<br />
Edizione O.L.F.A. 2010; Umberto Pasqui: Il barone della<br />
nebbia (Olfa., 2002), Il sogno di Tito (Olfa., 2002),<br />
Prima la musica poi le parole (Olfa., 2003), La serra dei<br />
salici parlanti (Olfa., 2004), Arrigo ritrovato, ossia uno<br />
scherzo del cielo e del destino (Olfa., 2005), L’Ombra<br />
delle stelle (Olfa, 2007), Storie di Forlì (Olfa., 2009);<br />
Trenta racconti brevi (Olfa., 2010). Saggistica ―<br />
Marco Pennone - Gabriella Tessitore: Comenio maestro<br />
e sacerdote, 2000; Melinda Tamás-Tarr Bonani: I<br />
signori del Danubio, 2000; Gabriella Tessitore:<br />
Pedagogisti tra Otto e Novecento, 1999; Gabriella<br />
Tessitore: Lo scetticismo di Hume, 1999; Gabriella<br />
Tessitore: Il dramma dell'esistenza in Severino<br />
Kierkegaard, 1999: Gabriella Tessitore: Appunti su<br />
Hegel, 1999; Gabriella Tessitore: La filosofia del<br />
positivismo (Appendice e bibliografia a cura di Marco<br />
Pennone), 2001; Melinda Tamás-Tarr Bonani: Nei<br />
riflessi della stampa, 2001; Melinda Tamás-Tarr Bonani:<br />
Profilo d'Autore, 2001; Giovanni Negri: Scritture del<br />
fantastico nella Bassa Padana del nostro tempo,<br />
(Edizione Associazione Bondeno Cultura - Edizioni Saca<br />
- Edizione O.L.F.A.) 2002; Mario De Bartolomeis: Saggi<br />
letterari e storici (Echi leopardiani in una poesia di Tóth<br />
Árpád?, La poesia di Szabó Lőrinc, Su alcuni dati<br />
controversi relativi al generale farnesiano Giorgio<br />
Basta), Edizione O.L.F.A. 2003; Anna Maria Simi: Il<br />
rapporto tra lingua e dialetto nelle prime raccolte<br />
poetiche di Corrado Govoni (1903-1924), Edizione<br />
O.L.F.A. 2003;... (Nomi ed opere evidenziati di alcuni<br />
ex- o attuali – frattempo diventati - nostri collaboratori<br />
fissi od occasionali.)<br />
Sottolineo: io, senza un reddito fisso, con gli<br />
abbonamenti e con le pochissime quote dei soci<br />
(ordinari, sostenitori, benemeriti) ho realizzato quasi 70<br />
titoli di opere (antologie e quaderni letterari) per i<br />
premi da me banditi oppure su commissioni con tiratura<br />
di basso numero di copie. Non ho chiesto – come fanno<br />
anche oggi i piccoli e medi editori –, l’acquisto di<br />
minimo 300 copie per tremila euro [o circa 6 milioni di<br />
lire dell’epoca] come recentemente mi è stato proposto<br />
da un noto editore locale per un’eventuale pubblicazione<br />
di un volume di poesie... Dopo questi anni passati<br />
propongo alla signorina o signora Dalena (se questo è il<br />
suo vero cognome), «che si è proprio stufata di tutti<br />
questi cialtroni che fanno soldi a palate sulle aspirazioni<br />
del prossimo», ed, a tutte le persone similari di redigere<br />
ed editare - alcune opere di piccolissima tiratura per più<br />
persone... stampando – citandola – «10 copie, non una<br />
di più, non una di meno» d’un’antologia di 308 pagine<br />
per solo cinque persone ed aggiunga in più le 4 copie<br />
d’obbligo per il deposito legale..., oppure pubblichi per<br />
tutti i primi tre classificati ipotizzati delle sezioni,<br />
sempre comprese le copie d’obbligo di legge di ciascun<br />
titolo, poi aggiunga le spese di spedizione ed imballo, le<br />
spese delle targhe, coppe, medaglie, dei diplomi e così<br />
via... (Oggi però ci sono condizioni di pubblicazioni<br />
online tecnologiacamente più avanzate e col basso<br />
costo di stampa, così il risultato è già diverso di quello<br />
di 14-15 anni fa...) Oppure per l’organizzazione di una<br />
8<br />
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premiazione faccia anche conto ipotetico con tutte le<br />
spese che tali eventi le comporterebbero... Non<br />
dimenticando il fatto, che nel mio caso non si sarebbe<br />
presentata neanche la metà delle persone premiate ed<br />
aderenti... Ecco un esempio d’assenza dei premiati di<br />
un’associazione culturale italiana, di cui il titolare si era<br />
lamentato nel lontano 1997:<br />
Dopo tutto questo più di un decennio passato dalla<br />
lettera di Giulia Dalena, in risposta alla sua sfida<br />
d’allora, la invito di consultare anche tutte le<br />
innumerevoli pagine web dei siti – sia del passato che<br />
del presente – dell’<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> – citando<br />
sempre lei – per «vedere con quale coraggio mi avrei<br />
giocato la faccia, ammesso che ne abbia ancora una»,<br />
per poter rendersene conto del mio operato<br />
quindicinale, se avrà coraggio di farsi viva e rivalutare il<br />
mio operato...<br />
Intanto questa testata, il 31 ottobre 1998, a seguito<br />
della sopraccitata lettera dell’11 ottobre 1998, è stata<br />
scelta UNA DELLE «MILLE MIGLIORI IDEE<br />
IMPRENDITORIALI» dall'iniziativa promossa dalla Banca<br />
Popolare di Milano e dal Corriere della Sera - Corriere<br />
Lavoro ed il 25 marzo 2001 è stata segnalata dalla<br />
RadioRai1, nella rubrica radiofonica di economia,<br />
politica e cultura della Mittel Europa di RAI 1 «Est<br />
Ovest», trasmessa dalla sede Rai di Trento a cura di<br />
Sergio Tazzer.<br />
Dunque, da una parte si scagliavano contro la mia<br />
persona a causa delle iniziative di una straniera; dall’altra<br />
parte invece sono stata offesa con la parola di «digo»,<br />
sostantivo dispregiativo degli italiani da parte dei<br />
compatrioti ungheresi, oppure tanti anni ho dovuto<br />
subire varie e numerose ingiustizie, tra cui sono stata<br />
accusata di non essere più magiara proprio da parte di<br />
chi non si aspettava mai... Spesso, rimproverandomi,<br />
tra le tante altre cose, mi domandavano: «Perché sei<br />
andata in Italia? Era più facile andarsene dall’Ungheria<br />
per uno stipendio maggiore – sic! – che rimanere nella<br />
patria d’origine con basso stipendio...» Hm... per uno<br />
stipendio maggiore... Quando fino ad oggi non ho avuto<br />
un reddito fisso se non occasionalmente. Lo scriveva<br />
un’uomo che conosceva molto bene la mia vita in<br />
Ungheria... Non è affatto facile vivere, semplicemente<br />
soltanto esistere, tra due o più fuochi... Ha completamente<br />
ragione il nostro scrittore György Bodosi: «Non<br />
aspetti nulla di buono e nessun riconoscimento colui<br />
che osa mettere piede sul terreno molle della<br />
letteratura.» Era così da sempre dai tempi remoti ed è<br />
così anche oggi in qualsiasi punto del nostro Globo. Non<br />
è un fenomeno solo italiano od ungherese, è mondiale<br />
e non soltanto nel campo letterario... Però, durante la<br />
mia attività, le negative esperienze – meno male –<br />
erano notevolmente inferiori di quelle positive, eppoi,<br />
per fortuna, i dispiaceri venivano anche sopraffatti dagli<br />
scopi mirati, dalla soddisfazione di ciascun obbiettivo<br />
raggiunto: ho tanta voglia di lavorare, perché non<br />
riesco a stare senza lavoro intellettuale e creatività<br />
mentale, trovo tanta gioia in questa complessa e molteplice<br />
attività per tramandare. Mi piacciono le sfide da<br />
affrontare e forse per questo motivo non ho mai sentito<br />
di stancarmi nonostante le mille e gravi difficoltà<br />
manifestate e non mi sono mai avvillita dalle cattiverie,<br />
dalle critiche maligne o invidiose di certi personaggi...<br />
Forse proprio questo è il segreto che sono riuscita ad<br />
arrivare fino a questo 15° anniversario e ringrazio Dio<br />
per questo: sono certa, senza del suo appoggio non ci<br />
sarei riuscita ad arrivare a questo punto...<br />
Dopo questo riassunto ripercorriamo gli anni passati<br />
a partire dal N. 0. 1997 tramite alcuni editoriali –<br />
compresi gli eventuali errori linguistici – dell’O.L.F.A.<br />
rievocando i passi del suo progresso:<br />
EDITORIALE Anno I. N. 0 Ottobre/Novembre 1997<br />
Questa rivista – v. sx – in<br />
sperimentazione, senza scopo di<br />
lucro, attualmente fuori commercio,<br />
è nata con l’intenzione di<br />
comunicare [...] per dare una<br />
voce agli autori minori oppure<br />
ignorati, amanti ed agli<br />
appassionati dello scrivere.<br />
Appunto, scrivere. Scrivere<br />
poesie, racconti, critiche, opinioni<br />
per esprimere le svariate emozioni<br />
o i pensieri che nascono nell’anima dell’essere umano.<br />
Nelle nostre pagine vogliamo anche dare notizia di<br />
alcuni eventi culturali che riguardano la letteratura,<br />
l’arte ed in generale la cultura. LA CULTURA, con la<br />
maiuscola è un elemento importantissimo, oppure<br />
dovrebbe esserlo, per l’animo dell’individuo e per la<br />
società. Purtroppo in questo Paese le si dà poca<br />
importanza, per essa si investe poco o niente perché è<br />
ritenuta un prodotto che non rende economicamente.<br />
Invece la si dovrebbe trattare come tale, perché senza<br />
la cultura siamo barbari. La cultura è la manna dello<br />
spirito, come la religione del credente. La sua<br />
mancanza aiuta l’impoverimento della civiltà umana. Il<br />
suo maltrattamento è un evento doloroso in una<br />
qualsiasi civiltà, e, lo è particolarmente in Italia che può<br />
vantare un enorme patrimonio culturale, ma la maggior<br />
parte della popolazione la ignora e non sente l’esigenza<br />
primaria di coltivarla. È un grave errore, è una grande<br />
mancanza di responsabilità civica. È un dovere morale<br />
dare una voce agli scrittori, poeti, pensatori che non<br />
l’hanno perché sono ignorati dalla critica ufficiale, la<br />
quale considera soltanto gli autori "sicuri" perché<br />
attraverso essi è garantito il grande guadagno<br />
commerciale...<br />
Le voci nuove sono poco considerate ed i grandi<br />
editori hanno paura degli sconosciuti ed anonimi; essi<br />
raramente sono veri imprenditori letterari, perciò a<br />
fatica lanciano un nuovo autore. La pratica dimostra,<br />
purtroppo, che invece di elevare il gusto letterario della<br />
popolazione, piuttosto si abbassa il livello esteticoletterario-morale<br />
in nome del Dio-denaro. Noi<br />
cerchiamo di dare possibilità alle voci più deboli<br />
lasciando il giudizio al lettore e speriamo che un giorno<br />
anche gli autori ignoti possano arrivare al vero, tanto<br />
aspettato e meritato successo... Coraggio quindi ed<br />
invitiamo tutti coloro che hanno un debole per lo<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 9
scrivere a non aver paura ed inviare i loro testi. Tra<br />
essi, rispettando l’ordine dell’arrivo, si farà una<br />
selezione per la pubblicazione in queste pagine.<br />
Dato che quest’iniziativa non ha scopo di lucro,<br />
chiediamo soltanto una cosa: per avviare quest’esperimento<br />
e per far fronte alle spese di spedizione<br />
abbiamo bisogno di un contributo, indicato sul retro<br />
della copertina. Tutti quelli che hanno aderito<br />
riceveranno sei copie della rivista oltre la pubblicazione<br />
del loro elaborato. Poi se le cose andranno veramente<br />
bene (siamo ottimisti nonostante il fallimento di molte<br />
pubblicazioni), forse riusciremo ad iscrivere la rivista<br />
presso il Tribunale di Ferrara. Per il momento usciremo<br />
ogni due mesi in edizione non commerciale.<br />
Attendiamo quindi i nostri collaboratori ispirati dalle<br />
Muse...<br />
EDITORIALE Anno II. N. 3 Aprile/Giugno 1998<br />
Certo che questa mia impresa<br />
giornalistica appena iniziata non è<br />
affatto facile. Proprio per questo<br />
motivo sento un altro dovere nei<br />
Vs. confronti: devo darvi alcune<br />
notizie e decisioni nuove che,<br />
ritengo, abbiate il diritto di sapere.<br />
Ecco subito la prima.<br />
Sicuramente avrete già notato il<br />
prezzo aumentato. Riprendendo il<br />
discorso già accennato nel<br />
precedente editoriale, devo dirvi che questa manovra è<br />
stata una decisione molto sofferta, ma per la<br />
sopravvivenza del periodico è stata indispensabile.<br />
Purtroppo l’ufficialità ha il suo prezzo e aggrava<br />
notevolmente l’economia. [N.d.R. A seguito al N. 0. la<br />
nostra rivista è uscita come supplemento alla Fantasy.]<br />
Oltre le spese di realizzazione, per far conoscere la<br />
nostra rivista e le nostre iniziative letterarie ci sono<br />
anche altri vari costi da affrontare a partire dalla<br />
corrispondenza fino alle alcune (anche se modeste, ma<br />
sempre costano) campagne pubblicitarie; quindi senza<br />
quest’aumento non sarebbe stato possibile andare<br />
avanti ed i materiali, i servizi costano parecchio.<br />
Guardando soltanto al costo della pura realizzazione, si<br />
fa fatica rimanere a galla, ma almeno così con questo<br />
piccolo aumento, spero, ci sarà un leggero sollievo. La<br />
Redazione sarà costretta a ridurre anche il numero delle<br />
copie-omaggio, perché il nostro bilancio economico non<br />
riesce a sopportare le uscite maggiori - causate dai<br />
numeri gratuiti - e molto superiori alle entrate dei<br />
sostenitori Autori. I Sostenitori Lettori però mancano,<br />
coloro che ho incontrato, tutti pretendevano il numero<br />
come regalo. Una Redazione appena nata, senza alcun<br />
fondo di capitale non può permettersi di continuare a<br />
regalare le copie, questo sarebbe ora un grande lusso<br />
che equivarrebbe al suicidio. Non regalano alcuna copia<br />
neanche le grandi testate nazionali, se qualcuno volesse<br />
prendere una qualsiasi rivista dovrà pure comprarla.<br />
Dopo un numero acquistato il cliente potrà decidere di<br />
acquistarla in futuro oppure no. L’"<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>" non è una grande impresa editoriale, non ha<br />
notevoli finanziamenti provenienti dalle propagande<br />
pubblicitarie... Quindi coloro che ci tengono proprio<br />
leggere le nostre pagine, perché sentono un vero<br />
interesse a conoscere il nostro periodico, potranno<br />
chiedere un numero versando il costo di una copia<br />
singola. [...]<br />
EDITORIALE Anno II. N. 4 Luglio/Settembre 1998<br />
[...] La rivista da questo<br />
numero, avete già sicuramente<br />
constatato, ha preso una<br />
strada autonoma. Questo<br />
momento l’ho sognato–progettato<br />
già prima dell’uscita del numero<br />
n.0, era il mio primo obbiettivo ed<br />
ecco: sembra incredibile, è<br />
arrivata anche questa realizzazione.<br />
C’è anche un’altra novità che<br />
allargherà l’orizzonte della nostra rivista: come potete<br />
vedere, anche il nostro periodico ha il suo indirizzo Email<br />
su Internet!<br />
C’è un'altra notizia: anche l’OSSERVATORIO<br />
LETTERARIO su invito del Gruppo Artistico "FARA" -<br />
Stabile di Poesia ha partecipato alla "XVII Mostra della<br />
rivista di Poesia edita oggi in Italia" organizzata per le<br />
riviste di poesie e di critiche e di materiali poetici.<br />
Quando leggerete queste righe, la mostra si sarà già<br />
svolta dal 12 al 20 giugno a Bergamo. Quest’evento è<br />
stato organizzato con la collaborazione di istituti<br />
culturali locali e dell’Assessorato alla Cultura del<br />
Comune di Bergamo. L’organizzazione – secondo le<br />
informazioni – per l’estate ha già previsto il<br />
trasferimento della Mostra della Rivista di Poesia in altre<br />
località.<br />
[...] Ora guardiamo le pagine della nostra rivista: La<br />
Redazione ha aperto un’altra rubrica con il nome<br />
"EPISTOLARIO" [...].<br />
A proposito delle lettere… A metà dell’aprile scorso ho<br />
scoperto un intervento del lettore A. M. scritto ad una<br />
trimestrale rivista letteraria padovana. Leggendolo ho<br />
avuto una sensazione piacevole e nello stesso tempo<br />
anche spiacevole: è da gioire accorgersi che i propri<br />
pensieri o parole trovano eco e consenso nei lettori. È<br />
invece spiacevole quando si scopre che le proprie<br />
espressioni e affermazioni vengono ‘spacciate’ per<br />
parole altrui. Questo atteggiamento è già scorretto ed<br />
illegittimo e può essere considerato un plagio. È vero<br />
che non c’è alcuna cosa nuova sotto il sole e due frasi<br />
possono essere identiche senza essere copiate. Ma<br />
quando una catena di pensieri in cui anche i caratteri<br />
tipografici sono utilizzati nello stesso modo, quando<br />
anche le virgole e trattini sono messi nello stesso punto<br />
in cui si trovano nel testo originale, allora ci si accorge<br />
che il testo è stato copiato letteralmente… Il lettore in<br />
questione per essere corretto, avrebbe dovuto citare la<br />
fonte, oppure mettere tra virgolette le parti in<br />
questione segnalando così che le espressioni usate non<br />
erano le sue, ma prese in prestito, dato che viene da lui<br />
condiviso al cento per cento l’argomento trattato. Si fa<br />
così anche quando un pensiero viene citato<br />
indirettamente. Ho riconosciuto subito le mie parole e<br />
così potrebbero farlo tutti quei lettori che sono abbonati<br />
ad entrambe le riviste. Può darsi che A. M. abbia<br />
segnalato con le virgolette e i redattori per<br />
disattenzione abbiano risparmiato le virgolette. Si<br />
dovrebbe vedere il testo originale inviato.<br />
L’intervento pubblicato senza alcun riferimento al<br />
testo originale fa comunque presumere che l’opinione<br />
10<br />
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sia il prodotto della mente del lettore A. M.* [* N.d.R. Un<br />
neo-autore della ns. rivista in quei tempi e da questo fattaccio<br />
assente].…<br />
Intanto la nostra Redazione ha subito reagito<br />
inviando il testo originale dell’editoriale del N. 0 della<br />
nostra rivista chiedendo una rettifica pubblica nel<br />
prossimo numero del periodico in questione… [N.d.R. A<br />
quei tempi la redazione padovana ha verificato la questione e<br />
pubblicamente ne ha dato notizia pubblicando la mia lettera<br />
documentata.] Per riflettere e confrontare i testi ecco le<br />
parti ‘imputate’ ed il tratto originale:<br />
"[…] Non apprezzo nemmeno il fatto che voci nuove<br />
di autori non siano considerate e i grandi editori<br />
abbiano "paura" degli sconosciuti e anonimi. Questi<br />
raramente sono veri imprenditori letterari, dunque a<br />
fatica lanciano un nuovo autore. La pratica dimostra<br />
che invece di elevare il gusto letterario della gente,<br />
piuttosto si abbassa il livello estetico-letterario-morale<br />
in nome del Dio-denaro. […] Ritengo che siano pochi<br />
coloro che attraverso la poesia riescano a rendere<br />
palese queste sensazioni e soprattutto ritengo che siano<br />
pochi quelli che pensino "la cultura sia la manna dello<br />
spirito", e la sua mancanza aiuti l’impoverimento della<br />
civiltà umana. Credo che, invece, la Sua rivista accolga<br />
pienamente questi miei pensieri, dando la possibilità<br />
alle altre voci di parlare alla cultura, lasciando il giudizio<br />
ai lettori, veri critici dell’arte. È questa l’originalità della<br />
rivista. (A.M.)"<br />
[N.d.R. La Nuova Tribuna Letteraria anno VIII N. 9, rubr. «Tribuna<br />
Aperta pp. 6-7:<br />
Nell’editoriale invece è stato scritto così:<br />
"[…] LA CULTURA, con la maiuscola è un elemento<br />
importantissimo, oppure dovrebbe esserlo, per l’animo<br />
dell’individuo e per la società. Purtroppo in questo<br />
Paese le si dà poca importanza, per essa si investe poco<br />
o niente perché è ritenuta un prodotto che non rende<br />
economicamente. Invece la si dovrebbe trattare come<br />
tale, perché senza la cultura siamo barbari. La cultura è<br />
la manna dello spirito, come la religione del credente.<br />
La sua mancanza aiuta l’impoverimento della civiltà<br />
umana. Il suo maltrattamento è un evento doloroso in<br />
una qualsiasi civiltà, e, lo è particolarmente in Italia che<br />
può vantare un enorme patrimonio culturale, ma la<br />
maggior parte della popolazione la ignora e non sente<br />
l’esigenza primaria di coltivarla. È un grave errore, è<br />
una grande mancanza di responsabilità civica.<br />
]<br />
È un dovere morale dare una voce agli scrittori, poeti,<br />
pensatori che non l’hanno perché sono ignorati dalla<br />
critica ufficiale, la quale considera soltanto gli autori<br />
"sicuri" perché attraverso essi è garantito il grande<br />
guadagno commerciale…<br />
Le voci nuove sono poco considerate ed i grandi editori<br />
hanno paura degli sconosciuti ed anonimi; essi<br />
raramente sono veri imprenditori letterari, perciò a<br />
fatica lanciano un nuovo autore.<br />
La pratica dimostra, purtroppo, che invece di elevare il<br />
gusto letterario della popolazione, piuttosto si abbassa il<br />
livello estetico-letterario-morale in nome del Diodenaro.<br />
Noi cerchiamo di dare possibilità alle voci più deboli<br />
lasciando il giudizio al lettore e speriamo che un giorno<br />
anche gli autori ignoti possano arrivare al vero, tanto<br />
aspettato e meritato successo…"<br />
Per concludere quest’argomento in ogni modo ritengo<br />
opportuno attirare la Vs. attenzione per considerare le<br />
regole del gioco: è meglio tener presente e rispettare<br />
noi tutti la Legge N.633. del 22 aprile 1941 che<br />
disciplina il diritto d’autore, di cui riporto una parte che<br />
riguarda la questione sopraccitata: "Gli articoli di<br />
attualità, di carattere economico, politico, religioso,<br />
pubblicazioni nelle riviste o giornali, possono essere<br />
liberamente riprodotti in altre riviste o giornali anche<br />
radiofonici, se la riproduzione non è stata<br />
espressamente riservata, purché si indichino la rivista o<br />
il giornale da cui sono tratti, la data e il numero di detta<br />
rivista o giornale e il nome dell’autore, se l’articolo è<br />
firmato." (Art. 65); "[…] Il riassunto, la citazione o la<br />
riproduzione debbono essere sempre accompagnati<br />
dalla menzione del titolo dell’opera, dei nomi dell’autore<br />
e dell’editore." (Art. 70); "La riproduzione di<br />
informazioni o notizie è lecita purché non sia effettuata<br />
con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia<br />
giornalistica e purché se ne citi la fonte"…(Art. 101)<br />
Vorrei, inoltre, informarvi che il numero precedente è<br />
stato inviato a tutti quei personaggi che erano stati<br />
protagonisti alla cerimonia solenne del conferimento<br />
della Laurea Honoris Causa al Presidente d’Ungheria: al<br />
Dr. Árpád Göncz, al Presidente del Consiglio Romano<br />
Prodi, al Rettore dell’Università di Bologna Fabio<br />
Roversi-Monaco, al Console Generale d’Ungheria a<br />
Milano, al Presidente dell’Accademia d’Ungheria di<br />
Roma, al Sindaco di Bologna Walter Vitali; inoltre al<br />
Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi<br />
Scalfaro, al Sindaco di Ferrara Roberto Soffritti ed<br />
all’Assessore Istituzioni Culturali e Biblioteche Francesco<br />
Ruvinetti. Tramite quest’editoriale ringrazio i tre<br />
riscontri pervenuti finora (!) ed anche grazie per la<br />
cortesia, come un chiaro segno della civiltà umana e di<br />
buona educazione. Si trattano dei signori: la signora<br />
Gian Franca Pirisi del Segretariato Generale della<br />
Presidenza della Repubblica, il prof. Roberto Grandi,<br />
Assessore alla Cultura del Comune di Bologna che<br />
considera questa mia impresa editoriale "ammirevole e<br />
coraggiosa" ed al Console Generale d’Ungheria Dr.<br />
Gábor Sólyom. Sono particolarmente grata per la<br />
considerazione del Console Ungherese inviata nel suo<br />
messaggio fax in cui così esprime il suo giudizio: "Ho<br />
letto con grande interesse la Sua rivista di alto livello<br />
[…] Augurando a Lei ulteriori successi, porgo distinti<br />
saluti." [N.d.A. del 27 luglio 2010: finora neanche una<br />
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traccia di un riscontro da parte dei rimanenti personaggi, dagli abbonamenti e dalle nostre iniziative. Cari nostri<br />
evidente segno dell’indifferenza, del disprezzo e della loro<br />
ineducazione per il lavoro, per l’impegno e per la persona<br />
degli altri…] [...] (Anno II. N. 4 Luglio/Settembre 1998<br />
con la copertina a colori) [N.d.R. oggi ne abbiamo<br />
01/10/2010: i personaggi in questione non hanno reagito<br />
proprio...]<br />
EDITORIALE Anno II. N. 5 Ottobre/Dicembre 1998<br />
Lettori Vi preghiamo di non dimenticare di rinnovare<br />
puntualmente (per ragioni di organizzazione) il Vs.<br />
abbonamento, come sostegno al nostro impegno. È<br />
gradito qualsiasi contributo volontario che possa<br />
aiutarci ad affrontare le spese che comportano<br />
l’edizione, l’assistenza tecnica degli strumenti di lavoro<br />
e la corrispondenza, costi che purtroppo a causa di vari<br />
Questo numero è il sesto ed fattori si aumentano vertiginosamente.<br />
ultimo – compreso il N. 0 – in Ed ora passo alle nostre iniziative recentemente<br />
quest’anno e così concludiamo il terminate. Vorrei informarvi che si è conclusa la II^<br />
primo ciclo di sei numeri editi edizione del "Premio <strong>Letterario</strong> Internazionale JANUS<br />
della nostra rivista. Siamo quindi PA<strong>NN</strong>ONIUS" che ha attirato l’attenzione di autori<br />
arrivati anche [...] al numero di italiani e stranieri. [...] Ai classificati al primo posto è<br />
traguardo del primo anno stata attribuita una targa personalizzata del Premio, i n.<br />
d’attività. Stavolta usciamo con un 3/4 dell’"<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>", il Diploma d’Onore,<br />
ritardo notevole a causa di gravi l’inserimento anche nella nostra rivista [...] e<br />
problemi tecnologici: il torrido nell’antologia "Le stagioni del viaggio" di 244 pagine<br />
caldo d’estate è stata una dura con la pubblicazione integrale dell’opera vincitrice ed in<br />
prova non soltanto per l’organismo umano, ma anche più – non prevista dal bando – n. 6 copie di quaderni<br />
per gli strumenti informatici. Il nostro computer è realizzati con la pubblicazione autonoma della silloge e<br />
impazzito e ci ha procurato gravissimi danni e problemi della raccolta di racconti. Gli altri classificati e i segnalati<br />
che siamo riusciti a risolvere soltanto in parte. Come se sono stati premiati con il Diploma d’Onore, con una<br />
non bastasse, si sono manifestati anche altri gravi medaglia incisa del Premio e con la pubblicazione<br />
problemi, stavolta causati dalla stampante... Computer nell’antologia. [...] Il numero degli autori presenti, nel<br />
bloccato, stampante con una difettosa prestazione ci volume è 40, essi sono stati rigorosamente selezionati<br />
hanno messi a terra. Nella corsa tra i vari tecnici ed i dopo un attento esame...<br />
lavori intasati nella redazione, nel caos disperato non Ora torniamo all’antologia "Le stagioni del viaggio".<br />
voluto da noi finalmente siamo arrivati a questo punto. In questo volume la Redazione ha raccolto, con grande<br />
Ma i difetti tecnici non siamo riusciti a ripararci imbarazzo di scelta, gli elaborati degni di essere<br />
perfettamente e ci vorrà ancora parecchio tempo, pubblicati e si è piuttosto concentrata sulle opere liriche<br />
anche perché accanto ai problemi di stampa e narrative.<br />
parzialmente superati si sono manifestati altri nuovi da [...] In questa raccolta si esprimono i sentimenti,<br />
eliminare. Così il nostro lavoro viene notevolmente pensieri, impressioni, sogni e fantasie tracciati dalla<br />
ostacolato e danneggiato... A parte questi disguidi penna di ciascun Autore. Sfogliando le pagine si fa<br />
delle‘meraviglie tecnologiche’ che non ci fanno mai veramente una gita immaginaria attraverso "le stagioni<br />
annoiare – questo è sicuro! – con le mani nei capelli, del viaggio". Quando la leggerete Vi invito a non<br />
ma con la massima determinazione cercheremo di non fermarvi mai: ogni opera è un piccolo viaggio, come ci<br />
perdere lo spirito e la testa...<br />
suggerisce, appunto, anche il titolo prestato dalla<br />
Facendo quindi un resoconto, possiamo essere un poesia omonima, appartenente a questa raccolta.<br />
po’ anche soddisfatti: non speravo di avere così tanti Permettetemi di citare le parole poetiche del cinese Li<br />
successi e consensi per la nostra fatica culturale- Po ("Il tempo non arresta mai la sua corsa"):<br />
letteraria. Ormai, anche il nostro periodico arriva nelle<br />
mani di centinaia di lettori sia in tutto il territorio<br />
italiano che all’estero. Ci hanno contattati dai vari Paesi<br />
europei per rispondere alle nostre iniziative letterarie.<br />
Questo ci rallegra, ma non ci montiamo la testa perché<br />
"Il Fiume Giallo corre all’Oceano dell’Est,<br />
il sole scende verso il mare dell’Ovest –<br />
Come il tempo l’acqua fugge per sempre,<br />
non arrestano mai la loro corsa . ..."<br />
dobbiamo ancora fare una lunga e faticosa<br />
strada‘nelle varie stagioni del nostro viaggio’<br />
culturale-artistico (prendo in prestito il titolo "Le<br />
stagioni del viaggio" della lirica di una partecipante al<br />
"Premio <strong>Letterario</strong> Internazionale Janus Pannonius" e<br />
della nostra omonima antologia) non dimenticando che,<br />
strada facendo, dobbiamo ancora imparare tanto e<br />
migliorare. Per il successo raggiunto colgo l’occasione di<br />
esprimere i nostri più sinceri ringraziamenti a tutti i<br />
collaboratori ed agli abbonati che hanno dato un loro<br />
contributo per poter creare e tenere in vita fino ad oggi<br />
questa rivista.<br />
Ma non dobbiamo dimenticare e nasconderci anche i<br />
problemi finanziari che possono ostacolare il buon<br />
andamento dell’"<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>". La nostra<br />
...E neanche noi non facciamo arrestare la nostra<br />
andatura: continuiamo questa strada che abbiamo<br />
appena iniziato insieme!<br />
[...]<br />
L’invito alle nostre iniziative [...] ha quindi trovato un<br />
notevole eco nell’animo degli autori e questo fatto,<br />
certamente, ha dato una grande serenità agli operatori<br />
letterari-culturali di questa nostra giovanissima testata.<br />
È una grande gioia e soddisfazione constatare la fiducia<br />
degli autori nei confronti di questo periodico che con<br />
questo numero compie il primo anno di vita... Speriamo<br />
che tutte le Muse e tutti gli Dèi saranno benevoli nei<br />
confronti di questa impresa bellissima, ma niente<br />
affatto facile...[...]<br />
rivista non ha scopo di lucro, quindi riesce ad andare<br />
avanti esclusivamente con il fondo economico costituito<br />
EDITORIALE Anno IV/V. <strong>NN</strong>. 17/18 Nov./Febbr. 2000/2001<br />
12<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
Con questo doppio numero siamo<br />
arrivati ad un altro traguardo.<br />
Prima di tutto mentre scrivo<br />
queste parole - in ottobre - la<br />
nostra rivista ha compiuto il terzo<br />
anno di vita con cui chiudiamo il<br />
nostro travagliato Novecento ed<br />
apriamo un nuovo secolo: il XXI.<br />
Che ci porterà? Le attuali<br />
situazioni politiche e sociali<br />
purtroppo non ci fanno rallegrare<br />
e festeggiare quest'avvenimento. In quest'ultimo anno<br />
del XX sec. dobbiamo fare il conto con tante cattiverie.<br />
Mancano i veri buoni sentimenti, mancano i valori!<br />
Odio, violenze di ogni tipo, disprezzo nei confronti degli<br />
altri hanno il sopravvento... La Terra è popolata dai<br />
branchi volgari, maleducati, arroganti, crudeli,<br />
mostruosi ed ipocriti esseri viventi, privi di anima, che<br />
camminano eretti su due gambe e si nominano Esseri<br />
Umani ma in realtà sono più bestie delle bestie. È<br />
disgustoso. Purtroppo dobbiamo dare credito al<br />
proverbio: "Dove non c'è amore, non c'è umanità"...<br />
Siamo circondati dalle mille forme di violenza in ogni<br />
sfera della nostra vita. Anche i mezzi pubblici<br />
d'informazione non fanno eccezione! La televisione che<br />
cosa fa? Ci trasmette solo film commerciali conditi di<br />
violenza! Questo c'è dappertutto. I valori vengono<br />
sostituiti dalle cose materiali e perciò succede tutto<br />
questo. Inciampiamo di molta spazzatura per la strada,<br />
in televisione. [...] "I popoli sono alimentati sempre con<br />
qualche spazzatura per non farli pensare. Gli interessi<br />
non rispettano lo spettatore e il nuovo dittatore è<br />
diventata la pubblicità dello sponsor. Il contenuto non<br />
conta, soltanto l'audience. Io stessa ho lavorato per la<br />
televisione italiana per trent'anni e non lavoro da due<br />
anni e mezzo. L'ultima cosa... un ritratto di un grande<br />
poeta italiano [scomparso recentemente, nell'estate<br />
scorso N.d.R.], è Attilio Bertolucci, naturalmente è stato<br />
trasmesso a mezzanotte. Ha avuto solo 50.000<br />
spettatori..." (E. Bruck) È vero che anche nei secoli<br />
passati esisteva ogni tipo di violenza, ma allora le<br />
notizie non arrivarono così tempestivamente alle<br />
orecchie dei cittadini. Ora però, grazie alle<br />
telecomunicazioni, tutti i giorni siamo aggiornati su<br />
questi spiacevoli fatti. Ma è meglio così: forse si dà la<br />
possibilità a tutti noi di riflettere, combattere contro<br />
questi fenomeni disumani. Ed in questo ci possono<br />
aiutare anche le voci dei periodici di cultura e d'arte -<br />
così anche il nostro - testimoniando che l'anima<br />
dell'uomo non è morta del tutto e quindi c'è speranza<br />
per un miglioramento! Perciò spero che il nuovo secolo<br />
ed il nuovo millennio ci porterà dei cambiamenti<br />
favorevoli in ogni aspetto nella società dei cittadini di<br />
questo Globo!<br />
Ora veniamo a noi, ho alcune notizie da darvi. Prima<br />
di tutto inizierei con un avvenimento importantissimo<br />
dell'estate scorsa che riguarda l'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>:<br />
nel mese di luglio scorso è nata ufficialmente la<br />
collaborazione reciproca tra la più grande biblioteca ed<br />
archivio d'Ungheria, l'OSZK di Budapest (Országos<br />
Széchenyi Könyvtár) Biblioteca Nazionale Széchenyi con<br />
l'invio del fascicolo n. 13/14 della nostra rivista e di<br />
alcune edizioni O.L.F.A. A partire da questo inizio della<br />
nostra redazione i prossimi fascicoli della rivista ed [...]<br />
altre nostre edizioni saranno trasmessi su esplicita<br />
richiesta ufficiale della Direzione considerando la nostra<br />
"attività di altissimo livello letterario e culturale" che<br />
saranno esposti sugli scaffali raggiungibili da tutti lettori<br />
della biblioteca. Ci sentiamo onorati da questo loro<br />
giudizio e ci dà un'enorme soddisfazione. Dato che gli<br />
Ungheresi - al contrario degli Italiani - leggono e<br />
leggono molto, i nostri volumi non correranno il rischio<br />
di essere coperti di polvere in uno scaffale della<br />
biblioteca, anche perché ci sono tanti italianisti [...]<br />
nonché studenti d'italiano che per le loro ricerche, per<br />
gli studi, per esercitarsi e migliorare la loro capacità di<br />
leggere in italiano, certamente li sfoglieranno... Così<br />
abbiamo trasmesso alcuni dei rimanenti volumi delle<br />
antologie e dei quaderni letterari editi nel passato e<br />
recentemente. Così è già stata inviata l'antologia<br />
dell'Unico Grande Concorso <strong>Osservatorio</strong> 2000"<br />
intitolata "Poesie & Racconti" e l'antologia "Almanach<br />
'97". Questi volumi saranno seguiti fra breve<br />
dall'antologia "Almanach 2000" e dal volume del Premio<br />
Janus Pannonius - è in corso di preparazione - dai<br />
quaderni letterari in corso di realizzazione i quali<br />
assieme ai fascicoli della nostra rivista saranno in felice<br />
compagnia...<br />
Qui colgo anche l'occasione per ringraziare l'OSZK per<br />
il loro interessamento, per la loro alta considerazione<br />
della nostra attività esprimendo la speranza che questa<br />
nostra collaborazione possa durare a lungo e sia<br />
fruttuosa per entrambe le parti! [...] Con la Dr.ssa<br />
Gabriella Németh [N.d.R. l'italianista e referente<br />
italiano] l'estate scorsa ho anche avuto l'opportunità di<br />
avere un incontro sia in veste ufficiale che in privato,<br />
l'occasione ottima per stringere i rapporti più stretti tra<br />
l'ente ungherese e la nostra Redazione.<br />
La Biblioteca Nazionale Ungherese ha il compito di<br />
curare la raccolta più completa possibile di tutti i tipi di<br />
documenti attinenti la cultura ungherese. Svolge una<br />
intensa attività di ricerca del suddetto materiale,<br />
nominato anche "hungaricum" a cui tutte le edizioni<br />
O.L.F.A appartengono. Ha, naturalmente, anche il<br />
compito di custodire il materiale già in suo possesso. La<br />
biblioteca ha una notevole raccolta anche di opere<br />
straniere in particolare di umanistica e di<br />
biblioteconomia. La raccolta di oltre 10 milioni di unità<br />
documentarie è disponibile ai visitatori e studiosi,<br />
ungheresi e non, presso le sale di lettura e di<br />
consultazione. Devo sottolineare che fanno parte al<br />
"hungaricum" anche i volumi dell'Edizione O.L.F.A. che<br />
riguardano solo la letteratura e cultura italiana.<br />
Considerando la composizione tipologica dei propri<br />
lettori, la Biblioteca Nazionale Széchenyi appartiene alla<br />
categoria delle istituzioni rappresentanti una cultura<br />
qualitativamente alta, o propriamente chiamata d'elite.<br />
Un motivo è che diversamente da altre biblioteche<br />
nazionali, offre la possibilità di lettura in loco e non<br />
opera come biblioteca circolante o in prestito. L'altro<br />
motivo è la paculiarità di laboratorio di ricerca. La<br />
biblioteca nel 1998 contava 26.927 lettori, il numero<br />
medio giornaliero fu nello stesso anno di 759 lettori.<br />
Sottolineo che noi non siamo grandi editori, non<br />
siamo neanche presenti sul mercato perché siamo<br />
imprenditori editoriali non-profit. I nostri volumi hanno<br />
un preciso scopo divulgativo: dare voce ai piccoli,<br />
emergenti, sconosciuti cantori e narratori sfidando la<br />
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politica e la critica ufficiale dei soliti noti per lasciare in ed archivio d'Ungheria - e con la MEK - Magyar<br />
questo modo una piccola traccia... E questo per noi ora Elektronikus Könyvtár (Biblioteca Elettronica<br />
è sufficiente, con la nostra convinzione di aver dato un Ungherese). Nello scorso mese di luglio - come ho già<br />
piccolo contributo alla cultura, alla letteratura; scritto anche nell'editoriale del numero doppio 17/18<br />
continuiamo a sperare che, seguendo l'esempio della nostra rivista - è nata ufficialmente la<br />
ungherese, un giorno ce ne accorgeranno - come ha collaborazione reciproca tra l'OSZK e l'<strong>Osservatorio</strong><br />
fatto l'OSZK - anche altri Enti, altri personaggi <strong>Letterario</strong> con l'invio del fascicolo n. 13/14 della rivista<br />
competenti che potranno darci la spinta per portar e di alcune edizioni O.L.F.A. A partire da quel momento<br />
avanti il nostro impegno. E già per questo ne vale la la nostra redazione continua a trasmettere, su esplicita<br />
pena: non lavoriamo per niente. In Ungheria abbiamo richiesta ufficiale della Direzione, i fascicoli successivi<br />
già una speranza in più: qui ci hanno già letto i testi della rivista e anche quelli arretrati dell'<strong>Osservatorio</strong><br />
degli Autori dell'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>! E li leggeranno <strong>Letterario</strong> - ed i volumi delle altre nostre edizioni...<br />
ancora!...<br />
L'altro rapporto culturale è nato nel mese di dicembre<br />
Vi devo dare alcune notizie riguardanti ai nostri dell'anno scorso: la collaborazione con la MEK. Questa<br />
concorsi e premi letterari. Entro il 25 Luglio scorso è biblioteca elettronica ungherese s'interessa<br />
stata recapitata a tutti gli interessati l'antologia "Poesie particolarmente delle opere letterarie ungheresi scritte<br />
& Racconti.<br />
dagli ungheresi in lingua straniera o pubblicate<br />
Infine è in corso di redazione la quarta antologia del all'estero in ungherese, oppure opere riguardanti la<br />
Premio <strong>Letterario</strong> Internazionale Janus Pannonius [...]. letteratura, in generale la cultura ungherese, scritte in<br />
Inoltre stiamo preparando anche i quaderni letterari qualsiasi lingua straniera sia da ungheresi che da<br />
autonomi. Tutti questi impegni comportano un po' di stranieri con lo scopo di divulgarle in tutto il mondo<br />
tempo: non soltanto a causa dello scarso numero di tramite Internet. Oltre le nostre pagine elettroniche<br />
personale della Redazione, ma anche degli impegni abbiamo così altre possibilità in più per farci conoscere.<br />
della copisteria e legatoria.<br />
Altri rapporti culturali da instaurare sono in corso con la<br />
La redazione ha inoltre notevoli impegni redazionali Biblioteca Comunale e con la Scuola Superiore di<br />
ed editoriali quindi Vi chiediamo un po' di comprensione Vobarno (Bs).<br />
per un eventuale slittamento delle consegne dei premi Siamo presenti anche in varie altre biblioteche o<br />
e dei volumi richiesti.<br />
presso altri enti sia all'estero che in Italia... Ed ecco un<br />
Certi della Vs. tolleranza Vi saluto affettuosamente altro successo professionale che è anche un successo<br />
augurandoVi Buon Natale, Buon Anno, Buon Nuovo della rivista come prodotto editoriale: la mia iscrizione<br />
Secolo, Buon Nuovo Millennio.<br />
all'Ordine Nazionale dei Giornalisti Italiani presso la<br />
Arrivederci quindi nel XXI secolo che spero sarà sezione regionale di Bologna. Senza questa rivista avrei<br />
migliore per tutti di questo appena passato!<br />
dovuto aspettare un miracolo o la fortuna che un giorno<br />
A<strong>NN</strong>O V <strong>NN</strong>. 19/20 Marzo/Giugno 2001<br />
Prima di tutto vorrei dare un<br />
caloroso benvenuto a tutti Voi: ai<br />
nuovi e ai "vecchi" fedeli<br />
abbonati! L'aggettivo "vecchio"<br />
non si riferisce all'età anagrafica,<br />
ma al periodo della sottoscrizione<br />
dell'abbonamento. Abbiamo chiuso<br />
il secolo scorso, il travagliato<br />
Novecento ed apriamo con<br />
speranza il XXI, con l'edizione<br />
della quarta antologia del "Premio<br />
<strong>Letterario</strong> Internazionale Janus Pannonius", l'edizione<br />
del 2000, l'anno giubilare. Riprendo in parte le mie<br />
riflessioni già espresse nella "Prefazione" dell'antologia -<br />
che in realtà è stata la bozza di quest'editoriale - per<br />
condividere con i nostri Lettori ed Autori che in<br />
maggioranza [...] non possiedono il volume.<br />
Vi confesso, scrivendo queste righe mi emoziono.<br />
Anche perché la nostra rivista è nata negli ultimi anni<br />
del XX secolo, esattamente nell'anno 1997. Posso dire<br />
che in questi brevi tre anni abbiamo fatto dei passi da<br />
gigante di cui possiamo veramente essere orgogliosi<br />
senza alcuna presunzione:<br />
Abbiamo ottenuto alte considerazioni, riconoscimenti<br />
ufficiali da vari enti e personaggi competenti: e questo<br />
per il nostro piccolo periodico non è indifferente, anzi!<br />
Abbiamo instaurato due notevoli, reciproci rapporti<br />
culturali con istituzioni ungheresi: l'OSZK - Országos<br />
Széchenyi Könyvtár (Biblioteca Nazionale Széchenyi di<br />
Budapest) - come già sapete , la più grande biblioteca<br />
una redazione mi assumesse per poter esercitare<br />
questa professione e poter domandare la mia iscrizione<br />
all'Albo. Qui colgo l'occasione per ringraziare di cuore il<br />
Dr. Angelo Giubelli che tre anni fa ha accettato il ruolo<br />
di Direttore responsabile dell'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>.<br />
Senza di lui non avrei mai potuto avviare le pratiche di<br />
registrazione di questo periodico al Tribunale di Ferrara,<br />
non avrei potuto documentare le mie pubblicazioni<br />
come prove dell'esercizio della professione di<br />
giornalista. Oltre all'invio dei fascicoli contenenti i miei<br />
pezzi giornalistici, egli ha testimoniato con dichiarazione<br />
ufficiale la mia attività professionale. Lo ringrazio di<br />
cuore per aver creduto in me e nelle mie capacità, nel<br />
valore qualitativo di questa testata. Lo ringrazio [...] per<br />
la disponibilità a continuare a rimanere in questo ruolo!<br />
Il fatto di essere diventata ufficialmente, a pieno titolo,<br />
giornalista italiana, lo considero anche come una<br />
valutazione qualitativa dell'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>: se<br />
non valesse, non sarebbe stato considerato dal Collegio<br />
Regionale dell'Ordine ed io non avrei in mano la tessera<br />
ufficiale dei giornalisti!...<br />
Sono piena di fiducia nonostante le mille difficoltà che<br />
si presentano nel gestire un'impresa editoriale e<br />
giornalistica. Ho tanti progetti nel cassetto da realizzare<br />
a partire da questo nostro nuovo secolo...<br />
Nuovo secolo, nuovo millennio... E questo fatto mi<br />
costringe a riflettere ancora con una maggiore<br />
intensità.<br />
Che cosa ci aspetta nel nuovo millennio? Quale sarà il<br />
ruolo della cultura?<br />
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Numerosi scienziati ed artisti s'interrogano sulla sorte<br />
della cultura nel terzo millennio. Si formulano le<br />
domande: L'uomo del futuro sarà oppure non sarà<br />
colto? Si avrà bisogno della cultura? Che cosa s'intende<br />
per cultura?...<br />
La cultura è l'insieme dei beni materiali ed intellettuali<br />
prodotti da un gruppo di persone, comprese tutte le<br />
sue espressioni nella vita quotidiana. Quando si<br />
pronuncia la parola 'cultura' immediatamente ci viene in<br />
mente una serie di categorie che appartengono ad<br />
essa: letteratura, musica, architettura, pittura, varie<br />
forme dell'arte, tutte le opere create dall'uomo di ieri e<br />
di oggi, l'istruzione, le religioni, le abitudini sociali, le<br />
tradizioni e così via. Essa significa anche l'esigenza<br />
dell'umanità del bello e del piacevole e la soddisfazione<br />
pratica di queste esigenze che sono ereditate dai nostri<br />
antenati.<br />
Si sente dire che la grande sfida della cultura dei nostri<br />
giorni è la globalizzazione. Lo sviluppo esplosivo della<br />
tecnologia informatica e delle telecomunicazioni ha<br />
allargato i confini delle comunicazioni, così la diffusione<br />
delle informazioni è superveloce in tutto il mondo. Si<br />
constata che di conseguenza accanto alle culture locali<br />
n'è apparsa una determinata dalla pubblicità e dalla<br />
moda che è diventata presto cultura di massa,<br />
comportando la spiacevole conseguenza che la gran<br />
parte delle nuove generazioni non conosce nemmeno i<br />
valori di quella tradizionale, cioè quella diffusa<br />
antecedentemente ai fenomeni di globalizzazione di<br />
massa, e quei valori che vengono chiamati<br />
comunemente anche cultura d'èlite.<br />
La televisione di stato e quelle commerciali hanno la<br />
maggiore responsabilità nel processo di separazione tra<br />
cultura di massa e cultura d'èlite. La Tv potrebbe essere<br />
un ottimo strumento di presentazione e divulgazione<br />
dei valori culturali nazionali al pubblico. Ma purtroppo<br />
non è così: "programmi spazzatura" "vomitano"<br />
soprattutto porcherie ricolme di violenza in tutte le sue<br />
forme e liberalizzano la divulgazione della bassa cultura<br />
di massa.<br />
Ma la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico<br />
possono essere utilizzati anche a favore della cultura. I<br />
computer ed i CD-ROM multimediali oltre che<br />
nell'istruzione possono essere utilizzati in tutti i settori<br />
della divulgazione scientifica e culturale.<br />
Non dobbiamo nasconderci però che anche gli<br />
strumenti audiovisivi ed Internet oltre che utili possono<br />
essere dannosi per gli utenti: Anche in Internet si può<br />
trovare della "spazzatura". Tali pericoli esistono<br />
purtroppo ovunque, ma si può evitarli utilizzando questi<br />
nuovi strumenti con la dovuta cautela e coscienza, così<br />
lo sviluppo non andrà a discapito, ma a vantaggio della<br />
cultura. Devono essere sviluppati e divulgati dei<br />
messaggi che elevino e non facciano regredire il modo<br />
di pensare. Tutto questo si otterrà con la realizzazione<br />
di prodotti di alta qualità offrendo ampia possibilità di<br />
libera scelta. Se l'offerta metterà a disposizione<br />
soprattutto prodotti di alta qualità, sempre meno<br />
persone opteranno per quelli mediocri o scadenti. Così<br />
anche il gusto culturale della massa potrà essere<br />
sollevato e non appiattito. Oggi, purtroppo, possiamo<br />
constatare che i valori sono deformati. Il mondo in cui<br />
viviamo è dominato dal profitto e dal mercato, tutti<br />
vogliono accaparrarsi le posizioni migliori. La gente vive<br />
in una gara spietata ed in questa lotta cambiano<br />
totalmente i criteri di valutazione che si perdono diversi<br />
elementi del nostro essere umano. La gente è<br />
impaziente, non conosce la tolleranza. Come se<br />
vivessimo in una nuova torre di Babele: l'umanità d'oggi<br />
è costituita da una massa di persone che non si<br />
capiscono tra di loro ed è quindi sempre meno capace<br />
di capire le scienze e la cultura. Le conseguenze<br />
dell'orientamento al profitto sono evidenti anche nelle<br />
fonti della cultura: sono sempre in maggior numero gli<br />
editori, teatri, studi che puntano principalmente al<br />
raggiungimento dei superprofitti e per questo scopo<br />
producono dei libri e degli spettacoli commerciali che<br />
non offrono divertimento di lunga durata, non<br />
trasmettono valori, ma al contrario, sono più facilmente<br />
digeribili, più velocemente vendibili pertanto portano<br />
profitti maggiori. In questo modo la cultura si è<br />
spezzata in due: la cultura d'èlite che garantisce effetti<br />
e sensazioni di lunga durata e la cultura di massa, che<br />
conquista sempre maggiore spazio, spesso<br />
esclusivamente con scopo di lucro, di scarsa o sempre<br />
più bassa qualità. La massa è più interessata agli show<br />
luccicanti privi di umorismo ma pieni d'idiozia, alle star<br />
famose, alle soap-opere, e così via. Nel mondo dei libri<br />
soltanto una fascia sempre più esigua di persone cerca i<br />
libri di qualità rispetto alla letteratura mediocre o di<br />
pura evasione, pertanto l'edizione dei primi è in<br />
continuo calo...<br />
Purtroppo è il mercato a pilotare le arti, perché riesce a<br />
sopravvivere soltanto quell'artista, scrittore, scienziato<br />
etc., che dispone di una fonte finanziaria. Quindi la<br />
cultura viene suggestionata dal mercato ed il mercato è<br />
controllato sempre più da gruppi ristretti. Così il futuro<br />
della cultura è concentrato nelle mani di poche<br />
persone...<br />
Non è facile affatto dare delle "ricette" adatte a<br />
salvaguardare la vera cultura. Il problema è più<br />
complesso di quanto si possa pensare. Per fortuna il<br />
Terzo Millennio inizierà con fonti culturali ancora molto<br />
varie ed avremo un compito importantissimo: quello di<br />
rispondere correttamente ai richiami, sfidare le<br />
"produzioni spazzatura", le basse esigenze culturali,<br />
risollevare il gusto medio della gente dalla mediocrità in<br />
cui si sta affondando, impegnarci per la conoscenza e<br />
per la conservazione delle tradizioni locali e nazionali e<br />
fare in modo che i valori oggi appartenenti alla cultura<br />
d'èlite siano accessibili a tutti con un utilizzo<br />
ragionevole delle nuove tecniche...<br />
Comunque, ogni membro delle società deve essere<br />
consapevole del fatto di non essere soltanto una ruota<br />
nel meccanismo del mercato capitalista, che la vita non<br />
è solamente una competizione, ci dobbiamo rendere<br />
conto di essere anime sensibili, bisognose di una<br />
visione del mondo sana, di valori reali e della vera<br />
cultura. L'arma più efficace in questo senso è<br />
l'istruzione che è il mezzo con cui tutti possono<br />
accogliere le nuove conoscenze ed i valori. Per tutto<br />
questo è necessaria una riforma radicale dell'intero<br />
sistema scolastico. Attualmente nell'istruzione pubblica<br />
mancano tante cose tra cui l'educazione politica e<br />
sociale, e l'educazione estetica. Quest'ultima senz'altro<br />
favorirebbe l'apprendimento di una nuova scala di<br />
valori, e così si creerebbe un approccio critico nei<br />
confronti della cultura di massa. Delle prime due si ha<br />
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isogno per capire la democrazia in cui si vive, affinché<br />
si possa sfruttarla a fondo evitando che qualsiasi cosa<br />
possa spezzare la libertà intellettuale, morale ed<br />
artistica degli individui...<br />
Infine termino quest'editoriale con le parole<br />
dell'ungherese László Paskai - cardinale, primate,<br />
arcivescovo di Esztergom e di Budapest - che ha<br />
espresso questo pensiero nell'intervista fatta dai<br />
giornalisti del quotidiano "Magyar Nemzet",<br />
estendendolo a tutti i popoli del nostro Globo:<br />
"...Possiamo chiudere questo millennio con la speranza<br />
nel futuro. So molto bene che anche il XXI secolo ci<br />
riserverà tante lotte e vicissitudini della vita. Ho fiducia<br />
che la speranza, l'elevatezza spirituale, l'aspirazione alla<br />
bontà morale, che la maggioranza del nostro popolo<br />
possiede, saranno perenni e costruirà la storia del XXI<br />
secolo positivamente ..." [...]<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O V/VI <strong>NN</strong>. 23/24 Nov./Febb. 2001/2002<br />
Scrivo queste righe col cuore in<br />
gola. Avrei voluto parlare delle<br />
belle esperienze estive, dei nostri<br />
sogni, dei progetti editoriali, dei<br />
successi e consensi da noi ottenuti<br />
e così via… Devo però rimandare il<br />
tutto al nostro prossimo appuntamento…<br />
All'inizio d'estate, quando nel<br />
mese di luglio ci siamo lasciati con<br />
gli auguri di buone e meritate ferie, nessuno avrebbe<br />
potuto prevedere una così tremenda svolta nella nostra<br />
quotidianità, nella nostra storia. Oltre al dolore per la<br />
perdita del grande giornalista Indro Montanelli, giorni<br />
terribili stiamo vivendo per l'efferato attacco terroristico<br />
sferrato contro gli Stati Uniti d'America. Ora non<br />
sappiamo cosa succederà, cosa l'umanità dovrà<br />
attendersi… L’augurio è che quando leggerete questa<br />
rivista l’incubo che ora stiamo vivendo sia passato e<br />
tutto possa essersi positivamente risolto senza il novero<br />
di ulteriori vittime. Questo barbaro atto terroristico mi<br />
ha colpito particolarmente perché nove anni fa, nel<br />
1992, anch'io ero stata a New York in visita sulle Torri<br />
Gemelle con i colleghi della Corale Accademia<br />
«Veneziani» di Ferrara e con la mia famigliola… Una<br />
tragedia così grande colpisce l'animo già in quanto tale,<br />
si immagini quanto più la si avverta sentendoci in<br />
qualche modo legati a quel luogo che parte integrante<br />
era dei tanti bei ricordi regalatici dagli 11 giorni di<br />
tournée statunitense...<br />
È un incubo già raccontato. Le scene del disastro - si<br />
dice e legge - sono già descritte da Tom Clancy e<br />
riportiamo dal sito del Corriere della Sera:<br />
«Chi non ha detto "sembra un film"? O "come<br />
romanzo di fantascienza"? Alcune fra le trame più<br />
fantapolitiche della letteratura americana<br />
contemporanea si stanno incredibilmente realizzando.<br />
La scena di un jet che si schianta sulla seconda torre<br />
del World Trade center sembra un capitolo di un<br />
romanzo di Tom Clancy. E c'è già chi ipotizza - come<br />
l'autorevole agenzia brasiliana Estado - che i libri<br />
pubblicati negli scorsi anni dallo scrittore statunitense<br />
possano aver ispirato i terroristi. I punti in comune sono<br />
diversi. L'uso di velivoli di linea usati come armi contro<br />
edifici, ad esempio, è descritto nel libro "Debito<br />
d'Onore", del 1994. Una nuova guerra tra Usa e<br />
Giappone culmina col sequestro di un Boeing 747 della<br />
Japan Airlines. Il pilota riesce a simulare problemi<br />
tecnici e a cambiare rotta, per poi schiantarsi, senza<br />
passeggeri, sulla Casa Bianca.<br />
Il lancio di attacchi simultanei contro obiettivi in varie<br />
città nordamericane è descritto invece nel libro "Potere<br />
esecutivo", edito in italiano da Rizzoli. Un nuovo,<br />
minaccioso ayatollah ordisce con altre potenze un vasto<br />
complotto che fa esplodere la polveriera mediorientale,<br />
inviando bombole spray contenenti il virus di Ebola in<br />
varie città statunitensi. Il virus provoca migliaia di morti<br />
ancora prima che le autorità si rendano conto di cosa<br />
stia succedendo. La risposta degli Stati Uniti è<br />
tremenda: lancia un missile caricato con un'ogiva<br />
nucleare sulla città iraniana dove è stato organizzato<br />
l'attentato.<br />
Tom Clancy, i cui libri sono diventati best-seller<br />
mondiali, viene regolarmente consultato dagli esperti<br />
internazionali di strategia navale e dalla Cia; i suoi libri<br />
sono studiati presso i War College statunitensi. Clancy<br />
si muove a suo agio nella "Great Chain", la Grande<br />
Catena formata dalla rete di ufficiali del Pentagono,<br />
agenti della Cia, militari e imprenditori.<br />
Nella presentazione, in quarta di copertina, di "Potere<br />
esecutivo", ecco come viene delineata la terribile crisi<br />
politica che vivono gli Stati Uniti sotto lo scacco del<br />
terrorismo: "Il pericolo per l'America, sembra dire<br />
questa volta l'autore, non viene dall'esterno ma<br />
incombe vicino: nell'impreparazione dello stato al<br />
terrorismo, nella corruzione, nell'inettitudine della<br />
burocrazia, nel cinismo dell'establishment".»<br />
«Siamo sull'orlo di una guerra…» hanno titolato le<br />
pagine dei quotidiani di tutto il mondo subito dopo le<br />
conseguenti decisioni prese dagli Stati Uniti. Ed una<br />
lettrice ha chiesto: «Man mano che passano i giorni e ci<br />
allontaniamo da quel terribile 11 settembre dentro di<br />
me cresce un dubbio: siamo proprio sicuri che la<br />
risposta migliore all'attentato alle torri gemelle e al<br />
Pentagono sia quella militare? Sì, d'accordo: "giustizia<br />
infinita". Ma le bombe non hanno mai risolto nulla. E<br />
siamo proprio certi che, in uno scontro tra quel mondo<br />
e l'Occidente , sarebbe quest'ultimo a prevalere?»<br />
Non ha dunque la storia insegnato abbastanza<br />
all'intera umanità di questo Globo? Perché tutto questo<br />
odio? Perché la guerra? Perché così tanta violenza?<br />
Purtroppo odio, violenza, dispetto… ci attorniano<br />
anche nel nostro microcosmo. Basti solo pensare a<br />
come, ad esempio, l'odio o l'intolleranza prendano il<br />
sopravvento quando a causa di involontari errori umani<br />
taluni aggrediscono ingiustamente altre persone, specie<br />
quelle che cercano di dare il loro meglio al prossimo.<br />
Rimanendo nel nostro ambiente letterario, quanti fra<br />
poeti e scrittori o che tali credono di essere, privi di<br />
qualsiasi umiltà, in preda a capricci se non addirittura<br />
pazzia, per presunzioni d'artista e d'infallibilità<br />
aggrediscono ed offendono gratuitamente il prossimo?<br />
Tutto questo si verifica perché manca nella loro anima<br />
l'amore e l'affetto per gli altri e solo coltivano il rancore.<br />
Se l'umanità non fosse guidata da sentimenti negativi -<br />
già a partire dalle piccole discordie personali quotidiane<br />
- si potrebbero anche evitare le varie tragedie di piccole<br />
e grandi guerre!… Quante opere positive e di bene si<br />
potrebbero realizzare con tutte le energie dedicate ad<br />
16<br />
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alimentare l'odio!… Invece di usare la violenza si<br />
dovrebbe intraprendere pacificamente la strada della<br />
riflessione e del dialogo.<br />
Dice Rocco Buttiglione, filosofo molto amato dal<br />
Vaticano: «Abbiamo provato a imboccare la strada della<br />
soluzione pacifica, ma se l'Afganistan non consegna gli<br />
autori dell'attentato questo rende impossibile fare<br />
giustizia senza andarseli a prendere. È chiaro che<br />
nessuno inizia operazioni militari a cuor leggero, noi<br />
siamo preoccupati per le possibili vittime,(…) ma gli<br />
italiani devono sapere che la guerra non l'abbiamo<br />
iniziata noi e questi colpiranno finché non li avremo<br />
sradicati.» Alla domanda se questa guerra sia giusta<br />
così risponde: «Sì, per quanto possa essere giusta<br />
un'azione umana visto che ogni guerra è mescolata con<br />
molte ingiustizie: per questo cerchiamo comunque di<br />
evitarla. Ma quando, come in questo caso, si tratta di<br />
difendere la vita dei propri cittadini, di impedire che i<br />
massacri continuino, la guerra è giusta (…).»<br />
Il 2 aprile 1999 nella sua rubrica "La Stanza di<br />
Montanelli" il giornalista così rispose ad un lettore a<br />
proposito della guerra: «I francesi - come tutti gli altri<br />
popoli occidentali - non volevano "morire per la Ruhr,<br />
quando Hitler la rioccupò con la forza (…). Poi<br />
cominciarono a circolare le notizie della scomparsa di<br />
circolazione, in Germania, degli ebrei (…). Poi non<br />
vollero "morire per i Sudeti". (…) Poi non vollero morire<br />
nemmeno per la sua capitale, Praga. Infine ridiscesero<br />
in piazza perché non volevano "morire per Danzica".<br />
Quel grido, che risuonava per tutta Europa, forse<br />
avrebbe sopraffatto le deflagrazioni delle bombe, se<br />
queste non avessero cominciato a piovere anche su<br />
Varsavia, costringendo anche i pacifisti più coriacei a<br />
riconoscere che, anche se non esistono (…) guerre<br />
giuste o guerre sante, esistono però guerre necessarie,<br />
come lo è l'amputazione di un arto quando è invaso<br />
dalla cancrena.»…<br />
In momenti come questo la diplomazia della cultura<br />
è indubbiamente in movimento. Perché si sente non da<br />
oggi, e troppo spesso inascoltata, in prima linea per<br />
dire parole non solo di comprensione ma soprattutto di<br />
severo monito e di speranza in questi tragici giorni.<br />
L'Associazione Lerici-Pea aveva da tempo invitato i<br />
poeti a Villa Marigola di Lerici, per parlare della pacifica<br />
integrazione nel Mediterraneo e si sono ritrovati<br />
coscienza critica di una umanità smarrita. L'amicizia tra<br />
un poeta israeliano e un poeta sirio-libanese, tra<br />
Nathan Zac, candidato al Nobel, e Adonis, delegato<br />
permanente aggiunto della Lega Araba all'Unesco,<br />
doveva essere un esempio da mostrare ai popoli del<br />
Mediterraneo e del Medio Oriente, ma ha assunto —<br />
per via degli eventi — rilievo planetario. E con loro è<br />
arrivato Ives Bonnefoy - scrittore, poeta, storico della<br />
letteratura, storico dell'arte e traduttore letterario<br />
francese -, premio quest'anno del Lerici-Pea all'opera<br />
poetica, una delle voci più importanti del panorama<br />
letterario del ventesimo secolo, come erede di Paul<br />
Valéry così si è espresso: «…è un accecamento che ci<br />
può portare al disastro, alla fine del mondo,<br />
letteralmente…»<br />
In altro luogo, lo scrittore egiziano autore della<br />
«Trilogia del Cairo» Naghib Mahfuz che nel 1988<br />
ricevette il Premio Nobel per la letteratura, in base alla<br />
sua personale esperienza ha esortato a fare attenzione<br />
a non saldare i fondamentalisti con le vaste correnti del<br />
disagio che ci sono nei Paesi arabi, suggerendo di<br />
rispondere all'attentato di Manhattan aiutando il suo<br />
mondo a fare prevalere le persone ragionevoli: egli il 14<br />
ottobre 1994, rimase vittima di un gruppo di fanatici<br />
islamici che tentò di assassinarlo, ferendolo<br />
gravemente. Non lo si può sospettare di indulgenza nei<br />
confronti di chi lo ha costretto a vivere da allora con un<br />
braccio completamente paralizzato…<br />
Una delle massime autorità del giornalismo<br />
francese, Eric Rouleau, ci avverte di non demonizzare<br />
un uomo solamente dicendo: «ci sono in giro migliaia di<br />
Bin Laden. Israele ne ha fatto l'esperienza» - ci ricorda<br />
dal momento che tanti seguaci del gruppo Hamas sono<br />
stati uccisi senza che tale movimento fosse fiaccato e<br />
cessasse di fare attentati, anzi…<br />
Nel corso dei tre giorni del Festival della filosofia di<br />
Modena dedicato alla felicità e conclusosi il 23<br />
settembre scorso, pensatori e teologi si sono interrogati<br />
sul momento di grande pericolo in corso. Il fatto che il<br />
mondo stia attraversando un momento in cui la felicità,<br />
persino l'aspirazione ad essa sembrano essere a<br />
rischio, ha reso il dibattito più vivo e attuale che mai. I<br />
pensatori intervenuti durante queste tre giornate<br />
filosofiche hanno proposto numerosi spunti di<br />
riflessione.<br />
«Siamo in un momento di grande pericolo, un<br />
momento di saturazione nel quale i popoli non sanno<br />
resistere, nel quale può scatenarsi una pazzia collettiva.<br />
Per questo servono serenità e coraggio». Così Raimon<br />
Panikkar, professore emerito all'Università della<br />
California, filosofo e teologo, ha commentato la<br />
situazione attuale.<br />
«Non esistono guerre in grado di porre fine a tutte le<br />
guerre - ha detto - come invece si sostiene quasi<br />
sempre per giustificare un conflitto sul punto di<br />
divampare. Così come nessuna vittoria porta mai alla<br />
pace. Basti pensare che finora la storia ha prodotto<br />
oltre 8.000 trattati di pace, con che risultati? Quel che<br />
serve è una non guerra, un cambiamento di civiltà»…<br />
Però - mentre ci impegniamo con la redazione di questo<br />
fascicolo già da alcune settimane gli USA stanno<br />
bombardando l'Afghanistan…<br />
Vi presento questo numero della nostra rivista col<br />
cuore pesante. È mia speranza che, quando la<br />
sfoglierete, la crisi mondiale abbia trovato la giusta<br />
strada per orientarsi nel migliore dei modi verso una<br />
ragionevole via d'uscita. Mia speranza è anche che<br />
leggerla vi procuri quel minimo di serenità in grado di<br />
distogliervi anche per pochi attimi dall'incubo che grava<br />
su di noi. Nel salutarVi formulo ad ognuno di Voi i<br />
migliori auguri per un sereno Natale, il primo del nostro<br />
nuovo secolo e millennio, un Natale la cui stella cometa<br />
si spera possa definitivamente indicare la strada della<br />
pace ed illuminare le menti perché si accantoni l'odio<br />
e si apra i cuori all'amore verso il prossimo.<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 17
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O VI <strong>NN</strong>. 25/26 Marz.-Giu. 2002<br />
Eccoci di nuovo insieme in<br />
questo mondo pieno di fragore:<br />
oltre ai vari problemi di<br />
inquinamento ambientale da cui<br />
siamo purtroppo afflitti rischiamo<br />
di essere anche menomati<br />
dall'alto inquinamento acustico di<br />
fragorosi litigi provenienti da ogni<br />
dove… Udiamo da una parte urla<br />
di vario tipo, giuste od ingiuste,<br />
accompagnate ovunque tanto<br />
in pubblico che in privato da rabbia, dispetto,<br />
sgomento, mancanza di rispetto per gli altri. Dall'altra,<br />
a rappresentare un muro insuperabile, vi sono orecchie<br />
rese sorde dall'indifferenza e dalla disattenzione per il<br />
prossimo… Fra le urla corrono tutti affannosamente,<br />
spintonando, travolgendo e calpestando gli altri,<br />
particolarmente i più deboli e meno fortunati. Non si ha<br />
mai un po' di tempo per fermarsi a scambiare pensieri<br />
profondi ed amorevoli, a prevalere sono le false<br />
apparenze e la superficialità degli umani rapporti…. C'è<br />
spazio solo per il «bla, bla, bla» di vuoti discorsi farciti<br />
di tante volgarità. «Così fan…» - quasi - «…tutti»… In<br />
questo paese che è ora divenuto anche il mio, nella mia<br />
patria d'origine, ovunque in questo nostro mondo regna<br />
ormai in modo insopportabile il fragore, ai più alti livelli<br />
di inquinamento e sempre più caotico in tutte le sfere<br />
del nostro vivere quotidiano. Non rimane che fuggire<br />
questo fragore restando dietro le quinte – e<br />
possibilmente anche più dietro – andando contro<br />
corrente, evitando di mischiarsi con la farina del mulino<br />
pur se il seguire questo percorso è molto più faticoso.<br />
Dietro le quinte, attraverso le nostre pagine, in punta di<br />
piedi ma – almeno ce lo auguriamo – con efficacia,<br />
divulghiamo i nostri pensieri, i nostri ideali, i nostri<br />
sogni, le nostre speranze o delusioni, i nostri messaggi.<br />
L'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> con i suoi collaboratori<br />
continua a scrivere perché ha sempre qualcosa da dire,<br />
perché come anche Francis Scott Fitzerald sosteneva<br />
«non si scrive perché si vuol dire qualcosa: si scrive<br />
perché si ha qualcosa da dire»! Le penne delle<br />
variopinte idee della grande famiglia dell'<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong> sono state impugnate per lasciare ulteriori<br />
nuove tracce nell'intento di continuare a costituire<br />
motivo di riflessione per gli altri scritti. Mi si permetta di<br />
ricordare le parole di Thomas Mann e Joseph Conrad…<br />
Diceva il primo: «La felicità di chi scrive è il pensiero<br />
che riesce a diventare sentimento, è il sentimento che<br />
riesce a diventare pensiero». E così si esprimeva<br />
Conrad: «Il compito che mi spetta e che cerco di<br />
assolvere è di riuscire, col potere della parola scritta, a<br />
farvi udire, a farvi sentire… di riuscire, soprattutto, a<br />
farvi vedere.» Ed in nome dell'Arte, della Letteratura,<br />
della Bellezza noi cerchiamo di combattere, perché è<br />
necessario farlo contro le molte specie di violenza,<br />
contro le immagini dei linguaggi ipertestuali, contro le<br />
raffigurazioni dei sistemi virtuali della comunicazione. È<br />
assolutamente necessaria un'educazione estetica che<br />
consenta al nostro sguardo, al nostro udito, al nostro<br />
spirito di poter cogliere l'attimo in cui i nostri sensi si<br />
lasciano incantare dalla bellezza della tradizione per<br />
rinnovarla nell'attualità del presente. E qui ribadisco<br />
quanto ho detto nella presentazione del libro intitolato<br />
«La realtà sospesa» del ns. Autore, Marco Vaccari, del<br />
29 gennaio scorso alla Biblioteca Comunale Ariostea di<br />
Ferrara nella quale ho fatto riferimento alle varie<br />
affermazioni delle sue novelle sottolineando i fenomeni<br />
sgradevoli del nostro poco attraente mondo in cui si<br />
divulga - particolarmente tra i giovani - la volgarità,<br />
l'impoverimento di un linguaggio peraltro arricchito di<br />
bestemmie e sgrammaticature, per mancanza di<br />
stimolo e voglia di leggere buona letteratura che<br />
arricchirebbe notevolmente il lessico individuale.<br />
L'odierna mentalità e mancanza di buona cultura è<br />
denotata dall'attaccamento alle solite melense e vacue<br />
«situationcomedy» interrotte da valanghe di pubblicità<br />
televisiva - o dalla lettura dei tristi libri della serie<br />
«Harmony» e simili. Anche nella realtà, come in una<br />
novella del succitato Vaccari, l'interiore malattia<br />
spirituale di tante persone è diagnosticabile come una<br />
«forma perniciosa di aridità dello spirito, causato dalla<br />
mancanza di buone letture»… Una lezione deve trarsi<br />
ponendo attenzione alle parole della frase finale del suo<br />
racconto intitolato «Bellezza»: «la bellezza, la luce degli<br />
occhi e del viso derivano dalla luce dello spirito!» N.B.:<br />
mi permetto qui di ricordare l'editoriale del N. 0. 1997<br />
della nostra rivista.<br />
Dallo scorso numero non faccio che riflettere,<br />
ragionare e cercare risposta alle tantissime domande<br />
che varie situazioni del mondo che ci circonda fanno in<br />
me scaturire mentre riordino i miei appunti giornalistici<br />
d'un tempo… Ecco alcuni pensieri che sono purtroppo<br />
ancora attuali: Quali speranze e quali paure nutrono<br />
l'immaginario dei poeti, dei narratori, degli uomini di<br />
pensiero? Perché si percepisce una grande<br />
incertezza?… Registrate nei miei appunti, mi balzano a<br />
proposito davanti agli occhi alcune affermazioni<br />
contenute nella relazione intitolata «I lumi spenti: i<br />
giovani tra irrazionalismo e nuove mistiche» del giovane<br />
scrittore Enrico Brizzi pronunciate tre anni fa al<br />
Convegno <strong>Letterario</strong> Internazionale di Ferrara<br />
«L'Immaginario Contemporaneo» (21-23 maggio<br />
1999): “La grande incertezza dei tempi attuali pare<br />
risolversi in una diffusa isteria autoalimentata da<br />
tensioni sociali e da una capillare mancanza di<br />
consapevolezza… L'importante è rendersi conto di come<br />
siamo quotidianamente visitati e contagiati da forme di<br />
disagio che vanno dall'atteggiamento gladiatario di<br />
molti automobilisti alla mancanza di solidarietà nel<br />
tessuto sociale. Siamo sospesi tra l'alienazione da<br />
superlavoro e l'auspicata mobilità lavorativa<br />
all'americana… Siamo sospesi tra i congedi al secolo<br />
nichilista e i brindisi per un nuovo millennio… Siamo<br />
sospesi tra le autoaffermazioni di potenza individuale<br />
(di cui le cattive profetesse della libertà sessuale sono<br />
splendide corifee) e l'ospedalizzazione a domicilio<br />
tramite terapeuti, psicofarmaci e maghi d'ogni setta…<br />
Le madri sono le migliori amiche delle figlie, i padri dei<br />
figli. Le figlie sono madri delle loro stesse madri<br />
scombussolate. I figli sono padri dei padri disillusi e<br />
frustati che portano a casa pagnotta e travasi di bile…<br />
Per le strade girano silenziosi gli epigoni dei movimenti<br />
giovanili, gli scaltri teen-ager agghindati da fiera delle<br />
vanità, aggressivi e alienati un tanto al kilo, e non mi<br />
sembra che le massaie al supermercato abbiano una<br />
luce felice negli occhi. C'è sospetto. C'è tensione.<br />
Ognuno contribuisce all'infelicità altrui. Intanto i cervelli<br />
18<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
migliori della mia generazione, assorbite le sbornie e le<br />
albe in riva al mare, si perdono nei cinema e davanti<br />
agli schermi baluginanti dei computer. Nelle strade e<br />
nei parchi non c'è più nessuno. Le piazze sono deserti<br />
in mano a guardie e ladri. Si esce la sera solo per<br />
incontrare qualcuno di prestabilito. La paura e la<br />
violenza ci sono compagne tutti i giorni, e quando<br />
dobbiamo pescare la carta degli imprevisti già ci<br />
fasciamo la testa in attesa di brutte news. La cattiva<br />
stampa faccia il suo mea culpa, please. L'allarmismo ci<br />
sta portando alla paranoia.… Cinquant'anni fa si<br />
pensava alla vita come a qualcosa di indiscutibilmente<br />
vero, non di realistico o plagiario come viene in mente<br />
dando retta a certa tivù o a determinati autori minori<br />
cosiddetti d'avanguardia. Ci si sbrana in attesa di un<br />
futuro a sorpresa, ma quali sorprese ci allieteranno<br />
quando saremo a brandelli? Le alchimie, le profezie, i<br />
vaticini? Abbiamo bisogno di così tanta sicurezza, o<br />
siamo soltanto in attesa di una Grande Cosa Nuova, di<br />
un nuovo rigore e una nuova disciplina? Dietro l'angolo<br />
c'è una visione più umana o un nuovo fascismo? I sogni<br />
gentili di Martin Heidegger o le peggio allucinazioni di<br />
George Orwell? Nella fuga centrifuga di tutti noi c'è<br />
una certezza sola: il positivismo è finito, la fiducia nelle<br />
sorti progressive è svanita, i lumi della razionalità in<br />
grado di gettare luce e mostrare inequivocabilmente la<br />
via sono spenti per sempre…” Da queste parole e da<br />
tante altre simili a maggio saranno trascorsi tre anni ed<br />
io mi domando: è cambiato in positivo qualcosa da<br />
allora? Ho paura di rispondere… La risposta la<br />
sappiamo tutti… Continuerei ora la riflessione con le<br />
affermazioni contenute nella relazione intitolata «Perso<br />
per sempre?» di Valentin Rasputin, sentite sempre al<br />
succitato convegno ed a tre anni di distanza ancora<br />
attuali: «Il mondo odierno costituisce il crollo di tutte le<br />
speranze che hanno portato conforto all'umanità nel<br />
percorso della sua intera storia, di tutte le speranze che<br />
hanno stimolato le varie forme di attività di questa<br />
umanità, a partire da quella pratica per arrivare agli<br />
ideali etici. Oggi questo crollo delle aspirazioni di tante<br />
generazioni è sempre più evidente sia in terra che in<br />
cielo. È comodo per noi far finta di non sapere se<br />
viviamo già nello spazio della catastrofe o soltanto se ci<br />
stiamo avvicinando ad esso… John Locke diceva un<br />
tempo che è inutile parlare di moralità, quando si tratta<br />
dello stato e della politica. A distanza di tre secoli,<br />
decine e centinaia di predicatori dichiarano che è<br />
ugualmente privo di senso parlare di moralità, quando<br />
si tratta di cultura. La cultura si è presentata sempre in<br />
duplice aspetto , esprimendo il meglio con le forme<br />
migliori, la bellezza morale congiunta alla bellezza<br />
artistica. Nell'attuale situazione, rinunciando all'essenza<br />
spirituale della vita, essa ha perduto anche la possibilità<br />
di esprimersi attraverso la bellezza e l'armonia delle<br />
forme… Oggi la letteratura si muove piuttosto su un<br />
piano orizzontale, con scopi venali, non esiste il<br />
peccato, non esiste la santità, non esiste né il bene né il<br />
male, il mondo è solo un mercato dove regna la legge<br />
della domanda e dell'offerta. Oggi nella società è<br />
considerato etico ciò che piace alla maggioranza, in<br />
base alla valutazione del mercato; la letteratura ha<br />
rinunciato alla sua missione di offrire al lettore il piacere<br />
estetico e spirituale ed è passata a titillare i sensi in una<br />
visione materialistica del piacere. Il patto di neutralità<br />
tra bene e male non poteva durare a lungo; il male<br />
paga meglio e si comporta in modo più stimolante e<br />
meno noioso. Sant'Antonio lo aveva intuito sin dal IV<br />
secolo, quando diceva: "Arriverà un tempo in cui ti<br />
diranno: sei pazzo, poiché non vuoi partecipare della<br />
pazzia universale; ma noi ti ridurremo uguale a tutti gli<br />
altri". Poco prima di morire, il geniale Fellini riconobbe<br />
che il cinema contribuisce alla degradazione dei<br />
costumi, ma aveva paura di protestare per non<br />
sembrare neoprogressista. Sono passati sedici secoli tra<br />
la profezia di Sant'Antonio e la confessione di Fellini,<br />
ma la profezia negli ultimi trenta-quarant'anni si è<br />
compiuta… Il mondo è impazzito e l'uomo inserito nella<br />
quotidianità non sta nemmeno a pensare a quel che gli<br />
succede intorno…» Rileggendo gli appunti di<br />
affermazioni interessanti, che non perdono purtroppo la<br />
loro attualità, fatte sempre in quel congresso da<br />
Stefano Zecchi cerco qui di farne un essenziale<br />
riassunto: il nichilismo moderno non è la conseguenza<br />
della tecnologia e dei suoi linguaggi, ma la causa. In<br />
questo secolo l'arte ha rinunciato all'espressione, a<br />
un'espressività fatta di simboli e di bellezza vivente.<br />
Le grandi avanguardie hanno teorizzato la fine di ogni<br />
eccellenza comunicativa, hanno adeguato i propri<br />
linguaggi a quelli tecnico-scientifici. Era inevitabile che<br />
depotenziandosi il linguaggio espressivo dell'arte -<br />
basato sui principi dell'educazione estetica, che a loro<br />
volta erano fondamento dell'eticità della convivenza<br />
civile -, tutto il sistema comunicativo finisse per perdere<br />
progressivamente la sua antica funzione di costruzione<br />
umanistica dell'uomo. La crisi della comunicazione<br />
artistica ha prodotto la crisi del dialogo del linguaggio<br />
che istituisce differenza e identità, che detiene la<br />
responsabilità della descrizione e dell'interpretazione,<br />
che possiede eticità. La dissoluzione delle forme<br />
espressive dell'arte annulla i fondamenti dell'eticità;<br />
l'oblio o la derisione della bellezza rinnegano ogni<br />
esperienza di verità. Nel sistema di comunicazione di<br />
massa c'è assenza di grandi opere. La tecnologia ed i<br />
suoi linguaggi hanno dato un colpo forse mortale al<br />
fondamento umanistico della nostra cultura. L'efficacia<br />
di questi linguaggi è tanto più forte e diffusa quanto più<br />
essi si emancipano dalla scrittura. I nuovi sistemi<br />
comunicativi, le tecnologie informatiche non trovano più<br />
un punto di resistenza e di confronto nella tradizione<br />
umanistica: ereditano e sviluppano la disgregazione<br />
della cultura di questo secolo, nata dagli<br />
sperimentalismi artistici, letterari, musicali delle<br />
avanguardie. La teorizzazione sempre più convinta e<br />
argomentata dell'antiumanesimo è, infine, trasformata<br />
in un ilare nichilismo che spettacolarizza tutto e<br />
omologa ogni cosa, in grado di assorbire ogni tentativo<br />
di opposizione facendolo proprio. Purtroppo viviamo<br />
immersi nell'esteticità delle rappresentazioni, nelle<br />
apparenze belle e fuggevoli: la nostra esperienza<br />
quotidiana è dominata da questa seduttiva esteticità,<br />
dal kitsch immaginario che inducono al consumo, alla<br />
leggerezza, a una dialogicità superficiale o<br />
inconsistente, che dissolvono ogni elemento di<br />
simbolicità dell'esistenza.<br />
Termino ora questa riflessione condotta attraverso le<br />
parole di alcuni esponenti della letteratura e della<br />
cultura [...].<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 19
EDITORIALE VI <strong>NN</strong>. 27/28 Lu./Ago-Sett./Ott. 2002<br />
Nelle prime due settimane del<br />
maggio scorso ho avuto<br />
un'esperienza straordinaria - di cui<br />
potete leggere un sintetico<br />
resoconto nella rubrica «L'Eco &<br />
Riflessioni ossia Forum Auctoris»<br />
in occasione di una conferenza<br />
linguistica svolta in Ungheria.<br />
L'argomento era la lingua, la<br />
madrelingua ungherese. I temi<br />
congressuali, i forum e le tavole<br />
rotonde l'hanno messa sotto riflettore da vari punti di<br />
vista, si parlava e discuteva delle questioni linguistiche,<br />
dal bi- e plurilinguismo, delle traduzioni letterarie e dei<br />
suoi problemi, del lessico, dei vocaboli, delle parole<br />
brutte e triviali, dell'importanza e della forza della<br />
madrelingua ungherese e che cosa significhi per gli<br />
Ungheresi della madrepatria e per gli Ungheresi dispersi<br />
in tutto il mondo. Da qui mi viene una riflessione<br />
generica che riguarda la lingua in generale.<br />
Che cosa è la lingua? È lo strumento della<br />
comunicazione grazie al quale analizziamo ed<br />
oggettiviamo la nostra esperienza mediante simboli<br />
fonici, cioè mediante le parole. È uno strumento<br />
indispensabile per soddisfare le più varie necessità della<br />
vita: per mezzo della lingua non solo possiamo<br />
scambiarci informazioni pratiche, ma possiamo stabilire<br />
i rapporti sociali, ottenere dagli altri quello che<br />
vogliamo, esprimere le nostre emozioni, capire i nostri<br />
stessi pensieri, conoscere idee e sentimenti di persone<br />
lontane nel tempo e nello spazio… La lingua ci<br />
accompagna in tutte le attività ed in tutti i pensieri, con<br />
essa noi descriviamo tutto quello che ci si presenta.<br />
Possiamo dire che la lingua è come uno specchio che<br />
riflette tutto quello che facciamo e pensiamo tutto<br />
quello che hanno fatto e pensato gli uomini del<br />
passato; quindi, la lingua è lo specchio della vita: perciò<br />
osservandola possiamo conoscere meglio le nostre<br />
abitudini e l'organizzazione della nostra società, la<br />
nostra civiltà e la nostra storia; e, attraverso confronti,<br />
possiamo conoscere anche l'organizzazione sociale, la<br />
civiltà e la storia degli altri popoli. La lingua è, quindi,<br />
nient'altro che il mezzo del pensiero, dell'espressione,<br />
una realtà obiettiva con valore sociale. La lingua è la<br />
parte indispensabile della civiltà, della nostra cultura,<br />
della cultura della nazione a cui essa appartiene. È<br />
molto importante curarla ed usarla con civiltà senza<br />
imbottirla con parole triviali… Non è indifferente il modo<br />
del parlare. Il grande poeta magiaro, nonché<br />
riformatore linguistico Ferenc Kazinczy (1759-1831)<br />
scrisse: “Parla e dico chi sei. - Fermati! Ti conosco<br />
perfettamente!…” È vero, con la bocca sporca - volgare<br />
- non si può avere l'anima nobile. Chi usa delle<br />
espressioni triviali non può sentire e percepire<br />
l'atmosfera ed i sentimenti delle parole e delle<br />
espressioni, non può conoscere l'anima delle parole e<br />
così non può penetrare al fondo dello spirito umano. La<br />
volgarità linguistica è equivalente alla volgarità<br />
spirituale. La cultura, la civiltà linguistica è uguale alla<br />
civiltà, alla cultura del comportamento degli esseri<br />
umani. Il culto della lingua, la sua protezione è<br />
importante per i contatti umani, per lo scambio dei<br />
pensieri e per la divulgazione della cultura nazionale. La<br />
lingua è la portatrice della cultura di una nazione.<br />
Ricordatevi delle parole di Buffon: «Lo stile è l'uomo<br />
stesso»!…<br />
Chi parla è pronto a sacrificare al bisogno di<br />
esprimere i suoi sentimenti, la purezza della lingua,<br />
accettando espressioni banali, ma efficaci e spontanee,<br />
al posto di altre più nobili e magari più esatte, che lì per<br />
lì non sono a sua disposizione o che contribuirebbero<br />
ad allontanarlo dai suoi uditori. Dato che è condizione<br />
essenziale l'essere immediatamente compreso, il lessico<br />
sarà limitato, perché bisogna restringersi a parole che si<br />
sanno a portata di tutti. Perciò, secondo i casi, vi<br />
noteranno dei notevoli sbalzi fra un'espressione urbana,<br />
accolta senz'altro dalla lingua scritta, anche se uguale<br />
nella dizione delle persone di alta e media cultura, fino<br />
ad una plebea, comune all'ambiente popolare delle<br />
persone incolte e ad una rustica, propria dalle masse<br />
rurali e provinciali, che hanno interessi linguistici<br />
speciali imposti dall'ambiente conservativo, ritardatario<br />
della campagna e dei piccoli centri appartati. Quando<br />
chi parla non ha una sufficiente cultura, egli non solo<br />
non raggiunge la lingua superiore, ma sproposita,<br />
anche se evita il dialetto.<br />
La lingua letteraria - rispetto alla lingua parlata come<br />
afferma C. Battisti nella “Struttura della lingua italiana”<br />
- è caratterizzata dal maggior controllo esercitato su sé<br />
stesso dallo scrittore. Questi esprime il suo pensiero<br />
secondo le regole fissate dall'uso letterario e dedotte da<br />
modelli stilistici o da reminiscenze, limitando il proprio<br />
vocabolario ad una scelta di parole usate in un<br />
significato convenzionale. Anche se egli ricorre ad una<br />
tecnica dell'espressione personale, questa sarà non solo<br />
uniforme, ma nemmeno troppo lontana dalla norma. La<br />
nota predominante è la correttezza, che viene<br />
sorpassata solo quando chi scrive vuole<br />
deliberatamente superare una tradizione che egli sente<br />
la necessità di infrangere. Nella lingua scritta<br />
l'individualità dell'autore si muove dunque in un campo<br />
di esperienze artistiche entro cui lo scrittore sceglie il<br />
mezzo che ritiene più adeguato allo scopo letterario che<br />
egli si prefigge di raggiungere. L'artista in quanto è<br />
creatore può valersi di innovazioni che giovano a dare<br />
un colorito personale alla sua espressione; può<br />
ricorrere, secondo il suo senso linguistico ed i suoi<br />
criteri personali, ad arcaismi ed a neologismi; può<br />
valersi, sempre per ragioni artistiche, di parole rare e<br />
voci tecniche, può attingere anche ad espressioni<br />
familiari, ma comunque, la sua lingua si uniformerà a<br />
quella letteraria del suo tempo. Non sono però<br />
d'accordo quando per questo vengono usate anche le<br />
espressioni triviali che nei giorni d'oggi non sono<br />
purtroppo rare nelle opere di alcuni scrittori<br />
contemporanei.<br />
Si dice quindi che la lingua serve per comunicare, ma<br />
a volte esistono lingue che sembrano voler sfuggire a<br />
questo fine: lingue misteriose, in certo senso, sono i<br />
gerghi. Si chiamano tali i linguaggi segreti, particolari,<br />
usati da gruppi di persone a scopo difensivo, per non<br />
farsi comprendere dagli estranei oppure che parlando<br />
in un certo modo mirano a “riconoscersi” tra loro.<br />
Accanto alla volontà di nascondere, nel gergante c'è<br />
sempre la volontà di stupire i compagni. Ingannare il<br />
nemico e stupire gli amici sono le due finalità del gergo,<br />
le quali sono presenti - sia pure con diversa intensità -<br />
20<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
nei linguaggi della malavita, dei soldati, dei mestieri, dei<br />
giovani, etc. Non si deve dimenticare che il gergo è<br />
usato spesso in ambienti e circostanze diverse da quelle<br />
originarie. Voci ed espressioni gergali, quando sono<br />
introdotte nella conversazione ordinaria, servono per un<br />
fine stilistico. In varie epoche la lingua letteraria italiana<br />
ha assunto termini ed espressioni dai gerghi per<br />
ricavarne espressività e colore: dal Rinascimento ai<br />
romanzi di Emilio Gadda (1893-1979) i gerghi hanno<br />
circolato nel mondo letterario italiano…<br />
Il grande studioso filologo ungherese Béla Bárczi<br />
(1894-1985) così si era espresso: «La lingua è lo<br />
strumento dei nostri pensieri e sentimenti, dei nostri<br />
rapporti quotidiani, è il componente principale, anzi è<br />
la condizione di ogni sviluppo umano. Senza la lingua<br />
non è immaginabile alcuna società umana neanche ad<br />
un livello più primitivo. La "lingua" è per ognuno la<br />
madrelingua. Si può imparare una lingua straniera, anzi<br />
in casi eccezionali si può anche saperla molto bene,<br />
ma a livello di madrelingua ogni suo elemento è pieno<br />
di mille colori e di contenuti espressivi, ed essa ci<br />
accompagna durante la nostra educazione e durante la<br />
nostra evoluzione, anzi in certo senso determina anche<br />
la nostra mentalità, il nostro modo di pensare… La<br />
profonda conoscenza della lingua, l'autoconsapevolezza<br />
linguistica sono doveri elementari di tutti, ma<br />
particolarmente di color che con intento artistico si<br />
presentano davanti al pubblico lettore…»<br />
Qui accennerei qualcosa a proposito un aspetto<br />
particolare della lingua nazionale d'Italia - della vostra<br />
lingua - nel rapporto tra la lingua italiana ed i dialetti.<br />
Per capire la realtà linguistica italiana d'oggi, bisogna<br />
tener conto della loro esistenza: la comunità linguistica<br />
fondamentale è rappresentata dall'insieme dei dialetti<br />
italiani che sono una parte importante della storia<br />
italiana. Tra gli Italiani c'è sempre stata anche la<br />
tendenza a riunirsi in un unico Stato e a parlare la<br />
stessa lingua. Quando Firenze riuscì ad affermare la sua<br />
civiltà e la sua lingua, quello fu l'inizio per ritrovare<br />
l'unità. Lo sforzo per diffondere l'uso di una lingua<br />
comune e l'aspirazione all'unità politica portarono al<br />
Risorgimento ed alla nascita dello Stato italiano. È<br />
questa l'altra storia della storia d'Italia, per gli Italiani<br />
oggi la più importante. La civiltà di Firenze ha dato<br />
origine alla “lingua italiana”: alla fine del Duecento<br />
Firenze era diventata una delle «grandi potenze»<br />
d'Europa. Questa forza economica e politica favorì lo<br />
sviluppo di una splendida civiltà: Firenze fu presto<br />
popolata di artisti e di scrittori. Nel Trecento tre scrittori<br />
- Dante, Petrarca, Boccaccio - scrissero opere di grande<br />
valore nel volgare fiorentino, loro lingua nativa. Gli<br />
scrittori delle altre regioni, affascinati dai modelli<br />
fiorentini della «Commedia», del «Canzoniere», del<br />
«Decameron», cominciarono fin dal Trecento ad<br />
imparare il fiorentino e a scrivere in questa lingua.<br />
Anche la diffusione della stampa, verso 1470, rafforzò<br />
questa tendenza. E così un po' alla volta il fiorentino fu<br />
considerato non più dialetto, ma la lingua comune degli<br />
Italiani. Naturalmente, gli scrittori di ogni epoca e gli<br />
abitanti di ogni regione hanno aggiunto via via al<br />
fiorentino molti elementi nuovi. Ma la struttura<br />
fondamentale della lingua comune era quella del<br />
fiorentino e tale è rimasta fino ad oggi.<br />
Per molto tempo la lingua italiana fu usata solo per<br />
scrivere. La lingua di tutti era il dialetto. Nel Seicento,<br />
Settecento ed Ottocento scrittori e scienziati di ogni<br />
regione usarono sempre più la lingua unitaria. Ma tale<br />
lingua era conosciuta solo dalle persone colte, che se<br />
ne servivano unicamente per scrivere; queste stesse<br />
persone non sapevano usarla con facilità quando<br />
parlavano! In fondo, la lingua italiana si parlava<br />
soltanto in Toscana, e un po' anche alla corte papale di<br />
Roma. Nel resto d'Italia le persone di ogni classe<br />
sociale, istruite o no, nella conversazione di qualsiasi<br />
genere e anche nelle discussioni in pubblico si<br />
servivano del dialetto locale. Insomma era ancora il<br />
dialetto la lingua viva e spontanea per la gran massa<br />
degli Italiani. Servendosi del solo dialetto, però, gli<br />
abitanti delle varie regioni non riuscivano a stabilire<br />
saldi legami tra loro; e di ciò si preoccuparono scrittori<br />
e studiosi. Mentre in Europa si compivano grandi eventi<br />
storici, si sentiva sempre più nel Paese la necessità che<br />
la lingua unitaria fosse compresa da tutti. Da alcuni<br />
secoli gli scrittori discutevano sulla «questione della<br />
lingua», cioè sulle difficoltà che creava in Italia la<br />
mancanza di una lingua comune, parlata da tutti.<br />
Nell'Ottocento le discussioni si fecero più vive, perché si<br />
constatava che la mancanza di unità linguistica<br />
ostacolava l'unificazione politica. I molti problemi<br />
discussi dagli scrittori dell'Ottocento cominciarono a<br />
risolversi davvero solo quando si formò lo Stato italiano<br />
unificato. L'unificazione politica dell'Italia - compiutasi<br />
tra 1859 e il 1870 - è l'avvenimento fondamentale che<br />
ha modificato le condizioni di vita del Paese e ha spinto<br />
per la prima volta la massa degli Italiani ad usare una<br />
lingua comune. Poi altri avvenimenti hanno avuto un<br />
effetto più rapido come gli spostamenti di popolazione,<br />
i nuovi mezzi di comunicazione di massa, l'istruzione<br />
gratuita ed obbligatoria. La lingua italiana è dunque,<br />
ormai, una lingua viva e largamente diffusa, però le<br />
abitudini della popolazione italiana sono in parte<br />
ancora diverse da un luogo all'altro. L'italiano ed il<br />
dialetto vivono ancora l'uno vicino all'altro. Perciò,<br />
anche chi parla sempre l'italiano, attraverso il suo<br />
ambiente ha preso almeno qualcosa dal dialetto locale.<br />
Ma i dialetti italiani sono tanti e diversi, e perciò<br />
l'italiano parlato è un po' diverso da regione a regione.<br />
Tant'è vero che spesso possiamo indovinare da quale<br />
regione proviene una persona, anche se parla soltanto<br />
in italiano. Questo italiano così “insaporito” di dialetto<br />
si chiama italiano parlato regionale.<br />
Se la lingua italiana non avesse accolto centinaia di<br />
vocaboli anche delle varie regioni, oggi ci<br />
mancherebbero molte parole ed espressioni più tipiche<br />
che usiamo. Queste voci dialettali sono penetrate nella<br />
lingua italiana un po' in tutte le epoche. Si nota che le<br />
parole prestate dai dialetti si riferiscono a moltissimi<br />
settori della vita comune e ciò vuol dire che gli Italiani<br />
nell'ultimo secolo hanno cominciato a conoscersi<br />
davvero. I legami sempre più stretti tra gli Italiani<br />
hanno permesso che si diffondessero rapidamente<br />
espressioni della lingua familiare o dei sopraccitati<br />
gerghi.<br />
La lingua italiana d'oggi, quindi, ha raccolto in sé<br />
tutta la storia del Paese: nella lingua si ritrova la traccia<br />
di tutti gli eventi che si sono succeduti nel tempo… A<br />
parere mio però è un errore opprimere il proprio<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 21
dialetto: anzi si dovrebbe coltivarlo parallelamente alla<br />
lingua nazionale! Quest'argomento sarebbe già un altro<br />
tema infinito…<br />
Ora Vi saluto e Vi lascio riflettere su questo<br />
argomento. [...]<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O VII – <strong>NN</strong>. 33/34 Lu.-Ott. 2003<br />
Vi ho salutato con la speranza di poter evitare una<br />
grande tragedia umana, ma le<br />
proteste, le manifestazioni<br />
contro la guerra in tutto il mondo<br />
non sono servite niente…<br />
Adesso, a metà maggio,<br />
mentre scrivo il presente testo,<br />
oltre alla preoccupazione per la<br />
grave situazione postbellica, la<br />
quale però in pratica non è<br />
ancora terminata abbiamo di<br />
nuovo l'angoscia per il terrorismo<br />
risvegliato: su Al Jazira l'appello in un'audiocassetta<br />
dell'egiziano al-Zawahiri: “Mussulmani, siate forti,<br />
attaccate le ambasciate di America, Gran Bretagna,<br />
Australia e Norvegia; poi toccherà ai Paesi arabi tutti<br />
ipocriti”. Sono stati lanciati avvertimenti anche tramite<br />
e-mail: “Musulmani lasciate New York”. Due messaggi<br />
di posta elettronica intercettati dai servizi segreti<br />
statunitensi hanno esortato i musulmani abitanti nelle<br />
grandi città soprattutto a Boston, a New York e<br />
Washington, a mettersi in salvo perché presto saranno<br />
colpite “di un attacco devastante nelle prossime 48 ore”<br />
si leggono le notizie nei quotidiani del 22 maggio.<br />
Il secolo scorso fu travagliato da gradi conflitti<br />
sanguinosi mondiali: la prima e la seconda guerra<br />
mondiale. La causa occasionale della prima guerra<br />
mondiale fu l'eccidio di Sarajevo del 28 giugno 1914, in<br />
cui trovarono la morte l'arciduca ereditario d'Austria<br />
Francesco Ferdinando e la moglie, per opera di uno<br />
studente irredentista serbo, Gavrilo Princip. Ma le vere<br />
cause della guerra sono più remote e complesse:<br />
1) il contrasto austro-russo per l'egemonia nei Balcani<br />
(vittoria dell'Austria nel Congresso di Berlino del 18<strong>78</strong>;<br />
annessione, da parte dell'Austria, della Bosnia e<br />
dell'Erzegovina nel 1908; costituzione di un grande<br />
stato serbo per opera della Russia durante le due<br />
guerre balcaniche, ecc.);<br />
2) il contrasto franco-tedesco (vittoria prussiana del<br />
1870 ed acceso sentimento di revanche da parte<br />
francese; interventi tedeschi nella questione<br />
marocchina, ecc.);<br />
3) il contrasto anglo-tedesco (crescente potenza politica<br />
ed economica della Germania nel mondo);<br />
4) gli irredentismi, come nel caso dell'Italia che aspirava<br />
a Trento e Trieste; e della Serbia che aspirava alla<br />
Bosnia e all'Erzegovina.<br />
In seguito all'eccidio di Sarajevo l'Austria, ritenendo la<br />
Serbia responsabile dell'accaduto, inviò al governo<br />
serbo un ultimatum con condizioni particolarmente<br />
umilianti.<br />
La Serbia accettò tutte le condizioni, tranne quella<br />
che “funzionari austriaci partecipassero all'inchiesta<br />
giudiziaria contro gli attentatori”, per cui l'Austria<br />
ritenendo insufficiente tale risposta, dichiarò guerra alla<br />
Serbia esattamente dopo un mese dall'attentato, il 28<br />
luglio 1914. Dal 15 al 30 luglio furono fatti tentativi per<br />
impedire che la guerra divenisse generale; ma la<br />
Russia, per sostenere la Serbia, ordinò la mobilitazione<br />
generale, venendo in tal modo a minacciare l'Austria e<br />
la Germania. Di fronte a questo pericolo la Germania<br />
dichiarò guerra alla Russia (31 luglio); la Francia,<br />
alleata alla Russia, entrò anch'essa in guerra (2<br />
agosto); e pochi giorni dopo anche l'Inghilterra, che si<br />
vedeva minacciare il suo predominio nel mare del Nord,<br />
intervenne nel conflitto (4 agosto). L'Italia, nonostante<br />
facesse parte della Triplice Alleanza, proclamò la<br />
propria neutralità, per le seguenti ragioni: a) il trattato<br />
di alleanza aveva carattere difensivo e non offensivo<br />
(art. III), mentre in questa occasione era stata Austria<br />
stessa a provocare la guerra. B) Il medesimo trattato<br />
dichiarava che, se l'Austria o l'Italia fossero state<br />
costrette a mutare lo “status quo” in Oriente, avrebbero<br />
dovuto prendere precedenti accordi sul principio del<br />
reciproco compenso (art. VII), mentre in questa<br />
occasione l'Austria aveva dichiarato la guerra<br />
all'insaputa dell'Italia. La guerra finì con vari trattati di<br />
pace dei quali il più ingiusto degli stati potenti fu il<br />
Trattato di Trianon (4 giugno 1920, nella cosiddetta<br />
palazzina del parco di Versailles), il quale costrinse<br />
l'Ungheria a cedere i due terzi del suo territorio storico:<br />
la Galizia alla Polonia ed alla Cecoslovacchia, la<br />
Transilvania alla Romania, alcune zone a mezzogiorno<br />
alla Jugoslavia, e a riconoscere Fiume come Stato<br />
indipendente, oggetto di gravi contestazioni fra l'Italia e<br />
gli altri stati vincitori. Questo Trattato di Trianon fu<br />
preceduto dal Trattato di Saint-German (10 settembre<br />
1919) con l'Austria-Ungheria che sancì lo<br />
smembramento dell'Austria-Ungheria nelle repubbliche<br />
di Austria, di Ungheria e di Cecoslovacchia Inoltre i<br />
territori italiani (Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia)<br />
furono ceduti all'Italia; i territori slavi (Croazia,<br />
Slovenia, Bosnia ed Erzegovina) alla Serbia che perse il<br />
nome Jugoslavia.<br />
La causa della seconda guerra mondiale fu costituita<br />
dalla questione di Danzica, con le rivendicazioni della<br />
Germania hitleriana sul corridoio polacco, che le<br />
avrebbe concesso di poter unire la Prussia occidentale<br />
alla Prussia orientale. Ma le vere cause della guerra<br />
invece furono anche in questo caso più remote e<br />
complesse:<br />
1) il contrasto franco-tedesco, determinato dal<br />
risentimento della Germania, che aveva dovuto cedere<br />
alla Francia l'Alsazia e la Lorena; dagli attriti nel bacino<br />
carbonifero della Saar e dalla contesa per il primato<br />
militare europeo.<br />
2) Il contrasto italo-francese, determinato dalle<br />
divergenze d'interessi, soprattutto nell'Africa (Tunisi) e<br />
dalle clamorose rivendicazioni italiane su Nizza, la<br />
Savoia e la Corsica.<br />
3) Il contrasto italo-inglese, determinato<br />
dall'atteggiamento ostile dell'Inghilterra nei nostri<br />
confronti al tempo dell'impresa etiopica e dalla<br />
preoccupazione che davano gli aspetti più aggressivi<br />
della politica italiana nazionalistica nel Mediterraneo<br />
(Suez, Malta).<br />
4) Il contrasto cino-giapponese, sfociato nel 1937 in<br />
guerra aperta.<br />
5) L'avvicinamento italo-tedesco, tra l'Italia fascista e<br />
la Germania nazista, determinato dall'identità della<br />
posizione ideologica; dagli accordi economici e politici al<br />
22<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
tempo dell'impresa etiopica e della guerra civile<br />
spagnola e dalla medesima tendenza al revisionismo e<br />
alle rivendicazioni territoriali.<br />
Questo avvicinamento aveva trovato la sua sanzione<br />
nella firma dell'Asse Roma-Berlino (ott. 1936),<br />
nell'adesione di Mussolini al Patto Anticomintern (1937)<br />
e nella firma del Trattato di alleanza italo-tedesco,<br />
cosiddetto patto d'acciaio (1939). Tutte queste cause<br />
però si possono ridurre ad una: la più vera e profonda<br />
causa della seconda guerra mondiale fu infatti la<br />
brutale aggressività del programma pangermanistico…<br />
Prima delle due guerre mondiali, 100 anni fa, nel<br />
periodico settimanale tedesco, satirico e politico<br />
“Simlicissimus” nel numero dell'anno 1902/03 si legge<br />
uno scritto, un compito scolastico il quale è purtroppo<br />
ancora attuale. Ora ne riporto la mia traduzione fatta<br />
sulla versione ungherese di Judit Pompéry, mia<br />
connazionale, residente a Berlino; letta sulla pagina nel<br />
topic “Pubblicistica” del Forum MagyarOnline.Net,<br />
portale degli Ungheresi dispersi al di fuori del bacino dei<br />
Carpazi:<br />
“La guerra ("bellum") è quella situazione in cui due o<br />
più stati attaccano gli altri. La nozione è conosciuta dai<br />
tempi remoti e come appare frequentemente nella<br />
Bibbia, la chiamano santa. Nell'antica Roma chiusero il<br />
santuario quando s'iniziò la guerra, perché forse il dio<br />
Giano non volle saperne. Ma questo è una ridicola<br />
superstizione e cessò col cristianesimo, il quale non<br />
chiuse i suoi templi in caso di guerra.<br />
Esiste la guerra di religione, guerra di conquista,<br />
guerra esistenziale, guerra nazionale, etc. Se un popolo<br />
perde, allora tutto ricomincia da capo e questa è la<br />
guerra di vendetta.<br />
Prima le guerre religiose furono la più frequenti,<br />
perché a quei tempi gli uomini vollero che tutti<br />
adorassero il Dio nello stesso modo e per questo si<br />
pestavano a morte. Al giorno d'oggi esistono piuttosto<br />
le guerre commerciali, perché oggi il mondo non è più<br />
idealista.<br />
Nell'era antica anche gli dèi fecero guerra. Gli uni<br />
sostenendo una parte, gli altri invece l'altra parte dei<br />
combattenti. Si può leggere questo anche da Omero.<br />
Gli dèi si sedettero su una collina e da là osservavano<br />
tutto. Quando s'odiavano annientavano reciprocamente<br />
i loro capi. Cioè nell'antichità gli uomini credevano<br />
questo. È veramente ridicolo ed infantile pensare che<br />
fossero i vari dèi che facevano guerra uno contro l'altro.<br />
Ma oggi gli uomini credono in un solo Dio e quanto è<br />
possibile gli chiedono di aiutarli. I sacerdoti delle due<br />
parti sostengono che Dio è accanto loro, il che è<br />
impossibile, dato che sono in due. Ma questo si<br />
schiarisce più tardi. Chi perde, dice che il Dio ha<br />
soltanto fatto la prova con lui. Quando inizia la guerra<br />
suonano. La gente sulla strada canta e piange. Questo<br />
è l'Inno. In ogni popolo in quest'occasione il re guarda<br />
fuori dalla finestra all'entusiasmo cresce. Allora tutto<br />
prende l'inizio. Comincia la guerra stessa che si chiama<br />
battaglia. Prima pregano. Poi sparano e uccidono gli<br />
uomini. Quando finisce il re fa un giro per verificare il<br />
numero dei morti. Tutti dicono che è triste e che questa<br />
cosa non dovrebbe succedere. Ma chi rimane in buona<br />
salute dice che questa morte è la più bella. Dopo la<br />
battaglia di nuovo cantano delle canzoni religiose delle<br />
quali hanno creato tante pitture. I caduti vengono<br />
sepolti nelle fosse comuni e riposano finché i professori<br />
non li riesumano. E dopo la loro divisa si troverà nei<br />
musei. Ma in generale soltanto i bottoni durano nel<br />
tempo. Il luogo in cui vengono uccisi gli uomini verrà<br />
chiamato la terra della gloria.<br />
Se si stufano, allora i vincitori tornano a casa. C'è<br />
grande felicità ovunque per la fine della guerra e la<br />
gente va in chiesa per esprimere la gratitudine a Dio.<br />
Ma c'è chi pensa che sarebbe stato più saggio non<br />
iniziare la guerra, ma questa persona è un<br />
socialdemocratico e verrà carcerato E poi arriva la pace<br />
in cui la gente si distrugge, come Schiller lo dice. Prima<br />
di tutto gli invalidi di guerra vanno a rovina, perché non<br />
ricevono alcun soldo e non sono capaci di lavorare.<br />
Alcune persone ricevono il wurlizer che fa suonare i<br />
canti patriottici per entusiasmare la gioventù e così<br />
anche loro colpiranno se inizierà la guerra. Tutti coloro<br />
che hanno fatto la guerra ricevono dei medaglioni che<br />
fanno un gran rumore chiassoso quando il suo<br />
portatore va al passo. Tante persone prendono il reuma<br />
e diventano bidelli come il nostro del nostro liceo.<br />
Così anche nella guerra c'è qualcosa di buono e<br />
feconda tutto. Maxl”<br />
Non so, ma ho la sensazione che l'intero mondo sia<br />
impazzito e c'è poco da rallegrarci o da scherzare.<br />
L'essere umano non ha imparato niente dalle grandi<br />
tragedie della storia passata, continua i massacri, ripete<br />
gli stessi gravi e devastanti delitti contro se stesso. Si<br />
parla della pace, della gran voglia di pace, della difesa<br />
della pace dove c'è ancora, ma si agisce al contrario:<br />
fanno la guerra in preda dell'odio… All'inizio del ns.<br />
Terzo Millennio gli uomini non sono nient'altro che<br />
homo hominis lupus… Gens Homine! Quo vadis?…<br />
Ora Vi saluto augurandoVi di trascorrere le ferie<br />
estive meritate in pace, serenità ricca di umani<br />
sentimenti e sperando che questo stolto mondo<br />
finalmente ritorni sui binari giusti e finalmente ognuno<br />
di noi possa vivere veramente degnamente!<br />
A risentirci in autunno, sperando che questo nostro<br />
attuale stolto mondo si raddrizzi!…<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O VII/VIII <strong>NN</strong>. 35/36 Nov.-Febb. 2003/2004<br />
Sono finalmente passati i<br />
giorni della torrida estate che<br />
hanno messo l'organismo<br />
umano a durissima prova. La<br />
bollente aria africana ha<br />
provocato uno stato di crisi a<br />
tutti: comprese le tecnologie<br />
più avanzate del cervello<br />
umano.<br />
Meno male, come sempre,<br />
mi sono armata degli<br />
strumenti di lavoro - libri e<br />
periodici specializzati – per trascorrere in modo<br />
intelligente le ferie, dato che a causa della salute sono<br />
stata costretta a rimanere in Italia e vicina a Ferrara.<br />
Oltre al piacere delle letture feriali ho avuto<br />
stupefacenti sorprese che sono state anticipate poco<br />
prima della pausa estiva dalla mia scoperta<br />
recentissima: essere una parente lontana del grande<br />
poeta ungherese Gyula Juhász - nato 120 anni fa e di<br />
cui abbiamo pubblicato qualche lirica in traduzione<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 23
italiana… Avremo un servizio nell'interno di questo<br />
periodico a proposito dell'anniversario della sua nascita.<br />
Un'altra straordinaria scoperta riguarda l'eventuale<br />
parentela linguistica tra l'ungherese e l'etrusco… Da<br />
«La Repubblica» si legge che un autorevole linguista<br />
italiano, Mario Alinei, professore emerito all'Università<br />
di Utrecht nel suo libro dal titolo emblematico «Etrusco:<br />
Una forma arcaica di ungherese» sostiene come le<br />
affinità tra le due lingue siano veramente straordinarie<br />
e che non possano essere dovute al caso. L'articolo di<br />
Cinzia Dal Maso ci preannuncia che l'autore intende<br />
mostrare la parentela dell'etrusco con l'ungherese, sulla<br />
base della teoria elaborata nel suo studio sulle origini<br />
delle lingue europee. A fondamento della ricerca stanno<br />
le numerose somiglianze tra le due lingue, come quella<br />
fra i nomi delle magistrature etrusche e di quelle degli<br />
antichi magiari. Queste somiglianze hanno permesso<br />
all'autore di confermare la maggioranza dei risultati<br />
raggiunti dalla migliore etruscologia, di migliorare la<br />
traduzione di testi già tradotti e di tradurre testi finora<br />
intraducibili o solo parzialmente tradotti. Il libro si<br />
conclude con una rilettura dei risultati raggiunti dagli<br />
studi sulla preistoria etrusca, e con una nuova ipotesi<br />
sulla data della «occupazione» dell'Ungheria da parte<br />
degli antichi Magiari (nozione meglio conosciuta:<br />
«conquista»).<br />
Quest'ipotesi, come anche quella della parentela<br />
sumera, celtica, giapponese, non sono ipotesi nuove:<br />
hanno un passato di alcuni secoli e non sono certo<br />
frutto della torrida estate appena passata!<br />
«Si parla di continuità linguistica, naturalmente. Dalla<br />
preistoria, addirittura dal Paleolitico, fino ai nostri<br />
giorni. Le grandi famiglie linguistiche del mondo non<br />
sarebbero il frutto di migrazioni di popoli degli ultimi<br />
millenni, ma di genti da sempre residenti in un<br />
determinato luogo. Cancellati dunque tutti i vari popoli<br />
invasori d’Asia e d’Europa per raccontare la genesi delle<br />
nostre lingue Indoeuropee. Greco, Latino, lingue<br />
italiche e celtiche sono imparentate tra loro perché<br />
sempre esistite nei rispettivi luoghi. L’etrusco invece no,<br />
è diverso. Questo si sa. È una lingua «agglutinante»,<br />
dove cioè corpo della parola e suffisso si allineano<br />
senza fondersi tra di loro. Abbonda di suoni spiranti<br />
(sopravvissuti, secondo Alinei, nel dialetto toscano).<br />
Caratteristiche che, guarda caso, l’etrusco condivide<br />
proprio con l’ungherese. Ma la vera “prova del nove” di<br />
Alinei sono le magistrature: nomi simili nelle due lingue,<br />
e addirittura funzioni simili. Sono affinità straordinarie,<br />
non possono essere dovute al caso… Così il linguista si<br />
è messo a tradurre testi etruschi, sia quelli già noti che<br />
quelli per noi ancora oscuri, usando come riferimento<br />
l’ungherese. E l’esperimento pare aver funzionato.»<br />
[Cinzia Dal Maso]<br />
Ed ecco una recente sorpresa da dividere: il 5 ottobre<br />
scorso ho ricevuto una e-mail dalla signora Júlia Ránki,<br />
reporter e redattrice delle trasmissioni radiofoniche<br />
della Radio Magiara Nazionale per invitarmi al<br />
collegamento telefonico diretto durante una<br />
trasmissione del programma intitolato «Il giorno<br />
radiofonico delle culture europee» del 12 ottobre in cui<br />
partecipavano 91 radio provenienti da varie nazioni<br />
europee. Il mio ruolo sarebbe stato di brevemente<br />
presentare la città di mia residenza, Ferrara, ai<br />
radioascoltatori ungheresi e parlare delle mie<br />
esperienze personali. Proprio quest'ultimo era il motivo<br />
per cui ho saggiamente rifiutato la mia partecipazione<br />
durante la conversazione telefonica seguita dopo la<br />
corrispondenza telematica… Nell'interno si legge di<br />
tutto ciò assieme a tante altre cose, come di solito…<br />
Ora cambiamo l'argomento, torniamo alla ns.<br />
redazione:<br />
Arrivano tante lettere di giovani ancora pieni di<br />
speranza, alla Redazione dell'«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>»<br />
e sono costretta a respingerli - come hanno fatto con<br />
me in passato, perché non posso non soltanto<br />
assumerli, ma neanche dargli una speranza. Questa<br />
cosa è grave. Perché da vent'anni praticamente non è<br />
cambiato niente. Io purtroppo non sono nelle condizioni<br />
di assumere nessuno anche se volessi. Non ho la<br />
possibilità di pagare neanche un misero compenso,<br />
soltanto posso offrire ai giovani o agli anziani l'unica<br />
loro soddisfazione iniziale: la pubblicazione delle loro<br />
opere considerate degne all'«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>»<br />
ed in linea con il suo gusto letterario finché riesco a<br />
tenere in vita il periodico. Sì, perché le entrate<br />
provenienti dagli abbonamenti non coprono le spese<br />
della realizzazione e le spese di spedizione e di<br />
segreteria. Come si riesce a tenere ancora in vita il<br />
periodico? Miracolosamente, grazie ad alcuni abbonati<br />
sostenitori ed ai miei occasionali onorari di professione.<br />
Nonostante le gravi condizioni di sopravvivenza<br />
editoriale mi consola e mi rende felice che almeno<br />
possa offrire la possibilità di pubblicare opere ad Autori<br />
che ritengo veramente degni alla mia creatura<br />
editoriale che ha guadagnato prestigio sia in Italia, in<br />
Europa che oltre oceano. Allora mi dico: ne valeva e ne<br />
vale la pena nonostante le difficoltà che molte volte<br />
sembrano insuperabili…<br />
Vorrei però sottolineare che l'abbonamento alla rivista<br />
non significa alcuna garanzia per la pubblicazione.<br />
L'«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» pubblica gli elaborati<br />
ritenuti degni per essere inseriti sulle pagine e non<br />
siamo condizionati dai giudizi degli altri. Devo<br />
sottolinearlo perché purtroppo abbiamo avuto contatti<br />
con alcuni autori che non hanno voluto accettare la<br />
decisione della testata.<br />
Colgo l'occasione per ringraziare il prezioso contributo<br />
di tutti i collaboratori e sostenitori della nostra rivista<br />
sperando che sfidando le difficoltà economiche<br />
riusciremo a continuare il nostro cammino insieme<br />
ancora per molti anni. [...]<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O VIII <strong>NN</strong>. 37/38 marz.-apr./magg.-giu. 2004<br />
Eccoci di nuovo sulla nostra<br />
barca d'avventura e siate i<br />
bentrovati! Finalmente, in parte,<br />
posso versare il mio sacco di<br />
sgomento quando si tratta<br />
dell'ignoranza ― quasi istituzionale<br />
(?!) ― senza limiti e frontiere…<br />
Oltre la Tv, anche Internet<br />
diventa uno strumento per il<br />
progresso della senilità precoce<br />
dell'umanità? Ecco ad esempio il caso ― tra i tanti ― di<br />
Internet. A causa del mio lavoro, io praticamente vivo<br />
con Internet: è una straordinaria possibilità in più e<br />
veloce per le ricerche dei materiali. Ma durante queste<br />
ricerche non riesco a non arrabbiarmi, quando durante<br />
la navigazione m'inciampo in siti con informazioni fasulle<br />
24<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
e malinformazioni che certificano una colossale<br />
ignoranza – per cui non posso che mettermi le mani nei<br />
capelli. Si tratta del sito dell'Ansa, della sua ignoranza<br />
geografica… Devo proprio dare ragione al famoso<br />
sociologo Francesco Alberoni che condanna<br />
severamente i giornalisti notando la loro «incultura» la<br />
quale si manifesta in diverse discipline, e la loro<br />
impressionante scarsità di conoscenza della lingua<br />
italiana… [N.d.R.: Però criticano, rimproverano gli stranieri<br />
che si cimentano con la scrittura in italiano...] A proposito<br />
potrete leggere il mio ampio articolo nell'interno di<br />
questo fascicolo nella rubrica «Eco & Riflessioni ossia<br />
Forum Auctoris». Collegandomi a questo articolo<br />
formulo una domanda: I somari escono dalle scuole?<br />
Complessivamente pare di sì e non soltanto se si<br />
guarda la geografia e la storia che non sono la forza<br />
della grande parte degli Italiani, come testimonia la<br />
copertina raffigurante un asino e l'articolo ad essa<br />
collegato del N. 63 del periodico «Giornalisti» dell'Ordine<br />
Nazionale dal titolo «Scrivere e parlare in italiano»:<br />
«Diverse volte, purtroppo, la prima “vittima” dei<br />
giornalisti è la lingua italiana» - così almeno sostengono<br />
alcuni critici e osservatori come Francesco Alberoni.<br />
Ecco ad esempio il caso della TV che veramente uccide<br />
la lingua italiana: si assiste al fenomeno dei congiuntivi<br />
inesistenti, al gergo dialettale. La TV è piena di<br />
programmi farciti di termini gergali, errori di sintassi e<br />
strafalcioni grammaticali. E pensiamo che grande ruolo<br />
aveva una volta questo piccolo schermo che aveva<br />
unificato la penisola, insegnando l'italiano alla nazione<br />
dei mille dialetti. Ora sta percorrendo un processo<br />
opposto uccidendo l'italiano… Poi la responsabilità di<br />
questa regressione linguistica è in gran parte anche dei<br />
giornalisti!<br />
Gli operatori dell’informazione, spesso, vengono<br />
accusati di non sapere scrivere, ma il problema, forse, è<br />
a monte e la responsabilità va attribuita anche alla<br />
scuola che non prepara più gli studenti come un tempo.<br />
La grammatica infatti non fa più parte dei programmi<br />
delle elementari perché, si sostiene, che sia solo<br />
nozionistica e la scuola media non fa meglio. Quando gli<br />
studenti arrivano poi alle superiori, forse è tardi. Il<br />
risultato è che ci si imbatte in indagini che certificano la<br />
sfiducia degli italiani – lettori e ascoltatori – nelle<br />
capacità di chi dovrebbe fornire notizie in un linguaggio<br />
corretto e comprensibile» così si legge nel periodico<br />
dell'Ordine dei Giornalisti. Ma la colpa va data in parte<br />
anche alla famiglia: dove non si esige un<br />
comportamento corretto, non si impara neanche il<br />
corretto linguaggio parlato a cui si associa l'aggravio<br />
della ignoranza grammaticale. Ci si meraviglia ad<br />
esempio che molti ragazzi studiando ad es. per tanti<br />
anni l'inglese non siano capaci di impararlo neppure per<br />
riuscire a chiedere un bicchiere d'acqua… Mi viene in<br />
mente quando nella mia patria, nell'era del regime<br />
Kádáriano fu obbligatorio lo studio della lingua russa<br />
nelle facoltà di qualsiasi indirizzo universitario fino al<br />
terzo anno di corso escluso: complessivamente, la<br />
maggioranza degli studenti, dopo gli 8―10 anni di<br />
studio obbligatorio del russo non vedeva alcun<br />
risultato… Non c'è, purtroppo, da stupirsi: oltre la<br />
mancanza di voglia di studiare la lingua, chi non<br />
conosce la grammatica della propria madrelingua, non<br />
imparerà mai bene una lingua straniera!<br />
A seguito del frammento del breve articolo citato,<br />
Paolo Bollini, docente di Composizione testi e di<br />
Scrittura efficace presso Scienze della Comunicazione,<br />
Università di Bologna, nel suo articolo intitolato «La<br />
grammatica non è solo questione di grammatica» dice<br />
tra l’ altro: «Un errore ogni undici minuti. La Eta Meta<br />
registra oggettivamente, in un rapporto, gli errori di<br />
italiano in televisione. Altrettanto oggettiva è la<br />
delusione – e il fastidio – registrato dai 120 italianisti<br />
collaboratori esperti consultati: nove spettatori su dieci<br />
danno un giudizio "assolutamente negativo" all’italiano<br />
parlato in tv. In televisione il giornalismo sta subendo<br />
una sorta di mutazione genetica. Non vale mettere sotto<br />
accusa solamente i programmi contenitore del<br />
pomeriggio o della domenica o i cosiddetti talk show.<br />
Anche i telegiornali sono giudicati pessimi. Eppure gli<br />
autori e i conduttori di tg sono senz’altro giornalisti,<br />
passati attraverso molte selezioni, più o meno probanti<br />
la professionalità. Calvino difendeva la chiarezza e<br />
l’esattezza come valori assoluti, e si rivolgeva ai<br />
professionisti in modo accorato: "Alle volte mi sembra<br />
che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità<br />
nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della<br />
parola, una peste del linguaggio che si manifesta come<br />
perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come<br />
automatismo che tende a livellare l’espressione sulle<br />
formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i<br />
significati, a smussare le punte espressive, a spegnere<br />
ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con<br />
nuove circostanze".<br />
Ma Calvino è morto nel settembre dell’85.<br />
Ora invece è l’italiano medio, non Calvino, che se ne<br />
accorge. Non è vero che un programma, per essere<br />
popolare, debba stare ai limiti della decenza linguistica.<br />
La stessa indagine mostra che invece il pubblico<br />
popolare mostra stima per conduttori che si esprimono<br />
correttamente.» Poi segnala i tipici e frequenti errori,<br />
illustrati con esempi reali del giornalismo: errori lessicali,<br />
slogature semantiche; storture sintattiche, con<br />
strapazzo morfologico, etc. Per la presenza degli errori<br />
sopraccitati si dà la colpa alla fretta.<br />
Per quanto riguarda il giornalismo scritto, Bollini<br />
dichiara che gli stessi errori non si registrano anche se<br />
non è certo esente da difetti. Accenna anche il<br />
correttore del Word, come fonte di errore, in quanto<br />
non riconosce certi errori di battitura, e così sulla<br />
stampa verranno riportate nomi o varie espressioni in<br />
modo errato.<br />
Mi sono scandalizzata la prima volta quando ho<br />
chiesto ad alcune persone tra 18 e 57 anni di<br />
madrelingua italiana qualche chiarimento grammaticale<br />
e non riuscivano a rispondermi. Istintivamente usano la<br />
lingua correttamente, ma di darmi delle spiegazioni<br />
grammaticalmente concrete non sono stati capaci. In<br />
risposta al mio sgomento tutti mi hanno chiarito che la<br />
Scuola Elementare non gli ha insegnato la grammatica<br />
italiana, la Media neppure, perché gli insegnanti delle<br />
Elementari dicevano che sarebbe stato il compito della<br />
Media. Mentre quest'ultima accusava l'Elementare. Così<br />
invece di insegnare la grammatica ai ragazzi non<br />
facevano niente. Nessun insegnante si era sbrigato di<br />
occuparsi di recuperare la mancanza, per poter andare<br />
avanti. Se mancano le basi fondamentali, è difficile dopo<br />
costruire qualcosa sopra! Essendo io straniera mi<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 25
accorgo della scorrettezza linguistica degli italiani. Se io<br />
sbaglio, essendo una straniera, è anche comprensibile,<br />
ma un giornalista di madrelingua italiana che non abbia<br />
una buona padronanza della propria lingua fa<br />
riflettere!…<br />
Adesso veniamo da noi. Vorrei comunicarVi che d’ora<br />
in poi gli elaborati manoscritti inviati alla redazione<br />
verranno considerati soltanto se saranno accompagnati<br />
da una esplicita richiesta degli autori per una eventuale<br />
pubblicazione e dalla dichiarazione che essi sono inediti,<br />
altrimenti non verranno considerati e saranno cestinati!<br />
Questa ferma decisione viene da un fatto niente affatto<br />
gradevole, causato verso la metà di gennaio scorso da<br />
un'e-mail con oggetto «illecito civile» di un autore<br />
mitomane...<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O VIII <strong>NN</strong>. 39/40 Lu.-Ago/Sett.-Ott. 2004<br />
Quest'anno è il settimo centenario<br />
della nascita di Petrarca, un<br />
padre della letteratura italiana ed<br />
europea. Sono state organizzate<br />
molte e prestigiose manifestazioni<br />
dedicate a Francesco<br />
Petrarca, e tra gli enti promotori<br />
ci sono anche l'Ente Nazionale<br />
Petrarca, l'Accademia Petrarca di<br />
Arezzo, dove il poeta nacque nel<br />
1304… Anche nella Regione<br />
Veneto, ad Arquà Petrarca, dove il poeta morì nel 1374,<br />
è stato proposto un nuovo allestimento della casamuseo.<br />
Nel 1874 Petrarca fu riscoperto, oggi però egli<br />
merita di essere considerato ancora di più: un profeta<br />
dell'Umanesimo e dell'Europa. La sua opera latina è<br />
stata davvero fondatrice della nuova cultura umanistica<br />
e rinascimentale, quella cultura che ha rappresentato il<br />
momento più europeo della storia del nostro Paese.<br />
«Celebrare il Petrarca nel 2004 significa verificare<br />
attraverso la figura di uno dei suoi massimi protagonisti<br />
l'identità della cultura moderna fondata sui valori e<br />
sull'eredità incatenata della civiltà classica medievale<br />
cristiana umanistica illuministica. Lo scambio poi a livello<br />
mondiale delle culture e l'accelerazione del processo di<br />
integrazione impone verisimilmente anche una<br />
prospettiva più ampia di quella tradizionalmente ristretta<br />
all'Europa. Poiché, se è prudente non attribuire alla<br />
civiltà occidentale il ruolo guida, non è eccessivo<br />
riconoscerle un posto decisivo nella storia. La crescita<br />
del numero delle traduzioni petrarchiste in tutti i paesi<br />
del mondo e la recente entrata del Canzoniere nelle<br />
lingue giapponese e cinese con imprese eroiche (quella<br />
giapponese di Kiyoshi Ikeda è stata premiata<br />
dall'UNESCO) testimoniano di un «bisogno universale di<br />
Petrarca» e, se vogliamo, di rinnovato bisogno di<br />
umanesimo».» [Michele Arcangelo Feo dal sito del<br />
Comitato Nazionale Celebrazioni)] Potrete leggere il<br />
servizio nella rubrica «Saggistica generale».<br />
Collegandoci a Petrarca Vi vorrei accennare il<br />
seguente fatto:<br />
Il 23 marzo scorso il postino mi ha portato una lettera<br />
dalla mia casa natia, dall'Ungheria: il prof. Gyula<br />
Paczolay; mi ha inviato una fotocopia del quotidiano<br />
nazionale «Nazione Ungherese - Magazzino») del<br />
febbraio 14 contenente l'articolo intitolato «La poesia<br />
oppure quello che volete» di Gabriella Lőcsey.<br />
Qui ringrazio il professore per la gentilezza d'avermelo<br />
inviato per mia conoscenza.<br />
In questo articolo vengo a sapere che nel giorno<br />
sopraccitato, alle ore 11 di mattina nella Sala degli<br />
Arazzi dell'Hotel Gellért di Budapest sono state<br />
consegnate le due spade commemorative di Balassi al<br />
poeta magiaro subcarpatico - territorio odierno non<br />
appartenente all'Ungheria d'oggi - László Vári Fábián e<br />
al traduttore italiano Armando Nuzzo per le sue<br />
traduzioni balassiane. Dato che vivo e lavoro in Italia nel<br />
campo della letteratura e della cultura mi concentro sul<br />
traduttore italiano. Avendo queste notizie ho quindi<br />
fatto delle ricerche in internet per trovare qualche<br />
notizia italiana. Risultato: niente! Mentre sto scrivendo<br />
queste righe (il 21 maggio) so soltanto, grazie ad una<br />
lettera indirizzata personalmente a me da parte di un<br />
giornalista ungherese del periodico «Heti Válasz», che la<br />
spada di Balassi del prestigioso Premio <strong>Letterario</strong><br />
«Balassi» vinta dal dottor Nuzzo - premio nominato dal<br />
grande poeta rinascimentale e petrarchista ungherese -<br />
arriverà in un prossimo futuro in Italia, per via<br />
diplomatica. Per sapere della data precisa dell'arrivo mi<br />
sono messa in contatto col premiato: egli mi ha risposto<br />
tempestivamente comunicandomi di non sapere niente<br />
di ciò. In seguito ho scritto ad una persona competente<br />
nell'argomento presso l'Accademia d'Ungheria a Roma,<br />
per ricevere informazioni precise, però con poche<br />
speranze, dato non è la virtù dell'ente - salvo qualche<br />
eccezione - di rispondere ai comuni cittadini mortali... É<br />
desolante che nonostante gli avvisi tempestivi per gli<br />
organi di stampa ungherese in Italia, dell'assegnazione<br />
del premio letterario in Italia non si ha avuto alcuna<br />
notizia! Veramente sarebbe lungo e doloroso spiegarne i<br />
motivi di questo silenzio … Però purtroppo tutti<br />
possiamo immaginarli! Anche di questo potrete leggere<br />
un mio articolo - dal 23 marzo disponibile anche internet<br />
- nella rubrica «Epistolario».<br />
Adesso è arrivato il momento di tornare a noi. Prima<br />
di tutto vorrei informarvi che a causa di gravi e tanti<br />
impegni redazionali ed organizzativi non riuscirò a<br />
terminare l'antologia «Almanach 2004» entro il luglio<br />
come è progettato e previsto. Quindi slitterà la<br />
realizzazione, ma dovrà uscire entro il dicembre di<br />
quest'anno. Così anche la comunicazione dell'elenco<br />
definitivo dei selezionati ritarderà. Purtroppo sono da<br />
sola e a causa di varie ed inaspettate gravi difficoltà<br />
non riesco a gestire gli impegni come dovrei e<br />
purtroppo non posso affidarli a nessuno. Vi chiedo<br />
gentilmente comprensione per questo slittamento.<br />
Infine ringrazio i Lettori per il rinnovo e per le nuove<br />
adesioni all'abbonamento. Vi auguro buona lettura e<br />
buone ferie estive. A risentirci nell'autunno!<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O VIII/IX <strong>NN</strong>. 41/42 Lu.-Ago.-/Sett. Ott. 2004<br />
Eccomi finalmente dopo<br />
un'estate niente affatto noiosa,<br />
arricchita veramente da alcuni<br />
eventi da brivido. È importante<br />
che io sia di nuovo qua per<br />
scriverVi quest'editoriale e gli<br />
altri servizi del presente<br />
fascicolo. Potrete leggere i<br />
dettagli nella rubrica “L'Eco &<br />
26<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
iflessioni ossia Forum Auctoris”.<br />
Durante la mia permanenza di venti giorni in Ungheria<br />
ho avuto l'onore di essere accolta dalla Società dei<br />
Giornalisti Ungheresi, uno dei quattro ufficiali ordini<br />
nazionali dei giornalisti ungheresi, diventando con pieno<br />
diritto giornalista ungherese. Anche questo mio remoto<br />
sogno si è realizzato. Però oltre la soddisfazione ho un<br />
po’ d’amaro in bocca. Sì, perché pur appartenendo ai<br />
rispettivi ordini giornalistici delle due nazioni, che cosa<br />
mi offrono oltre al periodico dell'Ordine, ai biglietti<br />
d'ingresso gratuiti ai musei, ai cinema, alle varie<br />
mostre, spettacoli, etc. ed in cambio della quota del<br />
tesseramento? Praticamente niente. Lavoro non viene<br />
offerto. L'Ordine non si occupa di questo… Godendo<br />
ufficialmente con pieno diritto il titolo di giornalista ho<br />
sperato che le porte delle redazioni delle maggiori<br />
testate si aprissero dandomi l'opportunità di lavorare e<br />
guadagnare per vivere… Niente affatto. In quale<br />
società viviamo se i cittadini vengono umiliati e privati<br />
del lavoro, unica fonte per vivere?…<br />
Il 10 settembre ho letto la seguente notizia sul portale<br />
del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti:<br />
“Chiunque dimostri di aver fatto il giornalista in qualsiasi<br />
parte del mondo può diventare giornalista anche in<br />
Italia. È sufficiente che richieda un decreto al Ministero<br />
della Giustizia e superi una prova presso l'Ordine o<br />
svolga un tirocinio d'adattamento. Il "villaggio globale"<br />
del giornalismo sta dunque per realizzarsi anche se<br />
diversi sono i sistemi e le pratiche d'accesso e di<br />
formazione.<br />
La notizia è legata al caso di una giornalista bulgara che<br />
è giunta in Italia dopo aver frequentato la facoltà di<br />
gestione di Comunicazione di massa all'Università di<br />
Sofia ed avere collaborato ad una televisione in<br />
Bulgaria.<br />
Questa collega ha chiesto l'iscrizione all'Albo<br />
professionale italiano rivolgendosi al Ministero della<br />
Giustizia e facendo appello sia al Testo unico sulla<br />
disciplina dell'immigrazione e sulla condizione dello<br />
straniero sia alla direttiva Cee relativa al sistema<br />
generale di riconoscimento della formazione<br />
professionale. Il Ministero, sentito il parere dell'Ordine e<br />
valutata la documentazione sull'effettiva e sostanziale<br />
attività giornalistica svolta dalla richiedente, ha emesso<br />
il decreto con il riconoscimento del titolo professionale<br />
valido per l'iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti<br />
italiani. Alla condizione però che la giornalista<br />
bulgara si sottoponga ad una "prova attitudinale"<br />
presso l'Ordine nazionale. L'esame, in lingua italiana,<br />
sarà scritto e orale. Si è aperta dunque una nuova<br />
strada per i giornalisti stranieri che vogliono essere<br />
iscritti all'albo in Italia. Da sottolineare come il Ministero,<br />
in applicazione della legge professionale abbia ritenuto<br />
che il riconoscimento deve comunque avvenire anche<br />
attraverso l'Ordine professionale.”<br />
Poi si leggono tanti suggerimenti, che cosa si deve<br />
fare per diventare giornalisti, funzionano varie scuole<br />
del giornalismo riconosciute o non dall'Ordine, ci sono<br />
addirittura corsi universitari a proposito. E poi?<br />
Succedono casi simili a questa storia:<br />
Con un collega che collabora da 10 anni per un<br />
giornale locale, fin dal primo giorno il suo direttore è<br />
stato chiarissimo: “Qui nessuno si arricchisce…”. Aveva<br />
17 anni e mezzo e decideva di diventare giornalista. Nel<br />
2000 si iscriveva all'Ordine dei Giornalisti a un anno<br />
dalla laurea di Scienze Politiche e pensava che<br />
l'iscrizione gli sarebbe servita sicuramente per trovare<br />
lavoro (nonostante il mezzo milione di lire sborsato<br />
all'Ordine). Pochi mesi dopo la laurea ha visto<br />
comparire i primi articoli inerenti la proposta di iscrivere<br />
all'ordine dei laureati di Scienze della Comunicazione<br />
Allora gli viene la domanda: Perché questa proposta?<br />
Per scrivere un articolo di termodinamica su una rivista<br />
specializzata chi è meglio: un fisico oppure un<br />
giornalista laureato in Scienze della Comunicazione?!<br />
Perché il fisico dovrebbe farsi due anni di gavetta e<br />
l'altro no?!<br />
Questo collega giornalista attira l'attenzione per<br />
alcune mancanze dell'Ordine dei Giornalisti. Ad esempio<br />
l'Ordine degli Agronomi e Forestali ai loro iscritti invia<br />
l'elenco dei concorsi pubblici e delle opportunità di<br />
lavoro a cui si può accedere. L'Ordine dei Giornalisti non<br />
fa niente simile! O non parliamo dell'assurdità dell'anno<br />
scorso, quando in un bando per addetto stampa<br />
(categoria D) all'Asl di Savona si legge la richiesta, oltre<br />
all'iscrizione all'Ordine dei Giornalisti, anche della laurea<br />
in scienze della Comunicazione. Oppure un altra beffa:<br />
in un concorso presso la provincia di Biella per addetto<br />
stampa si richiedeva l'iscrizione all'Albo dei Giornalisti e<br />
la laurea in Lettere!<br />
L'interessato che si lamenta conclude così la sua<br />
amara constatazione: «Io, inoltre, non sto chiedendo la<br />
luna, anche perché, secondo il "tariffario dell'Ordine"<br />
potrei tranquillamente continuare la mia attività di<br />
collaboratore per il mio giornale locale, dato che dovrei<br />
percepire compensi con, almeno, uno zero in più al<br />
mese. Sono, però, altrettanto conscio che il giornale per<br />
cui scrivo chiuderebbe i battenti o no? Anche su questo<br />
punto l'Ordine potrebbe fare delle verifiche, controllare,<br />
ma nulla, latitante come sopra… Ho riportato solo alcuni<br />
esempi senza, forse, approfondirli adeguatamente, ma il<br />
senso rimane: a cosa serve essere iscritti all'Ordine dei<br />
Giornalisti? Spero che la risposta non sia: per entrare<br />
gratis in qualche museo o qualche mostra.”<br />
Che cosa risponde il direttore editoriale Michele<br />
Urbano del periodico “Giornalisti”? Eccola: “…alla…<br />
domanda si potrebbe rispondere burocraticamente che<br />
l'iscrizione all'Ordine è la condizione legale per poter<br />
esercitare la professione di giornalista. In realtà, però, i<br />
problemi posti sono molto più complessi che non<br />
riguardano solo l'Ordine.<br />
L'entità dei compensi, per esempio, è tipica materia<br />
sindacale. Così come le trattenute Inpgi riguardano<br />
l'aspetto previdenziale.<br />
Ma, andando al dunque, è stato posto un problema<br />
essenziale su cui il collega giornalista ha ragione da<br />
vendere: quello di un Ordine sempre più struttura di<br />
servizio a disposizione degli iscritti. Sia chiaro: sarebbe<br />
ingeneroso non ammettere che negli ultimi anni qualche<br />
segnale in questa direzione è arrivato. Dall'Ordine<br />
nazionale e da molti ordini regionali con l’organizzazione<br />
di corsi di formazione e sportelli di assistenza. Certo,<br />
molto di più si dovrebbe fare. Però, attenzione, se non<br />
lo si fa è anche perché l'Ordine deve fare i conti con i<br />
limiti di una legge (varata nel 1963) drammaticamente<br />
superata da un'evoluzione professionale che<br />
richiederebbe profonde innovazioni proprio come chiede<br />
il collega nella sua lettera di lamento. In questo senso<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 27
l'Ordine è vittima, non responsabile. Se la firma non Novecento è stato il secolo delle grandi catastrofi<br />
arriva è perché il Parlamento, anno dopo anno - e di umane. Due guerre mondiali ed il nazismo, tragedie<br />
anni oramai ne sono passati tanti! - non ha mai trovato dell'Armenia, del Biafra, del Ruanda e tanti altri paesi.<br />
il tempo né di discutere, né tanto meno, di approvare, L'Impero ottomano ha preceduto al genocidio degli<br />
le proposte avanzate… Sta di fatto che il Parlamento armeni e la Germania a quello degli ebrei e degli<br />
nulla ha deciso. E nell'attesa succedono le cose zingari. L'Italia di Mussolini ha massacrato gli etiopi. I<br />
stravaganti di cui il collega si lamentava con pezzi di cechi ammettono a fatica che la loro condotta nei<br />
pubblica amministrazione che normano i concorsi per confronti dei tedeschi dei Sudeti, nel 1945-1946, non è<br />
addetti stampa infilando requisiti di cui non si capisce la stata delle più irreprensibili. La piccola Svizzera deve<br />
logica. O forse con un po' di malizia si capisce fin troppo fare conti con il proprio passato di depositaria dell'oro<br />
bene.” (Fonte: Giornalisti, settembre/ottobre 2004) rubato dai nazisti agli ebrei sterminati, anche se il grado<br />
Tutto questo mi è venuto in mente, a proposito della di atrocità di tale comportamento non è assolutamente<br />
mia appartenenza anche all'Ordine dei giornalisti paragonabile a quello del genocidio. Il comunismo si<br />
ungheresi. Anche perché, non ho avuto la possibilità di inserisce nel medesimo lasso di tempo storico fitto di<br />
essere assunta per il praticantato necessario per tragedie e ne costituisce uno dei momenti più intensi e<br />
l'iscrizione all'Albo. Se non avessi fondato questo significativi: è fenomeno fondamentale del Novecento<br />
periodico e non avessi pubblicato i numeri di articoli dal 1914 al 1991, che preesisteva al fascismo e al<br />
prescritti, starei ancora aspettando un miracolo per nazismo ed è sopravvissuto a essi toccando i quattro<br />
sognare l'iscrizione! Così posso esercitare la professione continenti. Il comunismo reale ha messo in atto una<br />
nel campo letterario e culturale, però senza alcun repressione sistematica. Al di là dei crimini individuali,<br />
compenso per quest'attività. La mia iscrizione all'Albo dei singoli massacri legati a circostanze particolari, i<br />
ungherese è avvenuta grazie alla fortuna di pubblicare regimi comunisti per consolidare il loro potere hanno<br />
questa rivista nella vetrina telematica e nella rubrica fatto del crimine di massa un autentico sistema di<br />
della Galleria Letteraria Ungherese anche in ungherese. governo. I crimini del comunismo non sono mai stati<br />
Con i miei scritti e con i miei interventi internazionali ho sottoposto ad una valutazione legittima e consueta né<br />
attirato per caso l'attenzione sui miei lavori di una dal punto di vista storico né da quello morale! I crimini<br />
persona competente che ha segnalato il mio nome e la contro le persone costituiscono l'essenza del fenomeno<br />
mia attività giornalistica con la necessaria ed del terrore con uno schema comune: l'esecuzione<br />
indispensabile proposta professionale. Di conseguenza capitale con vari metodi come fucilazione, impiccagione,<br />
sono stata avvertita per presentare la mia domanda annegamento, fustigazione, in alcuni casi gas chimici,<br />
d'iscrizione all’Albo in questione allegando i materiali veleno o incidente automobilistico; l'annientamento per<br />
prodotti, sia quelli stampati – comprese le pubblicazioni fame (carestie indotte oppure non soccorse), la<br />
in Ungheria - che quelli telematici, assieme al curriculum deportazione, dove la morte poteva sopravvenire<br />
professionale. Dopo l'esame della giuria sono stata durante il trasporto (marce a piedi o su carri bestiame)<br />
ammessa all'albo.<br />
o sul luogo di residenza o di lavoro forzato (sfinimento,<br />
É bello appartenere all'Albo dei giornalisti, ad un malattia, fame, freddo). Stalin ha ordinato e autorizzato<br />
Ordine professionale. Però sarebbe anche più bello se numerosi crimini di guerra tra cui il più impressionante<br />
questi Ordini potessero anche darci qualcosa di concreto rimane l'eliminazione di quasi tutti gli ufficiali polacchi<br />
per il nostro lavoro giornalistico, per poter vivere della fatti prigionieri nel 1939, nell'ambito della quale lo<br />
nostra professione e non inventarci delle varie incerte sterminio di 4500 persone a Katyń è soltanto un<br />
occupazioni redditizie. Abbiamo famiglia con figli e episodio. Ma altri crimini di portata assai maggiore sono<br />
senza reddito è impossibile vivere!… Nella nostra società passati inosservati, come l'assassinio o la messa a<br />
questo disagio però non esiste soltanto per questa morte nei gulag, di centinaia di migliaia di militari<br />
categoria! Questo è già un altro e molto complesso tedeschi fatti prigionieri fra il 1943 e il 1945, a cui si<br />
argomento scottante.<br />
aggiungono gli stupri in massa delle donne tedesche<br />
[...]<br />
perpetrati dai soldati dell'Armata Rossa nella Germania<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O IX <strong>NN</strong>. 45/46 Lu.-Ago./Sett.-Ott. 2005 occupata. Per non parlare del saccheggio sistematico<br />
Dal nostro ultimo appuntamento<br />
di nuovo sono successi<br />
alcuni eventi storici: la morte<br />
del grande Papa polacco Karol<br />
Wojtyła - Giovanni Paolo II e<br />
l'elezione del nuovo Papa, il suo<br />
successore tedesco Joseph<br />
Ratzinger col nome Benedetto<br />
XVI. E di questi eventi traggo<br />
l'argomento del presente<br />
editoriale stavolta notevolmente<br />
più lungo del solito. Non si può nascondere la grande<br />
tristezza di tutti noi credenti e non credenti, perché a<br />
tutta la umanità viene meno la presenza visibile e la<br />
vicinanza della grande figura del papa polacco deceduto<br />
il 2 aprile scorso. Per capire la sua grandezza facciamo<br />
un po' di ritorno nella nostra memoria storica: il<br />
delle strutture industriali dei paesi occupati dall'Armata.<br />
Appartengono ai crimini del comunismo l'imprigionamento<br />
e la fucilazione, la deportazione di militanti di<br />
gruppi organizzati che combattevano apertamente<br />
contro il potere comunista. Per assicurare il loro potere<br />
egemonico sugli esempi dei bolschevichi leninisti i<br />
regimi comunisti si sono inquadrati in una guerra di<br />
classe spietata, in cui l'avversario politico e ideologico e<br />
persino la popolazione renitente erano considerati e<br />
trattati alla stregue di nemici e dovevano essere<br />
sterminati eliminando sia legalmente sia fisicamente<br />
qualsiasi opposizione o resistenza, anche passiva da<br />
parte di gruppi di oppositori politici o di quelli sociali<br />
come la nobiltà, la borghesia, l'intellighenzia, la Chiesa,<br />
le categorie professionali (gli ufficiali, le guardie, etc.),<br />
e questa eliminazione ha spesso assunto la dimensione<br />
del genocidio. La «dekulakizzazione» dell'URSS del<br />
28<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
1930-32 fu la ripresa su ampia scala della<br />
decosachizzazione: questa volta, però fu rivendicata da<br />
Stalin, la cui parola d'ordine ufficiale, strombazzata<br />
dalla propaganda di regime, era «sterminare i kulak in<br />
quanto classe». I kulak che resistevano alla<br />
collettivizzazione furono fucilati, gli altri deportati con<br />
donne, vecchi e bambini. Certo, non furono tutti<br />
eliminati direttamente, ma con il lavoro forzato al quale<br />
vennero sottoposti in zone non dissodate della Siberia e<br />
del Grande Nord, lasciò loro poche possibilità di<br />
sopravvivenza Anche in Ungheria, nella mia patria<br />
d'origine furono vari campi di concentramento e campi<br />
di lavoro forzato. Il terrore comunista non si differenzia<br />
a quello nazista. Poi non parliamo del fatto, che i<br />
vincitori del 1945 hanno legittimamente fatto del<br />
crimine, ed in particolare del genocidio degli ebrei È<br />
bene sapere che il potere di Stalin e dei sui emuli<br />
voleva regolare il conto con gli ebrei nell'apparato<br />
comunista internazionale eliminandoli definitivamente.<br />
Questi ebrei comunisti non aderivano alla confessione<br />
ebraica. La loro identità sembrava, invece, legata alla<br />
nazione nella quale si erano integrati oppure alla loro<br />
appartenenza alla comunità comunista internazionale.<br />
Per mancanza di testimonianze e di fonti non si sa<br />
come questa identità fosse stata influenzata<br />
dall'esperienza del genocidio. Si sa, tuttavia, che molti<br />
dei loro parenti erano morti nei campi di sterminio<br />
nazisti. Questi ebrei comunisti, fortemente<br />
rappresentati nell'apparato dell'Internazionale<br />
comunista, continuarono dopo la guerra a occupare<br />
posti chiave in parecchi partiti ed apparati di Stato<br />
d'Europa centrale. Nella sua sintesi sul comunismo<br />
ungherese lo storico Miklós Molnár scrive: «Al vertice<br />
della gerarchia, i dirigenti sono quasi sempre di origine<br />
ebraica, come pure, sebbene in proporzione<br />
leggermente minore, nell'apparato del Comitato<br />
centrale, nella polizia politica, nella stampa,<br />
nell'editoria, nel teatro, nel cinema… La forte ed<br />
indubbia promozione dei quadri operai non può<br />
nascondere il fatto che il potere decisionale appartiene,<br />
in larghissima misura, ai compagni provenienti dalla<br />
piccola borghesia.» Nel gennaio 1953 il capo della<br />
Sicurezza di Stato ungherese ed ex amico di László<br />
Rajk, Péter Gábor, fu arrestato come cospiratore<br />
sionista. Il discorso ufficiale di Rákosi, anch'egli ebreo<br />
comunista, che lo bolla con il nomignolo di «Péter e la<br />
sua banda» (lui e alcuni ufficiali della Sicurezza) ne fa<br />
un capro espiatorio.<br />
La repressione dei regimi comunisti in Europa, è<br />
definibile terrore di massa, si basava sulla violazione e<br />
l'eliminazione delle libertà dei diritti fondamentali, il<br />
che, del resto, costituiva il suo scopo. L'assoluta<br />
chiusura degli archivi nei paesi governati dai regimi<br />
comunisti, il totale controllo della stampa, dei mass<br />
media e di tutte le vie di comunicazione con l'estero, la<br />
propaganda sui «successi» del regime, tutto questo<br />
dispositivo di blocco dell'informazione mirava in primo<br />
luogo a impedire che si facesse chiarezza sui crimini.<br />
Non contenti di nascondere i loro misfatti, i carnefici<br />
hanno combattuto con tutti i mezzi gli uomini che<br />
tentavano di informare l'opinione pubblica. Il terrore di<br />
massa come metodo di repressione non era scomparso<br />
neanche negli anni 70-80! Particolarmente alla fine<br />
degli anni 70 ed all'inizio degli anni 80 in Ungheria<br />
anch'io con la mia famiglia ero vittima protagonista<br />
mirata della persecuzione spietata del regime<br />
comunista di Kádár dello Stato-partito ungherese. Fino<br />
al cambiamento del regime del 1989 un apparato di<br />
spionaggio vastissimo funzionava non soltanto contro i<br />
presunti nemici esteri, ma contro «i nemici» interni<br />
etichettati «nemici di classe», «persone non grate».<br />
Di fronte alla propaganda comunista l'Occidente ha<br />
dato prova a lungo di una straordinaria cecità (voluta?)!<br />
La chiamerei piuttosto omertà. (Non era un accordo tra<br />
i paesi occidentali?) Questo comportamento è stato<br />
alimentato e quasi legittimato dalla convinzione dei<br />
comunisti occidentali e di molti uomini di sinistra che<br />
questi paesi stessero «costruendo il socialismo».<br />
All'ignoranza, voluta o meno, della dimensione criminale<br />
del comunismo si è aggiunta, come sempre,<br />
l'indifferenza dei contemporanei. Gli archivi interni del<br />
sistema di repressione dell'ex Unione sovietica, delle ex<br />
democrazie popolari e della Cambogia mettono una<br />
realtà terribile: il carattere massiccio e sistematico del<br />
terrore che, in molti casi, è sfociato nel crimine contro<br />
l'umanità.<br />
La strategia ragionata della repressione comunista,<br />
volta ad instaurare il potere assoluto, dopo avere<br />
eliminato i concorrenti politici e tutti coloro che avevano<br />
o potevano avere un «potere reale» - fra gli altri, i<br />
quadri dell'esercito e della Sicurezza - a rigor di logica<br />
avrebbe dovuto attaccare gli organismi della società<br />
civile coloro che volevano assicurarsi il monopolio del<br />
potere e della verità dovevano colpire le forze che<br />
avevano o potevano avere un potere politico-sociale:<br />
dirigenti e militanti politici o sindacali, ecclesiastici,<br />
giornalisti, scrittori, etc. La vittima veniva spesso scelta<br />
fra coloro che occupavano un posto chiave negli<br />
organismi della società civile: partiti, chiese, sindacati,<br />
ordini religiosi, associazioni, organi di stampa, potere<br />
locale. Il potere totalmente sottomesso all'Unione<br />
Sovietica, ordinava di spezzare tutti i numerosi legami<br />
della società civile con l'estero.<br />
Le dittature comuniste temevano gli spiriti creativi, la<br />
loro libertà di parola.<br />
Le Chiese rappresentavano per il potere comunista il<br />
grande problema nel processo di annientamento o di<br />
controllo degli organismi della società civile. La<br />
strategia di Mosca era ben definita: rompere i legami<br />
delle Chiese, cattolica o greco-cattolica, con il Vaticano<br />
e sottomettere al potere le Chiese divenute nazionali.<br />
Per raggiungere il loro scopo - ridurre l'influenza delle<br />
Chiese sulla vita sociale, sottometterle al minuzioso<br />
controllo dello Stato e trasformarle in strumenti della<br />
loro politica - i comunisti si avvalsero congiuntamente<br />
della repressione, dei tentativi di corruzione e<br />
dell'infiltrazione nella gerarchia. L'apertura degli<br />
archivi ha smascherato l'attività di collaborazione di<br />
molti ecclesiastici, vescovi compresi, con la polizia<br />
segreta.<br />
Quindi la vita della Chiesa nei paesi caduti dal 1945<br />
sotto l'egemonia ed oppressione sovietica fu molto<br />
difficile. Dopo gli arresti, le condanne, la prigionia o la<br />
relegazione della maggioranza dei vescovi cattolici negli<br />
anni posteriori al 1945 e la rottura delle relazioni<br />
diplomatiche con il Vaticano, nei paesi dell'Europa<br />
centrale ed orientale era scesa sulla chiesa una pesante<br />
coltre di gelo. Pastori incarcerati e confinati, case<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 29
eligiose e monasteri confiscati, seminari chiusi o ridotti<br />
al minimo, congregazioni religiose, scuole cattoliche ed<br />
organizzazioni giovanili soppresse, curie vescovili<br />
controllate da emissari governativi, clero falcidiato e<br />
tenuto estraneo a ogni realtà sociale, i giovani, i<br />
funzionari, i militari, gli insegnanti impediti nel<br />
frequentare le chiese. Unica eccezione era la patria del<br />
Giovanni Paolo II, la Polonia, dove la Chiesa con il<br />
vigore di una fede antica e fervente e col suo forte<br />
radicamento nella realtà nazionale, riusciva a tener<br />
testa, tra privazioni e sacrifici, alle pressioni del regime<br />
rosso.<br />
Le strutture del «socialismo reale» apparivano<br />
fortissime, inespugnabili.<br />
L'elezione a papa del cardinale Karol Wojtyła il 16<br />
ottobre 19<strong>78</strong> fu l'improvviso evento che ha sommosso<br />
dal profondo la realtà dei paesi a regime comunista.<br />
Apparve subito che il papa venuto dalla lontana Polonia<br />
portava in una personalità vigorosamente carismatica,<br />
alcuni elementi che nel decennio dal 1979 al 1989, alla<br />
caduta dei regimi totalitari comunisti vennero fattori di<br />
sfida e di totale confronto: l'esperienza personale che<br />
un pastore della Chiesa aveva delle oppressioni e<br />
ingiustizie sofferte nel copro e nello spirito, della propria<br />
gente; l'affermazione che i diritti dell'uomo affondano<br />
nell'unica radice della dignità della persona, sono<br />
strettamente connessi fra loro - scelte di coscienza,<br />
espressioni del pensiero, libertà di lavoro e di<br />
associazione, etc. - e costituiscono la verifica per la<br />
legittimità degli Stati e dei governi; la fierezza di una<br />
nazione che, come diceva il cardinale Wyszyński,<br />
avendo avuto confiscate la libertà e sovranità,<br />
rivendicava la restituzione della propria dignità storica e<br />
cristiana.<br />
Ed ora il nuovo papa, successore del Grande e<br />
compianto papa Wojtyła ha il compito di continuare tale<br />
missione che ha guadagnato la fiducia e la gratitudine<br />
di papa Giovanni Paolo II, che in lui ha trovato la<br />
garanzia dell’ortodossia e il collaboratore competente,<br />
grazie al quale ha pubblicato encicliche come la «Fides<br />
et Ratio» e ha portato a termine quel «Nuovo<br />
Catechismo» che ha fissato i confini al di là dei quali si<br />
esce dalla comunione di fede. Il nuovo papa Joseph<br />
Ratzinger, Benedetto XVI vuole continuare senza<br />
cambiamenti l'opera di vita del Papa Giovanni Paolo II e<br />
dei suoi predecessori annunciando anche che non<br />
risparmierà «sforzi e dedizione» per proseguire «il<br />
promettente dialogo» avviato dai suoi predecessori con<br />
le diverse civiltà «perché dalla reciproca comprensione<br />
scaturiscano le condizioni di un futuro migliore per<br />
tutti». Ha anche detto: «È mio desiderio proseguire<br />
questo fruttuoso dialogo e condivido, in proposito,<br />
quanto ha osservato Giovanni Paolo II che cioè "il<br />
fenomeno attuale delle comunicazioni sociali spinge la<br />
Chiesa ad una sorta di revisione pastorale e culturale<br />
così da essere in grado da affrontare in modo adeguato<br />
il passaggio epocale che stiamo vivendo".»<br />
E qui devo sottolineare - sia per l'Ungheria che per gli<br />
altri Stati d'Europa - che quanto sia importante<br />
continuare il cammino sulle tracce dell'eredità grecoromana-cristiana,<br />
di cui alimentavano quelle culturali,<br />
artistiche da parte di ciascuna nazione senza perdere la<br />
propria identità nazionale (!). Perché tutte queste<br />
radici tradizionali insieme hanno formato l'Europa<br />
quella che è ora. E per questo dobbiamo ricordare<br />
assolutamente anche al grido di Giovanni Paolo II:<br />
«Non si tagliano le radici dalle quali si è nati», perché<br />
gli elementi più preziosi e prestigiosi dell'identità<br />
culturale europea, gli elementi che definiscono l'Europa<br />
come tale sono particolarmente: le radici cristiane e<br />
l'eredità greco-romana. [N.d.A.: A proposito di questo<br />
argomento potete leggere una selezione dei testi da me curata nella<br />
rubrica «L'ECO & RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS».]<br />
Mi riempie di gioia, che il papa Ratzinger conosce<br />
bene anche noi magiari - come anche Giovanni Paolo II<br />
che spesso ribadì anche gli episodi della nostra storia<br />
comune cioè quella dei Polacchi e Magiari -, ha anche<br />
visitato più volte la mia Patria la quale egli vuole bene.<br />
Nel suo messaggio inviato tramite il primato Péter Erdő<br />
(n. 1952) ha espresso il suo saluto affettuoso per il<br />
popolo ungherese chiedendo la benedizione del Dio per<br />
esso. Ringraziandola prego per lui che possa portare<br />
avanti la sua grande missione per il bene dell'intera<br />
umanità!<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O X <strong>NN</strong>. 49/50 Marx.-Apr./Giu.-Lu. 2006<br />
[...] Se darete un’occhiata a<br />
questo nostro fascicolo, scoprirete<br />
che siamo arrivati ad un<br />
numero giubilare: 50. In più<br />
camminiamo anche verso al 10°<br />
anniversario della nostra pubblicazione.<br />
In queste occasioni<br />
vorrei dire grazie a tutti i miei<br />
fissi o occasionali Collaboratori a<br />
distanza, ai Corrispondenti e ad<br />
Autori vari che in tutti questi anni<br />
hanno dato il loro valido<br />
contributo, così abbiamo camminato insieme fino<br />
adesso, un periodo che è quasi metà della mia<br />
permanenza di 22 anni in Italia.<br />
Quando ho fondato questa rivista, ho avuto scopi<br />
diversi: prima di tutto quello di dare a me stessa un<br />
impegno intellettuale regolare, dato che non potevo<br />
esercitare la mia professione originale di docente<br />
presso la pubblica istruzione italiana – salvo qualche<br />
occasionale lezione volontaria o d’insegnamento privato<br />
–; dato che la mia seconda patria non mi ha offerto<br />
altre possibilità di lavoro redditizio e continuo – potrei<br />
scrivere dei grossi volumi sulle amare esperienze in<br />
proposito – ed ho solo avuto ed ho scarse possibilità<br />
occasionali – dietro compenso – di traduttrice,<br />
interprete, mediatore linguistico-culturale.<br />
Devo anche annotare che, qui in Italia, dell’attività<br />
giornalistica ho avuto delle possibilità soltanto<br />
occasionali e gratuite. Un altro mio obbiettivo era di<br />
poter esercitare a pieno titolo anche la professione di<br />
giornalista, quindi essere iscritta all’Ordine Nazionale<br />
dei Giornalisti Italiani: nonostante le mie referenze, le<br />
redazioni non mi hanno dato la possibilità del<br />
praticantato al fine di essere iscritta all’Ordine. Per me<br />
era d’importanza vitale appartenere almeno ad un<br />
ordine professionale italiano. Non ho aspirato alla<br />
categoria del giornalista professionista, perché essendo<br />
“soltanto” pubblicista – categoria disprezzata da molti<br />
colleghi professionisti – posso anche dedicarmi – se mi<br />
capitano! – ad altre attività professionali redditizie. Nel<br />
frattempo anche in Ungheria sono diventata giornalista<br />
(professionista e pubblicista) a pieno titolo. A questi<br />
30<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
scopi si era associato quel desiderio di dare una voce<br />
agli scrittori minori oppure ignorati e far conoscere<br />
anche la letteratura e cultura ungherese della mia<br />
Patria d’origine: Essendo di origine ungherese e proprio<br />
docente anche della letteratura magiara mi sono sentita<br />
in prima persona moralmente obbligata a diffondere un<br />
po’ le perle letterarie della mia Patria d’origine, anche<br />
perché nonostante l’alto livello letterario mondiale, a<br />
causa della lingua, le opere dei miei compatrioti in<br />
Occidente difficilmente vengono tradotte dalla lingua<br />
originale, e molte volte provengono da qualche<br />
traduzione tedesca o di lingua slava. Poi, questa rivista<br />
voleva essere non soltanto italiana, ma anche<br />
internazionale: lo suggerisce anche il titolo della testata<br />
con la dicitura: «Ferrara e l’Altrove».<br />
In un editoriale del 2001 ho scritto queste<br />
osservazioni che ritengo ancora attuali: «Oggi,<br />
purtroppo, possiamo constatare che i valori sono<br />
deformati. Il mondo in cui viviamo è dominato dal<br />
profitto e dal mercato, tutti vogliono accaparrarsi le<br />
posizioni migliori. La gente vive in una gara spietata ed<br />
in questa lotta cambiano totalmente i criteri di<br />
valutazione così si perdono diversi elementi del nostro<br />
essere umano. La gente è impaziente, non conosce la<br />
tolleranza. Come se vivessimo in una nuova torre di<br />
Babele: l'umanità d'oggi è costituita da una massa di<br />
persone che non si capiscono tra di loro ed è quindi<br />
sempre meno capace di capire le scienze e la cultura.<br />
Le conseguenze dell'orientamento al profitto sono<br />
evidenti anche nelle fonti della cultura: sono sempre in<br />
maggior numero gli editori, teatri, studi che puntano<br />
principalmente al raggiungimento dei superprofitti e per<br />
questo scopo producono dei libri e degli spettacoli<br />
commerciali che non offrono divertimento di lunga<br />
durata, non trasmettono valori, ma al contrario, sono<br />
più facilmente digeribili, più velocemente vendibili<br />
pertanto portano profitti maggiori. In questo modo la<br />
cultura si è spezzata in due: la cultura d'èlite che<br />
garantisce effetti e sensazioni di lunga durata e la<br />
cultura di massa, che conquista sempre maggiore<br />
spazio, spesso esclusivamente con scopo di lucro (…).<br />
La massa è più interessata agli show luccicanti privi di<br />
umorismo ma pieni d'idiozia, alle star famose, alle soapopere,<br />
e così via. Nel mondo dei libri soltanto una fascia<br />
sempre più esigua di persone cerca i libri di qualità<br />
rispetto alla letteratura mediocre o di pura evasione,<br />
pertanto l'edizione dei primi è in continuo calo.<br />
Purtroppo è il mercato a pilotare le arti, perché riesce a<br />
sopravvivere soltanto quell'artista, scrittore, scienziato<br />
etc., che dispone di una fonte finanziaria.<br />
Quindi la cultura viene suggestionata dal mercato ed il<br />
mercato è controllato sempre più da gruppi ristretti.<br />
Così il futuro della cultura è concentrato nelle mani di<br />
poche persone… Non è facile affatto dare delle “ricette"<br />
adatte a salvaguardare la vera cultura. Il problema è<br />
più complesso di quanto si possa pensare… Avremo un<br />
compito importantissimo: quello di rispondere<br />
correttamente ai richiami, sfidare le "produzioni<br />
spazzatura", le basse esigenze culturali, risollevare il<br />
gusto medio della gente dalla mediocrità in cui sta<br />
affondando, impegnarci per la conoscenza e per la<br />
conservazione delle tradizioni locali e nazionali e fare in<br />
modo che i valori oggi appartenenti alla cultura d'èlite<br />
siano accessibili a tutti con un utilizzo ragionevole delle<br />
nuove tecniche… Comunque, ogni membro delle società<br />
deve essere consapevole del fatto di non essere<br />
soltanto una ruota nel meccanismo del mercato<br />
capitalista, che la vita non è solamente una<br />
competizione, ci dobbiamo rendere conto di essere<br />
anime sensibili, bisognose di una visione del mondo<br />
sana, di valori reali e della vera cultura…» Queste mie<br />
osservazioni ancor’oggi non hanno purtroppo perso<br />
l’attualità.<br />
Le parole di Jolanda Serra meritano essere citate<br />
anche dopo cinque anni, pubblicate nel doppio<br />
editoriale del nostro fascicolo della primavera-estate del<br />
2000 (v. <strong>NN</strong>. 13/14): «Leggo i pensieri dei tanti come<br />
me che in attesa di un domani, che sia più giusto; di un<br />
domani che ci dia voce che venga e risuoni tra gli umori<br />
del tempo; una voce, la nostra, che sia alta e forte<br />
come quella di coloro che… parlano… parlano… (ah, se<br />
parlano!) e mettono fuori suoni e suoni e non ascoltano<br />
mai la bizzarria e la monotonia del loro "muto" parlare.<br />
E sì, perché noi (poeti) siamo muti di voce… però<br />
parliamo; loro (tutti gli altri) sono la voce dei muti… e<br />
parlano senza mai dire!<br />
E dice Alfonso Savio di Napoli: "…ascolto la mia<br />
voce…", mentre "…la voce di lei… è coperta dai rumori<br />
del mondo", e prendo in prestito questi pensieri per<br />
trasportarli oltre e metterli fianco a fianco e poi stare lì<br />
a guardarli e a sentirli parlare; la mia voce è muta,<br />
eppure io l'ascolto, ascolto il silenzio; la voce degli altri<br />
rimbomba per il mondo, ma i rumori del mondo stesso<br />
ne seppelliscono i suoni.<br />
E l'una e l'altra non sono più ciò che erano, ma si<br />
fanno altro ed allora il mio silenzio si fa voce e la voce<br />
del mondo si fa silenzio: fuori e dentro me!<br />
E per tutti noi, poeti, c'è una voce, una voce fatta di<br />
silenzi che ci accompagna nel buio dei nostri giorni e ci<br />
scioglie le amarezze, goccia per goccia, come perenne<br />
medicina salvavita che rinasce ad ogni tramonto e si<br />
consuma ad ogni respiro.<br />
E c'è poi una voce di tutti che sbraita, impreca,<br />
s'avvinghia, s'aggrappa, scivola sugli specchi, percuote<br />
e frusta, si tonifica del silenzio degli altri e s'erge a<br />
padrona di tutto e di tutti, ma questa non ci appartiene:<br />
non è la voce dei poeti, ma la voce di chi non chiede:<br />
prende; di chi non ascolta: urla; di chi crede: ma non<br />
sa; di chi pur di far tacere la voce del fondo: strilla,<br />
sgomenta; spazza ed impazza come la bufera che sta<br />
percuotendo i vetri del mio balcone.<br />
E da questa rivista, s'alza una voce: è la mia voce, è<br />
la nostra voce; è la voce di chi ama, di chi guarda, di<br />
chi ascolta, di chi tace, di chi non parla, di chi dice col<br />
silenzio dei suoi pensieri; di chi pensa e modula il suono<br />
della sua voce, che sia dolce ed umana, ritmica e<br />
melodiosa, che sia calda ed intensa come le fiamme<br />
che mi lambiscono il volto in quest'istante.<br />
È la voce di questa rivista che riempie in questo<br />
momento la mia stanza e il mio cuore; ed io l'ascolto e<br />
parlo; e parlo a tutti coloro che hanno lasciato la loro<br />
voce su queste pagine; e parlo a me e non sento più le<br />
sferzate che travolgono le pareti della mia casa e<br />
nemmeno l'urlo del vento che scuote le ombre della<br />
notte che già hanno invaso il cielo.<br />
E mentre lascio che le voci mi scorrano dentro, sento<br />
una magia che mi percorre la mano e lo sguardo: da<br />
Treviso la voce scende giù, fino a Siracusa e poi<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 31
imbalza per San Mauro Forte e torna a Messina per rivista. Chissà se avrò mai la possibilità di pubblicare<br />
toccare Piombino e Parma e Biella e Malta e Osimo e per un altro decennio il nostro <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong><br />
Ferrara e… il suo altrove… ed io sento un solo suono, (O.L.). Spero proprio di sì… Però la vita è<br />
un ritmo che danza dentro di me, un unico palpito, un imprevedibile…<br />
unico respiro di speranza… nonostante tutto!…»<br />
Posso ringraziare l’O.L. per tante belle cose: prima di<br />
Mentre porto avanti la nostra rivista, quale unica tutto per avermi permesso di poter continuare anche in<br />
ragione della mia esistenza professionale ed attività certo senso la mia professione originale, di docente di<br />
intellettuale continua contro l’imbecillimento forzato – letteratura, di storia ed il giornalismo, per avermi<br />
sto aspettando anche la pensione ungherese* ridotta – consentito l’insegnamento dell’ungherese come lingua<br />
spero concessami per la mia attività di insegnamento straniera agli adulti italiani, infine per avermi offerto la<br />
svolta nella mia patria d’origine – la quale sarà una cifra possibilità di eseguire traduzioni letterarie e tecniche, e<br />
ridicola, circa 100 € mensile, se non meno (!)–, al di interpretariato sia per la rivista che per i vari enti ed<br />
sotto anche del livello minimo sociale… Ma sarà sempre istituti culturali e scolastici italiani ed esteri. Attraverso<br />
una piccola entrata regolare finché campo, diciamo una questi contatti ho avuto modo di fare conoscenza con<br />
sabadina mensile… Sempre meglio di niente, dato che a tanti validi scrittori, poeti, traduttori letterari, professori,<br />
causa delle mie condizioni lavorative non ho diritto alla ricercatori, studiosi in tutto il mondo e di scambiare con<br />
pensione italiana… Però è una cosa triste: 22 anni di loro idee su vari argomenti letterari e su varie ricerche.<br />
lotte inutili e praticamente senza risultato nonostante Posso inoltre ringraziare la rivista anche per il fatto che<br />
che non sia rimasta seduta con le braccia incrociate i miei allievi mi contattano in un numero crescente,<br />
aspettando chissà che fortuna!<br />
anche dopo 24-28 anni mi scrivono delle bellissime<br />
L’«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» dal primo numero ha fatto lettere rievocando con nostalgia le lezioni da me<br />
una grande strada, ha pubblicato opere di autori validi. impartite. Che gioia maggiore può avere una<br />
Ha cercato di dare voce a chi non l’aveva sia in Italia, professoressa, se non queste gratificazioni da parte dei<br />
sia altrove nel mondo. Speriamo di riuscire a continuare suoi allievi bravi e anche meno bravi?! Ricevo<br />
questa missione nonostante le mille gravi difficoltà… continuamente tante lettere ed anche dopo tanti anni<br />
[...]<br />
mi ringraziano per il mio impegno nell’insegnamento e<br />
nell’educazione. Quando leggo queste lettere mi<br />
* N.d.R.: Purtroppo a causa del cambiamento della commuovo inevitabilmente ed ho veramente nostalgia<br />
legge del pensionamento non ho più diritto neanche per la mia carriera interrotta d’insegnante e pedagoga.<br />
alla pensione minima. In Ungheria non avendo più la Poi non soltanto i miei ex allievi prendono contatto con<br />
possibilità di avere un lavoro redditizio per lavorare fino me, ma anche loro conoscenti o amici perché mi<br />
agli anni di servizio prestabiliti e fino all’età anagrafica ricordano quando nelle mie ore buche ho sostituito i<br />
rialzata per il pensionamento, non potrò mai avere la miei colleghi assenti nelle loro classi. Erano piacevoli<br />
pensione ungherese. A causa della mia precarietà, in quegli anni, anch’io li ricordo volentieri, fino a quando<br />
Italia invece non potrò mai corrispodere ai requisiti ebbe inizio la persecuzione politica comunista orientata<br />
pensionistici per il servizio, quindi non avrò mai diritto ad eliminare la mia famiglia con tanti altri “dissidenti<br />
al pensionamento per il servizio di lavoro svolto... politici”…<br />
«Allegria!»...<br />
Comunque mi rende tanto felice, che anche dopo di<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O XI <strong>NN</strong>.55/56 Marz.-Apr./Magg.-Giu. 2007 più di due decenni non mi abbiano dimenticata. È una<br />
[...] Siamo entrati in un altro<br />
nuovo anno: nel 2007, a tre anni<br />
di distanza dalla fine del primo<br />
decennio del XXI secolo. Trovo la<br />
velocità del tempo - con cui gli<br />
anni passano impressionante.<br />
Chi lo avrebbe pensato che 40<br />
anni fa, d’estate lavorai da<br />
studentessa lavoratrice guadagnando<br />
per la prima volta il mio<br />
primissimo stipendio presso la fabbrica di mobili «József<br />
Szigeti» di Veszprém. Ormai quella fabbrica non esiste<br />
più. 35 anni fa scrissi il mio elaborato d’ungherese in<br />
stile giornalistico per l’esame di ammissione<br />
all’Università di Pécs! 30 anni fa, d’estate - come<br />
praticante giornalista stipendiata - scrissi i miei primi<br />
veri articoli ed interviste giornalistiche per il quotidiano<br />
regionale di Veszprém intitolato Napló (Diario) grazie ad<br />
una partecipazione al concorso “Cercansi giornalisti”,<br />
bandito dall’allora unico Ordine Nazionale dei Giornalisti<br />
Ungheresi. È anche incredibile che siano già passati 28<br />
anni dalla mia laurea di Magistero e 23 anni dal mio<br />
arrivo in Italia. Sono volati velocemente anche gli anni<br />
dall’ottobre 1997, che fu l’anno della fondazione e della<br />
pubblicazione del primo fascicolo, n. 0, della nostra<br />
stupenda esperienza umana e professionale!<br />
Adesso però cambiamo argomento.<br />
Il 18 gennaio scorso, presso il Centro «Card.<br />
Schuster» a Milano, per il ciclo «Oggi parliamo di<br />
Scuola», la sezione milanese dell’UCIIM, associazione<br />
professionale cattolica di docenti, dirigenti e formatori<br />
della scuola anche a carattere di formazione tecnica, ha<br />
proposto un incontro di aggiornamento sul tema “Crisi<br />
della letteratura occidentale”.<br />
La letteratura occidentale è moribonda e versa in<br />
un'agonia che molti si ostinano a non prendere sul<br />
serio, e chi se ne occupa non lo fa in modo<br />
disinteressato. Più che vivere, sopravvive; da lungo<br />
tempo la Musa delle belle lettere ha smesso di<br />
germogliare, di gettare fiori e foglie e di dare frutti.<br />
Certo, la disgrazia non è avvenuta all'improvviso né per<br />
cause ignote. Atroce è lo spettacolo che la letteratura<br />
offre di sé: somiglia ad un albero capovolto, un<br />
poderoso albero secolare, secco, rovesciato da una<br />
violenta tempesta e lasciato nella desolazione di un<br />
mattino senza nubi, con le radici fuori dal terreno,<br />
sconvolte e protese come braccia nell'aria avvelenata.<br />
Ignari e colpevolmente sprovveduti, gli scrittori<br />
contemporanei vivono come se tutto fosse un problema<br />
ideologico, dunque una colpa di “qualcuno” o peggio<br />
32<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
del «potere»: sono degli sciocchi pagati o mal pagati<br />
per continuare ad esserlo. Appagati dalle royalties che<br />
quello stesso sistema contestato versa loro come diritti<br />
d'autore, seguono una facile opzione politica per la<br />
quale i colpevoli ci sono, ma sono sempre dall'altra<br />
parte: letteralmente, non vedono, e i loro libri ne sono<br />
una prova. Magari hanno letto Nietzsche da destra o da<br />
sinistra, tralasciando però l'idea centrale del filosofo<br />
tedesco, secondo la quale il nichilismo è<br />
Heimatlösigkheit cioè la perdita dell'intima radice,<br />
paterno-materna e la perdita contemporanea della<br />
propria origine.<br />
Gli scrittori contemporanei si rallegrano di non essere<br />
«provinciali», ignorando che è invece questo è il loro<br />
limite. Lo sradicamento è il fatto più grave che sia<br />
avvenuto nel corso del Novecento… Ma lo sradicamento<br />
è un fenomeno inevitabile oppure si può opporvisi con<br />
una medicina che guarisca e ricostruisca?<br />
Questi interrogativi e questi argomenti, tratti dal<br />
libro intitolato L'albero capovolto del relatore prof.<br />
Andrea Sciffo, docente di Lingua e Letteratura italiana<br />
presso il Liceo «Don Gnocchi» di Carate Brianza -, che<br />
tratta degli scrittori del radicamento nel ‘900 per Il<br />
Cerchio Iniziative <strong>Editoriali</strong>, erano il motivo iniziale<br />
dell'incontro targato UCIIM MILANO, rivolto a chi vuole<br />
contribuire a creare – nella Scuola, nella Società e nella<br />
Chiesa – un humus culturale affinché l'uomo metta<br />
radici in un habitat dove davvero si possa vivere e non<br />
solo vegetare. (Fonte: http://www.orizzontescuola.it)<br />
[...]<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O XI <strong>NN</strong>.57/58 Lu.-Ago./Sett.-Ott. 2007<br />
Scrivo questo editoriale in<br />
piena stagione primaverile,<br />
esattamente il 1° maggio.<br />
Anche stavolta, dall’ultimo<br />
fascicolo della nostra rivista, al<br />
di fuori dei lavori redazionali e<br />
giornalistici ho fortunatamente<br />
avuto un semestre molto<br />
soddisfacente ed estremamente<br />
denso di impegni professionali<br />
finalmente non frustrati ma<br />
meritatamente e dignitosamente compensati: traduzioni<br />
storiche, letterarie, tecniche; interpretariato giudiziario<br />
alla procura ed insegnamento per adulti.<br />
Nell’editoriale precedente ho accennato alcuni belli<br />
eventi che posso ringraziare a questa nostra rivista.<br />
Questo miracolo ancora continua: grazie ai miei articoli<br />
specifici storici e linguistici continuano a contattarmi<br />
ricercatori, studiosi storici, linguistici, etruscologi,<br />
magiaristi, e così via, in modo tale che mi trovo in un<br />
notevole imbarazzo: faccio veramente fatica a<br />
rispondere a tutti in merito. Soltanto la corrispondenza<br />
potrebbe essere un impegno di lavoro soltanto di una<br />
persona. A causa dei miei impegni regolari e giornalieri<br />
sopra accennati che mi prendevano e prendono l’intera<br />
giornata, ho avuto poche ore notturne a disposizione<br />
per rispondere ai vari quesiti storici e linguistici. Tra essi<br />
ecco ad esempio di un mio recentissimo episodio –<br />
senza escludere ed offendere gli altri validi incontri<br />
telematici e reali -: il contatto del noto scrittore, critico<br />
d’arte e giornalista nonché giurista ungherese Gábor<br />
Czakó, da cui ho ricevuto una lettera di richiesta<br />
d’opinione a proposito di un suo lungo studio linguistico<br />
allegato. Ho ancora debito nel suo confronto, non sono<br />
ancora riuscita a rispondergli, perché anche la mia<br />
risposta deve essere equivalente ad uno studio<br />
approfondito e per questo ci vorrà del tempo non poco.<br />
Ho soltanto gettato giù alcune riflessioni a proposito,<br />
ma non sono sufficienti per la risposta che aspetta da<br />
me. Ho incontrato lui – non personalmente – nei lontani<br />
anni del 19<strong>78</strong> o 1979, grazie al suo romanzo intitolato<br />
La cronaca di Várkony, uscito intorno a questi anni. Non<br />
mi ricordo quando ho letto quel libro: se ero agli ultimi<br />
esami di stato in magistero, oppure insegnavo già come<br />
neolaureata docente. Di una cosa però sono certa: se a<br />
quei tempi qualcuno mi avesse detto che un giorno<br />
questo già allora celebre scrittore mi avrebbe<br />
contattato, l’avrei deriso. Però, le cose più impensabili<br />
possono succedere nella realtà! Questo fatto non è una<br />
soddisfazione qualsiasi: è la testimonianza che persone<br />
altamente considerate nelle varie sfere scientifiche e<br />
culturali mi leggono, mi cercano e mi contattano perché<br />
trovano i miei articoli, le mie osservazioni interessanti<br />
sia sui portali del nostro «<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>», sia<br />
in altri portali letterali, storici, linguistici, etnografici e<br />
così via. Nonostante a una mia presenza non frequente<br />
a questi portali, l’alto numero di lettura dei miei<br />
interventi parlano da sé; in un portale sono arrivata al<br />
quinto posto tra i top 30 autori. Quindi, direi che niente<br />
male, posso essere veramente soddisfatta e posso<br />
rallegrarmi: i miei saggi, le mie opinioni non cadono nel<br />
vuoto. Potrei desiderare di più a proposito dei miei<br />
Lettori? Certo a tutto questo internet ha dato una<br />
grande mano ed io so soltanto lodarlo per le possibilità<br />
che mi offre. È vero che l’internet ha tanti altri lati,<br />
anche negativi, ma – ritengo – che tutto dipenda da chi<br />
come, per cosa verrà utilizzato. Per me è un grande,<br />
indispensabile strumento di lavoro ausiliario, una<br />
biblioteca ed archivio a portata di mano, un’enorme<br />
finestra per l’intero mondo e fonte preziosa in molte<br />
discipline.<br />
Ed ecco un'altra mia recente esperienza piacevole -<br />
nonostante tutte le difficoltà immaginabili - che ho<br />
avuto dalla commissione da parte di un autore<br />
ungherese che risiede a Vienna per tradurre un suo<br />
libro: questo lavoro di traduzione che era molto<br />
impegnativo, è stato abbastanza lungo a causa del<br />
dividermi tra i vari impegni contrattuali in corso: dal<br />
fine di ottobre fino alla consegna del lavoro del 30<br />
aprile. Di questo libro di Zoltán Hunnivári ho già fatto<br />
una breve presentazione nel nostro precedente numero<br />
e qui, in questo fascicolo riporterò alcuni brani scelti a<br />
discrezione mia.<br />
Durante questo lavoro di traduzione ho quindi avuto<br />
la possibilità di acquisire informazioni nuove ed<br />
approfondire delle conoscenze vecchie quasi già<br />
scontate a causa del nostro ritmo di vita in corsa, del<br />
nostro tempo che passa, che fugge, tempo che ci<br />
manca… Ma mai abbiamo formulato la domanda: che<br />
cos’è realmente il tempo? Citando Diana Tura possiamo<br />
dire, che da quando l’uomo, osservando il semplice<br />
alternarsi della luce e del buio, ha cominciato ad avere<br />
percezione del tempo e a prenderne coscienza, si è<br />
subito posto il problema di definirlo e misurarlo. Filosofi<br />
e scienziati, da Aristotele a Einstein, si sono occupati<br />
per secoli del suo significato nel tentativo di definire<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 33
questo principio così astratto, ma anche così concreto distruttore le orde investirono e saccheggiarono il<br />
per l’organizzazione della vita quotidiana dell’uomo. [...] Veneto e la Lombardia fino a Pavia. Qui giunse la<br />
Però ecco il tempo tiranno, che – citando Zoltán notizia che il re Berengario aveva radunato a Verona<br />
Hunnivári - «in sé unisce sia l’attimo che l’eternità, che un esercito e gli Ungari tornarono indietro per<br />
scorre silenziosamente, ininterrottamente, in modo affrontarlo; dopo alcune vane trattative si gettarono<br />
invisibile, non palpabile, non afferrabile»…<br />
sugli uomini del re, cogliendoli di sorpresa intenti al<br />
Appunto. Per questo devo anche cambiare argomento pasto, e li sbaragliarono. Subito dopo ripresero le loro<br />
per terminare questo editoriale. [...]<br />
scorrerie: un’ondata giunse fino alla Val d’Aosta.<br />
Vi informo con gioia che nel mese di aprile Un’altra si spinse sino a Modena e a Bologna, poi la<br />
l’<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> ha anche pubblicato un altro marea rifluì a oriente e puntò verso le lagune venete.<br />
nuovo quaderno letterario: L’ombra delle stelle di A partire da questi episodi ho iniziato la prima parte<br />
Umberto Pasqui. [...]<br />
del mio studio pubblicata in ungherese in internet.<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O XII <strong>NN</strong>.61/62 Marz-Apr./Magg.-Giu. 2008 Ho avuto una esperienza straordinaria a proposito.<br />
Eccoci al nostro nuovo<br />
appuntamento, dopo un guasto<br />
catastrofico del computer<br />
dell’<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>. Ho<br />
appena spedito il nostro<br />
precedente fascicolo ai lettori,<br />
durante il salvataggio finale sul<br />
CD il computer si è bloccato in<br />
modo fatale che non si è<br />
riaperto oltre all’immagine del<br />
logo del sistema. Nel tentativo di<br />
sbloccarlo il disco rigido è stato<br />
completamente cancellato! Ho così perso tutti i<br />
programmi e file a partire dall’agosto 2005, data<br />
dell’acquisto del nuovo computer. Come se non<br />
bastasse, anche i CD, in cui ho salvato tutti i<br />
precedenti file non si sono aperti, così come se non li<br />
avessi mai salvati. Così ho dovuto riacquistare tutti i<br />
programmi indispensabili per le mie attività e<br />
recuperare da internet almeno i file pubblicati sulla rete,<br />
dal vecchio computer e dal portatile quelli che potrò<br />
utilizzare per continuare anche i lavori redazionali. Per<br />
fortuna, i recenti materiali inviati alla redazione sono<br />
stati recuperati dalla webmail della casella postale<br />
dell’<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>, perché dopo il loro<br />
trasferimento sul computer non li ho ancora cancellati.<br />
Così anche molti indirizzi sono stati recuperati.<br />
Purtroppo i miei lavori (ricerche, studi, traduzioni etc.)<br />
non pubblicati in rete sono irrecuperabili: lavori di 24<br />
anni che erano ancora sotto i continui aggiornamenti.<br />
Mi sono sentita ed ancora mi sento completamente<br />
annichilata, perché i lavori di più di due decenni svaniti,<br />
mai pubblicati non possono essere più recuperabili,<br />
anche se dovrei ritornare al loro stato dell’agosto 2005.<br />
Questi lavori erano quasi pronti per le future<br />
pubblicazioni sia nella nostra rivista che altrove, al di<br />
fuori d’Italia.<br />
Praticamente sto ricominciando tutto da capo…<br />
Ho anche iniziato un grande lavoro di studi in<br />
ungherese – sperando che poi potrò farveli leggere<br />
anche in italiano – che riguardano le antiche tracce<br />
ungheresi in Italia. Ho appena pubblicato (21/11/07)<br />
la prima parte di 24 pagine di questo studio in corso di<br />
preparazione – nel momento della scrittura del<br />
presente editoriale ne abbiamo 27 novembre –. A<br />
proposito, Vi ricordo che i primi rapporti italoungheresi<br />
hanno l’inizio nei lontani secoli IX/X e non<br />
sempre amichevoli. Nella primavera dell’anno 899 la<br />
«pagana et crudelissima gens» degli Ungheri (o<br />
Ungari, oppure Ungheresi) si scatenò in una delle sue<br />
terribili scorrerie: la meta era l’Italia. Come un turbine<br />
Dopo aver già pubblicato il saggio sul supplemento<br />
online in lingua ungherese della ns. rivista mi è<br />
arrivato un catalogo per me valente un tesoro:<br />
«Ricordi ungheresi in Italia» di Dr. Florio Banfi<br />
[(Barabás) Holik László Flóris (1899–1967)], che era<br />
uno storico militare, un ricercatore ungherese che<br />
visse in Italia e scrisse in questo nome. Banfi dalla<br />
metà degli anni ’30 lavorò in Italia e pubblicò notevoli<br />
saggi, ad es. sul Regno d’Ungheria, sugli ingegneri<br />
militari operanti in Transilvania (Erdély) e sulle loro<br />
carte fisiche, su Pippo d’Ozora, su János Hunyadi, su<br />
S. Elisabetta d’Ungheria, sulle variazioni italiane delle<br />
leggende di S. Margit (Margherita). Grazie a lui che<br />
ora sappiamo che il nome di Janus/Ianus Pannonius<br />
(Giano Pannonio), Giovanni d’Ungheria, János Váradi<br />
apparsi nelle fonti, nei testi letterari appartengono ad<br />
unica persona. Le sue attività di archivista bibliotecaria<br />
e filologica furono strettamente collegate alle ricerche<br />
dell’Accademia delle Scienze d’Ungheria in Roma. Fu<br />
collaboratore principale della rivista «Janus<br />
Pannonius», però dagli anni ’50 visse nella Città Eterna<br />
in grande disagio guadagnando il pane quotidiano con<br />
lavori e ricerche occasionali.<br />
La mia esperienza straordinaria era quella che il<br />
sopra citato libro ingiallito dopo i 66 anni dall’edizione<br />
era ancora vergine! La prima lettrice di questo<br />
esemplare ero io nonostante che questo volume fu<br />
dedicato con le seguenti parole: «Al caro cognato<br />
Raffaello con affetto, Ladislao». (L’immagine<br />
nell’appendice del mio studio vedansi sull’indirizzo:<br />
http://www.osservatorioletterario.net/italmagyarnyom<br />
ok.pdf.) Però, questo signor Raffaello non fu affatto<br />
interessato per niente dell’argomento, e lo dimostrava<br />
lo stato intoccabile del libro. Anche se i fogli del<br />
catalogo sono ingialliti, e le prime pagine anche<br />
macchiate in cui si leggono la premessa e la<br />
bibliografia a cui, sicuro, oltre che non è arrivato il<br />
caro cognato Raffaello. Come mai penso così? È<br />
semplice: i fogli del libro non sono stati tagliati, ho<br />
dovuto farlo io stessa per poter sfogliarli e leggerli!<br />
Adesso oltre ai materiali in mio possesso utilizzerò<br />
anche questo volume per le prossime puntate del mio<br />
studio iniziato. Questo volume è un estratto dagli studi<br />
e documenti italo-ungheresi del IV. Annuario del 1940-<br />
41 dell’Accademia d’Ungheria di Roma.<br />
Le affermazioni del primo paragrafo della premessa di<br />
questo prezioso volume valgono anche per oggi: i<br />
rapporti fra l’Italia e l’Ungheria dal giorno del battesimo<br />
cattolico della nazione magiara fino ad oggi non mai<br />
interrotti, e dalla più varia natura, sebbene in<br />
prevalenza culturali, trovano un imponente<br />
34<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
documentazione non solo nella marea delle antiche<br />
pergamene e delle carte ingiallite nascoste negli archivi<br />
accessibili soltanto agli studiosi, ma anche da una<br />
doviziosa quantità di ricordi monumentali che, sparsi<br />
dovunque in entrambi i paesi, parlano eloquentemente<br />
a tutti, di quel nobile connubio spirituale, che è<br />
precisamente l’amicizia italo-ungherese. Questa<br />
pubblicazione cataloga i ricordi ungheresi in Italia fino<br />
all’anno 1940: ricordi monumentali, anche se<br />
scomparsi, che hanno riferimenti all’Ungheria e ai<br />
protagonisti della storia dell’Ungheria, dalla paludata<br />
storia alla cronaca spicciola, dai personaggi<br />
rappresentativi alle più umili figure della vita. Così,<br />
senza la pretesa di riuscire completo ed esauriente, ha<br />
procurato di rendere conto di circa 750 oggetti che<br />
mettono in giusto rilievo quella delicata premura con cui<br />
gli Italiani si prodigarono nel coltivare i loro legami con<br />
l’Ungheria.<br />
Ora Vi invito a sfogliare questa rivista sperando di<br />
non avere la stessa triste sorte del libro sopraccitato!<br />
[...]<br />
EDITORIALE A<strong>NN</strong>O XII <strong>NN</strong>. 65/66 Nov.-Febb. 2008/2009<br />
[...] Ultime notizie per le<br />
migliori prestazioni professionali<br />
di lavoro editoriale e<br />
giornalistico: dal 21 luglio al<br />
31 ottobre 2008 seguo un<br />
corso di alta formazione: un<br />
Master [...] a distanza in<br />
Informatica per la Storia<br />
Medievale [MDISM] di<br />
specializzazione in Giornalismo<br />
storico-scientifico, poi nell’a.a.<br />
2008/2009 all’Università<br />
degli Studi di Roma “Tor Vergata” il corso di alta<br />
formazione – sempre a distanza - un Master<br />
universitario di II° livello di “Teoria, metodologie e<br />
percorsi della lingua e della cultura italiana per gli<br />
studenti stranieri” per l’insegnamento della lingua e<br />
cultura italiana agli studenti stranieri, diventando così in<br />
Italia la terza volta studentessa universitaria. Quindi a<br />
causa di questi ulteriori impegni di studi – accanto ai<br />
miei molteplici impegni di lavoro – sarò ancora più<br />
impegnata che mai e di conseguenza la mia presenza in<br />
rete stavolta sarà notevolmente meno attiva. Per<br />
questo chiedo comprensione da parte di miei Lettori.<br />
Infine sono rimaste le ultime due informazioni da<br />
comunicare: sono stata accettata come collaboratrice<br />
dell’Intralinea, rivista online di traduttologia del<br />
Dipartimento di Studi Interdisciplinari su Traduzione,<br />
Lingue e Culture dell'Università di Bologna, sede di Forlì<br />
[N.d.R. nel momento della scrittura del presente editoriale ho<br />
pensato che fosse una cosa seria, fosse aperta la<br />
collaborazione a tutti gli iscritti, però non è così... Basta<br />
entrare al sito e vedere i contributi pubblicati, e gli altri<br />
stagnanti, non consultabili...], e, dal 1° luglio 2008 sono<br />
anche membro del Sindacato Nazionale degli Scrittori<br />
italiani (SNS, Roma).<br />
Esaminando il mio curriculum di studi e professionale,<br />
nonché l’elenco delle pubblicazioni hanno accettato la<br />
mia richiesta di iscrizione senza le cosiddette<br />
“presentazioni d’ufficio degli iscritti” nelle sezioni<br />
Letteratura-Saggistica-Traduttori, non come in<br />
Ungheria, in cui nonostante tutto questo e con la<br />
proposta d’ufficio di due personaggi – Dr. Ferenc<br />
Szénási e Dr. György Szitányi – iscritti all’Ordine degli<br />
Scrittori Ungheresi hanno rifiutato la mia richiesta<br />
d’iscrizione!!! È vero, dopo la comunicazione della<br />
reiezione della mia richiesta mi hanno notato che negli<br />
anni successivi avrei potuto ripresentare la mia richiesta<br />
di iscrizione. Da questa comunicazione sono già passati<br />
2-3 anni e non mi e venuta la voglia di riprovare.<br />
Quindi, essere membro del SNS, anche questo fatto è<br />
una soddisfazione in più nella mia carriera professionale<br />
in Italia… Tutte le informazioni sopraddette sono<br />
documentate sia negli ufficiali, tradizionali archivi che<br />
telematicamente, così né italiani, né ungheresi possono<br />
dire: “Forestieri venuti da lontano possono dire tutto<br />
quello che vogliono!…”<br />
Tutto questo ho ottenuto grazie a mie proprie forze:<br />
non ho ricevuto sostegno finanziario dagli istituti o dallo<br />
stato italiano. Con gratitudine colgo l’occasione di<br />
ringraziare i pochi abbonati sostenitori privati, gli<br />
abbonati regolari ed i lettori occasionali che hanno<br />
ordinato delle copie, perché anche se queste cifre<br />
pervenute non hanno coperto neanche una edizione e<br />
distribuzione della rivista, ma mi hanno dato comunque<br />
un gradito aiuto. Con grande gratitudine ringrazio<br />
anche mio marito che dalla cassa familiare mi è venuto<br />
soccorso quando i miei occasionali onorari non erano<br />
sufficienti per alcune edizioni dei fascicoli della ns.<br />
rivista. Proprio a causa di questa situazione non riesco<br />
neanche oggi a compensare i lavori pubblicati degli<br />
Autori o ad assicurare una copia omaggio oltre a quelle<br />
copie già prestabilite e alle copie d’obbligo… [...]<br />
Tutti gli editoriali ed i fascicoli – alcuni integri - sono<br />
consultabili sulle seguenti pagine web:<br />
http://www.osservatorioletterario.net/editoriali.htm<br />
http://www.osservatoriletterario.net/archiviofascicoli.htm<br />
http://epa.oszk.hu/01800/01803<br />
Con l’editoriale di questo fascicolo siamo arrivati ai<br />
numeri più recenti: 67/68 2009 69/70 2009, 71/72<br />
2009/2010, 73/4 2010, 75/76 2010 ed all’attuale <strong>77</strong>/<strong>78</strong><br />
2010/2011 di speciale edizione con la copertina a colori:<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 35
Se l’economia mi permetterà,<br />
oltre al presente numero, fino al<br />
fascicolo del 83/84 2011/2012 la<br />
rivista uscirà con la copertina a<br />
colori, poi si vedrà... (Il<br />
contenuto della rivista però sarà<br />
stampato di nuovo in color b/n.)<br />
Infine ecco una selezione<br />
delle testimonianze riguardanti<br />
l’attività, la vita dell’<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>:<br />
MessaggioTelefax a: Prof. Melinda Tamás-Tarr Data:<br />
Milano, 30/03/1998 Ho letto con grande interesse la<br />
Sua rivista di alto livello […] Augurando a Lei ulteriori<br />
successi, porgo distinti saluti. Dott. Sólyom Gábor<br />
Console Generale della Repubblica di Ungheria (Milano)<br />
Roma, 03 Aprile 1998: Gentile Professoressa,<br />
rispondo alla lettera da Lei inviata al Presidente della<br />
Repubblica […] […] Le invio i migliori saluti ed auguri<br />
per il Suo impegno culturale. Gianfranca Pirisi<br />
(Segretariato Generale della Presidenza della<br />
Repubblica/Il Capo di Gabinetto del Segretario<br />
Generale)<br />
Bologna, 30 Aprile 1998 Alla cortese attenzione della<br />
Prof. Melinda Tamás-Tarr Con la presente si risponde<br />
alla […] richiesta […] della sua impresa editoriale<br />
ammirevole e coraggiosa[…]. […] Augurandole buon<br />
lavoro, inviamo distinti saluti. Prof. Roberto Grandi<br />
(L'Assessore alla Cultura/Comune di Bologna)<br />
Mario Capucci – Lugo (Ra) Gentile Professoressa, ho<br />
ricevuto con immutato piacere […] l'<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>, e ho constatato con soddisfazione che<br />
l'evoluzione della Sua rivista continua con notevoli<br />
miglioramenti, sia sotto l'aspetto grafico che nei<br />
contenuti, arricchita, inoltre, di molte altre pagine. Tra<br />
le notizie, ho letto in un piccolo trafiletto, a caratteri<br />
intelligibili, di una Sua affermazione - che io già sapevo<br />
perché ero presente alla cerimonia di premiazione - nel<br />
Concorso Internazionale Hallstahammar in Carrara. Mi<br />
sembra, anzi sono certo, che Lei pecchi un po' troppo di<br />
modestia; è senz'altro da ammirare per questo, ma<br />
credo che Lei vada un po' oltre. Classificarsi al primo<br />
posto assoluto, come migliore artista di tutto il concorso<br />
che, peraltro era aperto ad ogni espressione artistica:<br />
dalla poesia alla grafica, pittura, scultura, fotografia,<br />
narrativa, saggistica, ecc., in un concorso come<br />
l'HALLSTAHAMMAR, e pubblicare la notizia così come<br />
ha fatto Lei, credo che sia sicuramente riduttivo. Se non<br />
altro per il semplice motivo che Lei i suoi lusinghieri<br />
successi se li merita ampiamente. Quando poi penso<br />
che vi sono persone, che per una segnalazione o una<br />
menzione, fanno i salti mortali pur di vedere pubblicata<br />
la notizia nella cronaca locale dei quotidiani della<br />
provincia, mi sento proprio di muoverle un rimprovero.<br />
[…] Con i più cordiali saluti. Mario Capucci (Lugo)<br />
Milano, 25 novembre 1998: Esimia Prof. Melinda<br />
TAMÁS-TARR, ho ricevuto la Sua lettera […]. Provvedo<br />
pertanto ad inviarLe in allegato […] le autorizzazioni<br />
[…]. Appena in possesso Le invierò anche l'altra.<br />
Gentile Signora, ma come fa ad arrivare a tutto? Lei ha<br />
messo in piedi una organizzazione invidiabile che credo<br />
pesi almeno per il novanta per cento sulle Sue spalle.<br />
Non finirò mai di complimentarmi ma, soprattutto, di<br />
ammirarLa perché ci vuole una costanza e una forza<br />
eccezionale per riuscire a superare quei momenti difficili<br />
che mi raccontava quando ci conoscemmo. Io faccio<br />
tanti sogni, faccio tanti progetti per lo sviluppo della<br />
mia associazione[…]. Io cerco di tenere duro, di non<br />
arrendermi ma vedo che ogni giorno aumentano le<br />
difficoltà […]. […] le istituzioni non aiutano, i privati non<br />
si degnano nemmeno di prestarti attenzione, le grandi<br />
società se ne fregano delle sofferenze altrui. E allora il<br />
morale precipita e si porta con sé anche il desiderio di<br />
fare. Pazienza! Parteciperò a qualche Suo concorso[…].<br />
Oggi Lei mi ha dato una grande soddisfazione e di ciò<br />
La ringrazio sentitamente. RinnovandoLe le mie<br />
congratulazioni Le invio i migliori saluti. G. L.<br />
Torino, 26/11/98 Preg.ma Professoressa Melinda<br />
Tamás-Tarr, inizio dai Complimenti. Complimenti per la<br />
Sua Attività Giornalistica, Editoriale e di Promozione<br />
all'Arte. Per le Sue affermazioni a livello innovativo nel<br />
settore imprenditoriale sperando che possano avere il<br />
massimo dei riconoscimenti. Per la serietà e l'attenzione<br />
che dedica ad ogni risvolto, ad ogni settore della Sua<br />
Professione. I ringraziamenti per aver inserito la mia<br />
iniziativa nella Sua Rivista ed il mio nominativo tra gli<br />
Autori su Internet ed anche per la simpatia che traspare<br />
dalle Sue parole per l'Associazione e per "Carletto".<br />
Dovesse essere utile un mio appoggio o la mia<br />
collaborazione per qualche Sua iniziativa ci conti,<br />
assolutamente. "Carletto"… quanti consensi! Perfino<br />
troppi. Pensi che è nato per radunare scritti di miei<br />
amici-autori, una lettera "vagante". Un mio "gioco" e<br />
come lato divertente quello finanziario. "Carletto" è<br />
sostenuto da… ciò che io risparmio dal caffè del mattino<br />
e dai caffè della giornata. Cioè sommo tutti i resti .[…]<br />
e la sera li "converto" in francobolli. E… "Carletto"… è<br />
nato. Buffo, ma vero. Lei non immagina quante persone<br />
hanno già scritto stupite da questa iniziativa. Ma… non<br />
andrò oltre, i Concorsi e "Carletto" è già abbastanza. Io<br />
sono un insegnante di educazione fisica, lavoro nella<br />
scuola media inferiore. Sto ottenendo molti<br />
riconoscimenti nel campo della poesia e della narrativa<br />
(ma vorrei passare presto alla pittura, a cimentarmi a<br />
discreti livelli) e vorrei ancora dedicarmi alle mie, in<br />
fondo, giovani arti. Ho quarant'anni, ma la poesia e la<br />
narrativa, oltre alla pittura, sono state da me scoperte<br />
non più di 6, ma forse meno anni fa.[…] Nutro<br />
profonda stima per la Sua attività ed anche per il<br />
Popolo Ungherese. Ho viaggiato in Ungheria negli anni<br />
Ottanta ed ho potuto apprezzarne il coraggio, l'orgoglio<br />
e l'intelligenza. Non comuni, come la modestia e la<br />
rettitudine. La saluto sperando che quelli che Lei<br />
36<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
chiama sogni possano a tempi brevi diventare realtà,<br />
ribadendo la mia completa disponibilità ad ogni<br />
iniziativa e sottolineando i miei ringraziamenti più<br />
sinceri. Distinti saluti. Prof. Antonio Perri<br />
11.12.1998 Prof. Marco Pennone - Savona<br />
Savona, 11 dicembre 1998<br />
Gent.ma Prof.ssa Melinda Tamás-Tarr<br />
44100 Ferrara<br />
Gentilissima amica,<br />
oggi ho ritirato il pacco contenente i poemetti […] è un<br />
giorno felice per me. Non so esprimerLe l'emozione che<br />
ho provato aprendo il pacco e sfogliando i bellissimi<br />
libretti: è difficile dirlo a parole. Le sono profondamente<br />
riconoscente per avermi realizzato un grande desiderio;<br />
grazie anche per le belle parole di conforto e di augurio<br />
che mi ha voluto indirizzare.<br />
[…] La considero già da tempo un'amica, un'amica<br />
davvero speciale che mi auguro, in un prossimo futuro,<br />
di poter conoscere di persona. A risentirci presto per il<br />
primo saggio […]: ieri ho finito la stesura de "Il dramma<br />
dell'esistenza in Severino Kierkegaard" e oggi inizierò a<br />
dattiloscriverlo […]. Sinceri auguri di Buon Natale e<br />
Felice Anno Nuovo dal Suo Aff.mo Marco Pennone<br />
8 gennaio 1999 Ufficio Arcipretale K.h.- Ungheria<br />
Sia Lodato Gesù Cristo!<br />
Drága - Aranyos MELINDA és SZERETTEI! Carissima<br />
Melinda e Suoi Cari,<br />
Mi ha reso molto contento con l'invio della rivista di<br />
"<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>", contenente i suoi scritti, poesie<br />
e Ábel Bíró Tolnai… […] La traduzione della sua<br />
poesia sulla pagina 33… "A kutya… il cane… come se mi<br />
avesse detto": mille grazie! Molte grazie, cara Melinda,<br />
per i suoi tanti lavori, per i suoi progressi e per i<br />
riconoscimenti, successi… Il buon Dio benedica la Sua<br />
Vita e la Vostra Vita. Auguro un Clemente Anno Nuovo<br />
a Lei, al Suo Marito, ad Alessandra con tanto affetto e<br />
ringraziamento… Le strade sono scivolose dal ghiaccio e<br />
così devo far svolgere, anche in questo gran freddo, le<br />
cerimonie funebri, ma accettiamo tutto (la croce) dal<br />
buon Dio.<br />
…Io sono Madre! Chiamatemi Madre, perché io sono la<br />
vostra vera Madre… la nostra Signora Beata Maria<br />
protegga ed aiuti tutti Voi.<br />
Con affetto e baciamano:<br />
Emil Bollók,<br />
canonico - parroco arcipretale<br />
08.01.1999 University of Guelph - Canada/Roma – G. Bartocci<br />
Department of Languages and Literatures Canada<br />
Al Direttore dell'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong><br />
Egregio Dottore,<br />
sarei molto lieto di collaborare alla Sua rivista. Potrebbe<br />
inviarmi gli ultimi due fascicoli per contrassegno? Al<br />
piacere di un Suo riscontro, mi creda Suo molto<br />
cordialmente,<br />
Dr. Gianni Bartocci<br />
26 gennaio 1999 Dott.ssa Tiziana Masucci<br />
Gentile Prof.ssa Melinda Tamás-Tarr Bonani,<br />
La ringrazio per la copia di "<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>" che<br />
leggerò con attenzione. Sono contenta di poter<br />
collaborare con Lei e presto Le invierò delle mie<br />
traduzioni o se preferisce un altro articolo letterario. È<br />
appena uscito il mio nuovo libro, "Legami pericolosi", mi<br />
piacerebbe potergliene inviare una copia magari anche<br />
per un'eventuale recensione, è d'accordo? La saluto con<br />
simpatia e attendo una Sua risposta.<br />
Dott.ssa Tiziana Masucci<br />
28.01.1999 University of Guelph - Canada/Roma – G. Bartocci<br />
Gentile Professoressa,<br />
La ringrazio pell'invio delle due copie di "<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>". Da una rapida scorsa - le ho appena<br />
ricevute - vedo che la Sua rivista contiene scritti di<br />
valore ed eccellenza letteraria. La Sua missione è<br />
veramente eroica e me ne congratulo con Lei. Scrive<br />
nella Sua lettera d'essere tornata dall'estero. Sud<br />
America? Canada? Stati Uniti? Desidererei saperlo. Le<br />
invio una breve recensione che, mi auguro, vorrà<br />
pubblicare. Al piacere di leggerla, mi creda molto<br />
cordialmente<br />
Suo Gianni Bartocci<br />
11.02.1999 Mario Capucci - Lugo (Ra)<br />
Lugo, 11 febbraio 1999<br />
Gentile e stimatissima Professoressa Melinda Tamás-<br />
Tarr Bonani,<br />
ho ricevuto oggi, l'11 febbraio, la Sua<br />
rivista, infatti sentivo nell'aria l'odore di Ferrara che si<br />
avvicinava. Mi sto rendendo conto che le parole di<br />
compiacimento, ormai, si sprecano. Avevo paura di<br />
cadere nel retorico e di esprimermi con eccessive<br />
mielosità. Poi, leggendo le lettere che Le arrivano in<br />
redazione, constato sempre più che i miei giudizi sulla<br />
validità della rivista letteraria si sommano agli<br />
apprezzamenti di tanti altri lettori. Lo dimostra anche il<br />
considerevole numero di pagine, più che raddoppiate<br />
rispetto alle prime uscite, con tanti personaggi nuovi,<br />
illustri e affermati scrittori e poeti; lo dimostra,<br />
soprattutto, la splendida affermazione ottenuta<br />
nell'iniziativa "Crea il tuo lavoro - Crea la tua impresa".<br />
A questo punto Lei Professoressa non ha più il diritto di<br />
arrossire per il largo successo che sta ottenendo. Credo<br />
fermamente che Lei otterrà sempre più quella<br />
gratificazione che merita ampiamente. Un<br />
apprezzamento speciale poi vorrei rivolgerle per aver<br />
aperto la rubrica dedicata alla musica. Io che vivo<br />
immerso nella musica - dal canto gregoriano alla<br />
dodecafonica - non posso che apprezzare l'iniziativa, in<br />
particolare per il deferente omaggio al grande Michel<br />
Petrucciani, un grande, ma veramente grande<br />
musicista. Ho avuto modo di conoscerlo in una sessione<br />
a Umbria Jazz e in quella fortunata circostanza ho avuto<br />
modo di apprezzare fuori dal palco la sua enorme<br />
cultura e intelligenza musicale, poiché già durante i<br />
concerti sapeva esprimere quanto di più geniale nessun<br />
altro poteva fare; sì, capisco che è sempre questione di<br />
gusti, quelle preferenze personali che distinguono l'uno<br />
dall'altro, ma quando il successo corre a qualsiasi<br />
latitudine, agli incroci di ogni meridiano, allora non è<br />
più una questione di gusti, bensì di quella genialità che,<br />
purtroppo - forse fortunatamente - è una rarità. Io ero<br />
un grande ammiratore di Petrucciani, nella stessa<br />
misura in cui ho ammirato Charlie Parker o Chet Baker,<br />
Stan Getz o Jerry Mulligan e tutti gli altri che non cito<br />
per non annoiare. Sia ben chiaro che potrei parlare a<br />
lungo anche di Mozart, Mahler, Liszt o Beethoven e via<br />
di seguito. Forse, anzi sicuramente, sono uscito dai<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 37
canoni dell'ospitalità, ma quando si tratta di musica<br />
perdo un po' la misura e non riesco a fermarmi.<br />
Certamente non mi sono sfuggite le altre iniziative<br />
inerenti la saggistica, il cinema e la televisione, e<br />
neppure mi è sfuggito il riferimento all'assegnazione del<br />
I° premio del concorso "Arborense" che mi è stato<br />
consegnato sabato, il 30 gennaio u.s. È stata una bella<br />
cerimonia, semplice, senza inutile sfarzo, ma molto<br />
calorosa in un ambiente suggestivo di storia e di civiltà.<br />
Le chiederei ora una grande cortesia: a quale libreria<br />
posso rivolgermi a Ferrara per acquistare l'antologia "La<br />
poesia dialettale ferrarese" a cura della dott.ssa<br />
Nascosi, poiché mi piacciono molto le sue poesie in<br />
dialetto e il dialetto per me è vita. Pensi che per il<br />
piacere di parlarlo, non potendo colloquiare con<br />
indigeni padroni dell'idioma, parlavo e parlo da solo - in<br />
dialetto naturalmente. La saluto cordialmente e Le<br />
auguro ogni buona fortuna per tutte le sue brillanti<br />
iniziative e la ringrazio per la sempre generosa<br />
ospitalità. Mario Capucci<br />
08.11.2000 Dott.ssa Monique Sartor – Saronno (Va)<br />
Carissima, indimenticabile Melinda,<br />
lo so che mi credevi sparita... o che più volte hai<br />
pensato che ti avessi dimenticata. Non è così, Melinda.<br />
Quest'anno, fin dai primi mesi, si è annunciato alla<br />
sottoscritta attraverso una serie di 'problemi' non certo<br />
facili a dissolversi, perché stretti come nodi ai polsi,<br />
nodi di dura corda. Ti parlerò solo dei principali, per<br />
farti capire le ragioni della mia 'assenza' ricordandoti<br />
però che mai ho smesso di pensarti, di pensare ai<br />
progetti che desideravo e ancora desidero realizzare<br />
con tè, Progetti culturali, creativi, artistici. Lo sai.<br />
[...]<br />
Carissima Melinda, sappi che ti ho seguita attraverso<br />
l'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>, che sono così felice per tutto<br />
ciò che stai conquistando nell'aspro territorio delle<br />
attività culturali, per tutto ciò che stai realizzando, per<br />
questo tuo tenace (raro nella sua autenticità) e<br />
coraggioso lavoro intellettuale ed artistico, la cui<br />
sostanza è, a mio parere, quell'‘intelligere d'amore’ di<br />
cui ti scrivevo [già]... Farti i consueti complimenti?<br />
Quelli li lascio ad altri... e perdonami se ti posso<br />
sembrare presuntuosa... voglio dirti semplicemente (i<br />
complimenti più profondi e permanenti sono inclusi)<br />
grazie per tutto il tuo lavoro, grazie per la tua<br />
intelligenza e la tua arte di 'comporre -anche- altra arte,<br />
o arte d'altri'... qualcuno di questi lascerà un segno...<br />
altri no... ma la cosa sicura è che tu, Melinda, lascerai<br />
un segno non cancellabile... e questa è la tua<br />
immortalità (scritta e che continua a scriversi), poiché<br />
nessuno nasce immortale... credo che ciascuno nasca<br />
con la possibilità di diventare immortale... sta a noi<br />
lavorare per giungere a quella profonda consapevolezza<br />
del conoscere e del fare che, mi ripeto volutamente, ci<br />
permette di ESSERE, e di, forse, essere immortali.<br />
[...]<br />
C'è un altro grazie, quello mio, strettamente<br />
personale, che ti voglio scrivere qui.<br />
Grazie, Melinda, per la tua vicinanza, per il tuo<br />
discernimento nel valutare, cogliere e dar voce a quello<br />
che è magari solo un primo vagito di poeta o scrittore...<br />
e se è vero che qui sto parlando di me, è altrettanto<br />
vero che scrivo pensando anche alla moltitudine d'altri<br />
di cui ti occupi con passione e lucidità.<br />
Non posso dimenticare il giorno che abbiamo<br />
trascorso insieme a Ferrara... e davvero spero si possa<br />
trascorrerne un altro forse con l'inizio del nuovo anno, o<br />
verso l'equinozio di primavera... discutendo ad un<br />
tavolino di un caffè di progetti rimasti in sospeso e da<br />
realizzare... sappi fin d'ora che ti porterò (in me)<br />
un'altra persona (e la sua vita e la sua immortalità), che<br />
te la presenterò sicura fin d'ora che ti amerà e l'amerai:<br />
mio padrenonno, unica intelligenza della terra cui<br />
appartengo e apparterrò. Perché, tu lo sai bene, io non<br />
appartengo a nessuna 'terra' se non a tutti i mondi<br />
possibili vibranti nell'universo, l'uno nell'altro; al<br />
contempo, sento di appartenere a tutte le terre che<br />
giungo ad amare attraverso la mia natura errante,<br />
nomade, ma gli unici luoghi in cui affondo radici che,<br />
se sradicate dall’omega della vita si radicano e si<br />
diramano ancor più profondamente, sono le persone<br />
che amo... [...][...]<br />
Melinda B. Tamás-Tarr (al centro) in compagnia di Monique<br />
Sartor al Congresso <strong>Letterario</strong> «Immaginario<br />
Contemporaneo», Ferrara, 1999; Foto © di Salvatore Fiorella<br />
Perdonami, Melinda, non ce l’ho fatta prima... ero<br />
davvero sovraccarica [...]... Altre cose successe,<br />
sovvertimenti, anzi una autentica rilovuzione nella mia<br />
vita, ma ... ti parlerò di questo più avanti...<br />
[...]<br />
Ti abbraccio forte e ti voglio bene (e perdonami!!!)<br />
Scrivimi tre righe, se puoi,<br />
Monique<br />
Saronno, 08/XI/2000<br />
venerdì 17 novembre 2000 19.01 Prof. Dr. Hajnóczi Gábor<br />
Oggetto: Ringraziamento<br />
<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong><br />
Direzione<br />
Ferrara<br />
Gentile Direttore,<br />
abbiamo ricevuto i <strong>NN</strong>.15-16 e 17-18 della Rivista e La<br />
ringraziamo. Vorremmo esprimere i nostri complimenti<br />
per il ricco contenuto dei numeri che saranno inseriti<br />
nella biblioteca del Dipartimento.<br />
Tanti auguri di buon lavoro,<br />
Gábor Hajnóczi*<br />
Direttore<br />
38<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
* 1943-2005<br />
Cara Melinda,<br />
La ringrazio tanto per l'invio del suo interessante e<br />
colorito periodico l'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> ed anche per<br />
avermi in esso ricordato. È davvero bello e degno di<br />
lode che nostre signore trasferitesi in Italia dedichino<br />
con entusiasmo ed impegno loro stesse alla cultura ed<br />
alla diffusione ed al culto del ruolo che in essa ha<br />
l'Ungheria. Ritengo non sia stato facile avviare e<br />
proseguire con successo questa impresa.<br />
In merito alla richiesta dell'autrice della lettera a nome<br />
Elga non posso che ribadire il Suo parere negativo.<br />
Dopo aver anche consultato per maggior sicurezza un<br />
collega storico ricercatore su Mattia, posso solo tornare<br />
a ripetere i fatti già noti, cioè che re Mattia, da una<br />
donna tedesca, ebbe un unico figlio illegittimo, János<br />
Corvin; fatto da lui bano croato, prese in moglie<br />
Beatrice Frangepán ed ebbero due figli morti ambedue<br />
in giovane età; discendenti ulteriori non ve ne sono. Il<br />
cognome Corvin peraltro non è raro in Ungheria, chi<br />
però lo porta nulla ha a che vedere con il re Mattia.<br />
Questo è quanto per far svanire l'illusione della<br />
romantica Elga.<br />
Augurando alla sua attività ulteriore perseveranza e bei<br />
risultati, con cordiali saluti,<br />
Budapest, 21 marzo 2001.<br />
Magda Jászay*<br />
* Magda Jászay (1920-2009) è stata<br />
una grande studiosa della storia italiana<br />
e dei rapporti italo-ungheresi, fu per<br />
molti anni collaboratrice dell’Istituto<br />
Italiano di Cultura, docente del<br />
Dipartimento di Italianistica<br />
dell’Università ELTE di Budapest,<br />
Cavaliere e Commendatore dell’Ordine<br />
al Merito della Repubblica Italiana,<br />
autrice di monografie fondamentali sulle relazioni fra l’Italia e<br />
l’Ungheria, sul Risorgimento italiano e sui suoi protagonisti<br />
come Mazzini e Cavour. Il 6 maggio 2010, presso l’Istituto<br />
Italiano di Cultura di Budapest si è svolta la serata<br />
commemorativa in suo onore.<br />
Si sono ricordati della figura indimenticabile e dell’opera<br />
esemplare di Magda Jászay i suoi colleghi ed allievi, studiosi di<br />
storia e di cultura tra cui: Prof. László Csorba (Direttore<br />
Generale del Museo Nazionale Ungherese), Prof. Imre<br />
Madarász (Direttore del Dipartimento di Italianistica<br />
dell’Università di Debrecen), Dott.ssa Renáta Tima<br />
(Dipartimento di Italianistica dell’Università ELTE di<br />
Budapest), Dott.ssa Margit Lukácsi (traduttrice, italianista).<br />
Cara Melinda,<br />
con gioia ho preso la traduzione de "L'angelo di Reims"<br />
e la sua pubblicazione sulla Sua rivista… È bello, caro al<br />
mio cuore, sapere che ha prestato attenzione ai miei<br />
lavori e che li ama! Circa venti anni or sono uscirono in<br />
italiano in successione un articolo critico su di me e<br />
delle novelle sulla pubblicazione (se scrivo bene)<br />
"Ungheria oggi", ma si trattavasi di qualcosa alquanto<br />
ufficiale. Il mio romanzo "Non abbiate paura" che ora<br />
trovasi alla XII edizione è il dono più grande della mia<br />
vita; lo scorso anno è stato pubblicato in polacco,<br />
ancora prima in tedesco, e sono ora in corso le<br />
pubblicazioni in ceco ed in bulgaro. È un grande<br />
successo di critica e di pubblico. (Ha per "tema" la<br />
senescenza, la morte; è, come si dice, un romanzo di<br />
debutto.) Richiamo la Sua attenzione su di esso;<br />
toccherebbe probabilmente anche la Sua anima.<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 39
Mi congratulo per la Sua scelta di vita: non deve essere<br />
facile restare ungherese, ancor meno nella bella Italia;<br />
ma sono l'amore, la figlia e le nobili determinazioni ad<br />
aiutarla nella diffusione della cultura della sua Patria.<br />
Perciò a Lei dobbiamo dire solo grazie , come pure a<br />
suo marito che l'appoggia nel<br />
suo lavoro.<br />
Spero ci si risenta ancora.<br />
Adoperi pure le mie novelle<br />
come meglio crede!<br />
La saluto con affetto<br />
Anna J. *<br />
Budapest, 25 marzo 2001<br />
P.S. Ecco in allegato un<br />
mazzetto di fiore:<br />
* Scrittrice e poetessa. Più dettegliatamente vs. più avanti.<br />
lunedì 26 marzo 2001 13.17 Prof. Dr. Hajnóczi Gábor<br />
Oggetto: La nostra buona fama nel mondo<br />
<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> - Redazione<br />
Esimia Signora,<br />
La ringrazio tanto per il testo annunciato nella<br />
trasmissione della RAI. Dato che quello non è soltanto<br />
un comunicato di notizie, ma è valutazione, anzi è<br />
anche un riconoscimento, mi permetta di congratularmi<br />
con Lei di cuore.<br />
Le auguro buon lavoro successivo.<br />
Hajnóczi Gábor<br />
domenica 1 aprile 2001 8.10 Prof. Franco Santamaria<br />
Oggetto: Riconoscimento<br />
Eccezionale! Con sommo piacere Le esprimo le più vive<br />
congratulazioni per l'inclusone tra i 2000 maggiori<br />
pensatori ed eruditi del 21° secolo. È un riconoscimento<br />
meritatissimo per la Sua poliedrica cultura e per la Sua<br />
attività incessante.<br />
Cordialissimi auguri e saluti.<br />
Franco Santamaria<br />
Cara Melinda,<br />
Ho ricevuto il quaderno, ti ringrazio e sono felice che<br />
hai trovato tempo per la traduzione.<br />
Quanto scrivi dalla situazione delle donne italiane: è da<br />
amareggiarsi. Non so come riuscirei a realizzarmi in<br />
quell’ambiente! Hai però una cosa con cui sostenerti: la<br />
lingua ungherese e la tua missione. Non è da poco!<br />
Ti penso con affetto dal centro della mia vita<br />
movimentata.<br />
Budapest, 15 maggio 2001<br />
Anna*<br />
* Anna Jókai (Budapest, 24<br />
novembre 1932.–) nota scrittrice<br />
e poetessa insignita dai<br />
più prestigiosi Premi di Stato<br />
(ad es. «Lajos Kossuth», «La<br />
medaglia della Repubblica<br />
d’Ungheria», etc.) membro<br />
fondatore dell’Accademia Letteraria<br />
Digitale.<br />
(v. A<strong>NN</strong>O V <strong>NN</strong>. 19/20<br />
MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2001 FERRARA<br />
http://hu.wikipedia.org/wiki/Jókai_Anna<br />
http://digilander.libero.it/osservletter/annajokai.htm)<br />
Cara Melinda,<br />
Grazie tanto per l'antologia di traduzioni intitolata "Le<br />
voci magiare" allegata alla sua lettera del 2 aprile.<br />
Molto buona e rappresentativa è la scelta e davvero un<br />
bel lavoro la traduzione. So per esperienza come<br />
tradurre non sia per niente un’impresa facile e<br />
doppiamente difficile se trattasi di poesia. Un po'<br />
sconfortante è quanto nelle sue poesie scrive in merito<br />
alle Sue difficoltà d'inserimento a Ferrara. Tuttavia i<br />
suoi risultati, i suoi successi, non lo lascerebbero<br />
credere. Riuscirebbe a pochi mandare ad effetto una<br />
così stabile iniziativa cultural-letteraria e trovare per<br />
essa adeguato substrato ed un pubblico intenditore.<br />
Orbene questo dimostrano i riconoscimenti riportati<br />
nella sua lettera. So bene che per tutto ciò occorra<br />
coraggio, energia, costanza e di queste mi sembra<br />
n'abbia in abbondanza. La nostra guida culturale<br />
magiara può ben rallegrarsi di avere in Italia così fervidi<br />
rappresentanti della nostra causa.<br />
Ringrazio ancora per la Sua gentile attenzione nei miei<br />
riguardi ed auguro al suo lavoro ulteriori bei successi.<br />
40<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
Con cordiali saluti<br />
Budapest, 2 maggio 2001<br />
Magda Jászay<br />
Bologna, 8 maggio 2001<br />
Gentile Sig.ra Melinda,<br />
rispondo solo ora alla sua lettera che accompagnava<br />
il quaderno*. [*N.d.R. «Le voci magiare», Edizione O.L.F.A.,<br />
Ferrara, 2001]<br />
L'ho già letto tutto e le faccio i miei complimenti. Non<br />
nego però che qualcosa si dovrebbe cambiare in alcuni<br />
punti al fine di rendere più fluente, corrente, la lettura<br />
italiana: si tratta solo di stile italiano e lei, di madre<br />
lingua ungherese, non potrebbe forse impadronirsene<br />
neppure dopo una vita intera vissuta in Italia così come<br />
un italiano non potrebbe mai scrivere con stile - non<br />
dico perfetto, ma almeno buono - in lingua ungherese.<br />
Purtroppo il retaggio della lingua natale non si perde<br />
mai. [...]<br />
Lei comunque è una piccola eccezione perché scrive<br />
molto bene nella mia lingua. Ho conosciuto ungheresi<br />
che vivevano in Italia sin dagli anni '30 le cui lettere<br />
scritte in italiano erano un misto di lingua ungherese<br />
"italianizzata" e di lingua italiana "magiarizzata”.<br />
[...]<br />
L'incontro casuale con la MEK, e soprattutto quello<br />
fortunatissimo con lei, stanno facendo rinascere in me<br />
degli interessi che sembravano definitivamente<br />
dimenticati. Di questo non potrò quindi esserle mai<br />
abbastanza grato ed è per questo che mi dichiarerò<br />
sempre a sua completa disposizione per tutto quello di<br />
cui dovesse avere bisogno. A questo riguardo mi è<br />
sembrato di capire in qualche sua e-mail che a volte ha<br />
dei problemi finanziari con la sua rivista.<br />
[...]<br />
Tenga però presente che il mio eventuale modesto<br />
contributo finanziario, anche a fondo perduto, è sempre<br />
pronto in caso lei dovesse averne necessità. E non<br />
protesti per la mia disponibilità in questo senso. Non è<br />
forse anche da questo che si vede la vera amicizia?<br />
Sono o non sono un amico? [...]<br />
Cordiali saluti.<br />
Mario De Bartolomeis<br />
13 Dec 2003 12:48:49 Dr. Prof. Amedeo Di Francesco<br />
Subject: Congratulazioni<br />
Cara Melinda,<br />
ho ricevuto a suo tempo l’ultimo numero della tua<br />
rivista, ma solo ora trovo il tempo di complimentarmi<br />
con te per questo ulteriore bel risultato della tua attività.<br />
E grazie ancora per avere ospitato un mio scritto.<br />
Amedeo*<br />
* Professore di Lingua e Letteratura Ungherese, direttore del<br />
Dipartimento di Studi dell'Europa Orientale dell’Università La Orientale<br />
di Napoli.<br />
28. 02. 2004 Hirosius<br />
To: OSSERVATORIO LETTERARIO - Ferrara e l'Altrove<br />
From: Hiroshi Harada (Japanese Latin philologist living in Germany)<br />
Subject: Order: LE STAGIONI DEL VIAGGIO<br />
Dear Sir:<br />
I am interested in one of your publications:<br />
LE STAGIONI DEL VIAGGIO, Edizione O.L.F.A., Ferrara,<br />
1998, pp. 244 (Le opere più significative dei concorsi e<br />
Premi Letterari Nazionali ed Internazionali: «Olimpia<br />
Morata», «Janus Pannonius», promozione Editoriale<br />
«<strong>Osservatorio</strong> '98», L. 40.000 compresa spesa di<br />
spedizione.)<br />
If this book is still available, I would like to buy it.<br />
I am looking forward to your reply.<br />
Sincerely yours<br />
Hiroshi Harada<br />
Halle/Saale<br />
Germania<br />
I send you this rejected e-mail as a normal post.<br />
Halle, 28.2.2004<br />
Hiroshi Harada<br />
giovedì 4 marzo 2004 19:09 Hirosius<br />
Oggetto: Le stagioni del viaggio / Hiroshi Harada - Japanese Latin<br />
philologis...<br />
Venerandissimae Dominae Profestrici Melindae Tamas-<br />
Tarr<br />
Hirosius Harada grammaticus Iapo S. D. P.<br />
Gratias tibi maximas ago, quod optati libri loco eius<br />
textus, ut ita dicam, digitales ad me mitti posse<br />
benevolentissime rescripsisti. Si hos ad me mittendos<br />
curaveris, mihi gratissimum feceris. Nam domi habeo<br />
illa scribendi programmata, quae vulgo WORD<br />
appellantur, et vetus et novum. De summa autem<br />
pecuniae, qua opus erit ad eos ad me in Germaniam<br />
mittendos, et de modis pecuniae solvendae doceas me<br />
velim, statim eam ad te mittendam curabo. Vale.<br />
Dabam Halae Saxonum IV Non. Mart. anno MMIV<br />
Hirosius (vulgo Hiroshi) Harada<br />
Germania<br />
venerdì5 marzo 2004 6:20 Hirosius<br />
Oggetto: Gratias maximas<br />
Venerandissimae Dominae Profestrici Melindae Tamas-<br />
Tarr<br />
Hirosius Harada grammaticus Iapo S. D. P.<br />
Etiam atque etiam tibi gratias ago, quod statim mihi<br />
libri textus digitales per viam electronicam ad me<br />
misisti. Eos optime legere possum summo cum gaudio.<br />
[…] Vale.<br />
Dabam Halae Saxonum III Non. Mart. anno MMIV<br />
Hirosius (vulgo Hiroshi) Harada<br />
giovedì 11 marzo 2004 21:58 Umberto Pasqui<br />
Oggetto: R: Rivista spedita/<strong>NN</strong>. 37/38<br />
Grazie,<br />
è arrivato il fascicolo e sono molto soddisfatto della mia<br />
intervista, complimenti!<br />
Ricevuto anche il messaggio che riguarda i ritardi<br />
tecnici per la stampa del volumetto, non ho fretta,<br />
come avevo detto, e sono sicuro che verrà un ottimo<br />
lavoro, come ormai da tempo mi avete abituato.<br />
Grazie tante ancora,<br />
Umberto Pasqui<br />
June 06, 2006 10:43 PM Dr. Enzo Vignoli<br />
Lugo (Ra), 6 giugno 2006<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 41
Cara Melinda,<br />
ho ricevuto oggi le parti della rivista di mia competenza<br />
e il tuo bell'editoriale.<br />
Come ti avevo preavvisato telefonicamente, ti mando<br />
subito gli articoli che spero vivamente tu vorrai e<br />
riuscirai ad inserire nel prossimo numero<br />
dell'<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>. […] Allora riuscirai a<br />
pubblicare tutto nel prossimo numero?<br />
Sarebbe importante, perché il Trieste Film Festival è<br />
uno dei pochi che concede ancora l'ospitalità ai<br />
giornalisti. Se così non fosse, non mi potrei permettere<br />
un soggiorno a mie spese a Trieste. Se tieni conto, poi,<br />
dei rovinosi tagli che quest'anno sono stati fatti dal<br />
governo alla cultura, il rischio che salti tutto<br />
ugualmente esiste. Posso dirti che sono stati fatti<br />
apprezzamenti, oltre che ai miei articoli, anche alla<br />
natura della rivista, così come la si è potuta intuire dal<br />
sommario e dall'accattivante copertina.<br />
Gli articoli che ti allego sostituiscono quelli che in parte<br />
ti avevo già inviato. Se proprio tu non ce la facessi a<br />
pubblicarmi tutto, ti chiedo di farmelo sapere per<br />
tempo. In quel caso, vedrei di tagliare e abbreviare di<br />
qualcosa i miei lavori e poi te li rimanderei.<br />
Un caro saluto.<br />
Enzo<br />
Tuesday, January 17, 2006 4:54 PM Dr. Francesco Barral del Balzo<br />
Subject: köszönöm a folyóiratot*<br />
Cara Melinda,<br />
durante le vacanze natalizie ho letto con vivo interesse<br />
l'ultimo numero della tua Rivista e vorrei congratularmi<br />
per l'imponente sforzo e per il risultato ottenuto.<br />
Trovo altresì notevole il fatto che tu stia continuando da<br />
dieci anni.<br />
Fra le molte cose, mi è piaciuta in primo luogo la<br />
rubrica "Tradurre-Tradire".<br />
La traduzione è sempre stata il mio amore-odio: amore<br />
perché sia a scuola, sia dopo, per hobby, mi sono<br />
occupato di traduzione, odio perché ho sempre pensato<br />
che la miglior traduzione non possa mai esser meglio<br />
dell'originale.<br />
Questa profonda convinzione, che nulla sia più bello<br />
della lettura diretta del testo, in lingua originale, è stata<br />
una molla che mi ha spinto a studiare le lingue e,<br />
parallelamente, proprio lo studio di lingue distanti<br />
dall'italiano, come il greco antico o l'ungherese, mi ha<br />
confermato detta convinzione.<br />
Ho l'impressione che oggidì questo problema sia troppo<br />
spesso sminuito da tutti coloro che, a qualunque livello,<br />
si occupino di trasposizione di testi stranieri, di<br />
qualsivoglia tipo... quante volte alla tv non sentiamo,<br />
nei film americani ad esempio, di "ditte che fanno<br />
bancarotta", di persone che salutandosi si dicono "abbi<br />
cura di te!" o di certi accadimenti "di cui non ci sono<br />
evidenze", etc... tutte meccaniche trasposizioni di<br />
anglicismi.<br />
Ma perfino nelle versioni da cosiddette "lingue<br />
prossime" signoreggia l'incuria: in passate edizioni di<br />
classici latini di prestigiose case editrici si leggevano<br />
strafalcioni da quarta ginnasiale.<br />
E ciò vale non solo finché d'incuria o d'ignoranza si<br />
tratta ma soprattutto quando è scelta voluta: a mio<br />
modesto avviso, il lavoro del traduttore è lavoro<br />
ancillare così in letteratura, come quello del<br />
restauratore nelle belle arti.<br />
Ho cercato sempre di tenere a mente questo, tutte le<br />
volte che ho tentato di tradurre alcunché: il mio scopo<br />
era solo quello di far conoscere a chi mi leggeva il testo<br />
nella maniera più fedele possibile, mai ho pensato né<br />
presunto di riscriverlo od innovarlo.<br />
La mia sensazione peraltro è che taluni traduttori non<br />
vogliano adattarsi a questo umile – ma non per questo<br />
meno nobile- lavoro e che in qualche modo, per tramite<br />
della traduzione, vogliano surrettiziamente creare o ricreare,<br />
cosa non lecita, a parer mio.<br />
E per questo, il tuo "Tradurre-Tradire" non rappresenta<br />
solo un'interessante lettura ma anche un importante<br />
memento.<br />
Devo ammettere che forse sono "talebano" al riguardo,<br />
m'è capitato spesso di discuterne ad esempio con<br />
Tiziana, cara amica autrice del libro su Giannozzo<br />
Sacchetti: lei in qualche modo crede possibile una<br />
"traduzione creativa" ...ma tornando all'argomento<br />
principale, nella comparazione che viene fatta in<br />
"Tradurre-Tradire", p.es. con la lirica "Ce n'est pas moi<br />
qui", sei riuscita ad accostare molte valide soluzioni, ma<br />
sempre nel rispetto dei valori grammaticali e<br />
semantici... cosa che richiede non solo padronanza ma<br />
viva sensibilità.<br />
Oltre a ciò, ho trovato molto istruttiva la traduzione<br />
dell'estratto dall'opera storica di Péter Hanák,<br />
soprattutto per il pubblico italiano, in quanto dà conto,<br />
sotto una nuova luce, di un determinato periodo<br />
storico, che è in qualche modo comune anche all'Italia,<br />
nel suo rapporto con l'Impero Asburgico, ma con una<br />
serie di sfumature assai diverse, delle quali, qui, pochi<br />
sospettano l'esistenza.<br />
Attendo con interesse il prossimo numero della tua<br />
Rivista, se vorrai mandarmelo... e ti auguro buon<br />
lavoro!<br />
Felice anno nuvo!<br />
FB**<br />
* Grazie per la rivista<br />
** Lettera originaria è scritta in ungherese v. nell’Appendice.<br />
Wednesday, March 08, 2006 10:28 AM Gianmarco Dosselli<br />
Oggetto: abbonamento e inserzione elaborati<br />
Gentilissima Prof. Melinda Tarr,<br />
ho ricevuto nr. 49/50 alcune settimane fa: arrivo<br />
regolare dopo il suo annuncio.<br />
Con questa mia è per dirle che la mia agenda "mi dice"<br />
che a fine marzo mi scade l'abbonamento alla rivista. Io<br />
desidero proseguire col riceverla perché almeno<br />
"racconta" storie di letterature non italiane, ossia<br />
sapere q.c. della letteratura ungherese, i suoi poeti,<br />
ecc.<br />
Insomma, un qualcosa di diverso dopo che siamo già<br />
"intossicati" del mondo letterario italiano. Mi pare che i<br />
poeti e saggisti ungheresi fossero portati più nel mondo<br />
della poesia e della arte letteraria rispetto a quelli<br />
italiani; ossia, la vs. passione è più forte come forti<br />
sono gli scritti morali di qualunque genere.<br />
Le dicevo del rinnovo abbonamento che effettuerò a<br />
fine mese. Euro 52,00 (sostenitore)<br />
[...]<br />
Grazie di tutto.<br />
Cordialmente<br />
Gianmarco Dosselli<br />
Sunday, December 03, 2006 5:56 PM Prof. Giuseppe Budetta<br />
Cara Melinda,<br />
42<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
grazie per l'attenzione e per tutto il resto. […]<br />
[…]<br />
Il lavoro di ricerca letteraria attuato da Te nella Tua<br />
rivista è encomiabile e dovrebbe essere obbligatorio<br />
nelle università dove migliaia di ricercatori - a Lettere e<br />
filosofia per esempio - si atteggiano a grandi geni<br />
incompresi (con lauti compensi pubblici).<br />
[…]<br />
Colgo l'occasione per porgerti i miei auguri di Buon<br />
Natale e Felice Anno Nuovo.<br />
Grazie per l'attenzione e saluti,<br />
Giuseppe Costantino Budetta*<br />
* È professore associato all’Università degli Studi di Palermo<br />
e redattore alla rivista di letteratura e culture varie intitolata<br />
«Segreti di Pulcinella» .<br />
24.07.2009. 12:55 Dr. Renzo Ferri - Ferrara<br />
Carissima Melinda,<br />
qualche giorno fa ho ricevuto l'ultimo fascicolo<br />
dell'<strong>Osservatorio</strong>, sempre molto interessante. Ilaria ti<br />
ringrazia moltissimo per aver pubblicato il suo<br />
raccontino: ne è molto orgogliosa.<br />
In questi ultimi tempi ho avuto vari impegni e<br />
preoccupazioni, e tra l'altro anche il blocco - per diversi<br />
giorni - del computer. Oggi va molto meglio.<br />
I ragazzi hanno terminato positivamente la scuola;<br />
Jacopo ha fatto una buona figura al Conservatorio ed è<br />
stato promosso al IV anno.<br />
[...]<br />
Un carissimo saluto dal tuo amico<br />
Renzo<br />
11. 07. 2008. 10:59 Pierpaolo Pregnolato Sottomarina (VE)<br />
Ho ricevuto la rivista in questo istante. È molto bella,<br />
ricca di saggi, articoli e cose davvero interessanti.<br />
Grazie ancora,<br />
Sinceri saluti<br />
Pierpaolo Pregnolato<br />
30.08.2009. 23:43 Enrico Pietrangeli - Roma<br />
Grazie Melinda… io credo molto nella poesia<br />
ungherese… c’è tanto sangue nelle vene, senso epico,<br />
capacità di scavare nel fondo… e c’è bisogno di un<br />
prodotto di qualità perché manca e perché merita.<br />
A presto<br />
Enrico<br />
06.12.2009 00:12 Dr. Umberto Pasqui – Forlì (FC)<br />
Ciao!<br />
Con questo quaderno sulle “Storie di Forlì” mi sono<br />
voltato un attimo indietro e ho visto che sono passati<br />
tanti anni dalla prima collaborazione.<br />
È iniziato tutto con la partecipazione al Premio Janus<br />
Pannonius 2001, per il quale hai selezionato due miei<br />
racconti (...). Così ho conosciuto la tua rivista e così mi<br />
sono affezionato. Da allora è stato un crescendo: con<br />
l’ultimo, i quaderni che ho pubblicato con l’<strong>Osservatorio</strong><br />
sono sette (...). I racconti, invece, oltre 30,<br />
precisamente trentadue (...). Senza contare gli articoli<br />
e altro materiale inviato e pubblicato. Tra cui<br />
anche recensioni di miei lavori. Non è frequente<br />
ricevere tanta vicinanza e tanto interessamento, quindi<br />
per me è un privilegio collaborare per te e per la tua<br />
rivista che mi pare mai noiosa, mai banale, sempre<br />
attenta e curiosa, positiva, bella, aperta e arricchente<br />
senza snobismi, senza accademismi, senza<br />
intellettualismi... Grazie per la stima, mai venuta a<br />
mancare (...). Presto, spero, si renderà merito<br />
pubblicamente del lavoro che stai portando avanti. Per<br />
il momento ti ringrazio così, anche se meriteresti di<br />
più. Buon lavoro e che la tua vita sia serena!<br />
Umberto<br />
11. 12. 2009 13:00 Dr. Angelo Andreotti – Ferrara (Fe)<br />
Gentile prof.ssa Melinda Tamás-Tarr,<br />
è curioso come<br />
siano presenti nella città in cui appoggiamo la nostra<br />
quotidianità alcune eccellenze, e lo si venga a sapere<br />
casualmente navigando in internet.<br />
Ho dato un’occhiata al pdf scaricabile dal sito della<br />
rivista, e dentro vi ho trovato informazioni utili, saggi<br />
interessanti e proposte di autori di qualità. Insomma,<br />
mi sono abbonato, e assieme al documento che attesta<br />
il versamento postale, le allego due mie pubblicazioni,<br />
sperando ovviamente che la cosa le sia gradita.<br />
Nel complimentarmi per il suo lavoro, desidero porgerle<br />
i miei più cordiali saluti.<br />
Angelo Andreotti<br />
8 febbraio 2010 Imre Olah –Cypress, CA, U.S.A.<br />
Oggetto: Antologia¹<br />
Cara Melinda,<br />
sinceramente mi congratulo con Lei per questo lavoro<br />
eccellente! Il materiale, che sia italiano, latino oppure<br />
francese, quando si tratta di traduzione, il suo merito è<br />
indiscutibile! Però, gli argomenti delle teorie e validità<br />
della traduzione letteraria è una questione discussa<br />
senza fine.<br />
In ogni modo “considero la traduzione letteraria –<br />
come Babits² scrive – una cosa molto più grande e più<br />
importante di quello che sembra”. Chi s’impegna di tale<br />
lavoro, secondo me, non deve comprendere<br />
chiaramente soltanto la mentalità o le visioni letterarie<br />
dell’epoca in questione, ma, con le parole di János<br />
Arany 3 : “Si deve conoscere anche la rivelazione viva<br />
dello spirito della lingua”. Dato che durante la<br />
traduzione di un’opera ci si trova fronte di immagini di<br />
pensieri enigmatici ed eccessivamente astratti. Sono<br />
un buon esempio le terzine della Divina Commedia che<br />
secondo Babits “come enigma sono ancora più perfette<br />
di tutti gli altri enigmi che mai un’opera può porre al<br />
traduttore letterario”. Come ad es. quella mistica<br />
transustanziazione – come una personale esperienza<br />
trascendente – a cui Dante in un Canto fa riferimento.<br />
In ogni caso, secondo me, criticare una traduzione<br />
letteraria con pieno diritto, può farlo soltanto proprio<br />
colui che l’ha già fatto. Anzi, chi ha tradotto le<br />
meraviglie della lirica ungherese in una lingua straniera<br />
è esclusivamente e soltanto competente in questo<br />
compito.<br />
Signora con l’edizione di quest’antologia ha tirato la<br />
coda al diavolo! Ad incaricarsi con successo della<br />
pubblicazione di un lavoro così distinto, soltanto un<br />
letterato come lei può essere capace. Lei non è solo<br />
perfettamente preparata, non ha soltanto una lunga<br />
esperienza ed un’eccellente gusto letterario-artistico,<br />
ma anche conosce a fondo la lingua in cui la pubblica.<br />
Le auguro ulteriori successi: Imre 4<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 43
(P.S. Intanto chi potrebbe pubblicamente discutere con<br />
un’eccellente traduttrice che usa la penna come le<br />
donne 5 di Eger fecero con la spada?)<br />
¹ Melinda Tamás-Tarr Bonani: Da anima ad anima (Antologia<br />
di traduzioni con testi originali: Poesie ungheresi, francesi,<br />
spagnole, latine) Edizione <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> Ferrara e<br />
l’Altrove/ O.L.F.A., Ferrara, 2009, pp. 150.<br />
² Mihály Babits (1883-1941) dotto poeta ungherese, fu un<br />
importante traduttore e uno dei poeti più rilevanti nella<br />
letteratura ungherese della prima metà del Novecento.<br />
3 János Arany (1817-1882) eccellente poeta di grandi epopee,<br />
alcuni considerati capolavori della letteratura magiara, autore<br />
di saggi letterari, di ballate formalmente perfette e di liriche.<br />
Tradusse in ungherese le opere di Aristofane, Mikhail<br />
Lermontov, Aleksandr Puškin, Molière e Shakespeare. Fu<br />
padre dello scrittore László Arany ed amico di Sándor Petőfi.<br />
4 Imre Oláh<br />
5 Le donne eroiche combattenti contro i turchi invasori che<br />
vollero assediare il castello di Eger, la battaglia iniziata il 9<br />
settembre 1552 e durò per 38 giorni senza esito positivo da<br />
parte degli ottomani.<br />
21.03. 2010 08:04 Franco Santamaria – Poviglio (Re)<br />
Carissima Melinda, ho ricevuto la rivista.<br />
Sono contentissimo della tua recensione, perché coglie<br />
in pieno il significato più vero della simbologia della mia<br />
poetica.<br />
Ti sono sommamente grato della recensione, ma anche<br />
della cultura che diffondi con la tua bella rivista.<br />
Grazie ancora e saluti affettuosi<br />
FrancoS<br />
19.04.2010 14:15 Dr. Annamaria Martinolli – Trieste (Tr)<br />
Gentile redazione di <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>,<br />
Vi scrivo per comunicarvi che oggi ho ricevuto la rivista.<br />
Veramente bellissima.<br />
Dovrebbe arrivarvi in questi giorni la fotocopia del<br />
bollettino relativo al versamento da me effettuato.<br />
Volevo inoltre ringraziarvi per aver selezionato una delle<br />
mie traduzioni per la pubblicazione.<br />
Cordiali saluti.<br />
Annamaria Martinolli<br />
Trieste<br />
24.03.2010 12:42 Hollóssy Tóth Klára – Győr (H)<br />
Ciao mia carissima Melinda!<br />
Ti ringrazio tanto per la rivista grossa come un libro.<br />
L’ho ricevuta. Per essa ti spetta l’elogio e l’onore. Non<br />
so se la gente se ne rende conto con coscienza del suo<br />
valore, del tuo valore e di quanta energia dedichi per la<br />
letteratura ungherese e mondiale non risparmiando né<br />
tempo, né forza, né nervi, né pazienza.<br />
Di nuovo, dietro queste pagine sta un enorme lavoro. Il<br />
tuo viaggio nella tua nuova patria mi ha affascinata.<br />
Riservi attenzione per tutte le cose, per tutti i miracoli<br />
naturali ed umani. Perché tutti i tipi d’arte sono anche<br />
miracoli, l’anima è il prodigio del talento benedetto da<br />
Iddio a cui tu reagisci con le tue delicate percezioni<br />
spirituali. Non parlando poi della scrittrice di talento<br />
come Cécile Tormay di cui pubblichi gli scritti perché la<br />
consideri di valore e qui a casa nostra non ne parlano<br />
neanche. Potrei poi elencare tante cose, ma tu sei<br />
consapevole del valore del tuo periodico. Eh sì, non si<br />
può esserti abbastanza grati e non si può neanche<br />
ringraziarti come si deve. Soltanto fare uno scarso<br />
riferimento a quella vera e palpabile, nobile gratitudine<br />
che ti spetta. Oh, se io fossi il Ministro della Cultura o<br />
un premier della letteratura, ti segnalerei al Premio<br />
Kossuth! Cara Melinda, non è uno scherzo, non è un<br />
vuoto complimento, lo meriteresti... e può darsi che io<br />
batta porte aperte e un giorno lo riceverai veramente.<br />
Ti ringrazio per quello che fai anche per me e per i<br />
valori da conservare.<br />
In questi giorni aspetta il postino, spero che riceverai la<br />
mia lettera!<br />
Ti auguro tutte le cose buone, felice Pasqua,<br />
resurrezione in cui non soltanto Cristo risorge ma anche<br />
la purezza umana, il suo nobile valore. Ti ringrazio a<br />
parte anche della tua “piccola risposta”. Io ho le stesse<br />
considerazioni per te, quanto tu hai per me! Il Buon Dio<br />
sia con te ed accompagni la tua vita!<br />
Ti abbraccio con tanto affetto, Klára<br />
11. 06. 2010 09:42 Arch. Carlo Sarno – Cava de’ Tirreni (Sa)<br />
Gentile Prof.ssa Melinda B. Tamás-Tarr,<br />
sono lieto che ha gradito l'inserimento del suo bel<br />
testo su ARTCUREL, grazie anche per la segnalazione<br />
della nuova edizione del libro "Da padre a figlio"...<br />
Inoltre, colgo l'occasione per complimentarmi per<br />
l'interessante e interculturale rivista "<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>" che dirige con sapienza e passione per la<br />
divulgazione culturale.<br />
Che la SS. Trinità ci benedica!!!<br />
Fraternamente in Gesù e Maria,<br />
Carlo Sarno<br />
07. 07. 2010 13:33 Ornella Fiorini – Ostiglia (Mn)<br />
Cara Melinda,<br />
stamattina ho ricevuto la tua interessante rivista, volevo<br />
ringraziarti – anche - per 'l'informazione' relativa al<br />
'reading-CicloPoEtica 2010'.<br />
Ho visitato il sito dell'evento e ho lasciato una 'specie'<br />
di commento che commento non è ...<br />
Più che altro ho usufruito dello spazio per dire agli<br />
organizzatori che, se farà loro piacere, potrebbero<br />
visitare il mio sito e valutare, poiché la tappa del<br />
prossimo 7 agosto si farà qui vicino a casa mia, la<br />
possibilità di un mio intervento.<br />
Non ho formulato, comunque, nessuna richiesta al<br />
riguardo, però almeno (sempre se vorranno visitare i<br />
links), sapranno che tra me e il Fiume c'è un dialogo<br />
lungo da più di trent'anni...<br />
Grazie anche a te, per questa attenzione...<br />
Un caro saluto, e buona estate.<br />
Ornella<br />
15. 07. 2010. 19: Giorgia Scaffidi– Montalbano Elicona (Me)<br />
Gentile Professoressa,<br />
Innanzitutto la vorrei ringraziare per la bellissima<br />
recensione che ha voluto fare alla mia silloge di poesie,<br />
è stato un dono molto gradito. Le esprimo anche tutta<br />
l’ammirazione che provo nei suoi confronti per la<br />
costanza e l’impegno che mette nella pubblicazione dell’<br />
”<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>”.<br />
Quando mia mamma mi ha detto che esisteva una<br />
rivista italo-ungherese sono stata molto felice<br />
nell’apprendere questa notizia.<br />
La ringrazio anche per la disponibilità di aiutarmi<br />
riguardo la ricerca che sto facendo sui maggiori poeti<br />
ungheresi. È una ricerca che mi sta permettendo di<br />
conoscere e scoprire le origini dell’Ungheria, dei grandi<br />
Poeti che ci hanno preceduto e le origini del nostro<br />
futuro. Mi rattrista molto constatare che né tra i miei<br />
professori né nelle antologie conoscano o si citi il nome<br />
44<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
dei grandi poeti e degli scrittori ungheresi, che<br />
sicuramente hanno contribuito moltissimo alla nascita e<br />
alla formazione della letteratura mondiale. Quindi<br />
accetto molto volentieri e Le sono grata per la<br />
possibilità che mi offre nel poter pubblicare<br />
periodicamente questa mia ricerca.<br />
Certamente, a mia volta, mi rendo disponibile<br />
nell’aiutarLa anche se leggendo le Sue traduzioni noto<br />
una conoscenza molto approfondita della lingua e della<br />
cultura italiana.<br />
Oggi parto anche per l’Ungheria e non appena<br />
ritorno, se Lei non è impegnata o non è in ferie, Le<br />
vorrei inviare questi miei appunti che devo ancora<br />
completare e che farò in queste vacanze.<br />
Rinnovando i miei ringraziamenti più sinceri e la stima<br />
che nutro nei Suoi confronti Le porgo amichevoli saluti<br />
Giorgia Scaffidi<br />
********************************************************<br />
Infine ecco le immagini delle pagine d’apertura della<br />
Home Page e le altre reperibilità (passo di traguardo)<br />
del nostro sito:<br />
Sito ufficiale: http://www.osservatorioletterario.net/<br />
Galleria Letteraria e Culturale Ungherese<br />
http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/<br />
La pagina d’apertura in ungherese dell’<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong><br />
http://xoomer.virgilio.it/bellelettere/<br />
Archivio telematico dei fascicoli editi dell’<strong>Osservatorio</strong><br />
http://www.osservatorioletterario.net/archiviofascicoli.htm<br />
Portale ungherese supplementare dell’<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong><br />
http://www.testvermpuzsak.gportal.hu/<br />
Oltre all’archivio di stampa anche alcuni fascicoli, anche<br />
integri, sono presenti sull’Archivio Digitale Nazionale<br />
della Biblioteca Nazionale Szérchenyi di Budapest:<br />
http://epa.oszk.hu/01800/01803<br />
L’O.L.F.A. è presente anche sull’Enciclopedia Libera<br />
Wikipedia:<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/<strong>Osservatorio</strong>_<strong>Letterario</strong><br />
http://hu.wikipedia.org/wiki/<strong>Osservatorio</strong>_<strong>Letterario</strong><br />
Durante questi anni, particolarmente negli anni<br />
iniziali, almeno nel mio ambiente strettissimo mi<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 45
sarebbe piaciuto sentire degli incoraggiamenti<br />
professionali invece di disinteresse, rimproveri immeritati<br />
e critiche ingiuste. Particolarmente nel difficile<br />
periodo dell’ambientamento in un mondo per me<br />
completamente estraneo. Ma non è stato così, ho<br />
trascorso le giornate veramente in grande solitudine<br />
prima e dopo la nascita di mia figlia. Con la sua nascita<br />
invece ho anche avuto la sensaszione come se fossi<br />
stata una ragazza madre: il 6. 1. 1986, tornando a casa<br />
dall’ospedale con la neonata di quattro giorni sono<br />
rimasta a casa da sola tutti i giorni fino alle otto di<br />
sera. Io, con la bebé, da sola ho continuato i lavori<br />
domestici allargati coi nuovi impegni di neomamma e<br />
con le altre mie attività intelletuali sospese... Nei primi<br />
tre giorni da neo-mamma soltanto una mia vicina di<br />
casa - della stessa età di mio padre – gentilmente<br />
bussava alla mia porta per chiedermi se avessi avuto<br />
bisogno di qualcosa portandomi anche un piatto<br />
abbondante di zuppa di patate per pranzare, almeno<br />
sollevarmi dagli impegni di cucina dedicati a me stessa...<br />
La ricordo con grande gratitudine. Una settimana<br />
dopo il parto invece ho già girato a fianco del marito<br />
per cercare un mobiletto stabile dove sistemare la<br />
bilancia noleggiata per pesare giornalmente la neonata...<br />
Il telefono non squillava mai per sentire come<br />
riuscivo ad andare avanti in questi difficili giorni... I miei<br />
genitori invece essendo lavoratori attivi, in gennaio<br />
1986 non potevano prendere ferie e viaggiare in Italia,<br />
poi non avrebbero neache ricevuto il passaporto a quei<br />
tempi. L’hanno ricevuto soltanto per l’estate dietro la<br />
mia lettera d’invito ufficiale con la dichiarazione di<br />
assicurare il loro completo mantenimento per un mese<br />
di permanenza italiana. A quei tempi all’occidente, i<br />
cittadini ungheresi potevano viaggiare come turisti solo<br />
ogni cinque anni. Nell’intervallo soltanto dietro di una<br />
lettera d’invito ufficiale, munita da marche da bollo. Sì,<br />
perché l’estate precedente hanno già trascorso le loro<br />
ferie a casa mia, dato che non azzardavo affrontare il<br />
lungo viaggio con pancione... Così, di giorno, completamente<br />
da sola, lentamente, recuperando la mia forza e<br />
ritornando al solito ritmo quotidiano, accanto agli studi<br />
giuridici ho ripreso – dopo 23 anni – anche i miei studi<br />
di pianoforte con l’intenzione di seguire il programma<br />
didattico pianistico (che durava per 10 anni) con la<br />
guida del M° Edgardo Orsatti e nel frattempo ho<br />
cominciato a scrivere in italiano per migliorare il mio<br />
italiano ed ho cominciato a partecipare ai concorsi<br />
letterari per non sentirmi emarginata, mentre continuavo<br />
anche la ricerca del lavoro renumerativo. Ottenendo<br />
la cittadinanza (marzo 1986) italiana mi sono iscritta<br />
anche all’ufficio di collocamento per dieci anni. Con la<br />
fondazione di questa rivista non ho più rinnovato l’umiliante<br />
iscrizione che in realtà era inutile... Questo è già<br />
un’altra storia di cui periodo ricordo nel mio scritto<br />
autobiografico del 1996, intitolato «Arrivando dalla<br />
Pannonia (Frammenti di memorie)» [Autogiografia, pp.<br />
214 (1956-1996); Premio Pieve 1997; v. WEBIF - Archivio<br />
Diaristico Nazionale MP/97)]. Così registrai i miei pensieri a<br />
proposito di questo periodo: «Non dimentico le mie<br />
grandi speranze che piano piano sono svanite. Dodici<br />
anni fa né io, né mio marito pensavamo che non sarei<br />
riuscita ad inserirmi nell’ambiente di lavoro italiano...<br />
Quindi non pensavo di essere costretta a rinunciare<br />
all’attività extradomestica... [...] Nonostante le soffe-<br />
renze a causa della persecuzione politica subita degli<br />
anni Settanta-Ottanta, ripiango quel periodo: allora<br />
almeno avevo la mia professione a cui mi potevo<br />
dedicare con la massima soddisfazione, mi sentivo appagata<br />
e veramente realizzata: esercitavo la professione<br />
per cui ero preparata all’università, avevo una notevole<br />
autorità nell’ambiente scolastico.<br />
Ora invece mi sento isolata, nella periferia della società<br />
circondata dalla solitudine senza amici, senza vita<br />
sociale. Ad ogni mia richiesta di lavoro la società<br />
italiana risponde soltanto un “no”! In tutti questi anni di<br />
ricerca soltanto ho incontrato lo sfruttamento economico<br />
e l’imbroglio. Così mi dedico alle traduzioni,<br />
interpretariato ed alla letteratura coltivando la narrativa,<br />
la poesia e la saggistica, ma non sono appagata:<br />
con i riconoscimenti teorici non si può vivere, la vita<br />
costa, costa tutto, così anche le partecipazioni ai<br />
concorsi letterari. Per le traduzioni non mi volevano pagare<br />
l’onorario dovuto, oppure non mi hanno neanche<br />
retribuito. La più brutta esperienza l’ho avuta con il<br />
titolare – N.d.R. bolognese – di una società exportimport<br />
che commercializza piastrelle. [...]» A tutta<br />
questa storia sono proprio attinenti i pensieri del<br />
sonetto della mia connazionale, Klára Tóth Hollóssy,<br />
intitolato «Quanto», che potete leggerlo nella mia<br />
traduzione sulla 74^ pagina.<br />
Dopo questa rassegna documentaria mi rimane un’ultima<br />
cosa da farVi ricordare: In occasione del quindicinale<br />
anniversario Vi ho annunciato anche il progetto<br />
editoriale di un’antologia e spero di poter realizzarlo<br />
entro l’estate del prossimo anno ed anche questo volume<br />
sarà ordinabile presso qualsiasi negozio della Feltrinelli<br />
ed anche online sul sito de lafeltrinelli.it,<br />
ilmiolibro.it e così via... Vi informo inoltre, che è in corso<br />
di edizione anche una raccolta più di 70 poesie<br />
tradotta da me. Era un enorme impegno di lavoro<br />
senza sosta, iniziato dal novembre dell’anno scorso. Si<br />
tratta del volume intitolato «Ombra e Luce» di Maxim<br />
Tábory di cui potete leggere di più in questo fascicolo.<br />
La sua uscita è prevista entro il novembre o dicembre.<br />
Nel frattempo l’«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» ha pubblicato<br />
nel mese di novembre un volume di brevi racconti di<br />
Umberto Pasqui. Quindi, queste sono le ultime novità<br />
della nostra rivista.<br />
Infine, Vi chiedo cortesemente di essere indulgenti<br />
per le mie imperfezioni linguistiche, non ho a mia<br />
disposizione del personale per questo enorme lavoro.<br />
Con gratitudine ringrazio tutti Voi per i qualsiasi contributi,<br />
per la compagnia di questi lunghi anni e spero di<br />
poter continuare la strada insieme ancora per altri parecchi<br />
anni...<br />
Sono grata anche per tutte le esperienze negative<br />
che pure mi hanno dato un grande stimolo per il mio<br />
progresso professionale... Di nuovo, ma non in ultimo<br />
posto, grazie al Dio<br />
per i doni spirituali ed<br />
intellettuali ricevuti,<br />
per il concepibile<br />
sostegno... Priva di<br />
essi non sarei arrivata<br />
in nessuna parte!<br />
Presepe, Foto di © Mttb<br />
46<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
Ora Vi auguro buona lettura ed in vicinanza delle<br />
festività Buon Natale e Felice Anno Nuovo! Alla<br />
prossima!<br />
(- Mttb -)<br />
Quadro di Enzo Pasqui (1920-1998)<br />
Anonimo<br />
TU CHE NE DICI SIGNORE<br />
BUON NATALE<br />
|<br />
|<br />
|<br />
|<br />
TU<br />
CHE<br />
NE DICI<br />
O SIGNORE,<br />
SE IN QUESTO<br />
NATALE FACCIO<br />
UN BELL’ALBERO DENTRO<br />
IL MIO CUORE E CI ATTACCO<br />
INVECE DEI REGALI<br />
I NOMI DI TUTTI I MIEI<br />
AMICI. GLI AMICI LONTANI E<br />
VICINI, GLI ANTICHI ED I NUOVI,<br />
QUELLI CHE VEDO TUTTI I GIORNI E<br />
QUELLI CHE VEDO DI RADO, QUELLI CHE<br />
RICORDO SEMPRE E QUELLI CHE, ALLE VOLTE<br />
RESTANO DIMENTICATI, QUELLI<br />
COSTANTI E QUELLI INTERMITTENTI,<br />
QUELLI DELLE ORE DIFFICILI E QUELLI DELLE<br />
ORE ALLEGRE, QUELLI CHE, SENZA VOLERLO, MI<br />
HA<strong>NN</strong>O FATTO SOFFRIRE, QUELLI CHE CONOSCO PROFON-<br />
DAMENTE E QUELLI DEI QUALI CONOSCO SOLO LE APPARENZE,<br />
QUELLI CHE MI DEVONO POCO E QUELLI AI QUALI DEVO MOLTO. I MIEI<br />
AMICI SEMPLICI ED I MIEI AMICI IMPORTAN-<br />
TI. I NOMI DI TUTTI QUELLI CHE SONO GIA’ PASSATI<br />
NELLA MIA VITA, UN ALBERO CON RADICI MOLTO PROFONDE<br />
PERCHE’ I LORO NOMI NON ESCANO MAI DAL MIO CUORE, UN ALBERO<br />
DAI RAMI MOLTO GRANDI PERCHE’ I NUOVI NOMI VENUTI DA TUTTO IL MONDO<br />
SI UNISCANO AI<br />
GIA’ ESISTENTI,<br />
UN ALBERO CON<br />
UN’OMBRA MOL-<br />
TO GRADEVOLE<br />
PERCHE’ LA NO-<br />
STRA AMICIZIA<br />
SIA UN MOMEN-<br />
TO DI RIPOSO<br />
DURANTE LE LOT-<br />
TE DELLA VITA.<br />
AUGURI A TUTTI.<br />
Buon Natale 201<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 47
APPENDICE/FÜGGELÉK<br />
____Rubrica delle opere della letteratura e della pubblicistica ungherese in lingua originale e traduzioni in ungherese ____<br />
VEZÉRCIKK + 1<br />
LAUDATIO<br />
LAUDATIO<br />
LAUDATIO<br />
LAUDATIO<br />
JUBILARIS<br />
JUBILARIS<br />
JUBILARIS<br />
JUBILARIS<br />
Kétnyelvű folyóirat évfordulóját<br />
köszöntendő mindkét nyelven<br />
érthető két szóva l il-<br />
15<br />
15<br />
lendő köszönteni. Tizenöt<br />
esztendőjébe lépett, a Ferrarában<br />
kiadott, a világ sok táján é-<br />
lő magyaroknak és olaszoknak egyaránt<br />
jelentős folyóirat, az „<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>”.<br />
Ember életében gyerekidő ez, a kamaszkor lázadó<br />
éveinek kezdete, de egy rangos irodalmi lap számára<br />
tiszteletreméltóan hosszú időszak, már-már korszakos<br />
idő. Kevés az olyan rangosnak számító folyóirat, amely<br />
ennyi időt megélt. Több az, amely néhány szám, vagy<br />
esztendő után erejét vesztve az érdektelenségbe, a<br />
közönybe fulladt. Ignotus és Babits „Nyugat”-ja,<br />
Herczeg Ferencék „Új idő”-je éltek meg, valóban<br />
korszakuk izlésvilágának támogatásával ilyen időt.<br />
De a Ferrarában szerkesztett „Ossservatóriót”<br />
egyetlen személy - ráadásul egy nő - szerkeszti,<br />
tudomásom szerint a maga erejéből. Legfeljebb olvasói<br />
és családtagjai támogatását élvezve. Melinda asszony<br />
vállalkozása és törekvése ezért inkább Németh<br />
Lászlónak a harmincas években megindított<br />
egyszemélyes folyóiratához, a „Tanú”-hoz hasonlító<br />
vállalkozás. Ám annak fejfájára az lett ráírva „Élt 3<br />
esztendőt.” A pénzhiány, az érdektelenség, és a többi<br />
jelentős írótársa támadása miatt szűnt meg. Az<br />
egyetlen barát és kritikustárs Gulyás Pál kivételével<br />
össztűz alá vették.<br />
Az „<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>” nem úgy egyszemélyes<br />
kiadás, ahogy a „Tanú” volt. De mégis egyszemélyes,<br />
hiszen egyetlen személy, Melinda asszony válogatja,<br />
gyűjti, keresgéli a bekerült írásokat. Valahogy úgy,<br />
ahogy a virágokat kedvelő lélek, a mezőn a szebbnél<br />
szebb illatozó növényeket. Egyszerre két réten, az olasz<br />
nyelv rétjén és a magyarok mezején gyűjtögeti a<br />
virágokat.<br />
És ezt oly módon, hogy bár karakteresen, igazi<br />
műgonddal, azt is mondhatnánk, hogy kissé<br />
asszonyosan szeszélyesen, ahogy a két virágzó réten<br />
szedett növényeket csokorba köti, a közös folyóirat<br />
vázájában elénk helyezi. Nem úgy, hogy előbb az egyik<br />
nyelven születettek olvashatók, hanem elegyesen<br />
váltakoztatva, értelmet egyáltalán nem zavaró<br />
sorozatokban állítva.<br />
Mi az, amit egy ilyen, sokak érdeklődésére szító<br />
folyóiratnak kínálnia kell? Korszakalkotó nagy műveket<br />
ritkán közölnek először folyóiratokban. Amúgy is ritkán<br />
születik ilyesmi, manapság egyre kevesebb számban.<br />
De már megjelent remekművekre illik és tudni kell<br />
vigyázni. Akár azok újra közlésével, a kétnyelvűség<br />
kihasználásával, a művek gondos átültetésével.<br />
Számtalan példa mutatja, hogy a szerkesztőnő ezt<br />
mennyire fontosnak érzi. S hogy ebben a saját<br />
tehetségével is kiállva közreműködésre bíztat másokat.<br />
Aztán méltatlanul elfelejtett, többnyire nem is irodalmi<br />
okok, hanem világnézetük miatt száműzött vagy<br />
agyonhallgatott tehetségek műveinek bátor<br />
közreadásával, jelentőségük méltatásával, valamilyen<br />
igazság - ha az irodalomban, vagy bárhol létezhet ilyen<br />
- helyreállításával. Az egyik mostani legnagyszerűbb<br />
példa és kísérlet erre Tormay Cécile méltatása és<br />
nagyszerű életművének bemutatása, a róla szóló idegen<br />
nyelvű kritikusok és hazai írótársak méltatásának<br />
bemutatása. Micsoda fájdalmasan igaztalan sorsa volt<br />
ennek az életében is halálra üldözött írónőnek, melyet<br />
az „<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>” emlékünkbe idéz. A „Kelet<br />
Népe” egykori szerkesztőnőjeként számos - később<br />
nagynevű - írótársának adott helyet és teret, és<br />
közülük, alig emlékeztek rá írásaikban. Talán egyedül<br />
Szerb Antal a kivétel ezen a téren, aki a Magyar<br />
Irodalomtörténet-ének utolsó fejezetében méltatja<br />
regényeit és írásait. De - és ez se hallgattassék el - a<br />
későbbi kiadásokból ezt a fejezetet kivették. Ugyanúgy,<br />
ahogy a szerző munkáját és munkásságáról szóló<br />
méltányos kritikákat.<br />
Ne várjon senki jót és elismerést, aki az irodalmi élet<br />
ingoványos mezejére rálépni merészkedik. Engem, hogy<br />
saját példámat említsem, Illyés figyelmeztetett erre,<br />
mielőtt elküldte volna néhány veresemet az „Új Írás”<br />
akkori szerkesztőjének. «Gondold meg jól, valóban<br />
közzé akarod-e tenni írásaidat? Vedd tudomásul, ha<br />
kiadod, sokkal több károd, békétlenséged támad,<br />
haragosaidnak száma hatványozottabban fog<br />
növekedni, míg azok, akik, szívükbe zárnak, csak<br />
egyesével-kettesével néha. Változtass nevet legalább,<br />
hogy azonnal rád ne támadjanak, elvégre orvos vagy.<br />
Sokan ismernek, még többen fognak rátámadni azért,<br />
hogy „kiírtad” valamelyik rokonának nem éppen<br />
dicséretre méltó cselekedetét.» És volt is okom<br />
megbánni a magányból való kilépést, de nem erről<br />
szeretnék most beszélni.<br />
Egy folyóirat szerkesztőjét még több oldalról és még<br />
többen támadják, és okolják, a maguk sikertelenségéért<br />
is. Németh László még halálos ágyán is gyűlölettel<br />
említi Babits nevét. Őt, és persze Osvátot okolja azért,<br />
hogy megölték benne a költőt. Nem volt igaza, már<br />
csak azért sem, mert mint novella és esszéírót ugyanők<br />
tárt karokkal fogadták be maguk közé. És milyen<br />
hamar, és milyen fiatalon. És Babitsot nemcsak<br />
Németh, hanem mások is, szinte csapatostól<br />
kárhoztatták. Köztük, egy remek versében József Attila<br />
is, igaz, később egy ugyancsak remek versében<br />
kiengesztelte. De hát mit ér az ilyesmi…<br />
Nagy vonalakban két nagy csapatra lehet osztani<br />
azokat, akik egy, a színvonalra vigyázó lap - és az<br />
„<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>” ilyen - szerkesztőjét támadják.<br />
Egyfelől vannak azok, akik beküldött írásait lapjában<br />
nem hajlandó közölni. Nem tudom, de remélem, hogy<br />
ezekre is szán időt Melinda asszony, de ha nem, ezt is<br />
meg tudom érteni. Igazából én is csak egyetlen ilyen<br />
lelkiismeretes szerkesztővel találkoztam, az egykori<br />
pécsi „Jelenkor” sajnos már szintén néhai<br />
szerkesztőjével, Tüskés Tiborral, aki szinte napokon<br />
belül válaszolt minden hozzá küldött levélre, akár<br />
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hajlandó volt közölni a hozzá küldött anyagot, akár<br />
valamiért el kellett utasítania.<br />
Persze a szerzők többsége akkor is neheztelni fog, ha<br />
kedvesen-udvariasan, de kosarat kap. Ilyenekből áll a<br />
haragosak egyik tábora. A másoké, az igazán<br />
gyűlölködőké azokból, akik a lapban megjelent írások<br />
miatt kelnek haragra. Ezek a veszedelmesebbek, mert<br />
többnyire előítéletes, s legtöbbször nem irodalmi<br />
okokból neheztelnek a közlés miatt.<br />
Hányszor és milyen mértékben volt az eltelt tizenöt<br />
esztendő alatt az „<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>”<br />
szerkesztőnője, s ezért emiatt egyedül felelősséget<br />
magára vállaló asszony, nem tudhatom. De – ezt<br />
szintén Illyéstől tudom – Babits szinte belerokkant<br />
azokba a támadásokba, amelyek a „Nyugat”<br />
szerkesztőjeként érték. S Csak Németh, József Attila és<br />
más nagyságok, mint a más okok miatt szintén gyakran<br />
mellőzött Szabó Lőrinctől is hány és miféle<br />
gyalázkodások. Igaz, ő egy rangos, és hazai<br />
viszonylatban meglehetősen nagy pénzzel járó<br />
díjazásnak is kiosztogató főkurátora volt. Melinda<br />
asszony szerencsés, hogy ilyennel nem rendelkezik.<br />
Kevésbé szerencsés amiatt, hogy még annyival sem,<br />
hogy a leközölt írásokért szerzői honoráriumot fizessen.<br />
De azért kap ő is eleget, hideget-meleget a<br />
megjelentetésekért éppúgy, mint a kihagyásokért.<br />
Ha még egyszer lesz módom legalább telefonon<br />
beszélgetni vele, meg is kérdezem tőle, hogy miből<br />
menyit kapott. S hogy – mégiscsak, a gyöngébb<br />
nemhez tartozóan – hogy tudta elviselni a szidalmakat,<br />
éppúgy, mint az elismeréseket. Mert néha ezeket se<br />
könnyű, főleg, ha nem olyantól kapja, akitől igazán<br />
szeretné.<br />
Férfiukat meghaladó erő kell ehhez. Akaraterő, kitartás,<br />
csakazértis ragaszkodás ahhoz, amire az életét feltette.<br />
Amihez hozzákötötte magát. Pedig Melinda asszony –<br />
amint az fentebb leíródott, gyöngédséggel, érzelmekkel<br />
tele nőies nő. Hogy némi férfias erő is kapcsolódik<br />
jelleméhez, az kell a küldetéses munkájához, amit<br />
magára vállalt. Ilyen küldetéses erő kell, hogy legyen<br />
benne, másképp lehetetlen lett volna vállalni ezt a<br />
működést.<br />
Vajon szerencsésebbek, vagy szerencsétlenebbek<br />
társaiknál akik küldetést kapnak valamire? Ne<br />
keressünk misztikus magyarázatokat. Egyszerűen csak<br />
elgondolkodtatnak, hogy mire képesek, mivel<br />
használhatnának. Tudni vélem, hogy amikor több mint<br />
15 évvel ezelőtt, mikor már anyanyelv szinten beszélte<br />
az olaszt és talán álmai egyik felét is ezen a nyelven<br />
élte, vált alkalmassá, képessé arra, hogy egy ilyen<br />
kettős nyelvű folyóirat megindításába kezdjen. Tövirőlhegyire<br />
kellett ismernie mind a két nyelv irodalmát,<br />
kultúráját, történelmét s a két nép között a zivataros<br />
történelem során kialakult hol szoros, hol elfeledett<br />
kapcsolatokat. A magyar nép és nyelv egyedisége, és<br />
árvasága, rokontalansága miatt mostohája a<br />
kontinensünknek, létszáma is alig ötöde az olasz<br />
nyelvet beszélőknek. A szorosan vett újlatin nyelvek<br />
kultúrnépei pedig egymás nyelvét könnyen megértik,<br />
talán százszorta többen vannak. Ám ha valamiben,<br />
akkor éppen ebben, ősi nyelvünknek az irodalomban<br />
elsősorban megőrződő, kifejeződő szépségének<br />
hordozásában velük egyenlők vagyunk. És más<br />
népekkel is vetélkedhetünk – tegyük hozzá.<br />
Az egyszerre két nyelven megjelenő, egymásba<br />
fonódó, egymást erősítő irodalmi alkotások révén<br />
nemcsak a két nyelvi kultúra közelíthet egymáshoz,<br />
hanem az egymásra hatás következtében valami,<br />
újdonság is létrejön. Bátran merek hozzászólni ehhez a<br />
folyamathoz. Hiszen anyám, a Modenában született és<br />
apámhoz, a magyar katonához hozzáment leányzó<br />
révén - bár soha nem tudtam irodalmi szinten<br />
elsajátítani a nyelvüket, ahogy ezt munkáim: verseim,<br />
drámáim, prózáim és esszéim is tanúsítják - félig mégis<br />
az olasz kultúra bűvöletében élek. Ennek auráját érzem,<br />
úgy mint a magyar nyelvnek ízeit, amikor valamelyik<br />
művemet megfogalmazom.<br />
Valami ilyesmi járhatta át Melinda asszony tudatát is,<br />
amikor ennek a két kultúrának különbözőségeit<br />
gondosan megőrizve közelítésén fáradozott. Ez a<br />
küldetés, ami a legfőbb erővel kisugárzik az<br />
„<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>” hasábjairól.<br />
A kitartó erőfeszítés már nem csak az irodalmi<br />
kapcsolatok felkutatására szolgál. Úgy vélem, éppen<br />
emiatt fogadta lelkesen és tette elsőként közre<br />
folyóiratában azt a csak néhány példányban megjelent<br />
„Cronaca Illustratá”-t, amelyik egyik, olasz<br />
unokatestvérem és magam együttműködése révén egy<br />
sajátosan magyar-olasz művészkedésként bontakozott<br />
ki. A díszes csempék, stufák áruként is elkeltek, biztos<br />
több anyagi sikert hoztak, mint Melinda asszony és<br />
remete jómagam alkotásai.<br />
Mégis, ha valami, a legkevésbé fontos, az ez. Nagy<br />
elszántság, okosság és ügyesség is kell ahhoz, hogy a<br />
küldetést teljesíteni lehessen. Önzetlenül, még azt sem<br />
mérlegre téve, ami nyilvánvaló, hogy nekünk, kevésbé<br />
ismert nyelvű néphez tartozóknak, fontosabb, többet<br />
jelent ez a lehetőség, mint a világ legnagyobb nyelvű<br />
népek irodalmához magukat hozzámérni tudó<br />
olaszoknak. De érdeklődésüket szórakoztatásukon túl<br />
tudásukat az ő nyelvükre lefordított magyar agyakban<br />
született versek és írások is fel tudják kelteni. Külön<br />
becsülendő és köszönet azért, hogy mindkét nyelvben<br />
jártas költői tehetségével ehhez a szerkesztőnő maga is<br />
hozzá tud járulni.<br />
Utolsó gondolatként emiatt térek vissza a tágas olasz<br />
mezőkön és a szűkösebb magyar réteken csokorba<br />
szedhető s köthető virágok hasonlatára. Nem vázába<br />
kerülnek ezek, hanem gyökerestül átültetve abba a<br />
különleges kertecskébe, amelyet ez a Ferrárába került<br />
magyar asszony gondoz. Shelley csodálatos verse jut<br />
eszembe erről „Az érzékeny Plánta”. Az első sorai:<br />
„ Egy kertben<br />
egy Érzékeny Plánta nőtt<br />
Harmattal a szél dajkálta őt”….<br />
És aztán a második részben, Babits nagyszerű átültetésében:<br />
„S ez Édenkertben egy bűvös Erő<br />
Élt, titkos Éva, gondviselő<br />
Varázs, altatni és költeni ott<br />
Mindent, mint Isten a csillagot<br />
Egy Hölgy….”<br />
Hosszú évtizedeken, majd fél évszázadon keresztül<br />
próbálták elhitetni velünk a materialisták, hogy az<br />
anyagi erők terméke minden, tehát a szellem, a kultúra,<br />
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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
a művészetek, az egész Civilizációnak nevezett,<br />
emberek által is létrehozott világ. Pedig nyilvánvaló,<br />
hogy ez nagy butaság. Az anyag képtelen szellemi erőt<br />
teremteni, alkotni; nem képes isteni energiák nélkül<br />
bármit is létrehozni, megvalósítani, fenntartani.<br />
Érjen meg még számos szép jubileumot Melinda<br />
asszony a maga szép Édenkertjében, ebben a<br />
különleges növényzetű, kettős nyelvű Osservatoriójában!<br />
Bodosi György<br />
alias Dr. Józsa Tivadar<br />
- Pécsely -<br />
Lectori salutem!<br />
Mindenekelőtt nagyon szépen<br />
köszönöm Bodosi György írónak és<br />
kritikusnak az «<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>»<br />
15 éves születésnapja alkalmából<br />
küldött írását. Sorai olvasása során<br />
valóban meghatódtam s egyszerűen<br />
nem találtam rá szavakat. Ilyen jó<br />
kritikát és elismerő szavakat kapni egy olyan embertől,<br />
akitől különösen a nőköltők rettegnek, bizony nem kis<br />
dolog, különösen nagy, megtisztelő, kitüntető és<br />
felbecsülhetetlen elismerés! Még egyszer NAGYON<br />
SZÉPEN KÖSZÖNÖM!<br />
Olaszországi szakmai utam, elsősorban az «<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>» útja megegyezik itteni életutammal.<br />
Az olasz nyelvű vezércikkemben jeleztem<br />
dokumentumokkal alátámasztva igazságtalanságokat,<br />
amelyeket velem szemben elkövettek irodalmi-,<br />
kulturális, sajtó- és kiadói vállalkozásommal szemben:<br />
megpróbáltak zsarolni állítólagos jogtalan közlés miatt,<br />
szerencsére a mitomán szerző erősen célt tévesztett,<br />
márcsak azért is, mert ő maga kérte a pozitív elbírálás<br />
esetére a közlési lehetőséget... Aztán olyanok is voltak,<br />
akik kifogásolták, belekötöttek kezdeményezéseimbe,<br />
mondván, hogy egy külföldi mi jogon bírálhatja el az<br />
olasz irodalmi alkotásokat, ha ő maga nem tud<br />
korrektül olaszul írni, megerősítvén, hogy ők bizony<br />
nem vesznek részt az általam meghírdetett irodalmi<br />
pályázatokon. (Jól is tették, s így legalább megkíméltek<br />
az esetleges kiselejtezésük miatti zsörtölődésüktől,<br />
vádaskodásuktól, támadásuktól) Belekötöttek a<br />
részvételi díjakba, az irodalmi díjakkal járó kiadói<br />
programokba és még sorolhatnám... Persze mindezt<br />
egyetlen kivétellel a hátam mögött hangoztatták,<br />
nekem egy árva szót nem írtak ilyesmiről, kerülő úton<br />
jutott el hozzám. Szemtől szembe nekem nem szóltak,<br />
nem írták meg nemtetszésüket. Azt megtanultam, hogy<br />
a szép Itáliában, ha valami működik, irígységből<br />
mindent elkövetnek, hogy tönkretegyék; vagy hogy<br />
bármit is kezdeményez vagy tesz egy idegen, gyanúval<br />
fogadják, s bizony sok olasznak nincs ínyére, de ha a<br />
saját fajtájuk tevékenykedik ugyanazon a területen, az<br />
rendben van s ha netán még törvényellenesen is, az<br />
előtt viszont szemet hunynak... Van is erre jó<br />
közmondásunk... 1996- és 1998 közötti időben egy<br />
folyóiratban 6 részes sorozatban közölt<br />
irodalomtörténeti esszém publikálását is kifogásolták,<br />
mondván, hogy nevem túl gyakran szerepel abban a<br />
folyóiratban, s tiltakoztak emiatt a lap tulajdonosánál.<br />
Vagy ne említsem a sok áskálódást, ármánykodást,<br />
amit tevékenységem ellen elkövettek. Vagy a<br />
gerinctelenséget mind olasz, mind magyar részről. Ne is<br />
szóljak arról, amikor, valószínű irígységből, tisztelt<br />
honfitársaim ledigóztak. Erre is akadt példa. Ráadásul<br />
sokszor olyanok részéről érkeztek a piszkálódások,<br />
visszaélések vagy inkorrektségek, akiktől a legkevésbé<br />
várta volna az ember, vagy akiknek segítségére voltam<br />
még anyagilag is, amellett, hogy lehetőséget adtam<br />
megjelentetésre olyan időkben, amikor régóta mellőzték<br />
őket... Olyan is előfordult, hogy a kritikai<br />
megjegyzésemre, s majd annak felkérésre tett<br />
kifejtésemre “kikérték maguknak” az én szemszögembeli<br />
meglátást, de azt megelőzően természetesen<br />
levegőnek tekintettek... Nem csodálkoznék azon sem,<br />
ha ennek következtében bizonyos műfordítói<br />
versenyeken éppen ezért nem jutok el a megérdemelt<br />
díj odaítéléséig... Azt is felhozhatom, hogyha bizonyos<br />
egyetemen oktatóknak szükségük van rám,<br />
megtalálnak, de az én kérésemre nem reagálnak, vagy<br />
csak akkor - s ilyenkor nem sajnálják az időt hosszú<br />
levélben ecsetelni a kifogásokat, erre van idő - amikor<br />
hosszú idő után válasz nem érkezvén, még annyi sem,<br />
“hogy sajnálom, de elfoglaltság miatt nem tudok<br />
érdemben válaszolni” bátrokodtam azt írni kb. így:<br />
«sikerült megoldanom a fordítást, így szíves<br />
tudomására hozom, hogy nincs már szükségem szíves<br />
közreműködésére, s kérem ne fáradozzon ügyemben,<br />
mert már nem érvényes. Köszönettel és tisztelettel...»<br />
Vagy ne beszéljünk a szőrszálhasogatókról, akik<br />
olyanokat olvasnak ki a szövegeimből, amelyek meg<br />
sem fordultak a fejemben... Hányszor előfordult az is,<br />
hogy az ígéretek be nem tartása miatt nekem komoly<br />
anyagi káraim keletkeztek: kiadványok szerkesztésének<br />
és megjelentetésének előzetes megrendelése miatt más<br />
hasonló munkákat vagy fordítói- és tolmácsmunkákat<br />
nem vállaltam el, hogy eleget tudjak tenni a<br />
megrendeléseknek, s mikor elkészültem a munkákkal,<br />
amelyekbe rengeteg időt és fáradságot öltem, a<br />
nyomtatás előtt – még jó, hogy nem utána –<br />
visszaléptek a megrendeléstől, így elestem minden<br />
leendő kereseti lehetőségtől. Előleg fizetésébe persze -<br />
kevés kivétellel - senki nem ment bele. Ez is jó<br />
tanulópénz volt. Az ember bizalmával így és másképp is<br />
visszaéltek. Az is megesett, hogy valaki azt híresztelte,<br />
hogy ő a folyóirat tulajdonosa, főszerkesztője s ez egy<br />
kulturális rendezvényen véletlenül került felszínre, ahol<br />
fel kellett világosítanom a tévedésben lévőket, hogy<br />
nem én vagyok a bedolgozó, hanem az, aki kiadja<br />
magát a periodikám főszerkesztőjének... Az is<br />
megtörtént olasz és magyar részről egyaránt, hogy<br />
írásaimat saját munkájukként tüntették fel, még arra<br />
sem fordítottak fáradságot, hogy legalább a<br />
tagmondatokat tévesen elválasztó vesszőket kijavítsák.<br />
Nem csoda, hogy ezek után nincs bizalmam az<br />
emberekben, s nem is előlegezem meg a bizalmat<br />
többet senkinek sem. No, de nem is csodálkozom az<br />
idegenek irígységből, szakmai- vagy presztizs<br />
féltékenységből, ellenszenvből vagy egyszerűen<br />
rosszindulatból fakadó viselkedésén, ha a legközelebb<br />
állóktól is sokszor még igazságtalanabb reagálások<br />
érkeznek... Mint például olyan esetben, amikor nem<br />
lehet mindent aprólékosan megírni, mert adott esetben<br />
annak nincs jelentősége, vagy nem tartozik oda, elég<br />
csak egy utalás, s akkor azzal vádolnak meg, hogy<br />
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elhallgattam dolgokat... Vagy azért, mert tömören<br />
kellett fogalmaznom, vagy pedig mert a szerkesztők<br />
vágtak ki írásaimból innen-onnan részleteket s ezért<br />
nem szerepelnek az írásban bizonyos információk... Itt<br />
van pl. egy iskolai évkönyv esete, amelynek alkalmából,<br />
amelyet a magyarországi utolsó munkahelyem, 25.<br />
évfordulója alkalmából adtak ki, s az ebbe való írásra,<br />
mint egykori kollégát engem is felkértek. A<br />
rendelkezésemre álló korlátozott hely miatt nem<br />
térhettem ki részletesen arra, hogy tulajdonképpen mi<br />
módon választottam a tanári pályát. Akkor mindazt meg<br />
kellett volna írnom, hogy az érettségi után, apácaként<br />
szerettem volna tanári pályára menni s bent maradni a<br />
zárdában egy fogadalmam következtében, s mindent<br />
elkövettek szüleim, hogy ne maradjak bent, mondván,<br />
ha majd később is úgy gondolom, akkor visszamehetek<br />
a nővérekhez; rábeszéltek, hogy a vízgazdálkodási<br />
főiskolára jelentkezzem, holott tudtam, hogy elvérzek<br />
azon a felvételi vizsgán, nem nekem való pálya az<br />
üzemmérnökség... A szintén szüleim javasolta jogi<br />
pályára bizony a történelem felvételi vizsga miatt nem<br />
akartam menni, mivel utáltam a hazugság-történelmet,<br />
s mivel zene- és énektanár, zeneszerző, nagyanyai<br />
nagybátyám, adjunktus vagy docens - már nem<br />
emlékszem pontosan - Privler Gyula András, a mi Bandi<br />
bácsink tehetségesnek tartott s javasolta nekem a<br />
magyar- és ének-zene szakot, erre jelentkeztem s én is<br />
ezt találtam a legalkalmasabbnak számomra a<br />
zongoratanulmányaim alapján is - ahol a zongorarzást<br />
is folytattam, mivel egy hangszeren is kellett tudni<br />
zenélni -, s nem hallgattam édesanyám ellenvetésére,<br />
hogy ének-előképzettségem nem lévén a<br />
hangszalagjaim nem fogják bírni. A felvételi előtt<br />
lakóhelyemen külön szolfézs- és énekórákra jártam egy<br />
zeneiskolai tanárhoz s egy zongoratanárnőhöz.<br />
Édesanyám jóslata bevált sajnos s emiatt kénytelen<br />
voltam szakot változtatni. A magyar–orosz szakot<br />
választottam s erre jött édesanyám levele, hogy<br />
azonnal módosítsam a szakpárosítást, mert ha<br />
rendszerváltozás lesz - ez is bekövetkezett, de jóval<br />
később – nem fogok tudni mit kezdeni az orosszal. Így<br />
esett a választásom a történelemre, mert a még<br />
fennálló német – és angol szaktárgyakat nem<br />
választhattam. Azt is megemlíthettem volna, ha ideillő<br />
lett volna, hogy a gimnáziumban volt lehetőség<br />
különórában olaszt tanulni, de ehhez nem járultak<br />
hozzá a szüleim, mondván, hogy nem világnyelv, mit is<br />
kezdhetnék majd az életben az olasszal – lám-lám,<br />
mintha megéreztem volna akkor, hogy a számomra<br />
nagyon vonzó nyelv ismerete hasznomra válhat -; s<br />
mivel szülői beleegyezés kellett, nem jelentkezhettem<br />
erre a különórára. Ellenben német különórára járattak<br />
az olasz helyett s a németet pontosan a kényszerített<br />
tanulása miatt nem szerettem, nem is tanultam ezt a<br />
nyelvet becsületesen a gimnáziumi időszakban. Később<br />
fiatal felnőtt fejjel, a főiskola előtti évben, a megyei<br />
bírósági gazdasághivatali napi adminisztrátori munkám<br />
lejárta után, a késő délutáni és esti oktatások<br />
keretében szívesen jártam Kemény Géza tanár úr (aki<br />
költő is volt) TIT-óráira, a vegyipari egyetemi műszaki<br />
rajzolói tanfolyam és a zongoratanulmányaim mellett,<br />
de ez nem volt elegendő a német szak felvételéhez. A<br />
legrosszabb esetben, alternatívaként az angollal is<br />
kiegyeztem volna – mégha ez nem is vonzott – a<br />
gimnáziumi angol különórát illetően, de szüleim, a<br />
német mellett döntöttek. Nem soroltam fel, hogy a fent<br />
és lent említett Bandi a tanító diplomával rendelkező<br />
anyai nagyanyám bátyja volt, akinek édesapja, azaz az<br />
én dédnagyapám, valamint férje, az én anyai<br />
nagyapám szintén tanítói képesítéssel rendelkeztek,<br />
édesanyám testvérei mind pedagógusok voltak, a<br />
nővére tanár, a két húga óvónő, unokahúga szintén<br />
zenei vonalon docens volt... Nos, mindezek nem is<br />
lettek volna odaillők s tömör megfogalmazásommal<br />
utaltam arra – amit kérkedésnek minősítettek s amiben<br />
mindezek benne foglaltatnak –, hogy örökölt tanári<br />
hajlamomnak köszönhetően tudatosan választottam ezt<br />
a hivatást.... Arra sem tértem ki, hogy a negatív<br />
tapasztalatok miből álltak az oktató-nevelő munkám és<br />
a tanulóéveim alatt, sem arra, hogy az akkori<br />
kommunista szellemű, kádári rezsim kiszolgálói mi<br />
mindent el nem követtek, hogy a nekik nem tetszőket,<br />
a «másként gondolkodókat» megakadályozzák a<br />
továbbtanulásban, érvényesülésben, így velem is hogy<br />
viselkedtek, de ennek ellenére mégiscsak sikerült tanári<br />
diplomát szereznem... Tanulmányaim alatt,<br />
kisgyerekoromtól kezdve érezhető volt a nyomás, s ez a<br />
sikeres felvételi vizsgára is rányomta bélyegét:<br />
fellebbezés lehetőségével elutasítottak, nem vettek fel,<br />
de végülis szerencsésen végződött édesapám<br />
közbenjárásának eredményeként, aminek<br />
következtében rajtam kívül az összes fellebbezés<br />
jogával elutasított felvételizőt felvették Pécsre abban az<br />
esztendőben... Legalábbis annak idején ezt állította<br />
édesapám. Nos, íme az iskolai évkönyvbeli írásomra<br />
kapott atyai reagálás, amely 1999. december 22-én<br />
érkezett az általa kiemelt részekkel, így legalább<br />
nyilvánosan, világraszólóan pótolva az általa kifogásolt,<br />
«szülőkbe való belerúgás»-ként minősített mulasztásom<br />
pótolván közzéteszem bármi félreértés elkerülése végett<br />
édesapám által kiemelt részeket tartalmazó kis<br />
levélcetlijét, beillesztve a 2008. május 5-i<br />
postabélyegzős leveléből is egy részletet, amiben annak<br />
ellenére, hogy ismerte hazai és akkori itteni<br />
körülményeimet azt írta nekem, hogy «[...] Szerencsés<br />
volt külföldre, mégpedig egy nyugati országba férjhez<br />
menned az akkori Magyarországból, mint kis pénzért<br />
itthon dolgozni. Ott viszont nem tetted le azokat a<br />
vizsgákat, amelyekkel elismertethetted volna az itthon<br />
szerzett tanári képesítésedet. Mi itthon éljük életünket<br />
Isten adta lehetőségeink keretei között [...]»:<br />
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Íme az erősen kifogásolt írásom, amelyben «szinte kérkedve»<br />
hivatkozom többgenerációs örökségemre és nem említem<br />
meg, hogy ez anyai ágon öröklődött át:<br />
«Egy évkönyv lapjaira<br />
Kedves Kollégák! Arra kértetek, hogy írjak valamit a<br />
tervezett évkönyvbe, melyet az iskola fennállásának 25.<br />
évfordulója alkamából szeretnétek megjelentetni. Ennél<br />
nagyobb örömet nem is szerezhettetek volna!<br />
Hogy írjak valamit?... De nem is olyan könnyű...<br />
Rengeteget lehete írni, meg semmit.<br />
Emlékek... Idővel a szomorú, kellemetlen események<br />
eltörpülnek, s csak a szépre emlékezik az ember,<br />
különösen az, aki távol él hazájától. Más szemüvegen át<br />
szemléli a múltat és jelent, más mércével mérlegel már,<br />
s hajlandó a megbocsátásra, még akkor is, ha annak<br />
idején bizonyos cselekedetek, személyek igen mély és<br />
sokáig vérző sebeket hagytak lelkében... Én is így<br />
teszek: „csak a szépre emlékezem...”<br />
Szerettem a Botevet. Örömmel jártam ide tanítani,<br />
nagyon szerettem a munkámat. Tudatosan készültem<br />
erre a pályára szüleim ellenkezése és lebeszélése<br />
ellenére. Nekem, akinek a véremben van, több<br />
generációs örökségként már a génjeimben található<br />
ezen hajlam — a sors és akarat nem sugallhatott mást,<br />
mint ezt a pályát választani. Emellett egy másik nyomós<br />
okom is volt: mégpedig a sok elszenvedett, politikai<br />
szemléletben gyökerezett igazságtalanság, amely arra<br />
ösztökélt, hogy megmutassam, lehet igazságosan is<br />
oktatni, nevelni. Talán nem szerénytelenség azt<br />
állítanom, hogy nagyjából sikerült önmagam előtt<br />
bizonyítanom.<br />
Nem felejtem el a „néma" Robi alakját és esetét,<br />
akiből senki sem tudott egy szót sem kihúzni. Az első<br />
alkalmakkor én is így voltam vele, s aztán megtörtént a<br />
csoda: minden egyes órámon úgy jelentkezett, hogy<br />
majd kiesett a padból, s ragyogó arccal válaszolt a<br />
kérdéseimre. Pista, az akkori igazgatóhelyettes is<br />
meglepődött: óralátogatásai során maga tapasztalhatta<br />
ezt a nagy változást. A fiú felismerhetetlen volt, mintha<br />
kicserélték volna. Nagyon is jól emlékszem, hogy<br />
amikor feleltettem, az egész osztály úgy drukkolt neki,<br />
mint egy sportversenyen: Hajrá, Robi, meglátod,<br />
sikerülni fog! — s felelete végén, amikor a megérdemelt<br />
osztályzatot megkapta, kitört a vastaps.<br />
Vagy Tibi, egy másik egykori hetedikesem a Bástya<br />
Áruházban köszönt rám. Nagy örömmel nyújtottam a<br />
kezem kézfogásra, mire a magas fiatalemberré<br />
cseperedett, hajdani szöszke, szemüveges, korábban<br />
kissé modortalan kisfiú „kezét csókolom”-mal s mélyen<br />
meghajolva, valóban kezet csókolva köszöntött<br />
engem...<br />
Vannak, sajnos, szomorú események is. Ilyen egy<br />
elhunyt kis tanítványom, az osztályombeli Éva<br />
tragédiája: 18 évesen távozott el, de nagy akaraterővel,<br />
súlyos betegen, az utolsó pillanatig tanult, le is<br />
érettségizett. Egészségi állapota dacára is készült az<br />
Életre.<br />
Nézzük a tárgyi emlékeket... A kedves vázák, könyvek<br />
s egyéb kis ajándéktárgyak a szalonomat díszítik még<br />
most is, úgyhogy nincs nap, hogy ne jussanak eszembe<br />
volt tanítványaim. Itt van például a bizsus dobozomban<br />
Kriszti meglepetése: az általa készített, színes<br />
gyöngyszemekkel díszített makramé nyakörv.<br />
Születésnapomra ajándékozta nekem (egyazon napon,<br />
december 12-én születtünk mindketten). Vagy a<br />
tantestület nászajándéka: a teáskészlet, amely még<br />
mindig megvan majdnem hiánytalanul.<br />
Nagy szeretettel és hálával emlékezem vissza Kovács<br />
János igazgató úr alakjára, aki az első pillanattól kezdve<br />
elismerte munkámat. Ez igen ösztönző hatással volt<br />
rám, még néhány kudarc ellenére is — mert ilyenek is<br />
voltak, mint mindenütt az életben.<br />
Gyakran barangolok gondolatban hazai tájakon.<br />
Eddig, legtöbb alkalommal, amikor magyar földre<br />
léptem, torkom, gyomrom összeszorult, szívdobogásom<br />
megszaporodott a nagy boldogságtól. Tizenöt éve élek<br />
távol, s a hazámra gondolva elhatalmasodik rajtam a<br />
honvágy, amely nagyon erős, s csak ideig-óráig lehet<br />
elhallgattatni. Azóta, hogy Olaszországban élek,<br />
szülőföldem minden zuga kedvesebb, jelentékenyebb<br />
számomra. Ha tudnám, átölelném az egész hazámat! Itt<br />
mindennek: égnek, földnek, levegőnek más a színe,<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011<br />
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más az illata. Magyar színek, magyar illatok... az édes<br />
szülőhaza illata!<br />
Befejezésül hadd idézzem Apolide című versemet —<br />
magyar változatban —, melyet eredetileg olasz nyelven<br />
írtam, s azt hiszem, hogy hűen kifejez mindent, nem<br />
kell megmagyarázni mondanivalóját:<br />
Hontalan<br />
Mikor valaki mondja:<br />
„Szerencsés vagy,<br />
két hazád van!” —<br />
nem is tudja,<br />
mennyire bánt<br />
ezen megállapítása...<br />
Két haza!<br />
Bár ezt mondhatnám!<br />
De nem így van —<br />
s gyötör a hontalanság.<br />
Igaz, kettős az én jogállapotom:<br />
magyar s olasz állampolgár vagyok...<br />
De Magyarország már csak<br />
külföldinek tart engemet,<br />
s itt ezen a félszigeten<br />
még nem vagyok olasz egyed.<br />
Két haza!...<br />
De groteszk egy helyzet!<br />
Valójában nem vagyok más csak<br />
gyökértelen ember:<br />
Nem tartozom már<br />
a magyarok földjéhez, —<br />
s új hazámban<br />
Itáliában<br />
nem eresztettem gyökeret...<br />
Dr. Bonani Tamás-Tarr Melinda»<br />
Most pedig a periodikám megalakulási körülményeiről<br />
és tevékenységéről szólok, amely most október végén,<br />
rövidebb formában, az olasz részben látható képek egy<br />
részének illusztrálásával jelent meg a Pécsi<br />
Tudományegyetem Bölcsészettudományi Karának 2010es<br />
XI. Hungarológiai Évkönyvében, amely a magyar<br />
egyetemek hungarológiai műhelyeinek kiadványsorozata:<br />
«HUNGAROLÓGIA A NAGYVILÁGBAN:<br />
Bemutatkozik az <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>/ B.<br />
Tamás-Tarr Melinda: Egy olaszországi hungarikum:<br />
a ferrarai olasz–magyar kulturális és irodalmi<br />
folyóirat – hungarológiai aspektusaival».<br />
Mivel a kilencvenes évek végéhez érve sem sikerült<br />
biztos és állandó állást szereznem, csak rövid lejáratú,<br />
alkalmi fordítói, tolmácsolási, nyelvi- és kulturális<br />
közvetítői és oktatói megbízatásokat és hogy<br />
szellemileg el ne satnyuljak, állandó szellemi munkát<br />
biztosítsak magamnak, az újságírást gyakorolhassam,<br />
hogy felvételt nyerhessek az olasz újságírók<br />
szövetségébe 1997. októberében megalapítottam az<br />
<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> – Ferrara e l’Altrove (röviden<br />
O.L.F.A. vagy <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>) c. kéthavi<br />
irodalmi és kulturális folyóiratomat, s ebben a<br />
hónapban publikáltam a 22 oldalas első és kísérleti<br />
számát, a 2007./0. számot, amely azóta már 99-250<br />
oldal közötti könyvterjedelművé gyarapodott. A 0-1.<br />
számok kísérleti számok voltak, a 2. és a 3. szám a<br />
«Fantasy» újdonsült ferrarai folyóirat mellékleteként<br />
jelent meg, s 1998. április 14-i 98/6-os cégbírósági<br />
bejegyzéstől a 4. szám már önálló folyóiratomként<br />
jelent meg (ld. az olasz nyelvű részben a képeket). A<br />
lapalapítással az is volt célom, hogy legalább, ha más<br />
módon is, de tovább folytathassam tanári hivatásom, a<br />
magyar-történelem- és olasz oktatómunkámat, ezúton<br />
is végezhessem nyelvi- és kulturális közvetítői<br />
tevékenységemet, valamint, hogy ne várjam hiába a<br />
szerkesztőségektől, kiadóktól kapott üres ígéreteket –<br />
amelyek a mai napig sem teljesültek –, hogy hangot<br />
adjak mindazon tehetségeknek, akik a hivatalos<br />
kánonon kívül állnak... A fent felsorolt motivációk<br />
mellett e non-profit, individuális, kereskedelmen kívüli<br />
sajtóvállalkozásom létrehozásához ötletet adtak a<br />
technikai tényezők is: a nemzetközi és olasz nemzeti<br />
pályázatokra készített irodalmi alkotásaimat, cikkeimet,<br />
a napilapok és folyóiratok szerkesztőségeibe küldött<br />
hozzászólásaimat hagyományos hordozható, mechanikus<br />
írógéppel írtam. Hogy éjjel ne zavarjam a<br />
családot és a szomszédokat a billentyű-kopogtatással,<br />
egy halk villanyírógépet kaptam ajándékba. Csakhogy<br />
az eladó elfelejtette közölni, hogy csak alkalmankénti s<br />
maximum 20 perces levélírásra alkalmas ez a<br />
szerkentyű, nem pedig órákig tartó írásra. Bizony, ezen<br />
ismeret hiányában azonnal leégettem a motort, az<br />
írógép nem bírta az általam diktált több mint nyolc<br />
órás üzemeltetést. Így férjem megajándékozott egy<br />
számítógéppel és egy nyomtatóval, majd pedig 1999ben<br />
internettel. Az előfizetett irodalmi folyóiratokat<br />
lapozgatva, s a számítógépet használva felvillant az a<br />
gondolat, hogy tulajdonképpen én is meg tudnék<br />
szerkeszteni egy teljes folyóiratot. Ezt a felvillanást<br />
hamarosan tett követte: megszületett a kulturális és<br />
irodalmi periodikám és folyóiratom 0. kísérleti számának<br />
megjelenési hónapjában, egy járási irodalmi rendezvény<br />
alkalmából, a hivatalos bemutatására is sor került.<br />
Mivel a több mint harminc díj elnyerése miatt nevem<br />
ismertté vált – amiről a helyi, megyei és az országos<br />
napilapok Olaszország-szerte és külföldön is hírt adtak–,<br />
valamint a különféle megyei és országos napilapokba<br />
beküldött, majd megjelentetett ingyenes publikációimnak<br />
köszönhetően, még a folyóirat megjelenése előtt az<br />
általam meghirdetett és szétküldött nemzetközi irodalmi<br />
pályázatokra szép számmal jelentkeztek résztvevők. 7<br />
éven keresztül az alábbi levelező irodalmi pályázatokat<br />
szerveztem és bonyolítottam le: Premio <strong>Letterario</strong><br />
Internazionale Janus Pannonius, Praemium Auctoris,<br />
Premio Almanacco, Premio Selezione. Ezeknek a<br />
részvételi díjából fedeztem a díjazott és kiemelt szerzők<br />
jutalmait – emléktáblák, kupák, pergamen oklevelek<br />
beszerzési költségeit, a nyertesek és kiemeltek<br />
antológiája és önálló irodalmi füzeteik publikálásának<br />
kiadásait – valamint az adminisztrációs és szervezési<br />
költségeket, a folyóirat cégbírósági bejegyzésének<br />
illetékeit, valamint a folyóirat kiadási és postázási<br />
költségeit. Ehhez járult egy éven keresztül (1998/1999)<br />
egy biztosító társaság kéthavonkénti kétszázezer lírás<br />
támogatása, ami aztán véglegesen megszűnt... Ezután<br />
négy esztendeig csak az egyszerű és támogató<br />
előfizetésekre (ld. http://www.osservatorioletterario.net/chi.htm)<br />
és az irodalmi pályázati részvételi díjakra<br />
támaszkodhattam. A folyóirat működésének 5-6-7.<br />
esztendejében viszont jelentősen megcsappant a<br />
pályázók száma, így beláthatatlan időre először a<br />
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Praemium Auctoris és Premio Slezione pályázatokat<br />
függesztettem fel, s az utolsó (7.) évben pedig a<br />
fennmaradó kettőt. Factotum lévén még a mai napig<br />
nem tudtam újraindítani ezeket az irodalmi<br />
pályázatokat, mert a folyóirat megnövekvő és egyre<br />
összetettebb és komplikáltabb munkálatai és egyéb<br />
elfoglaltságaim nem teszik lehetővé ennek a plusz és<br />
nagy energiát felemésztő tevékenységnek az ellátását.<br />
Ezen csekély bevételen kívül a folyóirat semmiféle<br />
anyagi támogatásban nem részesült s mivel az<br />
előfizetések nem fedezték és nem is fedezik manapság<br />
sem a megjelentetési és postázási költségeket, az évek<br />
során összegyűjtött alkalmi honoráriumaimból és a<br />
férjemtől havonta biztosított apanázsomból álltam és<br />
állom ma is a kiadását. Ez utóbbi is veszélyben a<br />
világválság miatt: több mint egy esztendeje a család<br />
megélhetését biztosító egyetlen biztos keresettel<br />
rendelkező férjemet is sújtja, – nem sokkal a<br />
nyugdíjazása előtt – ami havi nem kis<br />
jövedelemcsökkenéssel jár. A világ minden tájáról<br />
leginkább a kispénzű magánszemélyek – akik ennek<br />
ellenére nem sajnálják a kultúrától ezt az áldozatot –,<br />
s mint intézmények csak egy észak-olaszországi<br />
könyvtár és egy tiszteletbeli magyar konzulátus fizetnek<br />
elő, semmiféle erre hivatott magyarországi vagy<br />
olaszországi bank, oktatási vagy kulturális intézmény<br />
nem támogatta és támogatja ezen egyáltalán nem<br />
jelentéktelen - mint ahogy írják is - magas színvonalú<br />
missziómat. Bizony elég lehangoló...<br />
Ezen individuális sajtó- és kiadó vállalkozásom fent<br />
jelzett célkitűzései mellett a mai napig fontos<br />
feladatomnak tekintem a tehetségek felkutatását,<br />
hangot adni azoknak, akiket a harsogó média nagyobb<br />
orgánumai elhallgatnak vagy egyszerűen tudomást sem<br />
vesznek róluk, a lehetőségekhez képest elsősorban a<br />
magyar- és olasz kultúra, irodalom stb. bemutatását,<br />
valamint más nemzetek alkotásaira való kitekintést<br />
tartottam és tartom szemem előtt. A folyóirat<br />
elsődlegesen italianisztikai- és hungarológiai profilú<br />
sajtótermék. Jelen bemutatásomban ez utóbbit<br />
hangsúlyozom. Az ingyenes távmunkatársaim és egyéb<br />
klasszikus és kortárs szerzőim munkáinak beválogatását<br />
követően a folyóirat összeállítása, megszerkesztése, az<br />
első eredeti példány kinyomtatása, a példányok<br />
összefűzése, postázása mind az én munkám volt.<br />
(Jelenleg kísérletezem tökéletesebb megoldással, mint<br />
ez az ünnepi szám.) Ehhez még hozzájön a saját<br />
cikkeim, tanulmányaim, műfordításaim és egyéb írásaim<br />
elkészítése is. Kezdetben az általam kiírt irodalmi<br />
pályázatok nyerteseinek, jelzettjeinek munkái, majd<br />
pedig még a publikálásra érdemesített alkotások<br />
töltötték be az olasz nyelvű rovatokat. Az interneten<br />
való megjelenéstől viszont már folyamatosan jönnek a<br />
világ minden tájáról az olasz, spanyol, francia, magyar<br />
nyelvű ajánlatok az esetleges publikálás reményében,<br />
amelyek közül eddig még bőven válogathatok.<br />
Természetesen magam is meghívok néha általam arra<br />
érdemes szerzőket. Sajnos a fent jelzett anyagi<br />
helyzetem miatt nem tudok tiszteletdíjat és<br />
tiszteletpéldányt biztosítani. Annak örülök, hogy a 15.<br />
esztendőbe lépve még mindig jelen van a jó hírű<br />
folyóiratom.<br />
A legelső szám A4-es formátumú, 22 oldalas vékony<br />
kis periodika volt, a borítólapot a legelső számítógéppel<br />
rajzolt geometriai illusztrációmmal díszítettem.<br />
A legelső, a 0. szám az alábbi tartalommal indult: a<br />
vezércikkemet máris egy magyar vonatkozású rövid<br />
tanulmányom követi Chi era Janus Pannonius? (Ki volt<br />
Janus Pannonius?) az alábbi olasz nyelvű<br />
epigrammáival, az én fordításomban tolmácsolva: Laus<br />
Guarini, De eodem, Ad Leonellum Ferrariae principem,<br />
valamint néhány latin nyelvű epigrammája és egy<br />
Itáliában írt elégiája olvasható. Ebben a számban kevés<br />
– de a jelenlegi folyóirat alapját adó – rovat található,<br />
s azok elhelyezésének sorrendje még nem végleges. A<br />
Grandi tracce... (Nagy nyomok...) és Chi l’ha scritto?<br />
Indagini letterarie (Ki írta? Irodalmi nyomozások),<br />
Profilo d’Autore (Szerzői profil), Epistolario (Episztola)<br />
időnként kimaradó, de alkalmanként vissza-visszatérő<br />
rovatok.<br />
A következő számok terjedelme fokozatosan<br />
növekedett, olyannyira, hogy az évi hatszori<br />
megjelenést már képtelen voltam pontosan betartani,<br />
így 1999. márciusától a III. évf. 1999/7-8. márc.ápr./máj.-jún.-i<br />
számától évente háromszori dupla<br />
számú és terjedelmű megjelenéssel biztosítom az évi<br />
hat számot.<br />
A folyóirat mostani szerkezete alapján az alábbi<br />
rovatokra épül: Editoriale (Vezércikk), Poesie &<br />
Racconti (Versek & Elbeszélések), Grandi Tracce (Nagy<br />
Nyomok), Epistolario (Episztola), Diario di Lettura:<br />
Galleria Letteraria & Culturale Ungherese/Lirica<br />
ungherese, Prosa Ungherese, Saggistica ungherese<br />
(Olvasónapló: Magyar Irodalmi és Kulturális<br />
Galéria/Magyar líra, Magyar próza, Magyar esszé),<br />
Recensioni & Segnalazioni (Recenziók & Jelzések),<br />
Profilo d’Autore (Szerzői profil) – ennek a rovatnak a<br />
folyóiratbeli helyzete változó ill. néha kimaradhat,<br />
Tradurre – Tradire- Interpretare – Tramandare<br />
(Fordítani – Ferdíteni – Tolmácsolni – Átörökíteni),<br />
L’Arcobaleno: Rubrica degli Immigrati Stranieri in Italia<br />
oppure Autori Stranieri d’altrove che scrivono e<br />
traducono in italiano (Szivárvány: olaszországi külföldi<br />
emigránsok avagy másutt élő olasz nyelven író és<br />
fordító külföldi szerzők rovata), Cocktail delle muse<br />
gemelle: Lirica – Musica – Pittura ed altre Muse<br />
(Testvérmúzsák koktélja: Költészet – Zene – Festészet<br />
és más Múzsák), Saggistica generale (Általános esszé),<br />
Il cinema è cinema (Filművészet, az filművészet), L’Eco<br />
& Riflessioni ossia interventi di varie opinioni, critiche e<br />
di altre cose (Visszhang & Elmélkedések avagy<br />
hozzászólások és különféle vélemény-nyilvánítások,<br />
kritikák és egyebek), Notizie (Hírek);<br />
Appendice/Függelék: Rubrica delle opere della<br />
letteratura e della pubblicistica ungherese in lingua<br />
originale e traduzioni in ungherese/ A magyar irodalom<br />
és a publicisztika alkotásai eredeti nyelven és magyar<br />
nyelvű műfordítások rovata: Vezércikk, Lírika, Próza,<br />
Esszé, Episztola, Szerzői profil, Útinapló (alkalmi),<br />
Könyvespolc, Postaláda.<br />
E folyóiraton keresztül, a megjelenésétől kezdve<br />
teljes odaadással dolgozom az Olaszország és<br />
Magyarország közötti kulturális értékek kölcsönös<br />
átadásán, természetesen lehetőséget adva – mint<br />
ahogy már említettem – más nemzetek irodalmára és<br />
kultúrájára való kitekintésnek is. Nincs olyan szám,<br />
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amelyben ne lenne szó századok óta tartó olasz-<br />
magyar kapcsolatokról, amelyek hatással voltak<br />
egymásra és saját kultúrájukra, művészetükre.<br />
Különösen nagy lelkesedéssel adok teret a magyar<br />
művészi alkotásoknak, általában a magyar kultúrának,<br />
hogy az olasz olvasók az «<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>»<br />
lapjain keresztül közelebb kerülhessenek szülőhazámhoz.<br />
A legrégibb időktől napjainkig válogatok kultúránk,<br />
művészetünk, nemzeti örökségünk színes spalettájáról a<br />
klasszikusoktól a kortárs alkotóinkig. Lehetőségeim<br />
szerint nemcsak a hivatalos kánon szerinti alkotók<br />
munkásságát népszerűsítem folyóiratom lapjain, hanem<br />
a tehetséges, de hosszú évtizedeken át elhallgatott,<br />
háttérbe szorított rég- és közelmúltbeli nagyjainkat és<br />
tehetséges, arra érdemes, de háttérbe szorított,<br />
agyonhallgatott kortárs alkotóknak is szívesen adok<br />
publikálási lehetőséget. Mindezekre külön rovatokat<br />
biztosítok (ld. a felsorolt rovatokat), ahol csak magyar<br />
szerzők alkotásai jöhetnek szóba, ezeket publikáltam és<br />
publikálom olasz nyelven, lehetőleg a tükörhasábban az<br />
eredeti magyar szöveggel együtt. Sőt megragadok<br />
minden alkalmat, hogy a nemcsak magyaros rovatokba,<br />
hanem mindenhová beiktathassak magyar vagy<br />
magyar-olasz vonatkozású, olasz nyelvű írásokat. A<br />
párhuzamos, kétnyelvű publikálást rövidebb lírai vagy<br />
prózai alkotások esetében valósítom meg az erre<br />
létrehozott rovatokban, vagy a magyar nyelvű<br />
függelékben jelentetem meg a szóban forgó, nagyobb<br />
terjedelmű eredeti magyar szöveget. Fordított<br />
helyzetben is ugyanez fennáll. Az olasz nyelvű<br />
műfordítások legnagyobb részben az én munkáim, de<br />
fordítottak magyarból szülőhazámban és<br />
Olaszországban élő magyar honfitársaim is, de olaszok<br />
is, mint pl.: Erdős Olga, Gács Éva, Luigia Guida,<br />
Preszler Ágnes, Rényi Andrea, Mario De Bartolomeis,<br />
Amedeo Di Francesco, Fabrizio Galvagni, Adolfo<br />
Salomone.<br />
A folyóirat kortárs szerzői közül a világ majdnem<br />
minden tájáról találhatók magyar és neolatin (olasz,<br />
spanyol, francia) nyelvű szerzők.<br />
A borítólapon is többségében magyar vonatkozású<br />
képeket publikáltam fekete- fehérben, mint pl. az első<br />
számok számítógéppel alkotott fedőlap-illusztrációim:<br />
Geometriai fantáziák (I. évf..1997/0-1., I./II. évf. 1997-<br />
1998/2., II. évf. 1998/5.), színes fotómontázsom a<br />
bolognai honfoglaláskori kiállításunkon és Göncz Árpád<br />
tiszteletbeli doktorrá avatásáról készített fényképeimből<br />
– ez az egyetlen színes borítólap-illusztráció s ahová<br />
saját alakomat is beillesztettem – (II. évf. 1998/3.), az<br />
akkor 12 éves leányom, Alessandra Bonani által<br />
készített «Színes csillogó vonalfantáziák» c.<br />
illusztrációja fekete/fehér változata (II. évf. 1998/4.),<br />
Victor Vasarely: Angyal 1945 (III./IV. évf. 1999-<br />
2000/11-12.), Szent István, Magyarország első királya<br />
a Képes Krónikából (IV. évf. 2000/13-14.), Gábor<br />
Mihály Flamenco c. szobra, amely Budapesten a<br />
Flamenco Hotelnál található - a szobrot ábrázoló<br />
képeslapot tőle kaptam személyesen -, (IV./V. évf.<br />
2000-2001/17-18.), André Kertész: Washington Square,<br />
Mew York, 1954 (V./VI. évf. 2001-2002/23-24.), az<br />
erdélyi Gy. Szabó Béla Dante Alighieri Isteni<br />
Színjátékához készített könyvben megjelent<br />
domborműsorozatáról készített fényképfelvételek,<br />
amelyeket egy, a folyóiratot négy évig támogató<br />
szerzőm készített (VI. évf. 2002/25-26 - XI. évf.<br />
2007/57-58.), pugliai fényképfelvételeim (XI/XII. évf.<br />
2007-2008/59-60 – 2010, a múltkori, 75/76-os számmal<br />
fejeződött be a pugliai felvételeim címlapra vitele.).<br />
Most pedig Csontváry-képekkel kezdem az ünnepi<br />
szám és az évfordulós év számainak címlapillusztrálását.<br />
Az <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> 15 éves tevékenységét<br />
dokumentáló általam szerkesztett néhány weboldal, az<br />
olasz nyelvű vezércikkben tanulmányozható a kiadott<br />
példányszámok képeivel együtt.<br />
A folyóiratban a IX. évf. 2005. 43/44. márciusáprilis/május-júniusi<br />
számától van magyar nyelvű<br />
függelék, a magyar nyelvű vezércikk viszont csak a<br />
XI./XII. évf. 2008/2009. 59/60. novemberdecember/január-februári<br />
számában jelenik meg, amely<br />
a legtöbb esetben az eredeti olasz nyelvűnek csak<br />
részbeni fordítása, annak kissé eltérő, módosított<br />
változata.<br />
1998. október 31-én a folyóirat pontosan egyéves<br />
létezése után elnyerte «Az ezer legjobb vállalkozó ötlet<br />
egyike» címet, mely pályázatot a Milánói Népi Bank<br />
(Banca Popolare di Milano) és a Corriere della Sera<br />
országos napilap hirdetett meg. 2001. március 25-én<br />
pedig az olasz Radio Rai1 trentói kirendeltsége jelezte a<br />
folyóirat tevékenységét a Rai 1 Sergio Tazzer vezette<br />
Mittel Europa c. műsor Est Ovest rovatában. A folyóirat<br />
indulásakor nagy öröm volt ez a két elismerés,<br />
csakhogy csak erkölcsi elismerésből nem lehet megélni.<br />
1997-től rengeteget fejlődött, gazdagodott a periodika,<br />
de ennek ellenére és több mint egy évtizedes fennállása<br />
óta semmiféle ilyen jellegű elismerést az «<strong>Osservatorio</strong><br />
<strong>Letterario</strong>» nem kapott, holott azóta inkább<br />
megérdemelhetné, mint egyéves létezésekor...<br />
Az Országos Széchenyi Könyvtár EPA-Archívumában is<br />
elérhető néhány teljes szám és a magyar nyelvű<br />
függelék a 2005-ös 43/44-es duplaszámtól már<br />
archívált: http://epa.oszk.hu/01800/01803... Még egy<br />
újabb előrehaladás az ismertségi és jelentőségi<br />
ranglétrán, amelyet pár hónappal ezelőtt, véletlenül<br />
fedeztem fel: a periodika bekerült az olasz és magyar<br />
nyelvű Wikipedia Szabad Enciklopédiába:<br />
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Édesapám és szerény személyem is bekerült, ezt<br />
viszont szeptember közepén, az alkotói szabadságról<br />
való hazatérésem után, szintén véletlenül fedeztem fel:<br />
Ezúton s itt szeretnék ezért köszönetet mondani azon<br />
ismeretlen wiki-szerkesztőknek, akik erre érdemesnek<br />
tartottak. Nagy meglepetést és örömet szereztek ezzel<br />
nekem. A laptörténetet böngészve tapasztaltam, hogy<br />
az olasz wikipedián valakiknek bántotta a csőrét az<br />
«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» bekerülése, mert javaslatot<br />
tett valaki annak a Wikipédiából való törlésére arra<br />
hivatkozva, hogy újszülött, ismeretlen periodika, míg<br />
egy más, rövid ideje működő, nem enciklopédikus<br />
híreket tartalmazó online portál - amely ráadásul nem<br />
nevezhető sajtóterméknek, sem online periodikának és<br />
éppen ezért nincs is a cégbíróságon bejegyezve – ott<br />
virul, és senki sem javasolta törlésre. Tovább<br />
böngészve a laptörténetet egy másik wiki-szerkesztő<br />
kutatni kezdett, s felfedezte, hogy bizony nem is<br />
ismeretlen, hiszen külföldön is ismerik és utalnak rá, s<br />
jelezte a Touring Kiadó «Ungheria» c. utazási könyvét,<br />
ahol megemlítik a folyóiratom - ez egy újabb<br />
meglepetés volt számomra, mert erről sem tudtam -:<br />
Hát ennyit arról, hogy egyes rosszindulatú alaknak mit<br />
jelent, ha az «<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>»-ba ütközik...<br />
Mennyi megaláztatással, keserűséggel, visszahúzó<br />
erővel kellett megküzdenem, míg idáig eljutottam!...<br />
Amikor elnyertem az olasz állampolgárságot - az azt<br />
kimondó minisztériumi határozatot követően 1986<br />
márciusában, két tanu előtti hivatalos eskütétel után<br />
végképp, hivatalosan olasz állampolgár lettem –<br />
nagyobb intenzitással hozzáláttam az álláskereséshez, a<br />
szélrózsa minden irányába szétküldtem a szakmai<br />
életrajzomat, beiratkoztam a munkaközvetítő irodába s<br />
kézhez kaptam a munkanélküliséget igazoló kis<br />
könyvecskémet, amelyet a munkanélküliségemet<br />
igazolandó meghatározott időszakonkét le kellett<br />
bélyegeztetnem. Közben folytattam a tanulást, hogy ne<br />
zökkenjek ki, hogy elejét vegyem a szenilitás korai<br />
jelentkezésének, ami minden embert fenyeget,<br />
különösen azokat, akik hirtelen felhagynak a rendszeres<br />
szellemi tevékenységgel. Az iskolai oktatási napok<br />
szerinti órabeosztással igyekeztem eltölteni a napjaimat<br />
az újszülött gyermekkel járó és a családi egyéb<br />
kötelezettségek mellett. Eltelt öt esztendő, lejártam a<br />
lábamat is, egy csomó pénzt adtam ki fénymásolatokra,<br />
posta- és fax-költségekre, telefonokra eredménytelenül:<br />
segélyre jogosulatlan munkanélküli maradtam, az<br />
alkalmi fordítói- és oktatói tevékenységeim nem<br />
biztosítottak rendszeres kereseti munkalehetőséget.<br />
1991-ben a szokásos, megalázó jelentkezés alkalmából<br />
még nagyobb megalázás ért: új munkanélküliségi<br />
könyvecskét bocsátottak ki s abban a gimnáziumi és a<br />
tanárképzői főiskolai végzettségem összegyúrásával<br />
iskolai végettségemet ledegradálták itteni, tanítói<br />
szakközépiskolai végzettségre, annak ellenére, hogy<br />
birtokukban volt az összes iskolai végzettségemet<br />
igazoló hitelesített fénymásolat a hiteles fordítások<br />
kíséretében. A helyesbítési kérelmemre a nyegle,<br />
tejfölös szájú hivatalnok félvállról az válaszolta, hogy<br />
örüljek neki, hogy így megúsztam, hiszen<br />
tulajdonképpen iskolai végzettség nélkülinek, tehát<br />
analfabétának tekinthetnek. Nem akart hallani semmit<br />
sem az érvelésemből. Teljesen kikészülve és remegve<br />
értem haza, férjemnek alig tudtam, s csak dadogva<br />
előadni, hogy hogyan jártak el velem. Amikor<br />
lecsillapodtam, azonnal írtam egy ajánlott levelet a<br />
«Chiama Epoca» rovatnak a homonim nevű havilap<br />
rovatának, jelezvén emberi jogaim tiprását és<br />
megsértését. Ugyanezt a levelet egyidőben, ajánlottan<br />
megküldtem az akkori olasz munkaügyi miniszternek is.<br />
Nem telt el egy hét sem, máris választ kaptam a jogi<br />
végzettséggel rendelkező Maurizio Costanzo híres<br />
újságírótól, aki e rovatnak volt a rovatvezető<br />
szerkesztője, amelyben közölte velem, hogy jelezték a<br />
velem történteket a munkaügyi miniszternek<br />
megküldvén az én bejelentésemet tartalmazó levelemet<br />
is, s az ő kísérő levelük másolatát mellékelte nekem. Dr.<br />
Costanzo jelzését követő harmadik héten a<br />
munkaközvetítő iroda igazgatója hivatott s közölte<br />
velem, hogy helyesbítették a beírást, kijavították az<br />
iskolai végzettségemre vonatkozó bejegyzést. Igaz,<br />
hogy ez sem pontos, de legalább az itteni olasz<br />
egyetemi végzettségnek megfelelő bejegyzésre<br />
javították: «Laurea in Lettere [conseguita in Ungheria]»<br />
(«Bölcsészdoktor [Magyarországon szerzett diploma]»):<br />
ami Olaszországban hagyományosan doktori címmel<br />
jár, ugyanis a «laureá»-val redelkező diplomások mind<br />
doktorok, még a doktorrá proklamálás nélkül is. A<br />
«laurea in lettere» bölcsészdoktorátust jelent. Az igaz,<br />
hogy abban az időben csak az állami intézményekben<br />
nem fogadták el automatikusan a külföldi iskolai<br />
végzettségeket, de arra nem adhatott jogot, hogy<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011<br />
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megvonják az iskolai végzettségüktől a külföldi<br />
állampolgárokat. Egyébként a magánszektorban a<br />
külföldi diplomásokat minden probléma nélkül<br />
alkalmazták az annak megfelelő pozíciókban. Hát ez<br />
nagy elégtétel volt számomra, de sokszor eszembe<br />
jutott, ha Dr. Costanzo nem lépett volna közbe, nem<br />
jött volna segítségemre, akkor a miniszter úr ugyanúgy<br />
intézkedett volna?!<br />
Az is eszembe jut, hogy hány munkafelvételi<br />
pályázaton vettem részt, nemcsak lakóhelyemen s<br />
annak környékén, hanem járáson, megyén kívül is nem<br />
kis összegeket költve illetékbélyegekre – mert akkor<br />
illetékbélyeges jelentkezőlapot kellett leadni – és az<br />
iskolai végzettségeket tanúsító hiteles fénymásolatokra,<br />
amelyek bizony nem voltak olcsó kiadások... s<br />
kiderült – mint ahogy ma is így van – mindezek csak<br />
színjátszások, az adott önkormányzati pénztár<br />
gazdagítása, s olyan az áhított munkalehetőség<br />
elnyerése, mint a telitalátos lottó szelvény eltalálása!<br />
Többszáz jelentkező 1-10 állásra... Ráadásul már a<br />
pályázat nyilvános meghírdetése előtt tudják, hogy ki<br />
nyeri meg azt. (Most is így megy, most a lányom éli át<br />
ugyanazt, amit én annak idején.)<br />
Ugyanez volt a helyzet, amikor hiába feleltem meg<br />
minden tekintetben a jogtudományi egyetem könyvtárosi<br />
állásának, s ráadásul egyetlen jelentkező voltam,<br />
nem kaphattam meg az állást: arra hivatkoztak, hogy 1<br />
napja töltöttem be a megjelölt életkorhatárt, nem<br />
nyerhetem el még akkor sem, ha én vagyok csak az<br />
egyetlen jelentkező. Az alkalmazott mutatta is, hogy a<br />
listán csak az én nevem szerepelt, mint pályázó. Ez is<br />
bizonyítéka annak, hogy azt a munkakört már<br />
megkapta valaki – lehet hogy belső körökből – , de<br />
mivel hivatalból meg kellett hírdetni az állást,<br />
nyilvánossá tették... Hát így zajlottak és zajlanak a<br />
dolgok a baloldali Emilia-Romagna és függetlenül a<br />
politikai színtől, az egész szép Itália földjén...<br />
1989/1990-ben az is megesett egy import-export<br />
csempekereskedő cég esetében, hogy nem fizették ki<br />
az elvégzett munkám után járó honoráriumomat és a<br />
költségek visszatérítését, a cégigazgató ügyvédje révén<br />
azt írta, hogy soha nem lettem megbízva mindazzal,<br />
amit végrehajtottam. Én írásos megbízást akartam, de<br />
férjem, aki jártas volt a munkaerő felvételben is, azt<br />
javasolta, hogy elégedjem meg a szóbeli megbízással,<br />
mert bizamatlanság lenne a részemről az írásbeli<br />
megbízás kérése. Nos, másfélmillió lírába került míg<br />
mindent megszerveztem a magyarországi üzletkötést<br />
illetően. Mindezt jeleztem a cég városi<br />
rendőrkapitányságának, a bejelentésem a ferrarai<br />
főkapitánysághoz került, s az ügyintéző rendőrtiszt azt<br />
mondta, hogy a bíróságnak kell feljelentést tennem, ha<br />
tovább akarom vinni az ügyet, de barátilag javasolta,<br />
hogy álljak el ettől; a horribilis ügyvédi költségek miatt<br />
nem ajánlja a végtelen hosszúra elnyúló, bírósági<br />
eljárást. Így aztán nem tettem feljelentés a ferrarai<br />
bíróságon, ismervén az igazságszolgáltatás itteni<br />
helyzetét... A magas ügyvédi költségek miatt sokan<br />
hasonlóképpen cselekszenek, mint ahogy én tettem, s<br />
ezért is mernek így viselkedni ezek a gazemberek. Mert<br />
az ilyenek azok. Ez csak egy kis kóstoló a sok<br />
igazságtalanságból, amiben itt részem volt...<br />
Természetesen ilyen és egyéb panaszaimra jól esett<br />
volna néha egy kis vígasztaló, megértő szó a «te akartál<br />
elmenni itthonról», «ahhoz, hogy otthon bezárva légy,<br />
kár volt tanári diplomát szerezned», «bezzeg mások,<br />
így és úgy...», «jobban örülnénk, ha befejeznéd az<br />
egyetemet» és ezekhez hasonló «finomságok» helyett.<br />
Ilyenkor enyhítőként hatottak az irodalmi sikerek,<br />
díjazások, amelyek csak nekem jelentettek sokat, itteni<br />
és hazai hozzátartozóim közül egyeseknek csak<br />
lekicsinylést... Ezek után már le is szoktam a<br />
kitüntetéseimről és egyéb eredményeimről bármiféle<br />
tájékoztatást adni a magyarországiaknak, az itteniek<br />
meg csak a napilapokból, vagy országos lapokból<br />
értesülhettek elért eredményeimről... Szerencsére a<br />
negatív jelenségek eltörpülnek a pozitív tapasztalatok<br />
mellett, s még hasznosak is voltak, mert egyre inkább<br />
ösztönöztek, serkentettek. Minél jobban piszkáltak,<br />
bántottak, annál inkább a legjobbakat tudtam kihozni<br />
magamból s nem hagytam el sosem magam, még a<br />
leküzdhetetlennek látszó akadályok ellenére sem.<br />
Nagyon ritkán történt meg, hogy valamit feladtam,<br />
általában lehetetlen nem ismerek... Mindig is szerettem<br />
a kihívásokat s addig nem nyugodtam, amíg meg nem<br />
valósítottam... Igyekszem mindig a legjobb tudásom<br />
szerint dolgozni, képességeim, felkészültségem,<br />
tehetségem és hiányosságaim tudatában töretlenül a<br />
kitűzött célok elérésére fordítom minden energiámat,<br />
amelyekben benne foglaltatnak az olaszországi<br />
folyamatos, intézményes-, oktatásügyi-, önkormányzati-<br />
stb. és egyéni tanulmányok, képzések, továbbképzések,<br />
mint a két legutóbbi posztegyetemi egyetemi<br />
olasztanári és kiadói, újságírói maszterek is... Ez<br />
utóbbiakat életem második legtragikusabb időszakában<br />
végeztem el, édesanyám betegsége és elhunyta<br />
évében... Mindezt a saját műveltségem, szakmai<br />
képzésem érdekében, ami a tevékenységeimhez<br />
szükséges, elkerülhetetlen, hiszen a korom miatt már<br />
hosszú idő óta nem reménykedhetem biztos, fizetett<br />
állásban. Sajnos 2008 őszétől tanítványok nélkül<br />
maradtam... Szellemi szabadfoglalkozásúként alkalmi<br />
munkákat végzek, ha van rá igény és kereslet, ha<br />
kapok megbízást s ezekből állom a sajtóvállalkozásom<br />
költségeit. Szerencsémre, a legkritikusabb,<br />
legreménytelenebb időszakokban mindig akadt egy<br />
mentőöv, amibe belekapaszkodhattam, mindig olyankor<br />
adódtak nagyobb lélegzetű vagy huzamosabb ideig<br />
tartó megbízások...<br />
Az <strong>Osservatorio</strong> Letterariónak mindenesetre és<br />
tulajdonképpen nagyon sok mindent köszönhetek,<br />
elsősorban az olasz újságírói tagságomat, majd az<br />
alkalmi fordítói- és tolmács munkaköri lehetőségeket<br />
különféle intézményeknél, szak- és műfordításokat<br />
fordítóirodáknak, nemcsak lakóhelyem körzetében,<br />
hanem városon kívül, más megyékben, tartományokban<br />
is, valamint egyetemi diplomások magyar nyelvű<br />
oktatását. A periodikámnak köszönhetően nagyon sok<br />
értékes emberrel találkoztam a világ minden tájáról,<br />
akik magyarul, angolul, franciául, spanyolul és latinul írt<br />
leveleikkel kerestek fel. Nagy meglepetést és örömet<br />
szerzett az a tény, hogy a legkülönbözőbb kutatási<br />
területekről számos világhírű tudós a világ minden<br />
tájáról, hazánkat is beleértve; hazai kiváló, írók, költők,<br />
művészek jelentkeztek levélben vagy telefonon, akik<br />
közül néhányan az <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> levelezőivé,<br />
távmunkatársaivá is váltak. Elég csak végiglapozni az<br />
eddig kiadott példányokat, nyomon lehet követni az<br />
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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> nagyszerű szerzői gárdáját.<br />
Ennél nagyobb elismerést, ennél jobb bizonyítványt el<br />
sem lehet képzelni a lapomnak, ez bizony nagyon-nagy<br />
örömmel és büszkeséggel tölt el, hiszen azt tanúsítják,<br />
hogy érték az, amit eddig csináltam, hiszen a<br />
tudományok és a kultúra területén nagyra becsült<br />
személyiségek olvassák a lapom nyomtatott vagy<br />
internetes oldalait, vagy egyéb más irodalmi- és<br />
kulturális internetes portálon olvasható irodalmi,<br />
történelmi, lingvisztikai, írásaimra reagáltak/reagálnak,<br />
így adva visszhangot. Még kutatók és egyetemisták is<br />
fordultak hozzám segítségért, tanulmányaikban vagy<br />
diplomamunkájukban a forrásban hivatkoztak is az<br />
<strong>Osservatorio</strong> Letterarióra vagy az én munkáim egyikére.<br />
Nem volt könnyű ez a majdnem három évtizedes<br />
olaszországi élet, de a hivatásszeretetemnek<br />
köszönhetően örömmel végeztem minden adandó<br />
munkámat, s ennek köszönhetem, hogy sosem fordult<br />
meg a fejemben, hogy nem bírom tovább. Az lesz az<br />
igazi tragédiám, ha bármi oknál fogva már nem<br />
folytathatom az «<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» kiadását.<br />
Hálát adok a jó Istennek, hogy mindezt<br />
megvalósíthattam, hogy ezen vállalkozásomnak<br />
köszönhetően kereseti lehetőségekhez - még ha<br />
alkalmiak is – jutottam, leginkább kiváló embereket<br />
ismerhettem meg, s egyben kérem is, hogy adjon még<br />
erőt és egészséget, hogy megünnepelhessük a 20.<br />
évfordulót, majd pedig, hogy legalább még egy másik<br />
évtizedig, 15 évig – de, ha lehet, még tovább –<br />
folytathassam ezen lapszerkesztést és kiadást, mellette<br />
tovább írhassak, műfordíthassak, kutató munkát<br />
végezhessek.<br />
Szabad időm jóformán nincs, mert a szakmai<br />
elfoglaltságaim mellett a család, a háztartás köti le<br />
minden energiám és időm. De ha muszáj, kicsit lazítok,<br />
s akkor zongorázom, zenét hallgatok, a szerkesztői<br />
tevékenységen kívül is olvasok, filmet (művész-,<br />
ismeretterjesztő- és dokumentumfilmeket) nézek,<br />
sakkozom, a családdal kirándulok az idő és lehetőségek<br />
függvényében: ilyen szép kirándulások voltak pl. a<br />
2006-os bajorországi útunk, a 2007-es nyári<br />
szabadságunk idején a dél-olaszországi barangolásunk,<br />
amelyről 6 részes fényképekkel és videókkal gazdagon<br />
illusztrált útinaplót írtam (ld. Testvérmúzsák magyar<br />
nyelvű kiegészítő portálom nyitó oldalán), 2008. júliusi<br />
toszkánai és ugyanez év októberi párizsi kirándulásaink,<br />
e két utóbbiról a váratlan és tragikus kimenetelű<br />
események miatt nem volt időm feljegyezni<br />
élményeimet s ezért ezen beszámolókkal még adós<br />
vagyok. Nem tudom, hogy annyi idő elteltével sikerül-e<br />
összeállítanom s ha igen, úgy, hogy az olvasóknak is<br />
élvezetesek legyenek leírásaim... Ez a jövő titka...<br />
Legeslegutóbbi szép élményünk a 2010. augusztus 18-<br />
24-i londoni tartózkodásunk volt. Ennek megírása is<br />
még várat magára...<br />
Befejezésül íme egy-két válogatás a jelentősebb<br />
szerzői- és olvasói véleményekből, amelyek ugyan<br />
lelkesítenek és erőt adnak a további munkákhoz, de<br />
nem oldják meg a kiadással járó óriási anyagi<br />
nehézségeket:<br />
«Kedves Igazgatónő! Megkaptuk a folyóirat 15/16,<br />
17/18 számait és köszönjük. Szeretnénk kifejezésre<br />
juttatni elismerésünket a számok gazdag tartalmáért,<br />
amelyek a tanszék könyvtárába lesznek beillesztve.<br />
Igen sok jót, jó munkát, kívánok.<br />
Hajnóczi Gábor<br />
Tanszékvezető» (Prof. Hajnóczi Gábor, Pázmány Péter<br />
Tud. Egyetem, Olasz Tanszék, Budapest/Piliscsaba,<br />
2001. 03. 26. [Olaszból én fordítottam.](1943-2005)<br />
«Tisztelt Asszonyom, nagyon köszönöm, hogy<br />
elküldte a RAI adásában elhangzott hír szövegét.<br />
Minthogy abban nem csupán tényközlés, hanem<br />
értékelés, sőt elismerés is van, engedje meg, hogy<br />
szívből gratuláljak. További jó munkát kívánok. Hajnóczi<br />
Gábor » (Prof. Hajnóczi Gábor, Pázmány Péter Tud.<br />
Egyetem, Olasz Tanszék, Budapest/Piliscsaba, 2001. 03.<br />
26.)<br />
«Kedves Melinda! Nagyon köszönöm érdekes és<br />
színes folyóiratának, az <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>-nak<br />
megküldését és azt, hogy rólam is megemlékezett<br />
benne. Igazán szép és dicséretes, hogy Olaszországba<br />
költözött magyar asszonyaink ilyen lelkesen és<br />
odaadóan szentelik magukat a kultúra és benne<br />
Magyarország szerepe ápolásának és terjesztésének, –<br />
gondolom nem volt könnyű ezt a vállalkozást elkezdeni<br />
és eredményesen folytatni. [...] Tevékenységéhez<br />
további kitartást és szép eredményeket kívánva<br />
szívélyes üdvözlettel: Jászay Magda» (Dr. Prof. Jászay<br />
Magda, történész; Budapest, 2001. 03. 21., [J.M.1920-<br />
2005.])<br />
«Kedves Melinda, örömmel vettem a „Reimsi angyal”<br />
fordítását, publikációját a folyóiratában... Jó tudni,<br />
kedves a szívemnek, hogy felfigyelt a munkáimra és<br />
szereti őket! Olasz nyelven még kb. 20 évvel ezelőtt<br />
jelent meg rólam hosszabb méltatás és novellák, az<br />
„Ungheria oggi” (ha jól írom) kiadványban, de ez<br />
inkább hivatalos volt. [...].<br />
Gratulálok életviteléhez: nem lehet könnyű<br />
magyarnak lenni, még szép Itáliában sem; de lám, segít<br />
a szerelem, a gyerek – és az a nemes eltökéltség, hogy<br />
segítse hazája kultúráját megismertetni. Ezért csak<br />
köszönet jár – s férjének is, hogy magával tart a<br />
munkában!<br />
Remélem, hallunk még egymásról. Bánjon<br />
novelláimmal tetszése szerint! Szeretettel üdvözlöm: J.<br />
Anna.<br />
U.i.: Egy szál virág mellékelve...» (Jókai Anna, író,<br />
tanár; Budapest, 2001. 03. 25.)<br />
«Kedves Melinda! Nagyon köszönöm április 2-i<br />
leveléhez mellékelt „Le voci magiare” című fordításantológiáját.<br />
Nagyon jó és reprezentatív a válogatás és<br />
igazán szép munka a fordítás. Tudom tapasztalatból,<br />
hogy a fordítás nem könnyű vállalkozás és kétszeresen<br />
nehéz, ha költeményről van szó. Kicsit lehangoló, amit<br />
saját verseiben ferrarai beilleszkedése nehézségeiről ír.<br />
Pedig eredményei, sikerei nem ezt mutatják.<br />
Keveseknek sikerülne ilyen stabil irodalmi-kulturális<br />
kezdeményezést megvalósítani és ehhez megfelelő<br />
alapokat és értő közönséget találni. Tudom, mind ehhez<br />
bátorság, energia és kitartás szükséges, de úgy látom,<br />
ezeket bőségesen kamatoztatja. Magyar kulturális<br />
vezetésünk örülhet, hogy Olaszországban ilyen lelkes<br />
képviselői vannak ügyünknek.<br />
Még egyszer köszönöm kedves figyelmét és<br />
munkájához további szép eredményeket kívánok.<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011<br />
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Szívélyes üdvözlettel. Jászay Magda» (Dr. Prof.<br />
Jászay Magda történész, Budapest, 2001. 05. 2.,<br />
[J.M.1920-2005.])<br />
«Kedves Melinda, a füzetet köszönettel megkaptam,<br />
örülök, hogy sort kerítettél a fordításra. Amit az olasz<br />
nők helyzetéről írsz, elkeserítő. Nem tudom, hogy<br />
érvényesülnék abban a közegben! Neked egy biztos<br />
fogódzód azért van: a magyar nyelv és a vállalt feladat.<br />
Nem kevés!<br />
Szeretettel gondolok Rád, forgalmas életem kellős<br />
közepéből: Anna» (Jókai Anna, író, tanár; Budapest,<br />
2001. 05. 15.)<br />
«Kedves Melinda Asszony! Nagy-nagy örömmel<br />
kaptam meg küldeményét [...], a számomra igen<br />
értékes anyagot. Szívből gratulálok nagyszerű irodalmi<br />
munkásságához, gratulálok Önnek, mint költőnek és<br />
műfordítónak. Egy költeményét már ismertem a Botevévkönyvből<br />
magyarul, most olaszul is olvashatom.<br />
Ritkán olvas az ember ilyen nagyszerű költeményt.<br />
Veszprémi személyes ismerőseimet is felfedeztem, Dr.<br />
Paczolayt, Kemény Gézát. Nincs olyan nap, hogy ne<br />
venném kézbe küldeményének egy-egy füzetét. Most<br />
néhány szót engedjen meg magamról. Én 1943-ban<br />
érettségiztem olaszból, innen van némi tudásom.<br />
Kétszer műtötték gerincemet, mindkét alkalommal<br />
sokáig béna voltam, ágyhoz kötött és ekkor vettem elő<br />
régi olasz könyveimet, hogy a lakáshoz kötöttséget<br />
hasznosan töltsem. [...] Napjaim főleg a lakásomon<br />
folynak, csupán rövid sétákra vagyok képes. Már nem<br />
veszek részt irodalmi vagy egyéb művészi<br />
rendezvényeken. Viszont naponta előveszem Melinda<br />
asszony könyvecskéit és mondhatom: örömmel<br />
forgatom ezeket. Köszönöm ismételten, hogy ilyen szép<br />
élményben részesített engem, egykori munkatársát .<br />
Sok-sok szeretettel üdvözlöm Önt és családját,<br />
kívánom, hogy irodalmi tevékenységét további sikerek<br />
koronázzák, nagy dolognak tartom, hogy magyar költők<br />
verseinek olvasását lehetővé teszi az olaszok számára.<br />
Ismételt üdvözlettel és őszinte tisztelettel: Kovács<br />
János» (Kovács János ny. Iskolaigazgató; Veszprém,<br />
2001. 05. 31.)<br />
«Kedves Melinda Asszony! Nagy-nagy örömmel kaptam<br />
meg levelét és szívből köszönöm Önnek, hogy újabb<br />
kiadványokat, CD-lemezt küldött. Külön megtisztelés<br />
számomra, hogy levelemet is lefordította és<br />
megjelentette az anyagban. Nagyon gazdag az irodalmi<br />
munkássága Melinda asszonynak és én, mint a magyar<br />
irodalom egykori tanára, csak a legnagyobb<br />
elismeréssel tudok erről szólni. Ismerős, volt<br />
kollégáimat is örömmel és büszkeséggel tájékoztatom,<br />
hogy akivel együtt dolgoztam egykor, nagyszerű költő<br />
és író, de műfordítóként is igen nemes munkát végez,<br />
amikor az olasz olvasókkal megismerteti a magyar<br />
költészet gyöngyszemeit és ezzel hazánknak komoly<br />
szolgálatot tesz. Költeményein átsüt a mai napig is kis<br />
hazánk, a szülőföld szeretete és ez azért jelentős, mert<br />
irodalmi értékeinket szíve mélyéből tudja más nyelven<br />
reprezentálni.<br />
Ismételten köszönöm küldeményeit, kedves sorait.<br />
Kívánok Önnek további sikeres munkásságot. Szívből<br />
köszönti Önt és családját: Kovács János» (Veszprém,<br />
2001. 07. 18. Nota: magyar–orosz szakos<br />
iskolaigazgatóm volt a Botev Ált. Iskolában, ahol<br />
utoljára tanítottam)<br />
«Kedves Melinda! Néhány napja kaptam meg a<br />
lapokat és a könyvet. Gratulálok!!! Igazán.<br />
Ugyan még nem olvastam el mindent, de már így is<br />
nagyon sokat tanultam az írásokból. Érdekes,<br />
tudományos, szívhez szóló cikkeket találtam bennük.<br />
Renátónak (férjem) is átadtam olvasásra, néhány óra<br />
múlva közölte velem: «È una superdonna!» Majd még<br />
két óra elteltével nagy nevetéseket hallok. Mi történt? A<br />
«Viaggio di nozze bis»-t olvasta. Kijelentette, hogy<br />
Csehov és Bulgakov olvasása óta nem nevetett ilyen jót,<br />
mint most. Ennyit, nagyon röviden.<br />
Legközelebb egy példánnyal többet nyomtassatok,<br />
mert mi is előfizetők leszünk.<br />
Köszönök mindent! Baby» (Greksa Erzsébet, Salerno<br />
2004. 03. 19.)<br />
«Kedves Melinda, több ízben összefutottunk már a<br />
neten és talán emlékszel is rám. Rómában élek 31 éve,<br />
magyar, befejezetlen jogi tanulmányaim után itt<br />
végeztem a La Sapienza bölcsészkarán, a német-magyar<br />
szakon, még 1982-ben.<br />
Egy jónevű irodalmi ügynökségnél van egy részidős<br />
állásom, ahol híres olasz kiadók (pl. Laterza) könyveit<br />
mutatom be német és angol nyelven külföldi kiadóknál<br />
jogmegvételre és egy szintén neves római kiadóval<br />
működöm együtt mint lektor (német és angol nyelvű<br />
szép- és szakirodalmat olvasok és ajánlok, vagy<br />
buktatok meg).<br />
Mindezt azért írtam le Neked, hogy lásd, értek<br />
valamennyire a szakmához. Az <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> -t<br />
(http://www.osservatorioletterario.net/archiviofascicoli.htm )<br />
rendszeresen követem on-line (korábban küldtél mindig<br />
linket az új számokról, de idén már sosem) és nagyon<br />
tetszik, fogadd őszinte elismerésemet! [...]<br />
További jó munkát kívánok és szívélyes üdvözletemet<br />
küldöm: Rényi Andrea» (Dr. Rényi Andrea, Róma,<br />
2004. 11. 02.)<br />
«Tárgy: Kapcsolatfelvétel és üdvözlet Varga Gézától<br />
Tisztelt Dr. Bonaniné Tamás-Tarr Melinda!<br />
Örömmel fedeztem fel kegyedet az interneten s egy<br />
írását, amelyben az etruszk írással foglalkozik. Én 35 éve<br />
foglalkozom a székely írás eredetének kérdésével és<br />
néhány érdekes tudományos jellegű eredményt már<br />
elkönyvelhetek e téren. Az anyagiakat illetően hasonló<br />
cipőben járunk. Indítottam egy rovatot a www.index.hu<br />
történelem fórumcsoportjában "50 000 éves magyar<br />
írásbeliség" címmel. Nézzen be és olvassa el, mire<br />
jutottunk. Persze a fórumok beszélgetésre valók, nem<br />
helyettesíthetik a tanulmányokat és a köteteket.<br />
Örömmel bocsátanám a rendelkezésére néhány<br />
írásomat, bár nem tudom, melyik lenne érdekes ezek<br />
közül az olaszok számára. Az mindenképpen érdekelheti<br />
őket, amit az írás eredetéről tudok mondani. Ennek a<br />
kérdésnek egy korábbi feldolgozása olvasható az<br />
interneten: http://ikint.uw.hu/konyvek.htm "Az Éden<br />
írása". Ebből lehetne valami rövidebbet csinálni.<br />
Ami az etruszk írást illeti, ezzel eddig nem nagyon<br />
foglalkoztam, pedig érdemes lenne.<br />
Bodnár Erika és a korábbi etruszkológusok munkájában<br />
az írásjelek hangzósításában mutatkozik a<br />
192<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
leglényegesebb eltérés. Azaz a hagyományosok a görög<br />
(latin, sémi) jelekkel rokon hangértékeket tulajdonítják<br />
az etruszk jeleknek is, míg Bodnár Erika a székely jelek<br />
hangértékéből indul ki. Mindkét megoldás lehet részben<br />
jó és részben hibás. Aprómunka szükséges annak<br />
eldöntéséhez, hogy melyik jel esetében melyik a helyes<br />
hangzósítás.<br />
Ebben a kérdésben, az etruszk és a magyar nyelv és írás<br />
kapcsolatának kutatásában, úgy lehetne továbblépni<br />
(ellenőrízni), ha előszednénk azon etruszk szavak etruszk<br />
írásképét, amelyeket Alinei és mások eléggé hihetően<br />
magyarrral azonosítottak. Ez a betűzés tehát azon<br />
az újabb feltételezésen alapulna, hogy az etruszk és a<br />
magyar nyelv rokonok. S ezeknek az immár jobbára<br />
ismert hangzású szavaknak a jeleit kellene összevetni a<br />
székely írás jeleivel. Így kaphatunk egy (az eddigieknél<br />
valamivel igazoltabb hangzású) új etruszk ábécét (az<br />
etruszk jelek új, vagy ellenőrzöttebb hangzósítását),<br />
amely a további megfejtések kiinduló alapja lehet.<br />
Bodnár Erika olvasatát egyébként hibásnak tartom, mert<br />
a kapott szöveg zavaros és értelmetlen. A szellemes és<br />
balladai magyarázattal együtt is az. Ennél hihetőbb, hogy<br />
a kő határkő volt. Persze az etruszkok éppen elég<br />
sírfeliratot (emlékkövet) is hagytak maguk után.<br />
Gratulálok a kitartásához, nagyon fontos lehet az olaszmagyar<br />
kapcsolatok ápolásában és egyéb téren is.<br />
Üdvözli: Varga Géza írástörténész» (Varga Géza,<br />
irástörténész, 2006. 03. 07.)<br />
«Köszönöm Melinda... én nagyon hiszek a magyar<br />
költészetben... rengeteg vér folyik ereiben, epikus érzék,<br />
a mélységekben kutatás képessége... és szükség van<br />
minőségi alkotásokra, mert hiányzik és mert<br />
megérdemli.» (Enrico Pietrangeli, újságíró,<br />
irodalomkritikus; Róma 2009. 08. 31. [Olaszból én<br />
fordítottam.] A Danima ad anima/Lélektől lélekig c.<br />
fordítás-antológiám folyamatban lévő recenziója<br />
kapcsán kapott e-mail. Kétnyelvű recenzió:<br />
http://www.osservatorioletterario.net/da_anima_ad_ani<br />
ma_recensione.pdf )<br />
«[...]Gratulálok az <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> legújabb, 250<br />
oldalas, szép és gazdag tartalmú 71/72, 2009-2010<br />
(november-februári) számához. [...]» (Dr. Paczolay<br />
Gyula, ny. egyetemi docens; Pannon Egyetem,<br />
Veszprém, 2009. 10. 29.)<br />
«[...] Hallod, te hatalmas munkát végzel!<br />
Elkápráztató, mekkora anyaggal dolgozol! Nem<br />
beszélve még az olasz nyelvről, a fordításokról! Istenem<br />
Melindám, nem tudom képes lenne-e valaki Helyetted<br />
utánad csinálni!? [...] Szóval, belegondolni is<br />
elképesztő, mekkora a te tudásod! Csak<br />
szuperlatívuszokban lehet rólad beszélni. ... és arról,<br />
hogy valahol minden összejött…. Az<br />
irodalomszereteted, stb…. Leírni is hosszú lenne!<br />
Nem tudom, bárki is egyáltalán fel tudja-e fogni és<br />
értékelni mekkorát teszel mindkét nyelvű<br />
irodalomért??? Hatalmas munka!! [...]<br />
[...] Azt hiszem, te egyedülálló vagy, úgy észben, mint<br />
szorgalomban, akaratban, emberségben, mindenben!<br />
[...] Gondolom, az is közrejátszik, hogy értelmiségi<br />
családból jöttél, és már az értékrendszered is más,<br />
sokkal magasabb, mint másé! Tudnak-e egyáltalán<br />
bárhol, bárki értékelni téged? Mit érzel belül? Te<br />
magaddal meg vagy elégedve, vagy még többet<br />
szeretnél? Ennél többet már nem lehet! … Szóval hála<br />
és köszönet illet meg nemcsak tőlem, mindenkitől, akit<br />
érdemesnek találtál bevenni ismereteid, ismerőseid, és<br />
barátaid közé! Nem beszélve magáról a hazádról!<br />
Elvihetnék Neked a Kossuth díjat, vagy az irodalmi<br />
Nobel- és békedíjat! Nem vicc! Még megérheted.!!! Úgy<br />
legyen! [...]» (Hollósy Tóth Klára, ny. főelőadó, költő;<br />
Győr 2009. 10. 30.)<br />
«Nagyon szépen köszönöm a gazdag anyagú<br />
küldeményedet. Nagyon sok munkád van benne és<br />
nagyon-nagy anyagi áldozat az elkészítése... [...]<br />
Sok-sok köszönet a küldeményeidért. [...]» (Pék<br />
Béláné, ny. tanító; Székesfehérvár 2009. 11. 27.)<br />
«A "Forlì történetei" c. füzettel egy pillanatra<br />
hátratekintettem és láttam, hogy sok év eltelt az első<br />
együttműködéstől. Az egész a 2001-es Janus Pannonius<br />
pályázaton való részvételemmel kezdődött, ahová<br />
beválogattál két elbeszélésemet. Így ismerkedtem meg<br />
a folyóiratoddal, s így kedveltem meg [...]. Azóta<br />
crescendo a közreműködésem: az utolsó füzettel hetet<br />
publikált az <strong>Osservatorio</strong>... Az elbeszélések száma<br />
viszont több mint 30, pontosabban 32... Nem számítva<br />
a cikkeket és minden más beküldött és<br />
publikált anyagot, közülük munkáim recenzióit. Nem<br />
gyakori ilyen közelséget, érdeklődést tapasztalni, tehát<br />
nekem privilégium Veled és a folyóiratoddal<br />
együttműködni, amely szerintem sosem unalmas,<br />
sosem banális, mindig alapos és érdekes, pozitív, szép,<br />
nyílt és gazdagító, sznobizmus, akadémizmus,<br />
intellektualizmus nélküli [...] Köszönet a<br />
nagyrabecsülésért, amely sosem hiányzott [...].<br />
Hamarosan, remélem, nyilvánosan is elismerik a<br />
munkádat, amit évek óta végzel. Pillanatnyilag így<br />
mondok köszönetet, akkor is, ha többet érdemelnél. Jó<br />
munkát és kívánom, hogy legyen vidám az életed!» (Dr.<br />
Umberto Pasqui, Forlì 2009. 12.06. [Olaszból én<br />
fordítottam.])<br />
«Kedves Tamás-Tarr Melinda tanárnő! Érdekes, hogy<br />
mindennapjaink városában jelenlévő néhány<br />
kiválóságról véletlenszerűen, az interneten keresztül<br />
szerzünk tudomást.<br />
Belepillantottam a folyóirat szájtján letölthető pdf<br />
fájlba és benne hasznos információkat, érdekes<br />
esszéket és minőségi szerzők ajánlatát találtam.<br />
Egyszóval előfizettem rá [...]. Gratulálok a munkájához<br />
[...].» (Dr. Angelo Andreotti, képzőművész, költő,<br />
Ferrara 2009. 12. 11. [Olaszból én fordítottam.])<br />
« Kedves Melinda!<br />
Őszintén gratulálok a jeles munkához! Legyen olasz,<br />
latin avagy francia az anyag, amikor fordításról van szó,<br />
a maga érdeme elvitathatatlan! Viszont vég nélkül<br />
továbbra is vitatott kérdés a műfordítás elveivel s<br />
érdemeivel kapcsolatos téma.<br />
Különben „a műfordítást - ahogy Babits írja -, sokkal<br />
nagyobb és fontosabb dolognak tartom, mint<br />
amilyennek látszik.” Ha valaki ilyen munkába belefog,<br />
nézetem szerint annak nemcsak az adott kor sajátos<br />
gondolkozásával, irodalmi nézeteivel kell tisztában<br />
lenni, hanem Arany János szavaival: „Ismerni kell a<br />
nyelv szellemének élő nyilatkozatait” is. Hiszen egyes<br />
mű fordításánál akadnak talányos, szerfelett elvont<br />
gondolatképek. Jó példa erre a Divina Commedia<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011<br />
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terzinái, amely Babits véleménye alapján: „még<br />
talánynak is tökéletesebbek minden más talánynál,<br />
melyet alkotás valaha műfordító elé állított.” Mint pld.<br />
azon misztikus átlényegülés, amelyről - mint személyes<br />
transzcendentális élményről - , az egyik kantójában<br />
Dante beszámol.<br />
Mindenesetre, szerény meglátásom szerint<br />
elsősorban csak az bírálhat el jogosan műfordítást, aki<br />
már maga is fordított. Sőt, kiváltképpen azok hivatottak<br />
erre, kik a magyar líra remekeit egy idegen nyelvre<br />
fordítják le.<br />
Asszonyom, az antológia kiadásával nagy fába vágta<br />
a fejszét! Egy ilyen választékos munka közreadására<br />
határozottan csak egy olyan irodalmár tud sikeresen<br />
vállalkozni, mint maga, aki nemcsak hogy teljes<br />
felkészültséggel, hosszú gyakorlattal és kiváló irodalmi<br />
műízléssel rendelkezik, hanem merőben ismeri azt a<br />
nyelvet, amelyen kiadja.<br />
További jó sikereket kívánok: Imre²<br />
(P.s. Amúgy is, ki merne egy ilyen jeles fordítóval<br />
nyílt vitába szállni, ki az egri nők módjára tudja forgatni<br />
a pennát!)<br />
¹ Melinda Tamás-Tarr Bonani: Da anima ad anima<br />
(Lélektől lélekig fordítás-antológia, magyar, francia,<br />
spanyol, latin versek az eredeti szöveggel együtt)<br />
Edizione <strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> Ferrara e l’Altrove/<br />
O.L.F.A., Ferrara, 2009, 150 old. (²Americo Olah/Oláh<br />
Imre, vallástörténész, Cypress, CA, (U.S.A.), 2010. 02.<br />
08.)<br />
«Drága Melinda, megkaptam a folyóiratot. Nagyonnagyon<br />
örülök a recenziódnak, mert teljesen eltalálta<br />
költészetem szimbolikájának legigazabb jelentését.<br />
Végsőkig hálás vagyok a recenziódért és a kultúráért is,<br />
amit a szép folyóiratoddal terjesztesz.<br />
Még egyszer köszönöm és szeretteljes üdvözletem:<br />
FrancoS» (Dr. Franco Santamaria, olasz-francia tanár,<br />
költő, festőművész; Poviglio (Re), 2010. március 21.<br />
[Olaszból én fordítottam.])<br />
«Kedves Melinda, köszönöm kedves leveledet.<br />
Csodálom továbbra is azt a hatalmas munkát, amit<br />
végzel.<br />
Én sokat beszélek róla a tanítványoknak, felvettem a<br />
kurzusaim tematikájába.<br />
[... ] Szeretettel üdvözöl: Judit» (Dr. Józsa Judit,<br />
egyetemi adjunktus, Pécsi Tudományegyetem, Olasz<br />
Tanszék; Pécs, 2010. március 21.)<br />
«Szia Édes Melindám!<br />
Nagyon köszönöm a könyvnyi folyóiratot. Megkaptam.<br />
Dicséret és hódolat illet érte. Nem tudom, tisztában<br />
vannak-e értékével, értékeddel, hogy milyen<br />
erőfeszítéseket teszel a magyar és a világirodalomért se<br />
idődet, se erődet, se idegzetedet, se türelmedet nem<br />
kímélve.<br />
Megint hatalmas munka fekszik e lapok között.<br />
Lenyűgözött új hazádban való barangolásod. Mindenre<br />
odafigyelsz, minden természeti és emberi csodára. Mert<br />
mindenféle művészet csoda is, a lélek, az istenáldotta<br />
tehetség csodája, amire te kifinomult lélekrezgéssel<br />
reagálsz. Aztán nem beszélve azon tehetséges íróról,<br />
mint Tormay Cecile, közlöd írását, mert értékesnek<br />
tartod, és itthon még csak meg sem említik. Aztán<br />
sorolhatnám, de te tisztában vagy lapod értékével.<br />
Igen, sem hálás lenni, sem megköszönni nem lehet,<br />
csak silány utalást tenni rá, hogy valami igazi,<br />
kézzelfogható, nemes hála illet meg téged. Óh, ha én<br />
lehetnék a Művelődési miniszter, vagy valami irodalmi<br />
vezető, Kossuth díjra jelölnélek! Nem vicc, nem üres<br />
bók Melindám, megérdemelnéd… és lehet, nyitott<br />
kapukat döngetek, és egyszer tényleg meg is kapod.<br />
Köszönöm neked amit értem is teszel, s a megőrzendő<br />
értékekért.<br />
A napokban várd a postást, remélem, megkapod<br />
levelemet!<br />
Kívánok neked minden jót, boldog Húsvétot,<br />
feltámadást, melyben nemcsak Krisztus támad fel, de<br />
az emberi tisztaság, nemes értéke is. A „válaszka”<br />
leveledet külön köszönöm. Én szintúgy érzek veled<br />
szemben, mint te velem! A Jó Isten legyen Veled,<br />
kísérje életedet!<br />
Sok szeretettel ölellek: Klára» [...]» (Hollósy Tóth Klára,<br />
ny. főelőadó, költő; Győr, 2010. március 24.)<br />
«Kedves Melinda!<br />
Őszintén szólván érdekes és válogatott anyagot<br />
hozott az OLFA. Eddig is mindig kedvenc olvasmányom<br />
volt az Antiche tracce magiare c. rovata. Végtelen<br />
csodálom mily szépen összeszedte és kidolgozta a lett<br />
események hátterét. Kushkumbaev pompás cikke pedig<br />
egy külön adomány volt számomra, ezt úgy veszem,<br />
mintha nekem szánta volna. Kérdés, ugye van ennek a<br />
jeles kutatónak weboldala? Aztán sorolhatnám tovább:<br />
dr. Benkő Mihály tanulmányát s vitairatát egyaránt<br />
érdekesnek és felvilágosítónak találtam.<br />
Most pedig áttérve a tervezett II. részre, amivel<br />
következő a helyzet. Eddig azt véltem, hogy a múzsák<br />
történetével fejezem be a cikket. Kész! Igen ám, de<br />
közbejött egy különös véletlen - már ha egyáltalán<br />
vannak ilyen véletlenek-, ki tudja? Mert hogyan lehet<br />
az, hogy amikor az ember olykor keres valamit s közben<br />
tiszta véletlenül rátalál valami egészen másra? Tessék:<br />
Il Poema dell'Uomo-Dio, di Maria Valtorta.<br />
http://valtorta.org/<br />
Ahogy látni fogja, magában véve ez egy<br />
egyedülálló s különös érdemű terjedelmes munka! De<br />
persze legyen mindenki saját magának a bírája. Amikor<br />
beleolvastam részemről olyan benső gondolat támadt,<br />
hogy a témába vágó, tehát szűz Máriára vonatkozó<br />
részleteket, valahogy meg kéne szólaltatni - a maga<br />
segítségével-, az “Egyetemes Anyá”-ban. Ugyanis itt<br />
egy kis fordításról lenne szó, s ez pedig közös munkát<br />
igényelne. Mit gondol Melinda? Nem tudom...,<br />
Hiába....?<br />
Boldog húsvéti ünnepeket kívánok: Imre» (Americo<br />
Olah/Oláh Imre, vallástörténész, Cypress, CA, (U.S.A.),<br />
2010. 04. 01.)<br />
Életutam: 1968 nyarán bútorgyári diákdolgozó<br />
munkás, 1969 nyarán az akkori Szivárvány áruházi<br />
diákdolgozó eladói munkakörben, 1972-73 a Veszprémi<br />
Megyei Bíróság Gazdasági hivatalában adminisztrátor,<br />
19<strong>77</strong> júliusában újságírógyakornok az "Újságíró<br />
kerestetik" országos pályázat eredményeként elnyert<br />
MÚOSZ ajánlásra, , 19<strong>78</strong>-79 tanár a veszprémi 3. sz.<br />
Általános Iskolában, 1979-1983 szept. 30-ig tanár a<br />
veszpémi "Hriszto Botev" Általános Iskolában, 1983<br />
dec. 5-én - a hazásságom követően - kitelepültem<br />
Olaszországba; 1986-tól alkalmi magánóraadó tanár,<br />
194<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011
tolmács, szak- és műfordító, 1989-től kb. 1997-ig<br />
publikáltam alkalmilag cikkeket, leveleket a milánói<br />
"Corriere della Sera"-ban, az emilia romagna megyei<br />
megyei- és városi napilapjaiban "Il Resto del Carlino"ban,<br />
a "La Nuova Ferrara"-ban, 1989/90 magán<br />
zongoratanítás, a nápolyi Velardiniello Akadémia<br />
tiszteletbeli tagja, 1990-95 aktív énekkari tagja voltam<br />
a ferrarai "Accademia Corale Vittore Veneziani"<br />
Vegyeskórusnak (szoprán); 1994-ben publikáltam<br />
néhány cikket a veszprém megyei napilapban, a<br />
"Napló"-ban 1996-97 cikkeket, tanulmányokat<br />
publikáltam a torinói, újszülött "Penna d'Autore" és<br />
1997-ben a szintén újszülött, messinai "Noialtri" kéthavi<br />
folyóiratokban, 1996/97 önkéntes irodalomtanítás<br />
bemutató óraadással egybekötve a ferrarai "G.<br />
Leopardi" 5 osztályos Elemi Iskolájában. 1997-ben<br />
megalapítom s azóta még életben tartom az «<br />
<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> - Ferrara e l'Altrove"» c.<br />
kulturális és irodalmi periodikát. Jelenleg alkalmi<br />
műfordítói- és kiadó, tolmács- és oktatási munkákat<br />
végzek, ha van rá igény és ennek következtében<br />
felkérést, megbízást kapok.<br />
A saját periodikámon kívül rendszeresebben<br />
publikáltam az amerikai "Kaláka", a magyar “Fullextra”<br />
és “Aranylant” on-line irodalmi- és kulturális lapokban.<br />
Mind otthon, mind Olaszországban részesültem<br />
irodalmi- és újságírói- és szónoki elismerésben, amit<br />
nem tartok érdemesnek megismételni (ld. az olasz<br />
nyelvű írást), mert tulajdonképpen, mintha nem is<br />
lennének: előszobám falain díszelegnek az első<br />
helyezéseket dokumentáló oklevelek, melyek<br />
reményeket, álmokat és öröm- és bánat könnyeket<br />
rejtenek, s a végén csak nekem kedves emlékű<br />
megsárgult pergamenek… Rajtam kívül másoknak ennyi<br />
sem…<br />
Hol itt- hol ott a világhálón on-line és nyomtatott<br />
formában jelentek/jelennek meg olaszul és magyarul<br />
írásaim itthon is, otthon is és a világ minden táján, más<br />
szaklapokban is - magyaroroszágiban is - a saját<br />
kiadványaimon kívül is... Tehát, szinte természetfeletti<br />
teljesítményű munkáim eredményeként sok mindent<br />
letettem az asztalra, de az már egészen más nóta, hogy<br />
munkáim után pénzt már ritkán láttam és látok! Alkalmi<br />
kereseti lehetőségeim - tanítás (magán- és<br />
közoktatásban), fordítás, tolmácsolás, igazságügyi<br />
nyelvi szakértőség, nyelvi és kulturális közvetítői<br />
tevékenység magyar immigránsok, dolgozók és<br />
gyermekeik esetében, családfakutatás... -, amelyek<br />
nem biztosítottak és biztosítanak önálló anyagi<br />
egzisztenciát, csak időkénti zsebpénzt jelentenek a<br />
férjemtől kapott havi apanázzsal egyetemben –<br />
amelyeket a sajtó- és kiadói vállalkozásom életben<br />
tartásához használok fel a kapott honoráriumaimmal<br />
egyetemben, mivel az előfizetői díjak nem fedezik az<br />
ezzel járó költségeket - ebben a déli, még igen erősen<br />
patriarchális országban, ahol a legnehezebb az<br />
előítéletekkel és a bizalmatlansággal való küzdelem,<br />
ahol a nőket szívesebben látják a modernizált mosó- és<br />
mosógatódézsák fölött, mint a háztartáson kívül - elég<br />
csak megszámolni, hány nő jut ezer parlamenti<br />
képviselőre (!!!), s ahol a nőket még mindig szívesen<br />
tekintik a férfi népség legalacsonyabb szexuális<br />
fantáziájának tárgyának s nem egyenrangú,<br />
gondolkodó, önálló, élőlénynek, társnak (!!!), annak<br />
ellenére, hogy ezen a téren erősen hátul kullogó<br />
Olaszországban ha lassan is, de történtek előrelépések<br />
a nők helyzetét illetően, de még mindig nem<br />
elegendően.<br />
Hálát adok a jó Istennek, hogy tanult családba<br />
születhettem, még akkor is, ha sokszor volt részem<br />
családon belül is igazságtalanságban, hálás vagyok<br />
mindazért, amit a szüleim értünk tettek nehéz és<br />
küzdelmes életük során; minden pozitív és negatív<br />
élményért köszönetet mondok, mert mindezek<br />
hozzásegítettek emberi- és szakmai életutam<br />
előrehaladásában! Mindezek nélkül nem jutottam volna<br />
el oda, ahová a sors, az isteni akarat irányított...<br />
Mindezek tudatában bátran mondhatom, hogy ezt a<br />
27 esztendőt, ezen belül a 15 éves sajtóvállalkozói<br />
éveket nem töltöttem el tétlenül és haszontalanul, a<br />
többoldalról érkező támadások ellenére, a<br />
bizalmatlansággal, a gyanúkkal, intrikákkal, irígységtől<br />
szült ellenségeskedésekkel, hitetlenségekkel megküzdve<br />
elég sok mindent tettem le az asztalra (publikációk,<br />
könyv-és lapkiadás, fordítások, és egyebek)...<br />
Legfrissebb, most megjelent könyvek: Umberto Pasqui:<br />
«Trenta racconti brevi» az én előszavammal, Maxim<br />
Tábory: «Ombra e Luce», U.S.A.-beli magyar idős<br />
honfitársam (sz. 1924.) verseskötete az én<br />
fordításomban, amelyen tavaly november óta, megállás<br />
nélkül dolgoztam, az olasz nyelvű részben olvasható a<br />
kötetről néhány sor, valamint néhány kötetbeli vers)...<br />
Emellett folyamatban van a folyóirat és a 2011 nyarán<br />
belüli kiadásra tervezett ünnepi antológia mellett<br />
néhány önálló kötet sajtó alá rendezése... ha Isten is<br />
úgy akarja, hamarosan napvilágot látnak ezek is. 27<br />
évnyi tevékenységemről részletesebben a kiadványom<br />
honlapján lehet tudomást szerezni (vagy elég a Google<br />
keresőbe beütni nevemet akár ékezettel, akár anélkül),<br />
tagadhatatlan dokumentumok, nem nemlétező<br />
szellemvállalkozás, nem handabanda, mint másoknál<br />
nagyon sok esetben...<br />
Ezek után átadom a helyet alkotóinknak és a<br />
közeledő évvégi ünnepségek alkalmából kívánok<br />
minden kedves Szerzőnek és Olvasónak szent<br />
karácsonyi ünnepeket és áldásos, boldog új évet s nem<br />
utolsó sorban jó egészséget, valamint kellemes<br />
szórakozást, olvasást kívánok, természetesen<br />
köszönetet mondva, hogy eddig kitartottak mellettem.<br />
Az újonnan érkezőket pedig sok szeretettel, tárt<br />
karokkal fogadom: Isten hozta Mindnyájukat!<br />
Dr. B. Tamás-Tarr Melinda<br />
- Ferrara (Itália) -<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011<br />
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