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Untitled - La politica, piu di ogni altro settore della societa...

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José Saramago<br />

Il Vangelo secondo Gesù<br />

Bompiani, Milano 1993.<br />

Traduzione <strong>di</strong> Rita Desti.<br />

Titolo originale "O Evangelho segundo Jesus Cristo".<br />

Copyright 1991 José Saramago e E<strong>di</strong>torial Caminho, by arrangement with Dr. Ray-Gde Mertin, Literarische<br />

Agentur, Bad Homburg, FRG.<br />

Pubblicato da E<strong>di</strong>torial Caminho, Lisboa, 1991.<br />

Copyright 1993 Gruppo E<strong>di</strong>toriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas S.p.A., Via Mecenate 91 - 20138 Milano.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione Bompiani febbraio 1993.<br />

Nota e<strong>di</strong>toriale<br />

Gabriele Danesi si occupa <strong>di</strong> un libro <strong>di</strong> José Saramago che ha suscitato numerose polemiche.<br />

Ho da poco terminato la lettura <strong>di</strong> un testo impegnativo e corposo, sia per il tema trattato<br />

che per la prosa. Il romanzo in questione è Il Vangelo secondo Gesù Cristo <strong>di</strong> José Saramago, opera<br />

straor<strong>di</strong>naria che richiede la preventiva rinuncia a <strong>ogni</strong> certezza in materia spirituale, religiosa e<br />

senz’<strong>altro</strong> stilistica. <strong>La</strong> prosa dell’autore portoghese, lascerò a dopo la questione più spinosa del<br />

tema trattato, ha <strong>di</strong>fatti tutte le caratteristiche poco concilianti <strong>di</strong> una guida che non ti aspetta: o la<br />

segui o ti per<strong>di</strong> nei meandri <strong>di</strong> una caverna, come pure nei sillogismi, nei perio<strong>di</strong> lunghi che<br />

germogliano l’uno dentro l’<strong>altro</strong> in un gioco barocco <strong>di</strong> parole e considerazioni. Peculiarità questa<br />

dello stile <strong>di</strong> Saramago quasi ricattatoria, una forma violenta <strong>di</strong> porsi nei confronti del lettore. Si<br />

ba<strong>di</strong> bene però, una violenza strategica, ben calcolata nei minimi particolari e indubbiamente<br />

fruttuosa. E sì, perché una volta cominciato a leggere, superato il primo attacco <strong>di</strong> repulsione da<br />

lettore abitu<strong>di</strong>nario che ricerca in <strong>ogni</strong> romanzo la stessa poltrona, le stesse pantofole e la stessa<br />

linearità rilassante, le pagine scorrono da sole, con una leggerezza inau<strong>di</strong>ta. Un respiro lungo che<br />

non trova posa. Se non avessi dovuto seguire i ritmi dei miei doveri, sociali e fisiologici, sono quasi<br />

sicuro che avrei <strong>di</strong>vorato l’opera <strong>di</strong> Saramago in un solo giorno. Anche perché questo stile nuovo,<br />

irriverente, poco sensibile verso le esigenze del fruitore indolente, si fonde alla perfezione con le<br />

vicende narrate, <strong>di</strong> cui il titolo è una vetrina fin troppo evidente.<br />

Il Vangelo secondo Gesù Cristo dovrebbe essere annoverato, a pieno titolo, tra gli scritti<br />

apocrifi che s’interessarono alla vita <strong>di</strong> un uomo, che nel giro <strong>di</strong> soli trentatré anni, forse qualcosa <strong>di</strong><br />

più secondo i famosi calcoli storici che si basano sul noto censimento caduto proprio nell’anno zero,<br />

sconvolse la storia dei secoli successivi. Certo <strong>di</strong> tempo ne è passato dall’era degli evangelisti e delle<br />

testimonianze protocristiane, ma l’evidenza <strong>di</strong> un acca<strong>di</strong>mento che scan<strong>di</strong>sce tutt’oggi la vita <strong>di</strong><br />

milioni <strong>di</strong> persone, con coerenza o meno, questo non sta a me <strong>di</strong>rlo, dà <strong>di</strong>ritto e cre<strong>di</strong>bilità a chi si<br />

senta <strong>di</strong> tornarci su, anche con spirito <strong>di</strong>verso rispetto a quei primi che affrontarono l’argomento. <strong>La</strong><br />

voce <strong>di</strong> Saramago è una voce scettica, gonfia però <strong>di</strong> quella spiritualità sconsolata e cosciente, <strong>di</strong> chi<br />

da laico, o fedele da illuminato, guarda i fatti col senno <strong>di</strong> poi, dall’alto, da quelle vette vertiginose<br />

<strong>della</strong> storia che ci avvicinano così paurosamente all’onniscienza <strong>di</strong> Dio.


Un’ottica, quella <strong>di</strong> Saramago, tutta terrena, un modo come un <strong>altro</strong> per <strong>di</strong>re: secondo me è<br />

andata così, e raccontare una storia, la Storia, con un movimento verticale <strong>di</strong>verso. Non più dall’alto<br />

verso il basso, bensì dal basso verso l’alto e non con poche titubanze per questa ascesa. Gesù,<br />

uomo, figlio e fratello, ha infatti la modestia innata <strong>di</strong> tutti i nati <strong>di</strong> Israele che soffrono l’asprezza<br />

dei deserti, <strong>di</strong> un Dio che tace, ma comanda con le sue Scritture, <strong>di</strong> chi, al massimo, solleva un sasso<br />

o il rastrello contro le ingiustizie, ma mai oserebbe effigiarsi del titolo <strong>di</strong> Messia o Figlio <strong>di</strong> Dio.<br />

Gesù insomma è un Dio che fugge la propria <strong>di</strong>vinità. È lui un uomo che vive fin da<br />

adolescente nell’amara compagnia <strong>di</strong> un sogno ere<strong>di</strong>tato assieme al rimorso paterno, il non aver<br />

salvato i venticinque innocenti dalla strage or<strong>di</strong>nata da Erode. Certo, a non parlare, a non avvisare le<br />

madri del paese <strong>di</strong> Betlemme, è stato Giuseppe, ma mai come in questo romanzo le colpe dei padri<br />

ricadono sui figli. E la colpa maggiore è quella <strong>di</strong> vivere, e <strong>di</strong> vivere domandandosi se quanto<br />

avvenuto e se ciò che ancora accade, assassini, profezie, sacrifici <strong>di</strong> agnelli, lapidazioni in nome <strong>della</strong><br />

morale del Signore, sia quanto <strong>di</strong> meglio l’uomo e con esso il suo Creatore, possa fare. Il Cristo <strong>di</strong><br />

Saramago è uno che dubita, persino <strong>della</strong> parola <strong>di</strong> Dio, quando questi per bocca dell’unico reale<br />

alleato, il Diavolo- Pastore, rivela la natura soprannaturale al proprio figlio.<br />

Cristo nel romanzo, conosce a fondo solo due donne: sua madre e Maddalena. E lo fa nel<br />

modo più umano e quin<strong>di</strong> più vero e puro. Con la madre vive un rapporto conflittuale, quasi da<br />

manuale <strong>di</strong> psicoanalisi, con gli inevitabili screzi adolescenziali e una rottura, anche <strong>piu</strong>ttosto brusca,<br />

che niente ricucirà, dato che, tra l’<strong>altro</strong>, qui i punti <strong>di</strong> contrasto non sono gli orari da rispettare o le<br />

amicizie da frequentare, quanto l’aver visto Dio e l’averci parlato come si fa col vicino <strong>di</strong> casa. Maria<br />

Maddalena, nella versione <strong>di</strong> Saramago, è per il suo Gesù un richiamo irrifiutabile verso l’amore<br />

terreno.<br />

Ci sono in Saramago dei momenti <strong>di</strong> così struggente lirismo, ma si ba<strong>di</strong> bene sempre<br />

<strong>di</strong>sincantato, che verrebbe voglia <strong>di</strong> credergli, quando descrive il <strong>di</strong>alogo a tre sul futuro del mondo,<br />

Dio, Gesù e Diavolo, sulla barchettina del pescatore Pietro, nella coltre impenetrabile <strong>della</strong> nebbia. E<br />

chi sa se in fin dei conti le cose non siano andate proprio così. E l’accusa <strong>di</strong> eresia sarebbe ben<br />

lontana qualora qualcuno s’azzardasse a parlare <strong>di</strong> manifesto laico del Cristianesimo per questo<br />

nuovo Vangelo, perché un Dio che muore con gli altri, respira l’affanno <strong>della</strong> polvere come le<br />

locuste e lascia a malincuore che l’Altro costruisca su <strong>di</strong> lui il Suo impero, ha le fattezze indurite <strong>di</strong><br />

tutti gli uomini giusti e la spregiu<strong>di</strong>catezza <strong>di</strong> chi richiede ragione dei torti subiti su questa terra.


Il Vangelo secondo Gesù<br />

A Pilar.<br />

"Poiché molti si sono accinti a comporre una narrazione degli avvenimenti com<strong>piu</strong>tisi in mezzo a noi,<br />

come ci hanno trasmesso coloro che fin da principio ne sono stati testimoni oculari, e son <strong>di</strong>venuti ministri<br />

<strong>della</strong> parola, è parso bene anche a me, dopo aver fatto <strong>di</strong>ligenti ricerche su tutte queste cose, narrarle per<br />

iscritto, con or<strong>di</strong>ne, o nobile Teofilo, affinché tu riconosca la verità degli insegnamenti che hai ricevuto".<br />

Luca, 1, 1-4<br />

"Quod scripsi, scripsi".<br />

Pilato<br />

1.<br />

Si vede il sole in uno degli angoli superiori del rettangolo, quello alla sinistra <strong>di</strong><br />

chi guarda, e l’astro re è raffigurato con la testa <strong>di</strong> un uomo da cui sprizzano raggi <strong>di</strong><br />

luce pungente e sinuose lingue <strong>di</strong> fuoco, come una rosa dei venti indecisa in quali<br />

<strong>di</strong>rezioni puntare, e quel viso ha un’espressione piangente, contratta da un dolore<br />

inconfortabile, e dalla bocca aperta emette un urlo che non potremo u<strong>di</strong>re, giacché<br />

nessuna <strong>di</strong> queste cose è reale, quanto abbiamo davanti è solo carta e colore,<br />

nient’<strong>altro</strong>. Sotto il sole ve<strong>di</strong>amo un uomo nudo, legato a un tronco d’albero, i fianchi<br />

cinti da un drappo, a coprirgli le parti che chiamiamo intime o vergognose, e i pie<strong>di</strong> li<br />

ha posati su quanto resta <strong>di</strong> un ramo tagliato, ma per maggior saldezza, perché non<br />

scivolino da quel sostegno naturale, sono fissati da due chio<strong>di</strong>, profondamente<br />

conficcati. Dall’espressione del viso, d’ispirata sofferenza, e dalla <strong>di</strong>rezione dello<br />

sguardo, levato in alto, deve essere il Buon <strong>La</strong>drone. I capelli, a riccioli, sono un <strong>altro</strong><br />

in<strong>di</strong>zio che non tra<strong>di</strong>sce, infatti è noto che angeli e arcangeli li usano così, e il<br />

criminale pentito, a quanto pare, è già sulla buona strada per ascendere al mondo<br />

delle celesti creature. Non sarà possibile appurare se questo tronco sia ancora un<br />

albero, solo adattato, per selettiva mutilazione, a strumento <strong>di</strong> supplizio, ma che<br />

continua a nutrirsi dalla terra con le ra<strong>di</strong>ci, visto che la parte inferiore è<br />

completamente coperta da un uomo con la barba lunga, vestito con ricchi abiti,<br />

sontuosi e ampi, il quale, benché abbia il viso sollevato, non guarda certo il cielo.<br />

Questa solenne postura e questo sembiante triste possono appartenere solo a<br />

Giuseppe d’Arimatea, ché Simone <strong>di</strong> Cirene, senza dubbio un’altra ipotesi plausibile,<br />

dopo il lavoro cui lo avevano costretto, aiutare il condannato nel trasporto del<br />

patibolo, secondo i protocolli <strong>di</strong> tali esecuzioni, se n’era tornato alla sua vita, alquanto<br />

più preoccupato per le conseguenze del ritardo su un affare che aveva rinviato che


non per le mortali pene <strong>di</strong> quello sventurato che stavano per crocifiggere. Orbene,<br />

questo Giuseppe d’Arimatea è quel caritatevole e benestante uomo che offrì il<br />

servizio del proprio tumulo perché vi fosse deposto il corpo principale, ma non gli<br />

servirà granché la sua generosità al momento delle santificazioni, e neppure delle<br />

beatificazioni, giacché ad avvolgergli la testa non possiede <strong>altro</strong> che il turbante con<br />

cui esce <strong>di</strong> casa tutti i giorni, al contrario <strong>di</strong> questa donna che ve<strong>di</strong>amo in primo piano,<br />

con i capelli sciolti sulle spalle, curva e china, ma toccata dalla suprema gloria <strong>di</strong><br />

un’aureola nel suo caso frastagliata come un ricamo domestico. <strong>La</strong> donna<br />

inginocchiata si chiamerà <strong>di</strong> certo Maria, perché sappiamo già che tutte quelle<br />

radunate qui portano questo nome, ma solo una, essendo in più Maddalena, si<br />

<strong>di</strong>stingue onomasticamente dalle altre, ebbene, qualunque osservatore, purché<br />

abbastanza addentro ai fatti elementari <strong>della</strong> vita, giurerebbe <strong>di</strong> primo acchito che la<br />

suddetta Maddalena è proprio questa, giacché soltanto una come lei, con un passato<br />

<strong>di</strong>ssoluto, avrebbe osato presentarsi, nel tragico momento, con una scollatura così<br />

profonda e con un bustino tanto ridotto da farle risaltare e sporgere le roton<strong>di</strong>tà dei<br />

seni, ragion per cui, inevitabilmente, attira e fissa su <strong>di</strong> sé lo sguardo avido degli<br />

uomini che passano, pregiu<strong>di</strong>cando seriamente le anime, trascinate così alla<br />

per<strong>di</strong>zione dal turpe corpo. È tuttavia <strong>di</strong> compunta tristezza l’espressione del suo viso,<br />

e l’abbandono del corpo non esprime <strong>altro</strong> che il dolore <strong>di</strong> un’anima, sì, magari<br />

nascosta da carni tentatrici, ma che dobbiamo pur tenere in conto, stiamo parlando<br />

dell’anima, è chiaro, questa donna potrebbe essere ad<strong>di</strong>rittura completamente nuda,<br />

se avessero scelto <strong>di</strong> raffigurarla in tale stato, eppure dovremmo <strong>di</strong>mostrarle<br />

comunque rispetto e considerazione. Maria Maddalena, se è lei, sostiene e, con un<br />

gesto <strong>di</strong> compassione intraducibile a parole, sembra sul punto <strong>di</strong> baciare la mano<br />

dell’altra donna, questa sì, accasciata a terra, quasi priva <strong>di</strong> forze o ferita a morte.<br />

Anche lei si chiama Maria, seconda in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> apparizione, ma, senza dubbio, <strong>di</strong><br />

primissima importanza, ammesso che significhi qualcosa il posto centrale che occupa<br />

nella parte inferiore <strong>della</strong> composizione. A parte il viso piangente e le mani inerti, non<br />

si riesce a vedere nulla del corpo, coperto dalle innumerevoli pieghe del mantello e<br />

<strong>della</strong> tunica, stretta in vita da un cordone <strong>di</strong> cui s’indovina la ruvidezza. È più vecchia<br />

dell’altra Maria, e questa probabilmente è una buona ragione, ma non l’unica, perché<br />

la sua aureola abbia un <strong>di</strong>segno più complesso, o perlomeno questo sarebbe<br />

autorizzato a pensare chi, non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> informazioni precise su priorità,<br />

graduatorie e gerarchie in vigore su questo mondo, fosse costretto a esprimere<br />

un’opinione. Ma, tenendo conto del grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione, fatta con arti maggiori o<br />

minori, <strong>di</strong> queste iconografie, solo un abitante <strong>di</strong> un <strong>altro</strong> pianeta, supponendo che<br />

non vi avessero mai replicato, o magari solo messo in scena, questo dramma, solo<br />

quell’essere davvero inimmaginabile ignorerebbe che l’addolorata è la vedova <strong>di</strong> un


falegname <strong>di</strong> nome Giuseppe e la madre <strong>di</strong> tanti figli e figlie, sebbene solo uno, per i<br />

dettami del destino o <strong>di</strong> chi lo regola, abbia finito col prosperare, non tanto in vita<br />

quanto, soprattutto, dopo morto. Reclinata sulla sinistra, Maria, la madre <strong>di</strong> Gesù,<br />

proprio quello <strong>di</strong> cui abbiamo appena detto, appoggia l’avambraccio sulla coscia <strong>di</strong><br />

un’altra donna, anch’essa inginocchiata, anch’essa <strong>di</strong> nome Maria, e in fondo, benché<br />

non possiamo vedere né immaginare la sua scollatura, forse la vera Maddalena.<br />

Identica alla prima <strong>di</strong> questa trinità al femminile, ha i lunghi capelli sciolti sulle spalle,<br />

ma questi hanno tutta l’aria <strong>di</strong> essere bion<strong>di</strong>, a meno che non sia dovuta a pura<br />

casualità la <strong>di</strong>fferenza del tratto, più lieve in questo caso e con alcuni spazi vuoti fra<br />

una ciocca e l’altra, il che ovviamente sarà servito all’incisore per schiarire la tonalità<br />

<strong>della</strong> chioma raffigurata. Con simili ragioni non inten<strong>di</strong>amo affermare che Maria<br />

Maddalena sia stata <strong>di</strong> fatto bionda, ci stiamo solo adeguando alla corrente<br />

d’opinione prevalente, che insiste nel vedere nelle bionde, sia in quelle naturali sia in<br />

quelle tinte, i più efficaci strumenti <strong>di</strong> per<strong>di</strong>zione. Essendo stata, com’è noto, Maria<br />

Maddalena una donna così peccaminosa, perduta come tante altre, doveva pur<br />

essere bionda, per non smentire le credenze, bene o male acquisite, <strong>di</strong> una buona<br />

metà del genere umano. Comunque, non è che, perché apparentemente più chiara <strong>di</strong><br />

carnagione e colore <strong>di</strong> capelli rispetto all’altra, suggeriamo e proponiamo, contro le<br />

prove schiaccianti <strong>di</strong> una profonda scollatura e <strong>di</strong> un seno in mostra, che sia questa<br />

terza Maria la Maddalena. Un’altra prova, e molto consistente, rafforza e convalida<br />

l’identificazione, e cioè che questa donna, per quanto sostenendo appena, con fare<br />

un po’ <strong>di</strong>stratto, l’estenuata madre <strong>di</strong> Gesù, ha lo sguardo rivolto verso l’alto, ed è<br />

uno sguardo <strong>di</strong> autentico e appassionato amore, che ascende con forza tale da<br />

sollevare apparentemente tutto il corpo, tutto il suo essere carnale, come un’aureola<br />

raggiante capace <strong>di</strong> far impalli<strong>di</strong>re l’alone che già le circonda la testa e <strong>di</strong>sperde<br />

pensieri ed emozioni. Solo una donna che abbia amato nel modo e nella misura che<br />

attribuiamo a Maria Maddalena può guardare così, ed ecco quin<strong>di</strong>, in ultima analisi, la<br />

prova che dev’essere questa, solo questa e nessun’altra, escludendo pertanto anche<br />

la donna che le si trova accanto, la quarta Maria, in pie<strong>di</strong>, con le mani leggermente<br />

sollevate in atteggiamento pietoso, ma con lo sguardo vacuo, a far coppia in questa<br />

parte del quadro con un uomo giovane, poco più che adolescente, il quale flette la<br />

gamba sinistra in modo aggraziato, così, al ginocchio, mentre la mano destra, aperta,<br />

in<strong>di</strong>ca con posa affettata e teatrale il gruppo <strong>di</strong> donne cui tocca raffigurare, per terra,<br />

l’evento drammatico. Questo personaggio, così giovane, con i capelli a boccoli e il<br />

labbro tremante, è Giovanni. Come Giuseppe d’Arimatea, anch’egli occulta con il<br />

corpo la base <strong>di</strong> quest’albero che, lassù, in cima, innalza al cielo un secondo uomo<br />

nudo, legato e inchiodato come il primo, ma questi ha i capelli lisci, e con la testa<br />

reclinata guarda, se ancora ce la fa, il suolo, e la sua faccia, magra e scarna, suscita


tanta pena, al contrario del ladrone dall’<strong>altro</strong> lato, che persino nell’ultimo frangente<br />

<strong>di</strong> sofferenza agonica possiede ancora la forza <strong>di</strong> mostrarci un viso che facilmente<br />

possiamo immaginare rubicondo, doveva passarsela bene quando rubava, sebbene<br />

qui ci manchino i colori. Magro, capelli lisci, la testa piegata verso la terra che dovrà<br />

inghiottirlo, due volte condannato, a morte e all’inferno, questo misero relitto può<br />

essere solo il Cattivo <strong>La</strong>drone, in fin dei conti un uomo rettissimo, cui è rimasto quel<br />

po’ <strong>di</strong> coscienza che gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> fingere <strong>di</strong> credere, al riparo <strong>di</strong> leggi umane e<br />

<strong>di</strong>vine, che un minuto <strong>di</strong> pentimento basti per riscattare una vita intera <strong>di</strong> malvagità o<br />

una sola ora <strong>di</strong> debolezza. Sopra <strong>di</strong> lui, anch’essa piangente e implorante come il sole<br />

che le sta <strong>di</strong> fronte, ve<strong>di</strong>amo la luna, raffigurata da una donna con un incongruente<br />

cerchietto all’orecchio, una licenza che nessun artista o poeta si sarà mai permesso<br />

prima, e c’è da dubitare che se la sia concessa anche dopo, malgrado l’esempio. Il<br />

sole e la luna illuminano entrambi la terra, ma la luce <strong>di</strong>ffusa è circolare, senza ombre,<br />

ecco perché si può vedere così nitidamente ciò che si trova sopra l’orizzonte, sullo<br />

sfondo, torri e mura, un ponte levatoio sopra un fossato in cui brilla l’acqua, alcune<br />

guglie gotiche e, laggiù, sul crinale dell’ultima collina, le pale immobili <strong>di</strong> un mulino.<br />

Un po’ più vicino, per l’illusione <strong>della</strong> prospettiva, quattro cavalieri con elmo, lancia e<br />

armatura fanno volteggiare le cavalcature in destrezze d’alta scuola, ma i loro gesti<br />

suggeriscono che sono ormai al termine dell’esibizione, stanno salutando, per così<br />

<strong>di</strong>re, un pubblico invisibile. <strong>La</strong> stessa impressione <strong>di</strong> epilogo <strong>della</strong> festa ce la dà quel<br />

fante che sta facendo il primo passo per ritirarsi, portando via e tenendo con la mano<br />

destra qualcosa che, a questa <strong>di</strong>stanza, sembra un pezzo <strong>di</strong> stoffa, ma che potrebbe<br />

essere un mantello o una tunica, mentre altri due militari mostrano segni <strong>di</strong><br />

irritazione e <strong>di</strong>spetto, ammesso che da così lontano si possa decifrare sui visi<br />

minuscoli un sentimento, come <strong>di</strong> chi ha giocato e perduto. Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> simili<br />

banalità, come eserciti e città recintate da mura, aleggiano quattro angeli, <strong>di</strong> cui due a<br />

tutto campo, che piangono e si lamentano, mentre uno, con espressione seria, è<br />

assorto nel suo compito <strong>di</strong> raccogliere in un recipiente fino all’ultima goccia lo<br />

zampillo <strong>di</strong> sangue che sprizza dal lato destro del Crocifisso. Su questo luogo chiamato<br />

Golgota molti hanno avuto lo stesso fatale destino, e tanti altri lo avranno, ma<br />

quest’uomo nudo, inchiodato pie<strong>di</strong> e mani a una croce, figlio <strong>di</strong> Giuseppe e Maria, <strong>di</strong><br />

nome Gesù, è l’unico cui il futuro concederà l’onore dell’iniziale maiuscola, gli altri<br />

non saranno che crocifissi minori. È lui, in fondo, l’uomo verso cui volgono lo sguardo<br />

Giuseppe d’Arimatea e Maria Maddalena, lui che fa piangere il sole e la luna, lui che<br />

poco fa ha lodato il Buon <strong>La</strong>drone e <strong>di</strong>sprezzato il Cattivo perché non ha capito che<br />

non c’è alcuna <strong>di</strong>fferenza tra l’uno e l’<strong>altro</strong> o, se si ha una <strong>di</strong>fferenza, non è quella, ché<br />

il Bene e il Male non esistono in se stessi, ciascuno <strong>di</strong> essi è solo l’assenza dell’<strong>altro</strong>.<br />

Sopra la testa, risplendente <strong>di</strong> raggi <strong>di</strong> luce, più del sole e <strong>della</strong> luna insieme, ha un


cartiglio scritto con lettere romane che lo proclama Re dei Giudei, e a cingerlo una<br />

dolorosa corona <strong>di</strong> spine, come ce l’hanno, senza saperlo, anche quando non<br />

sanguinano all’esterno del corpo, quegli uomini cui non è permesso <strong>di</strong> essere re <strong>di</strong> se<br />

stessi. Gesù non gode <strong>di</strong> alcun sostegno per i pie<strong>di</strong>, come ce l’hanno i ladroni, tutto il<br />

peso del corpo graverebbe sulle mani inchiodate al legno se non gli restasse ancora<br />

un barlume <strong>di</strong> vita, quanto basta per mantenerlo eretto sulle ginocchia rigide, ma ben<br />

presto la vita gli si esaurirà, se il sangue continuerà a sprizzargli dalle ferite al costato,<br />

come si è detto. Fra i due cunei che tengono ben salda la croce, anch’essi come la<br />

croce conficcati in una scura fessura del suolo, una ferita <strong>della</strong> terra non più<br />

incurabile <strong>di</strong> una qualunque sepoltura d’uomo, c’è un cranio, e accanto una tibia e<br />

un’omoplata, ma a noi interessa il cranio, perché cranio significa Golgota, non<br />

sembrano la stessa parola, eppure qualche <strong>di</strong>fferenza la noteremmo se invece <strong>di</strong><br />

scrivere cranio e Golgota avessimo scritto golgota e Cranio. Non si sa chi abbia messo<br />

qui questi resti e per quale fine, a meno che non sia solo un ironico e macabro<br />

avvertimento agli infelici suppliziati sul loro futuro stato, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare terra,<br />

polvere e niente. Ma c’è anche chi sostiene che sia il cranio <strong>di</strong> Adamo, emerso dalle<br />

tenebre profonde degli strati geologici arcaici, e adesso, non potendovi tornare,<br />

condannato eternamente ad avere davanti agli occhi la terra, suo unico para<strong>di</strong>so<br />

possibile e per sempre perduto. <strong>La</strong>ggiù, sullo stesso campo in cui i cavalieri eseguono<br />

un ultimo volteggio, un uomo si allontana, il viso ancora rivolto da questa parte. Con<br />

la mano sinistra porta un secchio e, con la destra, una canna. Sull’estremità <strong>della</strong><br />

canna dev’esserci una spugna, è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>stinguerlo da qui, e il secchio, potremmo<br />

scommetterci, contiene acqua e aceto. Quest’uomo, un giorno, e poi per sempre,<br />

sarà vittima <strong>di</strong> una calunnia, quella <strong>di</strong> aver offerto, per malvagità o scherno, dell’aceto<br />

a Gesù che gli chiedeva acqua, mentre gli avrà certo dato la mistura che ha con sé,<br />

acqua e aceto, una fra le migliori bevande per ammazzare la sete, com’era noto e<br />

praticato allora. Se ne va, non rimane fino alla fine, ha fatto il possibile per alleviare<br />

l’arsura dei tre condannati, e senza alcuna <strong>di</strong>fferenza tra Gesù e i ladroni, per la<br />

semplice ragione che queste sono cose terrene, che rimarranno sulla terra, e con le<br />

quali si fa l’unica storia possibile.<br />

2.<br />

<strong>La</strong> notte ha un lungo cammino davanti a sé. Il lume a olio, appeso a un chiodo<br />

accanto alla porta, è acceso, ma la fiamma, come una piccola mandorla luminosa che<br />

vibra, riesce a stento, tremula e instabile, a contrastare la massa scura che la circonda<br />

e che riempie da cima a fondo la casa, fino agli angoli più remoti, là dove le tenebre<br />

sono talmente fitte da sembrare solide. Giuseppe si è svegliato <strong>di</strong> soprassalto, come<br />

se qualcuno lo avesse bruscamente scosso per le spalle, ma dev’essere stata


l’illusione <strong>di</strong> un sogno subito svanito, perché in questa casa ci vive solo lui, con la<br />

moglie, che non si è mossa e dorme. Non è sua abitu<strong>di</strong>ne svegliarsi così, nel cuore<br />

<strong>della</strong> notte, in genere non si desta prima che un’ampia fessura <strong>della</strong> porta cominci a<br />

emergere dal buio, grigia e fredda. Un’infinità <strong>di</strong> volte aveva pensato <strong>di</strong> chiuderla,<br />

niente <strong>di</strong> più facile per un falegname, preparare e inchiodare una semplice tavola <strong>di</strong><br />

legno avanzata da qualche lavoro, ma era talmente abituato a trovarsi davanti,<br />

appena apriva gli occhi, quella bacchetta verticale <strong>di</strong> luce, preannuncio del giorno, da<br />

giungere al punto <strong>di</strong> immaginare, senza badare all’assur<strong>di</strong>tà dell’idea, che se gli fosse<br />

venuta a mancare avrebbe potuto non essere più in grado <strong>di</strong> uscire dalle tenebre del<br />

sonno, le tenebre del proprio corpo e quelle del mondo. <strong>La</strong> fessura <strong>della</strong> porta faceva<br />

parte <strong>della</strong> casa, come le pareti o il soffitto, come il forno o il pavimento <strong>di</strong> terra<br />

battuta. A voce bassa, per non svegliare la moglie che ancora dormiva, pronunciò la<br />

prima bene<strong>di</strong>zione del giorno, quella che bisogna sempre <strong>di</strong>re quando si torna dal<br />

misterioso paese del sonno, Ti ringrazio, Signore, Dio nostro, re dell’universo, che per<br />

il potere <strong>della</strong> Tua misericor<strong>di</strong>a mi restituisci così, viva e perseverante, la mia anima.<br />

Ma forse non era altrettanto sveglio in ciascuno dei suoi cinque sensi, ammesso che<br />

allora, all’epoca <strong>di</strong> cui stiamo parlando, gli uomini non ne stessero ancora<br />

apprendendo qualcuno o, al contrario, ne andassero perdendo altri che oggi ci<br />

sarebbero utili, e quin<strong>di</strong> Giuseppe si osservava come se stesse seguendo a <strong>di</strong>stanza la<br />

lenta occupazione del proprio corpo da parte <strong>di</strong> un’anima che pian piano riaffiorava,<br />

simile a rivoli d’acqua che, avanzando sinuosi nel letto dei ruscelli, penetrassero la<br />

terra fino alle più fonde ra<strong>di</strong>ci, trasportando poi la linfa fino all’interno degli steli e<br />

delle foglie. E, nel vedere quanto fosse faticoso quel ritorno, guardando la moglie<br />

accanto a sé, ebbe un pensiero che lo turbò, che lei addormentata lì fosse davvero un<br />

corpo senz’anima, che l’anima non è presente nel corpo dormiente, altrimenti non<br />

avrebbe senso chiedere a Dio tutti i giorni <strong>di</strong> restituircela quando ci svegliamo, e a<br />

quel punto una voce interiore gli domandò, Cos’è che in noi sogna ciò che s<strong>ogni</strong>amo,<br />

Forse i s<strong>ogni</strong> sono i ricor<strong>di</strong> che l’anima ha del corpo, pensò subito dopo, ed era una<br />

risposta. Maria si mosse, forse la sua anima era lì accanto, già dentro casa, ma poi<br />

non si svegliò, doveva essere solo un sogno agitato, e con un profondo sospiro, rotto<br />

come un singhiozzo, si accostò al marito, con un movimento sinuoso, ma incosciente,<br />

che non avrebbe mai osato da sveglia. Giuseppe si tirò il lenzuolo spesso e ruvido<br />

sulle spalle e si rannicchiò sulla stuoia, senza scostarsi. Sentì il calore <strong>della</strong> moglie,<br />

denso <strong>di</strong> odori, come quello <strong>di</strong> una cassa chiusa stracolma <strong>di</strong> erbe secche, che a poco<br />

a poco cominciava a impregnargli la tunica, unendosi al calore del suo stesso corpo.<br />

Poi, lasciando che le palpebre si abbassassero pian piano, ormai <strong>di</strong>mentico d’<strong>ogni</strong><br />

pensiero, incurante dell’anima, si abbandonò al sonno che tornava.


Si svegliò solo quando cantò il gallo. <strong>La</strong> fessura <strong>della</strong> porta faceva trapelare un<br />

colore grigiastro e sfumato, da acquerello sporco. Pazientemente, il tempo si era<br />

accontentato <strong>di</strong> attendere che scemassero le forze <strong>della</strong> notte, e adesso stava<br />

preparando il campo perché il mattino si affacciasse sul mondo, come ieri e come<br />

sempre, non ci troviamo in quei giorni favolosi in cui il sole, al quale dovremmo già<br />

tanto, spinse la sua benevolenza al punto <strong>di</strong> fermare su Gabaon il proprio viaggio,<br />

dando così a Giosuè il tempo <strong>di</strong> vincere, con comodo, i cinque re che asse<strong>di</strong>avano la<br />

città. Giuseppe si sedette sulla stuoia, scostò il lenzuolo, e in quel momento il gallo<br />

cantò per la seconda volta, rammentandogli <strong>di</strong> essere in debito <strong>di</strong> una bene<strong>di</strong>zione,<br />

quella dovuta alla parte <strong>di</strong> meriti che spettò al gallo al momento <strong>della</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

che ne fece il Creatore alle sue creature, Che Tu sia lodato, Signore, Dio nostro, re<br />

dell’universo, che hai dato al gallo intelligenza per <strong>di</strong>stinguere il giorno dalla notte,<br />

ecco cosa <strong>di</strong>sse Giuseppe, e il gallo cantò per la terza volta. Solitamente, al primo<br />

segno <strong>di</strong> questa sveglia, si rispondevano a vicenda i galli del vicinato, ma oggi sono<br />

rimasti tutti zitti, come se per loro la notte non fosse ancora finita, o fosse appena<br />

cominciata. Giuseppe, perplesso, guardò la sagoma <strong>della</strong> moglie, stupito da quel<br />

sonno pesante, lei che al minimo rumore si destava, come un uccellino. Era come se<br />

una forza esterna, calando o librandosi su Maria, le comprimesse il corpo contro il<br />

suolo, ma non al punto da immobilizzarla del tutto, si poteva ad<strong>di</strong>rittura notare,<br />

malgrado la penombra, come fosse percorsa da tremori improvvisi, simile all’acqua <strong>di</strong><br />

una cisterna sfiorata dal vento. Starà male, pensò, ma ecco che un segnale urgente lo<br />

<strong>di</strong>strasse dalla preoccupazione incipiente, un pressante bisogno <strong>di</strong> urinare, anch’esso<br />

<strong>piu</strong>ttosto insolito, poiché questi piaceri in lui solitamente si manifestavano più tar<strong>di</strong>, e<br />

mai così vivacemente. Si alzò, circospetto, per evitare che la moglie si accorgesse <strong>di</strong><br />

quanto si accingeva a fare, giacché è scritto che in <strong>ogni</strong> modo bisogna preservare il<br />

rispetto <strong>di</strong> un uomo, a meno che ciò non sia assolutamente possibile, e, aperta pian<br />

piano la porta cigolante, uscì nel cortiletto. Era l’ora in cui il crepuscolo mattutino<br />

ricopre <strong>di</strong> grigio i colori del mondo. Si avviò verso una piccola tettoia, che era il riparo<br />

del somaro, e lì si liberò, ascoltando, con una sod<strong>di</strong>sfazione semincosciente, il rumore<br />

forte dell’urina sulla paglia sparsa per terra. L’asino voltò la testa, facendo brillare<br />

nell’oscurità gli occhi sporgenti, poi scosse con forza le orecchie pelose e rificcò il<br />

muso nella mangiatoia, soppesando i residui <strong>della</strong> sua razione con le labbra grosse e<br />

sensibili. Giuseppe si avvicinò all’orcio per le abluzioni, lo inclinò, si fece scorrere un<br />

po’ d’acqua sulle mani, e poi, mentre se le asciugava nella tunica, lodò Id<strong>di</strong>o che nella<br />

sua saggezza infinita aveva formato e creato nell’uomo gli orifizi e i vasi che gli<br />

servono in vita, ché se appena uno si chiudesse o si aprisse al momento sbagliato,<br />

l’uomo avrebbe la morte assicurata. Giuseppe guardò il cielo e, in cuor suo, si stupì. Il<br />

sole tarda a spuntare, non c’è, in tutto lo spazio celeste, il più pallido in<strong>di</strong>zio dei toni


ossi dell’albeggiare, neppure una tenue pennellata <strong>di</strong> rosa o <strong>di</strong> arancia ancora<br />

acerba, niente, lungo l’intero orizzonte, a quanto i muretti del cortile gli lasciano<br />

vedere, per la totale estensione <strong>di</strong> un soffitto immenso <strong>di</strong> nuvole basse, simili a piccoli<br />

gomitoli schiacciati, tutti uguali, nient’<strong>altro</strong> che un unico colore violetto che già<br />

comincia a farsi vibrante e luminoso dove irromperà il sole e progressivamente va<br />

scurendosi, sempre <strong>di</strong> più, fino a confondersi con ciò che, al <strong>di</strong> là, è ancora notte. In<br />

vita sua, Giuseppe non aveva mai visto un cielo come questo, benché nei lunghi<br />

colloqui con gli anziani non fossero rare le notizie <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>giosi fenomeni atmosferici,<br />

tutte <strong>di</strong>mostrazioni del potere <strong>di</strong> Dio, arcobaleni che occupavano metà <strong>della</strong> volta<br />

celeste, scale vertiginose che un tempo collegavano il firmamento alla terra,<br />

provvidenziali piogge <strong>di</strong> pan degli angeli, che poi era manna, eppure mai questo<br />

colore misterioso che poteva essere, è vero, uno dei colori primor<strong>di</strong>ali, ma anche uno<br />

degli ultimi, fluttuando e indugiando così sul mondo, un soffitto <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />

nuvolette che quasi si sfioravano, sparpagliate in tutte le <strong>di</strong>rezioni come le pietre del<br />

deserto. Con il cuore gonfio <strong>di</strong> timore, Giuseppe immaginò che il mondo stesse per<br />

finire, e lui, li, unico testimone <strong>della</strong> sentenza finale <strong>di</strong> Dio, si, unico, c’è un silenzio<br />

totale sia in cielo che in terra, non si ode un rumore dalle case vicine, nemmeno una<br />

voce, il pianto <strong>di</strong> un bambino, una preghiera o un’imprecazione, un alito <strong>di</strong> vento, il<br />

belato <strong>di</strong> una capra, l’abbaiare <strong>di</strong> un cane, Perché i galli non cantano, mormorò, e<br />

ripeté la domanda, ansiosamente, come se dal canto dei galli <strong>di</strong>pendesse l’ultima<br />

speranza <strong>di</strong> salvezza. Il cielo, allora, cominciò a cambiare. Pian piano, quasi<br />

impercettibilmente, il violetto cominciava a tingersi e ad acquistare, all’interno del<br />

soffitto <strong>di</strong> nuvole, un colore rosa pallido, che poi si arrossava, fino a scomparire, era lì<br />

e un attimo dopo non c’era più, e d’improvviso lo spazio esplose in un vento<br />

luminoso, moltiplicandosi in lance d’oro che centravano e trapassavano le nuvole che,<br />

non si sa bene né dove né quando, erano aumentate, <strong>di</strong>venute enormi, imbarcazioni<br />

gigantesche che issavano vele incandescenti e solcavano un cielo finalmente libero. A<br />

Giuseppe si aprì l’anima, senza più timore, i suoi occhi si <strong>di</strong>latarono per lo sgomento e<br />

la riverenza, non c’è da stupirsi, tanto più che era l’unico spettatore, e la sua bocca<br />

pronunciò con voce forte le dovute lo<strong>di</strong> al creatore delle opere <strong>della</strong> natura, quando<br />

la sempiterna maestosità dei cieli, <strong>di</strong>venuta ormai pura ineffabilità, non può<br />

attendersi dall’uomo <strong>altro</strong> che le più semplici parole, Che Tu sia lodato, Signore, per<br />

questo, per quello, per quell’<strong>altro</strong>. Così <strong>di</strong>sse lui, e in quell’istante il sussurro <strong>della</strong><br />

vita, quasi lo avesse convocato la sua voce o fosse entrato all’improvviso da una porta<br />

spalancata senza pensare granché alle conseguenze, occupò lo spazio poco prima<br />

appartenuto al silenzio, lasciandogli appena qualche occasionale territorio, superfici<br />

minime, come quei piccoli stagni che le foreste mormoranti circondano, occultandoli.<br />

Il mattino avanzava, si espandeva, ed era davvero una visione <strong>di</strong> bellezza quasi


insopportabile, due mani immense che affidavano all’aere e al volo un immenso e<br />

scintillante uccello del para<strong>di</strong>so, che apriva come un ra<strong>di</strong>oso ventaglio la sua ruota dai<br />

mille occhi, facendo cantare lì vicino, semplicemente, un uccello senza nome. Un alito<br />

<strong>di</strong> vento appena nato colpì allora Giuseppe in viso, gli agitò i peli <strong>della</strong> barba, gli<br />

scosse la tunica, e poi lo circondò come un mulinello nel deserto, o forse ciò che gli<br />

somigliava era soltanto lo stor<strong>di</strong>mento provocato da un repentino turbamento del<br />

sangue, quel brivido sinuoso che gli stava percorrendo il dorso come un <strong>di</strong>to infocato,<br />

segnale <strong>di</strong> un’altra e ben più pressante urgenza.<br />

Quasi muovendosi all’interno <strong>della</strong> turbinante colonna d’aria, Giuseppe entrò<br />

in casa, chiuse la porta <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé e vi rimase appoggiato per un minuto, aspettando<br />

che gli occhi si abituassero alla penombra. Accanto a lui, il lume brillava fiocamente,<br />

quasi senza irra<strong>di</strong>are luce, inutile. Maria, supina, era sveglia e vigile, guardava<br />

fissamente un punto davanti a sé, e sembrava in attesa. Senza pronunciare una<br />

parola, Giuseppe le si avvicinò e, piano piano, scostò il lenzuolo che la copriva. Lei<br />

sviò lo sguardo, sollevò leggermente la parte inferiore <strong>della</strong> tunica, ma alzandola<br />

soltanto fino all’altezza del ventre, mentre lui si chinava e faceva lo stesso con la<br />

propria, e Maria, nel frattempo, aveva aperto le gambe, oppure le aveva <strong>di</strong>varicate<br />

durante il sogno, lasciandole poi così, magari per inusitata indolenza mattutina o<br />

forse per un presentimento <strong>di</strong> moglie consapevole dei propri doveri. Dio, che è<br />

dappertutto, era anche lì, ma essendo ciò che è, puro spirito, non poteva accorgersi<br />

come la pelle dell’uno sfiorasse quella dell’<strong>altro</strong>, come la carne <strong>di</strong> lui penetrasse<br />

quella <strong>di</strong> lei, entrambe create apposta, e forse ormai non era più lì quando il seme<br />

sacro <strong>di</strong> Giuseppe si riversò nel sacro interno <strong>di</strong> Maria, entrambi sacri perché fonte e<br />

coppa <strong>della</strong> vita, in realtà vi sono cose che neppure Dio capisce, anche se le ha create.<br />

Uscito quin<strong>di</strong> nel cortile, Dio non poté u<strong>di</strong>re il suono ansimante, quasi un rantolo, che<br />

uscì <strong>di</strong> bocca all’uomo nel momento cruciale, e tanto meno l’impercettibile gemito<br />

che lei non fu capace <strong>di</strong> reprimere. Solo un minuto, e forse neanche tanto, riposò<br />

Giuseppe sopra il corpo <strong>di</strong> Maria. Mentre lei si tirava giù la tunica e si copriva col<br />

lenzuolo, nascondendo il viso con l’avambraccio, lui, in pie<strong>di</strong>, in mezzo alla casa, le<br />

mani alzate, guardando il soffitto, pronunciò la più terribile fra le bene<strong>di</strong>zioni,<br />

riservata agli uomini, Che Tu sia lodato, Signore, Dio nostro, re dell’universo, per non<br />

avermi fatto donna. Orbene, a questo punto, ormai neppure nel cortile doveva essere<br />

Dio, giacché non tremarono le pareti <strong>della</strong> casa né crollarono, e la terra non si aprì.<br />

Ma per la prima volta si udì Maria, mentre <strong>di</strong>ceva umilmente, come sempre ci si<br />

aspetta dalla voce delle donne, Lode a Te, Signore, che mi hai fatto secondo la Tua<br />

volontà, orbene, fra queste parole e le altre, note e acclamate, non c’è <strong>di</strong>fferenza<br />

alcuna, attenzione, Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga <strong>di</strong> me quello che hai<br />

detto, è chiaro che chi ha detto queste parole, in fondo avrebbe potuto pronunciare


anche quelle. Poi, la moglie del falegname Giuseppe si alzò dalla stuoia, l’arrotolò<br />

insieme a quella del marito e ripiegò il lenzuolo comune.<br />

3.<br />

Vivevano Giuseppe e Maria in un piccolo paese chiamato Nazaret, terra <strong>di</strong><br />

miseri e <strong>di</strong> miseria, in quel <strong>di</strong> Galilea, in una casa pressoché identica a quasi tutte le<br />

altre, una sorta <strong>di</strong> cubo sbilenco fatto <strong>di</strong> mattoni e argilla, povero fra poveri.<br />

Invenzioni dell’arte architettonica, nessuna, appena la banalità uniforme <strong>di</strong> un<br />

modello instancabilmente ripetuto. Per risparmiare qualcosa nei materiali, l’avevano<br />

costruita sul pen<strong>di</strong>o <strong>della</strong> collina, poggiata al declivio, scavato un po’ all’interno a<br />

crearvi una parete intera, quella posteriore, con il vantaggio inoltre <strong>di</strong> avere un facile<br />

accesso alla terrazza che costituiva il tetto. Sappiamo che Giuseppe fa il falegname,<br />

esperto entro la norma nel lavoro, ma privo <strong>di</strong> talento per perfezionismi, casomai gli<br />

richiedano qualcosa <strong>di</strong> più fino. Queste carenze non dovrebbero scandalizzare gli<br />

impazienti, giacché il tempo e l’esperienza, ciascuno dotato <strong>di</strong> un proprio ritmo, non<br />

sono ancora abbastanza per conferire, al punto da risaltare nel lavoro quoti<strong>di</strong>ano, il<br />

sapore artigianale e la sensibilità estetica a un uomo che ha appena com<strong>piu</strong>to<br />

vent’anni e che vive in una terra con così poche risorse e ancor minori necessità.<br />

Eppure, giacché non vanno misurati i meriti degli uomini unicamente con il metro<br />

delle loro competenze professionali, è bene <strong>di</strong>re che, malgrado la sua giovane età, il<br />

nostro Giuseppe è fra i più timorati e giusti che a Nazaret si possano trovare, solerte<br />

nella sinagoga, puntuale nell’adempimento dei doveri, e, pur non avendo avuto tanta<br />

fortuna da essere dotato da Dio <strong>di</strong> una facon<strong>di</strong>a tale da <strong>di</strong>stinguerlo dai comuni<br />

mortali, capace tuttavia <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorrere con proprietà e <strong>di</strong> commentare con giu<strong>di</strong>zio,<br />

tanto più se gli capita <strong>di</strong> introdurre nel <strong>di</strong>scorso un’immagine o una metafora<br />

riguardante il suo mestiere, per esempio la falegnameria dell’universo. Ma, visto che<br />

gli è mancato fin dall’inizio il colpo d’ali <strong>di</strong> un’immaginazione veramente creativa, mai<br />

nella vita sarà capace <strong>di</strong> produrre una parabola che si ricor<strong>di</strong>, un detto meritevole <strong>di</strong><br />

restare nella memoria delle genti <strong>di</strong> Nazaret e <strong>di</strong> essere legato per i posteri, o tanto<br />

meno uno <strong>di</strong> quei precisi epiloghi in cui l’esemplarità <strong>della</strong> lezione traspare<br />

imme<strong>di</strong>atamente dalle parole, una lezione talmente luminosa da respingere in futuro<br />

l’intromissione <strong>di</strong> qualunque glossa, oppure, al contrario, abbastanza oscura o<br />

ambigua da trasformarsi nei giorni avvenire in piatto succulento per eru<strong>di</strong>ti e<br />

specialisti vari.<br />

Quanto alle doti <strong>di</strong> Maria, per il momento, c’è solo da cercarle con il lanternino,<br />

e comunque non troveremmo <strong>altro</strong> se non quanto è legittimo attendersi da chi non<br />

ha neppure se<strong>di</strong>ci anni e, benché donna sposata, è solo una ragazzina fragile, due<br />

sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> cacio, per così <strong>di</strong>re, ché anche allora, pur essendoci <strong>di</strong>versi denari, queste


monete qui non mancavano. Malgrado l’esile figura, Maria lavora come le altre<br />

donne, cardando, filando e tessendo la biancheria <strong>di</strong> casa, cuocendo tutti i santi giorni<br />

il pane per la famiglia nel forno domestico, scendendo alla fonte per attingere<br />

l’acqua, e poi <strong>di</strong> nuovo su per il pen<strong>di</strong>o, fra ripi<strong>di</strong> sentieri, la brocca panciuta in testa,<br />

un orcio poggiato sul fianco e, infine, sul far <strong>della</strong> sera, spingendosi fra stradelle e<br />

piste abbandonate dal Signore a raccogliere legna e a fare stoppia, portandosi per<br />

giunta <strong>di</strong>etro un cesto con cui raccattare non solo lo sterco secco del bestiame, ma<br />

anche tutti quei car<strong>di</strong> e rovi che abbondano sulle declivi alture <strong>di</strong> Nazaret, quanto <strong>di</strong><br />

meglio è riuscito a inventare Dio per accendere un fuoco e intrecciare una corona.<br />

Tutto questo arsenale messo insieme sarebbe un carico più adatto da trasportare a<br />

casa in groppa a un mulo, non fosse per la convincente circostanza che l’animale è<br />

rigorosamente a<strong>di</strong>bito al servizio <strong>di</strong> Giuseppe e al trasporto del legname. Scalza alla<br />

fonte va Maria, scalza va nei campi, con quei suoi poveri vestiti che nel lavoro tanto<br />

più si sporcano e si consumano, e che bisogna stare sempre lì a lavare e a<br />

rammendare, i panni nuovi e le maggiori cure sono per il marito, donne del genere si<br />

contentano <strong>di</strong> una cosa qualunque. Maria va alla sinagoga, entra dalla porta laterale,<br />

quella che la Legge impone alle donne, e se, supponiamo, vi si trovano già lei e trenta<br />

sue compagne, o magari tutte le donne <strong>di</strong> Nazaret, o tutta la popolazione femminile<br />

<strong>della</strong> Galilea, dovranno comunque aspettare che arrivino almeno <strong>di</strong>eci uomini perché<br />

il servizio del culto, cui solo da passive assistenti parteciperanno, possa essere<br />

celebrato. Al contrario <strong>di</strong> Giuseppe, suo marito, Maria non è né timorata né giusta,<br />

ma non è certo sua la colpa <strong>di</strong> queste piaghe morali, la responsabilità è <strong>della</strong> lingua<br />

che parla, se non degli uomini che l’hanno inventata, visto che le parole giusto e<br />

timorato, semplicemente, non hanno il femminile.<br />

Orbene, accadde che un bel giorno, passate circa quattro settimane da<br />

quell’alba in<strong>di</strong>menticabile in cui le nuvole del cielo erano straor<strong>di</strong>nariamente apparse<br />

<strong>di</strong> un colore violetto, Giuseppe era a casa, più o meno all’ora del tramonto, e stava<br />

consumando la sua cena, seduto per terra e con le mani nel piatto come si usava<br />

allora, e Maria, in pie<strong>di</strong>, aspettava che finisse per poi mangiare. Erano entrambi<br />

taciturni, l’uno perché non aveva niente da <strong>di</strong>re, l’altra perché non sapeva come <strong>di</strong>re<br />

quanto aveva in mente. Accadde dunque che andò a bussare al cancelletto del cortile<br />

uno <strong>di</strong> quei poveri men<strong>di</strong>canti che, pur non essendo un’assoluta rarità, erano assai<br />

poco frequenti lì, tenendo conto dell’umiltà del luogo e <strong>della</strong> norma degli abitanti,<br />

senza contare l’arguzia e l’esperienza <strong>della</strong> gente che men<strong>di</strong>ca, <strong>ogni</strong>qualvolta c’è da<br />

ricorrere al calcolo delle probabilità, minime in questo caso. Eppure, delle lenticchie<br />

stufate con cipolla e <strong>della</strong> zuppa <strong>di</strong> ceci che stavano per <strong>di</strong>ventare la sua cena, Maria<br />

ne mise una buona porzione in una sco<strong>della</strong> e la portò al men<strong>di</strong>cante, che si sedette a<br />

terra per mangiare, fuori <strong>della</strong> porta che non aveva varcato. Non c’era stato bisogno


che Maria chiedesse il permesso al marito ad alta voce, glielo concesse lui o<br />

gliel’or<strong>di</strong>nò con un cenno del capo, ché già si sa quanto siano superflue le parole <strong>di</strong><br />

questi tempi, quando un semplice gesto basta per uccidere o lasciar vivere, tale e<br />

quale nei giochi del circo si muove il pollice dei cesari, puntando in su o in giù. Benché<br />

<strong>di</strong>verso, anche questo crepuscolo era stupendo, con quei mille filamenti <strong>di</strong> nuvola<br />

sparsi nella vastità, rosa, madreperla, salmone, ciliegia, sono mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>re terreni per<br />

poterci capire, giacché questi colori, e tutti gli altri, a quanto si conosce non hanno<br />

nomi celesti. Senza dubbio, il men<strong>di</strong>cante doveva avere una fame arretrata, questa sì<br />

che è fame, se ha ingollato tutto e si è leccato il piatto in così pochi minuti, ma eccolo,<br />

sta bussando <strong>di</strong> nuovo alla porta per restituire la sco<strong>della</strong> e ringraziare per<br />

l’elemosina. Maria andò ad aprire, l’accattone era lì, in pie<strong>di</strong>, ma inaspettatamente<br />

grande, assai più alto <strong>di</strong> quanto le era parso prima, in fondo è giusto quel che si <strong>di</strong>ce,<br />

c’è davvero una <strong>di</strong>fferenza enorme fra il mangiare e il non aver mangiato, tant’è che a<br />

quest’uomo pareva ad<strong>di</strong>rittura che gli risplendesse il viso e gli brillassero gli occhi,<br />

mentre gli abiti che indossava, vecchi e cenciosi, si agitavano sotto un vento venuto<br />

da non si sa dove, e con quell’incessante movimento ci si confondeva la vista, al<br />

punto che, per un istante, quei cenci sembrarono degli eleganti e sontuosi drappi, ma<br />

solo a vederlo ci si potrebbe credere. Maria tese le mani per riprendere la sco<strong>della</strong><br />

che, per un’illusione ottica davvero portentosa, suscitata forse dalle luci cangianti del<br />

cielo, pareva essersi tramutata in un vaso dell’oro più puro, e, nel preciso istante in<br />

cui la ciotola passava da queste mani a quelle, <strong>di</strong>sse il men<strong>di</strong>co con voce<br />

potentissima, ché anche in questo il povero cristo si era trasformato, Che il Signore ti<br />

bene<strong>di</strong>ca, donna, e ti <strong>di</strong>a tutti i figli che a tuo marito piacerà, ma che non ti consenta<br />

<strong>di</strong> vederli come adesso ve<strong>di</strong> me, io che non ho, o vita mille volte dolorosa, dove<br />

posare il capo. Maria stringeva la sco<strong>della</strong> con le mani a conca, coppa su coppa, come<br />

in attesa che il men<strong>di</strong>co vi deponesse qualcosa dentro, e lui senza spiegazioni così<br />

fece, si chinò e raccolse un pugno <strong>di</strong> terra che, dopo aver alzato la mano, lentamente<br />

fece scivolare fra le <strong>di</strong>ta, mentre <strong>di</strong>ceva con voce sorda e risonante, L’argilla all’argilla,<br />

la polvere alla polvere, la terra alla terra, nulla comincia che non debba finire, tutto<br />

ciò che comincia nasce da ciò che è finito. Maria, turbata, domandò, Cosa vuol <strong>di</strong>re, e<br />

il men<strong>di</strong>co rispose solo, Donna, tu porti un figlio nel tuo ventre, ed è questo l’unico<br />

destino degli uomini, avere inizio e fine, avere fine e inizio, Come hai saputo che sono<br />

incinta, Non è ancora cresciuto il ventre, ma i figli brillano già negli occhi <strong>della</strong> madre,<br />

In tal caso, mio marito avrebbe dovuto vedere nei miei occhi il figlio che ha generato,<br />

Ma forse non ti guarda quando lo guar<strong>di</strong> tu, E chi sei tu, che non hai avuto bisogno <strong>di</strong><br />

u<strong>di</strong>rlo dalle mie labbra, Io sono un angelo, ma non <strong>di</strong>rlo a nessuno.<br />

In quell’istante, gli abiti risplendenti ri<strong>di</strong>vennero cenci, quella figura <strong>di</strong> titanico<br />

gigante rimpicciolì e si consumò quasi l’avesse lambita una repentina lingua <strong>di</strong> fuoco,


e avvenne appena in tempo la pro<strong>di</strong>giosa trasformazione, grazie a Dio, perché subito<br />

dopo la prudente ritirata Giuseppe era già quasi sulla porta, attratto dal brusio delle<br />

voci, più soffocate che in una conversazione lecita, ma soprattutto dall’eccessivo<br />

<strong>di</strong>lungarsi <strong>della</strong> moglie, Cos’<strong>altro</strong> voleva da te, quel povero, domandò, e Maria, non<br />

sapendo quali parole poteva pronunciare, seppe rispondergli solo, Dall’argilla<br />

all’argilla, dalla polvere alla polvere, dalla terra alla terra, nulla comincia che non<br />

debba finire, nulla finisce che non cominci, L’ha detto lui, Sì, e ha aggiunto che i figli<br />

degli uomini brillano negli occhi <strong>della</strong> donna, Guardami, Ti sto guardando, Mi pare <strong>di</strong><br />

vedere un bagliore nei tuoi occhi, furono le parole <strong>di</strong> Giuseppe, e Maria rispose, Sarà<br />

tuo figlio. Il crepuscolo si era tinto <strong>di</strong> azzurro, stava già acquistando il primo colore<br />

<strong>della</strong> notte, adesso si notava come dall’interno <strong>della</strong> sco<strong>della</strong> si irra<strong>di</strong>asse una sorta <strong>di</strong><br />

luce nera che delineava sul viso <strong>di</strong> Maria delle fattezze che non erano mai state sue,<br />

gli occhi sembravano appartenere a qualcuno più vecchio. Sei incinta, domandò infine<br />

Giuseppe, Sì, gli rispose Maria, Perché non me l’hai detto prima, Te l’avrei detto oggi,<br />

aspettavo che finissi <strong>di</strong> mangiare, E poi è arrivato quel men<strong>di</strong>cante, Sì, Cos’<strong>altro</strong> ti ha<br />

detto, senza dubbio <strong>di</strong> tempo ce n’è stato, Che il Signore mi conceda tutti i figli che<br />

vorrai, Cos’hai, lì nella sco<strong>della</strong>, <strong>di</strong> così brillante, Ho <strong>della</strong> terra, L’humus è nero,<br />

l’argilla verde, la sabbia bianca, soltanto la sabbia brilla, se vi batte il sole, e adesso è<br />

notte, Sono una donna, non so spiegarlo, quell’uomo ha raccolto un po’ <strong>di</strong> terra e l’ha<br />

messa dentro, mentre pronunciava queste parole, <strong>La</strong> terra alla terra, Sì.<br />

Giuseppe andò ad aprire il cancello, guardò da un lato e dall’<strong>altro</strong>. Non lo vedo<br />

più, è sparito, <strong>di</strong>sse, ma Maria stava già rientrando tranquillamente in casa, sapeva<br />

che il men<strong>di</strong>cante, se era davvero chi aveva detto <strong>di</strong> essere, solo <strong>di</strong> sua volontà<br />

avrebbe permesso che lo vedessero. Posò la sco<strong>della</strong> sulla pietra del focolare, prese<br />

dalla cenere un po’ <strong>di</strong> brace, con cui accese il fuoco, soffiandovi fino ad attizzare una<br />

fiammella. Giuseppe rientrò, aveva un’espressione interrogativa, uno sguardo<br />

perplesso e sospettoso che tentava <strong>di</strong> nascondere muovendosi con la lentezza e la<br />

solennità del patriarca, che non gli donavano affatto, tant’era giovane.<br />

Discretamente, cercando <strong>di</strong> non farsi vedere, andò a sbirciare la sco<strong>della</strong>, la terra<br />

luminosa, assumendo un’aria <strong>di</strong> scetticismo ironico, ma se era una <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong><br />

virilità quella che voleva dare, non gliene valse la pena, Maria teneva gli occhi bassi,<br />

era come assente. Con uno stecco, Giuseppe smosse la terra, incuriosito nel vederla<br />

scurirsi mentre la agitava per poi riacquistare la sua brillantezza, su una luce costante,<br />

quasi smorta, serpeggiavano rapi<strong>di</strong> bagliori, Non capisco, qui dev’esserci un mistero,<br />

o la terra l’aveva con sé e tu hai creduto che l’abbia raccolta dal suolo, sono i trucchi<br />

<strong>di</strong> un mago, nessuno ha mai visto brillare la terra <strong>di</strong> Nazaret. Maria non rispose,<br />

mangiava quel poco che era rimasto delle lenticchie e <strong>della</strong> zuppa <strong>di</strong> ceci,<br />

accompagnandolo con un tozzo <strong>di</strong> pane unto d’olio. Spezzandolo, aveva detto, come


sta scritto nella Legge, ma nel tono modesto che si ad<strong>di</strong>ce alla donna, Che Tu sia<br />

lodato, Adonai, nostro Dio, re dell’universo, che fai uscire il pane dalla terra.<br />

Mangiava in silenzio, mentre Giuseppe, lasciando vagare i pensieri come se stesse<br />

commentando nella sinagoga un versetto <strong>della</strong> Torah o la parola dei profeti, rifletteva<br />

sulla frase appena u<strong>di</strong>ta dalla moglie, la stessa che aveva recitato anche lui nell’atto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>videre il pane, e tentava <strong>di</strong> immaginare che messe avrebbe potuto nascere e<br />

fruttificare da una terra che brillava, che pane avrebbe dato, che luce avremmo avuto<br />

dentro <strong>di</strong> noi, se ce ne fossimo cibati. Sei sicura che quel men<strong>di</strong>cante abbia raccolto la<br />

terra qui, le domandò <strong>di</strong> nuovo, e Maria rispose, Sì, sono sicura, E prima non brillava,<br />

Per terra non brillava. Tanta decisione dovrebbe scuotere il tipico atteggiamento <strong>di</strong><br />

sistematico sospetto <strong>di</strong> chiunque sia posto <strong>di</strong> fronte ai detti e ai fatti delle donne in<br />

genere, e <strong>della</strong> propria in particolare, ma per Giuseppe, come per qualunque uomo <strong>di</strong><br />

quei tempi e luoghi, era dottrina assai pertinente quella che riteneva il più saggio<br />

degli uomini colui che meglio sappia <strong>di</strong>fendersi dalle arti e dalle furbizie femminili.<br />

Parlare poco con loro e ascoltarle ancora meno è il motto <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> uomo prudente che<br />

non abbia <strong>di</strong>menticato gli avvertimenti del rabbi Josaphat ben Yohanan, parole sagge<br />

quanto mai, Nell’ora <strong>della</strong> morte si dovrà chiedere conto all’uomo <strong>di</strong> <strong>ogni</strong><br />

conversazione inutile che abbia avuto con sua moglie. Si chiese Giuseppe se questa<br />

conversazione con la moglie avrebbe potuto essere annoverata fra le inutili e, dopo<br />

averne concluso affermativamente, prendendo in considerazione la singolarità<br />

dell’evento, giurò comunque a se stesso <strong>di</strong> non <strong>di</strong>menticare mai le sante parole del<br />

rabbi suo omonimo, è bene ricordare che Josaphat significa Giuseppe, per non<br />

doversi ritrovare con dei rimorsi tar<strong>di</strong>vi nell’ora <strong>della</strong> morte, che a Dio piacendo<br />

dovrebbe essere un riposo. E infine, interrogatosi se fosse il caso <strong>di</strong> informare gli<br />

anziani <strong>della</strong> sinagoga del sospetto caso del men<strong>di</strong>cante sconosciuto e <strong>della</strong> terra<br />

luminosa, convenne <strong>di</strong> doverlo fare, per la tranquillità <strong>della</strong> propria coscienza e la<br />

pace domestica.<br />

Maria finì <strong>di</strong> mangiare. Portò fuori le scodelle per lavarle, tranne quella, inutile<br />

<strong>di</strong>rlo, usata dal men<strong>di</strong>cante. In casa c’erano adesso due luci, quella del lume, che<br />

lottava faticosamente contro la notte ormai definitivamente inse<strong>di</strong>atasi, e quell’alone<br />

luminescente, vibratile ma costante, come un sole che non si decidesse a sorgere.<br />

Seduta per terra, Maria continuava ad aspettare che il marito le rivolgesse la parola,<br />

ma Giuseppe non ha <strong>altro</strong> da <strong>di</strong>rle, adesso è impegnato a comporre mentalmente le<br />

frasi del <strong>di</strong>scorso che pronuncerà domani davanti al consiglio degli anziani. Lo irrita<br />

non sapere esattamente cosa sia successo fra la moglie e il men<strong>di</strong>cante, cos’<strong>altro</strong><br />

possano essersi detti, ma non vuole domandarglielo <strong>di</strong> nuovo, perché non si aspetta<br />

certo che lei aggiunga qualcosa a quanto ha già raccontato, e quin<strong>di</strong> lui dovrebbe<br />

prendere per vero il resoconto già fatto per ben due volte, e se in fin dei conti lei sta


mentendo, lui non potrà saperlo, ma lei sì, saprà <strong>di</strong> mentire e <strong>di</strong> aver mentito, e se la<br />

riderà sotto il velo, come vi sono ottime ragioni per credere che abbia riso Eva <strong>di</strong><br />

Adamo, in modo più <strong>di</strong>ssimulato, è chiaro, perché allora non esisteva ancora un velo<br />

che la coprisse. Giunto a questo punto, il pensiero <strong>di</strong> Giuseppe fece il seguente e<br />

inevitabile passo, ed eccolo quin<strong>di</strong> raffigurarsi il misterioso men<strong>di</strong>cante come un<br />

emissario del Tentatore, il quale, visto quanto sono cambiati i tempi e premunite le<br />

persone, non è caduto certo nell’ingenuità <strong>di</strong> ripetere l’offerta <strong>di</strong> un semplice frutto<br />

naturale, sembra <strong>piu</strong>ttosto che sia venuto a recare la promessa <strong>di</strong> una terra <strong>di</strong>versa,<br />

luminosa, sfruttando all’uopo, come al solito, la credulità e la malizia delle donne.<br />

Giuseppe ha la testa che gli scoppia, ma è sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> se stesso e delle conclusioni<br />

cui è giunto. Dal canto suo, non sapendo nulla dei meandri <strong>di</strong> analisi demonologica<br />

tra cui si è avventurata la mente del marito, e tanto meno delle responsabilità che le<br />

sono attribuite, Maria tenta <strong>di</strong> capire quella strana sensazione <strong>di</strong> mancanza che sta<br />

provando da quando ha annunciato al marito la gravidanza. Non un’assenza interiore,<br />

certo, perché oltre tutto sa <strong>di</strong> trovarsi in quel momento, e nel senso più rigoroso del<br />

termine, occupata, ma una vera e propria assenza esterna, come se il mondo, da un<br />

attimo all’<strong>altro</strong>, si fosse spento o allontanato. Ricorda, ma è come se stesse<br />

rammentando un’altra vita, che dopo quest’ultimo pasto, e prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>stendere le<br />

stuoie per dormire, aveva sempre qualche lavoro da finire, vi passava il tempo,<br />

mentre adesso sta pensando che non dovrebbe più muoversi dal punto in cui si trova,<br />

lì, seduta per terra, a guardare la luce che tracima dal bordo <strong>della</strong> sco<strong>della</strong> e ad<br />

aspettare che il figlio nasca. Diciamo adesso, a onore <strong>della</strong> verità, che i suoi pensieri<br />

non furono così chiari, in fin dei conti il pensiero, lo hanno già detto altri, o forse<br />

anch’io, è come un grosso gomitolo <strong>di</strong> filo arrotolato su se stesso, lento in alcuni<br />

punti, in altri stretto fino alla soffocazione e allo strangolamento, è qui, dentro la<br />

testa, ma è impossibile conoscerne tutta l’estensione, bisognerebbe srotolarlo,<br />

tenderlo e infine misurarlo, ma questo, per quanto lo si tenti, o si finga <strong>di</strong> tentarlo,<br />

non si può fare da soli, senza aiuto, dev’esserci qualcuno che un giorno venga a <strong>di</strong>rti<br />

dove tagliare il cordone che lega l’uomo al suo ombelico, dove legare il pensiero alla<br />

sua causa.<br />

Il mattino seguente, dopo una notte <strong>di</strong> pessimo sonno, durante la quale si era<br />

svegliato in continuazione per l’incubo <strong>di</strong> vedersi cadere e ricadere in un’immensa<br />

ciotola capovolta, che era come un cielo stellato, Giuseppe si recò alla sinagoga per<br />

chiedere consiglio e rime<strong>di</strong>o agli anziani. Il suo insolito caso era talmente<br />

straor<strong>di</strong>nario, anche se lui non poteva neppure immaginare fino a che punto, giacché,<br />

come sappiamo, gli mancava il meglio <strong>della</strong> storia, cioè la conoscenza dell’essenziale,<br />

ché se non fosse per l’ottima opinione che hanno <strong>di</strong> lui i veterani <strong>di</strong> Nazaret, magari<br />

dovrebbe tornarsene per la stessa strada, sentendo come un riecheggiante suono <strong>di</strong>


onzo la sentenza dell’Ecclesiaste con cui lo avrebbero fulminato, Chi si fida con<br />

troppa facilità è <strong>di</strong> animo leggero, e lui, poverino, armato dello stesso Ecclesiaste, e a<br />

proposito del sogno che lo aveva perseguitato tutta la notte, sarebbe stato privo <strong>della</strong><br />

presenza <strong>di</strong> spirito per ribattere, Lo specchio e i s<strong>ogni</strong> sono cose simili, sono come<br />

l’immagine dell’uomo <strong>di</strong> fronte a se stesso. Concluso dunque il racconto, gli anziani si<br />

guardarono l’un l’<strong>altro</strong> e poi, tutti insieme, fissarono Giuseppe, e il più vecchio,<br />

traducendo in una domanda <strong>di</strong>retta la <strong>di</strong>screta sospettosità del consiglio, <strong>di</strong>sse, È la<br />

verità, tutta la verità e solo la verità quanto ci hai appena raccontato, e il falegname<br />

rispose, <strong>La</strong> verità, tutta la verità e nient’<strong>altro</strong> che la verità, il Signore mi sia testimone.<br />

Discussero gli anziani lungamente fra <strong>di</strong> loro, mentre Giuseppe aspettava in <strong>di</strong>sparte,<br />

e infine lo chiamarono per annunciargli che, per via <strong>di</strong> certe <strong>di</strong>scordanze che ancora<br />

sussistevano sui proce<strong>di</strong>menti più opportuni, avevano deciso <strong>di</strong> inviare tre emissari a<br />

interrogare <strong>di</strong>rettamente Maria sugli strani eventi e indagare su chi fosse mai quel<br />

men<strong>di</strong>cante che nessun <strong>altro</strong> aveva visto, che aspetto avesse, quali precise parole<br />

avesse pronunciato, se si aggirasse abitualmente per Nazaret a chiedere l’elemosina,<br />

raccogliendo per<strong>altro</strong>, <strong>di</strong> passaggio, quante altre notizie avrebbe potuto dare il<br />

vicinato circa il misterioso personaggio. Gioì in cuor suo Giuseppe perché, pur non<br />

volendo confessarlo, l’intimoriva il pensiero <strong>di</strong> dover affrontare da solo la moglie, per<br />

quel particolare atteggiamento che aveva assunto, sempre con gli occhi bassi, come<br />

detta la <strong>di</strong>screzione, certo, ma insieme con una mal celata espressione provocante,<br />

l’espressione <strong>di</strong> chi sa più <strong>di</strong> quanto voglia ammettere, e vuole che si noti. In verità, in<br />

verità vi <strong>di</strong>co, non c’è limite alla malizia delle donne, soprattutto delle più innocenti.<br />

Partirono dunque gli emissari, Giuseppe in testa, a fare strada, ed erano<br />

Abiatar, Dotain e Zacchia, nomi che si registrano qui per stornare <strong>ogni</strong> sospetto <strong>di</strong><br />

frode storica che potrebbe eventualmente perdurare nello spirito <strong>di</strong> tutti coloro che<br />

<strong>di</strong> questi fatti e delle loro versioni siano venuti a conoscenza da altre fonti, magari più<br />

accre<strong>di</strong>tate dalla tra<strong>di</strong>zione, ma non per questo più autentiche. Enunciati i nomi,<br />

provata l’effettiva consistenza <strong>di</strong> personaggi che li usavano, i dubbi ancora sussistenti<br />

perdono molta <strong>della</strong> loro forza, sebbene non la loro legittimità. Ma non capitava tutti<br />

i giorni che uscissero tre anziani emissari, come si rivelavano dalla particolare <strong>di</strong>gnità<br />

dell’incedere, dalle tuniche e dalle barbe al vento, e quin<strong>di</strong> furono ben presto<br />

circondati da un gruppo <strong>di</strong> ragazzini che, con le intemperanze tipiche dell’età, risate,<br />

grida, schiamazzi, accompagnarono i delegati <strong>della</strong> sinagoga fino alla casa <strong>di</strong><br />

Giuseppe, che il rumoroso e denunciante corteo aveva cominciato a infasti<strong>di</strong>re<br />

alquanto. Attratte dal baccano, le donne delle case vicine si affacciarono agli usci e,<br />

fiutando qualche novità, mandarono i figli a scoprire che cosa fosse<br />

quell’assembramento davanti alla porta <strong>della</strong> vicina Maria. Fatica sprecata, ché<br />

entravano soltanto gli uomini. <strong>La</strong> porta si chiuse con autorità, fino ai nostri giorni,


nessuna delle curiose <strong>di</strong> Nazaret ha mai saputo quanto accadde nella casa del<br />

falegname Giuseppe. E, dovendo immaginare qualcosa per alimentare la curiosità<br />

insod<strong>di</strong>sfatta, finirono per fare del men<strong>di</strong>co, che non riuscirono mai a vedere, un<br />

ladro che svaligiava gli alloggi, davvero una grande ingiustizia, ché l’angelo, ma non<br />

<strong>di</strong>te a nessuno che era un angelo, quel che ha mangiato non l’ha <strong>di</strong> certo rubato e,<br />

per giunta, ha lasciato un pegno soprannaturale. Fatto sta che, mentre i due anziani<br />

<strong>di</strong> maggiore età continuavano a interrogare Maria, il meno vecchio dei tre, Zacchia,<br />

raccolse nei paraggi ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> un men<strong>di</strong>cante così e così, secondo gli in<strong>di</strong>zi forniti dalla<br />

moglie del falegname, ma nessuna vicina seppe dargli alcuna notizia, nossignore, ieri<br />

non si è visto nessun men<strong>di</strong>cante, e se è passato davanti alla mia porta, non ha<br />

bussato, doveva essere un ladro <strong>di</strong> passaggio che, trovando gente in casa, ha finto <strong>di</strong><br />

essere un povero men<strong>di</strong>cante e poi ha preso il largo, è un trucco conosciuto dacché<br />

mondo è mondo.<br />

Tornò Zacchia senza notizie a casa <strong>di</strong> Giuseppe proprio mentre Maria stava<br />

ripetendo per la terza o quarta volta quanto già sappiamo. Erano tutti dentro casa, lei<br />

ritta in pie<strong>di</strong>, come imputata <strong>di</strong> un delitto, la sco<strong>della</strong> per terra, e dentro, persistente,<br />

come un cuore palpitante, l’enigmatica terra, Giuseppe da una parte e gli anziani<br />

seduti davanti, come giu<strong>di</strong>ci, e Dotain, il me<strong>di</strong>ano d’età, <strong>di</strong>ceva, Non è che non<br />

vogliamo credere a quanto ci racconti, ma bada che sei l’unica ad aver visto<br />

quell’uomo, se era un uomo, tuo marito sa soltanto <strong>di</strong> averne sentito la voce, e<br />

adesso Zacchia ci viene a <strong>di</strong>re che nessuna delle tue vicine lo ha visto, Ne sarò<br />

testimone <strong>di</strong> fronte al Signore, Egli sa che la verità parla attraverso la mia bocca, Sì, la<br />

verità, ma chissà se è tutta la verità, Berrò l’acqua <strong>della</strong> prova del Signore, ed Egli<br />

<strong>di</strong>mostrerà se sono colpevole, <strong>La</strong> prova delle acque amare è riservata alle donne<br />

sospette d’infedeltà, tu non potevi essere infedele a tuo marito, non ne avevi il<br />

tempo, <strong>La</strong> menzogna, si <strong>di</strong>ce, è tale e quale all’infedeltà, Un’altra, non questa, <strong>La</strong> mia<br />

bocca è fedele quanto me. Prese poi la parola Abiatar, il più vecchio dei tre anziani, e<br />

<strong>di</strong>sse, Non ti domanderemo <strong>altro</strong>, il Signore ti ripagherà sette volte se avrai detto la<br />

verità, o sette volte incasserà da te se con la menzogna ci avrai ingannato. Tacque e<br />

rimase in silenzio, poi aggiunse, rivolgendosi a Zacchia e Dotain, Che ne facciamo <strong>di</strong><br />

questa terra che brilla se, come consiglia la prudenza, qui non deve rimanere, giacché<br />

può anche darsi che questi siano artifici del Demonio. Disse Dotain, Che torni alla<br />

terra da cui è venuta, che torni a essere scura come era in precedenza. Disse Zacchia,<br />

Non sappiamo chi fosse il men<strong>di</strong>cante, né perché abbia voluto farsi vedere solo da<br />

Maria, né cosa significhi un pugno <strong>di</strong> terra che brilla sul fondo <strong>di</strong> una sco<strong>della</strong>. Disse<br />

Dotain, Portiamola nel deserto e spargiamola lì, lontano dalla vista degli uomini,<br />

perché il vento la <strong>di</strong>sperda nell’immensità e la pioggia la spenga. Disse Zacchia, Se<br />

questa terra è un bene, non bisogna allontanarla da dove sta, e se, al contrario, è un


male, vi siano esposti solo coloro che sono stati prescelti a riceverla. Domandò<br />

Abiatar, Cosa proponi, allora, e Zacchia rispose, Si scavi un buco qui e vi si depositi nel<br />

fondo la sco<strong>della</strong>, coperta affinché non si unisca alla terra naturale, un bene, anche se<br />

sotterrato, non si perde, e un male avrà meno potere lontano dalla vista. Disse<br />

Abiatar, Cosa ne pensi tu, Dotain, e questi rispose, È giusto quanto propone Zacchia,<br />

facciamo come <strong>di</strong>ce. Allora Abiatar <strong>di</strong>sse a Maria, Ritirati e lascia che agiamo, Dove<br />

devo andare, domandò lei, ma Giuseppe, improvvisamente turbato, <strong>di</strong>sse, Se<br />

dobbiamo sotterrare la sco<strong>della</strong>, che sia fuori <strong>di</strong> casa, non voglio dormire con una luce<br />

sepolta sotto <strong>di</strong> me. Disse Abiatar, Sia fatto come <strong>di</strong>ci, e rivolto a Maria, Tu resterai<br />

qui. Uscirono gli uomini nel cortile, la sco<strong>della</strong> in mano a Zacchia. Poco dopo si<br />

u<strong>di</strong>rono colpi <strong>di</strong> vanga, ripetuti e secchi, era Giuseppe che stava scavando, e qualche<br />

minuto più tar<strong>di</strong> si sentì la voce <strong>di</strong> Abiatar che <strong>di</strong>ceva, Basta, è già sufficientemente<br />

profonda. Maria sbirciò dalla fessura <strong>della</strong> porta, vide il marito ricoprire la sco<strong>della</strong><br />

con un pezzo ricurvo <strong>di</strong> brocca e poi calarla, per tutta la lunghezza del braccio, dentro<br />

la fossa, infine rialzarsi e, <strong>di</strong> nuovo afferrando la vanga, cominciare a riversarvi dentro<br />

<strong>della</strong> terra, pressandola quin<strong>di</strong> con i pie<strong>di</strong>.<br />

Gli uomini sostarono ancora per qualche momento nel cortile, parlando fra loro<br />

e guardando la macchia <strong>di</strong> terra fresca, quasi avessero appena nascosto un tesoro e<br />

volessero fissare il punto nella memoria. Ma non stavano certo <strong>di</strong>scutendo <strong>di</strong> questo,<br />

perché all’improvviso si udì, più forte, la voce <strong>di</strong> Zacchia, con un tono che sembrava <strong>di</strong><br />

benevolo rimprovero, Suvvia, Giuseppe, che razza <strong>di</strong> falegname saresti, se non sei<br />

neppure capace <strong>di</strong> fare un letto, adesso che tua moglie è incinta. Gli altri risero, e<br />

Giuseppe li imitò, un po’ per compiacenza, come chi sia stato colto in fallo e voglia far<br />

finta <strong>di</strong> niente. Maria li vide incamminarsi verso il cancello e uscire, e adesso, seduta<br />

presso il focolare, vagava con lo sguardo per la casa, cercando il posto dove avrebbe<br />

potuto mettere il letto, se il marito si fosse deciso a farlo. Non voleva pensare a quella<br />

sco<strong>della</strong> né alla terra luminosa, né tanto meno se il men<strong>di</strong>cante fosse davvero un<br />

angelo o un comme<strong>di</strong>ante andato li a <strong>di</strong>vertirsi alle sue spalle. Una donna, se le<br />

promettono un letto per la sua casa, deve pensare solo al posto dove si adatterà<br />

meglio.<br />

4.<br />

Fu nel trascorrere dei giorni dal mese <strong>di</strong> Tammuz a quello <strong>di</strong> Ab, quando si<br />

raccoglievano le uve nei vigneti e i primi fichi maturi cominciavano a colorirsi<br />

nell’ombra verde delle foglie ruvide, che accaddero questi eventi, alcuni soliti e<br />

normali, del tipo che un uomo si è accostato carnalmente alla propria moglie e che,<br />

trascorso il tempo, lei gli <strong>di</strong>ce, Sono incinta, altri davvero straor<strong>di</strong>nari, come quando<br />

le primizie dell’annuncio spettano a un men<strong>di</strong>cante <strong>di</strong> passaggio, il quale,


azionalmente, non dovrebbe entrarci per niente, essendo soltanto l’autore del<br />

pro<strong>di</strong>gio finora inspiegabile <strong>di</strong> quella terra luminosa, messa così fuori portata e<br />

investigazione dal sospetto <strong>di</strong> Giuseppe e dalla prudenza degli anziani. Arriveranno i<br />

gran<strong>di</strong> cal<strong>di</strong>, i campi saranno spelacchiati, solo stoppie e arsura, Nazaret è un piccolo<br />

paese bigio, circondato <strong>di</strong> silenzio e solitu<strong>di</strong>ne nelle ore soffocanti del giorno, in<br />

attesa <strong>della</strong> notte stellata per poter u<strong>di</strong>re il respiro del paesaggio occultato<br />

dall’oscurità e la musica delle sfere celesti che scorrono l’una sull’altra. Dopo cena,<br />

Giuseppe andava a sedersi in cortile, a destra <strong>della</strong> porta, per prendere un po’ d’aria,<br />

gli piaceva sentirsi sfiorare il viso e la barba dalla prima brezza rinfrescante del<br />

crepuscolo. Quando ormai era buio pesto, Maria lo raggiungeva e si sedeva per terra,<br />

come il marito, dall’<strong>altro</strong> lato <strong>della</strong> porta, e rimanevano lì, senza parlare, tutt’e due ad<br />

ascoltare il brusio proveniente dalla casa dei vicini, la vita delle famiglie, ciò che loro<br />

non erano ancora perché mancavano i figli, Piaccia al Signore che sia un maschio,<br />

pensava <strong>ogni</strong> tanto Giuseppe, durante il giorno, e anche Maria considerava, Piaccia al<br />

Signore che sia un maschio, ma non lo pensava certo per le stesse ragioni. Il ventre <strong>di</strong><br />

Maria cresceva senza fretta, dovettero passare settimane e mesi prima che si notasse<br />

chiaramente il suo stato, e giacché lei non era tipo da legare con le vicine, <strong>di</strong>screta e<br />

modesta qual era, fu generale la sorpresa, come se si fosse gonfiata dalla notte al<br />

giorno. Ma il silenzio <strong>di</strong> Maria era forse dovuto a un’altra e più segreta ragione, e cioè<br />

che mai, perché mai era esistito, si potesse stabilire un nesso fra la sua gravidanza e il<br />

passaggio del misterioso men<strong>di</strong>cante, una precauzione che dovrebbe sembrarci<br />

assurda, sapendo come sono andate le cose, a meno che Maria, in qualche momento<br />

<strong>di</strong> debolezza del corpo o <strong>di</strong> sfrenata fantasia dello spirito, sia arrivata a domandarsi,<br />

ma perché, Dio Santo, atterrita dalla stoltezza <strong>di</strong> quel dubbio e insieme turbata da un<br />

tremito interiore, chi mai potesse essere, reale e vero, il padre <strong>della</strong> creatura che le si<br />

stava formando dentro. Le donne, si sa, quando si trovano in stato interessante, sono<br />

propense a nausee e fantasie, talvolta anche peggiori <strong>di</strong> questa, sulla quale<br />

manterremo il segreto perché nessun’onta ricada sulla buona fama <strong>della</strong> futura<br />

madre.<br />

Passava il tempo, un mese dopo l’<strong>altro</strong> lentamente, quello <strong>di</strong> Elul, ardente<br />

come una fornace, con il vento desertico del sud che spazzava e infocava l’aria,<br />

quando i datteri e i fichi <strong>di</strong>ventano gocce <strong>di</strong> miele, quello <strong>di</strong> Tishri, quando le prime<br />

gocce dell’autunno ammorbi<strong>di</strong>scono la terra e richiamano al lavoro dei campi per la<br />

semina, e fu nel mese successivo, quello <strong>di</strong> Marheshvan, il tempo <strong>della</strong> raccolta delle<br />

olive, che finalmente, rinfrescatisi un po’ i giorni, Giuseppe si decise a costruire una<br />

rustica branda, ché per un letto degno <strong>di</strong> tal nome sappiamo già come la scienza non<br />

gli basti, su cui Maria, dopo avere tanto atteso, poté adagiare il suo pesante e<br />

ingombrante ventre. Negli ultimi giorni del mese <strong>di</strong> Kisleu e quasi per tutto quello <strong>di</strong>


Tebet si ebbero le gran<strong>di</strong> piogge, ragion per cui Giuseppe dovette interrompere il<br />

lavoro nel cortile e, per lavorare, approfittare solo delle brevi schiarite perché erano<br />

pezzi <strong>di</strong> grosse <strong>di</strong>mensioni, se ne stava perlopiù dentro casa, in modo da ricevere la<br />

luce proveniente dalla porta, e li raschiava e levigava i gioghi lasciati grezzi,<br />

ricoprendo il pavimento <strong>di</strong> trucioli e segatura che poi Maria spazzava, andando a<br />

buttarli nel cortile.<br />

Nel mese <strong>di</strong> Shebat fiorirono i mandorli e si era già in quello <strong>di</strong> Adar, dopo la<br />

festa <strong>di</strong> Purim, quando comparvero a Nazaret alcuni soldati romani, <strong>di</strong> quelli che<br />

allora giravano per la Galilea, <strong>di</strong> paese in villaggio, <strong>di</strong> villaggio in paese, mentre altri<br />

nelle restanti zone del regno <strong>di</strong> Erode, rendendo noto alle popolazioni che, per or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> Cesare Augusto, tutte le famiglie residenti nelle province governate dal console<br />

Publio Sulpicio Quirino avevano l’obbligo <strong>di</strong> censirsi, e che il censimento, destinato<br />

come altri ad aggiornare il registro dei contribuenti <strong>di</strong> Roma, doveva avvenire, senza<br />

eccezione, nei luoghi <strong>di</strong> cui le famiglie erano originarie. Alla maggior parte <strong>della</strong> gente<br />

radunatasi in piazza per u<strong>di</strong>re il bando gliene importava ben poco dell’avviso<br />

imperiale, visto che, essendo nativi <strong>di</strong> Nazaret o avendo preso casa lì da generazioni,<br />

si sarebbero notificati sul posto. Alcuni, però, giunti dalle <strong>di</strong>verse regioni del regno, da<br />

Gaulanitide o da Samaria, dalla Giudea, dalla Perea o dall’Idumea, da qua e da là, da<br />

vicino e da lontano, ben presto cominciarono a pensare alla vita futura e al viaggio,<br />

brontolando contro i capricci e l’avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Roma e parlando dello scompiglio che ci<br />

sarebbe stato per mancanza <strong>di</strong> braccia, ora che stava arrivando il tempo <strong>di</strong> mietere il<br />

lino e l’orzo. E chi aveva una famiglia numerosa, con figli in tenera età o genitori e<br />

nonni decrepiti, se non possedeva un mezzo <strong>di</strong> trasporto idoneo, già pensava a chi<br />

poter chiedere in prestito o a noleggio per un giusto prezzo il mulo o i muli necessari,<br />

soprattutto se il viaggio si presentava lungo e <strong>di</strong>fficoltoso, con viveri sufficienti per il<br />

cammino, otri d’acqua se c’era da attraversare il deserto, stuoie e coperte per la<br />

notte, stoviglie per mangiare, oltre a qualcosa per coprirsi giacché le piogge e il vento<br />

non sono ancora passati del tutto e qualche volta si dovrà pur dormire all’aria aperta.<br />

Giuseppe venne a sapere dell’e<strong>di</strong>tto in un tempo successivo, quando i soldati<br />

erano ormai ripartiti per recare la buona novella <strong>altro</strong>ve, fu un vicino <strong>della</strong> casa<br />

accanto, un certo Anania, che gli si presentò agitato a dargli la notizia. Era uno <strong>di</strong><br />

quelli che non dovevano muoversi da Nazaret per il censimento, beato lui che se l’era<br />

schivata, e avendo deciso che, per via dei raccolti, quest’anno non sarebbe andato a<br />

Gerusalemme per celebrare la Pasqua, se si era sottratto a un viaggio, un <strong>altro</strong> non lo<br />

avrebbe fatto. Va quin<strong>di</strong>, Anania, a informare il suo vicino, come si conviene, ed è<br />

contento, benché dall’espressione del viso sembrino un po’ troppo accentuate le<br />

<strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> quel sentimento, voglia Id<strong>di</strong>o che non sia per il fatto <strong>di</strong> essere latore<br />

<strong>di</strong> una spiacevole notizia, ché anche i migliori vanno soggetti alle più calamitose


contrad<strong>di</strong>zioni, e il nostro Anania non lo conosciamo abbastanza per <strong>di</strong>stinguere se, in<br />

questo caso, si tratti <strong>di</strong> perseveranza in un comportamento abituale o <strong>della</strong><br />

tentazione <strong>di</strong> un angelo <strong>di</strong> Satana che, al momento, poteva non aver <strong>altro</strong> <strong>di</strong> più<br />

importante da fare. E fu così che Anania andò a battere al cancello e chiamò<br />

Giuseppe, che all’inizio non sentì perché stava lavorando rumorosamente con<br />

martello e chio<strong>di</strong>. Maria, invece sì, lei aveva un u<strong>di</strong>to più fine, ma era il marito che<br />

stavano chiamando, non poteva mica andare a tirargli la manica <strong>della</strong> tunica,<br />

<strong>di</strong>cendogli, Sei sordo, non senti che ti stanno chiamando. Anania urlò più forte, allora<br />

Giuseppe sospese il suo martellare e andò a vedere che cosa volesse il vicino. Anania<br />

entrò e, dopo averlo salutato, gli domandò, col tono <strong>di</strong> chi voglia accertarsene, Di<br />

dove sei Giuseppe, e Giuseppe, senza sapere che era proprio ciò che volevano,<br />

rispose, Sono <strong>di</strong> Betlemme, in Giudea, Che si trova vicino a Gerusalemme, Sì,<br />

vicinissimo, E vai a fare Pasqua a Gerusalemme, non è vero, domandò Anania, e<br />

Giuseppe rispose, No, quest’anno ho deciso <strong>di</strong> non andare, ché mia moglie sta per<br />

finire il tempo, Ah, E tu, perché lo vuoi sapere. A quel punto Anania alzò le braccia al<br />

cielo, assumendo un’espressione <strong>di</strong> pena inconsolabile, Ah, povero te, che travagli ti<br />

attendono, che stanchezza, che immeritata fatica, così preso come sei dagli obblighi<br />

del tuo mestiere, e adesso dovrai abbandonare tutto e metterti in cammino e andare,<br />

sì, lontano, sia lodato il Signore che tutto riconosce e a tutto pone rime<strong>di</strong>o. Giuseppe<br />

non volle essere da meno nelle <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> fede e, senza approfon<strong>di</strong>re le cause<br />

<strong>di</strong> quella tiritera del vicino, <strong>di</strong>sse, Il Signore, volendolo, porrà rime<strong>di</strong>o anche per me, e<br />

Anania, senza abbassare la voce, Sì, al Signore nulla è impossibile, tutto conosce e<br />

tutto ottiene, così in terra come in cielo, sia lodato per l’eternità, ma in questo caso,<br />

che Dio mi perdoni, non so se ti potrà aiutare, ché sei nelle mani <strong>di</strong> Cesare, Che cosa<br />

vuoi <strong>di</strong>re, Che sono stati qui dei soldati romani per avvisare che entro l’ultimo giorno<br />

del mese <strong>di</strong> Nissan tutte le famiglie <strong>di</strong> Israele dovranno recarsi al censimento nei<br />

luoghi d’origine, e tu, poverino, vieni da così lontano.<br />

Ebbene, prima che Giuseppe avesse il tempo <strong>di</strong> rispondere, entrò nel cortile la<br />

moglie <strong>di</strong> Anania, che si chiamava Chua, e, puntando <strong>di</strong>ritto su Maria, in attesa sulla<br />

soglia <strong>di</strong> casa, attaccò a gemere come il marito, Oh, povera donna, ah, delicata, che<br />

ne sarà <strong>di</strong> te, così prossima al parto, e dovrai andare chissà dove, A Betlemme <strong>di</strong><br />

Giudea, la informò il marito, Uh, com’è lontano, esclamò Chua, e non lo <strong>di</strong>ceva<br />

soltanto per parlare, perché una volta, durante uno dei pellegrinaggi a Gerusalemme,<br />

si era spinta fino a Betlemme, lì vicino, per pregare sulla tomba <strong>di</strong> Rachele. Maria non<br />

rispose, aspettava che prima parlasse il marito, ma Giuseppe appariva contrariato,<br />

avrebbe dovuto essere lui a comunicare alla moglie una notizia <strong>di</strong> questa importanza,<br />

<strong>di</strong> prima mano, con le parole adatte e, soprattutto, con il tono giusto, mica così,<br />

strappandosi i capelli, quei vicini che gli irrompono in casa, urlando. Per nascondere la


propria contrarietà, assunse un’espressione <strong>di</strong> composta serietà e <strong>di</strong>sse, È pur vero<br />

che non sempre Dio sceglie <strong>di</strong> potere ciò che può Cesare, ma Cesare non può nulla <strong>di</strong><br />

fronte al volere <strong>di</strong> Dio. Fece una pausa, quasi avesse bisogno <strong>di</strong> penetrare nella<br />

profon<strong>di</strong>tà delle parole appena pronunciate, e aggiunse, Celebrerò la Pasqua qui,<br />

come avevo deciso, e poi andrò a Betlemme, giacché dovrà essere così, e se il Signore<br />

lo consente saremo <strong>di</strong> ritorno in tempo sicché Maria partorisca a casa, ma se, al<br />

contrario, il Signore non lo vorrà, allora mio figlio nascerà nelle terre dei suoi avi, A<br />

meno che non nasca strada facendo, mormorò Chua, ma non così piano da non farsi<br />

sentire da Giuseppe, che <strong>di</strong>sse, Tanti sono i figli <strong>di</strong> Israele nati lungo la via, il mio sarà<br />

uno in più. Era una sentenza <strong>di</strong> un certo peso, irrefutabile, e come tale l’accettarono<br />

Anania e sua moglie, ammutolita d’improvviso. Erano andati lì per consolare i vicini<br />

<strong>della</strong> contrarietà <strong>di</strong> un viaggio forzato e per compiacersi <strong>della</strong> propria bontà, ma<br />

adesso avevano l’impressione <strong>di</strong> essere messi in strada, senza cerimonie, quando<br />

Maria si avvicinò a Chua e la pregò <strong>di</strong> accomodarsi dentro casa, ché voleva chiederle<br />

consiglio su certa lana che aveva da cardare, e Giuseppe, nel desiderio <strong>di</strong> attenuare la<br />

durezza con cui si era espresso, <strong>di</strong>sse ad Anania, Da buon vicino, ti chiedo <strong>di</strong> vegliare<br />

sulla mia casa durante la mia assenza, anche se tutto andrà bene, io non sarò <strong>di</strong><br />

ritorno prima <strong>di</strong> un mese, contando il tempo per il viaggio più i sette giorni <strong>di</strong><br />

isolamento <strong>di</strong> mia moglie, o quanto potrebbe sovrapporvisi se nascerà una figlia, che<br />

il Signore non lo permetta. Rispose Anania che, sì, stesse tranquillo, avrebbe badato<br />

alla casa come se fosse sua, e poi gli domandò, gli era venuto in mente all’improvviso,<br />

mica ci aveva pensato prima, Giuseppe, vuoi onorarmi con la tua presenza nella<br />

celebrazione <strong>della</strong> Pasqua, unendoti ai miei parenti e amici, visto che non hai famiglia<br />

a Nazaret e non ce l’ha neppure tua moglie, da quando le sono morti i genitori, già<br />

così avanti nell’età all’epoca <strong>della</strong> sua nascita che, ancor oggi, la gente si domanda<br />

come sia stato possibile per Gioacchino generare una figlia con Anna. Disse Giuseppe,<br />

riprendendolo bonariamente, Oh, Anania, ricordati delle rimostranze <strong>di</strong> Abramo, fra<br />

sé e sé incredulo, quando il Signore gli annunciò che gli avrebbe concesso<br />

<strong>di</strong>scendenti, se un bimbo poteva nascere da un uomo <strong>di</strong> cent’anni e se una donna <strong>di</strong><br />

novanta era in grado <strong>di</strong> generare, ebbene, Gioacchino e Anna non erano vegliar<strong>di</strong><br />

quanto Abramo e Sara al tempo loro, quin<strong>di</strong> per Dio sarà stato ben più facile, ma per<br />

Lui non c’è niente <strong>di</strong> impossibile, far nascere tra i miei suoceri un virgulto. Disse il<br />

vicino, Erano altri tempi, il Signore manifestava la Sua presenza tutti i giorni, non solo<br />

nelle opere, e Giuseppe, forte <strong>della</strong> sua dottrina, replicò, Dio è il tempo, mio caro<br />

Anania, per Dio il tempo è un tutt’uno, e Anania non seppe cosa rispondere, non era<br />

certo il momento <strong>di</strong> introdurre nella conversazione la controversa e irrisolta polemica<br />

sui poteri, non solo consustanziali ma anche delegati, <strong>di</strong> Dio e <strong>di</strong> Cesare. Al contrario<br />

<strong>di</strong> quanto potrebbero far sembrare questi sfoggi <strong>di</strong> teologia pratica, Giuseppe non


aveva <strong>di</strong>menticato l’inatteso invito <strong>di</strong> Anania a celebrare insieme a lui e ai suoi la<br />

Pasqua, solo che non voleva mostrarsi troppo precipitoso nell’accettare, come aveva<br />

deciso fin dall’inizio, ma lo sanno tutti come sia <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> cortesia e buona<br />

educazione accogliere con gratitu<strong>di</strong>ne i favori che ci fanno, senza tuttavia eccedere in<br />

contentezza, non sia mai che l’<strong>altro</strong> possa pensare che ci si aspetti troppo. Insomma,<br />

adesso stava ringraziando lui, magnificando i suoi sentimenti <strong>di</strong> generosità e<br />

<strong>di</strong>sponibilità, mentre Chua si accingeva a uscire portandosi Maria, a cui <strong>di</strong>ceva, Che<br />

buona mano hai per cardare, e Maria arrossiva come una giovincella, perché la<br />

stavano lodando davanti al marito.<br />

Un bel ricordo che Maria finì per serbare <strong>di</strong> questa Pasqua tanto promettente<br />

fu il non aver dovuto partecipare alla preparazione del cibo e l’essere <strong>di</strong>spensata dal<br />

servire gli uomini, lavori che le furono risparmiati dalla solidarietà delle altre donne,<br />

Non ti stancare, può farti male, le <strong>di</strong>ssero, e dovevano saperlo bene, essendo quasi<br />

tutte madri a loro volta. Lei si limitò, poco più poco meno, a occuparsi del proprio<br />

marito, che se ne stava lì seduto per terra insieme agli altri uomini, chinandosi solo<br />

per riempirgli il bicchiere o per rifornirgli il piatto <strong>di</strong> quei rustici manicaretti, il pane<br />

azzimo, la carne d’agnello, le erbe amare, ma anche certe gallette fatte con farina <strong>di</strong><br />

locuste secche, una leccornia <strong>di</strong> cui Anania si vantava tanto, essendo una tra<strong>di</strong>zione<br />

<strong>della</strong> sua famiglia, ma <strong>di</strong> fronte alla quale taluni invitati storcevano il naso, sia pur<br />

vergognandosi <strong>di</strong> quella mal celata ripugnanza, giacché nel loro intimo si<br />

riconoscevano indegni dell’esempio e<strong>di</strong>ficante <strong>di</strong> tutti quei profeti che, nel deserto,<br />

avevano fatto <strong>di</strong> necessità virtù, e <strong>di</strong> locuste manna. Verso la fine <strong>della</strong> cena la povera<br />

Maria, ormai seduta in <strong>di</strong>sparte, con l’enorme ventre posato sulla base delle cosce, in<br />

un bagno <strong>di</strong> sudore, u<strong>di</strong>va a stento le risa, i detti e le storie, e le continue citazioni<br />

<strong>della</strong> Scrittura e, istante dopo istante, si sentiva sul punto <strong>di</strong> abbandonare<br />

definitivamente il mondo, come se fosse sospesa a un filo sottile che avrebbe potuto<br />

essere il suo ultimo pensiero, un semplice cogitare senza oggetto né parole, sapendo<br />

solo <strong>di</strong> pensare, ma non riuscendo ad avere chiaro che cosa e a che scopo. Si destò <strong>di</strong><br />

soprassalto perché nel sonno, improvvisamente, spuntando da tenebre ancora più<br />

fitte, le apparve il viso del men<strong>di</strong>cante, e poi quel suo enorme corpo coperto <strong>di</strong> cenci,<br />

l’angelo, se era un angelo, era entrato nel sogno senza annunciarsi, neppure con un<br />

fortuito ricordo, e la fissava con aria assorta, fors’anche con una vaghissima<br />

espressione <strong>di</strong> interrogativa curiosità, o magari neanche, perché non c’era neppure<br />

stato il tempo <strong>di</strong> notarlo, e il cuore <strong>di</strong> Maria adesso palpitava come un uccello<br />

spaventato, e lei non sapeva se fosse stata preda <strong>della</strong> paura o se qualcuno le avesse<br />

sussurrato all’orecchio una parola inattesa e imbarazzante. Gli uomini e i ragazzi<br />

erano ancora lì, seduti per terra, mentre le donne, accaldate, andavano e venivano,


offrendo gli ultimi cibi, ma ormai si notavano i segni <strong>della</strong> sazietà, solo il brusio delle<br />

conversazioni, animate dal vino, era salito <strong>di</strong> tono.<br />

Maria si alzò, e nessuno le badò. Era scesa la notte, la luce delle stelle, nel cielo<br />

limpido e senza luna, sembrava creare una specie <strong>di</strong> risonanza, un ronzio che sfiorava<br />

le frontiere dell’inau<strong>di</strong>to, ma che la moglie <strong>di</strong> Giuseppe poteva sentire sulla pelle, e<br />

insieme nelle ossa, in un modo che non avrebbe saputo spiegare, quasi una dolce e<br />

voluttuosa convulsione che sembrava non finire. Maria attraversò il cortile e andò a<br />

guardare nella via. Non vide nessuno. Il cancello <strong>di</strong> casa sua, lì accanto, era chiuso,<br />

tale e quale l’aveva lasciato, ma l’aria si muoveva, come se qualcuno fosse appena<br />

passato, <strong>di</strong> corsa o volando, per non lasciare <strong>di</strong> quel transito nient’<strong>altro</strong> che un fugace<br />

segno, che altri non avrebbero saputo comprendere.<br />

5.<br />

Passati che furono tre giorni, accordatosi con i clienti che gli avevano<br />

commissionato dei lavori e che avrebbero dovuto attendere il suo ritorno, porti i<br />

saluti nella sinagoga, e affidati la casa e i beni visibili ivi contenuti alle cure del vicino<br />

Anania, se ne partì da Nazaret il falegname Giuseppe con la moglie, <strong>di</strong>retto a<br />

Betlemme, dove va a censirsi, e lei pure, secondo i decreti giunti da Roma. Se per<br />

qualche ritardo nelle comunicazioni o per qualche intoppo nella traduzione<br />

simultanea non è ancora arrivata in cielo la notizia <strong>di</strong> questi or<strong>di</strong>ni, sarà davvero<br />

sorpreso il Signore Id<strong>di</strong>o nel vedere così ra<strong>di</strong>calmente mutato il paesaggio <strong>di</strong> Israele,<br />

con nugoli <strong>di</strong> gente in viaggio in <strong>ogni</strong> <strong>di</strong>rezione, mentre sarebbe giusto e naturale, in<br />

questi giorni imme<strong>di</strong>atamente successivi alla Pasqua, che si muovessero tutti, salvo<br />

giustificate eccezioni, in modo per così <strong>di</strong>re centrifugo, imboccando la via <strong>di</strong> casa da<br />

un unico punto centrale, sole terrestre o luminoso ombelico, stiamo parlando <strong>di</strong><br />

Gerusalemme, è chiaro. Senza dubbio la forza dell’abitu<strong>di</strong>ne, benché fallibile, e la<br />

perspicacia <strong>di</strong>vina, questa invece assoluta, faciliteranno il riconoscimento e<br />

l’identificazione, anche da un punto così alto, <strong>di</strong> quella lenta avanzata che palesa il<br />

rientro dei pellegrini alle città e ai paesi loro, ma ciò che comunque non può non<br />

confondere la vista è l’incrocio <strong>di</strong> queste rotte, tutte ben note, con altre che<br />

sembrano tracciate a caso e che sono, né più né meno, gli itinerari <strong>di</strong> chi, avendo o<br />

meno celebrato a Gerusalemme la Pasqua del Signore, obbe<strong>di</strong>sce adesso ai profani<br />

or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Cesare, per quanto non dovrebbe essere granché <strong>di</strong>fficile sostenere una tesi<br />

<strong>di</strong>versa, e cioè che in fondo sia Cesare Augusto colui che, senza saperlo, stia<br />

obbedendo alla volontà del Signore, se è vero che Dio ha deciso, per ragioni solo a Lui<br />

note, che Giuseppe e sua moglie siano destinati, a questo punto <strong>della</strong> vita, a recarsi a<br />

Betlemme. A prima vista estemporanee e fuori luogo, queste considerazioni vanno<br />

comunque prese come assai pertinenti, tenendo conto che solo grazie a esse ci sarà


possibile arrivare a una smentita obiettiva <strong>di</strong> quanto a taluni piacerebbe trovare qui,<br />

immaginare, per esempio, che i nostri viaggiatori attraversino soli soletti quelle zone<br />

inospitali, quegli inquietanti luoghi solitari, senza un’anima viva prossima e fraterna,<br />

affidati unicamente alla misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio e alla custo<strong>di</strong>a degli angeli. Orbene, subito<br />

dopo l’uscita da Nazaret si è potuto vedere che non andrà così, perché insieme a<br />

Giuseppe e Maria viaggeranno altre due famiglie, <strong>di</strong> quelle numerose, in tutto una<br />

ventina <strong>di</strong> persone, tra vecchi, adulti e bambini, quasi una tribù. È vero, questi non<br />

sono <strong>di</strong>retti a Betlemme, una famiglia si fermerà a metà strada, in un paese vicino a<br />

Ramalà, e l’altra proseguirà verso sud, fino a Bercheva, ma anche se dovranno<br />

separarsi prima, perché alcuni hanno più fretta <strong>di</strong> altri, ipotesi pur sempre probabile,<br />

comunque si metteranno in strada nuovi viandanti, senza contare, poi, quelli che<br />

procedono in senso inverso, andando forse, chissà, a censirsi a Nazaret, da dove<br />

adesso stanno partendo questi. Gli uomini camminano in testa, in schiera compatta, e<br />

insieme a loro ci sono i ragazzi che hanno già com<strong>piu</strong>to tre<strong>di</strong>ci anni, mentre le donne,<br />

giovani e vecchie, <strong>di</strong> tutte le età, formano un <strong>altro</strong> gruppo confuso, laggiù,<br />

accompagnate dai ragazzini più piccoli. Al momento <strong>di</strong> mettersi in marcia, gli uomini,<br />

in coro solenne, alzarono la voce per intonare le devozioni <strong>di</strong> circostanza, mentre le<br />

donne le ripetevano <strong>di</strong>scretamente, quasi in sor<strong>di</strong>na, come chi sa che, reclamando,<br />

colui che ha ben poche speranze d’essere ascoltato non ottiene niente, anche quando<br />

non ha chiesto né chiederà niente, e tutto stia lodando.<br />

Fra le donne, l’unica così avanti nella gravidanza è Maria, e tali sono le sue<br />

<strong>di</strong>fficoltà che, se non fosse per la Provvidenza che ha dotato gli asini da lei creati <strong>di</strong><br />

una pazienza infinita e <strong>di</strong> forza non minore, dopo pochi passi quest’altra sua creatura<br />

avrebbe già reso l’anima, implorando <strong>di</strong> lasciarla lì, sul ciglio <strong>della</strong> strada, in attesa<br />

<strong>della</strong> sua ora, che noi sappiamo che sta per arrivare, chissà dove e quando, ma questa<br />

non è gente de<strong>di</strong>ta al piacere delle scommesse, in questo caso indovinare quando e<br />

dove nascerà il figlio <strong>di</strong> Giuseppe, una sensata religione, questa che ha vietato<br />

l’azzardo. Finché non arriva il momento, e per tutto il tempo che dovrà ancora<br />

sopportare l’attesa, la gestante potrà contare, più che sulle scarse e <strong>di</strong>stratte<br />

attenzioni del marito, intento com’è a <strong>di</strong>scutere con gli anziani, sulla provata<br />

mansuetu<strong>di</strong>ne e sui docili lombi <strong>della</strong> bestia, che si stupisce anch’essa, ammesso che<br />

cambiamenti <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> carico possano giungere a inten<strong>di</strong>mento d’asino, per la<br />

mancanza dei colpi <strong>di</strong> frusta, e soprattutto per il fatto che le sia concesso <strong>di</strong><br />

procedere senza fretta, all’andatura normale, la sua, sua e dei suoi simili, ché in<br />

viaggio ce ne sono altri <strong>della</strong> sua specie. Per via <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>fferenza, si attarda a volte<br />

il gruppo delle donne e, quando accade, gli uomini là davanti fanno una sosta e<br />

aspettano che si avvicinino, ma non al punto <strong>di</strong> riunirsi, donne e uomini, questi<br />

arrivano ad<strong>di</strong>rittura a fingere <strong>di</strong> essersi fermati solo per riposare, non c’è dubbio, la


strada è <strong>di</strong> tutti, ma si sa già che dove cantano i galli non devono razzolare le galline,<br />

al massimo possono fare coccodè se hanno deposto l’uovo, così è imposto e<br />

proclamato dal buon or<strong>di</strong>namento del mondo in cui ci è toccato vivere. Viene dunque<br />

Maria cullata dalla dolce andatura del suo corsiero, regina fra le donne, ché solo lei è<br />

in groppa a un animale, gli altri asini trasportano il solito carico. E perché non siano<br />

tutti sacrifici, tiene in braccio, ora l’uno ora l’<strong>altro</strong>, tre bimbi <strong>della</strong> compagnia, con la<br />

qual cosa respirano un po’ le rispettive madri, e lei comincia ad abituarsi al fardello<br />

che l’aspetta.<br />

In questo primo giorno <strong>di</strong> viaggio, le gambe non ancora avvezze a camminare,<br />

la tappa non fu molto lunga, non bisogna <strong>di</strong>menticare che nella compagnia ci sono<br />

vecchi e bambini piccoli, i primi, avendo vissuto, hanno esaurito tutte le loro forze e<br />

adesso non ce la fanno più a fingere <strong>di</strong> averne, mentre i secon<strong>di</strong>, non sapendo dosare<br />

quelle che cominciano ad avere, le esauriscono in un paio d’ore <strong>di</strong> sentieri <strong>di</strong>sastrati,<br />

come se il mondo stesse per finire e valesse la pena <strong>di</strong> approfittare dei suoi ultimi<br />

istanti. Sostarono in un paesone chiamato Izreel, dove c’era un caravanserraglio, in<br />

cui trovarono, essendo questi, come si è detto, giorni <strong>di</strong> traffico intenso, una<br />

confusione e un baccano da matti, anche se, a <strong>di</strong>r la verità, era più il baccano <strong>della</strong><br />

confusione perché, dopo un po’ <strong>di</strong> tempo, abituatisi vista e u<strong>di</strong>to, in quella folla <strong>di</strong><br />

gente e <strong>di</strong> animali in continuo movimento entro le quattro mura si poteva intuire<br />

prima e identificare poi la volontà <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne non organizzato né cosciente, come un<br />

formichiere spaventato che tentasse <strong>di</strong> riconoscersi e ricomporsi nella propria<br />

<strong>di</strong>spersione. Le tre famiglie ebbero comunque la fortuna <strong>di</strong> potersi rifugiare sotto<br />

un’arcata, gli uomini da un lato e le donne dall’<strong>altro</strong>, ma questo in seguito, quando la<br />

notte si rabbuiò del tutto e il caravanserraglio, bestie e uomini, si abbandonò al<br />

sonno. Prima, le donne avevano dovuto preparare il cibo e riempire gli otri al pozzo,<br />

mentre gli uomini scaricavano gli asini e li portavano ad abbeverarsi, ma in un<br />

momento in cui non ci fossero cammelli all’abbeveratoio, perché questi, con due sole<br />

brusche sorsate, prosciugavano il recipiente dell’acqua e si doveva riempirlo<br />

un’infinità <strong>di</strong> volte prima che gli asini fossero sod<strong>di</strong>sfatti. Finalmente, sistemati prima<br />

gli animali alla mangiatoia, i viandanti si sedettero a desinare, a cominciare dagli<br />

uomini, ché già sappiamo come le donne siano in tutto secondarie, basti ricordare<br />

un’altra volta, e non sarà l’ultima, che Eva fu creata dopo Adamo e da una sua<br />

costola, quand’è che impareremo che certe cose cominceremo a capirle solo quando<br />

ci accingeremo a risalire alle fonti.<br />

Ebbene, dopo che gli uomini ebbero mangiato, e mentre le donne, nel loro<br />

cantuccio, si cibavano <strong>di</strong> quanto era avanzato, accadde che un anziano fra gli anziani,<br />

che viveva a Betlemme ma andava comunque a censirsi a Ramalà e si chiamava<br />

Simeone, con l’autorità conferitagli dall’età e la saggezza che si ritiene ne sia una


<strong>di</strong>retta conseguenza, interpellò Giuseppe su come pensava <strong>di</strong> doversi comportare<br />

qualora si fosse verificata l’ipotesi, ovviamente possibile, che Maria, non ne<br />

pronunciò il nome, non partorisse prima dell’ultimo giorno <strong>della</strong> scadenza stabilita<br />

per il censimento. Si trattava ovviamente <strong>di</strong> una questione accademica, ammesso che<br />

il termine sia adeguato al tempo e al luogo, in quanto solo ai censori, edotti nelle<br />

sottigliezze procedurali <strong>della</strong> legge romana, sarebbe spettato <strong>di</strong> decidere su casi tanto<br />

dubbiosi, come quello <strong>di</strong> una donna che si presenti al censimento con il ventre<br />

gravido, Siamo qui per iscriverci, e non sia possibile appurare in loco se porti dentro <strong>di</strong><br />

sé un maschio o una femmina, per non parlare, poi, <strong>della</strong> non <strong>di</strong>sprezzabile<br />

probabilità <strong>di</strong> una ni<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> gemelli dello stesso o <strong>di</strong> entrambi i sessi. Da perfetto<br />

ebreo che si vantava d’essere, sia nella teoria sia nella pratica, giammai il falegname<br />

avrebbe pensato <strong>di</strong> rispondere facendo leva sulla semplice logica occidentale, per cui<br />

non spetta certo a chi è sottoposto alla legge il compito <strong>di</strong> supplire alle lacune che vi<br />

si possano riscontrare, e che se Roma non è stata capace <strong>di</strong> prevedere queste e altre<br />

ipotesi, allora significa che le fanno <strong>di</strong>fetto legislatori ed ermeneuti. Di fronte alla<br />

<strong>di</strong>fficile questione, Giuseppe si <strong>di</strong>lungò a riflettere, cercando nella sua testa il modo<br />

più sottile <strong>di</strong> dare una risposta, una risposta che, <strong>di</strong>mostrando all’assemblea riunita<br />

intorno al fuoco le sue doti <strong>di</strong> argomentatore, fosse al tempo stesso formalmente<br />

brillante. Conclusa la lunga riflessione, alzando lentamente gli occhi che, per tutto il<br />

tempo, avevano fissato le sinuose fiamme del falò, <strong>di</strong>sse il falegname, Se, giunto<br />

l’ultimo giorno del censimento, mio figlio non sarà ancora nato, sarà perché il Signore<br />

non vuole che i romani lo conoscano e lo iscrivano nelle loro liste. Disse Simeone,<br />

Grande presunzione è la tua, che ti arroghi così la scienza <strong>di</strong> ciò che il Signore vuole o<br />

non vuole. Disse Giuseppe, Dio conosce tutti i miei cammini e conta tutti i miei passi,<br />

e queste parole del falegname, che possiamo trovare nel libro <strong>di</strong> Giobbe,<br />

significavano che lì, nel contesto <strong>della</strong> <strong>di</strong>scussione, al cospetto dei presenti e senza<br />

escludere gli assenti, Giuseppe riconosceva e riba<strong>di</strong>va la propria obbe<strong>di</strong>enza al<br />

Signore e l’umiltà, tutti sentimenti contrari alla <strong>di</strong>abolica pretesa insinuata da<br />

Simeone, <strong>di</strong> aspirare a indagare gli enigmatici voleri <strong>di</strong> Dio. Così doveva averlo inteso<br />

l’anziano, poiché se ne rimase in silenzio e in attesa, per cui Giuseppe ne approfittò<br />

per tornare alla carica, Il giorno <strong>della</strong> nascita e il giorno <strong>della</strong> morte <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> uomo<br />

sono sigillati e custo<strong>di</strong>ti dagli angeli fin dall’inizio del mondo, e solo il Signore, quando<br />

gli piaccia, ne infrange prima uno e poi l’<strong>altro</strong>, tante volte contemporaneamente, con<br />

la mano destra e con quella sinistra, e in certi casi indugia talmente a infrangere il<br />

sigillo <strong>della</strong> morte che sembra ad<strong>di</strong>rittura essersi <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> quella creatura<br />

vivente. Fece una pausa, ebbe un attimo <strong>di</strong> esitazione, ma poi concluse, sorridendo<br />

maliziosamente, Dio non voglia che questa conversazione gli faccia venire in mente<br />

te. Risero gli astanti, ma <strong>di</strong>etro le barbe, perché era chiaro che il falegname non aveva


saputo mantenere intatto il rispetto che si deve a un anziano, anche quando<br />

l’intelligenza e l’assennatezza, per via dell’età, non abbondano più nei suoi giu<strong>di</strong>zi. Il<br />

vecchio Simeone accennò un gesto <strong>di</strong> collera, dandosi uno strattone alla tunica, e<br />

rispose, Id<strong>di</strong>o, forse, ha infranto il sigillo <strong>della</strong> tua nascita anzitempo, e tu non<br />

dovresti ancora essere al mondo, se ti comporti in modo così impertinente e<br />

presuntuoso con gli anziani che hanno vissuto <strong>di</strong> più e in tutte le cose ne sanno più <strong>di</strong><br />

te. Disse Giuseppe, Simeone, mi hai domandato come ci si dovrebbe comportare se<br />

mio figlio non nascesse prima dell’ultimo giorno del censimento, e la risposta a quella<br />

domanda io non potevo dartela perché non conosco la legge dei romani, con la quale<br />

neppure tu, io credo, hai <strong>di</strong>mestichezza, Non la conosco, Allora ti ho detto, So quello<br />

che mi hai detto, non affannarti a ripetermelo, Hai cominciato tu a parlare con parole<br />

improprie quando mi hai domandato chi credessi <strong>di</strong> essere per pretendere <strong>di</strong><br />

conoscere le volontà <strong>di</strong> Dio prim’ancora che si manifestino, e se in seguito ti ho<br />

oltraggiato, ti chiedo <strong>di</strong> perdonarmi, ma la prima offesa è venuta da te, ricorda che,<br />

essendo anziano, e perciò mio maestro, non puoi essere tu a dare l’esempio<br />

dell’offesa. Intorno al falò ci fu un mormorio <strong>di</strong>screto <strong>di</strong> approvazione, il falegname<br />

Giuseppe aveva chiaramente la vittoria nella <strong>di</strong>scussione, ma ve<strong>di</strong>amo adesso come<br />

ne esce Simeone, quale risposta gli darà. Ed ecco come fece, senza spirito né fantasia,<br />

Per rispetto, com’è tuo dovere, non dovevi far <strong>altro</strong> che rispondere alla mia domanda,<br />

e Giuseppe <strong>di</strong>sse, Se ti avessi risposto come volevi, sarebbe subito apparsa chiara la<br />

vanità <strong>della</strong> questione, dovrai quin<strong>di</strong> ammettere, per quanto ti costi, che è stato<br />

segno <strong>di</strong> maggior rispetto quanto ho fatto, facilitandoti, ma tu non hai voluto capirlo,<br />

l’occasione per <strong>di</strong>ssertare su un tema che interesserebbe tutti, e cioè se il Signore<br />

vorrebbe o potrebbe mai nascondere il proprio popolo agli occhi del nemico, Adesso<br />

stai parlando del popolo <strong>di</strong> Dio come se si trattasse del figlio che non ti è ancora nato,<br />

Non mettermi in bocca, o Simeone, parole che non ho detto né <strong>di</strong>rò, ascolta ciò che<br />

dev’essere inteso in un modo e ciò che va capito in un <strong>altro</strong>. A questa sparata,<br />

Simeone non replicò, si alzò dal cerchio e andò a sedersi nell’angolo più buio, seguito<br />

dagli altri uomini <strong>della</strong> famiglia, costretti dalla solidarietà del sangue, ma contrariati<br />

nell’intimo per la tristissima figura fatta dal patriarca nella tenzone verbale. Lì, nella<br />

compagnia, coprendo il silenzio che seguì i rumori e i bisbigli <strong>di</strong> chi si stava accingendo<br />

al riposo, <strong>di</strong> nuovo si fece percettibile il mareggiare sordo delle voci nel<br />

caravanserraglio, inframmezzate da qualche esclamazione più sonora, dai respiri e<br />

dagli sbuffi delle bestie e, a tratti, dal bramito duro, grottesco, <strong>di</strong> un cammello in<br />

calore. Fu allora che, tutti insieme, concertando il ritmo <strong>della</strong> recitazione, i viandanti<br />

<strong>di</strong> Nazaret, senza più badare alla recente <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a, intonarono a voce bassa, ma<br />

rumorosamente perché erano tanti, l’ultima e la più lunga fra tutte le preghiere che al<br />

Signore sono rivolte nel corso <strong>della</strong> giornata e che recita così, Che Tu sia lodato, Dio


nostro, signore dell’universo, che fai cadere i vincoli del sonno sui miei occhi e il<br />

torpore sulle mie palpebre, e non sottrai la luce alle mie pupille. Sia per volontà Tua,<br />

Signore mio Dio, che adesso io riposi in pace e domani possa destarmi a una vita<br />

felice e pacifica, consentimi <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re ai Tuoi precetti e non lasciare che io mi<br />

adegui ad alcun atto <strong>di</strong> trasgressione. Non permettere che io cada in potere del<br />

peccato, <strong>della</strong> tentazione e <strong>della</strong> vergogna. Fa’ sì che in me prevalgano i buoni<br />

propositi, non lasciare che s’impossessino <strong>di</strong> me quelli cattivi. Liberami dalle<br />

intenzioni malvagie e dalle malattie mortali, e fa’ in modo che io non sia turbato da<br />

s<strong>ogni</strong> malevoli e da cattivi pensieri, a meno <strong>di</strong> non sognare la Morte. Era trascorso<br />

appena qualche minuto, e i più giusti, se non i più stanchi, dormivano già, qualcuno<br />

russando non certo spiritualmente, e gli altri non dovettero aspettare molto, erano<br />

tutti lì, protetti unicamente, per la maggior parte, dalle tuniche, solo i più vecchi e i<br />

più giovani, gli uni altrettanto fragili degli altri, avevano il conforto <strong>della</strong> piega <strong>di</strong> un<br />

ruvido lenzuolo o <strong>di</strong> una misera coperta. In mancanza <strong>di</strong> alimento, il falò si andava<br />

smorzando, appena qualche pallida fiamma danzava al <strong>di</strong> sopra dell’ultimo ciocco<br />

messo sul fuoco a quest’utile scopo. Sotto l’arcata che accoglieva la gente <strong>di</strong> Nazaret,<br />

tutti dormivano. Tutti, tranne Maria. Non poteva sdraiarsi per quel suo ventre<br />

enorme, che a prima vista sembrava contenere <strong>piu</strong>ttosto un gigante, e quin<strong>di</strong> si era<br />

appoggiata a un mucchio <strong>di</strong> bisacce, cercando un minimo sostegno per le sue povere<br />

reni. Come gli altri, aveva ascoltato la <strong>di</strong>scussione fra Giuseppe e il vecchio Simeone,<br />

gioendo per la vittoria del marito, com’è dovere <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> donna, anche nel caso <strong>di</strong> sfide<br />

incruente, come lo è stata questa. Ma già non ricordava più quello <strong>di</strong> cui avevano<br />

<strong>di</strong>scusso, o forse la memoria del <strong>di</strong>battito era stata sommersa dalle sensazioni che nel<br />

suo corpo andavano e venivano, tali e quali le maree dell’oceano che non aveva mai<br />

visto, ma <strong>di</strong> cui doveva aver sentito parlare, che fluivano e refluivano fra gli incalzanti<br />

colpi delle onde che erano il figlio che si muoveva, ma in modo singolare, come se lì,<br />

dentro <strong>di</strong> lei, volesse sollevarla <strong>di</strong> peso sulle proprie spalle. Solo gli occhi <strong>di</strong> Maria<br />

erano aperti, splendenti nella penombra, e continuarono a brillare anche quando il<br />

fuoco si spense del tutto, ma non c’è niente da stupirsi, capita a tutte le madri fin<br />

dall’inizio del mondo, eppure noi ce ne siamo accorti quando alla moglie del<br />

falegname Giuseppe è apparso un angelo, ché lo era, stando a quanto ha detto egli<br />

stesso, malgrado si sia presentato sotto le spoglie <strong>di</strong> un men<strong>di</strong>co vagabondo.<br />

Anche nel caravanserraglio cantavano i galli al primo fresco dell’alba, ma i<br />

viandanti, mercanti, mulattieri, cammellieri, spinti dal dovere, a stento attesero il<br />

primo canto e si accinsero ben presto ai preparativi per il viaggio, caricando le bestie<br />

con i beni e gli averi personali, o con le mercanzie, e sollevando così<br />

nell’accampamento un chiasso che si lasciava <strong>di</strong>etro a per<strong>di</strong>ta d’occhio, o d’orecchio,<br />

per usare il termine esatto, la gazzarra <strong>della</strong> sera prima. Quando se ne saranno


andati, il caravanserraglio trascorrerà qualche ora assai tranquilla, come un<br />

lucertolone bigio spaparanzato al sole, perché vi rimarranno solo gli ospiti che hanno<br />

deciso <strong>di</strong> riposare un giorno intero, fino a quando, all’avvicinarsi del pomeriggio,<br />

comincerà ad arrivare il nuovo turno <strong>di</strong> viaggiatori, l’uno più sporco dell’<strong>altro</strong>, ma tutti<br />

stanchi, ma comunque con le potenti corde vocali intatte, non sono ancora entrati e<br />

stanno già urlando come indemoniati, non sia mai. Che la compagnia <strong>di</strong> Nazaret<br />

prosegua da qui rimpolpata non deve stupire nessuno, perché vi si sono unite una<br />

decina <strong>di</strong> persone, si sbaglia <strong>di</strong> grosso chi immagina questa terra come un deserto,<br />

soprattutto in un periodo così festoso, <strong>di</strong> censimento e <strong>di</strong> Pasqua, come si è già<br />

spiegato.<br />

Aveva già capito Giuseppe, da solo, che il suo dovere sarebbe stato quello <strong>di</strong><br />

fare pace con il vecchio Simeone, non perché ritenesse che, dopo una notte, le sue<br />

argomentazioni avessero perduto forza e ragione, ma perché era stato educato al<br />

rispetto dei più vecchi, e specialmente degli anziani che, poverini, dopo una lunga vita<br />

che adesso si ripaga rubandogli spirito e intelletto, non <strong>di</strong> rado si vedono trascurati<br />

dai giovani. Gli si avvicinò, quin<strong>di</strong>, e <strong>di</strong>sse con tono misurato, Vengo a chiederti scusa,<br />

se ti sono sembrato insolente e un po’ esagerato, ma sai come vanno le cose, una<br />

parola tira l’altra, le buone tirano le cattive, e si finisce sempre per <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più <strong>di</strong><br />

quanto avremmo voluto. Simeone lo ascoltò, lo ascoltò a testa bassa, e infine rispose,<br />

Sei scusato. In cambio <strong>della</strong> sua mossa generosa, era naturale che Giuseppe si<br />

aspettasse una risposta più benevola dal vecchio testardo e, sperando ancora <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re<br />

qualche parola che pensava <strong>di</strong> meritare, gli camminò accanto per un bel po’ <strong>di</strong> tempo<br />

e <strong>di</strong> strada. Ma Simeone, con gli occhi fissi alla polvere, fingeva <strong>di</strong> non accorgersi <strong>della</strong><br />

sua presenza, finché il falegname, giustamente irritato, fece per allontanarsi. Soltanto<br />

allora il vecchio, quasi lo avesse abbandonato <strong>di</strong> colpo il pensiero fisso che lo<br />

occupava, mosse rapidamente un passo e lo afferrò per la tunica, Aspetta, <strong>di</strong>sse.<br />

Sorpreso, Giuseppe si voltò verso <strong>di</strong> lui. Simeone si era fermato e ripeteva, Aspetta. A<br />

poco a poco passarono gli altri uomini, ed ecco questi due in mezzo alla strada come<br />

in una terra <strong>di</strong> nessuno, fra il gruppo degli adulti che si allontanava e la brigata delle<br />

donne, laggiù, sempre più vicina. Spiccando fra le teste, si vedeva la sagoma <strong>di</strong> Maria,<br />

ondeggiante al ritmo dettato dall’andatura del somaro.<br />

Avevano lasciato la valle <strong>di</strong> Izreel. <strong>La</strong> strada, costeggiando le rocce, scalava<br />

faticosamente il primo pen<strong>di</strong>o per inoltrarsi, poi, fra le montagne <strong>della</strong> Samaria, a<br />

occidente, lungo degli ari<strong>di</strong> roveti al <strong>di</strong> là dei quali, declinando in <strong>di</strong>rezione del<br />

Giordano e trascinando verso sud la sua livella ardente, il deserto <strong>di</strong> Giudea bruciava<br />

e ribruciava l’antichissima cicatrice <strong>di</strong> una terra che, promessa com’era stata ad<br />

alcuni, non avrebbe mai saputo a chi consegnarsi. Aspetta, aveva detto Simeone, e il<br />

falegname aveva obbe<strong>di</strong>to, adesso inquieto, spaventato, ma senza sapere per che


cosa. Le donne erano ormai vicine. Allora il vecchio riprese a camminare,<br />

aggrappandosi alla tunica <strong>di</strong> Giuseppe, come se le forze gli venissero a mancare, e<br />

<strong>di</strong>sse, Ieri sera, dopo essermi ritirato per la notte, ho avuto una visione, Una visione,<br />

Sì, ma non una visione <strong>di</strong> cose, come capita, è stato <strong>piu</strong>ttosto come se avessi potuto<br />

vedere quanto c’è <strong>di</strong>etro le parole, quelle che hai pronunciato, che se tuo figlio non<br />

fosse ancora nato all’ultimo giorno del censimento, sarebbe perché il Signore non<br />

vuole che i romani sappiano <strong>di</strong> lui e lo iscrivano nelle loro liste, Sì, ho detto questo,<br />

ma tu, che cos’hai visto, Non ho visto cose, è stato come se, all’improvviso, avessi la<br />

certezza <strong>di</strong> quanto sarebbe meglio che i romani non sapessero dell’esistenza <strong>di</strong> tuo<br />

figlio, che nessuno ne venisse mai a conoscenza e che, se proprio deve arrivare in<br />

questo mondo, che almeno ci viva senza gloria né dolore, come quegli uomini laggiù e<br />

quelle donne che si stanno avvicinando, ignorato come chiunque <strong>di</strong> noi fino all’ora<br />

<strong>della</strong> sua morte e oltre. Essendo il padre la nullità che sono, un falegname <strong>di</strong> Nazaret,<br />

l’esistenza che gli auguri è quella che mio figlio avrà <strong>di</strong> certo, Non sei l’unico a<br />

<strong>di</strong>sporre <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> tuo figlio, Certo, <strong>ogni</strong> potere è nel Signore Id<strong>di</strong>o, Egli è colui che<br />

sa, Così è sempre stato e così noi cre<strong>di</strong>amo, Ma parlami <strong>di</strong> mio figlio, cos’hai saputo <strong>di</strong><br />

lui, Niente, soltanto quelle tue parole che, in un baleno, mi sono parse pregne <strong>di</strong> un<br />

significato <strong>di</strong>verso, come se guardando per la prima volta un uovo avessi la<br />

percezione del pulcino che racchiude, Dio ha voluto ciò che ha fatto e ha fatto ciò che<br />

ha voluto, mio figlio è nelle Sue mani, io non ho alcun potere. In verità, è così, ma in<br />

questi giorni Dio con<strong>di</strong>vide ancora con la donna il possesso <strong>della</strong> creatura, Che poi, se<br />

sarà maschio, apparterrà a me e a Dio, Oppure solo a Dio, Tutti gli apparteniamo, Non<br />

tutti, alcuni sono con<strong>di</strong>visi da Dio e dal Demonio, Come saperlo, Se la Legge non<br />

avesse messo a tacere per sempre le donne forse, poiché hanno inventato quel primo<br />

peccato da cui tutti gli altri <strong>di</strong>scendono, saprebbero <strong>di</strong>rci quanto ancora non<br />

conosciamo. Che cosa, Quali parti <strong>di</strong>vina e demoniaca le compongono, che specie <strong>di</strong><br />

umanità recano in sé, Non ti capisco, mi pareva che stessi parlando <strong>di</strong> mio figlio, Non<br />

<strong>di</strong>cevo <strong>di</strong> tuo figlio, parlavo delle donne e <strong>di</strong> come generano gli esseri che noi siamo, a<br />

meno che non sia per loro volontà, ammesso che lo sappiano, che ciascuno <strong>di</strong> noi è<br />

questo poco e questo tanto, questa bontà e questa malvagità, questa pace e questa<br />

guerra, ribellione e mansuetu<strong>di</strong>ne.<br />

Giuseppe si voltò in<strong>di</strong>etro, Maria era lì sul somaro, con un bimbo seduto<br />

davanti a sé, a cavalcioni, come un uomo, e per un istante immaginò che fosse già suo<br />

figlio, mentre Maria gli parve <strong>di</strong> vederla per la prima volta, in testa a quella truppa<br />

femminile ormai aumentata. Gli risuonavano ancora nelle orecchie le strane parole <strong>di</strong><br />

Simeone, ma stentava ad accettare che una donna potesse avere così tanta<br />

importanza, o perlomeno la sua non gli aveva mai mostrato, per quanto me<strong>di</strong>ocre<br />

fosse, <strong>di</strong> valere più delle altre. Ebbene, fu a questo punto, mentre si stava girando per


guardare avanti, che si rammentò del men<strong>di</strong>cante e <strong>della</strong> terra luminosa. Rabbrividì<br />

dalla testa ai pie<strong>di</strong>, e ancor <strong>di</strong> più quando, voltandosi <strong>di</strong> nuovo verso Maria, vide con i<br />

suoi stessi occhi camminare accanto a lei un uomo alto, così alto che si scorgevano le<br />

sue spalle spuntare da sopra le teste delle donne, ed era certo, da questi in<strong>di</strong>zi, il<br />

men<strong>di</strong>cante che non era mai riuscito a vedere. Tornò a guardare, quello era ancora là,<br />

presenza insolita, totalmente incongruente, senza nessun motivo umano per<br />

ritrovarsi lì, uomo fra le donne. Stava per chiedere a Simeone <strong>di</strong> guardare anche lui<br />

in<strong>di</strong>etro, <strong>di</strong> confermare questi fatti impossibili, ma il vecchio era già più avanti, aveva<br />

detto quanto doveva <strong>di</strong>re e adesso stava raggiungendo gli uomini <strong>della</strong> sua famiglia<br />

per riprendere il suo semplice ruolo <strong>di</strong> anziano, che è sempre quello che dura <strong>di</strong><br />

meno. Il falegname, allora, non avendo altri testimoni, guardò <strong>di</strong> nuovo la moglie.<br />

L’uomo non c’era più.<br />

6.<br />

Diretti a sud, avevano attraversato tutta la regione <strong>della</strong> Samaria, e lo avevano<br />

fatto con marce forzate, un occhio attento alla strada e l’<strong>altro</strong>, inquieto, a scrutare i<br />

<strong>di</strong>ntorni, timorosi dei sentimenti <strong>di</strong> ostilità, ma sarebbe più esatto <strong>di</strong>re <strong>di</strong> avversione,<br />

degli abitanti <strong>di</strong> quelle terre, <strong>di</strong>scendenti in malefatte ed ere<strong>di</strong> in eresie degli antichi<br />

coloni assiri che si trasferirono da queste parti al tempo <strong>di</strong> Salmanassar, re <strong>di</strong> Ninive,<br />

dopo la cacciata e la <strong>di</strong>spersione delle Do<strong>di</strong>ci Tribù, e che, essendo parzialmente<br />

ebrei, ma soprattutto pagani, come Legge sacra riconoscono solo i Cinque Libri <strong>di</strong><br />

Mosè e affermano che il luogo scelto da Dio per il suo Tempio non fu Gerusalemme,<br />

bensì, pensate, il monte Garizim, situato nei loro territori. Avanzarono a spron<br />

battuto gli uomini <strong>di</strong> Galilea, ma comunque dovettero trascorrere due notti in<br />

territorio nemico, all’aperto, con sentinelle e ronde, casomai i malvagi avessero<br />

attaccato nottetempo, capaci come sono delle peggiori azioni, al punto <strong>di</strong> rifiutare un<br />

goccio d’acqua a chi, <strong>di</strong> puro ceppo ebreo, stesse morendo, per non parlare <strong>di</strong><br />

qualche eccezione conosciuta, <strong>altro</strong> non essendo, appunto, che un’eccezione. E tale<br />

fu l’angoscia dei viaggiatori durante il tragitto che, contrariamente al solito, gli uomini<br />

si <strong>di</strong>visero in due gruppi, in testa e in coda a donne e bambini, per proteggerli da<br />

eventuali insulti o da cose ben peggiori. Alla fin fine, in quei giorni dovevano essere<br />

pacificamente ben <strong>di</strong>sposti gli abitanti <strong>della</strong> Samaria, fatto sta che, oltre a quelli<br />

incontrati via facendo, anch’essi in viaggio, che appagavano il loro rancore lanciando<br />

ai galilei occhiate <strong>di</strong> scherno e qualche parolaccia, nessuna banda ufficiale e<br />

organizzata si lanciò all’assalto giù dalle colline o, in qualche imboscata, prese a<br />

sassate lo spaventato e inerme <strong>di</strong>staccamento.<br />

Poco prima <strong>di</strong> arrivare a Ramalà, dove i credenti più fervi<strong>di</strong> o con l’olfatto più<br />

fino giuravano <strong>di</strong> fiutare già il santissimo odore <strong>di</strong> Gerusalemme, abbandonarono il


gruppo il vecchio Simeone e i suoi, i quali, come si è detto, vanno a censirsi in un<br />

villaggio nei <strong>di</strong>ntorni. Lì, in mezzo alla strada, tra una devozione e l’altra, si<br />

congedarono i viandanti, le madri <strong>di</strong> famiglia subissarono Maria <strong>di</strong> mille e una<br />

raccomandazione figlie dell’esperienza, e poi tutti si rimisero in cammino, chi<br />

scendendo a valle, dove ben presto avrebbe potuto riposare dalle fatiche <strong>di</strong> quattro<br />

giorni <strong>di</strong> marcia, chi <strong>di</strong>retto a Ramalà, dove avrebbe trascorso la notte che sta calando<br />

ancora nel caravanserraglio. E poi, infine, a Gerusalemme dovranno separarsi tutti i<br />

restanti del gruppo partito da Nazaret, la maggior parte <strong>di</strong>retta a Bercheva, con<br />

ancora due giorni <strong>di</strong> viaggio davanti, e il falegname e sua moglie che si fermeranno<br />

proprio lì vicino, a Betlemme. Nella confusione degli abbracci e degli ad<strong>di</strong>i, Giuseppe<br />

chiamò in <strong>di</strong>sparte Simeone e, con grande deferenza, gli domandò se nel frattempo<br />

gli fosse sovvenuto qualche <strong>altro</strong> ricordo <strong>della</strong> visione, Che non è stata una visione, te<br />

l’ho già detto, Sia quel che sia, ciò che interessa a me è sapere quale destino avrà mio<br />

figlio, Se non ti è dato <strong>di</strong> conoscere nemmeno il tuo destino, e tu sei qui, vivo e<br />

loquace, come puoi pretendere <strong>di</strong> sapere qualcosa <strong>di</strong> ciò che ancora neppure esiste,<br />

Gli occhi dello spirito si spingono oltre, ecco perché ho pensato che i tuoi, aperti dal<br />

Signore sulla chiarezza degli eletti, fossero riusciti a scoprire quanto per me è solo<br />

tenebra, Forse il destino <strong>di</strong> tuo figlio non lo conoscerai mai, forse la tua stessa sorte<br />

sta per compiersi, non domandare, uomo, non cercare <strong>di</strong> sapere, ma vivi il tuo giorno.<br />

E, dopo aver pronunciato queste parole, Simeone posò la mano destra sul capo <strong>di</strong><br />

Giuseppe, mormorò una bene<strong>di</strong>zione che nessuno poté u<strong>di</strong>re e raggiunse i suoi, che<br />

lo attendevano. Per un tortuoso sentiero, in fila, cominciarono a scendere a valle<br />

dove, ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> un <strong>altro</strong> pen<strong>di</strong>o, quasi confuso fra i sassi che spuntavano dal suolo<br />

come ossa stanche, c’era il villaggio <strong>di</strong> Simeone. Giuseppe non avrebbe più avuto sue<br />

notizie, seppe soltanto, ma dopo lungo tempo, che era morto prima <strong>di</strong> censirsi.<br />

Dopo le due notti trascorse alla luce delle stelle e al freddo, in aperta<br />

campagna, giacché non avevano acceso neppure i fuochi per paura <strong>di</strong> attacchi <strong>di</strong><br />

sorpresa, al gruppo <strong>di</strong> Nazaret non parve vero <strong>di</strong> potersi riparare ancora una volta fra<br />

le pareti e le arcate <strong>di</strong> un caravanserraglio. Le donne si affrettarono ad aiutare Maria<br />

a scendere dal somaro, <strong>di</strong>cendole, caritatevoli, Ti manca poco, e quella povera donna<br />

mormorava che sì, doveva essere così, come del resto ne era segno, a tutti evidente,<br />

il repentino, o perlomeno tale sembrava, ingrossamento del ventre. <strong>La</strong> sistemarono<br />

alla meglio in un angolo appartato e si accinsero a occuparsi <strong>della</strong> cena, già in ritardo,<br />

cui tutti si precipitarono. Quella sera non vi furono conversazioni, né preghiere, né<br />

storie raccontate intorno al fuoco, come se la vicinanza <strong>di</strong> Gerusalemme costringesse<br />

al silenzio, ciascuno guardando dentro <strong>di</strong> sé e domandandosi, Chi sei tu che mi<br />

somigli, ma che non riconosco, però non lo <strong>di</strong>cevano davvero, mica ci si mette così a<br />

parlare più o meno da soli, e neppure lo pensavano coscientemente, sta <strong>di</strong> fatto che


per un silenzio come questo, quando si fissano zitti le fiamme <strong>di</strong> un falò, se vogliamo<br />

tradurlo a parole, non ce ne sono altre, solo quelle, ed esprimono tutto. Dal punto in<br />

cui Giuseppe era seduto, vedeva la sagoma <strong>di</strong> Maria stagliarsi contro il fulgore del<br />

fuoco, il chiarore rossastro, riflesso, conferiva una luce sfumata a questo lato <strong>della</strong><br />

figura, <strong>di</strong>segnandole il profilo con luce e controluce, e lui, stupito <strong>di</strong> pensarlo, trovò<br />

che la moglie era proprio una bella donna, ammesso che la si potesse definire già una<br />

donna, con quel viso da bambina, certo, adesso il corpo è sformato, ma la memoria<br />

gli riporta un’immagine <strong>di</strong>versa, agile e delicata, ben presto, dopo la nascita del<br />

bambino, tornerà come prima. Mentre Giuseppe stava pensando a questo,<br />

d’improvviso, inaspettatamente fu come se tutti i mesi ad<strong>di</strong>etro, <strong>di</strong> forzata castità, si<br />

fossero ribellati, risvegliando un desiderio pressante che cominciava a <strong>di</strong>ffonderglisi<br />

nel sangue, a ondate successive, irra<strong>di</strong>ando in<strong>di</strong>stinti appetiti carnali che<br />

cominciavano a stor<strong>di</strong>rlo, per poi refluire, più forti, scan<strong>di</strong>ti dall’immaginazione, al<br />

punto <strong>di</strong> partenza. Udì Maria emettere un gemito, ma non le si avvicinò. Si era<br />

rammentato, e il ricordo, come un getto d’acqua gelida, raffreddò <strong>di</strong> colpo le<br />

sensazioni voluttuose che stava provando, si era ricordato dell’uomo visto due giorni<br />

prima, per un fugace istante, camminare accanto a sua moglie, quel men<strong>di</strong>cante che<br />

lo perseguitava fin dall’annuncio <strong>della</strong> gravidanza <strong>di</strong> Maria, perché adesso Giuseppe<br />

non aveva dubbi che, pur non essendo ricomparso fino al giorno in cui era riuscito a<br />

vederlo anche lui, il misterioso personaggio era sempre stato, durante i nove mesi <strong>di</strong><br />

gestazione, nei pensieri <strong>di</strong> Maria. Giuseppe non aveva osato domandare alla moglie<br />

chi fosse quell’uomo e se sapesse dov’era andato, tanto si era <strong>di</strong>leguato in fretta,<br />

perché non voleva u<strong>di</strong>re la risposta che temeva, una domanda stupita, Un uomo, che<br />

uomo, e se avesse insistito, senza dubbio Maria avrebbe chiamato a testimoniare le<br />

altre donne, Voi avete visto qualcuno, c’era qualcuno nel gruppo delle donne, e<br />

quelle avrebbero negato e scosso la testa con aria scandalizzata, e forse una, più<br />

svelta <strong>di</strong> lingua, avrebbe aggiunto, Deve ancora nascere l’uomo che, se non per<br />

qualche necessità del corpo, si avvicini al fianco delle donne e vi si trattenga. Ciò che<br />

Giuseppe non avrebbe potuto immaginare è che non vi sarebbe stata alcuna malizia<br />

nella sorpresa <strong>di</strong> Maria, perché lei non lo aveva visto davvero il men<strong>di</strong>cante, né uomo<br />

in carne e ossa né apparizione. Ma come può essere vero se lui era lì, accanto a te, se<br />

l’ho visto con questi miei occhi, avrebbe domandato Giuseppe, e Maria avrebbe<br />

risposto, forte <strong>della</strong> sua ragione, In tutto, così mi hanno detto che è scritto nella<br />

Legge, la moglie dovrà rispetto e obbe<strong>di</strong>enza al marito, quin<strong>di</strong> non ripeterò che<br />

quell’uomo non era al mio fianco, giacché tu sostieni il contrario, <strong>di</strong>co solo che io non<br />

l’ho visto, Era il men<strong>di</strong>cante, E come puoi saperlo se non sei riuscito a vederlo il<br />

giorno <strong>della</strong> sua comparsa, Doveva essere lui, Piuttosto doveva essere qualcuno che<br />

se ne andava per la sua strada e, visto che camminava più lentamente <strong>di</strong> noi, lo


abbiamo superato, prima gli uomini, poi le donne, casualmente era al mio fianco<br />

quando tu hai guardato, è stato questo e nulla <strong>di</strong> più, Allora tu confermi, No, cerco<br />

solo una spiegazione sod<strong>di</strong>sfacente per te, com’è dovere delle buone mogli. Con gli<br />

occhi socchiusi, quasi addormentato, Giuseppe tenta ancora <strong>di</strong> leggere una verità sul<br />

viso <strong>di</strong> Maria, ma l’espressione <strong>di</strong> lei si è oscurata come l’altra faccia <strong>della</strong> luna, il<br />

profilo è appena una linea che si staglia nel chiarore ormai smorto delle ultime braci.<br />

Giuseppe reclinò il capo come se avesse definitivamente rinunciato a capire,<br />

portandosi nel sonno un’idea del tutto assurda, l’idea che quell’uomo poteva essere<br />

stato un’immagine <strong>di</strong> suo figlio <strong>di</strong>venuto uomo e giunto dal futuro per <strong>di</strong>rgli, Un<br />

giorno io sarò così, ma tu non riuscirai a vedermi, e così Giuseppe si addormentò, con<br />

un sorriso rassegnato sulle labbra, ma era triste, come si sarebbe sentito se avesse<br />

u<strong>di</strong>to Maria che gli <strong>di</strong>ceva, Che il Signore non lo voglia, ma so per certo che<br />

quell’uomo non sa dove posare il capo. In verità, in verità vi <strong>di</strong>co che molte cose <strong>di</strong><br />

questo mondo si potrebbero conoscere prima che ne accadano altre che ne sono<br />

frutto, se marito e moglie fossero soliti parlarsi l’un l’altra come tali.<br />

Il giorno dopo, <strong>di</strong> buon’ora, molti dei viaggiatori che avevano trascorso la notte<br />

nel caravanserraglio partirono per Gerusalemme, ma i gruppi <strong>di</strong> viandanti,<br />

casualmente, si formarono in modo che Giuseppe, pur rimanendo in vista dei<br />

conterranei <strong>di</strong>retti a Bercheva, stavolta accompagnava la moglie, procedendole<br />

accanto, per così <strong>di</strong>re a staffetta, proprio come il men<strong>di</strong>cante, o chiunque fosse,<br />

aveva fatto il giorno prima. Ma Giuseppe, in questo momento, non vuole pensare al<br />

misterioso personaggio. Ha la certezza intima e profonda <strong>di</strong> essere stato gratificato<br />

con un particolare ossequio da Dio, il quale gli ha concesso <strong>di</strong> vedere il proprio figlio<br />

ancora prima <strong>della</strong> nascita, non avvolto nelle fasce e nei pannolini da debolezza<br />

infantile, un esserino incompleto, puzzolente e rumoroso, ma come un uomo fatto,<br />

alto un buon palmo più <strong>di</strong> suo padre e più <strong>di</strong> quanto sia la norma <strong>di</strong> questa razza.<br />

Giuseppe è felice <strong>di</strong> occupare il posto <strong>di</strong> suo figlio, è al tempo stesso il padre e il figlio,<br />

e si tratta <strong>di</strong> un sentimento così intenso che <strong>di</strong> colpo non ha più alcun significato il suo<br />

vero figlio, quel bimbo che lì, dentro il ventre <strong>della</strong> madre, sta andando a<br />

Gerusalemme.<br />

Gerusalemme, Gerusalemme, urlano i viandanti devoti alla vista <strong>della</strong> città,<br />

sorta all’improvviso come un’apparizione, laggiù, in cima alla collina, al <strong>di</strong> là <strong>della</strong><br />

valle, davvero una città celeste, centro del mondo, che adesso <strong>di</strong>ffonde migliaia <strong>di</strong><br />

scintille in tutte le <strong>di</strong>rezioni, sotto la luce intensa del mezzogiorno, come una corona<br />

<strong>di</strong> cristallo, ma che sappiamo <strong>di</strong>venterà d’oro puro quando la luce dell’occaso la<br />

toccherà e che sarà <strong>di</strong> un bianco latteo sotto il chiaro <strong>di</strong> luna, Gerusalemme, o<br />

Gerusalemme. Il Tempio appare come se giusto in quell’istante ve l’avesse posto Dio,<br />

e l’improvvisa brezza che percorre l’atmosfera e sfiora il viso, i capelli, le vesti dei


pellegrini e dei viaggiatori è forse il movimento dell’aria spostata dal gesto <strong>di</strong>vino,<br />

tant’è che, a ben guardare le nuvole del cielo, possiamo notare la mano immensa che<br />

si ritrae, le lunghe <strong>di</strong>ta sporche <strong>di</strong> argilla, la palma su cui sono tracciate le linee <strong>della</strong><br />

vita e <strong>della</strong> morte degli uomini e <strong>di</strong> tutti gli altri esseri dell’universo, ma che insieme, è<br />

ora che si sappia, è anche la linea <strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> morte dello stesso Dio. I viaggiatori<br />

sollevano in aria le braccia tremanti <strong>di</strong> emozione, prorompono le devozioni,<br />

irresistibili, non più in coro, ma ciascuno in preda al proprio slancio, e c’è chi, più<br />

sobrio per natura in queste mistiche espressioni, quasi non si muove, guarda il cielo e<br />

pronuncia le parole con una sorta <strong>di</strong> durezza, come se in questo momento gli fosse<br />

concesso <strong>di</strong> parlare da pari a pari al suo Signore. <strong>La</strong> strada è in <strong>di</strong>scesa, e mentre i<br />

viaggiatori scendono a valle, prima <strong>di</strong> affrontare la nuova salita che li condurrà a<br />

questa porta <strong>della</strong> città, il Tempio sembra innalzarsi sempre <strong>di</strong> più, nascondendo per<br />

effetto <strong>della</strong> prospettiva l’esecrata Torre Antonia dove, anche a questa <strong>di</strong>stanza,<br />

s’intravedono le sagome dei soldati romani <strong>di</strong> sentinella sulla terrazza e fugaci bagliori<br />

d’armi. Qui si accomiatano i due <strong>di</strong> Nazaret, perché Maria è esausta e non<br />

sopporterebbe il duro trotto <strong>della</strong> sua cavalcatura giù per la <strong>di</strong>scesa, se dovesse<br />

seguire l’andatura rapida, quasi precipitosa, che ha preso tutta questa gente alla vista<br />

delle mura <strong>della</strong> città.<br />

Giuseppe e Maria sono rimasti soli per la strada, lei tentando <strong>di</strong> recuperare le<br />

forze che l’hanno abbandonata, lui un po’ impaziente per il ritardo, proprio adesso<br />

che sono ormai così vicini alla meta. Il sole cala a piombo sul silenzio che circonda i<br />

viaggiatori. All’improvviso un gemito sordo, irreprimibile, esce dalla bocca <strong>di</strong> Maria.<br />

Giuseppe si agita, domanda, Sono i dolori che cominciano, e lei risponde, Sì, ma<br />

proprio in quell’istante un espressione <strong>di</strong> incredulità le si <strong>di</strong>ffonde sul viso, come se si<br />

fosse trovata <strong>di</strong> fronte a qualcosa <strong>di</strong> inaccessibile alla sua comprensione, fatto sta<br />

che, in verità, il dolore non lo aveva mica avvertito, o meglio, lo aveva sentito, sì, ma<br />

come un dolore provato in realtà da qualcun <strong>altro</strong>, ma da chi, da quel figlio dentro <strong>di</strong><br />

lei, come può succedere una cosa simile, che un corpo possa avvertire un dolore che<br />

non gli appartiene, e per <strong>di</strong> più consapevolmente, e comunque sentirlo ancora <strong>di</strong> più<br />

come se fosse un proprio dolore, o magari non esattamente in questo modo e con<br />

queste parole, <strong>di</strong>ciamo <strong>piu</strong>ttosto come un’eco che, per una strana deformazione dei<br />

fenomeni acustici, si u<strong>di</strong>sse con maggiore intensità del suono che l’ha prodotta.<br />

Titubante. quasi non volendolo sapere, Giuseppe le domandò, Continua a dolerti, e lei<br />

non sa come rispondergli, mentirebbe se <strong>di</strong>cesse <strong>di</strong> no, mentirebbe se <strong>di</strong>cesse <strong>di</strong> sì,<br />

perciò tace, ma il dolore c’è, e lei lo sente, eppure è come se stesse solo guardandolo,<br />

senza poter fare niente, nel ventre le pulsano i dolori <strong>di</strong> suo figlio, e lei, così lontana,<br />

non può aiutarlo. Nessuno ha urlato alcun or<strong>di</strong>ne, Giuseppe non ha usato la frusta,<br />

certo è che il somaro ha ripreso ad andare con animo pimpante, sale per conto


proprio il ripido pen<strong>di</strong>o che porta a Gerusalemme e procede leggero, come chi abbia<br />

sentito <strong>di</strong>re che lo aspetta una mangiatoia piena e, finalmente, un meritato riposo,<br />

mentre ancora non sa che dovrà percorrere un bel po’ <strong>di</strong> strada prima <strong>di</strong> arrivare a<br />

Betlemme, e quando infine vi si troverà, capirà che le cose in fondo non sono così<br />

semplici come sembravano, è chiaro, sarebbe veramente bello poter annunciare,<br />

Veni, vi<strong>di</strong>, vici, lo ha proclamato Giulio Cesare ai suoi gloriosi tempi, e poi si è visto<br />

com’è andata, ha finito per morire proprio per mano <strong>di</strong> suo figlio, che non aveva altra<br />

scusante se non quella <strong>di</strong> essere adottivo. Viene da lontano e promette <strong>di</strong> non aver<br />

fine la guerra tra padri e figli, l’ere<strong>di</strong>tà delle colpe, il rifiuto del sangue, il sacrificio<br />

dell’innocenza.<br />

Quando stavano ormai per varcare la porta <strong>della</strong> città, Maria non poté<br />

trattenere un gemito <strong>di</strong> dolore, stavolta lancinante, quasi una lancia l’avesse<br />

trapassata. <strong>La</strong> udì solo Giuseppe, tanto era alto il rumore <strong>della</strong> gente, quello degli<br />

animali un po’ meno, ma uniti finivano per creare una gazzarra da mercato che a<br />

stento lasciava intendere quanto si fosse detto accanto. Giuseppe si <strong>di</strong>mostrò<br />

sensato, Non sei in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> proseguire, sarà meglio cercare alloggio qui, e<br />

domani mi recherò a Betlemme, al censimento, e riferirò che stai per partorire, se<br />

sarà necessario andrai dopo, non conosco le leggi dei romani, forse è sufficiente che<br />

si presenti il capofamiglia, soprattutto in un caso come questo, e Maria rispose, Non<br />

sento più i dolori, ed era proprio così, quel colpo <strong>di</strong> lancia che l’aveva fatta urlare si<br />

era tramutato nella puntura <strong>di</strong> una spina, continua, sì, ma sopportabile, qualcosa che<br />

si faceva ricordare appena, come un cilicio. Giuseppe ne fu sollevato quanto si può<br />

immaginare perché lo intimoriva la prospettiva <strong>di</strong> dover cercare un riparo nel<br />

labirinto delle strade <strong>di</strong> Gerusalemme in circostanze così penose, la moglie in<br />

doloroso travaglio <strong>di</strong> parto e lui, come qualunque <strong>altro</strong> uomo, spaventato dalla<br />

responsabilità, ma senza tuttavia volerlo confessare. Arrivando a Betlemme, pensava<br />

lui, che non dev’essere granché <strong>di</strong>versa da Nazaret per <strong>di</strong>mensione e importanza, le<br />

cose saranno certamente più facili, lo sanno tutti come nei paesi piccoli, dove ci si<br />

conosce, la solidarietà sia <strong>di</strong> solito una parola meno vacua. Se Maria non si lamenta<br />

più, o le sono cessati i dolori, o riesce a sopportarli, e in un caso e nell’<strong>altro</strong> tant’è,<br />

an<strong>di</strong>amo a Betlemme. Il somaro riceve una manata sulle terga, il che, a ben notare, è<br />

più l’affettuosa manifestazione del sollievo <strong>di</strong> Giuseppe che non lo stimolo a decidersi<br />

a ravvivare un po’ l’andatura, risoluzione per<strong>altro</strong> alquanto <strong>di</strong>fficile nell’indescrivibile<br />

confusione del traffico in cui sono finiti. I commerci sommergono le viuzze, c’è gente<br />

<strong>di</strong> mille razze e mille lingue che si accalca, e il passaggio, quasi per miracolo, si sblocca<br />

e defluisce solo quando in fondo alla via compare una pattuglia <strong>di</strong> soldati romani o<br />

una carovana <strong>di</strong> cammelli, allora è come se si separassero le acque del Mar Rosso. A<br />

poco a poco, con garbo e con pazienza, i due <strong>di</strong> Nazaret e il loro somaro si sono


lasciati alle spalle questo gesticolante e convulso bazar, gente ignara e <strong>di</strong>stratta, cui<br />

non servirebbe a niente <strong>di</strong>re, Quello là, ve<strong>di</strong>, è Giuseppe, e la donna, quella incinta,<br />

grossa come un uovo, sì, si chiama Maria, vanno a Betlemme per il censimento, e se è<br />

vero che non servirebbero a nulla queste nostre identificazioni, il motivo è che<br />

viviamo in una terra così abbondante <strong>di</strong> nomi predestinati che se ne trovano a<br />

bizzeffe, da quelle parti, <strong>di</strong> Giuseppi e <strong>di</strong> Marie <strong>di</strong> tutte le età e con<strong>di</strong>zioni, per così<br />

<strong>di</strong>re <strong>di</strong>etro l’angolo, e non <strong>di</strong>mentichiamo, poi, che i nostri conoscenti non devono<br />

essere certo gli unici con quei nomi in attesa <strong>di</strong> un figlio, come del resto non ci<br />

sorprenderebbe, per concludere, se a quest’ora e in questi paraggi nascessero<br />

contemporaneamente, e separati solo da una strada o da un campo <strong>di</strong> grano, due<br />

creature dello stesso sesso, a Dio piacendo maschi, ma che sicuramente avranno<br />

destini <strong>di</strong>versi, anche se, ultimo tentativo <strong>di</strong> materializzare le primitive astrologie <strong>di</strong><br />

quest’antica età, finissimo per dare loro lo stesso nome, Jeshua, come a <strong>di</strong>re Gesù. E<br />

non si <strong>di</strong>ca che ci stiamo già anteponendo agli eventi, dando il nome a un bambino<br />

che deve ancora nascere, la colpa è del falegname che da un pezzo ha già deciso che<br />

questo sarà il nome del suo primogenito.<br />

Sono usciti i viandanti dalla porta sud, imboccando la strada per Betlemme, a<br />

cuor leggero adesso che la meta si avvicina, potranno finalmente riposare dal lungo e<br />

duro viaggio, benché un’altra, e non certo piccola, fatica aspetti la povera Maria, ché<br />

lei, e soltanto lei, avrà il travaglio per partorire il figlio, solo Dio sa dove e come. Fatto<br />

sta che per quanto Betlemme, secondo le Scritture, sia il luogo <strong>della</strong> <strong>di</strong>mora e <strong>della</strong><br />

stirpe <strong>di</strong> Davide, cui Giuseppe afferma <strong>di</strong> appartenere, con il passare del tempo i<br />

parenti si sono estinti, o <strong>di</strong> averli tuttora non è al corrente il falegname, circostanza<br />

negativa che lascia immaginare, mentre siamo ancora in viaggio, non poche <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> alloggio per la coppia, all’arrivo, Giuseppe non può davvero bussare a una porta<br />

qualunque e <strong>di</strong>re, C’è qui mio figlio che vuole nascere, e la padrona <strong>di</strong> casa, allegra e<br />

arzilla, Entri, entri, signor Giuseppe, l’acqua sta già bollendo, la stuoia è lì per terra, la<br />

fascia <strong>di</strong> lino è pronta, si accomo<strong>di</strong>, è casa sua. Sarebbe avvenuto così nell’età<br />

dell’oro, quando il lupo, per non dover uccidere l’agnello, si nutriva <strong>di</strong> erbe selvatiche,<br />

ma questa è un’età dura e <strong>di</strong> ferro, il tempo dei miracoli, o è già passato, o deve<br />

ancora arrivare, e inoltre il miracolo, proprio il miracolo, nonostante quanto ci<br />

<strong>di</strong>cono, non è mica una cosa buona, se bisogna piegare la logica e la ragione intima<br />

delle cose per renderle migliori. Giuseppe vorrebbe quasi rallentare il passo per<br />

ritardare le <strong>di</strong>fficoltà che lo aspettano, ma il pensiero che avrà problemi ben più<br />

gran<strong>di</strong> se il figlio gli nascerà in mezzo alla strada lo spinge a sollecitare l’andatura del<br />

somaro, un animale rassegnato e talmente stanco che soltanto lui sa come riesce ad<br />

andare avanti, perché Dio, ammettendo che ne sappia qualcosa, appartiene agli<br />

uomini, e comunque neanche a tutti, ché sono tanti quelli che vivono da somari, o


anche peggio, e Dio non si è affatto curato <strong>di</strong> appurarlo e <strong>di</strong> provvedervi. A Giuseppe<br />

un compagno <strong>di</strong> viaggio aveva detto che a Betlemme c’era un caravanserraglio,<br />

provvidenza sociale che a prima vista potrebbe risolvere il problema <strong>della</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

sistemazione poc’anzi analizzata minuziosamente, ma persino un rustico falegname<br />

ha <strong>di</strong>ritto ai suoi pudori, immaginatevi la vergogna <strong>di</strong> quest’uomo nel vedere la<br />

propria moglie esposta a curiosità malsane, un caravanserraglio intero a mormorare<br />

volgarità, tanto più che questi cammellieri e mulattieri sono rozzi quanto le bestie che<br />

accompagnano, con l’aggravante, gli uomini, <strong>di</strong> avere il dono <strong>di</strong>vino <strong>della</strong> parola,<br />

mentre gli animali ne sono sprovvisti. Allora Giuseppe decide che andrà alla sinagoga<br />

a chiedere consiglio e aiuto agli anziani, stupito fra sé e sé <strong>di</strong> non averci pensato<br />

prima. Adesso, col cuore sollevato dalle preoccupazioni, gli è venuto in mente che<br />

sarebbe stato giusto domandare a Maria se avesse o meno i dolori, ma la parola non<br />

l’ha pronunciata, ricor<strong>di</strong>amoci che tutto è sporco e impuro, dalla fecondazione alla<br />

nascita, quel terrificante sesso <strong>della</strong> donna, vortice e abisso, sede <strong>di</strong> tutti i mali del<br />

mondo, l’interno labirintico, il sangue e gli umori, i mestrui, la rottura delle acque, la<br />

ripugnante placenta, mio Dio, perché hai voluto che i Tuoi <strong>di</strong>letti figli, gli uomini,<br />

nascessero dall’immondezza, quando sarebbe stato meglio, per Te e per noi, che li<br />

avessi creati da luce e trasparenza, ieri, oggi e domani, il primo, il me<strong>di</strong>ano e l’ultimo,<br />

e così per tutti, senza <strong>di</strong>fferenza fra nobili e plebei, fra re e falegnami, magari potevi<br />

mettere solo un segno spaventoso su coloro che, crescendo, fossero destinati a<br />

<strong>di</strong>ventare, senza rime<strong>di</strong>o alcuno, immon<strong>di</strong>. Trattenuto da tanti scrupoli, Giuseppe finì<br />

per rivolgerle la domanda con tono quasi in<strong>di</strong>fferente, come se, assorbito da<br />

argomenti superiori, con<strong>di</strong>scendesse a informarsi dei servi più umili, Come ti senti,<br />

<strong>di</strong>sse, ed era proprio il momento giusto per u<strong>di</strong>re una risposta nuova, perché Maria,<br />

alcuni istanti prima, aveva cominciato a notare una certa <strong>di</strong>fferenza nel tipo <strong>di</strong> dolori<br />

che stava provando, che parola magnifica, questa, ma usata al contrario, perché con<br />

ben altra precisione si <strong>di</strong>rebbe che erano i dolori, alla fin fine, che stavano provando<br />

lei.<br />

A quel punto avevano già fatto più <strong>di</strong> un’ora <strong>di</strong> cammino, Betlemme non poteva<br />

essere lontana. Ebbene, senza che se ne riuscisse a comprendere il motivo, ma non<br />

sempre le cose possiedono globalmente una loro spiegazione, la strada era deserta<br />

fin da quando i due erano usciti da Gerusalemme, caso alquanto strano perché,<br />

essendo Betlemme così vicina alla città, sarebbe stato oltremodo naturale che ci fosse<br />

un turbinio continuo <strong>di</strong> gente e <strong>di</strong> animali. Dal punto in cui, pochi sta<strong>di</strong> dopo<br />

Gerusalemme, la strada si biforcava, una <strong>di</strong>ramazione per Bercheva, questa per<br />

Betlemme, era come se il mondo si fosse ritirato, piegato su se stesso, se lo si potesse<br />

raffigurare come una persona <strong>di</strong>remmo che si era coperto gli occhi con il mantello,<br />

con l’intenzione <strong>di</strong> ascoltare solo i passi dei viandanti, proprio come orecchiamo il


canto degli uccelli che non riusciamo a vedere, nascosti fra i rami, loro, ma pure noi,<br />

perché così dovranno immaginarci i volatili celati tra le frasche. Giuseppe, Maria e<br />

l’asinello avevano attraversato il deserto, perché il deserto non è quello che<br />

normalmente si crede, deserto è tutto quanto sia privo <strong>di</strong> uomini, anche se non<br />

dobbiamo <strong>di</strong>menticare che non è raro trovare deserti e ari<strong>di</strong>tà mortali tra le folle. A<br />

destra c’è la tomba <strong>di</strong> Rachele, la sposa per cui Giacobbe dovette attendere<br />

quattor<strong>di</strong>ci anni, allo scadere dei sette anni <strong>di</strong> servizio gli aveva dato Lia e solo dopo<br />

altrettanti la donna amata, che sarebbe morta a Betlemme dando alla luce la creatura<br />

alla quale lui avrebbe posto il nome <strong>di</strong> Beniamino, che significa Figlio <strong>della</strong> mia destra,<br />

ma che lei, prima <strong>di</strong> morire, chiamò Ben-Oni, che vuol <strong>di</strong>re Figlio del mio dolore,<br />

consenta Id<strong>di</strong>o che non sia un presagio. Adesso si <strong>di</strong>stinguono già le prime case <strong>di</strong><br />

Betlemme, d’un colore terreo come quelle <strong>di</strong> Nazaret, ma queste sembrano<br />

impastate <strong>di</strong> giallo e <strong>di</strong> grigio, livide sotto il sole. Maria sta per svenire, sul basto il suo<br />

corpo perde l’equilibrio <strong>ogni</strong> momento, Giuseppe deve sostenerla e lei, per potersi<br />

reggere meglio, gli passa un braccio intorno alla spalla, peccato che siamo nel deserto<br />

e che non ci sia nessuno a vedere questa bella scena, tanto fuori del comune. E così<br />

stanno entrando a Betlemme.<br />

Giuseppe domandò, malgrado tutto, dove fosse il caravanserraglio perché<br />

aveva pensato che avrebbero magari potuto riposare lì per il resto <strong>della</strong> giornata, e<br />

poi la notte, visto che, anche se Maria continuava a lamentarsi dei dolori, non<br />

sembrava che il bimbo stesse ancora per nascere. Ma nel caravanserraglio, all’<strong>altro</strong><br />

capo del paese, sporco e rumoroso, un misto <strong>di</strong> bazar e stalla come tutti, per quanto<br />

non risultasse pieno essendo ancora presto, non c’era un posto libero e un po’<br />

appartato, e verso sera sarebbe stato anche peggio, con l’arrivo <strong>di</strong> cammellieri e<br />

mulattieri. Tornarono in<strong>di</strong>etro i viandanti, Giuseppe lasciò Maria in una piazzetta fra<br />

le case, sotto l’ombra <strong>di</strong> un fico, e si mise in cerca degli anziani, com’era stata sua<br />

prima intenzione. Chi si trovava nella sinagoga, un semplice ispettore, non poté fare<br />

<strong>altro</strong> che chiamare uno dei ragazzini che se ne stavano nei pressi a giocare,<br />

or<strong>di</strong>nandogli <strong>di</strong> guidare il forestiero da uno degli anziani che, si sperava, avrebbe<br />

provveduto. <strong>La</strong> sorte, protettrice degli innocenti quando se ne ricorda, volle che<br />

Giuseppe, in questa nuova missione, dovesse ripassare per la piazza in cui aveva<br />

lasciato la moglie, fortuna per Maria, l’ombra malefica del fico la stava quasi<br />

ammazzando, una mancanza <strong>di</strong> attenzione imperdonabile da parte dell’uno e<br />

dell’<strong>altro</strong>, in una terra che <strong>di</strong> questi alberi ne possiede a bizzeffe e che ha il dovere <strong>di</strong><br />

sapere quanto <strong>di</strong> buono e <strong>di</strong> cattivo ce ne si può aspettare. Da lì si mossero in gruppo,<br />

come condannati, in cerca dell’anziano che, alla fin fine, era in campagna e non<br />

sarebbe tornato tanto presto, questa fu la risposta che <strong>di</strong>edero a Giuseppe. Allora il<br />

falegname si fece coraggio e, a voce alta, domandò se in quella casa, o in un’altra, Se


mi state ascoltando, qualcuno volesse, nel nome <strong>di</strong> Dio che tutto vede, dare asilo a<br />

sua moglie, che sta per dare alla luce un figlio, ci sarà pure un angolo appartato, le<br />

stuoie le portava lui, E inoltre dov’è che in questo paese posso trovare una levatrice<br />

che assista al parto, il povero Giuseppe, vergognandosi, <strong>di</strong>ceva queste cose enormi e<br />

intime, e si vergognava sempre <strong>di</strong> più accorgendosi <strong>di</strong> arrossire mentre le <strong>di</strong>ceva. <strong>La</strong><br />

schiava che gli aveva aperto la porta rincasò con il messaggio, la richiesta e la<br />

lagnanza, si trattenne un po’ e poi ricomparve con la risposta che lì non potevano<br />

restare, che cercassero un’altra casa, ma senza sperarci troppo, e la padrona<br />

mandava a <strong>di</strong>re che sarebbe stato meglio se si fossero rifugiati in una delle tante<br />

grotte sparse su quel pen<strong>di</strong>o, E la levatrice, chiese Giuseppe, al che la schiava rispose<br />

che, se l’autorizzavano i padroni e lui accettava, avrebbe potuto assisterla lei stessa<br />

perché, in tanti anni, in casa non le erano mancate le occasioni <strong>di</strong> vedere e imparare.<br />

In verità, sono tempi davvero duri, e questa è la conferma, è venuta a bussare alla<br />

porta una donna che sta per avere un figlio, e noi le abbiamo rifiutato persino la<br />

tettoia nel cortile, mandandola a partorire in una tana, come le orse e le lupe. <strong>La</strong><br />

coscienza, però, ci ha messo in allarme e ci siamo alzati, andando alla porta a vedere<br />

chi mai sia in cerca <strong>di</strong> un rifugio per un motivo così urgente e fuori del comune, e<br />

quando abbiamo visto l’espressione dolente <strong>di</strong> quella sventurata, il nostro cuore <strong>di</strong><br />

donna si è impietosito e, con parole misurate, abbiamo giustificato il rifiuto, perché<br />

abbiamo la casa piena, Ci sono tanti figli e figlie in questa casa, e i nipoti e le nipoti, i<br />

generi e le nuore, ecco perché non potete fermarvi, ma la schiava vi condurrà in una<br />

grotta che ci appartiene e che fungeva da stalla, lì starete como<strong>di</strong>, adesso animali non<br />

ce ne sono, e dopo averlo detto, e aver ascoltato i ringraziamenti <strong>di</strong> quella povera<br />

gente, ci siamo ritirati nell’intimità <strong>della</strong> nostra casa, provando nel profondo<br />

dell’animo quell’ineffabile conforto che dà la coscienza a posto.<br />

Con tutto questo andare e venire, questo camminare e fermarsi, questo<br />

chiedere e domandare, l’azzurro carico del cielo ha cominciato a sbia<strong>di</strong>rsi, e fra poco il<br />

sole si nasconderà <strong>di</strong>etro quel monte. <strong>La</strong> schiava Zelomi, si chiama così, procede in<br />

testa, facendo strada, e porta un orcio con la brace per il fuoco, una casseruola<br />

d’argilla per riscaldare l’acqua, del sale per strofinare il neonato, così non prenderà<br />

infezioni. E, visto che <strong>di</strong> fasce Maria è ben fornita e il coltello con cui si dovrà tagliare<br />

il cordone ombelicale ce l’ha Giuseppe nella bisaccia, a meno che Zelomi non<br />

preferisca reciderlo con i denti, il bimbo ormai può nascere, in fondo una stalla funge<br />

altrettanto bene che una casa, e solo chi non ha mai avuto la fortuna <strong>di</strong> dormire in<br />

una mangiatoia ignora come non vi sia niente al mondo <strong>di</strong> più simile a una culla. Il<br />

somaro, almeno, non troverà alcuna <strong>di</strong>fferenza, la paglia è uguale in cielo e sulla<br />

terra. Giunsero alla grotta verso l’ora terza, quando il crepuscolo, incerto, ancora<br />

indorava le colline, ma il ritardo non fu dovuto tanto alla <strong>di</strong>stanza, quanto al fatto che


Maria, adesso che aveva l’alloggio garantito e, finalmente, si era potuta abbandonare<br />

alla sofferenza, pregava per tutti gli angeli che la portassero con mille cautele, perché<br />

<strong>ogni</strong> scivolone degli zoccoli dell’asino sui sassi la faceva agonizzare. L’interno <strong>della</strong><br />

grotta era buio, l’indebolita luce esterna si fermava all’ingresso, ma in poco tempo,<br />

avvicinando una manciata <strong>di</strong> paglia alle braci e soffiando, con le fascine la schiava fece<br />

un falò che sembrava un’aurora. Poi accese il lume che era già lì, appeso a una<br />

sporgenza <strong>della</strong> parete, e dopo aver aiutato Maria a sdraiarsi, andò a prendere un po’<br />

d’acqua ai pozzi <strong>di</strong> Salomone, proprio nei pressi. Di ritorno, trovò Giuseppe fuori <strong>di</strong> sé,<br />

non sapeva che cosa fare, e non dobbiamo biasimarlo, perché agli uomini non<br />

insegnano a rendersi utili in simili occasioni, loro non vogliono saperne, al massimo<br />

saranno capaci <strong>di</strong> tenere la mano alla moglie sofferente, restandosene ad aspettare<br />

che tutto vada per il meglio. Maria, però, è sola, il mondo morirebbe <strong>di</strong> sgomento se<br />

un ebreo <strong>di</strong> questo tempo osasse compiere quel minimo. Entrò la schiava, rivolse una<br />

parola <strong>di</strong> sostegno, Coraggio, poi si inginocchiò fra le gambe aperte <strong>di</strong> Maria, proprio<br />

nella posizione in cui devono stare le gambe delle donne per ciò che entra e ciò che<br />

esce, ormai Zelomi aveva perso il conto dei bimbi che aveva visto nascere, e il<br />

patimento <strong>di</strong> questa poverina è tale e quale a quello <strong>di</strong> tutte le altre donne, come ha<br />

deciso il Signore Id<strong>di</strong>o quando Eva commise il peccato <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza, Moltiplicherò<br />

le sofferenze <strong>della</strong> tua gravidanza, i tuoi figli nasceranno nel dolore, e oggi, trascorsi<br />

ormai tanti secoli, accumulato tanto dolore, ancora Dio non si dà per sod<strong>di</strong>sfatto, e<br />

l’agonia continua. Giuseppe non è più lì, e neppure all’ingresso <strong>della</strong> grotta. È<br />

scappato via per non u<strong>di</strong>re le urla, ma le grida lo seguono, è come se urlasse la terra,<br />

tanto che tre pastori, che si trovavano nei pressi con le loro greggi <strong>di</strong> pecore, si<br />

avvicinarono a Giuseppe e gli domandarono. Che cos’è, sembra che la terra stia<br />

urlando, e lui rispose, È mia moglie, sta partorendo laggiù, in quella grotta, e quelli<br />

<strong>di</strong>ssero, Non sei <strong>di</strong> queste parti, non ti conosciamo, Siamo venuti da Nazaret in Galilea<br />

per il censimento, appena arrivati le sono aumentati i dolori, e adesso sta nascendo. Il<br />

crepuscolo lasciava intravedere a stento i visi dei quattro uomini, ben presto i<br />

lineamenti sarebbero svaniti, ma le voci proseguivano, Hai da mangiare, domandò<br />

uno dei pastori, Poco, rispose Giuseppe, e la stessa voce, Quando sarà tutto finito,<br />

avvertimi e ti porterò un po’ <strong>di</strong> latte delle mie pecore, e poi si udì la seconda voce, E<br />

io ti darò un po’ <strong>di</strong> formaggio. Poi ci fu un lungo e inesplicabile silenzio, prima che il<br />

terzo pastore parlasse. Infine, con una voce che sembrava provenire anch’essa da<br />

sottoterra, <strong>di</strong>sse, E io vi porterò del pane.<br />

Come tutti i figli degli uomini, il figlio <strong>di</strong> Giuseppe e Maria nacque sporco del<br />

sangue <strong>di</strong> sua madre, vischioso delle sue mucosità e soffrendo in silenzio. Pianse<br />

perché lo fecero piangere, e avrebbe pianto per quest’unico e solo motivo. Avvolto<br />

nelle fasce, riposa nella mangiatoia, non lontano dall’asino, ma non c’è pericolo <strong>di</strong>


morsi, ché la bestia l’hanno legata corta. Zelomi è andata fuori a sotterrare la<br />

placenta, mentre Giuseppe si sta avvicinando. Lei aspetta che lui entri e si ferma a<br />

respirare l’aria fresca dell’imbrunire, stanca come se avesse partorito lei stessa,<br />

nell’immaginazione, perché <strong>di</strong> figli non ne ha mai avuti.<br />

Scendendo dal pen<strong>di</strong>o, tre uomini si avvicinano. Sono i pastori. Entrano insieme<br />

nella caverna. Maria è sdraiata e tiene gli occhi chiusi. Giuseppe, seduto sopra un<br />

sasso, ha il braccio posato sulla mangiatoia e sembra guardare il figlio. Si fece avanti il<br />

primo pastore e <strong>di</strong>sse, Con queste mani ho munto le mie pecore e ho raccolto il loro<br />

latte. Maria, aprendo gli occhi, sorrise. Avanzò il secondo pastore e <strong>di</strong>sse, Con queste<br />

mani ho lavorato il latte e ho fatto il formaggio. Maria accennò col capo e sorrise <strong>di</strong><br />

nuovo. Poi si avvicinò il terzo pastore, per un istante parve riempire la grotta con la<br />

sua statura e <strong>di</strong>sse, senza guardare né il padre né la madre del bimbo appena nato,<br />

Con queste mani ho impastato il pane che ti offro, col fuoco che esiste solo dentro la<br />

terra io l’ho cotto. E Maria seppe chi era.<br />

7.<br />

Come sempre dacché mondo è mondo, per uno che nasce c’è un <strong>altro</strong> che<br />

agonizza. L’attuale, parliamo <strong>di</strong> chi è prossimo alla morte, è il re Erode, che soffre, al<br />

<strong>di</strong> là e molto peggio <strong>di</strong> quanto si possa <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> un terribile prurito che lo porta alle<br />

soglie <strong>della</strong> pazzia, come se le minuscole e feroci man<strong>di</strong>bole <strong>di</strong> centomila formiche gli<br />

stessero rodendo il corpo, instancabili. Dopo aver provato, senza alcun<br />

miglioramento, tutti i balsami mai usati fino a oggi in tutto l’orbe conosciuto, ivi<br />

compresi Egitto e In<strong>di</strong>a, i me<strong>di</strong>ci regali, ormai persa la testa o, più esattamente, per<br />

paura <strong>di</strong> perderla, si sono buttati a comporre bagni e clisteri a caso, mescolando con<br />

acqua od olio qualunque erba o polvere <strong>di</strong> cui sia mai stato detto bene, sia pur in<br />

contrasto con le in<strong>di</strong>cazioni <strong>della</strong> farmacopea. Il re, infuriato e pazzo <strong>di</strong> dolore, la<br />

bocca schiumante quasi l’avesse morso un cane rabbioso, minaccia <strong>di</strong> farli<br />

crocifiggere tutti se non scopriranno presto un rime<strong>di</strong>o per i suoi mali che, come già si<br />

è premesso, non si limitano al bruciore insopportabile <strong>della</strong> pelle nonché alle<br />

convulsioni che spesso lo prostrano, lo buttano per terra, facendone un gomitolo<br />

contorto, agonizzante, con gli occhi fuori delle orbite, le mani che strappano le vesti,<br />

sotto le quali le formiche, moltiplicandosi, proseguono la loro devastante opera. <strong>La</strong><br />

cosa peggiore, peggiore veramente, sono la gangrena, che si è manifestata negli<br />

ultimi giorni, e quell’orrore senza nome né spiegazione <strong>di</strong> cui si parla segretamente a<br />

palazzo, e cioè i vermi che infestano gli organi genitali <strong>della</strong> regal persona e che, loro<br />

sì, la stanno <strong>di</strong>vorando viva. Le urla <strong>di</strong> Erode risuonano nelle sale e nelle gallerie del<br />

palazzo, gli eunuchi al suo <strong>di</strong>retto servizio non dormono né riposano più, gli schiavi <strong>di</strong><br />

grado inferiore rifuggono dal ritrovarsi sulla sua strada. Trascinando un corpo in


odore <strong>di</strong> putrefazione, malgrado i profumi <strong>di</strong> cui sono imbevuti gli abiti e unti i capelli<br />

tinti, Erode si tiene ancora in vita solo con il furore. Trasportato in lettiga, circondato<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e guar<strong>di</strong>e armate, percorre il palazzo da un capo all’<strong>altro</strong> in cerca <strong>di</strong><br />

tra<strong>di</strong>tori, è da molto tempo che li vede o li immagina dappertutto, e il suo <strong>di</strong>to punta<br />

all’improvviso, può essere un capo <strong>di</strong> eunuchi che stava acquistando troppa influenza,<br />

o un fariseo recalcitrante che se ne va in giro a protestare contro chi <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>sce alla<br />

legge, dovendo essere il primo a rispettarla, in tal caso non c’è neppure bisogno <strong>di</strong><br />

pronunciare un nome per sapere <strong>di</strong> chi si tratti, possono anche essere i suoi figli,<br />

Alessandro e Aristobulo, arrestati e imme<strong>di</strong>atamente condannati a morte da un<br />

tribunale <strong>di</strong> nobili convocato in tutta fretta per quest’unica sentenza, ebbene, che<br />

cos’<strong>altro</strong> poteva fare questo re se nei suoi s<strong>ogni</strong> allucinati vedeva i suoi figli cattivi<br />

andargli incontro a spada tratta e se, nel più abominevole degli incubi, fissava come in<br />

uno specchio la propria testa mozzata. Della terribile fine è riuscito a liberarsi, adesso<br />

può contemplare tranquillamente i cadaveri <strong>di</strong> coloro che un minuto fa erano ancora<br />

gli ere<strong>di</strong> a un trono, i propri figli, rei <strong>di</strong> cospirazione, abuso e arroganza, uccisi per<br />

strangolamento.<br />

Ma ecco, adesso, che un <strong>altro</strong> incubo, emerso dalle ombre più profonde del<br />

cervello, lo strappa, urlante, ai brevi sonni inquieti cui si abbandona solo perché<br />

esausto, quando lo spirito turbato gli fa apparire il profeta Michea, quello che visse al<br />

tempo <strong>di</strong> Isaia, testimone delle terribili guerre che gli assiri portarono in Samaria e in<br />

Giudea, che tuona contro i ricchi e i potenti, come a un profeta spetta e all’uopo<br />

conviene. Coperto dalla polvere delle battaglie, la tunica macchiata <strong>di</strong> sangue vivo,<br />

Michea irrompe nel sogno con un fragore che non può essere <strong>di</strong> questo mondo, quasi<br />

spingesse con mani fiammeggianti enormi porte <strong>di</strong> bronzo, e annuncia con voce<br />

stentorea, Il Signore uscirà dalla Sua <strong>di</strong>mora, scenderà e camminerà sulle alture del<br />

paese, e poi minaccia, Guai a coloro che me<strong>di</strong>tano l’iniquità, a coloro che tramano il<br />

male sui loro giacigli, e alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il<br />

potere, e denuncia, Sono avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> campi e li usurpano, sono avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> case e se ne<br />

impadroniscono, così opprimono l’uomo e la sua casa, il proprietario e la sua ere<strong>di</strong>tà.<br />

Poi, <strong>ogni</strong> notte, <strong>ogni</strong> volta, dopo aver detto questo, come a un segnale solo a lui<br />

percettibile, Michea scompare, quasi stemperandosi in fumo. Eppure, ciò che fa<br />

risvegliare Erode fra affanni e sudori non è tanto lo sgomento per le profetiche<br />

esclamazioni, ma l’impressione angosciante che il suo visitatore notturno si ritiri<br />

proprio nell’istante in cui, sul punto <strong>di</strong> rivelare qualcos’<strong>altro</strong>, l’accenno <strong>di</strong> un gesto, la<br />

bocca che si apre, infine lo serbasse per la prossima volta. Orbene, tutti sanno che<br />

questo re Erode non è uomo da spaventarsi per le minacce, se non prova neppure<br />

rimorso per le innumerevoli morti che gli pesano nella memoria. Non <strong>di</strong>mentichiamo<br />

che ha or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> affogare il fratello <strong>della</strong> moglie, più <strong>di</strong> tutti amata nella vita,


Mariamne, che ne ha fatto strangolare il nonno, prima, e infine pure lei, dopo averla<br />

accusata <strong>di</strong> adulterio. È pur vero che, poi, è sprofondato in una specie <strong>di</strong> delirio in cui<br />

invocava Mariamne come se fosse ancora viva, ma è rinsavito giusto in tempo per<br />

scoprire che la suocera, anima <strong>di</strong> ben altri maneggi precedenti, tramava una<br />

cospirazione per privarlo del potere. In meno <strong>di</strong> un credo, la pericolosa cospiratrice è<br />

andata a raggiungere il panteon <strong>della</strong> famiglia cui Erode, in un momento <strong>di</strong>sgraziato<br />

non solo per gli uni ma anche per gli altri, si era legato. Erano rimasti quin<strong>di</strong> al re,<br />

quali ere<strong>di</strong> al trono, i tre figli, Alessandro e Aristobulo, <strong>della</strong> cui sventurata fine<br />

abbiamo già avuto notizia, e Antipatro, che avrebbe imboccato ben presto la stessa<br />

strada. E ricor<strong>di</strong>amo fin d’ora, perché nella vita non tutto è trage<strong>di</strong>a e orrore, che per<br />

rifocillare e consolare il corpo Erode è arrivato ad avere <strong>di</strong>eci spose, magnifiche<br />

quanto a doti fisiche, le quali tuttavia, a questo punto, gli servono a ben poco, è<br />

chiaro, e lui a loro affatto. Ebbene, che quel collerico fantasma <strong>di</strong> un profeta adesso<br />

vada a spaventare le notti del potente re <strong>di</strong> Giudea e Samaria, <strong>di</strong> Perea e Idumea, <strong>di</strong><br />

Galilea e Gaulanitide, <strong>di</strong> Traconitide, Auranitide e Batanea, quel mirabile monarca che<br />

<strong>di</strong> tutto è signore e tutto ha creato, comunque non sarebbe niente se non fosse per<br />

quell’indefinibile minaccia cui il sogno si ferma <strong>ogni</strong> volta, per quell’istante che dopo<br />

aver promesso non dà e che, non avendo dato, lascia intatta la promessa <strong>di</strong> un’altra<br />

minaccia <strong>di</strong> morte, quale, come, quando.<br />

Nel frattempo, là a Betlemme, per così <strong>di</strong>re a fianco a fianco con il palazzo <strong>di</strong><br />

Erode, Giuseppe e la sua famiglia continuavano a vivere nella grotta, perché la<br />

permanenza prevista era così breve che non valeva la pena cercare casa, tanto più<br />

che il problema dell’alloggio era un rompicapo già a quell’epoca, con l’aggravante che<br />

ancora non avevano inventato il beneficio sociale e usuraio dell’affittanza delle<br />

camere. L’ottavo giorno dopo la nascita, Giuseppe portò il suo primogenito alla<br />

sinagoga per farlo circoncidere e, lì, il sacerdote tagliò abilmente, con un rozzo<br />

coltello e la destrezza <strong>di</strong> un esperto, il prepuzio del bimbo in lacrime, il cui solo<br />

destino, parliamo del prepuzio, mica del bambino, costituirebbe già materia per un<br />

romanzo, partendo da qui, dal momento in cui non è <strong>altro</strong> che un pallido anello <strong>di</strong><br />

pelle appena sanguinante, e poi la sua gloriosa santificazione, al tempo <strong>di</strong> papa<br />

Pasquale Primo, nell’ottavo secolo <strong>di</strong> questa nostra era. Chi lo voglia vedere, oggi,<br />

non deve far <strong>altro</strong> che recarsi alla parrocchia <strong>di</strong> Calcata, nei pressi <strong>di</strong> Viterbo, una<br />

graziosa citta<strong>di</strong>na nella quale si trova in reliquiaria mostra a e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> credenti<br />

incalliti e a sfruttamento <strong>di</strong> curiosi increduli. Disse Giuseppe che suo figlio si sarebbe<br />

chiamato Gesù, e così fu registrato nel catasto <strong>di</strong> Dio dopo esserlo già stato nei<br />

registri <strong>di</strong> Cesare. Non si rassegnava il pargolo alla menomazione appena subita nel<br />

corpo, senza neppure la contropartita <strong>di</strong> un sensibile aumento dello spirito, e pianse<br />

per tutto il santo cammino <strong>di</strong> ritorno alla grotta, dove lo aspettava la madre ansiosa,


e non c’è da stupirsene, era il primo, Poverino, poverino, esclamò lei, e<br />

imme<strong>di</strong>atamente, scostando la tunica, lo mise a poppare, prima il seno sinistro,<br />

probabilmente perché più vicino al cuore. Gesù, ma lui non può ancora sapere <strong>di</strong><br />

chiamarsi così, giacché è soltanto un esserino naturale, come il pulcino <strong>di</strong> una gallina,<br />

il cucciolo <strong>di</strong> una cagna, l’agnello <strong>di</strong> una pecora, Gesù, <strong>di</strong>cevamo, sospirò con deliziata<br />

sod<strong>di</strong>sfazione, avvertendo sulla guancia il dolce peso del seno, l’umi<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> pelle a<br />

contatto <strong>di</strong> un’altra pelle. <strong>La</strong> bocca gli si riempì del sapore dolciastro del latte<br />

materno e l’offesa in mezzo alle gambe, insopportabile prima, si fece <strong>di</strong>stante,<br />

stemperandosi in una sorta <strong>di</strong> piacere che nasceva e non finiva mai <strong>di</strong> nascere, quasi<br />

lo trattenesse una soglia, una porta chiusa, o una proibizione. Crescendo, finirà per<br />

<strong>di</strong>menticare queste prime sensazioni, al punto <strong>di</strong> non poter neppure immaginare <strong>di</strong><br />

averle provate, capita a tutti noi, dovunque siamo nati, sempre da donna, e<br />

qualunque sia il destino che ci aspetta. Se avessimo osato fare a Giuseppe una simile<br />

domanda, invadenza da cui Dio ci libererà, avrebbe risposto che sono altre e ben più<br />

serie le preoccupazioni <strong>di</strong> un capofamiglia, alle prese, d’ora in poi, con il problema <strong>di</strong><br />

sfamare due bocche, un facile modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re cui la scena del figlio che succhia<br />

<strong>di</strong>rettamente il latte dalla mamma non toglie, comunque, forza e proprietà. Ma è<br />

vero che Giuseppe ha seri motivi per preoccuparsi, e cioè come vivrà la famiglia fino a<br />

quando si potrà far ritorno a Nazaret, ché Maria si è debilitata con il parto e non<br />

sarebbe in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> affrontare il lungo viaggio, senza contare che dovrà pur<br />

attendere che scada il periodo dell’impurità, trentatré giorni dovrà restare nel sangue<br />

<strong>della</strong> sua purificazione, partendo da quello in cui siamo, cioè il giorno <strong>della</strong><br />

circoncisione. Il denaro portato da Nazaret, che era già poco, sta per finire, e per<br />

Giuseppe è impossibile esercitare qui il suo mestiere <strong>di</strong> falegname, in mancanza <strong>di</strong><br />

attrezzi e <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per acquistare il legno. Già a quei tempi la vita dei poveri era<br />

<strong>di</strong>fficile, e Dio non poteva provvedere a tutto. Dall’interno <strong>della</strong> grotta si è u<strong>di</strong>to un<br />

breve e inarticolato vagito, subito interrotto, segno che Maria aveva spostato il figlio<br />

dal seno sinistro a quello destro, e il bambino, frustrato per un attimo, aveva sentito<br />

riacutizzarsi il dolore nella parte lesa. Fra poco, sazio, si addormenterà in braccio alla<br />

madre e non si sveglierà neppure quando lei, con mille cure, lo deporrà nel grembo<br />

<strong>della</strong> mangiatoia, come in custo<strong>di</strong>a a un’anima amorevole e fedele. Seduto sulla soglia<br />

<strong>della</strong> grotta, Giuseppe continua ad arrovellarsi nelle sue riflessioni, a fare conti, sa<br />

bene <strong>di</strong> non avere alcuna alternativa a Betlemme, neppure come salariato, ci aveva<br />

già provato, senza risultati, tranne le solite parole, Quando avrò bisogno <strong>di</strong> un<br />

aiutante, ti manderò a chiamare, sono promesse che non riempiono la pancia, anche<br />

se questo popolo continua a viverci da quando è nato.<br />

Mille volte l’esperienza ha <strong>di</strong>mostrato, pure con gente non particolarmente<br />

incline alla riflessione, che la maniera migliore <strong>di</strong> arrivare a una buona idea è quella <strong>di</strong>


lasciare libero il pensiero secondo le proprie inclinazioni, seppur sorvegliandolo con<br />

un’attenzione apparentemente <strong>di</strong>stratta, quasi fingendo <strong>di</strong> pensare ad <strong>altro</strong>, e<br />

d’improvviso lo si coglie alla sprovvista, balzando come una tigre sulla preda. Fu così<br />

che le false promesse dei mastri falegnami <strong>di</strong> Betlemme portarono Giuseppe a<br />

pensare a Dio e alle Sue, <strong>di</strong> Lui, promesse vere e, <strong>di</strong> lì, al Tempio <strong>di</strong> Gerusalemme<br />

nonché ai lavori ancora in corso, insomma, se è bianco l’ha fatto la gallina, lo sanno<br />

tutti che dove ci sono lavori, in genere ci vogliono lavoratori, muratori e scalpellini<br />

prima <strong>di</strong> tutto, ma pure falegnami, se non <strong>altro</strong> per squadrare travetti e piallare assi,<br />

operazioni basilari, alla portata <strong>di</strong> Giuseppe. L’unico neo che presenta la soluzione,<br />

supponendo che gli <strong>di</strong>ano un posto, è la <strong>di</strong>stanza dal luogo <strong>di</strong> lavoro, un’abbondante<br />

ora e mezzo <strong>di</strong> cammino, o più, andando <strong>di</strong> buon passo, ché da qua a là è tutta una<br />

salita, senza neppure un santo alpinista a darti una mano, a meno <strong>di</strong> non portarsi<br />

l’asino, ma in tal caso Giuseppe dovrebbe risolvere il problema <strong>di</strong> un posto sicuro<br />

dove lasciare l’animale, non è mica perché questa terra è, sopra tutte, pre<strong>di</strong>letta da<br />

Dio che non ci sono più ladri, ci basti ricordare quello che tutte le notti va a <strong>di</strong>re il<br />

profeta Michea. Giuseppe stava elucubrando su queste complesse questioni quando<br />

Maria uscì dalla grotta, dopo avere allattato e messo nella mangiatoia il figlio. Come<br />

sta Gesù, domandò il padre, consapevole del tono un po’ ri<strong>di</strong>colo <strong>di</strong> una domanda<br />

formulata in tal modo, ma incapace <strong>di</strong> resistere all’orgoglio <strong>di</strong> avere un figlio e <strong>di</strong><br />

chiamarlo per nome. Il bambino sta bene, rispose Maria, per la quale la cosa meno<br />

importante era proprio il nome, avrebbe ad<strong>di</strong>rittura potuto chiamarlo Bambino per<br />

tutta la vita, se non avesse avuto la certezza che fatalmente sarebbero arrivati altri<br />

figli, a chiamarli tutti Bambino ne nascerebbe una confusione tipo quella <strong>di</strong> Babele.<br />

Pronunciando le parole come se stesse solo pensandole a voce alta, in modo da non<br />

dare troppa confidenza, Giuseppe <strong>di</strong>sse, Devo darmi da fare finché stiamo qua, a<br />

Betlemme non si trova un lavoro. Maria non rispose né le spettava <strong>di</strong> farlo, si trovava<br />

lì solo per ascoltare, ed era già un grosso favore che il marito le elargiva. Giuseppe<br />

guardò il sole per calcolare il tempo <strong>di</strong> cui poteva <strong>di</strong>sporre per andare e venire, entrò<br />

nella grotta a prendere il mantello e la bisaccia e, quando fu <strong>di</strong> ritorno, annunciò, Con<br />

Dio me ne vado e a Dio mi affido perché mi <strong>di</strong>a lavoro nella Sua <strong>di</strong>mora, se con la Sua<br />

misericor<strong>di</strong>a immensa troverà meriti in chi ripone in Lui tutta la speranza. Incrociò<br />

l’ala destra del mantello sulla spalla sinistra, vi sistemò la bisaccia e, senza <strong>di</strong>re <strong>altro</strong>,<br />

si mise in cammino.<br />

In verità, vi sono momenti felici. Benché le opere del Tempio fossero in uno<br />

sta<strong>di</strong>o avanzato, c’era ancora lavoro per nuovi arrivati, soprattutto se non erano<br />

esigenti nel momento <strong>di</strong> pattuire la paga. Giuseppe superò senza <strong>di</strong>fficoltà le prove<br />

attitu<strong>di</strong>nali cui vagamente lo sottopose un capomastro falegname, un risultato<br />

inatteso che dovrebbe farci riflettere se non siamo stati un po’ ingiusti nei commenti


<strong>di</strong>spregiativi che, dall’inizio <strong>di</strong> questo vangelo, abbiamo fatto sulla competenza<br />

professionale del padre <strong>di</strong> Gesù. Se ne andò, dunque, il novello operaio del Tempio,<br />

rendendo innumerevoli grazie a Dio, più volte bloccando nel cammino i viandanti che<br />

lo incrociavano per pregarli <strong>di</strong> unirsi a lui nelle lo<strong>di</strong> del Signore, e quelli, benevoli, lo<br />

compiacevano con gran<strong>di</strong> sorrisi, ché in questo popolo la gioia <strong>di</strong> uno è sempre stata<br />

la gioia <strong>di</strong> tutti, stiamo parlando del popolino, è chiaro. Quando giunse all’altezza<br />

<strong>della</strong> tomba <strong>di</strong> Rachele, a Giuseppe venne un pensiero che dovette nascergli più dalle<br />

viscere che dal cervello, e cioè che questa donna che aveva tanto desiderato un <strong>altro</strong><br />

figlio finì per morire, ci si consenta l’espressione, per mano sua, senza neppure avere<br />

il tempo <strong>di</strong> conoscerlo, non una parola, non uno sguardo, un corpo che si separa da<br />

un <strong>altro</strong> corpo, in<strong>di</strong>fferente come un frutto che si stacca dall’albero. Poi gli sovvenne<br />

un pensiero anche più triste, che i figli muoiono sempre a causa dei genitori che li<br />

hanno generati e delle madri che li hanno messi al mondo, e allora provò una gran<br />

pena per il proprio figlio, condannato a morte senza colpa. Addolorato, confuso, ritto<br />

davanti alla tomba <strong>della</strong> sposa più amata da Giacobbe, Giuseppe il falegname lasciò<br />

ricadere le braccia e reclinò il capo, mentre il corpo gli si copriva <strong>di</strong> un sudore freddo<br />

e lungo la strada non passava nessuno cui poter chiedere aiuto. Capì che, per la prima<br />

volta in vita sua, stava dubitando del significato del mondo e, come chi rinuncia<br />

all’ultima speranza, <strong>di</strong>sse a voce alta, Io morirò qui. Forse queste parole, in altri casi,<br />

se fossimo capaci <strong>di</strong> pronunciarle con tutta la nostra forza e convinzione, come la<br />

forza e la convinzione dei suici<strong>di</strong>, queste parole potrebbero, senza dolore né lacrime,<br />

aprirci da sole la porta attraverso la quale si esce dal mondo dei vivi, ma gli uomini<br />

soffrono generalmente <strong>di</strong> instabilità emotiva, li <strong>di</strong>strae persino una nuvola lassù, un<br />

ragno che tesse la sua tela, un cane appresso a una farfalla, una gallina che raspa per<br />

terra e chiama rumorosamente i figli, o magari qualcosa anche più semplice, del<br />

corpo, come la sensazione <strong>di</strong> prurito al viso che spinge a grattarsi, per poi<br />

domandarsi, Che cosa stavo pensando. Ecco perché da un momento all’<strong>altro</strong> la tomba<br />

<strong>di</strong> Rachele si trasformò in quello che era, una piccola costruzione <strong>di</strong> calce, senza<br />

finestre, simile a un dado smarrito, <strong>di</strong>menticato perché inutile al gioco, la pietra che<br />

chiude l’ingresso macchiata dal sudore e dalla sporcizia dei pellegrini venuti qui fin dai<br />

tempi remoti, e circondata da ulivi che magari erano già vecchi quando Giacobbe<br />

scelse questo posto come ultima <strong>di</strong>mora <strong>della</strong> povera madre, sacrificando il<br />

necessario per spianare il terreno, in fondo si può ben <strong>di</strong>re che il fato esiste, il destino<br />

<strong>di</strong> ognuno è proprio nelle mani degli altri. Poi Giuseppe si allontanò, ma dopo aver<br />

pronunciato un’altra devozione, quella che ritenne più adatta all’occasione e al luogo,<br />

e <strong>di</strong>sse, Benedetto Tu sia, o Signore, nostro Dio e Dio dei nostri genitori, Dio <strong>di</strong><br />

Abramo, Dio <strong>di</strong> Isacco e Dio <strong>di</strong> Giacobbe, grande, potente e meraviglioso Dio, che Tu<br />

sia benedetto. Quando entrò nella grotta, prim’ancora <strong>di</strong> annunciare alla moglie <strong>di</strong>


avere trovato lavoro, Giuseppe si avvicinò alla mangiatoia per guardare il figlio, che<br />

dormiva. Disse fra sé e sé, Morirai, dovrai morire, e il cuore gli si strinse, ma poi pensò<br />

che, secondo l’or<strong>di</strong>ne naturale delle cose, lui sarebbe morto prima, e quella sua<br />

morte, sottraendolo ai vivi, tramutandolo in assenza, avrebbe dato al figlio una specie<br />

<strong>di</strong>, come <strong>di</strong>re, eternità limitata, ci si consenta la contrad<strong>di</strong>zione, ché l’eternità significa<br />

continuare ancora per un po’ <strong>di</strong> tempo quando coloro che conosciamo e abbiamo<br />

amato non esistono più.<br />

Giuseppe non aveva avvertito il suo capoccia che sarebbe rimasto solo poche<br />

settimane, certo non più <strong>di</strong> cinque, il tempo <strong>di</strong> portare il figlio al Tempio, <strong>di</strong> purificarsi<br />

la madre e <strong>di</strong> fare i bagagli. Lo aveva taciuto per paura che non lo prendessero,<br />

particolare che <strong>di</strong>mostra come il falegname nazareno non fosse aggiornato sui<br />

rapporti <strong>di</strong> lavoro nel suo paese, probabilmente perché si riteneva ed era realmente<br />

un lavoratore autonomo, e quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferente alle realtà del mondo operaio, a quel<br />

tempo costituito quasi esclusivamente da cottimisti. Stava ben attento al conto dei<br />

giorni che mancavano, ventiquattro, ventitré, ventidue, e per non sbagliarsi aveva<br />

improvvisato un calendario su una parete <strong>della</strong> grotta, <strong>di</strong>ciannove, con varie tacche<br />

che andava spuntando una dopo l’altra, se<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong> fronte allo stupore rispettoso <strong>di</strong><br />

Maria, quattor<strong>di</strong>ci, tre<strong>di</strong>ci, che ringraziava il Signore per averle dato, nove, otto, sette,<br />

sei, un marito capace in tutto. Giuseppe le aveva detto, Partiremo subito dopo essere<br />

stati al Tempio, ché a Nazaret mi aspettano i clienti che ho lasciato, e lei, dolcemente,<br />

per non dare l’impressione <strong>di</strong> riprenderlo, Ma non possiamo andarcene senza<br />

ringraziare la padrona <strong>della</strong> grotta e la schiava che mi ha assistito e che viene a<br />

trovarci quasi tutti i giorni, a informarsi del bambino. Giuseppe non rispose, non<br />

avrebbe mai confessato <strong>di</strong> non aver pensato a un gesto così elementare, e lo<br />

<strong>di</strong>mostrava il fatto che la sua prima intenzione era stata quella <strong>di</strong> portarsi via l’asino<br />

già caricato, <strong>di</strong> lasciarlo così durante il rito e, poi, via verso Nazaret, senza perdere<br />

tempo in ringraziamenti e saluti. Maria aveva ragione, era una villanata andarsene<br />

senza una parola, ma se la verità, povera lei, prevalesse ovunque, sarebbe stato<br />

costretto a confessare <strong>di</strong> essere <strong>piu</strong>ttosto carente quanto a buona educazione. Per<br />

circa un’ora, a causa <strong>di</strong> quel suo errore, si sentì irritato verso la moglie, un sentimento<br />

che solitamente gli serviva per mettere a tacere certe recriminazioni <strong>di</strong> coscienza.<br />

Sarebbero quin<strong>di</strong> rimasti due o tre giorni in più, avrebbero salutato tutti nella buona<br />

forma dovuta, con tali e tanti inchini da non restare né in dubbio né in debito e, poi,<br />

finalmente, sarebbero partiti, lasciando negli abitanti <strong>di</strong> Betlemme il buon ricordo <strong>di</strong><br />

una famiglia <strong>di</strong> galilei caritatevoli, ben educati e rispettosi del dovere, una notevole<br />

eccezione, quin<strong>di</strong>, tenendo conto dell’opinione <strong>piu</strong>ttosto scarsa che gli abitanti <strong>di</strong><br />

Gerusalemme e <strong>di</strong>ntorni, in genere, hanno <strong>della</strong> gente <strong>della</strong> Galilea.


Finalmente è arrivato il memorabile giorno in cui il piccolo Gesù viene portato<br />

al Tempio fra le braccia <strong>della</strong> madre, in groppa all’asino paziente che aiuta e<br />

accompagna questa famiglia fin dall’inizio. Giuseppe tiene il somaro per la cavezza,<br />

non vede l’ora <strong>di</strong> arrivare perché non vuole perdere un intero giorno <strong>di</strong> lavoro,<br />

benché sia alla vigilia <strong>della</strong> partenza. Altro motivo, questo, per cui erano usciti da casa<br />

così presto, quando il fresco albeggiare stava ancora spingendo con le sue mani<br />

aurorali l’ultima ombra <strong>della</strong> notte. <strong>La</strong> tomba <strong>di</strong> Rachele è laggiù, quando le sono<br />

passati accanto, le infocava il frontale un ardente color granata, non sembrava<br />

neppure la stessa parete che la notte opaca rende livida e che la luna alta soffonde <strong>di</strong><br />

un minaccioso chiarore d’ossa o, sorgendo, copre <strong>di</strong> sangue. D’un tratto, il piccolo<br />

Gesù si svegliò, ma stavolta sul serio, ché prima, quando la madre lo aveva fasciato<br />

per il viaggio, aveva aperto gli occhi a stento, e reclamò da mangiare con quella sua<br />

voce piangente, l’unica <strong>di</strong> cui ancora <strong>di</strong>spone. Un giorno, come ognuno <strong>di</strong> noi, finirà<br />

per apprendere altre voci, grazie alle quali saprà esprimere altre fami e provare altre<br />

lacrime.<br />

Ormai vicini a Gerusalemme, sul ripido sentiero la famiglia si è confusa tra la<br />

folla <strong>di</strong> pellegrini e ven<strong>di</strong>tori che affluivano in città, mostrando tutti <strong>di</strong> voler essere i<br />

primi ad arrivare, ma, per prudenza, moderando la fretta e frenando l’eccitazione alla<br />

vista dei soldati romani, che a coppie sorvegliavano gli assembramenti, e <strong>di</strong> questo o<br />

quel gruppo dell’esercito mercenario <strong>di</strong> Erode, in cui poteva trovarsi <strong>di</strong> tutto, coscritti<br />

ebrei, ovviamente, ma anche idumei, galati e traci, germani e galli, e perfino<br />

babilonesi, per quella loro fama <strong>di</strong> abilissimi arcieri. Giuseppe, falegname e uomo <strong>di</strong><br />

pace, combattente con quelle pacifiche armi che si chiamano pialla e ascia, maglio e<br />

martello, o chio<strong>di</strong> e cavicchi, prova verso tali fortebracci un sentimento misto, molto<br />

timore, un po’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo, che non gli consente <strong>di</strong> essere naturale neppure nel modo<br />

<strong>di</strong> guardare. Perciò passa tenendo gli occhi bassi, ed è Maria, lei che se ne sta sempre<br />

chiusa dentro casa, e tanto più riguardata in queste ultime settimane, nascosta in una<br />

grotta, visitata solo da una schiava, è Maria che guarda tutt’intorno, curiosa, col<br />

visino all’insù per comprensibile orgoglio, perché è lì con il suo primogenito, lei, una<br />

donna debole ma tanto più capace, com’è evidente, <strong>di</strong> dare figli a Dio e al marito. È<br />

così raggiante nella sua felicità che un gruppo <strong>di</strong> rozzi e bruti mercenari gallici, bion<strong>di</strong>,<br />

dai lunghi baffi, le armi in resta, ma in fondo, si presume, dal cuore tenero <strong>di</strong> fronte a<br />

questo rinnovamento del mondo rappresentato da una donna e dal suo primo figlio,<br />

questi guerrieri incalliti sorrisero al passaggio <strong>della</strong> famiglia, mostrando i denti marci,<br />

sì, ma ciò che conta è l’intenzione.<br />

Ecco il Tempio. Visto così da vicino, dal piano inferiore dove ci troviamo, è una<br />

costruzione che dà le vertigini, una montagna <strong>di</strong> sassi sopra sassi, alcuni che nessun<br />

potere del mondo sembrerebbe in grado <strong>di</strong> approntare, sollevare, deporre e


incastrare, eppure sono lì, uniti dal loro stesso peso, senza malta, semplicemente,<br />

come se il mondo fosse tutto una costruzione da montare, fino alle altissime cimase<br />

che, viste dal basso, sembrano sfiorare il cielo, come un’altra e <strong>di</strong>versa torre <strong>di</strong> Babele<br />

che la protezione <strong>di</strong> Dio non riuscirà comunque a salvare, perché l’attende lo stesso<br />

destino, rovina, confusione, sangue versato, voci che mille volte domanderanno,<br />

Perché, immaginando che esista una risposta, ma che prima o poi finiranno per<br />

tacere, perché solo il silenzio è sicuro. Giuseppe andò a lasciare l’asino in custo<strong>di</strong>a<br />

presso un caravanserraglio <strong>di</strong> bestie, dove nel periodo <strong>di</strong> Pasqua o <strong>di</strong> altre feste non ci<br />

sarebbe stato neppure lo spazio sufficiente perché un cammello si scacciasse le<br />

mosche con la coda, ma che in questi giorni, scaduto il termine del censimento e<br />

tornati i viaggiatori alle proprie terre, si presentava occupato entro la norma.<br />

fors’anche un po’ meno in questo momento, data l’ora mattutina. Ma nel cortile dei<br />

Gentili, che circondava, all’interno del grande quadrilatero delle arcate, il recinto del<br />

Tempio vero e proprio, c’era già una gran folla, cambiavalute, uccellieri, mercanti che<br />

vendevano agnelli e capretti, pellegrini in continuo arrivo per un motivo o per l’<strong>altro</strong>,<br />

nonché molti stranieri condotti qui dalla curiosità <strong>di</strong> conoscere il Tempio fatto<br />

e<strong>di</strong>ficare dal re Erode <strong>di</strong> cui si parla in tutto il mondo. Ma, viste le <strong>di</strong>mensioni del<br />

cortile, immense, se qualcuno si fosse trovato al lato opposto, non sarebbe parso più<br />

grande <strong>di</strong> un minuscolo insetto, come se gli architetti <strong>di</strong> Erode, assumendo lo sguardo<br />

<strong>di</strong> Dio, avessero voluto sottolineare l’insignificanza dell’uomo <strong>di</strong> fronte<br />

all’Onnipotente, soprattutto nel caso <strong>di</strong> Gentili. Perché gli ebrei, a meno che non vi<br />

vadano a passeggiare oziosamente, nel punto centrale del cortile hanno il loro<br />

obiettivo, il centro del mondo, l’ombelico degli ombelichi, il santo dei santi. Là si<br />

<strong>di</strong>rigono il falegname e sua moglie, là viene portato Gesù, dopo che il padre ha<br />

acquistato due tortore da un commissario del Tempio, ammesso che la designazione<br />

si adatti a chi si occupa del monopolio <strong>di</strong> questo religioso affare. I poveri volatili non<br />

sanno ciò che li aspetta, anche se il sentore <strong>di</strong> carne e <strong>di</strong> penne bruciate che si<br />

<strong>di</strong>ffonde nell’aria non dovrebbe ingannare nessuno, per non parlare <strong>di</strong> odori ben più<br />

forti, come quello del sangue o dello sterco dei buoi trascinati al sacrificio e che<br />

<strong>di</strong>sgraziatamente s’insu<strong>di</strong>ciano per premonitoria paura. Giuseppe porta le tortore,<br />

rannicchiate nel cavo <strong>di</strong> quelle sue mani da operaio, e loro, illuse, soltanto per<br />

sod<strong>di</strong>sfazione gli danno qualche beccatina alle <strong>di</strong>ta ricurve a mo’ <strong>di</strong> gabbia, quasi<br />

volessero <strong>di</strong>re al nuovo padrone, Meno male che ci hai comprato, vogliamo stare con<br />

te. Maria non si accorge <strong>di</strong> nulla, adesso ha occhi solo per il figlio, e la pelle <strong>di</strong><br />

Giuseppe è troppo dura per avvertire e decifrare l’amorevole alfabeto morse <strong>della</strong><br />

coppia <strong>di</strong> tortorelle.<br />

Entreranno per la porta <strong>della</strong> Legna, uno dei tre<strong>di</strong>ci passaggi attraverso cui si<br />

accede al Tempio, e che, come le altre porte, mostra una lapide scolpita in greco e


latino, che <strong>di</strong>ce così, A nessun Gentile è permesso <strong>di</strong> varcare questa soglia e la<br />

barriera che circonda il Tempio, chi ne avrà l’ar<strong>di</strong>re, pagherà con la vita. Giuseppe e<br />

Maria entrano, entra Gesù portato da loro due, e a suo tempo ne usciranno salvi,<br />

mentre le tortore, ma già lo sapevamo, moriranno, così vuole la Legge per<br />

riconoscere e confermare la purificazione <strong>di</strong> Maria. Uno spirito voltairiano, ironico e<br />

irriverente, benché nient’affatto originale, non si lascerebbe sfuggire l’occasione <strong>di</strong><br />

osservare che, tutto considerato, sembra sia con<strong>di</strong>zione per mantenere la purezza nel<br />

mondo il fatto che vi esistano degli animali innocenti, tortore o agnelli che siano.<br />

Salgono Giuseppe e Maria i quattor<strong>di</strong>ci scalini con cui si accede, finalmente, alla<br />

piattaforma su cui si trova il Tempio. Ecco il cortile delle Donne, a sinistra c’è il<br />

deposito dell’olio e del vino usati nella liturgia, a destra la camera dei nazirei, e cioè <strong>di</strong><br />

quei sacerdoti che non appartengono alla tribù <strong>di</strong> Levi, ai quali è proibito tagliarsi i<br />

capelli, bere vino e avvicinarsi a un cadavere. Di fronte, sull’<strong>altro</strong> lato, accanto alla<br />

porta <strong>di</strong>rimpetto a questa, e sempre a sinistra e a destra, rispettivamente, ci sono la<br />

camera dove i lebbrosi che si ritengono guariti aspettano che i sacerdoti vadano a<br />

esaminarli e il deposito in cui si tiene la legna, ispezionata tutti i giorni perché il fuoco<br />

dell’altare non può essere alimentato con ciocchi marci o carichi <strong>di</strong> vermi. Maria non<br />

ha più molti passi da fare. Salirà ancora i quin<strong>di</strong>ci scalini semicircolari che conducono<br />

alla porta <strong>di</strong> Nicanore, detta anche Preziosa, ma lì si fermerà perché alle donne non è<br />

permesso entrare nel cortile degli Israeliti, su cui si affaccia la porta. All’ingresso ci<br />

sono i leviti in attesa <strong>di</strong> coloro che vanno per offrire sacrifici, ma qui l’atmosfera sarà<br />

tutto tranne che pietosa, a meno che la pietà non fosse allora intesa <strong>di</strong>versamente, e<br />

non si tratta solo dell’odore e del fumo del grasso bruciacchiato, del sangue fresco,<br />

dell’incenso, ma anche del vociare umano, urla, belati, muggiti <strong>di</strong> animali che<br />

aspettano il loro turno nel mattatoio, l’ultimo graffiante gracchio <strong>di</strong> un uccello che<br />

prima sapeva cantare. Maria <strong>di</strong>ce al levita, lì a riceverli, che è andata a purificarsi, e<br />

Giuseppe consegna le tortore. Per un istante, Maria sfiora con le mani i piccoli volatili,<br />

sarà il suo unico gesto, e il levita e il marito si allontanano e scompaiono al <strong>di</strong> là <strong>della</strong><br />

porta. Maria non si muoverà da lì fino al ritorno <strong>di</strong> Giuseppe, spostandosi appena solo<br />

per non ostruire il passaggio, e, con il figlio tra le braccia, aspetta.<br />

L’interno è una fucina, una macelleria e un mattatoio. Sopra due gran<strong>di</strong> tavoli<br />

<strong>di</strong> pietra si preparano le vittime, le più gran<strong>di</strong>, buoi e vitelli soprattutto, ma anche<br />

montoni e pecore, capre e capretti. Accanto ai tavoli vi sono degli alti pilastri ai quali<br />

sono appese, con ganci conficcati nella pietra, le carcasse degli armenti, e si nota la<br />

frenetica attività dell’arsenale dei macelli, coltelli e coltellacci, accette e seghe, l’aria è<br />

impregnata dei fumi <strong>della</strong> legna e dell’afrore delle interiora bruciate, del vapore <strong>di</strong><br />

sangue e <strong>di</strong> sudore, qualunque anima, che non dovrà neppure essere santa, un’anima<br />

normale troverà <strong>di</strong>fficile capire come Dio possa sentirsi felice in mezzo a una simile


carneficina, essendo, come <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere, il padre degli uomini e delle bestie.<br />

Giuseppe deve fermarsi al <strong>di</strong> là <strong>della</strong> balaustra che separa il cortile degli Israeliti da<br />

quello dei Sacerdoti ma, dal punto in cui si trova, può guardare agevolmente il<br />

Grande Altare, alto quattro volte più <strong>di</strong> un uomo, e laggiù, in fondo, il Tempio,<br />

finalmente parliamo <strong>di</strong> quello autentico, perché qui è come in quelle casse abissali<br />

che già in questo periodo si costruiscono in Cina, una dentro l’altra, lo avvistiamo da<br />

lontano e <strong>di</strong>ciamo, Il Tempio, quando entriamo nel cortile dei Gentili <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong><br />

nuovo, Il Tempio, e adesso Giuseppe il falegname, appoggiato alla balaustra, guarda e<br />

<strong>di</strong>ce, Il Tempio, e ha ragione lui, eccola lì, la grande facciata con le quattro colonne<br />

conficcate nella parete, coi suoi capitelli infestonati <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> acanto, alla greca, e<br />

l’altissimo vano <strong>della</strong> porta, ma privo <strong>di</strong> uscio reale, eppure, per arrivare là dentro,<br />

dove abita Dio, al Tempio dei Templi, bisognerebbe infrangere tutte le proibizioni,<br />

attraversare il luogo santo detto Hereal, e finalmente penetrare nel Debir che, ultima<br />

e finale cassa, è il Santo dei Santi, quella terribile stanza <strong>di</strong> pietra, vuota come<br />

l’universo, senza finestre, dove la luce del giorno non è mai entrata né entrerà mai,<br />

salvo quando suonerà l’ora <strong>della</strong> <strong>di</strong>struzione e <strong>della</strong> rovina, e tutte le pietre saranno<br />

l’una simile all’altra. Dio è tanto più Dio quanto più inaccessibile sia, e Giuseppe non è<br />

che il padre <strong>di</strong> un bambino ebreo tra i bambini ebrei, che vedrà morire due tortore<br />

innocenti, il padre, non il figlio, perché questi, anche lui innocente, è rimasto tra le<br />

braccia <strong>della</strong> madre, immaginando, se gli è possibile, che il mondo sarà sempre così.<br />

Presso l’altare, fatto <strong>di</strong> grosse pietre grezze che nessuno strumento metallico<br />

ha mai toccato da quando furono strappate alla cava per andare a occupare il loro<br />

posto nella gigantesca costruzione, un sacerdote scalzo, con indosso una tunica <strong>di</strong><br />

lino, aspetta che il levita gli consegni le tortore. Prende la prima, la porta in un angolo<br />

dell’altare e, con un sol colpo, le spicca la testa dal corpo. Il sangue sprizza. Il<br />

sacerdote ne asperge la parte inferiore dell’altare e poi depone l’uccello decapitato in<br />

un colatoio, dove finirà <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssanguarsi e dove, terminato il turno <strong>di</strong> servizio, andrà a<br />

prenderselo, perché ormai appartiene a lui. All’altra tortora sarà riservata la <strong>di</strong>gnità<br />

del sacrificio completo, il che significa che verrà bruciata. Il sacerdote sale la rampa<br />

che conduce alla sommità dell’altare, dove arde il fuoco sacro e dove, sopra la<br />

cornice, nel secondo angolo dello stesso lato, l’angolo a sud-est, mentre prima era a<br />

sud-ovest, decapita l’uccello, segna con il sangue il pavimento <strong>della</strong> piattaforma, ai<br />

cui angoli sono visibili alcune decorazioni simili a corna <strong>di</strong> montone, e gli strappa le<br />

interiora. Nessuno presta attenzione a quello che succede, è solo una piccola morte.<br />

Giuseppe, il capo sollevato, vorrebbe capire, identificare nel fumo e negli odori<br />

generali, il fumo e l’odore del suo sacrificio, quando il sacerdote, dopo aver cosparso<br />

<strong>di</strong> sale la testa e il corpo dell’uccello, li lancerà nel fuoco. Non può averne nessuna<br />

certezza. Ardendo tra le fiamme ribelli, attizzate dal grasso, il corpicino sventrato e


flaccido <strong>della</strong> tortora non riempie neppure il buco <strong>di</strong> un dente <strong>di</strong> Dio. E laggiù, dove<br />

inizia la rampa, ci sono già tre sacerdoti in attesa. Un vitello si abbatte fulminato dalla<br />

gorbia, mio Dio, mio Dio, come ci hai fatto fragili e com’è facile morire. Giuseppe<br />

ormai non ha <strong>altro</strong> da fare lì, deve ritirarsi, portare via moglie e figlio. Maria è <strong>di</strong><br />

nuovo pulita, <strong>di</strong> vera e propria purezza non si parla, ovviamente, non potrebbero<br />

certo aspirare a tanto gli esseri umani in generale, e le donne in particolare, fatto sta<br />

che con il tempo le si sono regolarizzati i flussi, tutto è tornato com’era prima, l’unica<br />

<strong>di</strong>fferenza è che nel mondo ci sono due tortore in meno e un bambino in più, che le<br />

ha fatte morire. Uscirono dal Tempio per la porta da cui erano entrati, Giuseppe andò<br />

a prelevare l’asino e, mentre Maria, issandosi su un sasso, si sistemava in groppa<br />

all’animale, il padre tenne il figlio, era già capitato altre volte, ma adesso, forse per<br />

quella tortora cui aveva visto strappare le interiora, ebbe un attimo <strong>di</strong> esitazione nel<br />

restituirlo alla madre, quasi pensasse che mai altre braccia avrebbero potuto<br />

<strong>di</strong>fenderlo meglio delle sue. Accompagnò la famiglia fino alla porta <strong>della</strong> città e poi si<br />

recò al Tempio, al lavoro. Vi ritornerà l’indomani, per concludere la settimana, ma<br />

poi, per l’eternità sia lodato il potere <strong>di</strong> Dio, che non si perda neppure un istante,<br />

faranno ritorno a Nazaret.<br />

Proprio quella sera, il profeta Michea rivelò ciò che fino ad allora aveva taciuto.<br />

Mentre il re Erode, nei suoi agonizzanti ma ormai rassegnati s<strong>ogni</strong>, aspettava che<br />

l’apparizione se ne andasse dopo i soliti strepiti, resi innocui dal loro ripetersi, ancora<br />

una volta lasciando all’ultimo istante a fior <strong>di</strong> labbra la minaccia in sospeso, s’ingigantì<br />

all’improvviso la terribile figura e si u<strong>di</strong>rono altre parole, E tu, Betlemme, così piccola<br />

per essere fra i capoluoghi <strong>di</strong> Giuda, da te mi è uscito colui che dovrà essere il<br />

dominatore in Israele. In quel preciso istante, il re si svegliò. Come il suono <strong>della</strong><br />

corda più lunga <strong>di</strong> un’arpa, le parole del profeta continuarono a risuonare nella<br />

stanza. Erode rimase quin<strong>di</strong> a occhi aperti, cercando <strong>di</strong> scoprire il significato remoto<br />

<strong>della</strong> rivelazione, ammesso che ci fosse, tanto assorto nei suoi pensieri da sentire a<br />

stento le formiche che lo rodevano sotto la pelle e i vermi che sbavavano sulle sue<br />

ultime fibre più intime, imputridendole. <strong>La</strong> profezia non era una novità, come tutti gli<br />

ebrei la conosceva, ma non aveva mai perso tempo a badare ad annunci premonitori,<br />

gli bastavano le cospirazioni che aveva dentro casa. Quello che lo turbava, adesso, era<br />

una vaga inquietu<strong>di</strong>ne, una sensazione <strong>di</strong> angosciante stranezza, come se le parole<br />

u<strong>di</strong>te fossero quelle, ma nel contempo altre, e occultassero in una breve sillaba, in<br />

una semplice particella, in un rapido suono, una pressante e temibile minaccia. Tentò<br />

<strong>di</strong> fugare quell’ossessione, <strong>di</strong> riaddormentarsi, ma il corpo si rifiutava e si<br />

abbandonava ai dolori, tagliuzzato fino alle bu<strong>della</strong>, il pensare era quasi una<br />

protezione. Con gli occhi fissi alle travi del soffitto, le cui decorazioni sembravano<br />

mosse dal chiarore, attenuato dai paralumi, <strong>di</strong> due torce profumate, il re Erode


cercava una risposta e non la trovava. Allora chiamò il capo degli eunuchi che<br />

vigilavano sul suo sonno e sulla sua veglia e or<strong>di</strong>nò che si presentasse al suo cospetto,<br />

Senza indugio, <strong>di</strong>sse, un sacerdote del Tempio e che portasse con sé il Libro <strong>di</strong><br />

Michea.<br />

Tra l’andata e il ritorno, dal palazzo al Tempio e dal Tempio al palazzo, trascorse<br />

quasi un’ora. Il mattino cominciava a rischiararsi quando il sacerdote fece il suo<br />

ingresso nella camera. Leggi, <strong>di</strong>sse il re, e quello cominciò, Parola del Signore, rivolta a<br />

Michea <strong>di</strong> Moreset, al tempo <strong>di</strong> Iotam, <strong>di</strong> Acaz e <strong>di</strong> Ezechia, re <strong>di</strong> Giuda. Continuò a<br />

leggere finché Erode <strong>di</strong>sse, Avanti, e il sacerdote, confuso, senza capire il motivo per<br />

cui lo avevano chiamato, saltò a un <strong>altro</strong> passo, Guai a coloro che me<strong>di</strong>tano l’iniquità<br />

e tramano il male sui loro giacigli, ma a questo punto si interruppe, atterrito per<br />

l’involontaria imprudenza e, con parole concitate, quasi volesse far <strong>di</strong>menticare<br />

quanto aveva letto, proseguì, Alla fine dei giorni il monte del Tempio del Signore<br />

resterà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, Avanti, bofonchiò Erode,<br />

impaziente per l’indugio nell’arrivare al passo che gli interessava, e il sacerdote,<br />

finalmente, E tu, Betlemme, così piccola per essere fra i capoluoghi <strong>di</strong> Giuda, da te mi<br />

uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele. Erode alzò la mano, Ripeti, <strong>di</strong>sse,<br />

e il sacerdote obbedì, Di nuovo, e il sacerdote rilesse, Basta, <strong>di</strong>sse il re dopo un lungo<br />

silenzio, Ritirati. Adesso si spiegava tutto, il libro annunciava una nascita futura, solo<br />

questo, mentre l’apparizione <strong>di</strong> Michea gli <strong>di</strong>ceva che quella nascita era già avvenuta,<br />

Da te mi è uscito, parole chiarissime, come del resto tutte quelle dei profeti, anche se<br />

ci ostiniamo a interpretarle male. Erode pensò e ripensò, l’espressione del suo viso<br />

cominciò a incupirsi, fino a <strong>di</strong>venire spaventosa, poi mandò a chiamare il comandante<br />

delle guar<strong>di</strong>e e gli impartì un or<strong>di</strong>ne da eseguire all’istante. Quando il comandante<br />

tornò, Missione com<strong>piu</strong>ta, gli <strong>di</strong>ede un <strong>altro</strong> or<strong>di</strong>ne, ma per il giorno dopo, <strong>di</strong> lì a<br />

poche ore. Non ci sarà bisogno, dunque, <strong>di</strong> aspettare molto tempo per sapere che il<br />

sacerdote non riuscì a campare quel breve lasso <strong>di</strong> tempo, perché fu ucciso da un<br />

gruppo <strong>di</strong> soldati prima <strong>di</strong> arrivare al Tempio. Ragioni ce n’erano in sovrappiù per<br />

ritenere che sia stato proprio questo il primo dei due or<strong>di</strong>ni, tanto vicini sono la<br />

probabile causa e il necessario effetto. Quanto al Libro <strong>di</strong> Michea, esso scomparve,<br />

immaginatevi che per<strong>di</strong>ta se fosse stato l’unico esemplare.<br />

8.<br />

Falegname tra i falegnami, Giuseppe aveva finito <strong>di</strong> mangiare il suo spuntino, gli<br />

rimaneva ancora un po’ <strong>di</strong> tempo, a lui come ai suoi compagni, prima che il<br />

capomastro desse il segnale per riprendere il lavoro, poteva restarsene seduto, o<br />

magari sdraiarsi, chiudere gli occhi e abbandonarsi compiaciuto alla contemplazione<br />

<strong>di</strong> piacevoli pensieri, immaginare <strong>di</strong> essere già in cammino, fra i monti <strong>della</strong> Samaria,


o meglio ancora, a guardare da una collina il suo paese, Nazaret, per cui tanto aveva<br />

sospirato. Si rallegrava in cuor suo e ripeteva fra sé e sé che questo, finalmente, era<br />

l’ultimo giorno <strong>della</strong> lunga separazione, e l’indomani, <strong>di</strong> buon’ora, quando nel cielo,<br />

ormai spenti gli ultimi bagliori degli astri, sarebbe rimasta a brillare solo la stella del<br />

mattino, avrebbe preso la via del ritorno, cantando le lo<strong>di</strong> del Signore che custo<strong>di</strong>sce<br />

la nostra casa e guida i nostri passi. Aprì <strong>di</strong> colpo gli occhi, <strong>di</strong> soprassalto, credendo <strong>di</strong><br />

essersi addormentato e <strong>di</strong> non aver u<strong>di</strong>to il segnale, ma si era appisolato un attimo, i<br />

compagni erano tutti lì, chi conversando, chi dormicchiando, e il capomastro era<br />

tranquillo, quasi avesse deciso <strong>di</strong> concedere un giorno <strong>di</strong> festa e non avesse la minima<br />

idea <strong>di</strong> rimangiarsi quella generosità. Il sole è a picco, un vento forte, a brevi raffiche,<br />

sospinge <strong>di</strong> lato la fumata dei sacrifici, e in questo avvallamento che dà sui lavori<br />

dell’ippodromo, non arriva neppure la voce cantilenante dei mercanti del Tempio, è<br />

come se la macchina del tempo si fosse fermata e immobilizzata, anch’essa, in attesa<br />

<strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne dal grande capo delle ere e degli spazi universali. All’improvviso,<br />

Giuseppe cominciò ad agitarsi, lui, che un momento prima era così felice. Si guardò<br />

intorno, ed era la solita vista conosciuta del cantiere cui si era abituato in quelle<br />

settimane, le pietre e il legname, la macina bianca e ruvida per i sassi, la segatura che<br />

neppure al sole riusciva ad asciugarsi del tutto, e, immerso nella confusione <strong>di</strong> una<br />

repentina e opprimente angoscia, tentando <strong>di</strong> trovare una spiegazione per uno stato<br />

d’animo così avvilito, pensò che potesse trattarsi del naturale sentimento <strong>di</strong> chi sta<br />

per essere costretto a lasciare un lavoro a metà, anche se non si tratta <strong>di</strong> un proprio<br />

lavoro e vi siano vali<strong>di</strong> motivi per partire. Si alzò, calcolando il tempo <strong>di</strong> cui avrebbe<br />

potuto <strong>di</strong>sporre, il capomastro non lo guardò neppure, e lui decise <strong>di</strong> fare<br />

rapidamente un giro <strong>di</strong> quella parte <strong>della</strong> costruzione cui aveva lavorato, per<br />

congedarsi, <strong>di</strong>ciamo, dalle assi che aveva piallato, dalle travi che aveva spianato,<br />

ammesso che fosse possibile identificarle, qual è l’ape che possa <strong>di</strong>re, Questo miele<br />

l’ho fatto io.<br />

Alla fine <strong>di</strong> quella breve passeggiata, quando ormai era sul punto <strong>di</strong> tornare al<br />

dovere, si fermò un istante a contemplare la città che s’innalzava sul pen<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong>rimpetto, tutta costruita a gradoni, con quel tipico colore <strong>di</strong> pietra brunita simile<br />

alla tinta del pane, probabilmente il capomastro aveva già chiamato, ma adesso<br />

Giuseppe non avvertiva alcuna fretta, guardava la città e aspettava, senza sapere che<br />

cosa. Passò un po’ <strong>di</strong> tempo e non accadde nulla, Giuseppe mormorò, col tono <strong>di</strong> chi<br />

rinuncia a qualcosa. Bene, devo andare, e in quell’istante udì alcune voci che<br />

provenivano da una strada sottostante al punto in cui si trovava e, sporgendosi dal<br />

muretto <strong>di</strong> pietra che lo separava, vide che si trattava <strong>di</strong> tre soldati. Venivano certo<br />

per quella strada, ma adesso erano fermi, due <strong>di</strong> loro, tenendo la punta <strong>della</strong> lancia a<br />

terra, ascoltavano il terzo, più anziano e probabilmente un loro superiore gerarchico,


anche se cogliere la <strong>di</strong>fferenza non era facile per chi non fosse informato sul <strong>di</strong>segno,<br />

sul numero e sulla <strong>di</strong>sposizione dei gra<strong>di</strong>, a forma <strong>di</strong> stelle, barre o greche, come al<br />

solito. Le parole, <strong>di</strong> cui confusamente era arrivato il suono alle orecchie <strong>di</strong> Giuseppe,<br />

dovevano essere una domanda, sul tipo, E a che ora sarà, visto che il subalterno stava<br />

<strong>di</strong>cendo, adesso chiaramente in tono <strong>di</strong> risposta, All’inizio dell’ora terza, quando tutti<br />

saranno ormai rincasati, e uno dei due domandò, In quanti andremo, Ancora non lo<br />

so, ma saremo abbastanza per circondare il paese, E quin<strong>di</strong> l’or<strong>di</strong>ne è <strong>di</strong> ucciderli<br />

tutti, Tutti no, solo i minori <strong>di</strong> tre anni, Fra due e quattro anni, sarà <strong>di</strong>fficile sapere la<br />

loro vera età, E quanti ce ne sarebbero, chiese il secondo soldato, In base al<br />

censimento, ha detto il capo che ce ne saranno all’incirca venticinque. Giuseppe<br />

aveva gli occhi spalancati, come se il significato <strong>di</strong> quello che sentiva potesse entrarvi<br />

dentro, più che attraverso le orecchie, gli tremava tutto il corpo, perlomeno era<br />

chiaro ed evidente che quei soldati stavano parlando <strong>di</strong> andare a uccidere delle<br />

persone, Persone, quali persone, si interrogava dentro <strong>di</strong> sé, <strong>di</strong>sorientato,<br />

tormentato. No, non erano persone, o forse sì, persone davvero, ma bambini, Quelli<br />

minori <strong>di</strong> tre anni, aveva detto il caporale, o forse era un sergente, o un furiere, E<br />

dove, dove succederà, Giuseppe non poteva mica sporgersi dal muro e domandare,<br />

Dov’è la guerra, ragazzi, adesso era in un bagno <strong>di</strong> sudore, gli traballavano le gambe,<br />

e in quell’istante si udì nuovamente la voce del subalterno, ma con un tono serio e,<br />

insieme, sollevato, Per fortuna nostra e dei nostri figli non viviamo a Betlemme, E si<br />

conosce già il motivo per cui ci fanno uccidere i bambini <strong>di</strong> Betlemme, domandò un<br />

soldato, Il capo non me l’ha detto, credo che non lo sappia neanche lui, è un or<strong>di</strong>ne<br />

del re, e basta. L’<strong>altro</strong> soldato, tracciando una linea per terra con la punta <strong>della</strong> lancia,<br />

come il destino che separa e risepara, <strong>di</strong>sse, Siamo davvero sventurati, noi, non basta<br />

la parte <strong>di</strong> male che ci tocca fare per natura, dobbiamo anche essere il braccio <strong>della</strong><br />

malvagità <strong>di</strong> altri e del loro potere. Parole, queste, che Giuseppe non udì, perché si<br />

era allontanato dal suo provvidenziale palco, prima pian piano, un piede avanti<br />

all’<strong>altro</strong>, e subito dopo in una corsa folle, saltando sui sassi come un capretto,<br />

angosciato, ragion per cui è lecito dubitare, in mancanza <strong>di</strong> un testimone,<br />

dell’autenticità <strong>di</strong> quella filosofica riflessione, sia nel contenuto sia nella forma,<br />

tenendo conto <strong>della</strong> più che ovvia contrad<strong>di</strong>zione fra la notevole proprietà dei<br />

concetti e l’infima con<strong>di</strong>zione sociale <strong>di</strong> chi li aveva enunciati.<br />

Sconvolto, adesso urtando contro chiunque gli si parasse davanti, travolgendo<br />

banchi <strong>di</strong> frutta e gabbie d’uccelli, e perfino il tavolo <strong>di</strong> un cambiavalute, quasi senza<br />

u<strong>di</strong>re gli strilli degli ambulanti del Tempio, Giuseppe pensa soltanto al fatto che vanno<br />

ad ammazzargli il figlio, e non ne conosce neppure il motivo, una situazione<br />

drammatica, quest’uomo ha dato la vita a una creatura, un <strong>altro</strong> gliela vuole togliere,<br />

e una volontà vale quanto l’altra, fare e <strong>di</strong>sfare, annodare e slegare, creare e


sopprimere. Di colpo si ferma, si accorge del pericolo, non può continuare a correre<br />

all’impazzata, spuntano le guar<strong>di</strong>e del Tempio e ti arrestano, è una fortuna<br />

inspiegabile che ancora non si siano accorti <strong>di</strong> quella baraonda. Allora, <strong>di</strong>ssimulando<br />

quanto più gli fu possibile, come un pidocchio che si intrufola in una cucitura, sgusciò<br />

tra la folla e, in un attimo, <strong>di</strong>venne anonimo, con l’unica <strong>di</strong>fferenza che camminava un<br />

poco più in fretta, ma questo, in mezzo a quel labirinto umano, si notava a stento. Sa<br />

che non deve correre fino a quando non avrà raggiunto la porta <strong>della</strong> città, ma lo<br />

angoscia il pensiero che i soldati potrebbero essere già in cammino, spaventosamente<br />

armati <strong>di</strong> lancia, pugnale e o<strong>di</strong>o immotivato, e se per <strong>di</strong>sgrazia ce ne fosse qualcuno a<br />

cavallo, al trotto come se si trattasse <strong>di</strong> una passeggiata, allora non ci sarebbe modo<br />

<strong>di</strong> raggiungerli, Quando arriverò mio figlio sarà morto, povero piccolo, Gesù, anima<br />

mia, orbene, proprio in questo frangente <strong>di</strong> più acuta pena, uno stupido pensiero<br />

irrompe come un insulto nella mente <strong>di</strong> Giuseppe, la paga, la paga <strong>della</strong> settimana<br />

che sarà costretto a perdere, ed è tale il potere <strong>di</strong> queste vili cose materiali che il<br />

passo accelerato, non arrivando al punto <strong>di</strong> fermarsi, un minimo gli si rallenta, come<br />

per dar tempo allo spirito <strong>di</strong> ponderare le possibilità <strong>di</strong> unificare i due profitti, la borsa<br />

e la vita, per così <strong>di</strong>re. Fu tanto sottile la meschina idea, come una luce velocissima<br />

comparsa e subito sparita senza lasciare memoria imperiosa <strong>di</strong> un’immagine ben<br />

definita, che Giuseppe non provò neppure un po’ <strong>di</strong> vergogna, quel sentimento che<br />

tante volte, ma mai abbastanza, è il nostro più efficace angelo custode.<br />

Finalmente Giuseppe lascia la città, la strada è sgombra <strong>di</strong> soldati fin dove<br />

arriva lo sguardo, e non c’è traccia <strong>di</strong> subbuglio popolare a questa uscita, come<br />

accadrebbe <strong>di</strong> certo se vi fosse stata una parata militare, ma l’in<strong>di</strong>zio più preciso glielo<br />

forniscono i bambini intenti ai loro giochi innocenti, senza dar mostra <strong>di</strong><br />

quell’eccitazione bellica che li pervade quando ban<strong>di</strong>era, tamburo e tromba sfilano, e<br />

quell’ancestrale abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> seguire l’esercito, se fossero passati dei soldati non si<br />

vedrebbe intorno un solo ragazzino, come minimo scorterebbero la guarnigione fino<br />

alla prima curva, e magari qualcuno, con una più marcata vocazione castrense,<br />

deciderebbe <strong>di</strong> accompagnarli fino all’obiettivo <strong>della</strong> missione, e così verrebbe a<br />

sapere cosa lo aspetta nel futuro, uccidere ed essere ucciso. Ora Giuseppe può<br />

mettersi a correre, e corre, corre, sfrutta il pen<strong>di</strong>o per quanto glielo consente<br />

l’intralcio <strong>della</strong> tunica, anche se la tiene sollevata fino alle ginocchia, ma, come in un<br />

sogno, ha l’angosciante sensazione che le gambe non riescano a seguire lo slancio<br />

<strong>della</strong> parte superiore del corpo, cuore, testa e occhi, mani che vogliono proteggere e<br />

tardano così tanto. Lungo la strada c’è chi si ferma a guardare, stupito, l’allucinata<br />

corsa, davvero strabiliante, visto che questo popolo generalmente coltiva la <strong>di</strong>gnità<br />

dell’espressione e la compostezza del portamento, l’unica giustificazione <strong>di</strong> Giuseppe<br />

non è che va a salvare il figlio, ma che è galileo, appartiene a quella gente rustica,


senza educazione, come più <strong>di</strong> una volta si è già detto. Eccolo passare davanti alla<br />

tomba <strong>di</strong> Rachele, <strong>di</strong> questa donna che non ha mai pensato che avrebbe avuto tanti<br />

motivi per piangere i figli, per coprire <strong>di</strong> urla e <strong>di</strong> lamenti le cineree colline circostanti,<br />

per graffiarsi il viso, strapparsi i capelli o ferirsi il cranio denudato. Ora Giuseppe,<br />

poco prima <strong>di</strong> entrare a Betlemme, lascia la strada e si inoltra nei campi, Prendo una<br />

scorciatoia, ecco ciò che risponderebbe se volessimo sapere il motivo <strong>di</strong> questa<br />

novità, e forse lo è davvero, ma non è certo la via più comoda. Evitando chi lavorava<br />

nei campi, strisciando fra i sassi per non farsi vedere dai pastori, Giuseppe ha dovuto<br />

compiere un’ampia deviazione per arrivare alla grotta dove la moglie non lo aspetta a<br />

quest’ora, e il figlio né a questa né a un’altra, perché sta dormendo. A mezza costa<br />

dell’ultima collina, scorgendo già davanti a sé la nera fen<strong>di</strong>tura <strong>della</strong> grotta, Giuseppe<br />

è assalito da un terribile pensiero, e cioè che la moglie sia scesa al paese con il figlio,<br />

sarebbe la cosa più naturale, visto come sono le donne, ha approfittato <strong>di</strong> essere sola<br />

per salutare in santa pace la schiava Zelomi e quelle madri <strong>di</strong> famiglia con cui più ha<br />

legato durante queste settimane, a Giuseppe toccherebbe <strong>di</strong> ringraziare formalmente<br />

i padroni <strong>della</strong> grotta. Per un istante, vide se stesso correre per le strade del paese,<br />

bussando alle porte, C’è per caso mia moglie, sarebbe ri<strong>di</strong>colo <strong>di</strong>re, C’è per caso mio<br />

figlio, e <strong>di</strong> fronte alla sua angoscia qualcuno, magari una madre con il figlio in braccio,<br />

gli domanderebbe, C’è qualche novità, e lui, No, no, nessuna novità, è che partiamo<br />

domattina presto e dobbiamo fare i bagagli. Visto da qui, con le case tutte uguali, le<br />

terrazze piane, il paese ricorda il cantiere del Tempio, una gran quantità <strong>di</strong> sassi<br />

sparpagliati in attesa che gli operai vadano a metterli l’uno sull’<strong>altro</strong> e costruiscano<br />

una torre per la vedetta, un obelisco per i trionfi e un muro per i pianti. Un cane ha<br />

abbaiato lontano, altri gli hanno risposto, ma l’infocato silenzio dell’ultimo crepuscolo<br />

aleggia ancora sul paese come una devozione <strong>di</strong>menticata, quasi perdendo la sua<br />

virtù, simile a un filamento <strong>di</strong> nube che svanisce.<br />

<strong>La</strong> sosta è durata appena il tempo <strong>di</strong> pronunciarla. Con un’ultima corsa, il<br />

falegname arrivò all’ingresso <strong>della</strong> grotta. chiamò, Maria, ci sei, e lei rispose<br />

dall’interno, e solo allora Giuseppe si rese conto <strong>di</strong> quanto gli tremassero le gambe,<br />

senza dubbio per lo sforzo fatto ma, adesso, anche per l’emozione <strong>di</strong> sapere che il<br />

figlio era salvo. Dentro, Maria stava tagliando le verdure per la cena, il bambino<br />

dormiva nella mangiatoia. Privo <strong>di</strong> forze, Giuseppe si accasciò al suolo, ma subito si<br />

rialzò, <strong>di</strong>cendo, An<strong>di</strong>amocene, an<strong>di</strong>amocene, e Maria lo guardò senza capire, Ce ne<br />

an<strong>di</strong>amo, domandò, e lui, Sì, imme<strong>di</strong>atamente, Ma tu hai detto, Taci e prepara la<br />

roba, mentre io bardo l’asino, Non ceniamo, prima, Ceneremo strada facendo, Fra<br />

poco sarà notte, ci perderemo, allora Giuseppe cacciò un urlo, Taci, ti ho detto, e fa’<br />

quello che ti or<strong>di</strong>no. A Maria spuntarono le lacrime, era la prima volta che il marito<br />

alzava la voce con lei, e senza aggiungere <strong>altro</strong> cominciò a rior<strong>di</strong>nare e a insaccare i


poveri averi, Presto, presto, ripeteva lui, mentre metteva il basto all’asino e stringeva<br />

la cinghia, poi, a caso, riempiva le ceste con quello che gli capitava sottomano,<br />

mischiando tutto <strong>di</strong>nanzi allo sgomento <strong>di</strong> Maria, che non riconosceva più il marito.<br />

Erano ormai sul piede <strong>di</strong> partenza, non rimaneva <strong>altro</strong> che ricoprire <strong>di</strong> terra il fuoco e<br />

andarsene, quando Giuseppe, dopo aver fatto cenno alla moglie <strong>di</strong> non seguirlo, si<br />

avvicinò all’ingresso <strong>della</strong> grotta e sbirciò fuori. Un crepuscolo grigiastro confondeva il<br />

cielo con la terra. Il sole non era ancora tramontato, ma la foschia densa, seppure<br />

abbastanza sollevata da non pregiu<strong>di</strong>care la vista dei campi intorno, impe<strong>di</strong>va alla<br />

luce <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondersi. Giuseppe tese l’orecchio, fece qualche passo e, d’improvviso, gli si<br />

rizzarono i capelli dal terrore, nel paese qualcuno aveva urlato, un urlo acutissimo che<br />

non sembrava neppure <strong>di</strong> una voce umana, e poco dopo, ancora l’eco sembrava<br />

risuonare <strong>di</strong> collina in collina, un clamore fatto <strong>di</strong> urla e pianti saturò l’atmosfera, non<br />

erano certo gli angeli in lacrime per la sventura degli uomini, erano gli uomini<br />

impazziti sotto un cielo vuoto. Piano piano, come temendo che lo u<strong>di</strong>ssero, Giuseppe<br />

in<strong>di</strong>etreggiò fino all’ingresso <strong>della</strong> grotta, bloccando Maria che non aveva rispettato<br />

l’or<strong>di</strong>ne. Lei tremava tutta, Che cosa sono quelle urla, domandò, ma il marito non le<br />

rispose, la spinse dentro e, con gesti rapi<strong>di</strong>, cominciò a ricoprire <strong>di</strong> terra il fuoco. Che<br />

cos’erano quelle urla, domandò <strong>di</strong> nuovo Maria, invisibile nell’oscurità, e dopo un<br />

breve silenzio Giuseppe rispose, Stanno uccidendo qualcuno. Fece una pausa e<br />

aggiunse, come in segreto, Bambini, per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Erode, e la voce gli si ruppe in un<br />

singhiozzo, Perciò volevo che partissimo. Si udì un rumore <strong>di</strong> panni e paglia smossa,<br />

Maria stava prendendo il figlio dalla mangiatoia e lo stringeva al seno, Gesù, ti<br />

vogliono ammazzare, all’ultima parola la soffocarono le lacrime, Taci, <strong>di</strong>sse Giuseppe,<br />

non fare rumore, può darsi che i soldati arrivino fin qui, l’or<strong>di</strong>ne è <strong>di</strong> uccidere i<br />

bambini <strong>di</strong> Betlemme minori <strong>di</strong> tre anni, Come l’hai saputo, L’ho sentito <strong>di</strong>re al<br />

Tempio, perciò sono tornato <strong>di</strong> corsa, E adesso, cosa facciamo, Noi siamo fuori del<br />

paese, non è naturale che i soldati passino in rivista tutte queste grotte, l’or<strong>di</strong>ne<br />

dev’essere stato <strong>di</strong> cercare solo nelle case, se nessuno ci denuncia siamo salvi . Andò<br />

<strong>di</strong> nuovo a sbirciare, facendo appena capolino, le urla erano cessate, non si u<strong>di</strong>va<br />

<strong>altro</strong> che un pianto lamentoso che stava scemando a poco a poco, la strage degli<br />

innocenti era finita. Il cielo appariva ancora coperto, i primi accenni <strong>della</strong> sera e la<br />

foschia alta avevano cancellato Betlemme dall’orizzonte degli abitanti celesti.<br />

Affacciandosi nella grotta, Giuseppe <strong>di</strong>sse, Non uscire da qui, arrivo fino alla strada<br />

per vedere se i soldati se ne sono andati, Fa’ attenzione, <strong>di</strong>sse Maria, e non le venne<br />

in mente che il marito non correva alcun pericolo, la morte era destinata ai bambini<br />

minori <strong>di</strong> tre anni, a meno che qualcuno, andato in giro con lo stesso scopo, non lo<br />

denunciasse, Quello è Giuseppe il falegname, padre <strong>di</strong> un bambino che non ha ancora<br />

due mesi e si chiama Gesù, forse è lui quello <strong>della</strong> profezia, perché dei nostri figli non


abbiamo mai letto o u<strong>di</strong>to che fossero destinati ad alcuna regalità, e tanto meno<br />

adesso, che sono morti.<br />

Dentro la grotta il buio si poteva palpare. Maria aveva paura dell’oscurità, fin<br />

da bambina si era abituata alla presenza costante <strong>di</strong> una luce in casa, del focolare o<br />

del lume, o <strong>di</strong> tutt’e due, e la sensazione, adesso più minacciosa perché si trovava nel<br />

cuore <strong>della</strong> terra, che le <strong>di</strong>ta delle tenebre le sfiorassero le labbra la terrorizzava. Non<br />

voleva <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re al marito né esporre il figlio a una possibile morte, uscendo dalla<br />

caverna, ma un secondo dopo l’<strong>altro</strong> la paura le montava dentro e ben presto<br />

avrebbe sbaragliato le precarie <strong>di</strong>fese del buon senso, e non serviva a niente pensare.<br />

Se nell’aria non c’era nulla prima che si spegnesse il fuoco, non c’è neppure adesso,<br />

insomma, a qualcosa le deve pur essere servito quel pensiero, ché a tentoni posò il<br />

figlio nella mangiatoia e poi, strisciando con mille cautele, cercò il punto dov’era il<br />

fuoco, con un pezzo <strong>di</strong> legno scostò la terra che lo ricopriva finché spuntò qualche<br />

brace che non si era ancora spenta, e a quel punto la paura si allontanò dal suo<br />

spirito, le era venuta in mente la terra luminosa, la stessa luce tremula e palpitante<br />

percorsa da rapi<strong>di</strong> bagliori come una fiaccola in corsa sulla cresta <strong>di</strong> un monte.<br />

Comparve l’immagine del men<strong>di</strong>cante e subito sparì, fugata dall’urgenza più<br />

pressante <strong>di</strong> fare luce sufficiente in quella spaventosa grotta. Maria, a tastoni, andò a<br />

prendere un po’ <strong>di</strong> paglia nella mangiatoia, in<strong>di</strong>etreggiò guidata dalla fioca<br />

illuminazione per terra e, dopo un istante, riparato in un cantuccio che lo occultava a<br />

chi guardasse dall’esterno, il lume rischiarava le pareti più vicine <strong>della</strong> grotta con un<br />

alone fioco, evanescente, ma tranquillizzante. Maria si avvicinò al figlio che<br />

continuava a dormire, in<strong>di</strong>fferente a <strong>ogni</strong> sorta <strong>di</strong> paura, agitazione e morte violenta,<br />

e, tenendolo in braccio, andò a sedersi accanto al lume, in attesa. Trascorse qualche<br />

tempo, il figlio si svegliò, ma senza spalancare gli occhi, all’improvviso mostrò una<br />

faccia da pianto che Maria, da madre ormai esperta, bloccò con il semplice gesto <strong>di</strong><br />

aprire la tunica e <strong>di</strong> offrire il petto all’avida bocca del piccino. Erano tutt’e due così<br />

quando, fuori, si u<strong>di</strong>rono dei passi. In un primo momento, a Maria parve che il cuore<br />

le si fermasse, Saranno i soldati, ma erano i passi <strong>di</strong> un uomo solo, se fossero stati i<br />

militari sarebbero arrivati almeno in due, insieme, secondo la tattica e l’abitu<strong>di</strong>ne, e<br />

trattandosi <strong>di</strong> ricerche con un preciso obiettivo, l’uno coprendo le spalle all’<strong>altro</strong> in<br />

caso <strong>di</strong> qualche sorpresa inaspettata, È Giuseppe, pensò, temendo <strong>di</strong> essere<br />

rimproverata per avere acceso il lume. I passi, lenti, continuarono ad avvicinarsi,<br />

Giuseppe stava per entrare ma, all’improvviso, un brivido percorse il corpo <strong>di</strong> Maria,<br />

pesanti e duri, quelli non erano i passi <strong>di</strong> Giuseppe, forse si trattava <strong>di</strong> un vagabondo<br />

in cerca <strong>di</strong> un rifugio per la notte, era accaduto per ben due volte, e se in quelle<br />

occasioni Maria non si era spaventata, non potendo neppure immaginare che un<br />

uomo, per quanto crudele e infame fosse, si azzardasse a fare del male a una donna


con il figlio tra le braccia, neppure le venne in mente che avevano ucciso i bambini <strong>di</strong><br />

Betlemme, alcuni, chissà, proprio in braccio alle madri, come adesso lo è Gesù,<br />

mentre stavano ancora succhiando il latte <strong>della</strong> vita, quegli innocenti, la lama del<br />

pugnale feriva la loro pelle e si conficcava nella carne tenera, ma quegli assassini<br />

erano dei soldati, non un vagabondo qualunque, c’è una bella <strong>di</strong>fferenza, e neppure<br />

minima. Non era Giuseppe, non era un soldato in cerca <strong>di</strong> un’impresa <strong>di</strong> guerra da<br />

non dover spartire, non era un vagabondo senza <strong>di</strong>mora né lavoro, ma era <strong>di</strong> nuovo,<br />

sotto le spoglie <strong>di</strong> un pastore, colui che sotto le apparenze <strong>di</strong> un men<strong>di</strong>cante le era<br />

apparso una prima e una seconda volta, colui che parlando <strong>di</strong> se stesso le aveva<br />

annunciato <strong>di</strong> essere un angelo, senza comunque specificare se del cielo o<br />

dell’inferno. Sulle prime, Maria non aveva pensato che potesse essere lui, ma adesso<br />

si rendeva conto che non poteva trattarsi <strong>di</strong> nessun <strong>altro</strong>.<br />

Disse l’angelo, <strong>La</strong> pace sia con te, moglie <strong>di</strong> Giuseppe, e sia con tuo figlio,<br />

entrambi fortunati <strong>di</strong> avere questa grotta come casa, ché, altrimenti, uno <strong>di</strong> voi<br />

adesso sarebbe straziato e morto, mentre l’<strong>altro</strong> si ritroverebbe vivo, ma straziato.<br />

Disse Maria, Ho u<strong>di</strong>to le urla. Disse l’angelo, Sì, le hai solo sentite, ma un giorno le<br />

grida che tu non hai lanciato urleranno al posto tuo, e prim’ancora <strong>di</strong> quel tempo<br />

sentirai mille volte urlare accanto a te. Disse Maria, Mio marito si è spinto fino alla<br />

strada per vedere se i soldati se ne sono andati, non sarebbe conveniente che ti<br />

trovasse qui. Disse l’angelo, Non ti preoccupare, me ne andrò prima che arrivi, sono<br />

soltanto venuto a <strong>di</strong>rti che non mi rivedrai molto presto, tutto quanto era necessario<br />

che succedesse è accaduto, mancavano queste morti, mancava, prima, il delitto <strong>di</strong><br />

Giuseppe. Disse Maria, Il delitto <strong>di</strong> Giuseppe, mio marito non ha commesso alcun<br />

delitto, è un uomo buono. Disse l’angelo, Un uomo buono che ha commesso un<br />

delitto, non immagini neppure quanti, prima <strong>di</strong> lui, ne abbiano commessi, è che i<br />

delitti degli uomini buoni non si contano e, contrariamente a quanto si pensa, sono gli<br />

unici che non possono essere perdonati. Disse Maria, Che delitto ha commesso, mio<br />

marito. Disse l’angelo, Tu lo sai, non voler essere colpevole come lui. Disse Maria, Lo<br />

giuro. Disse l’angelo, Non giurare, oppure giura, se vuoi, ché un giuramento fatto<br />

davanti a me è come un soffio <strong>di</strong> vento che non si sa dove vada a finire. Disse Maria,<br />

Che cosa abbiamo fatto. Disse l’angelo, È la crudeltà <strong>di</strong> Erode che ha fatto sguainare i<br />

pugnali, ma il vostro egoismo e la vostra vigliaccheria sono le corde che hanno legato<br />

mani e pie<strong>di</strong> alle vittime. Disse Maria, Che cosa avrei potuto fare. Disse l’angelo, Tu,<br />

niente, ché lo hai saputo troppo tar<strong>di</strong>, ma il falegname avrebbe potuto fare tutto,<br />

avvertire il paese che i soldati stavano andando a uccidere i bambini, c’era ancora<br />

tempo perché i genitori li prendessero e scappassero, potevano per esempio<br />

nascondersi nel deserto, fuggire in Egitto, in attesa che morisse Erode, il quale è lì lì.<br />

Disse Maria, Non ci ha pensato. Disse l’angelo, No, non ci ha pensato, e questo non lo


<strong>di</strong>scolpa. Disse Maria piangendo, Tu che sei un angelo, perdonalo. Disse l’angelo, Non<br />

sono l’angelo del perdono. Disse Maria, Perdonalo. Disse l’angelo, Te l’ho già detto,<br />

non c’è perdono per questo delitto, Erode sarebbe perdonato ben prima <strong>di</strong> tuo<br />

marito, a un tra<strong>di</strong>tore si perdonerà prima che a un rinnegato. Disse Maria, Che cosa<br />

faremo. Disse l’angelo, Vivrete e soffrirete come tutti. Disse Maria, È mio figlio. Disse<br />

l’angelo, Sul capo dei figli dovrà sempre ricadere la colpa dei padri, l’ombra <strong>della</strong><br />

colpa <strong>di</strong> Giuseppe sta già oscurando la fronte <strong>di</strong> tuo figlio. Disse Maria, Poveri noi.<br />

Disse l’angelo, Così è, e non avrete rime<strong>di</strong>o. Maria chinò il capo, strinse a sé il figlio<br />

per <strong>di</strong>fenderlo dalle sventure promesse e, quando rialzò gli occhi, l’angelo non c’era<br />

più. Ma questa volta, contrariamente a quanto era accaduto prima, quando le si era<br />

avvicinato, non si u<strong>di</strong>rono passi, Se n’è andato volando, pensò Maria. Poi si alzò, si<br />

avvicinò all’ingresso <strong>della</strong> grotta, casomai vi fosse ancora qualche traccia dell’angelo<br />

nell’aria, o magari Giuseppe stesse arrivando. <strong>La</strong> nebbia si era <strong>di</strong>ssolta, le prime stelle<br />

brillavano metalliche, dal paese si u<strong>di</strong>vano ancora i lamenti. Fu allora che un pensiero<br />

<strong>di</strong> smisurata presunzione, forse <strong>di</strong> peccaminoso orgoglio, sovrapponendosi ai funerei<br />

avvertimenti dell’angelo, fece girare la testa <strong>di</strong> Maria, se la salvezza <strong>di</strong> suo figlio non<br />

fosse magari stata un gesto <strong>di</strong> Dio, il fatto che qualcuno sia scampato alla crudele<br />

morte per forza deve significare qualcosa, quando tanti altri, costretti a morire, non<br />

possono far <strong>altro</strong> che aspettare l’occasione <strong>di</strong> chiedere proprio a Dio, Perché ci hai<br />

ammazzato, e accontentarsi <strong>della</strong> risposta, una qualunque. Non durò a lungo quel<br />

delirio <strong>di</strong> Maria, dopo un istante stava già pensando che anche lei, come le mamme <strong>di</strong><br />

Betlemme, avrebbe potuto essere lì a cullare un figlio morto e, buon pro per lo spirito<br />

e la salvezza dell’anima sua, gli occhi le si riempirono <strong>di</strong> lacrime, come due fontane.<br />

Era lì quando arrivò Giuseppe, lo sentì venire, non le importava niente <strong>di</strong> essere<br />

rimproverata, ora Maria stava piangendo insieme alle altre donne, tutte sedute in<br />

circolo coi figli in grembo, in attesa <strong>della</strong> risurrezione. Giuseppe la vide piangere, capì<br />

e tacque.<br />

Nella grotta, Giuseppe non si accorse del lume acceso. Per terra, i tizzoni si<br />

erano coperti <strong>di</strong> un sottile strato <strong>di</strong> cenere, ma nel fuoco, tra le braci, cercando forza,<br />

ancora palpitava una piccolissima fiammella. Mentre scaricava l’asino, Giuseppe<br />

<strong>di</strong>sse, Non corriamo più alcun pericolo, sono andati via, e la cosa migliore che<br />

possiamo fare è passare la notte qui, partiamo domani. prima del sorgere del sole,<br />

facciamo le scorciatoie e, dove non ne esistono, pren<strong>di</strong>amo quello che capita. Maria<br />

sussurrò, Quanti bambini uccisi, e Giuseppe, brusco, le domandò, Come lo sai, sei<br />

andata a contarli, e lei, Alcuni me li ricordo, Piuttosto, ringrazia Dio se tuo figlio è<br />

ancora vivo, Lo farò, E non fissarmi come se avessi fatto qualcosa <strong>di</strong> male, Non ti<br />

stavo guardando, E non parlarmi neppure con quel tono da giu<strong>di</strong>ce, Starò zitta, se<br />

vuoi, Sì, è meglio che tu stia zitta. Giuseppe legò l’asino alla mangiatoia dove, sul


fondo, era rimasta un po’ <strong>di</strong> paglia, non deve avere granché fame questa bestia,<br />

infatti ha vissuto a sbafo, piatto pieno e pancia all’aria, ma fra breve basta, ormai<br />

manca poco che torni alle fatiche del carico e del lavoro. Maria adagiò il figlio e <strong>di</strong>sse,<br />

Vado ad attizzare il fuoco, Perché, Per la cena, Non voglio luci che possano attirare<br />

gente, potrebbe passare qualcuno del paese, mangiamo quello che c’è e com’è.<br />

Fecero così. Il lume a olio illuminava spettralmente i quattro abitanti <strong>della</strong> caverna,<br />

l’asino, immobile come una statua, col muso sopra la paglia, ma senza sfiorarla, il<br />

bimbo addormentato, mentre l’uomo e la donna ingannavano la fame con qualche<br />

fico secco. Maria <strong>di</strong>stese le stuoie sul terreno sabbioso, le coprì con le lenzuola e,<br />

come tutti i giorni, aspettò che il marito si coricasse. Ma prima Giuseppe ritornò a<br />

spiare la notte, tutto era tranquillo in terra e in cielo, e dal paese non si u<strong>di</strong>vano più<br />

né grida né lamenti, ormai le forze <strong>di</strong> Rachele bastavano solo per gemere e sospirare,<br />

nelle case, con l’anima e la porta chiuse. Giuseppe si <strong>di</strong>stese sulla stuoia,<br />

improvvisamente esausto come non lo era mai stato in vita sua, dopo tutta quella<br />

corsa e quella paura, e non poteva neanche <strong>di</strong>re <strong>di</strong> aver salvato la vita al figlio con le<br />

proprie forze, i soldati avevano eseguito rigorosamente gli or<strong>di</strong>ni, Uccidere i bambini<br />

<strong>di</strong> Betlemme, ma comunque, per sua fortuna, senza neppure un pizzico d’iniziativa<br />

nell’azione militare come, per esempio, cercare nelle grotte dei <strong>di</strong>ntorni, casomai vi si<br />

fosse nascosto qualche fuggiasco, oppure, una mancanza che fa davvero un<br />

gravissimo errore, ci vivessero abitualmente intere famiglie. A Giuseppe,<br />

generalmente, non dava fasti<strong>di</strong>o l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> coricarsi solo quando lui si era<br />

già addormentato, ma ora non poteva sopportare l’idea <strong>di</strong> ritrovarsi, sprofondato nel<br />

sonno, a viso nudo, sapendo che la moglie lo vegliava e lo avrebbe osservato senza<br />

pietà. Disse, Non restartene lì, coricati. Maria obbedì ma, come sempre, prima andò<br />

ad accertarsi che l’asino fosse ben legato e poi, sospirando, si <strong>di</strong>stese sulla stuoia,<br />

chiuse gli occhi, che il sonno venisse o meno, lei aveva ormai rinunciato a guardare.<br />

Nel cuore <strong>della</strong> notte, Giuseppe fece un sogno. Cavalcava lungo una strada in<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un paese <strong>di</strong> cui s’intravedevano già le prime case, indossava un’uniforme<br />

con le insegne militari, era armato <strong>di</strong> spada, lancia e pugnale, un soldato fra tanti altri,<br />

e il comandante gli domandava, Tu, falegname. dove stai andando, al che lui<br />

rispondeva, orgoglioso <strong>di</strong> conoscere tanto bene la missione <strong>di</strong> cui era stato incaricato,<br />

Vado a Betlemme a uccidere mio figlio, e nell’istante in cui pronunciava queste parole<br />

si svegliò con un rantolo terribile, il corpo rattrappito, in preda al terrore, mentre<br />

Maria gli domandava, Che cosa c’è, cos’è successo, e lui, tremante, riusciva soltanto a<br />

ripetere, No, no, no, e poi, <strong>di</strong> colpo, per il dolore scoppiò in un pianto convulso, fra<br />

singhiozzi che gli squarciavano il petto. Maria si alzò, prese il lume, gli rischiarò il viso,<br />

Ti senti male, domandò, ma lui si copriva la faccia con le mani, Togli quella roba,<br />

donna, e all’istante, ancora singhiozzando, si levò e corse alla mangiatoia, per


controllare come stava il figlio, Sta bene, signor Giuseppe, non si preoccupi, è un<br />

bimbo che non dà nessun daffare, un pacioccone pacifico, mangia e dorme, come se<br />

non fosse appena scampato per miracolo a una morte orribile, pensate, finire per<br />

mano <strong>di</strong> quello stesso padre che gli ha dato l’esistenza, sì, lo sappiamo, è il destino da<br />

cui non ci si libera, ma ci sono mo<strong>di</strong> e mo<strong>di</strong>. Terrorizzato che il sogno si ripetesse,<br />

Giuseppe non tornò alla sua stuoia, si avvolse in una coperta e si sedette all’ingresso<br />

<strong>della</strong> grotta, al riparo <strong>di</strong> uno spuntone roccioso che formava una specie <strong>di</strong> tettoia<br />

naturale, mentre la luna proiettava sull’imboccatura un’ombra scurissima che la fioca<br />

luce del lume, dentro, non sfiorava neppure. Perfino Erode, se per caso fosse passato,<br />

sulle spalle degli schiavi, circondato dalle sue legioni <strong>di</strong> barbari assetati <strong>di</strong> sangue,<br />

avrebbe detto, tranquillamente, Non vi scomodate a frugare, proseguite, lì ci sono<br />

solo sassi e ombra, noi cerchiamo carne fresca e viva, appena nata. Giuseppe<br />

rabbrividì, pensando al sogno, si domandò che senso potesse avere, se per la verità,<br />

una verità lampante davanti agli occhi dei cieli che tutto vedono, lui si era precipitato,<br />

correndo come un pazzo, per quelle strade, una via dolorosa che solo lui sapeva<br />

quanto, scavalcando rocce e mura, e da buon padre era accorso in <strong>di</strong>fesa del figlio,<br />

mentre il sogno lo raffigurava sotto le spoglie e con la furia <strong>di</strong> un carnefice, è proprio<br />

vero, come <strong>di</strong>ce il proverbio, che nei s<strong>ogni</strong> non c’è certezza, È opera del Demonio,<br />

pensò, e fece uno scongiuro. Come proveniente dalla gola <strong>di</strong> un uccello invisibile, si<br />

udì un fischio nell’aria, avrebbe potuto essere anche il segnale <strong>di</strong> un pastore, ma non<br />

a quell’ora, quando il bestiame sta dormendo e solo i cani vegliano. Però la notte,<br />

tranquilla e <strong>di</strong>stante, estranea agli esseri e alle cose, con quella suprema in<strong>di</strong>fferenza<br />

che immaginiamo all’universo, o quell’altra, assoluta, l’in<strong>di</strong>fferenza del vuoto che<br />

rimarrà, ammesso che il vuoto possa essere qualcosa, quando il fine ultimo <strong>di</strong> tutto si<br />

sarà com<strong>piu</strong>to, la notte, <strong>di</strong>cevamo, ignorava il significato e l’or<strong>di</strong>ne plausibile che<br />

sembrano governare questo mondo nei momenti in cui cre<strong>di</strong>amo ancora che esso sia<br />

stato creato per accoglierci, noi e la nostra follia. Nel ricordo <strong>di</strong> Giuseppe, a poco a<br />

poco il terribile sogno <strong>di</strong>ventava irreale, assurdo, smentito da questa notte e da<br />

questo chiaro <strong>di</strong> luna, sconfessato da quel bimbo addormentato nella mangiatoia,<br />

ma, soprattutto, negato da quell’uomo sveglio, padrone <strong>di</strong> se stesso e, per quanto<br />

possibile, dei propri pensieri, adesso teneri e pacifici, ma comunque in grado <strong>di</strong> creare<br />

un mostro, come la gratitu<strong>di</strong>ne a Dio perché i soldati gli avevano lasciato vivo il figlio<br />

tanto amato, per ignoranza e negligenza, è vero, loro che tanti ne avevano<br />

ammazzati. <strong>La</strong> stessa notte copre Giuseppe il falegname e le madri dei bambini <strong>di</strong><br />

Betlemme, per non parlare dei padri, e neppure <strong>di</strong> Maria, ché qui non c’entrano,<br />

anche se non capiscono i motivi <strong>di</strong> una simile esclusione. Le ore passarono tranquille<br />

e, quando l’alba si annunciò coi primi segni, Giuseppe si alzò, andò a caricare l’asino<br />

e, poco dopo, approfittando dell’ultimo chiarore lunare prima che il cielo si


ischiarasse, la famiglia al completo, Gesù, Giuseppe e Maria, si mise in cammino, per<br />

fare ritorno in Galilea.<br />

<strong>La</strong>sciando per un’ora la casa dei padroni, dove due bimbi erano stati uccisi, al<br />

mattino la schiava Zelomi raggiunse la grotta, sicura che la stessa sorte fosse toccata<br />

al piccolo che aveva aiutato a nascere. <strong>La</strong> trovò abbandonata, solo qualche impronta<br />

<strong>di</strong> passi e zoccoli, sotto la cenere braci quasi estinte, nessuna traccia <strong>di</strong> sangue. Non<br />

c’è più, <strong>di</strong>sse, da questa prima morte si è salvato.<br />

9.<br />

Otto mesi erano ormai trascorsi dal felice giorno in cui Giuseppe era tornato a<br />

Nazaret con la famiglia, sani e salvi gli esseri umani, malgrado i molti pericoli, un po’<br />

peggio l’asino che zoppicava sulla destra, quando si seppe che il re Erode era morto a<br />

Gerico, nei suoi palazzi, dove si era ritirato agonizzante all’arrivo delle prime piogge<br />

per sfuggire ai rigori dell’inverno, che a Gerusalemme non risparmia nessuno che sia<br />

malato o, perlomeno, <strong>di</strong> salute cagionevole. Si <strong>di</strong>ceva inoltre che il regno, orfano <strong>di</strong><br />

così gran signore, era stato <strong>di</strong>viso fra tre dei figli rimasti dopo le razzie famigliari, e<br />

cioè Erode Filippo, che avrebbe mantenuto il governo dei territori a est <strong>della</strong> Galilea,<br />

Erode Antipa, che avrebbe avuto il bastone del comando in Galilea e in Perea, e<br />

Archelao, cui erano toccate Giudea, Samaria e Idumea. Uno <strong>di</strong> questi giorni, un<br />

mulattiere <strong>di</strong> passaggio, <strong>di</strong> quelli che sanno raccontare stupendamente le storie, non<br />

solo le reali ma anche le inventate, farà alla gente <strong>di</strong> Nazaret il resoconto del funerale<br />

<strong>di</strong> Erode, <strong>di</strong> cui era stato, giurava, testimone oculare, Era in un sarcofago tutto<br />

risplendente <strong>di</strong> pietre, anche la carrozza, tirata da due buoi, era dorata, coperta <strong>di</strong><br />

tessuti color porpora, e <strong>di</strong> Erode, anche lui avvolto nella porpora, si <strong>di</strong>stinguevano<br />

soltanto la sagoma e una corona al posto <strong>della</strong> testa, i musicanti che lo seguivano,<br />

suonando i pifferi, e poi le prefiche appresso ai musicanti, loro sì, dovevano certo<br />

respirare l’odore pestilenziale che li colpiva in pieno, sul ciglio <strong>della</strong> strada c’ero io, e<br />

per poco non mi si rivoltava lo stomaco, e <strong>di</strong>etro le guar<strong>di</strong>e reali, a cavallo, in testa<br />

all’esercito, armato <strong>di</strong> lance, spade e pugnali, come se andasse alla guerra, sfilavano e<br />

sembrava che non finissero mai, come un serpente <strong>di</strong> cui non ve<strong>di</strong>amo né testa né<br />

coda e che, muovendosi, sembra non avere fine, la paura ti s’insinua nel cuore, tali e<br />

quali erano i soldati che marciavano <strong>di</strong>etro il feretro, ma anche in <strong>di</strong>rezione <strong>della</strong><br />

propria morte, quella che tocca a ciascuno <strong>di</strong> noi, che può magari sembrare in ritardo,<br />

ma che finisce sempre per bussare alla nostra porta, È ora, ti <strong>di</strong>ce puntuale, senza<br />

fare <strong>di</strong>fferenza, sia che si tratti <strong>di</strong> re o <strong>di</strong> schiavi, uno un po’ più avanti, carne morta e<br />

corrotta, in testa al corteo, altri in coda alla processione, a mangiare la polvere <strong>di</strong> un<br />

intero esercito, per il momento ancora vivi, ma tutti alla ricerca del luogo dove<br />

resteranno per sempre. A quanto pare, questo mulattiere starebbe meglio,


peripatetico, a passeggiare sotto i capitelli corinzi <strong>di</strong> qualche accademia <strong>piu</strong>ttosto che<br />

in giro con gli asini per le strade <strong>di</strong> Israele, dormendo nei caravanserragli o<br />

raccontando storie a rustici come questi <strong>di</strong> Nazaret.<br />

Fra gli astanti, nella piazza davanti alla sinagoga, c’era Giuseppe, transitava <strong>di</strong> lì<br />

per caso e si fermò ad ascoltare, per la verità, all’inizio non aveva prestato granché<br />

attenzione ai particolari descrittivi del corteo funebre, o forse sì, un po’ gliel’aveva<br />

prestata, ma gli erano sfuggiti subito, quando l’aedo era passato chiaramente allo<br />

stile elegiaco, e il falegname aveva motivi fondati e quoti<strong>di</strong>ani per essere più sensibile<br />

a questa corda dell’arpa che ad altre. Del resto, bastava guardarlo, un’espressione<br />

inequivocabile, un conto era la sua antica compostezza, la serietà e la ponderazione<br />

con cui cercava <strong>di</strong> compensare la giovane età, e un <strong>altro</strong> conto, ben <strong>di</strong>verso, è questa<br />

espressione amara che gli sta scavando alcune rughe agli angoli <strong>della</strong> bocca, profonde<br />

come cicatrici. Ma sul viso <strong>di</strong> Giuseppe la cosa davvero inquietante è l’espressione<br />

dello sguardo, a meno che non sia più esatto <strong>di</strong>re la mancanza <strong>di</strong> espressione, perché<br />

i suoi occhi danno l’idea <strong>di</strong> essere morti, coperti <strong>di</strong> un pulviscolo cinereo sotto cui,<br />

come brace inestinguibile, brilli una fiamma incandescente d’insonnia. È vero,<br />

Giuseppe quasi non dorme. Il sonno è il suo nemico <strong>di</strong> tutte le notti, deve<br />

combatterlo quasi all’ultimo sangue, ed è una guerra che perde sempre, anche se<br />

vince qualche battaglia, perché infallibilmente arriva il momento in cui il corpo<br />

esausto si arrende e si addormenta, per vedere automaticamente spuntare sulla<br />

strada un drappello <strong>di</strong> soldati, fra i quali avanza cavalcando lui stesso, a volte facendo<br />

roteare la spada sopra il capo, e a quel punto, quando il terrore comincia ad<br />

avvilupparsi alle <strong>di</strong>fese coscienti <strong>di</strong> quello sventurato, il comandante <strong>della</strong> spe<strong>di</strong>zione<br />

gli domanda, Tu, falegname, dove stai andando, e il poveretto non vuole rispondere,<br />

resiste con le poche forze che gli rimangono, quelle dello spirito, ché il corpo ha<br />

ceduto, ma il sogno è più forte, con mani <strong>di</strong> ferro gli apre la bocca e lui, ormai<br />

singhiozzante e sull’orlo del risveglio, deve dare quella terribile risposta, Vado a<br />

Betlemme a uccidere mio figlio. Non doman<strong>di</strong>amo a Giuseppe se ricor<strong>di</strong> quanti buoi<br />

tiravano la carrozza <strong>di</strong> Erode morto e se erano bianchi o maculati, ora, tornando a<br />

casa, i suoi pensieri sono occupati solo dalle ultime parole del racconto <strong>di</strong> quel<br />

mulattiere, quando ha detto che quel mare <strong>di</strong> gente al seguito del funerale, schiavi,<br />

soldati, guar<strong>di</strong>e reali, prefiche, suonatori <strong>di</strong> pifferi, governatori, principi, futuri re, e<br />

tutti noi, dovunque ci troviamo e chiunque siamo, nella vita <strong>altro</strong> non facciamo se<br />

non cercare il luogo dove resteremo per l’eternità. Non va sempre così, rifletteva<br />

Giuseppe, con un’amarezza talmente profonda da non ammettere la rassegnazione<br />

che attenua i dolori più gran<strong>di</strong> e accettare soltanto quello spirito rinunciatario <strong>di</strong> chi<br />

non conta più su alcun rime<strong>di</strong>o, Non va sempre così, ripeteva, ce ne sono tanti che<br />

non hanno mai lasciato il posto in cui sono nati e la morte li ha colti là, per cui è


<strong>di</strong>mostrato che l’unica cosa veramente sicura, certa e garantita, è il destino, è così<br />

facile, Santo Dio, basta restare lì ad attendere che tutto si compia nella vita e poi<br />

potremo <strong>di</strong>re, Era destino, era destino <strong>di</strong> Erode morire a Gerico ed essere portato in<br />

carrozza al suo palazzo e fortezza <strong>di</strong> Hero<strong>di</strong>um, mentre ai bambini <strong>di</strong> Betlemme la<br />

morte ha risparmiato qualunque viaggio. E quello <strong>di</strong> Giuseppe che, all’inizio,<br />

considerando i fatti dal punto <strong>di</strong> vista dell’ottimismo, sembrava fare parte <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>segno trascendente per la salvezza delle innocenti creature, in fondo non è servito a<br />

niente, perché il nostro falegname ha sentito ma ha poi taciuto, è corso a salvare il<br />

proprio figlio e ha abbandonato quelli degli altri al loro fatale destino, mai parola è<br />

stata così appropriata. Ecco perché Giuseppe non dorme, o forse dorme e si sveglia<br />

angosciato, scagliato in una realtà che non gli fa <strong>di</strong>menticare il sogno, tant’è che si<br />

potrebbe <strong>di</strong>re che, da sveglio, sogna il sogno del suo sonno e che, dormendo, anche<br />

se cerca <strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> sfuggirvi, sa già che può soltanto ritrovarlo, <strong>di</strong> nuovo e<br />

sempre, questo sonno è una presenza immobile sulla soglia <strong>della</strong> porta che separa il<br />

sogno dalla veglia, e Giuseppe, entrando e uscendo, sa <strong>di</strong> doverlo affrontare. Ormai si<br />

è capito come la parola che definisce esattamente questo groppo sia rimorso, ma<br />

l’esperienza e la pratica delle comunicazioni, nel corso delle età, hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

che la sintesi è solo un’illusione, è come un’invali<strong>di</strong>tà del linguaggio, a quanto pare,<br />

non è come il desiderio <strong>di</strong> pronunciare la parola amore e non <strong>di</strong>sporre <strong>della</strong> lingua,<br />

ma possedere la lingua e non avere abbastanza amore.<br />

Maria è <strong>di</strong> nuovo incinta. Nessun angelo sotto le spoglie <strong>di</strong> un men<strong>di</strong>cante è<br />

andato a bussare alla sua porta per annunciare l’arrivo <strong>di</strong> questo figlio, nessun vento<br />

improvviso ha spazzato le alture <strong>di</strong> Nazaret, nessuna terra luminosa si è affiancata<br />

all’altra, Maria l’ha comunicato a Giuseppe con le parole più semplici, Sono incinta,<br />

non gli ha detto per esempio, Guarda i miei occhi, come vi brilla il nostro secondo<br />

figlio, e lui non ha risposto, Non credere che non l’abbia notato, stavo solo<br />

aspettando che me lo annunciassi, ha ascoltato e taciuto, <strong>di</strong>cendo solo, Ah, per poi<br />

continuare a piallare l’asse, con una forza efficace ma in<strong>di</strong>fferente, il suo pensiero<br />

sappiamo noi dov’è. E lo sa anche Maria, fin da quando una notte più tormentata il<br />

marito ha permesso che il suo segreto, fino ad allora così ben custo<strong>di</strong>to, affiorasse, e<br />

lei, in fondo, non se n’è neppure stupita, era inevitabile, ricor<strong>di</strong>amoci <strong>di</strong> quello che le<br />

ha detto l’angelo nella grotta, Sentirai urlare mille volte accanto a te. Una buona<br />

moglie <strong>di</strong>rebbe al marito, <strong>La</strong>scia perdere, ormai è fatta, e inoltre il tuo primo dovere<br />

era quello <strong>di</strong> salvare tuo figlio, non avevi altri obblighi, ma la verità è che, secondo il<br />

senso comune, Maria non è più la buona moglie che aveva <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> essere<br />

all’inizio, forse perché aveva u<strong>di</strong>to dall’angelo quelle parole severe che, dal tono,<br />

apparentemente non escludevano nessuno, Non sono l’angelo del perdono. Se Maria<br />

fosse autorizzata a parlare con Giuseppe <strong>di</strong> queste cose tanto segrete, forse lui, così


versato nelle Scritture, potrebbe riflettere sulla natura <strong>di</strong> un angelo che, giunto non si<br />

sa da dove, ci viene a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non essere quello del perdono, una <strong>di</strong>chiarazione in<br />

apparenza irrilevante, essendo risaputo come le creature angeliche non siano dotate<br />

del potere <strong>di</strong> perdonare, che appartiene solo a Dio. Che un angelo affermi <strong>di</strong> non<br />

essere l’angelo del perdono, o non vuol <strong>di</strong>re niente, o significa troppo, an<strong>di</strong>amo per<br />

ipotesi, che sia l’angelo <strong>della</strong> condanna, sarebbe come se esclamasse, Perdonare io,<br />

che stupidaggine, io non perdono, castigo. Ma gli angeli, per definizione, tranne quei<br />

cherubini dalla spada fiammeggiante messi dal Signore a sorvegliare la crescita<br />

dell’albero <strong>della</strong> vita perché ai suoi frutti non si avvicinassero i nostri primi genitori o i<br />

loro <strong>di</strong>scendenti, che siamo noi, gli angeli, <strong>di</strong>cevamo, non sono poliziotti, non si fanno<br />

certo carico <strong>di</strong> quegli sporchi, ma socialmente necessari, compiti <strong>di</strong> repressione, gli<br />

angeli esistono per facilitarci la vita, ci trattengono quando stiamo per cadere nel<br />

pozzo, ci guidano nel pericoloso passaggio <strong>di</strong> un ponte sopra il precipizio, ci tirano per<br />

un braccio quando stiamo per essere travolti da una quadriga senza blocco o da<br />

un’automobile senza freni. Un angelo veramente degno del suo nome avrebbe anche<br />

potuto risparmiare a Giuseppe queste agonie, bastava che apparisse in sogno ai padri<br />

dei bambini <strong>di</strong> Betlemme, <strong>di</strong>cendo a ognuno, Alzati, pren<strong>di</strong> il bimbo e la madre, fuggi<br />

in Egitto e restaci fino a mio avviso, perché Erode cercherà il piccolo per ucciderlo, e<br />

così tutti i bambini si sarebbero salvati, Gesù nascosto nella grotta con mamma e<br />

papà, e gli altri in viaggio per l’Egitto, da dove sarebbero rientrati solo quando lo<br />

stesso angelo, riapparendo ai loro padri, avesse detto, Alzati, pren<strong>di</strong> il bambino e la<br />

madre, e recati nella terra <strong>di</strong> Israele, perché sono morti coloro che attentavano alla<br />

vita del piccolo. È chiaro che, tramite questo avvertimento, in apparenza benevolo e<br />

protettore, l’angelo avrebbe in realtà smistato i vari bambini nei luoghi dove,<br />

chiunque essi fossero, a tempo debito avrebbero trovato la loro morte ultima, ma gli<br />

angeli, pur avendo tanto potere come si è visto, hanno dei limiti per nascita, in<br />

quanto sono come Dio, non possono evitare la morte. Pensando e ripensando,<br />

Giuseppe poteva anche arrivare alla conclusione che l’angelo <strong>della</strong> grotta fosse, in<br />

fondo, un emissario dei poteri infernali, un demonio, stavolta sotto le spoglie <strong>di</strong> un<br />

pastore, per cui sarebbe <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong>mostrata la debolezza delle donne e delle loro<br />

viziose e acquisite propensioni, qualora fossero sottoposte agli assalti <strong>di</strong> un<br />

qualunque angelo perduto. Se Maria parlasse, se Maria non fosse questo scrigno<br />

chiuso, se Maria non tenesse per sé le più straor<strong>di</strong>narie peripezie <strong>della</strong> sua<br />

annunciazione, sarebbe un <strong>altro</strong> gallo a cantare per Giuseppe, altre argomentazioni<br />

andrebbero a rafforzare le sue tesi, la più importante delle quali, senza dubbio,<br />

sarebbe il fatto che il presunto angelo non ha mica proclamato, Sono un angelo del<br />

Signore, oppure, Vengo in nome del Signore, no, ha detto solo, Sono un angelo,<br />

tutelandosi subito, Ma non lo <strong>di</strong>re a nessuno, come se avesse paura che si venisse a


sapere. Senz’<strong>altro</strong> qualcuno starà già ribattendo che simili quisquilie esegetiche non<br />

contribuiscono affatto a chiarire una storia in fin dei conti arcinota, ma al narratore <strong>di</strong><br />

questo vangelo non sembra la stessa cosa, sia per quanto concerne il passato sia per<br />

quanto riguarderà il futuro, che si sia annunciato come un angelo del cielo o come un<br />

angelo dell’inferno, e le <strong>di</strong>fferenze non sono soltanto formali, ma toccano l’essenza, la<br />

sostanza e il contenuto, è pur vero che chi ha creato certi angeli ha fatto anche gli<br />

altri, ma poi si è corretto.<br />

Maria, come del resto suo marito, anche se, ormai si sa, non per le stesse<br />

ragioni, mostra talvolta un’aria assorta, un’espressione assente, le mani le si bloccano<br />

nel bel mezzo <strong>di</strong> un lavoro, il gesto interrotto, lo sguardo <strong>di</strong>stante, niente <strong>di</strong> strano in<br />

realtà per una donna nel suo stato, se non fosse per i pensieri che l’assorbono,<br />

riassumibili tutti, sia pur con infinite variazioni, in questa semplice domanda, Perché<br />

mi è apparso l’angelo ad annunciare la nascita <strong>di</strong> Gesù e adesso, per questo figlio, no.<br />

Maria guarda il suo primogenito, che si muove gattonando come tutti i cuccioli<br />

d’uomo <strong>della</strong> sua età, lo osserva e cerca in lui un particolare, un segnale, una stella in<br />

fronte, un sesto <strong>di</strong>to <strong>della</strong> mano, ma vede solo un bimbo uguale agli altri, sbava, si<br />

sporca e piange come gli altri, l’unica <strong>di</strong>fferenza è che si tratta <strong>di</strong> suo figlio, i capelli<br />

somigliano a quelli del padre e <strong>della</strong> madre, le iri<strong>di</strong> stanno cominciando a perdere<br />

quella sfumatura biancastra, che noi definiamo <strong>di</strong> latte anche se non è così, e ad<br />

assumere il loro colore naturale, quello dell’ere<strong>di</strong>tà genetica <strong>di</strong>retta, un castano<br />

scurissimo che acquista gradatamente, man mano che si allontana dalla pupilla, una<br />

tonalità che ricorda il verde ombra, se si può definire così un tono cromatico, ma<br />

queste caratteristiche non sono uniche, assumono un’importanza reale solo quando il<br />

figlio è nostro oppure, giacché stiamo parlando <strong>di</strong> lei, <strong>di</strong> Maria. In capo a qualche<br />

settimana, questo bimbo farà i suoi primi tentativi <strong>di</strong> rizzarsi in pie<strong>di</strong> e camminare,<br />

finirà con le mani per terra un mucchio <strong>di</strong> volte e rimarrà lì, a guardare avanti, il capo<br />

faticosamente sollevato, mentre ascolta la voce <strong>della</strong> madre che gli <strong>di</strong>ce, Vieni qua,<br />

vieni qua, tesoro mio, e, non molto tempo dopo, avvertirà il primo bisogno <strong>di</strong> parlare,<br />

quando dei suoni nuovi gli si cominceranno a formare nella gola, e all’inizio non saprà<br />

che cosa farsene, li confonderà con altri già noti e continuerà a provare, l’urlo, il<br />

pianto, ma ben presto comprenderà che deve articolarli in modo <strong>di</strong>verso, più<br />

compenetrato, imitando e aiutandosi con i movimenti delle labbra <strong>della</strong> madre e del<br />

padre, fino a quando riuscirà a pronunciare la prima parola, che non ci è noto quale<br />

potrà essere, forse papa, forse papà, forse mamma, mentre sappiamo bene che,<br />

d’ora in poi, il piccolo Gesù non dovrà mai più fare quel gesto con l’in<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> mano<br />

destra sulla palma <strong>di</strong> quella sinistra se la madre o le vicine gli domanderanno <strong>di</strong><br />

nuovo, Dove fa l’uovo la gallina, è un’infamia cui si costringe l’essere umano, trattarlo<br />

come un cagnolino addestrato a rispondere a uno stimolo sonoro, voce, fischio o


schiocco <strong>della</strong> frusta. Adesso Gesù è in grado <strong>di</strong> rispondere che la gallina può andare a<br />

fare l’uovo dove le pare, purché non glielo faccia nella palma <strong>della</strong> mano. Maria<br />

guarda il figlio, sospira, peccato che l’angelo non torni, Non mi rivedrai molto presto,<br />

ha detto, se adesso fosse qui, lei non si farebbe intimi<strong>di</strong>re come le altre volte, lo<br />

metterebbe alle strette con le sue domande fino a farlo arrendere, una donna con un<br />

figlio fuori e uno dentro non è mica come un agnello innocente, ha imparato a<br />

proprie spese cosa siano i dolori, i pericoli e le pene, e con simili pesi sul piatto dalla<br />

sua parte, può certo far pendere a suo favore qualunque bilancia. Non bastava che<br />

l’angelo le avesse detto, Ti consenta il Signore <strong>di</strong> non vedere tuo figlio come ora ve<strong>di</strong><br />

me, che non so dove posare il capo, primo, avrebbe dovuto spiegare chi fosse quel<br />

Signore nel cui nome sembrava parlare, secondo, se fosse proprio vero che non aveva<br />

un posto dove posare il capo, cosa alquanto <strong>di</strong>fficile da capire trattandosi <strong>di</strong> un<br />

angelo, o se lo <strong>di</strong>cesse solo perché rientrava nella sua parte <strong>di</strong> men<strong>di</strong>cante, terzo,<br />

quale futuro annunciassero a suo figlio le oscure e minacciose parole che aveva<br />

pronunciato, e, infine, quarto, quale mistero fosse mai quello <strong>della</strong> terra luminosa,<br />

sepolta accanto alla porta, là dove era spuntata, dopo il rientro da Betlemme, una<br />

strana pianta, solo tronco e foglie, che avevano ormai rinunciato a tagliare, dopo<br />

avere inutilmente tentato <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>carla perché <strong>ogni</strong> volta rinasceva, e più forte <strong>di</strong><br />

prima. Due fra gli anziani <strong>della</strong> sinagoga, Zacchia e Dotain, avevano esaminato il caso<br />

e, benché poco esperti in scienze botaniche, avevano concordato nel ritenere che<br />

dovesse provenire dal seme trasportato nella terra che, al momento giusto, era<br />

germogliato, Com’è legge del Signore <strong>della</strong> vita, aveva sentenziato Zacchia. Maria si<br />

era abituata alla visione <strong>di</strong> quell’ostinata pianta, ad<strong>di</strong>rittura pensava che le rallegrasse<br />

un po’ l’ingresso, mentre Giuseppe, tutt’<strong>altro</strong> che rassegnato e con nuovi e palpabili<br />

motivi ad alimentare i suoi sospetti, aveva trasferito il bancone da falegname in un<br />

<strong>altro</strong> punto del cortile e fingeva <strong>di</strong> non accorgersi <strong>di</strong> quella detestata presenza. Dopo<br />

l’accetta e la sega, aveva provato con l’acqua bollente ed era arrivato a circondare il<br />

fusto <strong>di</strong> carboni ardenti, ma non aveva osato, per una sorta <strong>di</strong> superstizioso rispetto,<br />

mettere mano alla zappa e scavare fino al punto in cui doveva trovarsi l’origine del<br />

male, la sco<strong>della</strong> con la terra luminosa. Fu allora che nacque il secondo figlio, cui<br />

imposero il nome <strong>di</strong> Giacomo.<br />

Per un po’ <strong>di</strong> anni non vi furono cambiamenti nella famiglia tranne che la<br />

nascita <strong>di</strong> altri figli maschi, oltre che <strong>di</strong> due femmine, e la per<strong>di</strong>ta nei genitori<br />

dell’ultimo vigore <strong>della</strong> gioventù che ancora rimaneva. Niente <strong>di</strong> strano in Maria, è<br />

risaputo come le gravidanze, tanto più se numerose, finiscano per <strong>di</strong>struggere una<br />

donna, se ne vanno pian piano la bellezza e la freschezza, ammesso che le avesse,<br />

tristemente appassiscono il viso e il corpo, basti pensare che dopo Giacomo nacque<br />

Lisia, dopo Lisia, Giuseppe, dopo Giuseppe, Giuda, dopo Giuda, Simone, poi Li<strong>di</strong>a,


Giusto, Samuele, e se ce ne fu qualcun <strong>altro</strong>, morì subito, senza avere il tempo <strong>di</strong><br />

lasciare traccia. I figli sono la gioia dei genitori, si <strong>di</strong>ce, e Maria faceva <strong>di</strong> tutto per<br />

apparire contenta ma, per mesi e mesi, c’era da portare faticosamente nel corpo<br />

stanco tutti quei frutti ghiotti delle sue forze e, a volte, un sentimento <strong>di</strong> impazienza<br />

le pervadeva l’anima, un’in<strong>di</strong>gnazione alla ricerca <strong>della</strong> sua causa, ma il tempo era<br />

quello che era, e lei non pensò mai <strong>di</strong> incolpare Giuseppe, e tanto meno quel Dio<br />

supremo che decide <strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> morte delle Sue creature, prova ne è che<br />

neppure un capello ci cade dalla testa se non per Sua volontà. Dei come e dei perché<br />

si facessero i figli, Giuseppe ne capiva poco o, meglio, aveva i ru<strong>di</strong>menti <strong>della</strong> ragion<br />

pratica, per così <strong>di</strong>re empirici, che riducevano tutti gli enigmi a una sola evidenza,<br />

quella per cui dall’unione <strong>di</strong> maschio e femmina, dove lui conosceva lei, risultavano<br />

alquanto elevate le probabilità che l’uomo generasse nella donna un figlio, che al<br />

termine <strong>di</strong> nove mesi, raramente sette, nasceva completo <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> organo. Il seme del<br />

maschio, lanciato nel ventre <strong>della</strong> donna, aveva già in sé, miniaturizzato e invisibile, il<br />

nuovo essere prescelto da Dio per proseguire il popolamento del mondo da Lui<br />

creato, ma non sempre andava così, l’impenetrabilità dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio, qualora ci<br />

fosse bisogno <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mostrazione, la si trovava nel fatto che non fosse con<strong>di</strong>zione<br />

sufficiente, benché assolutamente necessaria, per generare un figlio che il seme del<br />

maschio si riversasse nell’interno naturale <strong>della</strong> donna. <strong>La</strong>sciandolo scorrere a terra,<br />

come aveva fatto lo sventurato Onan, punito dal Signore con la morte per non aver<br />

voluto generare figli con la vedova del proprio fratello, era sicuro e garantito che la<br />

donna non sarebbe rimasta incinta, ma tante <strong>di</strong> quelle volte, come si suol <strong>di</strong>re, va la<br />

gatta al lardo che finisce a tre per nove ventisette. È <strong>di</strong>mostrato, dunque, che<br />

dev’essere stato Dio a mettere Isacco in quel po’ <strong>di</strong> linfa che Abramo riusciva ancora a<br />

produrre, e deve averlo ficcato nel ventre <strong>di</strong> Sara, che non aveva più neppure le sue<br />

regole. Considerando il problema da questa angolazione, <strong>di</strong>ciamo teogenetica, se ne<br />

può concludere, senza abusare <strong>della</strong> logica, che a tutto deve presiedere in questo<br />

mondo e negli altri, che era Dio stesso a spingere e a stimolare Giuseppe nella<br />

frequentazione così assidua <strong>di</strong> Maria, facendone un suo strumento per cancellare, per<br />

compensazione numerica, i rimorsi che provava da quando aveva consentito, o<br />

voluto, senza prendersi la briga <strong>di</strong> pensare alle conseguenze, l’uccisione degli<br />

innocenti <strong>di</strong> Betlemme. Ma la cosa più curiosa, e che <strong>di</strong>mostra quanto i <strong>di</strong>segni del<br />

Signore, oltre che ovviamente imperscrutabili, siano anche sconcertanti, è che<br />

Giuseppe, seppure in modo confuso, quasi a sfiorargli la coscienza, supponeva <strong>di</strong><br />

agire per proprio conto e, lo creda chi può, con lo stesso intento <strong>di</strong> Dio, e cioè quello<br />

<strong>di</strong> restituire al mondo, in un accanito tentativo <strong>di</strong> procreazione, se non proprio i<br />

bambini uccisi, almeno tanti quanti erano stati, il numero esatto, in modo che non si<br />

trovasse alcuna <strong>di</strong>fferenza al prossimo censimento. Il rimorso <strong>di</strong> Dio e quello <strong>di</strong>


Giuseppe erano un rimorso solo, e se ai vecchi tempi si <strong>di</strong>ceva già, Dio non dorme,<br />

oggi siamo in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> saperne il motivo, Dio non dorme perché ha commesso<br />

una mancanza imperdonabile persino a un uomo. A <strong>ogni</strong> figlio che procreava<br />

Giuseppe, Dio tirava un po’ più su la testa, ma non l’alzerà mai del tutto, perché i<br />

bambini uccisi a Betlemme erano stati venticinque e Giuseppe non sarebbe vissuto<br />

abbastanza per generare una così gran quantità <strong>di</strong> figli con una donna sola, e Maria,<br />

ormai così stanca, così dolente nell’anima e nel corpo, non avrebbe potuto<br />

sopportare tanto. Il cortile e la casa del falegname apparivano pieni <strong>di</strong> bambini,<br />

eppure era come se fossero vuoti.<br />

Quando arrivò ai cinque anni, il figlio <strong>di</strong> Giuseppe cominciò ad andare a scuola.<br />

Tutte le mattine, allo spuntar del giorno, la madre lo portava dall’incaricato <strong>della</strong><br />

sinagoga, il quale, trattandosi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> grado elementare, all’uopo bastava, e lì, nella<br />

sinagoga trasformata in aula, lui e gli altri ragazzini <strong>di</strong> Nazaret, fino ai <strong>di</strong>eci anni,<br />

adempivano la sentenza del saggio, Il bambino deve essere allevato nella Torah come<br />

il bue nel recinto. <strong>La</strong> lezione finiva all’ora sesta, cioè al nostro mezzogiorno, Maria era<br />

già lì ad aspettare il figlio e, povera donna, non poteva neppure domandargli quale<br />

fosse il suo profitto, non ha nemmeno questo semplice <strong>di</strong>ritto, perché la massima<br />

conclusiva del saggio recita, Meglio che la Legge perisca tra le fiamme <strong>piu</strong>ttosto che<br />

sia affidata alle donne, anche se non va trascurata la possibilità che il figlio, ormai<br />

abbastanza edotto sul ruolo delle donne nel mondo, ivi comprese le madri, le potesse<br />

dare una <strong>di</strong> quelle risposte in grado <strong>di</strong> ridurti a niente, ciò che in fondo siamo tutti,<br />

pensate a Erode, tanto potere, tanto potere, e se andassimo a vederlo adesso non<br />

potremmo neppure recitare, Giace morto e imputri<strong>di</strong>sce, ora è tutto un fetore,<br />

polvere, ossa sconnesse e drappi su<strong>di</strong>ci. Quando Gesù entrava in casa, il padre gli<br />

domandava, Cos’hai imparato oggi, e il bambino, che aveva avuto la fortuna <strong>di</strong><br />

nascere con un’ottima memoria, ripeteva per filo e per segno, immancabilmente, la<br />

lezione del maestro, dapprima i nomi delle lettere dell’alfabeto, poi le parole<br />

principali e, più avanti, frasi complete <strong>della</strong> Torah, brani interi, che Giuseppe seguiva<br />

con movimenti cadenzati <strong>della</strong> mano destra, mentre annuiva lievemente con il capo.<br />

Così Maria, in <strong>di</strong>sparte, veniva a sapere quello che non poteva domandare, è un<br />

vecchio metodo femminile, perfezionato con secoli e millenni <strong>di</strong> pratica, quando non<br />

le autorizzano ad apprendere in proprio, loro si mettono lì ad ascoltare, e in breve<br />

sanno tutto, fino al punto, che è il massimo <strong>della</strong> saggezza, <strong>di</strong> separare il falso dal<br />

vero. Eppure, quello che Maria non conosceva, o perlomeno non a sufficienza, era lo<br />

strano legame che univa il marito a quel figlio, anche se neppure a un estraneo<br />

sarebbe passata inosservata quell’espressione, un misto <strong>di</strong> dolcezza e pena, che<br />

spuntava appena sul viso <strong>di</strong> Giuseppe quando parlava al suo primogenito, come se<br />

stesse pensando, Questo figlio tanto amato è il mio dolore. Maria sapeva solo che gli


incubi <strong>di</strong> Giuseppe, come una malattia dell’anima, non gli davano mai tregua, ma quel<br />

tormento notturno, così ripetuto, era ormai <strong>di</strong>venuto un’abitu<strong>di</strong>ne, come dormire sul<br />

fianco destro o svegliarsi assetato nel cuore <strong>della</strong> notte. E se Maria, da buona e degna<br />

sposa, non aveva smesso <strong>di</strong> preoccuparsi per il marito, la cosa più importante <strong>di</strong> tutte,<br />

per lei, era vedere il figlio sano e salvo, segno che la colpa non era stata poi così<br />

grande, altrimenti il Signore avrebbe già mandato un castigo, senza pensarci troppo,<br />

come al suo solito, pensate a Giobbe, <strong>di</strong>strutto, con la lebbra, eppure era sempre<br />

stato un uomo integro e retto, timorato <strong>di</strong> Dio, la sua sfortuna fu quella <strong>di</strong> essere<br />

<strong>di</strong>venuto involontario oggetto <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sputa fra Satana e lo stesso Dio, ciascuno<br />

aggrappato alle proprie idee e prerogative. E poi ci si stupisce che un uomo si <strong>di</strong>speri<br />

e urli, Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui fui concepito, quel giorno sia<br />

tenebra, non si aggiunga ai giorni dell’anno e non entri nel conto dei mesi, e quella<br />

notte sia sterile e priva <strong>di</strong> giubilo, è vero che Giobbe fu ricompensato da Dio con la<br />

restituzione del doppio <strong>di</strong> quanto gli aveva tolto, ma per gli altri uomini, nel cui nome<br />

non si è mai scritto nessun libro, è tutto un togliere e non dare, un promettere e non<br />

esau<strong>di</strong>re. Nella casa <strong>di</strong> questo falegname la vita, malgrado tutto, scorreva tranquilla, e<br />

sulla tavola, seppur senza l’abbondanza <strong>della</strong> prosperità, non era mai mancato il pane<br />

quoti<strong>di</strong>ano e quel tanto <strong>di</strong> companatico che aiuta l’anima a tenersi legata al corpo.<br />

Fra i beni <strong>di</strong> Giuseppe e i beni <strong>di</strong> Giobbe l’unica somiglianza che comunque potrebbe<br />

ritrovarsi sarebbe nel numero dei figli, sette figli e tre figlie ebbe Giobbe, sette figli e<br />

due figlie aveva Giuseppe, con un vantaggio per il falegname, quello <strong>di</strong> aver messo al<br />

mondo una donna in meno. Ma, prima che Dio gli raddoppiasse i beni, Giobbe era già<br />

proprietario <strong>di</strong> settemila pecore, tremila cammelli, cinquecento paia <strong>di</strong> buoi e<br />

cinquecento asine, senza contare gli schiavi, a profusione, mentre Giuseppe possiede<br />

quell’asino che conosciamo e nient’<strong>altro</strong>. In verità, una cosa è lavorare per mantenere<br />

due persone appena, e poi una terza, ma questa, nel primo anno, per via in<strong>di</strong>retta,<br />

un’altra cosa è vedersi intorno un nugolo <strong>di</strong> figli che, crescendo il corpo e il bisogno,<br />

reclamano cibi soli<strong>di</strong> e a tempo debito. E, visto che i guadagni <strong>di</strong> Giuseppe non<br />

bastavano per assumere dei lavoranti, il naturale rime<strong>di</strong>o stava nei figli, per così <strong>di</strong>re<br />

da seminare, e del resto è un obbligo <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> genitore, ché lo <strong>di</strong>ce anche il Talmud,<br />

Così come è doveroso nutrire i figli, è altrettanto doveroso insegnare loro una<br />

professione, perché non facendolo si renderebbe il figlio un delinquente. E se<br />

pensiamo a che cosa insegnavano i rabbi, L’artigiano intento al proprio lavoro non ha<br />

il dovere <strong>di</strong> alzarsi al cospetto del più gran dottore, possiamo immaginare con quale<br />

orgoglio professionale Giuseppe si <strong>di</strong>sponesse a istruire i figli maggiori, l’uno dopo<br />

l’<strong>altro</strong>, a mano a mano che ne avevano l’età, prima Gesù, poi Giacomo, poi Giuseppe,<br />

poi Giuda, nei segreti e nelle tra<strong>di</strong>zioni dell’arte carpentiera, nonché nel rispetto <strong>di</strong><br />

quell’antica costumanza popolare che <strong>di</strong>ce, Per quanto sia poco il lavoro del bambino,


chi ne fa a meno è un gran cretino, è proprio quello che in seguito si è chiamato<br />

lavoro minorile. Quando riprendeva il lavoro dopo il pasto serotino, papà Giuseppe<br />

era aiutato dai figli, vero e proprio esempio <strong>di</strong> un’economia famigliare che avrebbe<br />

potuto dare infine, ai nostri giorni, degli eccellenti frutti, magari una vera <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong><br />

falegnami, se Dio, che sa bene ciò che vuole, non avesse voluto tutt’altra cosa.<br />

10.<br />

Come se all’empia superbia dell’impero non bastassero le vessazioni cui<br />

sottoponeva il popolo ebreo da più <strong>di</strong> settant’anni, con il pretesto <strong>della</strong> <strong>di</strong>visione<br />

dell’antico regno <strong>di</strong> Erode, Roma decise <strong>di</strong> aggiornare l’ultimo censimento, stavolta<br />

<strong>di</strong>spensando gli uomini, comunque, dal recarsi ai luoghi d’origine, con i ben noti<br />

scompigli nell’agricoltura e nel commercio, nonché alcune conseguenze marginali,<br />

come nel caso <strong>di</strong> Giuseppe il falegname e <strong>della</strong> sua famiglia. Col nuovo sistema, girano<br />

i censori <strong>di</strong> villaggio in villaggio, <strong>di</strong> paese in paese, <strong>di</strong> città in città, convocano nella<br />

piazza principale o su uno spiazzo aperto gli uomini del posto, capifamiglia o meno, e<br />

sotto la protezione <strong>della</strong> guar<strong>di</strong>a, calamo in pugno, vanno registrando negli elenchi<br />

finanziari nomi, incarichi e beni racimolabili. Orbene, vale la pena <strong>di</strong> ricordare che<br />

simili proce<strong>di</strong>menti non sono visti <strong>di</strong> buon occhio in questa parte del mondo, e non<br />

solo adesso, basti pensare quanto si narra nella Scrittura sulla malaugurata idea che<br />

venne al re Davide quando or<strong>di</strong>nò a Ioab, capo del suo esercito, <strong>di</strong> andare a fare il<br />

censimento d’Israele e <strong>di</strong> Giuda, parole sue, che pronunciò così, Percorri tutte le tribù<br />

<strong>di</strong> Israele, da Dan fino a Bersabea, e fa’ il censimento del popolo, affinché io conosca il<br />

numero <strong>della</strong> popolazione, e siccome parola <strong>di</strong> re è regale, Ioab tacque i suoi dubbi,<br />

radunò l’esercito, e tutti si misero in cammino, alle prese con il lavoro. Quando<br />

tornarono a Gerusalemme erano passati nove mesi e venti giorni, e Ioab aveva bell’e<br />

pronti i dati del censimento, in Israele c’erano ottocentomila guerrieri che<br />

maneggiavano la spada, in Giuda cinquecentomila. Orbene, è noto come Dio non<br />

gra<strong>di</strong>sca che si facciano conti in vece Sua, e specialmente con questo popolo che gli<br />

appartiene per elezione e che, perciò, non potrà mai avere altri signori e padroni,<br />

tanto meno Roma, governata come sappiamo da falsi dei e falsi uomini, primo,<br />

perché questi dei <strong>di</strong> fatto non esistono e, secondo, perché, anche se malgrado tutto<br />

dotati <strong>di</strong> una certa esistenza in quanto bersagli <strong>di</strong> un culto privo <strong>di</strong> oggettività<br />

effettiva, la stessa vacuità del culto <strong>di</strong>mostrerà la falsità degli uomini. Ma, per il<br />

momento, lasciamo perdere Roma e ritorniamo al re Davide che, nel preciso istante<br />

in cui il capo dell’esercito gli illustrò i dati, ebbe un tuffo al cuore, troppo tar<strong>di</strong>, a nulla<br />

gli servirono il rimorso e l’aver detto, Ho commesso un grave peccato per quanto ho<br />

fatto, Signore, ma perdona l’iniquità del Tuo servo, poiché io ho com<strong>piu</strong>to una grande<br />

stoltezza, e il caso volle che un profeta <strong>di</strong> nome Gad, veggente del re e, per così <strong>di</strong>re,


suo interme<strong>di</strong>ario per arrivare all’Altissimo, gli si presentasse il mattino dopo, al<br />

risveglio, e <strong>di</strong>cesse, Il Signore mi or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> chiederti che cosa preferisci, tre anni <strong>di</strong><br />

carestia nel paese, tre mesi <strong>di</strong> sconfitte davanti al nemico che ti insegue, oppure tre<br />

giorni <strong>di</strong> pestilenza su tutta la nazione. Davide non domandò quanta gente sarebbe<br />

morta in ciascun caso, calcolò che in tre giorni <strong>di</strong> peste, sarebbero comunque morte<br />

sempre meno persone che in tre mesi <strong>di</strong> guerra o in tre anni <strong>di</strong> carestia, Sia fatta la<br />

Tua volontà, Signore, che venga la peste, <strong>di</strong>sse. E Dio mandò la peste, e morirono<br />

settantamila uomini del popolo, senza contare le donne e i bambini che, come al<br />

solito, non furono registrati. Verso la fine, il Signore acconsentì a ritirare la peste in<br />

cambio <strong>di</strong> un altare, ma ormai i morti c’erano, o Dio non se ne ricordava, o non<br />

trovava conveniente la risurrezione se, come c’è da supporre, si stava ormai<br />

<strong>di</strong>scutendo e litigando su ere<strong>di</strong>tà e spartizioni, mica perché sta scritto che un popolo<br />

appartiene <strong>di</strong>rettamente a Dio può rinunciare così ai beni del mondo, a maggior<br />

ragione se si tratta <strong>di</strong> beni legittimi, guadagnati con il sudore <strong>della</strong> fronte o delle<br />

battaglie, ma tant’è, quello che conta, in fondo, è il risultato.<br />

Bisogna comunque tenere conto, per l’esattezza dei giu<strong>di</strong>zi che pure daremo<br />

sulle azioni umane e <strong>di</strong>vine, che Dio, il quale si era ripagato dell’errore <strong>di</strong> Davide con<br />

prontezza e con mano pesante, adesso sembra assistere estraneo alle vessazioni<br />

esercitate da Roma sui Suoi figli pre<strong>di</strong>letti e si <strong>di</strong>mostra in<strong>di</strong>fferente, massima<br />

perplessità, all’irriverenza nei confronti del proprio nome e potere. Orbene, in questi<br />

casi, e cioè quando è ormai chiaro che Dio non interviene né c’è traccia che interverrà<br />

molto presto, l’unico rime<strong>di</strong>o per l’uomo è <strong>di</strong> farne le veci e <strong>di</strong> allontanarsi da casa<br />

propria per andare a mettere or<strong>di</strong>ne nel mondo offeso, dalla casa che è sua e nel<br />

mondo che appartiene a Dio. Quin<strong>di</strong>, come si è detto, giravano i censori con<br />

l’insolenza tipica <strong>di</strong> chi tutto comanda, per <strong>di</strong> più con le spalle coperte dai soldati, una<br />

metafora espressiva anche se equivoca per <strong>di</strong>re solo che i militari erano lì a<br />

proteggerli da insulti e maltrattamenti, quando cominciò a <strong>di</strong>vampare la protesta in<br />

Galilea e Giudea, prima soffocata, come chi per il momento voglia soltanto saggiare le<br />

proprie forze, valutarle, soppesarle, e poi, gradatamente, con singoli gesti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sperazione, un artigiano che si avvicina al tavolo del censore e <strong>di</strong>ce, a voce alta, che<br />

non gli strapperanno neanche il nome, un commerciante che si rinchiude nella tenda<br />

con la famiglia e minaccia <strong>di</strong> spaccare tutti i vasi e <strong>di</strong> strappare tutti i tessuti, un<br />

agricoltore che appicca il fuoco al campo e si presenta con un cesto pieno <strong>di</strong> cenere,<br />

<strong>di</strong>cendo, Ecco le monete con cui Israele paga chi l’offende. Venivano tutti arrestati<br />

imme<strong>di</strong>atamente, buttati in carcere, picchiati e umiliati, e visto che la resistenza<br />

umana ha dei limiti ridotti, quanto ci hai fatto deboli, tutti nervi e fragilità, a un certo<br />

punto il coraggioso crollava, l’artigiano rivelava senza un minimo <strong>di</strong> vergogna i segreti<br />

più intimi, il commerciante proponeva una, o magari due figlie come imposta


aggiuntiva, l’agricoltore si cospargeva <strong>di</strong> cenere e si offriva come schiavo. Alcuni non<br />

cedevano, pochi, e perciò morivano, mentre altri, imparata la miglior lezione, che<br />

l’occupante buono è anche quello morto, presero le armi e se ne andarono sui monti.<br />

Diciamo armi, ma erano sassi, fionde, bastoni e clavette, qualche arco con le frecce,<br />

quanto bastava per cominciare un’intifada, e, dopo un po’ <strong>di</strong> tempo, un certo numero<br />

<strong>di</strong> spade e lance recuperate in qualche rapida scaramuccia, ma che al momento<br />

opportuno non servivano a granché, abituati com’erano tutti, fin dai tempi <strong>di</strong> Davide,<br />

a rustiche salmerie, da pacifici pastori e non certo da guerrieri convinti. Un uomo,<br />

però, che sia giudeo o no, si abitua alla guerra come <strong>di</strong>fficilmente riesce ad adeguarsi<br />

alla pace, soprattutto se ha trovato un capo e, ancor più che credere in lui, ha fede in<br />

ciò in cui quel capo crede. Questo condottiero, il capo <strong>della</strong> rivolta contro i romani,<br />

iniziata quando il primogenito <strong>di</strong> Giuseppe aveva un<strong>di</strong>ci anni, si chiamava Giuda ed<br />

era nato in Galilea, per cui lo chiamavano Giuda il Galileo o Giuda <strong>di</strong> Galilea. Non c’è<br />

niente da stupirsi in queste primitive identificazioni, per<strong>altro</strong> assai comuni, è facile<br />

per esempio trovare un Giuseppe d’Arimatea, un Simone <strong>di</strong> Cirene, o Cireneo, una<br />

Maria Maddalena, o <strong>di</strong> Magdala, e se il figlio <strong>di</strong> Giuseppe potrà vivere e prosperare,<br />

non abbiamo alcun dubbio che lo chiameranno semplicemente Gesù <strong>di</strong> Nazaret, o<br />

Gesù Nazareno, o ad<strong>di</strong>rittura, più semplicemente ancora, infatti non si sa mai fin dove<br />

possa arrivare l’identificazione <strong>di</strong> una persona con il luogo in cui è nata o, come in<br />

questo caso, in cui è <strong>di</strong>ventata uomo o donna, il Nazareno. Ma queste sono<br />

pre<strong>di</strong>zioni, il destino, non lo si ripeterà mai abbastanza, è uno scrigno come altri non<br />

ne esistono, aperto e contemporaneamente chiuso, si guarda dentro e si può vedere<br />

quanto è successo, la vita passata, destino ormai com<strong>piu</strong>to, ma <strong>di</strong> quanto dovrà<br />

accadere non si ottiene niente, solo qualche presentimento, qualche intuizione, come<br />

nel caso <strong>di</strong> questo vangelo, che adesso non si scriverebbe se non fosse stato per<br />

quegli straor<strong>di</strong>nari avvertimenti, iniziatori forse <strong>di</strong> un destino maggiore che non <strong>di</strong><br />

una pura e semplice vita. Per riprendere il filo, la ribellione, come stavamo <strong>di</strong>cendo,<br />

era impastata nel sangue <strong>della</strong> famiglia <strong>di</strong> Giuda il Galileo, il cui padre, il vecchio<br />

Ezechia, era già entrato in lotta, con un suo esercito, all’epoca delle rivolte popolari<br />

che, dopo la morte <strong>di</strong> Erode, erano scoppiate contro i presunti ere<strong>di</strong>, prima che Roma<br />

confermasse la spartizione del regno e l’autorità dei nuovi tetrarchi. Sono cose che<br />

non si riescono a spiegare, come mai, tutti fatti come siamo delle stesse umanissime<br />

materie, questa carne, queste ossa, questo sangue, questa pelle e questo sorriso,<br />

questo sudore e queste lacrime, alcuni poi vengano fuori codar<strong>di</strong> e altri impavi<strong>di</strong>, chi<br />

uomo <strong>di</strong> guerra e chi <strong>di</strong> pace, per portare un esempio, quanto è servito per fare un<br />

Giuseppe è stato utilizzato anche per creare un Giuda, e mentre questi, figlio <strong>di</strong> suo<br />

padre e padre dei suoi figli, seguendo l’esempio dell’uno e dando un esempio agli<br />

altri, ha abbandonato la tranquillità per andare a <strong>di</strong>fendere in battaglia i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> Dio,


Giuseppe il falegname se n’è rimasto a casa, con i suoi nove figli piccoli e la loro<br />

madre, aggrappato al suo bancone e alla necessità <strong>di</strong> guadagnarsi il pane oggi, ché il<br />

domani chissà a chi appartiene, qualcuno <strong>di</strong>ce a Dio, un’ipotesi buona quanto<br />

un’altra, e cioè che non appartenga a nessuno e che tutto, lo ieri, l’oggi e il domani,<br />

<strong>altro</strong> non siano che <strong>di</strong>versi nomi dell’illusione.<br />

Ma da questo paese <strong>di</strong> Nazaret alcuni uomini, soprattutto fra i più giovani,<br />

andarono a unirsi ai guerriglieri <strong>di</strong> Giuda il Galileo, generalmente scomparivano senza<br />

avvisare, si <strong>di</strong>leguavano, per così <strong>di</strong>re, da un momento all’<strong>altro</strong>, tutto rimaneva<br />

nell’intimo segreto <strong>della</strong> famiglia, e la tacita regola del sigillo era imperiosa a un<br />

punto tale che a nessuno veniva in mente <strong>di</strong> fare domande, Dov’è Natanaele, non lo<br />

vedo da giorni, se Natanaele non si presentava più alla sinagoga o se, nei campi, la fila<br />

dei mietitori si era accorciata <strong>di</strong> un uomo, tutti si comportavano come se Natanaele<br />

non fosse mai esistito, ma non era proprio così, <strong>ogni</strong> tanto si veniva a sapere che<br />

Natanaele era rientrato in paese, da solo, nel buio <strong>della</strong> notte, e se n’era riandato ai<br />

primi segni dell’alba, l’unico in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> questo an<strong>di</strong>rivieni era il sorriso <strong>di</strong> sua moglie,<br />

ma certi sorrisi esprimono tutto, una donna è lì, immobile, lo sguardo perso nel<br />

vuoto, e <strong>di</strong> punto in bianco comincia a sorridere, un sorriso vago, riflesso, come<br />

un’immagine che appare sull’acqua e tremola sulla superficie agitata, solo un cieco,<br />

perché non lo può vedere, potrebbe pensare che la moglie <strong>di</strong> Natanaele ha trascorso<br />

un’altra notte senza il marito. E il cuore umano è così strano che tante donne, le quali<br />

pure godevano <strong>della</strong> continua presenza dei mariti, si mettevano a sospirare<br />

immaginando quegli incontri e, facendo una gran confusione, si facevano intorno alla<br />

moglie <strong>di</strong> Natanaele come le api sopra un fiore traboccante <strong>di</strong> polline. Non era il caso<br />

<strong>di</strong> Maria, con quei nove figli e un marito che, tutte le notti, gemeva e gridava <strong>di</strong><br />

angoscia e terrore, tanto da svegliare i bambini che, a loro volta, scoppiavano a<br />

piangere. Con il passare del tempo, per fortuna, o forse non tanto, finirono per<br />

abituarsi, ma il maggiore, che qualcosa, non ancora un sogno, spaventava nel sonno,<br />

continuava a svegliarsi, le prime volte chiedeva alla madre, Che cos’ha papà, e lei<br />

rispondeva, quasi a non darvi importanza, Sono brutti s<strong>ogni</strong>, non poteva mica <strong>di</strong>re al<br />

figlio, Tuo padre stava sognando <strong>di</strong> trovarsi con i soldati <strong>di</strong> Erode sulla via <strong>di</strong><br />

Betlemme, Quale Erode, Il padre <strong>di</strong> quello che ci governa, Ed era questo il motivo per<br />

cui gemeva e gridava, Sì, proprio questo, Non capisco perché il fatto <strong>di</strong> essere il<br />

soldato <strong>di</strong> un re ormai morto provochi brutti s<strong>ogni</strong>, Tuo padre non è mai stato un<br />

soldato <strong>di</strong> Erode, ha sempre fatto il falegname, Allora perché lo sogna, Gli uomini non<br />

scelgono i s<strong>ogni</strong> che fanno, Allora sono i s<strong>ogni</strong> che scelgono gli uomini, Non l’ho mai<br />

sentito <strong>di</strong>re a nessuno, ma dev’essere così, Perché quelle urla, mamma, perché quei<br />

gemiti, È che tutte le notti tuo padre sogna <strong>di</strong> andare a ucciderti, ovvio, Maria non<br />

poteva arrivare a quel punto, a rivelare la causa dell’incubo del marito proprio a chi,


in quel sogno angoscioso, aveva come Isacco, figlio <strong>di</strong> Abramo, la parte <strong>di</strong> vittima mai<br />

consumata, ma condannata inesorabilmente. Un giorno, mentre aiutava il padre a<br />

montare una porta, Gesù prese coraggio e glielo domandò, e lui, dopo un lungo<br />

silenzio, senza neppure alzare gli occhi, rispose solo questo, Figlio mio, ormai conosci i<br />

tuoi doveri e i tuoi obblighi, adempi a tutti e troverai giustificazione <strong>di</strong> fronte a Dio,<br />

ma bada anche <strong>di</strong> cercare nella tua anima se ve ne siano altri che non ti sono stati<br />

insegnati, È questo il tuo sogno, padre, No, ne è solo il motivo, l’aver <strong>di</strong>menticato un<br />

giorno un dovere, o anche peggio, Peggio, come, Non ho pensato, E il sogno, Il sogno<br />

è quel pensiero che non si è avuto nel momento in cui era necessario, adesso ce l’ho<br />

tutte le notti, non posso <strong>di</strong>menticarlo. E che cosa avresti dovuto pensare, Né tu puoi<br />

farmi tutte le domande, né io posso darti tutte le risposte. Stavano lavorando nel<br />

cortile, all’ombra, perché si era in estate e il sole bruciava. Lì accanto, giocavano i<br />

fratelli <strong>di</strong> Gesù, tranne il più piccolo, che si trovava dentro casa, a tettare in braccio<br />

alla mamma. Anche Giacomo li aveva aiutati, ma poi si era stancato, o forse stufato,<br />

non c’è da stupirsi, a quest’età un anno fa molta <strong>di</strong>fferenza, e a Gesù ormai manca<br />

poco per entrare nella maturità <strong>della</strong> conoscenza religiosa, ha concluso l’istruzione<br />

elementare e adesso, oltre che a proseguire lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Torah, o Legge scritta,<br />

deve incominciare quello <strong>della</strong> Legge orale, ben più ardua e complessa. Sarà quin<strong>di</strong><br />

più comprensibile come, giovane qual è, possa avere sostenuto questa conversazione<br />

seria con il padre, usando con proprietà le parole e <strong>di</strong>scutendo con ponderatezza e<br />

logica. Gesù sta per compiere do<strong>di</strong>ci anni, fra poco sarà un uomo, e potrebbe magari<br />

riprendere l’argomento lasciato in sospeso se Giuseppe fosse <strong>di</strong>sposto a riconoscersi<br />

colpevole davanti al figlio, come non fece Abramo con il proprio figlio Isacco, quel<br />

giorno fu tutto un riconoscere e un lodare il potere <strong>di</strong> Dio. Ma è proprio vero che la<br />

retta scrittura <strong>di</strong> Dio coincide ben poco con le linee contorte degli uomini, guardate,<br />

appunto, il caso <strong>di</strong> Abramo cui, all’ultimo momento, comparve l’angelo <strong>di</strong>cendo, Non<br />

alzare la mano su tuo figlio, e osservate il caso <strong>di</strong> Giuseppe, il quale, anche se Dio gli<br />

aveva messo sulla strada, al posto dell’angelo, un caporale e tre soldati chiacchieroni,<br />

non ha approfittato del tempo a <strong>di</strong>sposizione per salvare dalla morte i bambini <strong>di</strong><br />

Betlemme. Ma se Gesù, che ha cominciato tanto bene, non si perderà strada facendo<br />

con l’età, forse arriverà pure a chiedersi il perché Dio abbia salvato Isacco e non abbia<br />

fatto niente per portare a salvamento quegli sventurati infanti che, immuni dal<br />

peccato come il figlio <strong>di</strong> Abramo, non hanno trovato pietà <strong>di</strong>nanzi al trono del<br />

Signore. E, in tal caso, Gesù potrà <strong>di</strong>re al suo progenitore, Padre, non devi sopportare<br />

tutta la colpa, e nel segreto del proprio cuore magari oserà domandare, Quando<br />

arriverà, o Signore, il giorno in cui verrai a noi per riconoscere i Tuoi errori <strong>di</strong>nanzi agli<br />

uomini.


Mentre all’interno <strong>della</strong> casa e dell’anima Giuseppe il falegname e suo figlio<br />

Gesù vagliavano, fra ciò che esprimevano e ciò che tacevano, questi elevati<br />

argomenti, proseguiva la guerra contro i romani. Durava da più <strong>di</strong> due anni e, <strong>ogni</strong><br />

tanto, giungevano a Nazaret notizie funeree, È morto Efraim, è morto Abiezer, è<br />

morto Neftali, è morto Eleazaro, ma i corpi non si sapeva con certezza dove fossero,<br />

fra due rocce sul monte, in fondo a un crepaccio, portati via dalla corrente del fiume,<br />

sotto l’inutile ombra <strong>di</strong> un albero. Chi è rimasto a Nazaret può anche lavarsene le<br />

mani e, non potendo neppure celebrare il funerale dei morti, <strong>di</strong>re, Le nostre mani non<br />

hanno versato questo sangue e i nostri occhi non lo hanno visto. Ma giungevano<br />

anche notizie <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> vittorie, i romani cacciati dalla città <strong>di</strong> Sefforis, lì vicino, a due<br />

ore <strong>di</strong> cammino da Nazaret, <strong>di</strong> vaste zone <strong>della</strong> Giudea e <strong>della</strong> Galilea dove l’esercito<br />

nemico non osava penetrare, e nel paese <strong>di</strong> Giuseppe è da oltre un anno che non si<br />

vede un soldato <strong>di</strong> Roma. Chissà che non sia magari stato proprio questo a spingere il<br />

vicino del falegname, il curioso e <strong>di</strong>sponibile Anania, <strong>di</strong> cui non c’era più stato bisogno<br />

<strong>di</strong> parlare, a spingerlo, <strong>di</strong>cevamo, in questi giorni, a entrare nel cortile con aria<br />

misteriosa, <strong>di</strong>cendo, Seguimi, e ha buoni motivi per chiederglielo, ché nelle case <strong>di</strong><br />

questa gente, piccole come sono, è impossibile un minimo <strong>di</strong> intimità, dove c’è uno ci<br />

sono tutti, la notte mentre dormono, <strong>di</strong> giorno in qualunque circostanza e occasione,<br />

buon pro per il Signore Id<strong>di</strong>o che così potrà più facilmente riconoscere i Suoi nel<br />

giorno del Giu<strong>di</strong>zio Universale. Non si stupì Giuseppe <strong>di</strong> quella richiesta, neppure<br />

quando Anania aggiunse in gran segreto, An<strong>di</strong>amo nel deserto, ebbene, sappiamo<br />

come il deserto non sia soltanto quello che la nostra mente ha l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

raffigurarci quando leggiamo o u<strong>di</strong>amo questa parola, un’enorme <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> sabbia,<br />

un mare <strong>di</strong> dune ardenti, i deserti, come li si intende anche qui, ci sono persino nella<br />

verde Galilea, sono i campi incolti, i luoghi dove non vivono uomini né si scorgono le<br />

tracce del loro assiduo lavoro, <strong>di</strong>re deserto significa affermare, Quando ci saremo noi,<br />

non lo sarà più. In questo caso, però, con due soli uomini in cammino attraverso la<br />

boscaglia, ancora in vista <strong>di</strong> Nazaret, <strong>di</strong>retti verso tre gran<strong>di</strong> rocce che spuntano sulla<br />

sommità <strong>della</strong> collina, è chiaro che non si può parlare <strong>di</strong> popolamento, il deserto sarà<br />

<strong>di</strong> nuovo tale quando i due l’avranno abbandonato. Si sedette per terra Anania, e<br />

accanto a lui Giuseppe, c’è la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età che è sempre esistita, è chiaro, il<br />

tempo trascorre per tutti uguale, ma così non sono i suoi effetti, ecco perché Anania,<br />

che non se la passava neanche male per l’età che aveva quando lo abbiamo<br />

conosciuto, oggi sembra un vecchio, e ciò malgrado il tempo non abbia risparmiato<br />

neppure Giuseppe. Anania sembra esitante, l’aria risoluta con cui era entrato in casa<br />

del falegname si è persa strada facendo, e adesso occorrerà che Giuseppe lo rincuori<br />

con una breve frase, che non dovrà sembrare una domanda, sul tipo, Ci siamo<br />

allontanati un bel po’, è un buon aggancio per Anania, e gli permetterà <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, Non


era argomento da potersi trattare in casa tua o mia. D’ora in poi, la conversazione<br />

potrà seguire le normali vie, per quanto scabroso possa essere il motivo che li ha<br />

portati in questo luogo appartato, come adesso si vedrà. Disse Anania, Un giorno mi<br />

hai chiesto <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>rti la casa durante la tua assenza, e io l’ho fatto, Sempre ti fui<br />

grato per quel favore, <strong>di</strong>sse Giuseppe, e Anania proseguì, Adesso è arrivato il<br />

momento <strong>di</strong> chiederti <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>rmi la casa durante la mia assenza, Parti con tua<br />

moglie, No, da solo, Ma, se rimane lei, Chua si trasferirà a casa <strong>di</strong> certi parenti<br />

pescatori, Non vorrai <strong>di</strong>rmi che hai presentato a tua moglie l’atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorzio, Non ho<br />

<strong>di</strong>vorziato da lei, se non l’ho fatto quando ho saputo che non poteva darmi figli, non<br />

lo farei neppure adesso, ma dovrò assentarmi da casa per un periodo, ed è meglio<br />

che Chua stia con i suoi, Starai via molto tempo, Non so, <strong>di</strong>pende da quanto durerà la<br />

guerra, Che cosa c’entra la guerra con la tua assenza, <strong>di</strong>sse Giuseppe, sorpreso. Vado<br />

a cercare Giuda il Galileo, E cosa vuoi da lui, Voglio chiedergli se accetta <strong>di</strong> accogliermi<br />

nel suo esercito, Ma tu, Anania, sei sempre stato un uomo <strong>di</strong> pace e adesso ti vuoi<br />

immischiare in questa guerra contro i romani, pensa a cosa è capitato a Efraim e<br />

Abiezer, E anche a Neftali ed Eleazaro, Allora ascolta la voce del buon senso,<br />

Ascoltami tu, Giuseppe, qualunque sia la voce che parla per bocca mia, oggi ho l’età<br />

<strong>di</strong> mio padre quando è morto, e lui nella vita ha fatto molto <strong>di</strong> più <strong>di</strong> questo suo figlio<br />

che non è riuscito neppure ad avere dei figli, io non sono saggio come te per<br />

<strong>di</strong>ventare, un giorno, uno degli anziani <strong>della</strong> sinagoga, d’ora in poi non avrò <strong>altro</strong> da<br />

fare se non attendere la morte tutti i giorni, accanto a una donna che non desidero<br />

più, Allora, <strong>di</strong>vorzia, Qui non si tratta <strong>di</strong> separarmi da lei, dovrei <strong>di</strong>vorziare da me<br />

stesso, e ciò non è possibile. E tu, che cosa potresti fare in guerra, tu, con quelle<br />

poche forze, Vado in guerra come se pensassi <strong>di</strong> andare a fare un figlio, Non ho mai<br />

sentito <strong>di</strong>re una cosa del genere, Neanch’io, ma è un’idea che mi è venuta adesso,<br />

Baderò alla tua casa fino a quando tornerai, Se non tornerò, se ti <strong>di</strong>ranno che sono<br />

morto, promettimi che avvertirai Chua perché prenda possesso <strong>di</strong> quanto le<br />

appartiene, Te lo prometto, An<strong>di</strong>amocene, adesso sono in pace, In pace quando<br />

deci<strong>di</strong> <strong>di</strong> andare in guerra, davvero non capisco, Ah, Giuseppe, Giuseppe, chissà per<br />

quanti secoli dovremo aumentare la scienza del Talmud per poter arrivare a<br />

comprendere le cose più semplici, Per quale motivo siamo venuti fin qui, non c’era<br />

bisogno <strong>di</strong> allontanarci tanto, Non volevo parlarti <strong>di</strong> fronte a testimoni, Basterebbe il<br />

testimone assoluto che è Dio, questo cielo che ci sovrasta ovunque an<strong>di</strong>amo, queste<br />

rocce, Le rocce sono sorde e mute, non possono testimoniare, È vero, ma in un<br />

futuro, se tu e io decidessimo <strong>di</strong> mentire su quanto si è detto qui, ci accuserebbero e<br />

continuerebbero ad accusarci fino a trasformarsi loro in polvere e noi in niente,<br />

An<strong>di</strong>amocene, an<strong>di</strong>amo. Strada facendo, Anania si voltò più volte in<strong>di</strong>etro a guardare<br />

le rocce, che infine scomparvero alla loro vista, nascoste da un colle, nei pressi del


quale Giuseppe domandò, Chua lo sa già, Sì, gliel’ho detto, E lei, È ammutolita, poi mi<br />

ha detto che tanto valeva ripu<strong>di</strong>arla, adesso non fa che piangere, Poverina, Quando<br />

sarà con la famiglia mi scorderà, se morirò mi <strong>di</strong>menticherà <strong>di</strong> nuovo, è la legge <strong>della</strong><br />

vita, l’oblio. Entrarono in paese e, quando arrivarono a casa del falegname, la prima<br />

delle due per chi proveniva da questa <strong>di</strong>rezione, Gesù, che stava giocando nella<br />

strada con Giacomo e Giuda, <strong>di</strong>sse che la madre si trovava dalla vicina. Mentre i due<br />

uomini si allontanavano, si udì la voce <strong>di</strong> Giuda che, in tono autoritario, <strong>di</strong>ceva, Io<br />

sono Giuda il Galileo, allora Anania si voltò a guardare e <strong>di</strong>sse a Giuseppe, sorridendo,<br />

Guarda il mio capitano, là, ma il falegname non ebbe il tempo <strong>di</strong> rispondere perché<br />

risuonò un’altra voce, quella <strong>di</strong> Gesù, che <strong>di</strong>ceva, Il tuo posto, allora, non è qui.<br />

Giuseppe avvertì una specie <strong>di</strong> puntura al cuore, come se quelle parole fossero rivolte<br />

a lui, quasi lo scherzo puerile fosse strumento <strong>di</strong> un’altra verità, e poi gli vennero in<br />

mente le tre rocce e cercò, ma senza sapere perché lo facesse, <strong>di</strong> immaginare la<br />

propria vita come se, da allora in poi, solo <strong>di</strong> fronte a esse avrebbe dovuto<br />

pronunciare <strong>ogni</strong> parola e compiere <strong>ogni</strong> azione, ma un attimo dopo il suo cuore fu<br />

pervaso da un sentimento <strong>di</strong> terrore, perché aveva capito <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>menticato Dio. A<br />

casa <strong>di</strong> Anania trovarono Maria che tentava <strong>di</strong> consolare Chua in lacrime, ma il pianto<br />

cessò appena entrarono gli uomini, non che Chua avesse smesso <strong>di</strong> piangere, fatto sta<br />

che le donne hanno imparato sulla propria pelle a inghiottire le lacrime, ecco perché<br />

<strong>di</strong>ciamo, Tanto piangono quanto ridono, ma non è vero, in genere stanno piangendo<br />

dentro. Non esattamente dentro, ma con tutte le angosce dell’anima e tutte le<br />

lacrime degli occhi pianse la moglie <strong>di</strong> Anania il giorno in cui lui partì. Dopo una<br />

settimana, vennero a prenderla quei parenti che vivevano in riva al mare. Maria li<br />

accompagnò fino all’uscita del paese e lì presero commiato. A quel punto, Chua non<br />

piangeva più, ma i suoi occhi non sarebbero mai più stati asciutti, per quel pianto cui<br />

non c’è rime<strong>di</strong>o, per quel fuoco perenne che brucia le lacrime ancor prima che<br />

spuntino e scivolino sulle guance.<br />

11.<br />

Così trascorsero i mesi, le notizie <strong>della</strong> guerra arrivavano in continuazione, ora<br />

buone, ora cattive, ma mentre le notizie buone non erano null’<strong>altro</strong> che vaghe<br />

allusioni a vittorie che poi risultavano sempre limitate, le cattive notizie, quelle sì, già<br />

cominciavano a parlare <strong>di</strong> pesanti e sanguinose sconfitte dell’esercito ribelle <strong>di</strong> Giuda<br />

il Galileo. Un giorno portarono la nuova che, in un’imboscata guerrigliera, era morto<br />

Baltat che i romani avevano colto <strong>di</strong> sorpresa, così il malocchio si era ritorto contro il<br />

fattucchiere, c’erano stati tanti morti, ma <strong>di</strong> Nazaret soltanto lui. E un <strong>altro</strong> giorno<br />

qualcuno andò a raccontare <strong>di</strong> aver sentito <strong>di</strong>re che Varo, il governatore romano <strong>della</strong><br />

Siria, stava arrivando con due legioni per debellare una volta per tutte


quell’intollerabile insurrezione, che ormai durava da tre anni. Proprio la vaghezza<br />

dell’annuncio, Sta arrivando, con quell’imprecisione, <strong>di</strong>ffondeva fra la gente un<br />

insi<strong>di</strong>oso sentimento <strong>di</strong> timore, come se da un momento all’<strong>altro</strong> dovessero spuntare<br />

<strong>di</strong>etro la curva. issate alla testa <strong>della</strong> colonna punitiva, le terribili insegne <strong>di</strong> guerra e<br />

la sigla con cui si omologano e si sigillano qui tutte le imprese, SPQR, il senato e il<br />

popolo <strong>di</strong> Roma, è sempre in nome <strong>di</strong> simili cose, lettere, libri e ban<strong>di</strong>ere, che la gente<br />

si ammazza a vicenda, come nel caso <strong>di</strong> quell’<strong>altro</strong> e ben noto acronimo, INRI, Jesus<br />

Nazarenus Rex Judaeorum, e delle sue conseguenze, ma non anticipiamo, lasciamo<br />

passare il giusto tempo, per il momento, e fa una strana impressione saperlo e<br />

poterlo <strong>di</strong>re, quasi stessimo parlando <strong>di</strong> un <strong>altro</strong> mondo, non è ancora morto nessuno<br />

per causa sua. Dappertutto si annunciano gran<strong>di</strong> battaglie, c’è chi, <strong>di</strong> fede robusta,<br />

promette che non passerà l’anno senza che i romani siano cacciati dalla santa terra<br />

d’Israele, ma non manca neppure chi, davanti a queste euforie, scuote tristemente la<br />

testa e comincia a valutare il <strong>di</strong>sastro che si avvicina. E infatti. Per varie settimane<br />

dopo che si era sparsa la voce dell’avanzata delle legioni <strong>di</strong> Varo non accadde nulla, e<br />

i guerriglieri, quin<strong>di</strong>, ne approfittarono per insistere a tormentare l’esercito sbandato<br />

contro cui lottavano, ma la ragione strategica <strong>di</strong> questa apparente inattività fu ben<br />

presto chiara, quando le sentinelle del Galileo passarono parola che una legione<br />

aveva proseguito verso sud in una manovra <strong>di</strong> accerchiamento, lungo il fiume<br />

Giordano, girando poi a destra all’altezza <strong>di</strong> Gerico, per riprendere, come una rete<br />

lanciata in acqua e ritirata con mano sapiente, il movimento in <strong>di</strong>rezione nord, come<br />

una specie <strong>di</strong> sciabica che peschi qua e là, mentre l’altra, seguendo un metodo simile,<br />

si <strong>di</strong>rigeva a sud. Potremmo definirla la tattica <strong>della</strong> tenaglia se non fosse <strong>piu</strong>ttosto il<br />

movimento concertato <strong>di</strong> due pareti che si avvicinano gradualmente, travolgendo chi<br />

non riesce a scappare, ma che riservano per l’ultimo istante l’effetto principale, lo<br />

schiacciamento. Per le strade, le valli e le colline <strong>della</strong> Giudea e <strong>della</strong> Galilea,<br />

l’avanzata delle legioni era segnata dalle croci su cui morivano, pie<strong>di</strong> e mani<br />

inchiodati, i combattenti <strong>di</strong> Giuda, ai quali, per finirli più in fretta, si spezzavano le<br />

tibie a colpi <strong>di</strong> maglio. I soldati invadevano gli abitati, rastrellavano casa dopo casa in<br />

cerca <strong>di</strong> sospetti, ché per portare questi uomini al patibolo non c’era bisogno <strong>di</strong> più<br />

certezze <strong>di</strong> quante possa offrirne, volendo, il semplice sospetto. Quegli sventurati, ci<br />

si perdoni la tragica ironia, erano ancora fortunati, perché, crocifissi per così <strong>di</strong>re<br />

davanti alla porta <strong>di</strong> casa, imme<strong>di</strong>atamente accorrevano i parenti a riprenderseli<br />

appena spiravano, ed era uno spettacolo penoso da vedere e da u<strong>di</strong>re, i pianti delle<br />

madri, delle spose e delle fidanzate, gli strilli dei poveri bambini che restavano senza<br />

padre, mentre il martire veniva calato dalla croce con mille precauzioni, ché non c’è<br />

niente <strong>di</strong> più toccante <strong>della</strong> caduta a piombo <strong>di</strong> un corpo morto, tant’è che persino i<br />

vivi sembrano risentire del contraccolpo. Il crocifisso, poi, era portato nella tomba,


dove restava ad aspettare il giorno <strong>della</strong> risurrezione. Ma ce n’erano altri che,<br />

catturati durante qualche combattimento sulle montagne o in luoghi <strong>di</strong>sabitati,<br />

venivano abbandonati ancora vivi dai soldati e, adesso sì, nel più assoluto <strong>di</strong> tutti i<br />

deserti, quello <strong>della</strong> morte solitaria, restavano lì, cotti lentamente dal sole, esposti<br />

agli avvoltoi e, con il passar del tempo, si staccavano le carni dalle ossa, erano ridotti<br />

a misere spoglie informi, ripugnanti persino all’anima. Forse a un curioso, se non<br />

ad<strong>di</strong>rittura a uno scettico, già convocato in altre occasioni per contrastare quel<br />

sentimento <strong>di</strong> rassegnazione con cui generalmente si accolgono le informazioni<br />

correnti <strong>di</strong> un vangelo come il nostro, piacerebbe sapere come fosse possibile ai<br />

romani crocifiggere una così grande quantità <strong>di</strong> giudei, soprattutto nelle vaste aree<br />

deforestate e desertiche che abbondano da queste parti, dove non si riesce a trovare<br />

<strong>altro</strong>, e mica tanto, che un po’ <strong>di</strong> vegetazione rachitica qua e là, che non riuscirebbe a<br />

sostenere neppure la crocifissione <strong>di</strong> un’anima. Ma si <strong>di</strong>mentica che l’esercito romano<br />

è un esercito moderno, per il quale logistica e intuizione non sono termini vuoti, nel<br />

corso <strong>di</strong> questa lunga campagna il rifornimento <strong>di</strong> croci è stato ampiamente garantito,<br />

basta guardare la lunga fila <strong>di</strong> asini e mule che procede in coda alla legione,<br />

trasportando i singoli pezzi, la crux e il patibulum, l’asta verticale e la traversa, tant’è<br />

che, giunti sul posto, c’è solo da inchiodare il condannato alla traversa, con le braccia<br />

aperte, issarlo sulla cima del palo piantato per terra e poi, dopo avergli fatto piegare<br />

le gambe da un lato, fissare alla croce, con un sol chiodo, <strong>di</strong> piatto, i due calcagni<br />

sovrapposti. Qualunque boia <strong>della</strong> legione <strong>di</strong>rebbe che l’operazione, solo<br />

apparentemente complessa, alla fin fine è più <strong>di</strong>fficile da spiegare che da eseguire.<br />

È lo sbaraglio, avevano ragione i pessimisti. Da nord a sud e da sud a nord, c’è<br />

gente in preda al panico che scappa davanti alle legioni, alcuni in quanto possibili<br />

sospetti <strong>di</strong> aver collaborato con i guerriglieri, altri spinti da pura e semplice paura,<br />

ché, lo sappiamo, non c’è bisogno <strong>di</strong> avere colpe per essere incolpati. Orbene, uno <strong>di</strong><br />

quei fuggiaschi, rallentando <strong>di</strong> qualche istante la ritirata, andò a bussare alla porta del<br />

falegname Giuseppe per <strong>di</strong>rgli che il suo vicino, Anania, si trovava a Sefforis, ferito a<br />

colpi <strong>di</strong> spada, e che, ecco il messaggio, <strong>La</strong> guerra è perduta, ma io non fuggo, ormai<br />

puoi avvertire mia moglie che vada a occuparsi <strong>di</strong> quanto le appartiene, Nient’<strong>altro</strong>,<br />

domandò Giuseppe, Altro non ha detto, rispose il messaggero, E tu, perché non lo hai<br />

portato via con te, visto che dovevi passare <strong>di</strong> qui, Nello stato in cui si trova, avrebbe<br />

rallentato la mia marcia, e pure io ho la mia famiglia, che devo proteggere prima <strong>di</strong><br />

tutto, Prima <strong>di</strong> tutto, sì, ma non soltanto, Che cosa vuoi <strong>di</strong>re, ti vedo lì circondato <strong>di</strong><br />

figli, se tu non fuggi insieme a loro, evidentemente non sei in pericolo, Non<br />

trattenerti, vai, e che il Signore ti accompagni, il pericolo c’è dove non sia il Signore,<br />

Uomo senza fede, il Signore è ovunque, Sì, ma <strong>ogni</strong> tanto non ci guarda, e tu, non<br />

parlare <strong>di</strong> fede perché, abbandonando il mio vicino, hai mancato, Perché non vai a


prenderlo tu, allora, Andrò. Questo accadde verso metà pomeriggio, era una bella<br />

giornata <strong>di</strong> sole, con qualche nuvola bianca, qua e là, vagante nel cielo come una<br />

barca che non ci fosse bisogno <strong>di</strong> governare. Giuseppe andò a slegare l’asino, chiamò<br />

la moglie e, senza spiegarle <strong>altro</strong>, le <strong>di</strong>sse, Vado a Sefforis a prendere il nostro vicino<br />

Anania, non ce la fa a camminare da solo. Maria fece appena un cenno d’assenso con<br />

il capo, ma Gesù si avvicinò al padre, Posso venire con te, gli domandò. Giuseppe<br />

guardò il figlio, gli posò la mano destra sul capo e <strong>di</strong>sse, Rimani a casa, io vado e torno<br />

imme<strong>di</strong>atamente, camminando <strong>di</strong> buona lena forse sarò <strong>di</strong> ritorno ancora con la luce<br />

del giorno, e poteva anche darsi, visto che, ormai lo sappiamo, Nazaret <strong>di</strong>sta da<br />

Sefforis non più <strong>di</strong> otto chilometri, quanto da Gerusalemme a Betlemme, il mondo,<br />

ripetiamolo ancora una volta, è davvero pieno <strong>di</strong> coincidenze. Giuseppe non montò in<br />

groppa all’asino, voleva mantenerlo fresco per il ritorno, ben saldo sulle zampe e con<br />

la groppa morbida, come conviene a chi dovrà trasportare un infermo o, per meglio<br />

<strong>di</strong>re, un ferito <strong>di</strong> guerra, che è una patologia ben <strong>di</strong>versa. Transitando ai pie<strong>di</strong> <strong>della</strong><br />

collina dove, quasi un anno prima, Anania gli aveva comunicato la decisione <strong>di</strong> unirsi<br />

ai ribelli <strong>di</strong> Giuda il Galileo, il falegname alzò gli occhi verso quelle tre rocce che, lassù<br />

in cima, vicine come gli spicchi <strong>di</strong> un frutto, sembravano attendere che dal cielo e<br />

dalla terra venisse loro la risposta alle domande che fanno tutti gli esseri e le cose,<br />

con la loro semplice esistenza, anche senza formularle, Perché sono qui, Quale<br />

motivazione nota o sconosciuta mi spiega, Come sarà il mondo in cui io non esisterò<br />

più, se l’attuale è quello che è. Ad Anania, se fosse lui a domandarlo, potremmo<br />

rispondere che almeno le rocce sono tali e quali a prima, se il vento e la calura le<br />

hanno corrose e consumate è stato qualcosa <strong>di</strong> impercettibile, e che fra venti secoli<br />

probabilmente ci saranno ancora, e poi per altri venti secoli dopo quei primi venti,<br />

mentre tutt’intorno il mondo si trasforma, ma per le prime due domande non esiste<br />

ancora una risposta. Lungo la strada c’erano gruppi <strong>di</strong> persone in fuga, con quella<br />

stessa espressione <strong>di</strong> paura che aveva il messaggero <strong>di</strong> Anania, guardavano Giuseppe<br />

con sorpresa, e un uomo lo trattenne per il braccio, <strong>di</strong>sse, Dove vai, e il falegname<br />

rispose, A Sefforis, per un amico, Se sei amico <strong>di</strong> te stesso, non andare, Perché, I<br />

romani si stanno avvicinando, per la città non c’è salvezza, Devo andarci, il mio vicino<br />

è mio fratello, non ha nessuno che vada a prenderlo, Pensaci bene, e il prudente<br />

consigliere proseguì per la sua strada, lasciando Giuseppe immobile in mezzo alla via,<br />

alle prese coi suoi pensieri, a chiedersi se veramente fosse amico <strong>di</strong> se stesso o se,<br />

visto che <strong>di</strong> motivi ce n’erano, si detestasse o si <strong>di</strong>sprezzasse, e dopo aver riflettuto,<br />

ne concluse che non si trattava né dell’una né dell’altra cosa, in fondo si guardava con<br />

un sentimento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza, come si guarda il vuoto, nel vuoto non esiste né vicino<br />

né lontano su cui posare lo sguardo, mica è possibile fissare un’assenza. Pensò poi<br />

che fosse suo dovere <strong>di</strong> padre tornare in<strong>di</strong>etro, in fondo anche lui aveva dei figli da


proteggere, non c’era motivo <strong>di</strong> andare in cerca <strong>di</strong> qualcuno che era soltanto un<br />

vicino, e adesso neanche più <strong>di</strong> tanto, ché aveva lasciato la casa e mandato la moglie<br />

<strong>altro</strong>ve. I figli, però, erano al sicuro, i romani non avrebbero fatto loro alcun male,<br />

quelli andavano a caccia <strong>di</strong> ribelli. Quando il filo del pensiero lo condusse a questa<br />

conclusione, Giuseppe si ritrovò a <strong>di</strong>re ad alta voce, quasi rispondesse a una<br />

preoccupazione occulta, E neanch’io sono un ribelle. Imme<strong>di</strong>atamente, <strong>di</strong>ede una<br />

manata sul fianco <strong>della</strong> bestia, esclamò, Oh, oh, asino, e proseguì.<br />

Quando entrò a Sefforis, era il tramonto. Le lunghe ombre delle case e degli<br />

alberi, prima <strong>di</strong>stese per terra e ancora riconoscibili, cominciavano gradatamente a<br />

svanire, quasi fossero giunte all’orizzonte e lì sparissero, simili all’acqua scura <strong>di</strong> una<br />

cascata. C’era poca gente per le strade <strong>della</strong> città, nessuna donna, nessun bambino,<br />

solo uomini stanchi che posavano le fragili armi e si sdraiavano, ansimando per il<br />

combattimento da cui erano reduci o, forse, perché ne fuggivano. A uno <strong>di</strong> quegli<br />

uomini Giuseppe domandò, Sono vicini i romani. L’uomo chiuse gli occhi, poi<br />

lentamente li riaprì e <strong>di</strong>sse, Saranno qui domani, e sviando lo sguardo, Vattene,<br />

pren<strong>di</strong> il tuo asino e vattene via, Sto cercando un amico che è stato ferito, Se i tuoi<br />

amici sono tutti i feriti, sei l’uomo più ricco del mondo, E dove sono, Lì, dappertutto,<br />

anche qui, Ma c’è un qualche posto, in città, Sì, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> queste case, c’è un deposito,<br />

con un mucchio <strong>di</strong> feriti, forse ci troverai il tuo amico, ma fa’ presto, ormai sono più<br />

quelli che portano via morti <strong>di</strong> quelli che entrano ancora vivi. Giuseppe conosceva la<br />

città, c’era stato varie volte, sia per ragioni professionali, quando era venuto a<br />

lavorare in opere imponenti, assai frequenti nella ricca e prospera Sefforis, sia in<br />

occasione <strong>di</strong> feste religiose meno importanti, ché davvero non avrebbe avuto senso<br />

andare sempre a Gerusalemme, lontana com’è e con tutta la fatica che ci vuole per<br />

arrivarci. Scoprire quel deposito fu dunque facile, d’<strong>altro</strong>nde bastava seguire l’odore<br />

<strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> corpi sofferenti che aleggiava, si potrebbe ad<strong>di</strong>rittura pensare a un<br />

gioco del genere Acqua, acqua, fuoco, fuoco, secondo se si allontanasse o si<br />

avvicinasse il cercatore, Duole, non duole, i dolori erano ormai insopportabili.<br />

Giuseppe legò l’asino a una lunga stanga lì davanti ed entrò nella buia camerata in cui<br />

il deposito era stato trasformato. Per terra, fra le stuoie, alcuni lumini accesi<br />

rischiaravano fiocamente, come stelline nel cielo tutto buio, con una luce che bastava<br />

solo a segnalarne la posizione, vedendole da così lontano. Giuseppe percorse<br />

lentamente le file <strong>di</strong> uomini sdraiati in cerca <strong>di</strong> Anania, nell’aria si mescolavano odori<br />

forti, quello dell’olio e del vino con cui si curavano le ferite, quello del sudore, quello<br />

delle feci e dell’urina, ché alcuni <strong>di</strong> quegli sventurati non riuscivano neppure a<br />

muoversi e, lì dov’erano, rilasciavano ciò che il corpo, più forte <strong>della</strong> volontà, non<br />

voleva più trattenere. Qui non c’è, <strong>di</strong>sse Giuseppe fra sé e sé quando giunse alla fine<br />

del corridoio. Riprese a camminare in senso inverso, più lentamente, scrutando,


cercando qualche somiglianza, ma erano tutti simili fra <strong>di</strong> loro, la barba, i visi scavati,<br />

le orbite infossate, il luccichio opaco e untuoso del sudore. Tra i feriti, qualcuno lo<br />

seguiva con uno sguardo ansioso, avrebbe voluto credere che quell’uomo sano fosse<br />

lì per lui, ma subito svaniva quella fugace luminosità che aveva ravvivato il suo<br />

sguardo, e l’attesa, <strong>di</strong> chi, a che pro, continuava. Davanti a un uomo anziano, barba e<br />

capelli bianchi, Giuseppe si fermò, È lui, <strong>di</strong>sse, eppure i capelli non erano così quando<br />

lo aveva visto l’ultima volta, li aveva bianchi, sì, e pure folti, ma non erano questa<br />

specie <strong>di</strong> neve sporca in mezzo a cui le sopracciglia, simili a tizzoni, erano ancora nere<br />

come un tempo. L’uomo teneva gli occhi chiusi e respirava a fatica. Con un filo <strong>di</strong> voce<br />

Giuseppe lo chiamò, Anania, poi ripeté più forte e più vicino, Anania, e pian piano<br />

l’uomo prese a sollevare le palpebre e quando le aprì del tutto si vide che era proprio<br />

Anania, il vicino che aveva abbandonato casa e moglie per andare a combattere<br />

contro i romani, e adesso eccolo lì, col ventre squarciato e con un odore <strong>di</strong> carne che<br />

comincia a imputri<strong>di</strong>re. Sulle prime, Anania non riconobbe Giuseppe, la luce<br />

dell’infermeria serve a ben poco, e ancor meno quella dei suoi occhi, ma è certo che<br />

sia lui quando il falegname ripete, adesso con un tono <strong>di</strong>verso, forse d’amore, Anania,<br />

gli occhi del vecchio si riempiono <strong>di</strong> lacrime, ripete una, due volte, Sei tu, sei tu, cosa<br />

sei venuto a fare qua, cosa sei venuto a fare qua, e tenta <strong>di</strong> sollevarsi su un gomito, <strong>di</strong><br />

tendere un braccio, ma gli mancano le forze, il corpo ricade, il viso gli si contrae per il<br />

dolore. Sono venuto a prenderti, <strong>di</strong>sse il falegname. ho l’asino fuori, saremo a Nazaret<br />

in un batter d’occhio. Non dovevi venire, fra poco i romani saranno qui, e io non<br />

posso muovermi, questo è il mio ultimo letto da vivo, e con le mani tremanti aprì la<br />

tunica stracciata. Sotto quei cenci inzuppati <strong>di</strong> vino e olio si scorgevano le feroci<br />

labbra <strong>di</strong> due lunghe e profonde ferite, mentre un odore dolciastro e nauseabondo, <strong>di</strong><br />

putrefazione, faceva rabbrivi<strong>di</strong>re le narici <strong>di</strong> Giuseppe, che <strong>di</strong>stolse gli occhi. Il vecchio<br />

si ricoprì, abbandonò le braccia lungo i fianchi, come se lo sforzo lo avesse esaurito, Ti<br />

ren<strong>di</strong> conto che non posso alzarmi, mi uscirebbero le bu<strong>della</strong> dalla pancia se tu mi<br />

portassi via da qui, Con una benda stretta intorno al corpo e andando piano,<br />

insistette Giuseppe, ma ormai senza convinzione, era evidente che il vecchio,<br />

ammesso che riuscisse a montare sull’asino, ci sarebbe rimasto lungo il cammino.<br />

Anania aveva richiuso gli occhi e, senza aprirli, <strong>di</strong>sse, Vattene via, Giuseppe, va’ a<br />

casa, guarda che i romani stanno arrivando, I romani non attaccheranno <strong>di</strong> notte, stai<br />

tranquillo, Va’ a casa, va’ a casa, sospirò Anania, e Giuseppe <strong>di</strong>sse, Dormi.<br />

Tutta la notte vegliò Giuseppe. Con l’animo fluttuante nelle prime nebbie <strong>di</strong> un<br />

sonno che temeva e al quale perciò tentava <strong>di</strong> resistere, Giuseppe si domandò più<br />

volte perché mai fosse andato in quel posto, se in realtà non c’era mai stata fra lui e il<br />

vicino una vera amicizia, prima <strong>di</strong> tutto per la <strong>di</strong>fferenza d’età, ma anche per un<br />

atteggiamento un po’ meschino <strong>di</strong> Anania e <strong>della</strong> moglie, curiosi, impiccioni, da un


lato <strong>di</strong>sponibili, ma dando comunque l’idea <strong>di</strong> aspettare una ricompensa il cui valore<br />

doveva essere fissato solo da loro. È il mio vicino, pensò Giuseppe, e non trovava<br />

risposta migliore per i suoi dubbi, è il mio prossimo, un uomo che sta morendo, ha<br />

chiuso gli occhi mica perché non desidera vedermi, ma perché non vuole perdere un<br />

solo movimento <strong>della</strong> morte che si avvicina, e io non posso lasciarlo solo. Si era<br />

seduto nel piccolo spazio fra la stuoia su cui giaceva Anania e un’altra, dove c’era un<br />

giovane poco più grande <strong>di</strong> suo figlio Gesù, un povero ragazzo che gemeva sottovoce,<br />

che mormorava parole incomprensibili, le labbra spaccate dalla febbre. Giuseppe gli<br />

prese la mano per calmarlo, proprio nel momento in cui quella <strong>di</strong> Anania, a tentoni,<br />

sembrava in cerca <strong>di</strong> qualcosa, un arma per <strong>di</strong>fendersi, una mano da stringere, e si<br />

ritrovarono così tutt’e tre, un vivo fra due moribon<strong>di</strong>, una vita fra due morti, mentre il<br />

tranquillo cielo notturno faceva ruotare le stelle e i pianeti, avvicinando dall’<strong>altro</strong><br />

capo del mondo una luna bianca, splendente, che fluttuava nello spazio e ricopriva<br />

d’innocenza tutta la terra <strong>di</strong> Galilea. A notte fonda, Giuseppe emerse dal torpore in<br />

cui, senza volerlo, era sprofondato, si svegliò con un senso <strong>di</strong> sollievo perché stavolta<br />

non aveva sognato la strada <strong>di</strong> Betlemme, aprì gli occhi e lo vide, Anania era morto,<br />

anche lui con gli occhi aperti, all’ultimo istante non era riuscito a sopportare la visione<br />

<strong>della</strong> morte, gli stringeva la mano con tanta forza da comprimergli le ossa, allora<br />

Giuseppe, per potersi affrancare da quell’angosciante sensazione, liberò la mano che<br />

stringeva quella del ragazzo e, ancora in uno stato <strong>di</strong> semincoscienza, si accorse che la<br />

febbre gli si era abbassata. Giuseppe guardò fuori, attraverso la porta spalancata,<br />

ormai la luna era tramontata e adesso si scorgeva la luce dell’alba, sfumata e<br />

grigiastra. Nel deposito si muovevano figure in<strong>di</strong>stinte, erano i feriti che riuscivano ad<br />

alzarsi, andavano a vedere il primo annuncio del giorno, magari si chiedevano l’un<br />

l’<strong>altro</strong>, o al cielo <strong>di</strong>rettamente, Che cosa vedrà questo sole che sta per nascere, un<br />

giorno forse impareremo a non fare domande inutili, ma fino a quando non arriva<br />

quel momento approfittiamone per domandarci, Che cosa vedrà questo sole che sta<br />

per nascere. Giuseppe pensò, Me ne vado, qui non posso fare più nulla, ma nelle sue<br />

parole c’era quasi un tono interrogativo, tanto che proseguì, Posso portarlo a<br />

Nazaret, e l’idea gli parve così ovvia che si convinse <strong>di</strong> essere venuto apposta per<br />

ritrovare Anania vivo e riportarlo a casa morto. Il ragazzo chiese un po’ d’acqua.<br />

Giuseppe gli accostò un boccale alle labbra, Come ti senti, domandò, Un po’ meglio,<br />

<strong>La</strong> febbre, almeno, sembra scesa, Vedo se riesco ad alzarmi, <strong>di</strong>sse il ragazzo, Fa’<br />

attenzione, e Giuseppe lo sostenne, all’improvviso gli era venuta un’altra idea, per<br />

Anania ormai non poteva far <strong>altro</strong> che seppellirlo a Nazaret, ma a questo ragazzo, da<br />

qualunque luogo venisse, poteva ancora salvare la vita, sottrarlo al funebre deposito,<br />

un vicino, per così <strong>di</strong>re, prendeva il posto dell’<strong>altro</strong>. Anania non gli faceva più pena,<br />

un corpo morto, l’anima sempre più lontana <strong>ogni</strong> volta che lo guardava. Sembrava


che il giovane capisse che stava forse per accadergli qualcosa <strong>di</strong> favorevole, gli<br />

brillarono gli occhi, ma non riuscì a rivolgergli neppure una domanda perché<br />

Giuseppe si era allontanato, voleva riprendere l’animale, portarlo dentro, sia<br />

benedetto il Signore che riesce a mettere in testa agli uomini delle idee così<br />

eccellenti. L’asino non c’era più. Della sua presenza era rimasto solo un pezzetto <strong>di</strong><br />

corda legato alla stanga, il ladro non aveva perso tempo a sciogliere quel semplice<br />

nodo, con un coltello affilato aveva sistemato <strong>ogni</strong> cosa molto più in fretta.<br />

Le forze <strong>di</strong> Giuseppe cedettero <strong>di</strong> schianto <strong>di</strong> fronte a quel <strong>di</strong>sastro. Come un<br />

vitello fulminato, tali e quali li aveva visti sacrificare al Tempio, cadde in ginocchio e,<br />

con le mani sul viso, scoppiò a piangere tutte le lacrime che da tre<strong>di</strong>ci anni andava<br />

accumulando in attesa del giorno in cui avrebbe potuto perdonarsi o avrebbe dovuto<br />

affrontare la condanna definitiva. Dio non perdona i peccati che or<strong>di</strong>na <strong>di</strong><br />

commettere. Giuseppe non rientrò nel deposito, aveva capito che il significato del suo<br />

gesto era ormai perduto per sempre, e il mondo, neppure il mondo, aveva più senso,<br />

stava sorgendo il sole, e a che pro, Signore, c’erano mille nuvolette nel cielo,<br />

sparpagliate in <strong>ogni</strong> <strong>di</strong>rezione, come sassi nel deserto. Vedendolo lì, ad asciugarsi le<br />

lacrime con la manica <strong>della</strong> tunica, chiunque avrebbe pensato che gli fosse morto un<br />

parente tra i ricoverati nel deposito, mentre Giuseppe, certo, stava piangendo le sue<br />

ultime lacrime naturali, quelle del dolore per la vita. Quando, dopo aver vagato per<br />

oltre un’ora, ancora con un filo <strong>di</strong> speranza <strong>di</strong> ritrovare l’animale rubato, si accingeva<br />

a fare ritorno a Nazaret, lo presero i soldati romani che avevano circondato Sefforis.<br />

Gli domandarono chi era, Sono Giuseppe, figlio <strong>di</strong> Eli, da dove veniva, Da Nazaret, e<br />

dove andava, A Nazaret, cosa faceva a Sefforis, Mi hanno detto che c’era un mio<br />

vicino, chi era quel vicino, Anania, e lo aveva trovato, Sì, dove lo aveva trovato, In un<br />

deposito, in mezzo ad altri, altri chi, Feriti, e dove in città, Là. Lo portarono in una<br />

piazza dove c’erano altri uomini, do<strong>di</strong>ci, quin<strong>di</strong>ci, seduti per terra, alcuni visibilmente<br />

feriti, e gli <strong>di</strong>ssero, Sie<strong>di</strong>ti là. Giuseppe, intuendo che quegli uomini erano dei ribelli,<br />

protestò, Io sono un falegname e un uomo pacifico, e uno degli uomini seduti<br />

aggiunse, Non lo conosciamo, ma il sergente che comandava la squadra <strong>di</strong><br />

sorveglianza dei prigionieri non volle saperne, con un urtone spinse Giuseppe in<br />

mezzo agli altri, Ti muoverai da lì solo per andare a morte. In un primo momento, il<br />

duplice colpo, <strong>della</strong> caduta e <strong>della</strong> sentenza, lasciò Giuseppe come svuotato. Poi,<br />

quando si riprese, si rese conto <strong>di</strong> avere dentro una grande tranquillità, come se tutto<br />

fosse un brutto sogno dal quale era certo <strong>di</strong> risvegliarsi e, quin<strong>di</strong>, non valesse la pena<br />

<strong>di</strong> tormentarsi per quelle minacce, perché sarebbero svanite appena aperti gli occhi.<br />

Si rammentò allora che, anche quando sognava la strada <strong>di</strong> Betlemme, era sicuro <strong>di</strong><br />

svegliarsi, eppure, all’improvviso, cominciò a tremare, finalmente gli si era chiarito, e<br />

crudamente, il destino che lo aspettava, Morirò, e morirò innocente. Sentì una mano


posarsi sulla sua spalla, era il vicino, Quando verrà il comandante <strong>della</strong> coorte gli<br />

<strong>di</strong>remo che tu non c’entri niente con noi e ti manderà via, E voi, I romani hanno<br />

crocifisso tutti, appena catturati, non andrà certo <strong>di</strong>versamente questa volta, Dio vi<br />

salverà, Dio salva le anime, non i corpi. Portarono altri uomini, due, tre, e poi un folto<br />

gruppo, una ventina. Intorno alla piazza si erano radunati gli abitanti <strong>di</strong> Sefforis,<br />

donne e bambini in mezzo agli uomini, li si u<strong>di</strong>va mormorare inquieti, ma non<br />

potevano allontanarsi finché i romani non li avessero autorizzati, erano già fortunati<br />

che non li sospettassero <strong>di</strong> essere in combutta coi ribelli. Dopo un po’ <strong>di</strong> tempo fu<br />

portato un <strong>altro</strong> uomo, i soldati che lo accompagnavano <strong>di</strong>ssero, Per il momento non<br />

ce ne sono altri, e il sergente urlò, In pie<strong>di</strong>, tutti. I prigionieri credettero che il<br />

comandante <strong>della</strong> coorte si stesse avvicinando, il vicino <strong>di</strong> Giuseppe <strong>di</strong>sse, Preparati, e<br />

voleva intendere, Preparati a essere liberato, come se per la libertà ci fosse bisogno <strong>di</strong><br />

preparazione, ma se qualcuno stava arrivando non era certo il comandante <strong>della</strong><br />

coorte, e non si seppe neppure chi fosse, perché il sergente, senza fermarsi, aveva<br />

impartito un or<strong>di</strong>ne ai soldati, in latino, a proposito, non abbiamo ancora spiegato<br />

che finora i romani hanno parlato sempre in latino, mica si abbassano, i figli <strong>della</strong><br />

lupa, a imparare lingue barbare, gli interpreti ci sono apposta, ma in questo caso,<br />

trattandosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi fra militari, la traduzione non serviva, rapidamente i militi<br />

circondarono i prigionieri, Avanti marsc’, e il corteo, condannati in testa, seguito dalla<br />

popolazione, si <strong>di</strong>resse fuori città. Vedendosi portato via così, senza nessuno cui poter<br />

chiedere misericor<strong>di</strong>a, Giuseppe alzò le braccia e si mise a urlare, Salvatemi, io non<br />

sono uno <strong>di</strong> loro, salvatemi, io sono innocente, Ma accorse un soldato e con la lancia<br />

gli tirò un colpo sulle spalle che quasi lo buttò per terra. Disperato, Giuseppe o<strong>di</strong>ò<br />

Anania, per colpa sua sarebbe morto, ma anche questo sentimento, dopo averlo<br />

bruciato dentro, scomparve com’era nato, lasciandolo come un deserto, quasi<br />

pensasse, Non c’è più dove andare, ma si sbagliava, ormai manca poco per arrivarci.<br />

Per quanto sia <strong>di</strong>fficile crederlo, la certezza <strong>della</strong> morte lo tranquillizzò. Vide intorno a<br />

sé i compagni <strong>di</strong> martirio, camminavano sereni, alcuni prostrati, sì, ma a testa alta.<br />

Erano perlopiù farisei. Per la prima volta, allora, Giuseppe pensò ai figli, un pensiero,<br />

ma fugace, lo rivolse anche alla moglie, ma erano tanti <strong>di</strong> quei visi e <strong>di</strong> quei nomi che<br />

la sua mente svanita per mancanza <strong>di</strong> sonno e <strong>di</strong> cibo, infine, se li perse per la strada,<br />

finché non gli rimase solo Gesù, il primo figlio, l’ultimo castigo. Ripensò a come<br />

avessero parlato <strong>di</strong> quel suo sogno, <strong>di</strong> come lui gli avesse detto, Né tu puoi farmi tutte<br />

le domande, né io posso darti tutte le risposte, ormai stava per concludersi il tempo<br />

<strong>di</strong> rispondere e domandare.<br />

Fuori città, su una piccola altura che la dominava, erano piantati verticalmente,<br />

a file <strong>di</strong> otto, quaranta grossi pali, abbastanza robusti da sostenere un uomo. Accanto<br />

a ciascuno, per terra, c’era un lungo travetto, sufficiente per ricevere un uomo con le


accia aperte. Alla vista <strong>di</strong> quegli strumenti <strong>di</strong> supplizio, alcuni condannati cercarono<br />

<strong>di</strong> scappare, ma i soldati conoscevano bene il loro mestiere e, gla<strong>di</strong>o in pugno,<br />

tagliarono loro la fuga, e uno dei ribelli, che tentò inutilmente <strong>di</strong> scagliarsi sull’arma,<br />

fu subito trascinato alla prima croce. Cominciò poi il lento lavoro, inchiodare i<br />

condannati ciascuno al proprio travetto e issarlo sulla cima dell’enorme asta verticale.<br />

Dappertutto si u<strong>di</strong>vano urla e gemiti, tutta Sefforis piangeva <strong>di</strong> fronte al miserevole<br />

spettacolo cui, per castigo, era costretta ad assistere. Cominciarono pian piano a<br />

formarsi le croci, ciascuna col proprio uomo lì sospeso, le gambe piegate, come si è<br />

detto, e ci chie<strong>di</strong>amo il perché, forse per un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Roma inteso a razionalizzare il<br />

lavoro e l’economia del materiale, chiunque, sia pur non avendo esperienza <strong>di</strong><br />

crocifissioni, può osservare come la croce, per un uomo <strong>di</strong>steso, non ripiegato,<br />

dovrebbe essere più alta, e quin<strong>di</strong> ci sarebbero più spreco <strong>di</strong> legno, maggior peso da<br />

trasportare, più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> manovra, senza contare il fatto, a vantaggio dei<br />

condannati, che avendo i pie<strong>di</strong> così in basso li si poteva schiodare facilmente, senza<br />

bisogno <strong>di</strong> scale, e passandoli, per così <strong>di</strong>re, <strong>di</strong>rettamente dalle braccia <strong>della</strong> croce a<br />

quelle <strong>della</strong> famiglia, se ce l’avevano, o dei becchini, che mica li avrebbero<br />

abbandonati lì. Giuseppe fu l’ultimo a essere crocifisso e quin<strong>di</strong> dovette assistere,<br />

l’uno dopo l’<strong>altro</strong>, al supplizio dei suoi trentanove compagni sconosciuti, e quando<br />

arrivò il suo turno, perduta <strong>ogni</strong> speranza, non ebbe neppure la forza <strong>di</strong> ripetere le<br />

sue riven<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> innocenza, chissà, forse ha perso l’occasione <strong>di</strong> salvarsi quando il<br />

soldato, con il martello in mano, <strong>di</strong>sse al sergente, È il tizio che <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> non avere<br />

colpa, il sergente ebbe un istante <strong>di</strong> esitazione, proprio l’attimo in cui Giuseppe<br />

avrebbe dovuto urlare, Sono innocente, invece tacque, aveva mollato, allora il<br />

sergente lo guardò, magari avrà pensato che ne avrebbe sofferto la simmetria se non<br />

utilizzava l’ultima croce, che quaranta è un numero tondo e perfetto, fece un gesto e i<br />

chio<strong>di</strong> furono piantati, Giuseppe urlò e continuò a gridare, poi lo sollevarono <strong>di</strong> peso,<br />

sostenuto per i polsi attraversati dai pezzi <strong>di</strong> ferro, e poi altre urla, il lungo chiodo che<br />

gli perforava i calcagni, Oh, mio Dio, è questo l’uomo che hai creato, lode a Te,<br />

giacché non è lecito male<strong>di</strong>rti. All’improvviso, come se qualcuno avesse dato il<br />

segnale, gli abitanti <strong>di</strong> Sefforis scoppiarono in un triste fragore, ma non fu soltanto<br />

per pietà dei condannati, <strong>di</strong>vampavano incen<strong>di</strong> in tutta la città, le fiamme, ruggendo,<br />

come una miccia <strong>di</strong>voravano le case, gli e<strong>di</strong>fici pubblici, gli alberi dei cortili interni.<br />

In<strong>di</strong>fferenti al fuoco che i soldati andavano appiccando, quattro militi del plotone <strong>di</strong><br />

esecuzione percorrevano le file dei condannati, spaccando meto<strong>di</strong>camente le loro<br />

tibie con delle sbarre <strong>di</strong> ferro. Sefforis bruciò tutta, da punta a punta, mentre, l’uno<br />

dopo l’<strong>altro</strong>, morivano i crocifissi. Il falegname <strong>di</strong> nome Giuseppe, figlio <strong>di</strong> Eli, era un<br />

uomo giovane, nel fiore degli anni, da poco ne aveva com<strong>piu</strong>ti trentatré.


12.<br />

Quando questa guerra finirà, e ci manca poco, ché ne stiamo già vedendo gli<br />

ultimi e fatali rantoli, si farà il conteggio <strong>di</strong> quanti vi hanno perso la vita, tanti qui,<br />

tanti lì, alcuni più vicino, altri più lontano, e se è vero che, con il passar del tempo, il<br />

numero <strong>di</strong> quelli che sono stati uccisi nelle imboscate o nelle battaglie campali ha<br />

finito per perdere importanza o per essere completamente <strong>di</strong>menticato, tutti i<br />

crocifissi, all’incirca duemila, secondo le statistiche più degne <strong>di</strong> fede, rimarranno nel<br />

ricordo delle genti <strong>di</strong> Giudea e <strong>di</strong> Galilea, tanto che se ne parlerà ancora per un bel<br />

po’ <strong>di</strong> anni, quando nuovo sangue sarà versato in una nuova guerra. Duemila crocifissi<br />

sono un gran numero <strong>di</strong> morti, ma ci sembrerebbero ancora <strong>di</strong> più se li<br />

immaginassimo piantati a intervalli <strong>di</strong> un chilometro lungo una strada, o a<br />

circoscrivere, è solo un esempio, quel paese che un giorno si chiamerà Portogallo e la<br />

cui <strong>di</strong>mensione, alle frontiere, si aggira più o meno intorno a quel valore. Tra il fiume<br />

Giordano e il mare, piangono le vedove e gli orfani, è un’usanza antica, proprio per<br />

questo sono vedove e orfani, per piangere, poi c’è solo da attendere che i bambini<br />

crescano e vadano a una nuova guerra, altre vedove e altri orfani prenderanno il loro<br />

posto e, se nel frattempo sono cambiate le mode, se il lutto, da bianco, è <strong>di</strong>ventato<br />

nero, o viceversa, se sui capelli, che prima venivano strappati, adesso si mette un velo<br />

<strong>di</strong> pizzo, le lacrime, purché sentite, sono sempre le stesse.<br />

Maria non piange ancora, ma nell’animo ha già un presentimento <strong>di</strong> morte,<br />

giacché il marito non è tornato a casa, e a Nazaret corre voce che Sefforis sia stata<br />

bruciata e gli uomini crocifissi. Accompagnata dal figlio primogenito, Maria ripete il<br />

cammino che Giuseppe ha percorso ieri, e molto probabilmente, in qualche punto,<br />

posa i pie<strong>di</strong> sulle orme dei sandali del marito, non è stagione <strong>di</strong> piogge, il vento è solo<br />

una dolce brezza che a stento sfiora il suolo, ma le impronte <strong>di</strong> Giuseppe sono già<br />

come le vestigia <strong>di</strong> un animale antico che avesse abitato da queste parti in un’era<br />

estinta <strong>di</strong>ciamo ieri, ma è come se <strong>di</strong>cessimo, Mille anni fa, il tempo non è una corda<br />

che si può misurare a no<strong>di</strong>, il tempo è una superficie obliqua e oscillante che solo la<br />

memoria riesce a far muovere e avvicinare. Con Maria e Gesù vanno degli abitanti <strong>di</strong><br />

Nazaret, chi spinto dalla carità, chi soltanto curioso, e c’è anche qualche lontano<br />

parente <strong>di</strong> Anania, ma questi torneranno a casa con gli stessi dubbi con cui sono<br />

partiti, morto non lo hanno trovato e quin<strong>di</strong> può darsi che sia vivo, non hanno mica<br />

pensato, loro, a cercarlo negli angoli <strong>di</strong> quel deposito, e quand’anche ci avessero<br />

pensato, chissà se avrebbero riconosciuto il loro morto fra gli altri morti, tutti il<br />

medesimo carbone. Quando, a metà strada, questi nazareni incrociarono una<br />

compagnia <strong>di</strong> soldati inviati al loro villaggio per certe perquisizioni, alcuni sarebbero<br />

tornati in<strong>di</strong>etro, preoccupati per la sorte dei loro beni, ché non si può mai prevedere


cosa possano fare dei soldati che, bussando alla porta <strong>di</strong> una casa, non ottengano<br />

risposta dall’interno. Volle sapere il comandante che cosa andava a fare quella<br />

caterva <strong>di</strong> rustici a Sefforis e gli fu risposto, A vedere il fuoco, un chiarimento che<br />

sod<strong>di</strong>sfece il militare, giacché fin dall’aurora del mondo gli incen<strong>di</strong> hanno sempre<br />

attirato gli uomini, qualcuno <strong>di</strong>ce che si tratta ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> richiamo<br />

interiore, inconsapevole, una reminiscenza del fuoco originario, come se le ceneri<br />

potessero mai aver memoria <strong>di</strong> quanto hanno bruciato, giustificandosi così, secondo<br />

questa tesi, l’espressione affascinata con la quale contempliamo persino il semplice<br />

falò presso cui ci riscal<strong>di</strong>amo o la fiamma <strong>di</strong> una candela nel buio <strong>della</strong> camera. Se<br />

fossimo così imprudenti, o così audaci, come le farfalle, le falene e altri lepidotteri, e<br />

ci lanciassimo nel fuoco tutti insieme, la specie umana in blocco, può darsi che una<br />

combustione così enorme, un simile chiarore, attraversando le palpebre serrate <strong>di</strong><br />

Dio, lo desterebbe dal Suo sonno letargico, troppo tar<strong>di</strong> per conoscerci, questo è<br />

vero, ma ancora in tempo per vedere il principio del nulla, dopo la nostra scomparsa.<br />

Maria, pur avendo lasciato una casa piena <strong>di</strong> figli senza protezione, non è tornata<br />

in<strong>di</strong>etro, ma è comunque relativamente tranquilla, perché non capita tutti i giorni che<br />

in un paese irrompano i soldati a uccidere bambini, senza contare che, in genere, i<br />

nostri romani non solo permettono loro <strong>di</strong> crescere, ma ad<strong>di</strong>rittura li esortano a farlo<br />

il più possibile, e poi si vede, <strong>di</strong>pende se hanno il cuore docile e i balzelli aggiornati.<br />

Ormai madre e figlio procedono soli per la strada, i famigliari <strong>di</strong> Anania, che sono una<br />

mezza dozzina e camminano chiacchierando, sono rimasti in<strong>di</strong>etro, mentre Maria e<br />

Gesù non avrebbero <strong>altro</strong> da scambiarsi se non parole inquietanti, e perciò se ne<br />

stanno ciascuno in silenzio per non affliggere l’<strong>altro</strong>, e quello strano mutismo sembra<br />

coprire tutto, non si sentono uccelli cantare, il vento è calato, solo il rumore dei passi,<br />

ma anche la brezza in<strong>di</strong>etreggia, intimi<strong>di</strong>ta, come un intruso in buona fede che si<br />

affacci in una casa deserta. Sefforis è comparsa all’improvviso <strong>di</strong>etro l’ultima curva<br />

<strong>della</strong> strada, qualche casa ancora in fiamme, sottili colonne <strong>di</strong> fumo qua e là, pareti<br />

annerite, alberi bruciati da capo a pie<strong>di</strong>, ma ancora con il fogliame, adesso <strong>di</strong> un color<br />

ruggine. Da questo lato, alla nostra destra, le croci.<br />

Maria si è messa a correre, ma la <strong>di</strong>stanza è troppa perché possa farcela d’un<br />

fiato, poco dopo rallenta, con tutti quei parti consecutivi il cuore <strong>di</strong> questa donna<br />

vacilla facilmente. Da figlio rispettoso, Gesù vorrebbe seguire la madre, starle<br />

accanto, adesso e poi laggiù, per provare insieme la stessa gioia o uniti patire lo<br />

stesso <strong>di</strong>spiacere, ma lei avanza così lentamente, le pesa tanto muovere le gambe,<br />

Così non arriviamo più, mamma, lei fa un gesto, come a <strong>di</strong>re, Se vuoi, vai tu, e lui,<br />

tagliando attraverso il campo, come seguendo una scorciatoia, si lancia in una corsa<br />

folle, Padre, padre, lo <strong>di</strong>ce con la speranza che non sia lì, lo <strong>di</strong>ce con il dolore <strong>di</strong> chi lo<br />

ha già trovato. È arrivato alle prime file, alcuni crocifissi sono ancora appesi, altri li


hanno tirati giù, sono per terra, in attesa, ben pochi hanno una famiglia intorno, il<br />

fatto è che questi ribelli per la maggior parte vengono da lontano, appartengono a un<br />

esercito <strong>di</strong>verso che ha combattuto qui la sua ultima battaglia unita, ormai sono<br />

definitivamente <strong>di</strong>spersi, ciascuno per sé, nell’inesprimibile solitu<strong>di</strong>ne <strong>della</strong> morte.<br />

Gesù non vede il padre, il cuore vorrebbe riempirsi <strong>di</strong> gioia, mentre la ragione <strong>di</strong>ce,<br />

Aspetta, non siamo ancora alla fine, ma ecco davvero la fine, sdraiato per terra c’è il<br />

padre che stavo cercando, quasi non ha sanguinato, solo quelle piaghe sui polsi e sui<br />

pie<strong>di</strong>, sembra che tu stia dormendo, padre mio, invece no, non stai riposando, non<br />

potresti con le gambe così storte, è già un atto <strong>di</strong> grande carità che ti abbiano calato<br />

dalla croce, ma i morti sono talmente tanti che quelle buone anime non hanno avuto<br />

il tempo <strong>di</strong> raddrizzarti le ossa spezzate. Il ragazzino <strong>di</strong> nome Gesù è inginocchiato<br />

accanto al cadavere, piange, vorrebbe toccarlo, ma non osa, arriva però il momento<br />

in cui il dolore è più forte del timore <strong>della</strong> morte, allora abbraccia quel corpo inerte,<br />

Padre mio, padre mio, <strong>di</strong>ce, e un <strong>altro</strong> grido si unisce al suo, Povero Giuseppe, povero<br />

marito mio, è Maria che finalmente è arrivata, esausta, aveva cominciato a piangere<br />

già da lontano perché fin da quell’istante, vedendo il figlio fermarsi, sapeva ciò che<br />

l’aspettava. Il pianto <strong>di</strong> Maria aumenta quando lei si accorge <strong>della</strong> crudele torsione<br />

delle gambe del marito, in realtà dopo morti non si sa che cosa accada dei dolori<br />

provati in vita, soprattutto degli ultimi, può darsi che con la morte finisca veramente<br />

tutto, ma niente ci garantisce che, almeno per qualche ora, una memoria <strong>di</strong><br />

sofferenza non persista in un corpo che noi <strong>di</strong>ciamo morto, e non sarebbe neppure da<br />

escludere che la putrefazione sia l’ultima risorsa che rimane alla materia per liberarsi<br />

definitivamente del dolore. Con una dolcezza, una tenerezza che con il marito vivo<br />

non avrebbe mai osato mostrare, Maria tentò <strong>di</strong> ridurre quelle penose angolature<br />

delle gambe <strong>di</strong> Giuseppe che la tunica, rimasta un po’ sollevata da quando lo avevano<br />

calato dalla croce, lasciava intravedere, conferendogli l’aspetto grottesco <strong>di</strong> un<br />

fantoccio con le articolazioni spezzate. Gesù non toccò il padre, si limitò ad aiutare la<br />

madre ad abbassare la tunica, ma rimasero comunque in vista i magri stinchi del<br />

falegname, forse la parte che, nel corpo umano, ci dà la più penetrante impressione<br />

<strong>di</strong> fragilità. I pie<strong>di</strong>, per la rottura delle tibie, ricadevano lateralmente, mostrando le<br />

ferite sui calcagni, da cui bisognava scacciare <strong>di</strong> continuo le mosche attratte<br />

dall’odore del sangue. I sandali <strong>di</strong> Giuseppe erano lì, accanto al grosso tronco <strong>di</strong> cui<br />

era stato l’ultimo frutto. Consumati, coperti <strong>di</strong> polvere, sarebbero potuti rimanere lì<br />

abbandonati se Gesù non li avesse raccolti, e lo fece soprappensiero, quasi avesse<br />

ricevuto un or<strong>di</strong>ne allungò il braccio, Maria non si accorse neppure del movimento, e<br />

se li legò alla cintura, e forse è nata così quella che oggi è l’ere<strong>di</strong>tà simbolica più<br />

perfetta dei primogeniti, ci sono cose, tipo questa, che cominciano in maniera tanto<br />

semplice, ecco perché si <strong>di</strong>ce ancora oggi, Con gli stivali <strong>di</strong> mio padre, anch’io sono


uomo, oppure, secondo una versione più ra<strong>di</strong>cale, È solo con gli stivali <strong>di</strong> mio padre<br />

che sono uomo.<br />

Poco <strong>di</strong>stante, un gruppo <strong>di</strong> soldati romani vigilava, pronto a intervenire<br />

casomai ci fossero atteggiamenti o strilli se<strong>di</strong>ziosi da parte <strong>di</strong> coloro che, piangendo e<br />

lamentandosi, si occupavano <strong>di</strong> quei poveri sventurati. Ma quella non era gente <strong>di</strong><br />

stampo guerriero, oppure non lo <strong>di</strong>mostrava, si limitavano a recitare le orazioni<br />

funebri, andavano da un crocifisso all’<strong>altro</strong>, e così trascorsero più <strong>di</strong> due ore, delle<br />

nostre, nessuno <strong>di</strong> questi morti rimase senza il benedetto viatico delle preghiere e<br />

<strong>della</strong> lacerazione delle vesti, a sinistra i parenti, a destra chi non lo era, nella<br />

tranquillità del pomeriggio si u<strong>di</strong>vano le voci intonare le litanie, Signore, che è<br />

quest’uomo che Tu ne fai tanto conto, che è questo figlio dell’uomo a cui rivolgi la<br />

Tua attenzione, l’uomo è come un soffio, i suoi giorni passano come l’ombra, qual è<br />

l’uomo che vive e non vede la morte, o risparmia la sua anima sfuggendo alla<br />

sepoltura, l’uomo, nato <strong>di</strong> donna, breve <strong>di</strong> giorni e sazio <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne, come un<br />

fiore spunta e avvizzisce, fugge come l’ombra e mai si ferma, che è quest’uomo per<br />

cui ti ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> lui, e questo figlio dell’uomo perché Tu lo visiti. Eppure, dopo<br />

quest’ammissione dell’irrime<strong>di</strong>abile insignificanza dell’uomo <strong>di</strong> fronte al suo Dio,<br />

proferita in un tono così profondo che sembrava venisse più dalla coscienza che dalla<br />

voce al servizio delle parole, il coro saliva e raggiungeva una specie <strong>di</strong> esultanza, per<br />

proclamare al cospetto <strong>di</strong> Dio una gran<strong>di</strong>osità inattesa, Ricordati, però, che <strong>di</strong> poco<br />

inferiore agli angeli hai fatto l’uomo, e <strong>di</strong> gloria e onore l’hai coronato. Quando<br />

arrivarono a Giuseppe, che non conoscevano, ed era l’ultimo dei quaranta, non si<br />

trattennero così a lungo, eppure il falegname si era portato all’<strong>altro</strong> mondo tutto<br />

quanto ci voleva, ma la fretta era giustificata dal fatto che la Legge non consente che i<br />

crocifissi rimangano fino al giorno successivo senza sepoltura, e il sole ormai sta<br />

tramontando, fra poco sarà il crepuscolo. Essendo ancora molto giovane, Gesù non<br />

doveva strapparsi la tunica, era esentato da questa manifestazione <strong>di</strong> lutto, ma la sua<br />

voce, sottile, vibrante, si udì più forte delle altre quando intonò, Benedetto sia Tu, o<br />

Signore, nostro Dio, re dell’universo, che con giustizia ti ha creato, che con giustizia ti<br />

ha mantenuto in vita, che con giustizia ti ha nutrito, che con giustizia ti ha fatto<br />

conoscere il mondo, che con giustizia ti farà risorgere, benedetto sia Tu, Signore, che<br />

risusciti i morti. Sdraiato per terra, se ancora avverte i dolori dei chio<strong>di</strong>, forse<br />

Giuseppe può sentire anche queste parole, ma solo lui saprà quale posto ha<br />

veramente occupato la giustizia <strong>di</strong> Dio nella sua vita, adesso che non può attendersi<br />

più niente né dall’una né dall’altra. Concluse le preghiere, bisognava seppellire i<br />

morti, ma erano tanti e la notte era ormai vicina, e quin<strong>di</strong> non è possibile trovare un<br />

posto per ognuno. una tomba vera, da poter chiudere con una pietra circolare, e<br />

quanto ad avvolgere i corpi nelle bende mortuarie, o magari nel semplice sudario,


neanche a pensarci. Decisero quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> scavare una fossa lunga per tutti, non è la<br />

prima volta, questa, né sarà l’ultima, i corpi scenderanno nella terra vestiti come<br />

sono, anche a Gesù hanno dato una vanga, e lui si è <strong>di</strong>stinto nel lavoro accanto agli<br />

adulti, ecco il destino che, in tutto più saggio, ha voluto che nel terreno scavato dal<br />

figlio fosse sepolto il padre, compiendosi così la profezia, Il figlio dell’uomo seppellirà<br />

l’uomo, ma egli stesso rimarrà insepolto. Queste parole, a prima vista enigmatiche,<br />

che non suscitino in voi pensieri elevati, sono decisamente un’ovvietà, vogliono<br />

soltanto <strong>di</strong>re che l’ultimo uomo, proprio perché ultimo, non avrà nessuno che gli <strong>di</strong>a<br />

sepoltura. Orbene, non sarà il caso <strong>di</strong> questo giovane che ha appena seppellito il<br />

padre, il mondo non finirà con lui, ci resteremo ancora per millenni e millenni, fra<br />

nascite e morti, e se l’uomo è stato, con altrettanta costanza, lupo e boia <strong>di</strong> se stesso,<br />

a maggior ragione continuerà a essere il suo becchino.<br />

Il sole ha ormai superato il crinale <strong>della</strong> montagna. Gran<strong>di</strong> nuvole scure<br />

sovrastano la valle del Giordano, spostandosi lentamente verso ponente, come<br />

attratte dall’ultima luce che ne tinge <strong>di</strong> rosso il nitido bordo superiore. L’aria è<br />

rinfrescata all’improvviso, è probabile che stanotte piova, anche se non è stagione. I<br />

soldati si sono ormai ritirati, approfittando dell’ultima luce <strong>di</strong>urna per rientrare<br />

all’accampamento che si trova nei <strong>di</strong>ntorni e dove probabilmente sono già arrivati i<br />

loro compagni d’arme, recatisi a Nazaret in veste <strong>di</strong> investigatori, ecco come si fa una<br />

guerra moderna, con grande coor<strong>di</strong>nazione, non nel modo in cui è andato a farla il<br />

Galileo, e il risultato è lì davanti agli occhi, trentanove guerriglieri crocifissi, il<br />

quarantesimo era un povero innocente, è venuto per fare del bene, e male gliene<br />

incolse. <strong>La</strong> gente <strong>di</strong> Sefforis andrà a cercare nella città bruciata un posto dove<br />

trascorrere la notte e, domattina presto, <strong>ogni</strong> famiglia passerà in rassegna quanto è<br />

rimasto <strong>della</strong> propria casa, se qualcosa è scampato all’incen<strong>di</strong>o, e poi forza e coraggio,<br />

a rifarsi una vita, ché Sefforis, non solo l’hanno bruciata, ma Roma non permetterà<br />

certo che sia ricostruita tanto presto. Maria e Gesù sono due ombre in mezzo a una<br />

foresta <strong>di</strong> soli tronchi, la madre stringe a sé il figlio, due paure in cerca <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong><br />

coraggio, il cielo nero non aiuta affatto, e i morti sottoterra sembra che vogliano<br />

afferrare i pie<strong>di</strong> dei vivi. Gesù <strong>di</strong>sse alla madre, Dormiamo in città, e Maria rispose,<br />

Non possiamo, i tuoi fratelli sono soli e hanno fame. A stento vedevano dove mettere<br />

i pie<strong>di</strong>. Finalmente, dopo una serie <strong>di</strong> inciampate e una caduta, raggiunsero la strada,<br />

che ricordava il greto asciutto <strong>di</strong> un fiume che apriva una pallida traccia nella notte. Si<br />

erano ormai lasciati Sefforis alle spalle quando cominciò a piovere, prima dei<br />

goccioloni che sulla spessa polvere <strong>della</strong> strada facevano un rumore soffice, se le<br />

parole così accoppiate hanno un senso. Poi la pioggia aumentò, continua, insistente,<br />

ben presto la polvere <strong>di</strong>venne fango, Maria e il figlio dovettero sfilarsi i sandali per<br />

non perderli nel cammino. Procedono silenziosi, la madre cerca <strong>di</strong> coprire col suo


mantello la testa del figlio, non hanno niente da <strong>di</strong>rsi, forse si trovano ad<strong>di</strong>rittura a<br />

pensare, confusamente, che non è poi così sicuro che Giuseppe sia morto, può darsi<br />

che giunti a casa lo trovino che accu<strong>di</strong>sce i figli, cercando <strong>di</strong> fare del proprio meglio, e<br />

che doman<strong>di</strong> alla moglie, Che cosa vi è venuto in mente <strong>di</strong> andarvene in città senza il<br />

mio permesso, ma gli occhi <strong>di</strong> Maria sono <strong>di</strong> nuovo pieni <strong>di</strong> lacrime, e non soltanto<br />

per il <strong>di</strong>spiacere e il lutto, c’è anche questa stanchezza infinita, questo castigo <strong>della</strong><br />

pioggia, questa notte senza scampo, è tutto troppo triste e nero perché Giuseppe<br />

possa essere vivo. Un giorno, qualcuno andrà a raccontare alla vedova che si è<br />

verificato un pro<strong>di</strong>gio alle porte <strong>di</strong> Sefforis, che sono nate ra<strong>di</strong>ci e foglie ai tronchi<br />

usati per il supplizio, e non si abusa del termine parlando <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>gio, primo perché,<br />

contrariamente all’abitu<strong>di</strong>ne i romani, andandosene, non li hanno portati via, e,<br />

secondo, perché è impossibile che dei tronchi così tagliati, alla base e alla cima,<br />

contenessero ancora un po’ <strong>di</strong> linfa e dei germogli capaci <strong>di</strong> tramutare dei pezzi <strong>di</strong><br />

legno insanguinati in alberi vivi. È stato il sangue dei martiri, <strong>di</strong>cevano i credenti, è<br />

stata la pioggia, ribattevano gli scettici, ma né il sangue versato né la pioggia del cielo<br />

erano mai riusciti prima a rinver<strong>di</strong>re tante croci abbandonate sui pianori <strong>di</strong> montagna<br />

o nel piattume del deserto. Ciò che nessuno ebbe il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re è che era stata la<br />

volontà <strong>di</strong> Dio, non solo perché questa volontà, qualunque essa sia, è imperscrutabile,<br />

ma anche perché non si trovavano ragioni e meriti particolari negli uomini crocifissi a<br />

Sefforis per essere beneficiari <strong>di</strong> una così singolare manifestazione <strong>della</strong> grazia <strong>di</strong>vina,<br />

più tipica <strong>di</strong> dei pagani. Per lungo tempo questi alberi resteranno qui, e verrà un<br />

giorno in cui si sarà ormai persa <strong>ogni</strong> memoria dell’accaduto, e allora, visto che gli<br />

uomini vogliono per <strong>ogni</strong> cosa una spiegazione, falsa o vera, si inventeranno storie e<br />

leggende, all’inizio ancora con qualche relazione con i fatti, che poi sarà sempre più<br />

tenue, fino a quando si trasformerà tutto in pura fabula. E arriverà un <strong>altro</strong> giorno in<br />

cui gli alberi moriranno <strong>di</strong> vecchiaia o saranno tagliati, e un <strong>altro</strong> ancora in cui, per<br />

un’autostrada, o una scuola, o un’abitazione, o un centro commerciale, o un fortino,<br />

le scavatrici rivolteranno il terreno e riporteranno alla luce, così rinati, gli scheletri che<br />

sono giaciuti lì per duemila anni. Arriveranno allora gli antropologi e un professore <strong>di</strong><br />

anatomia esaminerà i resti, per annunciare poi al mondo scandalizzato che, a quel<br />

tempo, gli uomini alla fin fine venivano crocifissi con le gambe piegate. E giacché il<br />

mondo non potrebbe esautorarlo in nome <strong>della</strong> scienza, lo ha aborrito in nome<br />

dell’estetica.<br />

Quando Maria e Gesù arrivarono a casa, senza neppure un filo asciutto<br />

addosso, inzaccherati <strong>di</strong> fango e battendo i denti per il freddo, i bambini erano più<br />

tranquilli <strong>di</strong> quanto si sarebbe potuto immaginare, grazie alla <strong>di</strong>sinvoltura e<br />

all’iniziativa dei maggiori, Giacomo e Lisia, i quali, accorgendosi che stava<br />

rinfrescando, avevano pensato <strong>di</strong> accendere il forno, ed erano tutti lì accoccolati,


tentando <strong>di</strong> compensare i morsi <strong>della</strong> fame con il conforto del caldo. Udendo sbattere<br />

il cancello del cortile, Giacomo andò ad aprire la porta, la pioggia si era trasformata in<br />

un <strong>di</strong>luvio a cui sfuggivano la madre e il fratello, e quando i due entrarono fu come se<br />

la casa venisse inondata <strong>di</strong> colpo. I bambini li guardarono, quando la porta si richiuse<br />

seppero che il padre non sarebbe tornato, ma tacquero, e fu Giacomo a domandare,<br />

Papà. Il pavimento d’argilla assorbiva lentamente l’acqua gocciolante dalle tuniche<br />

inzuppate, nel silenzio si u<strong>di</strong>va il crepitio <strong>della</strong> legna umida che ardeva all’imboccatura<br />

del forno, i bambini guardavano la madre. E Giacomo ripeté la domanda, Papà. Maria<br />

aprì la bocca per rispondere, ma la parola fatale, come la corda <strong>della</strong> forca, le<br />

compresse la gola e fu Gesù a dover <strong>di</strong>re, Papà è morto, e senza sapere bene perché<br />

lo facesse, o forse perché era la prova inconfutabile <strong>della</strong> definitiva assenza, slegò<br />

dalla cintura i sandali bagnati e li mostrò ai fratelli, Ecco. Erano già spuntate le prime<br />

lacrime negli occhi dei più gran<strong>di</strong>celli, ma fu la vista <strong>di</strong> quei sandali che fece scoppiare<br />

il pianto, adesso piangevano tutti, la vedova e i suoi nove figli, e lei non sapeva chi<br />

confortare, alla fine si inginocchiò per terra, stremata, e i bambini le si avvicinarono e<br />

la circondarono, un grappolo vivente che non aveva bisogno <strong>di</strong> essere calpestato per<br />

sprizzare quel sangue bianco che sono le lacrime. Solo Gesù rimase in pie<strong>di</strong>,<br />

stringendo i sandali al petto, pensando vagamente che un giorno, o in quell’istante se<br />

ne avesse avuto il coraggio, li avrebbe calzati. A poco a poco, i bambini si scostarono<br />

dalla madre, i maggiori per quella specie <strong>di</strong> pudore che ci porta a soffrire da soli, i più<br />

piccoli perché si erano staccati i fratelli e loro non riuscivano a provare un vero<br />

sentimento <strong>di</strong> dolore, piangevano soltanto, sotto questo aspetto i bambini sono come<br />

i vecchi, piangono per un nonnulla, anche quando ormai non provano più niente, o<br />

forse proprio perché non provano più niente. Maria rimase lì, inginocchiata nella<br />

casa, per un po’ <strong>di</strong> tempo, come se aspettasse una decisione o una sentenza, il<br />

segnale le fu dato da un lungo brivido, gli abiti bagnati addosso, allora si alzò, aprì la<br />

cassa e ne trasse una tunica del marito vecchia e rammendata, la porse a Gesù<br />

<strong>di</strong>cendo, Togliti quella che indossi, metti questa e va’ a sederti accanto al fuoco. Poi<br />

chiamò le due figlie, Lisia e Li<strong>di</strong>a, <strong>di</strong>sse loro <strong>di</strong> reggere una stuoia, a mo’ <strong>di</strong> paravento,<br />

<strong>di</strong>etro cui anche lei si cambiò d’abito e dopo, con il poco cibo che c’era in casa,<br />

cominciò a preparare la cena. Presso il forno, Gesù si riscaldava nella tunica del<br />

padre, che gli era lunga <strong>di</strong> maniche e d’orlo, è ovvio, in un’altra occasione i fratelli lo<br />

avrebbero deriso per quell’aspetto da spaventapasseri, ma oggi non avrebbero osato,<br />

non solo in virtù del grande dolore, ma anche per quell’aria <strong>di</strong> adulta maestà che<br />

promanava da quel ragazzo, come se da un momento all’<strong>altro</strong> fosse cresciuto alla<br />

massima altezza, e quest’impressione si rafforzò quando lui, con movimenti lenti e<br />

misurati, sistemò i sandali umi<strong>di</strong> del padre in modo che ricevessero il calore del forno,<br />

un gesto privo <strong>di</strong> qualsiasi fine pratico, ché il loro padrone non era più <strong>di</strong> questo


mondo. Giacomo, il secondogenito, andò a sederglisi accanto e domandò a voce<br />

bassa, Cos’è accaduto a nostro padre, Lo hanno crocifisso con i guerriglieri, rispose<br />

Gesù, anch’egli sussurrando, Perché, Non lo so, ce n’erano quaranta, e nostro padre<br />

era uno <strong>di</strong> loro, Forse era un guerrigliero, Chi, Papà, Non lo era, stava sempre qui,<br />

impegnato nel suo lavoro, E l’asino, lo avete trovato, Né vivo né morto. <strong>La</strong> madre<br />

aveva finito <strong>di</strong> preparare la cena, si sedettero tutti intorno alla ciotola comune e<br />

mangiarono quello che c’era. Alla fine, ai più piccoli ciondolava la testa per il sonno, è<br />

pur vero che lo spirito era ancora inquieto, ma il corpo stanco reclamava il riposo.<br />

Lungo la parete <strong>di</strong> fondo furono stese le stuoie dei maschi, Maria aveva detto alle<br />

figlie, Coricatevi qui con me, e si sdraiarono ciascuna da un lato per evitare gelosie.<br />

Dalla fessura <strong>della</strong> porta entrava un’aria fredda, ma la casa era riscaldata, c’era<br />

ancora il calore del forno, quello dei corpi vicini, e la famiglia, a poco a poco,<br />

malgrado la tristezza e i sospiri, cominciava ad abbandonarsi al sonno, Maria dava<br />

l’esempio, tratteneva le lacrime, desiderava che i figli si addormentassero in fretta,<br />

autonomamente, per potersi anche ritrovare sola con il proprio dolore, con gli occhi<br />

spalancati sulla sua futura vita senza un marito e con nove figli da crescere. Ma anche<br />

per lei, a metà <strong>di</strong> un pensiero, è svanito il dolore dell’anima, il corpo in<strong>di</strong>fferente ha<br />

accolto il sonno senza resistenza, e adesso dormono tutti.<br />

Nel pieno <strong>della</strong> notte un gemito svegliò Maria. Pensò <strong>di</strong> essere stata proprio lei,<br />

durante un sogno, ma non stava sognando, e il gemito si era ripetuto, più forte. Si<br />

rizzò a sedere, attenta a non svegliare le figlie, si guardò intorno, ma la luce del lume<br />

non arrivava al fondo <strong>della</strong> casa, Chi sarà, pensò, ma in cuor suo sapeva che chi stava<br />

gemendo era Gesù. Si alzò senza un rumore, andò a prendere il lume dal gancio sulla<br />

porta e, sollevandolo sopra la testa per fare più luce, passò in rivista i figli<br />

addormentati, Gesù, è lui che si agita e mormora, come se stesse lottando in un<br />

incubo, sta certo sognando il padre, un ragazzo <strong>di</strong> questa età che ha visto ciò che ha<br />

visto, morte, sangue e tortura. Maria pensò che avrebbe dovuto svegliarlo,<br />

interrompere quest’altra specie <strong>di</strong> agonia, ma non lo fece, non voleva u<strong>di</strong>re il figlio<br />

raccontarle ciò che sognava, un motivo che <strong>di</strong>menticò appena si accorse che Gesù<br />

aveva calzato i sandali del padre. Quel fatto insolito la sconcertò, che stupidaggine,<br />

non c’era giustificazione, e inoltre, che mancanza <strong>di</strong> rispetto, mettersi i sandali del<br />

padre proprio il giorno <strong>della</strong> sua morte. Tornò alla stuoia, senza sapere più che cosa<br />

pensare, forse il figlio stava ripetendo in sogno, per via dei sandali e <strong>della</strong> tunica,<br />

l’avventura mortale del padre dopo la partenza da casa, e in tal caso era entrato nel<br />

mondo degli uomini, cui apparteneva già secondo la Legge <strong>di</strong> Dio, ma dove adesso si<br />

installava con un nuovo <strong>di</strong>ritto, quello <strong>di</strong> succedere al padre nei beni, sia pur che<br />

fossero una vecchia tunica e un paio <strong>di</strong> sandali scalcagnati, e nei s<strong>ogni</strong>, anche solo per


ivivere i suoi ultimi passi sulla terra. Non pensò Maria che il sogno potesse essere un<br />

<strong>altro</strong>.<br />

Il mattino spuntò limpido, senza nuvole, il sole caldo e luminoso, niente faceva<br />

temere un ritorno <strong>della</strong> pioggia. Maria uscì presto <strong>di</strong> casa, con tutti i figli maschi in età<br />

scolare e con Gesù, il quale, come si è detto, ha già concluso la sua istruzione. Si<br />

recava alla sinagoga ad annunciare la morte <strong>di</strong> Giuseppe e le presumibili circostanze<br />

che vi avrebbero concorso, aggiungendo che, malgrado tutto, sia a lui che agli altri<br />

sventurati, fatto non <strong>di</strong>sprezzabile, erano stati resi gli onori funebri che la fretta e il<br />

luogo consentivano, ma comunque sufficienti, in qualità e numero, per poter<br />

affermare che, in linea generale, il rituale era stato rispettato. Durante il ritorno a<br />

casa, finalmente sola con il figlio maggiore, Maria pensò che fosse un’occasione<br />

propizia per domandargli il motivo per cui avesse calzato i sandali del padre, ma<br />

all’ultimo momento fu trattenuta da uno scrupolo, era molto probabile che Gesù non<br />

sapesse darle alcuna spiegazione e, quin<strong>di</strong>, umiliato, vedesse confuso agli occhi <strong>della</strong><br />

madre il proprio gesto, indubbiamente eccessivo, con la banalissima mancanza <strong>di</strong> un<br />

bambino che si alza <strong>di</strong> notte per andare <strong>di</strong> nascosto a mangiare un dolce, potendo<br />

comunque, se colto sul fatto, addurre la fame a <strong>di</strong>scolpa, il che dell’episo<strong>di</strong>o dei<br />

sandali non si sarebbe potuto <strong>di</strong>re, a meno che non si trattasse <strong>di</strong> un’altra specie <strong>di</strong><br />

fame, ma che neppure noi sapremmo spiegare. A Maria venne in mente, poi, un’altra<br />

idea, che adesso il figlio era il capo <strong>della</strong> casa e <strong>della</strong> famiglia, e quin<strong>di</strong> era bene che<br />

lei, madre e sottoposta, si impegnasse nel mostrargli il rispetto e l’attenzione che gli<br />

si confacevano, come per esempio interessarsi <strong>di</strong> quella pena dello spirito che aveva<br />

turbato il suo sogno, Hai sognato tuo padre, gli domandò, e Gesù finse <strong>di</strong> non aver<br />

sentito, voltò la faccia dall’<strong>altro</strong> lato, ma la madre, decisa, insistette, Hai sognato, non<br />

si aspettava che il figlio le rispondesse prima, Sì, e subito dopo, No, e che si incupisse<br />

in quel modo, come se ad<strong>di</strong>rittura avesse <strong>di</strong> nuovo davanti agli occhi il padre morto.<br />

Proseguirono in silenzio e, arrivati a casa, Maria si mise a cardare un po’ <strong>di</strong> lana,<br />

pensando subito che per la necessità <strong>di</strong> mantenere la famiglia avrebbe dovuto<br />

cominciare a farlo su commissione, approfittando <strong>della</strong> buona mano che aveva per<br />

quel mestiere. A sua volta Gesù, che aveva guardato il cielo per trovare conferma<br />

delle buone <strong>di</strong>sposizioni del tempo, si avvicinò al bancone da falegname, appartenuto<br />

al padre, che si trovava sotto la tettoia, e cominciò a controllare, a uno a uno, i lavori<br />

interrotti, e poi lo stato degli attrezzi, <strong>della</strong> qual cosa Maria si rallegrò in cuor suo,<br />

vedendo che il figlio, fin dal primo giorno, prendeva tanto sul serio le sue nuove<br />

responsabilità. I più giovani fecero ritorno dalla sinagoga e tutti si riunirono per<br />

mangiare, e solo un osservatore attentissimo potrebbe notare che, poche ore fa,<br />

questa famiglia ha subito la per<strong>di</strong>ta del suo capo naturale, marito e padre, e tranne<br />

Gesù, le cui nere sopracciglia aggrottate seguono un pensiero occulto, tutti gli altri,


compresa Maria, sono apparentemente tranquilli, pervasi da una composta serenità,<br />

perché è scritto, Piangi amaramente e abbandonati a grida <strong>di</strong> dolore, osserva il lutto<br />

secondo la <strong>di</strong>gnità del morto, un giorno o due per via dell’opinione pubblica, poi<br />

consolati <strong>della</strong> tua tristezza, ed è scritto anche, Non abbandonare il tuo cuore alla<br />

tristezza, ma tienila lontana e rammenta la tua fine, non te ne <strong>di</strong>menticare perché<br />

non vi sarà ritorno, al morto non servirai a nulla e causerai solo danno a te stesso.<br />

Ancora è troppo presto per il riso, che verrà a suo tempo, come i giorni si susseguono<br />

ai giorni e le stagioni alle stagioni, ma la miglior lezione è quella dell’Ecclesiaste, dove<br />

si legge, Per questo ho esaltato la gioia, non c’è <strong>di</strong> meglio per l’uomo, sotto il sole, che<br />

mangiare e bere e godersela, è questo che lo accompagna nelle sue fatiche, per tutti i<br />

giorni che Dio gli concederà sotto il sole. Nel pomeriggio, Gesù e Giacomo salirono<br />

sulla terrazza <strong>della</strong> casa per chiudere con un impasto <strong>di</strong> paglia e argilla le crepe del<br />

soffitto da cui, per tutta la notte, era entrata acqua, nessuno certo si stupirà che<br />

allora non si sia parlato <strong>di</strong> così umili particolari <strong>della</strong> nostra vita quoti<strong>di</strong>ana, la morte<br />

<strong>di</strong> un uomo, innocente o meno, dovrà sempre prevalere su tutte le cose.<br />

Giunse <strong>di</strong> nuovo la sera, un <strong>altro</strong> giorno stava per cominciare, alla meglio cenò<br />

la famiglia e si coricò sulle stuoie. Verso le prime luci dell’alba, Maria si destò<br />

impaurita, non era lei che sognava, no, ma suo figlio, e adesso fra pianti e gemiti da<br />

spezzare il cuore, tanto che si svegliarono anche i fratelli più gran<strong>di</strong>, per gli altri ci<br />

sarebbe voluto ben <strong>altro</strong> per strapparli al sonno profondo dell’innocenza <strong>di</strong> queste<br />

età. Maria si precipitò dal figlio che si <strong>di</strong>batteva, con le braccia alzate, come se<br />

cercasse <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi da colpi <strong>di</strong> spada o <strong>di</strong> lancia, pian piano si chetò, o perché gli<br />

assalitori si erano ritirati, o perché la vita lo stava abbandonando. Gesù aprì gli occhi,<br />

si aggrappò con forza alla madre come se non fosse quel piccolo uomo che è, capo<br />

<strong>della</strong> sua famiglia, perfino un adulto, se piange, <strong>di</strong>venta un bambino, loro non<br />

vogliono confessarlo, poveri sciocchi, ma il cuore addolorato si culla nelle lacrime.<br />

Che cos’hai, figlio mio, che cos’hai, gli domandò Maria, preoccupata, e Gesù non<br />

riusciva a rispondere, o forse non voleva, una smorfia in cui non c’era più nulla<br />

d’infantile gli sigillava le labbra, Dimmi che cos’hai sognato, insisteva Maria, e quasi<br />

tentando <strong>di</strong> aprirgli un varco, Hai visto tuo padre, il ragazzo fece un brusco gesto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>niego, poi si <strong>di</strong>vincolò dalle braccia <strong>della</strong> madre e si abbandonò sulla stuoia, Va’ a<br />

dormire, <strong>di</strong>sse, e rivolgendosi ai fratelli, Non è niente, dormite, sto bene. Maria se ne<br />

tornò accanto alle figlie ma, quasi fino all’albeggiare, rimase a occhi aperti, vigile,<br />

aspettando che da un momento all’<strong>altro</strong> il sogno <strong>di</strong> Gesù si ripetesse, che sogno<br />

poteva essere stato per addolorarlo così tanto, ma non accadde niente. Maria non<br />

pensò che il figlio potesse essere rimasto sveglio solo per impe<strong>di</strong>rsi <strong>di</strong> sognare <strong>di</strong><br />

nuovo, ma <strong>piu</strong>ttosto notò la coincidenza, davvero singolare, che Gesù, dopo aver<br />

sempre avuto sonni tranquilli, aveva cominciato a essere preda degli incubi subito


dopo la morte del padre, Signore, mio Dio, fa’ che non sia lo stesso sogno, lo implorò,<br />

per sua tranquillità, il buon senso le suggeriva che i s<strong>ogni</strong> non si tramandano né si<br />

ere<strong>di</strong>tano, ma si sbaglia <strong>di</strong> grosso, non c’è alcun bisogno che gli uomini si<br />

comunichino i s<strong>ogni</strong> che fanno perché li possano avere uguali padri e figli, e negli<br />

stessi momenti. Finalmente albeggiò, la fessura <strong>della</strong> porta si illuminò. Quando Maria<br />

si svegliò, vide che il posto del suo primogenito era vuoto, Dove sarà andato, pensò, si<br />

alzò rapidamente, aprì la porta e sbirciò fuori, Gesù era lì, seduto sotto la tettoia, sulla<br />

paglia sparsa per terra, con la testa fra le braccia che teneva sopra le ginocchia,<br />

immobile. Rabbrividendo per il freddo del mattino, ma anche, benché non ne fosse<br />

cosciente, per la visione <strong>della</strong> solitu<strong>di</strong>ne del figlio, la madre gli si avvicinò, Ti senti<br />

male, gli domandò, il ragazzo alzò la testa, No, non sono malato, Allora, che cosa ti<br />

succede, Sono questi miei s<strong>ogni</strong>, S<strong>ogni</strong>, <strong>di</strong>ci, Un sogno solo, lo stesso, stanotte e<br />

quell’altra, Hai sognato tuo padre sulla croce, Ti ho già detto <strong>di</strong> no, sogno mio padre,<br />

è vero, ma non lo vedo, Mi avevi detto che non hai sognato lui, Perché non lo vedo,<br />

ma sono certo che nel sogno c’è, E qual è questo sogno che ti tormenta. Gesù non<br />

rispose subito, guardò la madre con espressione smarrita, e Maria sentì come un <strong>di</strong>to<br />

toccarle il cuore, suo figlio era lì, con quel viso ancora da bambino, lo sguardo spento<br />

<strong>di</strong> chi non ha dormito, e la prima peluria, teneramente ri<strong>di</strong>cola, era il suo<br />

primogenito, a lui si affidava e si de<strong>di</strong>cava per il resto dei suoi giorni, Raccontami<br />

tutto, lo pregò, e Gesù, finalmente, <strong>di</strong>sse, Sogno <strong>di</strong> trovarmi in un paese che non è<br />

Nazaret e tu sei con me, ma non sei proprio tu, perché la donna che nel sogno è mia<br />

madre ha un viso <strong>di</strong>verso, e ci sono altri ragazzi <strong>della</strong> mia età, non so quanti, e delle<br />

donne che sono le madri, non so se quelle vere, qualcuno ci ha radunato tutti nella<br />

piazza, e siamo in attesa <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> soldati che devono ucciderci, noi li u<strong>di</strong>amo<br />

nella strada, si avvicinano, ma non li ve<strong>di</strong>amo, in quel momento non ho ancora paura,<br />

so che è un brutto sogno, nient’<strong>altro</strong>, ma all’improvviso ho la certezza che mio padre<br />

stia arrivando fra i soldati, mi rivolgo a te perché tu mi <strong>di</strong>fenda, anche se non sono<br />

sicuro che sia tu, ma te ne sei andata via, tutte le madri se ne sono andate, siamo<br />

rimasti solo noi, che a quel punto non siamo più dei ragazzi, ma bambini molto<br />

piccoli, io sono sdraiato per terra e comincio a piangere, e tutti gli altri piangono, ma<br />

io sono l’unico il cui padre arriva con i soldati, guar<strong>di</strong>amo verso l’entrata <strong>della</strong> piazza,<br />

sappiamo che arriveranno da lì, ma non entrano, siamo in attesa del loro ingresso ma<br />

non entrano, ed è anche peggio, i passi si avvicinano, è il momento, tuttavia non lo è,<br />

ancora non arriva, allora mi vedo come sono adesso, vedo un bimbo che sono sempre<br />

io e comincio a fare uno sforzo enorme per uscirne, è come se fossi legato per i pie<strong>di</strong><br />

e per le mani, chiamo te, che te ne sei andata, chiamo mio padre, che viene a<br />

uccidermi, e poi mi sono svegliato, questa notte e l’altra. Maria rabbrivi<strong>di</strong>va per<br />

l’orrore, fin dalle prime parole, appena compreso il significato del sogno, aveva


abbassato gli occhi addolorati, in fondo stava accadendo ciò che aveva tanto temuto,<br />

contrariamente a <strong>ogni</strong> senso comune e a <strong>ogni</strong> ragione Gesù aveva ere<strong>di</strong>tato il sogno<br />

<strong>di</strong> suo padre, non esattamente nello stesso modo, ma come se il padre e il figlio,<br />

ciascuno al proprio posto, lo stessero facendo contemporaneamente. E tremò<br />

veramente <strong>di</strong> terrore quando udì il figlio domandarle, Qual era il sogno che mio padre<br />

faceva tutte le notti, Be’, un brutto sogno, come chiunque, Ma quel sogno, che<br />

cos’era, Non lo so, non me lo ha mai raccontato, Mamma, non devi nascondere la<br />

verità a tuo figlio, Per te non sarebbe un bene conoscerla, Che cosa puoi saperne tu <strong>di</strong><br />

ciò che è bene o male per me, Un po’ <strong>di</strong> rispetto per tua madre, Sono tuo figlio, hai il<br />

mio rispetto, ma adesso mi stai nascondendo ciò che appartiene alla mia vita, Non<br />

costringermi a parlare, Un giorno ho chiesto a mio padre il motivo del suo sogno ed<br />

egli mi ha risposto che né io potevo porgli tutte le domande né lui poteva darmi tutte<br />

le risposte, Ecco, accetta le parole <strong>di</strong> tuo padre, Le ho accettate finché lui era vivo, ma<br />

adesso sono il capo <strong>della</strong> famiglia, da lui ho ere<strong>di</strong>tato una tunica, un paio <strong>di</strong> sandali e<br />

un sogno, ormai potrei andarmene, ma ho bisogno <strong>di</strong> sapere quale sogno porterei<br />

con me, Figlio mio, forse non lo sognerai più. Gesù guardò fissamente la madre, la<br />

costrinse a fare altrettanto e <strong>di</strong>sse, Rinuncerò a conoscerlo se la prossima notte il<br />

sogno non tornerà, se non si ripresenterà mai più, ma se si ripeterà, giurami che mi<br />

<strong>di</strong>rai tutto, Lo giuro, rispose Maria, che non sapeva più come <strong>di</strong>fendersi dall’insistenza<br />

e dall’autorità del figlio. Nel silenzio del suo cuore angosciato, si levò un appello a Dio,<br />

senza parole, o, se le avesse avute, avrebbero potuto essere, Passa a me, o Signore,<br />

questo sogno, che fino al giorno <strong>della</strong> mia morte io possa patirlo istante dopo istante,<br />

ma mio figlio, no, mio figlio, no. Disse Gesù, Dovrai ricordarti <strong>di</strong> ciò che hai promesso,<br />

Me ne rammenterò, rispose Maria, ma continuava a ripetere fra sé e sé, Mio figlio,<br />

no, mio figlio, no.<br />

Mio figlio, sì. Venne la notte, all’alba cantò un gallo nero e il sogno si ripeté,<br />

<strong>di</strong>etro l’angolo comparve il muso del primo cavallo. Maria udì i gemiti del figlio, ma<br />

non andò a consolarlo. E Gesù, tremando in un bagno <strong>di</strong> sudore, non ebbe bisogno <strong>di</strong><br />

chiedere niente per sapere che anche la madre si era svegliata, Che cosa mi<br />

racconterà, pensò, mentre Maria, accanto a lui, rimuginava, Come glielo racconterò, e<br />

cercava un modo per non rivelargli tutto. Al mattino, quando si alzarono, Gesù <strong>di</strong>sse<br />

alla madre, Ti accompagno a portare i miei fratelli alla sinagoga, poi verrai con me nel<br />

deserto, dobbiamo parlare. Mentre preparava il pasto per i figli, alla povera Maria<br />

cadevano le cose dalle mani, ma il vino dell’agonia era stato servito, adesso bisognava<br />

berlo. <strong>La</strong>sciati i più giovani a scuola, madre e figlio si allontanarono dal paese e, lì, in<br />

un luogo deserto, si sedettero sotto un ulivo, nessuno, tranne Dio, ammesso che sia<br />

da queste parti, potrà u<strong>di</strong>re ciò che <strong>di</strong>ranno, sappiamo già che i sassi non parlano,<br />

neanche se li picchiamo gli uni contro gli altri, e quanto alla terra profonda, è proprio


il luogo in cui le parole si tramutano in silenzio. Gesù <strong>di</strong>sse, Rispetta il tuo giuramento,<br />

e Maria rispose senza tergiversare, Tuo padre sognava che da soldato, con altri<br />

commilitoni, andava a ucciderti, A uccidermi, Sì, È il mio sogno, Sì, confermò lei,<br />

sollevata, In fondo è stato semplice, pensò, e a voce alta, Ora lo conosci, torniamo a<br />

casa, i s<strong>ogni</strong> sono come le nuvole, vanno e vengono, tu hai amato molto tuo padre e<br />

perciò ne hai ere<strong>di</strong>tato il sogno, ma lui non ti ha ucciso né ti ucciderebbe mai, e anche<br />

se fosse stato per or<strong>di</strong>ne del Signore, all’ultimo momento l’angelo gli avrebbe<br />

trattenuto la mano, come fece con Abramo quando stava per sacrificare suo figlio<br />

Isacco, Non parlare <strong>di</strong> ciò che non conosci, la interruppe bruscamente Gesù, e Maria<br />

si rese conto che il vino amaro doveva essere bevuto fino alla fine, Consentimi, figlio<br />

mio, almeno <strong>di</strong> sapere che nulla si può opporre alla volontà del Signore, qualunque<br />

essa sia, e che se il Signore ha mostrato adesso una volontà e subito dopo ne palesa<br />

un’altra, contraria, né tu né io siamo parte nella contrad<strong>di</strong>zione, rispose Maria e,<br />

incrociando le mani in grembo, rimase in attesa. Gesù le chiese, Risponderai a tutte le<br />

domande che ti farò, Risponderò, <strong>di</strong>sse Maria, Quando mio padre ha cominciato a<br />

fare quel sogno, Molti anni fa, Quanti, Quando sei nato tu, Lo ha sognato tutte le<br />

notti, Sì, tutte le notti, credo, negli ultimi tempi non mi svegliavo più, ci si abitua,<br />

Sono nato a Betlemme in Giudea, Infatti, Che cosa è accaduto alla mia nascita perché<br />

mio padre sognasse <strong>di</strong> uccidermi, Non è stato alla tua nascita, Ma tu hai detto, Il<br />

sogno comparve qualche settimana dopo, Che cosa successe a quell’epoca, Erode<br />

fece uccidere tutti i bambini <strong>di</strong> Betlemme che avevano meno <strong>di</strong> tre anni, Perché, Non<br />

lo so, Mio padre lo sapeva, No, Ma non hanno ucciso me, Vivevamo in una grotta,<br />

fuori del paese, Vuoi <strong>di</strong>re che i soldati non mi hanno ucciso soltanto perché non mi<br />

hanno visto, Sì, Mio padre era un soldato, Non lo è mai stato, Che cosa faceva, allora,<br />

<strong>La</strong>vorava nelle opere del Tempio, Non capisco, Sto rispondendo alle tue domande, Se<br />

i soldati non mi videro, se vivevamo fuori paese, se mio padre non era un militare, se<br />

non aveva alcuna responsabilità, se non si sapeva neppure per quale motivo Erode<br />

avesse or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> uccidere i bambini, Sì, tuo padre non sapeva per quale motivo<br />

Erode or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> ammazzare i bambini, Allora, Niente, se non hai altre domande da<br />

farmi, io non ho altre risposte da darti, Mi nascon<strong>di</strong> qualcosa, O tu non sei capace <strong>di</strong><br />

vederlo. Gesù tacque, sentiva svanirgli, come acqua su un terreno arido, l’autorità<br />

con cui si era rivolto alla madre, mentre in qualche recesso dell’animo gli sembrava <strong>di</strong><br />

vedere svilupparsi un’idea ignobile, fra linee che appena si muovevano, ma già<br />

mostruose alla nascita. Sulle pen<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> una collina lì <strong>di</strong> fronte passava un gregge <strong>di</strong><br />

pecore che, come il pastore, erano del colore <strong>della</strong> terra, terra in movimento su terra.<br />

Il viso teso <strong>di</strong> Maria rivelò un’espressione <strong>di</strong> sorpresa, quel pastore alto, quel modo <strong>di</strong><br />

camminare, tanti anni dopo e proprio in quel momento, che segnale poteva essere, vi<br />

concentrò lo sguardo e titubò, ma era uno dei vicini <strong>di</strong> Nazaret che portava al pascolo


le sue poche pecore, stentate quanto lui. Nell’anima <strong>di</strong> Gesù, l’idea finì <strong>di</strong> formarsi,<br />

tentò <strong>di</strong> uscire all’esterno del corpo, ma la lingua le ostacolò il passaggio, infine, con<br />

voce timorosa <strong>di</strong> se stessa, <strong>di</strong>sse, Mio padre sapeva che quei bambini sarebbero stati<br />

uccisi. Non era stata una domanda, perciò Maria non dovette rispondere. Come lo<br />

aveva saputo, adesso sì, questa era una domanda, Stava lavorando al Tempio, a<br />

Gerusalemme, quando udì dei soldati parlare <strong>di</strong> ciò che dovevano fare, E poi, Tornò <strong>di</strong><br />

corsa per salvarti, E poi, Pensò che non fosse necessario fuggire, e rimanemmo in<br />

quella grotta, E poi, Nient’<strong>altro</strong>, i soldati fecero quanto era stato loro or<strong>di</strong>nato e se ne<br />

andarono, E poi, Poi tornammo a Nazaret, E cominciò quel sogno, <strong>La</strong> prima volta<br />

accadde nella grotta. Le mani <strong>di</strong> Gesù salirono d’improvviso al volto come se lo<br />

volessero graffiare, la voce si mutò in un grido irreparabile, Mio padre ha ucciso i<br />

bambini <strong>di</strong> Betlemme, Che follia stai <strong>di</strong>cendo, li hanno uccisi i soldati <strong>di</strong> Erode, No,<br />

donna, li ha uccisi mio padre, li ha ammazzati Giuseppe figlio <strong>di</strong> Eli, il quale, sapendo<br />

che i bambini sarebbero stati uccisi, non ha avvertito i loro genitori, e una volta<br />

pronunciate tutte queste parole fu definitivamente persa <strong>ogni</strong> speranza <strong>di</strong><br />

consolazione. Gesù si buttò per terra, piangendo, Poveri innocenti, poveri innocenti,<br />

ripeteva, sembra incre<strong>di</strong>bile che un semplice ragazzo <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci anni, un’età in cui è<br />

facile spiegare e scusare l’egoismo, possa aver subito un trauma così forte per via <strong>di</strong><br />

una notizia che, se tenessimo conto <strong>di</strong> ciò che sappiamo del nostro mondo<br />

contemporaneo, lascerebbe in<strong>di</strong>fferente la maggior parte <strong>della</strong> gente. Ma gli uomini<br />

non sono tutti uguali, eccezioni ce ne sono nel bene e nel male, e questa è senza<br />

dubbio tra le migliori, un ragazzino in lacrime per un vecchio errore commesso dal<br />

proprio padre, e che forse sta piangendo anche per se stesso, se, come pare, amava<br />

quel padre due volte colpevole. Maria tese la mano al figlio, voleva toccarlo, ma lui si<br />

scansò, Non toccarmi, c’è una ferita nella mia anima, Gesù, figlio mio, Non chiamarmi<br />

figlio tuo, anche tu sei colpevole. Ecco come sono i giu<strong>di</strong>zi dell’adolescenza, ra<strong>di</strong>cali,<br />

in verità Maria era innocente quanto i bambini assassinati, sono gli uomini, mio caro,<br />

a decidere tutto, si è presentato mio marito e ha detto, An<strong>di</strong>amocene, poi ha<br />

cambiato idea, Non ce ne an<strong>di</strong>amo, e senza spiegazioni, ho dovuto chiedergli io, Che<br />

cosa sono quelle grida. Maria non rispose al figlio, sarebbe stato facile <strong>di</strong>mostrargli <strong>di</strong><br />

non essere colpevole, ma pensò al marito crocifisso, anche lui morto innocente, e si<br />

accorse, fra lacrime e vergogna, <strong>di</strong> amarlo adesso più <strong>di</strong> quando era vivo, perciò<br />

tacque, la colpa che si è portato uno può portarla anche l’<strong>altro</strong>. Disse Maria, An<strong>di</strong>amo<br />

a casa, non abbiamo <strong>altro</strong> da <strong>di</strong>rci qui, e il figlio le rispose, Vai tu, io resto. Sembrava<br />

che si fosse persa <strong>ogni</strong> traccia <strong>di</strong> pecore e pastore, il deserto era realmente un<br />

deserto e persino le case, laggiù, sparse qua e là lungo il pen<strong>di</strong>o, sembravano gran<strong>di</strong><br />

massi squadrati, come un cantiere abbandonato che pian piano stesse sprofondando<br />

nel suolo. Quando Maria scomparve nella profon<strong>di</strong>tà grigiastra <strong>di</strong> una valle, Gesù,


inginocchiato, urlò, e il corpo gli bruciava tutto come se stesse sudando sangue,<br />

Padre, padre mio, perché mi hai abbandonato, ecco, infatti, ciò che sentiva quel<br />

povero ragazzo, abbandono, <strong>di</strong>sperazione, la solitu<strong>di</strong>ne infinita <strong>di</strong> un <strong>altro</strong> deserto, né<br />

padre né madre né fratelli, l’inizio <strong>di</strong> un lungo cammino <strong>di</strong>sseminato <strong>di</strong> morti. Da<br />

lontano, seduto e confuso fra le pecore, il pastore lo guardava.<br />

13.<br />

Trascorsi due giorni, Gesù se ne andò da casa. Nel frattempo si contarono le<br />

parole che pronunciò e le notti le passò in bianco, solo perché non riusciva a dormire.<br />

Immaginava l’orribile carneficina, i soldati che irrompevano nelle case e frugavano<br />

nelle culle, le spade che si abbattevano o si conficcavano nei teneri corpicini scoperti,<br />

le urla folli delle madri, i padri che bramivano come tori incatenati, e si figurava anche<br />

se stesso, dentro una grotta che non aveva mai visto, e in quei momenti, a tratti,<br />

come dense e lente ondate che lo sommergessero, sentiva l’inspiegabile desiderio <strong>di</strong><br />

essere morto, <strong>di</strong> non essere vivo, almeno. Lo ossessionava una domanda, che non<br />

aveva mai posto alla madre, quanti bambini erano stati uccisi, nella sua mente erano<br />

tanti, accatastati uno sull’<strong>altro</strong>, come agnelli decapitati e gettati nel mucchio, in<br />

attesa del grande falò che li avrebbe consumati e portati in cielo stemperati in fumo.<br />

Ma non lo aveva chiesto al momento <strong>della</strong> rivelazione, e adesso gli sembrava un<br />

gesto <strong>di</strong> cattivo gusto, se l’espressione era già in uso allora, andare dalla madre e <strong>di</strong>re,<br />

Mamma, l’<strong>altro</strong> giorno ho <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> chiederti quanti furono i pargoli passati a<br />

miglior vita laggiù a Betlemme, e lei avrebbe risposto, Ah, figlio mio, non pensarci,<br />

neanche una trentina, e poi, se sono morti, l’ha certo voluto il Signore, ché era in suo<br />

potere evitarlo se gli fosse convenuto. Fra sé e sé, incessantemente, Gesù si chiedeva,<br />

Quanti, guardava i fratelli e domandava, Quanti, avrebbe voluto sapere la quantità <strong>di</strong><br />

corpi morti che c’era stato bisogno <strong>di</strong> porre sull’<strong>altro</strong> piatto perché l’ago <strong>della</strong> bilancia<br />

<strong>di</strong>chiarasse equilibrata la sua vita salva. <strong>La</strong> mattina del secondo giorno, Gesù <strong>di</strong>sse alla<br />

madre, Non ho pace né riposo in questa casa, tieniti i miei fratelli, ché io parto. Maria<br />

alzò le braccia al cielo, piangente e stupefatta, Che significa, che significa, un figlio<br />

primogenito non abbandona la propria madre vedova, dove si è mai visto, ad<strong>di</strong>o<br />

mondo sempre peggiore, e perché, perché, se questa è la tua casa e questa la tua<br />

famiglia, come vivremo noi se non ci sarai tu, Giacomo ha soltanto un anno meno <strong>di</strong><br />

me, provvederà lui, come dovrei fare io in mancanza <strong>di</strong> tuo marito, Mio marito era<br />

tuo padre, Non voglio parlarne, non voglio parlare <strong>di</strong> nient’<strong>altro</strong>, dammi la tua<br />

bene<strong>di</strong>zione per il viaggio, se vuoi, io me ne vado comunque, E dove vuoi andare,<br />

figlio mio, Non so, forse a Gerusalemme, forse a Betlemme, per vedere il paese in cui<br />

sono nato, Ma là nessuno ti conosce, Buon per me, <strong>di</strong>mmi, mamma, che cosa pensi<br />

che mi farebbero se sapessero chi sono, Taci, che i tuoi fratelli ti sentono, Un giorno


anche loro conosceranno la verità, E adesso, su queste strade, con i romani che vanno<br />

a caccia dei guerriglieri <strong>di</strong> Giuda, andrai incontro a tanti pericoli, I romani non sono<br />

peggiori dei soldati dell’<strong>altro</strong> Erode, non mi si scaglieranno certo addosso con la spada<br />

in pugno per uccidermi, né mi inchioderanno su una croce, io non ho fatto niente,<br />

sono innocente, Anche tuo padre lo era, e ve<strong>di</strong> che cosa è successo, Tuo marito è<br />

morto innocente, ma non ha vissuto da tale, Gesù, il Demonio parla per bocca tua,<br />

Come puoi sapere che non sia Dio colui che parla per bocca mia, Non pronunciare il<br />

nome del Signore invano, Nessuno può sapere quando il nome <strong>di</strong> Dio è pronunciato<br />

invano, non lo sai tu né lo so io, soltanto il Signore può fare la <strong>di</strong>stinzione e noi non<br />

potremmo comprendere le sue ragioni, Figlio mio, Dimmi, Non so dove tu, così<br />

giovane, sia andato a trovare queste idee, questa scienza, E io non saprei <strong>di</strong>rtelo,<br />

forse gli uomini nascono con la verità dentro <strong>di</strong> sé e non la rivelano solo perché non<br />

credono che sia il vero, Te ne vuoi proprio andare, Sì, E tornerai, Non lo so, Se proprio<br />

vuoi, se questo ti tormenta, va’ pure a Betlemme, va’ a Gerusalemme, al Tempio,<br />

parla con i dottori, interrogali, ti illumineranno, e poi torna da tua madre e dai tuoi<br />

fratelli che hanno bisogno <strong>di</strong> te, Non ti prometto <strong>di</strong> tornare, E <strong>di</strong> che cosa vivrai, tuo<br />

padre non è campato a sufficienza per insegnarti il mestiere, <strong>La</strong>vorerò nei campi, farò<br />

il pastore, chiederò ai pescatori <strong>di</strong> portarmi con loro in mare, Non desiderare <strong>di</strong><br />

essere pastore, Perché, Non lo so, è una specie <strong>di</strong> presentimento, Ciò che dovrà<br />

essere, sarà, e adesso, madre mia, Non puoi andartene così, devo prepararti del cibo<br />

per il viaggio, denaro ce n’è poco, ma qualcosa si rime<strong>di</strong>erà, pren<strong>di</strong> la bisaccia <strong>di</strong> tuo<br />

padre, per fortuna che l’ha lasciata, Prenderò il cibo, ma non la bisaccia, È l’unica che<br />

abbiamo, tuo padre non aveva mica la lebbra, né la rogna, Non posso, Un giorno<br />

dovrai piangere tuo padre e non lo avrai, L’ho già pianto, Lo piangerai <strong>di</strong> più, e allora<br />

non vorrai sapere le sue colpe, a queste parole <strong>della</strong> madre Gesù non rispose. I fratelli<br />

più gran<strong>di</strong> gli si avvicinarono, domandando, Te ne vuoi proprio andare, non sapevano<br />

alcunché delle motivazioni segrete <strong>di</strong> quella conversazione con la madre, e Giacomo<br />

<strong>di</strong>sse, Vorrei venire con te, lo attiravano l’avventura, il viaggio, il pericolo, un<br />

orizzonte <strong>di</strong>verso, Tu devi restare, rispose Gesù, qualcuno dovrà pure occuparsi <strong>di</strong><br />

nostra madre che è vedova, si trattò <strong>di</strong> parole che gli uscirono sfuggendo alla sua<br />

volontà, fece per mordersi il labbro come per trattenerle, ma ciò che non riuscì a<br />

fermare furono le lacrime, il ricordo vivo del padre, inatteso, lo aveva colpito come un<br />

fascio <strong>di</strong> luce insopportabile.<br />

Fu dopo che ebbero mangiato, tutta la famiglia riunita, che Gesù partì. Si<br />

congedò dai fratelli, a uno a uno, si accomiatò dalla madre che piangeva, <strong>di</strong>cendole,<br />

senza capire perché, In un modo o nell’<strong>altro</strong>, tornerò, e poi, mettendosi la bisaccia in<br />

spalla, attraversò il cortile e aprì il cancello che dava sulla strada. Lì si fermò, come se<br />

riflettesse su quanto stava per fare, lasciare la casa, la madre, i fratelli, quante e


quante volte, sulla soglia <strong>di</strong> una porta o <strong>di</strong> una decisione, un’improvvisa e nuova<br />

motivazione, o qualcosa che l’ansia del momento come tale ha raffigurato, ci fa<br />

trattenere la mano, ci porta a considerare il detto come non detto. Lo pensò anche<br />

Maria, e una felice sorpresa le si stava già <strong>di</strong>pingendo sul viso, ma ebbe breve durata,<br />

perché il figlio, prima <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro, posò la bisaccia per terra, dopo una lunga<br />

pausa durante la quale aveva dato l’impressione <strong>di</strong> <strong>di</strong>battere fra sé e sé un problema<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile soluzione. Gesù passò tra i suoi famigliari senza guardarli ed entrò in casa.<br />

Quando ne uscì <strong>di</strong> nuovo, alcuni istanti dopo, in una mano aveva i sandali del padre.<br />

Taciturno, con gli occhi bassi, come se il pudore o una mal celata vergogna non gli<br />

consentissero <strong>di</strong> affrontare altri sguar<strong>di</strong>, infilò i sandali nella bisaccia e, senza altre<br />

parole o gesti, se ne andò. Maria corse al cancello, la seguirono tutti i figli, i più<br />

anziani con l’aria <strong>di</strong> non dare grande importanza al caso, ma non vi furono gesti <strong>di</strong><br />

saluto perché Gesù non si voltò neppure una volta. Una vicina che, passando,<br />

assistette alla scena, domandò a Maria, Dove va tuo figlio, e Maria rispose, Ha trovato<br />

lavoro a Gerusalemme, starà lì per qualche tempo, una sfacciata menzogna, come<br />

sappiamo, ma questa faccenda del mentire e del <strong>di</strong>re la verità è una lunga storia, è<br />

meglio non azzardare giu<strong>di</strong>zi morali assoluti perché, se daremo abbastanza tempo al<br />

tempo, arriverà sempre il giorno in cui la verità <strong>di</strong>venterà menzogna e la menzogna si<br />

trasformerà in verità. Quella notte, mentre in casa dormivano tutti, tranne Maria che<br />

fantasticava su come e dove fosse a quell’ora il figlio, se in salvo in qualche<br />

caravanserraglio, se sotto qualche albero, se fra i sassi <strong>di</strong> qualche burrone tenebroso,<br />

se nelle grinfie dei romani, che il Signore non lo permetta, udì il cigolio del cancello<br />

sulla strada e il cuore le balzò in gola, È Gesù che ritorna, pensò e, in un primo<br />

momento, la gioia la lasciò paralizzata e confusa, Che cosa devo fare, non voleva<br />

andare ad aprirgli la porta con aria trionfante, Hai visto, tanta durezza con tua madre<br />

e neppure una notte hai resistito fuori, per lui sarebbe stata un’umiliazione, le<br />

conveniva restarsene lì tranquilla e silenziosa, far finta <strong>di</strong> dormire, lasciarlo entrare, e<br />

se lui vorrà coricarsi sulla stuoia alla chetichella, senza <strong>di</strong>re, Sono qui, domattina si<br />

fingerà stupita per il ritorno del figliol pro<strong>di</strong>go, mica perché le assenze sono brevi la<br />

gioia sarà minore, in fondo anche l’assenza è una morte, l’unica e importante<br />

<strong>di</strong>fferenza è la speranza. Ma quanto gli ci vuole per arrivare alla porta, chissà, forse<br />

agli ultimi passi si è bloccato, esitante, ma questo pensiero Maria non è riuscita a<br />

sopportarlo, ecco lì la fessura <strong>della</strong> porta attraverso cui potrà spiare senza essere<br />

vista, avrà il tempo <strong>di</strong> tornare alla sua stuoia se il figlio deciderà <strong>di</strong> entrare, avrà il<br />

tempo <strong>di</strong> trattenerlo se si pentirà e tornerà sui suoi passi. In punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>, scalza,<br />

Maria si avvicinò e si mise a spiare. C’era la luna, il suolo del cortile brillava come<br />

acqua. Una sagoma alta e nera si muoveva lentamente, avanzava verso la porta, e<br />

Maria, appena la vide, si tappò la bocca con le mani per non urlare. Non era il figlio,


enorme, gigantesco, immenso, era il men<strong>di</strong>cante, coperto <strong>di</strong> stracci come la prima<br />

volta e, sempre come in quella prima occasione, adesso forse per effetto del chiaro <strong>di</strong><br />

luna, improvvisamente rivestito <strong>di</strong> abiti sontuosi, che un forte alito <strong>di</strong> vento agitava.<br />

Maria, spaventata, bloccava la porta, Che cosa vuole, che cosa vuole, mormoravano<br />

le sue labbra tremanti, e d’improvviso non seppe che cosa pensare, l’uomo che aveva<br />

detto <strong>di</strong> essere un angelo si scostò <strong>di</strong> lato, era lì accanto alla porta ma non entrava, lei<br />

riuscì a sentire solo il respiro e poi un rumore simile a un graffio, come se la terra<br />

fosse squarciata crudelmente da una ferita che si trasformava in una bocca abissale.<br />

Maria non aveva bisogno <strong>di</strong> aprire né <strong>di</strong> domandarlo per sapere quanto stava<br />

accadendo <strong>di</strong>etro la sua porta. <strong>La</strong> sagoma massiccia dell’angelo riapparve, per un<br />

breve istante il grande corpo riempì tutto il campo visivo <strong>di</strong> Maria e poi, senza<br />

neppure uno sguardo alla casa, la figura si allontanò verso il cancello, portando con<br />

sé, dalla ra<strong>di</strong>ce all’ultima foglia, l’enigmatica pianta che era nata tre<strong>di</strong>ci anni prima nel<br />

punto in cui la sco<strong>della</strong> era stata seppellita. Il cancello si aprì e si chiuse, fra un<br />

movimento e l’<strong>altro</strong> l’angelo si trasformò e apparve il men<strong>di</strong>cante, chiunque fosse<br />

scomparve al <strong>di</strong> là del muro, trascinando le lunghe frasche come un serpente<br />

<strong>piu</strong>mato, adesso senza il minimo rumore, come se quanto era successo non fosse<br />

stato <strong>altro</strong> che sogno e immaginazione. Maria aprì la porta lentamente e, timorosa,<br />

fece capolino. Il mondo, fin dall’alto e inaccessibile cielo, era tutto un chiarore. Lì<br />

vicino, rasente al muro <strong>della</strong> casa, c’era il buco nero da cui la pianta era stata<br />

strappata, e, partendo dal bordo, verso il cancello, una scia luminosa brillava come<br />

una Via <strong>La</strong>ttea, ammesso che allora si chiamasse così, giacché Cammino <strong>di</strong> Santiago<br />

non può essere, perché chi dovrà dargli questo nome per il momento è ancora solo<br />

un ragazzino <strong>della</strong> Galilea, più o meno coetaneo <strong>di</strong> Gesù, Dio solo sa dove saranno,<br />

l’uno e l’<strong>altro</strong>, in questo momento. Maria pensò al figlio, ma questa volta senza che il<br />

cuore le si stringesse per la paura, niente <strong>di</strong> male gli sarebbe potuto accadere sotto<br />

un cielo così, bello, sereno, imperscrutabile, e questa luna, come un pane fatto <strong>di</strong> sola<br />

luce, che alimenta le fonti e le linfe <strong>della</strong> terra. Con animo tranquillo, Maria attraversò<br />

il cortile, calpestando senza timore le stelle del suolo, e aprì il cancello. Guardò fuori,<br />

vide che la scia terminava poco più avanti, come se la potenza iridescente delle foglie<br />

si fosse estinta o, <strong>altro</strong> delirio <strong>della</strong> fantasia <strong>di</strong> questa donna che a <strong>di</strong>scolpa non potrà<br />

più invocare il fatto <strong>di</strong> essere incinta, come se il men<strong>di</strong>cante avesse ripreso le<br />

sembianze dell’angelo, servendosi finalmente, giacché si trattava <strong>di</strong> un’occasione<br />

speciale, delle ali. In cuor suo, Maria ponderò questi rari eventi e li trovò semplici,<br />

naturali e giustificati, tanto quanto la visione delle proprie mani sotto il chiaro <strong>di</strong> luna.<br />

Rientrò poi in casa, prese dal gancio alla parete il lume e andò a far luce nell’ampia<br />

buca lasciata dalla pianta sra<strong>di</strong>cata. Sul fondo c’era la sco<strong>della</strong> vuota. Infilò la mano<br />

nella fossa e la tirò fuori, era soltanto quella banale ciotola <strong>di</strong> cui si ricordava, solo con


qualche rimasuglio <strong>di</strong> terra dentro, ma le luci erano spente, un prosaico utensile<br />

domestico ritornato alle funzioni originarie, d’ora in poi servirà <strong>di</strong> nuovo per il latte,<br />

l’acqua o il vino, secondo l’appetito e le possibilità, è proprio vero ciò che si è detto, a<br />

ognuno la sua ora e <strong>ogni</strong> cosa a suo tempo.<br />

Per quella sua prima notte da viandante, Gesù ebbe il conforto <strong>di</strong> un tetto. Il<br />

crepuscolo lo ha colto lungo la via, in vista <strong>di</strong> un paesino che si trova prima <strong>della</strong> città<br />

<strong>di</strong> Jenin, e ha voluto la sorte, che tanti brutti annunci gli ha promesso e concretato fin<br />

dalla nascita, che gli abitanti <strong>della</strong> casa dove, senza sperarci troppo, ha bussato per<br />

chiedere alloggio, fossero gente compassionevole, <strong>di</strong> quella che passerebbe il resto<br />

<strong>della</strong> vita fra i rimorsi se lasciasse un ragazzino come questo senza un tetto,<br />

specialmente in un periodo così tormentato da guerre e assalti, quando per un<br />

nonnulla si crocifiggono anime e si accoltellano creature innocenti. Gesù <strong>di</strong>chiarò ai<br />

suoi benevoli ospiti che veniva da Nazaret e andava a Gerusalemme, ma non ripeté la<br />

vergognosa menzogna u<strong>di</strong>ta sulla bocca <strong>della</strong> madre, che andava a lavorare, <strong>di</strong>sse<br />

solo che aveva l’incarico <strong>di</strong> interrogare i dottori del Tempio su un punto <strong>della</strong> Legge<br />

cui la sua famiglia era particolarmente interessata. Il padrone <strong>di</strong> casa si stupì che una<br />

missione <strong>di</strong> tale responsabilità fosse affidata a un ragazzo così giovane, anche se già<br />

entrato, come si capiva chiaramente, nella maturità religiosa, e Gesù spiegò che non<br />

poteva essere altrimenti, essendo lui il maschio più anziano <strong>della</strong> famiglia, ma del<br />

padre non <strong>di</strong>sse una sola parola. Cenò con i padroni <strong>di</strong> casa e poi se ne andò a<br />

dormire sotto la tettoia del cortile, perché non c’erano como<strong>di</strong>tà migliori per gli ospiti<br />

<strong>di</strong> passaggio. Nel cuore <strong>della</strong> notte, <strong>di</strong> nuovo lo assalì quel sogno, ma con qualche<br />

variante rispetto a quanto <strong>di</strong> solito sognava, e cioè che il padre e i soldati non si<br />

avvicinarono molto, neppure il muso del cavallo comparve <strong>di</strong>etro l’angolo, ma non c’è<br />

da farsi illusioni, non furono perciò minori l’angoscia e il terrore, mettiamoci al posto<br />

<strong>di</strong> Gesù, sognare che nostro padre, quello che ci ha dato la vita, ci si avvicina a spada<br />

tratta per ammazzarci. Nessuno, in casa, si accorse <strong>della</strong> passione che lì, a pochi passi,<br />

si rappresentava, anche nel sonno Gesù stava ormai imparando a controllare la<br />

paura, la coscienza tormentata gli metteva, come ultima risorsa, una mano sulla<br />

bocca, e le urla vibravano terribilmente, sì, ma in silenzio, soltanto nella sua testa. Il<br />

mattino dopo, Gesù fu partecipe del primo pasto <strong>della</strong> giornata, ringraziando e<br />

lodando poi i suoi benefattori con una compostezza così seria e con parole così<br />

appropriate che tutta la famiglia, nessuno escluso, si sentì per qualche istante vicina<br />

all’ineffabile pace del Signore, malgrado fossero tutti soltanto degli sconsiderati<br />

samaritani. Si accomiatò Gesù e partì, serbando nelle orecchie le ultime parole<br />

pronunciate dal padrone <strong>di</strong> casa, e cioè, Benedetto sia Tu, Signore nostro Dio, re<br />

dell’universo, che in<strong>di</strong>rizzi i passi dell’uomo, al che lui aveva risposto bene<strong>di</strong>cendo lo<br />

stesso Signore, Dio e re, che provvede a tutti i bis<strong>ogni</strong>, una <strong>di</strong>mostrazione che


l’esperienza <strong>della</strong> vita crea giorno dopo giorno persuasivamente, secondo la<br />

sacrosanta regola <strong>della</strong> proporzione <strong>di</strong>retta che detta <strong>di</strong> concedere <strong>di</strong> più a chi più ne<br />

abbia.<br />

Il resto del viaggio fino a Gerusalemme non fu così facile. Primo, ci sono<br />

samaritani e samaritani, il che vuol <strong>di</strong>re che già a quel tempo una ron<strong>di</strong>ne non<br />

bastava per fare primavera, ce n’era bisogno, come minimo, <strong>di</strong> due, stiamo parlando<br />

delle ron<strong>di</strong>ni, non delle primavere, a con<strong>di</strong>zione che siano un maschio e una femmina<br />

fertili e abbiano prole. Le porte a cui Gesù andò a bussare non si aprirono più, e al<br />

viandante non rimase che dormire lì, da solo, una volta sotto un fico, <strong>di</strong> quelli grossi e<br />

rampicanti, simili a una gonna a ruota, un’altra protetto da una carovana cui si era<br />

unito e che, essendo esaurito il caravanserraglio più vicino, aveva dovuto,<br />

fortunatamente per Gesù, accamparsi in aperta campagna. Fortunatamente, abbiamo<br />

detto, perché nel frattempo, mentre intrepido attraversava i monti deserti, il povero<br />

piccolo era stato assalito da due malfattori, vigliacchi e imperdonabili, che gli avevano<br />

rubato quel poco <strong>di</strong> denaro che possedeva, ragion per cui Gesù non poté ripararsi in<br />

nessuna locanda dove, secondo le leggi <strong>di</strong> un sano commercio, chi non fa il nodo<br />

perde il punto, come a <strong>di</strong>re che nessuno fa niente per niente. Fu una pena, ammesso<br />

che vi fosse qualcuno a impietosirsi, vedere lo sconforto del meschino dopo che i ladri<br />

se n’erano andati, ancora ridendosela, con tutto quel cielo sopra e le montagne<br />

intorno, l’infinito universo privo <strong>di</strong> significato morale, popolato <strong>di</strong> stelle, ladri e<br />

crocifissori. E non ribatteteci, per favore, che un ragazzino <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci anni non avrebbe<br />

mai la cultura scientifica o la competenza filosofica, e neppure la mera esperienza <strong>di</strong><br />

vita che simili riflessioni presupporrebbero, e che questo, in particolare, benché<br />

edotto dagli stu<strong>di</strong> nella sinagoga e dotato <strong>di</strong> una certa <strong>di</strong>chiarata agilità mentale, non<br />

sarà giustificato nelle parole e nei fatti per la particolare attenzione <strong>di</strong> cui lo abbiamo<br />

fatto oggetto. Figli <strong>di</strong> falegname non ne mancano davvero in queste terre, tanto<br />

meno <strong>di</strong>fettano figli <strong>di</strong> crocifissi, ma, supponendo che ne avessimo scelto un <strong>altro</strong>,<br />

non dubitiamo che, chiunque fosse, tanta abbondanza <strong>di</strong> argomentazioni utili ci<br />

avrebbe dato questi come ce la sta dando l’<strong>altro</strong>. In primo luogo perché, come non è<br />

più un segreto per nessuno, <strong>ogni</strong> uomo è un mondo, sia per le vie del trascendente<br />

sia per i cammini dell’immanente, e in secondo luogo perché questa terra è sempre<br />

stata <strong>di</strong>versa dalle altre, basti vedere la quantità <strong>di</strong> gente <strong>di</strong> alta, me<strong>di</strong>a o bassa<br />

con<strong>di</strong>zione che l’ha sempre percorsa pre<strong>di</strong>cando o profetizzando, a cominciare da<br />

Isaia, e via via fino a Malachia, nobili, sacerdoti, pastori, <strong>di</strong> tutto un po’, per cui<br />

conviene essere prudenti nell’esprimere opinioni, l’umile esor<strong>di</strong>o del figlio <strong>di</strong> un<br />

falegname non ci dà il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> pronunciare giu<strong>di</strong>zi prematuri che, sembrando<br />

definitivi, possono compromettere fin dall’inizio una carriera. Questo ragazzo <strong>di</strong>retto<br />

a Gerusalemme, mentre la maggior parte dei suoi coetanei non si azzarda ancora a


mettere un piede fuori <strong>della</strong> porta, forse non è proprio un’aquila quanto a perspicacia<br />

né un portento in fatto <strong>di</strong> intelligenza, ma merita il nostro rispetto, ha una ferita<br />

nell’anima, come egli stesso ha <strong>di</strong>chiarato, e giacché la sua natura non gli consente <strong>di</strong><br />

aspettare che gliela guarisca la semplice abitu<strong>di</strong>ne a conviverci, fino al punto <strong>di</strong><br />

cicatrizzazione che è il non pensare, è andato in cerca del mondo, forse, chissà, per<br />

moltiplicare le ferite e, unendole tutte, per farne un solo e definitivo dolore.<br />

Supposizioni del genere potrebbero magari sembrare inadeguate, non solo alla<br />

persona, ma anche al tempo e al luogo, attribuendo sentimenti moderni e complessi<br />

alla mente <strong>di</strong> un rustico palestinese nato tanti anni prima che Freud, Jung, Groddeck e<br />

<strong>La</strong>can siano venuti al mondo, ma il nostro errore, ci sia consentita questa<br />

presunzione, non è né crasso né scandaloso, purché si tenga conto del fatto che<br />

abbondano, negli scritti da cui questi giudei traggono il nutrimento spirituale, tanti e<br />

tali esempi che ci autorizzano a pensare che un uomo, qualunque sia l’epoca in cui<br />

viva o sia vissuto, è mentalmente contemporaneo <strong>di</strong> un <strong>altro</strong> in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> una<br />

qualsiasi altra epoca. Le uniche e indubitabili eccezioni conosciute sono Adamo ed<br />

Eva, non perché siano stati il primo uomo e la prima donna, ma per il motivo che non<br />

hanno avuto infanzia. E non vengano a ribatterci, la biologia e la psicologia, che nella<br />

mentalità <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> Cro-Magnon, per noi inimmaginabile, erano già iniziati i<br />

cammini che avrebbero portato alla testa quale l’abbiamo oggi sulle spalle, è una<br />

<strong>di</strong>scussione che qui non ci potrebbe entrare per niente, visto che <strong>di</strong> quell’uomo <strong>di</strong><br />

Cro-Magnon non si parla nel libro <strong>della</strong> Genesi, che è l’unica lezione sui primor<strong>di</strong> del<br />

mondo che Gesù abbia imparato.<br />

Distratti da queste riflessioni, non del tutto trascurabili rispetto ai punti<br />

essenziali del vangelo che abbiamo via via spiegato, ci siamo <strong>di</strong>menticati <strong>di</strong> seguire,<br />

come sarebbe stato nostro dovere, il resto del viaggio del figlio <strong>di</strong> Giuseppe a<br />

Gerusalemme, <strong>di</strong> cui è appena giunto in vista, senza un soldo, ma sano e salvo, coi<br />

pie<strong>di</strong> segnati dal lungo viaggio, ma con il cuore saldo come quando ha varcato la<br />

porta <strong>della</strong> sua casa, tre giorni fa. Non è la prima volta che viene qui, perciò non è<br />

eccitato più <strong>di</strong> quanto ci si aspetti da un devoto cui il suo <strong>di</strong>o sia ormai <strong>di</strong>venuto<br />

familiare o stia per <strong>di</strong>ventarlo. Da questo declivio, chiamato Getsemani, sulla costa<br />

del monte degli Ulivi, si scorge, maestosamente <strong>di</strong>steso, il <strong>di</strong>segno architettonico <strong>di</strong><br />

Gerusalemme, Tempio, torri, palazzi, abitazioni, e la città ci sembra tanto vicina che si<br />

ha l’impressione <strong>di</strong> toccarla con le <strong>di</strong>ta, purché la febbre mistica sia abbastanza alta<br />

da far sì che il credente e sofferente finisca per confondere le poche forze del proprio<br />

corpo con la potenza inesauribile dello spirito universale. Il pomeriggio sta per finire,<br />

il sole tramonta sul mare <strong>di</strong>stante. Gesù sta scendendo a valle, domandandosi fra sé e<br />

sé dove mai dormirà questa notte, se dentro o fuori città, tutte le volte che c’è venuto<br />

con il padre e la madre, nel periodo <strong>di</strong> Pasqua, la famiglia si è accampata in tende


fuori delle mura, benevolmente fatte issare dalle autorità civili e militari per<br />

accogliere i pellegrini, tutti separati, non ci sarebbe neppure bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo, gli<br />

uomini con gli uomini, le donne con le donne, i minori ugualmente <strong>di</strong>visi per sesso.<br />

Quando Gesù arrivò alle mura, ormai sul far <strong>della</strong> sera, le porte si stavano chiudendo,<br />

a stento i guar<strong>di</strong>ani gli consentirono <strong>di</strong> entrare, e <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui piombarono le spranghe<br />

nei grossi legni, se Gesù avesse avuto qualche penosa colpa sulla coscienza, <strong>di</strong> quelle<br />

che dappertutto trovano allusioni in<strong>di</strong>rette agli errori commessi, forse avrebbe<br />

pensato a una trappola che scattava, a denti <strong>di</strong> ferro che afferravano lo stinco <strong>della</strong><br />

preda, a un bozzolo <strong>di</strong> bava che avviluppava la mosca. A tre<strong>di</strong>ci anni, però, i peccati<br />

non possono essere molti né terribili, non è ancora tempo <strong>di</strong> uccidere o <strong>di</strong> rubare, <strong>di</strong><br />

testimoniare il falso, <strong>di</strong> desiderare la donna d’altri, né la casa, né il campo, né lo<br />

schiavo, né la schiava, né il bue, né la giumenta, né niente che non appartenga a lui, e<br />

dunque questo giovane è puro e senza la macchia <strong>di</strong> un proprio errore, anche se ha<br />

già perduto l’innocenza, ché non si può vedere la morte ed essere tale e quale a<br />

prima. Le strade cominciano a svuotarsi, è ora <strong>di</strong> cena per le famiglie, fuori sono<br />

rimasti solo men<strong>di</strong>canti e vagabon<strong>di</strong>, ma si stanno ritirando anche questi, hanno pur<br />

sempre le loro gilde, i loro gruppi corporativi, fra poco le pattuglie <strong>di</strong> soldati romani<br />

cominceranno a percorrere la città, alla ricerca dei facinorosi che arrivano a compiere<br />

le loro malefatte e iniquità ad<strong>di</strong>rittura nella capitale del regno <strong>di</strong> Erode Antipa,<br />

malgrado i supplizi cui vengono sottoposti se li acciuffano, come si è visto a Sefforis.<br />

In fondo alla strada, ecco una <strong>di</strong> queste ronde notturne che si fa luce con alcune<br />

torce, sfila fra un tintinnio <strong>di</strong> spade e scu<strong>di</strong>, al passo, pie<strong>di</strong> calzati in sandali da guerra.<br />

Nascosto in un cantuccio, il ragazzo attese che i militari scomparissero, poi si mise alla<br />

ricerca <strong>di</strong> un posto dove dormire. Finì per trovarlo, come pensava, nei sempiterni<br />

cantieri del Tempio, uno spazio fra due gran<strong>di</strong> massi già collocati, sopra i quali<br />

fungeva da soffitto una grande lastra. Lì, sbocconcellò l’ultimo tozzo <strong>di</strong> pane duro e<br />

raffermo che gli rimaneva, accompagnandolo con qualche fico secco ritrovato sul<br />

fondo <strong>della</strong> bisaccia. Aveva sete, ma si rassegnò a non bere. Infine <strong>di</strong>stese la stuoia, si<br />

coprì con la piccola coperta che faceva parte del suo bagaglio <strong>di</strong> viandante e, ben<br />

avvolto per proteggersi dal freddo che penetrava dai due lati <strong>di</strong> quel precario rifugio,<br />

riuscì ad addormentarsi. <strong>La</strong> circostanza <strong>di</strong> trovarsi a Gerusalemme non gli impedì <strong>di</strong><br />

sognare, ma non fu certo un vantaggio <strong>di</strong> poco conto il fatto che, forse per via <strong>della</strong><br />

presenza così prossima <strong>di</strong> Dio, il sogno si limitasse alla ripetizione delle solite scene,<br />

confuse con la sfilata <strong>della</strong> ronda che aveva incontrato. Si svegliò quando il sole era<br />

appena sorto. Si trascinò fuori dal suo buco, freddo come una tomba, e, avvolto nella<br />

coperta, fissò davanti a sé Gerusalemme, le case basse, <strong>di</strong> pietra, sfiorate dalla luce<br />

rosata. Allora, con una solennità maggiore, perché pronunciate dalle labbra <strong>di</strong> quel<br />

bambino che ancora era, recitò le parole <strong>della</strong> devozione, Ti rendo grazie, Signore, Dio


nostro, re dell’universo, che con la potenza <strong>della</strong> Tua misericor<strong>di</strong>a mi hai restituito<br />

così, viva e perseverante, la mia anima. Ci sono momenti, nella vita, che andrebbero<br />

fissati, protetti dal tempo, e non solo affidati, per esempio, a questo vangelo o alla<br />

pittura o, più recentemente, alla fotografia, al cinema, al video, sarebbe importante<br />

che coloro che li hanno vissuti o fatti vivere potessero restare presenti in eterno agli<br />

occhi dei posteri e che a noi, oggi, fosse possibile andare fino a Gerusalemme per<br />

vedere coi nostri occhi questo ragazzino, Gesù, figlio <strong>di</strong> Giuseppe, avvolto nella sua<br />

povera coperta, mentre fissa le case <strong>di</strong> Gerusalemme e rende grazie al Signore perché<br />

neppure questa volta ha perduto l’anima. Essendo ancora all’inizio <strong>della</strong> vita, ha solo<br />

tre<strong>di</strong>ci anni, c’è da supporre che il futuro gli abbia riservato ore più allegre o più tristi<br />

<strong>di</strong> questa, più felici o più sventurate, più amene o più tragiche, ma noi sceglieremmo<br />

questo istante, la città addormentata, il sole immobile, la luce intangibile, un<br />

ragazzino che guarda le case avvolto in una coperta e con una bisaccia ai pie<strong>di</strong>, e tutto<br />

il mondo, vicino e lontano, sospeso, in attesa. Non è possibile, si è già mosso, l’istante<br />

è arrivato ed è passato, il tempo ci porta fin dove s’inventa una memoria, era così<br />

oppure no, è tutto come noi <strong>di</strong>remo che è stato. Adesso Gesù sta camminando per le<br />

stra<strong>di</strong>ne che cominciano a riempirsi <strong>di</strong> gente, è ancora presto per andare al Tempio,<br />

come sempre e dovunque i dottori cominciano ad apparire solo più tar<strong>di</strong>. Non sente<br />

più freddo, ma lo stomaco lancia qualche segnale, i due fichi rimastigli sono serviti<br />

solo a stimolargli la saliva, il figlio <strong>di</strong> Giuseppe ha fame. Adesso, sì, sente davvero la<br />

mancanza dei sol<strong>di</strong> che gli hanno rubato quei malvagi, perché la vita <strong>della</strong> città non è<br />

mica come vagabondare per la campagna, fischiettando in cerca <strong>di</strong> quello che<br />

potrebbero aver lasciato i conta<strong>di</strong>ni che osservano le leggi del Signore, verbi gratia,<br />

Quando, mietendo il tuo campo, <strong>di</strong>menticherai qualche mannello, non tornerai<br />

in<strong>di</strong>etro a prenderlo, quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai in<strong>di</strong>etro a ripassare i<br />

rami, quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai in<strong>di</strong>etro a racimolare, lo<br />

lascerai per il forestiero, per l’orfano e per la vedova, ricordati che sei stato schiavo<br />

nella terra d’Egitto. Orbene, essendo una grande città, e benché Dio vi abbia fatto<br />

erigere la sua <strong>di</strong>mora terrena, a Gerusalemme non arrivano questi precetti umanitari,<br />

ragion per cui, per chi non abbia quattrini in saccoccia, l’unico rime<strong>di</strong>o è chiedere, con<br />

il probabile rischio <strong>di</strong> vedersi respingere perché importuno, oppure rubare, con il<br />

pericolo certissimo <strong>di</strong> dover subire il castigo <strong>della</strong> flagellazione e del carcere, se non<br />

ad<strong>di</strong>rittura qualcosa <strong>di</strong> peggio. Rubare, questo ragazzo non può, chiedere, questo<br />

ragazzo non vuole, si limita a sfiorare con lo sguardo le pile <strong>di</strong> pane, le pirami<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

frutta, i cibi cucinati esposti sui banconi lungo le strade, e quasi sviene, come se tutte<br />

le carenze nutritive <strong>di</strong> questi tre giorni, scontando la mensa del samaritano, si fossero<br />

riunite in quest’ora dolorosa, è vero che la sua meta è il Tempio, ma il corpo, per<br />

quanto affermino il contrario i sostenitori del <strong>di</strong>giuno mistico, meglio accoglierà la


parola <strong>di</strong> Dio se il cibo gli avrà rinforzato le facoltà dell’intelletto. Per fortuna, un<br />

fariseo che stava passando si accorse del giovane e se ne impietosì, l’ingiusto futuro<br />

s’incaricherà <strong>di</strong> forgiare una pessima reputazione a questa gente, ma in fondo erano<br />

brave persone, come si evince in questo caso, Chi sei, gli domandò, e Gesù rispose,<br />

Sono <strong>di</strong> Nazaret, in Galilea, Hai fame, il ragazzo abbassò gli occhi, non c’era bisogno <strong>di</strong><br />

parlare, glielo si leggeva in faccia, Non hai famiglia, Sì, ma sono venuto solo, Sei<br />

fuggito da casa, No, e infatti non era scappato, ricor<strong>di</strong>amo come la madre e i fratelli lo<br />

avessero salutato con tanto amore sulla soglia <strong>di</strong> casa, il fatto che lui non si fosse<br />

girato una sola volta non stava a significare che era fuggito, sono così le nostre parole,<br />

pronunciare un sì o un no è la cosa più semplice <strong>di</strong> tutte e, <strong>di</strong> norma, la più<br />

convincente, ma per la verità bisognerebbe cominciare col dare una risposta un po’<br />

esitante, Be’, scappare, scappare nel senso stretto del termine, non sono scappato,<br />

eppure, e a questo punto dovremmo risentire tutta la storia, ma tranquillizziamoci,<br />

non succederà, primo, perché il fariseo non ha bisogno <strong>di</strong> conoscerla e, secondo,<br />

perché noi la sappiamo meglio <strong>di</strong> chiunque <strong>altro</strong>, basti pensare a quel poco che i<br />

personaggi più importanti <strong>di</strong> questo vangelo sanno gli uni degli altri, Gesù che non sa<br />

tutto <strong>della</strong> madre e del padre, Maria che non conosce <strong>ogni</strong> cosa del marito e del figlio,<br />

e Giuseppe che non sa niente <strong>di</strong> niente, perché è morto. Noi, al contrario, conosciamo<br />

tutto quanto fino a oggi è stato fatto, detto e pensato, sia da loro sia dagli altri, anche<br />

se siamo costretti a procedere come se lo ignorassimo, in un certo senso siamo quel<br />

fariseo che ha domandato, Hai fame, quando la faccia pallida e smagrita <strong>di</strong> Gesù, già<br />

<strong>di</strong> per sé, voleva <strong>di</strong>re, Non domandarmelo, dammi da mangiare. Fu quanto fece,<br />

infine, quell’uomo impietosito, comprò due pani ancora cal<strong>di</strong> <strong>di</strong> forno e una ciotola <strong>di</strong><br />

latte, e senza una parola li porse a Gesù, ma nel passaggio dall’uno all’<strong>altro</strong> un po’ <strong>di</strong><br />

liquido gli si versò sulle mani, e allora tutt’e due, contemporaneamente con lo stesso<br />

gesto, portarono la mano umida alla bocca per lambire il latte, un gesto simile a<br />

quello <strong>di</strong> baciare il pane quando cade per terra, peccato che non si ritroveranno più<br />

insieme, questi due, visto che sembrava che avessero firmato un patto così bello e<br />

simbolico. Se ne tornò il fariseo alla sua vita, ma prima trasse dalla borsa due monete,<br />

<strong>di</strong>cendo, Pren<strong>di</strong> questo denaro e torna a casa, il mondo è ancora troppo grande per<br />

te. Il figlio del falegname teneva fra le mani la sco<strong>della</strong> e il pane, all’improvviso gli era<br />

passata la fame o, meglio, ce l’aveva ancora, ma non l’avvertiva più, guardava il<br />

fariseo allontanarsi e solo allora lo ringraziò, ma a voce così bassa che l’<strong>altro</strong> non<br />

avrebbe potuto sentirlo, se fosse stato un tipo che si aspettava <strong>di</strong> essere ringraziato,<br />

avrebbe pensato <strong>di</strong> aver fatto del bene a un monello ingrato e senza educazione. In<br />

quello stesso luogo, nel mezzo <strong>della</strong> strada, Gesù, cui l’appetito era tornato <strong>di</strong> colpo,<br />

mangiò il pane e bevve il latte, poi andò a riconsegnare la sco<strong>della</strong> vuota al ven<strong>di</strong>tore,<br />

che gli <strong>di</strong>sse, È pagata, tienila, È un’usanza <strong>di</strong> Gerusalemme comprare il latte con le


scodelle, No, ma quel fariseo ha voluto acquistarla, non si sa mai quello che passa per<br />

la testa <strong>di</strong> un fariseo, Allora posso tenerla, Te l’ho già detto, è pagata. Gesù avvolse la<br />

sco<strong>della</strong> nella coperta e la infilò nella bisaccia mentre pensava che, d’ora in avanti,<br />

sarebbe dovuto stare attento al modo in cui l’avrebbe maneggiata, sono cocci fragili,<br />

delicati, non sono che una manciata <strong>di</strong> terra cui la fortuna, precariamente, ha dato<br />

consistenza, come all’uomo in fondo. Nutrito il corpo, risvegliato lo spirito, Gesù<br />

<strong>di</strong>resse i propri passi verso il Tempio.<br />

14.<br />

C’era già molta gente sulla spianata che fronteggiava la ripida scalinata <strong>di</strong><br />

accesso. Ai due lati, lungo le mura, si trovavano le tende degli ambulanti, altre in cui si<br />

vendevano gli animali per i sacrifici, e qua e là, sparpagliati, i cambiavalute coi loro<br />

banchi, gruppi che conversavano, mercanti che gesticolavano, guar<strong>di</strong>e romane a pie<strong>di</strong><br />

e a cavallo che sorvegliavano, lettighe portate da schiavi, e poi dromedari e asini<br />

oppressi dal carico, dovunque un vocio frenetico, qualche flebile belato <strong>di</strong> agnelli e<br />

capretti, alcuni trasportati in braccio o sulle spalle, come bambini stanchi, altri<br />

trascinati, la corda al collo, ma tutti <strong>di</strong>retti alla morte per mannaia e alla<br />

consumazione per mezzo del fuoco. Gesù attraversò lo spogliatoio per purificarsi, poi<br />

salì la scalinata e, senza fermarsi, percorse l’atrio dei Gentili. Entrò nell’atrio delle<br />

Donne dalla porta fra la sala degli Oli e quella dei Nazareni, e trovò quello che era<br />

venuto a cercare, gli anziani e gli scribi che, secondo l’antica usanza, <strong>di</strong>ssertavano<br />

sulla Legge, rispondevano alle domande e davano consigli. C’erano alcuni gruppi, il<br />

ragazzo si avvicinò al meno numeroso nell’istante in cui un uomo alzava la mano per<br />

porre una domanda. Lo scriba annuì con un cenno e l’uomo <strong>di</strong>sse, Ti chiedo <strong>di</strong><br />

spiegarmi se dobbiamo intendere, parola per parola, significato per significato, com’è<br />

scritto, le leggi che il Signore ha dato a Mosè sul monte Sinai, quando promise <strong>di</strong> far<br />

regnare la pace nel nostro paese e che nessuno avrebbe turbato il nostro sonno,<br />

quando annunciò che avrebbe fatto sparire le bestie nocive e che la spada non<br />

sarebbe passata per le nostre terre e che, se avessimo inseguito i nostri nemici, essi<br />

sarebbero caduti <strong>di</strong>nanzi a noi colpiti <strong>di</strong> spada, cinque <strong>di</strong> voi ne inseguiranno cento, e<br />

cento <strong>di</strong> voi ne inseguiranno <strong>di</strong>ecimila, <strong>di</strong>sse il Signore, e i vostri nemici cadranno<br />

<strong>di</strong>nanzi a voi colpiti <strong>di</strong> spada. Lo scriba guardò con espressione sospettosa<br />

l’interlocutore, se magari non fosse un ribelle intrufolatosi, mandato da Giuda il<br />

Galileo per attizzare gli animi con malevole insinuazioni sulla passività del Tempio<br />

<strong>di</strong>nanzi al potere <strong>di</strong> Roma, e rispose, brusco e lapidario, Così parlò il Signore quando i<br />

nostri padri erano nel deserto, perseguitati dagli egiziani. L’uomo alzò <strong>di</strong> nuovo la<br />

mano, segnale <strong>di</strong> un’altra domanda, Devo intendere che le parole del Signore<br />

pronunciate sul monte Sinai valevano solo per quei tempi, quando i nostri padri


cercavano la terra promessa, Se le hai intese così, non sei un buon israelita, le parole<br />

del Signore valevano, valgono e varranno per tutti i tempi passati, presenti e futuri, le<br />

parole del Signore erano nella Sua mente prima che Egli parlasse e vi sono ancora,<br />

adesso che tace, Sei tu che hai detto quanto proibisci a me <strong>di</strong> pensare, Che cosa<br />

pensi, tu, Che il Signore acconsente che le nostre spade non si levino contro la forza<br />

che ci sta opprimendo, che cento <strong>di</strong> noi non osino sollevarsi contro cinque <strong>di</strong> loro, che<br />

<strong>di</strong>ecimila giudei debbano ritirarsi <strong>di</strong> fronte a cento romani, Sei nel Tempio del Signore<br />

e non su un campo <strong>di</strong> battaglia, Il Signore è il <strong>di</strong>o degli eserciti, Ma, ricordati, il<br />

Signore ha dettato le sue con<strong>di</strong>zioni, Quali, Se osserverete le mie leggi, se rispetterete<br />

i miei precetti, ha detto il Signore, Quali leggi non abbiamo osservato e quali precetti<br />

non abbiamo rispettato per essere costretti ad accettare come giusta e necessaria,<br />

come castigo dei peccati, la dominazione <strong>di</strong> Roma, Lo sa il Signore, Sì, lo sa il Signore,<br />

quante volte l’uomo pecca senza saperlo, ma spiegami perché mai il Signore debba<br />

servirsi del potere <strong>di</strong> Roma per castigarci, invece <strong>di</strong> farlo Lui <strong>di</strong>rettamente, faccia a<br />

faccia con coloro che ha eletto a Suo popolo, Il Signore conosce i propri fini, il Signore<br />

sceglie i propri mezzi, Vuoi forse <strong>di</strong>rmi che è volontà del Signore che i romani<br />

coman<strong>di</strong>no su Israele, Sì, Se è come <strong>di</strong>ci, dobbiamo concluderne che i ribelli impegnati<br />

nella lotta contro i romani stanno combattendo anche contro il Signore e la Sua<br />

volontà, Ne conclu<strong>di</strong> male, E tu ti contrad<strong>di</strong>ci, scriba, Il volere <strong>di</strong> Dio può essere un<br />

non volere, il Suo non volere la Sua volontà, Soltanto il volere dell’uomo è vero<br />

volere, e non ha importanza <strong>di</strong> fronte a Dio, Infatti, Allora, l’uomo è libero, Sì, per<br />

poter essere castigato. Un sussurro passò fra gli astanti, alcuni guardarono colui che<br />

aveva posto le domande, senza dubbio pertinenti alla mera luce dei testi, ma<br />

<strong>politica</strong>mente sconvenienti, lo fissarono come se fosse lui a dover assumere su <strong>di</strong> sé<br />

tutti i peccati <strong>di</strong> Israele e pagare per essi, e comunque rincuorati i sospettosi dal<br />

trionfo dello scriba che accettava, con un sorriso <strong>di</strong> compiacimento, i complimenti e<br />

gli elogi. Sicuro <strong>di</strong> sé, il maestro si guardò intorno, sollecitando un’altra domanda,<br />

come il gla<strong>di</strong>atore cui è capitato un avversario debole ne reclama un <strong>altro</strong>, ben più<br />

prestante, che gli <strong>di</strong>a maggior gloria. Un <strong>altro</strong> uomo alzò la mano, un’altra domanda si<br />

presentava, Il Signore parlò a Mosè e gli <strong>di</strong>sse, Tratterete il forestiero che vive fra <strong>di</strong><br />

voi come uno dei vostri compatrioti, e tu lo amerai come te stesso, perché anche voi<br />

siete stati stranieri nel paese d’Egitto, questo <strong>di</strong>sse il Signore a Mosè. Non riuscì a<br />

finire perché lo scriba, ancora eccitato per la prima vittoria, lo interruppe con ironia,<br />

Presumo che tu non stia pensando <strong>di</strong> domandarmi come mai non trattiamo i romani<br />

come nostri compatrioti, giacché sono dei forestieri, Te lo chiederei se i romani ci<br />

trattassero come loro concitta<strong>di</strong>ni, senza badare, né noi né loro, ad altre leggi e ad<br />

altri dei, Osi venire a provocare l’ira del Signore con interpretazioni <strong>di</strong>aboliche <strong>della</strong><br />

Sua parola, lo interruppe lo scriba, No, voglio soltanto che tu mi <strong>di</strong>ca se in verità pensi


che rispettiamo la parola santa qualora fossero davvero forestieri, non riguardo alla<br />

terra in cui viviamo, ma alla religione che professiamo, A chi ti riferisci in particolare,<br />

Ad alcuni <strong>di</strong> oggi, a molti del passato, forse più ancora nel futuro, Sii chiaro, per<br />

favore, non posso perdere tempo con enigmi e parabole. Quando siamo venuti<br />

dall’Egitto, vivevano nel paese che chiamiamo <strong>di</strong> Israele altre nazioni contro cui<br />

abbiamo dovuto combattere, in quei giorni i forestieri eravamo noi e il Signore ci<br />

or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> uccidere e annientare coloro che si opponevano alla Sua volontà, <strong>La</strong> terra ci<br />

è stata promessa, ma doveva essere conquistata, non l’abbiamo comprata né ce<br />

l’hanno regalata, E oggi viviamo sotto un dominio straniero, il paese che avevamo<br />

reso nostro non lo è più, L’idea <strong>di</strong> Israele <strong>di</strong>mora eternamente nello spirito del<br />

Signore perciò, dovunque sia il Suo popolo, riunito o <strong>di</strong>sperso, lì si troverà l’Israele<br />

terreno, Se ne deduce, suppongo, che in <strong>ogni</strong> luogo dove noi, giudei, vivremo, gli altri<br />

uomini saranno sempre forestieri, Agli occhi del Signore, senza dubbio, Ma il<br />

forestiero che viva con noi sarà, secondo la parola del Signore, nostro compatriota e<br />

lo dovremo amare come noi stessi perché siamo stati forestieri in Egitto, Il Signore lo<br />

ha detto, Ne concludo, allora, che il forestiero che dobbiamo amare è colui che,<br />

vivendo con noi, non sia tanto potente da opprimerci, come oggigiorno è il caso dei<br />

romani, Ne conclu<strong>di</strong> bene, Adesso mi <strong>di</strong>rai, secondo quanto ti consigliano i tuoi lumi,<br />

se un giorno che saremo potenti il Signore permetterà <strong>di</strong> opprimerci a quei forestieri<br />

che Egli stesso ci ha or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> amare, Israele potrà volere solo ciò che il Signore<br />

vuole, e il Signore, avendo scelto questo popolo, vorrà tutto quello che sarà bene per<br />

Israele, Sia pur non amando chi si dovrebbe, Sì, se questa sarà la Sua volontà, Di<br />

Israele o del Signore, Di entrambi, perché essi sono uno solo, Non violerai il <strong>di</strong>ritto del<br />

forestiero, parola del Signore, Quando il forestiero lo avrà e noi glielo riconosceremo,<br />

<strong>di</strong>sse lo scriba. Di nuovo si u<strong>di</strong>rono mormorii <strong>di</strong> approvazione che illuminarono gli<br />

occhi dello scriba come quelli <strong>di</strong> un vincitore <strong>di</strong> pancrazio, un <strong>di</strong>scobolo, un reziario,<br />

un conduttore <strong>di</strong> carri. <strong>La</strong> mano <strong>di</strong> Gesù si alzò. Nessuno dei presenti si stupì che un<br />

ragazzo <strong>di</strong> quell’età si presentasse a interrogare uno scriba o un dottore del Tempio,<br />

adolescenti pieni <strong>di</strong> dubbi ce ne sono sempre stati, fin da Caino e Abele, in genere<br />

fanno domande che gli adulti accolgono con un sorriso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>scendenza e una pacca<br />

sulle spalle, Cresci, cresci, e vedrai come ciò non sia importante, i più comprensivi<br />

<strong>di</strong>ranno, Quando avevo la tua età, anch’io la pensavo così. Taluni dei presenti si<br />

allontanarono, altri si accingevano a fare altrettanto, <strong>di</strong> fronte alla mal celata<br />

contrarietà dello scriba che si vedeva sfuggire un pubblico fino ad allora così attento,<br />

ma la domanda <strong>di</strong> Gesù fece ritornare alcuni <strong>di</strong> quelli che riuscirono a u<strong>di</strong>rla, Quanto<br />

voglio sapere riguarda la colpa, Parli <strong>di</strong> una colpa tua, Parlo <strong>di</strong> una colpa in generale,<br />

ma anche <strong>di</strong> quella che potrei avere io pur non avendo peccato <strong>di</strong>rettamente, Spiegati<br />

meglio, Ha detto il Signore che i padri non moriranno per i figli né i figli per i padri, e


che ciascuno sarà condannato a morte per il proprio delitto, Infatti, ma sappi che si<br />

trattava <strong>di</strong> un precetto per i tempi antichi, quando la colpa <strong>di</strong> un membro era pagata<br />

dalla famiglia intera, compresi gli innocenti, Eppure, giacché la parola del Signore è<br />

eterna e la fine delle colpe invisibile, ricordati <strong>di</strong> quanto hai detto tu stesso poco fa,<br />

che l’uomo è libero per poter essere castigato, credo che sia legittimo pensare che il<br />

delitto del padre, pur essendo stato punito, non si estingua con la punizione ed entri<br />

a far parte dell’ere<strong>di</strong>tà che spetta al figlio, così come gli uomini <strong>di</strong> oggi hanno<br />

ere<strong>di</strong>tato la colpa <strong>di</strong> Adamo ed Eva, i nostri primi genitori, Sono stupito che un<br />

ragazzo <strong>della</strong> tua età e <strong>della</strong> tua con<strong>di</strong>zione mostri una conoscenza così profonda<br />

delle Scritture e sia capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>scuterle con tanta <strong>di</strong>sinvoltura, So solo ciò che ho<br />

imparato, Da dove vieni, Da Nazaret, in Galilea, Infatti mi sembrava, dal modo <strong>di</strong><br />

parlare, Rispon<strong>di</strong> a quanto ti ho domandato, per favore, Possiamo ammettere che la<br />

principale colpa <strong>di</strong> Adamo ed Eva, quando <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>rono al Signore, non sia stata<br />

quella <strong>di</strong> aver assaggiato il frutto dell’albero <strong>della</strong> conoscenza del bene e del male, ma<br />

la conseguenza che fatalmente ne sarebbe scaturita, e cioè <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re con il loro<br />

peccato che il Signore potesse portare a compimento il progetto che aveva in mente<br />

quando creò l’uomo e poi la donna, Vuoi forse <strong>di</strong>rmi che <strong>ogni</strong> azione umana, la<br />

<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza nel para<strong>di</strong>so o qualunque altra, interferisce sempre con la volontà <strong>di</strong><br />

Dio e che, in fondo, potremmo paragonare questo Suo volere a un’isola nel mare,<br />

circondata e assalita dalle acque ribelli delle volontà degli uomini, fu una domanda,<br />

questa, rivolta dal secondo degli interlocutori, ché a tanto non si sarebbe azzardato il<br />

figlio <strong>di</strong> un falegname, Non è proprio così, rispose cautamente lo scriba, la volontà del<br />

Signore non si accontenta <strong>di</strong> prevalere su <strong>ogni</strong> cosa, è essa stessa a far sì che tutto sia<br />

com’è, Ma tu hai detto che la <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> Adamo è la causa per cui non<br />

conosciamo il progetto che Dio aveva concepito per lui, Infatti, secondo la ragione,<br />

ma nella volontà <strong>di</strong> Dio, creatore e reggente dell’universo, sono contenute tutte le<br />

volontà possibili, la Sua, ma anche quella <strong>di</strong> tutti gli uomini nati e che dovranno<br />

nascere, Se fosse come tu <strong>di</strong>ci, intervenne Gesù, con repentina illuminazione, <strong>ogni</strong><br />

uomo sarebbe una parte <strong>di</strong> Dio, Probabilmente, ma la porzione rappresentata da tutti<br />

gli uomini insieme sarebbe come un granello <strong>di</strong> sabbia nel deserto infinito che Dio è.<br />

L’uomo presuntuoso che fino ad allora era stato lo scriba scomparve. È seduto per<br />

terra, come prima, e davanti a lui, in circolo, gli astanti lo guardano con un<br />

sentimento misto <strong>di</strong> rispetto e <strong>di</strong> timore, quasi si trovassero <strong>di</strong> fronte a un mago che<br />

involontariamente avesse invocato e fatto apparire forze <strong>di</strong> cui, da quel momento in<br />

poi, avrebbe potuto essere solo sud<strong>di</strong>to. Curve le spalle, tirati i lineamenti, le mani<br />

abbandonate sulle ginocchia, tutto il suo corpo sembrava chiedere che lo lasciassero<br />

alla sua angoscia. I presenti cominciarono ad alzarsi, chi s’incamminava verso l’atrio<br />

degli Israeliti, chi si avvicinava ai gruppi dove proseguivano le <strong>di</strong>scussioni. Gesù <strong>di</strong>sse,


Non hai risposto alla mia domanda. Lo scriba rizzò lentamente la testa, lo guardò con<br />

l’espressione <strong>di</strong> chi sia appena uscito da un sogno e, dopo un lungo silenzio quasi<br />

insopportabile, <strong>di</strong>sse, <strong>La</strong> colpa è un lupo che mangia il figlio dopo aver <strong>di</strong>vorato il<br />

padre, Quel lupo <strong>di</strong> cui parli ha già sbranato mio padre, Allora non resta <strong>altro</strong> che<br />

<strong>di</strong>vori te, E tu, in vita tua, sei stato mangiato o <strong>di</strong>vorato, Non solo mangiato e<br />

<strong>di</strong>vorato, ma anche vomitato.<br />

Gesù si alzò e se ne andò. Si <strong>di</strong>resse verso la porta da cui era entrato, si fermò e<br />

si voltò. <strong>La</strong> colonna <strong>di</strong> fumo dei sacrifici saliva a destra verso il cielo, pian piano si<br />

<strong>di</strong>ssolveva e scompariva sopra le colline, come se fosse soffiata dai giganteschi<br />

movimenti del polmone <strong>di</strong>vino. Era mattino inoltrato, la folla aumentava e, all’interno<br />

del Tempio, c’era un uomo <strong>di</strong>strutto e <strong>di</strong>lacerato dal vuoto, in attesa che si<br />

ricostituisse in lui l’osso <strong>della</strong> consuetu<strong>di</strong>ne, la pelle dell’abitu<strong>di</strong>ne, per poter dare<br />

delle risposte, <strong>di</strong> lì a poco o l’indomani, tranquillamente, a chiunque si presentasse<br />

con l’uzzolo <strong>di</strong> chiedergli, per esempio, se il sale in cui si trasformò la moglie <strong>di</strong> Lot<br />

fosse salgemma o sale marino, o se l’ubriachezza <strong>di</strong> Noè fosse dovuta a vino bianco o<br />

rosso. Fuori del Tempio, Gesù domandò quale fosse la strada per Betlemme, la sua<br />

seconda meta, per ben due volte si smarrì nella confusione delle vie e <strong>della</strong> gente,<br />

finché trovò la porta da cui, nel ventre <strong>della</strong> madre, era uscito tre<strong>di</strong>ci anni prima,<br />

ormai sul punto <strong>di</strong> venire al mondo. Non cre<strong>di</strong>ate, però, che Gesù abbia questo<br />

pensiero, è fin troppo noto che le prove dell’ovvietà mozzano le ali all’inquieto<br />

uccello dell’immaginazione, faremo un esempio e basta, guar<strong>di</strong> il lettore <strong>di</strong> questo<br />

vangelo una foto <strong>di</strong> sua madre, che la ritragga incinta, e poi ci <strong>di</strong>ca se riesce a<br />

immaginarsi lì dentro. Gesù scende verso Betlemme, adesso potrebbe riflettere sulle<br />

risposte fornite dallo scriba, non solo al suo quesito ma anche ai precedenti, eppure<br />

lo turba la fasti<strong>di</strong>osa sensazione che tutte le domande siano state, in fin dei conti, una<br />

sola, e che la risposta data a ciascuna potrebbe valere per tutte, soprattutto per<br />

l’ultima, che riassumeva tutto, la fame perpetua del lupo <strong>della</strong> colpa che eternamente<br />

mangia, <strong>di</strong>vora e vomita. Spesso, per la debolezza <strong>della</strong> memoria, non sappiamo, o li<br />

conosciamo ma vorremmo <strong>di</strong>menticarli, la causa, il motivo, la ra<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> colpa o, per<br />

parlare in senso figurato, alla maniera dello scriba, la tana da cui è uscito il lupo per<br />

darci la caccia. Gesù la conosce ed è <strong>di</strong>retto proprio lì. Non ha la minima idea <strong>di</strong> cosa<br />

sia venuto a fare, ma il fatto <strong>di</strong> essere in quel luogo è come <strong>di</strong>chiarare, <strong>di</strong> qua e <strong>di</strong> là<br />

<strong>della</strong> strada, Eccomi, in attesa che gli si pari <strong>di</strong>nanzi qualcuno, che cosa vuoi, castigo,<br />

perdono, oblio. Come il padre e la madre avevano fatto a loro tempo, si fermò<br />

davanti alla tomba <strong>di</strong> Rachele per pregare. Poi, sentendo i battiti del cuore che<br />

acceleravano, proseguì. Ecco laggiù le prime case <strong>di</strong> Betlemme, l’ingresso del paese<br />

da cui tutte le notti irrompevano, in sogno, il padre assassino e i soldati <strong>di</strong> pattuglia, in<br />

realtà non sembra un luogo adatto a simili orrori, e non è solo il cielo a negarlo,


questo cielo percorso da nuvole bianche e pacifiche come benevoli cenni <strong>di</strong> Dio,<br />

persino la terra sembra dormire sotto il sole, forse sarebbe meglio <strong>di</strong>re, <strong>La</strong>sciamo le<br />

cose come stanno, non smuoviamo le ossa del passato, e prima che una donna con un<br />

bambino in braccio possa affacciarsi a una <strong>di</strong> queste finestrelle domandando, Chi<br />

cerchi, tornare in<strong>di</strong>etro, cancellare le impronte dei passi che ci hanno portato qui e<br />

implorare che il movimento perpetuo del setaccio del tempo ricopra con una rapida e<br />

impalpabile polvere persino il più tenue ricordo <strong>di</strong> questi avvenimenti. Troppo tar<strong>di</strong>.<br />

C’è un momento, un attimo prima <strong>di</strong> sfiorare la tela, in cui la mosca farebbe ancora in<br />

tempo a sfuggire alla trappola, ma se l’ha toccata, se la pania ha catturato l’ala<br />

<strong>di</strong>ventata inutile, <strong>ogni</strong> movimento servirà solo a far sì che l’insetto s’imprigioni<br />

sempre più fino a immobilizzarsi, irrime<strong>di</strong>abilmente condannato, anche se il ragno<br />

<strong>di</strong>sprezzasse, perché insignificante, questa preda. Per Gesù, il momento è già passato.<br />

Al centro <strong>di</strong> uno slargo, in un angolo del quale si trova un fico ramuto, si vede una<br />

piccola costruzione a cubo che non c’è bisogno <strong>di</strong> guardare una seconda volta per<br />

capire che è una tomba. Gesù si avvicinò, vi fece un lento giro intorno, si trattenne a<br />

leggere le iscrizioni sbia<strong>di</strong>te su una delle lastre, e, alla fine, capì <strong>di</strong> aver trovato quello<br />

che era venuto a cercare. Una donna che attraversava lo slargo tenendo per mano un<br />

bambino sui cinque anni si fermò, guardò con curiosità il forestiero e chiese, Da dove<br />

vieni, e come se trovasse necessario giustificare la domanda, Non sei <strong>di</strong> qui, Sono <strong>di</strong><br />

Nazaret, in Galilea, Hai famiglia da queste parti, No, sono andato a Gerusalemme e,<br />

visto che era vicino, ho deciso <strong>di</strong> vedere com’è Betlemme, Sei <strong>di</strong> passaggio, allora, Sì,<br />

tornerò a Gerusalemme appena il pomeriggio comincerà a rinfrescare. <strong>La</strong> donna<br />

sollevò il bambino, lo appoggiò sul braccio sinistro, <strong>di</strong>sse, Che il Signore sia con te, e<br />

fece per andarsene, ma Gesù la trattenne, domandandole, Di chi è questa tomba. <strong>La</strong><br />

donna strinse il bimbo al petto, quasi volesse proteggerlo da una minaccia, e rispose,<br />

Ci sono venticinque bambini uccisi molti anni fa, Quanti, Venticinque, te l’ho detto,<br />

No, gli anni, Ah, quasi quattor<strong>di</strong>ci, Sono tanti, Devono essere, io credo, più o meno gli<br />

anni che hai tu, Infatti, ma io stavo parlando dei bambini, Ah, uno era mio fratello,<br />

Uno dei tuoi fratelli è lì dentro, Sì, E quello che hai in braccio è tuo figlio, Il mio<br />

primogenito, Per quale motivo li hanno uccisi, quei bambini, Non si sa, allora io avevo<br />

solo sette anni, Ma certo lo avrai sentito raccontare dai tuoi genitori e dagli altri<br />

adulti, Non ce n’era bisogno, ho visto io stessa ucciderne alcuni, Anche tuo fratello,<br />

Anche mio fratello, E chi li ha uccisi, Comparvero dei soldati del re in cerca <strong>di</strong> bambini<br />

maschi fino a tre anni e li uccisero tutti, E <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> non conoscerne il motivo, Non si è<br />

mai saputo, fino a oggi, E dopo la morte <strong>di</strong> Erode, non avete cercato <strong>di</strong> scoprirlo, non<br />

siete andati al Tempio a chiedere ai sacerdoti <strong>di</strong> indagare, Questo non lo so, Se i<br />

soldati fossero stati romani, poteva ancora essere spiegabile, ma così, proprio il<br />

nostro re che or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> uccidere i suoi sud<strong>di</strong>ti, dei bambini <strong>di</strong> tre anni, una ragione ci


sarà pur stata, <strong>La</strong> volontà dei re non è alla portata del nostro intelletto, che il Signore<br />

sia con te e ti protegga, Non ho più tre anni, Nell’ora <strong>della</strong> morte, gli uomini hanno<br />

sempre tre anni, <strong>di</strong>sse la donna, e si allontanò. Rimasto solo, Gesù si inginocchiò<br />

accanto alla pietra che chiudeva l’ingresso <strong>della</strong> tomba, trasse dalla bisaccia un tozzo<br />

<strong>di</strong> pane ormai duro che gli era avanzato, ne sbriciolò un pezzo nelle palme delle mani<br />

e lo sparse davanti all’entrata, come un’offerta alle bocche invisibili degli innocenti. In<br />

quell’istante, spuntando dall’angolo più prossimo, comparve un’altra donna, ma<br />

molto vecchia, curva, che camminava aiutandosi con un bastone. Confusamente,<br />

perché la vista non glielo consentiva in modo migliore, aveva scorto il gesto del<br />

ragazzo. Si fermò, attenta, poi lo vide alzarsi, reclinare la testa, come se recitasse una<br />

preghiera per il riposo <strong>di</strong> quelle sfortunate creature, che, malgrado la consuetu<strong>di</strong>ne,<br />

non oseremo auspicare eterno, essendoci venuta meno l’immaginazione quando,<br />

un’unica volta, abbiamo tentato <strong>di</strong> raffigurarci come potesse essere il riposare<br />

eternamente. Gesù concluse il suo responsorio e si guardò intorno, muri ciechi, porte<br />

chiuse, solo una vecchia tremendamente vecchia, immobile, con indosso una tunica<br />

da schiava, la rappresentazione vivente, appoggiata al suo bastone, <strong>della</strong> terza parte<br />

del famoso enigma <strong>della</strong> sfinge che <strong>di</strong>ce, Qual è quell’animale che cammina su<br />

quattro zampe al mattino, due a mezzogiorno e tre all’imbrunire. È l’uomo, rispose il<br />

furbissimo E<strong>di</strong>po, ma non gli venne in mente che alcuni non riescono ad arrivare<br />

neppure a mezzogiorno, solo a Betlemme, tutti in una volta, se ne sono andati<br />

venticinque. <strong>La</strong> donna si era avvicinata, piano piano, ed eccola davanti a Gesù, torce il<br />

collo per poterlo guardare meglio, e gli domanda, Cerchi qualcuno. Il ragazzo non<br />

rispose subito, per la verità non andava in cerca <strong>di</strong> persone, quelle che aveva trovato<br />

sono lì morte, a due passi, e non si potrebbe nemmeno <strong>di</strong>re che fossero persone, a<br />

una schiera <strong>di</strong> infanti con pannolini e ciuccio, frignanti e mocciolosi, la morte era<br />

arrivata improvvisamente e li aveva trasformati in presenze gigantesche, impossibili<br />

da contenere sia in ossari sia in cassette, e tutte le notti, se esiste giustizia, si<br />

riversano nel mondo mostrando le loro ferite mortali, le porte da cui la vita li ha<br />

lasciati, aperte a colpi <strong>di</strong> spada, No, <strong>di</strong>sse Gesù, non sto cercando nessuno. <strong>La</strong> vecchia<br />

non si allontanò, sembrava aspettare che lui proseguisse, e fu proprio<br />

quell’atteggiamento a togliere <strong>di</strong> bocca a Gesù alcune parole che non aveva pensato<br />

<strong>di</strong> pronunciare, Sono nato in questo paese, in una grotta, e mi piacerebbe vedere il<br />

posto. Con <strong>di</strong>fficoltà, la vecchia in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> un passo, affinò lo sguardo più che<br />

poteva e, con la voce tremante, domandò, Tu, come ti chiami, da dove vieni, chi sono<br />

i tuoi genitori. A una schiava dovrà rispondere solo chi lo voglia, ma il prestigio<br />

dell’ultima età, nonostante la con<strong>di</strong>zione inferiore, ha una certa forza, ai vecchi, a<br />

tutti, si deve rispondere sempre perché, essendogli rimasto ormai così poco tempo<br />

per fare domande, sarebbe una crudeltà terribile lasciarli senza risposte, non


<strong>di</strong>mentichiamo che una potrebbe anche essere quella che si aspettava. Mi chiamo<br />

Gesù e vengo da Nazaret, in Galilea, <strong>di</strong>sse il ragazzo, e non faceva che ripeterlo da<br />

quando aveva lasciato la casa. <strong>La</strong> vecchia avanzò del passo che prima era retrocessa,<br />

E i tuoi genitori come si chiamano, Mio padre si chiamava Giuseppe, mia madre è<br />

Maria, Quanti anni hai, Vado per i quattor<strong>di</strong>ci. <strong>La</strong> donna si guardò intorno, quasi<br />

cercasse dove sedersi, ma una piazza <strong>di</strong> Betlemme, in Giudea, non è mica come il<br />

giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Sao Pedro de Alcantara, pieno <strong>di</strong> panchine e con una piacevole veduta del<br />

castello, qui ci si siede per terra, nella polvere, al massimo sulla soglia <strong>della</strong> porta, o,<br />

se c’è una tomba, sulla pietra che si pone accanto all’ingresso per il riposo e lo sfogo<br />

dei vivi che vanno a piangere i loro cari, o magari, chissà, proprio dei fantasmi che<br />

escono dalle tombe per piangere le lacrime avanzate loro dalla vita, come nel caso <strong>di</strong><br />

Rachele, qui vicina, in verità è scritto, È Rachele che piange i suoi figli e non vuole<br />

essere consolata perché non esistono più, non c’è bisogno <strong>di</strong> essere arguti come<br />

E<strong>di</strong>po per accorgersi <strong>di</strong> quanto il luogo sia adatto alla situazione e il pianto alla causa.<br />

<strong>La</strong> vecchia si sedette faticosamente sopra il sasso, il ragazzo accennò un gesto per<br />

aiutarla, ma non fece in tempo, gli atti non totalmente sinceri sono sempre in ritardo.<br />

Io ti conosco, <strong>di</strong>sse la vecchia, Ti sbagli, rispose Gesù, non sono mai stato qui e non ti<br />

ho mai visto a Nazaret, Le prime mani che ti hanno toccato non sono state quelle <strong>di</strong><br />

tua madre, ma le mie, Come può essere, Il mio nome è Zelomi e sono stata la tua<br />

levatrice. Nell’impulso <strong>di</strong> un istante, <strong>di</strong>mostrandosi così l’autenticità caratterologica<br />

dei movimenti fatti per tempo, Gesù s’inginocchiò ai pie<strong>di</strong> <strong>della</strong> schiava,<br />

inconsapevolmente esitante fra una curiosità che sembrava sul punto <strong>di</strong> essere<br />

sod<strong>di</strong>sfatta e un semplice dovere <strong>di</strong> contegno sociale, quello <strong>di</strong> manifestare<br />

riconoscenza a colei che, per la sola responsabilità <strong>di</strong> essere stata presente in quel<br />

momento, ci ha tratti da un limbo senza memoria, per poi abbandonarci in una vita<br />

che non sarebbe niente senza <strong>di</strong> lei. Mia madre non mi ha mai parlato <strong>di</strong> te, <strong>di</strong>sse<br />

Gesù, Non doveva, i tuoi genitori si presentarono a casa del mio padrone chiedendo<br />

aiuto, e visto che io avevo una certa esperienza, Fu all’epoca <strong>della</strong> strage degli<br />

innocenti che sono in questa tomba, Sì, tu sei stato fortunato, non ti hanno trovato,<br />

Perché vivevamo nella grotta, Sì, o forse perché eravate partiti prima, non l’ho mai<br />

saputo, quando andai per vedere quello che vi era accaduto, trovai la grotta vuota, Ti<br />

ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> mio padre, Sì, me ne ricordo, allora era un uomo giovane, <strong>di</strong> bell’aspetto, e<br />

una brava persona, È morto, Poverino, com’è stata breve la sua vita, e tu, che sei il<br />

primogenito, perché hai lasciato tua madre, suppongo che sia ancora viva, Sono<br />

venuto per conoscere il luogo in cui sono nato, e inoltre per sapere dei bambini che<br />

furono uccisi, Solo Dio sa perché sono morti, l’angelo <strong>della</strong> morte, prendendo le<br />

sembianze dei soldati <strong>di</strong> Erode, scese su Betlemme e li condannò, Cre<strong>di</strong> allora che sia<br />

stata la volontà <strong>di</strong> Dio, Io sono soltanto una vecchia schiava ma, da quando sono nata,


sento <strong>di</strong>re che tutto quanto è successo nel mondo, persino la sofferenza e la morte, è<br />

potuto accadere solo perché Dio, prima, lo ha voluto, Così è scritto, Capisco come<br />

Dio, uno <strong>di</strong> questi giorni, potrà volere la mia morte, ma non quella <strong>di</strong> creature<br />

innocenti, <strong>La</strong> tua morte la stabilirà Dio, a suo tempo, la morte <strong>di</strong> quei bambini la<br />

decise la volontà <strong>di</strong> un uomo, Può ben poco, in fondo, la mano <strong>di</strong> Dio, se non riesce a<br />

interporsi fra la scure e il condannato, Non offendere il Signore, o donna, Chi, come<br />

me, non sa nulla, non può offendere, Oggi, nel Tempio, ho sentito <strong>di</strong>re che <strong>ogni</strong><br />

azione umana, per quanto insignificante sia, interferisce con la volontà <strong>di</strong> Dio e che<br />

l’uomo è libero soltanto per poter essere castigato, Non dal fatto <strong>di</strong> essere libera<br />

viene il mio castigo, ma da quello <strong>di</strong> essere schiava, rispose la donna. Gesù tacque.<br />

Aveva u<strong>di</strong>to a stento le parole <strong>di</strong> Zelomi perché un pensiero, come un improvviso<br />

spiraglio, gli si era aperto sull’offuscante evidenza che l’uomo è un semplice balocco<br />

nelle mani <strong>di</strong> Dio, eternamente soggetto a fare solo quello che a Dio piaccia, sia<br />

quando crede <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>rgli in tutto sia quando in tutto suppone <strong>di</strong> contrariarlo. Il sole<br />

tramontava, l’ombra maligna del fico si avvicinava. Gesù in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> qualche passo<br />

e chiamò la donna, Zelomi, a fatica lei alzò la testa, Che cosa vuoi, domandò, Portami<br />

alla grotta in cui sono nato, o <strong>di</strong>mmi dov’è, se non puoi camminare, Faccio fatica a<br />

camminare, sì, ma non la troveresti se non ti accompagnassi, È lontana, No, ma ce ne<br />

sono altre, sembrano tutte uguali, An<strong>di</strong>amo, Sì, an<strong>di</strong>amo, <strong>di</strong>sse la donna. A Betlemme,<br />

chi vedeva passare Zelomi con quel ragazzo a tutti ignoto si domandava dove mai si<br />

fossero conosciuti. Non lo avrebbero mai saputo, perché la schiava mantenne il<br />

silenzio per i due anni che le rimasero da vivere, e Gesù non sarebbe mai più tornato<br />

al paese natio. Il giorno dopo, Zelomi si recò nella grotta dove aveva lasciato il<br />

ragazzo. Non lo trovò. In cuor suo, era proprio quello che sperava. Non avrebbero<br />

avuto nulla da <strong>di</strong>rsi se lui fosse stato ancora lì.<br />

15.<br />

Tanto si è detto delle coincidenze <strong>di</strong> cui la vita è fatta, intessuta e composta,<br />

ma quasi nulla si è raccontato degli incontri che, giorno dopo giorno, si verificano,<br />

nonostante che, quasi sempre, siano proprio questi eventi a in<strong>di</strong>rizzarla e a<br />

determinarla, benché, a <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> quella parziale percezione delle contingenze vitali, si<br />

possa ribattere che un incontro, a stretto rigor <strong>di</strong> termini, è una coincidenza, il che<br />

non significa, è chiaro, che tutte le coincidenze debbano essere incontri. Nella<br />

maggior parte dei casi <strong>di</strong> questo vangelo ci sono state coincidenze a iosa, e quanto ai<br />

particolari <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> Gesù propriamente detta, soprattutto dal momento in cui,<br />

uscito da casa, abbiamo cominciato a de<strong>di</strong>cargli tutta la nostra attenzione, si può<br />

notare come gli incontri non siano mancati. Tralasciando la sfortunata peripezia coi<br />

ladri lungo la strada, non essendo ancora preve<strong>di</strong>bili gli effetti che in un futuro


prossimo e <strong>di</strong>stante potrebbe avere, questo primo viaggio in<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> Gesù si è<br />

<strong>di</strong>mostrato alquanto ricco <strong>di</strong> incontri, come l’apparizione provvidenziale del fariseo<br />

filantropo, grazie al quale il ragazzo, in fin dei conti fortunato, non solo è riuscito a<br />

rifocillarsi, ma anche, avendo impiegato a mangiare né più né meno il tempo<br />

occorsogli per arrivare al Tempio al momento giusto per u<strong>di</strong>re le domande e ascoltare<br />

le risposte che, per così <strong>di</strong>re, avrebbero costituito la base dell’interrogativo che si<br />

portava da Nazaret, sulle responsabilità e le colpe, se ben ci ricor<strong>di</strong>amo. Dicono gli<br />

esperti nelle regole <strong>della</strong> buona narrazione che gli incontri decisivi, proprio come<br />

succede nella vita, dovranno essere inframmezzati e incrociati con altri mille <strong>di</strong> poca o<br />

nulla importanza, talché l’eroe <strong>della</strong> storia non si veda trasformato in un essere<br />

eccezionale al quale nella vita potrà accadere <strong>di</strong> tutto, tranne che banalità. E<br />

aggiungono che questo proce<strong>di</strong>mento narrativo è il migliore ai fini <strong>della</strong><br />

verosimiglianza, perché se l’episo<strong>di</strong>o immaginato e descritto non é né potrà mai<br />

<strong>di</strong>ventare un fatto, un dato <strong>della</strong> realtà, ed entrare in essa, che almeno sia in grado <strong>di</strong><br />

sembrarlo, non come in questo nostro racconto, nel quale si è abusato troppo<br />

palesemente <strong>della</strong> fiducia del lettore, portando Gesù a Betlemme e, lì, appena<br />

arrivato, facendogli incontrare faccia a faccia, senza né a né ba, la donna che era stata<br />

la levatrice durante la sua nascita, come se già non avessero passato i limiti l’incontro<br />

e le battute anticipate da quell’altra donna, con il figlio in braccio, messa lì apposta<br />

per le prime informazioni. Ma la cosa più <strong>di</strong>fficile da credere deve ancora venire,<br />

dopo che la schiava Zelomi avrà accompagnato Gesù alla grotta, lasciandocelo come<br />

lui le ha chiesto senza indugi, <strong>La</strong>sciami solo, fra queste buie pareti, in questo grande<br />

silenzio, voglio ascoltare il mio primo grido, ammesso che gli echi possano durare<br />

tanto, sono queste infatti le parole che la donna crede <strong>di</strong> aver u<strong>di</strong>to ed ecco perché si<br />

riportano, anche se costituiscono decisamente un’ulteriore offesa alla<br />

verosimiglianza, costringendoci a imputarle, per precauzione logica, all’evidente<br />

senilità dell’anziana. Si allontanò Zelomi con la sua vacillante andatura da vecchia,<br />

passo dopo passo, tastando la sicurezza del suolo, il bastone impugnato con tutt’e<br />

due le mani, ebbene, sarebbe stato tutt’<strong>altro</strong> gesto se il ragazzo avesse aiutato la<br />

povera e sacrificata creatura a tornare a casa, ma la gioventù è così, egoista,<br />

presuntuosa, e Gesù, che lui sappia, non ha motivi per essere <strong>di</strong>verso dai suoi<br />

coetanei.<br />

Se ne sta lì, seduto sopra un sasso e accanto, sopra un <strong>altro</strong> sasso, il lume<br />

acceso rischiara fiocamente le pareti rugose, la macchia più scura dei carboni nel<br />

punto in cui c’era il fuoco, le braccia abbandonate, deboli, l’espressione seria, Sono<br />

nato qui, pensava, ho dormito in quella mangiatoia, sopra il sasso su cui sono assiso si<br />

sedettero mio padre e mia madre, qui siamo rimasti nascosti mentre in paese i soldati<br />

<strong>di</strong> Erode andavano a uccidere gli innocenti, per quanto possa fare non riuscirò a u<strong>di</strong>re


il grido <strong>di</strong> vita che ho emesso nascendo, e tanto meno sento le urla <strong>di</strong> morte dei<br />

bambini e dei genitori che li vedevano morire, niente viene a rompere il silenzio <strong>di</strong><br />

questa grotta in cui si sono uniti un principio e una fine, pagano i padri per le colpe<br />

che hanno, i figli per quelle che avranno, così mi hanno spiegato al Tempio, ma se la<br />

vita è una sentenza e la morte una giustizia, allora non è mai esistita al mondo gente<br />

più innocente <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Betlemme, <strong>di</strong> quei bambini morti senza colpa e <strong>di</strong> quei padri<br />

che quella responsabilità non hanno avuto, né dev’esserci stata gente più colpevole <strong>di</strong><br />

mio padre, che tacque quando avrebbe dovuto parlare, e adesso io, cui la vita fu<br />

risparmiata perché conoscessi il delitto che mi ha salvato, anche se non avrò altre<br />

colpe, questa mi ucciderà. Nella semioscurità <strong>della</strong> grotta, Gesù si alzò, quasi volesse<br />

fuggire, ma riuscì a fare solo due passi incerti, all’improvviso le gambe gli cedettero,<br />

le mani accorsero in aiuto degli occhi per tamponare le lacrime in procinto <strong>di</strong><br />

spuntare, povero ragazzo, rannicchiato lì a contorcersi nella polvere come se<br />

provasse un dolore infinito, eccolo, lo ve<strong>di</strong>amo soffrire per il rimorso <strong>di</strong> ciò che non ha<br />

fatto, ma <strong>di</strong> cui dovrà essere, finché vivrà, l’insanabile contrad<strong>di</strong>zione, il primo<br />

colpevole. Questo fiume <strong>di</strong> angoscianti lacrime, <strong>di</strong>ciamolo subito, lascerà per sempre<br />

negli occhi <strong>di</strong> Gesù una traccia <strong>di</strong> tristezza, un continuo, umido e desolato luccichio,<br />

come se, a <strong>ogni</strong> istante, avesse appena pianto. Passò un po’ <strong>di</strong> tempo, il sole cominciò<br />

a tramontare, si allungarono le ombre sulla terra, preannunciando la grande ombra<br />

che calerà dall’alto con la notte, e il mutamento del cielo si poteva notare persino<br />

all’interno <strong>della</strong> grotta, le tenebre cominciano ad asse<strong>di</strong>are e soffocare la minuscola<br />

mandorla luminosa del lume, dev’essere l’olio che sta finendo, e accadrà la stessa<br />

cosa anche quando il sole sarà sul punto <strong>di</strong> spegnersi, quando gli uomini si <strong>di</strong>ranno<br />

l’un l’<strong>altro</strong>, Stiamo perdendo la vista, senza sapere che gli occhi, a loro, non servono<br />

più a niente. Adesso Gesù sta dormendo, si è arreso alla misericor<strong>di</strong>osa stanchezza <strong>di</strong><br />

questi giorni, la morte terribile del padre, l’ere<strong>di</strong>tà dell’incubo, la rassegnata<br />

conferma <strong>della</strong> madre, e poi quel penoso viaggio a Gerusalemme, il Tempio che<br />

incuteva timore, le sconfortanti parole pronunciate dallo scriba, la <strong>di</strong>scesa a<br />

Betlemme, la meta, la schiava Zelomi emersa dalle profon<strong>di</strong>tà del tempo per recargli<br />

la conoscenza ultima, non c’è da stupirsi che il corpo estenuato avesse trascinato nel<br />

suo crollo il misero spirito, sembravano riposare entrambi, ma ecco che lo spirito si<br />

muove e, in sogno, spinge il corpo ad alzarsi per accompagnarlo a Betlemme e, lì, in<br />

mezzo alla piazza, a confessare la terribile colpa, Io sono, <strong>di</strong>rà lo spirito con la voce del<br />

corpo, colui che ha portato la morte ai vostri figli, giu<strong>di</strong>catemi, condannate questo<br />

corpo che vi porto, il corpo <strong>di</strong> cui io sono l’animo e l’anima, perché lo possiate<br />

tormentare e torturare, giacché sappiamo bene come soltanto con il castigo e il<br />

sacrificio <strong>della</strong> carne si potranno ottenere l’assoluzione e il premio per lo spirito. Nel<br />

sogno ci sono le madri <strong>di</strong> Betlemme coi figli morti in braccio, solo uno è vivo e la


madre è quella donna comparsa davanti a Gesù portando il figlio, e risponde, Se non<br />

puoi restituire loro la vita, taci, <strong>di</strong>nanzi alla morte non ci vogliono parole. Lo spirito,<br />

umiliato, si è rinchiuso in se stesso come una tunica ripiegata tre volte, consegnando<br />

il corpo inerme alla giustizia delle madri <strong>di</strong> Betlemme, ma Gesù non saprà mai che<br />

avrebbe potuto mettere in salvo il corpo, stava per annunciarglielo la donna con il<br />

figlio ancora vivo in braccio, Non è colpa tua, vattene, ma qualcosa che gli parve un<br />

improvviso e offuscante chiarore inondò la caverna e lo destò <strong>di</strong> colpo, Dove sono, fu<br />

il suo primo pensiero, e sollevando faticosamente dal suolo polveroso gli occhi pieni<br />

<strong>di</strong> lacrime, vide un uomo alto, gigantesco, con una testa <strong>di</strong> fuoco, ma subito si accorse<br />

che quella che lui credeva essere una testa era una torcia sollevata con la mano<br />

destra fino quasi al soffitto <strong>della</strong> grotta, la testa vera era un poco più in basso, dalle<br />

<strong>di</strong>mensioni poteva essere quella <strong>di</strong> Golia, ma l’espressione del viso non aveva niente<br />

<strong>della</strong> furia guerresca, era <strong>piu</strong>ttosto il sorriso compiaciuto <strong>di</strong> chi, dopo tante ricerche,<br />

abbia finalmente trovato. Gesù si alzò e in<strong>di</strong>etreggiò fino alla parete <strong>della</strong> grotta,<br />

adesso riusciva a vedere meglio la faccia del gigante, che in fondo non lo era poi<br />

tanto, appena un palmo più alto degli uomini <strong>di</strong> maggior statura <strong>di</strong> Nazaret, le illusioni<br />

ottiche, senza le quali non esistono pro<strong>di</strong>gi né miracoli, non sono una scoperta dei<br />

nostri tempi, basti pensare come lo stesso Golia non fu un giocatore <strong>di</strong> basket solo<br />

perché nacque anzitempo. Tu chi sei, domandò l’uomo, ma si capiva che era solo un<br />

modo per attaccare <strong>di</strong>scorso. Incastrò la torcia in una fen<strong>di</strong>tura <strong>della</strong> roccia, appoggiò<br />

alla parete due bastoni che aveva con sé, uno levigato dall’uso, costellato <strong>di</strong> no<strong>di</strong>,<br />

mentre l’<strong>altro</strong> sembrava appena tagliato dall’albero, ancora con la corteccia, e poi<br />

andò a sedersi sul sasso più grande, sistemandosi sulle spalle l’ampio mantello che lo<br />

avvolgeva. Sono Gesù <strong>di</strong> Nazaret, rispose il ragazzo, Che cosa sei venuto a fare qui, se<br />

sei <strong>di</strong> Nazaret, Sono <strong>di</strong> Nazaret, ma nacqui in questa grotta, sono venuto a vedere il<br />

posto in cui sono nato, Dove sei nato tu è nel ventre <strong>di</strong> tua madre, e lì non ci potrai<br />

andare mai. Non avendole mai sentite prima, così crude, quelle parole fecero<br />

arrossire Gesù, che ammutolì. Sei scappato da casa, domandò l’uomo. Il ragazzo ebbe<br />

un attimo <strong>di</strong> esitazione, quasi stesse esaminando in cuor suo se potesse davvero<br />

chiamarsi fuga la sua partenza, e infine rispose, Sì, Non andavi d’accordo coi tuoi<br />

genitori, Mio padre è morto, Ah, fece l’uomo, ma Gesù provò una strana e indefinibile<br />

sensazione, che lui già lo sapesse, e non solo questo, ma che conoscesse anche tutto<br />

il resto, quanto era già stato detto e quanto c’era ancora da <strong>di</strong>re. Non hai risposto alla<br />

mia domanda, proseguì l’uomo, Quale, Se non andavi d’accordo coi tuoi genitori,<br />

Sono fatti miei, Parlami con rispetto, ragazzo, o mi sostituisco a tuo padre per<br />

castigarti, qui non ti sentirebbe neppure Dio, Dio è occhio, orecchio e lingua, vede<br />

tutto, sente tutto, e non <strong>di</strong>ce tutto solo perché non lo vuole, Che cosa ne sai tu, <strong>di</strong><br />

Dio, moccioso, Quello che ho imparato alla sinagoga, Alla sinagoga non puoi aver


sentito <strong>di</strong>re che Dio è un occhio, un orecchio e una lingua, È la mia conclusione, se Dio<br />

non lo fosse, non sarebbe Dio, E per quale motivo cre<strong>di</strong> che Dio sia un occhio e un<br />

orecchio e non due occhi e due orecchie come ce li abbiamo tu e io, Affinché un<br />

occhio non inganni l’<strong>altro</strong> e un orecchio l’<strong>altro</strong> orecchio, per la lingua non c’è bisogno,<br />

è una sola, Anche la lingua degli uomini è duplice, serve tanto alla verità quanto alla<br />

menzogna, A Dio non è permesso mentire, Chi glielo impe<strong>di</strong>sce, Lo stesso Dio,<br />

altrimenti si negherebbe da solo, L’hai già visto, Chi, Dio, C’è chi l’ha visto e l’ha<br />

annunciato. L’uomo rimase in silenzio a osservare il ragazzo, come se vi cercasse dei<br />

lineamenti conosciuti, e poi <strong>di</strong>sse, Sì, è giusto, c’è chi ha ritenuto <strong>di</strong> vederlo. Fece una<br />

pausa e poi proseguì, adesso con un sorriso malizioso, Ancora non mi hai risposto, A<br />

cosa, Se ti trovavi male coi tuoi genitori, Me ne sono andato da casa perché volevo<br />

conoscere il mondo, <strong>La</strong> tua lingua conosce l’arte <strong>di</strong> mentire, ragazzo, ma io so bene<br />

chi sei, sei nato da un falegname chiamato Giuseppe e da una cardatrice <strong>di</strong> lana<br />

chiamata Maria, Come lo sai, Un giorno l’ho saputo e non l’ho <strong>di</strong>menticato, Spiegati<br />

meglio, Sono pastore, da tanti anni sono qui con le mie pecore e le mie capre, e il<br />

becco e il montone, casualmente mi trovavo da queste parti quando sei venuto al<br />

mondo, ed ero nei pressi anche quando vennero a uccidere i bambini <strong>di</strong> Betlemme, ti<br />

conosco da sempre, come ve<strong>di</strong>. Gesù guardò l’uomo con timore e domandò, Qual è il<br />

tuo nome, Per le mie pecore non ho nome, Io non sono una delle tue pecore, Chissà,<br />

Dimmi come ti chiami, Se t’interessa tanto darmi un nome, chiamami Pastore, è<br />

quanto basta per avermi, se mi chiamerai, Vuoi portarmi con te, come aiutante, Stavo<br />

aspettando che me lo chiedessi, E allora, Ti accolgo nel mio gregge. L’uomo si alzò,<br />

prese la torcia e uscì all’aria aperta. Gesù lo seguì. Era notte fonda, la luna non era<br />

ancora sorta. Radunate all’ingresso <strong>della</strong> grotta, senz’<strong>altro</strong> rumore che non il tintinnio<br />

<strong>di</strong> alcuni campanelli, le pecore e le capre, tranquille, sembravano in attesa che si<br />

concludesse la chiacchierata fra il loro pastore e il nuovo aiutante. L’uomo sollevò la<br />

torcia per mostrare le teste nere delle capre, i musetti biancastri delle pecore, alcune<br />

dai lombi magri e sudati, altre dalle groppe arrotondate e lanose, e <strong>di</strong>sse, Questo è il<br />

mio gregge, bada <strong>di</strong> non perdere neppure uno <strong>di</strong> questi animali. Seduti all’imbocco<br />

<strong>della</strong> caverna, alla luce tremolante <strong>della</strong> torcia, Gesù e il pastore mangiarono del<br />

formaggio e del pane duro delle bisacce. Poi il pastore entrò e prese il bastone nuovo,<br />

quello che aveva ancora la corteccia. Accese un falò e, a poco a poco, muovendolo<br />

abilmente tra le fiamme, ne bruciò la scorza, che poi strappò a lunghe strisce, e infine<br />

ne allisciò rozzamente i no<strong>di</strong>. Lo lasciò raffreddare per un po’ e quin<strong>di</strong> lo rimise sopra<br />

il fuoco, adesso muovendolo più in fretta, senza dar tempo alle fiamme <strong>di</strong> bruciarlo,<br />

cosicché si scurisse e si rafforzasse l’epidermide del legno, come se su quel giovane<br />

virgulto si fossero anticipati gli anni. Finito il lavoro, <strong>di</strong>sse, Ecco qui, forte e dritto, il<br />

tuo bastone da pastore, è il tuo terzo braccio. Benché non fosse <strong>di</strong> mani delicate,


Gesù fu costretto a lasciar cadere il bastone, tant’era caldo. Come ha fatto a tenerlo,<br />

si domandò, e non trovava risposta. Quando finalmente sorse la luna, entrarono nella<br />

grotta per dormire. Li seguirono alcune pecore e alcune capre e si <strong>di</strong>stesero accanto a<br />

loro. Spuntavano le prime luci del mattino quando il pastore scosse Gesù, <strong>di</strong>cendogli,<br />

Alzati, ragazzo, basta dormire, il mio bestiame ha fame, d’ora in avanti il tuo lavoro<br />

sarà condurlo al pascolo, non farai <strong>altro</strong> <strong>di</strong> più importante in vita tua. Lentamente,<br />

perché a regolare l’andatura era il passo ridotto e contenuto del gregge, il pastore in<br />

testa, l’aiutante <strong>di</strong>etro, si allontanarono tutti, gli esseri umani e gli animali, in un’alba<br />

fresca e tersa che sembrava non aver fretta <strong>di</strong> far nascere il sole, gelosa <strong>di</strong> un chiarore<br />

simile a un mondo appena iniziato. Molto più tar<strong>di</strong>, un’anziana donna, che<br />

camminava a stento, aiutandosi con un bastone come una terza gamba, arrivò dalle<br />

case nascoste <strong>di</strong> Betlemme ed entrò nella grotta. Non fu granché sorpresa <strong>di</strong> non<br />

trovarvi Gesù, probabilmente non avrebbero avuto più nulla da <strong>di</strong>rsi. Nella solita<br />

semioscurità <strong>di</strong> quell’antro brillava la mandorla luminosa del lume, che il pastore<br />

aveva rifornito d’olio.<br />

Fra quattro anni Gesù incontrerà Dio. Nel fare questa inattesa rivelazione, forse<br />

prematura alla luce delle norme <strong>della</strong> buona narrazione sopra ricordate, l’unica<br />

intenzione è quella <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre il lettore <strong>di</strong> questo vangelo a farsi intrattenere con<br />

alcuni banali episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita pastorale, anche se, e lo si anticipa subito per scusare<br />

chiunque fosse tentato <strong>di</strong> passare oltre, non arrecano nulla <strong>di</strong> sostanziale<br />

all’argomento principale. Eppure, quattro anni sono pur sempre quattro anni,<br />

soprattutto in un’età <strong>di</strong> così gran<strong>di</strong> mutamenti fisici e mentali, il corpo che cresce in<br />

maniera tanto squilibrata, la barba che comincia a scurire una pelle già <strong>di</strong> per sé<br />

bruna, la voce che si fa profonda e reboante come un sasso che rotola giù dal monte,<br />

la testa fra le nuvole e i s<strong>ogni</strong> a occhi aperti, sempre biasimabili, soprattutto quando<br />

ci sono compiti <strong>di</strong> sorveglianza da rispettare, come nel caso delle sentinelle nelle<br />

caserme, nei castelli e negli accampamenti, per esempio, oppure, per rimanere nella<br />

nostra storia, <strong>di</strong> questo novello aiutante pastore cui hanno detto che non può<br />

perdere <strong>di</strong> vista le capre e le pecore del padrone. Il quale, a ben <strong>di</strong>re, non si sa chi sia.<br />

Fare il pastore, in questi tempi e luoghi, è lavoro per un servo o uno schiavo rozzo,<br />

costretto, pena il castigo, a rendere conto, costante e puntuale, del latte, del<br />

formaggio e <strong>della</strong> lana, per non parlare del numero dei capi <strong>di</strong> bestiame, che dovrà<br />

sempre aumentare, perché i vicini possano <strong>di</strong>re che gli occhi del Signore contemplano<br />

benignamente il devoto proprietario <strong>di</strong> beni così abbondanti, il quale, se vuole<br />

conformarsi alle regole del mondo, dovrà fidarsi più <strong>della</strong> benevolenza del Signore<br />

che non <strong>della</strong> forza generatrice dei montoni del suo gregge. Lo strano, però, è che<br />

Pastore, come ha voluto che lo chiamassimo, non sembra avere un padrone sopra <strong>di</strong><br />

sé, giacché durante questi quattro anni nessuno andrà nel deserto a ritirare la lana, il


latte o il formaggio, né lui, il capo, lascerà mai il bestiame per andare a rendere conto<br />

del proprio incarico. Tutto funzionerebbe se il pastore fosse, nel significato usuale e<br />

noto del termine, il signore <strong>di</strong> queste capre e <strong>di</strong> queste pecore, ma è <strong>piu</strong>ttosto <strong>di</strong>fficile<br />

credere che lo sia realmente chi, come lui, lascia andare in malora una quantità <strong>di</strong><br />

lana al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> immaginazione, chi, a quanto pare, tosa le pecore solo perché non<br />

muoiano <strong>di</strong> caldo, chi utilizza il latte, se lo utilizza, solo per fare il formaggio<br />

quoti<strong>di</strong>ano e scambiare quanto avanzi con fichi, datteri e pane, e chi, infine, ma<br />

enigma fra gli enigmi, non vende un agnello o un capretto del suo gregge neppure a<br />

Pasqua, quando è tale la richiesta che raggiungono un ottimo prezzo. Non c’è quin<strong>di</strong><br />

da stupirsi che il gregge cresca senza sosta, come se, ostinatamente e con<br />

l’entusiasmo <strong>di</strong> chi sa garantita una giusta durata <strong>della</strong> vita, osservasse quel famoso<br />

or<strong>di</strong>ne che il Signore <strong>di</strong>ede, forse poco fiducioso dell’efficacia dei dolci istinti naturali,<br />

Crescete e moltiplicatevi. In questo gregge insolito e vagabondo si muore <strong>di</strong> vecchiaia,<br />

ed è lo stesso Pastore in persona che serenamente aiuta a morire, ammazzandoli, gli<br />

animali che per malattia o senilità non riescono più a seguire il gregge. Gesù, la prima<br />

volta che ciò accadde da quando aveva preso a lavorare per il pastore, protestò<br />

contro quella fredda crudeltà, ma lui gli rispose semplicemente, O li ammazzo, come<br />

ho sempre fatto, o li abbandono a morire da soli in queste lande desolate, o trattengo<br />

il gregge e resto qui ad aspettare che tirino le cuoia, sapendo che, se moriranno dopo<br />

giorni e giorni, il pascolo finirà per non bastare per quelli ancora vivi, <strong>di</strong>mmi tu come<br />

ti comporteresti se fossi al mio posto e se, come me, fossi signore <strong>della</strong> vita e <strong>della</strong><br />

morte del tuo gregge. Gesù non seppe che cosa rispondere e, per cambiare<br />

argomento, gli domandò, Se non ce<strong>di</strong> la lana, se abbiamo più latte e più formaggio <strong>di</strong><br />

quanto ci serve per vivere, se non ven<strong>di</strong> gli agnelli e i capretti, perché tieni al tuo<br />

gregge e lo fai vivere e crescere così, al punto che un giorno, <strong>di</strong> questo passo, coprirà<br />

tutti questi monti e affollerà la terra intera, e Pastore rispose, Il gregge era qui,<br />

qualcuno doveva badarci, <strong>di</strong>fenderlo dall’avi<strong>di</strong>tà, è capitato a me, Qui, dove, Qui, là,<br />

dappertutto, Vorresti <strong>di</strong>re, se non mi sbaglio, che il gregge c’è sempre stato, è sempre<br />

esistito, Più o meno, Ma le hai comprate tu la prima pecora e la prima capra, No,<br />

Allora chi è stato, Le ho trovate, non so se qualcuno le avesse comprate, ed erano già<br />

un gregge quando le ho trovate, Te le hanno date, Non me le ha date nessuno, le ho<br />

trovate, loro hanno trovato me, Allora tu sei il padrone, Non sono il padrone, niente<br />

<strong>di</strong> quanto esiste al mondo mi appartiene, Perché tutto appartiene al Signore, dovresti<br />

saperlo, Lo <strong>di</strong>ci tu, Da quanto tempo sei pastore, Lo ero già quando sei nato, Da<br />

quando, Non lo so, forse cinquanta volte l’età che hai, Solo i patriarchi <strong>di</strong> prima del<br />

<strong>di</strong>luvio sono vissuti tanti o anche più anni, nessun uomo, adesso, può aspettarsi una<br />

vita così lunga, Lo so bene, Se lo sai, e insisti <strong>di</strong> aver vissuto tutto questo tempo,<br />

ammetterai che io possa pensare che tu non sia un uomo, Lo ammetto. Orbene, se


Gesù, che si era tanto ben avviato nell’or<strong>di</strong>ne e nella sequenza dell’interrogatorio,<br />

come se avesse imparato le arti <strong>della</strong> maieutica analitica sull’abbecedario socratico,<br />

se Gesù domandasse, Chi sei allora, giacché uomo non sei, sarebbe molto probabile<br />

che Pastore accetterebbe <strong>di</strong> rispondergli con l’aria <strong>di</strong> chi non vuole dare grande<br />

importanza all’argomento, Sono un angelo, ma non <strong>di</strong>rlo a nessuno. Capita spesso<br />

che non facciamo le domande perché non saremmo ancora pronti per u<strong>di</strong>re le<br />

risposte, o semplicemente perché ne avremmo paura. E quando troviamo il coraggio<br />

<strong>di</strong> formularle, non è raro che non ci rispondano, come farà Gesù quando, un giorno,<br />

gli domanderanno, Che cos’è la verità. Allora tacerà fino a oggi.<br />

Comunque sia, quello che Gesù ormai sa, senza bisogno <strong>di</strong> chiederlo, è che il<br />

suo enigmatico compagno non è un angelo del Signore, perché queste creature<br />

cantano <strong>ogni</strong> momento del giorno e <strong>della</strong> notte le glorie del Signore, non sono mica<br />

come gli uomini, che lo fanno solo perché obbligati e nelle occasioni canoniche, è<br />

anche vero che gli angeli hanno motivi più prossimi e giustificati per cantare tanto,<br />

perché con il Signore, appunto, ci vivono in cielo, per così <strong>di</strong>re sono pappa e ciccia. <strong>La</strong><br />

cosa che, prima <strong>di</strong> tutto, stupì Gesù fu che, usciti dalla grotta all’alba, Pastore non si<br />

fosse comportato come lui, bene<strong>di</strong>cendo Dio per quello che sappiamo, l’avergli<br />

restituito l’anima, l’aver dato intelligenza al gallo, e, avendo avuto la necessità <strong>di</strong><br />

appartarsi <strong>di</strong>etro quelle frasche per urinare e andare <strong>di</strong> corpo, ringraziarlo per gli<br />

orifizi e i vasi esistenti nell’organismo umano, provvidenziali nel senso assoluto <strong>della</strong><br />

parola, perché vorrei vedere a farne a meno. Pastore guardò il cielo e la terra come fa<br />

chiunque appena alzato dal letto, mormorò alcune parole sul bel tempo che l’aria<br />

prometteva e, portando due <strong>di</strong>ta alla bocca, lanciò un fischio stridente che mise il<br />

gregge in pie<strong>di</strong> come un sol uomo. Nient’<strong>altro</strong>. Gesù pensò che dovesse essere stata<br />

una <strong>di</strong>menticanza, come può accadere quando si ha lo spirito impegnato, per<br />

esempio era possibile che Pastore stesse pensando al modo migliore per insegnare il<br />

duro mestiere a un giovane abituato alle como<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> bottega <strong>di</strong> un falegname.<br />

Orbene, noi sappiamo che, in una situazione normale, fra gente comune, Gesù non<br />

avrebbe dovuto aspettare molto per mettersi al corrente dell’effettivo grado <strong>di</strong><br />

religiosità del suo capoccia, visto che i giudei <strong>di</strong> allora pronunciavano devozioni una<br />

trentina <strong>di</strong> volte al giorno, per un nonnulla, come abbondantemente si è visto nel<br />

corso <strong>di</strong> questo vangelo, e non essendoci quin<strong>di</strong> alcuna necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrarlo<br />

meglio adesso. Passò la giornata, e non vi fu nessuna orazione, venne la notte,<br />

trascorsa all’umido, alla bell’e meglio, e neanche la maestosità del cielo <strong>di</strong> Dio riuscì a<br />

risvegliare nell’anima e nella bocca <strong>di</strong> Pastore una sola parolina <strong>di</strong> lode e gratitu<strong>di</strong>ne,<br />

in fondo avrebbe potuto anche piovere e invece ciò non accadeva, e questo era, a<br />

tutti i titoli, non solo umani ma anche <strong>di</strong>vini, un indubbio segno che il Signore vegliava<br />

sulle sue creature. Il mattino seguente, dopo aver mangiato, e mentre il capoccia si


accingeva a fare un giro tra il gregge per controllare, per vedere se qualche capra<br />

irrequieta non avesse deciso <strong>di</strong> avventurarsi nei <strong>di</strong>ntorni, Gesù annunciò con voce<br />

ferma, Me ne vado. Pastore si bloccò, lo guardò senza cambiare espressione, <strong>di</strong>sse<br />

soltanto, Buon viaggio, non ho bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>rti che non sei mio schiavo né esiste alcun<br />

contratto legale fra <strong>di</strong> noi, puoi andartene quando vuoi, Non vuoi sapere perché me<br />

ne vado, <strong>La</strong> mia curiosità non è tale da costringermi a domandartelo, Parto perché<br />

non posso vivere accanto a una persona che non compie i propri doveri verso il<br />

Signore, Quali doveri, I più elementari, quelli che si esprimono con le devozioni e i<br />

ringraziamenti. Pastore rimase in silenzio, con un sorrisetto che si rivelava più negli<br />

occhi che sulle labbra, poi <strong>di</strong>sse, Non sono giudeo, non devo compiere doveri che non<br />

mi spettano. Gesù in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> un passo, scandalizzato. Che la terra <strong>di</strong> Israele<br />

brulicasse <strong>di</strong> forestieri e seguaci <strong>di</strong> falsi dei, lo sapeva per certo, ma non gli era mai<br />

capitato <strong>di</strong> dormire accanto a uno <strong>di</strong> loro, <strong>di</strong> mangiare il suo pane e <strong>di</strong> bere il suo<br />

latte. Perciò, come se tenesse davanti a sé una lancia e uno scudo protettivo,<br />

esclamò, Solo il Signore è Dio. Il sorriso <strong>di</strong> Pastore si smorzò, la bocca assunse<br />

d’improvviso una piega amara, Sì, se Dio esiste, dovrà essere un unico Signore, ma<br />

sarebbe meglio che fossero due, così si avrebbe un <strong>di</strong>o per il lupo e un <strong>di</strong>o per la<br />

pecora, uno per chi muore e l’<strong>altro</strong> per chi ammazza, un <strong>di</strong>o per il condannato e un<br />

<strong>di</strong>o per il boia, Dio è uno, tutto e in<strong>di</strong>visibile, esclamò Gesù, e quasi piangeva<br />

d’in<strong>di</strong>gnazione, al che l’<strong>altro</strong> gli rispose, Non so come Dio possa vivere, ma la frase<br />

non proseguì perché Gesù, con l’autorità <strong>di</strong> un dottore <strong>della</strong> sinagoga, lo interruppe,<br />

Dio non vive, Egli è, Di queste <strong>di</strong>fferenze non me ne intendo, ma quel che posso <strong>di</strong>re è<br />

che non mi piacerebbe vedermi nella pelle <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o che guida la mano del pugnale<br />

assassino e, insieme, offre la gola che sarà tagliata, Tu offen<strong>di</strong> Dio, con questi pensieri<br />

empi, Non valgo tanto, Dio non dorme, un giorno ti punirà, Meno male che non<br />

dorme, così facendo evita gli incubi del rimorso, Perché mi parli <strong>di</strong> incubi e <strong>di</strong> rimorso,<br />

Perché stiamo parlando del tuo Dio, E il tuo, chi è, Io non ho alcun <strong>di</strong>o, sono come una<br />

delle mie pecore, Almeno loro danno i figli per gli altari del Signore, E io ti <strong>di</strong>co che<br />

quelle madri, se lo sapessero, ululerebbero come lupi. Gesù impallidì e non seppe<br />

rispondere. Adesso il gregge era intorno a loro, attento, in silenzio. Il sole era sorto, e<br />

la sua luce tingeva <strong>di</strong> rubino il vello delle pecore e le corna delle capre. Gesù <strong>di</strong>sse,<br />

Me ne vado, ma non si mosse. Appoggiato al bastone, tranquillo, quasi sapesse <strong>di</strong><br />

avere tutto il futuro a <strong>di</strong>sposizione, Pastore aspettava. Finalmente, Gesù avanzò <strong>di</strong><br />

qualche passo, facendosi largo fra le pecore, ma si fermò <strong>di</strong> colpo e domandò, Che<br />

cosa ne sai tu <strong>di</strong> rimorso e <strong>di</strong> incubi, Che tu sei l’erede <strong>di</strong> tuo padre. Parole che Gesù<br />

non riuscì a sopportare. In quello stesso istante gli si piegarono le ginocchia, dalla<br />

spalla gli scivolò la bisaccia dalla quale, per caso o per necessità, spuntarono i sandali<br />

del padre, mentre si u<strong>di</strong>va il rumore <strong>della</strong> sco<strong>della</strong> del fariseo che si spaccava. Gesù


scoppiò a piangere come un bambino abbandonato, ma Pastore non si avvicinò e, dal<br />

punto in cui si trovava, gli <strong>di</strong>sse solo, Ricordati sempre che io so tutto <strong>di</strong> te da quando<br />

sei stato concepito, e adesso deci<strong>di</strong>ti una volta per tutte, o te ne vai, o resti, Prima<br />

<strong>di</strong>mmi chi sei, Non è ancora il momento che tu lo sappia, E quando lo saprò, Se<br />

resterai, ti pentirai <strong>di</strong> non essere andato, se te ne andrai, rimpiangerai <strong>di</strong> non essere<br />

rimasto, Ma se me ne andassi via, non saprei mai chi sei, Ti sbagli, dovrà arrivare la<br />

tua ora e, in quel momento, io sarò presente per <strong>di</strong>rtelo, e adesso basta con le<br />

chiacchiere, il gregge non può stare qui tutto il giorno ad aspettare che tu ti decida.<br />

Gesù raccolse i cocci <strong>della</strong> sco<strong>della</strong>, li guardò come se gli costasse separarsene, in<br />

realtà non ce n’era motivo, ieri, a quest’ora, ancora non aveva neppure incontrato il<br />

fariseo, e inoltre le scodelle d’argilla sono così, si rompono con la massima facilità.<br />

Abbandonò i frammenti a terra come se li seminasse, e fu allora che Pastore <strong>di</strong>sse,<br />

Avrai un’altra sco<strong>della</strong>, ma quella non si romperà finché vivrai. Gesù non lo udì,<br />

teneva i sandali <strong>di</strong> Giuseppe in una mano e rifletteva se non fosse il caso <strong>di</strong> calzarli,<br />

certo è che in un così breve lasso i pie<strong>di</strong> non potevano mica essergli cresciuti fino alla<br />

misura giusta, ma il tempo, lo sappiamo bene, è quello che è, a Gesù sembrava <strong>di</strong><br />

avere i sandali del padre nella bisaccia da un’eternità, sarebbe stata davvero una<br />

sorpresa se gli fossero ancora larghi. Li calzò e, senza sapere perché lo facesse,<br />

conservò i suoi. Disse Pastore, Pie<strong>di</strong> cresciuti non si ritirano più, e tu non avrai figli che<br />

ere<strong>di</strong>tino la tua tunica, il mantello e i sandali, ma Gesù non li buttò via, il loro peso<br />

serviva a tenere salda sulla spalla la bisaccia quasi vuota. Non ci fu bisogno <strong>della</strong><br />

risposta che Pastore aveva chiesto, Gesù prese il suo posto <strong>di</strong>etro il gregge, incerti i<br />

sentimenti fra un’indefinibile impressione <strong>di</strong> terrore, come se la sua anima fosse in<br />

pericolo, e un’altra, ancora più indeterminabile, <strong>di</strong> oscura seduzione. Devo sapere chi<br />

sei, mormorava Gesù, mentre in mezzo alla polvere sollevata dal gregge spingeva una<br />

pecora ritardataria, spiegandosi così, pensava lui, il motivo per cui aveva infine deciso<br />

<strong>di</strong> rimanere con l’enigmatico pastore.<br />

Questo avvenne il primo giorno. Di argomenti <strong>di</strong> fede ed empietà, <strong>di</strong> vita, morte<br />

e proprietà, non si parlò più, ma Gesù, che si era messo a osservare persino i più<br />

semplici movimenti e gesti <strong>di</strong> Pastore, notò che, quasi sempre in coincidenza con le<br />

volte in cui lui bene<strong>di</strong>ceva il Signore, il suo compagno si chinava e accostava<br />

leggermente le palme <strong>di</strong> entrambe le mani alla terra, curvando il capo e chiudendo gli<br />

occhi, senza <strong>di</strong>re una parola. Un giorno, quando era ancora un bambino piccolo, Gesù<br />

aveva sentito alcuni vecchi viandanti <strong>di</strong> passaggio a Nazaret raccontare che<br />

nell’interno del mondo esistevano immense caverne in cui si trovavano, come sulla<br />

superficie, città, campagne, fiumi, boschi e deserti, e che quel mondo inferiore, in<br />

tutto copia e riflesso <strong>di</strong> quello nel quale viviamo, era stato creato dal Diavolo dopo<br />

che Dio lo aveva precipitato dall’alto dei cieli, per castigarlo <strong>della</strong> sua ribellione. E


giacché il Diavolo, che all’inizio era stato amico <strong>di</strong> Dio e da Lui favorito, al punto che<br />

nell’universo si <strong>di</strong>ceva che fin dai tempi infiniti non si era mai vista un’amicizia come<br />

quella, giacché il Diavolo, <strong>di</strong>cevano i vecchi, era stato presente al momento <strong>della</strong><br />

nascita <strong>di</strong> Adamo ed Eva e aveva potuto imparare le modalità dell’atto, aveva poi<br />

ripetuto nel secondo mondo sotterraneo la creazione <strong>di</strong> un uomo e <strong>di</strong> una donna, con<br />

la <strong>di</strong>fferenza, al contrario <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> non aver loro proibito nulla, ragion per cui nel<br />

mondo del Diavolo non ci sarebbe stato il peccato originale. Uno dei vecchi osò<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>re, E visto che non è esistito il peccato originale, non ce ne sono stati<br />

altri. Dopo che i vecchi se n’erano andati, allontanati con l’aiuto <strong>di</strong> qualche sassata<br />

persuasiva dai nazareni furiosi che, alla fin fine, avevano capito dove volessero mai<br />

arrivare quegli empi con le loro chiacchiere insi<strong>di</strong>ose, c’era stata una breve scossa<br />

sismica, una cosa leggera, non più che un segnale <strong>di</strong> conferma proveniente dalle<br />

profon<strong>di</strong>ssime viscere <strong>della</strong> terra, o perlomeno era quanto aveva pensato allora Gesù,<br />

in grado com’era già, quel piccino, <strong>di</strong> collegare un effetto alla sua causa, malgrado la<br />

giovane età. E adesso, davanti al pastore accoccolato, con il capo chino, le mani<br />

poggiate sulla terra, leggere, come per rendere più sensibile il contatto con <strong>ogni</strong><br />

granello <strong>di</strong> sabbia, con <strong>ogni</strong> sassolino, con <strong>ogni</strong> ra<strong>di</strong>chetta salita in superficie, il<br />

ricordo <strong>di</strong> quell’antica storia si risvegliò nella memoria <strong>di</strong> Gesù e lui credette, per un<br />

momento, che quest’uomo fosse un abitante dell’occulto mondo creato dal Diavolo a<br />

somiglianza <strong>di</strong> quello visibile, Che cosa sarà venuto a fare qua, pensò, ma la sua<br />

immaginazione non ebbe il coraggio <strong>di</strong> spingersi oltre. Allora, quando Pastore si alzò,<br />

gli domandò, Perché fai così, Mi accerto che la terra sia ancora sotto <strong>di</strong> me, Non ti<br />

bastano i pie<strong>di</strong> per averne la certezza, I pie<strong>di</strong> non avvertono nulla, la conoscenza è<br />

nelle mani, quando tu adori il tuo Dio non sono mica i pie<strong>di</strong> che innalzi verso <strong>di</strong> Lui,<br />

ma le mani, eppure potresti alzare qualunque parte del corpo, persino ciò che hai fra<br />

le gambe, se non sei un eunuco. Gesù arrossì violentemente, la vergogna e una sorta<br />

<strong>di</strong> spavento lo soffocarono, Non offendere il Dio che non conosci, esclamò infine, e<br />

Pastore, <strong>di</strong> ritorno, Chi ha creato il tuo corpo, Me lo ha creato Dio, Così com’è e con<br />

tutto quello che ha, Sì, C’è qualche parte del tuo corpo che sia stata creata dal<br />

Diavolo, No, no, il corpo è opera <strong>di</strong> Dio, Allora tutte le parti del tuo corpo sono uguali<br />

<strong>di</strong>nanzi a Dio, Sì, Potrebbe forse rifiutare Dio come opera non sua, per esempio,<br />

quello che hai fra le gambe, Suppongo <strong>di</strong> no, ma il Signore, che ha creato Adamo, lo<br />

ha cacciato dal para<strong>di</strong>so, e Adamo era opera sua, Rispon<strong>di</strong>mi in modo <strong>di</strong>retto,<br />

ragazzo, non parlarmi come un dottore <strong>della</strong> sinagoga, Vuoi costringermi a darti le<br />

risposte che ti fanno gioco, se necessario, e io ti elenco tutti i casi in cui l’uomo,<br />

giacché l’ha or<strong>di</strong>nato il Signore, non potrà, pena la contaminazione e la morte,<br />

scoprire una nu<strong>di</strong>tà altrui o propria, prova che quella parte del corpo è, <strong>di</strong> per sé,<br />

maledetta, Non più maledetta <strong>della</strong> bocca quando mente e calunnia, eppure ti serve


per lodare il tuo Dio prima <strong>della</strong> menzogna e dopo la calunnia, Non voglio ascoltarti,<br />

Devi farlo, se non <strong>altro</strong> per rispondere alla domanda che ti ho posto. Quale domanda,<br />

Se Dio potrà rifiutare come opera non Sua ciò che hai fra le gambe, <strong>di</strong>mmi si o no,<br />

Non può, Perché, Perché il Signore non può non volere quanto ha voluto in<br />

precedenza. Pastore annuì con il capo, lentamente, e <strong>di</strong>sse, In altre parole, il tuo Dio è<br />

l’unico custode <strong>di</strong> una prigione in cui il solo prigioniero è Lui stesso. L’ultima eco <strong>della</strong><br />

tremenda affermazione vibrava ancora nelle orecchie <strong>di</strong> Gesù quando Pastore, adesso<br />

con un tono <strong>di</strong> falsa naturalezza, riprese a parlare, Scegli una pecora, <strong>di</strong>sse, Che cosa,<br />

domandò Gesù, <strong>di</strong>sorientato, Ti ho detto <strong>di</strong> scegliere una pecora, a meno che tu non<br />

preferisca una capra, A che scopo, Ne avrai bisogno, se davvero non sei un eunuco. Il<br />

significato sotteso colpì il ragazzo con la forza <strong>di</strong> un cazzotto. Ma la cosa peggiore fu<br />

la vertigine <strong>di</strong> un’orribile voluttà che dallo sprofondare nella vergogna e nella<br />

ripugnanza per un attimo emerse e prevalse. Si coprì il viso con le mani e <strong>di</strong>sse con la<br />

voce roca, Questa è la parola del Signore, L’uomo che si abbrutisce con una bestia<br />

dovrà essere messo a morte, e dovrete uccidere anche la bestia, e poi ha affermato,<br />

Maledetto sia chi si unisce con qualsiasi bestia, L’ha detto il tuo Signore, Sì, e io ti <strong>di</strong>co<br />

<strong>di</strong> allontanarti da me, abominevole creatura che non appartieni a Dio, ma al Diavolo.<br />

Pastore udì e non si mosse, come se stesse aspettando che le irate parole <strong>di</strong> Gesù<br />

producessero tutto il loro effetto, qualunque esso fosse, scarica fulminante,<br />

corrosione da lebbra, morte improvvisa del corpo e dell’anima. Non accadde nulla.<br />

Giunse una folata <strong>di</strong> vento fra i sassi, sollevò una nuvola <strong>di</strong> polvere che attraversò il<br />

deserto e poi nulla, il silenzio, l’universo cheto a contemplare gli uomini e le bestie,<br />

forse anch’esso in attesa <strong>di</strong> conoscere il significato che gli attribuiscono, o vi<br />

ritrovano, o riconoscono, gli uni e le altre, consumandosi in quell’attesa, il fuoco<br />

primor<strong>di</strong>ale ormai circondato <strong>di</strong> ceneri, mentre si cerca la risposta che non arriva.<br />

All’improvviso, Pastore alzò le braccia ed esclamò, con voce stentorea, rivolto al<br />

gregge, U<strong>di</strong>te, u<strong>di</strong>te, pecore che siete lì, u<strong>di</strong>te cosa ci viene a insegnare questo saggio<br />

ragazzo, che non è lecito fornicare con voi, Dio non lo permette, potete stare<br />

tranquille, ma tosarvi sì, maltrattarvi sì, ammazzarvi sì, e mangiarvi, perché all’uopo vi<br />

ha creato la Sua legge e vi mantiene la Sua provvidenza. Poi emise tre lunghi fischi,<br />

agitò il bastone sopra il capo, Avanti, avanti, gridò, e il gregge si mise in movimento,<br />

nella <strong>di</strong>rezione in cui era scomparsa la colonna <strong>di</strong> polvere. Gesù rimase lì, immobile, a<br />

guardare, finché l’alta figura <strong>di</strong> Pastore cominciò a svanire in lontananza e i dorsi<br />

rassegnati delle bestie si confusero con il colore <strong>della</strong> terra. Non vado con lui, aveva<br />

detto, ma vi andò. Sistemò la bisaccia sulla spalla, si aggiustò le stringhe dei sandali<br />

appartenuti al padre e seguì da lontano il gregge. Vi si unì quando fu notte, emerse<br />

dal buio, <strong>di</strong>retto verso la luce del falò, e <strong>di</strong>sse, Eccomi.


16.<br />

Il tempo insegue il tempo, è un detto conosciuto e molto usato, ma non tanto<br />

ovvio quanto possa sembrare a chi si accontenta del significato prossimo delle parole,<br />

sia isolate, a una a una, sia raggruppate e articolate, ché tutto nasce dal modo <strong>di</strong><br />

pronunciarle, e questo varia in base al sentimento <strong>di</strong> chi le esprime, non è lo stesso<br />

che le pronunci chi, giacché la vita gli va male, aspetta giorni migliori, o le butti là<br />

come minaccia, come una vendetta promessa che il tempo dovrà esau<strong>di</strong>re. Il caso più<br />

estremo sarebbe quello <strong>di</strong> chi, senza motivi vali<strong>di</strong> e oggettivi <strong>di</strong> lagnarsi <strong>della</strong> salute e<br />

del benessere, sospirasse malinconicamente, Il tempo insegue il tempo, solo perché<br />

<strong>di</strong> natura pessimista e incline a prevedere il peggio. Non sarebbe del tutto cre<strong>di</strong>bile<br />

che Gesù, alla sua età, avesse queste parole sulle labbra, qualunque sia il significato<br />

con cui potrebbe usarle, ma noi sì, noi che, come Dio, sappiamo tutto del tempo che<br />

fu, è e sarà, noi possiamo pronunciarle, sussurrarle o sospirarle mentre lo ve<strong>di</strong>amo, lì,<br />

intento al suo lavoro <strong>di</strong> pastore, su quei monti <strong>di</strong> Giuda, o quando scende, a tempo<br />

debito, alla valle del Giordano. E non tanto perché si tratta <strong>di</strong> Gesù, ma per il motivo<br />

che ciascun essere umano ha davanti a sé, in <strong>ogni</strong> momento <strong>della</strong> vita, cose belle e<br />

cose brutte, queste appresso a quelle, appresso al tempo, il tempo. Essendo, con <strong>ogni</strong><br />

evidenza, Gesù l’eroe <strong>di</strong> questo vangelo, che non ha mai avuto il proposito <strong>di</strong><br />

contrastare quello che hanno scritto altri e che, pertanto, non oserà certo sostenere<br />

che non è accaduto ciò che si è com<strong>piu</strong>to, mettendo al posto <strong>di</strong> un sì un no, essendo<br />

Gesù questo eroe e conosciute le sue prodezze, ci sarebbe molto facile avvicinarci a<br />

lui e annunciargli il futuro, quanto sarà bella e meravigliosa la sua vita, miracoli che<br />

daranno da mangiare, altri che restituiranno la salute, uno che sconfiggerà la morte,<br />

ma non sarebbe assennato farlo, perché il ragazzo, benché versato per la religione ed<br />

esperto <strong>di</strong> patriarchi e profeti, gode del robusto scetticismo tipico <strong>della</strong> sua età e ci<br />

manderebbe a quel paese. Cambierà idea, è chiaro, quando incontrerà Dio, ma<br />

questo decisivo avvenimento non è previsto per domani, e fino ad allora Gesù dovrà<br />

salire e scendere molti monti, mungere tante capre e tante pecore, aiutare a fare il<br />

formaggio, andare a barattare quei prodotti nei paesi. Ammazzerà anche qualche<br />

bestia malata o storpia, e piangerà. Ma quello che non gli accadrà mai, si<br />

tranquillizzino gli spiriti sensibili, è <strong>di</strong> cadere nell’orribile tentazione <strong>di</strong> usare, come gli<br />

ha proposto quel malizioso e pervertito <strong>di</strong> un Pastore, una capra o una pecora, o<br />

tutt’e due, per scaricarsi e sod<strong>di</strong>sfare il lurido corpo con cui l’anima limpida deve<br />

convivere. Dimentichiamo, ché non è questo il posto adatto per analisi intime,<br />

possibili soltanto in tempi futuri a questo, che tante volte, per poter esibire e per<br />

vantarsi <strong>di</strong> un corpo puro, l’anima si è presa su <strong>di</strong> sé tanta tristezza, invi<strong>di</strong>a e<br />

immondezza.


Pastore e Gesù, superati quegli scontri etici e teologici dei primi giorni, e<br />

comunque per qualche tempo ancora reci<strong>di</strong>vanti, finché furono insieme trascorsero<br />

piacevolmente la vita, l’uomo insegnando senza l’impazienza del più vecchio le arti<br />

<strong>della</strong> pastorizia, il ragazzo apprendendole come se la propria esistenza dovesse<br />

<strong>di</strong>pendere soprattutto da esse. Gesù imparò a lanciare il bastone che, vorticando e<br />

sibilando, andava a ricadere sulla groppa <strong>di</strong> quelle pecore che, per <strong>di</strong>strazione o<br />

audacia, si allontanavano dal gregge, ma fu un appren<strong>di</strong>stato alquanto doloroso,<br />

perché un giorno, ancora incerto nella tecnica, Gesù lanciò il bastone troppo basso,<br />

col tragico risultato <strong>di</strong> centrare, nella traiettoria, il collo esile e fragile <strong>di</strong> un capretto <strong>di</strong><br />

pochi giorni, il quale morì all’istante. Incidenti del genere possono capitare a<br />

chiunque, persino un pastore abile e <strong>di</strong> grande esperienza potrebbe avere questa<br />

iella, ma il povero Gesù, che ha già tante pene, sembrava la statua dell’angoscia<br />

quando raccolse da terra, ancora caldo, il caprettino. Non c’era niente da fare,<br />

persino la capra madre, dopo aver annusato per un momento il figlio, si allontanò e<br />

riprese a pascolare, brucando l’erbetta dura che scostava con bruschi movimenti del<br />

muso, È inutile piangere sul latte versato, come a <strong>di</strong>re, Ogni lasciata è persa. Pastore<br />

accorse a vedere che cos’era successo, Peggio per lui che è morto, non rattristarti,<br />

L’ho ucciso, si lamentava Gesù, ed era così piccolo, Certo, se fosse stato un caprone<br />

brutto e puzzolente non ti farebbe pena, o almeno non tanto, posalo per terra, me ne<br />

occupo io, e tu vattene laggiù, c’è una pecora che sta per partorire, Che cosa farai, Lo<br />

scuoierò, che cosa cre<strong>di</strong>, la vita non gliela posso restituire, non sono competente in<br />

opere miracolose, Giuro <strong>di</strong> non mangiare questa carne. Mangiare l’animale che<br />

abbiamo ammazzato è l’unica maniera <strong>di</strong> rispettarlo, il male è che alcuni si cibino <strong>di</strong><br />

quanto altri hanno dovuto uccidere, Non lo mangerò, Allora non mangiarlo, ce ne<br />

sarà <strong>di</strong> più per me. Pastore trasse il coltello dalla cintura, guardò Gesù e <strong>di</strong>sse, Prima o<br />

poi, dovrai imparare anche questo, come siano dentro quelli che sono stati creati per<br />

servirci e nutrirci. Gesù volse la faccia <strong>altro</strong>ve e fece un passo per allontanarsi, ma<br />

Pastore, che aveva interrotto il movimento del coltello, aggiunse, Gli schiavi vivono<br />

per servirci, forse dovremmo aprirli per sapere se hanno altri schiavi dentro, e poi<br />

tagliare un re per vedere se c’è un <strong>altro</strong> re dentro la pancia, e bada che se<br />

incontrassimo il Diavolo e lui ci permettesse <strong>di</strong> aprirlo, forse avremmo la sorpresa <strong>di</strong><br />

veder balzare fuori Dio. Prima parlavamo <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>ve degli scontri <strong>di</strong> idee e convinzioni<br />

tra Gesù e Pastore, ed eccone un esempio. Ma, col tempo, Gesù aveva imparato che<br />

la migliore risposta era il silenzio, non farsi prendere dalle provocazioni, anche dure<br />

come questa, ed è ancora fortunato, poteva andare anche peggio, s’immagini lo<br />

scandalo se a Pastore fosse venuto in mente <strong>di</strong> aprire Dio per vedere se dentro c’era il<br />

Diavolo. Gesù andò in cerca <strong>della</strong> pecora che doveva partorire, almeno lì non lo<br />

aspettavano sorprese, ne sarebbe uscito un agnello tale e quale agli altri, proprio a


immagine e somiglianza <strong>della</strong> madre, a sua volta ritratto fedele delle sorelle, ci sono<br />

esseri così, si portano dentro solo questo, la certezza <strong>di</strong> una pacifica e inequivocabile<br />

continuità. <strong>La</strong> pecora aveva già partorito, per terra l’agnello sembrava tutto gambe e<br />

la madre tentava <strong>di</strong> aiutarlo ad alzarsi spingendolo delicatamente con il muso, ma<br />

quello, poverino, stor<strong>di</strong>to, riusciva soltanto a compiere bruschi movimenti con la<br />

testa, come se cercasse la visuale migliore per capire il mondo in cui era nato. Gesù lo<br />

aiutò a rizzarsi sulle zampe, gli rimasero le mani inumi<strong>di</strong>te dagli umori <strong>della</strong> placenta<br />

<strong>della</strong> pecora, ma non gliene importava niente, ecco che cosa significa vivere in<br />

campagna con gli animali, sputo e bava è tutta la stessa cosa, quest’agnello arriva al<br />

momento giusto, così carino, col pelo riccioluto, la sua bocca rosea e frenetica stava<br />

già cercando il latte dov’era, in quelle mammelle che non aveva mai visto prima, che<br />

non poteva neppure aver sognato nell’utero <strong>della</strong> madre, in realtà non c’è una sola<br />

creatura che possa lamentarsi <strong>di</strong> Dio se, appena nata, è già al corrente <strong>di</strong> tante cose<br />

utili. <strong>La</strong>ggiù, Pastore aveva teso la pelle del capretto su una sorta <strong>di</strong> armatura <strong>di</strong> legno<br />

a forma <strong>di</strong> stella, il corpo scuoiato, ficcato nella bisaccia avvolto in un pezzo <strong>di</strong> stoffa,<br />

verrà salato quando il gregge si fermerà per passare la notte, tranne la parte con cui<br />

Pastore intenderà prepararsi la cena, ché Gesù ha già <strong>di</strong>chiarato che non mangerà<br />

nessuna carne alla quale, senza volerlo, ha tolto la vita. Per la religione che pratica e<br />

le usanze cui obbe<strong>di</strong>sce, questi scrupoli <strong>di</strong> Gesù sono sovversivi, pensate alla strage <strong>di</strong><br />

quegli innocenti sacrificati tutti i giorni sugli altari del Signore, soprattutto a<br />

Gerusalemme, dove le vittime si contano a ecatombi. In fondo, può darsi che il caso <strong>di</strong><br />

Gesù, a prima vista incomprensibile nelle circostanze <strong>di</strong> quel tempo e <strong>di</strong> quel luogo,<br />

sia solo una questione <strong>di</strong> sensibilità, per così <strong>di</strong>re, verso la carne viva, ricor<strong>di</strong>amo<br />

quanto sia recente la morte <strong>di</strong> Giuseppe, quanto siano vicine le insopportabili<br />

rivelazioni <strong>di</strong> ciò che è accaduto a Betlemme quin<strong>di</strong>ci anni or sono, c’è <strong>piu</strong>ttosto da<br />

sorprendersi che questo ragazzo sia ancora nel pieno possesso delle sue facoltà, che<br />

abbia ancora tutte le rotelle a posto, malgrado quei s<strong>ogni</strong> che non lo abbandonano,<br />

ultimamente non se n’è parlato, ma continuano. Quando la sofferenza <strong>di</strong>venta<br />

insopportabile, fino al punto <strong>di</strong> trasmettersi persino al gregge che, a notte fonda, si<br />

desta credendo che vadano a ucciderlo, Pastore lo sveglia dolcemente, Che cosa c’è,<br />

che cosa c’è, <strong>di</strong>ce, e Gesù esce dall’incubo fra le sue braccia, come se fosse quel suo<br />

sventurato padre. Un giorno, proprio all’inizio, Gesù raccontò a Pastore quello che<br />

sognava, ma tentando <strong>di</strong> nascondere le ra<strong>di</strong>ci e le cause <strong>di</strong> quella sua notturna e<br />

quoti<strong>di</strong>ana agonia, ma questi <strong>di</strong>sse, Basta, non vale la pena che me lo racconti, so<br />

tutto, anche quello che stai cercando <strong>di</strong> nascondermi. E questo accadde proprio nei<br />

giorni in cui Gesù rimproverava Pastore per la sua mancanza <strong>di</strong> fede e le carenze e le<br />

cattiverie che si deducevano e che si riconoscevano nel suo comportamento, ivi<br />

compreso, scusateci se torniamo sull’argomento, quello sessuale. Ma Gesù, a ben


vedere, non aveva nessuno al mondo, se esclu<strong>di</strong>amo la famiglia, da cui si è<br />

allontanato e che ha quasi <strong>di</strong>menticato, tranne la madre, che è sempre colei che ci ha<br />

dato l’esistenza e che talvolta nella vita avrebbe avuto voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, Meglio che non<br />

te l’avessi data, e poi, oltre alla madre, solo la sorella Lisia, non si sa perché, la<br />

memoria fa <strong>di</strong> questi scherzi, ha i suoi motivi per ricordare e <strong>di</strong>menticare. Stando così<br />

le cose, Gesù finì per trovarsi bene in compagnia <strong>di</strong> Pastore, riflettiamo un momento,<br />

il conforto <strong>di</strong> non vivere soli con la nostra colpa, la presenza <strong>di</strong> qualcuno che la<br />

conosca e che, non dovendo fingere <strong>di</strong> perdonare ciò che non può essere perdonato,<br />

ammesso che fosse in suo potere farlo, si comporti con noi rettamente, misurando<br />

bontà e severità secondo la giustizia <strong>di</strong> cui sia meritevole quella parte <strong>di</strong> noi che,<br />

asse<strong>di</strong>ata dalle colpe, ha conservato una sua innocenza. Ci è capitato <strong>di</strong> chiarirlo<br />

adesso, approfittando dell’occasione per poter capire meglio le ragioni e accettarle<br />

come buone, per cui Gesù, in tutto così <strong>di</strong>verso e contrario rispetto al suo rozzo<br />

ospite, alla fin fine rimarrà con lui fino all’annunciato incontro con Dio, che tanto<br />

dovrà attendere, giacché Dio non andrebbe certo a comparire a un semplice mortale<br />

senza avere valide ragioni.<br />

Prima, però, le circostanze, le casualità e le coincidenze <strong>di</strong> cui tanto si è parlato<br />

richiederanno che Gesù incontri sua madre e alcuni dei suoi fratelli, a Gerusalemme,<br />

in occasione <strong>di</strong> questa prima Pasqua che credeva <strong>di</strong> passare lontano dalla famiglia.<br />

Che Gesù volesse celebrare la Pasqua a Gerusalemme, per il pastore avrebbe potuto<br />

essere causa <strong>di</strong> stupore e motivo <strong>di</strong> rifiuto, visto che si trovavano entrambi nel<br />

deserto e per il gregge c’era bisogno <strong>di</strong> sorveglianza e <strong>di</strong> cure attente, senza contare,<br />

è chiaro, che non essendo Pastore un giudeo e non avendo alcun <strong>di</strong>o da onorare,<br />

avrebbe potuto <strong>di</strong>re, se non <strong>altro</strong> per antipatica caparbietà, Allora non ci vai,<br />

nossignore, il tuo posto è qui, il padrone sono io e non mi trovo in vacanza. Orbene,<br />

bisogna ammettere che non andò così, Pastore gli domandò soltanto, Tornerai, anche<br />

se dal tono <strong>della</strong> voce sembrava essere certo che Gesù sarebbe tornato, e infatti il<br />

ragazzo gli replicò, senza esitazione, ma sorpreso, lui sì, che la risposta gli fosse<br />

venuta così prontamente, Tornerò, Allora scegliti un agnello pulito e portalo con te<br />

per il sacrificio, giacché voi siete avvezzi a tali usi e costumi, ma questo Pastore lo<br />

<strong>di</strong>sse per metterlo alla prova, voleva vedere se Gesù fosse capace <strong>di</strong> condurre a morte<br />

un agnello <strong>di</strong> quel gregge che gli dava tanto daffare per sorvegliarlo e <strong>di</strong>fenderlo.<br />

Gesù non fu avvertito da nessuno, mica gli si avvicinò quatto quatto un angelo, <strong>di</strong><br />

quelli piccoli e quasi invisibili, sussurrandogli all’orecchio, Attento, guarda che è una<br />

trappola, non ti fidare, questo tipo è capace <strong>di</strong> tutto. Fu la sua sensibilità che gli fece<br />

trovare la risposta giusta, o forse si trattò, chi lo sa, del ricordo del capretto morto e<br />

dell’agnello appena nato, Non voglio nessun agnello <strong>di</strong> questo gregge, <strong>di</strong>sse, Perché,<br />

Non porterei a morte colui che ho aiutato a crescere, A me sembra giusto, ma avrai


pensato, credo, che lo dovrai prendere in un <strong>altro</strong> gregge, Non posso farne a meno,<br />

gli agnelli non scendono dal cielo, Quando vuoi partire, Domattina presto, E tornerai,<br />

Tornerò. Su questo argomento non aggiunsero <strong>altro</strong>, benché ci rimanga qualche<br />

dubbio su come potrà Gesù, che non è ricco e lavora per mangiare, comprare<br />

l’agnello pasquale. Libero com’è da tentazioni che costino denaro, c’è da presumere<br />

che abbia ancora con sé quelle poche monete che gli ha dato il fariseo quasi un anno<br />

fa, ma è davvero poco, sapendo, come si è già detto, che in questo periodo dell’anno i<br />

prezzi del bestiame in generale, e degli agnelli in particolare, schizzano ad altezze così<br />

speculative che, veramente, Dio ci aiuti. Nonostante le cose cattive che gli sono<br />

capitate, ci piacerebbe <strong>di</strong>re che questo ragazzo è aiutato e protetto da una buona<br />

stella, se non fosse una sospettosissima debolezza, soprattutto sulla bocca <strong>di</strong> un<br />

evangelista, questo o qualunque <strong>altro</strong>, il credere che dei corpi celesti così lontani dal<br />

nostro pianeta possano produrre effetti decisivi sull’esistenza <strong>di</strong> un essere umano,<br />

per quanto siano proprio questi gli astri invocati, stu<strong>di</strong>ati e descritti dai solenni maghi<br />

che, se è vero quanto si <strong>di</strong>ce, avrebbero vagato per queste pianure tanti anni fa, con<br />

l’unico risultato <strong>di</strong> vedere quanto videro e riprendere la loro strada. Ciò che s’intende<br />

<strong>di</strong>re con questo lungo e tortuoso <strong>di</strong>scorso è che il nostro Gesù dovrà certo trovare il<br />

modo <strong>di</strong> presentarsi degnamente al Tempio col suo agnellino, compiendo quanto ci si<br />

aspetta dal buon giudeo che ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> essere, in con<strong>di</strong>zioni tanto <strong>di</strong>fficili quali<br />

sono stati i valorosi scontri che ha sostenuto con Pastore.<br />

In quel periodo, godeva il gregge degli abbondanti pascoli <strong>della</strong> valle <strong>di</strong> Ayalon,<br />

che sta fra le città <strong>di</strong> Gazara ed Emmaus. A Emmaus, Gesù tentò <strong>di</strong> guadagnare<br />

qualche soldo con cui poter comprare l’agnello che gli serviva, ma giunse ben presto<br />

alla conclusione che un anno da pastore lo aveva specializzato a tal punto da renderlo<br />

inadatto per altri mestieri, ivi compreso quello <strong>di</strong> falegname, in cui per<strong>altro</strong> non era<br />

progre<strong>di</strong>to granché a causa <strong>della</strong> mancanza <strong>di</strong> tempo. Si avviò quin<strong>di</strong> sulla strada che<br />

da Emmaus sale verso Gerusalemme, rimuginando su quella vita dura, del fatto che<br />

non possa comprare già eravamo a conoscenza, che non voglia rubare già lo<br />

sapevamo, e sarebbe un miracolo più che una fortuna se trovasse un agnello smarrito<br />

lungo la strada per Emmaus. I poveri innocenti, qui, non mancano <strong>di</strong> certo, con una<br />

corda al collo appresso alle famiglie, o in braccio, se gli è toccato il conforto <strong>di</strong> un<br />

padrone caritatevole, ma visto che gli hanno inculcato in quelle giovani testoline<br />

l’idea <strong>di</strong> essere a passeggio, sono eccitati, nervosi, vogliono sapere tutto e, non<br />

potendo porre domande, si servono degli occhi, come se quelli bastassero per capire<br />

un mondo fatto <strong>di</strong> parole. Gesù si sedette sopra un sasso, sul ciglio <strong>della</strong> strada,<br />

pensando a come risolvere il problema materiale che gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> compiere un<br />

dovere spirituale, sarebbe una speranza vana, per esempio, che gli spuntasse davanti<br />

un <strong>altro</strong> fariseo, o magari lo stesso se fa pratica quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> queste azioni,


domandandogli, stavolta si, a parole, Hai bisogno <strong>di</strong> un agnello, come già gli aveva<br />

chiesto, Hai fame. <strong>La</strong> prima volta non c’era stato bisogno che Gesù men<strong>di</strong>casse<br />

perché gli fosse dato, adesso, senza la certezza che gli <strong>di</strong>ano qualcosa, sarà costretto<br />

a chiedere. È già lì con la mano tesa, una postura così eloquente da non aver bisogno<br />

<strong>di</strong> spiegazioni e così espressiva che perlopiù sviamo lo sguardo come <strong>di</strong>stogliamo gli<br />

occhi da una piaga o da un’oscenità. Nella conca <strong>della</strong> mano <strong>di</strong> Gesù, qualche moneta<br />

l’hanno lasciata cadere i viandanti meno <strong>di</strong>stratti, ma sono così poche che non sarà<br />

certo con quest’andazzo che la via <strong>di</strong> Emmaus giungerà fino alle porte <strong>di</strong><br />

Gerusalemme. Sommando il denaro che possedeva con quanto gli hanno dato, ne<br />

risulta che non basta neppure per mezzo agnello, ed è arcinoto come il Signore non<br />

accetti sui Suoi altari nulla che non sia perfetto e completo, ecco perché rifiuta<br />

l’animale cieco, storpio o mutilato, rognoso o pieno <strong>di</strong> verruche, s’immagini lo<br />

scandalo nel Tempio se ci presentassimo al sacrificio coi quarti posteriori <strong>di</strong> un<br />

animale, e comunque nella con<strong>di</strong>zione che i suoi testicoli non fossero stati pestati,<br />

schiacciati, spaccati o mozzati, nel qual caso l’esclusione sarebbe altrettanto certa.<br />

Nessuno pensa <strong>di</strong> chiedere al ragazzo a cosa gli serva il denaro, ma appena abbiamo<br />

cominciato a scriverlo, un uomo <strong>di</strong> una certa età, con una lunga barba bianca, si stava<br />

avvicinando a Gesù, staccandosi dalla numerosa famiglia che, per deferenza verso il<br />

patriarca, si fermò in mezzo alla strada, in attesa. Gesù pensò che andasse a dargli<br />

un’altra moneta, ma si sbagliava. Il vecchio gli domandò, Chi sei, e il ragazzo si alzò<br />

per rispondere, Sono Gesù <strong>di</strong> Nazaret, Non hai famiglia, Sì, Allora perché non sei con<br />

la tua famiglia, Sono venuto a fare il pastore in Giudea, e fu un modo menzognero <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>re la verità o <strong>di</strong> mettere la verità al servizio <strong>della</strong> menzogna. Il vecchio lo guardò con<br />

un’espressione <strong>di</strong> curiosità insod<strong>di</strong>sfatta e, infine, domandò, Perché chie<strong>di</strong><br />

l’elemosina, se hai un mestiere, <strong>La</strong>voro per mangiare e non ho abbastanza sol<strong>di</strong> per<br />

comprare l’agnello <strong>di</strong> Pasqua, <strong>La</strong> chie<strong>di</strong> per questo, Sì. Il vecchio fece un cenno a uno<br />

degli uomini del gruppo, Da’ un agnello a questo ragazzo, ne compreremo un <strong>altro</strong><br />

arrivando al Tempio. Gli agnelli erano sei, legati a un’unica corda, l’uomo sciolse<br />

l’ultimo e lo portò al vecchio, che <strong>di</strong>sse, Eccoti il tuo agnello, così il Signore non noterà<br />

alcuna mancanza nei sacrifici <strong>di</strong> questa Pasqua, e senza aspettare i ringraziamenti se<br />

ne tornò dalla famiglia, che lo accolse sorridente e con gran<strong>di</strong> plausi. Gesù lo ringraziò<br />

quando ormai lui non poteva più sentirlo e, non si sa come né perché, in quell’istante<br />

la strada fu all’improvviso deserta, tra una curva e l’altra c’erano solo loro due, il<br />

ragazzo e l’agnello, ritrovatisi finalmente sulla via <strong>di</strong> Emmaus per la bontà <strong>di</strong> un<br />

vecchio giudeo. Gesù stringe il capo dello spago con cui l’agnello era legato alla corda,<br />

la bestia guardò il suo nuovo padrone e belò, fece beeeee con quel tono timido e<br />

tremulo degli agnelli che moriranno giovani perché tanto amati dagli dei. Questo<br />

suono, u<strong>di</strong>to migliaia <strong>di</strong> volte durante la sua nuova attività <strong>di</strong> pastore, toccò il cuore <strong>di</strong>


Gesù al punto che sentì le membra <strong>di</strong>ssolversi dalla pena, lui era lì, come non gli era<br />

mai accaduto prima in maniera così assoluta, signore <strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> morte <strong>di</strong> un<br />

<strong>altro</strong> essere, quest’agnello bianco, immacolato, privo <strong>di</strong> volontà e <strong>di</strong> desideri, che<br />

protendeva verso <strong>di</strong> lui un musetto interrogativo e fiducioso, gli si vedeva la lingua<br />

rosea mentre belava e, sotto la lanugine, era roseo l’interno delle orecchie, e rosee<br />

erano anche le unghie, che non si sarebbero mai indurite, mo<strong>di</strong>ficando in zoccoli un<br />

termine che aveva per il momento in comune con gli uomini. Gesù accarezzò la testa<br />

dell’agnello, che gli rispose sollevandola e sfiorandogli la palma <strong>della</strong> mano con il naso<br />

umido, facendolo rabbrivi<strong>di</strong>re. L’incanto si <strong>di</strong>ssolse com’era iniziato, in fondo alla<br />

strada, dalla parte <strong>di</strong> Emmaus stavano già spuntando tanti altri pellegrini in una<br />

svolazzante confusione <strong>di</strong> tuniche, bisacce e bastoni, con altri agnelli e altre lo<strong>di</strong> al<br />

Signore. Gesù prese in braccio il suo agnello, come un bambino, e cominciò a<br />

camminare.<br />

Non era più tornato a Gerusalemme da quel lontano giorno in cui ve lo aveva<br />

portato il bisogno <strong>di</strong> sapere quanto valgano colpe e rimorsi, e come si possano<br />

sopportare nella vita, se spartiti, al pari dei beni <strong>di</strong> un’ere<strong>di</strong>tà, o serbati insieme, come<br />

a ciascuno la propria morte. <strong>La</strong> folla, per le strade, sembrava un fiume <strong>di</strong> fango<br />

brunastro che si riversava nel grande spiazzo antistante la scalinata del Tempio. Con<br />

l’agnello fra le braccia, Gesù vedeva la gente sfilare, chi andava, chi veniva, quelli<br />

portando gli animali al sacrificio, questi senza più niente, il viso gioioso, esclamando,<br />

Alleluia, Osanna, Amen, oppure tacendolo perché <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole all’occasione, come del<br />

resto sarebbe sconveniente che qualcuno uscisse esclamando, Evoé o urlando, Hip<br />

hip hurrah, per quanto, in fondo, le <strong>di</strong>fferenze fra queste espressioni non siano così<br />

gran<strong>di</strong> quanto sembrano, le usiamo come se fossero quintessenze del sublime, e poi,<br />

con il passare del tempo e dell’abitu<strong>di</strong>ne, nel ripeterle, ci doman<strong>di</strong>amo, Ma, in<br />

definitiva, a che cosa serve, e non sappiamo più rispondere. Sopra il Tempio, l’alta<br />

colonna <strong>di</strong> fumo, avvoltolata, continua, mostrava a chiunque nei <strong>di</strong>ntorni come tutti<br />

coloro che si erano recati lì per il sacrificio fossero <strong>di</strong>retti e legittimi <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong><br />

Abele, quel figlio <strong>di</strong> Adamo ed Eva che, a suo tempo, aveva offerto al Signore i<br />

primogeniti del suo gregge e il loro grasso, benignamente accolti, mentre suo fratello<br />

Caino, che aveva da presentare soltanto semplici frutti <strong>della</strong> terra, vide il Signore, per<br />

motivi fino a oggi sconosciuti, <strong>di</strong>stogliere lo sguardo, e neppure i suoi occhi si<br />

soffermarono su <strong>di</strong> Lui. Se il motivo per cui Caino ha ucciso Abele è questo, oggi<br />

possiamo vivere tranquilli perché questi uomini non si ammazzeranno a vicenda, visto<br />

che tutti sacrificano, in modo identico, la stessa cosa, e bisogna vedere come crepita il<br />

grasso, come sfrigola la carne, Dio, nell’alto dei Suoi empirei, aspira, compiaciuto, gli<br />

odori del carname. Gesù si stringe al petto l’agnello, non capisce perché Dio non<br />

possa accettare che sull’altare si versi un mestolo <strong>di</strong> latte, quel succo dell’esistenza


che passa da un essere all’<strong>altro</strong>, o vi si sparga, con gesto da seminatore, una manciata<br />

<strong>di</strong> grano, materia fra tutte sostantiva del pane immortale. Il suo agnello, che solo<br />

poco fa è stato il sorprendente dono <strong>di</strong> un vecchio a un ragazzo, non vedrà<br />

tramontare il sole <strong>di</strong> questo giorno, è tempo <strong>di</strong> salire la scalinata del Tempio, tempo<br />

<strong>di</strong> condurlo alla mannaia e al fuoco, come se non fosse meritevole <strong>di</strong> vivere o avesse<br />

commesso, contro l’eterno custode dei pascoli e delle favole, il delitto <strong>di</strong> abbeverarsi<br />

al fiume <strong>della</strong> vita. Allora Gesù, quasi gli fosse nata dentro una luce, decise, contro il<br />

rispetto e l’obbe<strong>di</strong>enza, contro la Legge <strong>della</strong> sinagoga e la parola <strong>di</strong> Dio, che questo<br />

agnello non sarebbe morto, che quanto gli era stato dato per morire avrebbe<br />

continuato a vivere e che lui, venuto a Gerusalemme per sacrificare, dalla città se ne<br />

sarebbe andato più peccatore <strong>di</strong> quando vi era entrato, non gli bastavano le vecchie<br />

mancanze, adesso è caduto anche in questa, e arriverà il giorno, giacché Dio non<br />

<strong>di</strong>mentica, in cui dovrà pagarle tutte. Per un attimo, il timore del castigo lo fece<br />

esitare ma, con un’immagine rapi<strong>di</strong>ssima, la mente gli presentò la visione<br />

terrorizzante <strong>di</strong> un mare <strong>di</strong> sangue infinito, il sangue degli innumerevoli agnelli e <strong>di</strong><br />

altri animali sacrificati fin dalla creazione dell’uomo, perché l’umanità è stata posta su<br />

questo mondo proprio per adorare e sacrificare. A tal punto lo turbarono queste<br />

fantasie che gli parve <strong>di</strong> vedere la scalinata del Tempio allagata <strong>di</strong> rosso, gocciolante<br />

<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>no in gra<strong>di</strong>no, e lui lì in mezzo, con i pie<strong>di</strong> nel sangue, che sollevava al cielo il<br />

suo agnello sgozzato morto. Astratto, era come se Gesù si trovasse dentro una bolla<br />

<strong>di</strong> silenzio, quando all’improvviso quell’involucro scoppiò, si frantumò, e lui si ritrovò<br />

<strong>di</strong> nuovo immerso nella baraonda delle parole, delle bene<strong>di</strong>zioni, degli appelli, delle<br />

urla, dei cantici, delle patetiche voci degli agnelli e, in un attimo che sopraffece tutto<br />

il resto, il muggito profondo, tre volte ripetuto, del buccino, il lungo e modulato corno<br />

del montone <strong>di</strong>venuto tromba. Con l’agnello avvolto nella bisaccia, come per<br />

<strong>di</strong>fenderlo da una minaccia ora imminente, Gesù si precipitò fuori <strong>della</strong> piazza, si<br />

perse fra le strade più strette, senza badare alla <strong>di</strong>rezione in cui andava. Quando si<br />

riprese, si trovava in campagna, era uscito dalla città attraverso la porta nord, quella<br />

<strong>di</strong> Ramalà, la stessa da cui era entrato venendo da Nazaret. Si sedette sotto un ulivo,<br />

sul ciglio <strong>della</strong> strada, e trasse l’agnello dalla bisaccia, nessuno si sarebbe stupito <strong>di</strong><br />

vederlo, avrebbero pensato, Sta riposando per la camminata, riprendendo le forze<br />

per portare l’agnello al Tempio, com’è carino, ma noi non sapremo mai se, nella<br />

mente <strong>di</strong> chi lo avrà pensato, fosse carino l’agnello oppure Gesù. Noi abbiamo la<br />

nostra opinione, che lo sono tutt’e due, ma se dovessimo votare, così, a prima vista,<br />

daremmo la mela all’agnello, ma a una con<strong>di</strong>zione, che non cresca. Gesù è sdraiato<br />

supino, stringe l’estremità dello spago perché l’agnello non scappi, ma non ce ne<br />

sarebbe bisogno, le sue forze sono ridotte al lumicino, non solo per la giovane età, ma<br />

anche per l’agitazione, questa corsa, questo continuo avanti e in<strong>di</strong>etro, per non


parlare del poco cibo con cui l’hanno lasciato oggi, ché non sarebbe conveniente né<br />

decoroso che qualcuno, agnello o martire che sia, vada a morire con la pancia piena.<br />

Gesù, dunque, se ne sta lì sdraiato, a poco a poco gli è passato l’affanno, e guarda il<br />

cielo fra i rami dell’ulivo che il vento smuove dolcemente, facendogli danzare sugli<br />

occhi i raggi del sole che attraversano il fogliame, dev’essere più o meno l’ora sesta, la<br />

luce allo zenit rimpicciolisce le ombre, nessuno <strong>di</strong>rebbe che la notte verrà a spegnere,<br />

con il suo lento soffio, questo splendore. Ora Gesù si è riposato e sta parlando<br />

all’agnello, Ti porterò al gregge, <strong>di</strong>ce, e fa per alzarsi. Passa qualcuno per la strada,<br />

altra gente sta arrivando, e quando Gesù posa lo sguardo su quei viandanti sussulta, il<br />

suo primo impulso è quello <strong>di</strong> fuggire, ma è chiaro che non lo farà, e come potrebbe,<br />

se le persone che stanno arrivando sono la madre con alcuni dei suoi fratelli, i più<br />

gran<strong>di</strong>, Giacomo, Giuseppe e Giuda, insieme a Lisia, ma lei è una donna, va citata a<br />

parte, non come le spetterebbe naturalmente se seguissimo l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> nascita, fra<br />

Giacomo e Giuseppe. Ancora non lo hanno visto. Gesù si rimette in cammino, <strong>di</strong><br />

nuovo con l’agnello in braccio, ma adesso c’è il sospetto che lo faccia per avere le<br />

braccia occupate. Il primo a notarlo è Giacomo, alza un braccio, poi parla<br />

precipitosamente con la madre, e Maria guarda, adesso tutti affrettano il passo, e<br />

quin<strong>di</strong> anche Gesù si sente obbligato a fare la sua parte <strong>di</strong> strada, ma con<br />

quell’agnello sulle braccia non può correre, ci vuole tanto <strong>di</strong> quel tempo a spiegarlo<br />

che sembra che siamo noi a non volere che si incontrino, ma non è così, l’amore<br />

materno, fraterno e filiale metterebbe loro le ali, ma esiste qualche riserva, qualche<br />

blocco, siamo al corrente <strong>di</strong> com’è andata la separazione, sì, ma non sappiamo quali<br />

effetti hanno prodotto tanti mesi <strong>di</strong> lontananza e <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> notizie. Cammina,<br />

cammina, alla fine si arriva, ed eccoli lì, faccia a faccia, Gesù <strong>di</strong>ce, <strong>La</strong> tua bene<strong>di</strong>zione,<br />

madre, e la madre <strong>di</strong>ce, Che il Signore ti bene<strong>di</strong>ca, figlio mio. Si abbracciarono, poi fu<br />

il turno dei fratelli, per ultima Lisia, dopo <strong>di</strong> che, come s’era previsto, nessuno sapeva<br />

che cosa <strong>di</strong>re, Maria non avrebbe certo esclamato al figlio, Che sorpresa, da queste<br />

parti, né lui alla madre, Non pensavo d’incontrarti, come mai sei venuta in città,<br />

l’agnello dell’uno e quello degli altri, ché ce l’avevano anche loro, parlavano da soli, è<br />

la Pasqua del Signore, la <strong>di</strong>fferenza è che uno morirà e l’<strong>altro</strong> ormai è salvo. Non ti sei<br />

più fatto vivo, <strong>di</strong>sse Maria alla fine e, nello stesso istante, le si aprirono le fontanelle<br />

degli occhi, davanti a lei c’era proprio il suo primogenito, così alto, la faccia ormai da<br />

uomo, con un alone <strong>di</strong> barba, e la pelle scura <strong>di</strong> chi passi la vita sotto il sole, contro il<br />

vento e la polvere del deserto. Non piangere, mamma, ho il mio lavoro, sono pastore,<br />

Pastore, Sì, Credevo che avresti seguito il mestiere che tuo padre ti ha insegnato, Mi è<br />

capitato <strong>di</strong> lavorare come pastore e lo faccio, Quando tornerai a casa. Ah. questo non<br />

lo so, un giorno, Vieni almeno con tua madre e i tuoi fratelli, an<strong>di</strong>amo insieme al<br />

Tempio, Io non vado al Tempio, mamma, Perché, hai ancora con te l’agnello, Questo


agnello non va al Tempio, Ha qualche <strong>di</strong>fetto, Nessuno, questo agnello morirà solo<br />

quando sarà giunta la sua ora naturale, Non ti capisco, Non c’è bisogno che tu<br />

capisca, se salvo questo agnello è perché qualcuno salvi me, Allora non vieni con la<br />

tua famiglia, Ero già <strong>di</strong> partenza, Dove vai, Al gregge cui appartengo, E dove va il<br />

gregge, Adesso si trova nella valle <strong>di</strong> Ayalon, Dov’è questa valle <strong>di</strong> Ayalon, Dall’<strong>altro</strong><br />

lato, Dall’<strong>altro</strong> lato <strong>di</strong> che, Di Betlemme. Maria arretrò <strong>di</strong> un passo, impallidì, si poteva<br />

notare quanto fosse invecchiata, anche se aveva appena trent’anni, Perché parli <strong>di</strong><br />

Betlemme, domandò, Perché è lì che ho incontrato il pastore che mi comanda, Chi è,<br />

e prima che il figlio avesse il tempo <strong>di</strong> rispondere <strong>di</strong>sse agli altri, Andate avanti,<br />

aspettatemi alla porta, poi prese Gesù per mano, lo tirò verso il ciglio <strong>della</strong> strada, Chi<br />

è, ripeté, Non lo so, rispose Gesù, Non ha un nome, Se ce l’ha, non me lo ha detto, io<br />

lo chiamo Pastore e basta, Com’è, Grande, Dov’eri quando lo hai incontrato, Nella<br />

grotta in cui sono nato, Chi ti ci ha portato, Una schiava <strong>di</strong> nome Zelomi che era<br />

presente alla mia nascita, E lui, Lui, che cosa, Che ti ha detto, Niente che tu non<br />

sappia. Maria si accasciò al suolo come se una mano possente l’avesse spinta,<br />

Quell’uomo è un demonio, Come lo sai, te lo ha detto lui, No, la prima volta che lo<br />

vi<strong>di</strong> mi <strong>di</strong>sse che era un angelo, ma che non lo raccontassi a nessuno, Quando lo hai<br />

visto, Il giorno in cui tuo padre seppe che ero incinta <strong>di</strong> te, si presentò alla nostra<br />

porta come un men<strong>di</strong>cante e <strong>di</strong>sse che era un angelo, Lo hai visto altre volte, Per la<br />

strada, quando tuo padre e io ci recammo a Betlemme per il censimento, nella grotta<br />

dove sei nato e la notte seguente al giorno in cui te ne andasti via da casa, entrò nel<br />

cortile, io pensai che fossi tu, ma era lui, dalla fessura <strong>della</strong> porta lo vi<strong>di</strong> strappare<br />

l’albero accanto all’ingresso, ti ricor<strong>di</strong>, la pianta che era nata nel punto in cui era stata<br />

sotterrata la sco<strong>della</strong> con la terra che brillava, Che sco<strong>della</strong>, che terra, Non ne hai mai<br />

saputo nulla, era quello che il men<strong>di</strong>cante mi aveva dato prima <strong>di</strong> andarsene, un po’<br />

<strong>di</strong> terra che brillava dentro la sco<strong>della</strong> nella quale aveva mangiato quanto gli avevo<br />

offerto, Se <strong>della</strong> terra ha fatto luce doveva essere davvero un angelo, All’inizio lo<br />

credetti, ma anche il Diavolo possiede le sue arti. Gesù si era seduto accanto alla<br />

madre e aveva sciolto l’agnello, Sì, ho già capito che, quando si mettono d’accordo,<br />

non si può <strong>di</strong>stinguere un angelo del Signore da uno <strong>di</strong> Satana, <strong>di</strong>sse, Rimani con noi,<br />

non tornare da quell’uomo, te lo chiede la tua mamma, Ho promesso che sarei<br />

tornato, rispetterò la parola data, Promesse al Diavolo, solo se per ingannarlo,<br />

Quest’uomo, che non è un uomo, lo so bene, quest’angelo o questo demonio mi<br />

accompagna da quando sono nato e voglio conoscerne il motivo, Gesù, figlio mio,<br />

vieni al Tempio con tua madre e i tuoi fratelli, porta quell’agnello all’altare com’è tuo<br />

dovere e suo destino, e chie<strong>di</strong> al Signore che ti liberi da possessione e cattivi pensieri,<br />

Questo agnello morirà quando sarà il suo giorno, È questo il suo giorno, Mamma, gli<br />

agnelli che sono nati da te dovranno perire, ma tu non dovrai volere che muoiano


prima del loro tempo, Gli agnelli non sono uomini, tanto meno se quegli uomini sono<br />

dei figli, Quando il Signore or<strong>di</strong>nò ad Abramo <strong>di</strong> uccidere il proprio figlio Isacco, allora<br />

non si capiva la <strong>di</strong>fferenza, Sono soltanto una donna, non ti so rispondere, ti chiedo<br />

solo <strong>di</strong> abbandonare questi cattivi pensieri, Mamma, i pensieri sono quelli che sono,<br />

ombre passeggere, e non sono buoni o cattivi in se stessi, contano soltanto le azioni,<br />

Sia lodato il Signore che mi ha dato un figlio saggio, a me che sono una povera<br />

ignorante, ma ti ripeto che questo non è sapere <strong>di</strong> Dio, Anche con il Diavolo si impara,<br />

E tu sei in suo potere, Se questo agnello ha avuto salva la vita per suo potere,<br />

qualcosa si è pur ottenuto nel mondo, oggi. Maria non rispose. Proveniente dalla<br />

porta <strong>della</strong> città, si stava avvicinando Giacomo. Allora Maria si alzò, Ho trovato mio<br />

figlio e l’ho perso <strong>di</strong> nuovo, <strong>di</strong>sse, e Gesù rispose, Se non lo avevi già smarrito, non lo<br />

hai perso certo adesso. Infilò la mano nella bisaccia, ne trasse il denaro racimolato,<br />

tutto con le elemosine, È quanto possiedo, Tanti mesi per così poco, <strong>La</strong>voro per<br />

mangiare, Devi volere molto bene a quell’uomo, per accontentarti <strong>di</strong> così poco, Il<br />

Signore è il mio pastore, Non offendere Dio, tu che vivi con un demonio, Chissà,<br />

madre mia, chissà, può darsi che sia l’angelo servitore <strong>di</strong> un <strong>altro</strong> <strong>di</strong>o che vive in un<br />

<strong>altro</strong> cielo, Il Signore ha detto, Io sono il Signore Id<strong>di</strong>o tuo, non avrai <strong>altro</strong> Dio<br />

all’infuori <strong>di</strong> me, Amen, concluse Gesù. Prese l’agnello fra le braccia e <strong>di</strong>sse, Sta<br />

arrivando Giacomo, ad<strong>di</strong>o, madre mia, e Maria replicò, Sembra ad<strong>di</strong>rittura che tu<br />

abbia a cuore quell’agnello più che la tua famiglia, In questo momento, sì, rispose<br />

Gesù. Soffocata dal dolore e dall’in<strong>di</strong>gnazione, Maria lo lasciò e corse incontro<br />

all’<strong>altro</strong> figlio. E non si voltò in<strong>di</strong>etro.<br />

All’esterno delle mura, ora per un’altra strada, attraverso i campi, Gesù<br />

incominciò la lunga <strong>di</strong>scesa verso la valle <strong>di</strong> Ayalon. Si fermò in un paese, con i sol<strong>di</strong><br />

che la madre non aveva voluto accettare, comprò qualcosa da mangiare, pane e fichi,<br />

latte per sé e per l’agnello, si trattava <strong>di</strong> latte <strong>di</strong> capra e se c’erano <strong>di</strong>fferenze non si<br />

notavano, almeno in questo caso è possibile ammettere che una madre valga l’altra.<br />

A chi si stupisse <strong>di</strong> vederlo da quelle parti a quell’ora, a buttar sol<strong>di</strong> per un agnello che<br />

avrebbe dovuto essere già morto, potremmo rispondere che questo ragazzo prima<br />

era padrone <strong>di</strong> due agnelli, che uno era stato sacrificato, e ora si trova nella gloria del<br />

Signore, e che questo secondo il Signore lo ha rifiutato perché segnato da un <strong>di</strong>fetto,<br />

un orecchio graffiato, Guarda, Ma l’orecchio è integro, gli hanno detto, Se è integro,<br />

allora lo graffio io, avrebbe risposto Gesù e, caricandosi l’agnello sulle spalle, avrebbe<br />

ripreso la sua strada. Avvistò il gregge quando ormai l’ultima luce del meriggio<br />

scemava, ancora più rapidamente perché il cielo si era adombrato <strong>di</strong> basse nuvole<br />

scure. Aleggiava nell’aria la tensione che annuncia i temporali e, a confermarlo, il<br />

primo lampo squarciò il cielo nel preciso istante in cui il gregge comparve davanti agli<br />

occhi <strong>di</strong> Gesù. Non piovve, era uno <strong>di</strong> quei temporali che chiamiamo asciutti,


spaventosi più degli altri perché davanti a essi ci sentiamo davvero senza <strong>di</strong>fesa,<br />

senza la cortina, per così <strong>di</strong>re, che d’<strong>altro</strong>nde non riterremmo mai protettiva, <strong>della</strong><br />

pioggia e del vento, questa battaglia è davvero uno scontro <strong>di</strong>retto fra un cielo che si<br />

squarcia e tuona e una terra che trema e si contrae, impotente a rispondere ai colpi.<br />

A cento passi da Gesù, una luce splendente, insopportabile, percorse dall’alto in<br />

basso un ulivo, che prese imme<strong>di</strong>atamente fuoco, ardendo vigorosamente come una<br />

torcia imbevuta <strong>di</strong> nafta. Il rimbombo e il fragore del tuono, come se il cielo si fosse<br />

squarciato definitivamente da un orizzonte all’<strong>altro</strong>, scaraventarono al suolo Gesù,<br />

privo <strong>di</strong> conoscenza. Altri due fulmini, uno qui, uno là, come due parole decisive, e<br />

poi, a poco a poco, si cominciarono a sentire i tuoni che si allontanavano, fino a<br />

scemare in un gradevole sussurro, una conversazione amichevole fra il cielo e la terra.<br />

L’agnello, uscito illeso dalla caduta, passata la paura si avvicinò e andò a sfiorare con<br />

la bocca le labbra <strong>di</strong> Gesù, non emise alcun rumore, non lo annusò, si trattò <strong>di</strong> un<br />

contatto minimo e fu, chi siamo noi per dubitarne, quanto bastò. Gesù aprì gli occhi,<br />

vide l’agnello, poi il cielo scurissimo, simile a una mano nera che soffocasse quanto<br />

restava del giorno. L’ulivo bruciava ancora. Nel muoversi, Gesù provò qualche dolore,<br />

ma capì <strong>di</strong> essere ancora padrone del proprio corpo, ammesso che lo si possa <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

qualcosa che può essere <strong>di</strong>strutto e scaraventato a terra con tanta facilità.<br />

Faticosamente riuscì a sedersi e, più per un presentimento tattile che non per un<br />

accertamento oculare, verificò <strong>di</strong> non essere bruciato né leso, <strong>di</strong> non avere nessun<br />

arto spezzato e, tranne un fortissimo sibilo nella testa, che comunque sembrava<br />

interminabile, il suono <strong>di</strong> un buccino, <strong>di</strong> essere ancora vivo e vegeto. Avvicinò<br />

l’agnello a sé e, andando a prendere le parole dove non sapeva <strong>di</strong> averle, <strong>di</strong>sse, Non<br />

aver paura, ha solo voluto mostrarti che avrebbe potuto ucciderti, se avesse voluto, e<br />

a me ha ricordato che non sono stato io a salvarti la vita, ma Lui. Un ultimo e lento<br />

tuono riecheggiò nello spazio come un sospiro, la macchia biancastra del gregge,<br />

laggiù, era un’oasi in attesa. Lottando ancora contro le membra intorpi<strong>di</strong>te, Gesù<br />

cominciò a scendere il pen<strong>di</strong>o. L’agnello, ancora legato solo per prudenza, gli<br />

trotterellava accanto come un cagnolino. Alle loro spalle, l’ulivo bruciava. E fu nella<br />

luce proiettata dall’albero, <strong>piu</strong>ttosto che in quella del crepuscolo, che andava<br />

scemando, che Gesù vide levarglisi davanti, come un’apparizione, l’alta figura <strong>di</strong><br />

Pastore, avviluppato in quel mantello che sembrava non aver fine, impugnando quel<br />

bastone con cui, se l’avesse alzato, avrebbe potuto raggiungere le nuvole. Disse<br />

Pastore, Sapevo che il temporale ti stava aspettando, E avrei dovuto saperlo anch’io,<br />

<strong>di</strong>sse Gesù, Che cos’è quell’agnello, Il mio denaro non bastava per comprare l’agnello<br />

pasquale, perciò mi sono messo sul ciglio <strong>della</strong> strada a men<strong>di</strong>care, ma è arrivato un<br />

vecchio e mi ha dato questo che ve<strong>di</strong>, Perché non lo hai sacrificato, Non ho potuto,<br />

non ce l’ho fatta. Pastore sorrise, Ora comprendo meglio, ti ha aspettato, ti ha fatto


arrivare tranquillamente fino al gregge per mostrarti, al mio cospetto, la Sua forza.<br />

Gesù non rispose, aveva detto all’agnello più o meno le stesse cose, ma non voleva,<br />

appena arrivato, innescare una nuova <strong>di</strong>scussione sulle motivazioni <strong>di</strong> Dio e sui Suoi<br />

atti. E adesso, <strong>di</strong> questo agnello, che cosa inten<strong>di</strong> fare, Niente, L’ho portato qui<br />

perché stia con il gregge, Gli agnelli bianchi sono tutti uguali, domani non lo<br />

riconoscerai più, in mezzo agli altri, Lui mi conosce, Arriverà il giorno in cui comincerà<br />

a <strong>di</strong>menticarti, bisognerebbe marchiarlo, fargli un taglio su un orecchio, per esempio,<br />

Povera bestiola, Non vedo perché, anche tu sei marchiato, ti hanno tagliato il<br />

prepuzio perché tu sappia a chi appartieni. Non è lo stesso, Non dovrebbe esserlo, ma<br />

lo è. Mentre parlavano, Pastore aveva radunato un po’ <strong>di</strong> legna ed era intento ad<br />

accendere un falò, ravviando il fuoco. Disse Gesù, Sarebbe più facile andare a<br />

prendere un ramo <strong>di</strong> quell’ulivo che sta bruciando, e Pastore rispose, Bisogna lasciare<br />

che il fuoco del cielo si estingua da solo. Adesso, il tronco dell’ulivo era una sola<br />

brace, splendente nell’oscurità, il vento ne strappava faville, frammenti incandescenti<br />

<strong>di</strong> corteccia, ramoscelli che volavano via ardenti e subito si spegnevano. Il cielo era<br />

sempre coperto, insolitamente presente. Pastore e Gesù cenarono con i cibi consueti,<br />

il che spinse Pastore a commentare, ironico, Quest’anno non mangerai l’agnello<br />

pasquale. Gesù lo ascoltò e tacque, ma in cuor suo non se ne rallegrò, d’ora in poi il<br />

suo problema sarebbe stato l’irriducibile contrad<strong>di</strong>zione tra il mangiare gli agnelli e il<br />

non ucciderli. Allora, che cosa ne facciamo, domandò Pastore, e soggiunse, L’agnello,<br />

o lo si marchia o non lo si marchia, Non ce la faccio, <strong>di</strong>sse Gesù, Da’ qua, me ne<br />

occupo io. Con mossa rapida e sicura del coltello, Pastore gli mozzò la punta <strong>di</strong> un<br />

orecchio e poi, mostrando il lembo tagliato, domandò. Cosa vuoi che ne faccia, che lo<br />

sotterri, che lo butti via, e Gesù, senza pensarci su, rispose, Dammelo, e lo lasciò<br />

cadere nel fuoco. Come hanno fatto con il tuo prepuzio, <strong>di</strong>sse Pastore. Dall’orecchio<br />

dell’agnello gocciolava un sangue denso, pallido, che ben presto si sarebbe fermato.<br />

Dalle fiamme, attraverso il fumo, emanava l’odore inebriante <strong>della</strong> tenera carne<br />

bruciata. Così, a conclusione <strong>di</strong> quel lungo giorno, dopo tante ore passate fra<br />

<strong>di</strong>mostrazioni puerili e presuntuose <strong>di</strong> un volere contrario, il Signore finalmente aveva<br />

quanto gli era dovuto, fors’anche grazie a quel maestoso e rimbombante<br />

avvertimento <strong>di</strong> tuoni e lampi che, tramite l’irresistibile via delle causalità profonde,<br />

doveva aver trovato la strada per farsi obbe<strong>di</strong>re dai pastori renitenti. Cadde un’ultima<br />

goccia <strong>di</strong> sangue dall’agnello e subito la terra l’assorbì, perché non sarebbe stato<br />

giusto, dopo un sacrificio tanto contestato, che andasse perduta la parte più preziosa.<br />

Orbene, fu proprio questo l’animale che, circa tre anni dopo, ormai trasformato<br />

dal tempo in una normalissima pecora, <strong>di</strong>versa dalle altre solo per la mancanza <strong>della</strong><br />

punta <strong>di</strong> un orecchio, finì per smarrirsi in una zona incolta a sud <strong>di</strong> Gerico, confinante<br />

con il deserto. In un gregge numeroso come questo, una pecora in più o in meno non


fa una grande <strong>di</strong>fferenza, ma queste bestie, se ancora c’è bisogno <strong>di</strong> ricordarlo, non<br />

sono come le altre, e tanto meno i pastori sono simili a quelli che conosciamo <strong>di</strong> vista<br />

o per sentito <strong>di</strong>re, ragion per cui non c’è da stupirsi che Pastore, guardando da una<br />

collina sovrastante, si accorgesse <strong>della</strong> mancanza <strong>di</strong> un capo <strong>di</strong> bestiame senza averli<br />

comunque dovuti contare tutti. Chiamò Gesù e gli <strong>di</strong>sse, <strong>La</strong> tua pecora non è nel<br />

gregge, va’ a cercarla, e visto che Gesù, in risposta, non gli domandò, E come lo sai<br />

che si tratta <strong>della</strong> mia pecora, non lo chiederemo neanche noi. Invece, quello che<br />

adesso importa è vedere come, nonostante la scarsa conoscenza dei luoghi e la<br />

fallace intuizione <strong>di</strong> strade mai tracciate prima, Gesù riesca a orientarsi in questo<br />

circolo completo dell’orizzonte. Giacché venivano dalle zone fertili <strong>di</strong> Gerico, dove<br />

non si erano voluti trattenere, pre<strong>di</strong>ligendo la tranquillità <strong>di</strong> un continuo<br />

vagabondaggio rispetto al facile commercio con le genti, sarebbe la cosa più<br />

probabile che l’uomo, o la pecora, si perdesse, soprattutto se ciò fosse fatto a ragion<br />

veduta, in un posto dove la troppa stanchezza per la ricerca del cibo non potrebbe<br />

<strong>di</strong>rsi un’aggravante per la solitu<strong>di</strong>ne tanto agognata. Secondo questa logica, era<br />

chiaro che la pecora <strong>di</strong> Gesù, fingendo <strong>di</strong> non farlo apposta, doveva essere rimasta<br />

in<strong>di</strong>etro, e adesso probabilmente stava brucando sulla fresca e verdeggiante sponda<br />

del Giordano, in vista <strong>di</strong> Gerico, per maggior sicurezza. Ma la logica non è tutto nella<br />

vita e, non <strong>di</strong> rado, proprio la previsione, essendo tale in quanto epilogo più plausibile<br />

<strong>di</strong> una sequenza, o perché semplicemente lo si era già annunciato prima, non <strong>di</strong> rado,<br />

<strong>di</strong>cevamo, la previsione, indotta da ragioni note solo a essa, finisce con lo scegliere,<br />

con il rivelarsi infine una conclusione per così <strong>di</strong>re aberrante, sia rispetto al luogo sia<br />

riguardo alla circostanza. In tal caso, allora, il nostro Gesù dovrà andare a cercare la<br />

pecora smarrita non in quei rigogliosi prati alle sue spalle, ma nell’arida e riarsa siccità<br />

del deserto che ha davanti a sé, e non servirebbe a niente la facile obiezione che la<br />

pecora non avrebbe certo deciso <strong>di</strong> smarrirsi per andare a morire <strong>di</strong> fame e <strong>di</strong> sete,<br />

primo, perché nessuno sa quello che passa veramente nella testa <strong>di</strong> una pecora e,<br />

secondo, per la suddetta impreve<strong>di</strong>bilità cui la previsione talvolta ricorre. Quin<strong>di</strong> Gesù<br />

andrà nel deserto, eccolo, si sta avviando, senza che Pastore sia sorpreso dalla<br />

decisione, anzi, l’ha approvata in silenzio, con un lento e solenne cenno del capo che,<br />

strana idea, potrebbe anche essere preso come un cenno <strong>di</strong> commiato.<br />

Questo deserto non è una <strong>di</strong> quelle vaste, lunghe e conosciute estensioni <strong>di</strong><br />

sabbia che assumono lo stesso nome. Questo deserto è <strong>piu</strong>ttosto un mare <strong>di</strong> aride e<br />

compatte colline sabbiose, accavallate l’una sull’altra a formare un labirinto<br />

inestricabile <strong>di</strong> valli, in fondo alle quali sopravvive a stento qualche pianta che sembra<br />

fatta soltanto <strong>di</strong> spini e <strong>di</strong> rovi, e alla quale forse potrebbero osare avvicinarsi le solide<br />

gengive <strong>di</strong> una capra, ma che graffierebbero al minimo contatto le labbra sensibili <strong>di</strong><br />

una pecora. Questo deserto è più spaventoso <strong>di</strong> quelli formati solo da <strong>di</strong>stese


sabbiose e da quelle dune instabili che cambiano continuamente <strong>di</strong> forma e<br />

d’aspetto, in questo deserto <strong>ogni</strong> collina occulta e annuncia la minaccia che ci aspetta<br />

all’altura seguente, e quando stiamo per arrivarci, avvertiamo che la minaccia,<br />

sempre la stessa, ce l’abbiamo <strong>di</strong>etro le spalle. Qui, il nostro urlo non risponderà con<br />

l’eco alla voce che l’ha emesso, ma sentiremo, questo sì, come risposta, il grido delle<br />

colline, o lo sconosciuto, l’ignoto, che si ostina a nascondervisi dentro. Ecco, dunque,<br />

che Gesù, munito solo del bastone e <strong>della</strong> bisaccia, è entrato nel deserto. Qualche<br />

passo avanti, appena varcata la soglia del mondo, comprese improvvisamente che i<br />

vecchi sandali, un tempo <strong>di</strong> suo padre, gli si stavano <strong>di</strong>ssolvendo sotto i pie<strong>di</strong>. Erano<br />

durati a lungo, comunque grazie alla virtù rappezzatrice <strong>di</strong> quelle toppe applicate così<br />

assiduamente, talvolta in extremis, ma adesso le arti <strong>di</strong> commettitura e <strong>di</strong> calzoleria <strong>di</strong><br />

Gesù non riuscivano più a soccorrere dei sandali che avevano calcato innumerevoli<br />

strade e che avevano amalgamato tanto sudore alla polvere. Come se stessero<br />

obbedendo a un or<strong>di</strong>ne, si sfacevano gli ultimi fili, ormai indebolite si staccavano le<br />

stringhe, si spezzavano irrime<strong>di</strong>abilmente i legacci, in meno <strong>di</strong> quanto c’è voluto a<br />

raccontarlo Gesù si ritrovò coi pie<strong>di</strong> scalzi e i sandali a brandelli. Si ricordò il ragazzo,<br />

lo chiamiamo così per abitu<strong>di</strong>ne, ché a <strong>di</strong>ciott’anni, da buon giudeo, è più un uomo<br />

fatto e rifatto che non un giovinetto adolescente, si ricordò Gesù, <strong>di</strong>cevamo, dei suoi<br />

vecchi sandali, per tutto questo tempo trasportati nella bisaccia come una reliquia<br />

sentimentale del passato, e, mosso da una speranza vana, tentò <strong>di</strong> calzarli. Aveva<br />

ragione Pastore quando gli <strong>di</strong>ceva, Pie<strong>di</strong> che crescono, non tornano più in<strong>di</strong>etro, Gesù<br />

non riusciva a capacitarsi <strong>di</strong> come i suoi pie<strong>di</strong> fossero riusciti a entrare in quei sandali<br />

così piccoli. Se ne stava lì, scalzo, <strong>di</strong> fronte al deserto, come Adamo quando fu<br />

cacciato dal para<strong>di</strong>so, e, come lui, esitò avanti <strong>di</strong> fare il primo doloroso passo su quel<br />

suolo che lo chiamava. Ma poi, senza neppure essersi chiesto il motivo per il quale lo<br />

avrebbe fatto, forse soltanto perché gli era venuto in mente Adamo, abbandonò la<br />

bisaccia e il bastone e, sollevando l’orlo <strong>della</strong> tunica, se la sfilò dalla testa con un sol<br />

gesto, restando, come Adamo, nudo. Dal punto in cui si trova, non scorge più Pastore,<br />

nessun agnello curioso lo ha seguito, dall’alto lo vede solo qualche uccello che si è<br />

spinto coraggiosamente sopra questa frontiera e le bestie da terra, e cioè le formiche,<br />

qualche millepie<strong>di</strong>, uno scorpione che, spaventato, rizza il suo aculeo velenoso, ma<br />

questi non hanno memoria d’uomo nudo in tali luoghi né sanno a che cosa serva. Se<br />

chiedessero a Gesù, Perché ti sei denudato, forse lui risponderebbe in maniera<br />

incomprensibile per l’intelletto <strong>di</strong> emitteri, miriapo<strong>di</strong> e aracni<strong>di</strong>, Nel deserto si può<br />

andare solo nu<strong>di</strong>. Nu<strong>di</strong>, aggiungiamo noi, malgrado gli spini che graffiano la pelle e<br />

rizzano i peli del pube, nu<strong>di</strong> malgrado gli sterpi che graffiano e le sabbie che<br />

scorticano, nu<strong>di</strong> malgrado il sole che brucia, riverbera e abbaglia, nu<strong>di</strong>, infine, per<br />

cercare la pecora smarrita, quella che ci appartiene perché l’abbiamo segnata col


nostro marchio. Il deserto si apre davanti ai passi <strong>di</strong> Gesù per richiudersi subito, quasi<br />

a tagliargli la via <strong>della</strong> ritirata. Il silenzio risuona nelle orecchie col timbro <strong>di</strong> un<br />

buccino, uno <strong>di</strong> quelli che approdano morti e vuoti sulla spiaggia e vi rimangono, a<br />

riempirsi dell’immenso rumore delle onde finché qualcuno passa e li trova e,<br />

avvicinandoli pian piano all’orecchio, si mette ad ascoltare e <strong>di</strong>ce, Il deserto. I pie<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Gesù sanguinano, il sole scaccia le nuvole per ferirgli le spalle come una spada, gli<br />

spini ghermiscono la pelle delle sue gambe come unghie avide, gli sterpi lo frustano,<br />

Pecora, dove sei, grida lui, e le colline si passano parola, Dove sei, dove sei, se lo<br />

<strong>di</strong>cessero davvero sapremmo finalmente cos’è l’eco perfetta, ma il lungo e remoto<br />

suono del buccino si sovrappone, sussurrando, Diiiiiiooo, Diiiiiiooo, Diiiiiiooo. Allora,<br />

come se all’improvviso le colline si fossero allontanate dalla sua strada, Gesù sboccò<br />

da quel labirinto <strong>di</strong> valli in uno spazio circolare pianeggiante e sabbioso dove, nel<br />

centro esatto, vide la pecora. Le corse incontro, quanto glielo permettevano i pie<strong>di</strong><br />

feriti, ma una voce lo trattenne, Aspetta. Una nuvola, alta come due uomini, simile a<br />

una colonna <strong>di</strong> fumo lentamente vorticante su se stessa, era lì davanti a lui, e la voce<br />

proveniva da essa. Chi mi parla, domandò Gesù, rabbrividendo, ma immaginando già<br />

la risposta. <strong>La</strong> voce <strong>di</strong>sse, Io sono il Signore, e Gesù seppe perché aveva dovuto<br />

spogliarsi al limite del deserto. Mi hai fatto venire qui, che cosa vuoi da me,<br />

domandò, Per ora niente, ma un giorno da te vorrò tutto, Che cosa significa tutto, <strong>La</strong><br />

vita, Tu sei il Signore, ci togli sempre le vite che ci dai, Non ho <strong>altro</strong> rime<strong>di</strong>o, mica<br />

posso congestionare il mondo, E la mia vita, a che scopo la vuoi, Non è tempo che tu<br />

lo sappia, hai ancora molto da vivere, ma sono qui per annunciarti, perché tu possa<br />

prepararti con lo spirito e il corpo, il gran<strong>di</strong>oso destino che sto approntando per te,<br />

Signore, mio Signore, non capisco né cosa Tu <strong>di</strong>ca né cosa Tu voglia da me, Avrai il<br />

potere e la gloria, Che potere, che gloria, Lo saprai quando arriverà l’ora <strong>di</strong><br />

richiamarti, Quando sarà, Non avere fretta, vivi la tua vita come puoi, Signore, eccomi<br />

qui, se mi hai portato nudo al Tuo cospetto, non indugiare, dammi oggi quanto tieni<br />

in serbo per il mio domani, Chi ti ha detto che intendo darti qualcosa, Lo hai<br />

promesso, Uno scambio, nient’<strong>altro</strong> che uno scambio, <strong>La</strong> mia vita per che cosa, Per il<br />

potere, E per la gloria, non l’ho <strong>di</strong>menticato, ma se non mi <strong>di</strong>ci quale potere, e su che<br />

cosa, quale gloria, e davanti a chi, sarà come una promessa fatta troppo presto, Mi<br />

incontrerai <strong>di</strong> nuovo quando sarai pronto, ma d’ora in poi i miei segnali ti<br />

accompagneranno, Signore, <strong>di</strong>mmi, Zitto, non domandare <strong>altro</strong>, l’ora arriverà, né<br />

prima né dopo, e allora saprai che cosa voglio da te, U<strong>di</strong>rti, mio Signore, significa<br />

obbe<strong>di</strong>re, ma voglio farti ancora una domanda, Non mi infasti<strong>di</strong>re, Signore, è<br />

necessario, Parla, Posso riprendere la mia pecora, Ah, era questo, Sì, solo questo,<br />

allora posso, No, Perché, Perché me la sacrificherai a suggello dell’alleanza che ho<br />

appena stipulato con te, Questa pecora, Sì, Te ne sacrifico un’altra, vado un attimo


dov’è il gregge e torno subito, Non contrariarmi, voglio questa, Ma guarda, Signore,<br />

che ha un <strong>di</strong>fetto, un orecchio mozzo, Ti sbagli, la pecora è integra, guarda, Com’è<br />

possibile, Io sono il Signore, e al Signore niente è impossibile, Ma questa è la mia<br />

pecora, Ti sbagli <strong>di</strong> nuovo, l’agnello era mio e tu me l’hai sottratto, adesso la pecora<br />

paga il debito, Sia come vuoi Tu, tutto il mondo ti appartiene e io sono il Tuo servo.<br />

Allora sacrificala, altrimenti non ci sarà nessuna alleanza, Ma ve<strong>di</strong>, Signore, che sono<br />

nudo, non ho né mannaia né coltello, parole che Gesù rivolse con una grande<br />

speranza <strong>di</strong> poter ancora salvare la vita <strong>della</strong> pecora, e Dio gli rispose, Non sarei il tuo<br />

Signore se non potessi risolverti questo problema, eccola. Non erano ancora<br />

terminate queste parole che ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Gesù comparve una mannaia nuova, Dai,<br />

sbrigati, ho ben <strong>altro</strong> da fare, <strong>di</strong>sse Dio, non posso restare qui in eterno. Gesù<br />

impugnò la mannaia, avanzò verso la pecora che sollevava la testa, esitante nel<br />

riconoscerlo, ché mai lo aveva visto nudo e, com’è risaputo, l’olfatto <strong>di</strong> questi animali<br />

non vale granché. Stai piangendo, domandò Dio, I miei occhi sono sempre così,<br />

rispose Gesù. <strong>La</strong> mannaia si alzò, assunse la corretta angolatura e si abbatté<br />

rapidamente come l’ascia nelle esecuzioni o la ghigliottina che ancora dev’essere<br />

inventata. <strong>La</strong> pecora non emise alcun suono, si udì soltanto un aaah, era Dio che<br />

sospirava <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Gesù domandò, E adesso, me ne posso andare, Sì, e non<br />

<strong>di</strong>menticare, da oggi appartieni a me, col sangue, Come devo ritirarmi dal Tuo<br />

cospetto, Teoricamente è lo stesso, per me non esiste né davanti né <strong>di</strong>etro, ma <strong>di</strong><br />

solito ci si allontana in<strong>di</strong>etreggiando e inchinandosi, Signore, Quanto sei noioso,<br />

uomo, che <strong>altro</strong> c’è, Il pastore del gregge, Quale pastore, Quello che sta con me,<br />

Ebbene, È un angelo o un demonio, È uno che conosco, Ma, <strong>di</strong>mmi, è angelo o<br />

demonio, Te l’ho già detto, per Dio non c’è né davanti né <strong>di</strong>etro, sta’ bene. <strong>La</strong> colonna<br />

<strong>di</strong> fumo sparì, la pecora era scomparsa, si scorgeva ancora solo il sangue, che tentava<br />

<strong>di</strong> nascondersi nella terra.<br />

Quando Gesù tornò, Pastore lo guardò fissamente e domandò, <strong>La</strong> pecora, e lui<br />

rispose, Ho incontrato Dio, Non ti ho chiesto se hai incontrato Dio, ti ho domandato<br />

se hai trovato la pecora, L’ho sacrificata, Perché, Dio era là, è stato necessario. Con la<br />

punta del bastone, Pastore tracciò un segno per terra, profondo come il solco <strong>di</strong> un<br />

aratro, insormontabile come un fossato <strong>di</strong> fuoco, poi <strong>di</strong>sse, Non hai imparato niente,<br />

vattene.<br />

17.<br />

Come posso andarmene, se ho i pie<strong>di</strong> in questo stato, si domandò Gesù,<br />

vedendo Pastore allontanarsi verso l’<strong>altro</strong> capo del gregge. Dio, che tanto bellamente<br />

aveva fatto scomparire la pecora, dall’interno <strong>della</strong> nuvola non gli aveva concesso la<br />

grazia del Suo <strong>di</strong>vino sputo perché il mortificato Gesù potesse, con esso, ungersi e


sanare le ferite da cui il sangue continuava a sgorgare, brillando sui sassi. Pastore non<br />

lo aiuterà, ha pronunciato le sue parole comminatorie e si è ritirato, come chi aspetta<br />

che la sentenza sia eseguita e non intende presenziare ai preparativi <strong>della</strong> partenza<br />

né tanto meno prendere congedo. A fatica, trascinandosi sulle ginocchia e sulle mani,<br />

Gesù raggiunse il bivacco dove, a <strong>ogni</strong> sosta, si <strong>di</strong>sponevano gli utensili per la cura del<br />

gregge, i secchi per il latte, gli assi per la spremitura, nonché le pelli <strong>di</strong> pecora e <strong>di</strong><br />

capra che si andavano conciando e con le quali, a scambio, si acquistavano i beni <strong>di</strong><br />

cui c’era bisogno, una tunica, un mantello, qualche cibo <strong>di</strong>verso. Gesù pensò che non<br />

avrebbero potuto accusarlo se si fosse pagato il salario da sé, ritagliando dalle pelli <strong>di</strong><br />

pecora qualche forma per dei sandali o per dei coturni con cui avvolgere i pie<strong>di</strong>,<br />

utilizzando poi come stringhe alcune strisce <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> capra, più facile da lavorare<br />

perché meno pelosa. Mentre li confezionava, si domandò se la lana dovesse andare<br />

all’interno o all’esterno e finì per usarla come fodera, dentro, visto il misero stato dei<br />

pie<strong>di</strong>. Il peggio è che le ferite si sarebbero appiccicate ai peli, ma lui ha già deciso <strong>di</strong><br />

avviarsi lungo la riva del Giordano e quin<strong>di</strong> sarà sufficiente immergere nell’acqua i<br />

pie<strong>di</strong> così calzati e, a poco a poco, si <strong>di</strong>ssolverà il grumo secco del sangue. Il peso<br />

stesso degli stivaloni, è la cosa cui assomigliano <strong>di</strong> più, infilati nell’acqua e inzuppati,<br />

aiuterà i pie<strong>di</strong> a staccarsi dolcemente dal lanoso batuffolo, senza asportare le<br />

protettive e benefiche croste che lentamente si vanno formando. Un po’ <strong>di</strong> sangue<br />

portato via dalla corrente costituirebbe un segno, con quel suo bel colore, che le<br />

ferite non dovrebbero ancora essersi infettate, per quanto si stenti a crederlo. Nella<br />

sua lenta camminata verso nord, Gesù faceva poi lunghe soste, se ne restava lì,<br />

seduto sulla riva del fiume, con i pie<strong>di</strong> nell’acqua, a godersi il refrigerio e il<br />

me<strong>di</strong>camento. Gli doleva essere stato cacciato in quel modo, dopo l’incontro con Dio,<br />

un evento inau<strong>di</strong>to nel senso più ampio del termine, giacché non c’era, che lui<br />

sapesse, alcun uomo in tutto Israele che potesse vantarsi <strong>di</strong> aver visto Dio ed essere<br />

sopravvissuto. È pur vero che vederlo, come si suol <strong>di</strong>re, lui non lo aveva veduto, ma<br />

se una nuvola ci si presenta nel deserto sotto forma <strong>di</strong> una colonna <strong>di</strong> fumo e <strong>di</strong>ce, Io<br />

sono il Signore, sostenendo poi una conversazione non solo logica e sensata, ma con<br />

un tono autoritario irrefutabile che poteva essere solo <strong>di</strong>vino, qualunque dubbio, per<br />

quanto piccolo, sarebbe un’offesa. Che il Signore fosse il Signore lo aveva <strong>di</strong>mostrato<br />

la risposta data quando lui gli aveva domandato qualcosa su Pastore, quelle parole<br />

noncuranti, nelle quali si evidenziava una venatura <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo ma anche <strong>di</strong> intimità,<br />

il che era stato rafforzato dal rifiuto <strong>di</strong> rispondere se fosse un angelo o un demonio.<br />

Ma la cosa più interessante era che le parole <strong>di</strong> Pastore, dure e apparentemente<br />

estranee al nocciolo <strong>della</strong> questione, non facevano che confermare la verità<br />

soprannaturale <strong>di</strong> quell’incontro, Non ti ho chiesto se hai incontrato Dio, come se<br />

stesse <strong>di</strong>cendo, Quello già lo so, quasi l’annuncio non lo avesse colto <strong>di</strong> sorpresa,


quasi lo sapesse in anticipo. Ma, certo, non doveva avergli perdonato l’uccisione <strong>della</strong><br />

pecora, <strong>altro</strong> non potevano significare le sue ultime parole, Non hai imparato niente,<br />

vattene, e poi si era <strong>di</strong>retto ostentatamente verso l’altra estremità del gregge,<br />

dov’era rimasto, con le spalle voltate, finché lui non se n’era andato. Orbene, in una<br />

<strong>di</strong> queste occasioni, mentre Gesù si abbandonava con l’immaginazione a previsioni su<br />

ciò che il Signore avrebbe voluto da lui quando si fossero rincontrati, le parole <strong>di</strong><br />

Pastore gli risuonarono improvvisamente nelle orecchie, chiare e <strong>di</strong>stinte come se<br />

fosse proprio lì accanto a lui, Non hai imparato niente, e in quell’istante la sensazione<br />

<strong>di</strong> assenza, <strong>di</strong> mancanza, <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne fu così forte che il suo cuore emise un gemito,<br />

lui era lì, da solo, seduto sulla riva del Giordano, che si guardava i pie<strong>di</strong> nella<br />

trasparenza del fiume e vedeva sgorgare da uno dei calcagni un sottile rivolo <strong>di</strong><br />

sangue, e lentamente si muoveva fra due acque, all’improvviso non gli<br />

appartenevano né il sangue né i pie<strong>di</strong>, era suo padre, arrivato lì zoppicando con i suoi<br />

calcagni forati, che si godeva il fresco del Giordano e gli <strong>di</strong>ceva proprio come Pastore,<br />

Devi ricominciare daccapo, non hai imparato niente. Gesù, come sollevando dal suolo<br />

una pesante e lunga catena <strong>di</strong> ferro, ripensava alla propria vita, anello dopo anello, il<br />

misterioso annuncio del suo concepimento, la terra luminosa, la nascita in quella<br />

grotta, i bambini <strong>di</strong> Betlemme, la crocifissione del padre, l’ere<strong>di</strong>tà degli incubi, la fuga<br />

da casa, la <strong>di</strong>scussione nel Tempio, la rivelazione <strong>di</strong> Zelomi, l’apparizione del pastore,<br />

la vita con il gregge, l’agnello salvato, il deserto, la pecora morta, Dio. Ma<br />

quest’ultima parola era <strong>di</strong> troppo perché il suo spirito potesse occuparsene e quin<strong>di</strong> si<br />

fissò ossessivamente su un pensiero, perché mai un agnello salvato dalla morte<br />

dovesse morire da pecora, un problema che sembra stupido, ma che si comprenderà<br />

meglio se tradotto così, Nessuna salvezza è sufficiente, <strong>ogni</strong> condanna è definitiva.<br />

L’ultimo anello <strong>della</strong> catena è questo, il ritrovarsi sulla riva del fiume Giordano ad<br />

ascoltare il canto doloroso <strong>di</strong> una donna che da quel punto è impossibile vedere,<br />

nascosta tra i papiri, forse a fare il bucato, forse a prendere un bagno, e Gesù vuole<br />

capire come mai possano essere un tutt’uno l’agnello vivo che si è trasformato in una<br />

pecora morta, i pie<strong>di</strong> che gli sanguinano del sangue <strong>di</strong> suo padre e la donna che canta,<br />

nuda, supina sull’acqua, i turgi<strong>di</strong> seni sporgenti, il pube nero ondeggiante nella<br />

brezza, per la verità, fino a oggi Gesù non ha mai visto una donna nuda, ma se un<br />

uomo, partendo unicamente da una semplice colonna <strong>di</strong> fumo, può mettersi a<br />

prevedere come sarà l’incontro con Dio quando arriverà il giorno per l’uno e per<br />

l’<strong>altro</strong>, non si capirebbe il motivo per cui i particolari <strong>di</strong> una donna nuda, supponendo<br />

che la parola sia adatta, non potrebbero essere immaginati e creati da una melo<strong>di</strong>a<br />

che le si sente cantare, pur non sapendo se le parole siano rivolte a noi. Giuseppe non<br />

è più qui, ha fatto ritorno alla fossa comune <strong>di</strong> Sefforis, <strong>di</strong> Pastore non c’è neppure<br />

l’ombra del batocchio, e Dio, se è dappertutto, come si suol <strong>di</strong>re, non ha scelto una


colonna <strong>di</strong> fumo per mostrarsi, forse è in quell’acqua corrente, la stessa in cui si<br />

bagna la donna. Il corpo <strong>di</strong> Gesù lanciò un segnale, gli si gonfiò tra le gambe, come<br />

capita a tutti gli uomini e a tutti gli animali, il sangue si concentrò velocemente in un<br />

unico punto, tanto che le ferite gli si seccarono all’improvviso, Signore, com’è forte<br />

questo corpo, ma Gesù non si mise a cercare una donna, e le sue mani respinsero le<br />

mani <strong>della</strong> violenta tentazione <strong>della</strong> carne, Non sarai nessuno se non amerai te<br />

stesso, non giungerai a Dio se non arriverai prima al tuo corpo. Chi abbia pronunciato<br />

queste parole non si sa, ma Dio non le <strong>di</strong>rebbe, non sono grani del Suo rosario, ma <strong>di</strong><br />

quello <strong>di</strong> Pastore, sì, potrebbero esserlo, se non fosse così lontano, forse, in fin dei<br />

conti, erano le parole <strong>della</strong> canzone che cantava la donna, in quel momento Gesù<br />

pensò a quanto sarebbe stato piacevole andare a chiederle una spiegazione, ma non<br />

si u<strong>di</strong>va più la voce, magari l’aveva portata via la corrente, o la donna,<br />

semplicemente, era uscita dall’acqua per asciugarsi e vestirsi, tacitando così il proprio<br />

corpo. Gesù si infilò quelle sue babucce inzuppate e si rizzò in pie<strong>di</strong>, spruzzando acqua<br />

dappertutto, come una spugna. Che risate si farà la donna, se sta venendo da questa<br />

parte, incontrando quelle enormi e grottesche ciocie, ma può anche darsi che quel<br />

riso <strong>di</strong> scherno non duri molto, quando i suoi occhi risaliranno lungo il corpo <strong>di</strong> Gesù,<br />

indovinando le forme che la tunica nasconde, e indugeranno negli occhi <strong>di</strong> lui,<br />

addolorati per antiche cause e adesso, per un nuovo motivo, ansiosi. Con poche<br />

parole, o magari nessuna, il corpo <strong>di</strong> lei tornerà a svestirsi e, quando sarà accaduto<br />

quello che in questi casi c’è sempre da aspettarsi, lei gli toglierà i sandali con grande<br />

sollecitu<strong>di</strong>ne, gli curerà le ferite sfiorandogli i pie<strong>di</strong> con un bacio e poi<br />

avvolgendoglieli, come se si trattasse <strong>di</strong> un uovo o <strong>di</strong> un bozzolo, con i capelli umi<strong>di</strong>.<br />

Per la strada non c’è nessuno, Gesù si guarda intorno e sospira, cerca un nascon<strong>di</strong>glio<br />

e vi si <strong>di</strong>rige, ma all’improvviso si ferma, si è ricordato per tempo che il Signore tolse<br />

la vita a Onan che aveva sparso il suo seme per terra. Orbene, se Gesù avesse<br />

considerato in modo più analitico l’episo<strong>di</strong>o classico, il che per<strong>altro</strong> si adatterebbe ai<br />

suoi proce<strong>di</strong>menti mentali, forse non lo avrebbe trattenuto l’impietosa severità del<br />

Signore, e questo per due motivi, primo, perché non c’era una cognata con cui, per<br />

legge, dovesse dare posterità a un fratello morto e, secondo motivo, forse più valido<br />

del primo, perché il Signore, in base a quanto gli aveva comunicato nel deserto,<br />

possedeva alcune salde, per quanto non rivelate, idee circa il suo futuro, e non era<br />

pertanto cre<strong>di</strong>bile né logico che si <strong>di</strong>menticasse delle promesse fatte, buttando tutto<br />

all’aria perché una mano priva <strong>di</strong> guida aveva osato avvicinarsi là dove non doveva,<br />

quando il Signore sa bene quali siano i bis<strong>ogni</strong> del corpo, non si tratta mica solo<br />

banalmente <strong>di</strong> mangiare e <strong>di</strong> bere, banalmente, <strong>di</strong>ciamo, visto che esistono pure altri<br />

<strong>di</strong>giuni, non certo meno duri da patire. Queste e altre riflessioni simili, che avrebbero<br />

dovuto portare Gesù a persistere nell’umanissima intenzione <strong>di</strong> cercare, all’uopo, un


ifugio lontano dalla vista, finirono per avere un effetto controproducente, il pensiero<br />

si allontanò da quanto aveva nella mente, si trovò coinvolto nei meandri del proprio<br />

pensare e il risultato fu che gli passò l’uzzolo <strong>di</strong> ciò che voleva, e non parliamo<br />

neppure <strong>di</strong> desiderio, il quale, peccaminoso com’è, per un’inezia esita e subito<br />

svanisce. Rassegnato alla propria virtù, Gesù si pose la bisaccia a tracolla, afferrò il<br />

batocchio e si mise in cammino.<br />

Nel primo giorno <strong>di</strong> questo viaggio lungo la riva del Giordano, l’abitu<strong>di</strong>ne a<br />

quattro anni <strong>di</strong> isolamento aveva spinto Gesù a tenersi lontano dai pochi abitati che<br />

sorgevano da quelle parti. Però, a mano a mano che si avvicinava al lago <strong>di</strong><br />

Gennesaret, gli <strong>di</strong>venne sempre più <strong>di</strong>fficile aggirare i villaggi, tanto più che erano<br />

circondati da campi coltivati, non sempre como<strong>di</strong> da attraversare, sia per le deviazioni<br />

che era costretto a fare sia per i sospetti che la sua aria da vagabondo suscitava nei<br />

conta<strong>di</strong>ni. Gesù decise quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> affacciarsi nel mondo, e per la verità non gli<br />

<strong>di</strong>spiacque affatto ciò che vide, lo infasti<strong>di</strong>va enormemente solo il rumore, <strong>di</strong> cui si<br />

era quasi <strong>di</strong>menticato. Nel primo dei paesi in cui entrò, una torma scatenata <strong>di</strong><br />

ragazzini gli rivolse un terribile schiamazzo per quei suoi stivali, e fu un bene, in<br />

fondo, perché Gesù aveva abbastanza sol<strong>di</strong> per comprarsi dei sandali nuovi,<br />

ricor<strong>di</strong>amo che non tocca il denaro che possiede a cominciare da quello regalatogli<br />

dal fariseo, vive da quattro anni con talmente poco da non aver avuto bisogno <strong>di</strong><br />

spenderlo, adesso è un bel gruzzolo, non c’è da chiedere niente al Signore. Ora,<br />

acquistati i sandali, il tesoro gli si è ridotto a due monete <strong>di</strong> scarso valore, ma la<br />

penuria non lo preoccupa, ormai gli manca poco per arrivare alla meta, a Nazaret, a<br />

casa, dov’è sicuro che tornerà, perché un giorno, nel lasciarla, e sembrava che<br />

l’abbandonasse per sempre, aveva detto, In un modo o nell’<strong>altro</strong>, comunque tornerò.<br />

Cammina senza fretta, fiancheggiando le mille curve del Giordano, è pur vero che la<br />

con<strong>di</strong>zione dei suoi pie<strong>di</strong> non gli avrebbe permesso <strong>di</strong> procedere a gran<strong>di</strong> falcate, ma<br />

la ragione principale <strong>di</strong> quella lentezza stava proprio nella certezza <strong>di</strong> arrivare, quasi<br />

pensasse, È come se ci fossi già, ma un <strong>altro</strong> sentimento, un po’ meno consapevole,<br />

gli frenava il passo, qualcosa che si potrebbe esprimere con parole come queste,<br />

Quanto più in fretta arriverò, tanto più in fretta ripartirò. Procedeva lungo la riva del<br />

lago, <strong>di</strong>retto a nord, ormai è all’altezza <strong>di</strong> Nazaret, se volesse arrivare rapidamente a<br />

casa non dovrebbe far <strong>altro</strong> che girare i talloni verso ponente, ma le acque del lago,<br />

azzurre, vaste, tranquille, lo trattengono. Gli piace sedersi sulla riva e osservare il<br />

lavoro dei pescatori, una volta, da piccolo, è venuto da queste parti con i genitori, ma<br />

non si era mai trattenuto a guardare attentamente l’attività <strong>di</strong> questi uomini che<br />

lasciano <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé tutti gli odori del pesce, come se fossero anch’essi degli abitanti<br />

marini. Finché si trovò in questi luoghi, Gesù si guadagnò da vivere aiutando in ciò che<br />

conosceva, che era nulla, e in ciò che poteva, che era poco, tirare una barca in secco o


spingerla in acqua, aiutare a trasbordare qualche rete, i pescatori gli leggevano in<br />

faccia il bisogno e. come paga, gli davano due o tre pesci pieni <strong>di</strong> lische, sul tipo degli<br />

scorfani. All’inizio, timido, se ne andava ad arrostirli e a mangiarli in <strong>di</strong>sparte ma,<br />

essendosi trattenuto per tre giorni, già al secondo i pescatori lo chiamarono perché si<br />

unisse a loro. E l’ultimo giorno Gesù andò persino a pesca, sulla barca <strong>di</strong> due fratelli<br />

che si chiamavano Simone e Andrea, più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> lui, tutt’e due sulla trentina. In<br />

mezzo alle acque, Gesù, che del mestiere non era esperto e rideva da solo <strong>della</strong><br />

propria inettitu<strong>di</strong>ne, si azzardò, incitato dai nuovi amici, a lanciare la rete, con<br />

quell’ampio gesto che, visto da lontano, assomiglia a una bene<strong>di</strong>zione o a una sfida,<br />

ottenendo come risultato quello <strong>di</strong> essere sul punto <strong>di</strong> finire in acqua in uno dei<br />

tentativi. Simone e Andrea si fecero grasse risate, sapendo che Gesù ne capiva solo <strong>di</strong><br />

capre e <strong>di</strong> pecore, e Simone <strong>di</strong>sse, Miglior vita sarebbe la nostra se questo bestiame si<br />

lasciasse portare avanti e in<strong>di</strong>etro, e Gesù rispose, Almeno loro non si perdono, non si<br />

smarriscono, sono tutti qui nella conca del mare, <strong>ogni</strong> giorno a sfuggire alla rete, <strong>ogni</strong><br />

giorno a finirci dentro. <strong>La</strong> pesca non era stata fruttuosa, il fondo <strong>della</strong> barca era<br />

pressoché vuoto, e Andrea <strong>di</strong>sse, Fratello, an<strong>di</strong>amocene a casa, questo giorno ci ha<br />

già dato quanto aveva da offrirci. Simone assentì, Hai ragione, fratello, an<strong>di</strong>amocene.<br />

Infilò i remi negli scalmi e, quando fu in procinto <strong>di</strong> dare la prima remata che li<br />

avrebbe riportati a riva, Gesù, non cre<strong>di</strong>amo proprio per ispirazione o per un<br />

presentimento <strong>di</strong> maggior portata, fu solo un modo, benché inspiegabile, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare la propria gratitu<strong>di</strong>ne, propose <strong>di</strong> fare gli ultimi tre tentativi, Chissà, forse<br />

il gregge dei pesci, condotto dal suo pastore, è venuto dalla nostra parte. Simone rise,<br />

Ecco un <strong>altro</strong> vantaggio delle pecore, si possono vedere, e rivolto ad Andrea, Cala la<br />

rete, non c’è niente da perdere, e Andrea calò la rete, che fu recuperata piena. I due<br />

pescatori strabuzzarono gli occhi, ma lo stupore si tramutò in sconcerto e meraviglia<br />

quando la rete, calata un’altra volta e poi ancora un’altra, fu sempre issata a bordo<br />

piena. Da un abisso prima apparentemente privo <strong>di</strong> pesci, come l’acqua <strong>di</strong> una brocca<br />

all’imboccatura <strong>della</strong> fonte limpida, emergevano, con una profusione sconosciuta,<br />

torrenti luccicanti <strong>di</strong> branchie, dorsi e pinne in cui la vista si confondeva. Simone e<br />

Andrea gli domandarono come potesse sapere che il pesce era arrivato lì da un<br />

momento all’<strong>altro</strong>, con quale occhio <strong>di</strong> lince avesse notato il movimento profondo<br />

delle acque, e Gesù rispose che non lo sapeva, che era stata soltanto un’idea, il voler<br />

tentare la fortuna un’ultima volta prima <strong>di</strong> rientrare. I due fratelli non avevano alcun<br />

motivo per dubitare, il caso fa questi e altri miracoli, ma Gesù dentro <strong>di</strong> sé rabbrividì<br />

e, nel silenzio <strong>della</strong> sua anima, si domandò, Chi ha fatto tutto ciò. Disse Simone,<br />

Dammi una mano a scegliere, ed ecco, quin<strong>di</strong>, una buona occasione per spiegare<br />

come non sia certo nata in questo lago <strong>di</strong> Gennesaret l’ecumenica sentenza, Tutto ciò<br />

che finisce nella rete è pesce, i criteri sono <strong>di</strong>versi, qui, sarà pur pesce tutto quanto è


finito nella rete, ma la Legge è chiarissima su questo punto, come su tutti, Ecco quelli<br />

che potrete mangiare dei vari animali acquatici, potrete cibarvi <strong>di</strong> quanti hanno pinne<br />

e squame, sia nei mari sia nei fiumi, ma <strong>di</strong> tutti gli animali che si muovono o vivono<br />

nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non hanno né pinne né squame, lì terrete in<br />

abominio. Essi saranno per voi in abominio, non mangerete la loro carne e<br />

abominerete i loro cadaveri, tutto ciò che nelle acque non ha né pinne né squame<br />

sarà per voi in abominio. I pesci reprobi, dalla pelle liscia, quelli che non possono<br />

comparire sulla tavola del Signore, furono quin<strong>di</strong> restituiti agli abissi, tanti,<br />

ad<strong>di</strong>rittura, ci avevano già fatto l’abitu<strong>di</strong>ne e non si preoccupavano quando finivano<br />

nelle reti, sapevano che presto sarebbero tornati in acqua, senza neppure rischiare <strong>di</strong><br />

morire soffocati. Nella loro mente, i pesci credevano <strong>di</strong> godere <strong>di</strong> una speciale<br />

benevolenza del Creatore, se non ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> un amore particolare, il che li portò,<br />

dopo un certo tempo, a ritenersi superiori agli altri pesci, a quelli che rimanevano<br />

nelle barche, i quali dovevano aver com<strong>piu</strong>to tali gravi mancanze nell’oscurità delle<br />

acque perché Dio, così, senza pietà, li lasciasse morire.<br />

Quando finalmente arrivarono a riva, con mille artifici e precauzioni per non<br />

colare a picco, giacché la superficie del lago lambiva il bordo <strong>della</strong> barca come se<br />

volesse inghiottirla, la sorpresa delle genti non ebbe spiegazione. Vollero sapere<br />

com’era possibile, visto che gli altri pescatori erano tornati con il fondo asciutto, ma<br />

<strong>di</strong> tacito e comune accordo nessuno dei tre fortunati parlò delle circostanze <strong>di</strong> quella<br />

pesca pro<strong>di</strong>giosa, Simone e Andrea per non vedere pubblicamente sminuiti i propri<br />

meriti, Gesù perché non voleva che gli altri pescatori lo mettessero, come un<br />

richiamo, nei rispettivi equipaggi, la qual cosa, <strong>di</strong>ciamo noi, sarebbe stata pienamente<br />

giusta, per finirla una volta per tutte con queste <strong>di</strong>sparità tra figli e figliastri che tanto<br />

male hanno recato al mondo. Pensando a questo, quella sera stessa Gesù annunciò<br />

che il mattino dopo sarebbe partito per Nazaret, dove lo aspettava la famiglia dopo<br />

quattro anni <strong>di</strong> assenza e <strong>di</strong> vagabondaggi che, tant’erano stati faticosi, potevano ben<br />

<strong>di</strong>rsi demoniaci. Si rammaricarono molto Simone e Andrea per quella decisione che li<br />

privava del miglior guar<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> bestiame acquatico <strong>di</strong> cui vi fosse memoria negli<br />

annali <strong>di</strong> Gennesaret, come del resto si <strong>di</strong>spiacquero altri due pescatori, Giacomo e<br />

Giovanni, figli <strong>di</strong> Zebedeo, due sempliciotti cui, per burla, si soleva domandare, Chi è il<br />

padre dei figli <strong>di</strong> Zebedeo, e i due meschini restavano interdetti, smarriti, e neanche il<br />

fatto che conoscessero la risposta, perché evidentemente la sapevano, essendo loro i<br />

figli, neppure questo risparmiava loro un attimo <strong>di</strong> perplessità e <strong>di</strong> angoscia. Il<br />

<strong>di</strong>spiacere che provavano per la partenza <strong>di</strong> Gesù non era dovuto solo al fatto che si<br />

vedevano sfuggire l’opportunità <strong>di</strong> una pesca celebrata, ma, giovani com’erano,<br />

Giovanni aveva proprio la stessa età <strong>di</strong> Gesù, avrebbero voluto creare insieme a lui un<br />

equipaggio <strong>di</strong> gioventù per cimentarsi con la generazione più vecchia. <strong>La</strong> loro


semplicità <strong>di</strong> spirito non era stupi<strong>di</strong>tà né tar<strong>di</strong>tà d’ingegno, loro vivevano come se<br />

stessero sempre pensando ad <strong>altro</strong>, ecco perché all’inizio esitavano quando veniva<br />

loro chiesto come si chiamava il padre dei figli <strong>di</strong> Zebedeo e non capivano il perché la<br />

gente se la ridesse così <strong>di</strong> gusto quando, trionfalmente, rispondevano, Zebedeo.<br />

Giovanni fece un ultimo tentativo, si avvicinò a Gesù e gli <strong>di</strong>sse, Rimani con noi, la<br />

nostra barca è più grande <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Simone, prenderemo più pesce, e Gesù, saggio<br />

e caritatevole, rispose, <strong>La</strong> misura del Signore non è la misura dell’uomo, ma quella<br />

<strong>della</strong> Sua giustizia. Giovanni ammutolì, si allontanò con il capo chino e, senza altre<br />

sollecitazioni interessate, fu trascorsa la serata. Il giorno dopo, Gesù prese congedo<br />

dai primi amici che si era fatto nei suoi <strong>di</strong>ciott’anni <strong>di</strong> vita e, con la bisaccia colma,<br />

volgendo le spalle a questo lago <strong>di</strong> Gennesaret dove, a meno che non si sbagliasse <strong>di</strong><br />

grosso, Dio gli aveva inviato un segnale, <strong>di</strong>resse i propri passi verso i monti, verso<br />

Nazaret. Volle comunque il destino che, passando per la città <strong>di</strong> Magdala, gli si<br />

riaprisse, sul piede, una ferita ormai renitente a guarire, e con una tale virulenza che il<br />

sangue sembrava non volersi fermare. Volle inoltre il destino che il pericoloso<br />

incidente avvenisse all’uscita da Magdala, proprio <strong>di</strong> fronte, per meglio <strong>di</strong>re davanti al<br />

portone <strong>di</strong> una casa che si trovava lì, separata dalle altre, come se non volesse<br />

avvicinarsi, o le altre la respingessero. Vedendo che il sangue non accennava a<br />

fermarsi, Gesù chiamò, Ohi, voi <strong>di</strong> casa, e imme<strong>di</strong>atamente una donna si affacciò alla<br />

soglia, quasi stesse aspettando solo che la chiamassero, anche se, da una lieve aria <strong>di</strong><br />

sorpresa che cominciò ad apparirle sul viso, potremmo essere portati a pensare che<br />

doveva risultare <strong>piu</strong>ttosto abituata alla gente che le entrava in casa senza bussare, il<br />

che, tutto considerato, avrebbe meno ragion d’essere che in qualunque <strong>altro</strong> caso,<br />

giacché questa donna è una prostituta e il rispetto che deve alla sua professione le<br />

impone <strong>di</strong> chiudere il portone quando riceve un cliente. Gesù, che era seduto per<br />

terra, a comprimersi la ferita, guardò <strong>di</strong> sfuggita la donna che gli si avvicinava,<br />

Aiutami, <strong>di</strong>sse, e dopo aver afferrato la mano che lei gli tendeva, riuscì a rizzarsi in<br />

pie<strong>di</strong> e a fare qualche passo, zoppicando. Non sei in grado <strong>di</strong> camminare, <strong>di</strong>sse lei,<br />

entra, me ne occupo io <strong>di</strong> quella ferita. Gesù non <strong>di</strong>sse né sì né no, l’odore <strong>della</strong><br />

donna lo intontiva, tanto che, da un momento all’<strong>altro</strong>, gli era scomparso il dolore<br />

provocato dall’apertura <strong>della</strong> piaga e adesso, con un braccio sulle spalle <strong>di</strong> lei e<br />

sentendosi cingere la vita da un <strong>altro</strong> che ovviamente non poteva essere il suo, si<br />

accorse del tumulto che gli squassava il corpo in tutte le <strong>di</strong>rezioni, a meno che non sia<br />

più esatto <strong>di</strong>re in tutti i sensi, perché nei sensi, o meglio in uno che così si definisce,<br />

ma che non è né la vista né l’u<strong>di</strong>to né l’odorato né il gusto né il tatto, sia pur avendo<br />

<strong>di</strong> ciascuno una parte, proprio lì andava a finire tutto, a quanto pare. <strong>La</strong> donna lo<br />

aiutò a entrare nel cortile, chiuse il portone e lo fece sedere, Aspetta, <strong>di</strong>sse. Si <strong>di</strong>resse<br />

in casa e ne uscì con una bacinella d’argilla e un panno bianco. Riempì d’acqua la


acinella, bagnò il panno e, inginocchiatasi ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Gesù, reggendo con la palma<br />

<strong>della</strong> mano sinistra il piede ferito, lo lavò premurosamente, ripulendolo dalla terra,<br />

ammorbidendone la crosta crepata da cui, con il sangue, scaturiva una materia<br />

giallastra, purulenta, <strong>di</strong> pessimo aspetto. Disse la donna, Non sarà certo l’acqua a<br />

guarirti, e Gesù <strong>di</strong>sse, Ti chiedo solo <strong>di</strong> fasciarmi la ferita in modo che io possa<br />

arrivare a Nazaret, poi me la curerò, e stava per aggiungere, Mia madre mi accu<strong>di</strong>rà,<br />

ma si trattenne perché non voleva apparire agli occhi <strong>di</strong> questa donna come un<br />

ragazzino che, inciampato in un sasso, si mette a piangere, Mamma, mamma,<br />

aspettando la carezza, la soffiatina sul <strong>di</strong>to offeso, il tocco dolce delle <strong>di</strong>ta, Non è<br />

niente, bambino mio, è passato. Da qui a Nazaret hai ancora molto cammino, ma se è<br />

questo che vuoi, aspetta solo che ti metta un unguento, <strong>di</strong>sse la donna, ed entrò in<br />

casa, dove si sarebbe trattenuta qualche momento più <strong>di</strong> prima. Gesù si guardò<br />

intorno nel cortile, sorpreso perché in vita sua non aveva mai visto nulla <strong>di</strong> così pulito<br />

e or<strong>di</strong>nato. Sospetta che la donna sia una prostituta, non per una sua particolare<br />

abilità nell’indovinare a prima vista le professioni, solo pochi giorni fa anche lui<br />

avrebbe potuto essere identificato dall’afrore <strong>di</strong> bestiame che emanava, e adesso<br />

tutti <strong>di</strong>ranno, È un pescatore, è svanito un odore e ne è venuto un <strong>altro</strong>, che non<br />

olezza <strong>di</strong> meno. <strong>La</strong> donna odora <strong>di</strong> profumo, ma Gesù, malgrado la sua innocenza, che<br />

non è ignoranza, giacché non gli sono mancate le occasioni <strong>di</strong> vedere come lo<br />

facevano caproni e montoni, possiede abbastanza buon senso per considerare che il<br />

fatto che un corpo abbia un così gradevole profumo non è una ragione sufficiente per<br />

affermare che una donna sia una prostituta. Per la verità, una prostituta dovrebbe<br />

odorare <strong>di</strong> ciò che frequenta, l’uomo, come il capraio olezza <strong>di</strong> capra e il pescatore <strong>di</strong><br />

pesce, ma forse, chissà, queste donne si profumano proprio perché vogliono<br />

occultare, o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>menticare, l’odore dell’uomo. <strong>La</strong> donna ricomparve con un<br />

vasetto, sorridendo, come se qualcuno dentro casa le avesse raccontato una storiella.<br />

Gesù la vedeva avvicinarsi, ma, se gli occhi non lo ingannavano, si appressava molto<br />

lentamente, come accade talvolta nei s<strong>ogni</strong>, la tunica si muoveva, fluttuava,<br />

mo<strong>della</strong>ndo all’andatura il ritmico ondeggiare delle cosce, e i lunghi capelli neri le<br />

danzavano sulle spalle come succede con il vento che agita le spighe dei campi <strong>di</strong><br />

grano. Non c’era alcun dubbio, anche per un ignorante la tunica era da prostituta, il<br />

corpo da cantante, il sorriso da cortigiana. Gesù, addolorato, chiese alla memoria <strong>di</strong><br />

soccorrerlo con qualche massima appropriata del celebre autore suo omonimo, Gesù,<br />

figlio <strong>di</strong> Sira, e la memoria gli rese un buon servizio, sussurrandogli <strong>di</strong>scretamente,<br />

dall’interno dell’orecchio, Non incontrarti con una donna cortigiana, che tu non abbia<br />

a cadere nei suoi lacci, e subito dopo, Non frequentare una cantante per non esser<br />

preso nelle sue moine, e infine, Non dare l’anima alle prostitute, per non perdere te e<br />

il tuo patrimonio, che questo nostro Gesù si possa perdere potrebbe anche capitare,


essendo uomo, e per <strong>di</strong> più giovane, ma, quanto al patrimonio, sappiamo già che lui<br />

non corre alcun pericolo perché non lo possiede, ragion per cui potrà <strong>di</strong>rsi al sicuro<br />

quando, al momento opportuno, prima <strong>di</strong> concludere il contratto, la donna gli<br />

domanderà, Quanto hai. Gesù, quin<strong>di</strong>, è pronto a tutto, ecco perché non lo coglie <strong>di</strong><br />

sorpresa la domanda che la donna gli ha rivolto adesso mentre con il piede <strong>di</strong> lui<br />

adagiato sul proprio ginocchio gli spalmava d’unguento la ferita, Come ti chiami,<br />

Gesù, risponde lui, e non ha aggiunto, Di Nazaret, perché l’aveva già detto prima,<br />

come del resto lei, vivendo qui, non ha specificato <strong>di</strong> Magdala quando, avendole lui a<br />

sua volta chiesto il nome, ha risposto, Maria. Fra queste mosse e queste osservazioni,<br />

Maria <strong>di</strong> Magdala finì <strong>di</strong> me<strong>di</strong>care il dolorante piede <strong>di</strong> Gesù, concludendo<br />

l’operazione con una salda e adeguata fasciatura, Ecco fatto, <strong>di</strong>sse lei, Come posso<br />

ringraziarti, domandò Gesù, e per la prima volta i suoi occhi sfiorarono quelli <strong>di</strong> lei,<br />

neri, luccicanti come carboni, ma percorsi, come acqua corrente sull’acqua, da una<br />

specie <strong>di</strong> voluttuoso velo che colpì in pieno il corpo segreto <strong>di</strong> Gesù. <strong>La</strong> donna non<br />

rispose subito, a sua volta lo guardava come se lo valutasse, che tipo <strong>di</strong> persona era,<br />

ché <strong>di</strong> quattrini si vedeva bene quanto fosse sprovvisto quel povero ragazzo, e infine<br />

<strong>di</strong>sse, Serbami nel tuo ricordo, nient’<strong>altro</strong>, e Gesù, Non scorderò la tua bontà, e poi,<br />

facendosi coraggio, E non <strong>di</strong>menticherò neppure te, Perché, sorrise la donna, Perché<br />

sei bella, Non mi hai incontrato al tempo <strong>della</strong> mia bellezza, Ti conosco nella tua<br />

bellezza attuale. Il sorriso <strong>di</strong> lei svanì, si spense, Sai chi sono, quello che faccio, <strong>di</strong> che<br />

vivo, Lo so, Mi hai soltanto guardato e sai già tutto, Non so nulla, Che sono una<br />

prostituta, Questo lo so, Che vado con gli uomini per denaro, Sì, Ecco quello che<br />

voglio <strong>di</strong>re, sai tutto <strong>di</strong> me. Io so soltanto questo. <strong>La</strong> donna gli si sedette accanto, gli<br />

sfiorò dolcemente il capo con una mano, gli toccò la bocca con la punta delle <strong>di</strong>ta, Se<br />

vuoi ringraziarmi, rimani con me oggi, Non posso, Perché, Non ho <strong>di</strong> che pagarti, Che<br />

novità, Non ridere <strong>di</strong> me, Forse non ci crederai, ma riderei più facilmente <strong>di</strong> un uomo<br />

con la borsa piena, Non è solo questione <strong>di</strong> denaro, E allora <strong>di</strong> che cosa. Gesù<br />

ammutolì e volse la faccia dall’altra parte. Lei non lo aiutò, avrebbe potuto<br />

domandargli, Sei vergine, ma tacque, in attesa. Calò un silenzio così denso e profondo<br />

che sembrava che risuonassero solo i due cuori, più forte e veloce quello <strong>di</strong> lui,<br />

inquieto per l’agitazione quello <strong>di</strong> lei. Gesù <strong>di</strong>sse, Le tue chiome sono come un gregge<br />

<strong>di</strong> capre che scende dalle pen<strong>di</strong>ci del Galaad. <strong>La</strong> donna sorrise e tacque. Poi Gesù<br />

<strong>di</strong>sse, I tuoi occhi sono come i laghetti <strong>di</strong> Chesbòn, presso la porta <strong>di</strong> Bat-Rabbìm. <strong>La</strong><br />

donna sorrise <strong>di</strong> nuovo, ma non parlò. Allora Gesù volse lentamente il viso verso <strong>di</strong> lei<br />

e <strong>di</strong>sse, Non conosco donna. Maria gli prese le mani, Tutti dobbiamo pur sempre<br />

cominciare così, uomini che non conoscevano donna, donne che non conoscevano<br />

uomo, un giorno chi lo sapeva ha insegnato, chi non sapeva ha imparato, Vuoi<br />

insegnarmi tu, Perché tu debba ringraziarmi <strong>di</strong> nuovo, In tal modo, non cesserò mai <strong>di</strong>


ingraziarti, E io non finirò mai <strong>di</strong> insegnarti. Maria si alzò, andò a chiudere il portone<br />

del cortile, ma prima appese qualcosa all’esterno, un segnale per gli eventuali clienti,<br />

con il quale intendeva <strong>di</strong>re che lei aveva chiuso il suo spiraglio perché era giunto il<br />

momento <strong>di</strong> cantare, Levati, aquilone, e tu, austro, vieni, soffia nel mio giar<strong>di</strong>no<br />

perché si effondano i suoi aromi, venga il mio <strong>di</strong>letto nel suo giar<strong>di</strong>no e ne mangi i<br />

frutti squisiti. Poi insieme, con Gesù appoggiato, come aveva fatto in precedenza, alla<br />

spalla <strong>di</strong> Maria, <strong>di</strong> questa prostituta <strong>di</strong> Magdala che lo ha curato e che lo accoglierà<br />

nel suo letto, entrarono in casa, nella propizia penombra <strong>di</strong> una stanza fresca e linda.<br />

Il letto non è quella rozza stuoia <strong>di</strong>stesa per terra, con un lenzuolo scuro buttato<br />

sopra, che Gesù ha sempre visto nella casa dei genitori finché ci è vissuto, questo è un<br />

vero letto, simile a quello <strong>di</strong> cui si è detto, Ho adornato il mio letto <strong>di</strong> drappi, <strong>di</strong> tessuti<br />

bordati <strong>di</strong> lino d’Egitto, l’ho profumato con mirra, aloe e cinnamomo. Maria <strong>di</strong><br />

Magdala condusse Gesù presso il forno, dove il pavimento era lastricato <strong>di</strong> mattoni, e<br />

lì, rifiutandone <strong>ogni</strong> aiuto, con le sue mani lo spogliò e lo lavò, sfiorandogli più volte il<br />

corpo, qui e lì, e lì, con la punta delle <strong>di</strong>ta, baciandolo lievemente sul petto e sui<br />

fianchi, da un lato e dall’<strong>altro</strong>. Quei dolci sfioramenti facevano rabbrivi<strong>di</strong>re Gesù, le<br />

unghie <strong>della</strong> donna che gli percorrevano la pelle, Non aver paura, <strong>di</strong>sse Maria <strong>di</strong><br />

Magdala. Lo asciugò e lo condusse per mano fino al letto, Sdraiati, io torno subito.<br />

Fece scorrere un telo su una corda, si u<strong>di</strong>rono altri rumori d’acqua, poi una pausa,<br />

all’improvviso l’aria <strong>di</strong>venne profumata e Maria <strong>di</strong> Magdala comparve, nuda. Ed era<br />

nudo anche Gesù, come lei lo aveva lasciato, il giovane pensò che fosse giusto così,<br />

coprire quel corpo che lei aveva denudato sarebbe stata una sorta <strong>di</strong> offesa. Maria si<br />

fermò accanto al letto, lo guardò con espressione ardente e nel contempo dolce, e<br />

<strong>di</strong>sse. Sei bello, ma per essere perfetto, devi aprire gli occhi. Esitante, Gesù li spalancò<br />

e imme<strong>di</strong>atamente li chiuse, abbagliato, tornò ad aprirli e in quell’istante seppe ciò<br />

che davvero volevano <strong>di</strong>re quelle parole del re Salomone, Le curve dei tuoi fianchi<br />

sono come monili, il tuo ombelico è una coppa rotonda, colma <strong>di</strong> vino profumato, il<br />

tuo ventre è un mucchio <strong>di</strong> grano, circondato da gigli, i tuoi seni sono come due<br />

cerbiatti, gemelli <strong>di</strong> una gazzella, ma lo seppe anche meglio, e definitivamente,<br />

quando Maria si sdraiò accanto a lui e, prendendogli le mani, attirandole a sé, le fece<br />

muovere lentamente lungo tutto il proprio corpo, i capelli e il viso, il collo, le spalle, i<br />

seni, che compresse dolcemente, il ventre, l’ombelico, il pube, su cui indugiò,<br />

intrecciando e sciogliendo le <strong>di</strong>ta, la roton<strong>di</strong>tà delle cosce morbide, e mentre faceva<br />

tutto questo, <strong>di</strong>ceva a voce bassa, quasi in un sussurro, Impara, impara il mio corpo.<br />

Gesù si guardava le mani, che Maria stringeva, e desiderava averle libere perché<br />

potessero frugare <strong>ogni</strong> sua parte, ma lei continuava, ancora una volta, <strong>di</strong> nuovo, e<br />

<strong>di</strong>ceva, Impara il mio corpo, impara il mio corpo. Gesù respirava affannosamente, ma<br />

vi fu un istante in cui gli parve <strong>di</strong> soffocare, e ciò avvenne quando le mani <strong>di</strong> lei, la


sinistra posata sulla fronte, la destra sulla caviglia, intrapresero una lenta carezza,<br />

l’una verso l’altra, entrambe attratte da quell’unico punto centrale su cui, una volta<br />

giunte, non si trattennero più <strong>di</strong> un istante, per ritornare con la medesima lentezza al<br />

luogo <strong>di</strong> partenza e poi riprendere lo stesso movimento. Non hai imparato niente,<br />

vattene, gli aveva detto Pastore, e chissà, forse aveva voluto <strong>di</strong>re che non aveva<br />

imparato a <strong>di</strong>fendere la vita. Ma adesso Maria <strong>di</strong> Magdala glielo aveva insegnato,<br />

Impara il mio corpo, e ripeteva, ma in un <strong>altro</strong> modo, cambiando una parola, Impara il<br />

tuo corpo, e lui l’aveva lì, quel suo corpo, teso, duro, eretto, e sopra <strong>di</strong> lui, nuda e<br />

stupenda, Maria <strong>di</strong> Magdala, che lo rassicurava, Non ti preoccupare, non ti muovere,<br />

lascia che sia io a occuparmi <strong>di</strong> te, allora sentì che una parte del suo corpo, quella, era<br />

scomparsa nel corpo <strong>di</strong> lei, che un anello <strong>di</strong> fuoco lo circondava, avanti e in<strong>di</strong>etro, che<br />

un fremito lo scuoteva dentro, come un pesce che si agita e che, all’improvviso, gli<br />

sfuggiva gridando, impossibile, non può essere, i pesci non gridano, era lui, invece,<br />

che urlava, mentre Maria, gemendo, si abbandonava con il proprio corpo su quello <strong>di</strong><br />

lui, bevendogli il grido dalla bocca, con un bacio avido e ansioso che scatenò nel<br />

corpo <strong>di</strong> Gesù un secondo e interminabile fremito.<br />

Per tutto il giorno, nessuno andò a bussare al portone <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> Magdala. Per<br />

tutto il giorno, Maria <strong>di</strong> Magdala servì e insegnò al ragazzo <strong>di</strong> Nazaret, il quale, non<br />

conoscendola né in bene né in male, era andato a chiederle <strong>di</strong> alleviargli i dolori e <strong>di</strong><br />

curargli le piaghe che, ma questo lei non lo sapeva, erano nate da un <strong>altro</strong> incontro,<br />

nel deserto, con Dio. Dio aveva detto a Gesù, Da oggi appartieni a me, col sangue, e il<br />

Demonio, ammesso che lo fosse, lo aveva spregiato, Non hai imparato niente,<br />

vattene, e Maria <strong>di</strong> Magdala, coi seni imperlati <strong>di</strong> sudore, i capelli sciolti che paiono<br />

fumanti, la bocca turgida, occhi come acqua scura, Non ti legherai <strong>di</strong> certo a me per<br />

ciò che ti ho insegnato, ma resta qui stanotte. E Gesù, sopra <strong>di</strong> lei, rispose, Ciò che<br />

insegni non è prigione, ma libertà. Dormirono insieme, ma non soltanto quella notte.<br />

Quando si destarono era già mattino inoltrato, e dopo che i loro corpi si furono<br />

cercati e ritrovati una volta ancora, Maria volle vedere lo stato <strong>della</strong> ferita al piede <strong>di</strong><br />

Gesù, Ha un aspetto migliore, ma non dovresti ancora riprendere il viaggio, ti farà<br />

male, con quella polvere, Non posso restare, e se anche tu <strong>di</strong>ci che sto meglio,<br />

Rimanere puoi, è questione <strong>di</strong> volontà, quanto al portone del cortile, sarà chiuso per<br />

tutto il tempo che vorremo, <strong>La</strong> tua vita, <strong>La</strong> mia vita adesso sei tu, Perché, Ti rispondo<br />

con le parole del re Salomone, Il mio <strong>di</strong>letto ha messo mano nello spiraglio <strong>della</strong> porta<br />

e un fremito mi ha sconvolto il cuore, E come posso essere il tuo <strong>di</strong>letto se non mi<br />

conosci, se sono soltanto un uomo venuto a chiederti aiuto e <strong>di</strong> cui tu hai avuto pena,<br />

pena per i miei dolori e per la mia ignoranza, Perciò ti amo, perché ti ho aiutato e ti<br />

ho insegnato, ma sarai tu a non potermi amare, giacché non mi hai insegnato<br />

alcunché né mi hai aiutato, Non hai una ferita, <strong>La</strong> troverai, se la cercherai, Che ferita


è, Quel portone aperto da cui entravano gli altri, ma non il mio <strong>di</strong>letto, Hai detto che<br />

sono il tuo <strong>di</strong>letto, Ecco perché il portone si è chiuso dopo che sei entrato tu, Non so<br />

nulla che ti possa insegnare, conosco solo ciò che ho appreso da te, Insegnami anche<br />

questo, perché io sappia com’è ad apprenderlo da te, Non possiamo vivere insieme,<br />

Vuoi <strong>di</strong>re che non ti è possibile vivere con una prostituta, Sì, Per tutto il tempo che<br />

starai con me, non sarò una prostituta, non lo sono da quando sei entrato, è nelle tue<br />

mani che io continui a non esserlo, Mi chie<strong>di</strong> troppo, Nulla che tu non possa darmi<br />

per un giorno, per due giorni, per il tempo che il tuo piede richiederà per guarire,<br />

perché poi si riaprirà la mia ferita, Mi ci sono voluti <strong>di</strong>ciott’anni per arrivare qui,<br />

Qualche giorno in più, non sarà per te una grande <strong>di</strong>fferenza, sei ancora giovane,<br />

Anche tu sei giovane, Più vecchia <strong>di</strong> te, più giovane <strong>di</strong> tua madre, Conosci mia madre,<br />

No, Allora perché lo hai detto, Perché io non potrei mai avere un figlio <strong>della</strong> tua età,<br />

Quanto sono stupido, Non sei stupido, solo innocente, Non sono più innocente,<br />

Perché hai conosciuto donna, Non lo ero più già quando ho giaciuto con te, Parlami<br />

<strong>della</strong> tua vita, ma non adesso, adesso voglio soltanto che la tua mano sinistra riposi<br />

sotto il mio capo e la destra mi abbracci.<br />

Gesù rimase a casa <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> Magdala per una settimana, il tempo necessario<br />

perché sotto la crosta <strong>della</strong> ferita si formasse la nuova pelle. Il portone del cortile<br />

rimase sempre chiuso. Alcuni uomini impazienti, per gelosia o per <strong>di</strong>spetto, andarono<br />

a bussare, ignorando deliberatamente il segnale che avrebbe dovuto tenerli lontani.<br />

Volevano sapere chi mai si soffermasse così a lungo, e qualcuno, più spiritoso, lanciò<br />

al <strong>di</strong> là del muro un mottetto, Sarà magari perché non ce la fa, sarà magari perché<br />

non lo sa, aprimi la porta, Maria, che glielo insegno io come si fa, e Maria <strong>di</strong> Magdala<br />

uscì nel cortile per rispondergli, Chiunque tu sia, ciò che potevi non lo potrai più, ciò<br />

che facevi non lo farai più, Maledetta, Vattene, che ti sbagli <strong>di</strong> grosso, non troverai al<br />

mondo donna più benedetta <strong>di</strong> me. Che fosse per questo incidente, o perché così<br />

doveva essere, nessun <strong>altro</strong> andò a bussare al portone, e comunque la cosa più<br />

probabile è che nessuno <strong>di</strong> tutti quegli uomini, abitanti <strong>di</strong> Magdala o passanti<br />

allertati, abbia voluto rischiare <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re quella male<strong>di</strong>zione che li avrebbe condannati<br />

all’impotenza, giacché è convinzione <strong>di</strong>ffusa che le prostitute, soprattutto quelle<br />

d’alto bordo, <strong>di</strong>plomate o con un nutrito curricolo, sapendo tutto sulle arti <strong>di</strong><br />

rallegrare il sesso <strong>di</strong> un uomo, sono altrettanto competenti nel ridurlo a un<br />

irrime<strong>di</strong>abile silenzio, moscio, senza vigore né appetiti. Ebbero, quin<strong>di</strong>, Gesù e Maria<br />

una gran tranquillità durante quegli otto giorni, nei quali le lezioni impartite e<br />

ricevute finirono per <strong>di</strong>ventare un unico <strong>di</strong>scorso, fatto <strong>di</strong> gesti, scoperte, sorprese,<br />

sussurri, invenzioni, come un mosaico <strong>di</strong> tessere che non sono nulla prese una per<br />

una e finiscono per essere tutto se unite e sistemate al proprio posto. Più <strong>di</strong> una volta<br />

Maria <strong>di</strong> Magdala manifestò ancora la curiosità <strong>di</strong> conoscere la vita del suo <strong>di</strong>letto, ma


Gesù cambiava argomento, rispondeva, per esempio, Nel mio giar<strong>di</strong>no, sorella mia,<br />

mia sposa, raccolgo la mia mirra e il mio balsamo, mangio il mio favo e il mio miele,<br />

bevo il mio vino e il mio latte, e dopo averlo detto così appassionatamente, passava<br />

subito dalla recitazione del versetto all’atto poetico, in verità, in verità ti <strong>di</strong>co, amato<br />

Gesù, così non si può conversare. Ma un giorno Gesù decise <strong>di</strong> parlare del padre<br />

falegname e <strong>della</strong> madre cardatrice <strong>di</strong> lana, dei suoi otto fratelli, e <strong>di</strong> come, seguendo<br />

le usanze, avesse cominciato con l’imparare il mestiere paterno, ma poi fosse stato<br />

pastore per quattro anni, e adesso era lì <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong>retto a casa, aveva trascorso<br />

qualche giorno con alcuni pescatori, ma non c’era stato abbastanza tempo per<br />

impararne l’arte. Gesù raccontò tutto questo in un tardo pomeriggio, stavano<br />

mangiando nel cortile, <strong>di</strong> tanto in tanto alzavano il capo per osservare il rapido volo<br />

delle ron<strong>di</strong>ni che passavano emettendo quei loro striduli suoni, e dal silenzio che calò<br />

fra <strong>di</strong> loro parve che tutto fosse stato detto, l’uomo si era confessato con la donna,<br />

ma questa, come se niente fosse, gli domandò, Soltanto questo, lui fece un cenno<br />

affermativo, Sì, soltanto questo. Il silenzio fu assoluto, le ron<strong>di</strong>ni volteggiavano sopra<br />

altri luoghi e Gesù <strong>di</strong>sse, Mio padre è stato crocifisso quattro anni fa a Sefforis, si<br />

chiamava Giuseppe, Se non mi sbaglio, sei il primogenito, Sì, sono il primogenito,<br />

Allora non capisco perché tu non sia rimasto con la tua famiglia, era tuo dovere, Vi<br />

sono state alcune <strong>di</strong>vergenze, e non chiedermi <strong>altro</strong>, Nulla che riguar<strong>di</strong> la tua famiglia,<br />

ma <strong>di</strong> quegli anni da pastore, parlami <strong>di</strong> quel periodo, Non c’è niente da <strong>di</strong>re, è<br />

sempre uguale, le capre, le pecore, i capretti, gli agnelli, il latte, tanto latte, latte<br />

dappertutto, Ti è piaciuto fare il pastore, Sì, Perché te ne sei andato, Mi ero stancato,<br />

avevo nostalgia <strong>della</strong> famiglia, Nostalgia, che cos’è, Pena per la lontananza, Stai<br />

mentendo, Perché <strong>di</strong>ci che sto mentendo, Perché ho visto paura e rimorso nei tuoi<br />

occhi. Gesù non rispose. Si alzò, fece un giro nel cortile, poi si fermò davanti a Maria,<br />

Un giorno, quando ci rincontreremo, forse ti racconterò il resto, se mi prometterai <strong>di</strong><br />

non parlarne con nessuno, Risparmieremmo tempo se tu lo facessi subito, Te ne<br />

parlerò, sì, ma solo se ci rincontreremo, Ti aspetti che quel giorno io non sia più una<br />

prostituta, per ora non puoi avere fiducia in questa donna, pensi che sarei capace <strong>di</strong><br />

vendere i tuoi segreti per denaro o <strong>di</strong> cederli a chiunque venisse, per <strong>di</strong>vertimento, in<br />

cambio <strong>di</strong> una notte d’amore più gloriosa <strong>di</strong> quelle che ho dato a te e che tu hai dato<br />

a me, Non è questa la ragione per cui preferisco tacere, Allora io ti <strong>di</strong>co che Maria <strong>di</strong><br />

Magdala sarà accanto a te, prostituta o no, quando ne avrai bisogno, Chi sono io per<br />

meritarlo, Tu non sai chi sei. Quella notte, l’antico incubo tornò, dopo essere stato<br />

negli ultimi tempi soltanto una sorta <strong>di</strong> vaga angoscia che si infiltrava negli interstizi<br />

dei soliti s<strong>ogni</strong>, finalmente abituale e sopportabile. Ma quella notte, forse perché era<br />

l’ultima che Gesù passava in quel letto, forse perché aveva parlato <strong>di</strong> Sefforis e degli<br />

uomini crocifissi, l’incubo, come una gigantesca serpe che stesse risvegliandosi


dall’ibernazione, prese a srotolare lentamente i suoi anelli, a sollevare l’orribile testa,<br />

e Gesù si svegliò urlando, in un bagno <strong>di</strong> sudore freddo, Che hai, che hai gli<br />

domandava Maria, preoccupata, Un sogno, nient’<strong>altro</strong> che un sogno, si schernì lui,<br />

Raccontamelo, e questa semplice parola fu pronunciata con tanto amore e con tanta<br />

tenerezza che Gesù non riuscì a trattenere le lacrime e, dopo le lacrime, le parole che<br />

voleva nascondere, Sogno che mio padre viene a uccidermi, Ma tuo padre è morto, e<br />

tu sei qui, vivo, Io sono un bambino, mi trovo a Betlemme in Giudea e mio padre<br />

viene a uccidermi, Perché a Betlemme, È là che sono nato, Forse pensi che tuo padre<br />

non voleva che tu nascessi, è il significato del sogno, Tu non sai nulla, No, non so,<br />

Tanti bambini <strong>di</strong> Betlemme sono morti a causa <strong>di</strong> mio padre, Li ha ammazzati lui, Li ha<br />

uccisi perché non li ha salvati, non è stata la sua mano a stringere il pugnale. E nel tuo<br />

sogno, sei uno <strong>di</strong> quei bambini, Sono morto mille volte, Povero te, povero Gesù, È<br />

questo il motivo per cui me ne sono andato da casa, Finalmente capisco, Tu cre<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

capire, Che cos’<strong>altro</strong> manca, Qualcosa che ancora non posso <strong>di</strong>rti, Qualcosa che mi<br />

<strong>di</strong>rai se ci incontreremo <strong>di</strong> nuovo, Sì. Gesù si addormentò con la testa sulla spalla <strong>di</strong><br />

Maria, respirando sul suo seno. Lei rimase sveglia per tutta la notte. Il suo cuore era<br />

addolorato perché il mattino ben presto li avrebbe separati, ma la sua anima poteva<br />

<strong>di</strong>rsi serena. L’uomo che riposava al suo fianco era, lo sapeva, colui che aveva atteso<br />

per tutta la vita, quel corpo che le apparteneva e al quale il suo spettava, vergine<br />

quello <strong>di</strong> lui, usato e sporco quello <strong>di</strong> lei, ma era iniziato il mondo, per quel che<br />

significa iniziare, da otto giorni appena, e solo quella notte si era consolidato, otto<br />

giorni non sono niente a paragone con un futuro per così <strong>di</strong>re integro, tanto più che è<br />

così giovane questo Gesù, e io, Maria <strong>di</strong> Magdala, eccomi qui, a letto con un uomo,<br />

come molte altre volte, ma adesso innamorata e senza età.<br />

Trascorsero la mattina a preparare il viaggio, come se il giovane dovesse andare<br />

in capo al mondo, mentre il cammino che lo aspetta non è neanche <strong>di</strong> duecento sta<strong>di</strong>,<br />

niente che un uomo <strong>di</strong> costituzione me<strong>di</strong>a non possa fare tra mezzogiorno e il<br />

crepuscolo del meriggio, sia pur tenendo conto che da Magdala a Nazaret non è tutta<br />

strada piana, ci sono pen<strong>di</strong>i, scarpate e <strong>di</strong>rupi sassosi. E fa’ attenzione, che girano<br />

bande che guerreggiano contro i romani, <strong>di</strong>ceva Maria, Ancora, domandò Gesù, Tu sei<br />

vissuto lontano, qui siamo in Galilea, E io sono un galileo, non mi faranno alcun male,<br />

Ma non lo sei, perché sei nato a Betlemme in Giudea, I miei genitori mi hanno<br />

concepito a Nazaret e io, per la verità, neppure a Betlemme sono nato, sono venuto<br />

al mondo in una grotta, nell’interno <strong>della</strong> terra, e adesso mi sembra ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong><br />

essere rinato qui, a Magdala, Da una prostituta, Per me, tu non sei una prostituta,<br />

<strong>di</strong>sse Gesù con irruenza, Lo sono stata. A queste parole seguì un lungo silenzio, Maria<br />

aspettando che Gesù parlasse, Gesù alle prese con un’inquietu<strong>di</strong>ne che non riusciva a<br />

dominare. Infine le domandò, Quello che hai appeso al portone perché nessun uomo


entrasse, lo toglierai. Maria <strong>di</strong> Magdala lo guardò con espressione seria, poi sorrise<br />

con malizia, Non potrei tenere dentro casa due uomini contemporaneamente, Cosa<br />

significa, Che tu te ne vai, ma sarai sempre qui. Fece una pausa e concluse, Il segnale<br />

appeso sul portone rimarrà dov’è, Penseranno che sei con un uomo, Se lo<br />

penseranno, faranno bene, perché sarò con te, Non entrerà più nessun <strong>altro</strong>, Lo hai<br />

detto tu, questa donna che chiamano Maria <strong>di</strong> Magdala ha cessato <strong>di</strong> essere una<br />

prostituta quando sei entrato tu, Di che cosa vivrai, Solo i gigli <strong>di</strong> campo crescono<br />

senza lavorare né filare. Gesù le prese le mani e <strong>di</strong>sse, Nazaret non è lontano da<br />

Magdala, uno <strong>di</strong> questi giorni tornerò a trovarti, Se mi cercherai, mi incontrerai qui, Il<br />

mio desiderio sarà <strong>di</strong> trovarti sempre, Mi troveresti anche dopo morto, Vuoi <strong>di</strong>re che<br />

morirò prima <strong>di</strong> te, Io sono più vecchia, morirò certo prima, ma nel caso tu morissi<br />

prima <strong>di</strong> me, io continuerei a vivere solo perché tu possa incontrarmi, E se sarai tu la<br />

prima a morire, Benedetto sia chi ti ha messo su questo mondo mentre c’ero ancora<br />

io. Poi, Maria <strong>di</strong> Magdala portò qualcosa da mangiare a Gesù e non vi fu alcun<br />

bisogno che lui <strong>di</strong>cesse, Sie<strong>di</strong>ti con me, perché fin dal primo giorno, in quella casa<br />

chiusa, quest’uomo e questa donna avevano con<strong>di</strong>viso e moltiplicato fra loro i<br />

sentimenti e i gesti, gli spazi e le sensazioni, senza troppo rispetto per regole, norme<br />

o leggi. Di certo, non saprebbero che cosa risponderci se domandassimo loro come si<br />

comporterebbero se non si trovassero protetti e al riparo <strong>di</strong> queste quattro pareti, tra<br />

le quali hanno potuto, solo per pochi giorni, mo<strong>della</strong>re un mondo a semplice<br />

immagine e somiglianza <strong>di</strong> uomo e donna, forse più <strong>di</strong> lei che <strong>di</strong> lui, detto fra<br />

parentesi, ma, visto che sono stati entrambi così perentori riguardo ai loro futuri<br />

incontri, basta avere la pazienza <strong>di</strong> aspettare il luogo e l’ora in cui, insieme,<br />

affronteranno il mondo fuori del portone, dove già si domandano con inquietu<strong>di</strong>ne,<br />

Che cosa sta succedendo lì dentro, e non è certo a bagor<strong>di</strong> letterecci che stanno<br />

pensando. Dopo aver mangiato, Maria infilò i sandali a Gesù e gli <strong>di</strong>sse, Devi andare,<br />

se vuoi arrivare a Nazaret prima <strong>di</strong> sera, Ad<strong>di</strong>o, <strong>di</strong>sse Gesù e, presi bisaccia e bastone,<br />

uscì nel cortile. Il cielo era rannuvolato come una fodera <strong>di</strong> lana sporca, per il Signore<br />

non doveva essere facile capire, dall’alto, che cosa stessero facendo le Sue pecore.<br />

Gesù e Maria <strong>di</strong> Magdala si salutarono con un abbraccio che sembrò interminabile, si<br />

baciarono anche, ma con minor indugio, e non c’è da stupirsi, mica si usava tanto a<br />

quel tempo.<br />

18.<br />

Il sole era ormai tramontato quando Gesù tornò a calcare il suolo <strong>di</strong> Nazaret,<br />

dopo quattro lunghi anni, settimana più settimana meno, dal giorno in cui ne era<br />

fuggito, ancora bambino, con una <strong>di</strong>sperazione mortale nel cuore, alla ricerca <strong>di</strong><br />

qualcuno che lo aiutasse a capire la prima insopportabile verità <strong>della</strong> sua vita. Quattro


anni, sia pur faticosi, possono magari essere insufficienti per sanare un dolore, ma in<br />

genere lo assopiscono. Aveva posto i propri quesiti al Tempio, ripercorso le vie <strong>della</strong><br />

montagna con il gregge del Diavolo, incontrato Dio, dormito con Maria <strong>di</strong> Magdala,<br />

quest’uomo che si sta avvicinando non sembra più soffrire, a parte quell’umidore<br />

degli occhi <strong>di</strong> cui si è detto, ma che, a ben riflettere sulle possibili cause, potrebbe<br />

anche essere un effetto ritardato del fumo dei sacrifici, o un’emozione dell’animo<br />

suscitata dagli orizzonti degli alti pascoli, o la paura <strong>di</strong> chi, solo nel deserto, ha sentito<br />

<strong>di</strong>re, Io sono il Signore, o, infine, ed è forse la cosa più probabile perché si tratta <strong>della</strong><br />

più recente, il desiderio e il ricordo <strong>di</strong> un corpo lasciato qualche ora prima,<br />

Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malato<br />

d’amore, una dolce verità che Gesù potrebbe essere andato a rivelare a sua madre e<br />

ai suoi fratelli, ma il piede gli si è fermato sul limitare <strong>della</strong> porta, Chi sono mia madre<br />

e i miei fratelli, si domanda, e non perché lui non lo sappia, il problema è se loro<br />

sanno chi è lui, colui che ha posto domande al Tempio, che ha contemplato gli<br />

orizzonti, che ha incontrato Dio, che ha conosciuto l’amore carnale e vi si è<br />

riconosciuto uomo. Proprio qui, <strong>di</strong> fronte alla porta, un tempo si è fermato un<br />

men<strong>di</strong>cante che ha detto <strong>di</strong> essere un angelo e che, pur potendo irrompere in casa, se<br />

era davvero una creatura celeste, con il turbinio delle sue ali ribelli, ha preferito<br />

bussare e chiedere con parole da men<strong>di</strong>co l’elemosina. <strong>La</strong> porta è chiusa solo con il<br />

saliscen<strong>di</strong>. Gesù non avrà bisogno <strong>di</strong> chiamare come ha dovuto fare laggiù a Magdala,<br />

entrerà tranquillamente in questa casa che gli appartiene, notate come la piaga al<br />

piede gli sia guarita, è proprio vero che sono le più facili da curare, quelle <strong>di</strong> sangue e<br />

pus. Non aveva bisogno <strong>di</strong> bussare, ma lo fece. Aveva u<strong>di</strong>to delle voci al <strong>di</strong> là del<br />

muro, più lontana riconobbe quella <strong>della</strong> madre, ma non ebbe il coraggio <strong>di</strong> spingere<br />

semplicemente la porta annunciando, Eccomi, come qualcuno che, sapendosi<br />

desiderato, vuole fare la sorpresa che renderà tutti felici. Andò ad aprire una<br />

bambina, sugli otto o nove anni, che non riconobbe il visitatore, la voce del sangue<br />

non le fornì alcun aiuto <strong>di</strong>cendo, Quest’uomo è tuo fratello, non ti ricor<strong>di</strong>, Gesù, il<br />

primogenito, e fu lui che, malgrado i quattro anni passati sia per l’uno sia per l’altra e<br />

la fioca luce dell’imbrunire, <strong>di</strong>sse, Tu sei Li<strong>di</strong>a, e lei rispose, Sì, pronta a meravigliarsi<br />

che uno sconosciuto sapesse il suo nome, ma lui ruppe <strong>ogni</strong> incantesimo <strong>di</strong>cendo,<br />

Sono tuo fratello Gesù, fammi entrare. Nel cortile, presso la casa e sotto la tettoia,<br />

vide alcune sagome simili a ombre, dovevano essere i suoi fratelli, e guardavano<br />

verso la porta, due <strong>di</strong> loro, i maggiori, Giacomo e Giuseppe, si stavano avvicinando,<br />

non avevano sentito quanto aveva detto Gesù, ma non valeva la pena andare a<br />

identificare il visitatore, Li<strong>di</strong>a, stava già urlando, entusiasta, È Gesù, è nostro fratello,<br />

a quel punto tutte le ombre si mossero e, sulla soglia <strong>di</strong> casa, comparve Maria, con<br />

Lisia accanto, l’altra figlia, alta quasi quanto la madre, e insieme esclamarono, quasi


l’avessero detto con una sola voce, Ah, figlio mio, Ah, fratello mio, e un attimo dopo<br />

erano tutti li abbracciati, in mezzo al cortile, era davvero la gioia delle famiglie<br />

ritrovate, un evento generalmente notevole, soprattutto, come in questo caso,<br />

quando si tratta del primogenito che torna alle nostre carezze e cure. Gesù ossequiò<br />

la madre, salutò i fratelli uno per uno, da tutti fu ricambiato con calorose espressioni<br />

<strong>di</strong> benvenuto, Fratello Gesù, che bello vederti, Fratello Gesù, credevamo che ci avessi<br />

<strong>di</strong>menticati, un solo pensiero non si udì, Fratello Gesù, non sembra che tu sia tornato<br />

ricco. Entrarono in casa e si sedettero per cenare, ché la famiglia vi si stava<br />

accingendo quando Gesù aveva bussato alla porta, a questo punto verrebbe da <strong>di</strong>re,<br />

giacché Gesù arriva da dove sappiamo, da quegli eccessi <strong>della</strong> carne peccatrice e da<br />

cattive frequentazioni morali, a questo punto verrebbe da <strong>di</strong>re, con la rude<br />

franchezza <strong>della</strong> gente semplice che <strong>di</strong> colpo si vede ridurre la razione, All’ora <strong>di</strong><br />

mangiare, il Diavolo ne aggiunge sempre uno. Qui non lo <strong>di</strong>ssero, e sarebbe apparso<br />

sconveniente se lo avessero detto, ché al coro masticante si era aggiunta solo una<br />

bocca, quasi non si nota <strong>di</strong>fferenza, dove mangiano nove, possono mangiare anche<br />

<strong>di</strong>eci, e questi ne ha più <strong>di</strong>ritto. Durante la cena, i fratelli più giovani vollero sapere<br />

delle sue avventure, mentre la madre e i figli maggiori si accorsero subito che non era<br />

avvenuto alcun cambiamento <strong>di</strong> professione dal loro incontro a Gerusalemme, tanto<br />

più che l’odore del pesce era svanito già prima e quanto agli effluvi peccaminosi <strong>di</strong><br />

Maria <strong>di</strong> Magdala, ci avevano pensato il vento, le ore <strong>di</strong> cammino e la polvere, a meno<br />

che non avessimo avvicinato il naso alla tunica <strong>di</strong> Gesù, ma poiché neanche la sua<br />

famiglia avrebbe osato fino a quel punto, figuriamoci noi. Gesù raccontò che aveva<br />

fatto il pastore con il gregge più grande che mai si fosse visto, che negli ultimi tempi<br />

era andato sull’onde a pescare, contribuendo a cavare dagli abissi enormi e<br />

meravigliosi bottini, e che gli era anche capitata l’avventura più straor<strong>di</strong>naria che<br />

potesse accadere nella fantasia e nella speranza degli uomini, ma <strong>della</strong> quale avrebbe<br />

potuto parlare solo in un’altra occasione, e non a tutti. Erano lì, i più piccoli, a<br />

insistere, Racconta, racconta, quando il me<strong>di</strong>ano, <strong>di</strong> nome Giuda, domandò, ma senza<br />

alcun fine malevolo, Dopo tanto tempo, quanti sol<strong>di</strong> ci porti, e Gesù rispose, Neppure<br />

tre monete, né due, né una, niente, e per provarlo, perché a tutti doveva sembrare<br />

impossibile una simile penuria dopo quattro anni <strong>di</strong> lavoro, vuotò in quell’istante la<br />

bisaccia, ed era veramente la più grande povertà mai vista, <strong>di</strong> beni e attrezzi, un<br />

coltello dalla lama consumata e storta, un pezzo <strong>di</strong> spago, un tozzo <strong>di</strong> pane durissimo,<br />

due paia <strong>di</strong> sandali ridotti a brandelli, ciò che restava <strong>di</strong> una vecchia tunica strappata,<br />

È quella <strong>di</strong> tuo padre, <strong>di</strong>sse Maria toccandola e poi, sfiorando i sandali, Erano <strong>di</strong><br />

vostro padre. Si chinarono le teste dei fratelli, un sentimento <strong>di</strong> nostalgia rammentò<br />

l’infelice trapasso del genitore, poi Gesù prese a riporre nella bisaccia quel misero<br />

contenuto, ma all’improvviso notò che una punta <strong>della</strong> tunica creava un voluminoso


nodo e si accorse che il rigonfiamento era pesante e, in tal caso, pensandolo gli affluì<br />

il sangue al viso, poteva contenere solo del denaro, quello che aveva appena detto <strong>di</strong><br />

non possedere, e che il denaro ce lo doveva aver messo Maria <strong>di</strong> Magdala, pertanto<br />

era guadagnato non con il sudore <strong>della</strong> fronte, come detta la <strong>di</strong>gnità, ma con falsi<br />

gemiti e traspirazioni sospette. <strong>La</strong> madre e i fratelli fissarono la delatrice punta <strong>della</strong><br />

tunica, poi, quasi avessero concertato il movimento, guardarono Gesù e lui, tra il<br />

fingere e occultare la prova <strong>di</strong> una menzogna e l’esibirla senza poterne dare una<br />

spiegazione che la moralità <strong>della</strong> famiglia accon<strong>di</strong>scendesse ad accettare, scelse la<br />

mossa più <strong>di</strong>fficile, sciolse il nodo, rivelò il tesoro, venti monete, come non si erano<br />

mai viste in quella casa, e <strong>di</strong>sse, Non sapevo <strong>di</strong> avere questi sol<strong>di</strong>. <strong>La</strong> silenziosa<br />

riprovazione <strong>della</strong> famiglia attraversò l’aria come un vento rovente del deserto, che<br />

vergogna, un primogenito bugiardo. Gesù rifletteva in cuor suo e non vi ritrovava<br />

alcuna irritazione contro Maria <strong>di</strong> Magdala, solo una gratitu<strong>di</strong>ne infinita per la sua<br />

generosità, per quella delicatezza nel dargli del denaro che, ne era certa, lui avrebbe<br />

avuto vergogna <strong>di</strong> accettare <strong>di</strong>rettamente dalle sue mani, perché una cosa è l’aver<br />

detto, <strong>La</strong> tua mano sinistra è sotto il mio capo e la tua destra mi abbraccia, e un’altra<br />

sarebbe non pensare che altre mani sinistre e altre mani destre ti hanno abbracciato,<br />

senza neppure voler sapere se mai il tuo capo abbia desiderato un semplice sostegno.<br />

Adesso è Gesù che guarda la famiglia, sfidandola ad accettare la sua parola, Non<br />

sapevo <strong>di</strong> avere questi sol<strong>di</strong>, indubbiamente la verità, ma una verità nel contempo<br />

intera e incompleta, e insieme invitandola in silenzio a porgli l’irrefutabile domanda,<br />

Se non sapevi <strong>di</strong> averlo, come ne spieghi il possesso, una domanda alla quale non può<br />

certo rispondere, Ce l’ha messo una prostituta, con cui sono stato in questi ultimi otto<br />

giorni, che lo ha guadagnato con gli uomini con cui è stata prima. Sopra la tunica<br />

su<strong>di</strong>cia e sfilacciata dell’uomo che è morto crocifisso quattro anni prima, e le cui ossa<br />

hanno conosciuto l’ignominia <strong>di</strong> una fossa comune, brillano le venti monete, come la<br />

terra luminosa che una notte ha folgorato proprio questa casa, ma oggi non verranno<br />

gli anziani <strong>della</strong> sinagoga a <strong>di</strong>re, Seppellitele, come del resto nessuno domanderà, Da<br />

dove vengono, perché la risposta non li costringa a rifiutarle, contro la volontà e il<br />

bisogno. Gesù raccoglie le monete con le mani a conca e ripete, Non sapevo <strong>di</strong> avere<br />

questo denaro, come chi offra ancora un’ultima occasione e poi, guardando la madre,<br />

Non è denaro del Diavolo. Tremarono terrorizzati i fratelli, ma Maria, senza alterarsi,<br />

rispose, Non viene neppure da Dio. Gesù fece rimbalzare le monete, una, due volte,<br />

giocherellando, e <strong>di</strong>sse con noncuranza, quasi annunciasse che il giorno dopo sarebbe<br />

tornato al suo bancone da falegname, Madre mia, <strong>di</strong> Dio parleremo domani, e rivolto<br />

ai fratelli Giacomo e Giuseppe, Parlerò anche con voi, soggiunse, è bene comunque<br />

che non si creda che sono state parole deferenti da primogenito, ormai i due fratelli<br />

sono entrati nella maggiorità religiosa e, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, sono ammessi agli argomenti


iservati. Eppure Giacomo capì che, vista la suprema importanza del tema, qualcosa<br />

riguardo ai motivi <strong>della</strong> conversazione promessa andava anticipato subito, non può<br />

mica arrivarti un fratello, per quanto primogenito sia, e <strong>di</strong>re, Dobbiamo fare due<br />

chiacchiere su Dio, e quin<strong>di</strong>, con un sorriso insinuante, soggiunse, Se come ci hai<br />

detto hai trascorso quattro anni da pastore tra questi monti e queste valli, non dovrà<br />

esserti rimasto molto tempo per frequentare sinagoghe e imparare tanto al punto<br />

che, appena tornato a casa, ci <strong>di</strong>ca che vuoi parlarci del Signore. Gesù avvertì l’ostilità<br />

al <strong>di</strong> sotto <strong>della</strong> lusinga e rispose, Povero Giacomo, quanto poco ne sai tu <strong>di</strong> Dio se<br />

ignori che non abbiamo bisogno <strong>di</strong> andare a cercarlo quando Lui ha deciso <strong>di</strong> trovarci,<br />

Se ho ben capito, ti stai riferendo a te stesso. Non farmi domande fino a domani,<br />

domani ti parlerò <strong>di</strong> tutto quello <strong>di</strong> cui dovrò parlarti. Giacomo borbottò alcune<br />

parole che non si u<strong>di</strong>rono, ma che dovevano essere state un acido commento su<br />

quelli che presumono <strong>di</strong> sapere tutto. Con aria stanca, Maria <strong>di</strong>sse a Gesù, Domani ci<br />

<strong>di</strong>rai, o dopodomani, o quando vorrai, ma adesso <strong>di</strong>’, a me e ai tuoi fratelli, che cosa<br />

inten<strong>di</strong> farne <strong>di</strong> quel denaro, ci troviamo in un momento <strong>di</strong> grande bisogno, Non vuoi<br />

sapere come l’ho avuto, Hai detto che non sapevi <strong>di</strong> averlo, Ed è vero, ma ci ho<br />

pensato e adesso conosco il modo in cui l’ho avuto, Se non si trova malamente nelle<br />

tue mani, così non starà neppure in quelle <strong>della</strong> tua famiglia, È tutto quanto hai da<br />

<strong>di</strong>re su questo denaro, Sì, Allora lo utilizzeremo, com’è giusto, per la gestione <strong>della</strong><br />

casa. Si udì un generale mormorio <strong>di</strong> approvazione, persino Giacomo fece un cenno <strong>di</strong><br />

amichevole congratulazione, e Maria <strong>di</strong>sse, Se non ti <strong>di</strong>spiace, potremmo conservarne<br />

una parte per la dote <strong>di</strong> tua sorella, Non mi avevate ancora detto che Lisia è già<br />

prossima al matrimonio, Sì, sarà in primavera, Dimmi <strong>di</strong> quanto hai bisogno, Non so<br />

quanto valgano quelle monete. Gesù sorrise e <strong>di</strong>sse, Non lo so neanch’io quanto<br />

valgano, conosco soltanto il valore che hanno. Scoppiò in una risata acuta e stonata,<br />

come se avesse trovato <strong>di</strong>vertenti le proprie parole, e tutta la famiglia lo guardò,<br />

confusa. Solo Lisia aveva abbassato gli occhi, ha quin<strong>di</strong>ci anni e il pudore immacolato,<br />

tutte le misteriose intuizioni dell’età, e, fra i presenti, è la più turbata da quel denaro<br />

che nessuno vuole sapere a chi sia appartenuto, da dove sia venuto e come sia stato<br />

guadagnato. Gesù consegnò una moneta alla madre e <strong>di</strong>sse, Domani la cambierai,<br />

così ne conosceremo il valore, Mi chiederanno certo come sia entrata tanta ricchezza<br />

nella nostra casa, giacché chi può mostrare una simile moneta dovrà averne in serbo<br />

altre, Rispon<strong>di</strong> solo che tuo figlio Gesù è tornato dal viaggio e che non c’è ricchezza<br />

più grande del ritorno del figliol pro<strong>di</strong>go.<br />

Quella notte Gesù sognò il padre. Era andato a dormire nel cortile, sotto la<br />

tettoia, perché vedendo avvicinarsi l’ora <strong>di</strong> coricarsi sentì che non avrebbe sopportato<br />

la promiscuità <strong>della</strong> casa, quelle <strong>di</strong>eci persone sparpagliate in <strong>ogni</strong> angolo alla ricerca<br />

<strong>di</strong> un impossibile raccoglimento, non era come quando non si notava una grande


<strong>di</strong>fferenza fra questa scena e un gregge <strong>di</strong> agnellini, adesso ci sono gambe, braccia,<br />

contatti e incompatibilità dappertutto. Prima <strong>di</strong> addormentarsi, Gesù pensò a Maria<br />

<strong>di</strong> Magdala e a tutte le cose fatte insieme, e se è vero che quei pensieri lo avevano<br />

turbato al punto <strong>di</strong> alzarsi per ben due volte dal pagliericcio per fare un giro nel<br />

cortile e rinfrescarsi il sangue, è altrettanto veritiero che, entrato finalmente nel<br />

sonno, finì per dormire <strong>di</strong>filato e tranquillo, da bimbo innocente, come un corpo che<br />

scivolasse nel fiume, abbandonato alla lenta corrente, vedendosi passare sopra il<br />

capo i rami e le nuvole, con un uccello senza voce che appariva e scompariva. Il sogno<br />

<strong>di</strong> Gesù cominciò quando credette <strong>di</strong> aver sentito una leggera scossa, come se il suo<br />

corpo, galleggiando, avesse sfiorato un <strong>altro</strong> corpo. Pensò che si trattasse <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong><br />

Magdala e sorrise, sorridendo volse il capo verso <strong>di</strong> lei, ma chi veniva trascinato in<br />

quell’acqua, sotto lo stesso cielo e gli stessi rami, sotto gli svolazzamenti dell’uccello<br />

silenzioso, era suo padre. L’antico urlo <strong>di</strong> terrore prese a formarglisi in gola, ma si<br />

bloccò subito, non era il solito sogno, lui non si trovava, bambino, in una piazza <strong>di</strong><br />

Betlemme con altri bimbi in attesa <strong>della</strong> morte, non si u<strong>di</strong>vano passi e nitriti <strong>di</strong> cavalli<br />

né il tintinnio e lo stridore delle armi, soltanto il serico scorrere dell’acqua, i due corpi<br />

simili a una zattera, il padre e il figlio, trasportati nello stesso fiume. In quell’istante, la<br />

paura scomparve dall’animo <strong>di</strong> Gesù e, al suo posto, irreprimibile, come uno slancio<br />

<strong>di</strong> commozione, esplose un sentimento <strong>di</strong> esultanza, Padre mio, <strong>di</strong>sse lui, sognando,<br />

Padre mio, ripeté, ormai sveglio, ma adesso stava piangendo perché si era accorto <strong>di</strong><br />

essere solo. Voleva riprendere il sogno, ripeterlo fin dal primo istante per riprovare,<br />

ormai aspettandola, la sorpresa <strong>di</strong> quella scossa, rivedere il padre e abbandonarsi<br />

insieme a lui nella corrente, fino alla fine delle acque e dei tempi. Non gli è riuscito<br />

quella notte, ma il vecchio sogno non tornerà, d’ora in poi invece che paura proverà<br />

esultanza, invece che solitu<strong>di</strong>ne avrà compagnia, Invece che la morte rinviata la vita<br />

promessa, adesso ce lo spieghino, se possono, i saggi <strong>della</strong> Scrittura, che cos’è quel<br />

sogno fatto da Gesù, che cosa significano il fiume e la corrente, e i rami sospesi e le<br />

nuvole fluttuanti, e l’uccello silenzioso, e perché grazie a tutto ciò, riunito e or<strong>di</strong>nato,<br />

padre e figlio abbiano avuto la possibilità <strong>di</strong> rincontrarsi, anche se per la colpa<br />

dell’uno non c’è perdono e per il dolore dell’<strong>altro</strong> non esiste rime<strong>di</strong>o.<br />

Il giorno dopo, Gesù voleva aiutare Giacomo nei lavori <strong>di</strong> falegnameria, ma fu<br />

subito chiaro che i suoi buoni propositi non sarebbero bastati per supplire alla<br />

mancanza <strong>di</strong> scienza per cui, fino agli ultimi tempi del suo appren<strong>di</strong>stato, con il padre<br />

in vita, non era mai arrivato a meritarsi la sufficienza. Per le richieste <strong>della</strong> clientela,<br />

Giacomo era <strong>di</strong>ventato un falegname alquanto <strong>di</strong>screto e persino Giuseppe, benché<br />

avesse appena quattor<strong>di</strong>ci anni, <strong>di</strong> queste arti del legno ne conosceva già abbastanza<br />

per dare lezioni al fratello maggiore, ammesso che un simile attentato alle<br />

precedenze dell’età fosse consentito dalla rigida gerarchia famigliare. Giacomo rideva


delle carenze artigiane <strong>di</strong> Gesù e gli <strong>di</strong>ceva, Chi ti ha reso pastore, ti ha perduto, delle<br />

parole semplici, <strong>di</strong> simpatica ironia, che non si poteva immaginare che celassero un<br />

pensiero segreto o suggerissero un secondo senso, ma che spinsero Gesù ad<br />

allontanarsi bruscamente dal bancone e Maria a <strong>di</strong>re al suo secondogenito, Non<br />

parlare <strong>di</strong> per<strong>di</strong>zione, non richiamare il Diavolo e il male sulla nostra casa. E Giacomo,<br />

stupefatto, Ma io non ho richiamato alcunché, madre mia, ho solo detto, Sappiamo<br />

ciò che hai detto, tagliò corto Gesù, nostra madre e io sappiamo ciò che hai detto, chi<br />

ha collegato nella mente pastore e per<strong>di</strong>zione è stata lei, non tu, e le ragioni tu non le<br />

conosci, ma lei sì, Io ti ho avvertito, <strong>di</strong>sse Maria impetuosamente, Mi hai avvertito<br />

quando il male era fatto, se poi è stato un male, perché mi osservo e non lo trovo,<br />

rispose Gesù, Non c’è peggior cieco <strong>di</strong> colui che non vuol vedere, <strong>di</strong>sse Maria. Queste<br />

parole irritarono molto Gesù, che rispose con tono <strong>di</strong> biasimo, Taci, donna, se gli<br />

occhi <strong>di</strong> tuo figlio hanno visto il male, lo hanno veduto dopo <strong>di</strong> te, ma proprio questi<br />

occhi, che a te sembrano ciechi, hanno guardato anche ciò che tu non hai mai visto e<br />

certamente non vedrai mai. L’autorità da figlio primogenito e la durezza del tono,<br />

oltre che le enigmatiche parole finali, fecero cedere Maria, ma nella sua risposta era<br />

ancora presente un ultimo avvertimento, Perdonami, non era mia intenzione<br />

offenderti, che il Signore voglia serbarti sempre la luce degli occhi e quella dell’anima,<br />

<strong>di</strong>sse. Giacomo guardava la madre e poi il fratello, intuiva che doveva esserci un<br />

conflitto, ma non immaginava quali antiche cause potessero spiegarlo, giacché non<br />

sembrava che ci fosse stato abbastanza tempo per nuove cause. Gesù si avviò verso<br />

casa, ma sulla soglia si voltò e <strong>di</strong>sse alla madre, Or<strong>di</strong>na ai tuoi figli <strong>di</strong> uscire e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vertirsi fuori, ho bisogno <strong>di</strong> parlarti da sola, con Giacomo e Giuseppe. I fratelli<br />

uscirono e la casa, un minuto prima affollata <strong>di</strong> gente, fu all’improvviso vuota, appena<br />

quattro persone sedute per terra, Maria fra Giacomo e Giuseppe, e Gesù <strong>di</strong> fronte. Vi<br />

fu un lungo silenzio, come se tutti, <strong>di</strong> comune accordo, stessero dando tempo agli<br />

indesiderati o ai non meritevoli <strong>di</strong> allontanarsi fin dove neppure l’eco <strong>di</strong> un grido<br />

potesse arrivare, e finalmente Gesù <strong>di</strong>sse, buttando là le parole, Ho visto Dio. Il primo<br />

sentimento che si poté <strong>di</strong>stinguere sui visi <strong>della</strong> madre e dei fratelli fu <strong>di</strong> timore<br />

reverenziale, il secondo <strong>di</strong> cauta incredulità e poi, fra l’uno e l’<strong>altro</strong>, passò qualcosa <strong>di</strong><br />

simile a un’espressione <strong>di</strong> malevolo sospetto in Giacomo, un accenno <strong>di</strong> stupefatta<br />

eccitazione in Giuseppe, una punta <strong>di</strong> amarezza rassegnata in Maria. Nessuno <strong>di</strong>sse<br />

niente e Gesù ripeté, Ho visto Dio. Se un improvviso istante <strong>di</strong> silenzio è, a detta<br />

popolare, conseguenza del passaggio <strong>di</strong> un angelo, qui non smettevano più <strong>di</strong><br />

passare, Gesù aveva detto tutto, i suoi parenti non sapevano che cosa replicare, poco<br />

ci manca che si alzino e ciascuno riprenda la propria vita, domandandosi se per caso<br />

non abbia fatto un sogno simile, così <strong>di</strong>fficile da credere. Se glie ne <strong>di</strong>amo il tempo,<br />

però, il silenzio possiede la virtù, che apparentemente lo nega, <strong>di</strong> costringere a


parlare. Perciò, quando non si riuscì più a sopportare la tensione <strong>di</strong> quell’attesa,<br />

Giacomo fece una domanda, la più innocua <strong>di</strong> tutte, pura e gratuita retorica, Ne sei<br />

sicuro. Gesù non rispose, lo guardò appena, come probabilmente Dio aveva guardato<br />

lui dall’interno <strong>della</strong> nuvola, e per la terza volta <strong>di</strong>sse, Ho visto Dio. Maria non rivolse<br />

alcuna domanda, <strong>di</strong>sse soltanto, Sarà stata una tua illusione, Madre, le illusioni<br />

esistono, ma non parlano, e Dio mi ha parlato, rispose Gesù. Giacomo aveva<br />

riacquistato la sua presenza <strong>di</strong> spirito, gli sembrava una storia da matti, un fratello<br />

che parlava con Dio, che sciocchezza, Allora chissà che non sia stato il Signore a<br />

metterti quel denaro nella bisaccia, e sorrideva ironicamente mentre lo <strong>di</strong>ceva. Gesù<br />

arrossì, ma rispose con durezza, Dal Signore ci viene tutto, sempre Egli trova e apre le<br />

vie per arrivare fino a noi, e quel denaro, che in verità non proviene da Lui, è giunto<br />

attraverso <strong>di</strong> Lui, E che cosa ti ha detto il Signore, dov’eri quando lo hai visto, dormivi<br />

o vegliavi, Ero nel deserto, cercavo una pecora e Lui mi ha chiamato, Che cosa ti ha<br />

detto, se ti è consentito ripeterlo, Che un giorno mi chiederà la vita, Tutte le vite<br />

appartengono al Signore, Glie l’ho detto, E Lui, Che in cambio <strong>della</strong> vita che dovrò<br />

dargli, avrò potere e gloria, Avrai potere e gloria dopo la morte, domandò Maria, che<br />

credeva <strong>di</strong> aver sentito male, Sì, madre, Che gloria, che potere potranno essere, dati a<br />

chi è morto, Non lo so, Stavi sognando, Ero sveglio e cercavo la mia pecora nel<br />

deserto, E quand’è che il Signore ti chiederà la vita, Non lo so, ma mi ha detto che lo<br />

incontrerò <strong>di</strong> nuovo quando sarò pronto. Giacomo guardò il fratello con espressione<br />

inquieta, poi palesò un suo dubbio, Il sole del deserto ti ha dato alla testa, ecco <strong>di</strong> che<br />

si tratta, e Maria, inaspettatamente, E la pecora, che ne è stato <strong>della</strong> pecora, Il<br />

Signore mi ha or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> sacrificargliela come suggello dell’alleanza. Queste parole<br />

in<strong>di</strong>gnarono Giacomo, che protestò, Tu offen<strong>di</strong> il Signore, il Signore ha stretto<br />

un’alleanza con il Suo popolo, adesso non la farebbe con un semplice uomo come te,<br />

figlio <strong>di</strong> un falegname, pastore e chissà che <strong>altro</strong>. Maria, dall’espressione del viso,<br />

sembrava seguire con grande attenzione il filo <strong>di</strong> un pensiero, come se temesse <strong>di</strong><br />

vederselo spezzare davanti agli occhi, ma alla fine trovò la domanda che doveva<br />

porre, Che pecora era, L’agnello che avevo con me quando ci siamo incontrati a<br />

Gerusalemme, presso la porta <strong>di</strong> Ramalà, insomma, quello che avevo negato al<br />

Signore, ma Lui me l’ha strappato dalle mani, E Dio, com’era Dio quando lo hai visto,<br />

Una nuvola, Spessa o evanescente, domandò Giacomo, Una colonna <strong>di</strong> fumo, Tu sei<br />

matto, fratello, Se sono pazzo, il Signore mi ha fatto impazzire, Sei in potere del<br />

Diavolo, <strong>di</strong>sse Maria, e la sua frase era un grido, Non era il Diavolo che ho incontrato<br />

nel deserto, era il Signore, e se è vero che sono in potere del Diavolo, il Signore ha<br />

voluto così, Il Diavolo è con te da quando sei nato, Ne sei sicura, Sì, lo sono, hai<br />

vissuto con lui e senza Dio per quattro anni, E dopo quattro anni passati con il<br />

Diavolo, mi sono ritrovato con Dio, Stai <strong>di</strong>cendo soltanto orrori e falsità, Io sono il


figlio che tu hai messo al mondo, cre<strong>di</strong>mi o ripu<strong>di</strong>ami, Non ti credo, E tu, Giacomo,<br />

Non ti credo, E tu, Giuseppe, che porti il nome <strong>di</strong> nostro padre, Io ti credo, ma non<br />

reputo vero quello che <strong>di</strong>ci. Gesù si alzò, li guardò dall’alto e <strong>di</strong>sse, Quando in me si<br />

compirà la promessa che il Signore ha fatto, sarete costretti a credere a ciò che allora<br />

si <strong>di</strong>rà <strong>di</strong> me. Andò a prendere la bisaccia e il bastone e s’infilò i sandali. Raggiunto<br />

l’uscio, <strong>di</strong>vise il denaro in due parti e <strong>di</strong>sse, Questa è la dote <strong>di</strong> Lisia, per la sua vita<br />

coniugale, e lo <strong>di</strong>spose per terra, una moneta accanto all’altra, sulla soglia, Il resto<br />

ritornerà alle mani da cui proviene, chissà, forse lì si trasformerà anch’esso in dote. Si<br />

voltò verso la porta, stava per uscire senza neppure congedarsi quando Maria <strong>di</strong>sse,<br />

Ho visto che nella bisaccia non hai neppure una sco<strong>della</strong> per mangiare, Ce l’avevo, ma<br />

si è rotta, Là ce ne sono quattro, scegline una e pren<strong>di</strong>la. Gesù appariva esitante,<br />

voleva andarsene a mani vuote, ma si avvicinò al forno dove, l’una sull’altra, c’erano<br />

quattro scodelle. Scegline una, ripeté Maria. Gesù le guardò, ne scelse una, Prendo<br />

questa, che è la più vecchia, Hai scelto quella che meglio ti si adatta, <strong>di</strong>sse Maria,<br />

Perché, È del colore <strong>della</strong> terra nera, non si rompe né si consuma. Gesù ripose la<br />

sco<strong>della</strong> nella bisaccia, picchiò con il bastone a terra, Perseverate nel <strong>di</strong>re che non mi<br />

credete, Non ti cre<strong>di</strong>amo, <strong>di</strong>sse la madre, e adesso meno <strong>di</strong> prima perché hai scelto il<br />

segnale del Diavolo, Di che segnale parli, Di quella sco<strong>della</strong>. In quel momento, dal<br />

profondo <strong>della</strong> memoria, giunsero alle orecchie <strong>di</strong> Gesù le parole <strong>di</strong> Pastore, Avrai<br />

un’altra sco<strong>della</strong>, ma quella non si spaccherà finché vivrai. Sembrava che una corda<br />

fosse stata stesa e tirata in tutta la sua lunghezza e, alla fin fine, ci ritroviamo con un<br />

cerchio chiuso da un nodo appena stretto. Per la seconda volta, Gesù si allontanava<br />

dalla sua casa, ma adesso non <strong>di</strong>sse, Comunque tornerò. Ciò che pensava mentre,<br />

voltate le spalle a Nazaret, stava scendendo il primo pen<strong>di</strong>o <strong>della</strong> montagna, era<br />

molto più semplice e malinconico, che forse neppure Maria <strong>di</strong> Magdala gli avrebbe<br />

creduto.<br />

Quest’uomo, che reca in sé una promessa <strong>di</strong> Dio, non ha <strong>altro</strong> luogo dove<br />

andare se non la <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> una prostituta. Non può tornare al gregge, Vattene, gli ha<br />

detto Pastore, né a casa sua, Non ti cre<strong>di</strong>amo, gli ha detto la famiglia, e adesso i suoi<br />

passi appaiono esitanti, ha paura <strong>di</strong> camminare, ha paura <strong>di</strong> arrivare, è come se fosse<br />

nuovamente nel deserto, Chi sono io, i monti e le valli non gli rispondono, né il cielo<br />

che tutto copre e tutto dovrebbe sapere, se adesso tornasse a casa e ripetesse la<br />

domanda, sua madre gli <strong>di</strong>rebbe, Sei mio figlio, ma non ti credo, in tal caso, quin<strong>di</strong>, è<br />

tempo che Gesù si sieda sopra il sasso che lo aspetta in questo luogo da che mondo è<br />

mondo, e lì, seduto, pianga lacrime <strong>di</strong> abbandono e <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, chissà, forse il<br />

Signore deciderà <strong>di</strong> apparirgli <strong>di</strong> nuovo, sia pure sotto l’aspetto <strong>di</strong> fumo e <strong>di</strong> nuvola,<br />

basta che gli <strong>di</strong>ca, Uomo, non è poi così grave, lacrime, singhiozzi, che significa,<br />

abbiamo tutti i nostri bocconi amari, ma c’è un punto importante <strong>di</strong> cui non abbiamo


mai parlato, te lo <strong>di</strong>co adesso, nella vita, capisci, tutto è relativo, una cosa brutta può<br />

<strong>di</strong>ventare ad<strong>di</strong>rittura sopportabile se la paragoniamo a qualcosa <strong>di</strong> peggio, quin<strong>di</strong><br />

asciugati quelle lacrime e comportati da uomo, hai già fatto pace con tuo padre, che<br />

cos’<strong>altro</strong> vuoi, quanto alla fissa <strong>di</strong> tua madre, me ne occuperò io al momento<br />

opportuno, ciò che non mi è piaciuto granché è la storia con Maria <strong>di</strong> Magdala, una<br />

puttana, ma comunque hai l’età giusta, approfittane, una cosa non impe<strong>di</strong>sce l’altra,<br />

c’è un tempo per mangiare e uno per <strong>di</strong>giunare, un tempo per peccare e uno per aver<br />

paura, un tempo per vivere e uno per morire. Gesù si asciugò le lacrime col dorso<br />

<strong>della</strong> mano, si soffiò il naso, e soltanto Dio sa con che cosa, non valeva davvero la<br />

pena restare lì tutto il giorno, il deserto è tale e quale si vede, ci circonda, ci<br />

accerchia, in qualche modo ci protegge, ma quanto a dare, non dà alcunché, ci guarda<br />

soltanto, e se il sole si è coperto all’improvviso e perciò <strong>di</strong>ciamo, Il cielo accompagna<br />

il mio dolore, siamo degli stupi<strong>di</strong>, perché in questo esso è <strong>di</strong> un’imparzialità perfetta,<br />

non gioisce per le nostre letizie né s’intristisce per le nostre pene. Arriva gente da<br />

questa parte, <strong>di</strong>retta verso Nazaret, e Gesù non vuole suscitare risate, un uomo fatto<br />

e con la barba che gli incornicia il viso che sta piangendo come un bambino che vuole<br />

essere preso in braccio. Si incrociano sulla strada rari viandanti, chi sale, chi scende, si<br />

salutano con la nota esuberanza, ma solo dopo essersi accertati <strong>della</strong> bontà delle<br />

intenzioni, perché da queste parti, quando si parla <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ti, può trattarsi sia degli<br />

uni che degli altri. Ce ne sono <strong>della</strong> specie ladra e brigantesca, come quei malvagi che<br />

hanno derubato anche Gesù cinque anni or sono, mentre il poverino andava a<br />

Gerusalemme in cerca <strong>di</strong> sollievo per le sue pene, e ce ne sono <strong>di</strong> quella degna specie<br />

guerrigliera che, sia pur non facendo certo <strong>della</strong> strada il proprio transito abituale, a<br />

volte vi fa qualche puntata, sotto travestimento, per spiare i trasferimenti dei<br />

contingenti militari romani, pensando alla prossima imboscata, oppure allo scoperto,<br />

per lasciare senza un grammo d’oro e d’argento, o senza il sia pur minimo pezzo <strong>di</strong><br />

valore, i riccastri collaborazionisti che, in genere, neppure le nutrite scorte che si<br />

portano <strong>di</strong>etro riescono a salvaguardare dall’oltraggio. Gesù non avrebbe i suoi<br />

<strong>di</strong>ciott’anni se qualche fantasia <strong>di</strong> avventura bellica non gli passasse per la mente <strong>di</strong><br />

fronte a queste solenni montagne nei cui burroni, grotte e anfratti si nascondono i<br />

continuatori delle gran<strong>di</strong> lotte <strong>di</strong> Giuda il Galileo e dei suoi compagni, e quin<strong>di</strong> si è<br />

messo a fantasticare su quale decisione prenderebbe se gli si parasse sulla via un<br />

drappello <strong>di</strong> guerriglieri a sfidarlo perché si unisse a loro, scambiando le amenità <strong>della</strong><br />

pace, sia pure in<strong>di</strong>gente, con la gloria delle battaglie e il potere del vincitore, perché è<br />

scritto che un giorno la volontà del Signore farà nascere un Messia, un emissario,<br />

affinché una volta per tutte il Suo popolo sia libero dalle oppressioni del momento e<br />

rinvigorito per i combattimenti del futuro. Una brezza <strong>di</strong> speranza folle e <strong>di</strong> orgoglio<br />

irresistibile spira, come un segno dello Spirito, sulla fronte <strong>di</strong> Gesù, e il figlio del


falegname si vede, giusto il tempo <strong>di</strong> una rapida vertigine, capitano, generale e<br />

comandante supremo, spada in resta, a spaventare, con la sola apparizione, le legioni<br />

romane, lanciate all’impazzata come branchi <strong>di</strong> porci in preda a tutti i demoni,<br />

senatus populusque romanus, e allora. Poveri noi, perché un istante dopo Gesù si è<br />

rammentato che il potere e la gloria gli sono stati promessi, sì, ma dopo la sua morte,<br />

ragion per cui è meglio approfittare <strong>della</strong> vita, e se dovesse andare in guerra,<br />

porrebbe una con<strong>di</strong>zione, e cioè che, in caso <strong>di</strong> tregua, potesse allontanarsi dalle file<br />

per trascorrere alcuni giorni con Maria <strong>di</strong> Magdala, a meno che negli eserciti dei<br />

patrioti non siano ammesse vivan<strong>di</strong>ere per un soldato solo, perché per tanti sarebbe<br />

prostituzione, e Maria <strong>di</strong> Magdala ha già detto <strong>di</strong> aver chiuso. Speriamo <strong>di</strong> sì, perché a<br />

Gesù sono venute nuove forze al ricordo <strong>della</strong> donna che gli ha curato una piaga<br />

dolorosa, sostituendola con l’insopportabile ferita del desiderio, ed ecco la domanda,<br />

come potrà affrontare quel portone chiuso e segnato senza la certezza assoluta <strong>di</strong><br />

trovare al <strong>di</strong> là soltanto ciò che immagina <strong>di</strong> avervi lasciato, qualcuno che nutre una<br />

sola attesa, quella del suo corpo e <strong>della</strong> sua anima, ché Maria <strong>di</strong> Magdala non accetta<br />

una cosa senza l’altra. Sul far <strong>della</strong> sera, in lontananza si vedono già le case <strong>di</strong><br />

Magdala, raccolte come un gregge, ma quella <strong>di</strong> Maria è come una pecora che si sia<br />

allontanata, da qui non è possibile <strong>di</strong>stinguerla fra i gran<strong>di</strong> massi che fiancheggiano la<br />

strada, curva dopo curva. Per alcuni istanti, a Gesù è venuta in mente la pecora,<br />

quella che ha dovuto ammazzare per suggellare con il sangue l’alleanza che il Signore<br />

gli ha imposto, e il suo spirito, adesso lontano da battaglie e trionfi, si è commosso<br />

all’idea che stava cercandola <strong>di</strong> nuovo, la sua pecorella, non per ucciderla, non per<br />

ricondurla al gregge, ma per salire insieme là dove si trovano i pascoli vergini, ché a<br />

ben cercare ancora ce ne sono nel vasto e navigato mondo, e gli inesplorati valichi<br />

che a cercar meglio possiamo scovare nelle pecore che siamo. Gesù si è fermato<br />

davanti al portone, con mano <strong>di</strong>screta ha controllato che sia chiuso dall’interno. Il<br />

segnale è ancora appeso, Maria <strong>di</strong> Magdala non riceve. A Gesù basterebbe chiamare,<br />

<strong>di</strong>re, Sono io, e dall’interno si u<strong>di</strong>rebbe il canto gioioso, Una voce, quella del mio<br />

<strong>di</strong>letto, eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline, eccolo <strong>di</strong>etro il<br />

nostro muro, <strong>di</strong>etro questa porta, sì, ma Gesù preferirà bussare con il pugno, una,<br />

due volte, senza parlare, e attendere che vadano ad aprirgli, Chi siete e che cosa<br />

volete. hanno chiesto dall’interno, ed ecco che Gesù ha avuto una pessima idea,<br />

contraffare la voce e comportarsi come un cliente con denaro e fretta, per esempio<br />

<strong>di</strong>re, Apri, fiorellino, e non ti pentirai né del compenso né del servizio, ma è pur certo<br />

che la frase sarebbe suonata falsa, comunque le parole devono essere state quelle<br />

vere, Sono Gesù <strong>di</strong> Nazaret. Maria <strong>di</strong> Magdala ha tardato qualche momento ad aprire,<br />

sospettando <strong>di</strong> quella voce che non si ad<strong>di</strong>ceva all’annuncio, ma anche perché le<br />

sembrava impossibile che fosse già <strong>di</strong> ritorno, dopo una notte appena, dopo un


giorno, l’uomo che le aveva promesso, Uno <strong>di</strong> questi giorni tornerò a trovarti, Nazaret<br />

non è lontano da Magdala, quante volte si <strong>di</strong>cono cose del genere, solo per<br />

compiacere chi ci ascolta, uno <strong>di</strong> questi giorni potrebbe anche voler <strong>di</strong>re fra tre mesi,<br />

ma mai l’indomani. Maria <strong>di</strong> Magdala apre la porta, si butta fra le braccia <strong>di</strong> Gesù, non<br />

vuole neppure credere a tanta felicità, ed è talmente commossa da immaginare,<br />

assurdamente, che sia tornato perché gli si è riaperta la piaga al piede, ed è con<br />

questo pensiero che lo accompagna dentro, lo fa sedere e gli avvicina un lume, Il tuo<br />

piede, mostrami il piede, ma Gesù le <strong>di</strong>ce, Il mio piede è guarito, non lo ve<strong>di</strong>. Maria <strong>di</strong><br />

Magdala potrebbe avergli risposto, No, non lo vedo, perché quella era la verità<br />

suprema dei suoi occhi rigati <strong>di</strong> lacrime. Dovette sfiorare con le labbra il dorso <strong>di</strong> quel<br />

piede coperto <strong>di</strong> polvere, slegare pian piano i legacci che fissavano il sandalo alla<br />

caviglia, accarezzare con la punta delle <strong>di</strong>ta la sottile pelle ricresciuta, per accertarsi<br />

delle auspicate virtù lenitive dell’unguento e, nel più intimo dei suoi pensieri, per<br />

accettare che il suo amore potesse aver avuto qualche merito nella guarigione.<br />

Mentre cenavano, Maria <strong>di</strong> Magdala non fece domande, volle solo sapere, e<br />

questo, inutile <strong>di</strong>rlo, non significava fare domande, se il viaggio fosse andato bene, se<br />

avesse fatto brutti incontri lungo la strada, banalità, cose del genere. Terminato il<br />

pasto, tacque, aprì e mantenne uno spazio <strong>di</strong> silenzio, perché non era il suo turno <strong>di</strong><br />

parlare. Gesù la guardava fissamente, come se dalla cima <strong>di</strong> uno scoglio stesse<br />

misurando le proprie forze con il mare, non per timore che al <strong>di</strong> sotto <strong>della</strong> liscia<br />

superficie si nascondessero animali <strong>di</strong>voratori o scogliere graffianti, ma come chi,<br />

semplicemente, saggi il proprio coraggio <strong>di</strong> saltare. Conosce questa donna da circa<br />

una settimana, tempo e vita sufficienti per sapere che se le si accostasse troverebbe<br />

le braccia aperte e un corpo che gli si offre, ma lo intimorisce rivelarle, perché senza<br />

dubbio è arrivato il momento, ciò che solo poche ore prima è stato oggetto <strong>di</strong> rifiuto<br />

da parte <strong>di</strong> coloro che, proprio perché <strong>della</strong> sua medesima carne, avrebbero dovuto<br />

essere anche del suo stesso spirito. Gesù esita, cerca la strada per la quale condurre<br />

le parole, e ciò che gli sovviene non è la lunga spiegazione necessaria, ma una frase<br />

per guadagnare tempo, a meno che non sia più esatto <strong>di</strong>re per perderlo, Non ti sei<br />

stupita che sia tornato così presto, Ho cominciato ad aspettarti quando sei partito,<br />

non ho contato il tempo fra la tua partenza e il tuo ritorno, come del resto non avrei<br />

fatto se tu avessi tardato per <strong>di</strong>eci anni. Gesù sorrise, fece un movimento con le<br />

spalle, ormai avrebbe dovuto saperlo, con questa donna non servivano né finzioni né<br />

parole evasive. Erano seduti per terra, l’uno <strong>di</strong> fronte all’altra, con un lume in mezzo e<br />

gli avanzi del cibo. Gesù prese un pezzo <strong>di</strong> pane, lo spartì e, dandone una parte a<br />

Maria, <strong>di</strong>sse, Che questo sia il pane <strong>della</strong> verità, mangiamolo per credere e non<br />

dubitare, qualunque cosa <strong>di</strong>remo e sentiremo adesso, Così sia, rispose Maria <strong>di</strong><br />

Magdala. Gesù mangiò il proprio pezzo <strong>di</strong> pane, attese che anche lei finisse il suo e,


per la quarta volta, pronunciò le parole, Ho visto Dio. Maria <strong>di</strong> Magdala non mostrò<br />

turbamento, solo le mani che teneva incrociate in grembo si mossero appena, e<br />

domandò, Era questo che dovevi <strong>di</strong>rmi se ci fossimo rincontrati, Sì, oltre a quanto mi<br />

è successo da quando me ne sono andato da casa, quattro anni fa, perché mi sembra<br />

che siano cose tutte legate l’una all’altra, anche se non so spiegarne il motivo né lo<br />

scopo, Sono come la tua bocca e le tue orecchie, rispose Maria <strong>di</strong> Magdala, ciò che<br />

racconterai lo <strong>di</strong>rai a te stesso, io sono soltanto colei che sta in te. Ora Gesù<br />

finalmente può cominciare a parlare, perché entrambi hanno mangiato il pane <strong>della</strong><br />

verità, e nella vita non sono davvero molti i momenti come questo. <strong>La</strong> notte si fece<br />

alba, la luce <strong>della</strong> lampada due volte morì e altrettante risuscitò, tutta la storia <strong>di</strong><br />

Gesù che già conosciamo fu narrata, ivi compresi, ad<strong>di</strong>rittura, alcuni particolari che<br />

allora non avevamo ritenuto che valessero granché, e tanti e tanti pensieri che ci<br />

eravamo lasciati sfuggire, non per il motivo che Gesù ce li nascondesse, ma<br />

semplicemente perché non potevamo, noi evangelisti, essere dappertutto. Quando,<br />

con una voce che d’improvviso si era fatta stanca, Gesù stava per cominciare a<br />

raccontare quanto era accaduto dopo il suo ritorno a casa, il <strong>di</strong>spiacere lo rese in<br />

qualche modo titubante, come l’aveva bloccato quell’oscuro presentimento prima<br />

che bussasse al portone, e Maria <strong>di</strong> Magdala, rompendo per la prima volta il silenzio,<br />

domandò, sia pur con il tono <strong>di</strong> chi conosce in anticipo la risposta, Tua madre non ti<br />

ha creduto, Proprio così, rispose Gesù, E perciò sei tornato in questa casa, Sì, Magari<br />

potessi mentirti e <strong>di</strong>rti che non ti credo neppure io, Perché, Perché rifaresti ciò che<br />

hai fatto, te ne andresti da qui come se te ne andassi da casa tua e io, non credendoti,<br />

non dovrei seguirti, Questo non risponde alla mia domanda, Hai ragione, non ti<br />

risponde, Allora, Se io non credessi in te, non dovrei vivere al tuo fianco le cose<br />

terribili che ti aspettano, E come puoi sapere, tu, che mi attendono cose terribili, Io<br />

non so niente <strong>di</strong> Dio, se non che devono essere davvero spaventosi sia le sue<br />

preferenze sia i suoi <strong>di</strong>sprezzi, Dove sei andata a prendere un’idea così strana,<br />

Dovresti essere donna per sapere che cosa significa vivere con il <strong>di</strong>sprezzo <strong>di</strong> Dio, e<br />

adesso dovrai essere molto più che un uomo per vivere e morire come Suo eletto,<br />

Vuoi spaventarmi, Ti racconterò un sogno che ho fatto, una notte mi è apparso un<br />

bambino, è comparso all’improvviso, dal niente, e ha affermato che Dio è terribile, lo<br />

ha detto ed è scomparso, non so chi fosse quella creatura, da dove venisse e a chi<br />

appartenesse, S<strong>ogni</strong>, Nessuno più <strong>di</strong> te può pronunciare questa parola con quel tono,<br />

E, dopo, che cosa è accaduto, Poi ho cominciato a fare la prostituta, Ormai hai<br />

lasciato quella vita, Ma il sogno non si è smentito, neppure dopo che ti ho conosciuto,<br />

Ripetimelo, quali erano le parole, Dio è terribile. Gesù vide il deserto, la pecora<br />

morta, il sangue sulla sabbia, udì la colonna <strong>di</strong> fumo trarre un sospiro <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />

e <strong>di</strong>sse, Forse, forse, ma una cosa è u<strong>di</strong>rlo in sogno, un’altra sarà provarlo nella vita,


Volesse Id<strong>di</strong>o che tu non arrivassi a saperlo, Ciascuno deve vivere il proprio destino, E<br />

del tuo hai già avuto il primo solenne avvertimento. Sopra Magdala e il mondo gira<br />

lentamente la cupola <strong>di</strong> un cielo trapunto <strong>di</strong> stelle. In qualche luogo dell’infinito, o<br />

forse infinitamente riempiendolo, Dio fa avanzare e in<strong>di</strong>etreggiare le pe<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> altri<br />

giochi, è troppo presto per preoccuparsi <strong>di</strong> questa, adesso deve solo lasciare che gli<br />

eventi seguano naturalmente il loro corso, riservandosi <strong>di</strong> dare, quando sia<br />

necessario, un tocco appropriato con la punta del mignolo, affinché un gesto o un<br />

pensiero fuori rotta non infrangano l’implacabile armonia dei destini. Ecco perché<br />

non bada a interessarsi al resto <strong>della</strong> conversazione che Gesù e Maria <strong>di</strong> Magdala<br />

proseguono, E adesso, che cosa pensi <strong>di</strong> fare, domandò lei, Hai detto che verresti con<br />

me ovunque io andassi, Ho detto che starei con te ovunque tu fossi, Qual è la<br />

<strong>di</strong>fferenza, Nessuna, ma puoi restare qui per il tempo che vorrai, se non ti importa <strong>di</strong><br />

vivere con me nella casa dov’ero prostituta. Gesù pensò, rifletté, infine <strong>di</strong>sse,<br />

Cercherò un posto dove lavorare a Magdala e vivremo insieme come marito e moglie,<br />

Prometti troppo, è già tanto che tu mi consenta <strong>di</strong> stare accanto a te.<br />

<strong>La</strong>voro, Gesù non ne trovò, ma ottenne quello che avrebbe dovuto aspettarsi,<br />

derisioni, <strong>di</strong>leggi e insulti, realmente ce n’era ben donde, un uomo, poco più che<br />

adolescente, che vive con la Maria <strong>di</strong> Magdala, quella là, Fate passare qualche giorno<br />

e lo vedremo ad<strong>di</strong>rittura seduto davanti al portone <strong>di</strong> casa, aspettando che esca il<br />

cliente. Due settimane venne sopportata quella situazione, ma alla fine Gesù <strong>di</strong>sse a<br />

Maria, Me ne vado via da qui, Dove, Verso il mare. Partirono alle prime luci dell’alba e<br />

gli abitanti <strong>di</strong> Magdala non fecero in tempo a profittare <strong>di</strong> qualcosa nella casa che<br />

bruciava.<br />

19.<br />

Trascorsi alcuni mesi, in una piovosa e fredda sera d’inverno un angelo entrò<br />

nella casa <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> Nazaret, e fu come se non fosse entrato nessuno, perché la<br />

famiglia continuò nelle proprie occupazioni, solo Maria si accorse dell’arrivo<br />

dell’ospite, e d’<strong>altro</strong>nde non avrebbe certo potuto far finta <strong>di</strong> niente visto che<br />

l’angelo le rivolse <strong>di</strong>rettamente la parola, in questi termini, Sappi, o Maria, che il<br />

Signore ha mischiato il Suo seme con quello <strong>di</strong> Giuseppe nella mattina in cui<br />

concepisti per la prima volta e che, <strong>di</strong> conseguenza, è dal Suo seme, cioè da quello del<br />

Signore, e non dal germine <strong>di</strong> tuo marito, benché legittimo, che è stato generato tuo<br />

figlio Gesù. Maria rimase sbigottita dalla notizia, la cui sostanza, per fortuna, non<br />

andò perduta nella confusa formulazione dell’angelo, e gli domandò, Allora Gesù è<br />

figlio mio e del Signore, Donna, quale mancanza <strong>di</strong> educazione, devi prestare<br />

attenzione alle gerarchie, alle priorità, del Signore e mio dovresti <strong>di</strong>re, Del Signore e<br />

tuo, No, del Signore e tuo, Non mi confondere le idee, rispon<strong>di</strong> a quello che ti ho


chiesto, se Gesù è figlio, Be’, figlio, per ciò che significa figlio, è solo del Signore, e tu,<br />

all’occorrenza, sei stata solo una madre portatrice, Allora il Signore non mi ha<br />

prescelto, Macché, il Signore passava <strong>di</strong> lì per caso, chiunque stesse guardando lo<br />

avrebbe capito dal colore del cielo, ma notò che tu e Giuseppe eravate sani e robusti,<br />

e allora, se ancora ti ricor<strong>di</strong> come si manifestano questi bis<strong>ogni</strong>, gli venne la voglia, e il<br />

risultato, nove mesi dopo, fu Gesù. Ma è sicuro, proprio sicuro, che sia stato davvero<br />

il seme del Signore a generare il mio primo figlio, Be’, la questione è delicata, adesso<br />

preten<strong>di</strong> da me, senza togliere né aggiungere niente, una vera e propria indagine sulla<br />

paternità, mentre per la verità, in questi connubi misti, per quante analisi, per quanti<br />

test, per quanti conteggi <strong>di</strong> globuli si facciano, <strong>di</strong> certezze assolute non se ne possono<br />

avere mai, Povera me che, ascoltandoti, ho persino immaginato che quel mattino, il<br />

Signore mi avesse scelto come Sua sposa, e in fondo è stato soltanto un caso,<br />

potrebbe essere così, ma potrebbe essere anche il contrario, ti <strong>di</strong>co che sarebbe stato<br />

ad<strong>di</strong>rittura meglio che tu non fossi sceso fino a Nazaret, lasciandomi nell’ignoranza,<br />

d’<strong>altro</strong>nde, se vuoi che ti parli con franchezza, <strong>di</strong> un figlio del Signore, sia pur avendo<br />

me come madre, ce ne saremmo accorti subito al momento <strong>della</strong> nascita e poi,<br />

crescendo, del Signore avrebbe avuto il portamento, l’aspetto e la favella, insomma,<br />

per quanto si <strong>di</strong>ca che l’amore materno è cieco, mio figlio Gesù non risponde a questi<br />

requisiti, Maria, il tuo primo grande errore è quello <strong>di</strong> credere che io sia venuto fin<br />

qua solo per parlarti <strong>di</strong> quel vecchio episo<strong>di</strong>o <strong>della</strong> vita sessuale del Signore, il tuo<br />

secondo invece è quello <strong>di</strong> pensare che la bellezza e la facon<strong>di</strong>a degli uomini siano a<br />

immagine e somiglianza del Signore, quando il Suo sistema, te lo <strong>di</strong>co io che sono <strong>di</strong><br />

casa, è quello <strong>di</strong> essere sempre il contrario <strong>di</strong> come gli uomini lo immaginano, e<br />

inoltre, in confidenza, io credo che il Signore non saprebbe neppure vivere in altra<br />

maniera, la parola che la Sua bocca pronuncia il più delle volte non è il sì, ma il no, Ho<br />

sempre sentito <strong>di</strong>re che il Diavolo è lo spirito che nega, No, figlia mia, il Diavolo è lo<br />

spirito che si nega, se in cuor tuo non ti ren<strong>di</strong> conto <strong>della</strong> <strong>di</strong>fferenza, non saprai mai a<br />

chi appartieni, Appartengo al Signore, Macché, <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> appartenere a Lui e sei caduta<br />

nel terzo e più grande degli errori, cioè in quello <strong>di</strong> non avere creduto a tuo figlio, A<br />

Gesù, Sì, a Gesù, nessuno degli altri ha visto Dio, o mai lo vedrà, Dimmi, angelo del<br />

Signore, è proprio vero che mio figlio Gesù ha visto Dio, Sì, e come un bimbo che<br />

abbia trovato il suo primo nido, è corso a mostrartelo, e tu, scettica, tu, sospettosa,<br />

hai detto che non poteva essere vero, che se un nido c’era, era vuoto, che se uova<br />

conteneva, erano andate a male, e che se non ce n’erano, le aveva mangiate il<br />

serpente, Perdonami, angelo mio, <strong>di</strong> avere dubitato, Adesso non so se stai parlando<br />

con me o con tuo figlio, Con lui, con te, con tutt’e due, che cosa posso fare per<br />

riparare al male fatto, Che cosa ti consiglierebbe il tuo cuore <strong>di</strong> madre, Di andare a<br />

cercarlo, <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli che gli credo, <strong>di</strong> chiedergli <strong>di</strong> perdonarmi e <strong>di</strong> tornare a casa, dove il


Signore verrà a cercarlo, giunta l’ora, Francamente, non so se sei in tempo, non esiste<br />

persona più sensibile <strong>di</strong> un adolescente, rischi <strong>di</strong> sentirti <strong>di</strong>re parole malvagie e <strong>di</strong><br />

prenderti la porta in faccia, Se accadrà, la colpa sarà <strong>di</strong> quel demonio che l’ha stregato<br />

e perduto, non so neppure come il Signore, da padre, gli abbia concesso tanta libertà,<br />

tanta briglia sciolta, Di quale demonio parli, Del pastore con cui mio figlio ha trascorso<br />

quattro anni, sorvegliando un gregge che nessuno sa a che cosa serva, Ah, il pastore,<br />

Lo conosci, Frequentavamo la stessa scuola, E il Signore permette che un tale<br />

demonio resista e prosperi, Lo richiede il buon or<strong>di</strong>ne del creato, ma l’ultima parola<br />

sarà sempre quella del Signore, solo che noi non sappiamo quando la pronuncerà, ma<br />

vedrai che un bel mattino ci sveglieremo e scopriremo che nel mondo non esiste più il<br />

male, e adesso devo andarmene, se hai altre domande da pormi, approfittane,<br />

Soltanto una, Ottimo, Perché il Signore vuole mio figlio, Tuo figlio per modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re,<br />

Agli occhi del mondo Gesù è mio figlio, Perché lo vuole, tu mi chie<strong>di</strong>, guarda che è<br />

proprio una buona domanda, sissignore, la cosa peggiore è che io non so risponderti,<br />

allo stato attuale la faccenda riguarda loro due, e non credo che Gesù sappia <strong>di</strong> più <strong>di</strong><br />

quanto ti avrà detto, Mi ha detto che avrà potere e gloria dopo morto, Anche <strong>di</strong><br />

questa parte sono al corrente, Ma che cosa dovrà fare in vita per meritarsi tutte le<br />

cose meravigliose che il Signore gli ha promesso, Via, via, tu cre<strong>di</strong>, donna ignorante,<br />

che quella parola esista agli occhi del Signore, che possano avere valore e significato<br />

quelli che presuntuosamente chiamate meriti, non so davvero che cosa vi cre<strong>di</strong>ate,<br />

mentre non siete <strong>altro</strong> che miseri schiavi <strong>della</strong> volontà assoluta <strong>di</strong> Dio, Non <strong>di</strong>rò <strong>altro</strong>,<br />

sono veramente la schiava del Signore, si compia in me la Sua parola, <strong>di</strong>mmi soltanto,<br />

dopo tutti questi mesi dove potrò trovare mio figlio, Cercalo, ché è tuo dovere, anche<br />

lui è andato in cerca <strong>della</strong> pecora smarrita, Per ucciderla, Sta’ tranquilla, che non ti<br />

ammazzerà, tu invece lo ucciderai con la tua assenza nell’ora <strong>della</strong> sua morte, Come<br />

sai che non morirò prima io, Sono abbastanza addentro ai centri decisionali per<br />

saperlo, e adesso ad<strong>di</strong>o, hai fatto le domande che volevi, forse non ne hai poste<br />

alcune che dovevi, ma questo non mi riguarda più, Spiegamelo, Spiegatelo da sola.<br />

Con queste ultime parole, l’angelo scomparve e Maria aprì gli occhi. I figli dormivano<br />

tutti, i maschi <strong>di</strong>visi in due gruppi <strong>di</strong> tre, Giacomo, Giuseppe e Giuda, i più gran<strong>di</strong>, in<br />

un angolo, in un <strong>altro</strong> angolo i più giovani, Simone, Giusto e Samuele, e accanto a lei,<br />

una per parte, come al solito, Lisia e Li<strong>di</strong>a, ma gli occhi <strong>di</strong> Maria, ancora turbati dalle<br />

notizie dell’angelo, si spalancarono all’improvviso, esterrefatti, vedendo Lisia <strong>di</strong>scinta,<br />

praticamente nuda, la tunica rimboccata fin sui seni, che dormiva profondamente e<br />

sospirava sorridendo, mentre un impercettibile velo <strong>di</strong> sudore le brillava sulla fronte e<br />

sul labbro superiore, che sembrava morso <strong>di</strong> baci. Se non fosse per la certezza che lì<br />

c’era stato solo un angelo chiacchierone, i segni mostrati da Lisia avrebbero fatto<br />

gridare e proclamare che un incubo demoniaco, <strong>di</strong> quelli che attentano


maliziosamente alle donne addormentate, aveva fatto i propri como<strong>di</strong> col corpo<br />

inesperto <strong>della</strong> fanciulla, mentre la madre si lasciava <strong>di</strong>strarre dalla conversazione,<br />

magari è sempre andata così e noi non lo sapevamo, ché gli angeli si muovono<br />

sempre in coppia ovunque vadano, e mentre uno attacca a raccontare fiabe per<br />

intrattenere, facendo da spalla, zitto zitto l’<strong>altro</strong> compie l’actus nefandus, si fa per<br />

<strong>di</strong>re, ché nefando a rigor <strong>di</strong> termini non è, visto che tutto in<strong>di</strong>ca che la volta<br />

successiva si scambieranno ruoli e posizioni perché non si perda, né nel sognatore né<br />

nel sognato, il benefico significato <strong>della</strong> dualità <strong>della</strong> carne e dello spirito. Maria coprì<br />

la figlia alla bell’e meglio, tirandole la tunica fino all’altezza <strong>di</strong> ciò che, se scoperto, è<br />

indecoroso e, quando la reputò decente, la svegliò e le domandò a voce bassa, Che<br />

cosa stavi sognando. Colta <strong>di</strong> sorpresa, Lisia non poteva mentire, rispose <strong>di</strong> aver<br />

sognato un angelo, ma che questi non le aveva detto nulla, l’aveva solo guardata, e<br />

con un’espressione così tenera e così dolce che non avrebbero potuto essere più belli<br />

gli sguar<strong>di</strong> del para<strong>di</strong>so. Non ti ha toccato, domandò Maria, e Lisia rispose, Ma<br />

mamma, gli occhi non servono a questo. Incerta se dovesse tranquillizzarsi o<br />

preoccuparsi per quanto era successo accanto a lei, Maria, con voce ancora più bassa,<br />

<strong>di</strong>sse, Anch’io ho sognato un angelo, E il tuo ha parlato, oppure è rimasto zitto anche<br />

lui, domandò Lisia innocentemente, Ha parlato per rivelarmi che tuo fratello Gesù<br />

<strong>di</strong>ceva il vero quando ci ha annunciato <strong>di</strong> avere visto Dio, Ah, mamma, come ci siamo<br />

comportati male, allora, non abbiamo creduto alle parole <strong>di</strong> Gesù, e lui è tanto<br />

buono, arrabbiato com’era avrebbe persino potuto riprendersi il denaro <strong>della</strong> mia<br />

dote, e invece non l’ha fatto, Adesso dobbiamo cercare <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are, Non sappiamo<br />

dove sia, notizie non ne ha date, ma l’angelo, lui sì che avrebbe potuto aiutarci, sanno<br />

tutto gli angeli, Invece no, non mi ha aiutato, mi ha detto solo <strong>di</strong> cercare tuo fratello,<br />

che era nostro dovere, Ma mamma, allora se è vero che Gesù è stato con il Signore,<br />

d’ora in avanti la nostra vita sarà <strong>di</strong>versa, Diversa forse, ma peggiore, Perché, Se noi<br />

non abbiamo creduto a Gesù né alle sue parole, come speri che possano farlo gli altri,<br />

non pretenderai che si vada per le strade e le piazze <strong>di</strong> Nazaret a pre<strong>di</strong>care, Gesù ha<br />

veduto il Signore, Gesù ha veduto il Signore, ci prenderebbero a sassate, Ma il<br />

Signore, visto che lo ha scelto, ci <strong>di</strong>fenderebbe, noi siamo la sua famiglia, Non esserne<br />

tanto sicura, quando il Signore ha fatto la Sua scelta, noi non c’eravamo, per Dio non<br />

esistono genitori né figli, ricordati <strong>di</strong> Abramo, ricordati <strong>di</strong> Isacco, Ah, mamma, che<br />

dolore, È più prudente tenerci queste cose nel cuore, figlia mia, e parlarne il meno<br />

possibile, Allora, che cosa faremo, Domani manderò Giacomo e Giuseppe a cercare<br />

Gesù, Ma dove, in Galilea, che è immensa, o in Samaria, ammesso che sia andato là, o<br />

in Giudea, o in Idumea, che si trova proprio in capo al mondo, È più probabile che tuo<br />

fratello si sia <strong>di</strong>retto verso il mare, ricordati cosa ci ha detto quando è tornato, che<br />

era stato con alcuni pescatori, E non potrebbe <strong>piu</strong>ttosto essere tornato al suo gregge,


Quel periodo è finito, Come lo sai, Dormi, che il mattino è ancora lontano, Può darsi<br />

che sogneremo nuovamente i nostri angeli, Può essere. Fu impossibile comprendere<br />

se l’angelo <strong>di</strong> Lisia, sfuggito casualmente alla compagnia del confratello, fosse <strong>di</strong><br />

nuovo andato a movimentarle il sonno, ma il messaggero <strong>della</strong> rivelazione, anche se<br />

si era <strong>di</strong>menticato qualche particolare, non poté tornare perché Maria rimase sempre<br />

con gli occhi aperti nella semioscurità <strong>della</strong> casa, ciò che sapeva le era d’avanzo, ciò<br />

che immaginava lo temeva.<br />

Sorse il giorno, si arrotolarono le stuoie e Maria, davanti alla famiglia riunita,<br />

comunicò che dopo aver lungamente pensato, negli ultimi tempi, al modo in cui si<br />

erano comportati con Gesù, A cominciare da me che, essendo la madre, avrei dovuto<br />

<strong>di</strong>mostrarmi più benevola e comprensiva, sono arrivata a una conclusione assai chiara<br />

e giusta, che dovremmo andare a cercarlo e chiedergli <strong>di</strong> tornare a casa, perché gli<br />

cre<strong>di</strong>amo e, a Dio piacendo, crederemo quello che ci ha detto, furono queste le<br />

parole <strong>di</strong> Maria, che non si accorse <strong>di</strong> ripetere quanto aveva detto suo figlio<br />

Giuseppe, lì presente, nel drammatico momento del rifiuto, chissà, forse Gesù<br />

sarebbe ancora qui, oggi, se quel sussurro <strong>di</strong>screto, quale in effetti fu, <strong>di</strong> fatto avesse<br />

espresso, anche se allora non lo abbiamo fatto notare, la voce <strong>di</strong> tutti. Maria non<br />

parlò <strong>di</strong> angeli né <strong>di</strong> rivelazioni celesti, ma semplicemente del dovere <strong>di</strong> tutti nei<br />

confronti del primogenito. Giacomo non osò contestare i nuovi punti <strong>di</strong> vista, anche<br />

se in cuor suo non si smuoveva dalla convinzione che il fratello fosse fuori <strong>di</strong> senno o,<br />

al massimo, eventualità da tenere sempre in considerazione, che fosse stato oggetto<br />

<strong>di</strong> una ripugnante mistificazione da parte <strong>di</strong> gente empia. Anticipando già la risposta,<br />

domandò, E chi, fra i presenti, andrà a cercare Gesù, Ci andrai tu, che sei il<br />

secondogenito, e Giuseppe verrà con te, insieme sarete più al sicuro, Da dove<br />

cominceremo a cercare, Da quello che è chiamato il mare <strong>di</strong> Galilea, sono sicura che<br />

lo troverete lì, E quando partiamo, Sono passati mesi da quando Gesù se n’è andato,<br />

non dobbiamo perdere neppure un giorno, Sta piovendo, madre mia, e non è il<br />

tempo in<strong>di</strong>cato per viaggiare, Figlio, l’occasione può sempre creare una necessità, ma<br />

se la necessità è impellente, dovrà essere questa a creare l’occasione. I figli<br />

guardarono Maria sorpresi, in realtà non erano abituati a u<strong>di</strong>re dalla bocca <strong>della</strong><br />

madre sentenze così lapidarie, sono ancora molto giovani per sapere che la<br />

frequentazione degli angeli produce questi risultati, e anche <strong>di</strong> migliori la prova, ma<br />

gli altri non lo sospettano neppure, ce la fornisca Lisia in questo momento, giacché<br />

non può significare <strong>altro</strong> quel suo lento, sognante cenno affermativo <strong>della</strong> testa.<br />

Terminò il consiglio <strong>di</strong> famiglia, Giacomo e Giuseppe andarono a vedere se le meteore<br />

dell’aria fossero chete, perché, se proprio dovevano andare alla ricerca <strong>di</strong> un fratello<br />

con un simile tempo, che almeno potessero mettersi in marcia durante una schiarita,<br />

e si dà il caso che il cielo sembrava essere lì ad ascoltarli, giacché proprio dalla parte


del cosiddetto mare <strong>di</strong> Galilea si stava aprendo uno sprazzo <strong>di</strong> azzurro che sembrava<br />

promettere un pomeriggio senza pioggia. Accomiatatisi dentro casa, <strong>di</strong>scretamente,<br />

giacché Maria riteneva che i vicini non dovessero saperne più <strong>di</strong> tanto, finalmente<br />

partirono i due fratelli, non imboccando la strada che portava a Magdala, ché non<br />

avevano motivo <strong>di</strong> pensare che Gesù avesse seguito quella <strong>di</strong>rezione, ma<br />

prendendone un’altra, quella che <strong>di</strong>rettamente, e con maggior como<strong>di</strong>tà, li avrebbe<br />

condotti alla nuova città <strong>di</strong> Tiberiade. Erano scalzi perché, con le strade trasformate in<br />

pantani, in poco tempo dai pie<strong>di</strong> gli sarebbero caduti a pezzi quei sandali che adesso<br />

si trovavano in salvo nelle bisacce, in attesa <strong>di</strong> un tempo più benigno. Due buone<br />

ragioni ebbe Giacomo per scegliere la strada <strong>di</strong> Tiberiade, la prima delle quali era la<br />

sua curiosità <strong>di</strong> paesano che aveva sentito parlare <strong>di</strong> palazzi, templi e altre simili<br />

gran<strong>di</strong>ose costruzioni, e la seconda che la città, a quanto aveva u<strong>di</strong>to raccontare, si<br />

trovava fra le estremità nord e sud <strong>della</strong> riva <strong>di</strong> qua, più o meno a metà strada.<br />

Siccome avrebbero dovuto guadagnarsi la vita nel periodo <strong>della</strong> ricerca, Giacomo<br />

sperava che fosse facile trovare lavoro nei cantieri <strong>della</strong> città, malgrado quello che<br />

<strong>di</strong>cevano gli ebrei devoti <strong>di</strong> Nazaret, e cioè che si trattava <strong>di</strong> un luogo impuro per via<br />

dell’aria malsana e delle acque solforose che si trovavano lì nei pressi. Non riuscirono<br />

a raggiungere Tiberiade quello stesso giorno perché, alla fin fine, le promesse del<br />

cielo non vennero mantenute, non era ancora trascorsa un’ora dacché avevano<br />

intrapreso il cammino quando cominciò a piovere, e furono fortunati a trovare una<br />

grotta dove entrarono e si ripararono prima che la pioggia avesse modo <strong>di</strong> portarli via<br />

in un torrente. Dormirono lì e, il mattino del giorno dopo, ormai sospettosi per<br />

esperienza, gli ci volle un bel po’ per convincersi che il tempo era davvero migliorato<br />

e che potevano arrivare a Tiberiade con gli abiti più o meno asciutti. Il lavoro che<br />

trovarono nei cantieri fu <strong>di</strong> trasportare sassi, ché né il sapere dell’uno né quello<br />

dell’<strong>altro</strong> serviva a qualcosa <strong>di</strong> più, fortunatamente dopo qualche giorno ritennero <strong>di</strong><br />

avere già guadagnato abbastanza, non perché il re Erode Antipa fosse un pagatore<br />

generoso, ma perché, essendo talmente limitate e così poco pressanti le necessità,<br />

potevano vivere senza doverle sod<strong>di</strong>sfare tutte. Lì, a Tiberiade, domandarono se vi<br />

fosse stato o passato un certo Gesù <strong>di</strong> Nazaret, che è nostro fratello, d’aspetto così e<br />

così, <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> così e cosà, è per caso in compagnia, questo proprio non lo sappiamo.<br />

Gli <strong>di</strong>ssero che in quel cantiere, no, e allora fecero il giro <strong>di</strong> tutti i cantieri <strong>della</strong> città,<br />

fino ad accertarsi che, lì, Gesù non c’era mai stato, cosa <strong>di</strong> cui non ci si poteva<br />

neppure sorprendere, perché se il fratello aveva deciso <strong>di</strong> riprendere il suo iniziale<br />

mestiere <strong>di</strong> pescatore, non sarebbe certo rimasto lì, avendo il mare davanti agli occhi,<br />

a penare fra duri sassi e durissimi capoccia. Con il denaro guadagnato, anche se poco,<br />

il problema da risolvere adesso era se la ricerca lungo la costa, <strong>di</strong> villaggio in villaggio,<br />

<strong>di</strong> pescatori in pescatori, <strong>di</strong> barca in barca, dovesse proseguire verso nord o verso sud.


Giacomo finì per scegliere il sud perché la strada gli sembrava più facile, con<br />

pochissime insenature, mentre verso nord l’orografia si faceva più accidentata. Il<br />

tempo appariva stabile, il freddo sopportabile, la pioggia si era allontanata, e un<br />

qualsiasi senso <strong>della</strong> natura più esperto <strong>di</strong> quello dei due ragazzi sarebbe stato in<br />

grado <strong>di</strong> avvertire, dall’odore dell’aria e dal palpitare del suolo, i primi timi<strong>di</strong> in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong><br />

primavera. <strong>La</strong> ricerca del fratello da parte <strong>di</strong> fratelli, or<strong>di</strong>nata per motivi superiori,<br />

stava trasformandosi in un’escursione piacevole ed egoistica, una passeggiata in<br />

campagna, una vacanza sulla riva <strong>di</strong> uno specchio d’acqua, ci mancava poco che<br />

Giacomo e Giuseppe si <strong>di</strong>menticassero <strong>di</strong> che cosa erano andati a fare da quelle parti<br />

quando, all’improvviso, dai primi pescatori che incontrarono ricevettero notizie <strong>di</strong><br />

Gesù, fornite per giunta nel modo più strano, giacché furono queste le parole degli<br />

uomini, Lo abbiamo visto, sì, e lo conosciamo, e visto che voi andate a cercarlo, se lo<br />

incontrate, <strong>di</strong>tegli che lo stiamo aspettando come chi aspetta il pane quoti<strong>di</strong>ano. Si<br />

stupirono i due fratelli e non riuscirono a credere che i pescatori stessero parlando <strong>di</strong><br />

Gesù, oppure si trattava <strong>di</strong> un <strong>altro</strong> Gesù conosciuto da loro, Dagli in<strong>di</strong>zi che ci avete<br />

dato, risposero i pescatori, è lo stesso Gesù, se venga da Nazaret non lo sappiamo,<br />

ché non ce l’ha detto, E per quale motivo <strong>di</strong>te che lo aspettate come il pane<br />

quoti<strong>di</strong>ano, domandò Giacomo, Perché se c’è lui, dentro una barca il pesce si riversa<br />

nelle reti come non si è mai visto in alcun tempo, Ma nostro fratello non è granché<br />

esperto nell’arte <strong>della</strong> pesca, allora non è lo stesso Gesù, Ma noi non abbiamo mica<br />

affermato che questo Gesù possiede i segreti del pescare, lui non pesca, <strong>di</strong>ce solo,<br />

Calate la rete da questo lato, e noi la scen<strong>di</strong>amo e la rete si riempie, In tal caso, come<br />

mai non è con voi, Perché dopo qualche giorno se ne va, <strong>di</strong>ce che deve andare ad<br />

aiutare altri pescatori, e in effetti corrisponde al vero, è già stato con noi per tre volte,<br />

ognuna delle quali ha detto che sarebbe tornato, E adesso, dov’è, Non lo sappiamo,<br />

dopo essere stato qui l’ultima volta si è <strong>di</strong>retto a sud, ma è anche possibile che sia<br />

andato verso nord senza che ce ne accorgessimo, lui compare e scompare a sua<br />

volontà. Disse Giacomo a Giuseppe, Allora an<strong>di</strong>amo verso sud, perlomeno sappiamo<br />

che nostro fratello si trova su questa riva. Sembrava facile, ma c’è da considerare che<br />

al loro passaggio Gesù poteva anche trovarsi al largo su qualche barca, impegnato in<br />

una delle sue miracolose pesche, in genere non <strong>di</strong>amo importanza a questi<br />

particolari, ma il destino non è affatto quello che cre<strong>di</strong>amo, noi pensiamo che tutto<br />

sia deciso fin da un principio, mentre la verità è ben <strong>di</strong>versa, notate che, perché possa<br />

compiersi il destino <strong>di</strong> un incontro <strong>di</strong> certe persone con altre, come nel caso attuale,<br />

bisogna che tutti riescano a radunarsi in uno stesso punto e alla medesima ora, il che<br />

non è fatica da poco, sarebbe sufficiente che ci fossimo attardati, per quanto poco, a<br />

guardare una nuvola in cielo, ad ascoltare il canto <strong>di</strong> un uccello, a contare le entrate e<br />

le uscite da un formicaio, o, al contrario, che per <strong>di</strong>strazione non avessimo guardato


né ascoltato né contato e avessimo proseguito, ed ecco che sfumerebbe quello che<br />

sembrava così ben avviato, il destino è la cosa più <strong>di</strong>fficile che esista al mondo,<br />

fratello Giuseppe, vedrai quando arriverai alla mia età. Così allertati, i due fratelli<br />

guardavano con mille occhi, facevano soste lungo la strada in attesa <strong>di</strong> veder<br />

approdare una barca che tardava, e moltissime volte tornarono rapidamente in<strong>di</strong>etro,<br />

con lo scopo <strong>di</strong> cogliere alle spalle un’eventuale comparsa <strong>di</strong> Gesù in qualche luogo<br />

imprevisto. Giunsero così alla fine delle acque. Attraversarono il Giordano e ai primi<br />

pescatori che incontrarono chiesero <strong>di</strong> Gesù. Ne avevano sentito parlare, sissignore,<br />

<strong>di</strong> lui e <strong>della</strong> sua magia, ma lì non si era visto. Giacomo e Giuseppe tornarono sui loro<br />

passi, facendo rotta verso nord, con maggiore attenzione, anch’essi come dei<br />

pescatori che stessero tirando una rete a strascico nella speranza <strong>di</strong> catturare il re dei<br />

pesci. Una notte che accadde loro <strong>di</strong> dormire per strada, fecero turni <strong>di</strong> sentinella,<br />

casomai Gesù approfittasse del chiaro <strong>di</strong> luna per recarsi da un posto all’<strong>altro</strong>, alla<br />

chetichella. Vagando e domandando, arrivarono all’altezza <strong>di</strong> Tiberiade, dove non<br />

ebbero bisogno <strong>di</strong> entrare in cerca <strong>di</strong> lavoro, giacché i sol<strong>di</strong> non erano ancora finiti,<br />

grazie anche all’ospitalità dei pescatori che donavano loro del pesce, il che portò<br />

Giuseppe a <strong>di</strong>re, Fratello Giacomo, hai pensato che questo pesce che stiamo<br />

mangiando potrebbe essere stato pescato da nostro fratello, e Giacomo rispose, Non<br />

è più saporito per questo, parole malvagie che non ci si aspetterebbe come pegno <strong>di</strong><br />

un amore fraterno, ma che l’irritazione <strong>di</strong> chi va in cerca <strong>di</strong> un ago nel pagliaio<br />

giustifica.<br />

Incontrarono Gesù a un’ora <strong>di</strong> cammino, un’ora delle nostre, beninteso, dopo<br />

Tiberiade. Il primo a scorgerlo fu Giuseppe, che aveva una vista acutissima in<br />

lontananza, È lui, laggiù, esclamò. Infatti procedono in questa <strong>di</strong>rezione due persone,<br />

ma una è una donna, e Giacomo <strong>di</strong>ce, Non è lui. Un fratello minore non si impunta<br />

mai con uno maggiore, ma Giuseppe, dalla contentezza, non è <strong>di</strong>sposto a rispettare<br />

né norme né convenzioni, Ti <strong>di</strong>co che è lui, Ma c’è una donna, C’è una donna e c’è un<br />

uomo, e l’uomo è Gesù. Per un sentiero lungo la riva, in un campo pianeggiante fra<br />

due colline le cui falde quasi sfioravano l’acqua, procedevano camminando Gesù e<br />

Maria <strong>di</strong> Magdala. Giacomo si fermò, in attesa, e <strong>di</strong>sse a Giuseppe <strong>di</strong> stargli vicino. Il<br />

ragazzo obbedì, contrariato perché il suo desiderio era <strong>di</strong> correre dal fratello<br />

finalmente ritrovato, <strong>di</strong> abbracciarlo, <strong>di</strong> saltargli al collo. Giacomo era turbato dalla<br />

creatura che accompagnava Gesù, chi era, non voleva credere che il fratello già<br />

conoscesse donna, ma sentiva che quella semplice eventualità lo allontanava<br />

infinitamente dal primogenito, come se Gesù, che si gloriava <strong>di</strong> aver visto Dio, solo<br />

per questa ragione, cioè quella, insomma, <strong>di</strong> conoscere donna, appartenesse<br />

definitivamente a un <strong>altro</strong> mondo. Da una riflessione si passa alla successiva, e spesso<br />

ci si arriva senza accorgersi del percorso che le unisce, è come passare da una sponda


all’altra <strong>di</strong> un fiume su un ponte coperto, procedendo senza vedere la meta ultima, si<br />

attraverserebbe un corso d’acqua <strong>di</strong> cui non conoscevamo l’esistenza, e fu così che<br />

Giacomo, senza capire come, si ritrovò a pensare che non era giusto essere rimasto lì<br />

immobile, come se fosse lui il primogenito che il fratello doveva andare a riverire. <strong>La</strong><br />

sua mossa liberò Giuseppe, che corse da Gesù a braccia aperte, fra esclamazioni <strong>di</strong><br />

gioia, facendo alzare in volo uno stormo <strong>di</strong> uccelli che, nascosti fra l’erba alta <strong>della</strong><br />

riva, cercavano nel fango il loro cibo. Giacomo accelerò il passo per impe<strong>di</strong>re che<br />

Giuseppe si incaricasse <strong>di</strong> messaggi che appartenevano solo a lui, poco dopo era <strong>di</strong><br />

fronte a Gesù e stava <strong>di</strong>cendo, Rendo grazie al Signore per aver voluto che trovassimo<br />

il fratello che cercavamo, e Gesù rispose, Rendo grazie <strong>di</strong> vedervi in buona salute.<br />

Maria <strong>di</strong> Magdala si era fermata poco più in<strong>di</strong>etro. Gesù domandò, Cosa siete venuti a<br />

fare in questi luoghi, fratelli, e Giacomo <strong>di</strong>sse, Spostiamoci un po’ da questa parte per<br />

poter parlare in pace, In pace lo siamo già, rispose Gesù, e se lo hai detto per via <strong>di</strong><br />

questa donna, sappi che tutto ciò <strong>di</strong> cui tu voglia informarmi, e che io scelga <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re<br />

da te, lo può sentire anche lei come se fossi io stesso. Vi fu un silenzio così denso, così<br />

spinto, così profondo che sembrava che fosse un silenzio del mare e dei monti in<br />

comunione, e non quello <strong>di</strong> quattro semplici persone faccia a faccia, che<br />

riprendevano le forze. Adesso Gesù sembrava più adulto <strong>di</strong> prima, la pelle più scura,<br />

ma gli si era stemperata la febbre dello sguardo e, sotto la folta barba nera, il volto<br />

appariva pacato, tranquillo, benché visibilmente contratto per quell’incontro<br />

inatteso. Chi è questa donna, domandò Giacomo, Si chiama Maria e sta con me,<br />

rispose Gesù, Ti sei sposato, Sì e no, no e sì, Non capisco, Del resto non confidavo che<br />

tu capissi, Devo parlarti, Ebbene, parla, Ti porto un messaggio <strong>di</strong> nostra madre, Ti<br />

ascolto, Preferirei comunicartelo in privato, Hai sentito quello che ho detto. Maria <strong>di</strong><br />

Magdala fece due passi, Posso allontanarmi dove non vi senta, <strong>di</strong>sse, Non c’è nel mio<br />

animo un pensiero che tu non conosca, è quin<strong>di</strong> giusto che tu sappia quali sono i<br />

pensieri <strong>di</strong> mia madre su <strong>di</strong> me, così mi risparmierai la fatica <strong>di</strong> doverteli riferire dopo,<br />

rispose Gesù. L’irritazione fece montare il sangue alla testa a Giacomo, che<br />

in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> un passo, come per andarsene, mentre lanciava a Maria <strong>di</strong> Magdala<br />

uno sguardo incollerito, nel quale tuttavia si avvertiva anche un sentimento confuso,<br />

<strong>di</strong> desiderio e <strong>di</strong> rancore. Fra i due, Giuseppe tendeva le mani per trattenerli, era<br />

tutto ciò che poteva fare. Alla fine Giacomo si calmò e, dopo una pausa <strong>di</strong><br />

concentrazione mentale, per ricordarsi, recitò, Nostra madre ci ha mandato a cercarti<br />

per chiederti <strong>di</strong> tornare a casa, perché ti cre<strong>di</strong>amo e, a Dio piacendo, arriveremo a<br />

credere a quanto ci hai detto, Solo questo, Sono le sue parole, Vuoi forse <strong>di</strong>rmi che,<br />

per quanto vi riguarda, non farete nulla per credere a quello che vi ho raccontato, che<br />

vi limiterete ad aspettare che il Signore mo<strong>di</strong>fichi il vostro inten<strong>di</strong>mento, Intendere o<br />

non intendere, è tutto nelle mani del Signore, Ti sbagli, il Signore ci ha dato le gambe


perché camminassimo e noi camminiamo, che io sappia nessun uomo ha mai<br />

aspettato che il Signore gli or<strong>di</strong>nasse, Cammina, lo stesso avviene con l’intelletto, se il<br />

Signore ce l’ha dato è perché lo usassimo secondo il nostro desiderio e la nostra<br />

volontà, Non voglio <strong>di</strong>scutere con te, Fai bene, non prevarresti nella <strong>di</strong>scussione. Che<br />

risposta devo portare a nostra madre, Dille che le parole del suo messaggio sono<br />

arrivate troppo tar<strong>di</strong>, quelle parole che a suo tempo ha saputo pronunciare Giuseppe<br />

ma che lei non ha fatto sue, e anche se le apparisse un angelo del Signore a<br />

confermare tutto quanto vi ho narrato, convincendola finalmente <strong>della</strong> volontà<br />

<strong>di</strong>vina, a casa io non tornerò, Sei caduto in un peccato d’orgoglio, Un albero geme se<br />

lo tagliano, un cane guaisce se lo picchiano, un uomo cresce se lo offendono, È tua<br />

madre, siamo i tuoi fratelli, Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli, i miei fratelli e<br />

mia madre sono coloro che hanno creduto alla mia parola nel momento in cui l’ho<br />

pronunciata, i miei fratelli e mia madre sono coloro che quando an<strong>di</strong>amo al largo<br />

confidano in me per nutrirsi più abbondantemente che in precedenza <strong>di</strong> ciò che<br />

pescano, mia madre e i miei fratelli sono coloro che non hanno bisogno <strong>di</strong> aspettare<br />

l’ora <strong>della</strong> mia morte per impietosirsi <strong>della</strong> mia vita, Non hai altri messaggi da<br />

affidare, Altri messaggi non ne ho, ma sentirete parlare <strong>di</strong> me, rispose Gesù e,<br />

rivolgendosi a Maria <strong>di</strong> Magdala, <strong>di</strong>sse, An<strong>di</strong>amocene, Maria, le barche stanno<br />

uscendo per la pesca, i banchi <strong>di</strong> pesci si radunano, è tempo <strong>di</strong> mietere questa messe.<br />

Si stavano ormai allontanando quando Giacomo urlò, Gesù, devo <strong>di</strong>re a nostra madre<br />

chi è quella donna, Dille che sta con me e che si chiama Maria, e la voce riecheggiò fra<br />

le colline e sopra le acque. Disteso per terra, Giuseppe piangeva per il <strong>di</strong>spiacere.<br />

20.<br />

Quando Gesù va al largo con i pescatori, <strong>di</strong> solito Maria <strong>di</strong> Magdala lo aspetta<br />

seduta sopra un sasso in riva all’acqua, o su un poggio, se ce n’è qualcuno, da cui<br />

possa meglio seguire la rotta e osservare la navigazione. Le battute <strong>di</strong> pesca, adesso,<br />

non si protraggono a lungo, non c’è mai stata in queste acque una tale abbondanza <strong>di</strong><br />

pesce, <strong>di</strong>rebbero gli ingenui, è come pescare con le mani in un secchio pieno, ma poi<br />

osservano che l’abilità non è identica per tutti, il secchio è come sempre, poco meno<br />

che vuoto, e se Gesù non è presente nell’equipaggio le mani e le braccia si affannano<br />

a calare la rete e si scoraggiano vedendola risalire con un pesce qua e uno là<br />

imprigionati fra le maglie. Ecco perché tutti i pescatori <strong>della</strong> costa occidentale del<br />

cosiddetto mare <strong>di</strong> Galilea chiedono <strong>di</strong> Gesù, reclamano Gesù, pretendono Gesù, e in<br />

qualche posto è già successo che lo abbiano accolto con festeggiamenti, applausi e<br />

fiori, quasi fossimo nella domenica delle Palme. Ma visto che il pane degli uomini è<br />

quello che è, un miscuglio <strong>di</strong> invi<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> malizia, talvolta un po’ <strong>di</strong> carità, in cui<br />

fermenta un lievito <strong>di</strong> paura che fa crescere ciò che è cattivo e afflosciare ciò che è


uono, è già successo pure che abbiano litigato pescatori con pescatori e paesi con<br />

paesi, perché tutti volevano avere Gesù solo per sé, che gli altri se la sbrigassero alla<br />

bell’e meglio. Quando accadeva, Gesù si ritirava nel deserto e faceva ritorno quando i<br />

rissosi pentiti andavano a implorarlo <strong>di</strong> perdonare i loro eccessi, che tutto era una<br />

conseguenza <strong>di</strong> quanto lo amavano. Quello che resterà per sempre da spiegare è<br />

perché i pescatori <strong>della</strong> sponda orientale non abbiano mai mandato un delegato su<br />

quest’altra riva con l’intento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere e stabilire un patto adeguato che<br />

beneficiasse equamente tutti, tranne i Gentili <strong>di</strong> vario colore e fede che qui non<br />

mancano. Quelli dell’altra sponda avrebbero anche potuto, in assetto da battaglia<br />

navale, armati <strong>di</strong> reti e picche e coperti da una notte senza luna, venire a rapire Gesù<br />

all’Occidente, condannandolo <strong>di</strong> nuovo a un vitto <strong>di</strong> stenti, quel territorio che ormai si<br />

è abituato a una pietanza ricca.<br />

È ancora il giorno in cui Giacomo e Giuseppe sono andati a chiedere a Gesù <strong>di</strong><br />

tornare alla casa che era la sua, lasciandosi alle spalle quella vita <strong>di</strong> vagabondaggi,<br />

anche se l’industria <strong>della</strong> pesca e derivati se ne stava avvantaggiando. A quest’ora i<br />

due fratelli, ciascuno col proprio sentimento, Giacomo infuriato, Giuseppe<br />

piagnucolante, camminano <strong>di</strong> buona lena per monti e valli, <strong>di</strong>retti a Nazaret, dove la<br />

madre si domanda per la centesima volta se, avendo visto uscire due figli, ne vedrà<br />

entrare tre, ma <strong>della</strong> qual cosa dubita. <strong>La</strong> via del ritorno che i fratelli dovettero<br />

prendere, essendo la più vicina al punto <strong>della</strong> costa in cui avevano incontrato Gesù, li<br />

fece passare per Magdala, città <strong>di</strong> cui Giacomo conosceva ben poco e Giuseppe nulla,<br />

ma che, a giu<strong>di</strong>care dalle apparenze, non meritava né sosta né attenzione. Si<br />

rinfrescarono dunque <strong>di</strong> passaggio, i due fratelli, e proseguirono. Uscendo<br />

dall’abitato, parola che qui usiamo solo perché esprime un’opposizione logica e<br />

chiara al deserto che tutto circonda, poco più avanti videro, sulla sinistra, una casa<br />

che mostrava i segni <strong>di</strong> un violento incen<strong>di</strong>o, i resti <strong>di</strong> quattro mura al vento. Il<br />

portone del cortile, indubbiamente semi<strong>di</strong>strutto da uno scasso, non era bruciato, il<br />

fuoco, che aveva raso al suolo tutto, era rimasto all’interno. In casi del genere il<br />

passante, chiunque esso sia, pensa sempre che sotto le macerie potrebbe essere<br />

celato un tesoro e, se ritiene che non vi sia pericolo che una trave gli piombi addosso,<br />

entra per tentare la fortuna, avanza prudentemente, con la punta del piede smuove<br />

le ceneri, qualche tizzone, pezzi <strong>di</strong> carbone mal bruciato, sperando <strong>di</strong> veder spuntare<br />

all’improvviso, brillante, la moneta d’oro, l’incorruttibile <strong>di</strong>amante, il <strong>di</strong>adema <strong>di</strong><br />

smeral<strong>di</strong>. Soltanto la curiosità spinse Giacomo e Giuseppe a entrare, non sono ingenui<br />

fino al punto <strong>di</strong> immaginare che gli avi<strong>di</strong> vicini non siano già andati in cerca <strong>di</strong> quello<br />

che gli abitanti <strong>della</strong> casa non fossero riusciti a salvare, ma, essendo la costruzione<br />

così piccola, è probabile che i beni più preziosi siano stati portati via e che siano<br />

rimaste solo le pareti, giacché <strong>altro</strong>ve se ne possono erigere <strong>di</strong> nuove. Dentro quella


che un tempo era una casa, la volta del forno è crollata, le mattonelle del pavimento,<br />

<strong>di</strong>svelte, si sono staccate dal cemento e traballano sotto i pie<strong>di</strong>, Non c’è niente,<br />

an<strong>di</strong>amocene, <strong>di</strong>sse Giacomo, ma Giuseppe domandò, E quello lì, che cos’è. Era una<br />

specie <strong>di</strong> piano <strong>di</strong> legno con le gambe bruciate, tutto semicarbonizzato, e ricordava un<br />

trono largo e massiccio, ancora con dei brandelli penzolanti <strong>di</strong> tessuto bruciato, È un<br />

letto, <strong>di</strong>sse Giacomo, c’è chi dorme su queste cose, i ricchi, i signori, Anche nostra<br />

madre ci dorme, Infatti, ma non c’è paragone con quello che dev’essere stato questo,<br />

Non sembra da ricchi una casa del genere, Le apparenze ingannano, <strong>di</strong>sse Giacomo<br />

argutamente. Mentre uscivano, Giuseppe vide che sul portone del cortile era appesa,<br />

all’esterno, una canna, <strong>di</strong> quelle che si adoperano per raccogliere i fichi dagli alberi,<br />

certo, doveva essere stata più lunga quando veniva usata, poi dovevano averla<br />

tagliata. Che ci fa qui, domandò, e senza aspettare la risposta, né la propria né quella<br />

del fratello, staccò la pertica ormai inutile e la prese, ricordo <strong>di</strong> un incen<strong>di</strong>o vano, <strong>di</strong><br />

una casa bruciata, <strong>di</strong> gente sconosciuta. Nessuno li aveva visti entrare, nessuno li ha<br />

veduti uscire, sono solo due fratelli che tornano a casa con le tuniche sporche <strong>di</strong><br />

fuliggine e una brutta notizia. Per <strong>di</strong>strarsi, a uno il pensiero ha suggerito il ricordo <strong>di</strong><br />

Maria <strong>di</strong> Magdala, il pensiero dell’<strong>altro</strong> è più attivo e meno frustrante, aspetta <strong>di</strong><br />

trovare un modo per riporre la canna mozza fra i suoi giocattoli.<br />

Seduta sopra il sasso, in attesa che Gesù torni dalla pesca, Maria <strong>di</strong> Magdala<br />

pensa a Maria <strong>di</strong> Nazaret. Fino al giorno in cui ci troviamo, per lei, la madre <strong>di</strong> Gesù<br />

era stata soltanto questo, la madre <strong>di</strong> Gesù, ma adesso sa, perché poi lo ha<br />

domandato, che anche il suo nome è Maria, in sé si tratta <strong>di</strong> una coincidenza,<br />

d’importanza minima visto che sono tante le Marie sulla terra, e altre ce ne saranno<br />

se la moda si <strong>di</strong>ffonde, ma noi ci arrischieremmo a supporre che esista un sentimento<br />

<strong>di</strong> più intima fratellanza fra coloro che hanno nomi uguali, ciò che pensiamo proverà<br />

Giuseppe quando gli viene in mente l’<strong>altro</strong> Giuseppe che era suo padre, non figlio, ma<br />

fratello, ecco qual è il problema <strong>di</strong> Dio, non c’è nessuno che abbia il Suo stesso nome.<br />

Spinte a tale estremo, riflessioni del genere non sembrano frutto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scernimento<br />

come quello <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> Magdala, per quanto non ci manchino informazioni che ne<br />

abbia, e capace <strong>di</strong> ben altre, d’importanza non certo minore, fatto sta che procedono<br />

in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse, in questo caso, per esempio, una donna ama un uomo e pensa<br />

alla madre <strong>di</strong> lui. Maria <strong>di</strong> Magdala non conosce, per esperienza <strong>di</strong>retta, l’amore <strong>di</strong><br />

una madre per il figlio, ma ha conosciuto l’amore <strong>di</strong> una donna per il proprio uomo<br />

dopo avere, in precedenza, imparato e sperimentato tutto del falso amore, dei mille<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> non amare. Ama Gesù come donna, ma desidererebbe amarlo anche come<br />

madre, forse perché non è poi così lontana dall’età <strong>della</strong> madre vera, quella madre<br />

che ha mandato un messaggio al figlio chiedendogli <strong>di</strong> far ritorno a casa, e il figlio non<br />

è tornato, adesso c’è una domanda che Maria <strong>di</strong> Magdala si pone, che dolore proverà


Maria <strong>di</strong> Nazaret quando glielo <strong>di</strong>ranno, ma non è certo come immaginare la pena<br />

che proverebbe lei stessa se non avesse più Gesù, le mancherebbe l’uomo, non il<br />

figlio, Conce<strong>di</strong>mi, Signore, i due dolori insieme, se dovrà essere. E quando la barca si<br />

avvicinò e fu tirata in secco, quando i cesti carichi <strong>di</strong> pesce scivoloso cominciarono a<br />

essere scaricati, mentre Gesù, con i pie<strong>di</strong> nell’acqua, aiutava ridendo come un<br />

bambino, Maria <strong>di</strong> Magdala vide se stessa come se fosse Maria <strong>di</strong> Nazaret e, alzandosi<br />

da dove si trovava, si avvicinò alla riva, entrò nell’acqua per stare accanto a lui e<br />

<strong>di</strong>sse, dopo averlo baciato sulla spalla, Figlio mio. Nessuno udì che Gesù avesse detto,<br />

Madre mia, perché si sa, per le parole pronunciate dal cuore non c’è lingua che possa<br />

articolarle, le blocca un nodo in gola e solo negli occhi si possono leggere. Maria e<br />

Gesù ricevettero dalle mani del capobarca il cesto <strong>di</strong> pesce con cui veniva pagato il<br />

lavoro, e, come facevano sempre, si ritirarono nella casa dove avrebbero pernottato,<br />

perché la loro vita era questa, non possedere una casa, passare da una barca all’altra<br />

e da una stuoia all’altra, <strong>ogni</strong> tanto, all’inizio, Gesù <strong>di</strong>ceva a Maria, Questa vita non fa<br />

per te, cerchiamo una casa tutta per noi e io vi farò ritorno <strong>ogni</strong> volta che sarà<br />

possibile, al che Maria rispondeva, Non voglio aspettarti, voglio stare dove sei tu. Un<br />

giorno, Gesù le domandò se avesse dei parenti che potevano accoglierla, e lei <strong>di</strong>sse <strong>di</strong><br />

avere un fratello e una sorella che vivevano nel paese <strong>di</strong> Betania, in Giudea, Marta e<br />

<strong>La</strong>zzaro, ma che li aveva lasciati quando si era prostituita e, perché non si<br />

vergognassero <strong>di</strong> lei, se n’era andata lontano, <strong>di</strong> paese in paese, fino ad arrivare a<br />

Magdala. Allora il tuo nome dovrebbe essere Maria <strong>di</strong> Betania, se sei nata là, <strong>di</strong>sse<br />

Gesù, Sì, sono nata a Betania, ma tu mi hai incontrato a Magdala e perciò voglio<br />

continuare a essere Maria <strong>di</strong> Magdala, Io non vengo chiamato Gesù <strong>di</strong> Betlemme,<br />

anche se lì sono nato, né posso <strong>di</strong>rmi <strong>di</strong> Nazaret, perché loro non mi vogliono e io non<br />

voglio loro, forse dovrei chiamarmi Gesù <strong>di</strong> Magdala, come te, per lo stesso motivo.<br />

Ricordati che abbiamo appiccato il fuoco alla casa, Ma non al ricordo, <strong>di</strong>sse Gesù. Del<br />

ritorno <strong>di</strong> Maria a Betania non si parlò più, per loro questa riva del cosiddetto mare <strong>di</strong><br />

Galilea è il mondo intero, dovunque l’uomo si trovi, con lui sarà il dovere.<br />

Dice il popolo portoghese, <strong>di</strong>ciamo noi, ma probabilmente lo <strong>di</strong>cono tutte le<br />

genti, visto che l’esperienza dei mali è così generale e universale, che sotto i pie<strong>di</strong><br />

nascono i travagli. Un detto simile, a meno <strong>di</strong> non sbagliarci, potrebbe averlo<br />

inventato solo un popolo legato alla terra, a furia <strong>di</strong> inciampate e passi falsi, <strong>di</strong><br />

incertezze, attese e spine assassine. Poi, in virtù delle suddette genericità e<br />

universalità, si sarà <strong>di</strong>ffuso un po’ dappertutto, dettando legge, ma comunque,<br />

supponiamo noi, con una certa riluttanza ad accettarlo da parte <strong>di</strong> gente marinara e<br />

piscatoria, ben consapevole che esistono delle profon<strong>di</strong>ssime profon<strong>di</strong>tà fra i propri<br />

pie<strong>di</strong> e il suolo, quando non abissali abissi. Per la gente <strong>di</strong> mare i travagli non vengono<br />

dal suolo, per la gente <strong>di</strong> mare i travagli si abbattono dal cielo, si chiamano vento e


ufera, sono loro che sollevano onde e cavalloni, creano tempeste, strappano la vela,<br />

spezzano l’albero maestro, fanno affondare il legno fragile, e il luogo in cui questi<br />

uomini <strong>di</strong> pesca e <strong>di</strong> navigazione muoiono, veramente, è fra il cielo e la terra, il cielo<br />

che le mani non raggiungono, il suolo cui i pie<strong>di</strong> non arrivano. Il mare <strong>della</strong> Galilea è<br />

quasi sempre un tranquillo, placido e mite lago, ma giunge pure il giorno in cui le furie<br />

oceaniche, sbandando, si ritrovano da queste parti ed è un si salvi chi può, e a volte,<br />

<strong>di</strong>sgraziatamente, non tutti ce la fanno. Avremo modo <strong>di</strong> parlare anche <strong>di</strong> un caso del<br />

genere, ma prima bisogna tornare a Gesù <strong>di</strong> Nazaret e ad alcune sue recenti<br />

preoccupazioni che <strong>di</strong>mostrano quanto il cuore dell’uomo sia eternamente<br />

insod<strong>di</strong>sfatto e il semplice dovere com<strong>piu</strong>to, in fondo, non procuri poi tanta<br />

sod<strong>di</strong>sfazione come continuano a ripeterci coloro che si accontentano <strong>di</strong> poco. Senza<br />

dubbio, si può <strong>di</strong>re che, grazie al continuo an<strong>di</strong>rivieni <strong>di</strong> Gesù tra l’alto e il basso<br />

Giordano, non c’è penuria <strong>di</strong> cibo, né carenze occasionali, su tutta la sponda<br />

occidentale, al punto tale che beneficia <strong>di</strong> questa abbondanza anche chi non era<br />

pescatore, perché la copiosità <strong>di</strong> pesce ha fatto abbassare i prezzi, e questo<br />

evidentemente ha permesso a più gente <strong>di</strong> mangiarne in quantità maggiore e a<br />

prezzo più basso. È vero che, qua e là, c’è stato qualche tentativo <strong>di</strong> mantenere i<br />

prezzi alti con il ben noto sistema corporativo <strong>di</strong> ributtare in acqua una parte del<br />

pescato, ma Gesù, da cui in ultima istanza <strong>di</strong>pendeva la maggiore o minore fortuna<br />

delle battute <strong>di</strong> pesca, ha minacciato <strong>di</strong> andarsene <strong>altro</strong>ve, e i prevaricatori <strong>della</strong><br />

nuova legge sono andati a chiedergli scusa, ve<strong>di</strong> un po’. Tutti, quin<strong>di</strong>, sembrano avere<br />

dei motivi per essere contenti, ma non Gesù. Pensa, Gesù, che questa non è vita,<br />

andare continuamente su e giù, imbarcarsi e sbarcare, sempre gli stessi gesti, sempre<br />

le stesse parole, e che, considerato che il potere <strong>di</strong> fare comparire il pesce gli viene<br />

certo dal Signore, non si comprende il motivo per cui lo stesso Signore voglia che la<br />

sua vita si consumi in questa monotonia fino a quando arriverà il giorno in cui sarà<br />

chiamato, come ha promesso. Che il Signore sia con lui, Gesù non ne dubita, visto che<br />

il pesce non fa che accorrere quando lui lo chiama, e questa circostanza, per un<br />

processo deduttivo inevitabile <strong>di</strong> cui non riteniamo qui necessario dare la<br />

<strong>di</strong>mostrazione e presentarne la sequenza, alla fine, con il tempo, lo ha spinto a<br />

domandarsi se per caso non vi fossero altri poteri che il Signore era <strong>di</strong>sposto a<br />

cedergli, non per delega o autorizzazione, è chiaro, ma solo in prestito e a con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> farne buon uso, cosa che, come abbiamo visto, Gesù era in grado <strong>di</strong> garantire, si<br />

pensi alle grane <strong>di</strong> cui si è fatto carico, con l’unica intenzione <strong>di</strong> aiutare. Il modo per<br />

saperlo era facile, facile come <strong>di</strong>re ai, sarebbe stato sufficiente fare la prova, se<br />

avesse avuto buon esito significava che Dio era favorevole, se non fosse riuscita, Dio<br />

manifestava <strong>di</strong> essere contrario. C’era soltanto una questione preliminare da<br />

risolvere, ed era quella <strong>della</strong> scelta. Non essendo possibile consultare <strong>di</strong>rettamente il


Signore, Gesù avrebbe dovuto rischiare, selezionando fra i poteri auspicabili quello<br />

che gli sembrasse offrire minore opposizione e che non balzasse più potentemente<br />

all’occhio, ma che non fosse neppure troppo <strong>di</strong>screto da passare inosservato<br />

all’eventuale beneficiario e al mondo, per la qual cosa ne avrebbe sofferto la gloria<br />

del Signore, che in tutto deve prevalere. Ma Gesù non si decideva, aveva paura che<br />

Dio lo canzonasse, che lo umiliasse, come era accaduto nel deserto e come avrebbe<br />

potuto fare in seguito, si sentiva ancora rabbrivi<strong>di</strong>re al pensiero <strong>della</strong> vergogna che<br />

avrebbe provato se, quando per la prima volta aveva detto, Calate la rete da questo<br />

lato, l’avesse vista risalire vuota. Tanto lo assorbivano questi pensieri che una notte<br />

sognò che qualcuno gli sussurrava all’orecchio, Non temere, ricordati che Dio ha<br />

bisogno <strong>di</strong> te, ma al risveglio ebbe qualche dubbio sull’identità del consigliere,<br />

avrebbe potuto essere un angelo, uno dei tanti che girano con i messaggi del Signore,<br />

ma si sarebbe potuto trattare anche <strong>di</strong> un demonio, uno degli altrettanti che servono<br />

Satana in tutto, al suo fianco Maria <strong>di</strong> Magdala sembrava profondamente<br />

addormentata, perciò non poteva essere stata lei, né Gesù lo pensò. Un bel giorno,<br />

che dagli in<strong>di</strong>zi non mostrava affatto <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>verso dagli altri, Gesù se ne andò in<br />

barca per il solito miracolo. Il cielo era coperto, uno strato <strong>di</strong> nuvole basse,<br />

minacciava <strong>di</strong> piovere, ma un pescatore non resta certo a casa per così poco,<br />

saremmo davvero fortunati se nella vita fossero tutte delizie e benessere. È toccato<br />

alla barca <strong>di</strong> Simone e Andrea, quei due fratelli pescatori che sono stati testimoni del<br />

primo pro<strong>di</strong>gio, e insieme, <strong>di</strong> conserva, c’è anche quella dei figli <strong>di</strong> Zebedeo, Giacomo<br />

e Giovanni, visto che, pur non essendo uguale l’effetto miracoloso, la barca che si<br />

trovi nei <strong>di</strong>ntorni approfitta comunque <strong>di</strong> una parte del pesce che può esserci. Il forte<br />

vento li spinge rapidamente in mezzo al lago, abbassate le vele i pescatori<br />

cominciano, sia nell’una sia nell’altra barca, a svolgere le reti, in attesa che Gesù <strong>di</strong>ca<br />

da quale lato devono calarle. Quand’ecco che, all’improvviso, sorgono i travagli sotto<br />

forma <strong>di</strong> una tempesta che si abbatté dall’alto senza preavviso, ché un semplice cielo<br />

coperto non poteva certo lasciar presagire qualcosa <strong>di</strong> simile, e fu tale che le onde<br />

sembravano quelle del mare vero, alte come case, sospinte da un vento folle, <strong>di</strong> qua e<br />

<strong>di</strong> là, e, in mezzo, quei piccoli gusci <strong>di</strong> noce che ballonzolavano ingovernati, ché <strong>di</strong><br />

manovre non c’era verso contro la furia degli elementi scatenati. <strong>La</strong> gente che stava<br />

sulla riva, vedendo il pericolo in cui si trovavano quelle povere creature in<strong>di</strong>fese,<br />

cominciò a urlare forsennatamente, c’erano mogli e madri e sorelle e figli piccoli,<br />

qualche suocera <strong>di</strong> buon carattere, ed era tale il clamore che non si sa come mai non<br />

arrivò fino al cielo, Ah, il mio povero marito, Ah, il mio povero figlio, Ah, il mio povero<br />

fratello, Ah, povero genero, Che tu sia maledetto, mare, Signore degli Addolorati,<br />

aiutateci, Signore del Buon Viaggio, soccorrili, i bambini sapevano solo piangere, ma<br />

niente da fare. Anche Maria <strong>di</strong> Magdala era tra quelli e mormorava. Gesù, Gesù, ma


non certo rivolta a lui, giacché sapeva che il Signore gli aveva riservato un’altra<br />

occasione, mica una banale tempesta sull’acqua, senza altra conseguenza che un bel<br />

po’ <strong>di</strong> morti annegati, ripeteva, Gesù, Gesù, come se ri<strong>di</strong>cendolo potesse dare un<br />

qualche aiuto ai pescatori, ché quelli, sì, pareva proprio che si stesse compiendo il<br />

loro destino. Ebbene, Gesù, là nella barca, vedendo lo sconforto e lo smarrimento<br />

<strong>di</strong>ffondersi tra gli equipaggi intorno e le onde avventarsi dentro bordo e allagare tutto<br />

lo scafo, e gli alberi maestri spezzarsi ed essere trascinati via con le vele libere, e la<br />

pioggia abbattersi a torrenti che, da soli, sarebbero stati sufficienti ad affondare una<br />

nave dell’imperatore, Gesù, vedendo tutto questo, <strong>di</strong>sse fra sé e sé, Non è giusto che<br />

questi uomini muoiano e io rimanga in vita, senza contare che il Signore mi<br />

strillerebbe <strong>di</strong> sicuro, Avresti potuto trarre a salvamento gli uomini che si trovavano<br />

con te e non li hai salvati, non ti è bastato tuo padre, il dolore <strong>di</strong> quel ricordo riscosse<br />

Gesù che, a quel punto, ritto in pie<strong>di</strong>, saldo e sicuro come se fosse sostenuto da un<br />

solido suolo, urlò, Taci, e questo era rivolto al vento, Calmati, e questo era in<strong>di</strong>rizzato<br />

al mare, non aveva ancora finito <strong>di</strong> pronunciare queste parole che si calmarono il<br />

vento e il mare, si aprirono le nuvole nel cielo e il sole spuntò in gloria, come sempre<br />

è e come sempre sarà, almeno per chi vive meno <strong>di</strong> lui. Non si può immaginare la<br />

felicità su quelle barche, i baci, gli abbracci, i pianti <strong>di</strong> gioia a terra, dove gli astanti<br />

non sapevano come mai la tempesta fosse finita così improvvisamente, mentre gli<br />

altri, laggiù, come risuscitati, non pensavano ad <strong>altro</strong> che alla pelle salvata, e se alcuni<br />

esclamarono, Miracolo, miracolo, in quei primi attimi non si resero conto che<br />

qualcuno doveva esserne stato l’autore. Ma, d’improvviso, sul mare calò il silenzio, le<br />

altre barche circondavano quella <strong>di</strong> Simone e Andrea, e tutti i pescatori guardavano<br />

Gesù, ammutoliti per lo sgomento, malgrado il fragore <strong>della</strong> tempesta avevano<br />

sentito le parole gridate, Taci, Calmati, ed eccolo lì, Gesù, l’uomo che aveva urlato,<br />

colui che or<strong>di</strong>nava ai pesci <strong>di</strong> balzare dalle acque verso gli uomini, colui che intimava<br />

alle acque <strong>di</strong> non trascinare gli uomini verso i pesci. Gesù si era seduto sul banco dei<br />

rematori, la testa china, con una vaga e contrad<strong>di</strong>ttoria sensazione <strong>di</strong> trionfo e <strong>di</strong><br />

sciagura, come se, salito fin sulla cima <strong>di</strong> una montagna, in quell’istante avesse<br />

iniziato la malinconica e inevitabile <strong>di</strong>scesa. Ma adesso, <strong>di</strong>sposti in circolo, gli uomini<br />

aspettavano una sua parola, non bastava che avesse dominato il vento e placato le<br />

acque, doveva spiegare loro come avesse potuto farlo un semplice galileo, figlio <strong>di</strong> un<br />

falegname, quando persino Dio sembrava averli abbandonati al freddo abbraccio<br />

<strong>della</strong> morte. Allora Gesù si alzò e <strong>di</strong>sse, Quello che avete appena visto non è opera<br />

mia, gli or<strong>di</strong>ni che hanno allontanato la tempesta non sono stati impartiti da me, è il<br />

Signore che ha parlato attraverso la mia bocca, io sono soltanto la lingua <strong>di</strong> cui Dio si<br />

è servito per parlare, ricordatevi dei profeti. Disse Simone, che si trovava sulla stessa<br />

barca, Così come ha fatto venire la tempesta, il Signore avrebbe potuto allontanarla,


e noi avremmo detto solo, Il Signore l’ha portata, il Signore l’ha levata, ma sono state<br />

la tua volontà e la tua parola a renderci salva la vita quando, davanti agli occhi <strong>di</strong> Dio,<br />

la credevamo già perduta, È opera <strong>di</strong> Dio, vi ripeto, non mia. Disse allora Giovanni, il<br />

figlio minore <strong>di</strong> Zebedeo, mostrando così <strong>di</strong> non essere affatto un sempliciotto, Senza<br />

dubbio è opera <strong>di</strong> Dio, giacché in Lui risiedono <strong>ogni</strong> forza e <strong>ogni</strong> potere, ma lo ha fatto<br />

per tuo tramite, per cui ne traggo la conclusione che Dio vuole che ti conosciamo, Già<br />

mi conoscete, Perché sei comparso venendo da chissà dove, perché ci hai riempito le<br />

barche <strong>di</strong> pesce chissà come, Sono Gesù <strong>di</strong> Nazaret, figlio <strong>di</strong> un falegname che è<br />

morto crocifisso per mano dei romani, un tempo pastore del più grande gregge <strong>di</strong><br />

pecore e capre che mai si sia visto, adesso con voi e, forse fino all’ora <strong>della</strong> mia<br />

morte, pescatore. Disse Andrea, il fratello <strong>di</strong> Simone, Siamo noialtri che dobbiamo<br />

stare con te, perché se a un uomo comune, come affermi <strong>di</strong> essere, sono stati dati<br />

simili poteri e la potestà <strong>di</strong> usarli, povero te, ché la solitu<strong>di</strong>ne ti sarebbe più pesante<br />

<strong>di</strong> una pietra al collo. Disse Gesù, Rimanete pure con me se ve lo chiede il cuore, ma<br />

non <strong>di</strong>te niente a nessuno <strong>di</strong> quanto è accaduto qui, perché non è ancora giunto il<br />

tempo che il Signore confermi la volontà che intende realizzare in me, se, come <strong>di</strong>ce<br />

Giovanni, Id<strong>di</strong>o vuole che mi conosciate. Disse allora Giacomo, il figlio maggiore <strong>di</strong><br />

Zebedeo, semplice, in fin dei conti, quanto suo fratello, Non pensare che il popolo<br />

tacerà, guarda quegli in<strong>di</strong>vidui laggiù sulla riva, ve<strong>di</strong> come ti aspettano per acclamarti,<br />

e alcuni, impazienti, stanno già spingendo le barche in acqua per unirsi a noi, ma se<br />

anche riuscissimo a frenare il loro entusiasmo, se anche li convincessimo a<br />

mantenere, per quanto possibile, il segreto, potrai avere, tu, la certezza che in un<br />

qualunque momento, sia pur contro il tuo desiderio, Dio non si manifesterà, più che<br />

nella tua presenza, per tuo tramite. Gesù reclinò il capo, era la rappresentazione<br />

vivente <strong>della</strong> tristezza e dell’abbandono, e <strong>di</strong>sse, Siamo tutti nelle mani del Signore,<br />

Tu più <strong>di</strong> noi, <strong>di</strong>sse Simone, perché Lui ti ha preferito, ma noi saremo con te, Fino alla<br />

fine, <strong>di</strong>sse Giovanni, Fino a quando ci vorrai, <strong>di</strong>sse Andrea, Fin dove potremo, <strong>di</strong>sse<br />

Giacomo. Si avvicinarono le barche provenienti dalla riva, dentro si sbracciavano gli<br />

uomini, si moltiplicavano le bene<strong>di</strong>zioni e le lo<strong>di</strong>, e Gesù, rassegnato, <strong>di</strong>sse, An<strong>di</strong>amo,<br />

il vino è nella brocca, bisogna berlo. Non cercò Maria <strong>di</strong> Magdala, sapeva che lei lo<br />

aspettava a terra, come sempre, che nessun miracolo avrebbe mo<strong>di</strong>ficato la costanza<br />

<strong>di</strong> quell’attesa, e un sentimento <strong>di</strong> contentezza grata e umile gli pacificò il cuore.<br />

Quando sbarcò, più che abbracciarla, si avvinghiò a lei e ascoltò senza stupirsi le<br />

parole che Maria <strong>di</strong> Magdala gli <strong>di</strong>sse in un sussurro, all’orecchio, il suo viso contro la<br />

barba bagnata, Perderai la guerra, ineluttabilmente, ma vincerai tutte le battaglie, e<br />

poi, insieme, mentre lui salutava a destra e a sinistra gli astanti che lo festeggiavano,<br />

come un generale tornato vincitore dal suo primo combattimento, accompagnati


dagli amici, risalirono il ripido viottolo che conduceva a Cafarnao, il paese sovrastante<br />

il mare in cui vivevano Simone e Andrea, nella cui casa adesso abitavano.<br />

Aveva detto bene Giacomo, smentendo la speranza <strong>di</strong> Gesù, che la conoscenza<br />

del miracolo <strong>della</strong> tempesta chetata potesse rimanere circoscritta a coloro che ne<br />

erano stati testimoni. Dopo pochi giorni, nei <strong>di</strong>ntorni non si parlava d’<strong>altro</strong>, anche se,<br />

stranamente, visto che questo mare che, come si è detto, non era tale né immenso e,<br />

da un punto alto e con l’aria limpida, si poteva vedere tutto, da una sponda all’altra e<br />

da un’estremità all’altra, anche se, <strong>di</strong>cevano, nessuno a Tiberiade, per esempio, si era<br />

accorto del temporale e, quando era giunta la notizia che un uomo che viveva con i<br />

pescatori <strong>di</strong> Cafarnao aveva fatto cessare una tempesta con la sola voce, ne aveva<br />

ricevuto per tutta risposta, Quale tempesta, il che aveva lasciato a bocca aperta<br />

l’informatore. Che tuttavia ci fosse stata una tempesta è fuor <strong>di</strong> dubbio, c’era lì<br />

pronto ad affermarlo e a confermarlo lo spavento preso dai protagonisti<br />

dell’episo<strong>di</strong>o, <strong>di</strong>retti e in<strong>di</strong>retti, ivi compresi alcuni mulattieri <strong>di</strong> Safed e Cana che si<br />

trovavano là per affari. Furono loro a <strong>di</strong>ffondere la notizia nell’entroterra, infiorettata<br />

secondo le rispettive ali <strong>della</strong> fantasia, ma non riuscirono comunque a cogliere tutto,<br />

e quanto alle notizie, sappiamo bene come vanno, perdono forza col tempo e la<br />

<strong>di</strong>stanza, e quando la nuova, che ormai non poteva più <strong>di</strong>rsi tale, arrivò a Nazaret,<br />

non si sapeva se il miracolo fosse avvenuto realmente o si fosse trattato solo <strong>di</strong> una<br />

fortuita coincidenza fra una parola pronunciata al vento e una corrente d’aria che si<br />

era stancata <strong>di</strong> spirare. Un cuore <strong>di</strong> mamma però non si sbaglia, e a Maria bastarono<br />

gli echi quasi spenti <strong>di</strong> un pro<strong>di</strong>gio <strong>di</strong> cui ormai si cominciava a dubitare per avere, in<br />

cuor suo, la certezza che lo aveva com<strong>piu</strong>to il figlio assente. Pianse <strong>di</strong> nascosto<br />

l’orgoglio <strong>della</strong> sua infima autorità materna che l’aveva spinta a nascondere a Gesù<br />

l’apparizione dell’angelo e le rivelazioni <strong>di</strong> cui era latore, confidando che un semplice<br />

messaggio <strong>di</strong> una mezza dozzina <strong>di</strong> parole reticenti avrebbe ricondotto a casa chi se<br />

n’era andato con il cuore sanguinante. Per sfogarsi <strong>di</strong> pene così amare e dolorose,<br />

Maria non aveva accanto a sé la figlia Lisia, che nel frattempo si era sposata<br />

trasferendosi a Cana. Con Giacomo non avrebbe osato parlare, era tornato infuriato<br />

dall’incontro con il fratello, non tacendo <strong>della</strong> donna che a lui si accompagnava,<br />

Potrebbe essere sua madre, mamma, e aveva l’aria <strong>di</strong> saperla lunga <strong>della</strong> vita e <strong>di</strong><br />

tante altre cose che non menziono, anche se, e questo va detto a onore del vero,<br />

l’esperienza <strong>di</strong> Giacomo, in questo buco <strong>di</strong> mondo che è il suo paese, è sicuramente<br />

molto scarsa come termine <strong>di</strong> paragone. Si sfogò allora Maria con Giuseppe, quel<br />

figlio che, dal nome e dall’aspetto, le ricordava <strong>di</strong> più il marito, ma lui non poté<br />

consolarla, Madre mia, stiamo pagando quello che abbiamo fatto, e il mio timore, io<br />

che l’ho visto e l’ho u<strong>di</strong>to, è che sarà per sempre, che non tornerà mai più dal luogo in<br />

cui sta, Sai cosa si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> lui, che ha parlato con una tempesta ed essa si è placata,


ascoltandolo. Sapevamo anche che con il suo potere riempiva <strong>di</strong> pesce le barche dei<br />

pescatori, ce lo hanno detto loro stessi, Aveva ragione l’angelo, Quale angelo,<br />

domandò Giuseppe, e Maria gli raccontò tutto quanto era accaduto, dall’apparizione<br />

del men<strong>di</strong>cante che aveva versato nella sco<strong>della</strong> la terra luminosa fino all’angelo del<br />

sogno. Una conversazione, questa, che non fecero in casa, dove non era possibile,<br />

vista la famiglia ancora così numerosa, questa gente, quando vuole parlare <strong>di</strong><br />

argomenti riservati, se ne va nel deserto dove, magari, può ad<strong>di</strong>rittura incontrare Dio.<br />

Stavano ancora parlando quando, a un certo punto, Giuseppe vide passare in<br />

lontananza, sulle colline cui la madre voltava le spalle, un gregge <strong>di</strong> pecore e capre<br />

con il pastore. Gli parve che il gregge non fosse grande né il pastore alto, cosicché lo<br />

scorse e tacque. E quando la madre <strong>di</strong>sse, Non vedrò mai più Gesù, le rispose<br />

pensieroso, Chissà.<br />

Aveva ragione Giuseppe. Passato un po’ <strong>di</strong> tempo, qualcosa come un anno,<br />

giunse un messaggio <strong>di</strong> Lisia per la madre, con l’invito, a nome dei suoceri, a recarsi a<br />

Cana in occasione delle nozze <strong>di</strong> una cognata, sorella del marito, e portasse con sé chi<br />

voleva, che sarebbero stati tutti i benvenuti. Come invitata, Maria aveva il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

scegliere chi avrebbe dovuto accompagnarla, ma siccome per rispetto non voleva<br />

essere d’incomodo, posto che ben poche cose sono deprimenti quanto una vedova<br />

con tanti figli, decise <strong>di</strong> portarne solo due, il suo pre<strong>di</strong>letto attuale, Giuseppe, e Li<strong>di</strong>a<br />

cui, essendo una ragazza, feste e <strong>di</strong>strazioni non sarebbero mai state <strong>di</strong> troppo. Cana<br />

non è <strong>di</strong>stante da Nazaret, poco più <strong>di</strong> un’ora delle nostre <strong>di</strong> cammino e, in questo<br />

periodo dolcemente autunnale, sarebbe stata una passeggiata tra le più piacevoli,<br />

anche se l’obiettivo finale del viaggio non fosse stato uno sposalizio. Uscirono da casa<br />

poco dopo il sorgere del sole per arrivare a Cana ancora in tempo perché Maria<br />

potesse dare una mano nelle ultime incombenze <strong>di</strong> un atto cerimoniale e festivo in<br />

cui la fatica è <strong>di</strong>rettamente proporzionale a quanto la gente ne gioisce e si <strong>di</strong>verte.<br />

Lisia corse incontro alla madre e ai fratelli rivolgendo loro gran<strong>di</strong> manifestazioni<br />

d’affetto, da un lato ci si informò del benessere e <strong>della</strong> salute, dall’<strong>altro</strong> <strong>della</strong> salute e<br />

<strong>della</strong> felicità, e poi, giacché il lavoro premeva, si <strong>di</strong>ressero, lei e Maria, verso la casa<br />

dello sposo dove, secondo l’usanza, sarebbe stata celebrata la festa, andavano a<br />

badare alle pentole con le altre donne <strong>della</strong> famiglia. Giuseppe e Li<strong>di</strong>a si trattennero<br />

in cortile, a scherzare con i loro coetanei, i ragazzi svagandosi con i ragazzi, le ragazze<br />

ballando con le ragazze, fino al momento in cui si accorsero che la cerimonia stava<br />

per cominciare. Corsero tutti, adesso senza alcuna <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> sesso, <strong>di</strong>etro<br />

agli uomini che accompagnavano lo sposo, i suoi amici, i quali reggevano le<br />

tra<strong>di</strong>zionali torce, e in una mattinata come questa, piena <strong>di</strong> luce splendente, il fatto<br />

perlomeno potrà servire a <strong>di</strong>mostrare che un chiaro in più, sia pur <strong>di</strong> torcia, non è mai<br />

da <strong>di</strong>sprezzare, anche se brilla il sole. I vicini, con aria festosa, si affacciavano sulla


soglia a salutare, serbando le bene<strong>di</strong>zioni per qualche momento dopo, quando il<br />

corteo sarebbe tornato in<strong>di</strong>etro con la sposa. Giuseppe e Li<strong>di</strong>a, però, non riuscirono a<br />

vedere il resto, e comunque non sarebbe stata una vera novità per loro, perché a suo<br />

tempo avevano avuto uno sposalizio in famiglia, lo sposo che bussa alla porta e<br />

chiede <strong>di</strong> vedere la sposa, lei che avanza circondata dalle amiche, anch’esse con delle<br />

luci, per quanto modeste, dei semplici lumicini come si conviene alle donne, perché<br />

una torcia è roba da uomini sia per il fuoco sia per la <strong>di</strong>mensione, e poi lo sposo che<br />

solleva il velo <strong>della</strong> sposa e lancia un’esclamazione <strong>di</strong> giubilo <strong>di</strong>nanzi al tesoro<br />

ritrovato, come se negli ultimi do<strong>di</strong>ci mesi, ché tanti ne durava il fidanzamento, non<br />

l’avesse vista mille volte e non ci fosse andato a letto <strong>ogni</strong>qualvolta l’aveva<br />

desiderato. Giuseppe e Li<strong>di</strong>a non videro queste esibizioni perché lui, guardando per<br />

un attimo fugace nello scorcio <strong>di</strong> una strada, vide spuntare in lontananza due uomini<br />

e una donna, e, con la sensazione <strong>di</strong> vivere quel momento per la seconda volta,<br />

riconobbe suo fratello Gesù e la donna che lo accompagnava. Gridò alla sorella,<br />

Guarda, è Gesù, corsero entrambi in quella <strong>di</strong>rezione, ma d’improvviso Giuseppe si<br />

fermò, gli era sovvenuta la madre, e gli venne in mente anche la durezza con la quale<br />

il fratello lo aveva accolto laggiù, sulla riva del lago, non proprio lui, certo, ma il<br />

messaggio <strong>di</strong> cui insieme a Giacomo era latore, e pensando che poi avrebbe dovuto<br />

spiegare a Gesù il motivo che lo spingeva a comportarsi così, fece marcia in<strong>di</strong>etro.<br />

Svoltando l’angolo <strong>della</strong> strada, lanciò un’altra occhiata e, roso dalla gelosia, scorse il<br />

fratello che prendeva Li<strong>di</strong>a fra le braccia come una <strong>piu</strong>ma volteggiante e vide lei<br />

coprirgli il viso <strong>di</strong> baci, mentre la donna e l’<strong>altro</strong> uomo sorridevano. Con gli occhi<br />

offuscati da lacrime <strong>di</strong> avvilimento, Giuseppe si mise a correre, e corse, corse, entrò in<br />

casa, attraversò il cortile, saltando per non calpestare le tovaglie e le vivande <strong>di</strong>sposte<br />

per terra e sui tavolinetti bassi, e chiamò, Mamma, mamma, la nostra salvezza è che<br />

abbiamo ciascuno la nostra voce, non sarebbero certo mancate le madri che<br />

avrebbero girato la testa per guardare un figlio non loro, invece si voltò solo Maria, si<br />

girò e capì, e quando Giuseppe le <strong>di</strong>sse, Sta arrivando Gesù, lei già lo sapeva.<br />

Impallidì, arrossì, sorrise, <strong>di</strong>venne seria e pallida <strong>di</strong> nuovo, e il risultato <strong>di</strong> tutti questi<br />

cambiamenti fa che si portò una mano al petto come se il cuore le mancasse e<br />

in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> due passi come se avesse sbattuto contro un muro. Chi c’è con lui,<br />

domandò, perché aveva la certezza che qualcuno lo accompagnasse, Un uomo e una<br />

donna, e Li<strong>di</strong>a, che si è fermata insieme a loro, <strong>La</strong> donna, è quella che hai visto tu, Sì,<br />

mamma, ma l’uomo non lo conosco. Si avvicinò Lisia, curiosa, immaginando a stento,<br />

Che cosa c’è, madre mia, Tuo fratello è qui e sta venendo alle nozze, Gesù è a Cana,<br />

Lo ha visto Giuseppe. L’emozione <strong>di</strong> Lisia non fu particolarmente evidente, ma sul viso<br />

le spuntò un sorriso che sembrava non aver fine, e lei sussurrò, Mio fratello, si noti,<br />

per chi non lo sappia, che si tratta <strong>di</strong> compiacimento, un sorriso come quello <strong>di</strong> Lisia e


un sussurro che vale altrettanto, An<strong>di</strong>amogli incontro, <strong>di</strong>sse, Vai tu, io rimango qui, si<br />

schermì la madre e, rivolta a Giuseppe, Accompagna tua sorella. Ma Giuseppe non<br />

intendeva essere secondo negli abbracci in cui Li<strong>di</strong>a era stata la prima e, giacché Lisia<br />

da sola non osava muoversi, rimasero lì tutt’e tre, come colpevoli in attesa <strong>di</strong> una<br />

sentenza, incerti sulla misericor<strong>di</strong>a del giu<strong>di</strong>ce, ammesso che le parole giu<strong>di</strong>ce e<br />

misericor<strong>di</strong>a siano appropriate in questo frangente.<br />

Comparve Gesù sulla soglia, teneva in braccio Li<strong>di</strong>a, e <strong>di</strong>etro c’era Maria <strong>di</strong><br />

Magdala, ma prima aveva fatto il suo ingresso Andrea, perché era lui l’<strong>altro</strong> uomo<br />

<strong>della</strong> compagnia, parente dello sposo come si capì subito, e a coloro che erano accorsi<br />

sorridenti a riceverlo <strong>di</strong>ceva, No, Simone non è potuto venire, e mentre alcuni erano<br />

felicemente immersi in questo incontro famigliare, altri, lì presenti, si guardavano<br />

come sull’orlo <strong>di</strong> un abisso, domandandosi chi sarebbe stato il primo a posare un<br />

piede su quel lungo e fragile ponte che, malgrado tutto, collegava un lato all’<strong>altro</strong>.<br />

Non affermeremo, come ha detto un poeta, che la cosa più bella del mondo sono i<br />

bambini, ma è grazie a loro che talvolta gli adulti riescono a fare, senza scacco<br />

all’orgoglio, certi passi <strong>di</strong>fficili, anche se ci si accorge in seguito che la strada non<br />

passava per <strong>di</strong> lì. Li<strong>di</strong>a si <strong>di</strong>vincolò dalle braccia <strong>di</strong> Gesù e corse dalla madre, e fu una<br />

sorta <strong>di</strong> teatro delle marionette, un movimento ne determinò un <strong>altro</strong>, e tutt’e due<br />

un terzo, Gesù si avvicinò alla madre e la salutò, insieme ai fratelli, con le parole,<br />

sobrie e prive <strong>di</strong> emozione, <strong>di</strong> chi si incontra tutti i giorni. Dopo <strong>di</strong> che proseguì,<br />

lasciando Maria irrigi<strong>di</strong>ta come una statua <strong>di</strong> sale, e smarriti i fratelli. Maria <strong>di</strong><br />

Magdala lo seguì, passando accanto a Maria <strong>di</strong> Nazaret, e le due donne, l’onesta e<br />

l’impura, si guardarono fugacemente senza ostilità né <strong>di</strong>sprezzo, bensì con<br />

un’espressione <strong>di</strong> reciproca e complice considerazione che solo agli esperti dei<br />

labirintici meandri del cuore femminile è dato comprendere. Gli invitati si stavano<br />

avvicinando, si u<strong>di</strong>vano le esclamazioni e le parole, il battito tremulo e vibrante dei<br />

tamburelli, i suoni sottili e prolungati delle arpe, il passo ritmato delle danze, un vocio<br />

<strong>di</strong> gente che parlava contemporaneamente, un attimo dopo il cortile si gremì, quasi<br />

sospinti entrarono gli sposi fra evviva e applausi e si avviarono a ricevere la<br />

bene<strong>di</strong>zione dei genitori e dei suoceri, che li aspettavano. Anche Maria, che si era<br />

trattenuta lì, li bene<strong>di</strong>sse, come tempo ad<strong>di</strong>etro aveva benedetto la figlia Lisia senza<br />

avere al suo fianco, adesso come allora, né il marito né il figlio primogenito che,<br />

quanto a potere e autorità, ne facesse le veci. Si sedettero tutti, a Gesù fu subito<br />

offerto un posto d’onore perché Andrea, a mezza bocca, aveva informato i genitori<br />

che quello era l’uomo che attirava i pesci nelle reti e domava le tempeste, ma Gesù lo<br />

rifiutò e andò a sedersi insieme agli altri, mettendosi a capo <strong>di</strong> una delle file <strong>di</strong> invitati.<br />

Gesù veniva servito da Maria <strong>di</strong> Magdala, che nessuno si domandò chi fosse, un paio<br />

<strong>di</strong> volte si accostò anche Lisia, e, nei mo<strong>di</strong>, lui non mostrò alcuna <strong>di</strong>sparità tra le due


donne. Maria serviva dall’<strong>altro</strong> lato e, negli an<strong>di</strong>rivieni, incrociava spesso Maria <strong>di</strong><br />

Magdala, si scambiavano lo stesso sguardo, ma non parlavano, finché la madre <strong>di</strong><br />

Gesù con un cenno in<strong>di</strong>cò all’altra <strong>di</strong> appartarsi in un angolo del cortile e, senza<br />

preamboli, le <strong>di</strong>sse, Pren<strong>di</strong>ti cura <strong>di</strong> mio figlio, ché un angelo mi ha detto che lo<br />

attendono gran<strong>di</strong> travagli e io non posso nulla per lui, Ne avrò cura, lo <strong>di</strong>fenderò con<br />

la mia vita se valesse tanto, Come ti chiami, Sono Maria <strong>di</strong> Magdala, e facevo la<br />

prostituta fino a quando ho conosciuto tuo figlio. Maria rimase zitta, nella sua mente<br />

si andavano or<strong>di</strong>nando, a uno a uno, certi fatti del passato, quel denaro e ciò che al<br />

riguardo avrebbero voluto insinuare le mezze parole <strong>di</strong> Gesù, il racconto irritato <strong>di</strong><br />

Giacomo e le sue opinioni sulla donna che accompagnava il fratello, e, ormai al<br />

corrente <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> cosa, <strong>di</strong>sse, Io ti bene<strong>di</strong>co, Maria <strong>di</strong> Magdala, per il bene che hai fatto<br />

a mio figlio, oggi e per sempre ti bene<strong>di</strong>co. Maria <strong>di</strong> Magdala le si avvicinò per<br />

baciarle la spalla in segno <strong>di</strong> rispetto, ma l’altra le buttò le braccia al collo, la strinse a<br />

sé, e le due donne rimasero lì abbracciate, in silenzio, fino a quando si separarono e<br />

tornarono al lavoro, che non poteva attendere.<br />

<strong>La</strong> festa proseguiva, dalle cucine, una dopo l’altra, arrivavano le portate, dalle<br />

anfore scorreva il vino, la gioia esplodeva in canti e balli, quando, all’improvviso, un<br />

allarme fu trasmesso in segreto dal maestro <strong>di</strong> tavola ai genitori degli sposi, Ci sta<br />

finendo il vino, li avvertiva. Il <strong>di</strong>sappunto e l’agitazione si abbatterono su <strong>di</strong> loro come<br />

se il soffitto gli fosse crollato addosso, E adesso, che cosa facciamo. come <strong>di</strong>remo agli<br />

invitati che il vino è terminato, domani non si parlerà d’<strong>altro</strong> a Cana, Povera figlia mia,<br />

si lamentava la madre <strong>della</strong> sposa, chissà quanto la prenderanno in giro d’ora in poi,<br />

ché alle sue nozze è mancato ad<strong>di</strong>rittura il vino, non meritavamo questa vergogna,<br />

che brutto inizio. Ai tavoli si scolavano gli ultimi fon<strong>di</strong> dei bicchieri, alcuni invitati<br />

cominciavano già a guardarsi intorno in cerca <strong>di</strong> qualcuno che avrebbe dovuto essere<br />

lì pronto a servirli, ed ecco che Maria, adesso che aveva passato all’altra donna gli<br />

incarichi, i doveri e gli obblighi che il figlio rifiutava <strong>di</strong> accettare dalle sue mani, in un<br />

lampo d’intelligenza, volle avere anche lei la prova dei decantati poteri <strong>di</strong> Gesù, dopo<br />

<strong>di</strong> che avrebbe potuto ritirarsi nella sua casa in silenzio, come chi abbia ormai<br />

concluso la propria missione nel mondo e aspetti soltanto che lo vadano a prendere.<br />

Cercò con gli occhi Maria <strong>di</strong> Magdala, la vide serrare adagio le palpebre e fare un<br />

cenno d’assenso, e, senz’<strong>altro</strong> indugio, si avvicinò al figlio e gli <strong>di</strong>sse, col tono <strong>di</strong> chi è<br />

sicuro <strong>di</strong> non dover confidare tutto per essere capito, Non hanno più vino.<br />

Lentamente, Gesù rivolse il viso verso la madre, la guardò come se lei gli avesse<br />

parlato da molto lontano e domandò, Che cosa c’è fra te e me, o donna, parole<br />

tremende, u<strong>di</strong>te da chi era presente lì, ma lo sgomento, la sorpresa e l’incredulità, Un<br />

figlio non tratta così la madre che gli ha dato vita, faranno sì che il tempo, le <strong>di</strong>stanze<br />

e le <strong>di</strong>verse volontà ne cerchino traduzioni, interpretazioni, versioni, sfumature atte a


mitigare la durezza e, se possibile, <strong>di</strong>ano il detto per non detto o facciano affermare<br />

l’esatto contrario, perciò in futuro si scriverà che Gesù <strong>di</strong>sse, Perché vieni a<br />

importunarmi con questa storia, oppure, Che cosa ho da spartire io con te, oppure,<br />

Chi ti ha detto <strong>di</strong> impicciartene, oppure, Che cosa c’entriamo noi, oppure, <strong>La</strong>sciami<br />

fare, non c’è bisogno che tu me lo chieda, oppure, Perché non me lo chie<strong>di</strong><br />

apertamente, sono ancora il figlio mansueto <strong>di</strong> sempre, oppure, Farò come tu vuoi,<br />

fra noi non c’è <strong>di</strong>saccordo. Maria incassò il colpo in pieno viso, sostenne lo sguardo<br />

che la respingeva e mettendo così il figlio fra l’incu<strong>di</strong>ne e il martello, concluse la sua<br />

sfida <strong>di</strong>cendo ai servitori, Fate quello che vi <strong>di</strong>rà. Gesù vide la madre allontanarsi, non<br />

<strong>di</strong>sse una parola, non fece un gesto per trattenerla, aveva capito che il Signore si era<br />

servito <strong>di</strong> lei come in precedenza aveva utilizzato la tempesta o il bisogno dei<br />

pescatori. Alzò il bicchiere, in cui c’era ancora un po’ <strong>di</strong> vino, e <strong>di</strong>sse ai servitori,<br />

Riempite d’acqua le giare, erano sei giare <strong>di</strong> pietra che servivano per le purificazioni,<br />

ed essi le colmarono fino all’orlo, ciascuna contenente due o tre barili, Portatemele,<br />

<strong>di</strong>sse, e così fecero. Allora Gesù versò in ciascuna giara una parte del vino che aveva<br />

nel bicchiere, poi <strong>di</strong>sse, Portatene al maestro <strong>di</strong> tavola. Orbene, questi, che non<br />

sapeva da dove venissero quelle giare, dopo che ebbe assaggiato l’acqua che la<br />

piccola quantità <strong>di</strong> vino non era neppure arrivata a colorare, chiamò lo sposo e gli<br />

<strong>di</strong>sse, Tutti servono da principio il vino buono e, quando gli invitati hanno ben bevuto,<br />

mesciono quello meno pregiato, ma tu hai serbato fino a ora il migliore. Lo sposo, che<br />

durante tutta la sua vita non aveva mai visto usare quelle giare per il vino, e che<br />

inoltre sapeva che era finito, assaggiò anche lui e assunse l’espressione <strong>di</strong> chi, con mal<br />

celata modestia, si limita a confermare qualcosa <strong>di</strong> cui era sicuro, l’eccellente qualità<br />

del nettare, per così <strong>di</strong>re un vintage. Se non fosse stato per la voce del popolo,<br />

rappresentata in questo caso da alcuni servitori che il giorno dopo spifferarono tutto,<br />

sarebbe risultato un miracolo vano, giacché il maestro <strong>di</strong> tavola, se era ignaro <strong>della</strong><br />

tramutazione, tale sarebbe rimasto, allo sposo ovviamente non conveniva sbottonarsi<br />

sullo strano fatto, Gesù non era certo tipo da andarsene in giro <strong>di</strong>cendo, Ho fatto i<br />

miracoli tali e tali, Maria <strong>di</strong> Magdala, che aveva preso parte alla trama fin dal<br />

principio, non si sarebbe certo messa a farne pubblicità, Ha fatto un miracolo, ha<br />

fatto un miracolo, e tanto meno Maria, la madre, perché il problema fondamentale<br />

riguardava lei e il figlio, quanto era accaduto in più era stata un’aggiunta, in tutti i<br />

sensi <strong>della</strong> parola, se non è vero lo <strong>di</strong>cano gli invitati, che si ritrovarono <strong>di</strong> nuovo coi<br />

bicchieri pieni.<br />

Maria <strong>di</strong> Nazaret e il figlio non si parlarono più. Verso metà pomeriggio, senza<br />

neppure salutare la famiglia, Gesù partì con Maria <strong>di</strong> Magdala <strong>di</strong>retto a Tiberiade.<br />

Nascosti alla sua vista, Giuseppe e Li<strong>di</strong>a lo seguirono fino all’uscita del paese e lì si<br />

fermarono a guardarlo finché scomparve <strong>di</strong>etro una curva <strong>della</strong> strada.


21.<br />

Cominciò allora il tempo <strong>della</strong> grande attesa. I segni con cui fino ad allora il<br />

Signore si era manifestato nella persona <strong>di</strong> Gesù non erano più che semplici pro<strong>di</strong>gi<br />

caserecci, abili presti<strong>di</strong>gitazioni, mosse del tipo più-rapido-dello-sguardo, poco <strong>di</strong>versi<br />

in fondo dai trucchi che certi maghi dell’Oriente adoperavano con arte assai meno<br />

rustica, come per esempio lanciare una corda in aria e arrampicarvisi, senza che si<br />

capisse se il capo, lassù, fosse legato a un solido gancio o l’invisibile mano <strong>di</strong> un genio<br />

aiutante lo reggesse. Per compiere quelle azioni, a Gesù bastava volerlo, ma, se<br />

qualcuno gli avesse domandato perché le aveva fatte, non avrebbe saputo dargli una<br />

risposta, o soltanto che doveva essere così, dei pescatori senza pesce, una tempesta<br />

senza scampo. delle nozze senza vino, in realtà non era ancora arrivata l’ora in cui il<br />

Signore avrebbe cominciato a parlare per bocca sua. <strong>La</strong> voce che girava per i paesi <strong>di</strong><br />

questa zona <strong>della</strong> Galilea parlava <strong>di</strong> un uomo dotato <strong>di</strong> certi poteri che solo Dio<br />

poteva avergli dato, e lui non lo negava, tuttavia, poiché si <strong>di</strong>mostrava totalmente<br />

sprovvisto <strong>di</strong> motivazioni, ragioni e contropartite, non c’era <strong>altro</strong> da fare che<br />

approfittare dell’abbondanza senza domandare niente. È chiaro, Simone e Andrea<br />

non la pensavano così, né i figli <strong>di</strong> Zebedeo, ma quelli erano amici suoi e temevano<br />

per lui. Tutte le mattine, quando si svegliava, Gesù si domandava in silenzio, Sarà per<br />

oggi, talvolta lo <strong>di</strong>ceva a voce alta perché Maria <strong>di</strong> Magdala lo potesse u<strong>di</strong>re, ma lei<br />

taceva, sospirando, e poi lo circondava con le braccia, lo baciava sulla fronte e sugli<br />

occhi, mentre lui aspirava l’odore dolce e tiepido che promanava dai suoi seni, così ci<br />

furono giorni nei quali si riaddormentava, altri in cui <strong>di</strong>menticava l’interrogativo e<br />

l’ansia e si rifugiava nel corpo <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> Magdala come se entrasse in un bozzolo da<br />

cui sarebbe potuto solo rinascere trasformato. Poi scendeva alla riva, dai pescatori<br />

che lo aspettavano, molti dei quali non avrebbero mai capito, e glielo <strong>di</strong>ssero, perché<br />

anch’egli non si comprasse una barca, scontandola dai guadagni futuri, e non si<br />

mettesse a lavorare in proprio. Talvolta, quando al largo si prolungavano gli intervalli<br />

fra le manovre <strong>della</strong> pesca, pur sempre necessarie, benché tutto ormai fosse facile e<br />

rilassato come uno sba<strong>di</strong>glio, Gesù aveva un repentino presentimento e il cuore gli si<br />

stringeva, comunque gli occhi non li volgeva al cielo, dov’è risaputo che <strong>di</strong>mora Dio,<br />

fissava invece, con ossessiva avi<strong>di</strong>tà, la superficie calma del lago, le acque immobili<br />

che brillavano come una pelle levigata, e aspettava, con desiderio e con timore,<br />

qualcosa che dovesse apparire dalle profon<strong>di</strong>tà, il nostro pesce, avrebbero detto i<br />

pescatori, la voce che ritarda, pensava forse Gesù. <strong>La</strong> pesca si concludeva, la barca<br />

rientrava carica e Gesù, abbattuto, si rimetteva in cammino lungo la riva, con Maria <strong>di</strong><br />

Magdala appresso, alla ricerca <strong>di</strong> qualcuno che avesse bisogno dei suoi servigi gratuiti<br />

<strong>di</strong> vedetta. Così passarono le settimane e i mesi, trascorsero anche gli anni, i soli


cambiamenti visibili quelli <strong>di</strong> Tiberiade, dove aumentavano gli e<strong>di</strong>fici e gli archi, per il<br />

resto erano le solite e risapute repliche <strong>di</strong> una terra che d’inverno sembra morirci fra<br />

le braccia e in primavera pare risuscitare, osservazione falsa, grossolano errore dei<br />

sensi, ché la forza <strong>della</strong> primavera non sarebbe niente se non avesse dormito<br />

l’inverno.<br />

Quand’ecco che, finalmente, Gesù andava per i venticinque anni, parve che<br />

l’universo intero cominciasse d’improvviso a muoversi, nuovi segnali si susseguirono,<br />

l’uno dopo l’<strong>altro</strong>, come se qualcuno, con repentina fretta, volesse riavere in<strong>di</strong>etro un<br />

tempo che aveva male impiegato. A ben vedere, il primo <strong>di</strong> quei segnali non fu,<br />

propriamente parlando, un vero miracolo, in fondo non è mica una cosa dell’<strong>altro</strong><br />

mondo il fatto che la suocera <strong>di</strong> Simone fosse affetta da una febbre indefinibile e che<br />

Gesù si accostasse al suo capezzale, le ponesse una mano sulla fronte, un gesto che<br />

abbiamo fatto tutti, per un semplice impulso del cuore, non certo sperando <strong>di</strong> vedere<br />

guariti in maniera così ru<strong>di</strong>mentale e un tantino magica i mali dell’infermo, ma quello<br />

che non era mai successo è che la febbre scomparisse sotto le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Gesù come<br />

acqua maligna assorbita e annientata dalla terra e che, subito dopo, la donna si<br />

alzasse e <strong>di</strong>cesse, <strong>di</strong> certo a proposito, Chi è amico <strong>di</strong> mio genero, è amico mio, e<br />

riprendesse le faccende <strong>di</strong> casa come se niente fosse. Questo fu il primo segnale,<br />

domestico, privato, ma del secondo c’è ben <strong>altro</strong> da raccontare perché rappresentò<br />

una sfida aperta <strong>di</strong> Gesù alla Legge scritta e rispettata, forse giustificabile, tenendo<br />

conto dei normali comportamenti umani, perché lui viveva con Maria <strong>di</strong> Magdala<br />

senza essere sposato, con una che, per giunta, era stata una prostituta, quin<strong>di</strong> non c’è<br />

da stupirsi che, mentre un’adultera veniva lapidata secondo la legge <strong>di</strong> Mosè, e<br />

dovendo perciò morire, comparisse Gesù, immischiandosi e <strong>di</strong>chiarando, Alto là, chi<br />

<strong>di</strong> voi è senza peccato, sia il primo a scagliarle una pietra, come se stesse <strong>di</strong>cendo,<br />

Anch’io, se non vivessi in concubinato, come vivo, se fossi esente da atti e pensieri<br />

impuri, sarei lì con voi a compiere giustizia. Corse un bel rischio il nostro Gesù, perché<br />

poteva anche capitare che uno o più fra i lapidatori, avendo il cuore duro e<br />

ritrovandosi incallito nel peccato in generale, facesse orecchie da mercante a quel<br />

rimprovero e continuasse nella lapidazione, senza nessun timore, quello sì, <strong>della</strong><br />

Legge che stava applicando, poiché era destinata alle donne. Quello che Gesù non<br />

sembra aver pensato, forse per mancanza <strong>di</strong> esperienza, è il fatto che, se ci<br />

fermassimo ad aspettare la comparsa nel mondo <strong>di</strong> questi giu<strong>di</strong>ci senza peccato,<br />

secondo lui gli unici che avrebbero il <strong>di</strong>ritto morale <strong>di</strong> condannare e punire, temo<br />

proprio che nel frattempo il crimine aumenterebbe a <strong>di</strong>smisura e il peccato<br />

prospererebbe e le adultere andrebbero a briglia sciolta, ora con questo, ora con<br />

quello, e chi <strong>di</strong>ce adultera, <strong>di</strong>ce tutto, ivi compresi i mille nefan<strong>di</strong> vizi che spinsero il<br />

Signore a mandare una pioggia <strong>di</strong> fuoco e zolfo sulle città <strong>di</strong> Sodoma e Gomorra,


iducendole in cenere. Ma il male, che è nato con il mondo e, a quanto è dato sapere,<br />

ha imparato da questo, fratelli amati, il male è come la famosa e invisibile araba<br />

fenice che, mentre sembra che stia morendo nel fuoco, da un uovo che le sue stesse<br />

ceneri hanno generato torna a rinascere. Il bene è fragile, delicato, è sufficiente che il<br />

male gli spiri sul viso l’alito caldo <strong>di</strong> un semplice peccato perché gli si bruci per<br />

sempre la purezza, gli si spezzi lo stelo <strong>di</strong> giglio e appassisca la zagara. Gesù <strong>di</strong>sse<br />

all’adultera, Va’ e, d’ora in poi, non ricadere nel peccato, ma in cuor suo era pieno <strong>di</strong><br />

dubbi.<br />

Un <strong>altro</strong> rilevante episo<strong>di</strong>o accadde sull’altra sponda del lago, dove Gesù<br />

riteneva giusto andare <strong>di</strong> tanto in tanto perché non si <strong>di</strong>cesse che le sue premure e<br />

attenzioni erano tutte riservate alla riva occidentale. Chiamò dunque Giacomo e<br />

Giovanni, e <strong>di</strong>sse loro, An<strong>di</strong>amo sull’altra riva, dove vivono i gadareni, ve<strong>di</strong>amo se ci si<br />

offre qualche avventura, e al ritorno ci preoccuperemo <strong>della</strong> pesca, così non sarà un<br />

viaggio a vuoto. Concordarono i figli <strong>di</strong> Zebedeo sulla convenienza <strong>di</strong> quell’idea e,<br />

decisa la rotta <strong>della</strong> barca, cominciarono a remare, sperando che poco più in là un<br />

venticello potesse portarli a destinazione con uno sforzo minimo. Così avvenne,<br />

infatti, ma all’inizio si spaventarono tremendamente perché <strong>di</strong> punto in bianco<br />

sembrò che stesse per scoppiare una tempesta tale da oscurare quella <strong>di</strong> tanti anni<br />

prima, ma Gesù <strong>di</strong>sse alle acque e all’aria, Allora, allora, come se parlasse a un<br />

monello, e subito le onde si calmarono e il vento riprese a soffiare con la giusta forza<br />

e nell’esatta <strong>di</strong>rezione. Sbarcarono tutt’e tre, Gesù davanti, Giacomo e Giovanni<br />

appresso, non erano mai stati da queste parti e <strong>ogni</strong> cosa sembrava loro una sorpresa<br />

e una novità, ma la più grande, tale da stringergli il cuore, fu che all’improvviso,<br />

strada facendo, si parò <strong>di</strong>nanzi a loro un uomo, se tale si poteva definire quella figura<br />

coperta <strong>di</strong> sporcizia, con la barba e i capelli spaventosi, impregnato dell’odore <strong>di</strong><br />

putrefazione delle tombe dove, come vennero a sapere in seguito, costui aveva<br />

l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> nascondersi <strong>ogni</strong>qualvolta riusciva a spezzare i ceppi e le catene con cui,<br />

per via che era posseduto, avrebbero voluto soggiogarlo in carcere. Se fosse stato<br />

soltanto un matto, anche se sappiamo bene che gli si raddoppiano le forze quando<br />

sono infuriati, per mantenerlo rinchiuso sarebbe stato sufficiente impiegare<br />

altrettanti ceppi e catene. Lo avevano fatto invano in un’occasione e ripetuto senza<br />

risultati tante altre volte, perché lo spirito immondo che viveva in quell’uomo e lo<br />

dominava se la rideva <strong>di</strong> qualunque prigione. Giorno e notte, l’indemoniato vagava<br />

per i monti, fuggendo da se stesso e dalla propria ombra, ma sempre tornava a<br />

nascondersi fra le tombe, e spesso al loro interno, da dove lo estraevano a forza,<br />

terrorizzando la gente che lo vedeva. Così lo incontrò Gesù, le guar<strong>di</strong>e che gli davano<br />

la caccia si sbracciarono nella sua <strong>di</strong>rezione perché si mettesse in salvo, ma Gesù era lì<br />

proprio per un’avventura e non se la sarebbe certo persa. Malgrado la paura <strong>di</strong> quello


spettro, Giovanni e Giacomo non abbandonarono l’amico e, quin<strong>di</strong>, furono loro i<br />

primi testimoni <strong>di</strong> parole che nessuno ha mai pensato che si potessero pronunciare e<br />

u<strong>di</strong>re, perché andavano contro il Signore e le Sue leggi, come fra poco si vedrà. <strong>La</strong><br />

belva si avvicina, mostrando gli artigli e <strong>di</strong>grignando i denti, da cui pendono rimasugli<br />

<strong>di</strong> carni putrefatte, e a Gesù gli si rizzano i capelli dal terrore, ma ecco che, quando è a<br />

due passi, si prostra a terra e proclama a voce alta, Che cosa vuoi da me, Gesù, figlio<br />

dell’Altissimo Id<strong>di</strong>o, ti prego, non tormentarmi. Ebbene, fu la prima volta che in<br />

pubblico, non in s<strong>ogni</strong> privati, dei quali lo scetticismo e la prudenza hanno sempre<br />

consigliato <strong>di</strong> dubitare, si levò una voce, ed era una voce <strong>di</strong>abolica, per annunciare<br />

che questo Gesù <strong>di</strong> Nazaret era figlio <strong>di</strong> Dio, cosa che persino lui fino ad allora<br />

ignorava, giacché durante la conversazione che aveva intrattenuto con Dio nel<br />

deserto il problema <strong>della</strong> paternità non era stato sollevato, Avrò bisogno <strong>di</strong> te più in<br />

là, era tutto quanto gli aveva detto il Signore, e d’<strong>altro</strong> canto non era neppure<br />

possibile basarsi sulle somiglianze, considerando che il Signore gli si era mostrato<br />

sotto l’aspetto <strong>di</strong> nuvola, <strong>di</strong> colonna <strong>di</strong> fumo. Il posseduto si rivoltolava lì ai suoi pie<strong>di</strong>,<br />

la voce dentro <strong>di</strong> lui aveva pronunciato ciò che fino a quel momento non era mai<br />

stato detto e adesso taceva, e in quell’istante Gesù, come uno che si fosse appena<br />

riconosciuto nell’<strong>altro</strong>, si sentì anche lui posseduto, pervaso da certi poteri che non<br />

sapeva dove o a che cosa lo avrebbero portato, ma senza dubbio, alla fine <strong>di</strong> tutto,<br />

alla morte e alle tombe. Domandò allo spirito, Qual è il tuo nome, ed egli rispose,<br />

Legione, perché siamo tanti. Disse Gesù, imperiosamente, Esci da quell’uomo, spirito<br />

immondo. Non appena pronunciò questa parola, si levò il coro delle voci <strong>di</strong>aboliche,<br />

alcune sottili e acute, altre possenti e roche, alcune dolci come quelle <strong>di</strong> una donna,<br />

altre simili a delle seghe che tagliassero la pietra, alcune con un tono <strong>di</strong> sarcasmo<br />

provocante, altre con un tono <strong>di</strong> falsa umiltà da men<strong>di</strong>cante, alcune altere, altre<br />

lamentose, alcune che ricordavano un bimbetto che impara a parlare, altre che erano<br />

soltanto urla <strong>di</strong> fantasma e gemiti <strong>di</strong> dolore, ma tutte supplicavano Gesù <strong>di</strong> farli<br />

rimanere lì, nei luoghi che ormai conoscevano, gli sarebbe bastato dare l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

espulsione e loro avrebbero abbandonato il corpo <strong>di</strong> quell’uomo, ma che, per favore,<br />

non li scacciasse da quella regione. Domandò Gesù, E dove volete andare. Ebbene, lì<br />

nei pressi <strong>della</strong> montagna stava pascolando un numeroso branco <strong>di</strong> porci, e gli spiriti<br />

immon<strong>di</strong> implorarono Gesù, Mandaci dai porci ed entreremo in loro. Gesù rifletté e<br />

gli parve una buona soluzione, considerando che quelle bestie dovevano appartenere<br />

a dei Gentili, giacché la carne del maiale è impura per gli ebrei. L’idea che, cibandosi<br />

dei maiali, i Gentili avrebbero potuto ingerire anche i demoni che vi si trovavano<br />

dentro ed esserne posseduti, a Gesù non venne in mente, come del resto non gli<br />

sovvenne quello che in seguito <strong>di</strong>sgraziatamente accadde, ma la verità è che neppure<br />

un figlio <strong>di</strong> Dio, per<strong>altro</strong> non ancora abituato a una parentela così importante, poteva


prevedere, come negli scacchi, tutte le conseguenze <strong>di</strong> una singola mossa, <strong>di</strong> una<br />

decisione semplice. Gli spiriti immon<strong>di</strong>, in preda all’eccitazione, aspettavano la<br />

risposta <strong>di</strong> Gesù, facevano scommesse, e quando arrivò la risposta, Sì, potete entrare<br />

nei maiali, all’unisono lanciarono un grido sfacciato <strong>di</strong> gioia e, violentemente,<br />

penetrarono nei porci. Vuoi per la sorpresa del colpo, vuoi perché i maiali non erano<br />

abituati ad avere i demoni dentro, il risultato fu che impazzirono all’improvviso e si<br />

lanciarono dal precipizio, tutt’e duemila quanti erano, finendo in mare, dove<br />

morirono annegati. È indescrivibile la rabbia dei padroni <strong>di</strong> quelle bestie innocenti che<br />

un minuto prima erano ancora lì, pacifiche, a grufolare nel terreno soffice, se lo<br />

trovavano, in cerca <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci e vermi, raschiando quel po’ d’erbaccia dalle superfici<br />

risecchite, e adesso, visti da quassù, quei poveri porcellini facevano pena, certuni<br />

galleggiando ormai privi <strong>di</strong> vita, mentre altri, mezzo morti, compiendo ancora uno<br />

sforzo titanico per tenere le orecchie fuori dell’acqua, perché è risaputo che i maiali<br />

non possono chiudere i condotti u<strong>di</strong>tivi, gli entra un sacco d’acqua e, in meno <strong>di</strong> un<br />

credo, si ritrovano allagati dentro. I mandriani, infuriati, da lontano lanciavano sassi a<br />

Gesù e a chi lo accompagnava e si erano già messi a correre con l’intento, giustissimo,<br />

<strong>di</strong> pretendere il risarcimento da chi aveva provocato il danno, un tot a capo, da<br />

moltiplicare per duemila, i conti sono facili da fare. Ma non da pagare. I pescatori<br />

sono gente con pochi sol<strong>di</strong>, vivono <strong>di</strong> lische, e Gesù non era neanche pescatore. Il<br />

nazareno avrebbe magari voluto attendere i reclamanti, spiegare che nel mondo la<br />

cosa peggiore <strong>di</strong> tutte è il Diavolo, che al suo confronto duemila porci non tolgono né<br />

aggiungono niente, e che tutti siamo condannati a subire qualche per<strong>di</strong>ta nella vita,<br />

materiale e d’<strong>altro</strong> tipo, Abbiate pazienza, fratelli, avrebbe detto Gesù se ne avessero<br />

parlato. Ma Giacomo e Giovanni non furono d’accordo nel rimanere lì ad aspettare<br />

quell’incontro che, a quanto pareva, non sarebbe stato pacifico, essendo totalmente<br />

inutili la buona educazione e le ottime intenzioni da una parte contro la brutalità e la<br />

ragione dall’altra. Gesù non voleva, ma dovette cedere ad argomenti che<br />

acquistavano sempre più potere persuasivo a <strong>ogni</strong> sasso che cadeva lì vicino. Scesero<br />

a precipizio il pen<strong>di</strong>o fino alla riva, con un balzo salirono in barca e, a forza <strong>di</strong> remi,<br />

ben presto furono in salvo, mentre gli altri non sembravano affatto gente portata per<br />

la vita dei pescatori, perché se barche c’erano, comunque non si trovavano in vista.<br />

Sono andati perduti dei porci, un’anima si è salvata, ci ha guadagnato Dio, <strong>di</strong>sse<br />

Giacomo. Gesù lo guardò come se pensasse ad <strong>altro</strong>, a qualcosa che i due fratelli,<br />

fissando lui, volevano conoscere e <strong>di</strong> cui erano ansiosi <strong>di</strong> parlare, l’eccezionale<br />

rivelazione, fatta dai demoni, che Gesù fosse figlio <strong>di</strong> Dio, ma Gesù aveva rivolto lo<br />

sguardo verso la sponda da cui erano fuggiti, guardava le acque, i porci che<br />

galleggiavano e fluttuavano, duemila bestie senza colpa, una sorta <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne gli<br />

montava dentro, tentava <strong>di</strong> irrompere, e all’improvviso, I demoni, dove sono i


demoni, esclamò, e poi scoppiò in una risata rivolta al cielo, Ascoltami, o Signore, o<br />

hai scelto male il figlio che hanno detto che io sia e che dovrà realizzare i Tuoi <strong>di</strong>segni,<br />

o fra i Tuoi mille poteri manca quello <strong>di</strong> un’intelligenza capace <strong>di</strong> dominare quella del<br />

Diavolo, Che cosa vuoi <strong>di</strong>re, domandò Giovanni, atterrito dall’audacia <strong>di</strong> quella frase,<br />

Intendo <strong>di</strong>re che i demoni che abitavano quel posseduto adesso sono liberi, perché i<br />

demoni, come sappiamo, non muoiono, amici miei, neanche Dio li può ammazzare, e<br />

quello che io ho fatto è stato come tagliare il mare con una spada. Dall’<strong>altro</strong> lato<br />

stava scendendo verso la riva una grande folla, chi si lanciava in acqua per recuperare<br />

i maiali che galleggiavano più vicino, chi saltava in barca per andare a caccia.<br />

Quella sera, nella casa <strong>di</strong> Simone e Andrea, che si trovava accanto alla sinagoga,<br />

i cinque amici si riunirono in segreto per <strong>di</strong>scutere il terribile argomento che Gesù<br />

fosse, secondo le rivelazioni dei demoni, figlio <strong>di</strong> Dio. Dopo quell’evento più che<br />

strano, si erano accordati <strong>di</strong> rimandare alla sera l’inevitabile conversazione, ma<br />

adesso era arrivato il momento <strong>di</strong> chiarire <strong>ogni</strong> cosa. Gesù cominciò col <strong>di</strong>re, Non si<br />

può dare cre<strong>di</strong>to a ciò che afferma il padre <strong>della</strong> menzogna, riferendosi, è ovvio, al<br />

Diavolo. Disse Andrea, <strong>La</strong> verità e la menzogna passano per la stessa bocca e non<br />

lasciano traccia, mica il Diavolo non è più tale per aver detto una volta la verità. Disse<br />

Simone, Che tu non fossi un uomo come noi, lo sapevamo già, si pensi al pesce che<br />

non avremmo mai pescato senza <strong>di</strong> te, alla tempesta che stava ammazzandoci,<br />

all’acqua che hai tramutato in vino, all’adultera che hai salvato dalla lapidazione, e<br />

adesso ai demoni scacciati da un posseduto. Disse Gesù, Non sono stato l’unico a far<br />

uscire dei demoni da qualcuno, Hai ragione, <strong>di</strong>sse Giacomo, ma sei stato il primo<br />

<strong>di</strong>nanzi a cui essi si sono umiliati, chiamandoti figlio dell’Altissimo Id<strong>di</strong>o, Non mi è<br />

servita granché quella sottomissione, alla fin fine l’umiliato sono stato io, Non è<br />

questo ciò che conta, io c’ero e l’ho sentito, interloquì Giovanni, perché non ci hai<br />

detto <strong>di</strong> essere figlio <strong>di</strong> Dio, Non so se io sia figlio <strong>di</strong> Dio, Com’è possibile che lo sappia<br />

il Diavolo e non tu, Buona domanda, davvero, ma la risposta te la sapranno dare<br />

soltanto loro, Loro, chi, Dio, <strong>di</strong> cui il Diavolo <strong>di</strong>ce che sono figlio, e il Diavolo, che solo<br />

da Dio potrebbe averlo appreso. Si fece silenzio, come se tutti i presenti volessero dar<br />

tempo ai personaggi invocati <strong>di</strong> pronunciarsi, e alla fine Simone affrontò la questione<br />

fondamentale, Che cosa c’è fra te e Dio. Gesù sospirò, Ecco la domanda che mi<br />

aspettavo da voi fin da quando sono arrivato qui, Non avremmo mai pensato che un<br />

figlio <strong>di</strong> Dio volesse <strong>di</strong>ventare un pescatore, Ve l’ho già detto, non so se io sia figlio <strong>di</strong><br />

Dio, Che cosa sei, insomma. Gesù si coprì il viso con le mani, cercava nei ricor<strong>di</strong> del<br />

passato un punto da cui iniziare la confessione che gli chiedevano, all’improvviso vide<br />

la propria vita come se fosse appartenuta a un <strong>altro</strong>, eccolo, se i demoni hanno detto<br />

il vero, allora tutto quanto gli è accaduto prima deve avere un significato <strong>di</strong>verso da<br />

quello originario, e alcuni <strong>di</strong> quegli avvenimenti possono essere intesi solo adesso,


alla luce <strong>di</strong> questa rivelazione. Gesù allontanò le mani dal viso, guardò gli amici a uno<br />

a uno, con espressione supplice, quasi ammettendo <strong>di</strong> chiedere loro una fiducia più<br />

grande <strong>di</strong> quella che un uomo può concedere a un <strong>altro</strong>, e dopo un lungo silenzio<br />

<strong>di</strong>sse, Ho visto Dio. Nessuno proferì parola, ma tutti lo fissarono. Lui proseguì,<br />

tenendo gli occhi bassi, L’ho incontrato nel deserto e Lui mi ha annunciato che<br />

quando sarà giunta l’ora mi darà gloria e potere in cambio <strong>della</strong> mia vita, ma non ha<br />

detto che io fossi Suo figlio. Altro silenzio. E come si è mostrato Dio ai tuoi occhi,<br />

domandò Giacomo, Come una nuvola, una colonna <strong>di</strong> fumo, Non <strong>di</strong> fuoco, No, non <strong>di</strong><br />

fuoco, <strong>di</strong> fumo, E non ti ha detto nient’<strong>altro</strong>, Che sarebbe tornato allorquando fosse<br />

arrivato il momento, Il momento <strong>di</strong> che, Non so, forse <strong>di</strong> venire a prendere la mia vita,<br />

E quella gloria, quel potere, quando te li darà, Non lo so. Nuovo silenzio, nella casa in<br />

cui si trovavano si soffocava per il caldo, ma tutti tremavano. Poi Simone domandò<br />

seraficamente, Non sarai per caso il Messia, che dovremo chiamare figlio <strong>di</strong> Dio<br />

perché verrà a riscattare il popolo <strong>di</strong> Dio dalla servitù in cui si trova, Io, il Messia, Non<br />

sarebbe certo più sorprendente del fatto che fossi il figlio <strong>di</strong>retto del Signore, sorrise<br />

nervosamente Andrea. Disse Giacomo, Messia o figlio <strong>di</strong> Dio, quello che non capisco è<br />

come abbia potuto saperlo il Diavolo, se il Signore non l’ha annunciato neanche a te.<br />

Disse Giovanni, pensoso, Chissà quali cose a noi ignote ci saranno mai fra il Diavolo e<br />

Dio. Si guardarono timorosi, perché avevano paura <strong>di</strong> conoscerle, e Simone domandò<br />

a Gesù, Che cosa farai, e Gesù rispose, L’unica cosa che posso fare, aspettare l’ora.<br />

Ormai l’ora era molto vicina, ma Gesù, prima che arrivasse, per ben due volte<br />

ebbe ancora occasione <strong>di</strong> manifestare i suoi poteri miracolosi, anche se sulla seconda<br />

sarebbe preferibile far calare un velo <strong>di</strong> silenzio perché si trattò <strong>di</strong> un suo equivoco, il<br />

cui risultato fu la morte <strong>di</strong> un fico, esente da <strong>ogni</strong> male quanto quei poveri porci che i<br />

demoni precipitarono tra i flutti. Il primo <strong>di</strong> questi atti, però, meritava proprio <strong>di</strong><br />

essere portato a conoscenza dei sacerdoti <strong>di</strong> Gerusalemme perché rimanesse inciso a<br />

lettere d’oro sul frontale del Tempio, giacché non si era mai veduta prima una cosa<br />

simile, né mai più si sarebbe rivista, fino al giorno d’oggi. Non concordano gli storici<br />

sui motivi che avrebbero portato tanta gente così <strong>di</strong>versa a radunarsi in quel luogo,<br />

sulla cui localizzazione, sia detto <strong>di</strong> passaggio e all’uopo, abbondano per<strong>altro</strong> i dubbi,<br />

essendovi chi afferma, quanto ai motivi, che si trattava semplicemente <strong>di</strong> un<br />

pellegrinaggio tra<strong>di</strong>zionale la cui origine si sarebbe ormai persa nella notte dei tempi,<br />

alcuni che, nossignore, <strong>di</strong>cono invece che era corsa voce, in seguito <strong>di</strong>mostratasi<br />

infondata, che era arrivato un plenipotenziario da Roma con l’annuncio <strong>di</strong> una<br />

riduzione delle tasse, e infine altri che, pur non proponendo alcuna ipotesi o<br />

soluzione al problema, sostengono che soltanto degli ingenui potrebbero credere a<br />

<strong>di</strong>minuzioni <strong>di</strong> oneri fiscali e a revisioni del carico tributario favorevoli al contribuente,<br />

e che, quanto all’origine ipoteticamente sconosciuta del pellegrinaggio, si potrebbe


pur sempre scoprire qualche in<strong>di</strong>zio sulle cause primigenie se tutti coloro cui piace<br />

trovare sempre le cose bell’e pronte si prendessero la briga <strong>di</strong> indagare<br />

nell’immaginario collettivo. Quello che è certo e risaputo è che erano presenti fra i<br />

quattromila e i cinquemila uomini, senza contare donne e bambini, e che tutta questa<br />

gente, a un certo punto, si ritrovò senza avere <strong>di</strong> che mangiare. Come sia possibile<br />

che un popolo così previdente, così avvezzo a viaggiare e a premunirsi del fagottino<br />

anche quando si trattava <strong>di</strong> andare da qui a lì, si ritrovasse all’improvviso sprovvisto <strong>di</strong><br />

un tozzo <strong>di</strong> pane e <strong>di</strong> una fetta <strong>di</strong> companatico, è qualcosa che nessuno, oggi, riesce a<br />

spiegarsi, e tanto meno ci prova. Ma i fatti sono fatti, e questi ci <strong>di</strong>cono che c’erano<br />

fra le do<strong>di</strong>ci e le quin<strong>di</strong>cimila persone, se questa volta non <strong>di</strong>mentichiamo <strong>di</strong> contare<br />

le donne e i bambini, con lo stomaco vuoto da non si sa quante ore e che dovevano<br />

prima o poi far ritorno a casa, col pericolo <strong>di</strong> rimanere lungo la strada a morire <strong>di</strong><br />

ine<strong>di</strong>a o affidandosi alla carità e alla buona sorte <strong>di</strong> qualche viandante. I bambini, che<br />

in questi casi sono sempre i primi a dare il segnale, già reclamavano impazienti,<br />

qualcuno piagnucolando, Mamma, ho fame, e la situazione minacciava <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare,<br />

da un momento all’<strong>altro</strong>, come si <strong>di</strong>ceva allora, incontrollabile. Gesù si trovava in<br />

mezzo a quella folla con Maria <strong>di</strong> Magdala, c’erano anche i suoi amici Simone,<br />

Andrea, Giacomo e Giovanni, che dall’episo<strong>di</strong>o dei porci e da quanto si era venuto a<br />

sapere in seguito, lo accompagnavano quasi sempre, ma che, al contrario <strong>di</strong> tutti gli<br />

altri presenti, si erano premuniti recando con sé qualche pesce e qualche pane.<br />

Erano, per così <strong>di</strong>re, serviti. Il mettersi a mangiare lì, davanti a tutta quella gente,<br />

oltre che essere la prova <strong>di</strong> un terribile egoismo, comportava alcuni rischi, visto che<br />

dalla necessità alla legge c’è solo un brevissimo passo, e la giustizia più rapida, lo<br />

sappiamo fin da Caino, è quella che ci si fa con le proprie mani. Gesù non era<br />

nemmeno sfiorato dall’idea <strong>di</strong> poter aiutare tante persone in un simile frangente, ma<br />

Giacomo e Giovanni, con la sicurezza che caratterizza i testimoni oculari, gli si<br />

avvicinarono e gli <strong>di</strong>ssero, Se sei stato capace <strong>di</strong> far uscire dal corpo <strong>di</strong> un uomo i<br />

demoni che lo stavano uccidendo, devi anche essere in grado <strong>di</strong> far entrare nel corpo<br />

<strong>di</strong> questa gente il cibo <strong>di</strong> cui ha bisogno per campare, E come posso farlo se non<br />

posse<strong>di</strong>amo <strong>altro</strong> che quanto abbiamo portato, Sei il figlio <strong>di</strong> Dio, puoi farlo. Gesù<br />

guardò Maria <strong>di</strong> Magdala, che gli <strong>di</strong>sse, Ormai sei arrivato a un punto da cui non puoi<br />

tornare in<strong>di</strong>etro, e l’espressione del suo viso appariva addolorata, Gesù non capì se<br />

fosse per lui o per tutta quella gente così affamata. Allora, prendendo i sei pani che<br />

avevano portato, li spezzò ciascuno in due metà e li <strong>di</strong>stribuì fra i suoi compagni, lo<br />

stesso fece con i pesci, tenendo per sé un pane e un pesce. Poi <strong>di</strong>sse, Venite con me e<br />

fate ciò che farò io. Ci è noto quello che fece, ma non sapremo mai come riuscì a<br />

farlo. Passava dall’uno all’<strong>altro</strong>, spartendo e consegnando il pane e il pesce, però<br />

ciascuno riceveva, in <strong>ogni</strong> pezzo, un pesce e un pane interi. Allo stesso modo


procedevano Maria <strong>di</strong> Magdala e i quattro amici, e dove passavano era come se un<br />

vento benevolo spirasse sulle messi, sollevando a una a una le spighe reclinate, con<br />

un forte rumore <strong>di</strong> ariste che erano, qui, le bocche che masticavano e ringraziavano, È<br />

il Messia, <strong>di</strong>cevano alcuni, È un mago, replicavano altri, ma a nessuno venne in mente<br />

<strong>di</strong> domandare, Sei il figlio <strong>di</strong> Dio. E Gesù <strong>di</strong>ceva a tutti, Chi ha orecchie per intendere,<br />

intenda, se non <strong>di</strong>viderete, non moltiplicherete.<br />

Che Gesù lo abbia insegnato, è bene, perché ce n’era l’occasione. Ma quello<br />

che non va bene è che egli stesso abbia preso alla lettera la lezione quando non<br />

doveva, come nel summenzionato caso dell’albero <strong>di</strong> fico. Camminava Gesù lungo<br />

una strada <strong>di</strong> campagna quando avvertì una certa fame e, scorgendo in lontananza un<br />

fico ben fronzuto, andò a vedere se per caso non trovasse qualcosina, ma, arrivato<br />

sotto la pianta, non vide <strong>altro</strong> che foglie, giacché non era tempo <strong>di</strong> fichi. Disse allora,<br />

Non nasca mai più frutto da te, e all’istante l’albero si seccò. Disse Maria <strong>di</strong> Magdala,<br />

che era con lui, Darai a chi ne avrà bisogno, non chiederai a chi non avrà nulla.<br />

Pentito, Gesù or<strong>di</strong>nò al fico <strong>di</strong> risuscitare, ma quello era definitivamente morto.<br />

22.<br />

Mattina <strong>di</strong> nebbia. Il pescatore si alza dal giaciglio, guarda dalla finestrella <strong>di</strong><br />

casa lo spazio bianco e <strong>di</strong>ce alla moglie, Oggi non vado, con una nebbia così persino i<br />

pesci si sperdono nell’acqua. Ha affermato questo e, con parole uguali o simili, lo<br />

hanno detto anche gli altri pescatori, sull’una e sull’altra riva, perplessi per la<br />

straor<strong>di</strong>naria novità <strong>di</strong> quella nebbia inconsueta per l’epoca dell’anno in cui siamo.<br />

Solo uno, che pescatore <strong>di</strong> mestiere non è, si affaccia alla porta <strong>di</strong> casa come per<br />

accertarsi che il suo giorno sia oggi e, guardando il cielo opaco, <strong>di</strong>ce rivolto all’interno,<br />

Vado al lago. Alle sue spalle, Maria <strong>di</strong> Magdala ha domandato, Devi proprio andare, e<br />

Gesù ha risposto, Era ora, Non mangi, Gli occhi sono a <strong>di</strong>giuno quando si aprono al<br />

mattino. L’ha abbracciata e ha detto, Finalmente saprò chi sono e a quale scopo<br />

servo, poi con incre<strong>di</strong>bile sicurezza, giacché la nebbia non consentiva <strong>di</strong> vedere<br />

neppure i propri pie<strong>di</strong>, è sceso per il pen<strong>di</strong>o che conduceva all’acqua, è salito su una<br />

delle barche che erano ormeggiate lì e ha cominciato a remare verso il punto<br />

invisibile che si trovava in mezzo al lago. Il suono dei remi che sfioravano e<br />

picchiavano sul bordo <strong>della</strong> barca, gli spruzzi dell’acqua che colava, riecheggiavano su<br />

tutta la superficie e costringevano a restare a occhi aperti quei pescatori cui le buone<br />

mogli avevano detto, Se non puoi andare a pesca, approfittane e dormi. Inquieta,<br />

turbata, la gente dei <strong>di</strong>ntorni guardava la nebbia impenetrabile nella <strong>di</strong>rezione in cui<br />

doveva esserci il lago e inconsciamente aspettava che il rumore dei remi e dell’acqua<br />

si arrestasse all’improvviso, per rientrare in casa e, con chiavi, chiavistelli e catenacci,<br />

sprangare tutte le porte, pur sapendo che un soffio appena potrebbe abbatterle, se


l’uomo che si trova laggiù è colui che immaginano e se decidesse <strong>di</strong> spirare da questa<br />

parte. <strong>La</strong> nebbia si apre per lasciare passare Gesù, ma lo sguardo arriva al massimo<br />

alla punta dei remi, e alla poppa dove quella semplice traversa funge da panca. Il<br />

resto è un muro, all’inizio opaco e grigio, poi, man mano che la barca si avvicina alla<br />

meta, un chiarore indefinito comincia a rendere bianca e brillante la nebbia, che vibra<br />

come se cercasse nel silenzio, senza coglierlo, un suono. In un cerchio <strong>di</strong> luce più<br />

ampio la barca si ferma, è il centro del lago. Seduto sulla panca, a poppa, c’è Dio.<br />

Non è, come la prima volta, una nuvola, una colonna <strong>di</strong> fumo, ché oggi, con<br />

questo tempo, avrebbero potuto perdersi e confondersi con la nebbia. È un uomo<br />

massiccio e vecchio, con una fluente barba sparsa sul petto, il capo scoperto, i capelli<br />

lunghi, il viso largo e forte, la bocca turgida, che parlerà senza che le labbra sembrino<br />

muoversi. È vestito come un ricco ebreo, con la tunica lunga, color magenta, un<br />

mantello con le maniche, azzurro, bordato d’oro, ma ai pie<strong>di</strong> calza dei sandali<br />

grossolani, rustici, buoni, come si <strong>di</strong>ce, per camminare, il che <strong>di</strong>mostra che non<br />

dev’essere un tipo dalle abitu<strong>di</strong>ni sedentarie. Quando non sarà più qui, ci<br />

domanderemo, Com’erano i capelli, e non ricorderemo se bianchi, neri o castani,<br />

dall’età dovrebbero essere bianchi, ma c’è gente cui la canizie viene tar<strong>di</strong>, forse è il<br />

nostro caso. Gesù tirò i remi in barca, come chi calcoli che la conversazione sarà<br />

lunga, e <strong>di</strong>sse semplicemente, Eccomi qua. Senza fretta, meto<strong>di</strong>camente, Dio si<br />

sistemò il mantello sulle ginocchia e <strong>di</strong>sse, Eccoci qua. Dal tono <strong>della</strong> voce, avremmo<br />

detto che aveva sorriso, ma le labbra rimasero immobili, si mossero solo i lunghi peli<br />

dei baffi e il mento, come le vibrazioni <strong>di</strong> una campana. Disse Gesù, Sono venuto per<br />

sapere chi sono e che cosa dovrò fare per rispettare, nei Tuoi confronti, la mia parte<br />

del contratto. Disse Dio, Si tratta <strong>di</strong> due cose <strong>di</strong>verse, quin<strong>di</strong> dobbiamo procedere per<br />

gra<strong>di</strong>, da quale vuoi cominciare, Dalla prima, chi sono io, domandò Gesù, Non lo sai,<br />

ribatté Dio, Pensavo <strong>di</strong> saperlo, credevo <strong>di</strong> essere figlio <strong>di</strong> mio padre, A quale padre ti<br />

riferisci, Al mio, al falegname Giuseppe, figlio <strong>di</strong> Eli, o <strong>di</strong> Giacobbe, non so bene,<br />

Quello che è morto crocifisso, Non pensavo che ce ne fosse un <strong>altro</strong>, È stato un<br />

tragico errore dei romani, quel padre è morto innocente e senza colpa, Hai detto quel<br />

padre, ciò significa che ce n’è un <strong>altro</strong>, Ti ammiro, sei un ragazzo sveglio, intelligente,<br />

In questo caso non è l’intelligenza che mi ha soccorso, l’ho u<strong>di</strong>to dalla bocca del<br />

Diavolo, Te la fai con il Diavolo, Non me la faccio con il Diavolo, è venuto a trovarmi<br />

lui, E che cosa hai u<strong>di</strong>to dalla sua bocca. Che sono Tuo figlio. Compassato, Dio fece un<br />

cenno affermativo con il capo e <strong>di</strong>sse, Sì, sei mio figlio, Ma un uomo, come può essere<br />

figlio <strong>di</strong> Dio, Se sei il figlio <strong>di</strong> Dio, non sei un uomo, Io sono un uomo, vivo, mangio,<br />

dormo, amo come un uomo, quin<strong>di</strong> sono un uomo e da tale morirò, Al posto tuo, non<br />

ne sarei così sicuro, Che cosa vuoi <strong>di</strong>re, Questa è la seconda questione, ma abbiamo<br />

tempo, che cos’hai risposto al Diavolo quando ti ha detto che eri mio figlio, Al


iguardo niente, ho deciso <strong>di</strong> aspettare il giorno in cui ti avrei incontrato, e lui l’ho<br />

scacciato dal posseduto che stava tormentando, si chiamava Legione ed erano tanti,<br />

Dove sono adesso, Non lo so, Hai detto <strong>di</strong> averli cacciati via, Come certo saprai meglio<br />

Tu <strong>di</strong> me, quando si cacciano dei demoni da un corpo, non si sa mai dove vadano, E<br />

perché dovrei essere al corrente <strong>di</strong> materie <strong>di</strong>aboliche, Essendo Dio, devi sapere<br />

tutto, Fino a un certo punto, soltanto fino a un certo punto, A quale punto, Quello in<br />

cui comincia a essere interessante far finta <strong>di</strong> ignorare, Almeno saprai come, perché e<br />

a che scopo sono Tuo figlio, Considerata la situazione, noto che sei molto più<br />

sbrigativo, e anche leggermente impertinente, <strong>di</strong> quando ti ho incontrato la prima<br />

volta, Ero un ragazzo spaventato, adesso sono un uomo, Non hai paura, No, L’avrai,<br />

sta’ tranquillo, la paura arriva sempre, persino a un figlio <strong>di</strong> Dio, Ne hai altri, Altri che,<br />

Figli, Me ne serviva solo uno, E io, come sono arrivato a essere Tuo figlio, Tua madre<br />

non te l’ha detto, Mia madre lo sa, Ho mandato un angelo a spiegarle com’erano<br />

andate le cose, pensavo che te l’avesse raccontato, E quell’angelo quando si è recato<br />

da mia madre, <strong>La</strong>sciami pensare, se non sbaglio <strong>di</strong> molto i calcoli, è stato dopo che te<br />

ne sei andato da casa la seconda volta e prima che facessi quella del vino a Cana,<br />

Allora mia madre lo sapeva e non me l’ha detto, le avevo raccontato <strong>di</strong> averti<br />

incontrato nel deserto e lei non mi aveva creduto, comunque avrebbe dovuto<br />

credermi dopo l’apparizione dell’angelo, ma non ha voluto riconoscerlo davanti a me,<br />

Devi pur saperlo come sono le donne, con una ci vivi, ché io lo so, hanno quei loro<br />

pudori, quegli scrupoli, soltanto loro, Che pudori, che scrupoli, Capirai, io avevo<br />

mischiato il mio seme con quello <strong>di</strong> tuo padre prima che tu fossi concepito, era il<br />

modo più facile, dava meno nell’occhio, Ma visto che i semi erano mischiati, come<br />

puoi essere certo che io sia figlio Tuo, È pur vero che in generale, riguardo a questi<br />

argomenti, non è prudente mostrare sicurezza, tanto meno assoluta, ma io ce l’ho, a<br />

qualcosa mi servirà pure essere Dio, E per quale motivo hai voluto un figlio, Siccome<br />

non ne avevo nessuno in cielo, ho dovuto trovarmelo sulla terra, niente <strong>di</strong> originale,<br />

persino nelle religioni popolate <strong>di</strong> dei e dee che potevano fare figli insieme, se n’è<br />

visto qualcuno scendere sulla terra, per variare, suppongo, e nello stesso tempo per<br />

migliorare un po’ una parte del genere umano, creando eroi e fenomeni vari, E<br />

questo figlio che sono io, perché lo hai voluto, Certamente, non per il gusto <strong>di</strong> variare,<br />

inutile <strong>di</strong>rlo, Allora perché, Perché mi serviva qualcuno che mi aiutasse qui sulla terra,<br />

Da Dio, quale Tu sei, non dovresti avere bisogno <strong>di</strong> aiuto, Ecco la seconda questione.<br />

Nel silenzio che seguì si cominciò a sentire dall’interno <strong>della</strong> nebbia, ma come<br />

se non provenisse da una <strong>di</strong>rezione precisamente in<strong>di</strong>viduabile, il rumore <strong>di</strong> qualcuno<br />

che stesse avvicinandosi a nuoto e che, a giu<strong>di</strong>care dal respiro, o non apparteneva a<br />

nessuna corporazione <strong>di</strong> maestri nuotatori, o era sul punto <strong>di</strong> giungere al limite delle<br />

forze. A Gesù parve <strong>di</strong> vedere che Dio sorridesse e prolungasse apposta la pausa, per


dare tempo al nuotatore <strong>di</strong> affacciarsi nel cerchio limpido e senza nebbia <strong>di</strong> cui la<br />

barca costituiva il centro. Si levò a dritta, inaspettata, mentre si sarebbe detto che<br />

stava per arrivare dall’<strong>altro</strong> lato, una macchia scura indefinita in cui, al primo istante,<br />

l’immaginazione <strong>di</strong> Gesù credette <strong>di</strong> scorgere un maiale con le orecchie tese fuori<br />

dell’acqua, ma che, dopo qualche altra bracciata, si vide essere un uomo o qualcosa<br />

che <strong>di</strong> un uomo aveva tutte le apparenze. Dio volse il capo verso il nuotatore, non<br />

solo con curiosità, ma pure con interesse, come se volesse incitarlo nell’ultimo sforzo,<br />

e questo gesto, forse per l’eccelsa provenienza, sortì un effetto imme<strong>di</strong>ato, le ultime<br />

bracciate furono rapide e armoniose, non sembrava neppure che il nuovo arrivato<br />

venisse da così lontano, dalla riva, vogliamo <strong>di</strong>re. Le mani si aggrapparono al bordo<br />

<strong>della</strong> barca mentre la testa si trovava ancora per metà immersa nell’acqua, ed erano<br />

mani larghe e possenti, dalle unghie forti, le mani <strong>di</strong> un corpo che, come quello <strong>di</strong> Dio,<br />

doveva essere massiccio, alto e vecchio. <strong>La</strong> barca oscillò sotto lo slancio, la testa<br />

emerse dall’acqua, il tronco la seguì gocciolando a mo’ <strong>di</strong> cataratta, le gambe<br />

appresso, era il leviatano che sorgeva dalle remote profon<strong>di</strong>tà, era, come si vide, il<br />

pastore che, dopo tutti quegli anni, <strong>di</strong>ceva, Eccomi qua, mentre si piazzava sul bordo<br />

<strong>della</strong> barca, esattamente a mezza via fra Gesù e Dio, eppure, caso singolare, questa<br />

volta l’imbarcazione non s’inclinò dalla sua parte, come se Pastore avesse deciso <strong>di</strong><br />

liberarsi del proprio peso o levitasse pur sembrando seduto. Eccomi qua, ripeté,<br />

spero <strong>di</strong> essere arrivato in tempo per assistere alla conversazione, Eravamo già<br />

abbastanza avanti, ma non ancora giunti al punto cruciale, <strong>di</strong>sse Dio e, rivolgendosi a<br />

Gesù, Questo è il Diavolo, <strong>di</strong> cui stavamo parlando poco fa. Gesù guardò l’uno, poi<br />

l’<strong>altro</strong>, e vide che, tranne che per la barba <strong>di</strong> Dio, erano come gemelli, certo, il Diavolo<br />

sembrava più giovane, con meno rughe, ma doveva essere un’illusione ottica o un<br />

inganno da lui stesso perpetrato. Disse Gesù, So chi è, ho vissuto quattro anni in sua<br />

compagnia, quando si chiamava Pastore, e Dio rispose, Dovevi pur vivere con<br />

qualcuno, con me non era possibile, con la tua famiglia non volevi, rimaneva soltanto<br />

il Diavolo, È stato lui a venire a cercarmi, oppure Tu a mandarmi da lui, A rigore, né<br />

l’una né l’altra cosa, <strong>di</strong>ciamo che eravamo d’accordo che fosse la soluzione migliore<br />

per il tuo caso, Perciò lui sapeva quello che <strong>di</strong>ceva quando, per bocca <strong>di</strong> quel<br />

posseduto gadareno, mi ha chiamato figlio <strong>di</strong> Dio, Proprio così, Ciò vuol <strong>di</strong>re che sono<br />

stato ingannato da entrambi, Come sempre succede agli uomini, Avevi detto che non<br />

sono un uomo. E lo confermo, potremmo <strong>piu</strong>ttosto <strong>di</strong>re, qual è il termine tecnico,<br />

potremmo <strong>di</strong>re che ti sei incarnato, E adesso, che cosa volete da me, A volere sono io,<br />

non lui, Siete qui tutt’e due, mi sono accorto, sai, che la sua comparsa non ti ha<br />

sorpreso affatto, quin<strong>di</strong> lo aspettavi, Non precisamente, sebbene, per principio, si<br />

debba sempre tenere conto del Diavolo, Ma se la questione che dobbiamo trattare Tu<br />

e io riguarda soltanto noi, perché mai è venuto anche lui, perché non lo man<strong>di</strong> via, Si


può sempre congedare il popolino che il Diavolo tiene al suo servizio, qualora cominci<br />

a costituire un incomodo con atti o con parole, ma il Diavolo, lui in persona, no,<br />

Quin<strong>di</strong> è venuto perché questa conversazione riguarda anche lui, Figlio mio, non<br />

<strong>di</strong>menticare quello che sto per <strong>di</strong>rti, tutto quanto interessa Dio, interessa anche il<br />

Diavolo. Pastore, che talvolta chiameremo così per non menzionare <strong>ogni</strong> momento il<br />

nome del Nemico, ascoltò il <strong>di</strong>alogo senza mostrare alcun interessamento, come se<br />

non si stesse affatto parlando <strong>di</strong> lui, negando apparentemente in questo modo<br />

l’ultima e fondamentale affermazione <strong>di</strong> Dio. Ma si vide subito che il <strong>di</strong>sinteresse non<br />

era <strong>altro</strong> che finzione, bastò che Gesù <strong>di</strong>cesse, Parliamo adesso <strong>della</strong> seconda<br />

questione, ed eccolo allerta. Eppure, dalla sua bocca non uscì una sola parola.<br />

Dio trasse un profondo respiro, guardò la nebbia intorno e mormorò, col tono<br />

<strong>di</strong> chi abbia appena fatto una scoperta inattesa e curiosa, Non ci avevo pensato, qui è<br />

come stare nel deserto. Volse lo sguardo verso Gesù, fece una lunga pausa e poi,<br />

come chi si rassegni all’inevitabile, esordì, L’insod<strong>di</strong>sfazione, figlio mio, è stata posta<br />

nel cuore degli uomini dal Dio che li ha creati, e cioè da me, è chiaro, ma questa<br />

insod<strong>di</strong>sfazione, come tutto il resto che ho fatto a mia immagine e somiglianza, sono<br />

andato a prenderla là dove si trovava, nel mio cuore, e il tempo da allora trascorso<br />

non l’ha fatta svanire, al contrario, posso <strong>di</strong>rti che il tempo l’ha resa ad<strong>di</strong>rittura più<br />

intensa, più pressante, più inappagabile. A questo punto, Dio fece una breve pausa,<br />

come per assaporare l’effetto dell’introduzione, poi proseguì, È da quattromila anni<br />

che sono il Dio degli ebrei, gente per sua natura litigiosa e complicata, ma con cui,<br />

stilato un bilancio dei nostri rapporti, non mi sono trovato male, visto che mi<br />

prendono sul serio e continueranno a farlo fino a dove la mia visione del futuro può<br />

arrivare, Dunque, sei sod<strong>di</strong>sfatto, <strong>di</strong>sse Gesù, Lo sono e, nel contempo, non lo sono, o<br />

meglio, lo sarei se non fosse per questo mio cuore inquieto che tutti i giorni mi ripete,<br />

Sissignore, che bel destino ti ritrovi, dopo quattromila anni <strong>di</strong> fatiche e <strong>di</strong><br />

preoccupazioni, ché i sacrifici sugli altari, per quanto abbondanti e vari siano, non ti<br />

ripagheranno mai, sei sempre il Dio <strong>di</strong> un popolo piccolissimo che vive in una parte<br />

minuscola del mondo che tu hai creato con tutto quello che c’è sopra, <strong>di</strong>mmi tu, figlio<br />

mio, se posso vivere sod<strong>di</strong>sfatto avendo, per così <strong>di</strong>re, questa <strong>di</strong>mostrazione<br />

frustrante davanti agli occhi tutti i giorni, Non ho creato nessun mondo, non posso<br />

giu<strong>di</strong>care, <strong>di</strong>sse Gesù, Infatti, non puoi giu<strong>di</strong>care, ma aiutare sì, Aiutare a che cosa, Ad<br />

allargare la mia influenza, a essere il Dio <strong>di</strong> molta più gente, Non capisco, Se<br />

interpreterai bene la tua parte, cioè il ruolo che ti ho riservato nel mio piano, sono<br />

sicurissimo che in poco più <strong>di</strong> una mezza dozzina <strong>di</strong> secoli, sia pur dovendo lottare, tu<br />

e io, contro tante avversità, da Dio degli ebrei <strong>di</strong>venterò Dio <strong>di</strong> coloro che<br />

chiameremo cattolici, alla greca, E qual è il ruolo che mi hai destinato nel Tuo piano,<br />

Quello <strong>di</strong> martire, figlio mio, quello <strong>di</strong> vittima, quanto c’è <strong>di</strong> meglio per <strong>di</strong>ffondere una


dottrina e infervorare una fede. Le parole martire e vittima, a Dio uscirono dalla<br />

bocca come se la lingua all’interno fosse <strong>di</strong> latte e miele, ma un improvviso gelo fece<br />

rabbrivi<strong>di</strong>re le membra <strong>di</strong> Gesù, quasi la nebbia lo avesse avvolto, mentre il Diavolo lo<br />

guardava con un’espressione enigmatica, un misto <strong>di</strong> interesse scientifico e <strong>di</strong><br />

involontaria pietà. Mi hai detto che mi avresti dato potere e gloria, balbettò Gesù,<br />

ancora tremante <strong>di</strong> freddo, E te li darò, te li darò, ma ricordati del nostro accordo, li<br />

avrai, ma dopo la tua morte, E a che cosa mi serviranno potere e gloria, se sarò<br />

morto, Be’, non sarai proprio morto, perlomeno non nel senso stretto <strong>della</strong> parola,<br />

giacché, essendo tu figlio mio, sarai con me, o in me, non ho ancora ben deciso,<br />

Secondo la Tua concezione, che cosa significa non essere morto, Significa, per<br />

esempio, vedere per l’eternità come ti venereranno nei templi e sugli altari, al punto<br />

che, posso già anticipartelo, in futuro la gente si <strong>di</strong>menticherà parzialmente del Dio<br />

originario che sono io, ma questo non ha importanza, il molto si può spartire, il poco<br />

non va <strong>di</strong>viso. Gesù guardò Pastore, lo vide sorridere e comprese, Adesso capisco<br />

perché è qui presente il Diavolo, se la Tua autorità finirà per estendersi sopra altre<br />

genti e altri paesi, anche il suo potere sugli uomini aumenterà, giacché i Tuoi limiti<br />

sono anche i suoi, né un passo <strong>di</strong> più né uno <strong>di</strong> meno, Hai perfettamente ragione,<br />

figlio mio, mi rallegro per la tua perspicacia, e la prova la ritrovi nel fatto, cui non si<br />

bada mai, che i demoni <strong>di</strong> una religione non possono mai interferire in un’altra, come<br />

un <strong>di</strong>o, supponendo che sia entrato in <strong>di</strong>retta concorrenza con un <strong>altro</strong>, non lo può<br />

vincere né esserne sconfitto, E la mia morte, come sarà, A un martire si ad<strong>di</strong>ce una<br />

morte dolorosa e, se possibile, infame perché l’atteggiamento dei credenti sia più<br />

facilmente <strong>di</strong>sponibile, appassionato, emotivo, Non tergiversare oltre, <strong>di</strong>mmi che<br />

morte sarà la mia, Dolorosa, infame, sulla croce, Come mio padre, Tuo padre sono io,<br />

non <strong>di</strong>menticarlo, Se mi è ancora possibile scegliere un padre, scelgo lui, anche se è<br />

stato, com’è stato, infame in un momento <strong>della</strong> vita, Sei stato scelto, non puoi<br />

scegliere, Rompo il contratto, mi <strong>di</strong>ssocio da Te, voglio vivere come un uomo<br />

qualunque, Parole inutili, figlio mio, ancora non hai capito che sei in mio potere e che<br />

tutti quei documenti suggellati che chiamiamo accordo, patto, trattato, contratto,<br />

alleanza, nei quali io figuro come parte, potrebbero contenere una sola clausola, per<br />

un minore spreco <strong>di</strong> inchiostro e carta, una clausola che prescrivesse senza<br />

infioramenti, Tutto quanto la Legge <strong>di</strong> Dio voglia, è obbligatorio, comprese le<br />

eccezioni, ebbene, figlio mio, essendo tu, in un certo e notevole senso, un’eccezione,<br />

finisci per essere obbligatorio com’è la Legge, e io che l’ho fatta, Ma con il potere che<br />

Tu solo hai, non ti sarebbe più facile, ed eticamente più corretto, andare <strong>di</strong> persona<br />

alla conquista <strong>di</strong> quei paesi e <strong>di</strong> quelle genti, Non può essere, lo impe<strong>di</strong>sce il patto che<br />

esiste fra gli dei, quello sì, inviolabile, <strong>di</strong> non interferire mai <strong>di</strong>rettamente nei conflitti,<br />

immaginati me in una piazza pubblica, circondato <strong>di</strong> Gentili e <strong>di</strong> pagani, mentre tento


<strong>di</strong> convincerli che il loro <strong>di</strong>o è una frode e che quello vero sono io, non sono cose che<br />

un <strong>di</strong>o possa fare a un <strong>altro</strong>, e inoltre a nessun <strong>di</strong>o piace che gli vadano a fare dentro<br />

casa ciò che sarebbe scorretto che lui andasse a fare in casa d’altri, Allora, vi servite<br />

degli uomini, Sì, figlio mio, l’uomo è un pezzo <strong>di</strong> legno buono per <strong>ogni</strong> cucchiaio, da<br />

quando nasce fino al momento in cui muore è sempre pronto a obbe<strong>di</strong>re, lo mandano<br />

lì e lui ci va, gli <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> fermarsi e lui si ferma, gli or<strong>di</strong>nano <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro e lui<br />

in<strong>di</strong>etreggia, l’uomo, sia in pace che in guerra, per <strong>di</strong>rla con termini generici, è la<br />

miglior cosa che potesse capitare agli dei, E il pezzo <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> cui, essendo uomo,<br />

sono fatto, a quale cucchiaio servirà, essendo figlio Tuo, Sarà il cucchiaio che io<br />

immergerò nell’umanità per ritirarlo pieno <strong>di</strong> quegli in<strong>di</strong>vidui che crederanno nel Dio<br />

nuovo in cui mi trasformerò, Pieno <strong>di</strong> uomini, per <strong>di</strong>vorarli, Non ha bisogno <strong>di</strong> essere<br />

<strong>di</strong>vorato da me colui che si sbranerà da solo.<br />

Gesù mise i remi in acqua, <strong>di</strong>sse, Ad<strong>di</strong>o, me ne vado a casa, tornatevene per la<br />

strada da cui siete venuti, tu, a nuoto, e Tu, che sei comparso <strong>di</strong> punto in bianco,<br />

scompari nello stesso modo. Né Dio né il Diavolo si mossero da dove stavano e,<br />

ironico, Gesù soggiunse, Ah, preferite la barca, infatti è meglio, sissignori, vi porto fino<br />

a riva perché finalmente tutti possano vedere Dio e il Diavolo in persona, più se la<br />

intendono e più si somigliano. Gesù fece virare la barca <strong>di</strong> mezzo giro, puntandola<br />

verso la sponda da cui era venuto e, con un paio <strong>di</strong> remate ampie e robuste, si infilò<br />

nella nebbia, talmente fitta che in quel preciso istante Dio non si vide più, e del<br />

Diavolo si perse anche la sagoma. Si sentì forte e felice, pieno <strong>di</strong> un vigore<br />

straor<strong>di</strong>nario, dal punto in cui era non riusciva a vedere la prua <strong>della</strong> barca, ma la<br />

sentiva sollevarsi a <strong>ogni</strong> remata come la testa <strong>di</strong> un cavallo al galoppo, che da un<br />

momento all’<strong>altro</strong> sembra voglia staccarsi dal pesante corpo, ma deve rassegnarsi a<br />

trascinarselo fino alla fine. Gesù remò, remò, la riva dovrebbe ormai essere vicina, si<br />

domanda quale sarà l’atteggiamento delle genti quando <strong>di</strong>rò loro, Quello con la barba<br />

è Dio, l’<strong>altro</strong> è il Diavolo. Gesù lanciò un’occhiata <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé, dov’era la costa,<br />

intravide un chiarore <strong>di</strong>verso e <strong>di</strong>chiarò, Ci siamo, e continuò a remare. Da un<br />

momento all’<strong>altro</strong> si aspettava <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re la chiglia scivolare sul fango denso <strong>della</strong> riva,<br />

sfiorare i sassolini crepitanti, ma la prua <strong>della</strong> barca, che non vedeva, era invece<br />

rivolta verso il centro del lago, e quanto alla luce che aveva scorto, era <strong>di</strong> nuovo<br />

quella del brillante cerchio magico, quella <strong>della</strong> sfolgorante trappola cui Gesù pensava<br />

<strong>di</strong> essere sfuggito. Esausto, reclinò il capo sul petto, incrociò le braccia sopra le<br />

ginocchia, i polsi l’uno sull’<strong>altro</strong>, come se aspettasse che qualcuno andasse a<br />

legarglieli, e non pensò neppure a tirare i remi a bordo, tanto gli si era fatta imperiosa<br />

ed esclusiva la consapevolezza dell’inanità <strong>di</strong> qualunque gesto avesse com<strong>piu</strong>to. Non<br />

sarebbe stato il primo a parlare, non avrebbe ammesso ad alta voce la sconfitta né<br />

chiesto perdono per non avere rispettato la volontà e i decreti <strong>di</strong> Dio, attentando


in<strong>di</strong>rettamente agli interessi del Diavolo, naturale beneficiario dei secon<strong>di</strong>, benché<br />

non secondari, effetti dell’uso <strong>della</strong> volontà e dell’effettiva realizzazione dei progetti<br />

del Signore. Dopo quel tentativo frustrato, il silenzio fu breve, là sulla panca, Dio,<br />

accomodatosi un lembo <strong>della</strong> tunica e il cappuccio del mantello con la falsa solennità<br />

rituale del giu<strong>di</strong>ce in procinto <strong>di</strong> emettere la sentenza, <strong>di</strong>sse, Ripren<strong>di</strong>amo,<br />

ricominciamo dal momento in cui ti ho detto che sei in mio potere, perché tutto<br />

quanto non sia una tua accettazione, umile e serena, <strong>di</strong> questa verità è tempo che tu<br />

non dovresti perdere né costringere me a sprecare, Ricominciamo pure, <strong>di</strong>sse Gesù,<br />

ma pren<strong>di</strong> nota fin da ora che io rifiuto <strong>di</strong> compiere quei miracoli <strong>della</strong> cui<br />

opportunità non sia convinto, e, senza miracoli, il Tuo progetto è inutile, un<br />

acquazzone che scende giù dal cielo, ma che non basta a spegnere nessuna sete,<br />

Avresti ragione se fosse in mano tua il potere <strong>di</strong> fare o no miracoli, E non lo è, Che<br />

idea, i miracoli, sia i piccoli sia i gran<strong>di</strong>, sono sempre io a farli, in tua presenza, è<br />

chiaro, perché tu possa ottenere i vantaggi che mi convengono, in fondo sei<br />

superstizioso, cre<strong>di</strong> che il miracolante debba stare al capezzale dell’infermo perché il<br />

miracolo si compia, ebbene, se io lo volessi, un uomo sul punto <strong>di</strong> morire senza<br />

nessuno accanto, nella più grande solitu<strong>di</strong>ne, senza me<strong>di</strong>ci né infermieri né parenti<br />

amati a portata <strong>di</strong> mano o <strong>di</strong> voce, se io lo volessi, ripeto, quell’uomo si salverebbe e<br />

continuerebbe a vivere, come se nulla gli fosse capitato, Perché non lo fai, allora,<br />

Perché lui penserebbe che la guarigione gli sia venuta per i suoi meriti personali,<br />

prenderebbe a <strong>di</strong>re cose del tipo, Uno come me non poteva morire, ebbene, c’è già<br />

troppa presunzione nel mondo che ho creato, non posso certo permettere che la<br />

confusione nelle opinioni arrivi a tanto, Quin<strong>di</strong>, tutti i miracoli sono Tuoi, Quelli che<br />

hai fatto e quelli che farai, e pur ammettendo, ma si tratta <strong>di</strong> una semplice ipotesi,<br />

utile unicamente a chiarire la questione che ci ha portati qui, pur ammettendo che tu<br />

spingessi oltre quest’ostinazione contro la mia volontà, andandotene in giro per il<br />

mondo, è solo un esempio, ad annunciare ai quattro venti che non sei il figlio <strong>di</strong> Dio,<br />

la mia azione sarebbe quella <strong>di</strong> provocare al tuo passaggio tanti e tali miracoli che non<br />

potresti far <strong>altro</strong> che arrenderti <strong>di</strong> fronte a chi ringraziasse te, e <strong>di</strong> conseguenza me,<br />

Non ho via d’uscita allora, Nessuna, e non fare come l’agnello inquieto che non vuole<br />

andare al sacrificio, si agita, geme da strapparti il cuore, ma il suo destino è scritto, il<br />

sacrificante lo aspetta con il coltello, Sono io quell’agnello, Tu sei, figlio mio, l’agnello<br />

<strong>di</strong> Dio, l’agnello che Dio porta personalmente al suo altare, che è quello che stiamo<br />

preparando qui.<br />

Gesù guardò Pastore come se ne aspettasse, non un aiuto ma, essendo<br />

inevitabilmente <strong>di</strong>verso il suo modo <strong>di</strong> intendere le cose del mondo, ché uomo lui non<br />

è né mai è stato, come non è mai stato <strong>di</strong>o né mai lo sarà, forse uno sguardo o un<br />

cenno con le sopracciglia che potesse suggerirgli una risposta furba, <strong>di</strong>latoria, capace


<strong>di</strong> cavarlo, sia pure soltanto per qualche tempo, da quella situazione da animale<br />

braccato in cui si trova. Ma ciò che Gesù legge negli occhi <strong>di</strong> Pastore sono le parole<br />

con cui lo ha scacciato dal gregge, Non hai imparato niente, vattene, adesso Gesù<br />

capisce che <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re a Dio una volta non basta, colui che non gli ha sacrificato<br />

l’agnello, non deve immolargli la pecora, ché a Dio non si può <strong>di</strong>re, Sì, per poi <strong>di</strong>rgli,<br />

No, come se il sì e il no fossero la mano sinistra e la mano destra, e fosse buono<br />

soltanto il lavoro fatto da entrambe. Dio, malgrado le solite <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> forza, è<br />

l’universo e le stelle, è i fulmini e i tuoni, è le voci e il fuoco sulla vetta <strong>della</strong><br />

montagna, non aveva alcun potere per costringerti a uccidere la pecora, eppure tu,<br />

per ambizione, l’hai uccisa, il sangue che la pecora ha versato non è stato tutto<br />

assorbito dalla terra del deserto, ve<strong>di</strong>, è arrivato fino a noi, è quella striscia rossa<br />

sull’acqua che, quando ce ne andremo, dovrà venirci <strong>di</strong>etro seguendo le nostre<br />

tracce, te, Dio e me. Gesù <strong>di</strong>sse a Dio, Annuncerò agli uomini che sono Tuo figlio,<br />

l’unico figlio che Dio abbia, ma non credo che, anche in queste terre che ti<br />

appartengono, questo sia sufficiente perché, in ottemperanza al Tuo desiderio, si<br />

estenda il Tuo dominio, Finalmente, ti riconosco figlio mio, ora che hai abbandonato<br />

quelle noiose velleità <strong>di</strong> resistenza, con le quali sei arrivato quasi a irritarmi, ed entri<br />

con i tuoi pie<strong>di</strong> nel modus facien<strong>di</strong>, ebbene, fra le innumerevoli cose che agli uomini<br />

possono essere dette, qualunque sia la loro razza, il loro colore, il loro credo o<br />

filosofia, una sola è pertinente a tutti, una sola, nel senso che nessuno <strong>di</strong> quegli<br />

uomini, saggio o ignorante, giovane o vecchio, potente o miserabile, oserebbe<br />

risponderti, Questo non mi riguarda, Di che si tratta, domandò Gesù, senza più celare<br />

il suo interesse, Ogni uomo, rispose Dio con il tono <strong>di</strong> chi sale in cattedra, chiunque<br />

egli sia, ovunque si trovi, qualunque cosa faccia, è un peccatore, e il peccato, per così<br />

<strong>di</strong>re, è tanto inscin<strong>di</strong>bile dall’uomo quanto questi è <strong>di</strong>venuto inseparabile dal peccato,<br />

l’uomo è una moneta, rivoltala e troverai il peccato, Non hai risposto alla mia<br />

domanda, Sto rispondendo, sì, e in questo modo, l’unica parola che nessun uomo può<br />

respingere come qualcosa che non gli appartenga è, Pentiti, perché tutti gli uomini<br />

sono caduti nel peccato, sia pure una volta sola hanno avuto un cattivo pensiero,<br />

hanno infranto un’usanza, hanno commesso un delitto più o meno grave, hanno<br />

<strong>di</strong>sprezzato chi aveva bisogno <strong>di</strong> loro, hanno mancato ai doveri, hanno offeso la<br />

religione e i suoi ministri, hanno rinnegato Dio, a quegli uomini tu non dovrai <strong>di</strong>re<br />

<strong>altro</strong> che, Pentitevi, pentitevi, pentitevi, Per così poco non dovresti aver bisogno <strong>di</strong><br />

sacrificare la vita <strong>di</strong> colui del quale <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> essere padre, basterebbe che facessi<br />

apparire un profeta, Il tempo in cui li ascoltavano ormai è passato, oggi si raggiunge<br />

l’obiettivo solo con un revulsivo forte, qualcosa capace <strong>di</strong> colpire la sensibilità e <strong>di</strong><br />

scuotere i sentimenti, Un figlio <strong>di</strong> Dio sulla croce, Per esempio, E che cos’<strong>altro</strong> dovrei<br />

<strong>di</strong>re a quella gente, oltre che intimare loro un dubbioso pentimento se, stufi del Tuo


messaggio, mi voltassero le spalle, Be’, or<strong>di</strong>nargli <strong>di</strong> pentirsi non credo che sia<br />

sufficiente, dovrai ricorrere alla fantasia, e non <strong>di</strong>re che non ne possie<strong>di</strong>, ancora oggi<br />

mi sorprende il modo in cui sei riuscito a non sacrificarmi quell’agnello, È stato facile,<br />

quell’animale non aveva niente <strong>di</strong> cui pentirsi, Risposta spiritosa, ma senza senso,<br />

eppure anche questo è utile, può lasciare la gente inquieta, dubbiosa, spingerla a<br />

pensare che se non riesce a capire, la colpa è soltanto sua, Devo raccontare delle<br />

storie, allora, Sì, storie, parabole, esempi morali, anche se dovrai forzare un po’ la<br />

Legge, non badarci, è un ar<strong>di</strong>mento che gli uomini timorati apprezzano sempre negli<br />

altri, anche a me, ma non certo perché sia timorato, è piaciuto il modo con il quale<br />

hai salvato dalla morte quell’adultera, e guarda che è già tanto che io lo <strong>di</strong>ca, giacché<br />

quella giustizia ce l’ho messa io nelle regole che vi ho dato, Dunque permetti che si<br />

sovvertano le tue leggi, è un brutto segno, Lo consento quando mi serve, e ad<strong>di</strong>rittura<br />

lo esigo quando mi è utile, ricorda quanto ti ho spiegato su Legge ed eccezioni, quello<br />

che vuole la mia volontà <strong>di</strong>venta obbligatorio all’istante, Hai detto che morirò sulla<br />

croce. È questa la mia volontà. Gesù guardò fugacemente il pastore, ma questi aveva<br />

un’espressione assente, come se stesse contemplando un momento del futuro e<br />

faticasse a credere quanto vedevano i suoi occhi. Gesù lasciò ricadere le braccia e<br />

<strong>di</strong>sse, Sia fatta allora in me la Tua volontà.<br />

Dio stava per congratularsi, alzandosi dalla panca per abbracciare il figlio<br />

amato, quando un gesto <strong>di</strong> Gesù lo bloccò, A una con<strong>di</strong>zione, Sai bene che non puoi<br />

porre con<strong>di</strong>zioni, rispose Dio con espressione contrariata, Non chiamiamola<br />

con<strong>di</strong>zione, chiamiamola richiesta, la semplice richiesta <strong>di</strong> un condannato a morte,<br />

Parla, Tu sei Dio, e Dio non può che rispondere con la verità a qualunque domanda gli<br />

venga rivolta, e quin<strong>di</strong>, essendo Dio, conosci tutto il tempo passato, la vita attuale,<br />

che si trova nel mezzo, e tutto il tempo futuro, Infatti, io sono il tempo, la verità e la<br />

vita, Allora, in nome <strong>di</strong> tutto ciò che affermi <strong>di</strong> essere, <strong>di</strong>mmi come sarà il futuro dopo<br />

la mia morte, che cosa ci sarà che non sarebbe esistito se io non avessi accettato <strong>di</strong><br />

sacrificarmi alla Tua insod<strong>di</strong>sfazione, a quel Tuo desiderio <strong>di</strong> regnare su altre genti e<br />

altri paesi. Dio ebbe un moto <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o, come chi si ritrova imprigionato nella rete<br />

creata dalle proprie parole, e tentò, senza grande convinzione, una risposta evasiva,<br />

Be’, figlio mio, il futuro è enorme, e per raccontarlo ci vuole molto tempo, Da quanto<br />

tempo siamo qui tra le acque, circondati dalla nebbia, domandò Gesù, un giorno, un<br />

mese, un anno, ebbene, restiamoci un <strong>altro</strong> anno, un <strong>altro</strong> mese, un <strong>altro</strong> giorno, che<br />

il Diavolo se ne vada pure, se vuole, comunque ha già la sua parte garantita, e se i<br />

vantaggi saranno in proporzione, come appare giusto, quanto più Dio crescerà, tanto<br />

più crescerà il Diavolo, Rimango, <strong>di</strong>sse Pastore, era la sua prima parola da quando si<br />

era annunciato, Rimango, ripeté, e aggiunse, Anch’io posso scorgere alcune cose del<br />

futuro, ma non sempre riesco a <strong>di</strong>stinguere se ciò che credo <strong>di</strong> vedere sia verità o


menzogna, cioè, le mie menzogne le vedo per quello che sono, le mie verità, ma non<br />

so mai fino a quale punto le menzogne degli altri siano le loro verità. <strong>La</strong> labirintica<br />

sparata richiedeva, perché avesse una degna conclusione, che Pastore <strong>di</strong>cesse che<br />

cosa vedeva del futuro, ma la sua bocca si chiuse bruscamente, come chi abbia capito<br />

all’improvviso <strong>di</strong> avere parlato troppo. Gesù, che non aveva <strong>di</strong>stolto lo sguardo da<br />

Dio, <strong>di</strong>sse, con una sorta <strong>di</strong> triste ironia, A che pro fingere <strong>di</strong> non sapere quello che<br />

conosci, sapevi che ti avrei fatto questa richiesta, sai che mi <strong>di</strong>rai ciò che voglio<br />

sapere, quin<strong>di</strong> non ritardare ulteriormente il momento in cui comincerò a morire, Hai<br />

cominciato a morire quando sei nato, Infatti, ma adesso andrò più in fretta. Dio<br />

guardò Gesù con un’espressione che, in un essere umano, avremmo definito<br />

d’improvviso rispetto, tutto il Suo essere e il Suo modo <strong>di</strong> fare si umanizzarono e,<br />

anche se apparentemente gli eventi non erano correlati, ma noi non sapremo mai<br />

quali profonde relazioni esistano fra tutte le cose e le azioni, la nebbia avanzò verso la<br />

barca, la circondò come un’insormontabile muraglia, perché non ne uscissero e si<br />

<strong>di</strong>ffondessero nel mondo le parole <strong>di</strong> Dio sugli effetti, sui risultati e sulle conseguenze<br />

del sacrificio <strong>di</strong> questo Gesù, figlio Suo, come sostiene, e <strong>di</strong> Maria, ma il cui vero<br />

padre è Giuseppe, secondo quella legge non scritta che fa credere solo in ciò che si<br />

vede, anche se, ormai si sa, non sempre noi uomini ve<strong>di</strong>amo le medesime cose alla<br />

stessa maniera, il che d’<strong>altro</strong>nde si è <strong>di</strong>mostrato eccellente per la sopravvivenza e la<br />

relativa salute mentale <strong>della</strong> specie.<br />

Disse Dio, Ci sarà una Chiesa che, come tu sai, vuol <strong>di</strong>re assemblea, una società<br />

religiosa che fonderai, o che nel tuo nome sarà e<strong>di</strong>ficata. il che, se ci atteniamo<br />

all’essenziale, è più o meno la stessa cosa, e questa Chiesa si <strong>di</strong>ffonderà nel mondo<br />

fino a confini ancora da scoprire, si chiamerà cattolica perché sarà universale, ma ciò<br />

purtroppo non eviterà <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e e <strong>di</strong>ssensi fra coloro che avranno te come riferimento<br />

spirituale, <strong>piu</strong>ttosto che, come ti ho già detto, me stesso, tuttavia questo avverrà solo<br />

per qualche tempo, solo per qualche migliaio <strong>di</strong> anni, perché io esistevo già prima che<br />

esistessi tu ed esisterò sempre, dopo che tu non sarai più quello che sei e quello che<br />

sarai, Parla chiaro, lo interruppe Gesù, Non è possibile, <strong>di</strong>sse Dio, le parole degli<br />

uomini sono come ombre, e le ombre non potrebbero mai spiegare la luce, fra le<br />

ombre e la luce c’è, e si frappone, il corpo opaco che le genera, Ti ho chiesto del<br />

futuro, E io sto parlando <strong>di</strong> quello, Ma io voglio che Tu mi <strong>di</strong>ca come vivranno gli<br />

uomini che verranno dopo <strong>di</strong> me, Ti riferisci a quelli che ti seguiranno, Sì, se saranno<br />

più felici, Più felici, per quello che inten<strong>di</strong>amo con il termine felice, non <strong>di</strong>rei, ma<br />

avranno la speranza <strong>di</strong> una felicità lassù, nel cielo dove io vivo eternamente, e quin<strong>di</strong><br />

la speranza <strong>di</strong> vivere per sempre con me, Nient’<strong>altro</strong>, Ti pare poco, vivere con Dio,<br />

Poco, molto o tutto, lo si saprà soltanto dopo il Giu<strong>di</strong>zio Universale, quando<br />

giu<strong>di</strong>cherai gli uomini per il bene e il male che avranno fatto, per il momento vivi da


solo nel Tuo cielo, Ho i miei angeli e i miei arcangeli, Ti mancano gli uomini, Infatti, mi<br />

mancano, ed è proprio perché essi vengano a me che tu sarai crocifisso, Voglio sapere<br />

<strong>di</strong> più, <strong>di</strong>sse Gesù quasi con violenza, come se volesse allontanare l’immagine <strong>di</strong> sé<br />

che gli si era presentata, appeso a una croce, insanguinato, morto, Voglio sapere<br />

come arriveranno gli uomini a credere in me e a seguirmi, e non <strong>di</strong>rmi che sarà<br />

sufficiente quello che <strong>di</strong>rò loro, non <strong>di</strong>rmi che basterà ciò che dopo <strong>di</strong> me <strong>di</strong>ranno nel<br />

mio nome coloro che in me credevano, ti faccio un esempio, i Gentili e i romani, che<br />

hanno altri dei, non venirmi a raccontare che senza <strong>di</strong>re né a né ba li scambieranno<br />

con me, Con te, no, con me, Con te o con me, sei Tu a <strong>di</strong>re che è lo stesso, non<br />

giochiamo con le parole, rispon<strong>di</strong> alla mia domanda, Chi avrà fede, verrà a noi, Così,<br />

senza nient’<strong>altro</strong>, semplicemente come lo stai <strong>di</strong>cendo, Gli altri dei resisteranno, E tu<br />

lotterai contro <strong>di</strong> loro, certo, Che sciocchezza, tutto quello che succede, è sulla terra<br />

che accade, il cielo è eterno e pacifico, il destino degli uomini lo compiono gli uomini<br />

là dove si trovano, Per <strong>di</strong>rla chiaramente, per quanto le parole siano ombre,<br />

moriranno degli uomini per Te e per me, Gli uomini sono sempre morti per gli dei,<br />

persino per dei falsi e menzogneri, Ma possono mentire gli dei, Eccome, E Tu, fra<br />

tutti, sei l’unico e il vero, Unico e vero, sì, E pur essendo vero e unico, non puoi<br />

comunque evitare che gli uomini muoiano per Te, loro che dovrebbero essere nati<br />

per vivere per Te, sulla terra, intendo <strong>di</strong>re, non in cielo, dove Tu non potrai donare<br />

loro nessuna delle gioie <strong>della</strong> vita, Gioie false, anch’esse, perché sono nate con il<br />

peccato originale, chie<strong>di</strong>lo al tuo Pastore, ti spiegherà lui com’è andata, Se fra Te e il<br />

Diavolo esistono segreti non con<strong>di</strong>visi, spero che uno sia quello che ho appreso da lui,<br />

anche se lui afferma che non ho imparato niente. Scese il silenzio, Dio e il Diavolo si<br />

guardarono in faccia per la prima volta, entrambi <strong>di</strong>edero l’impressione <strong>di</strong> essere sul<br />

punto <strong>di</strong> parlare, ma non accadde nulla. Disse Gesù, Sto aspettando, Che cosa,<br />

domandò Dio, come se fosse <strong>di</strong>stratto, Che Tu mi <strong>di</strong>ca quanta morte e quanta<br />

sofferenza costerà la Tua vittoria sugli altri dei, con quanta sofferenza e con quanta<br />

morte si pagheranno le lotte che, nel Tuo nome e nel mio, gli uomini che crederanno<br />

in noi scateneranno gli uni contro gli altri, Insisti nel volerlo sapere, Insisto, Ebbene, si<br />

e<strong>di</strong>ficherà l’assemblea <strong>di</strong> cui ti ho parlato, ma le sue fosse, per essere ben salde,<br />

dovranno essere scavate nella carne, e le sue fondamenta composte da un cemento<br />

<strong>di</strong> rinunce, lacrime, dolori, torture, <strong>di</strong> tutte le morti oggi immaginabili e <strong>di</strong> altre che<br />

solo nel futuro si conosceranno, Finalmente, adesso sei chiaro e imme<strong>di</strong>ato, continua,<br />

Per cominciare da chi conosci e ami, il pescatore Simone, che chiamerai Pietro, sarà<br />

come te crocifisso, ma con la testa all’ingiù, e crocifisso dovrà essere anche Andrea,<br />

su una croce a forma <strong>di</strong> X, il figlio <strong>di</strong> Zebedeo, quello <strong>di</strong> nome Giacomo, lo<br />

decolleranno, e Giovanni e Maria <strong>di</strong> Magdala invece moriranno <strong>di</strong> morte naturale,<br />

quando saranno finiti i loro giorni, ma avrai altri amici, <strong>di</strong>scepoli e apostoli come


quelli già nominati, che non sfuggiranno ai supplizi, come per esempio un Filippo,<br />

legato alla croce e lapidato fino a quando la vita gli si sarà spenta, un Bartolomeo, che<br />

sarà scuoiato vivo, un Tommaso, che ammazzeranno a colpi <strong>di</strong> lancia, un Matteo, che<br />

adesso non ricordo come morirà, un <strong>altro</strong> Simone, segato a metà, un Giuda, ucciso a<br />

colpi d’accetta, un <strong>altro</strong> Giacomo, lapidato, un Mattia, decollato con una scure, e<br />

anche Giuda Iscariota, ma <strong>di</strong> questo ne saprai meglio tu <strong>di</strong> me, tranne la morte,<br />

impiccato con le sue stesse mani a un fico, Dovranno morire tutti per Te, domandò<br />

Gesù, Se la metti in questi termini, sì, moriranno tutti per causa mia, E poi, Poi, figlio<br />

mio, sarà una storia interminabile <strong>di</strong> ferro e sangue, <strong>di</strong> fuoco e ceneri, un mare<br />

infinito <strong>di</strong> sofferenza e lacrime, Racconta, voglio sapere tutto. Dio sospirò e, col tono<br />

monocorde <strong>di</strong> chi abbia preferito soffocare la pietà e la misericor<strong>di</strong>a, attaccò la<br />

litania, in or<strong>di</strong>ne alfabetico per evitare suscettibilità in merito alla precedenza,<br />

Adalberto <strong>di</strong> Praga, ucciso con uno spuntone a sette punte. Adriano, ucciso a<br />

martellate sopra un’incu<strong>di</strong>ne, Afra <strong>di</strong> Asburgo, morta sul rogo, Agapito <strong>di</strong> Preneste,<br />

morto sul rogo, appeso per i pie<strong>di</strong>, Agata <strong>di</strong> Sicilia, morta con i seni recisi, Agricola <strong>di</strong><br />

Bologna, crocifisso e trafitto <strong>di</strong> chio<strong>di</strong>, Alfegio <strong>di</strong> Canterbury, ucciso a colpi <strong>di</strong> osso <strong>di</strong><br />

bue, Anastasia <strong>di</strong> Sirmio, morta sul rogo coi seni recisi, Anastasio <strong>di</strong> Salona, impiccato<br />

e decapitato, Ansano <strong>di</strong> Siena, ucciso per eviscerazione, Antonino <strong>di</strong> Pamiers, ucciso<br />

per squartamento, Antonio <strong>di</strong> Rivoli, ucciso a sassate e bruciato, Apollinare <strong>di</strong><br />

Ravenna, ucciso a mazzate, Apollonia <strong>di</strong> Alessandria, morta sul rogo dopo che le<br />

avevano strappato i denti, Augusta <strong>di</strong> Treviso, uccisa per decapitazione e bruciata,<br />

Aura <strong>di</strong> Ostia, annegata con una mola al collo, Aurea <strong>di</strong> Siria, morta <strong>di</strong>ssanguata,<br />

seduta sopra una se<strong>di</strong>a ricoperta <strong>di</strong> chio<strong>di</strong>, Auta, ammazzata a frecciate, Babila <strong>di</strong><br />

Antiochia, ucciso per decapitazione, Barbara <strong>di</strong> Nicome<strong>di</strong>a, uccisa per decollazione,<br />

Barnaba <strong>di</strong> Cipro, lapidato e bruciato, Beatrice <strong>di</strong> Roma, uccisa per strangolamento,<br />

Benigno <strong>di</strong> Digione, ucciso a colpi <strong>di</strong> lancia, Biagio <strong>di</strong> Sebaste, ucciso con carde <strong>di</strong><br />

ferro, Blan<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Lione, uccisa a cornate da un toro selvaggio, Callisto, strangolato<br />

con una mola, Cassiano <strong>di</strong> Imola, ucciso dai suoi alunni con uno stiletto, Castulo,<br />

sepolto vivo, Caterina <strong>di</strong> Alessandria, uccisa per decapitazione, Cecilia <strong>di</strong> Roma, uccisa<br />

per decollazione, Chiaro <strong>di</strong> Nantes, ucciso per decapitazione, Chiaro <strong>di</strong> Vienna, ucciso<br />

per decapitazione, Chiteria <strong>di</strong> Coimbra, decapitata dal proprio padre, un orrore,<br />

Cipriano <strong>di</strong> Cartagine, ucciso per decapitazione, Ciro <strong>di</strong> Tarso, ucciso ancora bambino<br />

da un giu<strong>di</strong>ce che gli batté la testa contro le scale del tribunale, Clemente, annegato<br />

con un’ancora al collo, Crispino e Crispiniano <strong>di</strong> Soissons, uccisi per decapitazione,<br />

Cristina <strong>di</strong> Bolsena, uccisa con tutto quanto si possa fare con mola, ruota, tenaglie,<br />

frecce e serpenti, Cucufate <strong>di</strong> Barcellona, ammazzato e sventrato, arrivato alla fine<br />

<strong>della</strong> lettera C, Dio <strong>di</strong>sse, Poi è tutto uguale, o quasi, ormai sono poche le varianti<br />

possibili, tranne che nei particolari, i quali sono talmente raffinati che ci vorrebbe un


mucchio <strong>di</strong> tempo a spiegarli, fermiamoci qui, Continua, <strong>di</strong>sse Gesù, e Dio continuò,<br />

abbreviando il più possibile, Donato <strong>di</strong> Arezzo, decapitato, Elifio <strong>di</strong> Rampillon, gli<br />

hanno segato la calotta cranica, Emanuele, Sabele e Ismaele, il primo col petto<br />

trafitto <strong>di</strong> chio<strong>di</strong>, più un chiodo che gli attraversava la testa da un orecchio all’<strong>altro</strong>,<br />

tutti decollati, Emerano <strong>di</strong> Ratisbona, legato a una scala e ammazzato, Emerita,<br />

bruciata, Emilio <strong>di</strong> Trevi, decapitato, Engarcia <strong>di</strong> Saragozza, decapitata, Erasmo <strong>di</strong><br />

Gaeta, detto anche Telmo, <strong>di</strong>membrato con un argano, Ermenegildo, finito ad<br />

accettate, Eschilo <strong>di</strong> Svezia, lapidato, Escubiculo, decapitato, Eufemia <strong>di</strong> Calcedonia,<br />

infilzata con una spada, Eulalia <strong>di</strong> Merida, decapitata, Eutropio <strong>di</strong> Saintes, testa<br />

mozzata con una scure, Fabiano, spada e carde <strong>di</strong> ferro, Fede <strong>di</strong> Agen, decollata,<br />

Fedele <strong>di</strong> Sigmaringen, mazza chiodata, Felice e il fratello Adaucto, teste mozzate con<br />

la spada, Felicita e i sette figli, idem, Ferreolo <strong>di</strong> Besançon, decapitato, Filomena,<br />

frecce e ancora, Firmino <strong>di</strong> Pamplona, decapitato, Flavia Domitilla, idem, Fortunato <strong>di</strong><br />

Evora, forse idem, Fruttuoso <strong>di</strong> Tarragona, bruciato, Gaudenzio <strong>di</strong> Francia, decapitato,<br />

Gelasio, idem più carde <strong>di</strong> ferro, Gengulfo <strong>di</strong> Borgogna, cornuto, assassinato<br />

dall’amante <strong>della</strong> moglie, Gennaro <strong>di</strong> Napoli, decapitato dopo essere stato<br />

condannato alle fiere e buttato dentro un forno, Gerardo Sagredo <strong>di</strong> Budapest, lancia,<br />

Gercone <strong>di</strong> Colonia, decapitato, Gervasio e Protasio, gemelli, idem, Giovanna d’Arco,<br />

bruciata viva, Giovanni <strong>di</strong> Brito, decollato, Giovanni Fisher, decapitato, Giovanni<br />

Nepomuceno <strong>di</strong> Praga, annegato, Giulia <strong>di</strong> Corsica, seni recisi e poi crocifissa, Giuliana<br />

<strong>di</strong> Nicome<strong>di</strong>a, decapitata, Giusta e Rufina <strong>di</strong> Siviglia, una sulla ruota, l’altra<br />

strangolata, Giustina <strong>di</strong> Antiochia, bruciata con pece infocata e decapitata, Giusto e<br />

Pastore, ma non questo che abbiamo qui, <strong>di</strong> Alcal de Henares, decapitati, Godeliva <strong>di</strong><br />

Ghistelles, strangolata, Goretti Maria, idem, Grato <strong>di</strong> Aosta, decapitato, Ignazio <strong>di</strong><br />

Azevedo, ammazzato dai calvinisti, questi non sono cattolici, Ines <strong>di</strong> Roma, sventrata,<br />

Ippolito, strascinato da un cavallo, Juan <strong>di</strong> Prado, pugnalato alla testa, Kilian <strong>di</strong><br />

Würzburg, decapitato, Léger d’Autun, idem dopo avergli cavato gli occhi e strappato<br />

la lingua, Leoca<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Toledo, scaraventata da un precipizio, Lievin <strong>di</strong> Gand, lingua<br />

strappata e decapitato, Longino, decapitato, Lorenzo, bruciato sopra una griglia,<br />

Ludmilla <strong>di</strong> Praga, strangolata, Lucia <strong>di</strong> Siracusa, decollata dopo averle cavato gli<br />

occhi, Magino <strong>di</strong> Tarragona, decapitato con una falce seghettata, Mama <strong>di</strong><br />

Cappadocia, sbu<strong>della</strong>to, Margherita <strong>di</strong> Antiochia, torcia e pettine <strong>di</strong> ferro, Mario <strong>di</strong><br />

Persia, spada, amputazione delle mani, Martina <strong>di</strong> Roma, decapitata, i martiri del<br />

Marocco, Berardo, Pietro, Accursio, A<strong>di</strong>uto e Ottone, decollati, quelli del Giappone,<br />

ventisei, crocifissi, infilzati con lance e bruciati, Maurizio <strong>di</strong> Agaunum, spada,<br />

Meinrado <strong>di</strong> Einsiedeln, mazza, Mena <strong>di</strong> Alessandria, spada, Mercurio <strong>di</strong> Cappadocia,<br />

decapitato, Moro Tommaso, idem, Nicasio <strong>di</strong> Reims, idem, O<strong>di</strong>lia <strong>di</strong> Huy, frecce,<br />

Pafnuzio, crocifisso, Paio, squartato, Pancrazio, decapitato, Pantaleone <strong>di</strong> Nicome<strong>di</strong>a,


idem, Patroclo <strong>di</strong> Troyes e <strong>di</strong> Soest, idem, Paolo <strong>di</strong> Tarso, a cui dovrai la tua prima<br />

Chiesa, idem, Perpetua e Felicita <strong>di</strong> Cartagine, Felicita era la schiava <strong>di</strong> Perpetua,<br />

incornate da un toro infuriato, Piat <strong>di</strong> Tournai, sfondamento del cranio, Pietro <strong>di</strong><br />

Tortosa, decapitato, Pietro <strong>di</strong> Verona, mannaia sulla testa e pugnale nel petto,<br />

Policarpo, pugnalato e bruciato, Prisca <strong>di</strong> Roma, sbranata dai leoni, Processo e<br />

Martiniano, la stessa morte, credo, Quintino, chio<strong>di</strong> nella testa e in altre parti, Quirino<br />

<strong>di</strong> Rouen, cranio spaccato, Regina <strong>di</strong> Alise, gla<strong>di</strong>o, Restituta <strong>di</strong> Napoli, rogo, Rinaldo <strong>di</strong><br />

Dortmund, a mazzuolate, Rolando, spada, Romano <strong>di</strong> Antiochia, lingua strappata,<br />

strangolamento, ancora non sei stufo, domandò Dio a Gesù, e Gesù rispose, Dovresti<br />

rivolgerla a Te stesso questa domanda, continua, e Dio proseguì, Sabiniano <strong>di</strong> Sens,<br />

decollato, Sabino <strong>di</strong> Assisi, lapidato, Saturnino <strong>di</strong> Tolosa, strascinato da un toro,<br />

Sebastiano, frecce, Secondo <strong>di</strong> Asti, decapitato, Servazio <strong>di</strong> Tongres e <strong>di</strong> Maastricht,<br />

ucciso a zoccolate, per quanto sembri impossibile, Severo <strong>di</strong> Barcellona, chiodo<br />

conficcato nella testa, Sidwel <strong>di</strong> Exeter, decapitato, Sigismondo re dei burgun<strong>di</strong>,<br />

scagliato in un pozzo, Sinforiano <strong>di</strong> Autun, decapitato, Sisto, idem, Stefano, lapidato,<br />

Tarcisio, lapidato, Tecla <strong>di</strong> Iconio, mutilata e bruciata, Teodoro, rogo, Tiburzio,<br />

decapitato, Timoteo <strong>di</strong> Efeso, lapidato, Tirso, segato, Tommaso Becket <strong>di</strong> Canterbury,<br />

spada conficcata nel cranio, Torpete <strong>di</strong> Pisa, decapitato, Torquato e i ventisette, uccisi<br />

dal generale Muça alle porte <strong>di</strong> Guimaraes, Urbano, decapitato, Valeria <strong>di</strong> Limoges,<br />

idem, Valeriano, idem, Venanzio <strong>di</strong> Camerino, decollato, Vincenzo <strong>di</strong> Saragozza, mola<br />

e griglia con punte, Virgilio <strong>di</strong> Trento, ecco un <strong>altro</strong> ucciso a zoccolate, Vitale <strong>di</strong><br />

Ravenna, lancia, Vittore, decapitato, Vittore <strong>di</strong> Marsiglia, decollato, Vittoria <strong>di</strong> Roma,<br />

ammazzata dopo averle strappato la lingua, Wilgefortis, o Liberata, o Eutropia,<br />

vergine barbuta, crocifissa, e altri, altri, altri, idem, idem, idem, basta. Non basta,<br />

<strong>di</strong>sse Gesù, a quali altri allu<strong>di</strong>, Lo ritieni proprio in<strong>di</strong>spensabile, Sì, Mi riferisco a quelli<br />

che, non essendo stati martirizzati e morendo <strong>di</strong> morte naturale, hanno sofferto il<br />

martirio delle tentazioni <strong>della</strong> carne, del mondo e del Demonio e che, per vincerle,<br />

hanno dovuto mortificare il proprio corpo col <strong>di</strong>giuno e la preghiera, c’è persino un<br />

caso interessante, un tale John Schorn, il quale ha passato tanto <strong>di</strong> quel tempo<br />

inginocchiato a pregare che alla fine aveva i calli, Dove, Ma sulle ginocchia,<br />

ovviamente, e si <strong>di</strong>ce pure, questo riguarda te, che rinchiuse il Diavolo in uno stivale,<br />

ah, ah, ah, Io, in uno stivale, Pastore manifestò i suoi dubbi, sono leggende, per<br />

potermi rinchiudere in uno stivale, ce ne sarebbe voluto uno grande quanto il mondo,<br />

e comunque vorrei proprio vedere chi sarebbe riuscito a calzarlo e a sfilarselo, Solo<br />

con il <strong>di</strong>giuno e la preghiera, domandò Gesù, e Dio rispose, Offenderanno il corpo<br />

anche con dolore, sangue e un mucchio <strong>di</strong> schifezze, e tante altre penitenze,<br />

portando cilici e flagellandosi, ci sarà pure chi non si laverà per tutta la vita, o quasi,<br />

chi si precipiterà nelle foreste e si rivolterà nella neve per placare le brame <strong>della</strong>


carne suscitate dal Diavolo, cui si devono tutte queste tentazioni, perché il suo scopo<br />

è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliere gli animi dalla retta via che li condurrebbe al cielo, donne nude<br />

e mostri spaventosi, creature aberranti, lussuria e paura, ecco le armi con cui il<br />

Demonio tormenta le povere vite degli uomini, Farai tutto questo, domandò Gesù a<br />

Pastore, Più o meno, rispose lui, mi sono limitato a prendere ciò che Dio non ha<br />

voluto, la carne, con la sua gioia e la sua tristezza, la gioventù e la vecchiaia, la<br />

freschezza e il marciume, ma non è vero che la paura sia una mia arma, non ricordo <strong>di</strong><br />

essere stato io a inventare il peccato e il suo castigo, e la paura che li accompagna<br />

sempre, Taci, lo interruppe Dio, spazientito, il peccato e il Diavolo sono i due nomi <strong>di</strong><br />

una stessa cosa, Che cosa, domandò Gesù, <strong>La</strong> mia assenza, E l’assenza <strong>di</strong> Te, a che<br />

cosa si deve, al fatto che ti sia ritirato Tu o che si siano allontanati da Te, Io non mi<br />

ritiro mai, Ma consenti che ti abbandonino, Chi mi abbandona, mi cerca, E se non ti<br />

trova, la colpa, ormai si sa, è del Diavolo, No, la causa <strong>di</strong> questo non è sua, è colpa<br />

mia, che non riesco ad arrivare là dove mi cercano, parole che Dio pronunciò con una<br />

pungente e inattesa tristezza, come se all’improvviso avesse scoperto dei limiti al<br />

proprio potere. Gesù <strong>di</strong>sse, Continua, Ce ne sono altri, riprese lentamente Dio, che si<br />

ritirano in luoghi solitari e agresti e, fra grotte e caverne, in compagnia <strong>di</strong> bestie,<br />

conducono una vita solitaria, altri che si fanno rinchiudere, altri che si arrampicano<br />

sulla cima <strong>di</strong> alte colonne e lì vivono per anni e anni <strong>di</strong> fila, altri, e qui la voce si fece<br />

più bassa, si smorzò, Dio contemplava adesso una sfilza interminabile <strong>di</strong> gente,<br />

migliaia e migliaia, migliaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> uomini e donne, in tutto il globo, che<br />

entravano in conventi e monasteri, qualche rustica costruzione, molti palazzi<br />

splen<strong>di</strong><strong>di</strong>, Si ritirano lì per servirci, me e te, dalla mattina alla sera, con veglie e<br />

preghiere, e, tutti con lo stesso scopo e il medesimo destino, per adorarci e morire<br />

con i nostri nomi sulle labbra, adotteranno appellativi <strong>di</strong>versi, saranno benedettini,<br />

bernar<strong>di</strong>ni, certosini, agostiniani, gilbertini, trinitari, francescani, domenicani,<br />

cappuccini, carmelitani, gesuiti, e saranno tanti, tanti, tanti, ah, come mi piacerebbe<br />

poter esclamare, Mio Dio, per quanti sono. A questo punto, il Diavolo <strong>di</strong>sse, rivolto a<br />

Gesù, Osserva come, in ciò che ha raccontato, vi siano due maniere per perdere la<br />

vita, una con il martirio, l’altra con la rinuncia, non basta che debbano morire quando<br />

arriva l’ora, c’è bisogno che, in un modo o nell’<strong>altro</strong>, le corrano pure incontro,<br />

crocifissi, sbu<strong>della</strong>ti, decollati, scuoiati, incornati, seppelliti, segati, ammazzati a colpi<br />

<strong>di</strong> lancia e <strong>di</strong> frecce, mutilati, oppure, dentro e fuori le celle, i capitoli e i chiostri,<br />

castigandosi per essere nati con il corpo che Dio ha dato loro e senza il quale non<br />

saprebbero dove porre l’anima, tormenti simili non li ha inventati questo Diavolo che<br />

ti sta parlando. È tutto, domandò Gesù a Dio, No, mancano ancora le guerre, Ci<br />

saranno anche guerre, E stragi, Per quanto riguarda le stragi ne sono al corrente,<br />

avrei potuto ad<strong>di</strong>rittura morirne, e a ben vedere è stato davvero deplorevole, adesso


non ci sarebbe un crocifisso ad aspettarmi, Ho portato l’<strong>altro</strong> padre tuo nel luogo<br />

appropriato perché potesse sentire quello che io volevo che i soldati <strong>di</strong>cessero, in<br />

fondo ti ho risparmiato la vita, Mi hai risparmiato la vita per farmi morire quando ti<br />

pareva e ti faceva comodo, è come se mi uccidessi due volte, I fini giustificano i mezzi,<br />

figlio mio, A quanto ho u<strong>di</strong>to dalle Tue labbra da quando siamo qui, credo <strong>di</strong> sì,<br />

rinuncia, clausura, sofferenza, morte, e adesso le guerre e le stragi, che sono guerre<br />

anch’esse, Tante, a non finire, ma soprattutto quelle che si faranno contro <strong>di</strong> te e<br />

contro <strong>di</strong> me, in nome <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o che deve ancora apparire, Com’è possibile che un <strong>di</strong>o<br />

debba apparire, un <strong>di</strong>o, se lo è veramente, può solo esistere da sempre e per sempre,<br />

Lo ammetto, è <strong>di</strong>fficile comprenderlo, quasi quanto spiegarlo, ma accadrà proprio<br />

come ti <strong>di</strong>co, un <strong>di</strong>o arriverà e si scaglierà contro <strong>di</strong> noi e contro tutti quelli che ci<br />

seguiranno, popoli interi, no, non ho parole sufficienti per raccontarti dei massacri,<br />

delle carneficine, dei macelli, immagina il mio altare <strong>di</strong> Gerusalemme moltiplicato per<br />

mille, metti degli uomini al posto degli animali, e neanche così riuscirai a sapere <strong>di</strong><br />

preciso che cosa sono state le crociate, Crociate, <strong>di</strong> che cosa si tratta, e perché <strong>di</strong>ci<br />

che sono state se devono ancora avvenire, Ricordati che io sono il tempo e, dunque,<br />

tutto quanto deve accadere per me è già avvenuto, tutto quanto è avvenuto, accade<br />

tutti i giorni, Raccontami questa storia delle crociate, Be’, figlio mio, questi luoghi in<br />

cui ci troviamo adesso, compresi Gerusalemme e altri territori a nord e a occidente,<br />

dovranno essere conquistati dai seguaci <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo <strong>di</strong> cui ti parlavo, e i nostri,<br />

quelli schierati dalla nostra parte, faranno <strong>di</strong> tutto per cacciarli dai luoghi che tu con i<br />

tuoi pie<strong>di</strong> hai calpestato e che io con tanta assiduità frequento, Per scacciare i<br />

romani, oggi, non hai fatto granché, Ti sto parlando del futuro, non mi <strong>di</strong>strarre,<br />

Prosegui, allora, Aggiungi che tu sei nato qui, qui sei vissuto e qui sei morto, Per il<br />

momento, non sono ancora morto, All’uopo, tant’è, ti ho spiegato or ora che cosa<br />

significa, dal mio punto <strong>di</strong> vista, avvenire ed essere avvenuto, e, per favore, non<br />

continuare a interrompermi se non vuoi che taccia per sempre, Sto zitto, Ebbene, a<br />

queste zone i posteri daranno il nome <strong>di</strong> Luoghi Santi, per il motivo che tu sei nato,<br />

vissuto e morto qui, perciò non sarebbe opportuno, per la religione che <strong>di</strong>venterai,<br />

che la sua culla si trovasse nelle mani indegne <strong>di</strong> infedeli, un motivo, come puoi<br />

immaginare, più che sufficiente per giustificare che gran<strong>di</strong> eserciti venuti da<br />

Occidente, per quasi duecento anni, tentino <strong>di</strong> conquistare e <strong>di</strong> conservare alla nostra<br />

religione la grotta in cui sei nato e il monte su cui morirai, per <strong>di</strong>re solo dei luoghi<br />

principali, E quegli eserciti costituiscono le crociate, Infatti, E hanno conquistato<br />

quello che si prefiggevano, No, ma hanno ammazzato un mucchio <strong>di</strong> gente, E i<br />

crociati, Ne sono morti altrettanti, se non <strong>di</strong> più, E tutto questo, in nome nostro,<br />

Andranno in guerra urlando, Dio lo vuole, E devono essere morti <strong>di</strong>cendo, Dio l’ha<br />

voluto, Sarebbe stato un bel modo <strong>di</strong> finire, Di nuovo un sacrificio <strong>di</strong> cui non valeva la


pena, Figlio mio, l’anima per salvarsi ha bisogno del sacrificio del corpo, Con queste o<br />

con altre parole, te l’ho già sentito <strong>di</strong>re prima, e tu, Pastore, che cosa ci racconti <strong>di</strong><br />

questi futuri e portentosi avvenimenti, Dico che nessuno che possieda appieno il<br />

proprio senno potrà affermare che il Diavolo sia stato, sia o sarà colpevole <strong>di</strong> un tale<br />

massacro e <strong>di</strong> simili cimiteri, a meno che a qualche malvagio non venga in mente il<br />

calunnioso pensiero <strong>di</strong> attribuirmi la responsabilità <strong>della</strong> nascita <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>o che sarà<br />

nemico <strong>di</strong> questo, Mi sembra chiaro e ovvio che la colpa non è tua e, quanto al timore<br />

che scarichino su <strong>di</strong> te le responsabilità, potrai sempre rispondere che il Diavolo,<br />

essendo menzogna, non potrebbe mai generare la verità che Dio è, Ma allora,<br />

domandò Pastore, chi creerà quel <strong>di</strong>o nemico. Gesù non sapeva rispondere, Dio, che<br />

taceva, continuò nel Suo silenzio, ma dalla nebbia calò una voce che <strong>di</strong>sse, Forse<br />

questo Dio e quello che dovrà venire non sono che eteronimi, Di chi, <strong>di</strong> che cosa,<br />

domandò, curiosa, un’altra voce, Di Pessoa, fu quanto si capì ma poteva anche essere<br />

stato, Della Pessoa, e cioè, Della persona. All’inizio, Gesù, Dio e il Diavolo finsero <strong>di</strong><br />

non avere sentito, ma subito dopo si sogguardarono spaventati, la paura comune è<br />

così, unifica facilmente le <strong>di</strong>fferenze.<br />

Trascorse un po’ <strong>di</strong> tempo, la nebbia non <strong>di</strong>sse <strong>altro</strong> e Gesù domandò, adesso<br />

con il tono <strong>di</strong> chi si aspetti solo una risposta affermativa, Nient’<strong>altro</strong>. Dio ebbe un<br />

attimo <strong>di</strong> esitazione e poi, con tono stanco, <strong>di</strong>sse, C’è ancora l’Inquisizione ma, se non<br />

ti <strong>di</strong>spiace, potremmo parlarne un’altra volta, Che cos’è l’Inquisizione, L’Inquisizione è<br />

un’altra storia interminabile, Voglio conoscerla, Sarebbe meglio se non ti fosse nota,<br />

Insisto, Nella tua vita o<strong>di</strong>erna soffrirai <strong>di</strong> rimorsi che appartengono al futuro, E Tu, no,<br />

Dio è Dio, non ha rimorsi, Quanto a me, se ho già questo fardello <strong>di</strong> dover morire per<br />

Te, posso anche sopportare i rimorsi che dovrebbero essere Tuoi, Preferirei<br />

risparmiarti, Tant’è che non hai fatto <strong>altro</strong> da quando sono nato, Sei un ingrato, come<br />

lo sono tutti i figli, Smettiamola con le finzioni, <strong>di</strong>mmi che cosa sarà l’Inquisizione,<br />

L’Inquisizione, detta anche tribunale del Santo Uffizio, è il male necessario, lo<br />

strumento crudelissimo con cui debelleremo l’infezione che un giorno, e per lungo<br />

tempo, si insinuerà nel corpo <strong>della</strong> tua Chiesa tramite le nefande eresie in generale e i<br />

suoi derivati e conseguenti minori, cui vanno sommate un buon numero <strong>di</strong><br />

perversioni fisiche e morali, e questo, riunito e posto nello stesso sacco <strong>di</strong> orrori,<br />

senza badare a priorità e or<strong>di</strong>ne, comprenderà luterani e calvinisti, molinisti e<br />

giudaizzanti, sodomiti e stregoni, tutte le piaghe, insomma, alcune delle quali<br />

apparterranno al futuro e altre a <strong>ogni</strong> tempo, E, vista la necessità <strong>di</strong> cui parli, come<br />

procederà l’Inquisizione per ridurre questi mali, L’Inquisizione è una polizia e un<br />

tribunale, perciò dovrà arrestare, giu<strong>di</strong>care e condannare come fanno i tribunali e le<br />

polizie, Condannerà a che cosa, Al carcere, all’esilio, al rogo, Al rogo, <strong>di</strong>ci, Sì, nel<br />

futuro, moriranno bruciati migliaia e migliaia <strong>di</strong> uomini e <strong>di</strong> donne, Di alcuni mi hai già


parlato prima, Quelli erano stati messi al rogo per il motivo che credevano in te, gli<br />

altri lo saranno perché ne dubiteranno, Non è permesso dubitare <strong>di</strong> me, No, Ma noi<br />

possiamo dubitare che il Giove dei romani sia un <strong>di</strong>o, L’unico Dio sono io, io sono il<br />

Signore e tu sei mio figlio, Moriranno a migliaia, A centinaia <strong>di</strong> migliaia, Moriranno<br />

centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> uomini e donne, la terra si empirà <strong>di</strong> urla <strong>di</strong> dolore, <strong>di</strong> grida e<br />

rantoli <strong>di</strong> agonia, il fumo degli arsi vivi offuscherà il sole, il loro grasso sfrigolerà sulle<br />

braci, il puzzo sarà un tormento, e tutto avverrà per colpa mia, Non per colpa, ma per<br />

causa tua. Padre, allontana da me questo calice, Che tu lo beva è la con<strong>di</strong>zione per il<br />

mio potere e la tua gloria, Non desidero questa gloria, Ma io voglio questo potere. <strong>La</strong><br />

nebbia prese a scomparire nella <strong>di</strong>rezione da cui era venuta, intorno alla barca si<br />

vedeva l’acqua, piatta e opaca, senza un’increspatura provocata dal vento o una<br />

minima agitazione suscitata da qualche pinna. Allora il Diavolo <strong>di</strong>sse, Bisogna proprio<br />

essere Dio per amare tanto il sangue.<br />

<strong>La</strong> nebbia ritornò ad avanzare, qualcosa <strong>di</strong> nuovo stava per accadere, un’altra<br />

rivelazione, un <strong>altro</strong> dolore, un <strong>altro</strong> rimorso. Ma fu Pastore che parlò, Ho una<br />

proposta da farti, <strong>di</strong>sse, rivolgendosi a Dio, e Dio, sorpreso, Una proposta, tu, e che<br />

proposta sarà mai, il tono era ironico, superiore, tale da ridurre al silenzio chiunque<br />

non fosse il Diavolo, conoscente e intimo <strong>di</strong> lunga data. Pastore rimase per un attimo<br />

in silenzio, come se cercasse le parole più appropriate, e poi spiegò, Ho ascoltato con<br />

molta attenzione tutto quanto si è detto in questa barca e, benché avessi già<br />

intravisto, da solo, alcune luci e alcune ombre nel futuro, non ho realizzato che le luci<br />

erano quelle dei roghi e le ombre quelle <strong>di</strong> tanta gente morta, E questo ti infasti<strong>di</strong>sce,<br />

Non dovrebbe <strong>di</strong>sturbarmi, visto che sono il Diavolo, e il Diavolo trae sempre qualche<br />

vantaggio dalla morte, persino più <strong>di</strong> Te, ché non c’è bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che<br />

l’inferno sarà sempre più popolato del cielo, Allora <strong>di</strong> che cosa ti lamenti, Non mi<br />

lamento, faccio una proposta, Avanti, falla, ma in fretta, non posso mica rimanere qui<br />

eternamente, Tu sai, nessuno meglio <strong>di</strong> Te lo sa, che anche il Diavolo ha un cuore, Sì,<br />

ma ne fa un cattivo uso, Oggi voglio farne un buon uso, per cui accetto e voglio che il<br />

Tuo potere si estenda fino agli estremi <strong>della</strong> terra, senza che debba morire tanta<br />

gente, e giacché tutto quello che ti <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>sce e ti nega lo attribuisci al male che io<br />

sono e che governa il mondo, la mia proposta è questa, accoglimi <strong>di</strong> nuovo nel Tuo<br />

cielo, perdonandomi i mali passati per quelli che in futuro non dovrò commettere,<br />

accetta e serba la mia obbe<strong>di</strong>enza, come nei tempi felici in cui ero uno dei Tuoi angeli<br />

pre<strong>di</strong>letti, Lucifero mi chiamavi, colui che porta la luce, prima che l’ambizione <strong>di</strong><br />

essere uguale a Te mi <strong>di</strong>vorasse l’anima e mi facesse ribellare alla Tua autorità, E mi<br />

vuoi spiegare perché dovrei accoglierti e perdonarti, Perché se lo farai, se mi<br />

concederai adesso quel perdono che in futuro prometterai tanto facilmente a destra<br />

e a manca, allora il male finirà qui, oggi, non ci sarà bisogno che Tuo figlio muoia, il


Tuo regno non sarà solo questa terra <strong>di</strong> ebrei, ma il mondo intero, quello conosciuto<br />

e quello da scoprire e, più che il mondo, l’universo, dovunque impererà il bene e io<br />

canterò, nell’ultima e umile fila degli angeli che ti sono rimasti fedeli, a quel punto più<br />

fedele <strong>di</strong> <strong>ogni</strong> <strong>altro</strong> perché pentito, io canterò le Tue lo<strong>di</strong>, tutto si concluderà come se<br />

non ci fosse stato, tutto comincerà a essere come se fosse sempre stato così, Hai<br />

davvero un gran talento per irretire le anime e perderle, già lo sapevo, ma non ti<br />

avevo mai sentito fare un <strong>di</strong>scorso simile, una vocazione oratoria, una parlantina, non<br />

c’è dubbio, quasi mi convincevi, Non mi accetti, non mi perdoni, Non ti accetto, non ti<br />

perdono, ti voglio come sei e, se possibile, anche peggiore <strong>di</strong> adesso, Perché, Perché il<br />

bene che io sono non esisterebbe senza il male che sei tu, un bene che dovesse<br />

esistere senza <strong>di</strong> te sarebbe talmente inconcepibile che neppure io riesco a<br />

immaginarlo, insomma, se tu finisci, finisco anch’io, perché io sia il bene, è necessario<br />

che tu continui a essere il male, se il Diavolo non sussiste come Diavolo, Dio non<br />

esiste come Dio, la morte <strong>di</strong> uno sarebbe la morte dell’<strong>altro</strong>. È la Tua ultima parola, <strong>La</strong><br />

prima e l’ultima, la prima perché non l’ho mai pronunciata in precedenza, l’ultima<br />

perché non la ripeterò più. Pastore fece spallucce e guardò Gesù, Che non si <strong>di</strong>ca che<br />

un giorno il Diavolo non ha tentato Dio, e, alzatosi, mentre stava per passare una<br />

gamba sopra il bordo <strong>della</strong> barca, all’improvviso si bloccò e <strong>di</strong>sse, Nella tua bisaccia,<br />

hai una cosa che mi appartiene. Gesù non ricordava <strong>di</strong> aver portato la bisaccia in<br />

barca, ma in effetti era lì, afflosciata, ai suoi pie<strong>di</strong>, Che cosa, domandò e, aprendola,<br />

vide che dentro c’era soltanto la vecchia sco<strong>della</strong> presa a Nazaret, Questa, Proprio<br />

quella, rispose il Diavolo, e gliela tolse dalle mani, Un giorno tornerà in tuo potere, ma<br />

tu non arriverai a sapere <strong>di</strong> averla. Infilò la sco<strong>della</strong> sotto il rozzo vestito da pastore<br />

che indossava e si calò in acqua. Non guardò Dio, ma <strong>di</strong>sse, come rivolgendosi a un<br />

pubblico invisibile, Ci ve<strong>di</strong>amo, l’ha voluto Lui. Gesù lo seguì con gli occhi, mentre si<br />

allontanava pian piano verso la nebbia, non aveva pensato a domandargli per quale<br />

capriccio fosse venuto e se ne andasse così, a nuoto, in lontananza sembrava <strong>di</strong><br />

nuovo un maiale con le orecchie tese fuori dell’acqua, si sentiva un respiro bestiale,<br />

ma un u<strong>di</strong>to fine non avrebbe avuto alcuna <strong>di</strong>fficoltà a cogliere, frammisto, un suono<br />

quasi <strong>di</strong> paura, non <strong>di</strong> affogare, che idea, il Diavolo, ne siamo appena venuti a<br />

conoscenza, non ha fine, ma <strong>di</strong> dover esistere per sempre. Pastore stava ormai<br />

scomparendo nel limitare sfumato <strong>della</strong> nebbia quando la voce <strong>di</strong> Dio risuonò<br />

all’improvviso, affrettata, come chi sia in procinto <strong>di</strong> partire, Manderò un uomo <strong>di</strong><br />

nome Giovanni ad aiutarti, ma dovrai convincerlo che sei quello che <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> essere.<br />

Gesù guardò, ma ormai Dio era scomparso. Nello stesso istante la nebbia si alzò e si<br />

<strong>di</strong>ssipò nell’aria, lasciando il cosiddetto mare <strong>di</strong> Galilea limpido e piatto da un capo<br />

all’<strong>altro</strong>, fra monti e monti, nell’acqua non c’era alcuna traccia del Diavolo, nell’aria<br />

nessun segno <strong>di</strong> Dio.


Sulla riva da cui era partito, Gesù vide, malgrado la <strong>di</strong>stanza, un grande<br />

assembramento <strong>di</strong> persone, e un gran numero <strong>di</strong> tende <strong>di</strong>etro la folla, come se il<br />

posto si fosse trasformato in un sito residenziale <strong>di</strong> gente che, non essendo <strong>di</strong> lì, e non<br />

avendo perciò un luogo dove dormire, era stata costretta a organizzarsi per conto<br />

proprio. Trovandolo curioso, ma null’<strong>altro</strong>, Gesù calò i remi e orientò la barca in<br />

quella <strong>di</strong>rezione. Sforzando lo sguardo, vide che alcune barche venivano spinte in<br />

acqua e poi, affinando ulteriormente la vista, riconobbe Simone e Andrea, e Giacomo<br />

e Giovanni, in mezzo ad altri che non ricordava <strong>di</strong> aver veduto, o forse alcuni sì, da<br />

quelle parti. Tant’era la foga con cui manovravano i remi, ben presto gli si<br />

avvicinarono e, giunti a tiro <strong>di</strong> voce, Simone gli urlò, Dove sei stato, non era certo<br />

questo che voleva sapere, è chiaro, ma in qualche modo doveva pur cominciare, Qui<br />

al largo, rispose Gesù, con parole altrettanto inutili, sembra proprio che non abbiano<br />

un buon esor<strong>di</strong>o le comunicazioni in questa nuova epoca <strong>della</strong> vita del figlio <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong><br />

Maria e <strong>di</strong> Giuseppe. Dopo neanche un attimo, Simone era balzato nella barca <strong>di</strong><br />

Gesù, e tutto ciò che era incomprensibile, impossibile, assurdo si venne a sapere, Sai<br />

quanto tempo sei rimasto al largo, in mezzo alla nebbia, senza che potessimo calare<br />

in acqua le nostre barche, ché <strong>ogni</strong> volta una forza invincibile ci respingeva, domandò<br />

Simone, Tutto il giorno, fu la risposta <strong>di</strong> Gesù, un giorno e una notte, soggiunse, per<br />

rispondere all’eccitazione <strong>di</strong> Simone con una previsione appropriata, Quaranta giorni,<br />

urlò Simone, e poi, a voce più bassa, Quaranta giorni ci sei stato, quaranta giorni in<br />

cui la nebbia non si è alzata neanche <strong>di</strong> un palmo, come se volesse nascondere alla<br />

nostra vista quello che succedeva tra le acque, che cosa sei rimasto a fare là, se in<br />

quaranta giorni <strong>di</strong> numero non ci è stato concesso <strong>di</strong> prendere un solo pesce in<br />

queste acque. Gesù aveva ceduto a Simone uno dei remi, adesso vogavano tutt’e due<br />

e chiacchieravano, spalla a spalla, sereni, niente <strong>di</strong> meglio per una confidenza, ecco<br />

perché, prima che accostassero altre barche, Gesù <strong>di</strong>sse, Sono stato con Dio e<br />

conosco il mio futuro, il tempo che vivrò e la vita dopo la mia vita, Com’è, com’è Dio,<br />

voglio <strong>di</strong>re, Dio non si mostra sotto un’unica forma, può venire sia come una nuvola,<br />

una colonna <strong>di</strong> fumo, sia come un ricco ebreo, lo si riconosce soprattutto dalla voce,<br />

dopo averlo u<strong>di</strong>to una volta, Che cosa ti ha detto, Che sono Suo figlio, Lo ha<br />

confermato, Sì, lo ha confermato, Allora aveva ragione il Diavolo in occasione <strong>della</strong><br />

vicenda dei porci, Stavolta c’era anche il Diavolo nella barca, ha assistito a tutto,<br />

sembra che <strong>di</strong> me ne sappia quanto Dio, ma in certi casi penso ne conosca anche <strong>di</strong><br />

più, E dove, Dove, che cosa, Dove stavano, Il Diavolo sul bordo <strong>della</strong> barca, proprio lì,<br />

fra te e Dio, che è sempre stato sulla panca a poppa, Che cosa ti ha detto Dio, Che<br />

sono Suo figlio e che sarò crocifisso, Vattene sui monti a combattere a fianco dei<br />

ribelli, se tu andrai, verremo con te, Verrete con me, ma non sui monti, ciò che<br />

importa non è vincere Cesare con le armi, ma far trionfare Dio con la parola, Soltanto,


E pure con l’esempio, e con il sacrificio delle nostre vite quando sarà necessario, Sono<br />

parole <strong>di</strong> tuo Padre, Da oggi in poi tutte le mie parole saranno parole Sue, e coloro<br />

che crederanno in Lui, crederanno in me, poiché non è possibile aver fede nel Padre e<br />

non credere nel figlio, se la nuova strada che il Padre ha scelto per sé, solo nel figlio<br />

che io sono potrà avere inizio, Hai detto che saremmo venuti con te, a chi ti riferisci, A<br />

te, in primo luogo, ad Andrea, tuo fratello, ai due figli <strong>di</strong> Zebedeo, Giacomo e<br />

Giovanni, a proposito, Dio ha detto che avrebbe mandato un uomo chiamato<br />

Giovanni ad aiutarmi, ma non dev’essere quello, Non c’è bisogno <strong>di</strong> altri, non è mica<br />

una corte <strong>di</strong> Erode, Altri verranno e, chissà, forse alcuni <strong>di</strong> loro sono già lì, in attesa <strong>di</strong><br />

un cenno, un segnale che Dio manifesterà in me, affinché mi credano e mi seguano<br />

tutti coloro da cui Egli non si fa vedere, Che cosa annuncerai agli uomini, Che si<br />

pentano dei loro peccati, che si preparino al nuovo tempo <strong>di</strong> Dio che sta arrivando, il<br />

tempo in cui la Sua spada fiammeggiante costringerà a piegare il collo tutti coloro che<br />

si saranno rifiutati <strong>di</strong> accogliere la Sua parola e vi avranno sputato sopra, Dirai loro<br />

che sei il figlio <strong>di</strong> Dio, non puoi farne a meno, Dirò che mio padre mi ha chiamato<br />

figlio, e queste parole si trovano nel mio cuore da quando sono nato, e che adesso<br />

anche Dio è venuto a <strong>di</strong>rmi figlio mio, un padre non fa <strong>di</strong>menticare l’<strong>altro</strong>, ma oggi<br />

colui che comanda è il Padre Dio, obbe<strong>di</strong>amogli, Allora lascia fare a me, <strong>di</strong>sse Simone,<br />

e imme<strong>di</strong>atamente mollò il remo, si spostò a prua e, poiché la voce poteva già<br />

raggiungerli, urlò, Osanna, sta arrivando il figlio <strong>di</strong> Dio, colui che è stato in mezzo alle<br />

acque per quaranta giorni a parlare con il Padre e adesso torna a noi affinché ci si<br />

penta e ci si prepari, Non <strong>di</strong>re che c’era anche il Diavolo, si affrettò ad avvertirlo Gesù,<br />

temendo che <strong>di</strong>ventasse <strong>di</strong> pubblico dominio una situazione che avrebbe avuto un<br />

mucchio <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà a chiarire. Simone lanciò un <strong>altro</strong> urlo, ma più alto, per cui tutte<br />

le persone che aspettavano sulla riva presero a tumultuare, e poi tornò <strong>di</strong> corsa al suo<br />

posto, <strong>di</strong>cendo a Gesù, <strong>La</strong>sciami quel remo e mettiti a prua, in pie<strong>di</strong>, ma non <strong>di</strong>re<br />

niente, finché non scenderemo a terra non pronunciare una sola parola. Così fecero,<br />

Gesù in pie<strong>di</strong>, sulla prua <strong>della</strong> barca, con la sua vecchia tunica, la bisaccia vuota in<br />

spalla, le braccia semisollevate, come se stesse per salutare o bene<strong>di</strong>re, ma fosse<br />

trattenuto dalla timidezza o da una sorta <strong>di</strong> sfiducia nelle proprie capacità. Fra coloro<br />

che lo aspettavano, tre, più impazienti degli altri, entrarono in acqua fino alla cintola<br />

e, avvicinatisi alla barca, l’afferrarono e cominciarono a spingerla e a tirarla, mentre<br />

dall’esterno, con la mano libera, uno <strong>di</strong> loro tentava <strong>di</strong> toccare la tunica <strong>di</strong> Gesù, non<br />

per il motivo che fosse convinto <strong>della</strong> verità dell’annuncio <strong>di</strong> Simone, ma perché gli<br />

sembrava già un fatto straor<strong>di</strong>nario che un uomo avesse resistito in mezzo alle acque<br />

per quaranta giorni, come se fosse andato nel deserto alla ricerca <strong>di</strong> Dio e, che lo<br />

avesse visto o meno, stesse ritornando adesso dalle fredde viscere <strong>di</strong> una montagna<br />

<strong>di</strong> nebbia. Sembra inutile aggiungere che non si parlò d’<strong>altro</strong> in questi villaggi e nei


<strong>di</strong>ntorni, molti dei presenti, che erano accorsi per via del fenomeno meteorologico,<br />

appena sentirono <strong>di</strong>re che là dentro c’era stato un uomo esclamarono, Poveraccio. <strong>La</strong><br />

barca approdò senza un sobbalzo, come se l’avessero deposta delle ali angeliche.<br />

Simone aiutò Gesù a scendere, respingendo con un’insofferenza repressa a stento i<br />

tre che erano entrati in acqua e perciò si ritenevano cre<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> un compenso ben<br />

<strong>di</strong>verso, <strong>La</strong>sciali, <strong>di</strong>sse Gesù, un giorno sentiranno <strong>di</strong>re che sono morto e si<br />

addoloreranno <strong>di</strong> non aver potuto trasportare il mio cadavere, lascia che mi aiutino<br />

mentre sono vivo. Gesù si avviò verso un poggio e domandò ai suoi, Dov’è Maria, ma<br />

la vide nell’istante in cui fece la domanda, come se l’atto <strong>di</strong> pronunciare il nome<br />

l’avesse fatta comparire dal nulla o dalla nebbia, sembrava che non ci fosse, ma<br />

bastava articolarne il nome e lei era lì, Eccomi, Gesù, Vieni accanto a me, venite<br />

anche voi, Simone e Andrea, vengano Giacomo e Giovanni, i figli <strong>di</strong> Zebedeo, questi<br />

sono coloro che mi conoscono e credono in me, che già mi conoscevano e mi<br />

credevano quando ancora io non potevo <strong>di</strong>re loro, e neppure a voi, che sono il figlio<br />

<strong>di</strong> Dio, quel figlio che il Padre ha chiamato e con il quale ha trascorso quaranta giorni<br />

in mezzo alle acque, e che è tornato per annunciarvi che il tempo del Signore è giunto<br />

e che dovete pentirvi prima che il Diavolo venga a raccogliere le spighe guaste che<br />

sono cadute dalla messe che Dio trasporta nel Suo grembo, ché quelle spighe siete<br />

voi se, per vostra sventura, volete sottrarvi all’amoroso abbraccio <strong>di</strong> Dio. Un<br />

mormorio percorse la folla, rotolando sulle teste come quelle piccole onde che si<br />

scorgono sul lago, in realtà molti dei presenti avevano u<strong>di</strong>to dei miracoli com<strong>piu</strong>ti in<br />

vari luoghi da quell’uomo, alcuni, ad<strong>di</strong>rittura, ne erano stati <strong>di</strong>retti testimoni e<br />

beneficiari, Io ho mangiato quel pane e quel pesce, <strong>di</strong>ceva uno, Io ho bevuto quel<br />

vino, <strong>di</strong>ceva un <strong>altro</strong>, Io ero accanto a quell’adultera <strong>di</strong>ceva un terzo, ma fra tali<br />

imprese, per quanto trascendenti potessero essere state o sembrate, e questo<br />

proclamato pro<strong>di</strong>gio supremo <strong>di</strong> essere figlio <strong>di</strong> Dio e, quin<strong>di</strong>, Dio anch’egli, la<br />

<strong>di</strong>stanza è come quella che intercorre dalla terra al cielo, che si sappia, fino a oggi,<br />

non è ancora stata misurata. Dalla folla si levò allora una voce, Dacci una prova che<br />

sei il figlio <strong>di</strong> Dio e io ti seguirò, Tu mi seguiresti se il tuo cuore ti portasse a me, ma il<br />

tuo cuore è imprigionato dentro un petto, perciò mi chie<strong>di</strong> una prova che i tuoi sensi<br />

possano comprendere, ebbene, adesso ti fornirò una prova che sod<strong>di</strong>sferà i tuoi<br />

sensi, ma che la tua testa rifiuterà, e alla fine, <strong>di</strong>viso e perplesso come sarai fra i sensi<br />

e la testa, non potrai fare <strong>altro</strong> che venire a me con il tuo cuore, Chi può intendere,<br />

intenda, io non ci riesco, <strong>di</strong>sse l’uomo, Come ti chiami, Tommaso, Vieni qui,<br />

Tommaso, vieni con me fin sulla riva, mi vedrai fare degli uccelli con questo fango che<br />

raccolgo a piene mani, guarda com’è facile, formo e modello il corpo e le ali, plasmo<br />

la figura <strong>della</strong> testa e del becco, incastono questi sassolini che <strong>di</strong>ventano gli occhi,<br />

aggiusto le penne lunghe <strong>della</strong> coda e sistemo zampe e <strong>di</strong>ta, e dopo questo primo


esemplare, ne faccio altri un<strong>di</strong>ci, eccoli, uno, due, tre, quattro. cinque, sei, sette, otto,<br />

nove, <strong>di</strong>eci, un<strong>di</strong>ci, do<strong>di</strong>ci uccelli <strong>di</strong> fango, pensa, se vogliamo, possiamo ad<strong>di</strong>rittura<br />

dar loro un nome, questo è Simone, questo è Giacomo, questo è Andrea, questo è<br />

Giovanni, e questo, se non ti <strong>di</strong>spiace, si chiamerà Tommaso, quanto agli altri,<br />

aspetteremo che i nomi si presentino, i nomi, spesso, indugiano strada facendo,<br />

arrivano più tar<strong>di</strong>, e adesso guarda che cosa faccio, lancio questa rete sopra gli<br />

uccellini perché non possano fuggire, casomai non prestassimo la dovuta attenzione,<br />

Vuoi forse <strong>di</strong>rmi che se questa rete viene sollevata, gli uccelli voleranno via, domandò<br />

incredulo Tommaso, Sì, se la rete viene alzata, gli uccelli volano via, Ed è la prova con<br />

cui vorresti convincermi, Sì e no, Come sì e no, <strong>La</strong> miglior prova, ma quella non<br />

<strong>di</strong>pende da me, sarebbe che tu non sollevassi la rete e credessi che gli uccelli<br />

volerebbero via se tu la alzassi, Sono fatti <strong>di</strong> argilla, non possono volare via, Prova,<br />

anche Adamo, il nostro primo genitore, in origine fu <strong>di</strong> argilla, e tu <strong>di</strong>scen<strong>di</strong> da lui, Ad<br />

Adamo, Dio gli <strong>di</strong>ede la vita, Non dubitare oltre, Tommaso, e solleva la rete, io sono il<br />

figlio <strong>di</strong> Dio, L’hai voluto tu, ecco, questi uccelli non voleranno, con mossa rapida<br />

Tommaso alzò la rete e gli uccelli, liberi, spiccarono il volo, cinguettando<br />

volteggiarono per due volte sopra la folla meravigliata e poi scomparvero nello<br />

spazio. Disse Gesù, Guarda, Tommaso, il tuo uccello se n’è andato, e Tommaso<br />

rispose, No, Signore, è qui inginocchiato ai Tuoi pie<strong>di</strong>, sono io.<br />

Dalla folla si staccarono alcuni uomini, e <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> questi, ma non subor<strong>di</strong>nate a<br />

loro, altrettante donne. Si avvicinarono e <strong>di</strong>ssero i loro nomi, Io sono Filippo, e Gesù<br />

vide in lui le pietre e la croce, Io sono Bartolomeo, e Gesù vide un corpo scuoiato, Io<br />

sono Matteo, e Gesù lo vide morto fra genti barbare, Io sono Simone, e Gesù vide in<br />

lui la sega che lo tagliava, Io sono Giacomo, figlio <strong>di</strong> Alfeo, e Gesù vide che lo<br />

lapidavano, Io sono Giuda Taddeo, e Gesù vide una mazza che gli si abbatteva sul<br />

capo, Io sono Giuda Iscariota, e Gesù ebbe pena per lui perché lo vide impiccarsi con<br />

le proprie mani a un fico. Poi Gesù chiamò gli altri e <strong>di</strong>sse, Adesso ci siamo tutti, è<br />

arrivata l’ora. E rivolto a Simone, fratello <strong>di</strong> Andrea, aggiunse, Poiché abbiamo un<br />

<strong>altro</strong> Simone con noi, tu d’ora in avanti ti chiamerai Pietro. Voltarono le spalle alle<br />

acque e si misero in cammino, seguiti dalle donne, <strong>di</strong> gran parte delle quali non<br />

abbiamo avuto il tempo <strong>di</strong> sapere i nomi, ma in realtà non hanno alcuna importanza,<br />

sono quasi tutte Maria, e quand’anche non lo fossero risponderebbero a quel nome,<br />

chi <strong>di</strong>ce donna, <strong>di</strong>ce Maria, e loro guardano e vengono a servirci.<br />

23.<br />

Gesù e i suoi giravano per le strade e i villaggi, e Dio parlava per bocca <strong>di</strong> Gesù,<br />

ed ecco ciò che <strong>di</strong>ceva, Si è com<strong>piu</strong>to il tempo e il regno <strong>di</strong> Dio è prossimo, pentitevi e<br />

credete alla buona novella. Nell’u<strong>di</strong>re questo, il popolino pensava che non poteva


esserci una grande <strong>di</strong>fferenza tra il compimento del tempo e la sua fine, e che quin<strong>di</strong><br />

stava per arrivare la fine del mondo, che è il luogo dove il tempo si misura e si spreca.<br />

Tutti rendevano grazie a Dio per la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> aver mandato, ad avvisare<br />

formalmente dell’imminenza dell’evento, uno che si <strong>di</strong>ceva Suo figlio, il che poteva<br />

anche essere vero, dal momento che senza tanti preamboli compiva miracoli<br />

ovunque passasse, l’unica con<strong>di</strong>zione, se la si può chiamare così, comunque<br />

imprescin<strong>di</strong>bile, era la fede convinta <strong>di</strong> chi glieli implorasse, come il caso <strong>di</strong> quel<br />

lebbroso che lo supplicò, Se lo vuoi, puoi sanarmi, e Gesù, addolorato per quello<br />

sventurato coperto <strong>di</strong> piaghe, lo toccò e or<strong>di</strong>nò, Lo voglio, sii risanato, non appena<br />

pronunciate le parole, la carne putrida <strong>di</strong>venne sana all’istante, quello che non<br />

esisteva più fu ricostituito, e al posto <strong>di</strong> un lebbroso orrendo e su<strong>di</strong>cio, da cui tutti<br />

rifuggivano, si vedeva adesso un uomo lindo e perfetto, ben capace <strong>di</strong> tutto. Un <strong>altro</strong><br />

fatto, altrettanto degno <strong>di</strong> nota, fu quello del paralitico che, per via <strong>della</strong> folla davanti<br />

alla porta, dovettero far salire e poi calare con la sua branda da un buco sul tetto<br />

<strong>della</strong> casa in cui si trovava Gesù, che doveva essere quella <strong>di</strong> Simone, detto Pietro, e<br />

giacché una fede così grande meritava un premio, Gesù <strong>di</strong>sse, Figlio mio, i tuoi peccati<br />

ti sono rimessi, orbene, il caso volle che fossero presenti anche degli scribi sospettosi,<br />

<strong>di</strong> quelli che vedono in tutto un motivo per recriminare e che hanno la Legge sulla<br />

punta <strong>della</strong> lingua, i quali, udendo le parole <strong>di</strong> Gesù, non persero l’occasione <strong>di</strong><br />

ribattere, Perché parli così, stai bestemmiando, i peccati li può rimettere soltanto Dio,<br />

e Gesù replicò loro con una domanda, Che cosa è più facile, <strong>di</strong>re al paralitico, I tuoi<br />

peccati ti sono rimessi, oppure, Alzati, pren<strong>di</strong> la tua branda e cammina, e, senza<br />

aspettare che qualcuno gli rispondesse, concluse, Ebbene, perché tu sappia che ho il<br />

potere sulla terra <strong>di</strong> rimettere i peccati, io ti <strong>di</strong>co, e questo era rivolto al paralitico,<br />

alzati, pren<strong>di</strong> il tuo lettuccio e vattene a casa, e a quelle parole si vide il miracolato<br />

alzarsi in pie<strong>di</strong>, per giunta rinvigorito, malgrado l’inazione dovuta alla paralisi, poi<br />

prendere la branda, caricarsela sulle spalle e andarsene, glorificando Dio.<br />

È chiaro, mica tutti se ne vanno in giro a chiedere miracoli, ciascuno <strong>di</strong> noi, col<br />

tempo, si abitua alle sue piccole, o me<strong>di</strong>e, magagne e ci convive senza che mai gli<br />

passi per la testa <strong>di</strong> importunare i poteri eccelsi, ma i peccati sono un’altra cosa, i<br />

peccati ti tormentano sotto ciò che si vede, non sono la gamba zoppa o il braccio<br />

monco, non è la lebbra esterna, ma quella interiore. Perciò aveva proprio ragione Dio<br />

quando aveva detto a Gesù che <strong>ogni</strong> uomo ha perlomeno un peccato <strong>di</strong> cui pentirsi, e<br />

la cosa più solita e normale è che ne abbia moltissimi. Orbene, visto che questo<br />

mondo è sul punto <strong>di</strong> finire e sta per sorgere il regno <strong>di</strong> Dio, più che la voglia <strong>di</strong><br />

entrarci con un corpo rifatto a furia <strong>di</strong> miracoli, l’importante è che vi si possa essere<br />

avviati da un’anima, la nostra, purificata dal pentimento e sanata dal perdono. Del<br />

resto, se il paralitico <strong>di</strong> Cafarnao aveva trascorso una parte <strong>della</strong> vita in un giaciglio


era perché aveva peccato, infatti è risaputo che la malattia è una conseguenza del<br />

peccato, e perciò, conclusione oltremodo logica, la vera con<strong>di</strong>zione per una buona<br />

salute, oltre che esserlo per l’immortalità dello spirito, e non sappiamo se magari<br />

anche del corpo, potrà essere soltanto un’integerrima purezza, un’assoluta mancanza<br />

<strong>di</strong> peccato, per passiva ma efficace ignoranza, oppure per ripu<strong>di</strong>o attivo, sia nelle<br />

opere sia nei pensieri. Non si creda, però, che il nostro Gesù girasse per quelle terre<br />

del Signore scialando il potere <strong>di</strong> guarire e l’autorità <strong>di</strong> perdonare che dal Signore<br />

stesso gli erano stati concessi. Non che lui non lo desiderasse, è chiaro, giacché il suo<br />

buon cuore lo avrebbe portato a trasformarsi in panacea universale <strong>piu</strong>ttosto che,<br />

com’era costretto a fare per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Dio, dover annunciare a tutti la fine dei tempi e<br />

reclamare da ciascuno un pentimento, e affinché i peccatori non perdessero troppi<br />

momenti in riflessioni che tendevano unicamente a rimandare la <strong>di</strong>fficile decisione <strong>di</strong><br />

riconoscere, Ho peccato, il Signore metteva sulla bocca <strong>di</strong> Gesù delle parole terribili e<br />

promettenti, del tipo, In verità vi <strong>di</strong>co che alcuni <strong>di</strong> coloro che sono qui non<br />

sperimenteranno la morte senza prima avere veduto l’avvento del regno <strong>di</strong> Dio con<br />

tutto il Suo potere, immaginatevi gli effetti devastanti che un simile annuncio poteva<br />

avere sulle coscienze dei popoli, da <strong>ogni</strong> dove accorrevano a frotte, anelanti, e<br />

prendevano a seguire Gesù come se lui <strong>di</strong>rettamente, dovesse condurli al nuovo<br />

para<strong>di</strong>so che il Signore avrebbe instaurato sulla terra e che si sarebbe <strong>di</strong>stinto dal<br />

primo perché adesso erano tanti coloro che ne avrebbero goduto, avendo riscattato<br />

con preghiera, penitenza e pentimento il peccato <strong>di</strong> Adamo, detto anche originale. E<br />

visto che, perlopiù, questa gente fiduciosa proveniva da strati sociali bassi, artigiani e<br />

zappatori, pescatori e donnettine, Gesù si spinse, un giorno in cui Dio gli aveva<br />

lasciato maggior libertà, a improvvisare un <strong>di</strong>scorso che avvinse tutti gli ascoltatori, e<br />

per il quale si versarono lacrime <strong>di</strong> gioia che si potrebbero concepire solo <strong>di</strong> fronte a<br />

una salvezza ormai insperata, Beati, <strong>di</strong>sse Gesù, beati voi poveri, perché vostro è il<br />

regno <strong>di</strong> Dio, beati voi che ora avete fame perché sarete saziati, beati voi che ora<br />

piangete, perché riderete, ma a questo punto Dio si rese conto <strong>di</strong> quello che stava<br />

succedendo e, non potendo sconfessare ciò che era stato detto da Gesù, lo costrinse<br />

a pronunciare altre parole, per cui le lacrime <strong>di</strong> felicità si tramutarono in funeste<br />

lamentele per un futuro nero, Beati voi quando gli uomini vi o<strong>di</strong>eranno, quando vi<br />

metteranno al bando, vi insulteranno e respingeranno il vostro nome come<br />

scellerato, a causa del figlio dell’Uomo. Quando Gesù ebbe concluso il suo <strong>di</strong>scorso, fu<br />

come se l’anima gli fosse caduta ai pie<strong>di</strong>, perché in quello stesso istante gli si raffigurò<br />

nello spirito la tragica visione dei tormenti e delle morti che Dio gli aveva annunciato<br />

sulla barca. Perciò, davanti alla folla che lo guardava agghiacciata dal terrore, Gesù<br />

cadde in ginocchio e, prostrato, pregò in silenzio, nessuno dei presenti poteva<br />

immaginare che lui stesse chiedendo a tutti perdono, lui che si gloriava, da figlio <strong>di</strong>


Dio qual era, <strong>di</strong> poter perdonare agli altri. Quella notte, nell’intimità <strong>della</strong> tenda in cui<br />

dormiva con Maria <strong>di</strong> Magdala, Gesù <strong>di</strong>sse, Io sono il pastore che, con lo stesso<br />

bastone, conduce al sacrificio gli innocenti e i colpevoli, i salvi e i perduti, i nati e<br />

coloro che devono ancora nascere, chi mi libererà da questo rimorso, oggi che mi<br />

vedo come mio padre allora, ma lui deve rispondere <strong>di</strong> venti vite appena, e io <strong>di</strong> venti<br />

milioni. Maria <strong>di</strong> Magdala pianse con Gesù e gli <strong>di</strong>sse, Non l’hai voluto tu, Peggio<br />

ancora, rispose lui, e lei, come se fin dall’inizio già conoscesse tutto ciò che noi<br />

abbiamo visto e u<strong>di</strong>to a poco a poco, È Dio colui che traccia i cammini e in<strong>di</strong>ca coloro<br />

che devono percorrerli, ti ha scelto perché tu aprissi, a Suo beneficio, una strada fra le<br />

strade, ma tu non la percorrerai, e non costruirai nessun tempio, altri lo<br />

e<strong>di</strong>ficheranno sul tuo sangue e le tue viscere, quin<strong>di</strong> sarebbe meglio che accettassi<br />

con rassegnazione il destino che Dio ha già or<strong>di</strong>nato e scritto per te, giacché <strong>ogni</strong> tuo<br />

gesto è previsto, le parole che pronuncerai ti aspettano là dove andrai, ci saranno gli<br />

zoppi cui restituirai le gambe, i ciechi cui darai la vista, i sor<strong>di</strong> cui ritornerai l’u<strong>di</strong>to, i<br />

muti cui renderai la voce, i morti cui potresti ridare la vita, Non ho nessun potere nei<br />

confronti <strong>della</strong> morte, Non lo hai mai provato, Sì, l’ho fatto, ma il fico non è<br />

risuscitato, I tempi adesso sono <strong>di</strong>versi, tu sei costretto a volere ciò che vuole Dio, ma<br />

Dio non può negarti ciò che tu vuoi, Che mi liberi da questo peso, non lo voglio più,<br />

Vuoi l’impossibile, Gesù, l’unica cosa che Dio veramente non può è non volere se<br />

stesso, Come lo sai, tu, Le donne hanno altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare, forse perché il nostro<br />

corpo è <strong>di</strong>verso, dev’essere per questo, sì, dev’essere per questo.<br />

Un giorno, poiché la terra è sempre troppo grande per le forze <strong>di</strong> un uomo, sia<br />

pur quando si tratti solo <strong>di</strong> una sua piccolissima parte, come in questo caso la<br />

Palestina, Gesù decise <strong>di</strong> mandare i suoi amici, a coppie, ad annunciare nelle città, nei<br />

paesi e nei villaggi la prossima venuta del regno <strong>di</strong> Dio, insegnando e pre<strong>di</strong>cando<br />

dappertutto, come faceva lui. Così, ritrovatosi da solo con Maria <strong>di</strong> Magdala, perché<br />

le altre donne avevano seguito gli uomini, secondo i gusti e le preferenze degli uni e<br />

delle altre, gli venne in mente <strong>di</strong> recarsi con lei a Betania, che si trova vicino a<br />

Gerusalemme, prendendo in tal modo, con tutto il rispetto, due piccioni con una fava,<br />

Maria recandosi a visitare la famiglia, ché ormai sarebbe giunto il tempo che si<br />

riconciliassero i fratelli e si conoscessero i cognati, per poi recarsi in gruppo, <strong>di</strong> nuovo<br />

riuniti, a Gerusalemme, poiché Gesù aveva dato appuntamento a tutti i suoi amici, da<br />

lì a tre mesi, proprio a Betania. Su ciò che fecero i do<strong>di</strong>ci nei territori d’Israele non c’è<br />

molto da <strong>di</strong>re, in primo luogo perché, tranne alcuni particolari <strong>della</strong> vita e alcune<br />

circostanze <strong>della</strong> morte, non siamo qui per raccontare la loro storia, e, in secondo<br />

luogo, perché a loro era stato concesso solo il potere <strong>di</strong> ripetere, sia pure sulla base <strong>di</strong><br />

un proprio personale verso, le lezioni e le opere del maestro, il che vuol <strong>di</strong>re che<br />

insegnarono come lui, ma curarono come poterono. Peccato che Gesù avesse


or<strong>di</strong>nato tassativamente loro <strong>di</strong> non mettersi appresso ai Gentili e <strong>di</strong> non entrare<br />

nelle città dei samaritani, perché con questa manifestazione <strong>di</strong> sorprendente<br />

intolleranza, che non c’era proprio da aspettarsi da una persona così ben istruita, si<br />

perse l’occasione <strong>di</strong> scongiurare travagli futuri, giacché, visto il proposito <strong>di</strong> Dio, tanto<br />

chiaramente espresso, <strong>di</strong> ampliare i Suoi territori e la Sua influenza, prima o poi<br />

bisognava pur arrivarci, e non solo ai samaritani, ma soprattutto ai Gentili, sia qui che<br />

<strong>altro</strong>ve. Gesù li aveva esortati a guarire gli infermi, a risuscitare i morti, a sanare i<br />

lebbrosi, a scacciare i demoni, ma in realtà al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> qualche allusione vaga e<br />

<strong>piu</strong>ttosto generica, non pare che sia rimasta nota né memoria <strong>di</strong> queste azioni,<br />

ammesso che le abbiano veramente com<strong>piu</strong>te, il che in ultima analisi serve a<br />

<strong>di</strong>mostrare come Dio non possa certo fidarsi <strong>di</strong> chiunque, per quanto accurate siano<br />

le raccomandazioni. Quando saranno <strong>di</strong> nuovo con Gesù, senza dubbio i do<strong>di</strong>ci<br />

dovranno pur raccontargli qualcosa, dai risultati <strong>di</strong> quella loro pre<strong>di</strong>ca al pentimento<br />

che sono andati a <strong>di</strong>ffondere, ma potranno riferire ben poco riguardo alle guarigioni,<br />

tranne la cacciata <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> demoni inferiori, <strong>di</strong> quelli per cui non<br />

servono esorcismi particolarmente imperiosi per farli balzare da una persona all’altra.<br />

Diranno invece, questo sì, che talvolta sono stati loro a essere scacciati o mal accolti<br />

da certuni che non erano Gentili o da città che non appartenevano ai samaritani, con<br />

l’unica consolazione, andandosene, <strong>di</strong> scuotersi la polvere dai pie<strong>di</strong>, come se la colpa<br />

fosse <strong>di</strong> quella povera polvere che tutti calpestano e che non si lamenta mai <strong>di</strong><br />

nessuno. Ma Gesù aveva detto che avrebbero dovuto agire così in casi del genere,<br />

come testimonianza contro chi non aveva voluto ascoltarli, una deplorevole,<br />

rassegnata risposta, davvero, giacché si trattava proprio <strong>della</strong> parola <strong>di</strong> Dio che veniva<br />

respinta in quel modo, dal momento che Gesù stesso era stato molto esplicito, Non<br />

preoccupatevi <strong>di</strong> quello che dovrete raccontare, l’ispirazione vi soccorrerà per ciò che<br />

dovrete <strong>di</strong>re. Ebbene, può darsi che alla fin fine le cose possano anche non andare<br />

così lisce, è possibile che in questo, come in altri casi, la soli<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> dottrina, che sta<br />

sopra, <strong>di</strong>penda dal fattore personale, che sta sotto, ma la lezione, se non è azzardato<br />

anticiparlo, ci sembra buona, approfittiamone.<br />

Casualmente il tempo era come le rose appena colte, fresco e profumato, e le<br />

strade pulite e amene come se un gruppo <strong>di</strong> angeli andasse in avanscoperta<br />

spruzzando il cammino <strong>di</strong> rugiada, per poi spazzarlo con scope <strong>di</strong> alloro e mirto. Gesù<br />

e Maria <strong>di</strong> Magdala viaggiarono in inc<strong>ogni</strong>to, non pernottando mai nei<br />

caravanserragli, evitando <strong>di</strong> unirsi alle carovane, dov’era maggiore il rischio <strong>di</strong><br />

incontrare qualcuno che lo riconoscesse. Non che Gesù stesse trascurando i propri<br />

doveri, e del resto la puntigliosa sorveglianza <strong>di</strong> Dio non glielo avrebbe consentito, ma<br />

sembrava che il Signore in persona avesse deciso <strong>di</strong> concedergli alcuni giorni <strong>di</strong> ferie,<br />

giacché strada facendo non c’erano né lebbrosi a implorare le sue cure né posseduti a


espingerle, e i paesi che attraversavano si deliziavano bucolicamente nella pace del<br />

Signore, come se, per virtù propria, si fossero avviati sulla via del pentimento.<br />

Dormivano dove capitava, senza badare ad <strong>altro</strong> conforto che non fosse il grembo<br />

dell’<strong>altro</strong>, e spesso avendo per tetto solo il firmamento, quell’immenso occhio nero <strong>di</strong><br />

Dio punteggiato <strong>di</strong> quelle luci che sono il riflesso lasciato dagli sguar<strong>di</strong> degli uomini<br />

che hanno contemplato il cielo, generazione dopo generazione, interrogando il<br />

silenzio e ascoltando l’unica risposta che esso dà. In seguito, quando sarà sola al<br />

mondo, Maria <strong>di</strong> Magdala cercherà <strong>di</strong> ricordare questi giorni e queste notti, e <strong>ogni</strong><br />

volta sarà costretta a una lotta immane per <strong>di</strong>fendere la memoria dagli assalti del<br />

dolore e dell’amarezza, come se stesse proteggendo un’isola d’amore dagli attacchi <strong>di</strong><br />

un mare in tempesta e dei suoi mostri. Quel tempo ormai non è lontano, ma<br />

guardando la terra e il cielo non si <strong>di</strong>stinguono i segnali dell’avvicinamento, proprio<br />

come un uccello che vola nello spazio aperto e non si accorge del rapido falco che,<br />

con gli artigli protesi, si abbatte come un sasso. Gesù e Maria <strong>di</strong> Magdala cantano<br />

durante il cammino, e i viandanti, che non li conoscono, <strong>di</strong>cono, Gente felice, e per il<br />

momento non c’è verità più vera. Così arrivarono a Gerico e, da lì, con calma,<br />

impiegandoci due lunghi giorni perché il caldo era tanto e <strong>di</strong> ombre non ce n’erano,<br />

salirono a Betania. Dopo tutti quegli anni, Maria <strong>di</strong> Magdala non sapeva come<br />

l’avrebbero accolta i suoi fratelli, tanto più che se n’era andata da casa per condurre<br />

una mala vita, Forse pensano ad<strong>di</strong>rittura che sia morta, <strong>di</strong>ceva, forse desiderano<br />

proprio che io lo sia, e Gesù tentava <strong>di</strong> scacciarle dalla mente quelle brutte idee, Il<br />

tempo guarisce tutto, sentenziava, e non pensava a quanto la ferita, che per lui era la<br />

sua famiglia, fosse ancora viva e aperta, e continuasse a sanguinare. Entrarono a<br />

Betania, Maria coprendosi mezzo volto per la vergogna che i vicini la riconoscessero,<br />

e Gesù, dolcemente, la rimproverava, Da chi ti nascon<strong>di</strong>, non sei più la donna che<br />

faceva la vita, quella non esiste più, Non sono più quella <strong>di</strong> un tempo, è vero, ma sono<br />

chi ero, e la donna che sono e quella che ero sono ancora legate l’una all’altra dalla<br />

vergogna <strong>di</strong> quella che fui, Adesso sei quella che sei, e stai con me, Sia benedetto<br />

Id<strong>di</strong>o per questo, Lui che un giorno ti strapperà a me, e Maria lasciò ricadere il<br />

mantello, mostrando il viso, eppure nessuno <strong>di</strong>sse, Ecco la sorella <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro, quella<br />

che è andata a fare la prostituta.<br />

Questa è la casa, <strong>di</strong>sse Maria <strong>di</strong> Magdala, ma le mancò il coraggio per bussare e<br />

la voce per annunciarsi. Gesù spinse adagio il cancello, che era appena accostato, e<br />

domandò, C’è nessuno, dall’interno una donna rispose, Chi è, e quasi la risposta<br />

l’avesse condotta fino alla porta, ecco comparire Marta, la sorella <strong>di</strong> Maria, gemella<br />

ma non identica, perché su questa donna aveva fatto più danno l’età, o il lavoro, o il<br />

carattere e il modo <strong>di</strong> essere. Prima lanciò uno sguardo a Gesù, e il suo viso, quasi si<br />

fosse alzata una nuvola che lo oscurava, si fece <strong>di</strong> colpo luminoso e chiaro, ma subito


dopo, vedendo la sorella, ebbe un attimo <strong>di</strong> esitazione, e sui lineamenti le si stampò<br />

un’espressione <strong>di</strong> malcontento, Chi è lui, per stare con lei, potrebbe aver pensato, o<br />

forse, Come può stare con lei, se è colui che sembra, ma Marta non avrebbe saputo<br />

<strong>di</strong>re, neanche se glielo avessero imposto, che quello le sembrava Gesù. E dev’essere<br />

stato questo il motivo per cui, invece <strong>di</strong> domandare alla sorella, Come stai, oppure,<br />

Che cosa vieni a fare, pronunciò le parole, Chi è quest’uomo che ti accompagna. Gesù<br />

sorrise, e quel sorriso colpì <strong>di</strong>rettamente il cuore <strong>di</strong> Marta con la velocità e l’impatto<br />

<strong>di</strong> una frecciata, e lì rimase a far male, male, come un piacere strano e sconosciuto,<br />

Mi chiamo Gesù <strong>di</strong> Nazaret, <strong>di</strong>sse lui, e sto con tua sorella, parole che, mutatis<br />

mutan<strong>di</strong>s, come saprebbero <strong>di</strong>re i romani nel loro bel latino, erano equivalenti a<br />

quelle che aveva urlato a suo fratello Giacomo quando si era separato da lui sulla riva<br />

del lago, Si chiama Maria <strong>di</strong> Magdala e sta con me. Marta spalancò la porta e <strong>di</strong>sse,<br />

Entrate, sei a casa tua, ma non si seppe mai a chi dei due stesse pensando. Nel cortile,<br />

Maria <strong>di</strong> Magdala trattenne per un braccio la sorella e le <strong>di</strong>sse, Appartengo a questa<br />

casa come le appartieni tu, appartengo a quest’uomo che non appartiene a te, sono<br />

in regola con te e con lui, quin<strong>di</strong> non sban<strong>di</strong>erare la tua virtù e non sentenziare sulla<br />

mia manchevolezza, sono venuta in pace e in pace voglio restare. Marta <strong>di</strong>sse, Ti<br />

ricevo come sorella <strong>di</strong> sangue e spero che possa arrivare il giorno in cui ti accoglierò<br />

con amore, ma non oggi, e stava per proseguire quando un pensiero la trattenne,<br />

fatto sta che non sapeva se l’uomo che accompagnava la sorella fosse a conoscenza o<br />

meno <strong>della</strong> vita che lei aveva condotto, che forse faceva ancora, e allora, a questo<br />

punto del ragionamento il viso le si coprì <strong>di</strong> rossore e confusione, per un attimo o<strong>di</strong>ò<br />

quei due e se stessa, infine parlò Gesù, perché Marta u<strong>di</strong>sse ciò che era necessario,<br />

non è poi granché <strong>di</strong>fficile immaginare quello che passa nel pensiero <strong>della</strong> gente, Dio<br />

ci giu<strong>di</strong>ca tutti e per ciascuno <strong>di</strong> noi lo farà in modo <strong>di</strong>verso, secondo ciò che siamo<br />

giorno dopo giorno, ebbene, Marta, se Dio dovesse giu<strong>di</strong>carti oggi, non credere che ai<br />

Suoi occhi saresti <strong>di</strong>versa da Maria, Spiegati meglio, non ti capisco, E io non ti <strong>di</strong>rò<br />

<strong>altro</strong>, serba le mie parole nel tuo cuore e ripetile a te stessa quando guarderai tua<br />

sorella, e non più Maria, Vuoi sapere se non sono più una puttana, domandò<br />

bruscamente Maria <strong>di</strong> Magdala, forzando la reticenza <strong>della</strong> sorella. Marta<br />

in<strong>di</strong>etreggiò, con le mani sul viso, No, no, non voglio che tu me lo <strong>di</strong>ca, mi bastano le<br />

parole <strong>di</strong> Gesù, e non riuscendo a trattenersi scoppiò a piangere. Maria le si avvicinò,<br />

l’abbracciò come se la cullasse, Marta ripeteva fra i singhiozzi, Che vita, che vita, ma<br />

non si capiva se stesse parlando <strong>della</strong> sorella o <strong>di</strong> se stessa. E <strong>La</strong>zzaro, dov’è,<br />

domandò Maria, Alla sinagoga, E <strong>di</strong> salute, come sta, Continua a soffrire <strong>di</strong> quei suoi<br />

vecchi soffocamenti, ma per il resto non sta male. Le venne voglia <strong>di</strong> aggiungere, in un<br />

impeto <strong>di</strong> amarezza, che quella sollecitu<strong>di</strong>ne era <strong>piu</strong>ttosto in ritardo, ché in tutti<br />

quegli anni <strong>di</strong> colpevole assenza la sorella pro<strong>di</strong>ga, pro<strong>di</strong>ga <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> corpo, pensò


Marta con una sorta <strong>di</strong> risentita ironia, non aveva mai pensato <strong>di</strong> chiedere notizie<br />

<strong>della</strong> famiglia, specie <strong>di</strong> un fratello la cui salute cagionevole sembrava sul punto <strong>di</strong><br />

spezzarsi definitivamente da un momento all’<strong>altro</strong>. Rivolgendosi a Gesù, che a due<br />

passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza osservava attentamente il mal celato conflitto, Marta <strong>di</strong>sse, Nostro<br />

fratello copia rotoli per la sinagoga, ad <strong>altro</strong> non gli basta la salute, e con il tono,<br />

malgrado l’intenzione non fosse certamente quella, <strong>di</strong> chi non potrà mai capire come<br />

sia possibile vivere senza questa forza <strong>di</strong>ligente, senza questo continuo lavoro,<br />

concluse, Cosicché durante tutto il santo giorno non ho un attimo <strong>di</strong> riposo. Di che<br />

cosa soffre <strong>La</strong>zzaro, domandò Gesù, Di soffocamenti, come se il cuore gli si dovesse<br />

fermare, poi <strong>di</strong>venta pallido, sembra che debba restarci. Marta fece una pausa e poi<br />

aggiunse, È più giovane <strong>di</strong> noi, e lo <strong>di</strong>sse senza pensare, forse perché<br />

improvvisamente si era resa conto <strong>della</strong> giovinezza <strong>di</strong> Gesù, <strong>di</strong> nuovo venne assalita<br />

dalla confusione, un senso <strong>di</strong> gelosia le sfiorò il cuore, e il risultato <strong>di</strong> tutto ciò furono<br />

alcune parole che suonarono in modo strano per la presenza <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> Magdala, la<br />

quale, invece, avrebbe avuto il dovere e il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> pronunciarle, Sei stanco, sie<strong>di</strong>ti, e<br />

lascia che ti lavi i pie<strong>di</strong>. Poco più tar<strong>di</strong> Maria, trovandosi sola con Gesù, gli <strong>di</strong>sse, tra il<br />

serio e il faceto, A quanto pare, queste sorelle sono nate per innamorarsi <strong>di</strong> te, e Gesù<br />

rispose, Il cuore <strong>di</strong> Marta è colmo <strong>di</strong> tristezza perché non ha vissuto, Non è questa la<br />

sua pena, è triste perché pensa che non vi sia più giustizia in cielo se l’impura è colei<br />

che riceve il premio, mentre la virtuosa ha il corpo vuoto, Dio le riserverà altri<br />

compensi, Può darsi, ma Dio, che ha creato il mondo, non dovrebbe privare <strong>di</strong><br />

nessuno dei frutti <strong>della</strong> sua opera le donne <strong>di</strong> cui, per<strong>altro</strong>, è stato autore, Conoscere<br />

uomo, per esempio, Sì, come tu hai conosciuto donna, e non dovresti aver bisogno<br />

d’<strong>altro</strong>, essendo, come sei, il figlio <strong>di</strong> Dio, Chi dorme con te non è il figlio <strong>di</strong> Dio, ma il<br />

figlio <strong>di</strong> Giuseppe, In verità, da quando sei arrivato, non ho mai avuto la sensazione <strong>di</strong><br />

giacere con il figlio <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o, Di Dio, vuoi <strong>di</strong>re, Magari tu non lo fossi.<br />

Tramite un ragazzino, figlio <strong>di</strong> vicini, Marta fece avvertire il fratello del ritorno<br />

<strong>di</strong> Maria, ma non senza aver esitato a lungo, perché così avrebbe ridotto l’inevitabile<br />

e gustosa notizia che la sorella <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro, la prostituta, era tornata a casa, con la qual<br />

cosa la famiglia finiva <strong>di</strong> nuovo sulle bocche del mondo dopo che il tempo le aveva più<br />

o meno messe a tacere. Si domandava fra sé e sé con quale faccia sarebbe uscita per<br />

la strada il giorno dopo e, peggio ancora, se avrebbe avuto il coraggio <strong>di</strong> portarsi<br />

<strong>di</strong>etro la sorella, giacché si sarebbe trovata costretta a parlare con vicine e amiche,<br />

<strong>di</strong>cendo per esempio, Ti ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> mia sorella Maria, è qui, è tornata a casa. e l’altra,<br />

con aria saccente, Mi ricordo, mi ricordo, e chi non se ne ricorda, speriamo che simili<br />

inezie prosaiche non scandalizzino chi ci spende qui il suo tempo, la storia <strong>di</strong> Dio non<br />

è mica tutta <strong>di</strong>vina. Si biasimò Marta per quei meschini pensieri quando <strong>La</strong>zzaro,<br />

arrivando, abbracciò Maria e le <strong>di</strong>sse con semplicità. Benvenuta sorella mia, come se


il dolore per quegli anni <strong>di</strong> assenza e <strong>di</strong> tacita pena avesse parzialmente cessato <strong>di</strong><br />

opprimerlo, e visto che un segno <strong>di</strong> buon umore adesso le toccava pur darlo, Marta<br />

in<strong>di</strong>cò Gesù e <strong>di</strong>sse al fratello, Questo è Gesù, nostro cognato. I due uomini si<br />

guardarono con simpatia e subito si sedettero a chiacchierare, mentre le donne,<br />

riprendendo gesti e movimenti un tempo comuni, cominciarono a preparare da<br />

mangiare. Orbene, dopo aver cenato, <strong>La</strong>zzaro e Gesù uscirono nel cortile per<br />

prendere il fresco <strong>della</strong> sera, dentro casa rimasero le sorelle, a risolvere la <strong>di</strong>fficile<br />

questione <strong>di</strong> come <strong>di</strong>sporre le stuoie, tenendo conto del mutamento occorso nella<br />

composizione <strong>della</strong> famiglia, e dopo un lungo silenzio, Gesù, guardando le prime<br />

stelle che spuntavano nel cielo ancora chiaro, domandò, Sei malato, <strong>La</strong>zzaro, e<br />

<strong>La</strong>zzaro rispose, con voce stranamente tranquilla, Sì, sono malato, Non lo sarai più,<br />

<strong>di</strong>sse Gesù, Certo, quando sarò morto, No, adesso, Non mi avevi detto <strong>di</strong> essere un<br />

me<strong>di</strong>co, Fratello, se fossi un me<strong>di</strong>co non saprei come guarirti, E non ti è possibile<br />

sanarmi, pur non essendolo, Sei guarito, mormorò Gesù dolcemente, prendendogli<br />

una mano. In quell’istante <strong>La</strong>zzaro sentì che il male gli scorreva via dal corpo come<br />

un’acqua scura <strong>di</strong>vorata dal sole, che il respiro gli si espandeva e gli ringiovaniva il<br />

cuore e, non riuscendo a capire che cosa stesse succedendo, ebbe paura, Che cos’è,<br />

domandò, e la voce gli si era arrochita per l’angoscia, Chi sei tu, Me<strong>di</strong>co, non sono,<br />

sorrise Gesù, In nome <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong>mmi chi sei, Non invocare il nome <strong>di</strong> Dio invano, Che<br />

cosa devo capire, Chiama Maria, te lo <strong>di</strong>rà lei. Non fu necessario, attirate dal<br />

repentino mutamento delle voci, Marta e Maria comparvero sulla soglia, che i due<br />

uomini stessero litigando, ma si accorsero subito che non era così, nel cortile tutto<br />

era sereno, al pari dell’aria, e <strong>La</strong>zzaro, tremante, in<strong>di</strong>cava Gesù, Chi è quest’uomo,<br />

domandava, che solo per avermi sfiorato con la mano e avermi detto, Sei guarito, mi<br />

ha sanato. Marta si avvicinò al fratello per calmarlo, come poteva essere guarito se<br />

tremava in quel modo, ma <strong>La</strong>zzaro la allontanò e <strong>di</strong>sse, Parla tu, Maria, che lo hai<br />

portato qui, chi è. Senza muoversi dalla soglia <strong>della</strong> porta dove si era trattenuta,<br />

Maria <strong>di</strong> Magdala <strong>di</strong>sse semplicemente, È Gesù <strong>di</strong> Nazaret, figlio <strong>di</strong> Dio. Orbene, pur<br />

essendo questi luoghi, e, in essi, il tempo fin dal principio del mondo, così<br />

regolarmente favoriti da rivelazioni profetiche e annunci apocalittici, la cosa più<br />

naturale <strong>della</strong> vita sarebbe che <strong>La</strong>zzaro e Marta manifestassero una perentoria<br />

incredulità, perché un conto è il fatto <strong>di</strong> ritrovarsi improvvisamente guariti per ovvio<br />

effetto <strong>di</strong> un miracolo, e un <strong>altro</strong> è che ti vengano a <strong>di</strong>re che l’uomo che ti ha sfiorato<br />

la mano liberandoti dal male è il figlio <strong>di</strong> Dio in persona. <strong>La</strong> fede e l’amore, però,<br />

possono molto, c’è ad<strong>di</strong>rittura chi sostiene che non debbano procedere<br />

necessariamente <strong>di</strong> pari passo perché possano <strong>ogni</strong> cosa, e fu così che Marta,<br />

piangendo, si buttò fra le braccia <strong>di</strong> Gesù, ma poi, spaventata per quell’audacia,<br />

scivolò a terra, dove rimase, riuscendo solo a mormorare, con il viso trasfigurato, Ti


ho lavato i pie<strong>di</strong>, ti ho lavato i pie<strong>di</strong>. <strong>La</strong>zzaro non si era mosso, paralizzato dallo<br />

sgomento, si può ad<strong>di</strong>rittura supporre che se l’improvvisa rivelazione non lo ha<br />

fulminato è stato soltanto perché un opportuno gesto d’amore, un minuto prima, gli<br />

aveva messo un cuore nuovo al posto <strong>di</strong> quello che aveva. Sorridendo, Gesù gli si<br />

accostò per abbracciarlo e per <strong>di</strong>rgli, Non sorprenderti nel vedere che il figlio <strong>di</strong> Dio è<br />

figlio <strong>di</strong> un uomo, in realtà Dio non sapeva più dove scegliere, come gli uomini che<br />

scelgono le loro donne e le donne che scelgono i loro uomini. Le ultime parole erano<br />

destinate a Maria <strong>di</strong> Magdala, che le avrebbe prese per il verso giusto, ma a Gesù non<br />

sovvenne che avrebbero contribuito ad accrescere la sofferenza <strong>di</strong> Marta e la<br />

<strong>di</strong>sperazione per la sua solitu<strong>di</strong>ne, ecco qual è la <strong>di</strong>fferenza fra un Dio e un figlio Suo,<br />

Dio lo avrebbe fatto apposta, al figlio è accaduto <strong>di</strong> farlo solo per umanissima<br />

incapacità. Insomma, in questa casa oggi la gioia è grande, domani Marta tornerà a<br />

soffrire e a sospirare, ma almeno un sollievo potrà averlo <strong>di</strong> sicuro, perché nessuno<br />

avrà l’ar<strong>di</strong>re <strong>di</strong> trascinare per le strade, le piazze e i mercati <strong>di</strong> Betania la vita <strong>di</strong>ssoluta<br />

<strong>di</strong> sua sorella quando si verrà a sapere, e se ne occuperà personalmente Marta, che<br />

l’uomo venuto insieme a lei ha guarito <strong>La</strong>zzaro dal suo male senza pozioni né tisane.<br />

Erano in casa, riuniti ad ammazzare il tempo, quando <strong>La</strong>zzaro <strong>di</strong>sse, Di tanto in tanto,<br />

giungevano notizie che un uomo <strong>di</strong> Galilea girava facendo miracoli, ma non che fosse<br />

il figlio <strong>di</strong> Dio, Certe nuove corrono più in fretta <strong>di</strong> altre, <strong>di</strong>sse Gesù, Sei tu quell’uomo,<br />

Lo hai detto tu. Gesù, allora, raccontò la sua vita fin dall’inizio, ma non integralmente,<br />

<strong>di</strong> Pastore niente, <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>sse soltanto che gli era apparso per annunciargli, Sei mio<br />

figlio. Se non fosse stato per quelle prime notizie <strong>di</strong> certi lontani miracoli, trasformati<br />

in inconfutabile verità dalla palpabile evidenza dell’attuale, se non fosse stato per il<br />

potere <strong>della</strong> fede, se non fosse stato per l’amore e i suoi poteri, <strong>di</strong> certo Gesù avrebbe<br />

incontrato molte <strong>di</strong>fficoltà, con una sola, laconica frase, benché messa in bocca allo<br />

stesso Dio, a convincere <strong>La</strong>zzaro e Marta che l’uomo che poco dopo si sarebbe<br />

coricato con la loro sorella fosse costituito <strong>di</strong> spirito <strong>di</strong>vino, se con la sua umana carne<br />

si era avvicinato a lei, che aveva conosciuto tanti uomini senza alcun timore <strong>di</strong> Dio.<br />

Perdoniamo Marta per l’orgoglio che la spinse a <strong>di</strong>re a bassa voce, con la testa sotto il<br />

lenzuolo per non vedere né sentire, Io ne sarei più degna.<br />

Il mattino dopo, la notizia si sparse velocissima, a Betania non si faceva che<br />

lodare e rendere grazie al Signore, e perfino coloro che, modesti, all’inizio erano in<br />

qualche modo dubbiosi, considerando che il paese fosse troppo piccolo perché vi<br />

potessero accadere gran<strong>di</strong> cose, anch’essi furono obbligati ad arrendersi al cospetto<br />

del miracolato <strong>La</strong>zzaro, del quale non si dovrà mai <strong>di</strong>re che si era messo a vendere<br />

salute, perché era talmente <strong>di</strong> buon cuore che, potendolo, l’avrebbe donata tutta.<br />

Davanti alla porta <strong>di</strong> casa cominciarono a radunarsi i curiosi che volevano vedere con i<br />

propri occhi, ovviamente non menzogneri, l’autore <strong>di</strong> quell’impresa e se possibile, per


accertarsene in modo definitivo, toccarlo con mano. Giunsero anche, chi con le<br />

proprie gambe, chi portato in barella o a spalla dai parenti, numerosi infermi, tanti<br />

che non si riusciva più a passare per la stra<strong>di</strong>na in cui abitavano <strong>La</strong>zzaro e le sue<br />

sorelle. Appena seppe <strong>di</strong> quell’assembramento, Gesù mandò a <strong>di</strong>re che avrebbe<br />

parlato a tutti nella piazza principale del paese, che loro cominciassero ad avviarsi, lui<br />

li avrebbe raggiunti subito. Ebbene, chi ha un uccello in mano non sarà certo così<br />

stupido da farselo scappare, <strong>piu</strong>ttosto con le <strong>di</strong>ta gli fa una gabbia più sicura. Sulla<br />

base <strong>di</strong> questa prudenza, o <strong>di</strong>ffidenza, nessuno si mosse, e Gesù dovette mostrarsi e<br />

uscire come uno qualunque, tale e quale a noi che ci affacciamo nel vano <strong>di</strong> una<br />

porta, senza musica né splendore, senza che la terra tremi o i cieli si spostino da una<br />

parte all’altra, Eccomi, <strong>di</strong>sse, tentando <strong>di</strong> parlare con tono naturale, ma, supponendo<br />

che vi fosse riuscito, erano parole tali che, da sole, vista la provenienza, sarebbero<br />

state in grado <strong>di</strong> far inginocchiare un paese intero, a chiedere pietà, Salvaci,<br />

gridavano questi, Guariscici, imploravano quelli. Gesù ne guarì uno che, muto<br />

com’era, non poteva chiedere niente, e gli altri li rimandò a casa perché non avevano<br />

abbastanza fede, che tornassero un <strong>altro</strong> giorno, ma prima <strong>di</strong> tutto bisognava che si<br />

pentissero dei peccati, perché il regno <strong>di</strong> Dio era vicino e il tempo sul punto <strong>di</strong><br />

compiersi, dottrina già nota. Sei tu il figlio <strong>di</strong> Dio, gli domandarono, e Gesù rispose nel<br />

modo enigmatico cui aveva abituato chi lo ascoltava, Se io non lo fossi, Dio ti<br />

renderebbe muto prima ancora <strong>di</strong> consentirti <strong>di</strong> domandarmelo.<br />

Con questi celebri avvenimenti ebbe inizio la permanenza <strong>di</strong> Gesù a Betania,<br />

nell’attesa che arrivasse il giorno dell’appuntamento coi <strong>di</strong>scepoli, in giro per lontani<br />

li<strong>di</strong>. Appare evidente che, non appena si sparse la notizia che l’uomo che faceva i<br />

miracoli nel nord adesso si trovava a Betania, cominciò ad arrivare gente dalle città e<br />

dai paesi dei <strong>di</strong>ntorni. Gesù non avrebbe neppure avuto bisogno <strong>di</strong> uscire dalla casa <strong>di</strong><br />

<strong>La</strong>zzaro, perché tutti vi accorrevano come a un luogo <strong>di</strong> pellegrinaggio, ma lui non li<br />

riceveva, or<strong>di</strong>nava loro <strong>di</strong> radunarsi su un certo monte fuori del paese, dove sarebbe<br />

andato a pre<strong>di</strong>care il pentimento e a compiere alcune guarigioni. Tanto si parlò e si<br />

<strong>di</strong>sse che le voci arrivarono a Gerusalemme, facendo ingrossare le folle e portando<br />

Gesù a domandarsi se fosse il caso <strong>di</strong> fermarsi lì, col rischio <strong>di</strong> quei tumulti che si<br />

creano sempre negli eccessivi assembramenti. Con la speranza <strong>di</strong> salvezza e<br />

guarigione, da Gerusalemme dapprima era venuto il popolino, ma ben presto<br />

cominciarono a comparire anche alcuni delle classi elevate, nonché un buon numero<br />

<strong>di</strong> farisei e <strong>di</strong> scribi i quali si rifiutavano <strong>di</strong> credere che uno, nel pieno possesso delle<br />

sue facoltà, avesse l’audacia, per così <strong>di</strong>re suicida, <strong>di</strong> definirsi, per esteso, figlio <strong>di</strong> Dio.<br />

Se ne tornavano a Gerusalemme irritati e perplessi perché Gesù non rispondeva mai<br />

affermativamente quando glielo domandavano e tutti i suoi <strong>di</strong>scorsi, quanto a<br />

<strong>di</strong>scendenze, si limitavano ad autodefinirsi figlio dell’Uomo, e se per caso, parlando <strong>di</strong>


Dio, gli accadeva <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, Padre, si capiva che si trattava del padre <strong>di</strong> tutti, e non<br />

soltanto del suo. Restava quin<strong>di</strong>, come argomento <strong>di</strong>fficilmente polemico, il potere<br />

curativo <strong>di</strong> cui aveva dato ripetute prove, esercitato senza passi lambiccati <strong>di</strong> magia,<br />

nel modo più semplice, una o due parole, Cammina, Alzati, Parla, Guarda, Sei guarito,<br />

una toccatina <strong>di</strong> mano, niente <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un leggero sfioramento con la punta delle <strong>di</strong>ta,<br />

e <strong>di</strong> colpo la pelle dei lebbrosi brillava come la rugiada colpita dalla prima luce del<br />

sole, i muti e i balbuzienti si ubriacavano nel flusso torrenziale <strong>della</strong> parola liberata, i<br />

paralitici balzavano dai lettucci e ballavano fino all’esaurimento delle forze, i ciechi<br />

non credevano a quello che i loro occhi riuscivano a vedere, gli zoppi correvano e<br />

correvano e poi, per la gioia, si fingevano ancora storpi per rimettersi a correre <strong>di</strong><br />

nuovo, Pentitevi, <strong>di</strong>ceva loro Gesù, Pentitevi, e non chiedeva <strong>altro</strong>. Ma i sacerdoti del<br />

Tempio, conoscendo più <strong>di</strong> chiunque <strong>altro</strong> tutti i subbugli e i turbamenti storici che in<br />

altre epoche avevano scatenato profeti e annunciatori <strong>di</strong> varia natura, dopo aver<br />

considerato e valutato tutte le parole u<strong>di</strong>te da Gesù, stabilirono che il loro tempo non<br />

avrebbe visto sovvertimenti religiosi, sociali e politici del tipo <strong>di</strong> quelli avvenuti in<br />

passato e che in futuro avrebbero prestato grande attenzione a quello che il galileo<br />

potesse fare o <strong>di</strong>re, perché, in caso <strong>di</strong> bisogno, e <strong>ogni</strong> elemento in<strong>di</strong>ca che ci<br />

arriveremo, il male che si annuncia sia tagliato e stroncato alla ra<strong>di</strong>ce, giacché, <strong>di</strong>ceva<br />

il sommo sacerdote, A me, lui non imbroglia, il figlio dell’Uomo è il figlio <strong>di</strong> Dio. Gesù<br />

non era certo andato a seminare a Gerusalemme, ma a Betania intagliava, forgiava e<br />

affilava la falce con cui, proprio là, lo avrebbero dovuto mietere.<br />

Eravamo a questo punto quando, due oggi, due domani, sempre a coppie, o in<br />

quattro se si erano incontrati lungo la strada, i <strong>di</strong>scepoli cominciarono ad arrivare a<br />

Betania. Divergendo appena, gli uni e gli altri, in qualche particolare e circostanza <strong>di</strong><br />

scarso rilievo, recando tutti la stessa notizia, e cioè che nel deserto era comparso un<br />

uomo che pre<strong>di</strong>cava alla vecchia maniera, come se con la voce facesse rotolare gran<strong>di</strong><br />

massi e con le braccia smuovesse le montagne, annunciando castighi al popolo e<br />

l’imminente venuta del Messia. Non erano riusciti a vederlo perché si spostava<br />

continuamente da un luogo all’<strong>altro</strong>, ragion per cui le informazioni che portavano,<br />

sebbene in generale coincidenti, potevano <strong>di</strong>rsi tutte <strong>di</strong> seconda mano, e,<br />

aggiungevano, non erano andati a cercarlo soltanto perché stava arrivando la<br />

scadenza dei tre mesi sulla quale si erano accordati e non volevano mancare<br />

all’appuntamento. Domandò allora Gesù se conoscessero il nome <strong>di</strong> quel profeta e gli<br />

risposero, Giovanni, ebbene, era proprio il nome dell’uomo che avrebbe dovuto<br />

aiutarlo, secondo quanto gli aveva annunciato Dio nel congedarsi. È arrivato, <strong>di</strong>sse<br />

Gesù, e gli amici non capirono che cosa intendesse con quelle parole, lo comprese<br />

soltanto Maria <strong>di</strong> Magdala, ma lei sapeva tutto. Gesù voleva andare subito in cerca <strong>di</strong><br />

Giovanni, il quale, certo, stava cercando lui, ma dei do<strong>di</strong>ci mancavano ancora


Tommaso e Giuda Iscariota, e visto che, magari, avrebbero potuto recare notizie più<br />

recenti e complete, quel ritardo lo irritava. Ma ne valse la pena <strong>di</strong> aspettare, i<br />

ritardatari avevano visto Giovanni e parlato con lui. Accorsero tutti gli altri dalle tende<br />

in cui risiedevano, fuori Betania, per ascoltare il racconto <strong>di</strong> Tommaso e <strong>di</strong> Giuda<br />

Iscariota, seduti tutti in circolo nel cortile <strong>della</strong> casa <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro, mentre Marta e Maria,<br />

insieme alle altre donne, li servivano. Quin<strong>di</strong> parlarono a turno Giuda Iscariota e<br />

Tommaso, ed ecco quanto <strong>di</strong>ssero, Giovanni si trovava nel deserto quando Dio gli si<br />

era rivolto, dopo <strong>di</strong> che si è spostato sulle rive del Giordano a pre<strong>di</strong>care un battesimo<br />

<strong>di</strong> penitenza per la remissione dei peccati, ma le folle che accorrevano per farsi<br />

battezzare erano accolte con queste urla, che pure noi abbiamo u<strong>di</strong>to, e dalle quali<br />

siamo rimasti sbigottiti, Razza <strong>di</strong> vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira<br />

imminente, mostrate dunque frutti degni <strong>di</strong> un sincero pentimento e non illudete voi<br />

stessi <strong>di</strong>cendo che avete Abramo per padre, perché io vi <strong>di</strong>co che Dio può far nascere<br />

nuovi virgulti ad Abramo anche da queste pietre grezze, lasciandovi nell’abiezione,<br />

attenti, la scure è già posta alla ra<strong>di</strong>ce degli alberi e, perciò, <strong>ogni</strong> pianta che non porta<br />

buoni frutti sarà tagliata e buttata nel fuoco, ebbene, le folle, terrorizzate, gli<br />

domandarono, Che cosa dobbiamo fare, e Giovanni rispose loro, Chi ha due tuniche,<br />

ne <strong>di</strong>a una a chi ne è sprovvisto, e chi ha da mangiare faccia altrettanto, e ai<br />

pubblicani che riscuotono le imposte <strong>di</strong>sse, Non esigete nulla <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quanto non sia<br />

fissato dalla legge, ma non cre<strong>di</strong>ate che la legge sia giusta solo perché la chiamate<br />

legge, e ai soldati che gli chiesero, E noi che cosa dobbiamo fare, rispose, Non<br />

maltrattate nessuno, non denunciate ingiustamente e accontentatevi delle vostre<br />

paghe. A questo punto tacque Tommaso, che aveva iniziato e, prendendo la parola,<br />

proseguì Giuda Iscariota, Gli domandarono allora se non fosse lui il Messia, ed egli<br />

rispose, Io vi battezzo nell’acqua per condurvi al pentimento, ma verrà uno che è più<br />

forte <strong>di</strong> me, al quale io non sono degno neppure <strong>di</strong> sciogliere il legaccio dei sandali,<br />

che vi battezzerà nello Spirito Santo e nel fuoco, e nelle mani ha il ventilabro per<br />

ripulire la sua aia e raccogliere il frumento nel granaio, ma brucerà la pula con fuoco<br />

inestinguibile. Non <strong>di</strong>sse <strong>altro</strong> Giuda Iscariota e tutti attesero che Gesù parlasse ma,<br />

con un <strong>di</strong>to, Gesù tracciava segni enigmatici per terra e sembrava in attesa che<br />

qualcun <strong>altro</strong> violasse il silenzio. Allora Pietro <strong>di</strong>sse, Sei tu il Messia che Giovanni è<br />

venuto ad annunciare, e Gesù, continuando a <strong>di</strong>segnare la polvere, Lo <strong>di</strong>ci tu, non io,<br />

perché a me Dio ha detto soltanto che ero Suo figlio, fece una pausa e poi concluse,<br />

Vado in cerca <strong>di</strong> Giovanni, Veniamo con te, <strong>di</strong>sse quello che si chiamava anche lui<br />

Giovanni ed era figlio <strong>di</strong> Zebedeo, ma Gesù scosse lentamente il capo, Andrò da solo,<br />

con Tommaso e Giuda Iscariota perché lo conoscono, e poi rivolto a Giuda Iscariota,<br />

Com’è, Più alto <strong>di</strong> te e molto più forte, ha una grande barba che sembra fatta <strong>di</strong> spine,<br />

se ne va in giro nel deserto con rozze pelli <strong>di</strong> cammello strette in vita da una striscia <strong>di</strong>


cuoio e <strong>di</strong>cono che si cibi <strong>di</strong> locuste e miele selvatico. Sembra il Messia, molto più <strong>di</strong><br />

me, <strong>di</strong>sse Gesù, e si allontanò dal cerchio.<br />

Partirono presto, il mattino dopo, tutt’e tre, e sapendo che Giovanni non si<br />

tratteneva mai per molti giorni in uno stesso luogo, ma che la cosa più probabile, in<br />

<strong>ogni</strong> caso, sarebbe stata <strong>di</strong> trovarlo a battezzare sulle rive del Giordano, scesero dalle<br />

alture <strong>di</strong> Betania fino a Bet-Araba, che si trova sulla riva del Mar Morto, con l’idea <strong>di</strong><br />

risalire poi lungo il fiume, sempre, fino al cosiddetto mare <strong>di</strong> Galilea, e ancora più a<br />

settentrione, fino alla sorgente se fosse stato necessario. Ma quando partirono da<br />

Betania non avrebbero mai potuto immaginare che il viaggio sarebbe stato così<br />

breve, e infatti proprio a Bet-Araba, solo soletto, come se stesse aspettando,<br />

trovarono Giovanni. Lo videro da lontano, la minuscola sagoma <strong>di</strong> un uomo seduto in<br />

riva al fiume, circondato da montagne livide che ricordavano dei teschi e da valli simili<br />

a cicatrici ancora dolenti, mentre sulla destra, minacciosamente luccicante sotto il<br />

sole e il cielo bianco, si stendeva la superficie terribile del Mar Morto, come uno<br />

stagno liquefatto. Quando furono alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un tiro <strong>di</strong> fionda, Gesù domandò ai<br />

compagni, È lui, i due guardarono con attenzione, proteggendosi gli occhi con la<br />

mano tesa sulle sopracciglia, e risposero, Se non lo fosse, sarebbe il suo gemello,<br />

Aspettate qui finché ritorno, <strong>di</strong>sse Gesù, non vi avvicinate, qualunque cosa accada, e<br />

senza aggiungere <strong>altro</strong> cominciò a scendere verso il fiume. Tommaso e Giuda<br />

Iscariota si sedettero sul suolo riarso, osservarono Gesù allontanarsi, visibile o<br />

invisibile a seconda degli accidenti del terreno, e poi, ormai giunto sulla riva,<br />

incamminarsi verso il punto in cui si trovava Giovanni, che nel frattempo non si era<br />

mosso. Speriamo <strong>di</strong> non esserci sbagliati, <strong>di</strong>sse Tommaso, Dovevamo avvicinarci un<br />

po’ <strong>di</strong> più, <strong>di</strong>sse Giuda Iscariota, ma Gesù aveva avuto l’imme<strong>di</strong>ata certezza appena lo<br />

aveva visto, gliel’aveva domandato tanto per interrogarli. <strong>La</strong>ggiù, Giovanni si era<br />

alzato e guardava Gesù avvicinarsi. Che cosa si <strong>di</strong>ranno, domandò Giuda Iscariota,<br />

Forse Gesù ce lo racconterà, forse no, <strong>di</strong>sse Tommaso. Adesso i due uomini, in<br />

lontananza, erano l’uno <strong>di</strong> fronte all’<strong>altro</strong> e parlavano animatamente, lo si poteva<br />

capire dai gesti, dai movimenti dei loro bastoni, trascorso qualche tempo entrarono in<br />

acqua, da qui non si riesce a vederli perché il rilievo <strong>della</strong> sponda li nasconde, ma<br />

Giuda e Tommaso sapevano che cosa stava accadendo perché anche loro si erano<br />

fatti battezzare da quell’uomo, immergendosi nella corrente fino a mezzo busto,<br />

mentre Giovanni prendeva l’acqua con le mani a conca, la alzava al cielo e la lasciava<br />

scorrere sul capo <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong>cendo, Io ti battezzo con acqua, sia essa ad alimentare il<br />

tuo fuoco. Detto, fatto, Giovanni e Gesù escono adesso dal fiume, hanno raccolto da<br />

terra i bastoni, staranno senz’<strong>altro</strong> scambiandosi qualche parola <strong>di</strong> commiato, l’hanno<br />

detta e si sono abbracciati, poi Giovanni s’incammina lungo la riva, verso nord, e Gesù<br />

sta venendo dalla nostra parte. Tommaso e Giuda Iscariota lo aspettavano in pie<strong>di</strong>, lui


arriva e, <strong>di</strong> nuovo senza <strong>di</strong>re una parola, li oltrepassa e prosegue sulla via <strong>di</strong> Betania. I<br />

<strong>di</strong>scepoli lo seguono un po’ in<strong>di</strong>spettiti, rosi dalla curiosità insod<strong>di</strong>sfatta, e a un certo<br />

punto Tommaso non riuscì più a trattenersi e, incurante del gesto <strong>di</strong> Giuda che<br />

intendeva bloccarlo, gli chiese, Non vuoi raccontarci ciò che ti ha detto Giovanni,<br />

Ancora non è l’ora, rispose Gesù, Ti ha detto almeno che sei il Messia, Ancora non è<br />

l’ora, ripeté Gesù, e i <strong>di</strong>scepoli non riuscirono a capire se avesse solo ripetuto quanto<br />

aveva detto in precedenza o se li stesse informando che l’ora in cui sarebbe venuto il<br />

Messia non era ancora giunta. Per quest’ultima ipotesi decise <strong>di</strong> propendere Giuda<br />

Iscariota quando, scoraggiati, si attardarono mentre Tommaso, scettico per risoluta e<br />

renitente inclinazione dello spirito, opinava che fosse stata una mera ripetizione, E<br />

anche spazientita, soggiunse.<br />

Di quanto era accaduto, solo Maria <strong>di</strong> Magdala venne a conoscenza quella<br />

notte, e nessun <strong>altro</strong>, Non si è detto granché, <strong>di</strong>sse Gesù, c’eravamo a malapena<br />

salutati che subito mi ha chiesto se fossi io colui che deve venire, o se avessimo<br />

dovuto aspettarne un <strong>altro</strong>, E tu, che cosa gli hai risposto, Gli ho detto che i ciechi<br />

riacquistano la vista e gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati e i sor<strong>di</strong> odono,<br />

e la buona novella è annunciata ai poveri, E lui, Non c’è bisogno che il Messia si presti<br />

a tanto, a patto che faccia quanto deve, Te l’ha detto lui, Sì, sono state le sue precise<br />

parole, E che cosa deve fare il Messia, Gliel’ho domandato, E lui, Mi ha risposto che<br />

avrei dovuto scoprirlo da me, E poi, Nient’<strong>altro</strong>, mi ha portato nel fiume, mi ha<br />

battezzato e poi se n’è andato, E con quali parole ti ha battezzato, Ha detto, Io ti<br />

battezzo con acqua, sia essa ad alimentare il tuo fuoco. Dopo questa conversazione<br />

con Maria <strong>di</strong> Magdala, Gesù non parlò più per una settimana. <strong>La</strong>sciò la casa <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro<br />

e si trasferì fuori Betania, nel posto in cui si trovavano i <strong>di</strong>scepoli, ma si ritirò in una<br />

tenda appartata, vi si tratteneva tutto il giorno, da solo, neppure Maria <strong>di</strong> Magdala vi<br />

poteva entrare, e ne usciva la sera per recarsi sui monti deserti. I <strong>di</strong>scepoli talvolta lo<br />

seguivano clandestinamente, giustificandosi con la scusa <strong>di</strong> proteggerlo da un attacco<br />

<strong>di</strong> animali selvatici, <strong>di</strong> cui per la verità non c’era notizia, e videro che cercava una<br />

radura e li si sedeva, guardando non il cielo, ma fisso davanti a sé, come se,<br />

dall’ombra inquietante delle valli o dalla cima <strong>di</strong> una collina, si aspettasse <strong>di</strong> veder<br />

comparire qualcuno. C’era la luna, chiunque si fosse avvicinato sarebbe stato visto da<br />

lontano, ma non comparve mai nessuno. Quando l’alba posava il piede sulla prima<br />

soglia <strong>della</strong> luce, Gesù si alzava e rientrava all’accampamento. Mangiava solo una<br />

piccola parte del cibo che Giovanni e Giuda Iscariota, ora l’uno ora l’<strong>altro</strong>, gli<br />

portavano, ma non rispondeva ai loro saluti, e una volta accadde ad<strong>di</strong>rittura che<br />

congedasse bruscamente Pietro, il quale voleva soltanto sapere come stava e ricevere<br />

or<strong>di</strong>ni. Non aveva sbagliato del tutto, Pietro, a fare quel passo, ma fu com<strong>piu</strong>to<br />

troppo presto, comunque sia, al termine <strong>di</strong> otto giorni, Gesù uscì dalla tenda in piena


luce, si avvicinò ai <strong>di</strong>scepoli e mangiò insieme a loro, e alla fine <strong>di</strong>sse, Domani<br />

saliremo a Gerusalemme, al Tempio, dove farete quello che farò io, ormai è tempo<br />

che il figlio <strong>di</strong> Dio sappia a che cosa gli serve la casa del Padre e che il Messia cominci<br />

a fare ciò che deve. I <strong>di</strong>scepoli gli domandarono <strong>di</strong> quali cose stesse mai parlando, ma<br />

Gesù non <strong>di</strong>sse loro <strong>altro</strong> che questo, Non ci sarà bisogno che viviate a lungo per<br />

saperlo. Orbene, i <strong>di</strong>scepoli non erano abituati a sentirlo parlare con quel tono né a<br />

vedergli quell’espressione dura sul viso, non sembrava neppure il Gesù che<br />

conoscevano, dolce e tranquillo, che Dio portava dovunque gli paresse e che<br />

<strong>di</strong>fficilmente si lamentava. Non potevano sussistere dubbi che la causa del<br />

cambiamento fosse nelle ragioni, per ora sconosciute, che lo avevano spinto a<br />

separarsi dalla comunità degli amici e a vagare, quasi fosse in preda ai demoni <strong>della</strong><br />

notte, per quei monti e quei burroni alla ricerca <strong>di</strong> una parola, ciò che in fondo si<br />

cerca sempre. Ma Pietro, quale anziano del gruppo, osservò che non era corretto che<br />

Gesù, senza spiegazioni, avesse or<strong>di</strong>nato, Saliamo a Gerusalemme, come se loro<br />

fossero soltanto delle marionette buone da portare avanti e in<strong>di</strong>etro, ma non per<br />

conoscere i motivi <strong>di</strong> quell’an<strong>di</strong>rivieni. E allora <strong>di</strong>sse, Riconosciamo sempre il tuo<br />

potere e la tua autorità e ci adeguiamo, sia per quanto <strong>di</strong>ci sia per quanto hai fatto,<br />

sia perché sei figlio <strong>di</strong> Dio sia per l’uomo che altrettanto sei, ma è ingiusto che tu ci<br />

tratti come se fossimo dei bambini scervellati o dei vecchi decrepiti, non<br />

comunicandoci il tuo pensiero, bensì soltanto che dovremo fare ciò che farai tu, senza<br />

richiedere al nostro senno <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care ciò che preten<strong>di</strong> da noi, Perdonatemi tutti,<br />

rispose Gesù, ma non so neppure io che cosa mi porta a Gerusalemme, mi è stato<br />

detto soltanto che devo andarci, nient’<strong>altro</strong>, però voi non siete obbligati ad<br />

accompagnarmi, Chi ti ha detto che devi andare a Gerusalemme, Qualcuno che è<br />

entrato nella mia testa per decidere su quanto dovrò fare e non fare, Sei cambiato<br />

moltissimo da quando hai incontrato Giovanni, Ho capito che non basta recare la<br />

pace, ma che bisogna portare anche la spada, Se il regno <strong>di</strong> Dio è vicino, a che cosa<br />

serve la spada, domandò Andrea, Dio non mi ha detto per quale cammino giungerà il<br />

Suo regno, abbiamo sperimentato la pace, saggiamo adesso la spada, e Dio farà la Sua<br />

scelta, ma, lo ripeto, non siete obbligati ad accompagnarmi, Sai bene che verremo<br />

con te dovunque andrai, <strong>di</strong>sse Giovanni, e Gesù rispose, Non giuratelo, lo sapranno<br />

coloro che vi saranno andati.<br />

Il mattino dopo, recatosi Gesù a casa <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro, non tanto per congedarsi, ma<br />

per dare un benevolo segnale <strong>di</strong> essere ritornato all’abituale convivenza con tutti, gli<br />

fu detto da Marta che il fratello era già andato alla sinagoga. Gesù e i suoi, allora, si<br />

avviarono verso Gerusalemme, e Maria <strong>di</strong> Magdala e le altre donne li<br />

accompagnarono fino alle ultime case <strong>di</strong> Betania, dove si fermarono in<strong>di</strong>rizzando ai<br />

partenti cenni <strong>di</strong> saluto, a loro bastava farli, ché gli uomini non si voltarono neppure


una volta. Il cielo è nuvoloso, minaccia pioggia, chi non ha motivi <strong>di</strong> forza maggiore<br />

per recarsi a Gerusalemme se n’è rimasto in casa, ad aspettare che gli astri decidano.<br />

Procedono, quin<strong>di</strong>, i tre<strong>di</strong>ci su una strada spesso deserta, mentre i nuvoloni grigiastri<br />

si avviluppano alle cime dei monti come se, finalmente, e per sempre, il cielo e la<br />

terra si fossero incastrati l’un l’<strong>altro</strong>, lo stampo e il modello, il maschio e la femmina, il<br />

concavo e il convesso. Giunti però alle porte <strong>della</strong> città, videro subito che non c’erano<br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> varietà e numero per quanto riguardava la folla, e che, come al<br />

solito, ci sarebbero voluti molto tempo e un sacco <strong>di</strong> pazienza per farsi strada e<br />

arrivare al Tempio. Non andò così, tuttavia. L’aspetto dei tre<strong>di</strong>ci uomini, quasi tutti<br />

scalzi, coi loro alti bastoni, le barbe lunghe, i pesanti e scuri mantelli sopra certe<br />

tuniche che sembravano aver visto il principio del mondo, faceva scostare la gente<br />

che, intimorita, si domandava, Chi sono, chi è quello che procede in testa, e non<br />

sapevano rispondere, finché uno, venuto dalla Galilea, <strong>di</strong>sse, È Gesù <strong>di</strong> Nazaret, colui<br />

che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere il figlio <strong>di</strong> Dio e che compie i miracoli, E dove vanno, si<br />

domandavano tutti, e giacché l’unica maniera per saperlo era quella <strong>di</strong> seguirli, gli<br />

andarono appresso in molti, tanto che arrivati all’ingresso del Tempio non erano più<br />

tre<strong>di</strong>ci, ma mille, i quali però si fermarono lì, all’esterno, in attesa che gli altri<br />

sod<strong>di</strong>sfacessero la loro curiosità. Gesù si <strong>di</strong>resse verso i mercanti e <strong>di</strong>sse ai <strong>di</strong>scepoli,<br />

Ecco che cosa siamo venuti a fare, e cominciò a rovesciare i banchi, spintonando e poi<br />

picchiando chi comprava e vendeva, per cui si creò un subbuglio tale da non<br />

permettere <strong>di</strong> sentire le parole che pronunciava se, per uno strano caso, la sua voce<br />

non avesse preso a risuonare stentorea come il bronzo, Della casa che dovrebbe<br />

essere <strong>di</strong> preghiera per tutti i popoli, voi ne avete fatto una spelonca <strong>di</strong> ladri, e<br />

continuava a ribaltare i banchi, facendo sparpagliare e schizzar via le monete, con<br />

l’enorme gau<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quanti, fra i mille, erano corsi a raccogliere quella manna. Lo<br />

stesso facevano i <strong>di</strong>scepoli, e alla fine anche le se<strong>di</strong>e dei ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> colombe vennero<br />

scaraventate a terra, e le colombe, libere, presero a svolazzare sopra il Tempio,<br />

turbinando come impazzite, laggiù, intorno al fumo dell’altare, su cui non sarebbero<br />

state bruciate perché era arrivato il loro salvatore. Giunsero le guar<strong>di</strong>e del Tempio,<br />

armate <strong>di</strong> bastoni, per punire e acciuffare o sbattere fuori i riottosi, ma, per loro<br />

sventura, si ritrovarono davanti tre<strong>di</strong>ci ru<strong>di</strong> galilei che, batocchio in mano, spazzavano<br />

via chiunque volesse bloccarli e urlavano, Venite, venite tutti, ché Dio arriverà per<br />

tutti, e caricavano le guar<strong>di</strong>e e sbaragliavano i banconi, <strong>di</strong> punto in bianco spuntò una<br />

torcia accesa, ben presto s’appizzarono i tendoni, un’altra colonna <strong>di</strong> fumo<br />

s’innalzava nell’aria, qualcuno urlò, Chiamate i soldati romani, ma nessuno gli badò,<br />

capitasse qualsiasi cosa, ma i romani, era la Legge, non avrebbero messo piede nel<br />

Tempio. Accorsero altre guar<strong>di</strong>e, stavolta armate <strong>di</strong> spada e lancia, cui si unirono<br />

qualche commerciante e qualche ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> colombe, decisi a non lasciare


unicamente in mano altrui la <strong>di</strong>fesa dei propri interessi, e, a poco a poco, la sorte<br />

cominciò a girare, ché se questa lotta, come nelle crociate, la voleva Dio, non<br />

sembrava proprio che vi mettesse abbastanza impegno perché la vincessero i Suoi.<br />

Eravamo a questo punto quando, in cima alla scalinata, comparve il sommo<br />

sacerdote, accompagnato dai suoi pari e da tutti quegli anziani e scribi che era stato<br />

possibile radunare in gran fretta, e parlò con una voce che non aveva niente da<br />

invi<strong>di</strong>are a quella <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong>cendo, Per questa volta lasciatelo andare, se tornerà, allora<br />

lo strapperemo e lo butteremo via, come si fa con la zizzania quando fra le messi è<br />

troppa e minaccia <strong>di</strong> soffocare il grano. Disse Andrea a Gesù, che si batteva accanto a<br />

lui, Hai detto bene <strong>di</strong> essere venuto a portare la spada e non la pace, adesso<br />

sappiamo almeno che i bastoni non sono certo spade, e Gesù rispose, È nel braccio<br />

che bran<strong>di</strong>sce il bastone e impugna la spada che si vede la <strong>di</strong>fferenza, Allora che cosa<br />

facciamo, domandò Andrea, Torniamo a Betania, rispose Gesù, non è la spada che<br />

ancora ci manca, ma il braccio. Si ritirarono in buon or<strong>di</strong>ne, coi bastoni puntati contro<br />

gli insulti e gli scherni <strong>della</strong> folla, che a imprese più ar<strong>di</strong>te non si azzardava, e in breve<br />

riuscirono a uscire da Gerusalemme, dopo <strong>di</strong> che, tutti stanchi, alcuni pesti, presero la<br />

via del ritorno.<br />

Quando entrarono a Betania, notarono che i vicini si affacciavano alle porte e li<br />

guardavano con un’espressione <strong>di</strong> pietà e <strong>di</strong> dolore, che accettarono come un fatto<br />

naturale, visto il penoso stato in cui ritornavano dalla tenzone. Ben presto, però, si<br />

resero conto <strong>della</strong> causa reale, bastò imboccare la strada in cui viveva <strong>La</strong>zzaro e<br />

subito capirono che era successa una <strong>di</strong>sgrazia. Gesù si precipitò avanti a tutti, entrò<br />

nel cortile, persone dall’aria compunta gli fecero largo per lasciarlo passare,<br />

all’interno si u<strong>di</strong>vano i pianti e i lamenti, Ah, fratello mio, questa era la voce <strong>di</strong> Marta,<br />

Ah, fratello mio, e questa la voce <strong>di</strong> Maria. Sdraiato per terra, sopra una stuoia, vide<br />

<strong>La</strong>zzaro, tranquillo come se fosse addormentato, il corpo e le mani composti, ma non<br />

dormiva, era morto, per quasi tutta la vita il cuore aveva minacciato <strong>di</strong> abbandonarlo,<br />

poi era guarito, poteva testimoniarlo tutta Betania, e adesso l’aveva raggiunto la<br />

morte, per il momento si presenta sereno quasi fosse <strong>di</strong> marmo, intatto come se<br />

fosse entrato nell’eternità, ma non ci vorrà molto perché dall’interno <strong>della</strong> sua morte<br />

venga alla superficie il primo segnale <strong>di</strong> putre<strong>di</strong>ne, a rendere ancor più insopportabili<br />

l’angoscia e il terrore <strong>di</strong> questi vivi. Gesù, come se gli avessero reciso <strong>di</strong> colpo i ten<strong>di</strong>ni<br />

poplitei, cadde in ginocchio e cominciò a lamentarsi, piangendo, Com’è successo,<br />

com’è successo, è un pensiero che ci soccorre sempre <strong>di</strong> fronte a ciò per cui non vi è<br />

rime<strong>di</strong>o, domandare agli altri com’è accaduto, una maniera <strong>di</strong>sperata e inutile per<br />

<strong>di</strong>strarci dal momento in cui dovremo accettare la verità, proprio così, vogliamo<br />

sapere com’è successo, ed è come se ancora potessimo sostituire la morte con la vita,<br />

al posto <strong>di</strong> quanto è successo ciò che avrebbe potuto essere. Dal fondo del suo


<strong>di</strong>rotto e amaro pianto, Marta <strong>di</strong>sse a Gesù, Se tu fossi stato qui, mio fratello non<br />

sarebbe morto, ma io so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Lui te l’accorderà,<br />

come ti ha concesso la vista per i ciechi, la guarigione per i lebbrosi, la voce per i muti,<br />

e tutti gli altri pro<strong>di</strong>gi che risiedono nella tua volontà e attendono la tua parola. Gesù<br />

le <strong>di</strong>sse, Tuo fratello risusciterà, e Marta rispose, So che risorgerà nella risurrezione<br />

dell’ultimo giorno. Gesù si alzò, sentì che una forza infinita gli trascinava lo spirito, in<br />

quel momento supremo poteva attuare qualsiasi cosa, compiere tutto, scacciare la<br />

morte da questo corpo, restituirgli l’esistenza e l’essere, la parola, il gesto, il sorriso,<br />

anche le lacrime, ma non <strong>di</strong> dolore, poteva <strong>di</strong>re, Io sono la risurrezione e la vita, chi<br />

crede in me, anche se muore, vivrà, e avrebbe chiesto a Marta, Tu cre<strong>di</strong> questo, e lei<br />

avrebbe risposto, Sì, io credo che tu sia il figlio <strong>di</strong> Dio che deve venire nel mondo,<br />

ebbene, in tal caso, com<strong>piu</strong>ti e or<strong>di</strong>nati tutti i passi necessari, la forza e il potere, e la<br />

volontà <strong>di</strong> usarli, ci mancava solo che Gesù, guardando il corpo abbandonato<br />

dall’anima, tendesse verso <strong>di</strong> lui le braccia come a rappresentare la via attraverso la<br />

quale essa doveva tornare, e <strong>di</strong>cesse, <strong>La</strong>zzaro, alzati, e <strong>La</strong>zzaro si sarebbe alzato<br />

perché questo sarebbe stato il volere <strong>di</strong> Dio, ma in quell’istante, ultimo e finale, Maria<br />

<strong>di</strong> Magdala posa una mano sulla spalla <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong>ce, Nessuno ha com<strong>piu</strong>to tanti<br />

peccati in vita per meritare <strong>di</strong> morire due volte, a quel punto Gesù lasciò ricadere le<br />

braccia e si allontanò per piangere.<br />

24.<br />

Come un soffio gelato, un freddo agghiacciante, la morte <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro spense <strong>di</strong><br />

colpo l’ardore combattivo che Giovanni aveva suscitato nell’animo <strong>di</strong> Gesù e in cui,<br />

durante una lunga settimana <strong>di</strong> riflessione e qualche breve istante d’azione, si erano<br />

confusi, in un sentimento unico, il servizio <strong>di</strong> Dio e quello del popolo. Passati i primi<br />

giorni <strong>di</strong> lutto, mentre pian piano gli obblighi e le abitu<strong>di</strong>ni quoti<strong>di</strong>ane cominciavano a<br />

riacquistare lo spazio perduto, pagandolo con momentanei assopimenti <strong>di</strong> un dolore<br />

senza remissione, Pietro e Andrea si recarono a parlare con Gesù, a domandargli quali<br />

progetti avesse, se avrebbero ripreso a pre<strong>di</strong>care per le città o se sarebbero tornati a<br />

Gerusalemme per un nuovo assalto, giacché i <strong>di</strong>scepoli avevano preso a lamentarsi<br />

<strong>della</strong> prolungata inattività, così non può essere, non è per questo che abbiamo<br />

lasciato casa, lavoro e famiglia. Gesù li guardò come se non lì <strong>di</strong>stinguesse fra i suoi<br />

pensieri, li ascoltò come se dovesse identificarne le voci in mezzo a un coro <strong>di</strong> urla<br />

<strong>di</strong>scordanti e, dopo un lungo silenzio, li pregò <strong>di</strong> aspettarlo per qualche <strong>altro</strong> tempo,<br />

che ancora doveva pensare, che si sentiva come se stesse per accadere qualcosa che<br />

avrebbe definitivamente deciso delle loro vite e delle loro morti. Aggiunse che ben<br />

presto si sarebbe unito a loro nell’accampamento e, questo non riuscirono a capirlo<br />

né Pietro né Andrea, che avrebbe lasciato che le sorelle rimanessero da sole quando


non era ancora stato deciso che cosa avrebbero fatto gli uomini, Non c’è bisogno che<br />

torni fra noi, è meglio se rimani, <strong>di</strong>sse Pietro, il quale non poteva sapere come Gesù<br />

stesse vivendo fra due tormenti, quello dei suoi doveri verso gli uomini e le donne che<br />

avevano lasciato e abbandonato tutto per seguirlo, e l’<strong>altro</strong> qui, in questa casa,<br />

l’obbligo verso queste due sorelle, uguali e nemiche come il viso e lo specchio, una<br />

continua, minuziosa, rabbrividente lacerazione morale. <strong>La</strong>zzaro era presente e non se<br />

ne andava. Era presente nelle dure parole <strong>di</strong> Marta, che non perdonava a Maria <strong>di</strong><br />

avere impe<strong>di</strong>to la risurrezione del proprio fratello, che non poteva perdonare a Gesù<br />

quella rinuncia a servirsi <strong>di</strong> un potere che aveva ricevuto da Dio. Era presente nelle<br />

lacrime inconsolabili <strong>di</strong> Maria che, per non sottoporre il fratello a una seconda morte,<br />

avrebbe dovuto vivere, per sempre, con il rimorso <strong>di</strong> non averlo liberato da questa.<br />

Era presente, infine, corpo immenso che riempiva tutti gli spazi e gli angoli, nella<br />

mente turbata <strong>di</strong> Gesù, nella quadrupla contrad<strong>di</strong>zione in cui si trovava, concordare<br />

con quanto aveva detto Maria e biasimarla per averlo detto, comprendere la richiesta<br />

<strong>di</strong> Marta e rimproverarla per averla fatta. Gesù guardava la sua povera anima e la<br />

vedeva come se quattro cavalli infuriati la stessero tirando e ritirando in quattro<br />

<strong>di</strong>rezioni opposte, come se quattro cime arrotolate a quattro argani gli strappassero<br />

lentamente <strong>ogni</strong> fibra dello spirito, come se le mani <strong>di</strong> Dio e quelle del Diavolo,<br />

<strong>di</strong>vinamente e <strong>di</strong>abolicamente, si <strong>di</strong>vertissero, giocando ai quattro cantoni, con ciò<br />

che restava <strong>di</strong> lui. Alla porta <strong>della</strong> casa che era stata <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro andavano a bussare i<br />

miseri e i piagati, implorando la guarigione dei corpi offesi, talvolta si affacciava<br />

Marta a scacciarli, come se volesse protestare, Salvezza non c’è stata per mio fratello,<br />

per voi non ci sarà guarigione, ma quelli ricomparivano più tar<strong>di</strong>, tornavano sempre,<br />

finché riuscivano ad arrivare dov’era Gesù, che li guariva e li congedava, ma non<br />

<strong>di</strong>ceva loro, Pentitevi, guarire era come rinascere senza essere morti, chi nasce non<br />

ha peccati propri, non deve pentirsi <strong>di</strong> ciò che non ha fatto. Ma queste opere <strong>di</strong><br />

rigenerazione fisica, a meno che non sembri sconveniente <strong>di</strong>rlo, pur essendo <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong>ssima misericor<strong>di</strong>a, lasciavano nel cuore <strong>di</strong> Gesù un sapore asprigno, una specie<br />

<strong>di</strong> amaro retrogusto, perché in realtà non erano <strong>altro</strong> che <strong>di</strong>lazioni <strong>di</strong> inevitabili<br />

decadenze, chi oggi se n’è andato da qui sano e contento, domani tornerà piangendo<br />

nuovi dolori per cui non vi sarà rime<strong>di</strong>o. A tal punto giunse la tristezza <strong>di</strong> Gesù che un<br />

giorno Marta gli <strong>di</strong>sse, Adesso non morirmi tu, altrimenti conoscerei quello che avrei<br />

provato se <strong>La</strong>zzaro fosse morto <strong>di</strong> nuovo, e Maria <strong>di</strong> Magdala, nel segreto <strong>della</strong> notte<br />

buia, sussurrando sotto il lenzuolo comune, si lamenta e geme come un animale che<br />

si è nascosto per soffrire, Oggi hai bisogno <strong>di</strong> me come non ne hai mai avuto prima,<br />

perché ti sei barricato <strong>di</strong>etro una porta che non è per forze umane, e Gesù, che a<br />

Marta aveva risposto, Nella mia morte saranno tutte le morti <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro, sarà sempre<br />

lui a morire e non potrà essere risuscitato, implorò Maria, Anche se non puoi entrare,


non allontanarti da me, ten<strong>di</strong>mi sempre la mano anche quando non ti è possibile<br />

vedermi, se tu non lo facessi, mi <strong>di</strong>menticherei <strong>della</strong> vita, o sarebbe la vita a<br />

<strong>di</strong>menticare me. Trascorsi alcuni giorni, Gesù andò a raggiungere i <strong>di</strong>scepoli, e Maria<br />

<strong>di</strong> Magdala lo accompagnò, Guarderò la tua ombra se non vuoi che guar<strong>di</strong> te, gli<br />

<strong>di</strong>sse, e lui rispose, Voglio essere ovunque sia la mia ombra, se là saranno i tuoi occhi.<br />

Si amavano e si <strong>di</strong>cevano parole come queste, non solo perché belle o vere, se<br />

possono esserlo contemporaneamente, ma perché intuivano che il tempo delle<br />

ombre si stava avvicinando e dovevano cominciare ad abituarsi, ancora insieme,<br />

all’oscurità dell’assenza definitiva.<br />

Giunse, allora, all’accampamento la notizia dell’arresto <strong>di</strong> Giovanni il Battista. Si<br />

sapeva soltanto questo, che era stato imprigionato e, inoltre, che l’aveva fatto<br />

incarcerare personalmente Erode, ragion per cui, non potendosi immaginare <strong>altro</strong>,<br />

Gesù e la sua gente furono indotti a ritenere che la causa dell’accaduto potesse<br />

essere ricercata solo negli incessanti annunci dell’arrivo del Messia, cosa che in fondo<br />

Giovanni proclamava dappertutto, fra un battesimo e l’<strong>altro</strong>, Uno verrà che vi<br />

battezzerà nel fuoco, tra un’imprecazione e l’altra, Razza <strong>di</strong> vipere, chi vi ha insegnato<br />

a sfuggire all’ira imminente. Gesù <strong>di</strong>sse allora ai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> prepararsi a vessazioni e<br />

persecuzioni d’<strong>ogni</strong> genere, giacché era cre<strong>di</strong>bile che, correndo ormai per il paese, e<br />

non da poco tempo, la voce che anche loro andavano facendo e <strong>di</strong>cendo le stesse<br />

cose, Erode ne concludesse che due più due fa quattro e si mettesse in cerca del figlio<br />

<strong>di</strong> un falegname, che si vantava <strong>di</strong> essere figlio <strong>di</strong> Dio, e dei suoi seguaci, quella<br />

seconda e più potente testa <strong>di</strong> drago che minacciava <strong>di</strong> rovesciarlo dal trono.<br />

Indubbiamente non è meglio una cattiva notizia <strong>piu</strong>ttosto che nessuna, ma è<br />

giustificabile che l’accolgano con animo sereno coloro che, avendo atteso e anelato<br />

un tutto, negli ultimi tempi sono stati posti davanti a un nulla. Si domandavano l’un<br />

l’<strong>altro</strong>, e tutti a Gesù, che cosa dovessero fare, se rimanere insieme, e uniti affrontare<br />

la malvagità <strong>di</strong> Erode, oppure sparpagliarsi per le città, o magari ritirarsi nel deserto,<br />

cibandosi <strong>di</strong> miele selvatico e locuste, come aveva fatto Giovanni prima <strong>di</strong><br />

abbandonarlo, a vantaggio <strong>della</strong> gloria <strong>di</strong> Gesù e, a quanto pare, per sua sfortuna. Ma<br />

non c’era alcun segno che i soldati <strong>di</strong> Erode stessero andando a Betania per<br />

ammazzare quest’altri innocenti e, quin<strong>di</strong>, Gesù e i suoi poterono indugiare a<br />

riflettere sulle varie alternative, ed erano intenti a ciò quando giunsero, d’un sol<br />

colpo, una seconda e una terza notizia, che Giovanni era stato decapitato e che il<br />

motivo dell’incarcerazione e dell’esecuzione non aveva niente a che vedere con gli<br />

annunci <strong>di</strong> un Messia o <strong>di</strong> regni <strong>di</strong> Dio, ma si trattava del fatto che lui se n’era andato<br />

in giro a urlare e a vociferare contro l’adulterio che commetteva anche Erode, avendo<br />

sposato Ero<strong>di</strong>ade, sua nipote e cognata, quando era ancora in vita il marito. <strong>La</strong> morte<br />

<strong>di</strong> Giovanni fu causa <strong>di</strong> tante lacrime e lamenti in tutto l’accampamento, senza alcuna


<strong>di</strong>fferenza, fra uomini e donne, nelle espressioni <strong>di</strong> dolore, ma che fosse stato ucciso<br />

per il motivo che si è detto era qualcosa che sfuggiva alla comprensione <strong>di</strong> quanti si<br />

trovavano lì, perché un’altra ragione, e questa davvero suprema, doveva aver<br />

prevalso nella sentenza <strong>di</strong> Erode, e, alla fin fine, era come se oggi non esistesse né<br />

dovesse avere alcuna importanza domani, come ripeteva in preda alla collera Giuda<br />

Iscariota che, ci si ricorderà, Giovanni aveva battezzato, Che cosa significa, chiedeva<br />

poi a tutta la compagnia riunita, donne comprese, Giovanni annuncia che sta<br />

arrivando il Messia per re<strong>di</strong>mere il popolo e lo ammazzano per una denuncia <strong>di</strong><br />

concubinato e adulterio, <strong>di</strong> letto e matrimonio fra zio e cognata, come se non<br />

sapessimo che è sempre stato questo il modo <strong>di</strong> vivere comune e corrente <strong>di</strong> quella<br />

famiglia, dal primo Erode ai nostri giorni, Che significa, ripeteva, se è stato Dio a<br />

or<strong>di</strong>nare a Giovanni <strong>di</strong> annunciare il Messia, e io non ho dubbi, per la semplice<br />

ragione che nulla può accadere senza che lo abbia voluto Dio, se è stato Dio, mi<br />

spieghi allora chi lo conosce meglio <strong>di</strong> me perché mai debba volere che i Suoi <strong>di</strong>segni<br />

siano così sviliti sulla terra, e, per favore, non venitemi a ribattere che Dio sa e noi<br />

non possiamo sapere, perché vi risponderei che io voglio sapere proprio quello che sa<br />

Dio. Un brivido <strong>di</strong> paura percorse tutta l’assemblea, come se l’ira del Signore fosse già<br />

in movimento per fulminare l’ar<strong>di</strong>to e tutti quelli che, imme<strong>di</strong>atamente, non gli<br />

avevano fatto pagare quella bestemmia. Orbene, non essendo Dio presente per dare<br />

sod<strong>di</strong>sfazione a Giuda Iscariota, la sfida poteva essere raccolta solo da Gesù, e cioè da<br />

colui che frequentava più strettamente il supremo interpellato. Se fosse stata un’altra<br />

religione, e un’altra situazione, forse le cose si sarebbero fermate qui, a questo<br />

sorriso enigmatico <strong>di</strong> Gesù, nel quale, per quanto accennato e fugace, era stato<br />

possibile riconoscere tre parti, una <strong>di</strong> sorpresa, un’altra <strong>di</strong> benevolenza e un’altra<br />

ancora <strong>di</strong> curiosità, il che, pur sembrando tanto, in effetti era niente, giacché la<br />

sorpresa è istantanea, con<strong>di</strong>scendente la benevolenza e stanca la curiosità. Ma il<br />

sorriso, com’era apparso, sparì, e ciò che rimase al suo posto era un pallore<br />

cadaverico, un volto improvvisamente scavato, <strong>di</strong> chi abbia appena visto, in figura e in<br />

presenza, il proprio destino. Con voce pacata, quasi priva <strong>di</strong> espressione, alla fine<br />

Gesù <strong>di</strong>sse, Che le donne si ritirino, e la prima ad alzarsi fu Maria <strong>di</strong> Magdala. Poi,<br />

quando il silenzio a poco a poco si tramutò in muraglia e tetto per chiuderli nella più<br />

profonda caverna <strong>della</strong> terra, Gesù <strong>di</strong>sse, Se Giovanni chiede a Dio per quale motivo<br />

ha fatto morire in quel modo, per una causa così meschina, chi era venuto ad<br />

annunciare cose tanto gran<strong>di</strong>, dopo aver pronunciato queste parole tacque per un<br />

istante, e nel momento in cui Giuda Iscariota sembrava voler intervenire, alzò la<br />

mano per fermarlo e concluse, Il mio dovere, l’ho capito adesso, è <strong>di</strong>rvi quanto io so<br />

<strong>di</strong> ciò che sa Dio, a meno che non me lo impe<strong>di</strong>sca proprio Lui. Fra i <strong>di</strong>scepoli montò<br />

un brusio <strong>di</strong> parole scambiate con voce alterata, un’inquietu<strong>di</strong>ne, un’eccitazione


turbata, temevano <strong>di</strong> sapere ciò che bramavano <strong>di</strong> conoscere, solo Giuda Iscariota<br />

manteneva quell’espressione <strong>di</strong> sfida con cui aveva provocato la <strong>di</strong>scussione. Disse<br />

Gesù, Conosco il mio destino e il vostro, conosco il destino <strong>di</strong> tanti che dovranno<br />

nascere, conosco i motivi <strong>di</strong> Dio e i Suoi <strong>di</strong>segni, e <strong>di</strong> tutto ciò devo parlarvi perché<br />

riguarda tutti e ben <strong>di</strong> più vi riguarderà in futuro, Perché, domandò Pietro, per quale<br />

motivo dobbiamo sapere quanto ti è stato trasmesso da Dio, sarebbe meglio se<br />

tacessi, Dio avrebbe il potere <strong>di</strong> farmi tacere all’istante, Allora, che tu taccia o che tu<br />

parli ha la stessa importanza per Dio, significa lo stesso nulla, e se Dio ha parlato per<br />

bocca tua, per bocca tua continuerà a parlare, anche quando, come adesso, tu ritieni<br />

<strong>di</strong> contrariare la Sua volontà, Tu sai, Pietro, che sarò crocifisso, Me l’hai detto, Ma<br />

non ti ho detto che anche tu e Andrea e Filippo lo sarete, che Bartolomeo sarà<br />

scuoiato, che Matteo lo uccideranno i barbari, che Giacomo, figlio <strong>di</strong> Zebedeo, lo<br />

decolleranno, che l’<strong>altro</strong> Giacomo, figlio <strong>di</strong> Alfeo, sarà lapidato, che Tommaso sarà<br />

ucciso a colpi <strong>di</strong> lancia, che Giuda Taddeo sarà ammazzato ad accettate, che Simone<br />

sarà tagliato con una sega, questo non lo sapevi, ma adesso lo sai, e lo sanno tutti. <strong>La</strong><br />

rivelazione fu accolta in silenzio, non c’era più motivo <strong>di</strong> temere un futuro ormai<br />

noto, era come se, in fondo, Gesù avesse detto loro soltanto, Morirete, e quelli gli<br />

avessero risposto in coro, Che novità, lo sapevamo già. Ma Giovanni e Giuda Iscariota<br />

non si sentirono nominare e perciò gli domandarono, E io, e Gesù <strong>di</strong>sse, Tu, Giovanni,<br />

arriverai alla vecchiaia, e vecchio morirai, quanto a te, Giuda Iscariota, evita gli alberi<br />

<strong>di</strong> fico, non passerà molto tempo che ti impiccherai a uno con le tue stesse mani,<br />

Allora moriremo per causa tua, <strong>di</strong>sse una voce, ma non si seppe <strong>di</strong> chi fosse. Per causa<br />

<strong>di</strong> Dio, non mia, rispose Gesù, Che cosa vuole Dio, alla fine, domandò Giovanni, Vuole<br />

un’assemblea più grande <strong>di</strong> quella che ha, vuole il mondo tutto per sé, Ma se Dio è il<br />

signore dell’universo, come può non appartenergli il mondo, e non da ieri o da<br />

domani, ma da sempre, domandò Tommaso, Questo non lo so, <strong>di</strong>sse Gesù, Ma tu, che<br />

hai vissuto a lungo con queste cose nel cuore, perché ce le vieni a raccontare adesso,<br />

<strong>La</strong>zzaro, che ho guarito, è morto, Giovanni Battista, che mi ha annunciato, è morto, la<br />

morte è già fra <strong>di</strong> noi, Tutti gli esseri devono morire, <strong>di</strong>sse Pietro, gli umani come gli<br />

altri, In futuro ne moriranno tanti per volontà <strong>di</strong> Dio e per causa Sua, Se è la volontà<br />

<strong>di</strong> Dio, è una causa santa, Moriranno perché non sono nati prima né dopo, Saranno<br />

accolti nella vita eterna, <strong>di</strong>sse Matteo, Sì, ma non dovrebbe essere tanto dolorosa la<br />

con<strong>di</strong>zione per poter accedervi, Se il figlio <strong>di</strong> Dio ha detto ciò che ha detto, allora ha<br />

negato se stesso, ribatté Pietro, Ti sbagli, solo al figlio <strong>di</strong> Dio è permesso parlare così,<br />

ciò che sulla tua bocca sarebbe blasfemo, sulla mia è l’altra parola <strong>di</strong> Dio, rispose<br />

Gesù, Parli come se dovessimo scegliere fra te e Dio, <strong>di</strong>sse Pietro, <strong>La</strong> vostra scelta<br />

dovrà sempre essere fra Dio e Dio, io mi trovo, come voi e gli altri uomini, nel mezzo,<br />

Che cosa ci or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> fare, allora, Che mi aiutiate a far sì che la mia morte risparmi le


vite <strong>di</strong> coloro che verranno, Non puoi andare contro la volontà <strong>di</strong> Dio, No, ma è mio<br />

dovere tentare, Tu sei salvo perché sei il figlio <strong>di</strong> Dio, ma noi perderemo la nostra<br />

anima, No, se deciderete <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>rmi, è pur sempre a Dio che starete obbedendo.<br />

All’orizzonte, laggiù, alla fine del deserto, comparve una falce <strong>di</strong> luna rossa. Parla,<br />

<strong>di</strong>sse Andrea, ma Gesù attese che la luna si separasse dalla terra, enorme e<br />

sanguigna, la luna, e solo dopo <strong>di</strong>sse, Il figlio <strong>di</strong> Dio dovrà morire sulla croce perché si<br />

compia la volontà del Padre, ma se al suo posto mettessimo un semplice uomo, Dio<br />

non potrebbe più sacrificare il figlio, Vuoi mettere un uomo al tuo posto, uno <strong>di</strong> noi,<br />

domandò Pietro, No, sarò io a occupare il posto del figlio, In nome <strong>di</strong> Dio, spiegati, Un<br />

semplice uomo, sì, ma un uomo che si fosse proclamato re dei giudei, che avesse<br />

cercato <strong>di</strong> sollevare il popolo per detronizzare Erode e cacciare i romani dal paese,<br />

ecco quanto vi chiedo, che uno <strong>di</strong> voi corra al Tempio, <strong>di</strong>cendo che quell’uomo sono<br />

io, e forse, se la giustizia sarà rapida, la Legge <strong>di</strong> Dio non avrà il tempo <strong>di</strong> correggere<br />

quella degli uomini, come è accaduto quando la mano del boia ha decapitato<br />

Giovanni. Lo sgomento strozzò la voce a tutti, ma per poco, ché da tutte le bocche<br />

uscirono imme<strong>di</strong>atamente parole <strong>di</strong> in<strong>di</strong>gnazione, <strong>di</strong> protesta, <strong>di</strong> incredulità, Se sei il<br />

figlio <strong>di</strong> Dio, come tale devi morire, protestava uno, Ho mangiato del pane che hai<br />

spartito, come potrei denunciarti adesso, gemeva un <strong>altro</strong>, Non voglia essere re dei<br />

giudei colui che sarà re del mondo, <strong>di</strong>ceva questi, Muoia all’istante chi si muoverà da<br />

qui per accusarti, minacciava quegli. Fu allora che si udì, chiara, <strong>di</strong>stinta, al <strong>di</strong> sopra<br />

del frastuono, la voce <strong>di</strong> Giuda Iscariota, Andrò io, se così vuoi. Lo afferrarono gli altri,<br />

tutti insieme, e già era comparso qualche coltello estratto dalle pieghe delle tuniche,<br />

quando Gesù or<strong>di</strong>nò, <strong>La</strong>sciatelo, che nessuno gli faccia del male. Poi si alzò, lo<br />

abbracciò e lo baciò sulle guance, Va, la mia ora è la tua. Senza una parola, Giuda<br />

Iscariota si buttò il lembo del mantello sulla spalla e, come se la notte lo avesse<br />

inghiottito, scomparve nell’oscurità.<br />

Le guar<strong>di</strong>e del Tempio e i soldati <strong>di</strong> Erode vennero ad arrestare Gesù alle prime<br />

luci del mattino. Dopo avere accerchiato silenziosamente l’accampamento, irruppero<br />

in gruppo, armati <strong>di</strong> spade e lance, e il loro comandante gridò, Dov’è quello che<br />

afferma <strong>di</strong> essere il re dei giudei, e <strong>di</strong> nuovo, Si faccia avanti colui che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere il<br />

re dei giudei, allora Gesù uscì dalla sua tenda, insieme a Maria <strong>di</strong> Magdala che<br />

piangeva, e <strong>di</strong>sse, Io sono il re dei giudei. Gli si avvicinò subito un soldato che gli legò<br />

le mani, sussurrandogli nel contempo, Anche se oggi vieni arrestato, se un giorno<br />

sarai il mio re, ricordati che l’ho fatto per or<strong>di</strong>ne altrui, e se allora mi or<strong>di</strong>nerai <strong>di</strong><br />

imprigionarlo, io ti obbe<strong>di</strong>rò, come obbe<strong>di</strong>sco adesso, e Gesù <strong>di</strong>sse, Un re non arresta<br />

un <strong>altro</strong> re, un <strong>di</strong>o non ammazza un <strong>altro</strong> <strong>di</strong>o, proprio perché ci fosse chi arrestasse e<br />

chi uccidesse sono stati fatti gli uomini comuni. A Gesù legarono anche una corda ai<br />

pie<strong>di</strong> in modo che non potesse scappare, ed egli <strong>di</strong>sse fra sé e sé, perché lo credeva,


Troppo tar<strong>di</strong>, sono già fuggito. Solo in quel momento Maria <strong>di</strong> Magdala emise un<br />

grido come se le si stesse spezzando l’anima, e Gesù <strong>di</strong>sse, Tu piangerai per me, e voi,<br />

donne, piangerete tutte, se giungerà un’ora simile per coloro che sono qui presenti e<br />

per voi stesse, ma sappiate che per <strong>ogni</strong> vostra lacrima se ne verserebbero mille nel<br />

tempo avvenire se io non morissi secondo la mia volontà. E, rivolgendosi a chi<br />

comandava, aggiunse, <strong>La</strong>scia andare questi uomini che erano con me, sono io il re dei<br />

giudei, non loro, e avanzò verso i soldati, che lo circondarono. Il sole era sorto e<br />

sovrastava le case <strong>di</strong> Betania quando la folla, con Gesù innanzi, fra due soldati che<br />

tenevano i due capi <strong>della</strong> corda che gli legava le mani, cominciò a salire verso<br />

Gerusalemme. Seguivano i <strong>di</strong>scepoli e le donne, irati quelli, singhiozzando queste, ma<br />

tanto valevano i singulti quanto la collera, Che cosa dobbiamo fare, si domandavano a<br />

mezza voce, assalire i soldati e cercare <strong>di</strong> liberare Gesù, magari morendo nella lotta,<br />

oppure <strong>di</strong>sperderci prima che arrivi un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> arresto anche per noi, ma non<br />

riuscivano a scegliere fra questo e quello e perciò non fecero alcunché, continuarono<br />

a seguire, a <strong>di</strong>stanza, il drappello dei militari. A un certo punto, videro che il gruppo in<br />

testa si era fermato e non ne capirono il motivo, a meno che non fosse giunto un<br />

contror<strong>di</strong>ne e stessero sciogliendo i no<strong>di</strong> <strong>della</strong> corda che imprigionava Gesù, ma per<br />

pensare una cosa simile bisognava essere davvero matti, e qualcuno lo era, ma non a<br />

sufficienza. Un nodo si era sciolto, infatti, ma quello <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> Giuda Iscariota, ché<br />

lì, a un albero <strong>di</strong> fico sul ciglio <strong>della</strong> strada per cui Gesù sarebbe dovuto passare,<br />

appeso per il collo, c’era il <strong>di</strong>scepolo che si era offerto perché si compisse l’ultima<br />

volontà del maestro. Il comandante <strong>della</strong> scorta fece segno a due soldati <strong>di</strong> tagliare la<br />

corda e <strong>di</strong> calare il corpo, È ancora caldo, <strong>di</strong>sse uno, era anche possibile che Giuda<br />

Iscariota, seduto su un ramo del fico, già con il cappio al collo, fosse rimasto<br />

pazientemente ad aspettare <strong>di</strong> veder spuntare Gesù, laggiù, dalla curva <strong>della</strong> strada,<br />

per lasciarsi cadere dal ramo, in pace con se stesso per aver com<strong>piu</strong>to il proprio<br />

dovere. Gesù si avvicinò, i soldati non glielo impe<strong>di</strong>rono, e osservò lungamente il viso<br />

<strong>di</strong> Giuda, sfigurato dalla rapida agonia, È ancora caldo, ripeté il soldato, allora Gesù<br />

pensò che, se avesse voluto, avrebbe potuto compiere su quest’uomo ciò che non<br />

aveva fatto su <strong>La</strong>zzaro, risuscitarlo, perché potesse avere, in <strong>altro</strong> giorno e in <strong>altro</strong><br />

luogo, la propria e irrinunciabile morte, <strong>di</strong>stante e oscura, e non la vita e il ricordo<br />

interminabili <strong>di</strong> un tra<strong>di</strong>mento. Ma è risaputo che soltanto il figlio <strong>di</strong> Dio ha il potere<br />

<strong>di</strong> risuscitare, non certo il re dei giudei che si trova qui, lo spirito taciturno, con le<br />

mani e i pie<strong>di</strong> legati. Il comandante <strong>di</strong>sse, <strong>La</strong>sciatelo lì, che ci pensino quelli <strong>di</strong> Betania<br />

a sotterrarlo, o che se lo mangino i corvi, ma prima guardate se ha qualcosa <strong>di</strong> valore,<br />

e i soldati lo frugarono, ma non trovarono niente, Neanche una moneta, <strong>di</strong>sse uno,<br />

non c’era da stupirsi, il contabile <strong>della</strong> comunità era Matteo, che conosceva il<br />

mestiere essendo stato pubblicano al tempo in cui si chiamava Levi. Non l’hanno


pagato per la denuncia, mormorò Gesù, e uno, che lo aveva u<strong>di</strong>to, rispose, Volevano,<br />

ma lui ha risposto che aveva l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> saldare i suoi conti, ed eccolo lì, adesso<br />

non paga più. Riprese la marcia, alcuni <strong>di</strong>scepoli si attardarono a guardare<br />

pietosamente il cadavere, ma Giovanni <strong>di</strong>sse, <strong>La</strong>sciamolo, non era dei nostri, e l’<strong>altro</strong><br />

Giuda, quello che era anche Taddeo, soggiunse, Che lo vogliamo o no, dovrà sempre<br />

essere dei nostri, non sapremo che cosa farcene <strong>di</strong> lui, eppure continuerà a essere dei<br />

nostri. Proseguiamo, <strong>di</strong>sse Pietro, il nostro posto non è a fianco <strong>di</strong> Giuda Iscariota, Hai<br />

ragione, <strong>di</strong>sse Tommaso, il nostro posto dovrebbe essere accanto a Gesù, ma è vuoto.<br />

Alla fine, entrarono a Gerusalemme, e Gesù fu condotto <strong>di</strong>nanzi al consiglio<br />

degli anziani, principi <strong>di</strong> sacerdoti e scribi. Tra questi, era il sommo sacerdote, che gioì<br />

nel vederlo e gli <strong>di</strong>sse, Ti avevo avvertito, ma tu non hai voluto darmi ascolto, adesso<br />

il tuo orgoglio non potrà <strong>di</strong>fenderti e le tue menzogne ti condanneranno, Quali<br />

menzogne, domandò Gesù, Una, quella <strong>di</strong> essere il re dei giudei, Io sono il re dei<br />

giudei, L’altra, quella <strong>di</strong> essere il figlio <strong>di</strong> Dio, Chi ti ha detto che io affermo <strong>di</strong> essere il<br />

figlio <strong>di</strong> Dio, Tutti, Non devi prestar loro ascolto, io sono il re dei giudei, Allora,<br />

confessi <strong>di</strong> non essere il figlio <strong>di</strong> Dio, Ripeto che sono il re dei giudei, Fa’ attenzione,<br />

bada che è sufficiente quest’unica menzogna perché tu sia condannato, Quello che<br />

ho detto, ho detto, Molto bene, ti manderò davanti al prefetto dei romani, il quale è<br />

ansioso <strong>di</strong> far conoscenza dell’uomo che vuole scacciarlo e sottrarre questi domini al<br />

potere <strong>di</strong> Cesare. Da lì, i soldati condussero Gesù al palazzo del governatore e, poiché<br />

si era sparsa la notizia che colui che affermava <strong>di</strong> essere il re dei giudei, colui che<br />

aveva picchiato i cambiavalute e appiccato il fuoco alle tende, era stato arrestato,<br />

tutti accorrevano a vedere che faccia avesse un re trascinato per le strade davanti al<br />

popolino, le mani legate come un comune delinquente, essendo in<strong>di</strong>fferente, nella<br />

fattispecie, se fosse un re autentico o uno <strong>di</strong> quelli che presumevano <strong>di</strong> esserlo. E<br />

come sempre accade, perché il mondo non è tutto uguale, c’era chi provava pena e<br />

chi no, chi <strong>di</strong>ceva, <strong>La</strong>sciamolo andare, è matto, e chi, al contrario, pensava che punire<br />

un misfatto servisse a dare un esempio, e se quelli sono tanti, questi non sono certo<br />

<strong>di</strong> meno. In mezzo alla folla, confondendosi con essa, vagavano smarriti i <strong>di</strong>scepoli, al<br />

pari delle donne che li avevano seguiti e che si riconoscevano subito per il pianto, ce<br />

n’era solo una che non piangeva ed era Maria <strong>di</strong> Magdala, perché le lacrime le<br />

bruciavano dentro.<br />

Non era grande la <strong>di</strong>stanza fra la casa del sommo sacerdote e il palazzo del<br />

prefetto, ma Gesù aveva l’impressione <strong>di</strong> non arrivarci mai, e non perché fossero a tal<br />

punto insopportabili i fischi e gli insulti <strong>della</strong> folla, delusa dalla magra figura che stava<br />

facendo quel re, ma per il motivo che non vedeva l’ora <strong>di</strong> presentarsi<br />

all’appuntamento, fissato <strong>di</strong> sua volontà, con la morte, a meno che Dio non stesse<br />

ancora guardando da questa parte e <strong>di</strong>cesse, Che significa, non stai rispettando gli


accor<strong>di</strong> presi. Alla porta del palazzo c’erano alcuni soldati <strong>di</strong> Roma, cui quelli <strong>di</strong> Erode<br />

e le guar<strong>di</strong>e del Tempio consegnarono il prigioniero, restando poi all’esterno, in<br />

attesa <strong>della</strong> deliberazione, entrarono con lui soltanto quei sacerdoti che avevano<br />

l’autorizzazione. Seduto sullo scranno da prefetto, Pilato, si chiamava così, vide<br />

entrare una specie <strong>di</strong> straccione, barbuto e scalzo, la tunica impataccata <strong>di</strong> macchie<br />

antiche e recenti, queste dei frutti maturi che gli dei avevano creato per un <strong>altro</strong><br />

scopo, e non perché facessero da insegna a rancore e ignominia. In pie<strong>di</strong>, davanti a<br />

lui, il prigioniero aspettava, teneva la testa eretta, ma lo sguardo era perso nel vuoto,<br />

in un punto vicino, ma indefinibile, fra gli occhi dell’uno e quelli dell’<strong>altro</strong>. Pilato<br />

conosceva solo due tipi <strong>di</strong> accusati, quelli che abbassavano gli occhi e quelli che se ne<br />

servivano come un guanto <strong>di</strong> sfida, i primi li <strong>di</strong>sprezzava, i secon<strong>di</strong> li temeva sempre<br />

un po’ e perciò li condannava più rapidamente. Ma questo se ne stava lì come se si<br />

trovasse <strong>altro</strong>ve, talmente sicuro <strong>di</strong> sé quasi fosse, <strong>di</strong> fatto e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, una persona<br />

regale cui, essendo tutto un deplorevole malinteso, ben presto sarebbero stati<br />

restituiti la corona, lo scettro e il mantello. Pilato finì per concluderne che sarebbe<br />

stato più conveniente includere questo prigioniero nel secondo gruppo e giu<strong>di</strong>carlo <strong>di</strong><br />

conseguenza, dopo <strong>di</strong> che passò all’interrogatorio, Come ti chiami, Gesù, figlio <strong>di</strong><br />

Giuseppe, sono nato a Betlemme in Giudea, ma mi conoscono come Gesù <strong>di</strong> Nazaret<br />

perché a Nazaret, in Galilea, ho vissuto, Tuo padre, chi era. Te l’ho già detto, il suo<br />

nome era Giuseppe, Che mestiere faceva, il falegname, Allora spiegami come da un<br />

Giuseppe falegname sia venuto fuori un Gesù re, Se un re può avere figli falegnami,<br />

un falegname deve poter avere figli re. A questo punto, intervenne uno fra i sacerdoti<br />

più importanti, <strong>di</strong>cendo, Ti ricordo, o Pilato, che quest’uomo ha inoltre sostenuto <strong>di</strong><br />

essere il figlio <strong>di</strong> Dio, Non è vero, io affermo soltanto <strong>di</strong> essere il figlio dell’Uomo,<br />

rispose Gesù, e il sacerdote, Pilato, non farti ingannare, nella nostra religione è<br />

identico <strong>di</strong>re figlio dell’Uomo o figlio <strong>di</strong> Dio. Pilato fece un gesto in<strong>di</strong>fferente con la<br />

mano, Qualora se ne andasse in giro a proclamare <strong>di</strong> essere figlio <strong>di</strong> Giove, tenendo<br />

conto che altri ce ne sono stati prima, il caso mi riguarderebbe, ma che egli sia, o non<br />

sia, figlio del vostro <strong>di</strong>o, è un fatto senza importanza, Allora giu<strong>di</strong>calo perché si<br />

proclama re dei giudei, questo ci basta, Bisogna vedere se è sufficiente anche per me,<br />

rispose Pilato sgarbatamente. Gesù aspettava tranquillamente la fine del <strong>di</strong>alogo e la<br />

ripresa dell’interrogatorio. Chi <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> essere, domandò il governatore, Quello che<br />

sono, il re dei giudei, E che cosa pretende colui che afferma <strong>di</strong> essere il re dei giudei,<br />

Tutto quanto spetta a un re, Per esempio, Governare il suo popolo e proteggerlo,<br />

Proteggerlo da che cosa, Da tutto quanto gli sia contrario, Proteggerlo da chi, Da tutti<br />

coloro che siano contro <strong>di</strong> lui, Se ho ben capito, lo proteggeresti da Roma, Hai capito<br />

bene, E per proteggerlo, tu attaccheresti i romani, Non c’è <strong>altro</strong> modo, E li cacceresti<br />

da queste terre, Una cosa tira l’altra, ovviamente, Quin<strong>di</strong>, tu sei nemico <strong>di</strong> Cesare,


Sono il re dei giudei, Confessi <strong>di</strong> essere nemico <strong>di</strong> Cesare, Sono il re dei giudei, la mia<br />

bocca non si aprirà per <strong>di</strong>re <strong>altro</strong>. Esultante, il sacerdote alzò le braccia al cielo, Ecco,<br />

o Pilato, egli confessa, e tu non puoi salvare la vita a chi, davanti a testimoni, si è<br />

<strong>di</strong>chiarato contro <strong>di</strong> te e contro Cesare. Pilato sospirò, poi <strong>di</strong>sse al sacerdote, Taci, e<br />

rivolgendosi a Gesù gli domandò, Cos’<strong>altro</strong> hai da <strong>di</strong>re, Niente, rispose Gesù, Mi<br />

costringi a condannarti, Fa’ il tuo dovere, Vuoi scegliere la tua Morte, L’ho già scelta,<br />

Quale, <strong>La</strong> croce, Morirai sulla croce. A questo punto, gli occhi <strong>di</strong> Gesù cercarono gli<br />

occhi <strong>di</strong> Pilato e si fissarono in essi, Posso chiederti un favore, gli domandò, Se non è<br />

contrario alla sentenza che hai u<strong>di</strong>to, Ti chiedo <strong>di</strong> far apporre sopra la mia testa<br />

un’iscrizione in cui si <strong>di</strong>ca, affinché mi conoscano, chi e che cosa sono, Nient’<strong>altro</strong>,<br />

Nient’<strong>altro</strong>. Pilato rivolse un cenno a un subalterno, il quale gli portò l’occorrente e <strong>di</strong><br />

suo pugno scrisse Gesù <strong>di</strong> Nazaret, re dei giudei. Il sacerdote, che si era abbandonato<br />

alla contentezza, si rese conto <strong>di</strong> quanto stava accadendo e protestò, Non puoi<br />

scrivere re dei giudei, bensì che si <strong>di</strong>chiarava re dei giudei. Ma Pilato era irritato con<br />

se stesso, gli sembrava che avrebbe dovuto prosciogliere quest’uomo, giacché<br />

persino il più sospettoso dei giu<strong>di</strong>ci sarebbe stato in grado <strong>di</strong> vedere che un tale<br />

nemico non avrebbe potuto cagionare alcun male a Cesare, e perciò gli rispose<br />

bruscamente, Non mi scocciare, quello che ho scritto, ho scritto. Fece segno ai soldati<br />

<strong>di</strong> portar via il condannato e or<strong>di</strong>nò dell’acqua per lavarsi le mani, com’era sua<br />

abitu<strong>di</strong>ne dopo i giu<strong>di</strong>zi.<br />

Da lì condussero Gesù verso una collina che chiamavano Golgota e, visto che le<br />

gambe cominciavano a cedergli sotto il peso del patibolo, malgrado la costituzione<br />

robusta, il centurione che comandava il drappello or<strong>di</strong>nò a un passante, fermatosi un<br />

momento a guardare il corteo, <strong>di</strong> trasportare il carico. Degli insulti e dei fischi si è già<br />

detto, come <strong>della</strong> folla che li lanciava. E anche <strong>di</strong> quella rara pietà. Quanto ai<br />

<strong>di</strong>scepoli, sono ancora lì nei pressi, soltanto poco fa una donna ha chiesto a Pietro, Tu<br />

non sei per caso uno <strong>di</strong> quelli che erano con lui, e Pietro ha replicato, Io, no, e dopo<br />

aver pronunciato queste parole si è nascosto <strong>di</strong>etro agli altri, ma ha incontrato <strong>di</strong><br />

nuovo la stessa donna, ripetendole, Io, no, e visto che non c’è due senza tre, essendo<br />

a tre il conto che Dio ha fatto, Pietro fu interpellato per la terza volta e ancora<br />

rispose, Io, no. Le donne salgono a fianco <strong>di</strong> Gesù, alcune qui, altre là, e Maria <strong>di</strong><br />

Magdala è quella più prossima, ma non gli si può avvicinare troppo perché i soldati<br />

non glielo consentono, come non faranno passare nessun uomo e nessuna donna<br />

nelle a<strong>di</strong>acenze del luogo dove sono erette tre croci, due delle quali già occupate da<br />

altrettanti uomini che urlano e gridano e piangono, e la terza, nel mezzo, in attesa del<br />

proprio uomo, <strong>di</strong>ritta e verticale come una colonna a sostegno del cielo. I soldati<br />

<strong>di</strong>ssero a Gesù <strong>di</strong> sdraiarsi ed egli si adagiò, gli aprirono le braccia sul patibolo e,<br />

quando il primo chiodo, sotto il brutale colpo <strong>di</strong> martello, gli perforò il polso nello


spazio fra le due ossa, il tempo retrocesse in una vertigine istantanea, e Gesù provò il<br />

dolore che aveva sentito suo padre, si vide come aveva veduto lui, crocifisso a<br />

Sefforis, poi l’<strong>altro</strong> polso e, imme<strong>di</strong>atamente, la prima lacerazione delle carni quando<br />

il patibolo cominciò a essere issato a strattoni verso la cima <strong>della</strong> croce, l’intero peso<br />

sostenuto dalle fragili ossa, e fu quasi un sollievo quando gli spinsero le gambe verso<br />

l’alto e un terzo chiodo gli attraversò i calcagni, adesso non c’è più niente da fare, c’è<br />

solo da attendere la morte.<br />

Gesù muore, muore, e quando la vita comincia ad abbandonarlo,<br />

all’improvviso, il cielo sopra il suo capo si spalanca e appare Dio, vestito come sulla<br />

barca, e la Sua voce risuona per tutta la terra, Tu sei il mio <strong>di</strong>letto figlio, in te ho<br />

riposto la mia gratificazione. Allora Gesù capì <strong>di</strong> essere stato portato all’inganno come<br />

si conduce l’agnello al sacrificio, che la sua vita era destinata a questa morte fin dal<br />

principio e, ripensando al fiume <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> sofferenza che sarebbe nato<br />

spargendosi per tutta la terra, esclamò rivolto al cielo, dove Dio sorrideva, Uomini,<br />

perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto. Poi, a poco a poco, si spense in un<br />

sogno, si trovava a Nazaret e sentiva il padre che, facendo spallucce anch’egli e<br />

sorridendo, gli <strong>di</strong>ceva, Né io posso farti tutte le domande, né tu puoi darmi tutte le<br />

risposte. Quando aveva ancora un barlume <strong>di</strong> vita, sentì che una spugna imbevuta <strong>di</strong><br />

acqua e aceto gli sfiorava le labbra, e allora, guardando verso il basso, scorse un<br />

uomo allontanarsi con un secchio e una canna in spalla. Ma non riuscì a vedere, lì per<br />

terra, la sco<strong>della</strong> nera dentro cui gocciolava il suo sangue.

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