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IL CASO PIRAS-PERÓN CHI BLEFFA E CHI NÓ NN - Mamoiada

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Piero Salerno e Raffaele Ballore<br />

<strong>IL</strong> <strong>CASO</strong> <strong>PIRAS</strong>-<strong>PERÓN</strong><br />

<strong>CHI</strong> <strong>BLEFFA</strong> E <strong>CHI</strong> <strong>NÓ</strong>N<br />

Libro Aperto<br />

IN AGGIORNAMENTO CONTINUO


Alle famiglie Piras-Salerno-Massidda<br />

sarde e argentine, alla popolazione di<br />

<strong>Mamoiada</strong> e a tutte le persone oneste.<br />

E ancora un grazie a<br />

Gabriela e Monica Degastaldi, Marta Tronchoni,<br />

Fabian Ghi, Marcelo Rasquetti, Igino Sanna.<br />

Edizione digitale pdf gratuita<br />

scaricabile dal portale culturale<br />

www.mamoiada.org<br />

<strong>Mamoiada</strong>, Marzo 2013<br />

La storia è maestra di vita<br />

(Cicerone)<br />

La storia è madre della verità<br />

(Cervantes)<br />

Per andare avanti nella ricerca, come anche nella vita,<br />

occorre essere sempre sinceri e leali con tutti<br />

(dal libro Juan Peron-Giovanni Piras, due nomi una persona 3 a ed.)


SOMMARIO<br />

-------------------------------------------------------------------------<br />

1<br />

INTRODUZIONE<br />

2<br />

LA FAMIGLIA MAMOIADINA, LE FOTO DI GIOVA<strong>NN</strong>I<br />

3<br />

L’EMIGRATO GIOVA<strong>NN</strong>I <strong>PIRAS</strong>, LA FAMIGLIA ARGENTINA, <strong>IL</strong><br />

MATRIMONIO, LA CERTIFICAZIONE DELLA PENSIONE, LA MORTE<br />

4<br />

CERTIFICATO DI CRESIMA E DOCUMENTO M<strong>IL</strong>ITARE DEL <strong>PIRAS</strong><br />

5<br />

I TIZÓN, JUAN <strong>PERÓN</strong> M<strong>IL</strong>ITARE,<br />

LA SUA FAMIGLIA, LE PRESUNTE RICCHEZZE<br />

7<br />

ALTRO DOCUMENTO <strong>CHI</strong>AVE<br />

L’ATTO DEL MATRIMONIO <strong>PIRAS</strong>-MARENCO IN <strong>CHI</strong>ESA<br />

8<br />

STORIELLE, PERIZIE, INVENZIONI E STRANE CRONOLOGIE<br />

9<br />

FINE DEFINITIVA DEL <strong>CASO</strong> <strong>PIRAS</strong>-<strong>PERÓN</strong> MAMOIADINO


INTRODUZIONE<br />

Chi più chi meno abbiamo fantasticato tutti sopra la leggenda del nostro<br />

paesano che sarebbe diventato un protagonista della Storia del ‘900.<br />

Noi ci siamo buttati a capofitto nel caso “Piras-Perón” così come lo abbiamo<br />

fatto e lo faremo per ogni cosa che riterremo utile alla nostra comunità,<br />

sia per farla divertire che farla crescere culturalmente e, se è possibile, anche<br />

economicamente.<br />

Nel libro-ricerca “El Presidente, il caso Piras-Perón” <strong>Mamoiada</strong> è definita il<br />

paese dei tre misteri. Dopo Sa Perda Pintà, i Mamuthones e Issohadores, noi<br />

avevamo sostenuto questo caso che chiamammo “il terzo mistero di<br />

<strong>Mamoiada</strong>” perché, se ciò fosse corrisposto a verità, tutto sommato sarebbe<br />

stata una carta utile per il paese. Per l’entusiasmo e il fascino che ci aveva<br />

trasmesso questo intrigante caso avevamo timore di un eccessivo trasporto,<br />

di quel coinvolgimento emotivo campanilistico che ci facesse trascurare<br />

l’obiettività, proprio perché molte testimonianze giocavano a favore della<br />

ipotesi di <strong>Mamoiada</strong> e che una lunga serie di micidiali coincidenze<br />

sembrava non lasciare alternative.<br />

La cassa di risonanza popolare a volte può amplificare a dismisura i fatti ed<br />

essere pericolosa; in virtù di questo si doveva andare a fondo, indagare<br />

seriamente e produrre prove ed elementi inappuntabili a sostegno (o<br />

contro) il caso Piras-Perón.<br />

Non v’è dubbio però: le cose sono state manipolate e tante situazioni<br />

inventate perché indizio dopo indizio, verifica dopo verifica, documento<br />

dopo documento, ci siamo accorti che i conti non tornavano. E’ stato<br />

necessario rifare tutta la ricerca con il metodo più efficace, quello<br />

scientifico, cercando documentazione autentica, verificando gli argomenti e<br />

i fatti che hanno viziato le coincidenze e scoprire dove, come e chi ha<br />

forzato la mano.<br />

E’ impossibile “mascherare” (o bleffare) su un fatto sensazionale del genere<br />

e di rilevante importanza storica per una grande nazione come l’Argentina;<br />

a cosa ci serve dunque raccontare cose non vere?<br />

Cosa ce ne facciamo noi mamoiadini di una forzatura, di un “falso caso”?<br />

Senza conforti, senza certezze, rimediamo solo derisioni e meschine figure.<br />

Il caso Piras-Perón non è un mistero così arcaico come quello de Sa Perda<br />

Pintà o dei Mamuthones e Issohadores, che sono quasi impossibili da<br />

catalogare con sicurezza, bensì una leggenda moderna, dei nostri tempi,<br />

verificabile, sia pure con serie difficoltà, ma è alla nostra portata.<br />

Dopo l’uscita del libro “El Presidente” e del video documentario “Identità”,<br />

anziché seguire il filone lasciato aperto sulla possibilità che Juan Perón<br />

fosse comunque un sardo (mamoiadino o no, non ci interessa), alcuni non<br />

solo non hanno riconosciuto le forzature ma incredibilmente hanno<br />

organizzato uno squallido teatrino di aggiustamenti e di nuove<br />

falsificazioni propinandole come ricerca seria e, con la consapevolezza di<br />

farlo, burlandosi di tutti.<br />

Non essendo stati capaci di fare un’opera investigativa seria, si sono<br />

inventati fatti e situazioni, trasformato documenti, si sono rifugiati sul<br />

vago, su “segreti professionali”, su fantastiche trovate giocando con i<br />

silenzi dovuti per le parole date, su prove sterili periziate dallo stesso<br />

“autore-creatore”, si sono inventati provvidenziali fotografi-archivisti con<br />

stratagemmi penosi, che ora andremo ad esporre alla Vostra attenzione.<br />

Troppo comodo e alquanto puerile asserire dei fatti arrivando persino a<br />

dichiarare che nelle carte che abbiamo prodotto noi alcune scritte sono state<br />

aggiunte in certi periodi ad opera di servizi segreti e quant’altro si può<br />

inventare, senza produrre un minimo di documentazione e/o perizie in<br />

originale che dimostrino questa (personalissima) tesi.<br />

Ultimamente si è superato ogni limite con “dimostrazioni” sconvolgenti,<br />

con una protervia, un disprezzo della verità e delle persone in buona fede


che non ha uguali, accusando per giunta noi di essere degli “investigatori<br />

fasulli”.<br />

…Ebbene noi abbiamo ritenuto estremamente doveroso intervenire, sia per<br />

non lasciare dubbio alcuno sulla nostra onestà, ma soprattutto per tutti Voi<br />

lettori, perché nessuno si deve permettere di abusare della credulità popolare.<br />

E’ quindi arrivato il momento di argomentare con dimostrazioni<br />

schiaccianti chi bleffa e chi non e ci apprestiamo a dare una sonora batosta<br />

culturale a chi non possiede l’onestà intellettuale, sperando sia finalmente<br />

sufficiente a sedare le menti ipercreative di questi “veri investigatori” che si<br />

sono permessi di prendervi (e prenderci) in giro per anni.<br />

Questo che è diventato ormai un “libro aperto” è indirizzato proprio a Voi<br />

paesani, a Voi conterranei ed a tutti gli appassionati lettori per chiarire doverosamente<br />

diverse cose in riferimento a ciò che vi è scritto dalla prima sino<br />

alla terza ristampa di un noto libro sul caso “Piras-Perón”, ad articoli ed<br />

a corposi saggi apparsi in autorevoli quotidiani, siti culturali, in TV, nel<br />

prestigioso Almanacco Gallurese 2007 e precedenti numeri — Link diretto:<br />

“Almanacco Gallurese” (edizione 2007 pagg. 262-274)<br />

http://issuu.com/almanaccogallurese/docs/almanacco_07?mode=embed&layout=http%3<br />

A%2F%2Fskin.issuu.com%2Fv%2Fcolor%2Flayout.xml&backgroundColor=000000&showFli<br />

pBtn=true<br />

Ciò per offrire a Voi tutti una documentata informazione, puntualizzando<br />

minuziosamente inesattezze, forzature e cose non corrispondenti assolutamente<br />

a verità. Per la comparazione degli scritti è opportuno leggere i libri<br />

citati sopra e la rivista Gallurese (cliccando sul link e digitando i numeri<br />

delle pagine).<br />

Per chi volesse scaricare l’edizione digitale pdf di questo “libro aperto” (che<br />

in rete è a colori) è necessario cliccare il link nel portale culturale di <strong>Mamoiada</strong><br />

www.mamoiada.org –<br />

Il formato così ampio in A4 è stato voluto per una miglior visione dei documenti<br />

anche se la compressione in formato pdf per Internet non li rende<br />

perfetti.<br />

Seguiamo in prima persona il caso Piras-Perón, ne siamo direttamente<br />

coinvolti; un caso che ci ha impegnato in pieno sin dal 1993 come parenti<br />

ed appassionati. La ricerca, ancora aperta per altri traguardi, è stata riportata<br />

con onesta analisi nel libro “El Presidente”, il caso Piras-Perón – la leggenda<br />

di un sardo che sarebbe diventato Juan Perón – di Raffaele Ballore<br />

(digitale Pdf e cartaceo scritto in due lingue)<br />

http://www.mamoiada.org/paese/mamoiada/piras-peron-ita/<br />

Le copertine del libro “El Presidente – il caso Piras Perón” (Vers. italiano e spagnolo)<br />

Attenendoci al rigore del metodo, in questo presente lavoro di integrazione<br />

esponiamo il più semplicemente possibile ogni cosa prendendo per mano<br />

Voi lettori e instaurando un dialogo aperto a tutti, poiché è diventato un<br />

caso molto seguito a giudicare dalle e-mail, dalle telefonate che riceviamo e<br />

dai vari blog e siti sul caso.


Siamo del parere che novità e serie precisazioni devono essere esibite pubblicamente<br />

perché è un caso che potrebbe (potrebbe) avere rilevanza storica,<br />

quindi interessa tutti.<br />

Proprio in virtù di questo fatto la maggioranza delle persone vuole vederci<br />

chiaro e da tempo ci spronano incoraggiandoci in continuazione al pubblico<br />

dibattito. A maggior ragione dopo l’ultima uscita della terza ristampa<br />

del libro del “vero ricercatore”. Una farsa che smonteremo dall’inizio alla<br />

fine parte per parte, riga per riga.<br />

Pensiamo anche che il confronto che auspicate da tempo non avverrà (non<br />

certo per colpa nostra) perché la consapevolezza della figuraccia agli occhi<br />

di tutti è tale che i “veri investigatori” difficilmente affronteranno una<br />

comparazione pacata e seria. Ad ogni modo non spetta a noi promuoverlo,<br />

possiamo solo assicurare la più completa collaborazione.<br />

Nell’attesa, non c’è occasione migliore per esporre minuziosamente tutto;<br />

per cui invitiamo Voi paesani e conterranei a leggere bene sino in fondo<br />

ogni frase. Capiamo che la cosa sia un po’ difficoltosa, ma per comparare i<br />

nostri scritti con quelli degli altri è necessario seguire la scientificità delle<br />

cose; solo così si avranno gli elementi per le conclusioni. Per i lettori grandi<br />

appassionati al caso, diamo per scontato la conoscenza dei testi in merito,<br />

poiché sarebbe complicato riscrivere ogni volta tutti i richiami e le allusioni<br />

che faremo a precedenti pubblicazioni (nostre ed altrui).<br />

Comunque se avrete dubbi e perplessità non esitate a contattarci.<br />

Va chiarito subito il fatto che del “gruppo argentino-romano” che ha realizzato<br />

il docu-film sul caso dell’emigrato Giovanni Piras (Identità), oltre alla<br />

Morgana produzioni, ne ha fatto parte a tutti gli effetti anche Piero Salerno,<br />

parente diretto del Piras, inizialmente convinto assertore che questo suo zio<br />

Giovanni fosse diventato Juan Perón e che firma questo trattato.<br />

Si decise di fare la ricerca in loco in prima persona con l’intento di riuscire a<br />

dimostrare con sicurezza che Giovanni Piras, classe 1891 (emigrato da <strong>Mamoiada</strong><br />

nel 1910) diventò Juan Perón.<br />

Purtroppo, o per fortuna, le cose sono andate diversamente.<br />

Vi diciamo anche che ad unirsi al gruppo di ricerca in partenza per<br />

l’Argentina era stato più volte invitato “il vero investigatore” (telefonate<br />

registrate ed e-mail le abbiamo a disposizione in archivio), spesato di viaggio,<br />

vitto, alloggio e stipendio, lasciando liberamente a sua discrezione stabilire<br />

il periodo e modalità di partenza. Ma stranamente rifiutò l’allettante<br />

proposta.<br />

Il gruppo di ricercatori e documentaristi recatosi in Argentina ha ritrovato<br />

Giovanni Piras di <strong>Mamoiada</strong> alla fine della sua permanenza in quella nazione.<br />

Altri documenti validi a sostegno sono stati trovati dopo il loro rientro<br />

in patria.<br />

A prescindere dal ritrovamento o meno del Piras mamoiadino, nel libro “El<br />

Presidente” si dimostra con scrupolosità che l’emigrato in questione non<br />

può essere mai stato Juan Perón. Rimane aperta, per il momento, la teoria<br />

del Perón sardo (e in un futuro non lontano ci saranno, speriamo, interessanti<br />

novità).<br />

Precisiamo che i documenti importanti che produciamo sono in copia conforme,<br />

sarebbe a dire: fedeli all’originale, non manipolati e sono a disposizione<br />

di chiunque. Cosa che altri dicono ma non si azzardano a fare o, nella<br />

migliore ipotesi, pubblicano delle copie di fotocopie e parlano di avventurosi<br />

ottenimenti di foto e documenti (sempre a parole), oppure ancora producono<br />

volgari fotocopie taroccate grossolanamente, prive di un minimo di<br />

scientificità accettabile.<br />

Era nostro dovere gratificare, indicando i loro nomi, tutte le persone, dirigenti,<br />

funzionari e personalità varie che ci hanno aiutato sia in Argentina<br />

che in Italia e che sono state felici della citazione. Alcune, pur ringraziandoci,<br />

hanno preferito non comparire.


Non siamo mai riusciti a risolvere una indagine solo con l’ausilio della seppur<br />

utilissima posta elettronica, poiché difficilmente si ottiene risposta dagli<br />

Enti pubblici, meno ancora dagli Uffici militari e dai delicati Archivi ecclesiastici<br />

(per certe ricerche sono comprensibile il riserbo e le remore per la<br />

rete informatica).<br />

La comunicazione per e-mail è di grande aiuto una volta trovati direttamente<br />

i canali informativi e le persone giuste. Specialmente gli ultimi 6/8<br />

mesi precedenti la messa in rete di questo “libro aperto” sono stati faticosissimi.<br />

Una stressante “corsa” contro il tempo poiché volevamo pubblicare<br />

i risultati di quest’altra impegnativa ricerca entro una certa data, importante<br />

affettivamente per noi parenti diretti del Piras Giovanni (Juan) emigrato<br />

in Argentina.<br />

Dobbiamo ringraziare i nostri efficientissimi amici e collaboratori oltre<br />

oceano per il lavoro svolto: su nostra indicazione hanno girato in lungo e in<br />

largo una bella fetta dell’immensa nazione Argentina. Un grande lavoro<br />

che andava ricompensato naturalmente.<br />

Tutta l’indagine ha comportato delle spese economiche notevoli, in alcuni<br />

casi abbastanza rilevanti; basti pensare alle esose parcelle delle perizie grafiche,<br />

alle spese per i mezzi di locomozione privati e/o pubblici per gli spostamenti<br />

in Argentina e alle quote per pensioni e albergo dei nostri amici in<br />

visita nei vari posti; il costo per il ritiro ed invio di ogni singolo Atto conformizzato<br />

con un importo che variava dai 40 ai 50 €, tra spese di bolli, accrediti<br />

bancari Western Union e spedizioni postali assicurate. Ma la serietà,<br />

il metodo di conduzione e l’interesse del caso lo richiedeva.<br />

Non si sa a chi sia rivolto il “monito” scritto a pag. 169 della terza ristampa<br />

del libro “Juan Peron-Giovanni Piras due nomi una persona”:<br />

…per andare avanti nella ricerca, come anche nella vita, occorre essere sempre sinceri<br />

e leali con tutti.<br />

E’ una massima saggia, ma l’autore si è guardato bene dall’applicarla; anzi,<br />

l’ha calpestata dall’inizio alla fine.<br />

E’ tutto in questo “libro aperto”, buona lettura.<br />

Piero Salerno e Raffaele Ballore


LA FAMIGLIA MAMOIADINA, LE FOTO DI GIOVA<strong>NN</strong>I.<br />

In certi siti Internet “alcuni” hanno fatto delle illazioni pubblicando e commentando sarcasticamente<br />

lo specchietto della Direzione Generale per il Cinema con la richiesta di finanziamento<br />

di oltre 880.000 € per la realizzazione del docu-film in pellicola “Alla ricerca di Giovanni<br />

Piras” (poi diventato “Identità”).<br />

Niente da nascondere, cose alla luce del giorno, era una opportunità del Ministero competente<br />

(fondo di garanzia) per chiunque realizzasse lavori del genere, dietro presentazione del preventivo<br />

di spesa e i requisiti (titoli) della produzione. Nella stessa lista vi sono film e somme<br />

richieste pure da due registi sardi.<br />

Non è stata scoperta nessuna magagna, ma è solo uno dei tanti granchi presi e conseguente<br />

patetica figura fatta da queste persone che si arrampicano spesso e volentieri su strade inutili<br />

perché ciò esula da ogni argomento sul caso Piras-Perón. Cosa c’entra?<br />

Per caso è stata presentata la richiesta dicendo che si intendeva andare alla ricerca di un falso<br />

Piras? Tra l’altro si è andati ad indagare sull’emigrato senza grandi appigli, ma con la volontà<br />

e consapevolezza di cercare la verità. Il documentario è stato realizzato solo in video digitale,<br />

con un ridotto gruppo di lavoro e rischiando tutto ed esclusivamente mezzi propri.<br />

Se qualcuno fosse stato in buona fede, avrebbe esposto anche la seconda pagina dove, purtroppo,<br />

vi è riportata l’esclusione dal finanziamento; invece si preferisce lasciare intendere<br />

che per il caso Piras-Perón, da parte nostra, è stato inventato tutto “illudendo” ed “ingannando<br />

ad arte” con “falsi storici” solo per arraffare soldi. Inganni di che?<br />

Purtroppo si insiste discreditando il lavoro e la reputazione di oneste persone. Questo è imperdonabile<br />

e naturalmente non lo permettiamo.<br />

C’è da chiedersi quale scopo hanno i seri ricercatori ed i Salerno per dire delle bugie? Quali<br />

vantaggi si sono ottenuti e se ne otterranno? Manca un movente.<br />

Le famiglie Salerno- Piras avevano tutto l’interesse a trovare il loro zietto famoso e… ricco. Il<br />

documentario avrebbero avuto indubbiamente grande successo e grandi incassi se l’emigrato<br />

protagonista fosse davvero Juan Perón.<br />

…Ma confessiamolo dai! …c’è stato un intervento del Governo Argentino, tramite contatto<br />

supersegreto della loro intelligence che ci ha riempito a tutti le tasche di milioni di dollari pur<br />

di negare tutto!<br />

…Ci scappa da ridere; noi non siamo buoni ad imbastire suggestive tresche.<br />

Ci teniamo molto a dire che l’autore del libro “El Presidente, il caso Piras-Perón” non si è mai<br />

mosso a vanvera come altri, ne’ ha mai prodotto fumo, ma ha cercato (verbo affine alla voce<br />

“investigare”), trovato e raccolto le notizie giuste e certificate, tutte ripetibili e pubblicate dopo<br />

attente analisi e serie verifiche, come ha sempre dimostrato (carta canta).<br />

In particolare non si è mai mosso in campi prettamente privati senza l’esortazione alla collaborazione<br />

da parte della famiglia Salerno-Piras, che lo ringrazia per la preziosa, indispensabile<br />

collaborazione.<br />

E’ certo che siamo tutti estremamente curiosi di vedere le tanto sbandierate ricerche genealogiche<br />

eseguite nei paesi sardi in cui era stato dichiarato con supponenza fosse originario il Piras<br />

da noi ritrovato. Addirittura si romanzano poeticamente alcune località di presunta provenienza<br />

di questo emigrato da noi equivocato. Attenzione! senza fraintendimenti, in quanto sono<br />

state indicate diverse località e persino pubblicate sulla stampa diverse volte, comprese le<br />

frazioni, talvolta anche i p arenti rintracciati (fra cui vedi Unione Sarda 18/09/2006,<br />

17/10/2006 e successivo e vari scritti in siti internet). Vogliamo essere più chiari per Voi amici<br />

lettori: in poche parole alcuni dicono che noi abbiamo ritrovato un Giovanni Piras figlio di<br />

Antonio e Anna Meloni e non il Piras figlio di Antonio e Marianna Massidda. Non una persona<br />

originaria di <strong>Mamoiada</strong> ma omonimo di altri paesi. Naturalmente le loro affermazioni<br />

sempre a parole, senza mai produrre nulla …e come possono fare diversamente? Essendo un<br />

passaggio estremamente importante le affermazioni verbali del caso sono risibili; vanno dimostrate<br />

con documenti seguendo il moto ispiratore… “per andare avanti nella ricerca, come<br />

anche nella vita, occorre essere sempre sinceri e leali con tutti”.<br />

Le certificazioni rilasciate in proposito dai responsabili Uffici Anagrafe e Stato Civile delle<br />

località citate da taluni in diverse pubblicazioni ed articoli sulla stampa) dichiarano l’assenza<br />

di un Piras Giovanni con date, paternità e maternità del Piras ritrovato, sia quelle risultanti<br />

in Argentina che a <strong>Mamoiada</strong>.<br />

Ecco l’elenco dettagliato a prova di falsificazione:


ALA’ DEI SARDI Resp. Reg. Civile Antonio Rizzu certificaz. del 08/08/2012<br />

BUDDUSO’ “ Liberina Manca “ 20/12/2011<br />

IGLESIAS “ Daniela Milia “ 10/01/2012<br />

LODE’ “ Donata Nanu “ 27/07/2012<br />

NULVI “ Giomaria Manconi “ 27/02/2012<br />

POSADA “ Caterina Mangia “ 03/08/2012<br />

TORPE’ “ Irene Sulas “ 13/12/2011<br />

Vorremmo essere smentiti pubblicamente, carte alla mano, se non chiediamo troppo.<br />

Ripetiamo: carte alla mano non con le chiacchiere isteriche. In poche parole sarebbe a dire:<br />

basta cazzeggiare! È necessario cacciar fuori i documenti ed esibirli a Voi lettori.<br />

Non c’è bisogno di andare in Argentina, c’è solo da recarsi in quei posti sardi citati… suvvia,<br />

altrimenti i maliziosi possono pensare male.<br />

…Attenderemo invano questa dimostrazione, amici lettori, è più facile che ci portino la luna.<br />

Ci preme sottolineare in maniera decisa che nessuno al mondo poteva e può negare il sacrosanto<br />

diritto alle famiglie mamoiadine Salerno-Piras di cercare notizie del loro parente<br />

emigrato ed eventuali discendenti, tentando di vederci chiaro in ogni posto possibile.<br />

Gli sforzi investigativi fatti qualche tempo fa dai Salerno-Piras avevano come solo fine quello<br />

di avere una conferma da parte dei “ritrovati” parenti argentini riguardo a ciò che ci risultava<br />

documentalmente e inoltre quello di riuscire a far avere un intimo contatto fra le anziane figlie<br />

del Piras e il loro ultimo cugino di primo grado sardo Giovanni Salerno (“il gigante”), prima<br />

che costui passasse a miglior vita. Giovanni Salerno è scomparso da poco, ma i rapporti con i<br />

parenti argentini sono stati allacciati e consolidati ancor più dopo la sua dipartita, nonostante<br />

l’intromissione di gente estranea alla famiglia che, su riferimenti e indicazioni della stessa, ha<br />

avuto contatti con le figlie del Piras mamoiadino ed ha poi mistificato e confuso le carte sostenendo<br />

che “…il mito è il mito e che non tramonta nel cuore degli emigrati e dei sardi…<br />

non si deve ridurre il Piras a un banale pensionato …il mistero del giovane emigrato di <strong>Mamoiada</strong><br />

non deve essere svelato…”.<br />

Ma si vuole giocare sul mistero, sul fascino del mito o sulla verità?<br />

Noi eravamo solo alla ricerca della verità. Perdonateci dunque se non ci hanno mai interessato<br />

le astratte teorie e considerazioni psicoanalitiche. Per questo specifico caso provocano solo<br />

confusione in quanto non si tratta ne’ di mito, ne’ di mistero perché qui, bontà loro, la fantasia<br />

si è scatenata sin troppo. Si sono forzate e stravolte volutamente le cose per alimentare artificialmente<br />

un “mito” che non c’è. Rimane ancora da coltivare, per chi lo volesse, come no, il<br />

racconto di un emigrato diventato qualcuno.<br />

Che il nostro Giovanni Piras abbia avuto più fortuna di altri emigrati e che si sia realizzato risulta<br />

in pieno: sposò una ragazza di ottima famiglia (italiana), divenne un affermato commerciante<br />

ed ebbe anche una carriera politica diventando assessore e/o vice sindaco di una bella<br />

cittadina del nord dell’Argentina.<br />

Per il caso di un “Perón sardo” il mistero lo alimenta lo stesso Juan Perón. E’ ben spiegato nel<br />

libro “El Presidente”. Si potrebbe riscrivere la storia in questi termini, c’è ancora da ricercare,<br />

da vedere se qualche altro emigrato sia riuscito in questo “sogno americano” (… anche se noi<br />

abbiamo molti dubbi e man mano scaviamo in proposito più aumentano).<br />

Giochiamo quella carta che può essere verità, leggenda o mito e la punta romantica e triste<br />

dell’emigrazione può benissimo essere evocata e romanzata (e ve la lasciamo tutta), ma non si<br />

prenda in giro la nostra gente.<br />

Questo non lo permettiamo e faremo a pezzi chiunque ci provi.<br />

Riguardo ciò che abbiamo scritto nel libro “El Presidente” circa la foto di Giovanni Piras,<br />

pubblicata dal Tola nel 1951, si tratta di una ammissione di Giovanni Salerno in persona. E<br />

dare del bugiardo a lui e alla sua famiglia, come fa in sostanza qualcuno nel suo ultimo libro<br />

(anche se per ritorsione con un subdolo gioco di parole lo da a noi) ci vuole una bella faccia<br />

tosta. I Salerno-Piras hanno ribadito e ribadiscono tutt’ora che nella foto pubblicata nel 1951<br />

non è ritratto l’emigrato Giovanni Piras ma proprio Giovanni Salerno, “il gigante” (classe<br />

1922 per la precisione) ed è lui stesso che lo ha sempre ripetuto, a detta del figlio Piero e famiglia,<br />

aggiungendo il particolare che dietro la foto vi era la scritta “Giovanni il giorno della<br />

cresima”. Siccome l’emigrato Giovanni Piras fu cresimato a tre anni e nella foto è ritratto invece<br />

un ragazzo sui 13-16 anni al massimo, le conclusioni sono semplici.<br />

Nessuno vuole offendere la serietà del Tola e ciò non traspare in nessun nostro scritto (sono<br />

altri i n on seri e lo dimostriamo). L’avvocato giornalista rilevò e riportò le voci del tempo


come cronista e in tantissimi a <strong>Mamoiada</strong> e in altre parti della Sardegna hanno ricordato gli<br />

articoli; altro che! Ma non ci è dato sapere a che titolo e chi gli consegnò quella fotografia.<br />

Se il Tola mise il nome di Giovanni Piras nella didascalia della foto potrebbe essere per il fatto<br />

che sia stato, come no, ingannato o abbia equivocato foto e scritta sul retro; oppure anche<br />

che la sorella del Piras, Caterina, con i suoi problemi di vista, potrebbe avergli dato quella al<br />

posto di un’altra. Purtroppo non possiamo risentire oggi direttamente “il gigante”, ma i figli<br />

chiariscono che il loro padre non ha mai detto niente circa la foto pubblicata e aggiungono<br />

che Giovanni Salerno (allora trentenne) non vide a quei tempi gli articoli del Tola poiché lavorava<br />

in campagna e che, dopo la pubblicazione del primo libro sul caso nel 1984, ripeteva<br />

sempre che quel ragazzino ritratto nella copertina del libro era lui.<br />

Sempre i suoi familiari riferiscono tuttora che Giovanni Salerno non ha mai creduto alla leggenda<br />

del Piras diventato Perón ed è stato l’unico che ha sempre riso beffardamente<br />

sull’argomento, deridendo figli e nipoti. Punto!<br />

A detta del “vero investigatore” però, che come al solito mette parole in bocca a persone<br />

scomparse o che, nella migliore ipotesi, è tacitato dal “segreto professionale”, siamo noi che<br />

diciamo delle bugie. Ebbene, la sua parola contro la nostra, diretti interessati, diretti parenti.<br />

Potremo liquidare su due piedi certe affermazioni facendovi sentire la voce registrata di Giovanni<br />

Salerno …ma abbiate pazienza e proseguite nella lettura perché poi vedrete che il curriculum<br />

avulas di “alcuni” si ingrosserà sempre di più… sino a scoppiare fragorosamente.<br />

Una cosa è certa: al di la del detto non detto, consegnato o no, è lui o non è lui, anche chi non<br />

ha l’occhio allenato nota che trovare la somiglianza di quel ragazzino nella foto con Juan<br />

Perón è semplicemente assurdo. Lo abbiamo scritto e affermato da sempre, sin dagli inizi del<br />

caso, e foto di Perón più o meno della stessa età anagrafica ne abbiamo tante; figuriamoci dal<br />

periodo militare in poi… altro che “rare immagini di Perón” come si legge comicamente in<br />

certi libri. Basandoci su questo importante particolare fotografico il caso mamoiadino sarebbe<br />

stato ovviamente chiuso e il “vero ricercatore” si sarebbe dato da solo una martellata sui piedi<br />

“vedendo finalmente il volto sereno di Giovanni Piras …diventato Juan Perón”.<br />

E’ solo nei libri El Presidente di R. Ballore e Donde nació Perón di G. Casula che si argomentano<br />

i dubbi sulle fotografie del periodo giovanile di Juan Perón. Casula manifesta ancor<br />

più perplessità sul Perón già affermato militare, ma è un altro paio di maniche e non è il caso<br />

di allargare il campo in questa sede; basta leggere le serie pubblicazioni in merito.<br />

La foto di “Giovanni Piras” pubblicata dal Tola nel 1951 che non ha alcuna somiglianza con il giovane Perón qui sotto.<br />

1904-05 ca 1907-8 ca 1910-11 ca 1912-13 1915-20 1930 ca<br />

Juan Perón in diversi periodi della sua vita giovanile<br />

1933 1952 1966-68 1970-72 1974<br />

Juan Perón adulto


Ma è lo stesso Nino Tola che non scrive niente sulla somiglianza della presunta foto di Giovanni<br />

con Perón, come mai? Se lo ha mai chiesto il “vero investigatore”?<br />

L’avvocato giornalista parla solamente dei tratti somatici della famiglia in genere e, in particolare,<br />

di uno dei fratelli del Piras. Ed è significativo il fatto che “<strong>Mamoiada</strong> si divise in peronisti<br />

e non peronisti” come specifica nei suoi scritti.<br />

Noi e la gran parte delle persone di una certa età sappiamo che a favore della “tesi peronista<br />

mamoiadina” vi era una esigua minoranza in quel periodo. E in fin dei conti non sarebbe il solo<br />

esempio di una eccessiva esagerazione ed amplificazione di voci popolari, come è stato ben<br />

descritto sempre nel libro “El Presidente”.<br />

Se cadi a <strong>Mamoiada</strong> nel rione di Sa Cantina e ti sbucci un ginocchio, quando la notizia arriva<br />

a Santa Rughe, centro paese, niente di strano che ti sia fratturato una gamba; mentre le voci<br />

che circoleranno nel rione più alto di Su Hastru è probabile che ti collocheranno già in ospedale.<br />

Se in più ci mettiamo chi volutamente forza le cose e crea ad arte, il gioco è fatto.<br />

Poniamo alla Vostra attenzione un confronto fotografico.<br />

Le foto dell’emigrato Giovanni Piras che vedete, realizzate in Argentina, sono alcune delle<br />

diverse immagini inviateci dalla famiglia ritrovata, mentre nelle altre foto sono ritratte Anna<br />

Rita e Caterina Piras, due delle tre sorelle di Giovanni.<br />

Il tratto familiare, la somiglianza è evidente.<br />

Giovanni (Juan) Piras maritato Marenco – foto argentine –<br />

(collezione Irene Olga e Laura Piras-Perrin)<br />

Anna Rita Caterina<br />

(collezione fam. Salerno-Piras)<br />

Confronto fotografico di Giovanni Piras con le sorelle Anna Rita e Caterina<br />

Nel capitolo successivo parleremo del “riconoscimento ufficiale” della famiglia Piras-Salerno<br />

riguardo ad una delle fotografie di Giovanni qui esposte.<br />

A proposito di somiglianze, durante la sua permanenza in Argentina, Piero Salerno è stato più<br />

volte additato come sosia di Juan Perón.<br />

In effetti una certa somiglianza c’è…<br />

… vuoi vedere che qualche “serio investigatore” potrebbe aver ragione?


L’EMIGRATO GIOVA<strong>NN</strong>I <strong>PIRAS</strong>, LA FAMIGLIA ARGENTINA,<br />

<strong>IL</strong> MATRIMONIO, LA CERTIFICAZIONE DELLA PENSIONE, LA MORTE.<br />

Puntualizziamo (per Voi lettori appassionati) il fatto che Giovanni Piras emigrò nel 1910 e<br />

non nel 1909. Lo provano due cose:<br />

Francesco Gregu (nato il 30/11/1890), suo compagno di viaggio, risulta negli archivi comunali<br />

delle liste di leva aver fatto una prima visita militare in terra sarda il 30 marzo 1910.<br />

Nei suoi dati nel Registro Leva comunale, contrariamente al Piras, vi è invece annotata la sua<br />

altezza ed anche lui, con la stessa data del 25/03/1911 come per il nostro Giovanni, risulta<br />

“rimandato ad al tra seduta straordinaria perché all’estero in attesa comunicazione<br />

dall’Autorità Consolare”.<br />

E’ poco probabile perciò che sia partito nell’estate del 1909, come scrivono sempre taluni, per<br />

poi tornare dopo pochi mesi per la visita militare. Si deduce con ragionevole sicurezza che lui<br />

e Giovanni Piras partirono nell’estate del 1910 e non prima. E troviamo il riscontro (come vedremo<br />

avanti) della presenza lavorativa del Piras ai primi di settembre del 1910 negli archivi<br />

ferroviari.<br />

Il Giovanni Piras citato prende moglie, come dimostra l’Atto di matrimonio n° 11 dell’anno<br />

1920 del comune di Chumbicha, progress. 49, redatto da O. (Osvaldo) Orellano Herrero, capo<br />

del Registro del Estado Civil, dove dice che Juan Piras, nato in Sardegna - Italia, di Antonio<br />

e Maria Ana Melón (cognome riportato senza la “i” finale e con l’accento sulla “o”), di anni<br />

26, si sposa il 17 Novembre 1920 con Maria Marenco di anni 22, di nazionalità Italiana, figlia<br />

di Tomás e Carolina Rolando. Testimoni di queste nozze civili il sardo Juan Mamelli (che<br />

poi firma giustamente Mameli) e lo zio di lei Vittorio (i Marenco si erano stabiliti in quella<br />

zona provenienti da Mallare -Sv- Italia -).<br />

In quest’Atto di matrimonio civile non vi sono scritte le date di nascita (e nemmeno in quello<br />

della chiesa, che vedremo), ma l’età dei due sposi è apportata in lettere.<br />

L’Atto di matrimonio civile dei Piras-Marenco – Chumbicha, dipartimento di Capayán – Catamarca –<br />

- il documento consta di tre fogli timbrati e bollati, sul terzo vi sono le autentificazioni di conformità –<br />

La coppia Piras-Marenco ebbe tre figlie: Carola (o Carolina, scomparsa nel 2011), Lidia nota<br />

Lily e Irene Olga. Le signore Piras inviarono al Comune di <strong>Mamoiada</strong> nel 2000 copia<br />

dell’estratto di matrimonio dei loro genitori (che, come e noto, sono dati “estratti” dall’Atto),<br />

quella che poi altri hanno pubblicato, sempre per essere in linea con le carte di 2 a mano quando<br />

non s i hanno i documenti originali conformizzati. L’Atto di matrimonio (civile) vero e<br />

proprio é però questo che Vi mostriamo qui. Non avendo documenti fedeli e ben leggibili, il<br />

“vero investigatore” prende sempre delle cantonate. Anche in questo frangente, ad esempio,<br />

scrive che lo zio di Maria Marenco, Vittorio, nacque nel 1870; invece dall’atto di matrimonio<br />

della nipote si ricava il 1865; che Maria nacque in Argentina nel 1899, mentre invece nacque<br />

in Italia nel 1898 (lo confermano sempre il documento di matrimonio civile e le stesse Piras<br />

argentine); scrive ancora che i Marenco emigrarono dall’Italia nel 1886, mentre invece questo<br />

avvenne nel 1906... insomma non ne azzecca una!


Il Juan Piras ritrovato da noi è proprio il Giovanni Piras nato a <strong>Mamoiada</strong> il 26 marzo 1891<br />

che si sposò con Maria Marenco a Chumbicha il 17 novembre 1920 e che morì nell’ospedale<br />

di San José (comp. di Metán) il 15 giugno 1959. Seguiteci ora molto attentamente.<br />

E’ accertato che sui documenti argentini del ritrovato Piras ci sono delle anomalie e dei dati<br />

diversi rispetto a quelli di <strong>Mamoiada</strong>, dichiarati probabilmente già al momento dello sbarco<br />

(in quanto Giovanni Piras viaggiò da clandestino) e lasciati così poi nel tempo. Anomalie<br />

che hanno originato equivoci, non sempre in buona fede. Vedremo man mano come e dove<br />

risultano le difformità, ricostruendo le principali tappe del Piras.<br />

Uno dei documenti chiave da analizzare si trova negli archivi del Ministero dei Trasporti<br />

argentino: “Ferrocarril Nacional G.ral Belgrano, Seccion Certificados y Jubilaciones della<br />

Contadura General”. (BsAs). Il fascicolo<br />

C.J. 519 – Belgrano 40B34, è quello<br />

relativo Juan Piras, matricola 614813,<br />

italiano, casado, naciò el 26/3/1894, hjio<br />

de Antonio y de Maria A. Massida – dove<br />

vi è l a sua cronistoria lavorativa valida ai<br />

fini pensionistici in cui si dice che il Piras<br />

aveva lavorato per le ferrovie dal<br />

settembre 1910 a l maggio 1912 e dal<br />

febbraio 1915 s ino al 1919. Poi tornò nel<br />

1921 (già sposato) fino al 1922, facendo<br />

diversi lavori: Pasa leña, Cap. perforatore,<br />

Ayte.M.Bom., Mecanico.<br />

Le date di lavoro sono riportate nel<br />

documento scritte a m acchina (dal 16<br />

Settembre 1910 a l 31 Maggio 1912; dal<br />

Maggio del 1921 a Ottobre del 1922),<br />

mentre le località San Cristobal e Tostado<br />

sono registrate nella sesta pagina,<br />

compilata manualmente (pare a matita), e<br />

sono le località corrispondenti alle lettere<br />

superstiti che il Piras inviò a <strong>Mamoiada</strong><br />

nel 1911-1912.<br />

Come si può not are, qui è errato solo<br />

l’anno di nascita ma sono esatte sia la<br />

Pagina del fascicolo della seccion Certificados y Jubilaciones –<br />

Contadura General Ferrocarril Nacional G.ral Belgrano – relativo<br />

a Juan Piras matricola 614813. (1° rilascio certificazione 2005)<br />

paternità che la maternità. Vi è Massida e<br />

non Massidda; naturalmente per i nomi<br />

italiani gli argentini a volte raddoppiano la<br />

consonante singola e di solito eliminano quella doppia. Il nome dei genitori del Piras risulta su<br />

due fogli.<br />

Il documento è stato rilasciato dal direttore responsabile di quell’archivio statale, Juan<br />

Antonio Scrugli, ed è composto da 6 pagine; nella 4ª e 5ª vi è questo importante dato.<br />

Alcuni furbi, con banalissima ed insulsa spiegazione, incapaci di procurare qualsiasi<br />

documento originale (è una loro dote caratteristica; che ci vogliamo fare!), mostrano una<br />

fotocopia di fotocopia piatta e in bianco e nero derivata da un nostro originale oppure, nella<br />

migliore ipotesi, una copia a colori inviata sempre da noi ad un comune amico, il quale le ha<br />

tranquillamente inviate anche al “valido ricercatore” che ci contesta. Ovvio che anche nelle<br />

copie taroccate comparirà la scritta “copia fiel del original”, come si afferma nella terza<br />

ristampa citata. Oggi possiamo far apparire e scomparire ciò che più ci aggrada; stampando e<br />

mostrando però solo in copia. Ma se si richiede (attualmente) copia fedele a q uell’archivio<br />

argentino, verranno rilasciate le 6 pagine fotocopiate dal fascicolo originale, poi timbrate e<br />

firmate dal funzionario di fronte al richiedente, con colore diverso e che, alla prova del<br />

tampone umido, macchiano la carta con l’inchiostro del timbro. Per dimostrare quale<br />

certificazione è au tentica basta semplicemente metterle a co nfronto; non credete? Alcune<br />

persone appassionate al caso, purtroppo, sono state ingannate poiché è stato mostrato loro un<br />

documento taroccato, cioè una copia data da noi ma modificata da terzi senza il nome dei<br />

genitori del Piras, lasciando solo in bella evidenza il timb ro rettangolare “Archivio G.ral<br />

EFGBSA – copia fiel del original”. Per i lettori ripetiamo ancora: altre persone affermano che


anche questo documento si riferisce sempre ad un Piras figlio di Antonio e Anna Meloni e non<br />

al Piras figlio di Antonio e Marianna Massidda di <strong>Mamoiada</strong>. Cioè ad un altro Piras, di altro<br />

paese, che sposò una Marenco nel 1920 di origine italiana ecc… mentre il Piras-Massidda di<br />

<strong>Mamoiada</strong> (secondo “loro”) diventò il Presidente dell’Argentina ed i nomi dei genitori (del<br />

Piras-Meloni) vennero aggiunti in seguito in quella certificazione da chi intendeva rovinare<br />

questo bel sogno mamoiadino.<br />

Non essendosi mai recato in nessun Archivio Ferroviario Argentino e non capendo granché<br />

dei documenti, come al solito, tra le tante castronerie, il “vero ricercatore” ha scritto che lo<br />

sbarramento a m o’ di zeta che si vede nel documento è stato fatto dal coordinatore<br />

dell’Archivio Generale, Juan Scrugli, in modo che non si potesse aggiungere altro sul foglio<br />

(riferendosi, appunto, al nome dei genitori del Piras).<br />

Privo di qualsiasi supporto peritale, sentenzia il fatto che quei nomi battuti a macchina sono<br />

stati aggiunti poiché, sempre secondo la sua “autorevole” perizia, sono sovrascritti alla firma<br />

del funzionario Scrugli che certifica la copia fedele all’originale. Praticamente il documento<br />

che abbiamo esibito sinora sarebbe un falso. Alla faccia! Complimenti per la procedura.<br />

La contestazione sarebbe (sarebbe) da prendere in considerazione qualora il “bravo investigatore”<br />

avesse prodotto una perizia qualificata, dopo l’esame del carteggio originale dell’Archivio<br />

delle Ferrovie, dove eventualmente fosse certificata la diversità della impronta dei caratteri<br />

in battuta della macchina da scrivere dei nomi dei genitori del Piras rispetto a<br />

tutto il restante contenuto della pagina dattiloscritta.<br />

Chiunque abbia un minimo di conoscenze sa bene che questa è la controprova da esibire per<br />

poter in qualche modo contestare il nostro documento in quei termini.<br />

Ma le perizie e le cose serie non sono il campo di chi finora ha prodotto aria fritta. Una parola<br />

far fare una perizia del genere! E come farebbe?<br />

Un serio ricercatore che si fosse davvero recato sul posto avrebbe parlato con più cognizione e<br />

precisione, però si spende meno inventando e scrivendo cavolate, sicuro che Voi lettori ormai<br />

vi fidate ciecamente della sua parola. Ma la voglia di strafare, di pari passo con la incompetenza<br />

e la non conoscenza delle cose gli fanno fare brutte figure ad ogni singolo passaggio del<br />

caso Piras-Perón.<br />

Allora chiariamo: Juan Scrugli è il coordinatore capo dell’Archivio Generale delle Ferrovie,<br />

non un funzionario amministrativo e, come tale, ha solamente fotocopiato il fascicolo e messo<br />

timbri e firma, di fronte ai richiedenti, per conformizzare l’incartamento pensionistico che già<br />

era stato preparato e firmato nel Gennaio 1955 dall’allora Capo Divisione del Controllo<br />

Amministrativo M. Cuneo Castro. Lo sbarramento a “zeta” fu fatto sempre in quella data dal<br />

Cuneo Castro nelle due pagine in cui compaiono i nomi dei genitori del Piras in modo tale da<br />

rendere difficile l’aggiunta arbitraria di altri periodi lavorativi. La “pericolosità” di lasciare lo<br />

spazio libero è solo in queste pagine. Infatti nelle<br />

altre non vi è nessuna sbarra come si può osservare<br />

più sotto. (Idem in altre certificazioni di altri lavoratori<br />

che sono stati visionati in loco).<br />

I nomi dei genitori del Piras a fine foglio non<br />

sono stati aggiunti dopo la firma del coordinatore<br />

delle Ferrovie (come invece sentenzia chi ci<br />

contesta), ma vi sono dal 1955.<br />

Dopo l’annuncio sulla stampa nazionale italiana (la<br />

Repubblica) del ritrovato Piras di <strong>Mamoiada</strong> (e di<br />

una isterica smentita su un quot idiano sardo da<br />

parte di terze persone) c’è chi ha esibito la certificazione<br />

avuta da noi, ma con dei dati cancellati.<br />

Ma non hanno messo in conto che qualcuno di noi<br />

potrebbe aver incaricato di ritirare dalle mani di<br />

Juan Scrugli, poco tempo dopo, altra copia della<br />

certificazione (tutte e 6 pagine con timbri e firma<br />

in diversa posizione) proprio perché ci eravamo resi<br />

conto delle intenzioni di alcuni. Faremo comunque<br />

omaggio della nuova copia ai “veri investiga-<br />

tori”, se ce la chiederanno umilmente (magari tramite<br />

lo stesso amico comune da cui ha ricevuto<br />

Una delle 6 pagine della 2 a certificazione rilasciata<br />

dall’Archivio Ferrovie con timbro e firma in altro punto.


l’altra con il timbro e firma a colori).<br />

Non tanto tempo fa lo stesso funzionario argentino si è fatto una grassa risata quando gli è stato<br />

riferito delle succitate personali sentenze di chi contesta i nostri documenti. Vorrebbe conoscere<br />

di persona chi dice queste tonterias, così le ha chiamate, e ch iunque gli farà visita si<br />

metterà a disposizione per qualsiasi perizia. Tra l’altro Juan Scrugli ricorda perfettamente le<br />

fisionomie di chi e più o meno quando hanno richiesto documentazione sul Piras poiché le ricerche<br />

di questo tipo e così datate sono ormai rare; inoltre il nome dell’emigrato lo ha ben<br />

chiaro in mente per via delle tante telefonate ricevute da noi e dai nostri collaboratori per accordi<br />

pre-visite. (Juan Scrugli ci ha rilasciato anche altre due certificazioni relative ad emigrati<br />

sardi dove, anche qui, ci sono segnati i nomi dei genitori dei lavoratori; es: Antonio Maulu<br />

n. a Macomer, prov. Cagliari 02/4/1902, figlio di Salvador e Cristina Golfiere; Salvador Meloni<br />

n. a Cagliari 20/1/1898, figlio di José e Gavina Fara).<br />

I 6 fogli della certificazione di pensione relativo a Juan Piras - matr. 614813 - I a richiesta 2005 –<br />

e foto di una parte degli archivi cartacei delle Ferrovie Nazionali Argentine. (Arch. R. Ballore)<br />

Visto che qualcuno, molto bravo, dichiara di possedere<br />

un originale del documento “trovato” negli archivi delle<br />

Ferrovie… che lo faccia vedere a n oi e Voi lettori<br />

congiuntamente, se ha coraggio! Così si vedrà “chi<br />

bleffa e chi nòn”; non vi pare? Si è prodigato come non<br />

mai scrivendo diverse pagine nella sua “terza ristampa”<br />

su questo preciso documento; quindi dovrebbe avere<br />

delle carte che per noi dovrebbero essere delle mazzate<br />

in testa.<br />

Incoraggiatelo a cacciarle fuori (o-ri-gi-na-li naturalmente<br />

…e chiamateci subito).<br />

Attendiamo dunque che produca qualcosa. Ma vedete<br />

cari amici lettori, noi crediamo che siano parole al vento<br />

perché, né lui né altri, al di fuori di noi, ha dimostrato di<br />

possedere un qualche ORIGINALE, e così per tutto il<br />

resto della loro ricerca.<br />

Ricerca?… si fa per dire naturalmente. Anche la nostra è<br />

una sfida in piena regola, ma cari appassionati, cadrà nel<br />

vuoto e ci scommettiamo. Da un m omento all’altro<br />

attendiamo intanto che spunti una foto del mitico Herrero<br />

Il 6° foglio della certificazione del Piras (2ª ns.<br />

richiesta) dove risultano scritte le località San<br />

Cristobal, Fortìn Tostado, R. Sàenz Peña e il tipo di<br />

lavoro svolto; inoltre risulta un periodo dichiarato<br />

dall’interessato come “funzionario comunale”.


che nel 1970, m agari rimettendo a posto come al solito l’archivio delle Ferrovie, fotografò<br />

casualmente il documento senza che vi fossero riportati i nomi dei genitori del Piras e ch e<br />

darà quindi ragione a chi ci contesta (capirete in seguito l’allegoria).<br />

Cavolo però che stupidi i Salerno-Piras di <strong>Mamoiada</strong>!... se quello risultante nell’Archivio<br />

delle Ferrovie e nella casa di Maria Marenco non è stato il loro Giovanni, ma altra persona,<br />

mentre invece il loro caro sarebbe diventato Perón, come insiste qualcuno molto ben<br />

documentato, allora sarebbe da sciocchi non presentare ricorso alla Magistratura Argentina<br />

per poter farsi riconoscere ed ottenere quantomeno una piccola parte della favolosa<br />

miliardaria eredità (anche qui spropositi a go-go, vedi capitolo avanti) del loro zio Giovanni<br />

Piras, diventato con certezza Perón. Sarebbe bastato prendere accordi con il “vero<br />

investigatore”, prendere tutto il suo carteggio e presentare tutto. Avvocati di fama avrebbero<br />

fatto l’impossibile, anche lavorando a percentuale (esempi del genere nel modo ce ne sono a<br />

iosa).<br />

Certa gente proprio non la si capisce! Davvero degli scemi!<br />

Sui siti e giornali alcuni completano la penosa figura scrivendo con scherno: «[…] amareggiati<br />

per come si divulgano informazioni raffazzonate in nome della pubblicità, per spingere<br />

un prodotto cinematografico che, guarda caso, uscirà nelle sale tra… ecc» e «[…] sapete bene<br />

cosa significhi per un sardo dare la parola […] occorre lottare anche per difenderla, significa<br />

affrontare a t esta alta con coraggio e<br />

pazienza ogni atto che si ritiene ingannevole e<br />

illusorio» …e tanto altro. Parole sante!<br />

E noi ne abbiamo fatto veramente tesoro e abbiamo<br />

sentore che dello stesso parere siano anche<br />

diversi giornalisti, caduti in trappola in<br />

buona fede tempo fa a proposito delle rivelazioni<br />

sul caso e delle invenzioni coniate ad hoc<br />

ad ogni occasione e pubblicate in ogni dove.<br />

(Curiosità: Maria Meloni è il nome della madrina<br />

di cresima di Anna Rita Piras, sorella di<br />

Giovanni Piras, cresimata il 6 – sei – Ottobre<br />

1895 insieme a lui, alla sorella Caterina, a<br />

Francesco Gregu, compagno d’emigrazione, ed<br />

a Raffaele Meloni, noto don Boelle, figlio stesso<br />

della Meloni e del marito Raimondo Meloni,<br />

che emigrò anche lui in Argentina e che poi<br />

rimpatriò).<br />

Il nostro Giovanni Piras muore il 15 giugno<br />

1959 nell’Ospedale del Carmen a San José<br />

(Dipartimento di Metán), mentre si trovava a<br />

casa di una delle tre figlie.<br />

Il documento ufficiale per eccellenza che ripor-<br />

ta il decesso è l’Atto di morte del Registro Civil<br />

y Capacidad de las Personas (Provincia di<br />

Salta). La certificazione esiste in due archivi a<br />

Juan Piras dietro al bancone della sua attività commerciale<br />

(collezione Irene Olga e Laura Piras-Perrin)<br />

L’Atto di morte di Juan Piras - il dichiarante è l’Ing. Cayetano<br />

Roberto Viapiano, marito di Carolina Piras, figlia maggiore<br />

del defunto Juan.<br />

Metán ed a Salta, è identica e riguardante<br />

l’Atto n° 76, foglio 400.<br />

Nelle copie dal libro originale, bollate e<br />

timbrate (non fotocopia da una copia<br />

dell’estratto), si legge che Juan Piras era di<br />

nazionalità Italiana, nato nell’isola di Sardegna,<br />

di setenta y ocho años (SETTAN-<br />

TOTTO anni) senza specificare maternità e<br />

paternità. Vediamo più avanti una anomalia<br />

di questo certificato rispetto all’età conosciuta<br />

dell’emigrato.<br />

Come si può notare, il nome della madre del<br />

Piras è esatto solo nel carteggio delle<br />

ferrovie, così come corrispondono sia il


giorno che mese di nascita dello stesso Piras. Il perché non corrisponda l’anno non è tanto un<br />

mistero; purtroppo non a bbiamo potuto vedere i documenti di ingresso e di assunzione al<br />

lavoro del Piras nelle ferrovie, nei quali magari avremmo potuto avere la fortuna di leggere<br />

altre cose. Ma non fantastichiamo più di tanto senza documenti.<br />

Il motivo di una probabile contraffazione o falsa dichiarazione è semplice ed anche banale, ed<br />

accomuna tantissimi emigrati. Ad esempio, come già detto, l’essere arrivato in Argentina da<br />

clandestino (lo confermano i parenti argentini); per molti lo fu anche la chiamata alle armi per<br />

la I a guerra mondiale. Funzionari e addetti militari delle ambasciate cercavano in<br />

continuazione gli emigrati, forze fresche per l’esercito italiano. Ricordiamoci che sino al<br />

1920, anno dell’amnistia decretata in Italia, il Piras Giovanni o Juan del 1891 (o del 1894),<br />

figlio di Antonio e di Marianna Massidda, era ancora un disertore ricercato.<br />

Nel suo fascicolo militare risulta che fu chiamato alle armi il 01/06/1915 e dichiarato disertore<br />

il 31/12/1915, imputazione in seguito revocata ufficialmente (a seguito di amnistia) con<br />

ordinanza del Tribunale Militare di Cagliari del 10/02/1921.<br />

Un altro pasticcio lo si riscontra nella data in altri documenti, come ad esempio nella cedula<br />

de identidad, del Piras in questione di Chumbicha (Catamarca), dove sta scritto che era nato<br />

in Italia il 24 Marzo 1894, che fece il “consigliere comunale” socialista ecc.. Oltre all’anno,<br />

rispetto ai dati veri del mamoiadino, questa volta è diverso anche il giorno di nascita. Stiamo<br />

parlando sempre di documenti ufficiali della stessa persona residente in Argentina, autentici<br />

ma con anomalie tra l’uno e l’altro nelle date.<br />

Osservando attentamente l’Atto di morte si nota una forte contraddizione tra la data di nascita<br />

e gli anni dichiarati: muore Juan Piras di anni 78 nel 1959. Secondo la matematica costui non<br />

solo non sarebbe nato nel 1894 (come dichiarato sempre in Argentina) e nemmeno nel 1891<br />

(data vera di nascita), bensì nel 1881. Tredici anni di differenza, rispetto alla data argentina,<br />

vanno al di là di ogni “ragionevole manipolazione”. Tutto fa pensare che Dora Vazquez, la<br />

funzionaria incaricata del Registro Civíl in quei tempi, possa aver equivocato, per similitudine<br />

fonetica, le parole del dichiarante Cayetano Roberto Viapiano, genero del defunto Juan Piras<br />

(marito di Carolina) e, anziché scrivere sesenta y ocho, registrò setenta y ocho. In tal caso i<br />

conti tornerebbero perfettamente con la data mamoiadina del 1891; ma non diciamolo in giro,<br />

diversamente qualcuno potrebbe dire che stiamo insinuando senza prove. Per rendicontare<br />

non abbiamo bisogno di giochini di parole; vediamo avanti.<br />

Come mai, oltre le date, raramente ha corrisposto il cognome della madre di Giovanni?<br />

Noi pensiamo che, oltre al motivo principale descritto innanzi, per il Piras si aggiunse un altro<br />

grave motivo. Si tratta di un episodio, raccontato da Giovanni Salerno (“il gigante” …che dice<br />

bugie secondo alcuni), che potrebbe aver fatto sì che si nascondesse perpetuamente l’origine<br />

precisa del Piras. Per lo meno si tentò.<br />

Un compagno di emigrazione di Giovanni Piras, Pietro Massidda, che poi divenne suo<br />

cognato per aver sposato la sorella Maddalena (e da non confondersi con lo zio Antonio<br />

Massidda, fratello della madre del Piras), scappò in modo rocambolesco dall’Argentina per<br />

essersi macchiato di un reato gravissimo. Pare che, durante una rissa, avesse ucciso due indios<br />

a colpi di scure (…e fu da allora che Pietro Massidda ricevette il soprannome “istrale”).<br />

Triste episodio e ci pare ovvio il comportamento dei compagni più vicini che preferirono non<br />

essere invischiati per non avere motivo di danneggiarlo.<br />

(collezione Irene Olga e Laura Piras-Perrin)<br />

Giovanni (Juan) Piras, la moglie Maria Marenco e le figlie Giovanni (Juan) Piras in una riunione di<br />

Carolina, Lidya, detta Lily, e Irene Olga. (anni ’20) consiglio comunale a Roque Sàenz Peña.<br />

Meglio sparire e cercare di cambiare “aria” che rischiare di poter nuocere in qualche modo<br />

all’amico paesano ricercato dalla polizia argentina. E meno fosse comparso il cognome


Massidda meglio sarebbe stato (qui siamo nel campo delle ipotesi ovviamente). Pietro<br />

Massidda rientrò naturalmente a <strong>Mamoiada</strong>; ciò lo si deduce dalla lettera del Piras alla sorella<br />

Maddalena, del novembre 1912, a cui scrisse per complimentarsi per il loro fidanzamento. Sul<br />

perché Giovanni Piras non rivelò granché nemmeno alla sua famiglia argentina e perché certi<br />

dati non fossero del tutto chiari neanche a loro ed il fatto stesso che non amino parlarne, ora<br />

noi lo sappiamo; però, oltre ad essere cose private, non interessano per ciò che stiamo<br />

dimostrando. Dai discendenti argentini del Piras, sappiamo anche che Giovanni (Juan) si<br />

separò dalla propria moglie Maria Marenco nel 1946/7 (quest’ultima morì nel 1955) e che il<br />

Piras ruppe i ponti con i suoi familiari della Sardegna poiché aveva saputo della divisione dei<br />

beni fra i suoi fratelli e sorelle, senza esserne stato minimamente informato da costoro.<br />

Aggiungiamo anche che il Piras, nei primissimi anni ‘40, tramite una delle figlie che studiava<br />

un po’ di Italiano, scrisse alla sorella “Anna”, in Sardegna, senza però avere alcuna risposta.<br />

(Anna Rita è il nome di una delle sorelle).<br />

Le figlie del Piras e della Marenco vennero due volte in Sardegna: la prima fu nel 1994 (e si<br />

recarono anche a Mallare -Sv- secondo quanto ci hanno scritto in seguito) ma non arrivarono<br />

a <strong>Mamoiada</strong>; nel nostro paese si recarono invece la seconda volta, nell’estate del 2000.<br />

Non risolvettero nulla perché naturalmente avevano i dati di nascita e maternità del loro padre<br />

completamente sbagliati rispetto all’anagrafe mamoiadina.<br />

Giovanni Piras (sempre quello a destra nelle foto) in periodi diversi con la moglie Maria Marenco e cognata e rispettive famiglie.<br />

(collezione Irene Olga e Laura Piras-Perrin)<br />

Il cognome Piras è tra i p iù diffusi in tutti i p aesi sardi, quasi al pari dei Sanna, ma<br />

stranamente le Piras argentine, fra i circa 400 grandi e piccoli centri abitati dell’isola, vennero<br />

proprio a <strong>Mamoiada</strong>. Perché? Alcuni vociferano che sarebbero state indirizzate da un altro<br />

centro della Baronia poiché nel nostro paese vi erano delle famiglie Piras (!?). Il fatto è strano<br />

e in altre occasioni si è parlato di casualità, ma sappiamo che a <strong>Mamoiada</strong> sono pochissimi<br />

quelli col cognome Piras in confronto ad altri paesi ed è d ifficile accettare il fatto che, su<br />

centinaia di centri abitati dell’isola, siano finite casualmente proprio a <strong>Mamoiada</strong>.<br />

Ragionando senza romanzare, probabilmente esse sapevano già il nome del paese del loro<br />

padre, nome che forse veniva citato in un qua lche documento argentino. In ogni caso, una<br />

traccia, seppur debole, dovevano pur averla.<br />

Avevano senz’altro dei dubbi su altre cose perché, ad esempio, scrissero in seguito al comune<br />

di <strong>Mamoiada</strong> (lettera del 2 Dicembre 2000) per dire di controllare bene… in quanto il loro<br />

padre potrebbe essere stato un f iglio illegittimo visto che in qualche certificazione in loro<br />

possesso c’è scritto il nome del padre Antonio e non vi è traccia della madre.<br />

Ma perché esortarono ad un controllo accurato? Perché, confrontando la scrittura del padre<br />

con quella delle lettere del Piras riportate nel primo libro uscito sul caso Piras-Perón, dissero:<br />

“è simile a quella del nostro papà” (libro comprato per curiosità dopo i l loro arrivo a<br />

<strong>Mamoiada</strong>).<br />

Inoltre, sia in quella lettera che in una e-mail, scrissero che Juan Piras arrivò in terra<br />

Argentina con uno zio. E risulta infatti che il Piras di <strong>Mamoiada</strong> emigrò con lo zio Antonio<br />

Massidda, fratello della madre Marianna. Le anziane figlie del Piras non hanno avuto modo di<br />

conoscere personalmente il nipote sardo Piero Salerno; gli hanno inviato però, via fax e<br />

tramite una terza persona, una foto giovanile del loro padre Juan che è stata immediatamente<br />

riconosciuta, nonostante la bassa risoluzione, dal padre di Piero, Sig. Giovanni, in mezzo a<br />

tante altre. Tale foto fu subito identificata perché uguale a quella che vi era presente nella loro<br />

casa di <strong>Mamoiada</strong>, appesa ad una parete nella camera della loro madre Caterina, sorella del<br />

Piras. Non una foto qualunque, quindi, come alcuni stupidamente ironizzano; ci capiamo? E


chi è in grado di mettere in dubbio la parola del Sig. Giovanni Salerno circa la foto? (beh! il<br />

“vero ricercatore” è p robabile che lo rifaccia ancora). Giovanni Salerno, la serata della<br />

presentazione del docu-film “Identità”, della Morgana produzioni, a Nuoro il 16 Settembre<br />

2006 nella sala dell’Istituto Etnografico Regionale, davanti a giornalisti e ai conduttori del<br />

dibattito, seduto nella sua carrozzina a causa di gravi problemi fisici, confermò tutto. A che<br />

scopo avrebbe dovuto mentire se altri avessero dimostrassero con tanta sicurezza che<br />

Giovanni Piras era diventato Juan Perón? Per fare un torto masochisticamente a se stesso ed<br />

alla famiglia e non incassare l’eventuale “miliardaria eredità”?<br />

A six la foto inviata via fax riconosciuta da G. Salerno. Al centro la foto a casa Piras in Argentina; a destra Giovanni (Juan) in<br />

una riunione di Consiglio Comunale a Roque Sàenz Peña negli anni ’40 (la somiglianza con l’altra è evidentissima).<br />

La famiglia argentina del Piras non ci ha mai impedito di interessarci del caso; tutt’altro, è<br />

sempre stata entusiasta ed ha collaborato con noi nel migliore dei modi. Non abbiamo mai<br />

smesso di corrispondere e di sentirci con la famiglia ritrovata, nemmeno quando esterne<br />

intromissioni hanno cercato di mistificare le cose, rischiando di rovinare il bel momento e la<br />

nostra vita privata. In tutti i casi, ci saremmo interessati a prescindere, poiché si trattava di<br />

ritrovare un parente che i nostri padri, nonni e zie non poterono più rivedere; e quella è stata la<br />

forza di tutta la famiglia Piras-Salerno. Oggi ci inviano ancora foto, notizie e quant’altro; già<br />

da tempo hanno verificato tutto e si sono convinte della verità dei fatti successi e della<br />

ritrovata parentela. C’è fra di noi un forte rapporto che ci unisce al di là del fattore<br />

“genealogico”. Con una delle figlie di Irene Olga Piras (figlia minore di Giovanni), la<br />

corrispondenza è ormai fitta, a cuore aperto, e c’è in noi il r eciproco desiderio di poterci<br />

abbracciare nell’immediato futuro. Questa comunque ci tiene a precisare vivamente (e lo<br />

scrive pure) che nessuna delle Piras ha mai avuto a che fare con il “vero investigatore”. Mai<br />

conosciuto, mai incontrato, mai corrisposto; è persona a loro sco-no-sciu-ta.<br />

Si afferma tutt’altro però in una pagina della terza ristampa del libro del “serio investigatore”.<br />

Normale, non dobbiamo meravigliarci, ma vedremo cosa gli diranno personalmente le nostre<br />

Piras argentine fra qualche tempo, se avrà il coraggio di presentarsi. L’unico rammarico<br />

riguardo alle parentele argentine ritrovate è quello che non ci sia stato il te mpo affinché<br />

potessero parlare personalmente con l’ultimo cugino di primo grado, Giovanni Salerno.<br />

Purtroppo attualmente Lidia (Lily) e Irene Olga Piras non stanno tanto bene e siamo sempre<br />

in apprensione per il loro stato di salute. E tutto senza delega scritta di sorta, come qualche<br />

persona dice stupidamente di avere dai nostri parenti ritrovati; cosa che per noi, vista anche la<br />

scarsità di documenti importanti che “alcuni” hanno sempre esibito e visto l’avvenuto<br />

ritrovamento dei nostri parenti Piras, ha ormai ha la stessa valenza della carta straccia. …Ma<br />

amici lettori, dobbiamo abituarci, perché in questo caso di fesserie ne stiamo vedendo (e ne<br />

vedremo ancora) un ampio campionario.<br />

Il sig. Perrin, la moglie Irene Olga Piras e la figlia Laura Al centro Lidia Piras (nota Lily)<br />

(collezione Irene Olga e Laura Piras-Perrin)


CERTIFICATO DI CRESIMA E DOCUMENTO M<strong>IL</strong>ITARE DEL <strong>PIRAS</strong><br />

E continuiamo con i dubbi, le falsificazioni e le bugie sul caso Piras-Perón.<br />

Ancora più strano (e grave) troviamo il fatto del certificato di cresima del Piras a suo tempo<br />

rilasciato dalla Curia Vescovile di Nuoro e pubblicato nelle tre edizioni citate con data della<br />

Cresima di Giovanni 08/10/1895 (toh! coincidente quindi con la data di nascita ufficiale di<br />

Juan Perón).<br />

Qui si balbetta, si arranca in spiegazioni insulse, puerili, tipiche di chi è stato colto in flagrante.<br />

Abbiamo detto, e ripetiamo, che vorremmo vedere l’originale di quello pubblicato, così<br />

possiamo prendercela con il disordinato Archivio Vescovile che consegna certificazioni fittizie.<br />

Siamo tutti adulti, le giustificazioni date in proposito sono, a dir poco, penose.<br />

Dire di aver “trovato” la certificazione casualmente mentre si frugava in quell’archivio offende<br />

il “comune senso dell’intelligenza”.<br />

Non so per Voi lettori, per noi la cosa non è accettabile e certamente non ci lasciamo prendere<br />

per i fondelli, ma non permettiamo lo facciano nemmeno nei Vostri confronti.<br />

Sappiamo che l’originale richiesto e avuto nel 1976 (e pubblicato in copia) nelle tre edizioni<br />

del noto libro con la data di cresima dell’8 marzo e con il timbro di colore blu o viola, difficilmente<br />

verrà a galla (qualche tarocco forse si). Diciamo intanto che il certificato di Cresima<br />

n° 499 dell’anno 1895, così come tutti gli altri, cari lettori appassionati, non si trova bello e<br />

pronto frugando gli antichi libroni dell’archivio Vescovile. Ma quando mai!<br />

Si sa per prassi che una vecchia certificazione di battesimo, cresima e matrimonio si ottiene<br />

dal Cancelliere Vescovile su richiesta il q uale, senza nessuna difficoltà, momentaneamente<br />

controlla anno e data sugli enormi libroni (sempre tutti rilegati dall’origine e mai con fogli separati);<br />

poi riporta tutto a mano, o con stampante, nel modulario e certifica con timbri e firma.<br />

Il Piras lo si trova nel volume delle cresime del 1895, che riguarda diversi paesi della Diocesi,<br />

alla riga 499 (da lì il numero del certificato). Per una ricerca storica ci verrà mostrato anche il<br />

librone mastro, sotto osservazione del Cancelliere o suo incaricato.<br />

Nell’estate del 2005 ed in quella successiva del 2006, senza nessun problema da parte del<br />

Cancelliere, Don Pietro Orunesu, avevamo chiesto ed ottenuto il certificato di cresima del Piras.<br />

Ambedue recano ben altra data del giorno di cresima dell’8 Ottobre, ossia una data diversa da<br />

quella pubblicata dal “vero investigatore”, e cioè: 6 (SEI) Ottobre, in quanto così risulta dal<br />

libro mastro (che ci hanno lasciato fotografare minuziosamente).<br />

Se non viene mostrato l’originale rilasciato all’epoca ci sentiremo autorizzati a dire tranquillamente<br />

che il documento pubblicato nelle tre edizioni più volte citate è un falso.<br />

E questo sarebbe un fatto di una gravità estrema… a riprova sempre delle forzature di alcuni.<br />

Siamo convinti che l’originale consegnato a suo tempo al “valente ricercatore” non verrà esibito<br />

e le colpe saranno accreditate senz’altro ad un errore del Cancelliere …bene bos’andada?<br />

Certificazioni di cresima del Piras rilasciate nel 2005 e 2006 e foto registro Vescovado di Nuoro anno 1895<br />

– Archivio Ballore-Salerno –


Andiamo avanti.<br />

In un articolo per metà pagina sui quotidiani sardi, dopo il grande convegno “Emigrantes” organizzato<br />

a Nuoro dall’Associazione Culturale Istentales, si è affermato perentoriamente che<br />

non esiste nessun documento militare che dimostri l’altezza del Piras. Riportiamo fedelmente:<br />

«…Sempre per smentire chi sosteneva che per via dell’altezza Peron e Piras non potevano essere<br />

la stessa persona, “il vero investigatore” ha mostrato l’unico certificato esistente del distretto<br />

militare sardo, dove non è indicata nessuna altezza per Giovanni Piras…».<br />

Chissà cosa è stato sbandierato, probabilmente è stata esibita una copia di fantasia di chissà<br />

cosa, tanto gli ignari giornalisti, gli organizzatori e i presenti (tutti in buona fede) mica andavano<br />

a curiosare e sindacare. Sarebbe interessante che lo si facesse vedere a noi e a Voi tutti<br />

congiuntamente… Forse per il fastidio nel vedere provato il contrario nel libro El Presidente,<br />

“il vero autore” lo ripete cocciutamente anche nella sua ultima edizione, ma questa volta non<br />

ha il coraggio di insistere, probabilmente perché Oristano è facilmente raggiungibile da tutti e<br />

quindi specifica con furbizia che “nessun documento militare nell’archivio di <strong>Mamoiada</strong>”.<br />

Nel Comune di <strong>Mamoiada</strong> non sono registrati i<br />

dati antropometrici né del Piras ne di altri suoi<br />

coetanei (per puro caso; una dimenticanza nelle<br />

trascrizioni), però esistono nel foglio Matricolare<br />

ed è questo documento che è stato messo in dubbio<br />

sia allora che ancora oggi (leggete bene amici<br />

lettori e se potete anche i g randi articoli in<br />

proposito apparsi sulla stampa di qualche tempo<br />

fa). Smentiamo anche qui, sempre con i documenti,<br />

giusto per non far passare per bugiardi<br />

quelli che ricercano seriamente e trattare da cretini<br />

Voi lettori appassionati.<br />

Spieghiamo passo per passo.<br />

Il Foglio Matricolare e Caratteristico (così si<br />

chiama) è sempre esistito. Storicamente, sino al<br />

passaggio agli archivi dei Beni Culturali, è un<br />

delicato e protetto documento militare. A fianco<br />

Vi mostriamo quello del Piras, consegnato in copia<br />

conforme dopo ricerche in prima persona negli<br />

Archivi di Stato di Oristano.<br />

(Altezza e altri dati del Piras sono segnati anche<br />

nel volume contenente i cosiddetti “ruoli” – vedi<br />

libro El Presidente).<br />

Il “vero ricercatore” fa un’inutile descrizione e<br />

Il Foglio Matricolare di Giovanni Piras<br />

comparazione con disinvoltura e pigrizia mentale solo con il Registro di Leva nel Comune di<br />

<strong>Mamoiada</strong>. Non ha la minima idea della importanza del Matricolare, di cosa potrebbe e deve<br />

contenere e non gli è p assato minimamente per la testa di andare nell’apposito Archivio di<br />

Stato con un esperto del caso, così come lo abbiamo fatto noi perché abbiamo commesso una<br />

veniale imprecisione proprio per non aver afferrato al 100% ogni piccolo particolare del foglio<br />

in Comune, collegando poi gli appunti del Consiglio Leva ed il periodo. Nega però i dati<br />

contenuti nel Matricolare (e non “immatricolare” come scrive) perché non gliene frega niente<br />

di andare a sincerarsene ma continua a farsi gioco di Voi lettori. Scrive anche che “Giovanni<br />

Piras fu esentato dalla visita perché si trovava all’estero”.<br />

Assolutamente non è così, non fu esentato, le visite le ha fatte (più di una, come altri emigrati)<br />

ma non in Italia.<br />

Ripetiamo con più semplicità e precisione ciò che da tempo vi è scritto in proposito nel libro<br />

“El Presidente”. Nel Registro di Leva del Comune di Mamojada vi sono le annotazioni circa<br />

l’idoneità all’arruolamento o riforma degli individui iscritti a seguito alle visite attitudinali,<br />

comunicate sempre dal Consiglio di Leva di Nuoro (organismo composto da ufficiali in<br />

servizio, ufficiale medico nonché da dei civili con competenze per valutazioni psicoattitudinali).<br />

Nella pagina dove c’è il Piras solo per due coetanei è riportato il dato dell’altezza, ma in<br />

tutti ci sono i leggibili appunti delle operazioni del Consiglio.<br />

Spieghiamo cosa c’è scritto nel Foglio Matricolare del Piras.<br />

Nella prima tabella, contenente: “Contrassegni personali, matrimoni e vedovanze”, troviamo:


̶ statura 1,64; torace 0,85; capelli castani e lisci; occhi castani; colorito pallido; dentatura<br />

sana; arte o professione bracciante; sa leggere e scrivere.<br />

Nella successiva “Arruolamento, servizi, promozioni ed altre variazioni matricolari”:<br />

̶̶<br />

Soldato di leva 3ª categoria classe 1891 Distretto di Sassari e lasciato in congedo illimitato,<br />

Consolato di Santa Fé 1° Dicembre 1911.<br />

Ancora sotto troviamo: ̶ Chiamato alle armi per mobilitazione del U.D. del 22 Maggio 1915<br />

(circolare n° 370 del G.M) e non giunto senza giustificato ritardo… li 1° Giugno 1915.<br />

̶ Dichiarato disertore per non aver risposto alla chiamata alle armi per mobilitazione…li 6<br />

Giugno 1915. A seguire l’appunto: Denunciato al T.M. di Cagliari… li 31 Dicembre 1915.<br />

Quest’ultimo passaggio è un atto dovuto poiché il Piras era un disertore.<br />

Nella pagina seguente si legge: Dichiarato non luogo a procedere perché estinta l’azione penale<br />

per amnistia. Ordinanza del suddetto Tribunale in data li… 26 Febbraio 1921.<br />

Significa che il Re d’Italia concesse l’amnistia a tutti quelli considerati disertori.<br />

Nel Registro di Leva del Comune di <strong>Mamoiada</strong> cosa troviamo?<br />

Particolare delle chiare annotazioni riguardanti Giovanni Piras (26.03.1891) nel Registro di Leva di <strong>Mamoiada</strong><br />

Vi sono tre chiare annotazioni, riportate dalle comunicazioni del Consiglio di Leva, con<br />

differenti grafie poiché scritte in periodi diversi, secondo le tappe del Piras: 1)- Rimandato<br />

alla seduta straordinaria del 01 . 11 p.v. (prossimo venturo) poiché all’estero, in attesa di<br />

comunicazione dall’autorità consolare; 2)- rimandato per deficienza toracica; 3)- trasferito<br />

alla 3ª Cat. (seduta del 28-10-12 Consiglio di Leva Nuoro).<br />

Spieghiamo meglio la frase scritta nel Matricolare, cioè “Consolato di Santa Fè 1° Dicembre<br />

1911” e le annotazioni nel Registro di <strong>Mamoiada</strong>: significa che Giovanni Piras, essendo<br />

emigrato, passò la visita medica in Argentina e venne rimandato a nuovo e same per<br />

insufficienza toracica; risultò poi idoneo a quella successiva.<br />

Da questa nazione, tramite Consolato, furono inviati man mano i risultati al Consiglio di Leva<br />

di Nuoro (idem per il Gregu), e da qui, a loro volta, inviati al Comune e al Distretto Militare,<br />

evidentemente alla fine positivi poiché rendono “abile arruolato” il Piras. Di conseguenza,<br />

anche sul Registro Leva di <strong>Mamoiada</strong> si scrive “trasferito alla 3ª categoria con seduta del<br />

Consiglio di leva di Nuoro del 28/10/1912”. In pratica è idoneo, abile all’arruolamento. A<br />

quei tempi la visita di leva si faceva 20 a nni. A quell’età infatti risulta l’avessero fatta i<br />

compagni di viaggio del Piras: Pietro Deiana e Francesco Gregu. Il Deiana ne fece ben tre,<br />

tutte in Sardegna, ad iniziare dal 1906 poi ché lui era della classe 1886 (vedi libro El<br />

Presidente). In terra sarda il Gregu (classe 1890) fece solo quella del Marzo 1910. L a<br />

definitiva la fece in Argentina. Che il Piras avesse fatto la visita “militare” in Sudamerica è<br />

provato anche dalle lettere che inviò a suo padre da San Cristobal. In quella del 10 m arzo<br />

1912 scrisse: «Caro padre… mi farete il piacere di mandarmi il certificato qui che mi fa molto<br />

bisogno che il console a me non mi a dato nessun biglietto e non tengo nessun comprovante di<br />

come io ho pas sato la visita…». Ancora con lettera del 24 G iugno 1912 esorta il padre<br />

“…fatemi il fa vore di mandarmi l’attestato che mi fa molto bisogno” (vuole diventare<br />

macchinista in Argentina, come chiaramente traspare nella lettera, e gli serve il documento<br />

militare di “sana e robusta costituzione”).<br />

Il “vero investigatore” inventa a dovere (alterando anche le date) sul fatto di questa visita di<br />

Giovanni Piras e la pone perfidamente in correlazione con la visita medica che il militare Juan<br />

Perón allegò alla sua domanda di ammissione all’esame di ingresso al Colegio Militar nel<br />

1910; cosa che non ha nulla a che fare con ciò.<br />

(Tenete a mente questo particolare e questa data poiché lo vedremo nel prossimo capitolo).


Il Piras aveva bisogno della “idoneità” per il suo lavoro nelle ferrovie, come lui stesso scrisse,<br />

e la necessaria certificazione di “sana e r obusta costituzione” (“abile all’arruolamento”) è<br />

un’attitudine che può rilasciare solo l’organismo militare ove si ha la nazionalità.<br />

E’ tutto chiaro amici lettori?<br />

Siamo sicuri di si; è solo qualche “Pinocchio” che fa delle illazioni e i nventa, senza un<br />

minimo di pudore, dichiarando sostanzialmente la falsità del documento militare,<br />

sottolineando pure “senza ombra di dubbio”.<br />

E’ così e basta! tanto la gente comune che non è addentro al caso non capisce e se la beve<br />

tranquillamente.<br />

Persona corretta e coerente perché …per andare avanti nella ricerca, come anche nella vita,<br />

occorre essere sempre sinceri e leali con tutti…


I TIZÓN, JUAN <strong>PERÓN</strong> M<strong>IL</strong>ITARE, LA SUA FAMIGLIA,<br />

LE PRESUNTE RICCHEZZE.<br />

Buttiamo una domanda così:<br />

ma se c’è un Giovanni Piras di Antonio e Marianna Massidda del 1891 o 1894, che lavora nel<br />

tratto delle Ferrovie da San Cristobal a Tostado, che nel 1911 e 1912 scrive delle lettere ai<br />

suoi, a <strong>Mamoiada</strong>, che chiede documenti e saluta chiaramente parenti e conoscenti da parte<br />

anche di “tutta la intiera compagnia”, chi è allora il Juan Perón che frequenta sin dal 1904 le<br />

scuole primarie e primarie avanzate, quelle secondarie e, dalla fine del 1910, il Colegio Militar<br />

a Buenos Aires??? Il Colegio viene frequentato in quegli stessi anni dal Juan Perón, di<br />

una determinata età (e da un suo cugino), presente, reale, visibile con foto, pagelle, documentazione<br />

contabile ed altro e che ha una grafia perfettamente compatibile sempre con quella del<br />

Perón del 1918, 1925, 1964; tale grafia è totalmente differente da quella del Piras Giovanni<br />

(vedi perizia – libro “El Presidente”).<br />

Il riconoscibile adolescente Juan Perón alla scuola primaria e primaria avanzata (1904-1906)<br />

Come vedete c’è una incongruenza<br />

di date (e non<br />

solo) del nostro Piras con<br />

Perón.<br />

Non tornano i conti con<br />

quel giovanotto mamoiadino<br />

che avrebbe “incontrato”<br />

dunque la figlia del<br />

proprio datore di lavoro,<br />

Aurelia Tizón, (o Tinzon<br />

con la “n”, come scrive<br />

sempre qualcuno …non ne<br />

azzecca proprio una santo<br />

cielo!) e che, a d etta del<br />

compagno Francesco Gregu,<br />

dopo ben 6 (sei) anni di<br />

La pagella dell’alunno di secondo grado Juan Perón relativa all’anno 1906<br />

lavoro passati insieme lasciò<br />

gli amici per andare a<br />

studiare, grazie proprio a<br />

questa fidanzatina Aurelia e al suo papà Cipriano Ti..n..zon. E qui sarebbe interessante capire<br />

dove e cosa, vista l’età di Giovanni (24-25 anni) e tutto il contesto: frequentò le scuole militari?<br />

La cosa è assolutamente improbabile perché nell’ipotetico periodo di fidanzamento (siamo<br />

più o meno tra il 1914 e il 1917) il militare Juan Perón era già uscito dall’accademia, con i<br />

gradi di sottotenente, sin dal Dicembre del 1913, quando aveva già “studiato”; e in proposito<br />

sappiamo anche di preciso dove fu inviato per il suo primo servizio. I conti non tornano anche<br />

perché nel 1915-16 Aurelia Tizón avrebbe avuto 6-8 anni, poiché secondo l’atto di matri-


monio e quello di morte nacque nel 1908 (vedi El Presidente). Quindi è impossibile che Aurelia<br />

Tizón fosse stata moglie del nostro Giovanni Piras (diventato nel frattempo Juan Perón).<br />

Foto a six Aurelia Tizón e la suocera Juana Sosa (fine anni ’20); al centro Il maggiore Juan Perón e Aurelia in<br />

Aurelia e Juan P. (1933) – foto scattate nei giardini del quartiere Palermo di BsAs un viaggio in nave (anni ’30)<br />

Fermi un attimo! …oppure il pedofilo Piras (già Perón) attese la piccolina per 14 anni, fino al<br />

1929 quando si sposarono… e nel mentre? …nel mentre beh! si vede che frequentò altra figlia<br />

matura di altro ricco possidente …e che cavolo! non state qui a sottilizzare anche voi!<br />

E come la mettiamo allora con il fatto che il Piras andò a studiare grazie alla fidanzatina figlia<br />

dello stesso padrone del Gregu che il “vero ricercatore” chiarisce sempre trattasi di Cipriano<br />

Ti-n-zon? No amici lettori appassionati, come vedete i pilastri portanti di “qualcuno” non rimangono<br />

in piedi; l’incongruenza salta all’occhio, al ragionamento e …alle carte.<br />

L’atto di matrimonio Perón-Tizón – 05.01.1929 – conformizzato L’avviso funebre per la morte di Aurelia su El Mundo<br />

Il necrologio (10 Settembre 1938) Giornali di fine anni ’50 con ampi servizi su Aurelia Tizón,<br />

(Archivio R. Ballore) la sua famiglia e origini, la sua breve vita.<br />

E’ chiaro il riferimento al cognome della prima moglie di Juan Perón, Aurelia Tizón (nota Potota,<br />

conosciuta nel 1925). Solo che, sfortunatamente, la foga romanziera urta fortemente più<br />

che mai con il fatto documentato e arcinoto che Cipriano Tizón non era un proprietario terrie-


o con numerosi operai alle dipendenze, ma era un valente fotografo, pure piccolo commerciante,<br />

domiciliato nel quartiere Palermo della capitale argentina, in via Fitz Roy n° 2031 (è<br />

Storia). Sempre il “vero investigatore” (come al solito) mette in bocca a Juan Perón cose non<br />

vere e che non ha mai detto, scrivendo che in principio i Perón erano “Pieroni”, forse per esibire<br />

certificati con quel cognome, gli unici Atti autentici che sia riuscito a produrre?<br />

Ma dov’è che vi e scritto? Fatevelo dire Voi.<br />

Nel citato libro “Yo, Juan Domingo Perón, relato autobiografico” del 1976 - di Torquato L.<br />

De Tena, Luis Calvo e Esteban Peycovich non compare da nessuna parte. A pag. 19 di quel<br />

volume ne viene citato uno similare (Peroni) ma in un contesto che, evidentemente non si è<br />

capito un bel niente (è ben spiegato nel libro El Presidente).<br />

Juan Perón non ha mai parlato né del cognome Pieroni né ha affermato mai l’origine<br />

italiana della prima consorte; ciò non è riportato in nessuno scritto che lo riguardi, testi alla<br />

mano. Qualcuno però continua a scriverlo da decenni e ultimamente inventa pure la saga dei<br />

Tizón (anzi Tinzon) ricchi proprietari, che praticamente erano stanziati a Jesús María o nei<br />

pressi, vicini a un campo militare e che mamoiadini e soldati insomma erano nella stessa zona<br />

e bla, bla, bla… Secondo l’intervista pubblicata nelle tre edizioni del “bravo autore”, riferendosi<br />

al Piras, il vecchio Francesco Gregu dice che “si fidanzò con la figlia del padrone, una<br />

ragazza nata e cresciuta in Argentina, mentre i suoi genitori erano Italiani”. Il Gregu ripete<br />

ancora in altro passo “il padrone era un italiano che fece fortuna in Argentina”.<br />

(Ciò corrisponde più che altro alla coppia Piras-Marenco, sposatisi a Chumbicha; il solo particolare<br />

impreciso è peraltro quello su Maria Marenco, che invece nacque a Mallare -SV- ed<br />

emigrò all’età di 8 anni con i suoi).<br />

Ma dimostrato che Perón, uscito dalle scuole primarie e secondarie, entrò nel Colegio Militar<br />

alla fine del 1910, non è possibile in nessun modo conciliarlo col racconto del Gregu, il quale<br />

aveva affermato che lui ed il suo amico Piras erano arrivati in Argentina nel 1909 e che erano<br />

rimasti insieme per ben 6 (sei) anni, prima che Giovanni andasse a studiare per merito del ricco<br />

suocero Cipriano Tizón ecc..<br />

Nel racconto del Gregu (se davvero disse così; però nessuno può confermarlo se prima non<br />

viene permesso l’ascolto della relativa registrazione citata nei libri del “vero investigatore”)<br />

l’anno di emigrazione 1909 è un errore e potrebbe essere dovuto all’appannamento dei suoi<br />

ricordi, come abbiamo evidenziato.<br />

Ma i conti non tornano nemmeno con il fatto che i due amici mamoiadini, appena arrivati in<br />

Argentina, fossero andati a lavorare nel Chubut, quindi in altra lontanissima parte di quella<br />

nazione, rispetto ai dati delle ferrovie. In base a tali dati, infatti, il Piras già dal 9 settembre del<br />

1910 risulta essere a S. Cristobal e poi a Tostado, ossia nella grande regione del nord Santafesino,<br />

al confine con il Chaco. Forse perché, cercando di far quadrare furbescamente sempre le<br />

cose, si è collegato il f atto che la famiglia Perón-Sosa era allora residente nel Chubut: dal<br />

1902 nella estancia La Maciega a Cabo Raso; nel 1904 acquistarono la estancia La Porteña<br />

con vari ettari di terreno (a circa<br />

150 chilometri da Camarones, località<br />

dove poi il padre di Juan,<br />

Don Mario Tomás, fu Giudice di<br />

Pace. Incarico pubblico che esercitò,<br />

come titolare sino al 1909). Ma<br />

“l’autore” delle tre edizioni non ha<br />

messo in conto che Juan sin da<br />

prima del 1904 non viveva più nel<br />

Chubut con i suoi, ma studiava a<br />

Bs.As. (poi lo vedremo nuovamente).<br />

Come è strano che si voglia far di-<br />

Juan Perón (secondo da six alto) con altri colleghi cadetti - foto datata 1912<br />

re ora al Gregu (nella terza ristampa)<br />

del campo in località<br />

Jesús María ed altre cose. Intanto non risulta scritto in nessuna delle tre edizioni, giusto per<br />

non essere trattati da imbecilli del tutto (…ne ha sparate talmente tante che non si raccapezza<br />

più nemmeno lo stesso “bravo autore”). La località di Demontu, citata dal vecchio Gregu, non<br />

esiste in Argentina, né era mai esistita neanche allora. Bisognerebbe sentire l’intero colloquio<br />

registrato dell’anziano Gregu, sempre ammesso che ci sia… amici lettori.


Credete che si trovi questa registrazione? Noi abbiamo una nostra convinzione. Chiedete Voi<br />

che ve la facciano ascoltare… così, per vedere l’effetto che fa… Il “vero investigatore” dirà<br />

che la registrazione esiste, ma non ve la mostrerà; ne siamo certi. Oppure dirà immancabilmente<br />

che gli era stato detto dal Gregu, anche se non fu stato registrato né messo su carta. E<br />

che?! Volete mettere in dubbio la sua onesta parola?<br />

E se ha scritto di proposito Tinzon (con la enne) poiché era questo l’esatto cognome della famiglia<br />

del datore di lavoro del Piras e Gregu di <strong>Mamoiada</strong>, come la mettiamo?<br />

La mettiamo che è l’ennesima invenzione, perché in quella zona non sono mai esistiti dei<br />

Tinzon (nemmeno senza enne), né è mai esistito quel cognome nel territorio argentino.<br />

Come facciamo a saperlo? Sono informazioni forniteci dagli archivi della Parroquia e della<br />

Municipalidad de Jesús María e Caroya, grazie alla cortesia dei parroci e dei funzionari<br />

comunali. Grazie soprattutto all’alto funzionario Roberto Rodríguez del CES, Istituto<br />

Nacional de Estadística y Censo - Julio A. Roca 609 Bs.As.- ed alla collaborazione di un suo<br />

collega, dirigente del Registro Nacional de las Personas (che fa capo al Ministerio del<br />

Interior y Trasporte). In questo ultimo Ente ci hanno segnalato che si trova qualche rarissimo<br />

nucleo Tinzon (con la enne) solo in Perú.<br />

Dall’altro fronte, per quanto possa servire questa (inutile) informazione, gli attuali discendenti<br />

di Cipriano Tizón (il fotografo, padre di Aurelia, prima moglie di Perón) dicono che a loro<br />

non risulta che i loro avi abitassero o frequentassero, nel periodo prima citato, la zona in cui si<br />

trovavano la caserma ed il c ampo militare, nelle vicinanze delle attuali graziose cittadine<br />

“gemelle” di Jesús María-Colonia Caroya (di oltre 35.000 abitanti), nella provincia di<br />

Cordoba, dipartimento di Colón.<br />

Pubblichiamo sotto l’atto di matrimonio Civile della coppia Perón-Tizón, avvenuto a Bs.As. il<br />

05/01/1929, nel quale è scritto che Cipriano Tizón non era affatto di origine italiana ma<br />

proveniva dalla Spagna (ciò risulta anche negli atti di nascita e morte di Aurelia, vedi<br />

documenti nel libro “El Presidente”).<br />

E come la prenderà ora il nostro “vero ricercatore” per tutto ciò che abbiamo ben specificato?!<br />

E’ un altro colpo di piccone ben assestato alla sue fantasiose teorie.<br />

Ma diamogli tempo, perché probabilmente qualche “Juan Carlos”, intrufolato nei servizi<br />

segreti, gli confiderà delle altre cose; e poi …fra i documenti del nonno del mitico Herrero ci<br />

potrebbe anche essere un qualche certificato, fotografato magari nel 1929, con su scritte altre<br />

cose circa l’origine dei Tizón.<br />

(Vi rimandiamo sempre a più avanti per capire questa allegoria).<br />

Come vedete la zappa sui piedi se la dà lo stesso “vero investigatore” e più di una volta, visto<br />

che non pa rla nemmeno di una ipotetica sostituzione di persona fra un Perón realmente<br />

esistito come famiglia ed eventualmente di un “ nuovo” entrante sardo Piras, Canu, Sanna,<br />

Puddu, Mele, Porcu o chiunque dir si voglia, neonato, bimbetto o adulto che sia.<br />

Anche senza la micidiale prova della perizia calligrafica (presentata nel libro “El Presidente”)<br />

è cosa scientifica che il Piras Giovanni di <strong>Mamoiada</strong> non avrebbe potuto mai aver sposato<br />

Aurelia Tizón. Di conseguenza il Perón presidente non può e ssere mai stato il Piras nato a<br />

<strong>Mamoiada</strong> nel 1891 (o il 1894 secondo i documenti argentini).<br />

Il “vero ricercatore” pubblica tutta una serie di corbellerie sul caso in generale e specificatamente<br />

sulla vita dell’ex presidente argentino e famiglia che sono degli insulti alla intelligenza<br />

collettiva di quanti conoscono sia la Storia argentina che il caso Piras-Perón.<br />

Ci da anche l’impressione che non sappia o non abbia letto con attenzione nemmeno ciò che<br />

vi è scritto in pubblicazioni molto precedenti; si sarebbe risparmiato diverse figuracce.<br />

Il suo è un continuo tirare a campare, teorizzando talvolta complotti, talora avventurandosi in<br />

escursioni descrittive di pura fantasia, in mancanza sempre di una seria ricerca propria. Scrivendo<br />

un romanzo, invece, questo estro creativo sarebbe stato giustificabile.<br />

Passiamo ora ad un importante e misterioso documento di gioventù di Perón, di cui si parla<br />

nel citato articolo dell’Almanacco Gallurese e che viene riportato anche nella terza ristampa<br />

citata (qui con qualche parte omessa, forse perché si è r eso conto di averla sparata troppo<br />

grossa... ma le altre cose riscritte sono davvero spassose e per chi seguirà punto per punto saranno<br />

fonte di ilarità).<br />

Il “puro investigatore” prende in proposito altre cantonate pazzesche sceneggiando a m odo<br />

suo questo “sensazionale” documento – si legge – ottenuto segretamente con veti di pubblicazione<br />

ecc. Una confusione totale ed una serie di balle, una dopo l’altra.


Elenco certificato dei documenti presentati per la domanda di esame di ingresso al Colegio Militar (doc. richiesto due volte)<br />

Si cita, senza dubbio, il documento pubblicato nel libro “El Presidente”, esposto qui a lato, e<br />

che descrivemmo allora un po’ strano. (Chiediamo venia al pubblico per una nostra distrazione: abbiamo<br />

fatto un errorino descrittivo al punto uno, pag. 114 e nella nota 113 del citato libro “El Presidente” circa la spiegazione<br />

e ce ne siamo accorti solo dopo la stampa).<br />

Come si può chiaramente leggere, il foglio riassume tutti i<br />

documenti che furono presentati nel 1910 per l’esame di ingresso<br />

(ammissione) al Colegio Militar, che si trovava in località<br />

San Martín, lontano dagli Istituti scolastici che citiamo<br />

ora (attualmente la sede centrale del Colegio Militar de la<br />

Nacion si trova a El Palomar, sempre territorio provinciale di<br />

Buenos Aires). Negli anni successivi all’uscita di Juan Perón<br />

dall’Accademia, più di una volta nella sua vita da ufficiale e<br />

da ufficiale superiore accadde che a lui stesso, o ad altre persone,<br />

servisse prova della sua iscrizione all’esame<br />

d’ammissione per il Colegio Militar e avere la cronistoria dei<br />

documenti presentati da lui e da chi per lui. Non essendo ancora<br />

in uso la fotocopiatrice, sino agli anni ’60, chi rilasciava<br />

la certificazione con l’elenco dei documenti presentati scriveva<br />

per filo e per segno ciò che vi era scritto nei documenti del<br />

fascicolo personale, comprese le parole “hay un sello”, che<br />

Il certificato medico dice: “El Señor<br />

Juan Perón es apto para ingresar al<br />

Colegio Militar”, tratto dal suo fascicolo,<br />

a cui si fa riferimento nel terzo punto<br />

della richiesta in alto. Il timbro del certificato<br />

reca la scritta: Ospital Militar de la<br />

Capital – Medico interno – (Copia a colori<br />

da originale - vi è una dimenticanza nella data<br />

dell’anno: 190 anziché 1910)<br />

vogliono dire “c’è un timbro”. Non si tratta di un documento<br />

militare vero e proprio, anche se venne rilasciato dalla Segreteria<br />

dell’Esercito Argentino (che lo timbrò a sinistra in alto,<br />

previo pagamento di un peso per i diritti). Assolutamente non<br />

si tratta della “richiesta di ammissione al Colegio Internacional<br />

Politecnico” da parte di Perón e nemmeno di un sollecito,<br />

come interpreta a modo suo il “vero ricercatore”. Solicito (la<br />

prima parola dell’istanza del giovane Juan Perón) in argentino<br />

vuol dire “faccio richiesta”. Noi abbiamo avuto il documento senza nessun mistero, senza<br />

nessuna promessa di non svelare come è stato ottenuto e senza nessuna data di diffusione imposta.<br />

Diciamo di più: tutti i documenti descritti in quella sorta di “elenco certificato” esistono<br />

e di essi abbiamo ottenuto pure le copie scannerizzate e fotografie dei documenti originali.<br />

Qui ve ne mostriamo qualcuno, come il certificato medico da un consultorio esterno e la dichiarazione<br />

del direttore dell’Istituto. Tanto per distinguerci sempre da chi dice di avere e di<br />

sapere.<br />

Ma continuiamo a spiegare le cose che non ha capito in questa parte militare il “vero ricercatore”<br />

che cinicamente vuole sempre confondere Voi, cari lettori. Le cose stanno così: Juan<br />

Perón inoltrò domanda al Colegio Militar, equivalente alla nostra Accademia Militare, nel


1910 quando ancora era studente del Colegio Internacional Politecnico (sito in via Cangallo<br />

n° 2311) che allora era diretto dal pedagogo francese Raymond Douce (diventato in Argentina<br />

Raymundo).<br />

Sia il Colegio Internacional Politecnico (incorporado al Colegio Nacional) che il Colegio<br />

Nacional “Nicolás Avellaneda” (non situato in via Avellaneda, come scrive chi non sa) erano<br />

addirittura nello stesso edificio.<br />

Come si legge nel secondo punto del documento, dopo la domanda del giovane Juan, la nonna<br />

Dominga Dutey firmò la richiesta facendo le veci del figlio Mario Tomás poiché questi non<br />

viveva a Buenos Aires in quel periodo (ma nel Chubut,<br />

come abbiamo detto) e non per misteriose trame<br />

o per il fatto che fosse morto. In mancanza (e in<br />

attesa) di un documento di nascita del richiedente<br />

Juan Perón, il prof. Raymundo Douce presentò una<br />

dichiarazione il 15 Novembre 1910 dicendo che lui<br />

(Douce) ha chiesto all’altro Istituto, al Nacional Nicolás<br />

Avellaneda, non alla Scuola Militare, la restituzione<br />

dell’Atto di nascita depositato nel 1908 per<br />

inoltrarlo, appunto, al Colegio Militar. Attenzione!<br />

il 15 Novembre del 1910 (si legge molto bene sui<br />

documenti), non Novembre del 1912, come invece<br />

scrive furbescamente il “serio investigatore” a pag.<br />

215 della nuova ristampa onde far coincidere ingannevolmente<br />

le date con la lettera di Giovanni Piras<br />

che chiedeva il documento ai suoi. Ci capiamo?<br />

Il documento di nascita era fonte di grande imbarazzo<br />

per l’aspirante militare Juan Perón (e per l’alto<br />

ufficiale poi) perché nell’Atto del Registro Civile egli non risultava legittimato dalla madre<br />

(compare infatti solo il nome del padre). Cosa a quei tempi alquanto penalizzante per un militare<br />

di carriera. E così, quel Novembre del 1910, come “Atto di nascita” fu presentato al Colegio<br />

Militar l’estratto di matrimonio dei genitori certificato da José Pedro Pittaluga, capo<br />

dell’Archivio del Reg. Civile di BsAs, in quanto in esso veniva dichiarato il riconoscimento<br />

dei figli con relativa loro data di nascita. Servì dunque come valida certificazione in proposito<br />

(infatti non fu mai presentato<br />

l’Atto di nascita singolo del Registro<br />

Civil e questo alimentò i dubbi<br />

sulle origini di Perón).<br />

Quell’Atto di matrimonio, che avvenne<br />

nel 1901 su forte pressione<br />

della nonna Dominga, fa parte integrante<br />

del fascicolo militare di<br />

Juan. Il giovane Perón frequentò<br />

per due anni i due Istituti succitati<br />

(studi secondari superiori); fu<br />

iscritto agli inizi del 1909 dalla<br />

nonna Dominga Dutey, vedova<br />

Martiarena (in alcuni scritti Martirena)<br />

e v edova Perón, e dalla zia<br />

Vicenta Martiarena (a proposito,<br />

Il certificato di matrimonio Perón-Sosa valevole come Atto di nascita di Juan<br />

(allegato al legajo militar)<br />

Copia originale della dichiarazione del direttore<br />

Raymundo Douce al 4° punto del documento sopra:<br />

Buenos Aires Noviembre 15 de 1910 - El Director del<br />

Colegio Internacional Politecnico certifica haber entregado<br />

en el mes de Noviembre de 1908 en la Secretaría del<br />

Colegio Nacional Nicolás Avellaneda, al efecto de prender el<br />

exámen de Ingréso, la partida de nacimiento del Registro<br />

Civil, del jóven Juan Perón, partida que hemos reclamado en<br />

vano por estar entervenido al Colegio. - El Director R. Douce<br />

non è mai esistita una zia di Juan a<br />

nome Anna Vincenza, altra inven-<br />

zione del solito scrittore). Per completezza aggiungiamo che dal 1904 al 1906 Juan frequentò,<br />

sempre a Buenos Aires, la Sucursal Femenina Fröbeliana, diretta da C. A. Porchietti (calle B.<br />

Mitre 2139 e 2272), sempre facente parte del Colegio Internacional, incorporado al Colegio<br />

Nacional (scuola primaria e primaria avanzata). All’Accademia Juan Perón entrò poi nel marzo<br />

del 1911 ( e non e ra necessario essere obbligatoriamente diciottenni, come scrive<br />

nell’Almanacco Gallurese, ma va la!) dalla quale ne uscì sottotenente a fine dicembre del<br />

1913. Ora facciamo delle esclusive rivelazioni su notizie avute in gran segreto da misteriosi


agenti del SIEG argentino, dietro promessa di essere invitati a <strong>Mamoiada</strong> per assistere alla sfilata<br />

dei Mamuthones e Issohadores ed essere abbuffati di vinu nigheddu….<br />

Dunque: nell’archivio del Colegio Internacional Politecnico, nel libro della contabilità relativo<br />

al periodo, in mezzo alle altre cose ci sono segnate le quote delle rate pagate dalla nonna<br />

Dominga Dutey de Perón per i suoi nipoti Juan Domingo e Julio Carlos Perón (figlio di Alberto<br />

Carlos, morto suicida). Fra le tante cose, risulta anche il pagamento della somma di 60<br />

pesos per le lezioni particolari di algebra e geografia, che il prof. R. Douce fece a Juan come<br />

ulteriore preparazione all’esame di ingresso alla scuola militare. Tra gli altri documenti di cui<br />

siamo venuti in possesso, vi sono pure alcune pagelle e una clamorosa esclusiva: abbiamo copia<br />

del “legajo personal militar” di Juan Perón, ottenuto con solenne promessa ad un certo<br />

“Juancito Carlosiño”, dell’Intelligence argentina che ce l ’ha dato dopo estenuanti trattative,<br />

dietro promessa di mantenere il segreto di Pulcinella e con la clausola di pubblicarlo dopo la<br />

riesumazione del nostro cadavere trascorsa la mezzanotte del 31 Febbraio 2072.<br />

Ironia a parte, siamo venuti in possesso di tutti questi documenti non menando il can per l’aia<br />

ma cercando seriamente dove si deve cercare, trovando i canali giusti, con pazienza, fatica e<br />

sostenendo anche dei costi economici abbastanza rilevanti. In quel “fascicolo personale militare”,<br />

composto da numerosi fogli individuali, vi è una curiosità, che è un elemento da tenere<br />

in considerazione, se vogliamo (ma senza crederci troppo), per il caso del Perón sardo (non<br />

del Piras): alla fine del 1913 il sottotenente Juan Perón era alto m. 1,67; il torace era di 0,84; il<br />

peso 60 kg. In seguito, dunque, Perón crebbe non meno di 8/10 centimetri. Alcune pubblicazioni<br />

sull’ex presidente argentino lo descrivono sul metro e ottanta circa di altezza. Però Marcelo<br />

Javiér Rasquetti, coautore di un libro sul Generale, afferma con sicurezza che era alto<br />

circa mt 1,73 o, al massimo, mt. 1,75. Rasquetti è molto più attendibile ed abbiamo avuto modo<br />

di constatarlo in altre occasioni. Da notare che la firma del neo sottotenente Perón nel tesserino<br />

militare è già “matura”, già “standardizzata”, simile cioè a quella da sempre nota (e<br />

siamo appena nel 1913, ossia quando il Piras scriveva molto diversamente). Ma cosa ci è toccato<br />

sentire inoltre circa il ruolo del Prof. Douce? Nell’Almanacco Gallurese c’è scritto che ad<br />

“aiutare” il Piras ad entrare nell’Accademia Militare, falsificando i documenti, fu il Colonnello<br />

Raymundo Douce. …Ceeesssss!<br />

Il “vero investigatore” è un vulcano di invenzioni; le erutta a tutto spiano spudoratamente e a<br />

noi non dispiace far cadere un altro dei tanti suoi teoremini di fantasia. Come risulta anche<br />

negli atti e nelle pubblicazioni di quella scuola, Raymundo Douce non era un colonnello, tantomeno<br />

direttore dell’accademia militare intrallazzatore e mistificatore di documenti, come<br />

viene descritto, ma era il direttore didattico dell’Istituto Politecnico (oltre che insegnante).<br />

Scheda personale militare con dati antropometrici, varie tabelle di valutazione con classificazione finale<br />

e tesserino identificativo del fresco neo sottotenente Juan Perón con la firma autografa.


Nella terza ristampa del suo libro questa ridicola notizia non compare perché dopo una nostra<br />

precisazione nei siti culturali internet é stato corretto tutto.<br />

Leggendo da qualche parte, finalmente viene detto qualcosa di esatto (sarebbe la prima volta)<br />

come, per esempio, il cognome del direttore del Colegio Militar del periodo: il Colonnello<br />

Gutierrez, il cui nome era Cornelio, comandante dal 1910 al 1915 (che era però coadiuvato<br />

dal comandante interino Colonnello Ricardo A. Sola, nel 1911-1912, il quale firma diversi<br />

documenti dell’allievo Juan).<br />

Non sappiamo però il perché “l’investigatore-romanziere” inscena tutta una serie di bufale<br />

“militari”. Nell’Almanacco Gallurese del 2007 viene scritto che gli emigrati mamoiadini (e si<br />

fa intendere anche il Piras, ovviamente) furono fotografati tutti insieme nel campo militare di<br />

Jesús María, però non si pubblica la foto (…e come si fa?). Si “rimedia” però nella terza ristampa<br />

del libro, pubblicando una foto di due militari, con la precisazione che si tratta del direttore<br />

della scuola militare e del capitano della compagnia (!). Non comprendiamo il perché<br />

si pubblichi questa immagine. Forse perché è stata trovata una foto vera, di militari dell’epoca<br />

che per la trepidazione viene pubblicata con enfasi e squilli di tromba, così come è successo<br />

in altre occasioni, anche se non c’entra nulla?<br />

Ma senz’altro si vogliono far trarre a Voi lettori delle conclusioni, come per dire: siamo in un<br />

campo militare, nei pressi vi erano i lavoratori mamoiadini emigrati (giusto perché qualcuno<br />

ha deciso così), poi vi abitavano pure i Tizón (sempre per decisione di comodo) e poi ancora<br />

c’era anche il cadetto Juan Piras e/o Juan Perón in esercitazione…<br />

Avete letto bene la bella storiellina che ci confeziona? A rovinare la festa però, oltre<br />

all’incompatibilità della data di nascita di Aurelia Tizón e della residenza della sua famiglia,<br />

spiegate prima, c’è un vero colonnello: José Alejandro Torres, del Colegio Militar de la Nación,<br />

nonché attuale Secretario de Investigación Istituto de Enseñanza Superior del Ejército –<br />

Av.da Cabildo, 65 1p. – CABA – (O bella …quindi una persona vivente, vera?!) il quale ci informa<br />

che, secondo i documenti d’archivio, Juan Perón non si era mai recato, né da cadetto né<br />

da fresco sottotenente, nella zona di Jesús María.<br />

E’ la mania di romanzare e di inventare senza capo ne coda, senza una minima ricerca.<br />

Date, località degli spostamenti ed incarichi di Juan Peron da cadetto sino al grado di colonnello - 8 pagine Legajo militar<br />

Foto a sinistra momento di riposo del sottotenente Juan Perón durante manovre militari a Entre Rios nel 1914; foto a destra da<br />

capitano (secondo da dex) nel 1926 con colleghi ufficiali alla Scuola Superiore di Guerra.<br />

Fra i tanti documenti militari esiste un Atto di Impegno verso il Colegio Militar (vedi sotto)<br />

presentato dallo stesso Juan Perón nel 1911 (è allegato al suo fascicolo personale) con consenso<br />

firmato del padre, di due testimoni e conformizzato dal giudice di pace supplente di


Camarones (Chubut) Jorge R. Verdeau, dove<br />

l’allievo Juan si impegna a prestare servizio militare<br />

per almeno 5 anni. Il documento è controfirmato<br />

dal direttore della Scuola Militare supplente,<br />

Colonnello Ricardo Sola, e dal comandante<br />

del corpo Martin J. Lopéz.<br />

Anche questa certificazione fu richiesta in copia<br />

fiel del original da qualcuno negli anni ’30 quando<br />

Perón era maggiore.<br />

Qualcuno che voleva togliersi dei dubbi, evidentemente,<br />

o lo stesso Perón per dimostrazione, visto<br />

che il documento originale si trova fra le sue<br />

carte.<br />

Per un lunghissimo periodo i documenti del rampante<br />

colonnello Juan Perón, specialmente quanto<br />

intraprese intensa vita politica, furono “molto<br />

ben custoditi” per il motivo spiegato.<br />

E con la stessa mania si scrive pure sulla famiglia<br />

di Juan Perón; ma in questa fase la confusione<br />

raggiunge livelli altissimi, frutto di abissale ignoranza<br />

in materia.<br />

…E qui ci sarebbe da ridere a crepapelle.<br />

Ancora sull’Almanacco Gallurese e s ulla citata<br />

Il capitano Juan Perón (1) comandante della Iª comp. di fanteria<br />

della scuola sottufficiali a Campo de Mayo con i suoi allievi nel<br />

1925. Il militare a sinistra (2) è Carlos Vicente Aloé che più tardi,<br />

con il grado di maggiore, divenne uomo di fiducia del generale<br />

Perón, entrò in politica e fu eletto Governatore della prov.cia di<br />

Bs As nel 1951.<br />

terza ristampa, si parla del padre di Juan<br />

Perón (Mario Tomás, marito di Juana Sosa)<br />

e si dice che sarebbe morto a volte nel<br />

1899 e altre nel 1909 (secondo una “sensazionale<br />

scoperta” fatta a Buenos Aires…).<br />

E per il secondo marito di Juana Sosa,<br />

Marcelino Canosa, si imbastisce una tronfia<br />

romanzata.<br />

Complimenti per le rivelazioni!<br />

Non avremmo aggiunto altro se le nostre<br />

precisazioni fossero state indirizzate solo<br />

agli storici e ai cultori smaliziati; ma prendere<br />

per i fondelli Voi lettori, compaesani e<br />

conterranei tutti, è ormai lo sport preferito<br />

di alcuni.<br />

Come in ogni disciplina sportiva però,<br />

quando le cose non vanno per il verso giu-<br />

sto, interviene l’arbitro e prende provvedimenti… e qui sarebbe il caso di espulsione a vita,<br />

con bastonate rompi ossa sulle falangi.<br />

Esponiamo con cognizione di causa e ripetiamo brevemente la genealogia della famiglia<br />

Perón, realmente esistita e con basamento solidissimo nella<br />

parte argentina, ricostruita nella pubblicazione “El Presidente”<br />

per la parte che serviva.<br />

Rimarchiamo ancora una volta che Mario Tomás Perón, papà<br />

di Juan Perón, nacque nel 1867, morì nel 1928 e che fu uno<br />

dei tre figli del famoso nonno di Juan e di nonna Dominga Du-<br />

Certificazione dell’Atto di Impegno di Juan Perón<br />

La coppia Perón–Sosa, anni ‘20<br />

tey, vedova Martiarena, il Dr. Tomás Liberato, medico, professore universitario, deputato e<br />

presidente del Consiglio Nazionale di Igiene (che non è l’avo partito dalla Sardegna come si<br />

scrive nell’Almanacco).<br />

Ci sono gli atti di matrimonio e di morte (e noi li abbiamo in copia conforme), citazioni nelle<br />

enciclopedie argentine; esistono documenti ufficiali di compravendita di terreni e animali; delibere<br />

comunali; una serie di numerosi Atti a nome di Mario T. Perón con timbri e date, autenticati<br />

da notai e giudici di pace; foto di famiglia con il figlio maggiore, la moglie, nuora, nipoti<br />

ecc. Insomma è Storia ufficiale, accertata e documentata da sempre e non vi è assolutamente<br />

nessuno storico o biografo che lo mette in dubbio.


Sull’ultima ristampa citata viene<br />

dato del confusionario persino<br />

allo storico Fermín Chávez, che<br />

secondo “alcuni” non riesce a<br />

ricostruire l’albero genealogico<br />

di Juan Perón.<br />

Ma questi alcuni non sanno (al<br />

solito) che è proprio la completa<br />

genealogia elaborata da tempo<br />

da Chávez, pubblicata nel 1978,<br />

che è d epositata ed esposta<br />

all’Istituto Nazionale Juan D.<br />

Perón, ricostruita in base a documenti<br />

testamentari da archivi<br />

di Tribunali e Archivio Generale<br />

della Nazione, specialmente<br />

in base al fascicolo n° 7570 (testamento Perón-Hughes).<br />

Atto originale di matrimonio di Mario Tomás Perón e Juana Sosa - n° 604 del 25<br />

Ottobre 1901 (5ª Sez. Registro Civile-Buenos Aires)<br />

L’avo di Perón che partì dalla Sardegna, o da Genova, sarebbe (sarebbe) il bisnonno Mario o<br />

Marius Tomás (180(3)8-1856), padre del dottor Tomás Liberato.<br />

Le tracce del matrimonio (avvenuto il 12 settembre 1833) di questo bisnonno ufficiale di<br />

Perón con Ana Hughes (poi diventato Huges) si trovano, come descritto nel libro “El Presidente”,<br />

nell’indice generale dell’anno 1833, libro I° foglio 42 - nell’archivio della chiesa San<br />

Miguel Arcángel di Buenos Aires, sita in Via Bartolomé Mitre al n° 896.<br />

Unico dagherrotipo di Tomás Marius Perón Il Dr. Tomás Liberato Perón Mario Tomás Perón<br />

bisnonno di Juan Perón (1808-1856) nonno di Juan Perón (1839-1889) padre di Juan Perón (1867-1928)<br />

Atto di Morte di Tomás Liberato Perón (08/02/1889) Atto di Morte di Mario Tomás Perón (11/11/1928)<br />

nonno di Juan Perón padre di Juan Perón<br />

Quello del secondo marito della vedova di Mario Perón non è affatto un mistero, non è assolutamente<br />

un fatto sconcertante “sconosciuto a tutti i biografi”. Sconcertante è il fatto che si<br />

dicano queste cose; ma che le dica il “vero investigatore” ormai è una prassi.<br />

Marcelino Canosa Pozal (1896-1961) è l’arcinoto secondo marito di Juana Sosa, madre ufficiale<br />

di Perón, di oltre vent’anni più piccolo d’età di lei. Articoli di giornali descrivono la


coppia in visita a Lobos, dai parenti Sosa, nel 1944. Sul<br />

giornale del tempo “Horizontes”, stampato a Lobos,<br />

scrivono:<br />

“…Visitò nuestra ciudad …. la madre del Vice Pte. de<br />

la Nación …Juana Sosa de Canosa, viuda de su<br />

primeras nupcias con Don Mario Perón…”.<br />

Juana e Marcelino si sposarono nel 1937 (qualche rara<br />

fonte dice nel 1932 e /o nei primi anni ’40). Ci risparmiamo<br />

la fatica e la spesa di reperire il certificato di matrimonio<br />

dei due poiché basta l’Atto di morte, dove il<br />

marito stesso di Juana Sosa de Canosa, insieme ad un<br />

Doña Juana Sosa con il secondo marito Marcelino<br />

Canosa e le nipoti Maria e Olinda Perón,<br />

figlie di Mario Avelino. (Arch. R. Ballore)<br />

altro teste e al medico, è testimone del decesso avvenuto nel “Sanatorio Napoletani” di Comodoro<br />

Rivadavia a seguito di polmonite. La coppia Canosa-Sosa andò a vivere per un lungo<br />

periodo in quella località del Chubut, Patagonia, dove morirono.<br />

Prima pagina di “Horizontes” del 3 Agosto 1944 Atto di morte di Juana Sosa de Canosa.<br />

Nella piazza del quartiere Presidente Ortiz di Comodoro Rivadavia, al km 5 tra le calles Margarita<br />

Galletto de Abad e Ferrocarril Gral. Roca, gli abitanti hanno eletto un monumento in<br />

bronzo in onore della madre di Juan Perón con la dedica “…a Doña Juana Sosa Toledo de<br />

Canosa. Prodigó amor y bondad. Que el ejempio de sus virtudes les tutele y guie”.<br />

Ora lei è sepolta a Buenos Aires, Marcelino Canosa a Rosario.<br />

Sconosciuta a quasi tutti i biografi, ufficiali e non, è l’esistenza del terzo fratello di Juan e<br />

Mario Avelino Perón: Alberto, morto prima che compisse un anno (vedi “El Presidente”).<br />

E passiamo ad un altro “chiodo” che non vuole entrare nemmeno con le “martellate culturali”<br />

nella testolina del “vero ricercatore” che insiste in una maniera incredibile nel dire che l’Atto<br />

di nascita di Juan Perón non esiste, non è mai esistito e ci fa credere che ne abbia avuto anche<br />

la prova. A parole naturalmente… come sempre.<br />

Atto di nascita di Juan Domingo Perón, a sx quello Archivio Registro Civil del comune;<br />

a dx quello del Registro Provincial fotografato agli inizi anni ’70 (arch. R. Ballore)


Ma cosa vogliamo pretendere da chi non è stato capace di rilevare esattamente nemmeno<br />

l’albero genealogico del Piras a <strong>Mamoiada</strong>?!<br />

(In quella famiglia, infatti, nacque nel 1883 anche Piras Massidda Giovanni, deceduto il 18<br />

Marzo 1891, ossia otto giorni prima che nascesse l’omonimo fratello, il quale ricevette lo<br />

stesso nome del consanguineo scomparso così prematuramente).<br />

Ma è normale che ci si comporti così insolentemente, perché nel suo continuo via vai (!?!) in<br />

Argentina non è stato capace di trovare nemmeno una copia sbiadita dell’Atto di nascita di<br />

Perón, nonostante dal 1974 in poi questa circolasse fra gli ambienti giornalistici e storici e la<br />

sicurezza dell’esistenza dell’Atto vi fosse da sempre.<br />

(Si vede che il “bravo ricercatore” era in missione segreta e non doveva farsi riconoscere da<br />

nessuno né come ricercatore storico né come giornalista).<br />

Nessuno però poteva accedere di persona agli archivi per sfogliare i volumi contenenti i documenti<br />

originali manoscritti, come dichiara di aver fatto lui nel 1984.<br />

Non si può accedere nemmeno oggi, figuriamoci avere in mano i volumi (è regola in tutti i<br />

Registri Civili del mondo a meno che non si abbiano speciali permessi dal Ministero competente).<br />

Beh! l’astuto “scova documenti” è un dritto, le cose semplici le detesta e poi non può nemmeno<br />

menzionare il nome della persona che lo accompagnò al Registro Civile di Lobos a rovistare;<br />

che scherziamo? …quando un sardo dà la parola...<br />

Entrando nell’Ufficio municipale di Lobos, in quel preciso periodo, tuttalpiù gli avrebbero<br />

comunicato (come hanno fatto con tanti altri) che l’Acta de nacimiento di Juan Perón si trova<br />

al volume 2° del 1895 numero 450, foglio 228, e che non sarebbe stato possibile lasciare in<br />

mano altrui il volume che lo contiene, in mancanza di un permesso Governativo specifico, ma<br />

non che fosse inesistente.<br />

Avere una certificazione è sempre stato possibile però.<br />

Infatti, come già descritto nel libro El Presidente,<br />

alcune persone appassionate di storia<br />

del peronismo la richiesero e l’ottennero dal<br />

capo del Registro Civile di Lobos nel Settembre<br />

del 1970; altri ancora, il 27 settembre<br />

1984, ritirarono dall’Archivio del Registro<br />

Provincial de las Personas il certificato<br />

estratto dall’Atto di nascita di Juan Perón,<br />

bollato, timbrato, firmato e rilasciato<br />

dall’allora capo Ufficio Dr. Luis César Vergara,<br />

che vedete a lato.<br />

L’Atto di nascita di Perón esiste ed è esistito<br />

sempre! Anzi, ne esistono due, in due uffici<br />

diversi, sempre originali ed autentici ed ora<br />

sappiamo anche perché: come per legge gli<br />

atti venivano e vengono compilati in duplice<br />

copia (due registri distinti), per poi essere<br />

archiviati entrambi: uno nel Registro Civil<br />

della località del nascituro e l’altro nel Registro<br />

Provincial o Nacional de las Personas.<br />

Il nostro amico argentino Francisco N. Juárez,<br />

noto storico e pubblicista, ora 77enne,<br />

ci ha rassicurato (non più tardi del<br />

24/01/2012) che il libro delle nascite del<br />

1895 del Registro Civíl de Lobos (calle Sal-<br />

Certificazione di nascita di Perón<br />

rilasciata il 27/09/1984<br />

pado, 40) è sempre al suo posto e che l’Atto di Juan si trova sempre ivi registrato.<br />

Ambedue gli Atti sono stati pubblicati nel libro “El Presidente” in copia fotostatica e in foto.<br />

Qui ve li abbiamo mostrati ulteriormente (uno avuto da uno storico e l’altro dall’archivio del<br />

medico personale di Juan Perón); ciò nonostante nell’estate del 2012 ci siamo interessati per<br />

averne uno nuovo, di prima mano, tutto nostro, in carta pesante, conformizzato e timbrato,<br />

onde mettere così definitivamente la parola fine a quest’altra paranoia di alcuni.


l’Avv. Valeria C. Burlenghi capo del Registro Civile e il<br />

sindaco di Lobos Gustavo Ruben Sobrero (foto 09/2012)<br />

Grazie a persone che noi invece opportunamente<br />

menzioniamo: l’amico Marcelo Rasquetti, la<br />

Dott.ssa Valeria Burlenghi (responsabile del Registro<br />

Civile della città) e l’attuale Intendente<br />

(Sindaco) di Lobos in persona, Prof. Gustavo R.<br />

Sobrero, che appositamente per noi lo ha firmato<br />

sul retro, abbiamo il documento, consegnato nel<br />

Settembre del 2012. Arrivare a dire “con certezza”<br />

che non esiste l’atto di nascita di Juan Perón<br />

senza esibire nemmeno uno straccio di certifica-<br />

zione contraria in merito è un po’ troppo e si insiste “a fatze ‘e sola”, come diciamo da noi.<br />

Il fatto è che per accattivarsi delle simpatie ed avere il plauso di Voi ignari lettori si imbroglia<br />

ad arte con un fare da maestro, e si inventano delle cose non immediatamente verificabili per<br />

le persone non addentro al caso e in buona fede.<br />

Si son tirati in ballo persino diversi biografi e scrittori di fama mondiale che confermerebbero<br />

l’inesistenza dell’atto. Tra l’altro poi i biografi citati dal “vero ricercatore” sono ormai morti,<br />

però nei loro libri non ci sono scritte cose del genere.<br />

Alcuni storici accennarono alla difficoltà nel trovare l’Atto, ma non ne negarono l’esistenza.<br />

Lo affermò un periodo solo il nordamericano Joseph Page, vivente (che non è un biografo)<br />

perché molto irritato dal fatto che non fu messo in condizione di averne copia, nonostante nel<br />

1980 gli fu concesso di entrare all’Archivio Militare (naturalmente sotto controllo e molto<br />

“guidato”).<br />

Diversi scrittori romanzieri hanno giocato la carta dell’ambiguità, volutamente messa in circolazione<br />

dallo stesso Perón, e ci cucirono sopra ipotesi e teoremi vari proprio perché l’Atto pareva<br />

introvabile.<br />

Atto di nascita di Juan Perón - scannerizzazione a colori della pagina frontale, conformizzato sul retro con firma dell’incaricata<br />

del Reg. Civile Dott.ssa Valeria C. Burlenghi e, espressamente per noi, anche la firma dell’Intendente Prof. Gustavo Sobrero.<br />

(Si nota ancora nell’Atto, seppur lievemente, il vecchio timbro della Municipalità di Lobos dell’epoca vicino alle firme; più in evidenza<br />

risulta però nella vecchia copia in b/n. Il degrado del timbro è dovuto al passare del tempo).<br />

Altri giornalisti ed autori indipendenti manifestarono dei dubbi sulla documentazione presentata<br />

allora per l’ingresso all’Accademia Militare di Juan Perón. Ma più che altro si espressero<br />

così perché, anche loro, non poterono vedere quelle certificazioni.<br />

A fine anni ’70 dello scorso secolo, dopo la postilla aggiunta all’Atto di nascita nel 1974, che<br />

vedremo poco più avanti (e la morte dell’interessato), la consultazione dell’Atto di Perón<br />

venne resa relativamente più accessibile.


Ma diciamo di più, molto di più: i documenti “introvabili” di Peron furono visti e toccati con<br />

mano già ai primi degli anni ’50 da storici, accademici e politici (di maggioranza e di opposizione),<br />

in occasione dell’emanazione del Decreto Legge n° 18805 dell’8 Ottobre 1953, che<br />

dichiarò MHN (Monumento Historico Nacional) la casa natale di Perón, a Lobos, in via Buenos<br />

Aires 1380, poi divenuta museo. (Un veto “informale” naturalmente impedì la divulgazione<br />

dei documenti. E chi si sarebbe azzardato a farlo essendo allora l’interessato presidente<br />

della nazione?).<br />

Per la promulgazione del Decreto da parte delle due Camere, furono allegate al disegno di<br />

legge (e depositati) le certificazioni che riportiamo alla lettera dalla copertina della Legge:<br />

1- la partida de nacimiento 450 del 8 octubre 1895; 2- el acta de Bautismo 583 de 1898 del<br />

Libro de Bautismos de Lobos; 3- – la partida 182 del libro Reg. Civil de Junín de 22 octubre<br />

1945 matrimonio civil de la señora Eva Duarte y el señor Juan Domingo Perón, en la que<br />

figura Lobos como lugar de nacimiento de Perón; 4- ficha militar dactiloscopica del Ejercito<br />

Argentino en la que figura Lobos como lugar de nacimiento de Perón.<br />

Cioè furono consegnati i documenti, certificati dal notaio, in cui veniva attestata la nascita di<br />

Juan a Lobos. La Legge fu poi revocata nel 1956 dal Governo golpista, ma ripromulgata quasi<br />

cinquant’anni dopo con altro Decreto Legge (n° 25518 del 21/11/2001), a seguito di una lunga<br />

battaglia politica e legale (con la ripresentazione dei documenti citati e altri ancora, in copia<br />

conforme), dove viene sempre accreditata Lobos come città natale di Juan Perón.<br />

La storia dell’Atto di nascita di Perón ha avuto certamente i tratti del mistero e del giallo, ma<br />

proporzionando i tempi ed i tabù di allora, ciò ha una sua ragione e lo abbiamo accennato in<br />

precedenza. Il documento, sempre esistito ripetiamo, rimase per un c erto periodo un f erreo<br />

“Secreto de Estado”, per cui non poté essere visionato da nessuno e questo veto alimentò a<br />

quei tempi la diceria che il Generale avesse un serio problema circa la sua vera origine.<br />

Il motivo però, come abbiamo visto, non e ra così grave e per rimediare all’imbarazzo, nel<br />

1974, durante la terza presidenza Perón, al documento originale del Registro Civile di Lobos<br />

fu aggiunta una nota a margine, su ordine della Magistratura, poiché Atto di importanza<br />

nazionale e molto datato.<br />

La nota, che si legge molto bene, dice esattamente:<br />

«…rettifica apportata per ordine del Signor Giudice di Primo Grado del Dipartimento della<br />

capitale Dottor Ferdinando A. Helm, Tribunale 12, s egreteria 13, l ettera P – Archiviato al<br />

foglio 3362 dell’anno 1974, dove si constata che l’iscritto è figlio di Mario Tomás Perón e di<br />

Juana Sosa a seguito del matrimonio dei due».<br />

Nel “periodo caldo” degli anni ’70, il primo che toccò con mano il volume contenente l’atto<br />

di nascita di Juan Domingo Perón fu il nostro amico Francisco N. Juárez che una domenica<br />

del lontano 1974, con un suo collega giornalista (…e che non era il mitico Herrero), riuscì di<br />

nascosto a fotografare il documento di nascita presso il Registro Civil de Lobos. Ancora non<br />

vi era la nota a lato dell’Atto.<br />

Ne diede subito copia anche al suo caro amico Tomás Eloy Martínez (grande scrittore scomparso<br />

recentemente, autore di moltissimi libri, alcuni su Perón come biografo indipendente) e<br />

la notizia sulla certezza dell’Atto di nascita circolò insistentemente ancor di più, ma «…per la<br />

verità – ci scrisse Francisco – non si poté pubblicare la foto per quasi 14 anni. Martínez fu il<br />

primo ad utilizzarla in una serie di note previste per la sua “novela” circa i documenti su<br />

Perón nel 1987, dove mi cita».<br />

Non è ben chiaro cosa visionò agli inizi degli anni ’70 lo stesso T. E. Martínez, quando si recò<br />

da solo al Registro Civile di Lobos. In un saggio su La Nación, negli anni ’80, riportò poi il<br />

fatto di aver visto l’Atto di nascita e di battesimo di Perón con date e nomi graffiati, corretti(?).<br />

Poi ritirò l’atto di matrimonio dei genitori di Perón, con le date di nascita di Juan e Mario<br />

Avelino, lo classificò ineccepibile e lo pubblicò anche ne las memorias. Risulta un po’ pasticciato<br />

solo l’atto di Battesimo, ma è chiarissimo in ogni sua parte, anche in quelle “corrette”<br />

(vedi libro “El Presidente”).<br />

Diciamo questo perché poi Martínez pubblicò l’Atto vero e proprio, fotografato prima della<br />

nota a margine e non negò mai l’esistenza del documento. Scrisse anzi che su questa storia ci<br />

sono molte insinuazioni e non nascose comunque le sue inquietudini, le tante contraddizioni e<br />

i tanti misteri di Juan Perón. Proprio per aver palesato questi suoi dubbi, si attirò le ire del losco<br />

segretario del Generale, José López Réga, che lo costrinse ad espatriare. Con una sua personale<br />

e-mail inviata dalla Rutgers University, nel New Jersey (USA), dove da docente dirigeva<br />

il Programma di Studi Latinoamericani, Martínez ci scrisse tempo fa (2004) per dirci che


comunque, secondo lui, le origini di Perón sono ben documentate. Che sia poi falso ciò che vi<br />

è scritto nell’atto (cioè la nascita di Perón in quella famiglia) dovrà essere dimostrato, non<br />

ipotizzato a parole e finora, senza ombra di smentita, solo nel libro “El Presidente” sono stati<br />

pubblicati gli “elementi dubbi” del caso (ma ora sempre con meno convinzione).<br />

C’è da sottolineare il fatto che l’Atto di Bautismo di Juan è un altro valido documento anagrafico<br />

a tutti gli effetti legali poiché vi è certificata la data di nascita ed è stato alla portata di tutti<br />

in tutti i p eriodi storici. Si ottiene dalla chiesa dove è stato somministrato il sacramento,<br />

N.S. del Carmen a Lobos (è pubblicato nel libro “El Presidente”).<br />

L’anomalia, se così la vogliamo chiamare, di questo atto ecclesiastico è che compare scritto<br />

Juan Domingo Sosa e non viene citato il padre, mentre nel Municipio il cognome è Perón…<br />

forse per concordata compensazione fra genitori.<br />

(Altra curiosità: nel periodo dell’esilio, Juan Perón si spostò spesso con un passaporto a nome<br />

di Juan Domingo Sosa e con tale documento rientrò in Argentina dopo 17 anni di lontananza<br />

forzata).<br />

Il Registro Nacional de las Personas, ha varie sedi in tutta l’Argentina e le principali sono<br />

ubicate nelle capitali di ogni provincia. Copia dell’atto di Juan (unitamente a quella di Mario<br />

Avelino), oltre che nel Registro Civile di Lobos, in quale altra sede si trova?<br />

«… può darsi che un registro delle nascite si trovi ora in una delle sedi della città di La Plata,<br />

capoluogo della provincia di Buenos Aires» dice Francisco Juárez.<br />

Abbiamo dato alcuni indizi nella speranza che i “veri investigatori”, visto “che dal 1972<br />

fanno la spola fra la Sardegna e l’Argentina alla continua ricerca di documenti”, si legge<br />

nella stampa (Unione 18/09/2006), riescano a trovarli e ad averne una copia autentica tutta per<br />

loro.<br />

L’importante è che la si smetta di dichiararne l’inesistenza; però qualora ci si voglia ricamare<br />

ancora sopra, pretendete (Voi lettori appassionati), come è giusto che sia, uno scritto autentico<br />

del Registro Civile di Lobos in cui si dichiari l’assenza dell’Atto relativo a Juan Perón. Come<br />

li abbiamo noi, ad esempio, dimostrando l’inesistenza in altri comuni sardi citati di un<br />

Piras Giovanni nato nel 1891 o nel 1894 figlio di Antonio e Maria Meloni e/o Massidda.<br />

Sempre per Voi lettori, diciamo semplicemente che basti pensare al pandemonio istituzionale<br />

e mediatico che avrebbe originato l’inesistenza di tale registrazione (e di tale documento)<br />

riguardante un simbolo ed un mito come Perón, studiato e indagato come pochi al mondo.<br />

Il “vero ricercatore”, non pago della personale fantastica storiellina profusa circa l’Atto di nascita<br />

di Perón, rincara la dose sparandone un’altra ancora più grossa, ma rimane fregato nuovamente<br />

dalla cronica ignoranza in materia e dalla gigantesca dimensione di quest’altra invenzione,<br />

impossibile da contenere.<br />

Racconta un fatto del 1984, quando si trovava a Lobos, dicendo che l’allora Sindaco del<br />

posto, Juan Erriest, rimase esterrefatto quando lui, il “serio ricercatore” (senza equivoci),<br />

pensate un po’, rivelò qualcosa di sensazionale, mai sentita prima, ed il Sindaco fu - precise<br />

parole - «…preso alla sprovvista ed incredulo per la notizia dove smentivo il luogo ufficiale di<br />

nascita di Peron…», avvenuto invece a <strong>Mamoiada</strong>, lasciandolo intendere inequivocabilmente.<br />

Quindi il Sindaco Erriest, sconvolto ed in preda al panico per la grande rivelazione, si mise<br />

alla ricerca disperata ed affannosa di documenti.<br />

A seguito di questa rivoluzionaria affermazione, anche Jorge Cravero, Sindaco di Roque<br />

Peréz, incredulo, prese provvedimenti e successe un casino in Argentina, signori cari, per<br />

colpa, o merito del “tenace investigatore”…<br />

Ceeessss!<br />

Anche qui ci saremmo fatti due risate insieme, se tutti Voi aveste conoscenza dei fatti e delle<br />

cose, lettori carissimi. La cosa purtroppo è penosa e possiamo capire che molti ci possono<br />

essere cascati in buona fede. Facciamo da “mediatori” per Voi, giusto per correggere il tiro<br />

ballistico (avete letto bene con due “elle”).<br />

Dunque: Juan Erriest, il cui nome in origine era John (ora deceduto), è vero che è stato Sindaco<br />

della città di Lobos, e per ben due volte consecutive, ma lo è stato dal 10/12/1995 al<br />

10/12/2003 (fonte Municipio di Lobos); quindi l’instancabile “girovago investigatore” non lo<br />

può aver mai visto né può averci mai parlato in quella data. E precisiamo, nemmeno in altra<br />

poiché suoi amici e collaboratori più stretti di allora (vivi e vegeti a Lobos), con lettera del 30-<br />

11-2012, hanno smentito ogni contatto personale o epistolare con il “vero indagatore” e tutto<br />

ciò che dice. Il 64 enne roqueperense Jorge Jesús Cravero (che negli anni 1983-85 era Assessore)<br />

fu eletto diverse volte Sindaco di Roque Peréz, ma nel periodo tra il 1987 e il 2003,


attualmente è Deputato Provinciale, 7 a Sez. Elettorale Coalición Cívica. Sentito da un suo collega<br />

lobense, ha riso di gusto: «…ci fu solo la battaglia per il motivo che tutti conoscete – dice<br />

– per noi Perón nacque a Roque Peréz e anche noi abbiamo decretato “monumento storico”<br />

la casa dove nacque, secondo ciò che ci risulta».<br />

Naturalmente Cravero non conosce né “l’investigatore” sardo… né ciò che disse (allora).<br />

Tranquilli però, esperienza insegna… nella 4 a edizione del famoso libro il nome del Sindaco<br />

di Lobos sarà corretto con José Roberto Picone (in carica dal 12/1983 al 12/1987), con il quale<br />

il “vero ricercatore” deve aver avuto senz’altro un incontro segreto e con patto di non dire<br />

niente però di quanto svelatogli.<br />

…Eh si… E così risulta infatti: dei nostri amici sono andati a trovare il giovanile 74 enne ex<br />

Intendente nella sua casa di Lobos, in calle Balcarce al n° 372… e lui non ha detto niente, ma<br />

proprio niente di tutto il racconto; niente né sull’episodio dell’84 né del “bravo ricercatore”;<br />

…tutto è sconosciuto al noto personaggio lobense. Niente di niente!<br />

Cavolo! Picone ha mantenuto il “patto” stretto con il ricercatore<br />

sardo: non ha detto nulla…<br />

E volete vedere che l’Atto nel Registro di Lobos fu inserito dopo<br />

il 1984, quando il “vero ricercatore” se ne tornò in Sardegna, poiché<br />

il padre del suo amico Pedro Herrero nel 1970 fotografò pure<br />

tutto il volume degli atti del 1895 di quel Comune e non risultò<br />

esserci stato quello di Perón?<br />

(Vi rimandiamo ancora più avanti per capire l’allegoria, abbiate<br />

un altro po’ di pazienza).<br />

Roberto Picone nella sua casa a<br />

Lobos ripreso dalla sua webcam<br />

Il noto polverone sollevato da scrittori ed oppositori, roqueperensi e lobensi, politici e uomini<br />

di chiesa sui natali (sempre argentini però) del Generale iniziò negli anni ’40 dello scorso secolo,<br />

quando Perón, ambizioso colonnello, intraprese pienamente la carriera politica.<br />

Sul giornale Horizontes del 3 agosto 1944 vi è un ampio servizio in proposito, proprio in occasione<br />

della visita della madre Juana Sosa de Canosa (viuda Perón) a Lobos.<br />

Come potete vedere, ciò accadde molto prima che il “vero indagatore” nascesse. La grande<br />

diatriba poi fra Lobos e Roque Peréz per i natali di Perón (accennata nel libro “El Presidente”)<br />

esplose con tutta la sua forza subito dopo il rientro definitivo di Perón in patria dall’esilio<br />

(1973) e fece ancor più rumore dopo la sua morte (infine, la cosa giunse in parlamento e messa<br />

a posto legislativamente, come abbiamo già detto, con Decreto Legge 25518 del<br />

21/11/2001, noto a tutti in Argentina).<br />

Anche qui prima che dei giovani scrittori sardi si interessassero al caso. Figuriamoci!<br />

Che dire? Prendete nota e aggiungetela alle altre per fare un conteggio e classifica finale delle<br />

megaballe, perché non siamo ancora arrivati alle più grosse.<br />

Vediamo ora di spiegare i tanto “misteriosi” atti del fratello di Juan Perón, Mario Avelino,<br />

esposti con grande meraviglia e romanzata spiegazione.<br />

Si naviga nel buio più assoluto.<br />

Nell’incapacità di recarsi al Registro Civile, ma con la volontà di prendere sempre per i<br />

fondelli il prossimo, il “valido ricercatore” cattura da internet, o da dei libri, copie di<br />

fotocopie talmente pessime che, ingrandendole, non si riesce a leggere niente e cosi, non<br />

riuscendo a capire nulla, come al solito si lancia in personalissime interpretazioni.<br />

Sarebbe bastato leggere con attenzione il libro, tutto documentazione, “El Presidente” o<br />

chiederci delle copie leggibili A4, corredate di trascrizione castellana e di fedele traduzione.<br />

Ma invece, per l’ennesima volta, si fa gioco di Voi lettori, mistificando le cose e inscenando<br />

altri misteri…<br />

Li pubblichiamo solo per chi non ha letto il libro “El Presidente” e riassumiamo i documenti.<br />

- 1° Partida (a sinistra): - pag. 289 Partida de nacimiento del Registro Civile di Lobos - si<br />

legge che Mario Avelino Sosa fu registrato da Martín Del Marmol, con iscrizione n° 577 del 3<br />

dicembre 1891 (tomo II, libro III), e si dichiara che il bimbo nacque a Lobos il 30 novembre<br />

1891, figlio naturale di Juana Sosa, di diciassette anni d’età, nubile, domiciliata nel quartiere<br />

Primero. Non fu dichiarata la paternità. (Firmarono l’Atto il succitato Del Marmol, un altro<br />

testimone (indecifrabile), un c erto M. R. Gilmore ed il Notaio Rafael E. Acevedo, che è i l<br />

capo del Registro Civile, grande amico di Mario Perón e che firmò pure quello di Juan).<br />

- 2° “Partida”: - pag. 189 Partida de nacimiento del Registro Civile, iscrizione n° 369,<br />

testualmente: en Lobos a 11 de agosto de 1894, a las tres y treinta pasado meridiano ante mi<br />

Rafael E. Acevedo, Jefe del Registro del Estado Civil, Don Mario Perón, de veinte y siete


años, soltero, argentino, domiciliado en el Cuartel Primero, declaró que reconocía como su<br />

hijo natural a A velino Mario Sosa, nacido en este pueblo el treinta de noviembre de mil<br />

ochocientos noventa y uno, domiciliado en el Cuartel Primero de este pueblo”.<br />

La nota a margine dice: “Corresponde a la Partida de Nacimiento número 577, folio 289, del<br />

tomo segundo, año de 1891.<br />

Atto di nascita di Peron Sosa Mario Avelino (a sx), quello a dx è una “certificazione di legittimazione”.<br />

Chiaramente, dunque, il secondo documento non è un atto di nascita<br />

ma una certificazione dove Mario Avelino viene riconosciuto dal padre<br />

Mario Tomás che gli dà il proprio cognome.<br />

Infatti, la nota a lato sinistro dice, in breve, che:<br />

“questa certificazione corrisponde all’Atto di Nascita n° 577, foglio<br />

289, anno 1891” . Nota poi riportata anche sull’Atto vero e proprio,<br />

dove in più vi è aggiunto: “ampliando la nota precedente si constata<br />

che il p adre dell’iscritto è Mario Perón, figlio di Tomás Perón e<br />

Dominga Dutey” (perché nel frontespizio principale non appare il nome<br />

del papà). Perciò solo questo documento reca la firma di Mario Perón.<br />

L’atto di Battesimo n° 468 del 1892, della Parrocchia N.S. del Carmen<br />

di Lobos, conferma nascita e data. Mario Avelino Perón e la moglie Eufemia Jauregui ebbero<br />

nove figli; i loro discendenti sono una catena estesissima.<br />

Speriamo sia tutto chiaro per Voi amici lettori.<br />

I fratelli Juan e Mario Avelino a casa della nonna Dominga Dutey de Perón e cugini nel 1906<br />

Foto giovanile di<br />

Mario Avelino Perón<br />

Non vi è stato nessun mistero e non c’è stato bisogno di aprire scatole segrete nemmeno per<br />

rintracciare le notizie riguardanti le voci sulle presunte origini finnico-svedesi di Perón.<br />

E’ bastato, come sempre, darsi da fare per riuscire ad imboccare il giusto canale.


Mario Tomás Perón e la moglie Juana Sosa ritratti insieme al figlio<br />

Mario Avelino, sua moglie Eufemia Jaregui e alcuni loro figli (1926).<br />

Mario Avelino (12) e la moglie (10) ritratti in occasione delle loro nozze d’argento (1940)<br />

insieme alle rispettive madri Juana Sosa (13) e Signora Jaregui (11) e i loro nove figli.<br />

La notizia fu pubblicata il 26 M aggio del 1950 in uno dei maggiori quotidiani svedesi, il<br />

“Dagens Nyheter” (ripresa nel 2003 dal quotidiano argentino Clarín, tra l’altro), che si basò<br />

su una lista presente nel Ministero degli Esteri Svedese, nella quale i documenti ecclesiastici<br />

descrivono l’albero genealogico di questi “presunti antenati” di Perón, nati nell’arcipelago<br />

finlandese delle isole Aland, nel Baltico.<br />

Sono dei Perón stabiliti da secoli in quel paese nordico; fra questi, uno (Bruno K. H. Perón –<br />

nato nel 1864) emigrò nel 1881, da pprima negli USA e poi in Argentina; e sarebbe stato<br />

questo, secondo quell’articolo, il papà di Juan …insomma, tutto detto e ridetto sempre nel<br />

libro citato. (La genealogia inizia da Axel Peronius, nato nel 1600; il cognome divenne Perón<br />

da Johan Fredrik in poi, e cioè dalla metà del 1700 circa).<br />

Il cognome originario del tre volte presidente argentino, lo ribadiamo ancora una volta, è<br />

impeccabilmente documentato da sempre sin dall’emigrato bisnonno Mario, o Marius Tomás<br />

Perón.<br />

Finiamo questo capitolo con un breve cenno circa le presunte ricchezze di Perón ed Evita, anche<br />

questo già ben specificato nel libro “El Presidente”. Secondo diversi investigatori (fra cui<br />

uno dei massimi scrittori sudamericani non apologetici, citato precedentemente, Tomás Eloy<br />

Martínez), pare accertato che né le scrupolose indagini fiscali e diplomatiche che effettuò il<br />

governo golpista del 1955, né le molte altre ricerche condotte dall’Intelligence Service, avessero<br />

rilevato l’esistenza di conti segreti intestati a Juan Domingo Perón, a Maria Eva Duarte, a<br />

familiari o a possibili prestanome. Non fu trovata nessuna prova né di arricchimenti illeciti né<br />

di depositi all’estero. I beni del Generale e di Eva Duarte de Perón, in soldi, oro, argento,<br />

diamanti, pietre preziose, azioni di società agricole, immobili e quant’altro, furono sequestrati<br />

(ad esclusione di poche cose) dal governo militare subito dopo il colpo di stato del 1955.<br />

L’elenco dettagliato dei numerosissimi beni confiscati è riportato nella copiosa pubblicazione<br />

governativa, che diventò Decreto Ley 14.998/56, dal titolo: “Libro negro de la segunda tirania”,<br />

edito a Buenos Aires nel 1958.


Gli unici soldi sicuri, in contanti, da spartire tra gli eredi erano circa 6-7 milioni di dollari,<br />

cioè il totale degli emolumenti arretrati spettanti a Perón per il mancato pagamento degli stipendi<br />

sin dal primo esilio nel 1955; cifra riconosciuta ed accreditata dall’allora Governo Lanusse.<br />

Si è ormai quasi spento anche il dibattito giudiziario fra gli eredi di Evita ed Isabelita, seconda<br />

e terza moglie di Perón, circa quella suddivisione. Così come è finito il lungo e discusso processo<br />

per la causa tentata da Marta Susana Holgado per il riconoscimento della paternità di<br />

Perón. Battaglia inutile in partenza, come è evidenziato nel libro El Presidente,<br />

perché l’analisi del DNA fra la donna e il suo fratello Luis, eseguita pre-<br />

cedentemente, certificò la consanguineità fra loro due (99,98%, ossia fratello<br />

e sorella) e lo spermogramma del Generale (addirittura 2 a analisi, rilasciata<br />

nel Marzo del 1969 da l luminare Prof. Hildebrandt di Monaco di Baviera)<br />

dimostrò l’impossibilità di Perón di poter procreare. Era infatti sterile.<br />

(Le certificazioni citate fanno parte della documentazione allegata alla causa<br />

María Estela Martínez (Isabel) de Perón-Marta Susana Holgado).<br />

Però i cavilli burocratici, le furberie degli avvocati, allettati dall’ampia visi-<br />

bilità per via dell’attenzione della stampa per un fatto che coinvolgeva un protagonista della<br />

Storia, hanno fatto si che la magistratura<br />

ordinasse la riesumazione del cadavere del<br />

tre volte presidente argentino per la prova<br />

del DNA, quale ultimo atto della tribolata<br />

causa.<br />

Si prospetta altrettanto lunga un’altra battaglia<br />

giudiziaria: l’estradizione dalla Spagna,<br />

avanzata dall’Argentina, per María<br />

Estela Martínez de Perón (Isabelita), ormai<br />

ultraottantenne, accusata in patria di presunto<br />

coinvolgimento nelle atrocità commesse<br />

dalla “Tripla A” (vedi significato<br />

nel libro El Presidente) negli anni del suo<br />

mandato (1974-1976), dopo la morte del<br />

marito presidente.<br />

Nel 2008 la giustizia spagnola ha respinto<br />

Certificazione della sterilità di Juan Perón rilasciata nel Marzo<br />

1969 a Monaco di Baviera dal Dott. Hildebrand (documento allegato<br />

alla causa María Estela Martínez de Perón-Marta Holgado).<br />

Isabel de Perón<br />

la richiesta di estradizione ed il caso si<br />

presenta complesso poiché Isabel ha la<br />

doppia cittadinanza ispano-argentina. Tuttora<br />

gode delle simpatie dei peronisti e<br />

molti membri di rilievo del Partito Giustizialista hanno condannato gli attacchi rivolti all’ex<br />

Presidenta, tanto che un altro ex presidente argentino, l’avvocato Duhalde, si è offerto come<br />

suo difensore legale.<br />

Juan Perón nella sua casa di Madrid “Quinta 17 Octubre” a Puerta de Hierro di fronte all’ingresso con il bianco barboncino “Canela”;<br />

a dex nel cortile sempre con Canela e altro barboncino (a pelo scuro) di fronte alla lapide a terra di un precedente Canela<br />

sepolto in quel punto.


ALTRO DOCUMENTO <strong>CHI</strong>AVE<br />

L’ATTO DEL MATRIMONIO <strong>PIRAS</strong>-MARENCO IN <strong>CHI</strong>ESA<br />

Nelle prime certificazioni del Giovanni Piras ritrovato non compariva mai il nome <strong>Mamoiada</strong>.<br />

E’ vero, nessuno prima aveva mai incontrato un documento che lo riportasse, ma la serietà e<br />

la tenacia nella ricerca premiano spesso.<br />

Lo abbiamo trovato NOI (e nessun altro appassionato e coinvolto in questo caso prima di noi),<br />

negli archivi relativi a San Fernando del Valle de Catamarca, nell’atto di matrimonio in chiesa,<br />

avvenuto esattamente nella “Parroquia de Villa Prima” di Chumbicha.<br />

Un chiaro documento, al foglio 145 del registro originale libro 9, dove dice che: Juan Piras<br />

(non vi è l’età, come si può notare) figlio di Antonio e Maria Ana Meloni, sposa Maria Marenco<br />

il 17 Novembre 1920, figlia di Tomás e Carolina Rolando ecc… testimoni e tutto il resto<br />

uguale all’Atto del Registro Civile.<br />

Cioè si sta parlando sempre e s olamente del Piras “equivocato” da noi, secondo alcuni. Ci<br />

siamo?<br />

Atto matrimonio in chiesa Piras-Marenco con, dichiarazioni conformità sul retro e particolare ingrandito della scritta Mamollada.<br />

Bene, in quel certificato, riferito ai genitori del Piras (non a lui, come equivoca per incompetenza<br />

il “vero ricercatore”) vi è scritto testualmente, come si può ve dere, «…vecinos de<br />

Mamollada (Italia-Cerdeña)». Vecinos vuol dire residenti.<br />

A <strong>Mamoiada</strong> non è mai esistito nessun Giovanni Piras nato nel 1894 (e nemmeno nel 1891)<br />

figlio di Antonio e Maria Ana Meloni. Non c’è nessun elemento di relazione nemmeno fra<br />

tutti gli altri Piras mamoiadini nati tra il 1890 e 1895. La doppia elle di Mamollada è normale<br />

in quanto allora Mamojada si scriveva con la “J” e la pronunzia di quella lettera in castigliano<br />

si rappresenta, appunto, con due elle. In tutti i casi, non esiste e non è mai esistito in Sardegna<br />

un paese a nome Mamollada. Chiara la situazione?<br />

No, non per tutti e la cosa ha dell’incredibile; seguiteci.<br />

Su questo importante certificato, che conferma documentalmente ciò che diciamo da tempo<br />

sul Piras, il “vero investigatore” inscena una commedia degna di un novelliere eccezionale.<br />

Davvero ci saremmo complimentati con lui per questa dote se avesse scritto un romanzo; solo<br />

che, con le varie edizioni del libro ed altri scritti, ha la pretesa di aver fatto una investigazione<br />

seria e precisa e rimarca spesso la sua onestà dando a noi del fasullo e del bugiardo.<br />

Il romanzo è una finzione e lo si deve considerare tale, ripete ad ogni occasione, guarda un<br />

po’, proprio la scrittrice novelista Luisa Valenzuela citata dal “vero ricercatore” (sempre interpretando<br />

a modo suo ciò che effettivamente dice, poiché, evidentemente, non capisce la


differenza fra Storia, verità e romanzo). Nella presentazione al suo libro “La Maschera Sarda”<br />

– el ultimo secreto de Perón –, una novela sul nostro caso, che pubblica in Argentina (e<br />

che ci ha cortesemente inviato), la Valenzuela ringrazia, citandolo nel suo romanzo, l’autore<br />

del libro “El Presidente” e inoltre rende noto di farlo spesso anche in presentazioni alla TV<br />

nazionale poiché ispirata dal quel libro (maschera in copertina compresa) che la scrittrice definisce<br />

una ricerca seria e onesta, anche sottolineando lo scetticismo dell’autore per il caso Piras-Perón.<br />

Ma non tutti scelgono di romanzare.<br />

Come suo solito, il “vero investigatore” si serve di documenti di 2ª mano, li fa suoi e li<br />

presenta come frutto di abili investigazioni. Si guarda bene dal dichiarare che l’Atto di<br />

matrimonio e la conformità certificata sul retro sia un nostro falso, ma supera se stesso nel suo<br />

ultimo libro colorando spettacolarmente il ritrovamento del “suo” Atto, nell’affannoso<br />

tentativo di rendere credibile un racconto supportato, a suo dire, da una fortunosa ricerca.<br />

Intanto diciamo subito che l’Atto di matrimonio in Chiesa della coppia Piras-Marenco,<br />

unitamente a tanti altri ed a pagine dichiarative, sono stati recapitati a lui da quell’amico<br />

comune al quale inviammo gli atti stessi (e non solo quelli), atti che poi elenca nella ristampa.<br />

Via e-mail è l o stesso “bravo autore” che si meraviglia con l’amico, sorpreso da quella<br />

certificazione di matrimonio, e che balbetta i suoi se e i suoi ma.<br />

Poi azzarda a dire che la scritta “Mamollada (Sardegna-Italia)” non sembra fatta della stessa<br />

mano, che la “d” di Mamollada è diversa dalle altre “d” e via via sgrana un rosario di proprie<br />

frottole, senza una seria perizia, come suo uso e costume.<br />

Non avendo dato ancora alla stampa il suo terzo libro aggiornato non si perde d’animo,<br />

accorgendosi che questa prova è una di quelle toste, che annienta del tutto le sue inventate<br />

teorie, col tempo prende il coraggio a due mani e strafacendo, con giri e artifizi sintatticoromanzieri,<br />

ci confeziona una colossale balla, propinandoci la penosa storiellina della<br />

fotografia realizzata nel 1970.<br />

A realizzare lo scatto fu il fantomatico padre del suo amico Pedro Herrero, “hobbysta<br />

dell’archivio”, scatto in cui, non crediamo ai nostri occhi, la scritta Mamollada non compare<br />

perché mai esistita in origine, così scrive, ma sarebbe stata aggiunta, appunto, dopo il 1970<br />

dalla solita solfa dei servizi segreti di Perón per depistare le sue vere origini e bla, bla, bla.<br />

Cioè, con una meschina messinscena pubblica l’Atto di matrimonio Piras-Marenco e lo propone<br />

“lavato” dalla scritta che gli ha procurato tanto dispiacere. Incredibile!…<br />

Ma guarda che combinazione! Pensate voi, nel 1970 c’era il padre dell’amico Pedro Herrero<br />

che, per lavoro o per passione, delle volte anche con l’aiuto del bravo Raul Lopez, impiegato<br />

del CEMLA, Centro Estudios Migratorios Latino Americanos, fotografava e fotocopiava documenti<br />

e, fra le migliaia di carte, fotografò anche questo Atto. Senz’altro in piena crisi di<br />

chiaroveggenza e cosciente del fatto che, oltre 40 anni dopo, ciò sarebbe servito a qualcosa.<br />

Per dimostrare la serietà e la credibilità del suo racconto, aggiunge e decanta il curriculum dei<br />

provvidenziali amici, dicendo che questo Pedro Herrero per un certo periodo catalogava anche<br />

i documenti degli emigrati per conto della prestigiosa Fondazione Giovanni Agnelli di Torino<br />

e che collaborava pure con il CEMLA.<br />

Professionisti seri dunque, non c’è che dire; persone note, capaci ed esperte.<br />

Ma come sempre succede al novello “Pinocchio” …il naso gli si allunga e si allarga a<br />

dismisura, sino a farlo stramazzare a terra dal peso.<br />

Sempre per Voi lettori, facciamo un po’ di storia e di ricerca vera.<br />

La banca dati argentina del CEMLA (Avenida Indipendencia, 20 -CABA-), già ampiamente<br />

contattata da noi anni fa per il libro “El Presidente”, unitamente alla Fondazione Agnelli, è<br />

composta da oltre un milione e ventimila schede di emigrati arrivati in Argentina tra il 1882 e<br />

il 1920, con informazioni sulle liste di sbarco del Registro General de los Inmigrantes e Lista<br />

de Inmigrantes.<br />

La Segretaria Generale del Centro bonaerense, Dott.ssa Alicia Bernasconi, con comunicazioni<br />

del Novembre 2012, in perfetto italiano chiarisce prima di tutto che il Centro Studi è stato<br />

fondato in Argentina il 28 D icembre 1985 e che nessun Pedro Herrero e/o Raúl Lopez<br />

risultano aver mai lavorato e/o collaborato per il Centro.<br />

Con la Fondazione Agnelli di Torino abbiamo avuto (e abbiamo tuttora) contatti personali<br />

diretti. I cortesi funzionari della Fondazione (fra cui lo stesso dirigente che ci aveva onorato<br />

della sua collaborazione tempo fa, citato nel libro El Presidente) ci informano che, nel corso<br />

di questi ultimi anni, la loro Istituzione ha vissuto delle profonde trasformazioni, in linea con<br />

il cambiamento di indirizzo culturale dettato dal suo CdA. A partire dal 2008, anche il loro


Centro di Documentazione è stato staccato dalla Fondazione e costituisce ora (insieme ad altri<br />

organismi) un istituto di ricerca e di documentazione collegato a Globus et Locus<br />

(associazione culturale).<br />

Le schede degli emigrati sono consultabili ora via Internet solo al sito del Centro “Altreitalie”.<br />

Ci chiariscono inoltre che i rapporti avuti con il CEMLA argentino erano limitati<br />

esclusivamente alla conservazione delle loro trascrizioni, digitalizzate dalle cartelle degli<br />

emigrati, per il proprio “Centro Italiano di Documentazione sulle Popolazioni e le Culture nel<br />

Mondo” (costituito nel 1993 in seno alla Fondazione), per metterle a disposizione dei<br />

ricercatori e del pubblico.<br />

In merito alla presunta collaborazione del Signor Pedro Herrero, con tatto e percettibile<br />

risolino ironico, ci hanno comunicato che non s i può e scludere che un qualunque signor<br />

Herrero, o s ignor Rossi, possa aver utilizzato le risorse della Banca dati del Centro o che<br />

possa essersi rivolto al Centro stesso per richiedere delle informazioni, ma «…escludiamo<br />

collaborazioni tali da essere definite “rapporti di lavoro” con la Fondazione, insomma… che<br />

possa essere stata attivata alcuna collaborazione significativa o qualche lavoro di rilievo».<br />

Fuori dalle cortesie e dai gentilismi sintattici, Pedro Herrero è persona del tutto<br />

sconosciuta all’Amministrazione della Fondazione Agnelli di via Nizza, 250 a Torino.<br />

Punto!<br />

Conclusioni: personaggi e ruoli citati in questa fase dal “bravo investigatore” sono inesistenti,<br />

inventati. Ma va?<br />

Ci ha propinato delle gigantesche bufale, carissimi lettori appassionati, ma niente di strano<br />

che ora si arrampichi nuovamente sugli specchi e vedremo, prima o poi, scritto in rettifica da<br />

qualche parte, che i nomi Herrero e Lopez e l e loro mansioni sono di fantasia perché si<br />

doveva proteggere la vera identità di chi ha fornito le notizie…<br />

Tra l’altro, nell’inventare continuamente, la sua mente gli ha giocato degli scherzi psicologici<br />

poiché, forse per associazione di idee, i nomi Herrero e Raul Lopez sembrano “suggeriti”<br />

rispettivamente dall’Atto di Matrimonio civile Piras-Marenco (il cognome del responsabile<br />

del Registro Civile) e da quello della Chiesa (nome e cognome del parroco certificatore della<br />

copia dell’Atto che abbiamo pubblicato noi).<br />

Il “sincero investigatore” prendere tutti per i fondelli pubblicando nel suo libro un Atto di<br />

matrimonio Piras-Marenco truccato (…e qualcuno potrebbe anche crederci). Per non<br />

ammettere un evidentissimo abbaglio iniziale sul caso Piras-Perón, si è ficcato in un pozzo da<br />

dove non può (o non vuole) più uscirne e p rosegue imperterrito, con sadico puntiglio, a<br />

perseverare volutamente ed a costellare insistentemente il racconto di invenzioni per sostenere<br />

l’insostenibile.<br />

Andiamo ad analizzare a fondo l’Atto di matrimonio del Piras ritrovato e la mistificazione che<br />

è stata attuata. Tenete in mente ciò che ha scritto il “vero investigatore” e comparate. Ci rendiamo<br />

conto che qui la cosa sia un po’ più complicata, ma cerchiamo di semplificare il più<br />

possibile, armatevi solo di pazienza ed attenzione; ne vale la pena.<br />

L’Atto di matrimonio è stato uno dei punti chiave del ritrovamento del Piras e di tutta la sua<br />

famiglia argentina, insieme alla certificazione delle Ferrovie Nazionali che abbiamo visto.<br />

Tutti gli atti ecclesiastici della diocesi di Catamarca (e non s olo) sono stati accuratamente<br />

fotografati per conto e merito della “Church of Jesus Christ of Latter-day Saints” (Chiesa di<br />

Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni), nota come Chiesa dei Mormoni. L’archivio<br />

genealogico più fornito al mondo, in gran parte disponibile alla consultazione di chi ne faccia<br />

richiesta, compatibilmente con le esigenze di ogni sede e ad altre cose che non stiamo qui a<br />

sottilizzare (vedremo qualcosa più avanti).<br />

Nessun Herrero, negli anni ’70, risulta essere stato incaricato o aver messo piede in<br />

archivio a sfogliare i libroni, dichiarano in Vescovado (allora di Tucumán, poi divenuta sede<br />

vescovile anche Catamarca). Ad avere il libero accesso per fotografare tutti gli atti è s tato<br />

unicamente il f otografo Hugo R. Alonso, per la prima ed unica volta (per Catamarca) fra<br />

Giugno e Luglio del 1974, per conto della citata potente comunità.<br />

Un enorme lavoro che faceva parte del grande progetto di catalogazione: “Caribbean Central<br />

and South America Catholic Church records 1724-1971”.<br />

Dalla loro sede generale di Salt Lake City, nello Utah (USA), l’organizzazione dei Mormoni,<br />

con le dovute discrezioni, per vie ufficiose conferma sostanzialmente il tutto, fornendo altri<br />

nomi di fotografi incaricati in quel territorio: Antonio Maria Sule, José Barrios e Carlos<br />

Ferrari.


Fotogrammi di catalogazione - libro 9 Diocesi di Catamarca - come appaiono nel microfilm.<br />

Continuiamo nella spiegazione.<br />

La sigla ARGN nel rollo 95 significa Argentina, il numero 0021 s ta per ventunesima sede<br />

vescovile (o zona) microfilmata ed è inserita nella bobina n° 1095740 che comprende gli atti<br />

dei libri 7 - 8 - 9 della Parrocchia di N.S. de Lujan de Chumbicha – Catamarca – chiamata<br />

anche Parrocchia de Villa Prima, che vanno rispettivamente dal 1900-1906; dal 1907-1912;<br />

dal 1913-1922. L’ultimo volume è quello che ci interessa maggiormente poiché contiene<br />

l’Atto di matrimonio Piras-Marenco.<br />

Chiariamo bene, e senza omettere nessuna frase, cosa vi è scritto nella lettera Vescovile<br />

incollata alla seconda pagina del libro n° 9, pomposamente citata e p ubblicata dal “vero<br />

ricercatore”, che ha sottilmente alluso a chissà quale grave anomalia, nel tentativo di<br />

dipingere gli archivi vescovili quasi come fossero stati disordinati, facilmente accessibili a<br />

chiunque ed alla mercé di tutti, facile preda insomma di persone che avrebbero potuto<br />

correggere ciò che volevano, quando e come loro fosse aggradato.<br />

Su carta intestata del Vescovado di Catamarca:<br />

13 Dicembre 1920 –<br />

Al Rev.do Padre Ramon Burgués<br />

Presente<br />

Per sua conoscenza le trasmetto il seguente Decreto dell’Ill.mo Signor Vescovo della Diocesi:<br />

Segreteria del Vescovado. Catamarca, 13<br />

Dicembre 1920.<br />

Avendo incaricato di un controllo nella<br />

parrocchia di Villa Prima i Reverendi<br />

Padri Missionari del Cuore Immacolato<br />

di Maria, e avendo riscontrato senza firma,<br />

nel libro 16 dei Battesimi gli atti dal<br />

n° 214 al 369, incluso 528, 529, 530 , e<br />

nel libro 9 dei Matrimoni gli atti 115,<br />

116, 145, 146, 147, 148 e 149, si autorizza<br />

il Rev.do Padre Don Ramón Burgués a<br />

firmarli, mettendo all’inizio di ogni libro<br />

una copia di questo decreto.<br />

– Si comunichi – il Vescovo di Catamarca<br />

– Villagra, Segretario –<br />

Dio Vi benedica per molti anni.<br />

(la parola “Presente” è i n burocratese, ci<br />

dicono in Vescovado, e vi è sempre in<br />

situazioni del genere, ossia quando la<br />

lettera viene consegnata a m ano o,<br />

comunque, non tramite posta tradizionale.<br />

“Si comunichi” è un’altra parola di rito, e<br />

vuol dire che venga comunicato, che<br />

venga fatto sapere a chi di dovere. E’ usata in comunicati ufficiali).<br />

La pagina del libro 9, subito dopo la copertina vi è la lettera del<br />

Vescovado di Catamarca incollata al foglio bianco del volume.<br />

Nessuna cosa strana o misteriosa, ma semplicemente un “decreto” vescovile del Dicembre<br />

1920 che autorizza il parroco incaricato a vistare gli atti dimenticati senza firma del compilatore.


E infatti si nota una grafia diversa di chi ha compilato gli atti senza vistarli e la firma del delegato<br />

dal Vescovo, Padre Ramón Burgués, che provvede a regolarizzare tutto (e che è pur<br />

sempre un prete della zona e ne compila un’infinità normalmente).<br />

Facciamo un esempio, qui sotto, con gli atti 146 e 147 del libro n° 9 e con l’atto di Bautismo<br />

214 del libro apposito n° 15 (battesimi dal 1912 al 1916) più sotto.<br />

Libro n° 9 Atti 146 e 147 anche con progress. 150 e 151 a matita redatti da Don Justiniano Salas (cura vicario),<br />

che dimentica di vistarli con il proprio nome, firmati poi dal Cura Ramón Burgués, come disposto dal Vescovado.<br />

La firma di Don Ramón Burgués La firma di Don Juan Rossinés<br />

Libro n° 15 dei Battesimi - il battesimo n° 214 del 1918 (a destra), officiato dal Presb. Justiniano Salas<br />

compilato da Don Ramón Quiroga ma firmato da Don Ramón Burgués


Il libro 9 aperto alla pagina della certificazione del matrimonio Juan Piras con Maria Marenco il 17 Novembre 1920 (a destra)<br />

Possiamo vedere che gli atti hanno le numerazioni “doppiate”, cioè appaiono anche i numeri<br />

198 e 199. Inoltre, le numerazioni degli Atti 144 e 145 sono state a loro volta sovrascritte ai<br />

numeri 143 e 144 (pure in pagine successive vi sono questi aggiustamenti).<br />

Particolare delle numerazioni e sovrascritte degli atti 144 e 145 (sotto Piras-Marenco)<br />

L’appunto del Vescovado affinché Don Ramón Burgués firmi, tra gli altri, la partida n° 145<br />

Piras-Marenco (e 146 della pagina seguente) è da riferirsi senz’altro a prima della correzione<br />

che vediamo in sovrascritta perché l’atto di Giovanni Piras e della Marenco (e quello a<br />

fianco), come si può notare, è firmato da Don Juan Rosinés.<br />

Lettere del Vescovado che delegano dei parroci a vistare gli Atti trovati senza la firma del<br />

compilatore ce ne sono anche in altri libri e le correzioni numeriche non erano rare. Bastava la<br />

svista di un c urato che sbagliasse il numero ed i successivi compilatori dei matrimoni<br />

prendevano la numerazione precedente come buona e così via, fino a che qualcuno non si<br />

accorgeva dell’errore ed apportava la modifica, senza cancellazioni ma con correzione<br />

visibile, così come regola impone. Nell’ultima pagina del libro dei battesimi n° 16, ad<br />

esempio, c’è l’annotazione delle correzioni di altre partidas. In differente libro di matrimoni<br />

si autorizza un altro parroco, Don Moisés Varela, a firmare ben quindici Atti. E si nota, anche<br />

li, la differente grafia del compilatore rispetto alla firma di Padre Varela.<br />

L’atto n° 145 Piras-Marenco non è «vittima di trascuratezza», come invece vuole farci<br />

intendere il “vero ricercatore”; infatti non è firmato dal Don Ramon Burgués bensì da Don<br />

Juan Rossinés, il prete più preciso, pulito e perfetto in ogni particolare e che non<br />

dimenticava MAI di firmare gli atti da lui compilati.


Altri atti con le evidenti correzioni di numerazione progressiva, ma con la pulizia e perfezione di Padre Juan Rossinés.<br />

Da notare la scritta nella prima riga Iglesia de la Purisima di Chumbicha, l’ultima parola scritta<br />

in piccolo per mancanza di spazio, come fa con quello del Piras (vedi ingrandimento sotto).<br />

Particolare della scritta del parroco Don Rossinés nella prima riga Iglesia de la Purisima di Chumbicha,<br />

l’ultima parola (Chumbicha) scritta in piccolo per mancanza di spazio.<br />

Alcune osservazioni utili sull’Atto che presentiamo noi e su quello pubblicato nella terza ristampa<br />

succitata del “vero investigatore”.<br />

1. Chiunque avesse fatto delle foto a qualunque pagina di quel libro n° 9, anche con modeste<br />

macchine fotografiche, avrebbe notato la leggera apparizione della scritta stampata in<br />

grassetto (Parroquia de….) dell’atto registrato sul retro …e non solo quella. In tutti i fogli,<br />

e sottolineiamo in tutti, si verifica questo fenomeno (esponiamo esempi qui sotto). Invece,<br />

se osserviamo l’atto che ci presenta nel suo ultimo libro, appare subito evidente che<br />

si tratta di una volgare fotocopia, volutamente truccata e “sporca” per simulare l’antichità<br />

del documento. (Nostri amici con fotoshop hanno fatto di meglio, vedi più sotto).<br />

Esempi di certificati presenti nel libro 9 di Chumbicha dove si intravede la scritta della pagina sul retro<br />

2. I certificati di matrimonio erano redatti dai parroci incaricati, che non sempre celebravano<br />

loro stessi il ma trimonio, ma compilavano e firmavano il documento. Nei volumi<br />

d’archivio 7-8 troviamo le firme del presbitero Justiniano Salas (che dimentica ogni tanto


di firmare) e di Don Moisés Varela. Nel libro n° 9 troviamo le firme di padre Ramón Burgués<br />

in matrimoni dal 1913 al 1922, di Don Prudencio Areal e nuovamente Don Moisés<br />

Varela. Dal 19 g iugno 1918 fino al gennaio 1921, firma e s pesso celebra il cura Juan<br />

Rossinés, sempre quello che compilò l’atto di matrimonio di Juan Piras con Maria Marenco<br />

(con le nozze benedette da padre Timoteo Gutiérrez).<br />

3. Abbiamo detto che esaminando tutti i documenti firmati e compilati dal parroco Rossinés<br />

si nota che costui è il compilatore più preciso, perfetto ed ordinatissimo, impeccabile nella<br />

scrittura, pulita e senza macchie e vi rendiamo noto che in tutti (TUTTI!) gli atti da lui<br />

compilati e firmati non viene mai omessa la località di residenza dei genitori degli sposi<br />

e quella dei testimoni. Possiamo consultare centinaia di Atti compilati da lui, perché,<br />

grazie alla cortese disponibilità della “Chiesa dei Mormoni”, abbiamo a disposizione centinaia<br />

di fotogrammi, appositamente fatti mettere in Internet per noi, relativi alla parrocchia<br />

di N.S. de Lujan di Chumbicha. Cliccare sopra il link, è un indirizzo che non si trova<br />

in rete con nessun motore e che non rimarrà in linea per tanto tempo:<br />

https://familysearch.org/pal:/MM9.3.1/TH-1-12854-38503-15?cc=1974178&wc=13737836<br />

Come potrete notare dai vari Atti, Don Rossinés scrive subito la località (e l’eventuale<br />

provincia, se diversa da quella della parrocchia) e solo dopo sbarra lo spazio eccessivo in<br />

bianco. Inoltre non lascia mai (MAI! in nessuno dei numerosissimi atti da lui redatti) lo<br />

spazio che precede la località di residenza, come appare invece nella presunta foto del<br />

1970, riportata nella ristampa del “vero ricercatore”, in cui addirittura il vuoto precedente<br />

alla scritta (Italia-Cerdeña) è sbarrato… Tarocco infantile, troppo scarso!<br />

4. Non è necessario essere esperti grafologi né scrittori smaliziati per poter notare il banale<br />

errore commesso dal “vero investigatore” poiché è alquanto strano, che essendoci lo spazio<br />

a disposizione, una persona precisa come Don Rossinés scriva Italia-Cerdeña fra parentesi<br />

molto dopo, con il rischio che quasi non ci stia la parola “Cerdeña”. Scrivere “Italia-Cerdeña”<br />

man mano sfumando in piccolo è tipico di quando ci si accorge di non avere<br />

tanto spazio poiché la scritta precedente (Mamollada) ne ha occupato la gran parte. Una<br />

osservazione estremamente importante, che ci viene fatta proposito da degli scrittori e da<br />

esperti in materia di documentazione anagrafica, sarebbe il fatto che le parentesi che racchiudono<br />

le parole “Italia-Cerdena”, non avrebbero avuto senso se prima non ci fosse stata<br />

scritta una località principale. Già… elementare Watson!<br />

Ma noi possiamo solo evidenziare la cosa, dato che non abbiamo titoli per certificare niente,<br />

mentre la “consulenza grafica su base grafologica”, eseguita dal qualificato perito del<br />

Tribunale di Nuoro, Dott.ssa Lucia Fancello (vivente e in esercizio), con argomentazioni<br />

scientifiche, analisi in verifica e simultaneo confronto con le scritte comparative, le varie<br />

misurazioni tecniche ecc… dice in conclusione: «…la sottoscritta è in grado di affermare,<br />

senza possibilità di smentita, che la scritta “Mamollada (Italia-Cerdena) apposta in<br />

data 27 Novembre 1920 è opera della stessa mano che ha vergato il resto del documento».<br />

…Sarebbe a dire il prete Don Juan Rossinés.<br />

(Teniamo bene a mente il risultato di questo referto).<br />

Certificazione della consulenza grafica della CTP Dott.ssa Lucia Fancello


5. Vediamo ora un responso della Segreteria del Vescovado di Catamarca a seguito di specifica<br />

richiesta (segretaria responsabile Signora Juana Esther Rodríguez De Reynoso, che ci<br />

consegnò l’atto di matrimonio Piras-Marenco conformizzato, nel 2006 - da pochissimo<br />

sostituita dal nuovo segretario Padre Julio Quiroga Delpino).<br />

Non è certo una perizia tecnica certificata, che avrebbe comportato una spesa ben diversa,<br />

ma speriamo la faccia ora qualche “serio ricercatore”, visto che si dovrà difendere da certe<br />

accuse e “salvare” la sua reputazione di fronte a tutti …e così ci darà un bello schiaffo<br />

morale. Quanto ci comunicano è alquanto interessante.<br />

Dopo attento esame dell’Atto 145 (Piras-Marenco) del libro 9 con un potente monocolo da<br />

gemmologo e forte luce laterale (che quasi si vedono le “pagliuzze” di cellulosa dei fogli,<br />

ma purtroppo non hanno un’attrezzatura con attacco fotografico), nel tratto del documento<br />

dove vi è la scritta Mamollada, prima di Italia-Cerdeña, è stato notato che non vi è nessuna<br />

traccia di alterazione, sovrimpressione od eventuale abrasione e/o colorazione<br />

della carta, cosa che sarebbe dovuta risultare se qualcuno avesse fatto delle aggiunte<br />

(perché, secondo la foto dell’Atto fatta dal mitico Herrero nel 1970 e pubblicata nella terza<br />

ristampa che conosciamo, vi era in origine una sbarretta riempi spazio fatta dal compilatore).<br />

Aver inserito ex novo un Atto (completo quindi della scritta Mamollada) non è un<br />

qualcosa di assolutamente possibile in quanto il libro n° 9, come tutti gli altri, è sempre<br />

stato rilegato. Come impongono severe norme applicate in tutto il mondo sia per i Registri<br />

ecclesiastici (Diritto Canonico) che per quelli dello Stato Civile.<br />

Prova ne sia che le eventuali “aggiunte”, come ad esempio i decreti Vescovili, vengono<br />

incollati ai fogli in bianco esistenti o all’interno delle copertine e gli eventuali appunti di<br />

modifica vengono scritti negli spazi delle colonne a fianco degli stessi atti.<br />

Inoltre, cosa importantissima e fondamentale, si sarebbe notata la diversa qualità e<br />

colorazione della carta, poiché inserita dopo ben 50 anni (1920-1970).<br />

(La segreteria del Vescovado comunica che darà la dovuta assistenza per poter eseguire<br />

esami approfonditi del genere, previa prenotazione e richiesta scritta ed accordi, con specificazioni<br />

del nome dei periti e loro specializzazione).<br />

Che dire amici lettori? … Facciamo una scommessa?<br />

Volete vedere che della foto originale del 1970 del Sig. Herrero (proposta e pubblicata dal<br />

“valido ricercatore”) ora non si troverà più né il negativo né la copia sviluppata con carta<br />

fotografica del suo tempo?<br />

Immaginiamo già le giustificazioni di alcuni in proposito.<br />

A pensare male a volte ci si azzecca, cosa ne dite?<br />

Il particolare della scritta Mamollada (Italia-Cerdeña) nell’atto originale di Matrimonio Piras-Marenco<br />

Particolare dell’Atto taroccato pubblicato nella terza ristampa del “vero investigatore”<br />

Particolare con scritta fatta modificare da noi con programma photoshop, molto più credibile. I tecnici<br />

esperti ci dicono però che osservando l’originale al computer di un file “trasformato” con questo sistema<br />

sono sempre identificabili e distinguibili le zone dell’avvenuta modificazione (sia esso documento o foto).<br />

Quello che non è percettibile con la copia così pubblicata lo è invece nel “master” digitale originale.


…E riderà bene chi riderà ultimo. Forse fra qualche tempo accontenteremo il “principe dei ricercatori”<br />

pure su un altro particolare: « la Via dei Calzolai », dove abitava il nostro Giovanni<br />

Piras prima dell’emigrazione, rimarcata nel suo ultimo libro con sarcasmo nei nostri confronti<br />

in riferimento alla scritta Mamollada nell’Atto di matrimonio che abbiamo prodotto.<br />

Il conforto ci arriva dal fresco nuovo segretario del Vescovado, Don Julio Quiroga, fiducioso<br />

per la grande probabilità di trovare un documento custodito proprio lì a Chumbicha, nel quale<br />

risulta tale via di <strong>Mamoiada</strong>, appassionati lettori, dato che, sottolinea il prete per l’esperienza<br />

della sua professione, senz’altro Giovanni (Juan) Piras ha dovuto produrre una certificazione<br />

attestante la sua “condizione di celibato” per potersi sposare in Argentina. Documento che<br />

viene rilasciato normalmente dalla Parrocchia, ma pure dal Municipio del paese di nazionalità,<br />

completo di nomi dei genitori ed indirizzo italiano del futuro sposo che intende accasarsi in<br />

altra nazione.<br />

E’ certamente un lavoraccio, ci anticipa il nuovo segretario sacerdote, ma speriamo che il suo<br />

celeste “Superiore in Capo” lo aiuti dandogli la pazienza necessaria per mantenere la promessa<br />

di ricercare fra le parecchie migliaia di documenti relativi alla parrocchia di Villa Prima di<br />

Chumbicha. Vi terremo informati.<br />

Unica nostra preoccupazione: sperare che non siano passati prima lo spirito del prode Herrero<br />

e i servizi segreti di Juan Perón.<br />

Infine arriviamo al dunque: per cosa ci è servita la perizia grafologica?<br />

Ci e servita per dare il “colpo di grazia” amici lettori.<br />

La cosa che smaschera definitivamente e con assoluta sicurezza l’inganno (ai Vostri occhi) è<br />

presto detta:<br />

…preso atto che chi scrive Mamollada (Cerdeña-Italia) nell’Atto di matrimonio Piras-<br />

Marenco è la stessa mano che compila tutto il documento, cioè Don Juan Rossinés, dai delicati<br />

Archivi privati dell’Arcivescovado di BsAs (e altri aiuti ecclesiastici) è risultato che il sacerdote<br />

in questione nacque nel 1878 a Logroño, in Spagna, che esercitò la sua missione in<br />

diverse località del centro nord dell’Argentina e che morì nella Capitale Federale nel maggio<br />

del 1957. (Venne pubblicata anche la necrologia nel Boletín Diocesano della provincia).<br />

Ma non è possibile!<br />

Quindi molto prima del 1970, anno fatidico dell’aggiunta della scritta “Mamollada” nell’Atto<br />

Piras-Marenco, secondo il “vero ricercatore”??!!<br />

Ma no?! dai, questo è un bluff!<br />

Oh! Santa Avula vergine… allora cosa può essere successo?<br />

Se ce la fate passare, abbiamo una nostra teoria: è probabile che Don Juan Rossinés, grande<br />

uomo di chiesa, abbia avuto il dono della resurrezione e quindi abbia abbandonato provvisoriamente<br />

il suo eterno riposo e si sia precipitato all’archivio Diocesano dopo lo scatto fotografico<br />

del 1970 del prode Herrero per aggiungere, con la sua calligrafia, la parola “Mamollada”.<br />

…Richiamato in vita dai poteri soprannaturali dello stesso fantasma-mago-fotografoveggente-archivista<br />

Herrero e dalla potente forza di levitazione paranormale ad opera dei servizi<br />

occulti del presidente Juan Perón, con l’aiuto dell’esoterico Lopez Réga, per nascondere<br />

la vera identità “mamoiadina”.<br />

Commenti?<br />

Solo uno: «…per andare avanti nella ricerca, come anche nella vita, occorre essere sempre<br />

sinceri e leali con tutti…»


STORIELLE, PERIZIE, INVENZIONI E STRANE CRONOLOGIE<br />

Le imprecisioni, le invenzioni, le cavolate più o meno penose da chiarire e da analizzare scritte<br />

e pubblicate nelle tre edizioni del libro dell’“apostolo della verità”, più altre riviste citate<br />

all’inizio, sono innumerevoli.<br />

Oltre a ciò, una nutrita serie di “minuterie” come il fatto di María Estela Martínez, nota Isabelita,<br />

3ª moglie di Perón, “nata a La Rioja vicino a Bs.As.” (…se per vicino s’intende la bellezza<br />

di ben 1.467 Km di distanza…) e che “ha conosciuto Perón mentre scorrazzava in moto<br />

nei pressi della Casa Rosada, vicino dove abitava lei” (non abitò mai da quelle parti, ma lo<br />

conobbe in esilio, a Caracas, nel 1958); o i cento milioni di dollari della cassa del movimento<br />

affidati a Peppe Zidda (sono troppi oggi 100 milioni, figuriamoci nel 1955, infatti si trattava<br />

di soli 100 mila dollari) e il suo incarico di Vice Ministro (!) datogli poi da Perón, secondo “il<br />

vero investigatore”, non era altro che un incarico di sottosegretariato in ambito della provincia<br />

di Santiago del Estero (vedi intervista su La Nuova Sardegna del 28.02.1994); oppure ancora<br />

l’avenida Sarmento che si incrocia con la calle Esmeralda a Buenos Aires, dove il “vero investigatore”<br />

aveva appuntamenti segreti (intanto Sarmento non esiste, ma è Sarmiento e poi si<br />

incrociano fra calles, mentre l’avenida Sarmiento è da tutt’altra parte).<br />

Seguono tante altre creazioni e spropositi, segno evidente di carenze, superficialità e malafede<br />

in ogni cosa riguardante questo caso.<br />

Ma ci sono cose più sostanziose, da bacchettatura sulle unghie e castigo dietro la lavagna,<br />

come ad esempio classificare il sardo Salvatore Dui “l’ideologo del peronismo e massimo<br />

consigliere culturale di Perón, personalità di grande influenza nella vita politica argentina”(!).<br />

Questo bravo scrittore di Lula (Ercole d’Oro per la narrativa, ora deceduto) pubblicò in Argentina<br />

negli anni ’50 un libro apologetico su Perón ed Evita. Il presidente lo ringraziò e gli<br />

regalò una bella fuoriserie in segno di gratitudine (il Dui ci disse anche la marca<br />

dell’autovettura in una intervista audio-video che gli facemmo a metà degli anni ’90), ma da<br />

qui a diventare l’ideologo del Peronismo ce ne passa!<br />

Infatti Salvatore Dui non compare in nessun volume, in nessun archivio, in nessun trattato di<br />

dottrina peronista, nemmeno in un libricino di “pensierini giustizialisti” né in pubblicazioni di<br />

ricorrenze di circoli culturali peronisti. E che dire della data del 26 M arzo, festa dei Sardi<br />

“voluta da P erón in persona”, come sottolinea “qualcuno”, che ovviamente fa notare la<br />

coincidenza con il giorno del compleanno di Giovanni Piras. Ebbene, nell’Archivo General de<br />

la Nación non esiste uno straccio di Decreto, calendario o semplicissima notizia in merito. In<br />

tutti i circoli sardi dell’Argentina interpellati da noi (e sono stati parecchi) vecchi e nuovi soci<br />

e simpatizzanti non hanno mai conosciuto una apposita festa per il giorno 26 Marzo<br />

proclamata dal Generale, anche se le feste per l’annata agraria, in Argentina, si svolgevano nel<br />

mese di Marzo. In un circolo di Rosario, un anziano emigrato ci disse che forse (forse) un<br />

anno potrebbe esser coincisa con il giorno 26 una festa organizzata da loro, ma che fosse una<br />

festa proclamata da Perón è pura fantasia.<br />

Come ci pare solo una masturbazione mentale il fatto di “catalogare” come una coincidenza<br />

nostalgica la cosiddetta “scala a bicocca” dell’abitazione del Piras a M amoiada con quella<br />

dell’abitazione madrilena di Perón (ben 11 gradini per entrare in quella mamoiadina del Piras,<br />

in confronto agli appena 3 gradini della casa di Perón a Madrid; peraltro le due scale sono di<br />

diversa concezione e fattura).<br />

E che coincidenza sarebbe poi se gli spagnoli li abbiamo avuti per 400 anni e la vecchia tipologia<br />

edilizia sarda ha anche questo nel suo “DNA”? Tutto per portare acqua ad un mulino…<br />

che non macina, sempre nell’intento di ingannare i lettori.<br />

Cosa estremamente importante che abbiamo detto, e ribadiamo nuovamente, è il fatto che si<br />

dovranno esibire gli originali di tutte le perizie grafiche con le firme dei periti (da una<br />

parte e dall’altra s’intende). Dicasi gli originali delle perizie, ossia la certificazione dei periti<br />

con firma e timbro autentici, non le lettere originali delle quali erano state periziate le grafie,<br />

come equivoca l’autore con la coda di paglia.<br />

Le lettere originali autografe del Piras si hanno a disposizione, quelle di Perón invece si sa,<br />

sono quasi impossibili da reperire; ma per questo tipo di perizia bastano e avanzano delle fotocopie<br />

ben fatte. Infatti così le hanno utilizzate sia il Rag. Pirisino (per conto del “bravo ricercatore”)<br />

che il perito da noi incaricato.


Mentre è solo in caso di specifica lite giudiziaria che si devono produrre le perizie fatte esclusivamente<br />

su scritti originali.<br />

Abbiate pazienza in questo punto cruciale e intendiamoci fra noi e Voi, cari lettori: abbiamo<br />

rifatto da capo a piedi una indagine coltivata per oltre vent’anni proprio perché, oltre ai dati di<br />

Aurelia Tizón che non tornavano, l’esperta grafologa del Tribunale di Nuoro, Dott.ssa Lucia<br />

Fancello, nel 2004 ci aveva messo la<br />

pulce nell’orecchio. La sua perizia<br />

non lascia scampo e nel libro “El Presidente”<br />

è riportata fedelmente la<br />

spiegazione tecnica del suo esame.<br />

Qui a fianco pubblichiamo la certificazione<br />

delle sue conclusioni. Per sfizio<br />

personale, informalmente ne abbiamo<br />

fatto fare un’altra da altro perito,<br />

velocemente e senza tante sofisticate<br />

analisi. Il responso verbale è stato<br />

allucinante: «non proseguo nemmeno<br />

a fondo, è roba da ridere», ci<br />

disse il Dott. G.R. di Milano.<br />

Non abbiamo parole. Attenzione però,<br />

non è che stiamo dicendo a priori che<br />

la perizia grafica che appare sulle tre<br />

edizioni del “vero investigatore” sia<br />

falsa, ma se non vediamo il documen-<br />

Il responso certificato del perito Dr.ssa Lucia Fancello sulla scrittura di<br />

Giovanni Piras e di Juan Perón<br />

to originale (che dovrebbe rispondere a certe caratteristiche), siamo autorizzati a p ensarlo.<br />

Non vogliamo credere a tutta una operazione taroccata ma, viste le numerose mistificazioni<br />

propinateci sinora, il dubbio c’è ed è giustificato ed è per questo che è necessario produrre la<br />

certificazione originale, tutta intera, con responso finale timbro e firma.<br />

Come minimo è una perizia fatta da non esperti, dicono con molto imbarazzo gli attuali periti<br />

del campo ed un abbaglio di questo tipo, proporzionando i tempi, potrebbe (anche) essere<br />

successo; ma i dubbi di questo genere si levano esaminando la certificazione o-ri-gi-na-le.<br />

Tanto tempo fa, quando fiduciosi e fieri di quelle che credevamo fossero serie indagini “tifavamo”<br />

per l’ipotesi del Piras diventato Perón e trovavamo qualcosa di strano e quant’altro di<br />

sospetto per il caso, ci passavamo sopra poiché il punto fisso e “sicuro” era la perizia grafologica.<br />

Infatti è come un DNA dicono gli esperti, ma aggiungono anche con tono severo:<br />

«…se è fatta bene!..».<br />

Ancora oggi non esiste un albo professionale di questa categoria; ma mentre negli anni 70/80<br />

la “qualifica” si limitava ad un praticantato artigianale, oggi c’è una laurea e una specializzazione.<br />

Il perito interpellato da noi, Dott.ssa Lucia Fancello, è laureata in filosofia presso<br />

l’Università di Urbino; diplomata Grafologa presso la Pontificia Facoltà Teologica S. Bonaventura<br />

di Roma; specializzata in Perizie Grafiche presso l’Università Internazionale La Nuova<br />

Medicina di Milano; è iscritta all’albo dei Periti e degli Esperti del Tribunale di Nuoro,<br />

nonché alla Camera di Commercio.<br />

Per suo scrupolo personale e per la passione che vide in noi per questo caso, la Dott.ssa Fancello<br />

fece dare ai suoi ex docenti uno sguardo alle scritture del Piras ed a quelle del Perón mesi<br />

dopo averci consegnato il suo responso. Ebbene la Fancello ci confidò che fecero dei sorrisetti<br />

stizziti, quasi senza risponderle…<br />

Noi non sappiamo che dire in proposito, siamo imbarazzati, ma siamo sicuri della serietà e<br />

professionalità di chi ha eseguito la perizia per nostro conto e ci basta così.<br />

Diciamo anche che siamo disposti a pagare la salata parcella per un ulteriore nuovo esame da<br />

altro perito qualificato con la clausola che se il responso è simile a quello che abbiamo le spese<br />

saranno a carico del “vero investigatore”; in più vorremmo pubbliche scuse, in ginocchio<br />

sotto i ceci. (Proprio in base alle moderne raffinate e precise tecniche degli esami calligrafici,<br />

ultimamente alcuni processi sono stati riesaminati poiché basati su perizie grafologiche di poche<br />

decine di anni fa).<br />

E diciamo inoltre che sarà meglio che venga esibita a Voi, lettori appassionati, dell’altra documentazione<br />

ancora, come ad esempio tutte le bobine (o i DVD) delle registrazioni degli intervistati<br />

(vivi e morti), perché non tornano i conti con tante cose. Per cui, sarà meglio che


possano ascoltare e vedere più orecchie e più occhi e non soltanto quelli nostri (di parte), vero?..<br />

Ma, per carità, nessuna illazione; giusto per amore della verità, sempre perseguita in questo<br />

contesto.<br />

Vorremmo vedere anche qualcosa comprovante il grammo di plutonio posto dagli U.S.A. nella<br />

sedia di Evita, che si ammalò di conseguenza per le radiazioni. Anche questa notizia avuta<br />

da “sicura” fonte di innominabili potenti amici. (Potremmo dire tutto ciò che vogliamo e di<br />

chi vogliamo, rifugiandoci sul segreto da mantenere).<br />

Però, che sofisticato piano! si vede che il pericoloso minerale era mirato espressamente per il<br />

popò della prima donna argentina perché, nonostante in quella sedia si siano seduti in tanti a<br />

quei tempi, morì solo lei (tuttora questa sedia è in bella mostra nel Palazzo della Legislatura a<br />

Bs. As.).<br />

Fermi tutti, ci siamo!<br />

Questo è vero: in quella sedia ha appoggiato la testa l’attuale Presidenta Cristina Fernández<br />

de Kirchner, ecco perché ha contratto un tumore alla tiroide…<br />

Siamo morbosamente curiosi di vedere qualche conferma documentale riguardo a un f atto,<br />

spudoratamente dichiarato alla stampa in una affollatissima assemblea e riportato fedelmente<br />

dai giornalisti a piene pagine, anche qui senza fraintendimenti (es.: Unione Sarda 22/05/2005)<br />

poiché il “serio ricercatore” ha detto esattamente «…ho ottenuto dal Governo argentino<br />

l’autorizzazione a che il corpo di Juan Peron venga riesumato…» …lui, appositamente per il<br />

ns. caso… prosegue dicendo: «…ad una condizione… che se l’esito del test genetico dovesse<br />

confermare la tesi, i familiari di Giovanni Piras dovranno firmare una liberatoria con la quale<br />

rinunciano al tesoro di Perón custodito in Svizzera...». Esuuuuuu!!<br />

Queste sono le cose dette anche se nell’ultima ristampa “l’abile diplomatico” divaga e retrocede,<br />

vistosi messo spalle al muro da un precedente nostro scritto in rete. Non sapendo che altro<br />

inventare tenta di raddrizzare alla bella meglio le cose, prima rifugiandosi nella parola data<br />

ai vari innominabili agenti segreti e funzionari vari; poi accomodando e ridimensionando il<br />

tutto come una sorta di patteggio che avrebbe dovuto proporre (sempre lui) fra i parenti del<br />

Piras e il Governo argentino, approfittando dell’esame del DNA già fatto a Perón per tutt’altra<br />

causa. Naturalmente sempre con l’intermediazione del supersegreto e indefinito Juan Carlos.<br />

(Chissà perché il Governo Argentino non abbia contattato direttamente noi parenti del Piras<br />

per un caso così importante?).<br />

Leggete bene ogni cosa che ha scritto gentili amici appassionati, Vi pare normale che dobbiamo<br />

berci “quest’olio di ricino?” …e non che l’essi’ mancu su risu narandelu!<br />

Che romanzo signori! Sorvoliamo, stendendo un velo pietoso (è proprio il caso di dirlo) sul<br />

passaggio all’altra condizione, che riportiamo fedelmente anche qui dall’articolo apparso su<br />

un giornale: «…essenziale è che (“il grande ricercatore” n.d.r.) consegni alla Fondazione<br />

Evita, con la quale è in contatto*, una fotografia, l’unica che esista, nella quale si vede Evita<br />

nuda nel tavolo dell’obitorio prima dell’imbalsamazione. La foto, per questioni umane, non<br />

dovrà essere vista da nessuno, lui stesso, l’ha fatta custodire nella cassetta di sicurezza di una<br />

banca, sigillata da un notaio…».<br />

Per il primo caso ci sarebbe da complimentarsi vivamente poiché, eventualmente, frutto di un<br />

grande e difficile lavoro di alta diplomazia, degno di un esperto ed autorevole Ministro degli<br />

Esteri, ma non capiamo la sensazionalità e l’esclusività della seconda condizione.<br />

Oltre al Dr. Pedro Ara, il patologo imbalsamatore del 1952, la salma di Evita, danneggiata in<br />

più parti, ha avuto un accuratissimo restauro dallo specialista Prof. Domingo Isaac Tellechea<br />

(subito dopo che questa fu restituita nel 1971 a Perón, in esilio a Madrid, si dice, per intercessione<br />

della P2 di Licio Gelli) e le relative foto furono eseguite entrambe le volte minuziosamente<br />

in ogni parte del corpo; per ovvi motivi però nessuno si azzarda a pubblicare le immagini<br />

intere.<br />

Ne possediamo un paio integrali, scattate da angolazioni diverse (ne mostriamo parte di una),<br />

ma in nessuna di esse vi sono biglietti, come invece rimpasta, inventando una nuova favoletta,<br />

il “noto scrittore” nella sua ultima edizione.<br />

Peraltro, potrebbero anche esistere delle immagini con dei foglietti appuntati e ben visibili in<br />

più parti sulla salma, poiché utili nelle varie fasi dell’imbalsamazione per “segnare” punto<br />

esatto e la quantità di prodotti iniettati, quantità che varia a seconda dello spessore del materiale<br />

organico … e non certo per contenere ciò che ci propina.<br />

(* - Alla Fondazione Eva Perón sono all’oscuro della “clausola”… )


Fasi dell’ultimo restauro della salma di Evita (queste foto furono scattate da José Lopez Réga) - Arch. R. Ballore –<br />

Però volete mettere l’impatto dell’affascinate racconto del bigliettino fra gli arti del cadavere<br />

di Evita che …conteneva combinazioni di forzieri con immense fortune; i giochini misteriosi<br />

di oscuri personaggi e di alti funzionari statali che coccolano uno sconosciuto ricercatore sardo,<br />

capace di investigazioni d’alto livello e che ottiene notizie che a Scotland Yard al confronto<br />

sono principianti.<br />

Codici di casseforti, soldi in Svizzera, segreto di Stato, intrigo internazionale, amici innominabili,<br />

agenti segreti, Juan Carlos, Pedro Herrero, Raul Lopez e chi più ne ha più ne metta.<br />

Ma in questo caso spendiamo volentieri due parole per sottolineare la lodevole, diremo quasi<br />

incredibile, onestà degli imbalsamatori di Evita (sia Ara che Tellechea, non si sa a quale delle<br />

volte si allude, ma forse è alla prima fase) perché, a dire del “grande ricercatore”, avevano a<br />

portata di mano una fortuna di centinaia di miliardi, e con tutto ciò, non si presero nemmeno<br />

un piccolo appunto… e che dire della stupidità totale di Perón (e di chi per lui) che lasciò in<br />

giro simili segnali e combinazioni... si può essere così imbecilli!.<br />

Senza scomponimenti, poi è stato dichiarato sulla stampa che sono «…tutte tracce documentate<br />

e a disposizione di chi volesse…».<br />

E Voi amici lettori, questi contatti governativi, queste tracce, non avete grande curiosità di<br />

vederle? Provate un po’ Voi a chiedere di mostrarvi qualcosa di tangibile… ma, s’intende,<br />

giusto per onorare il grande lavoro svolto. Siamo dei poveri illusi, sia Voi che noi cari lettori.<br />

Il “grande viaggiatore” non è uno che si apre così facilmente, mettiamoci nei suoi panni ebbè!<br />

quando da una parola… è un giuramento di sangue e non svelerà mai, né a voi né a nessuno,<br />

la fonte di chi gli fornisce le sicure, delicate ed esclusive… balle!<br />

Prima del botto finale, aggiungiamo altre poche cosucce a questa farsa.<br />

Da voci ben informate, a cui abbiamo giurato di non farne parola a nessuno con la formula<br />

“sim-sala-bim”, pare che tutti i cimeli dell’ex presidente Perón, tanto conservati segretamente,<br />

siano stati visti e rivisti nelle innumerevoli teche esposte sia alla Casa Rosada che al museo<br />

Juan D. Perón ed al museo Evita Duarte De Perón, ma non vi è nessun anello con sigle “MM”<br />

(…collegate il dono che (si dice) fece la propria madre a Giovanni Piras prima di partire).<br />

Vi diciamo qualcosa in più sull’inseparabile anello che il Generale portava sempre all’anulare<br />

sinistro sin da giovane ufficiale: ebbene, una fonte informatissima come la Dott.ssa Liliana<br />

Sáez, curatrice dell’Instituto Nacional “J.D. Perón” de Investigaciones Históricas, Sociales y<br />

Políticas – Austria 2593 – BsAs, dice che vi é incastonata una pietra scura, opaca e senza sigle<br />

e che tale anello è in possesso di María Estéla Martínez (Isabelita). Alcuni parenti di<br />

Perón, a Lobos (ramo Sosa) confermano l’assoluta inesistenza di sigle. Beh! Però scusate, qui<br />

la colpa è dei due militari della sicurezza della Casa Rosada che hanno confidato una notizia


non vera all’ignaro “ricercatore” e cioè che nell’anello di Perón vi erano incise proprio le iniziali<br />

M M… e se il “vero ricercatore” dirà da ora in poi che è andata così c’è da credergli e<br />

basta; d’altronde la sua reputazione finora è sempre stata cristallina.<br />

Veramente un comportamento scorretto da parte dei militari di guardia; ma chiederemo lumi<br />

all’onnipotente Juan Carlos, si meritano una bella punizione.<br />

1 2 3<br />

Juan Perón col suo inseparabile anello all’anulare della mano sinistra - Arch. R. Ballore -<br />

4 5 6<br />

Particolare -foto 2- dell’anello di Juan Perón (la foto originale ingrandita al PC conferma la mancanza di iniziali)<br />

Alcune delle innumerevoli teche con vari cimeli di Perón e Evita esposte nella Casa Rosada e al museo J.D. Perón<br />

– CABA – (Arch. R. Ballore)


Ma va bene, ripetiamolo ancora, allora bastava dichiarare che le cose sono frutto dell’ardore<br />

romanziero e nessuno avrebbe obiettato.<br />

Così sarebbero passate lisce anche le altre stridenti cronologie del capitolo aggiunto alla seconda<br />

e terza edizione del libro pubblicato sul caso, titolo: “Buenos Aires 1984”, dove si legge<br />

«…l’Argentina è scossa dall’oltraggio al cadavere di Perón…» (gli furono tagliate le mani);<br />

quando invece quell’episodio avvenne ben tre<br />

anni dopo, ossia a giugno del 1987.<br />

E per finire, amici lettori, fatevi spiegare come il<br />

“sincero indagatore”, sin dall’età di 10 anni, è<br />

venuto a sapere da un coetaneo quello che disse<br />

Cosimo Meloni, in casa sua ai genitori di questo<br />

suo compagno di giochi (che udì con le proprie<br />

orecchie) se questo calzolaio, emigrato con Piras<br />

e poi rientrato in patria, morì a <strong>Mamoiada</strong> nel<br />

1942 (Archivio Uff. Anagrafe e Stato Civile Co-<br />

La salma profanata di Perón - 10/06/1987 (Arch. R.Ballore)<br />

mune di <strong>Mamoiada</strong>), cioè ben dieci anni prima<br />

che nascessero il “vero ricercatore” ed il suo amichetto.<br />

(…Forse il puro “spirito errante” del padre di Pedro Herrero entrò nel corpo del ragazzetto<br />

mamoiadino e gli partecipò la storia…)<br />

Amici lettori, ma non vi dà il voltastomaco questa enciclopedia delle cavolate?<br />

Non vi sentite offesi per la perenne presa per i fondelli?<br />

Crediamo di si, ma ora fermiamoci qui, anche se gli strafalcioni non sono finiti, perché ne<br />

siamo nauseati tutti e vogliamo passare ad un ultimo documento che Vi renderà completa giustizia.


FINE DEFINITIVA DEL <strong>CASO</strong> <strong>PIRAS</strong>-<strong>PERÓN</strong> MAMOIADINO.<br />

Non ci può essere pietà per coloro i quali si sono sempre burlati della nostra gente sapendo di<br />

farlo, per chi non ha ammesso a suo tempo i propri “peccati”, per chi ha tentato di infangare<br />

oneste persone ed ingannato Voi ignari lettori appassionati.<br />

E’ venuto il momento di affondare il colpo e farla finita.<br />

Questa che pubblichiamo (e siamo autorizzati naturalmente a farlo) è una e-mail di Laura Perrin<br />

Piras, figlia di Irene Olga Piras (in Perrin), terzogenita dell’emigrato Giovanni Piras, nato<br />

a <strong>Mamoiada</strong> il 26 marzo 1891, figlio di Antonio e Marianna Massidda, sposatosi in Argentina<br />

con Maria Marenco nel 1920:<br />

TRADUZIONE<br />

Nel 2000 c on i miei genitori<br />

abbiamo viaggiato<br />

alla ricerca dei registri<br />

(origini) di nascita di<br />

mio nonno G iovanni Piras.<br />

Mia Madre Irene<br />

Olga, è la terza figlia, la<br />

più piccola ed aveva interesse<br />

a conoscere<br />

qualcuno della famiglia,<br />

poiché non avevano nessun<br />

dato di suo padre,<br />

essendo arrivato clandestino<br />

in Argentina, insieme<br />

ad uno z io. Non<br />

trovammo i fogli (registri)<br />

che facevano constare<br />

la sua nascita ma<br />

trovammo una sorpresa<br />

NON gradita. L’esistenza di un libro dove c’era la pretesa di unire la persona di mio nonno a<br />

quella di Juan Peron. NON è vero. Sono due persone DEL TUTTO distinte. In Argentina si<br />

ride molto per questo accostamento.<br />

Il Giovanni Piras di <strong>Mamoiada</strong> (Sardegna), nato il 26 marzo 1891, figlio di Antonio e Massidda<br />

Marianna è la stessa persona che col nome di Juan Piras il 17 di Novembre 1920 si<br />

sposò con Maria Marenco, figlia di Tomás e Carolina Rolando e che qui in Argentina figura<br />

nato il 26 marzo 1894 come figlio di Antonio e a volte Ana Meloni. La coppia ha avuto<br />

tre figlie: Carolina, Lydia (conosciuta come Lily) e Irene Olga.<br />

Io sono Laura Perrin, nipote di Juan Piras e Maria Marenco, figlia di Irene Piras.<br />

Speriamo che la storia che circola a <strong>Mamoiada</strong> del Piras termini.<br />

Chiedo, per la tranquillità di mia zia Lily e di mia madre, persone già anziane, che abbandoniate<br />

questa confusione. Saluto tutti voi, sperando che facciate circolare questo scritto e vi<br />

ringrazio per il vostro impegno nel farlo.<br />

Olga Laura Perrin Piras – DNI (Documento Nazionale Identità) 10.472046.<br />

I commenti sono superflui ma… visti i precedenti, per evitare ulteriori affaticamenti e tentazioni<br />

di dichiarare dubbia o falsa la lettera di Laura Perrin-Piras da parte degli smascherati taroccatori<br />

(capacissimi di farlo), mettiamo il link affinché si possa vedere e sentire la stessa<br />

Laura Perrin Piras, parente diretta di Giovanni Piras, che ne legge sommariamente i punti salienti<br />

dal suo computer e chiede la collaborazione di tutti affinché finiscano certe ridicole voci,<br />

insomma.<br />

LAURA PERRIN-<strong>PIRAS</strong> video-audio - clicca sopra<br />

https://picasaweb.google.com/117794723336424825233/LAURA<br />

PERRIN<strong>PIRAS</strong>Gennaio2013#5838564719927295218<br />

Immancabilmente, anche qui, si affermerà che la dichiarazione della Perrin-Piras è stata estorta<br />

o che sia stato manipolato il video …e ci viene il dubbio che qualcuno tenterà di farlo.


Nonostante la meschina figura, si insisterà ancora. Siamo certi che “qualcuno” non si arrenderà<br />

perché ormai la faccia è persa ed ogni appiglio sarà buono pur di non ammettere niente e di<br />

tirare per le lunghe, perché ora vorrà vedere la prova del DNA, sicuro del fatto che nessuno<br />

gli potrà fornire questo esame genetico.<br />

Pateticamente si imita sempre di più la povera Marta Susana Holgado, ora deceduta, che per<br />

ben 14 anni e 7 mesi perorò la sua causa per essere riconosciuta figlia di Perón e che non si<br />

arrese nemmeno di fronte all’evidenza di tre distinte prove del DNA, dove (come già detto)<br />

venne confermato che non era figlia biologica del defunto ex presidente. Via via, dopo il suo<br />

primo libro scritto nel 1993 (prima dell’accessibilità al DNA), dal titolo “Perón, mi padre”,<br />

dopo la pubblicazione dell’esito genetico ne aggiunse caparbiamente altri due: “Perón mi padre<br />

II - la trampa” e “Perón mi padre III - la infamia”, nei quali lamentò complotti dei servizi<br />

segreti, compiacenze di medici, analisi e processi pilotati, perizie<br />

da rifare ed altro ancora.<br />

Nei dibattimenti venne additata come una persona seminferma<br />

di mente e lo stesso fratello, Luis Holgado, dichiarò davanti<br />

ai giudici che sua sorella Marta soffriva di mitomania.<br />

Ma se al “vero ricercatore” gli fosse rimasto un barlume di<br />

orgoglio e non volesse deludere lettori e paesani tutti (lo deve<br />

proprio a loro) potrà prendersi una bella rivincita. Noi gli diremo<br />

dove andare a prendere una copia della cartella<br />

dell’esame genetico di Perón* (meglio non dargli la nostra,<br />

potrebbe essere manipolata) anche se la maniera di ottenerla<br />

AR<strong>CHI</strong>VIO R. BALLORE<br />

Cartella dell’esame genetico di J. Perón, causa<br />

Isabel de Perón-Marta Holgado - 1°camp.<br />

dovrebbe averla lui, visto che aveva già degli “accordi” con il<br />

Governo Argentino.<br />

Inoltre gli consegneremo un campione di sangue della famiglia<br />

Piras-Salerno, prelevato sotto sua osservazione naturalmente,<br />

con tutte le liberatorie e le dichiarazioni che vorrà di<br />

rinuncia a qualsiasi eredità.<br />

Avrà quindi modo di contattare, con o senza la mediazione<br />

del potente Juan Carlos, tutti i laboratori genetici che desidera (oggi alla portata di tutti) e togliersi<br />

quel “dente malato” che tanto dolore gli sta causando.<br />

E così, umiliando noi parenti e ricercatori, avrà finalmente la completa e definitiva soddisfazione<br />

che merita una persona che del moto …per andare avanti nella ricerca, come anche<br />

nella vita, occorre essere sempre sinceri e leali con tutti… ne ha fatto uno scopo di vita.<br />

A noi e ai nostri parenti argentini le comparazioni genetiche con Perón non ci interessano, non<br />

ce ne può fregar di meno, siamo appagati del tutto (…potremmo aver anche già fatto gli esami<br />

fra le nostre famiglie, tra l’altro). Quello che ci importa però, fuori da ogni ironia e burla, e<br />

con tono deciso, sono le dovute scuse a noi, ai nostri paesani, alle famiglie del nostro Piras<br />

emigrato e a tutti i lettori appassionati da parte di chi di dovere.<br />

Pubbliche scuse a mezzo stampa ed internet entro il 26 Marzo 2013, data del 122° anno<br />

dalla nascita di Giovanni Piras, classe 1891, figlio di Antonio e Marianna Massidda,<br />

emigrato in Argentina, che sarà festeggiato per la prima volta dai pronipoti a <strong>Mamoiada</strong><br />

insieme ai nipoti ed ai pronipoti argentini**.<br />

(…O dobbiamo pubblicare noi degli scritti con… spontanee ammissioni?)<br />

Grazie a tutti per l’attenzione.<br />

Piero Salerno, ricercatore, parente di Giovanni Piras.<br />

Raffaele Ballore, ricercatore e autore.<br />

(*) I prelievi (Ottobre 2006) sono stati divisi in quattro campioni. Gli esami sono stati tre: uno del Tribunale, eseguito dalla Fondazione<br />

Favaloro, Ospedale Universitario di ricerca medica di BsAs; quello per conto di Isabelita, nel Laboratorio di Biologia<br />

Molecolare del Centro -CeProCor- di Córdoba, Argentina; mentre per conto della Sig.ra Holgado fu eseguito in un laboratorio di<br />

Miami in Florida. Tutti e tre hanno coinciso con i risultati. Il quarto è rimasto intatto e custodito come “campione di controllo”.<br />

(**) A causa della precaria salute delle anziane sorelle Piras argentine purtroppo non è stata possibile la partenza verso l’Italia<br />

da parte dei loro familiari in occasione del 122° “compleanno” di Giovanni Piras, ma il viaggio è solo rimandato in occasio-<br />

ne del 123°, se non prima.

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