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STORIA DELLA MUSICA

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<strong>STORIA</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>MUSICA</strong><br />

INDICE<br />

Tesi I Pag. 1 Tesi XVII Pag. 21<br />

Tesi II Pag. 2 Tesi XVIII Pag. 24<br />

Tesi III Pag. 3 Tesi XIX Pag. 25<br />

Tesi IV Pag. 4 Tesi XX Pag. 26<br />

Tesi V Pag. 5 Tesi XXI Pag. 29<br />

Tesi VI Pag. 6 Tesi XXII Pag. 31<br />

Tesi VII Pag. 7 Tesi XXIII Pag. 36<br />

Tesi VIII Pag. 8 Tesi XXIV Pag. 39<br />

Tesi IX Pag. 9 Tesi XXV Pag. 43<br />

Tesi X Pag. 10 Tesi XXVI Pag. 46<br />

Tesi XI Pag. 11 Tesi XVII Pag. 51<br />

Tesi XII Pag. 15 Tesi XVIII Pag. 53<br />

Tesi XIII Pag. 16 Tesi XXIX Pag. 59<br />

Tesi XIV Pag. 17 Tesi XXX Pag. 64<br />

Tesi XV Pag. 18 Tesi XXXI Pag. 69<br />

Tesi XVI Pag. 19 Tesi XXXII Pag. 72<br />

TESI I: Origini della musica – I primi strumenti – La musica della mitologia<br />

L’etnomusicologia<br />

Storia della musica tratta della musica colta europea. Sono escluse le musiche dei popoli primitivi, quelle orientali e<br />

quelle popolari. La difficoltà delle musiche primitive è la mancanza di scrittura. Passo decisivo per il superamento di<br />

questa difficoltà è stato il fonografo di Edison (1878). Con la raccolta e lo studio di fonogrammi nasce<br />

l’etnomusicologia. Primi etnomusicologi: Wallaschek, Stumpf, Sachs, Schneider, Bela Bartok<br />

L’origine della musica<br />

Darwin sosteneva che la musica nasce dall’imitazione dei suoni della natura. Wallashek e Bucher sostenevano che<br />

l’origine nella musica è nel ritmo, che accompagnava molte attività tribali collettive. E’ impossibile che una realtà varia<br />

come la musica possa avere un’unica origine, ma è diffusa la convinzione che la musica si sia sviluppata<br />

contemporaneamente al linguaggio<br />

Gli strumenti dei popoli primitivi<br />

- idiofoni: strumenti a percussione senza membrana, sonagli, xilofoni e gong<br />

- membranofoni: tamburi<br />

- aerofoni: bastone sibilante, flauti di legno, di argilla o a più canne (siringhe)<br />

- cordofoni: arco, salterio di canna. Sono gli antenati dell’arpa<br />

Spesso agli strumenti era associato un risuonatore che, messo a contatto col corpo vibrante, aumentava la sonorità<br />

Musica e mitologia<br />

Molti popoli ritengono la musica dono degli dei (musica = voce della natura)<br />

- Alcuni popoli indiani d’America ritengono che dio abbia creato il mondo cantando 3 volte<br />

- Nella mitologia cinese alcuni canti sono la voce degli otto antenati<br />

- I sacerdoti dei popoli primitivi esercitano le funzioni religiose con una sorta di linguaggio sonoro<br />

- Nella Bibbia le mura di Gerico sono abbattute dalle trombe di Israele e l’arpa di David placa la follia di re Saul


- Nella mitologia greca Ermete inventa la lira da un guscio essiccato di tartaruga, Orfeo col suo canto placa le<br />

potenze dell’Ade, Anfione costruisce le mura di Tebe col suono della sua lira<br />

- Speculazione filosofiche di natura indiana e cinese collocano il suono al centro del sistema cosmologico<br />

TESI II: La musica dei selvaggi e dei primi popoli storici: egiziani, cinesi, assiri e babilonesi, ebrei<br />

Gli egiziani<br />

Fin dall’antichità collegarono musica e religione. Il canto sacro era di pertinenza esclusiva dei sacerdoti, mentre la<br />

musica profana era affidata a musicisti di sesso maschile, che suonavano arpe e flauti. Dopo le conquiste militari dei<br />

secoli XVIII-XIV a.C. i contatti con altri popoli cambiarono la tradizione musicale: le esecuzioni vennero affidate a<br />

donne professioniste, in particolare di origine siriana.<br />

Ci sono pervenuti alcuni strumenti musicali ritrovati nelle tombe, quali flauto in legno a canna singola o doppia, tromba,<br />

castagnette, sistri e crotali, arpa, cetra e pandora (di origine orientale). Sachs afferma che gli egiziani impiegassero scale<br />

pentafoniche discendenti, altri affermano che conoscessero, come i greci, anche la scala eptafonica.<br />

Nel III sec. a.C. Ctesibio di Alessandria inventò l’organo idraulico.<br />

Molte illustrazioni parietali illustrano cantori che atteggiano variamente mani e braccia. Sachs e Hickmann hanno<br />

interpretato gli atteggiamenti come una sorta di notazione, la chironomia.<br />

I popoli mesopotamici<br />

La musica aveva funzioni religiose, più tardi fu usata anche in studi matematici. Gli strumenti più usati erano l’arpa (in<br />

particolare presso i sumeri), la cetra, flauti diritti in legno o metallo, castagnette, sistri e piatti. La musica fu anche usata<br />

dagli assiri per stimolare i soldati al combattimento.<br />

Israele: la cantillazione, il jubilus, i salmi<br />

La musica ebraica ebbe un periodo di splendore nel periodo dei re (XI-X sec. a.C.). Davide era un provetto arpista e<br />

compositore di salmi (si pensava che avesse composto lui stesso tutti i 150 salmi, ma così non è). Salomone organizzò<br />

professionalmente i cantori del tempio di Gerusalemme. Gli strumenti più usati erano il kinnor (strumento a 10 corde<br />

pizzicate), lo sciofar (corno di capra), l’ugab (zampogna o flauto diritto).<br />

Uno studio condotto all’inizio del ‘900 da Idelsohn su alcune popolazioni ebraiche stanziate nello Yemen e in Palestina,<br />

mostra evidenti affinità con le melodie gregoriane. Studi successivi mostrano che modi esecutivi e forme del primo<br />

canto cristiano erano propri della musica ebraica ed estranei alla musica greco-romana. Le caratteristiche comuni sono:<br />

- cantillazione: recitazione intonata su poche note contigue regolata dal ritmo dei versi sacri<br />

- jubilus: vocalizzo, a volte esteso, svolto sulle sillabe di una sola parola (spesso “alleluja”)<br />

I cinesi<br />

I suoni venivano messi in relazione con l’ordine dell’universo (punti cardinali, stagioni, pianeti, colori…)<br />

Attribuivano alla musica la capacità di influire sui costumi. Dalle prime dinastie la musica era basata su una scala<br />

pentafonica, ma già dal III sec. a.C si usava una scala di 12 suoni (non cromatica!) formata da 6 lu maschili e 6 lu<br />

femminili. Si usavano molti strumenti, spesso organizzati in organismi simili alle nostre orchestre. Gli strumenti più<br />

diffusi erano:<br />

- king, un litofono formato da lastre di pietra calcarea a L, appese a un telaio e percosse con un mazzuolo<br />

- chin, salterio con cassa a forma di semitubo munito di 7 corde<br />

- cheng, un organo a bocca<br />

- pipar, liuto dal manico corto<br />

Gli indiani<br />

Il popolo extraeuropeo dalla storia musicale più varia ed estesa. Il sistema musicale, risalente al II sec. a.C. si basa su un<br />

gran numero di scale. Comune a tutte le scale è l’ottava, divisa, come nel sistema occidentale, in toni e semitoni. Ma<br />

l’organizzazione di tale scala è molto complessa in quanto ogni intervallo è diviso in 2, 3 o 4 srutis o elementi (in tutto<br />

22). Questo sistema consente un gran numero di scale modali. Il modo è detto ragas (colore, stato d’animo) e ve ne<br />

sono diverse migliaia. Gli strumenti più usati: cimbali e tamburi (tra cui il tabla, tamburo doppio in ottone e legno),<br />

flauti e il vina, strumento a corde pizzicate con un plettro. Lo strumento ad arco più importante è il sarangi a 4 corde,<br />

tozzo e quadrato.<br />

2


TESI III: La musica dei greci e dei romani<br />

L’eredità della musica greca<br />

L’elemento di continuità tra musica ellenica e musica colta europea è il sistema teorico greco, precursore del sistema<br />

diatonico. Altro aspetto comune tra il canto greco e il primo canto cristiano è l’aspetto puramente monodico.<br />

I trattati<br />

Sviluppavano con approccio matematico soprattutto il problema della suddivisione dell’ottava e la teoria degli<br />

intervalli. La tradizione vuole che i primi trattati furono scritti (non pervenuti) da Pitagora di Samo (sec. VI a.C.). A lui<br />

si fa risalire l’adozione del monocordo per definire i rapporti tra intervalli grazie alla lunghezza di una corda.<br />

Storicamente la trattatistica greca ebbe origine nel III sec. a.C. con Aristosseno di Taranto, discepolo di Aristotele, che<br />

scrisse gli Elementa Harmonica e gli Elementa Rhytmica. La nostra conoscenza della teoria musica greca si basa, oltre<br />

che su Aristosseno, anche sui suoi seguaci, gli “armonisti”: Euclide (III sec. a.C.), Plutarco (I-II sec. d.C), Tolomeo (II<br />

sec. d.C.), Quintiliano (II sec. d.C.), Alipio (IV sec. d.C.), la cui Introduzione alla musica contiene le tavole per<br />

trascrivere le musiche greche a noi pervenute.<br />

Le musiche<br />

Una ventina di brani sparsi scritti su pietra o papiro. Frammenti di tragedie, 2 inni delfici in onore di Apollo, l’epitaffio<br />

di Sicilo, 3 inni di Mesomede di Creta (II sec. d.C.). Lo scarso numero di frammenti musicali rispetto a quelli letterari<br />

indica che la musica era tradizione orale. La musica si svolgeva sulla base di nuclei melodici detti nomoi (norma, legge)<br />

La notazione<br />

L’esistenza di una notazione, presente dal IV sec. a.C. non contraddice la condizione di documento orale di un brano.<br />

Essa era usata dal musicista per uso privato, non come mezzo di comunicazione. Vi erano 2 tipi di notazione, una<br />

vocale (lettere dell’alfabeto) e una strumentale (segni forse fenici)<br />

Il canto e gli strumenti<br />

Il canto poteva essere corale all’unisono (corodia) o solistico (monodia). Forme della lirica corale furono il peana in<br />

onore di Apollo, il ditirambo in onore di Dionisio, l’imeneo (canto di nozze), il trenos (canto funebre), il partenio (cori<br />

di fanciulle), e inni in onore di dei e uomini illustri. La monodia fu adottata nella poesia dorica e ionica.<br />

Gli strumenti: Lira o cetra, strumento sacro ad Apollo, di varie dimensioni (la magadis era la più grande) prima di 4,<br />

poi di 7 corde. Aulo, strumento a fiato ad ancia doppia simile ad un oboe, importato dalla Frigia, era sacro a Dionisio<br />

Ritmica<br />

Giambo (breve, lunga), Trocheo (lunga, breve), Tribraco (una terzina), Spondeo (lunga, lunga)<br />

Modi, armonie, sistema perfetto<br />

La base era il tetracordo, successione di 4 suoni discendenti compresi entro una quarta giusta. Gli estremi del tetracordo<br />

erano fissi, i suoni interni mobili: diatonico, cromatico ed enarmonico (con 2 micro intervalli di ¼ di tono). Tre modi:<br />

dorico (semitono in basso, virile e grave), frigio (in mezzo, spontaneo e dolce), lidio (in alto, molle e conviviale).<br />

L’unione di 2 tetracordi avveniva per disgiunzione (diazeusi, punto di distacco tra 2 tetracordi disgiunti) o congiunzione<br />

(sinafè, punto comune di 2 tetracordi). Se si abbassa di un’ottava il tetracordo superiore si ha un ipomodo, mentre<br />

alzando di un’ottava il tetracordo inferiore si ha un ipermodo. Un’armonia dorica ottenuta tramite sinafè, diazeusi e<br />

sinafè + una nota, abbraccia 2 ottave ed è detta sistema perfetto (teleion)<br />

3


La musica dei romani<br />

Si ignora se a Roma la musica abbia avuto caratteri originali. Era probabilmente abbinata a spettacoli di origine etrusca<br />

quali il fescennino e l’atellana. Primi strumenti per uso militare: buccina di forma circolare, lituus col padiglione<br />

piegato indietro, tuba in bronzo a canna dritta. Fu importata la musica greca dopo la sua conquista (146 a.C.).<br />

TESI IV: La musica dei primi cristiani: il canto gregoriano nei suoi caratteri modali e ritmici<br />

Il primo millennio dell’era volgare<br />

In questo arco di tempo numerose vicende storiche, ma pochi fatti musicali, perché non fu produzione d’arte ma<br />

destinata inizialmente ad occasioni profane, poi a parte integrante della liturgia cristiana, fu espressione esclusivamente<br />

vocale, fu tramandata oralmente<br />

La formazione del canto cristiano<br />

Matrice del cristianesimo è l’ebraismo, così anche nella musica. La distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. causa la<br />

diaspora di ebrei e cristiani d’Israele. Si svilupparono così varie Chiese, quella di Bisanzio tra le più importanti, centro<br />

di sviluppo del canto liturgico bizantino. Da essa deriverà il rito greco ortodosso.<br />

Prima dell’editto di Milano (313) i cristiani erano perseguitati e non vennero in contatto con altre realtà musicali,<br />

mantenendo così lo stampo giudaico. Nel 391 furono vietati i culti pagani e il cristianesimo divenne religione ufficiale.<br />

Con la sua espansione il repertorio musicale venne contaminato da musica locale: canto romano antico, ambrosiano,<br />

aquileiense, beneventino, mozarabico (in Spagna, presentava evidenti elementi arabici misti all’influenza dei Visigoti),<br />

gallicano (in Gallia rimase in uso sino al VIII sec, conteneva elementi celtici e bizantini, fu soppresso dagli imperatori<br />

carolingi). L’unico repertorio giunto in parte sino a noi è il canto ambrosiano. A S.Ambrogio (339-397) risale la<br />

diffusione dell’inno (ne compose almeno 4), del canto salmodico, dell’esecuzione antifonica e del jubilus (S.Agostino<br />

ne scrisse alcuni).<br />

Lo sviluppo unitario del canto cristiano<br />

La Chiesa di Roma per mantenere autorità doveva mantenere un volto unitario sia sotto l’aspetto teologico (lotta<br />

all’eresie) che sotto l’aspetto liturgico (anche musicale): era richiesto un unico repertorio di canti. Ciò portò alla<br />

creazione del canto gregoriano. S.Gregorio I Magno (540-604) divenne papa dopo essere stato ambasciatore a<br />

Costantinopoli. Giovanni Diacono scrisse nella sua biografia che Gregorio compilò l’Antiphonarium cento e che fondò<br />

la Schola cantorum. Solo recentemente si è dimostrato che tali attribuzioni sono infondate. E’ certo che il lavoro di<br />

unificazione durò vari secoli, iniziò prima di Gregorio e fini diversi secoli dopo di lui. Momento importante di<br />

unificazione fu l’incontro tra la Chiesa e i Carolingi che portò al Sacro Romano Impero nel 799.<br />

La Schola Cantorum esisteva già prima di Gregorio ed era la cantoria alla quale era affidata l’esecuzione dei canti nelle<br />

basiliche romane. La mancanza di notazione richiedeva lo studio a memoria per circa una decina d’anni. Alcuni cantori<br />

venivano inviati in altri centri religiosi per diffondere i canti.<br />

La liturgia e il canto cristiano<br />

Per liturgia si intende l’insieme dei riti nelle forme ufficiali ed ebbe formazione lenta e laboriosa, fu portata a<br />

compimento in età carolingia. Le principali cerimonie della liturgia romana sono l’Eucarestia e gli uffici delle Ore. La<br />

messa si divide in Introduzione, Liturgia della Parola e Liturgia Sacrificale. Ogni parte contiene preghiere e canti.<br />

Le parti mobili che variano con il calendario liturgico sono il Proprium Missae, le altre fisse sono l’Ordinarium Missae.<br />

I brani dell’Ordinarium Missae sono 5: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei. I brani più importanti del Proprium<br />

Missae sono: Introito, Alleluja, Offertorio, Communio.<br />

Gli uffici delle Ore erano 8: Mattutino, Laudi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro, Compieta. Erano celebrati entro<br />

comunità monastiche, i Vespri anche in comunità parrocchiali. Ogni Vespro comprendeva la lettura di salmi (di solito<br />

5), il Magnificat, un inno e le litanie<br />

Stili, modi di esecuzione e forme musicali del canto gregoriano<br />

Le melodie sono omofoniche e di andamento diatonico e si svolgono in ambiti melodici che raramente superano<br />

l’ottava. Tre stili di canto: l’accentus derivato dalla cantillazione ebraica che si svolge su una sola nota con lievi<br />

inflessioni melodiche; vocalizzi di derivazione ebraica (alleluja); il concentus, canto sillabico o semisillabico.<br />

Tre tipi di salmodia: responsoriale, allelujatica, antifonica (versetti eseguiti alternativamente da solista e assemblea).<br />

Questi modi di esecuzione erano estesi anche ad altre parti della liturgia. Gli inni originari della Chiesa d’Oriente,<br />

introdotti da S.Ilario di Poitiers e diffusi da S.Ambrogio, erano sillabici, melodici, strofici. Sono il genere di canto<br />

liturgico più orecchiabile. Tra il IX e X sec. entrano in uso Sequenza, inizialmente accorgimento mnemonico, in seguito<br />

simile agli inni e diffusasi anche grazie all’impiego di melodie profane, e il Tropo, che nacque dalla sostituzione con<br />

4


testi sillabici dei melismi di alcuni canti, Kyrie in particolare; elemento caratteristico era la “farcitura”, introduzione di<br />

nuovi brani in un preesistente canto.<br />

La teoria: i modi (o toni) ecclesiastici<br />

Il canto gregoriano si basa su scale eptafoniche ascendenti di genere diatonico appartenenti a 8 modi. Si distinguono in<br />

modi autentici e plagali (una quarta sotto il modo autentico). Ogni Autentico ha in comune col suo Plagale la nota<br />

finalis (la tonica: re, mi , fa, sol). Altra nota importante è la repercussio (dominante negli Autentici, mediante nei<br />

Plagali), la nota intorno alla quale si muove la melodia. In seguito ad erronea trascrizione delle scale modali greche, ai<br />

modi ecclesiastici vennero dati i nomi dei modi greci.<br />

TESI V: Gli inizi della polifonia – Il contrappunto medioevale – Compositori e teorici<br />

Il canto a più voci era sconosciuto ai primi cristiani. A partire dal IX sec. il desiderio di rinnovare il canto sacro (cantus<br />

firmus) senza alterarne la melodia fa nascere l’esigenza di un accompagnamento “nota contro nota” (contrappunto). Le<br />

età della polifonia sono: gli inizi (X – prima metà del XII sec.), Ars Antiqua (seconda metà del XII – XIII sec.), Ars<br />

Nova (XIV sec.), età fiamminga (XV – inizi del XVI sec.), polifonia rinascimentale (XVI sec.)<br />

Gli inizi della polifonia<br />

La prima forma polifonica fu l’organum, una melodia gregoriana (vox principalis) accompagnata da un’altra melodia<br />

(vox organalis) collocata più in basso di una quarta o di una quinta, che procedeva parallelamente. In alcuni casi la vox<br />

organalis inizia all’unisono con la principalis e poi si allontana per moto contrario fino alla quarta. Alla fine del XI sec.<br />

si affermò il discanto, in cui la vox organalis procede per moto contrario con intervalli giusti. Nel XII sec. in alcuni<br />

centri religiosi, in particolare a Limoges e a Compostella, si affermò un organum melismatico, in cui il cantus firmus<br />

era al basso, a valori interi, mentre la vox organalis, più acuta, svolgeva liberamente movimenti melodici ricchi di<br />

fioriture.<br />

L’ARS ANTIQUA<br />

Dalla seconda metà del XII sec al 1320 ca. la polifonia si afferma e viene praticata nelle cantorie delle più importanti<br />

cattedrali di Francia. Fattori principali dello sviluppo furono la notazione su rigo per l’altezza dei suoni, l’assunzione di<br />

convenzioni e regole sulla durata dei suoni, prima i modi ritmici, poi la notazione mensurale.<br />

La scuola di Notre-Dame<br />

Fu il più importante centro di musica polifonica tra il 1150 e il 1350, soprattutto grazie all’opera dei maestri Leonin,<br />

autore del Magnus liber organi (comprendente Graduali, Responsori e Alleluja a 2 voci) e Perotin, che continuò l’opera<br />

del predecessore e compose degli organa a 3 e 4 voci e dei conductus a 3 voci. Gli organa di Leonin e Perotin sono<br />

molto diversi da quelli dei tempi precedenti: la voce che faceva il cantus firmus a note lunghe era detta tenor, le voci<br />

superiori impiegavano i modi ritmici. La clausola era una sezione dell’organum costruita su un frammento melismatico<br />

del tenor. Il conductus poteva avere testo sacro o provano, ma comunque di ritmo sillabico ed il tenor procedeva<br />

insieme alle voci superiori; erano impiegati spesso come canti processionali.<br />

Il mottetto<br />

Verso la metà del XIII sec. venne abbandonata la composizione di organa, clausolae e conductus, tramontò l’uso dei<br />

modi ritmici e presero piede la notazione mensurale franconiana e il mottetto, derivato della clausola, solitamente a 3<br />

voci, dal testo latino se sacro, in lingua d’Oil se profano. Le voci utilizzavano valori sempre più brevi man mano che si<br />

andava verso l’acuto. Un procedimento usato sia nell’Ars Antiqua che in quella Nova fu l’hoquetus o cantus abscissus,<br />

in cui le varie parti di un brano si interrompevano alternatamente per frequenti e brevi pause.<br />

5


TESI VI: La scrittura musicale medioevale considerata specialmente in relazione alle origini della scrittura odierna<br />

La notazione si definì con notevole ritardo rispetto alla nascita dei canti. Il repertorio gregoriano fu trasmesso oralmente<br />

sino al VIII. La notazione neumatica e l’opera di Guido d’Arezzo (XI sec.) portarono alla creazione del rigo. Un secolo<br />

più tardi si avverti l’esigenza di stabilire la durata dei suoni. Nacque la notazione modale a cui seguì la notazione<br />

censurale.<br />

LA NOTAZIONE NEUMATICA<br />

Il nome deriva da neuma (segno). Si possono distinguere 3 fasi: chironomica, adiastematica-diastematica, quadrata.<br />

Dai neumi “in campo aperto” alla notazione diastematica<br />

I neumi semplici sono 8:<br />

- 2 di una nota: virga e punctum<br />

- 2 di due note: pes (o podatus) ascendente, clivis discendente<br />

- 4 di tre note: scandicus ascendente, climacus discendente, torculus ascendente discendente, porrectus discendente<br />

ascendente (gli ultimi due assomigliano ai nostri gruppetti<br />

Esistono anche neumi composti, formati dall’aggiunta di una nota a quelli di 3 note, quelli ornamentali (tipo gli<br />

abbellimenti) e le liquescenze, note sfumate che si applicano ad alcuni dittonghi.<br />

In uno studio sulla paleografia musicale gregoriana si individuarono 15 tipi di notazioni, tra cui spiccavano la notazione<br />

milanese, cassino-beneventina, anglosassone, tedesca, svizzera (S.Gallo), normanna, aquilana, di Metz, visigotica,<br />

catalana.<br />

I neumi erano posti sopra le parole, ma in campo aperto, senza cioè precisazione degli intervalli (notazione<br />

adiastematica). Un notevole passo in avanti fu adottata con un rigo, poi con righe colorate (notazione diastematica,<br />

rosso per il fa, giallo per il do). Vennero introdotte le chiavi, poste prima delle linee del rigo e indicate con una lettera<br />

dell’alfabeto, F e C. Nei secoli X e XI furono adottati anche altri mezzi per indicare l’altezza esatta dei suoni, come<br />

sigle poste accanto ai neumi per indicare toni, semitoni e unisoni.<br />

La diastemazia perfetta si raggiunse col tetragramma e col rapido declino dei vari tipi di notazione, a cui si sostituì<br />

quella quadrata<br />

I nomi delle note e la notazione alfabetica<br />

Boezio fu il primo trattatista che adottò le lettere da A a P per segnare i punti di suddivisione del monocordo. Oddone<br />

da Cluny (X sec.) applicò la notazione alfabetica al sistema perfetto greco, utilizzando i simboli di bemolle e bequadro<br />

per indicare il si bemolle e il si, creando la successione di suoni che Guido d’Arezzo pose a base della sua teoria<br />

La notazione polifonica nera e bianca<br />

L’evoluzione della musica polifonica andò di pari passo con lo sviluppo delle notazioni per determinare la durata dei<br />

suoni. Fino alla fine del XII sec. gli organa non erano misurati. Tra la fine del XII sec. e la fine del XIV sec. si<br />

utilizzava la notazione nera, così chiamata perché utilizzava neumi neri. Dal XV sec. si utilizzò la notazione bianca, di<br />

scrittura più semplice; fu usata sino al XVI sec.<br />

La notazione modale<br />

I segni della notazione quadrata gregoriana furono impiegati con funzioni metriche nella scuola di Notre-Dame: i segni<br />

di virga e punctum divennero longa e brevis, che si aggregarono in 6 differenti modi ritmici, che prendevano nome<br />

dalla metrica greca. Ogni voce era scritta in un determinato modo, l’uso dei modi era regolato dagli ordines, che<br />

indicavano quante volte un modo andava ripetuto<br />

LE NOTAZIONI MENSURALI<br />

La notazione franconiana<br />

L’atto di nascita della notazione mensurale è l’Ars cantus mensurabilis (1260) di Francone da Colonia, sancisce il<br />

superamento dei modi. La longa è divisa in:<br />

- perfecta: 3 breves<br />

- imperfecta: 2 breves<br />

La brevis è divisa in :<br />

- perfecta: 3 semibreves<br />

- imperfecta: 2 semibreves<br />

La duplex longa valeva 2 longae<br />

6


La notazione dell’Ars nova francese<br />

All’inizio del XIV sec. in Francia venne introdotta la minima. Nei trattati di questo secolo si diede spazio alla casistica<br />

della suddivisione dei valori, che prese il nome di modus (divisione della longa), tempus (divisione della brevis),<br />

prolazio (divisione della semibrevis, che può essere maior, 3 minimae, o minor, 2 minimae). Questi principi furono<br />

enunciati nel trattato di Philippe de Vitry. In questa notazione furono scritte le composizioni di Guillaume de Machaut<br />

La notazione dell’Ars nova italiana<br />

Al contrario di quella francese e franconiana, basata sulla notazione modale, la notazione italiana sembra provenire dal<br />

nulla. Le regole definiti da Marchetto da Padova non hanno antecedenti teorici. Scarsamente impiegate la maxima e la<br />

longa, l’unità di base è la brevis. La divisione era così organizzata:<br />

- divisio prima: binaria e ternaria di semibrevi<br />

- divisio secunda: quaternaria, senaria imperfecta (3+3) e perfecta (2+2+2), novenaria (3+3+3) di minimae<br />

- divisio tertia: octonaria e duodenaria di semiminimae<br />

TESI VII: Guido d’Arezzo e il sistema musicale medioevale. La solmisazione<br />

Teoria e pratica<br />

Gli scrittori di musica medioevale si dividono in teorici (aspetto speculativo) e trattatisti (aspetto pratico). La cultura<br />

ecclesiastica prediligeva l’aspetto teorico. Mediatore tra mondo classico e medioevale fu Boezio (480-524) col suo De<br />

istitutione musica. Filosofo e consigliere dell’ostrogoto Teodorico, compendiò le nozioni di musica antica sulla base<br />

della concezione pitagorica, riconoscendo 3 tipi di musica: mundana (delle sfere celesti), humana (che congiunge in<br />

armonia anima e corpo), instrumentalis (prodotta dagli strumenti)<br />

Nelle opere dei teorici venivano trattati argomenti circa la natura e l’origine della musica, i suoi effetti e aspetti<br />

matematico-acustici, mancavano riferimenti pratici. Regno della pratica erano le scholae presso cattedrali e monasteri.<br />

Solo a partire dal XI sec, con Guido d’Arezzo, si inizia a parlare di trattatistica<br />

GUIDO D’AREZZO<br />

Nacque nel 995 vicino a Ferrara, fu monaco benedettino ad Arezzo, dove fondò una scuola di canto. Il suo metodo di<br />

insegnamento innovativo fu molto apprezzato a Roma e la Chiesa si occupò della sua diffusione. Diventò priore a<br />

Camaldoli, dove morì nel 1050. Tra le sue opere Micrologus de Musica e Prologus in Antiphonarium nella nuova<br />

notazione<br />

L’esacordo<br />

Guido inventò un metodo per facilitare l’apprendimento delle melodie sul rigo, la solmisazione, che si basa<br />

sull’esacordo, una successione di 6 suoni in cui il semitono è posizionato al centro in cui i nomi delle note (ut, re, mi ,<br />

fa , sol, la) sono derivati dalle prime sillabe dell’inno di S.Giovanni, protettore dei cantori. Il “si” nacque dalle prime<br />

lettere di “Sancte Johannes”<br />

La solmisazione<br />

Nella pratica musicale esistevano anche i semitoni corrispondenti al nostro la-si bem, e si-do. Guido risolse il problema<br />

con la successione di più esacordi: 3 duri in cui ut corrisponde al nostro sol, 2 naturali e 2 molli in cui ut corrisponde al<br />

nostro fa. Il nome solmisazione deriva dal nome delle note in cui si effettua la mutazione per passare dall’esacordo<br />

naturale a quello molle, appunto “sol” e “mi”. Grazie alla mutazione tutti i semitoni venivano indicato con “mi-fa”. La<br />

pratica della mutazione era difficoltosa. Per agevolarla Guido usò lo stratagemma della mano. Ad ogni falange della<br />

mano veniva associato un suono. A partire dal XII sec. si utilizzarono nuovi suoni alterati e vennero creati nuovi<br />

esacordi. Il nuovo sistema prese il nome di musica ficta, cioè “falsa”<br />

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TESI VIII: Musica popolare e teatro nel medioevo – trovatori e menestrelli<br />

A partire dal X sec, accanto al repertorio gregoriano in latino, si svilupparono monodie sacre sia in latino, di carattere<br />

paraliturgico, che in volgare, di carattere extraliturgico. Nella stessa epoca apparvero i primi canti profani in latino, ma<br />

maggior successo ebbero i canti in lingua d’Oc (trovatori), d’Oil (trovieri) e tedesco (minnesanger)<br />

Monodie sacre in latino: gli uffici drammatici e i drammi liturgici<br />

La condanna da parte dei Padri della Chiesa degli spettacoli teatrali nel Basso Impero aveva sancito la scomparsa del<br />

teatro per vari secoli. Con la Rinascenza carolingia (IX sec.) ricompare il teatro con azioni sacre rappresentanti scene<br />

della vita di Cristo. La prima fase fu quella degli Uffici drammatici, nati dagli Uffici delle Ore. Successivamente (XI-<br />

XIII sec.) si passò ai drammi liturgici, in cui ogni personaggio era rappresentato da un religioso che eseguiva brani in<br />

latino (in versi o prosa). L’esecuzione avveniva davanti all’altare con uno scarno apparato scenico. Le melodie erano di<br />

varia provenienza (canto gregoriano, sequenze, tropi, musiche trovadoriche). Uno dei più noti, eseguito il venerdì santo<br />

era il Visitatio sepulchri<br />

CANTI RELIGIOSI NELLE LINGUE NEOLATINE<br />

La lauda tosco-umbra<br />

L’azione dei grandi papi del XIII sec, a partire da Innocenzo III, stimolarono il sentimento religioso e trovarono nel<br />

volgare un utile mezzo di divulgazione alla portata di tutti. Il primo testo poetico in volgare italico fu il Cantico di frate<br />

sole di S.Francesco, scritto nel 1224. Dai movimenti di spiritualità collettiva itinerante e laica (Flagellanti e Disciplinati)<br />

nacque la lauda. Le confraternite percorrevano le strade cantando inni sacri in latino e questi nuovi canti in volgare, che<br />

ben presto furono raccolti in laudari. La struttura era quella della ballata, con l’esecuzione del solista (la ripresa e la<br />

volta) alternata a quella del coro(mutazioni). Mentre le prime laude presentano una natura sillabica, le più recenti<br />

presentano un andamento melismatico e ornato che preannuncia il madrigalismo.<br />

Le cantigas spagnole<br />

Contemporanee alle laude sono le cantigas de Sancta Maria, una raccolta di oltre 400 canti dedicati alla Madonna e<br />

furono raccolte per iniziativa di re Alfonso X. Erano scritte in Gallego (la lingua di Galizia) perché era la lingua usata<br />

nella lirica. La forma era affine al virelai francese (ritornello e strofe) e la musica risente di influenze trovadoriche (I<br />

trovatori erano benvenuti alla corte di Alfonso X)<br />

I canti profani in latino<br />

Ci sono giunti in notazione neumatica alcuni canti profani in latino, alcuni basati su testi dei classici latini (Orazio,<br />

Virgilio, Ovidio), altri su testi anonimi in latino volgare, come il Planctus Karoli per la morte di Carlo Magno (814) e<br />

O Roma nobilis, canto di pellegrini. Noti sono anche i Carmina Burana, una raccolta di circa 50 canti di goliardi.<br />

LA LIRICA PROFANA DEI TROVATORI, DEI TROVIERI E DEI MINNESANGER<br />

Importanza del primo movimento poetico-musicale europeo<br />

Dalla metà del XI sec. la diffusione delle lingue nazionali diede vita a produzioni liriche di spirito cavalleresco-cortese<br />

in cui musica e poesia si univano. Questo movimento nacque nella Francia meridionale ad opera dei trovatori e si estese<br />

poi in tutta Francia e Germania. La poesia trattava generalmente di argomenti amorosi, raramente di politica, morale o<br />

natura. Il patrimonio che ci è pervenuto, raccolto in “canzonieri”, è notevole<br />

Poesia e musica nelle corti feudali<br />

Verso la fine del XI sec. la vita nelle corti feudali diventa meno rozza. Cerimonie di investitura, nuovi valori, il castello<br />

non è più solo centro difensivo, ma anche centro culturale. I feudatari diventano promotori della cultura. Guglielmo IX<br />

d’Aquitania era il più potente signore della Francia Meridionale e fu il primo trovatore. L’esecuzione e la diffusione<br />

delle opere di trovatori, trovieri e minnesanger era affidata a menestrelli itineranti.<br />

I trovatori<br />

La concezione dell’amor cortese fu elaborata nei castelli della Francia meridionale e diffusa dalla lirica trovadorica in<br />

lingua d’Oc. La forma più diffusa era la cansò, la cui struttura era simile a quella di un inno con varie strofe (coblas).<br />

Altre forme erano lo joc parti, la pastorela e il planh (pianto). Vari erano gli stili: trobar plan (diretto e semplice), ric<br />

(complesso e con allusioni misteriose), clus (con frequente ricorso a metafore ed espressioni oscure. Dei trovatori ci<br />

sono giunti circa 2600 testi poetici, ma solo 350 melodie<br />

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I trovieri<br />

Poeti musicisti in lingua d’Oil, sono molto simili ai trovatori, sia nei soggetti che nelle forme. La loro chanson è<br />

composta da strofe ripetute 2 volte, la prima in forma aperta, la seconda chiusa, a conclusione, come il moderno<br />

ritornello con forma variata. Il primo e più grande troviere fu Chretien de Troyes; anche Riccardo Cuor di Leone fu<br />

troviere.<br />

I minnesinger<br />

Il matrimonio di Federico Barbarossa con Beatrice di Borgogna segnò la penetrazione degli ideali cavallereschi in<br />

Germania e la nascita dell’equivalente del trovatore, il minnesanger. Anche le forme erano molto simili a quelle dei<br />

trovatori: alla cansò corrispondeva il lied<br />

Il problema dell’interpretazione ritmica<br />

I codici che riportano le melodie sacre e profane sono scritti in notazione gregoriana quadrata su quattro righe. E’ nota<br />

l’altezza dei suoni ma non il ritmo. Ancora non si è giungi ad una interpretazione convincente. Le ipotesi più accreditate<br />

sono quelle che pongono il verso a capo della ritmica<br />

TESI IX: La prima rinascita italiana: l’Ars Nova (madrigali, cacce, canzoni, ballate) – Strumenti in uso nel tempo<br />

La secolarizzazione della società e della cultura – Prevalenza della musica profana<br />

Fino a tutto il XIII sec. la società medioevale era stata governata dal principio del primato della Chiesa, concezione che<br />

culminò nel ‘200 con gli ordini francescano e domenicano, con la Summa di Tommaso d’Aquino e la Divina<br />

Commedia. Dopo avvenne la secolarizzazione, cioè la laicizzazione della società, la separazione tra sacro e laico. Influì<br />

su questo capovolgimento la crisi politica e religiosa che portò al trasferimento della Curia Papale ad Avignone. Alla<br />

Divina Commedia si contrapposero il Decameron e i Racconti di Canterbury di Chaucer. La stessa cosa avvenne nella<br />

musica: la produzione sacra nel ‘300 fu meno importante di quella profana. Notevole peso ebbero le critiche alla pratica<br />

del contrappunto mosse dalla Chiesa (artificio che distoglie dalla preghiera, inintelleggibilità delle parole)<br />

L’ARS NOVA FRANCESE<br />

La novità della musica che Philippe de Vitry aveva trattato nella sua Ars nova musicae riguardava soprattutto la<br />

notazione: pari dignità avevano la divisione imperfetta (binaria) e quella perfetta (ternaria). La forma più importante nel<br />

‘300 francese fu il mottetto, spesso ornato da artifici contrappuntistici. Ebbe funzioni celebrative, di lode per personaggi<br />

pubblici, di denuncia politica o morale. Erano a 3, raramente a 4 voci (triplum, motetus, tenor, contratenor); al solito il<br />

tenor svolgeva un motivo gregoriano a valori larghi. Molti mottetti erano isoritmici (termine coniato da un musicologo<br />

tedesco per indicare l’organizzazione ritmica dei mottetti): la melodia gregoriana si chiamava color ed era combinata<br />

con uno schema intervallato da pause (talea)<br />

Guillaume de Machaut (1300 ca.-1377)<br />

il più importante compositore del XIV sec, oltre a essere anche Diplomatico e poeta. Grande è la produzione musicale<br />

che ci ha lasciato, che si ritiene posteriore al 1340: Messa di Notre-Dame a 4 voci fu la prima messa polifonica<br />

composta da un solo compositore, tutta scritta nello stile del mottetto, tranne Gloria e Credo che sono dei conductus; 23<br />

mottetti a 3,4 voci, 15 in francese; 33 virelais da 3 strofe e un ritornello; 21 rondeaux e 42 ballades a 2,3,4 voci<br />

L’ARS NOVA ITALIANA<br />

Mentre in Francia la polifonia era pienamente sviluppata, in Italia era ancora a livello elementare. L’influenza francese<br />

si fece sentire in alcuni mottetti, uno dei quali fu composto da Marchetto da Padova per l’inaugurazione della Cappella<br />

degli Scrovegni affrescata da Giotto nel 1305. La nostra produzione polifonica sacra fu scarsa durante l’Ars Nova.<br />

L’ambiente culturale<br />

I centri di sviluppo più importanti furono le corti degli Scaligeri (Verona), Visconti e Carraresi (Padova) e alcuni centri<br />

di cultura laica come Bologna, città universitaria e Firenze, la più importante città del nostro ‘300. Importante per la<br />

comprensione della musica è il Dolce Stil Novo delle novelle di Boccaccio, Giovanni fiorentino, Giovanni Sercambi,<br />

Giovanni da Prato. La poesia per musica fu un vero e proprio genere della poesia volgare, comprendente madrigali,<br />

cacce, ballate. Il maggiore tra i poeti del genere fu Franco Sacchetti.<br />

Le forme e i compositori<br />

Lo stile italiano si distingue nettamente da quello francese: è caratterizzata da una minor rigidezza formale, da una<br />

distesa scansione melodica e fluidità ritmica. Le forme più importanti:<br />

- madrigale: in voga sin dal primo periodo dell’Ars Nova, per lo più a 2, poi a 3 voci, avevano una struttura di 2 o 3<br />

terzine di 3 endecasillabi a rima baciata seguite da un ritornello di 2 endecasillabi (forma AAB)<br />

- caccia: un canone a 2 voci all’unisono, sostenute da un tenor strumentale, spesso conclusa da un ritornello<br />

strumentale. I testi trattavano scene di caccia, di pesca, mercato o gioco<br />

- ballata: la forma più evoluta. La struttura (forma ABBAA)era: ripresa (2 endecasillabi), 2 piedi (o mutazioni, 2<br />

endecasillabi l’uno), volta (struttura uguale alla ripresa), ripresa.<br />

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Uno dei più noti compositori fiorentini fu Francesco Landino (1325-1397), detto “degli organi”, abile anche come<br />

esecutore su ogni tipo di strumento, autore di 12 madrigali a 2e 3 voci e di ben 140 ballate a 2 e 3 voci nei quelli i passi<br />

melismatici si alternano a quelli sillabici con grande varietà melodica e ritmica.<br />

Con il XV sec. e il ritorno del Papato a Roma, l’arrivo di musicisti d’oltralpe segnò il declino dell’Ars Nova italiana<br />

La musica strumentale e gli strumenti del medioevo<br />

Opere letterarie e figurative ci presentano numerosi strumenti. Infatti sebbene la maggior parte delle musiche del tempo<br />

fossero vocali, esse erano eseguite anche da strumentisti, che spesso raddoppiavano o sostituivano le voci di tenor e<br />

contratenor. Il compositore componeva per le voci, ma queste potevano benissimo essere sostituite da strumenti.<br />

Lo strumento più importante fu l’organo, reintrodotto da Bisanzio nel 757, divenne lo strumento liturgico per<br />

eccellenza; l’iconografia del XIII-XV sec. ne raffigura 2: il portativo, piccolo e con poche canne, si suonava con la<br />

destra mentre la sinistra aziona il mantice; il positivo, più grande, ma ancora privo di pedaliera, si suonava a 2 mani<br />

perché il mantice era azionato da un’altra persona. Altri strumenti a corda erano lo scacchiere a corde percosse,<br />

precursore del clavicordo, e il salterio a corde pizzicate, precursore del clavicembalo. Lo strumento preferito dai<br />

trovatori era la viella a 5 corde di accordatura non fissa, che si suonava con un arco ricurvo. Tra gli strumenti a fiato, la<br />

tromba e il cornetto in legno munito di fori che permettevano di eseguire la scala cromatica. Poi arpe e vari strumenti a<br />

percussione.<br />

TESI X: Lo sviluppo del contrappunto vocale: la scuola fiamminga<br />

Lo sviluppo del contrappunto<br />

La guerra dei Cent’anni (1339-1453) causò il declino della cultura francese anche in campo musicale. Il baricentro della<br />

produzione musicale si spostò a nord, in Inghilterra e nelle Fiandre. Crebbe nuovamente l’importanza della musica<br />

sacra. Si sviluppò il contrappunto e si formarono le cappelle musicali che sostituirono le scholae gregoriane. Si affermò<br />

il ruolo di musicista professionista. Infatti l’esecuzione di alcune composizioni era affrontabile solo cantori<br />

professionisti, formati nelle cappelle musicali che si costituirono sia nelle basiliche e cattedrali di molte città, ma anche<br />

nelle corti. Uno dei primi modelli fu la cappella di Avignone per i servizi musicali della Curia Papale, poi tale cappella<br />

si trasferì a Roma<br />

STILI E FORME<br />

Nascita del contrappunto imitato<br />

La tecnica contrappuntistica usata nel rinascimento (Palestrina), nel barocco (Bach) e nel nostro secolo (Schonberg) si<br />

definì nel XV sec. e si basa sull’imitazione che contraddistingue un tema (dux, comes, canone, fuga). Nei canoni<br />

enigmatici la risposta non è espressa dalla notazione, ma celata sotto un indovinello da risolvere. I canoni enigmatici<br />

sono una conseguenza di quella concezione intellettualistica che segnò il passaggio da Medioevo a Rinascimento, che<br />

portò in voga il gusto per gli artifici e i simboli.<br />

Messe, mottetti, chansons<br />

Lo sviluppo di cappelle musicali favorì la musica sacra, espressa quasi sempre in messe e mottetti. La chanson invece<br />

raccolse quasi tutti i generi profani.<br />

La messa si affermò come composizione polifonica grazie a Dufay. Per dare unità alle 5 parti dell’Ordinario, i<br />

compositori adottarono lo stesso cantus firmus per tutte le parti. Il cantus firmus fungeva da tenor e dava il titolo alla<br />

messa. Il mottetto era inizialmente una forma comune alla produzione sia sacra che profana. Presto scomparve<br />

l’isoritmia e al tenor furono affidate melodie prima d’origine gregoriana, poi di invenzione. Alla fine del XV sec. era<br />

diventata una forma esclusivamente sacra e cantata in latino. Dal punto di vista formale era organizzato come una<br />

successione di brani, ognuno dei quali sviluppava una singola frase del testo sacro.<br />

La chanson in lingua francese riuniva le composizioni profane. Era a 3 voci (cantus, contratenor, tenor), spesso<br />

accompagnate da strumenti.<br />

La scuola polifonica inglese<br />

Sin dal XII sec. operava in Inghilterra una scuola contrappuntistica indipendente da quella continentale, caratterizzata<br />

per l’impiego di procedimenti paralleli dei terze e seste. All’inizio del XIV sec. teorici inglesi riconobbero come<br />

consonanti gli intervalli di terza e sesta, così la maggior parte dei conductus e mottetti inglesi erano a 3 parti distanziate<br />

da questi intervalli, intercalati da ottave in occasione delle cadenze. Le vicende militari portarono nel continente alcuni<br />

musicisti inglesi, che diffusero la polifonia inglese e dando origine al faux bourdon (falso bordone), il discanto inglese,<br />

ma con il cantus firmus alla voce superiore.<br />

Il compositore più noto fu John Dunstable (1380-1453)), di cui ci rimangono circa 60 composizioni a 3,4 voci,<br />

prevalentemente sacre. Alcuni lo considerano il primo musicista del Rinascimento.<br />

La scuola borgognona<br />

Feudatario del re di Francia, dopo la metà del XIV sec, il duca di Borgogna Filippo l’Ardito sottomise gran parte della<br />

Francia nord-occidentale e dell’attuale Belgio. Il successore Filippo il Buono era un mecenate e fece della cappella<br />

Borgognona la più ammirata d’Europa dal 1420 al 1467, i cui principali esponenti furono:<br />

- Guillaume Dufay (1400 ca.-1474), richiestissimo compositore dalla vita movimentata (Malatesta di Rimini,<br />

cappella Papale, corte dei Savoia, corte di Borgogna), assimilò le esperienze polifoniche francesi, italiane e inglesi<br />

ponendo le basi per lo stile che poi sarebbe stato sviluppato dai musicisti fiamminghi e superò le asprezze “gotiche”<br />

tipiche di musicisti medioevali. Di lui ci restano 9 messe (tra cui L’homme armè e Ave Regina Coelorum), 19<br />

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mottetti, 52 composizioni liturgiche (antifone, inni, sequenze, responsori), 94 chansons a 3 voci, la maggior parte in<br />

francese, altre in latino o italiano<br />

- Gilles Binchois (1400 ca.-1460) cantore presso la cappella di Filippo il Buono, particolarmente stimato per le sue<br />

chansons (54 rondeaux e 9 ballades)<br />

I maestri fiamminghi<br />

Erano i musicisti formatisi nelle città delle Fiandre nel XV e XVI sec; infatti Anversa, Cambrai, Bruges, Tournai<br />

avevano raggiunto una sicurezza economica grazie al commercio e al fiorire dell’industria laniera, che venne<br />

accresciuta grazie all’alleanza con gli inglesi durante la guerra dei Cent’anni.. Lo specchio della situazione economica<br />

fu la costruzione di cattedrali con le conseguenti cappelle musicali. Le Fiandre divennero il centro di sviluppo del<br />

contrappunto imitato. I più grandi esponenti dei maestri fiamminghi furono:<br />

- Johannes Ockeghem (1420-1495) non fu compositore particolarmente prolifico: 13 messe di cui 8 a 4 voci (tra cui<br />

la Missa cuiusvis toni), 10 mottetti, 20 chansons, ma fu il prototipo del compositore fiammingo.<br />

- Josquin de Prez (1440-1521) fu il più grande compositore fiammingo e passò gran parte della sua vita in Italia.<br />

Oltre a padroneggiare la tecnica contrappuntistica, il suo merito storico è quello di porre attenzione alla coerenza<br />

espressiva di testo e musica. Ci rimangono 96 mottetti a 4-6 voci, circa 70 composizioni profane a 3-6 voci in<br />

francese (spesso con testi di alto livello letterario,18 messe a 4 voci (alcune su cantus firmus, altre del tipo<br />

“parodia”, che impiega cioè materiali desunti da un’altra composizione polifonica, ma diversamente combinati)<br />

- Altri musicisti fiamminghi furono Jacob Obrecht e Pierre de la Rue<br />

TESI XI: Le scuole polifoniche italiane del sec.XVI – Teorici e compositori – Semplificazione e purificazione della<br />

polifonia vocale – Riforma e controriforma: il corale – Palestrina – I due Gabrieli, Marenzio, Gesualdo, Vecchi,<br />

Banchieri, Croce, Gastoldi – La progressiva tendenza espressiva, drammatica, rappresentativa<br />

IL CULMINE DEL RINASCIMENTO<br />

Il termine “rinascimento” fu coniato dagli storici Michelet e Burckhard per indicare la civiltà artistica e il pensiero<br />

fiorito nato in Italia nel XV e XVI sec. La rinascita è dell’arte classica che proponeva ideali di vita che facevano credito<br />

alle virtù umane e alla fortuna, al contrario degli ideali di trascendenza e fede presenti nel medioevo. Il Rinascimento,<br />

nato a Firenze all’epoca di Petrarca e Boccaccio, toccò il suo culmine nel ‘500.<br />

La musica è presente in tutte le attività della vita sociale. Un aspetto nuovo nel Rinascimento è il bisogno di “fare<br />

musica” anche da parte dei non professionisti: cantare e suonare diventano parte della formazione di un gentiluomo e<br />

materia di studio per lo stesso principe.<br />

La stampa musicale<br />

Mezzo secolo dopo la prima stampa di Gutenberg, Ottaviano Petrucci diede vita nel 1501 alla prima edizione musicale<br />

stampando una raccolta di 96 chansons a 3-4 voci di autori fiamminghi. Il parigino Pierre Attaignant stampò a partire<br />

dal 1528 varie raccolte stampando ogni nota col suo frammento di rigo. Inizialmente la stampa per musica polifonica<br />

aveva le varie parti affiancate, poi le musiche furono stampate in fascicoli, uno per ogni voce<br />

La tradizione fiamminga<br />

I cantori e musicisti formati nelle scuole fiamminghe, affrontarono con successo le forme profane nazionali. Tra essi<br />

ricordiamo:<br />

- Adriano Willaert (1490 ca.-1562), allievo di Jean Mouton, cantore a Roma, Ferrara, Milano; divenne maestro di<br />

cappella a Venezia, avviando la città a diventare centro della musica sacra cattolica. Tra i suoi allievi illustri:<br />

Andrea Gabrieli, Cipriano di Rore, Gioseffo Zarlino. La sua produzione comprende nel genere sacro 9 messe e altre<br />

350 mottetti , in quello profano 65 chansons, oltre 60 madrigali italiani, alcuni ricercari strumentali a 3-4 voci<br />

- Orlando di Lasso (1532-1594) fu tra i maggiori musicisti fiamminghi. Operò a Parigi, Milano, Palermo, Napoli,<br />

Roma e Monaco, dove morì. Scrisse 58 messe a 4-8 voci, la maggior parte del tipo “parodia”, circa 550 mottetti a<br />

4-5-6 voci, 101 Magnificat, 32 inni sono la produzione sacra; quella profana consta di circa 190 madrigali a 3-10<br />

voci su poesia di Petrarca, Ariosto, Tasso, Bembo, 33 villanelle a 4-8 voci, 145 chansons a 4-8 voci, un centinaio di<br />

Lieder a 4-8 voci. La sua vasta e varia produzione riassume l’esperienza dell’intera musica polifonica del XVI sec.<br />

I mottetti e la produzione profana mostrano la risposta della musica agli stimoli del testo<br />

LA RIFORMA E LA <strong>MUSICA</strong> NELLE CHIESE PROTESTANTI<br />

Per tutto il Medioevo il cristianesimo aveva mantenuto la sua unità religiosa. Questa unità viene a mancare all’inizio del<br />

XVI sec. coi vari movimenti di Riforma ad opera principalmente di Lutero (1483-1546), che fondò con l’affissione<br />

delle 95 tesi a Wittemberg la Chiesa Evangelica Protestante nelle regioni centro settentrionali della Germania, Calvino<br />

(1509-1564) che diede vita ad una Chiesa riformata che attecchì in Svizzera, Francia (ugonotti) Paesi Bassi e Scozia,<br />

Enrico VIII Tudor (1509-1547) re d’Inghilterra, fece approvare dal Parlamento l’Atto di Supremazia, che sanciva la<br />

nascita della Chiesa Anglicana, con a capo il re. Tutte le chiese riformate sostituirono il latino con le lingue nazionali.<br />

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La confessione luterana e il corale<br />

Delle chiese riformate , quella che attribuì maggiore importanza alla musica fu quella luterana, probabilmente grazie<br />

alla sensibilità musicale di Lutero, che era cantore, suonatore di liuto e forse anche compositore. Fu determinante<br />

l’importanza che Lutero assegnava al canto corale. La messa luterana si basava sulle sacre scritture tradotte in tedesco,<br />

mentre la partecipazione dei fedeli era affidata al canto dei corali, canti assembleari di semplice melodia, struttura<br />

strofica e procedimento sillabico. Ebbe la stessa funzione del canto gregoriano durante il Medioevo cristiano. Gettò le<br />

basi per le composizioni organistiche tedesche in epoca barocca. I corali assunsero ben presto la funzione di cantus<br />

firmi nelle composizioni polifoniche su corale eseguite da cori professionisti. Compositori rinascimentali di polifonia su<br />

corale furono Michael Praetorius (autore della raccolta Musae Sioniae) e Heinrich Schutz<br />

Gli ugonotti e il canto dei salmi<br />

Secondo Calvino le manifestazioni di culto dovevano essere austere e ciò lasciava poco spazio alla musica. Distrutti o<br />

soppressi gli organi, fu ammesso il solo canto dei salmi. Clement Marot fornì una traduzione in francese di 50 salmi,<br />

che Louis Bourgeois musicò adattando melodie preesistenti<br />

Il canto anglicano e gli “anthems”<br />

Il rinnovamento liturgico anglicano fu meno radicale di quello delle altre chiese riformate. I cambiamenti furono<br />

riportati nel Prayer Book nel 1549 e l’anno seguente il compositore John Marbeck stampò il libro delle preghiere<br />

comuni poste in musica. A forma propria della Chiesa Anglicana fu l’anthem, che deriva etimologicamente da<br />

“antifona”, ma designa una forma vocale polifonica simile al mottetto. Il “full anthem” era cantato solo dal coro, il<br />

“verse anthem” presentava brani corali alternati a brani solistici accompagnati da strumenti<br />

LA CONTRORIFORMA CATTOLICA<br />

Papa Paolo III convocò un consiglio a Trento tra il 1545 e il 1563 per affrontare un’azione riformatrice e definire aspetti<br />

fondamentali della dottrina e condannare abusi e lassismi. Per quanto riguarda la musica fu deciso di:<br />

- abolire tutte le sequenze, escluse le 5 dell’Ordinario<br />

- vietare l’uso del cantus firmus profano nelle messe polifoniche<br />

- rendere più intelleggibili le parole nelle composizioni polifoniche<br />

La lauda polifonica<br />

Nel clima di rinnovata pietà, S.Filippo Neri (1515-1595) fondò l’ordine dell’Oratorio (poi si chiamerà ordine dei<br />

Filippini). Presso gli oratori si tenevano funzioni extraliturgiche in cui sermone, letture e preghiere erano preceduti dal<br />

canto di Laudae polifoniche a 3-4 voci in stile accordale su testo italiano. Oltre alle laudae pubblicate tra la fine del XVI<br />

e l’inizio del XVII sec, erano in voga anche i travestimenti spirituali, in cui il testo profano di una canzonetta veniva<br />

sostituito da uno sacro.<br />

Il culmine della polifonia sacra rinascimentale<br />

La semplificazione del contrappunto vocale diede origine allo stile a cappella per sole voci (il quartetto classico), che<br />

costituisce il punto più alto della polifonia sacra<br />

LA SCUOLA ROMANA<br />

Fin dal XV sec. i papi si curarono attentamente delle cappelle musicali e questo impegno causò il primato della scuola<br />

romana. Vigeva il divieto di introdurre donne nelle cappelle, le voci alte erano affidate a voci bianche e a falsettisti. Tra<br />

gli esponenti della scuola romana figurano Costanzo Festa, Giovanni Animuccia, Giovanni Maria Nanino, ma il più<br />

grande fu<br />

Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594) passò la maggior parte della sua vita a Roma, lavorando nelle varie<br />

cappelle con alterne vicende (fu anche licenziato perché sposato) finchè non prese la direzione della Cappella Giulia. La<br />

sua opera è costituita quasi interamente da composizioni polifoniche in latino destinate ai servizi sacri.<br />

Compose 102 messe, in prevalenza a 4 e 5 voci; in numero minore sono quelle a 6 e 8 voci. La maggior parte sono<br />

messe “parodia”, altre sono basate su cantus firmus gregoriano o su tenor di varie origini. Le messe sono ritenute<br />

l’espressione più alta della sua produzione: in esse è presente abilità contrappuntistica, duttilità espressiva e<br />

intelleggibilità delle parole. Kyrie, Agnus Dei e Sanctus sono più contrappuntistici di Gloria e Credo, dall’andamento<br />

omoritmico. Accanto alle messe occupano un posto di rielievo i 307 mottetti a 4-8 voci (Stabat Mater a 8 voci), eseguiti<br />

nelle ricorrenze dell’anno liturgico, sottolineano musicalmente il testo poetico; le voci entrano generalmente in<br />

successione con un processo imitativo, come avverrà per il madrigale e successivamente per la fuga. Altre composizioni<br />

sono 75 inni a 4 voci, 35 Magnificat a 4-8 voci negli 8 modi ecclesiastici, 68 offertori a 5 voci. Su testi italiani scrisse<br />

94 madrigali a 3-6 voci e 30 Madrigali spirituali a 5 voci<br />

La musica di Palestrina incarnò lo spirito della Controriforma e rappresentò uno dei più puri e armoniosi esempi di<br />

canto sacro cattolico. Essa è priva di impeti dolorosi come in quella del Lasso, ma è sobria, composta serena, ma mai<br />

uniforme. I mezzi impiegati sono semplici (successioni di triadi, note di passaggio e ritardi preparati), movimenti<br />

ascendenti-discendenti che solitamente non superano salti di terza, mentre prevalgono gradi congiunti (non cromatici!)<br />

12


Durante il Barocco si chiamò “stile alla Palestrina” l’insieme dei caratteri che contrassegnavano il contrappunto<br />

rinascimentale. Il culto di Palestrina continuò a crescere anche durante il Romanticismo<br />

LA SCUOLA VENEZIANA<br />

Il modello della scuola romana si diffuse in tutta Europa, ad eccezione di Venezia. Infatti nella cappella di S.Marco si<br />

preferirono allo stile a cappella per sole voci, musiche policorali sostenute da strumenti. Le musiche veneziane erano<br />

caratterizzate da fastosità, colore e ricchezza sonora. La cappella dipendeva economicamente dal Doge, ragione per cui<br />

essa non badava solo alla musica sacra, ma anche a quella celebrativa profana. Valenti musicisti ricoprirono il ruolo di<br />

maestri di cappella a Venezia: dopo Willaert, Zarlino, Croce, i 2 Gabrieli, Monteverdi…Le espressioni più tipiche della<br />

polifonia sacra veneziana si trovano nelle opere di Andrea e Giovanni Gabrieli<br />

Andrea Gabrieli (1510 ca.-1586)<br />

Dopo aver girato il nord Italia come organista e dopo aver fatto un viaggio con Orlando di Lasso a Monaco e<br />

Francoforte, fu chiamato a S.Marco come secondo organista, poi primo.<br />

Compositore versatile, trattò tutti i generi: vocale sacro e profano, strumentale. La sua produzione sacra consta di<br />

Concerti a 6-12 voci, le Sacrae Cantiones, raccolte di mottetti a 5 voci, i Psalmi davidici a 6 voci. Nella produzione<br />

profana abbiamo un libro di madrigali a 3 voci, uno a 4 voci, tre a 5 voci, due a 6 voci, le Mascherate a 3-5 voci, i Cori<br />

a 4-6 voci per la tragedia Edipo Tiranno di Sofocle. Nella produzione strumentale scrisse un libro di Intenzioni<br />

d’organo, due libri di Ricercari per ogna sorta di strumenti, Canzoni alla francese per strumenti da tasto, L’aria della<br />

battaglia<br />

Nelle sue composizioni tendeva a semplificare la struttura contrappuntistica per valorizzare la declamazione del testo.<br />

Nelle composizioni a più cori dava risalti alle opposizioni delle parti e agli effetti timbrici, spesso sostenuti da<br />

strumenti. La sua tecnica madrigalistica si allaccia a quella di Willaert: imitazione rigorosa e qualche cromatismo. Fu<br />

tra i primi a comporre madrigali a 3 voci in stile imitato e non nei modi omoritmici tipici delle forme popolari. Fondò<br />

insieme a Claudio Merulo la nuova scuola organistica. I suoi capolavori sono i grandiosi Concerti.<br />

Giovanni Gabrieli (1554-1609)<br />

Allievo dello zio Andrea, lo superò in fama. La sua produzione è più scarsa di quella di Andrea e sparsa in numerose<br />

raccolte. L’unica raccolta completa è Sacrae Symphoniae costituita da composizioni corali (44 mottetti a 6-16 voci) e<br />

musica strumentale (canzoni per sonar a 8-15 voci). Pubblicate postume Symphoniae Sacrae, 82 mottetti a 6-19 voci<br />

“tam vocibus quam instrumentis” le Canzoni e sonate a 5-22 voci “per sonar con ogni sorte di strumenti”. Aiutò lo zio<br />

in alcune composizioni.<br />

Giovanni proseguì sulla linea tracciata da Andrea, prediligendo la mescolanza di cori e strumenti. La sua concezione<br />

musicale precede il barocco e si può dire che il suo stile sia già “concertante”<br />

Polifonie profane in Europa<br />

Il contrappunto fiammingo aveva carattere internazionale. L’aspetto più noto di questo cosmopolitismo era la diffusione<br />

delle chansons in francese. Negli ultimi decenni del XV sec. la musica polifonica riallacciò i contatti con le lingue<br />

nazionali: villancicos in Spagna, lieder in Germania, canti carnascialeschi e frottole in Italia<br />

LE FORME POPOLARESCHE ITALIANE<br />

Dopo l’Ars Nova la poesia in volgare era stata eclissata agli inizi del ‘400 da un ritorno alla poesia latina, favorito dalla<br />

rinascita umanistica. Verso la fine del ‘400 si torna a cantare in italiano grazie agli stimoli forniti da due importanti<br />

personaggi: Lorenzo de’Medici detto il Magnifico (canti carnascialeschi) e Isabella d’Este (frottole). Queste forme,<br />

seguite da villanelle, canzonette e balletti, sono accomunate da struttura strofica, stile letterario popolaresco (anche in<br />

dialetto), scrittura omofona accordale a 3 o 4 voci. Era uso frequente cantare solo la voce acuta, affidando le altre voci<br />

a strumento, principalmente il liuto.<br />

I canti carnascialeschi erano i canti che accompagnavano le mascherate, trionfi e carri allegorici che Lorenzo de’Medici<br />

organizzava per i fiorentini. Molti furono realizzati da Heinrich Isaac, musico di Lorenzo e maestro dei suoi figli.<br />

Le frottole erano una forma poetica di origine popolare derivata dalla ballata, con strofe di 6,8 versi ottonari consistenti<br />

in una ripresa e due stanze. La frottola musicale si svolgeva su alcune forme poetiche: la frottola vera e propria, lo<br />

strambotto, l’ode, il sonetto. Si diffuse da Mantova in gran parte dell’Italia centro-settentrionale grazie all’opera di<br />

Isabella d’Este. Ottaviano Petrucci pubblicò 11 libri di frottole tra il 1504 e il 1520.<br />

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Le villanelle furono un genere divenuto di moda a Napoli intorno al 1550 e diffuse poi in tutta Italia e anche oltralpe. I<br />

testi poetici erano prima in napoletano, poi in italiano. Erano in strofe di endecasillabi e la musica a 3 voci (2 soprani e<br />

un basso) in stile omofonico orecchiabile e spigliato<br />

IL MADRIGALE<br />

La selezione qualitativa del testo, la scrittura musicale accurata e l’attenzione all’unione tra testo e musica fecero del<br />

madrigale la forma più raffinata e apprezzata di polifonia profana del ‘500. A parte il nome, il madrigale del ‘300 (di<br />

forma strofica e a 2,3 voci) non aveva nulla a che fare con quello del ‘500 (non strofico e a 4,5,6 voci). Erano eseguiti<br />

da voci soliste spesso raddoppiate dagli strumenti<br />

Poesia e musica<br />

Agli inizi del secolo si era proposta la “questione della lingua”, cioè il desiderio si superare i limiti del volgare per<br />

giungere ad una lingua di dignità letteraria. Bembo propose la scrittura del Petrarca come modello per la nuova lingua<br />

italiana. La poesia dei madrigali fu dunque di stampo petrarchesco. Oltre alle poesie di Petrarca furono musicate quelle<br />

di Boccaccio e di Dante, più avanti quelle di Ariosto, Bembo, Tarsillo, Tasso e Guarini. L’univocità del genere (lirica<br />

d’amore) e dello stile (petrarchesco) non condizionarono il ricchissimo panorama espressivo.<br />

Formazione e sviluppo del madrigale<br />

La prima raccolta di madrigali fu stampata nel 1530. I primi madrigali avevano lo stile della frottola, omoritmicoaccordale<br />

con brevi imitazioni e melodia assegnata alla voce superiore; ma , a differenza delle frottole, la musica aveva<br />

forma aperta, cioè non aveva ripetizioni o ritornelli. I primi compositori furono di origine fiamminga.<br />

Intorno alla metà del secolo si precisò la scrittura e la struttura definitiva del madrigale, col passaggio dallo stile<br />

omoritmico a quello contrappuntistico. Si affermarono le composizioni a 5 voci (ma si continuò a scrivere pure a 4!).<br />

Dopo il 1550 apparvero i madrigali cromatici. La fase più matura del madrigale fu la fine del XVI e l’inizio del XVII<br />

sec, con Marenzio, Gesualdo da Venosa e Monteverdi, quando il processo di integrazione tra poesia e musica toccò i<br />

livelli più alti, con movimenti melodici che riproducevano alcuni significati lessicali (i cosidetti “madrigalismi”)<br />

Luca Marenzio (1553-1599) , cantore a Brescia e Trento, passò gran parte della sua vita artistica a Roma. Benchè<br />

immerso nella scuola romana di Palestrina, coltivò poco la produzione sacra: una raccolta di mottetti a 4 voci e una<br />

raccolta postuma di Sacrae Canzonae a 5-7 voci. La produzione profana fu invece notevole: 16 libri di madrigali a 4-6<br />

voci, un libro di madrigali spirituali a 5 voci, 5 libri di villanelle a 3 voci, 10 brani per gli Intermezzi fiorentini del 1589.<br />

Compositore essenzialmente lirico, soave, intimo e sereno, fu interprete del “petrarchismo musicale”<br />

Carlo Gesualdo principe di Venosa (1560-1613) ebbe insegnamenti dai maggiori musicisti di Napoli. Anch’egli<br />

produsse poca musica sacra: 2 libri di Sacrae Canzonae (mottetti a 5-6 voci) e alcuni Responsori a 6 voci. Invece la sua<br />

produzione profana conta circa 110 madrigali a 5 voci, raccolti in 6 libri, parecchi su versi del Tasso.<br />

La sua opera fu agli antipodi di quella di Marenzio. Gesualdo non amava le correlazioni tra parola e musica, non usò<br />

madrigalismi; esprimeva globalmente i sentimenti espressi dal testo senza indugiare sui particolari. Stupì i<br />

contemporanei per l’uso del cromatismo, per le insolite successioni di accordi e per i grandi salti melodici<br />

Madrigalisti inglesi<br />

Strettamente legato alla poesia italiana, il madrigale non era un genere da esportazione, tuttavia in Inghilterra, dove sin<br />

dai tempi di Enrico VIII la cultura italiana era gradita, se ne produssero alcuni. La voga partì dalla stampa di una<br />

raccolta di madrigali italiani tradotti in inglese. Inoltre il madrigalista italiano Ferrabosco visse alla corte della regina<br />

Elisabetta<br />

Il madrigale drammatico (drammatico nel senso di “teatrale”)<br />

Negli ultimi decenni del XVI sec, mentre dominava il madrigale petrarchesco, alcuni compositori andarono<br />

controcorrente e idearono il madrigale drammatico (o rappresentativo, o dialogico). Erano di genere comico, burlesco,<br />

realistico, caricaturale. Le vicende erano spesso ispirate dalla Commedia dell’Arte. Uno dei tratti caratteristici era il<br />

legame narrativo presente tra i madrigali della stessa raccolta. Il prototipo fu Il cicalamento delle donne del bucato di<br />

Striggio. La “commedia harmonica” L’Anphiparnaso di Vecchi è il capolavoro del genere. Diviso in 3 atti, nel prologo<br />

l’autore avverte di essere stato il primo a unire commedia e musica. Un altro musicista famoso per i suoi madrigali<br />

drammatici fu Adriano Banchieri<br />

IN FRANCIA, SPAGNA E GERMANIA<br />

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La chanson parigina<br />

Durante il regno di Francesco I si affermò la chanson, che poco aveva in comune con la chanson borgognona e<br />

fiamminga. Erano simili alle frottole italiane. I testi poetici sono spesso di Marot, mentre i compositori più famosi<br />

furono Claudin de Sermisy e Clement Janequin. Famose sono le chansons “Le chant des oiseaux” e “La guerre”<br />

Il villancico castilgliano<br />

L’unificazione politica della Spagna avviata da Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia portò alla nascita di una<br />

cultura nazionale. La prima manifestazione musicale fu il villancico, simile alla frottola, con strofe (coplas) divise da un<br />

ritornello (estribillo), erano a 3-4 voci in stile omofono. Tra i compositori emerse Juan del Encina<br />

Il meistergesang monodico<br />

I meistersinger o maestri cantori furono gli eredi dei minnesanger. La loro attività si svolgeva all’interno di corporazioni<br />

operanti nelle città libere di Magonza, Strasburgo, Augusta, Norimberga. I momenti più significativi della loro attività<br />

erano i concorsi. Tra i più eminenti meistersinger fu Hans Sachs.<br />

I primi lieder tedeschi erano dei canti monodici o a 3 voci con melodia al tenor. Successivamente, fino alla metà del<br />

XVI furono composti lieder a 3-4 voci, in cui il contrappunto era più elaborato delle forme italiane e francesi. I lieder<br />

della seconda metà del secolo furono influenzati dallo stile madrigalistico italiano<br />

TESI XII: Sguardo riassuntivo delle forme di musica polifonica cinquecentesca. Musica sacra: mottetti, messe, salmi,<br />

improperi – Musica profana: frottole villanelle, canzonette, madrigali, balletti, madrigali drammatici, intermezzi<br />

<strong>MUSICA</strong> SACRA<br />

Lo stile principe della polifonia sacra del ‘500 fu lo stile “a cappella”, cioè eseguito da sole voci, sempre<br />

accompagnamento strumentale; gli strumenti furono però impiegati nella musica sacra della scuola veneziana. Oltre a<br />

mottetti, messe, salmi e responsori, esistavano anche altre forme minori, come i madrigali spirituali in lingua volgare e<br />

le laude, nate in seno agli oratori di S.Filippo Neri.<br />

Il mottetto del ‘500 è derivato da quello del ‘200 (Perotin) e si differenzia da questo perché rinunciò al testo profano,<br />

alla monodia e agli accompagnamenti strumentali, diventando cioè polifonico vocale su testo latino. Non era costruito<br />

su tema gregoriano, ma usava la tecnica dell’imitazione. Dal mottetto ha origine la forma strumentale del ricercare<br />

La messa del ‘500 è generalemente a 5 voci e sono musicate solo le parti dell’Ordinarium Missae, come già d’uso nel<br />

‘400 coi maestri fiamminghi. A dare unità alle 5 parti era lo stesso cantus firmus gregoriano, che dava anche il titolo<br />

alla messa. Palestrina fu il più grande compositore rinascimentale di messe (le più importanti furono la messa di Papa<br />

Marcello a 6 voci e la “Assunta est Maria”)<br />

I salmi avevano la forma dei cori battenti anziché la gregoriana struttura del solista a cui seguiva la risposta, sempre<br />

uguale. I compositori preferirono per le manifestazioni extraliturgiche i Magnificat negli 8 modi ecclesiastici<br />

I responsori erano composizioni polifoniche di risposta ai salmi. Celebri i responsori di Palestrina per la settimana santa<br />

del 1573, che furono cantati in cappella Sistina, la prima cappella musicale rinascimentale romana<br />

MUSICHE PROFANE<br />

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All’inizio del ‘500 i compositori italiani mossi da un rinnovato desiderio di una musica originale nazionale, preferirono<br />

alle musiche fiamminghe le forme popolaresche: frottole, barzellette, strambotti, odi. Tutte composizioni a 4 parti in<br />

stile omofonico accordale a 4 voci, ma spesso cantava solo la voce superiore e le altre erano svolte da strumenti. Per i<br />

particolari, vedi TESI XI<br />

Il madrigale ha poco a che fare col madrigale del ‘300, che era polifonico, a sole voci e di forma metrica fissa. Il<br />

madrigale cinquecentesco era caratterizzato da melodie ricercate ma di polifonia semplice, ammetteva<br />

l’accompagnamento strumentale e non aveva un preciso schema metrico né ritornelli, mentre i testi erano di stampo<br />

petrarchesco. Particolare attenzione veniva posta all’accostamento tra poesia e invenzione musicale (madrigalismi). Il<br />

madrigale ebbe carattere cromatico, successivamente imitativo. Da notarsi come il madrigale drammatico, e i madrigali<br />

che vennero inseriti come intermezzo (intermezzi appunto vennero chiamati) alle commedie, furono i precursori del<br />

nascente melodramma.<br />

TESI XIII: Conquista della tonalità moderna e dei nuovi mezzi espressivi – Strumenti a pizzico, ad arco, a fiato<br />

Tra la metà del XVI e la metà del XVII sec. la musica europea cambiò completamente carattere:<br />

- la polifonia fu ancora impiegata, soprattutto in musica sacra, mentre si affermò la monodia<br />

- il contrappunto perse importanza e ne acquistò la nascente scienza dell’armonia<br />

- i modi ecclesiastici, usati per più di un millennio, furono gradatamente sostituiti dai modi maggiore e minore<br />

- la musica strumentale assunse importanza sempre maggiore<br />

LA TRATTATISTICA NEI SECOLI XV E XVI<br />

Partecipi a questi mutamenti furono i trattatisti. Ricordiamo<br />

- Heinrich Loris, detto il Glareano, autore del Dodekachordon (1547)<br />

- Zarlino, maestro di cappella in S.Marco, che nella seconda metà del XVI sec. pubblicò le Istituzioni Armoniche e<br />

altri trattati di armonia<br />

- Giovanni Artusi, autore della celebre critica a Monteverdi<br />

L’origine della tonalità<br />

Il passaggio dai toni gregoriani ai toni moderni avvenne attraverso l’alterazione di un semitono. Tale alterazione<br />

modificava la natura della scala modale in cui avveniva l’alterazione. Ciò era avvenuto nel V e nel VI modo per evitare<br />

il tritono “fa-si”: nella nuova scala si usava un “si bem”. Nel Dodekachordon del Glareano vengono presentati due<br />

nuovi modi in aggiunta agli 8 ecclesiastici: l’eolio, il nostro minore, e lo ionico, il nostro maggiore. Questi rimasero ben<br />

presto i soli due modi, avendo assimilato in sé gli altri 8. Per le composizioni liturgiche il passaggio nei nuovi modi fu<br />

più lento che nelle composizioni profane<br />

L’origine dell’armonia<br />

L’armonia si affermò empiricamente dalla pratica degli strumenti polifonici (liuto, organo, clavicembalo). Suonare<br />

questi strumenti infatti comportava la creazione di accordi. La teoria dell’armonia fu enunciata da Zarlino, che legittimò<br />

l’armonia come scienza in quanto conseguenza di leggi dell’acustica (triadi maggiori come successioni di suoni<br />

armonici). Zarlino costruì la nuova scala diatonica (i cui intervalli sono basati sui rapporti che intercorrono tra un suono<br />

e i suoi armonici), la scala naturale o zarliniana che sostituì la scala pitagorica<br />

L’origine del basso continuo<br />

Fin dal XV sec. era diffusa l’usanza di sostituire alcuni voci con strumenti. Ciò aveva modificato la scrittura linearemelodica<br />

contrappuntistica in quella verticale-armonica che si concretizzò nella scrittura accordale. La melodia era<br />

svolta dalla voce acuta, sostenuta da un basso, generatore di accordi che sostituivano le altre voci, che prese il nome di<br />

“continuo” in contrapposizione con quello “interrotto” delle composizioni polifoniche. Importante fu l’opera di<br />

Ludovico Grossi da Viadana, in quanto nella prefazione dei suoi Cento concerti ecclesiastici (mottetti) a 1-4 voci, con<br />

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il basso continuo per suonar l’organo è presente la spiegazione del nuovo procedimento compositivo. Il b.c. fu<br />

utilizzato per tutto il barocco nell’accompagnamento della musica vocale e nella musica strumentale per strumenti non a<br />

tastiera. Esso era realizzato generalmente da 2 strumenti: uno melodico (generalmente una viola da gamba, poi un<br />

violoncello) che eseguiva il basso, e uno capace di realizzare accordi (clavicembalo, organo o liuto) secondo la<br />

numerica prescritta<br />

Strumenti a corde e a fiato<br />

Lo strumento più popolare era il liuto. Di origine orientale fu portato in Europa dalle Crociate e rivestì ben presto un<br />

ruolo da protagonista sia come strumento solista che da accompagnamento. I liuti più comuni avevano 11 corde: 3<br />

doppie intonate all’ottava (sol, do, fa), 2 doppie all’unisono (la, re) e un cantino (sol). Alla fine del XVI sec, per dar<br />

maggior sonorità, si aggiunsero altre corde più gravi. Nacquero così nuovi strumenti affini al liuto: la tiorba a due<br />

manici paralleli, l’arciliuto e il chitarrone, alto quanto un uomo. Le composizioni per liuto erano scritte su intavolature.<br />

Tra gli strumenti ad arco il più diffuso e antico era la viella. Da essa nacquero 3 nuovi tipi di strumento:<br />

- la lira, nelle varietà da braccio o da gamba (lirone), fornita di 7 corde<br />

- la viola da gamba munita di 5-7 corde era di vari tipi (i più usati erano basso e contrabbasso). Dal XVIII secolo<br />

divenne violoncello, pare che il merito della trasformazione sia di Andrea Amati<br />

- la viola da braccio munita di 6 corde era anch’essa di vari tipi: viola soprano, contralto, tenore<br />

Questi strumenti caddero in disuso nel ‘600, quando vennero sostituiti dagli archi moderni (il primo violino si ha dopo il<br />

1550). Tra gli strumenti a fiato più diffusi si hanno: cornetti dritti o ricurvi del tipo medioevale, trombe di vari tipi, tra<br />

cui il clarino, flauti dritti e traversi, fagotti e oboi derivati dalla bombarda (diversa dalla bombarda odierna)<br />

Strumenti a tastiera<br />

L’organo rinascimentale era un ampliamento dell’organo positivo medioevale. Fu aumentato il numero dei registri (ai<br />

principali si aggiunsero i registri di mutazione), furono adottati tasti meno larghi e più profondi per esecuzioni più<br />

sciolte e fu adottata la pedaliera (prima in Germania e nei Paesi Bassi). Altri strumenti erano il clavicordo e il<br />

clavicembalo<br />

I trattati di musica strumentale<br />

La diffusione degli strumenti ebbe come conseguenza la trattatistica su di essi. I trattati di musica strumentale non<br />

avevano nulla a che vedere coi moderni metodi di tecnica. Si proponevano innanzitutto di insegnare a trasporre sui vari<br />

strumenti la musica vocale. Inoltre la maggior parte dei trattati conteneva un’antologia di composizioni per lo<br />

strumento. Molto importante per gli strumenti a tastiera fu Il Transilvano, dialogo sopra il vero modo si suonar organi<br />

et istromenti da penna (cioè clavicembalo) di Girolamo Diruta<br />

TESI XIV: Origine del melodramma<br />

Il Barocco si colloca tra Rinascimento e Classicismo (dall’inizio del XVII sec. alla metà del XVIII sec, tra l’età di<br />

Monteverdi e quella di Bach ed Handel). Si può dividere in 3 parti della durata di circa mezzo secolo: età di<br />

Monteverdi, Frescobaldi e Schutz; età di Carissimi, Lulli e Purcell; età di Vivaldi, i 2 Scarlatti, Couperin, Bach ed<br />

Handel<br />

Cultura del Barocco: a Roma palazzi e fontane del Bernini, poemi e poesie del Marino. L’arte barocca rifiuta i canoni<br />

dell’estetica classico-rinascimentale (misura, equilibrio, sobrietà): l’obiettivo è ora stupire, rappresentare e “fare<br />

spettacolo”. La musica era la componente essenziale della manifestazione più originale del barocco: la festa. Per i<br />

regnanti dilettarsi di musica era un dovere di stato: l’organizzazione della musica si basava sulle cappelle delle corti<br />

Lo stile della musica barocca:<br />

- mentre nel rinascimento si adottò uno stile unico per musica vocale e strumentale (sia sacra che profana), la musica<br />

barocca adottò più stili: stile polifonico “alla Palestrina” per musica sacra, stile omofono per musica da camera e<br />

per l’opera<br />

- mentre nel rinascimento si dava più importanza alla produzione vocale, nel barocco si fa molta musica strumentale<br />

- mentre nel rinascimento si usava la polifonia, nel barocco si usa la monodia: nascita e sviluppo della teoria<br />

armonica<br />

- vengono introdotti nuove forme: continuarono a vivere messe, mottetti, toccate-preludi; nacquero opere, balletti e<br />

oratori; nella musica strumentale concerti, suites, fughe, variazioni<br />

L’affermazione della monodia: la Camerata Fiorentina<br />

Durante il Rinascimento era spesso normale che le voci inferiori di una composizione polifonica fossero sostituite da<br />

uno strumento polifonico quali liuto, organo e clavicembalo. Questa pratica monodica era comune in frottole, villanelle<br />

e canzonette, ma anche in madrigali, chansons e lieder. In realtà la monodia vera e propria nacque dai dibattiti che alla<br />

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fine del ‘500 si svolsero alla Camerata Fiorentina. Nell’ultimo ventennio del XVI sec. si riunirono in casa del conte<br />

de’Bardi alcuni musicisti, gentiluomini e poeti, i quali volevano far rivivere la musica greca, secondo loro la più perfetta<br />

ed espressiva, osteggiando la polifonia. Le tesi della Camerata furono esposte nel Dialogo della musica antica e<br />

moderna di Vincenzo Galilei, ma l’opera che segna la nascita della monodia è la raccolta di madrigali monodici e arie<br />

di Giulio Caccini, Le nuove musiche per voce e basso continuo (1602). Contemporanea fu l’apparizione dei Cento<br />

concerti ecclesiastici a 1, 2 , 3 voci con basso continuo di Ludovico Grossi<br />

Teatro e Musica<br />

Già nel XV sec. il movimento umanistico volto al recupero della cultura classica aveva riscoperto il teatro antico con<br />

commedie di Plauto e Terenzio e tragedie di Seneca. Ciò stimolò la produzione teatrale moderna: nacque così il teatro<br />

italiano (commedie di Ariosto, Machiavelli, Aretino e tragedie che non riuscirono a imporsi se non a strette cerchie di<br />

letterati). Accanto a commedie e tragedie nacque il nuovo genere della favola pastorale (Aminta del Tasso e Il pastor<br />

fido del Guarini). Altro genere di successo fu la Commedia dell’arte, basata su esili canovacci e con maschere come<br />

Pantalone, Brighella, Arlecchino, il Dottore, il Capitano, gli Innamorati…<br />

La musica era presente nel teatro rinascimentale come musica di scena, valido esempio ne è il coro dell’ Edipo Tiranno<br />

di Sofocle, musicato da Andrea Gabrieli nel 1585. Gli Intermedi furono spettacoli rinascimentali di vasto impiego,<br />

utilizzati come riempitivo tra una scena e l’altra, costituivano entità autonome. I più importanti sono i 34 intermedi per<br />

La pellegrina, commedia di Bargagli rappresentata a Firenze nel 1589 per le nozze di Ferdinando de’Medici. A tali<br />

intermezzi collaborò la Camerata Fiorentina. Essi costituiscono il diretto antecedente dell’opera. I brani, molti dei quali<br />

in stile concertante, sono di grande varietà: “sinfonie” strumentali, madrigali da 3 a 30 voci, alcuni a cappella, altri con<br />

accompagnamento strumentale.<br />

I primi melodrammi<br />

I primi drammi per musica nascono dal desiderio della Camerata fiorentina di emulare la tragedia greca fondendo<br />

linguaggio e musica: nasce il recitar cantando, cioè il nuovo modo flessibile di declamare un testo, cantandolo sulle<br />

note indicate dal compositore. Il primo dramma per musica fu Dafne di Peri su testo di Rinuccini, rappresentato nel<br />

1597. Oltre a Peri, figurano tra i primi operisti Caccini e de’Cavalieri<br />

TESI XV: Origini e primo fiorire dell’oratorio – Giacomo Carissimi – La cantata e il duetto da camera<br />

La musica sacra cattolica<br />

Coesistono aspetti della tradizione rinascimentale (polifonia, modalità) e dell’innovazione barocca (monodia, armonia,<br />

tonalità). 3 stili:<br />

- stile antico polifonico: lezione contrappuntistica di Palestrina, uso tipicamente barocco della tecnica policorale<br />

(Benevoli, messa a 53 voci nel 1628)<br />

- stile moderno monodico: si sviluppò nella prima metà del XVII sec. sul modello dei 100 concerti ecclesiastici del<br />

Grossi da Viadana, si propone lo scopo di fornire le comunità ecclesiastiche minori di un repertorio che non<br />

richiedesse esecutori virtuosi. Generalmente si tratta di mottetti a 1, 2, 3 voci con organo, mai di messe o salmi, con<br />

testi in latino tratti dai libri liturgici (si ricorda Il pianto della Madonna di Monteverdi, a questo genere<br />

appartengono numerosi Stabat Mater)<br />

- stile concertato: le sue radici risalgono allo stile policorale di Giovanni Gabrieli, ma fu Monteverdi a definirne il<br />

modello con i 5 salmi e col Magnificat (1610). Nelle composizioni sacre in stile concertato si alternano brani in<br />

canto solistico (declamato, melodico, vocalizzato) e brani di polifonia corale accompagnati da organo e orchestra<br />

L’oratorio latino e Giacomo Carissimi<br />

Composizione sacra non liturgica che, in particolari ricorrenze, veniva eseguito nei luoghi di preghiera (distinti dai<br />

consueti luoghi di culto). Il carattere peculiare dell’oratorio è l’assenza di ogni elemento scenico e rappresentativo. I<br />

dialoghi sono eseguiti dai cantanti che impersonano i vari personaggi e un Historicus racconta la vicenda (storie<br />

ecclesiastiche e vite dei santi). L’oratorio latino si sviluppò in seno all’Arciconfraternita del S.Crocifisso e derivò dai<br />

mottetti concertanti su testi biblici. Il maggiore compositore di oratori latini fu Giacomo Carissimi (1605-1674). Scrisse<br />

35 oratori, alcuni di vaste proporzioni (sino a 6 voci, 3 cori, archi e basso continuo) altri di piccola entità (4 voci). I<br />

testi, in latino, erano tratti dal nuovo e antico Testamento, con brevi tratti di invenzione. Compose anche 8 messe (da 3 a<br />

8 voci con basso continuo), 172 mottetti (da 1 a 8 voci con b.c.), 227 arie e cantate profane (da 1 a 3 voci con b.c.).<br />

Sebbene visse nel periodo di fioritura della scuola operistica, Carissimi non si accostò mai al teatro. Il suo talento per la<br />

rappresentazione trovava spazio nella sua musica, robusta e compatta, ma anche capace di immagini descrittive,<br />

evocative e liriche. Il coro ebbe sempre un ruolo di rilievo per Carissimi, che lo tratto omofonicamente e solo di rado in<br />

contrappunto imitato. Eccelse nelle invocazioni, nelle espressioni di dolore e nella rievocazione del mondo<br />

18


soprannaturale e infernale. Assieme a Monteverdi e Schutz è tra i musicisti del XVII sec. che più profondamente<br />

espresse il sentimento religioso.<br />

L’oratorio italiano nasce dalle laudi polifoniche e si diffuse da Roma alle altre città italiane. Il più importante centro<br />

dell’oratorio italiano fu la corte imperiale di Vienna, presso la quale gli oratori avevano funzione politica (decorare<br />

celebrazioni solenni, esequie di personaggi illustri, riunioni della Dieta…), ovvero laddove le rappresentazioni<br />

operistiche non erano adatte. Venne abolito lo Historicus e diminuì l’impegno del coro: l’oratorio divenne una<br />

successione di arie, duetti e recitativi (tipo opera: è da notare che gli oratori si eseguivano spessissimo durante la<br />

quaresima, quando i teatri d’opera erano chiusi). Alessandro Scarlatti ne scrisse 38.<br />

L’oratorio in Francia fu introdotto da Charpentier, un allievo di Carissimi che fu, insieme a Lulli e Delalande, uno dei<br />

più apprezzati musicisti del tempo. I suoi oratori, la maggior parte su testi latini, pochi su testi francesi, fondono aspetti<br />

italiani ad elementi francesi, ma non ebbero molta influenza sulla produzione musicale sacra. L’assolutismo di Luigi<br />

XIV infatti patrocinava, oltre al gallicanesimo, uno stile di canto sacro peculiare francese. La forma preferita era il<br />

grand motet, ampia e fastosa cantata sacra per voci soliste; non avevano esclusivo impiego sacro. Il maggior<br />

compositore di grands motets fu Delalande (1657-1726).<br />

La musica sacra protestante<br />

Anche nel repertorio protestante coesistono aspetti rinascimentali e barocchi; in più si fa uso del corale. Esso poteva<br />

essere usato in 3 diversi modi:<br />

- il più semplice era l’armonizzazione delle 4 voci delle melodie nei corali (371 corali a 4 voci di J.S.Bach)<br />

- un modo più elaborato, ma non nuovo era quello di usare il corale come cantus firmus rinascimentale nei mottetti<br />

polifonici e basso continuo<br />

- più innovativi erano i concerti sacri: stile concertato con b.c. e a volte con strumenti, sia per il raddoppio delle voci<br />

che per parti autonome.<br />

I più noti musicisti luterani furono<br />

- Praetorius (1571-1621), autore del opera teorica Syntagma musicum (1614-1620), noto anche per la raccolta<br />

Musae Sioniae (1250 composizioni sacre, da semplici armonizzazioni corali a musiche policorali secondo l’uso<br />

veneziano<br />

- Schein (1586-1621) scrisse 2 raccolte di mottetti “di invenzione italiana” a 3-6 voci e b.c. che costituiscono una<br />

pietra miliare nello sviluppo del corale concertato<br />

- Scheidt (1587-1654) autore di 4 volumi di concerti sacri<br />

- Schutz (1585-1672) compose esclusivamente musica sacra luterana: Salmi di Davide per 2,3,4 cori con strumenti<br />

nel 1619; Canzoni sacre in stile mottettistico per 4 voci e b.c. nel 1625; 68 concerti sacri in cui si ritrova l’influenza<br />

di Gabrieli e Monteverdi; 3 Passioni in stile a cappella; Oratori di Pasqua e Natale. Portò sin oltre la metà del XVII<br />

sec. le forme ormai arcaiche del mottetto polifonico e della passione responsoriale a cappella. Come in Monteverdi,<br />

l’invenzione musicale era sottomessa alle parole del testo.<br />

Le monodie profane da camera<br />

Il passaggio dal madrigale polifonico alla monodia da camera fu graduale. Iniziò con le Nuove musiche del Caccini. Le<br />

composizioni cacciniane si dividevano in arie su testi strofici con musica ad andamento sillabico (melodia e basso)<br />

soggetta a ripetizioni e madrigali monodici con testi non strofici nei quali la musica ammetteva indugi e ornamenti sulle<br />

sillabe del testo per intensificare l’effetto espressivo della parola.<br />

La cantata profana (o da camera)<br />

Il termine “cantata” comparì a Venezia nel 1620 con le Cantate e Arie a una sola voce con b.c. di Grandi. Non<br />

differivano inizialmente dalle arie (stesso principio di variazione strofica). La cantata venne poi distinta in 2 parti:<br />

recitativo (momento narrativo) e aria (momento espressivo). L’alternanza di recitativo e aria divenne l’elemento<br />

strutturale fondamentale della cantata, ma anche della musica operistica italiana. La cantata profana influì molto sullo<br />

sviluppo espressivo del melodramma: ne attenuò gli impulsi drammatici e ne privilegiò la cantabilità elegante.<br />

Tra i cultori della cantata profana si ricordano: Carissimi, Stradella (200 cantate), A.Scarlatti (700 cantate, la maggior<br />

parte con b.c., altre con strumenti; divenne il modello della cantata settecentesca)<br />

Il duetto da camera<br />

Affini alle cantate per spirito e destinazione d’uso, hanno una forma più libera. Vi si alternano la scrittura omoritmica<br />

con le 2 voci che procedono parallelamente, solitamente per terze, e brani di contrappunto imitato. Il maggior<br />

compositore fu Steffani (1654-1728). Vescovo e diplomatico, compose oltre 10 duetti da camera.<br />

TESI XVI: La scuola romana – Monteverdi e la scuola veneziana<br />

L’opera e la società del sei-settecento<br />

L’opera nacque come spettacolo di corte, ma dal 1637 nacque a Venezia anche l’opera di tipo impresariale.<br />

L’architettura teatrale moderna nacque in Italia durante il Rinascimento e il primo barocco. Le opere di corte venivano<br />

invece allestite in sale provvisorie, le stesse sale che ospitavano le feste rinascimentali. I teatri stabili trassero origine da<br />

queste sale. La scenografia non nacque con l’opera, ma ereditò dal Rinascimento l’esperienza dell’invenzione<br />

prospettica. Congegni scenotecnici e macchine teatrali (Pratica di fabricar scene e macchine ne’ teatri trattato di<br />

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Sabbatini nel 1638). La scenografia operistica barocca tocco i suoi vertici grazie a i Galli da Bibiena. Il cantante doveva<br />

anche essere attore. Anche le donne iniziano a cantare. Si sviluppa lo stile di canto legato all’opera barocca, il belcanto,<br />

con gorgheggi, fioriture e timbri caricaturali, piuttosto che vicini al reale. Qualche nome: Adriana Basile, Caterina<br />

Gabrielli, Luisa Todi, Marianna Bulgarelli; Farinelli, Caffarello, Senesino.<br />

L’opera a Roma<br />

I drammi per musica attecchirono subito a Roma, anche grazie alla presenza del de’ Bardi e del de’ Cavalieri, che vi si<br />

erano trasferiti verso il finire del XVII sec., ma il momento culminante dell’opera romana coincise col lungo pontificato<br />

di Urbano VIII. I suoi nipoti trasformarono in teatro una sala capace di oltre 3000 persone, adiacente al loro palazzo alle<br />

4 Fontane. Il teatro fu inaugurato nel 1632 con Sant’Alessio di Landi, opera che presenta una varietà di sentimenti, dal<br />

patetico al comico, nella cui musica prevalgono i recitativi, ma vi sono anche brevi arie con cori in stile madrigalistico.<br />

Il maggior compositore dell’opera romana fu Luigi Rossi (1597-1653), ricordato soprattutto per l’Orfeo. Con la morte di<br />

Urbano VIII si chiuse la breve stagione dell’opera romana. Le vicende dell’opera a Roma furono in seguito<br />

condizionate dai gusti dei pontefici. Nell’opera romana è superato il recitar cantando, a favore della differenziazione<br />

stilistica tra recitativo e aria: melodie brevi, arie strofiche, alcune in forma bipartita, altre su un basso ostinato. I<br />

recitativi sono strumentali e sostenuti dal basso continuo. La tradizione polifonica è conservata per le parti corali. I<br />

libretti non sono più di argomento mitologico-pastorale, bensì di carattere allegorico-morale oppure trattasi di vicende<br />

edificanti, spesso ispirate a episodi cavallereschi.<br />

L’opera veneziana<br />

Nel carnevale del 1637 viene rappresentata a Venezia Andromeda di Manelli, su libretto di Ferrari, la prima opera<br />

impresariale. Inizia la storia dell’opera come spettacolo pubblico. Negli anni successivi si definì il tipo di opera<br />

veneziana e le opere nate nei teatri di Venezia si diffusero in altre città d’Italia e d’Europa. L’industria del teatro<br />

operistico. Con la scoperta dell’America il potere mercantile di Venezia inizia il suo declino, diviene il primo centro<br />

turistico internazionale. Le maggiori famiglie patrizie veneziane che possedevano luoghi adatti ebbero modo di affittare<br />

agli impresari i loro beni immobiliari. Tra il 1637 e il 1681 furono così attivi a Venezia ben 12 teatri. Il proprietario di<br />

un teatro lo affittava ad un impresario, il quale allestiva le stagioni, che si svolgevano sempre a carnevale e durante ogni<br />

stagione si presentavano 2 opere. L’impresario stipulava contratti pluriennali con compositori e librettisti, stagionali coi<br />

cantanti. Terminato il carnevale, i cantanti si organizzavano in compagnie che portavano le opere presentate a Venezia<br />

nei teatri delle maggiori città. L’opera impresariale doveva seguire i gusti del suo pubblico: virtuosi del canto solistico e<br />

drammi intricati anche se poco verosimili, svolti con vario numero di scene e sfarzo di costumi. I maggiori costi erano<br />

assorbiti dal cast vocale e dalla scenografia, a scapito dell’orchestra, costituita solo da archi e basso continuo; il coro era<br />

poco usato. La materia trattata dai librettisti inizialmente fu mitologico pastorale (Tetide e Peleo, Apollo e Dafne), come<br />

per i drammi di corte, poi si passò ad argomenti della mitologia classica più drammatici (Giasone, Medea), infine si<br />

toccarono eventi della storia romana (Pompeo, Annibale, Cesare), ma la necessità di stupire il pubblico spingeva i<br />

librettisti a discostarsi anche di parecchio dalla realtà storica. La parte più estesa del libretto era occupata dai recitativi,<br />

in endecasillabi o settenari sciolti; le arie, brevi e numerose, erano aggregazioni strofiche di versi misurati e ritmati, a<br />

volte mescolati insieme senza uno schema regolare.<br />

I più noti operisti veneziani furono:<br />

- Francesco Cavalli (1602-1676), mentre Monteverdi era maestro di cappella, entrò nel 1617 nella cantoria di<br />

S.Marco. Vi trascorse tutta la carriera: secondo e primo organista, infine maestro di cappella. Autore di messe,<br />

salmi e inni in stile concertato, scrisse 42 opere che costituiscono l’ossatura del primo repertorio veneziano e<br />

rispecchiano l’evoluzione operistica veneziana. Si ricordano le opere Le nozze di Peleo e Teti, La Didone, Egisto,<br />

Ormindo, Giasone, Muzio Scevola. Inoltre Luigi XIV gli commissionò L’Ercole Amante, che andò in scena per le<br />

sue regali nozze nel 1662, con l’interpolazione di balli di Lulli. La naturale inclinazione teatrale e la lezione di<br />

Monteverdi fanno di Cavalli l’operista più naturalmente drammatico del suo tempo. Le opere si attengono quasi del<br />

tutto allo stile recitativo, stile che fu uno dei modelli della vocalità operistica di Lulli. Poco numerose le arie: brevi,<br />

su bassi ostinati o ritmi di danza (soprattutto sarabande). Le scene sono talvolta divise da brevi interludi orchestrali.<br />

- Antonio Cesti (1623-1669) è considerato tra i maggiori esponenti dell’opera veneziana per ragioni di stile, perché<br />

spesso le sue opere (L’Orontea, La Dori, Il pomo d’oro) erano spesso rappresentate a Venezia, ma la sua vita e la<br />

sua attività si svolsero in altre città. In particolare Il pomo d’oro, composta per le nozze dell’imperatore asburgico,<br />

rinnovò i fasti dell’opera di corte. L’espressione vocale di Cesti è molto varia: recitativi drammatici, declamazioni,<br />

arie molto numerose ed estese, pezzi d’insieme… In confronto alle melodie di Cavalli, le sue sono più regolari<br />

nella struttura e più dolci nell’espressione.<br />

- Antonio Stradella (1644-1682), non operò a Venezia ma fu uno dei musicisti più ispirati della seconda metà del<br />

XVII sec. Risentì dell’influenza di Carissimi e Monteverdi, si rivelò anticipatore dell’impiego dell’armonia e fu tra<br />

i primi a ripartire l’orchestra d’archi in 2 gruppi (Concerto grosso e concertino). Lasciò 13 opere teatrali, 5 oratori,<br />

mottetti, cantate sacre e profane, serenate e madrigali. Tra le composizioni strumentali sinfonie e sonate.<br />

Claudio Monteverdi (Cremona, 1567-Venezia, 1643) Vissuto tra Rinascimento e primo barocco, si riconosce nelle sue<br />

opere il passaggio tra polifonia e monodia. Nel 1589 si trasferì a Mantova come suonatore di viola nella cappella<br />

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musicale dei Gonzaga. Nel 1603 Vincenzo Gonzaga lo nominò maestro di cappella. Alla morte di Vincenzo, nel 1612,<br />

Monteverdi tornò a Cremona, poi Venezia, dove divenne maestro di cappella.<br />

Opere: opera omnia, raccolta in “Tutte le opere di C.M.”, 19 volumi a cura Malipiero (1926-1942):<br />

- composizioni polifoniche profane: canzonette a 3 voci, 5 libri di madrigali con testi del Guarini, del Tasso, del<br />

Boccaccio e di Rinuccini. Nel 1600 Artusi accusò Monteverdi di non aver rispettato le regole del contrappunto in<br />

alcuni madrigali. La risposta di Monteverdi, pubblicata nel libro V dei madrigali, ebbe il valore di enunciazione dei<br />

principi estetici a cui il compositore si rifaceva. E’ dal terzo libro di madrigali che si palesano gli aspetti originali<br />

dell’arte di Monteverdi: evidente adesione della musica alla poesia, da cui deriva l’impiego di alcune dissonanze<br />

criticate dall’Artusi, la trasformazione delle linee melodiche in declamati a note ribattute, la tendenza a privilegiare<br />

la voce acuta, il diradarsi del tessuto polifonico a sole 2,3 voci<br />

- composizioni profane in stile concertato: madrigali a 5 voci su testi di Rinuccini, Marino, Petrarca; Concerto a<br />

1,2,3,4,5,6 voci dal libro V dei madrigali, testo di Guarini, Marino, Tasso; Scherzi musicali a 1 e 2 voci (contiene<br />

arie e madrigali in stile recitativo); madrigali guerrieri e amorosi (libro VIII) con testi di Petrarca, Tasso, Guarini,<br />

Rinuccini, Marino; nei libri VII e VIII viene a mancare l’omogeneità che si incontra nei libri precedenti, infatti vi si<br />

incontrano madrigali concertati, monodie (tra cui la Lettera amorosa “se i languidi miei sguardi”, in genere<br />

rappresentativo), duetti, 2 balli (Tirsi e Clori, Il ballo delle ingrate). La composizione più famosa è Il<br />

Combattimento tra Tancredi e Clorinda (dai madrigali guerrieri del libro VIII), testo tratto dalla Gerusalemme<br />

Liberata, canto XII. Fu rappresentata a Venezia nel 1624, 3 voci, basso continuo e orchestra d’archi (introduzione<br />

del tremolo e del pizzicato)<br />

- opere teatrali: L’Orfeo, favola in musica composto da un prologo e 5 atti, libretto di Striggio figlio (1607),<br />

rispecchia lo stile dell’opera di corte, si modellò sulle Euridici fiorentine, con uso dello stile recitativo flessibile e<br />

incisivo, aderente alla sollecitazione della poesia, ma vennero sfruttate altre risorse musicali: brevi monodie, grandi<br />

arie per il protagonista, cori madrigalistci, sinfonie e ritornelli strumentali. L’incoronazione di Poppea, dramma in<br />

musica costituito da prologo e 3 atti su libretto di Busenello, rappresentato a Venezia nel 1642. Elogio e trionfo<br />

della passione amorosa, presenta i caratteri dell’opera veneziana: orchestra ridotta, quasi abolito il coro, molti<br />

personaggi, varie le scene, intricata la vicenda, predomina il recitativo, gli episodi cantati sono numerosi e bravi<br />

(particolare il fluido passaggio da recitativo a canto e viceversa, passaggi determinati più dal contenuto dei versi<br />

che dalla loro struttura)<br />

- composizioni sacre: Sacrae cantuculae a 3 voci, madrigali spirituali a 4 voci, Messa a 6 voci a cappella (in stile<br />

antico, in contrappunto rigoroso) e Vespri della Beata Vergine a 6 voci e strumenti, Selva morale e spirituale per<br />

soli, insiemi vocali e strumentali (contiene madrigali spirituali, una messa, salmi, Magnificat, Salve Regina). Nella<br />

maggior parte delle composizioni sacre Monteverdi ricreò coi suoi personali moduli espressivi lo stile concertato di<br />

Gabrieli.<br />

La personalità. Monteverdi fu capace di intuire e accelerare la trasformazione del comporre musica : dalla polifonia<br />

madrigalistica, allo stile concertato, alle monodie su b.c.; dallo stile recitativo alle forme d’opera, prima di corte, poi<br />

impresariale; dalla polifonia sacra a cappella ai salmi e mottetti concertati. Il rapporto parola-musica costituisce il<br />

nocciolo del pensiero estetico monteverdiano.<br />

TESI XVII: L’opera napoletana – Alessandro Scarlatti – l’opera buffa e l’opera sentimentale<br />

Nel ‘700 l’opera italiana si diffuse in tutta Europa ad eccezione della Francia. Il ciclo artistico dell’opera<br />

“internazionale” nacque a Venezia e si sviluppò principalmente grazie a compositori napoletani. I caratteri esterni non<br />

erano dissimili da quelli dell’opera veneziana.<br />

La librettistica: Zeno, Metastasio, Goldoni<br />

I roboanti barocchismi vengono vinti dalla poesia ordinata e apparentemente dimessa dell’Arcadia.<br />

- Zeno (1668-1750) riportò la logica nel melodramma, soppresse le scene comiche, reintrodusse il coro. Le scene<br />

erano regolari: lunghi recitativi di endecasillabi o settenari sciolti, concluse da arie. I drammi, basati su vicende<br />

della storia antica o della mitologia, dovevano avevano funzione educativa, esaltavano quindi le virtù morali<br />

- Metastasio (1698-1782) è tra i più grandi librettisti di tutti i tempi. Perfezionò gli interventi di Zeno e definì il<br />

modello dell’opera internazionale. I drammi sono tutti in 3 atti, con scene composte da lunghi recitativi e concluse<br />

da brevi arie, pochi duetti e cori, pochi i personaggi (quasi sempre 6). Metastasio svolge un unico tema: il contrasto<br />

tra ragione e sentimento, passione e giudizio<br />

- Goldoni (1707-1793) come le commedie, per quanto riguarda le vicende e la coerenza della forma. Lo spirito della<br />

riforma teatrale goldoniana si mostra anche nei libretti: coerenza nell’azione, personaggi ben caratterizzati,<br />

passaggio dal recitativo all’aria e ai pezzi d’insieme fluido e senza scompensi<br />

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Alessandro Scarlatti (Palermo,1660 - Napoli,1725) La sua produzione operistica servì da modello per almeno 2<br />

generazioni, e grazie ad essa Napoli divenne, assieme a Venezia, la capitale dell’opera. Scrisse ben 114 opere; le<br />

più importanti sono Gli equivoci del sembiante, La Statira, L’Eraclea, Il Mitritdate Eupatore, Il Tigrane, Il<br />

trionfo dell’onore, La Griselda. Produzione vocale: 26 serenate e cantate, composte per occasioni celebrative;<br />

811 cantate a 1 e 2 voci e basso continuo, di cui 80 anche con strumenti; 7 oratori in latino (destinati all’oratorio<br />

romano del SS.Crocefisso) e 38 oratori in italiano; 13 messe, alcune con strumenti; 72 mottetti, salmi e inni.<br />

Produzione strumentale: 12 sinfonie di concerto grosso; 7 sonate per flauto e archi; concerti, sonate e toccate per<br />

strumenti a tastiera.<br />

Uno dei maggiori suoi meriti è quello di aver equilibrato il rapporto tra recitativi e le arie, attraverso l’espansione<br />

dell’aria con il da capo (ABA). Scarlatti accrebbe anche, rispetto all’opera veneziana, il ruolo dell’orchestra (sinfonia<br />

introduttiva e accompagnamento delle arie. Negli stessi anni anche Corelli e altri stavano affidando una crescente<br />

importanza all’orchestra.<br />

L’opera a Napoli prima di Scarlatti<br />

L’opera veneziana fu introdotta a Napoli a metà del XVII. Nel 1650 una compagnia nomade venuta da Roma, I<br />

Febiarmonici presentarono l’opera Didone di Cavalli, l’anno dopo L’incoronazione di Poppea di Monteverdi. Nel 1654<br />

fu aperto il teatro di S.Bartolomeo, ma la maggior parte delle opere fu rappresentata a Palazzo Reale per vari decenni.<br />

Prima di Scarlatti si eseguivano solo opere veneziane, spesso rimaneggiate secondo le esigenze locali. Nel lavoro di<br />

adattamento si segnalò Francesco Cirillo, tenore dei Febiarmonici. Il primo operista napoletano fu Francesco<br />

Provenzale (1627-1707), le cui opere (a noi sono pervenute Il schiavo di sua moglie e Stellidaura vendicata) rivelano la<br />

conoscenza del teatro monteverdiano, il gusto per il patetico e una vivacità comica di stampo popolare. Nascevano in<br />

questo periodo i primi Conservatori. Inizialmente si trattava di 4 orfanotrofi, che nacquero durante il secolo XVI come<br />

istituzioni caritative assistenziali. Gli orfani ospitati partecipavano alle cerimonie di culto cantate e queste prestazioni<br />

resero necessario fornir loro una educazione musicale. La crescita della scuola napoletana ebbe il suo punto di forza<br />

nell’azione dei 4 conservatori e all’azione del maestro Francesco Durante (1684-1755) che ebbe tra i suoi allievi<br />

Pergolesi, Jommelli, Traetta, Piccinni, Paisiello, Sacchini<br />

L’opera napoletana durante il Settecento<br />

Guerre di successione, Napoli cambia più volte padrone: spagnola dalla seconda metà del XVI sec, austriaca dal 1707,<br />

spagnola dal 1735, con re Ferdinando di Borbone, figlio di Carlo III, re di Spagna. Queste vicende non ebbero effetti<br />

negativi sulla produzione musicale. Nel 1737 fu aperto il teatro S.Carlo, allora il più ampio esistente. L’opera buffa<br />

diventa un genere a sé, determinando il tramonto dell’inserzione di scene comiche nelle opere di argomento storico o<br />

mitologico, cosa che preparò la demarcazione del genere operistico: serio e buffo. La matrice dell’opera buffa era la<br />

Commedia dell’Arte. Le sedi teatrali che rappresentavano opere buffe furono differenti da quelle dell’opera seria.<br />

I musicisti napoletani che si affermarono dopo Scarlatti furono:<br />

- Francesco Feo (1691-1761), insegnò ai conservatori di S.Onofrio e dei Poveri di Gesù Cristo. Lasciò circa 20<br />

opere, dal 1740 si dedicò alla musica sacra<br />

- Nicolò Porpora (1686-1768) noto maestro di musica. Ebbe tra i suoi allievi i cantanti Farinelli, Caffarelli,<br />

Senesino, Regina Mingotti. Esercitò principalmente fuori Napoli: Venezia, Londra (dove fu antagonista di Handel<br />

come compositore teatrale), Vienna (dove insegnò al giovane Haydn)<br />

- Leonardo Vinci (1690-1730) fu vice maestro della cappella reale. Lasciò una decina di opere buffe in dialetto (tra<br />

cui La zite n’galera) e una ventina di opere serie. Fu uno dei primi a rappresentare i libretti di Metastasio<br />

- Leonardo Leo (1694-1744) anch’egli vice maestro della cappella reale, compose 30 opere serie, circa 25 commedie<br />

musicali e intermezzi, oratori (tra cui La morte di Abele) e composizioni strumentali (tra cui i concerti per<br />

violoncello)<br />

- G.B.Pergolesi (Jesi 1710-Pozzuoli 1736), iniziati gli studi a Jesi, proseguì a Napoli sotto la guida di Durante, nel<br />

conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo. Esclusa una breve parentesi romana, visse e operò a Napoli. La sua<br />

produzione comprende soprattutto opere teatrali: la commedia musicale Lo frate ‘nnamurato (1732); il dramma<br />

serio Il prigioniero superbo, con il suo intermezzo comico La serva padrona (1733); Adriano in Siria, su libretto di<br />

Metastasio, con il suo intermezzo Livietta e Tracollo (1734); L’Olimpiade su libretto di Metastasio (Roma, 1735);<br />

la commedia Il Flaminio (1735). Lasciò anche musica sacra: 2 oratori, antifone, messe, salmi per soli, coro e<br />

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orchestra, e lo Stabat Mater per 2 soprano, contralto e archi, composto poco prima di morire di tisi. Scarsissima la<br />

produzione strumentale. Caratteristiche della musica pergolesiana sono la dolcezza e la malinconia. Rispetto a<br />

predecessori e contemporanei attuò una concentrazione delle forme e una semplificazione della scrittura, molto<br />

trasparente ma sempre nobile.<br />

La seconda generazione di musicisti napoletani contribuì non poco all’espansione della scuola napoletana in altre città<br />

italiane. I compositori svolsero buona parte della loro carriera lontano da Napoli.<br />

- Niccolò Jommelli (1714-1774) allievo al conservatorio di S.Onofrio e della Pietà dei Turchini, rappresento la sua<br />

prima opera nel 1737, L’errore amoroso. Nel 1749 fu nominato maestro aggiunto in S.Pietro, a Roma. Ma il<br />

periodo più fulgido della sua carriera fu quello passato al servizio del duca Wurttemberg, a Stoccarda, dove, per<br />

assecondare i gusti eclettici del duca, Jommelli fuse la drammaturgia metastasiana e quella francese (Fetonte,<br />

Catone in Utica, Pelope), inserendo cori brani d’insieme e balli nella struttura operistica italiana<br />

- Tommaso Tretta (1727-1779) fu allievo di Porpora e Durante al conservatorio di S.Maria di Loreto. Nel 1758<br />

divenne maestro di cappella a Parma, presso la corte del duca Filippo di Borbone, dove l’intendente del duca, Du<br />

Tillot, propugnava una riforma dell’opera italiana mediante l’immissione di elementi strutturali dell’opera francese<br />

di Rameau. Nelle opere Ippolito e Aricia e I tindaridi, Traetta animo l’azione aggiungendo brevi cori, danze e<br />

irrobustendo i recitativi. Il rinnovamento stilistico si affermò nelle sue opere viennesi dopo il 1761 (Armida e<br />

Ifigenia in Tauride)<br />

- Niccolò Piccinni (1728-1800) studiò con Leo e Durante. Il suo capolavoro fu La Cecchina o la buona figliola su<br />

libretto di Goldoni, rappresentata a Roma nel 1760. Nel 1776 fu inviato a Parigi per partecipare ad un’accesa<br />

polemica artistica (querelle). Gluck proponeva una riforma del teatro musicale, ma Piccinni, di animo mite, incline<br />

all’opera buffa, costretto a comporre opere serie in lingua francese, non poteva reggere il confronto con Gluck,<br />

sebbene il suo Roland ebbe un discreto successo. Produsse ben 120 opere, serie e buffe, messe, oratori e salmi.<br />

- Giovanni Paisiello (1740-1816) studiò nel conservatorio di S.Onofrio con Durante. Fu maestro di cappella a<br />

S.Pietroburgo dal 1776 al 1784, dove rappresentò La serva padrona e Il barbiere di Siviglia e scrisse anche<br />

musiche strumentali, tra cui concerti per clavicembalo e orchestra. Tornato a Napoli come maestro di cappella della<br />

corte borbonica, scrisse 2 opere giocose di successo: La molinara (1788) e Nina o sia la pazza per amore (1789).<br />

Napoleone apprezzava la sua musica e lo fece venire a Parigi nel 1802. Nel genere semiserio e comico offrì prova<br />

di adesione alla verità, la spontaneità sentimentale si esprime principalmente nell’invenzione melodica, fluente e<br />

aggraziata.<br />

- Domenico Cimarosa (1749-1801), orfano di padre, ebbe un posto gratuito al conservatorio di S.Maria di Loreto. Il<br />

suo primo grande successo fu L’italiana a Londra (Roma, 1779). Dal 1787 al 1790 fu maestro di cappella a<br />

S.Pietroburgo, durante il viaggio di ritorno si fermò a Vienna dove scrisse il suo capolavoro Il matrimonio segreto<br />

(1792). Rientrato a Napoli durante la Repubblica Partenopea, compose l’Inno Repubblicano, che, al ritorno dei<br />

Borboni (1799), gli valse prima il carcere, poi l’esilio a Venezia. La sua produzione fu feconda: più di 70 opere, tra<br />

cui la seria Gli Orazi e i Curiazi (1796) e le buffe Giannina e Bernardone (1781) e Le astuzie femminili (1794).<br />

Il matrimonio segreto, con la sua struttura compatta, con una vicenda svolta con precisione, col dosaggio sapiente<br />

di arie e pezzi d’insieme e recitativi mai generici, è considerato il momento più altro della produzione comica del<br />

700<br />

L’opera a Venezia<br />

L’opera napoletana non relegò in secondo piano l’opera veneziana. La macchina teatrale veneziana continuò a girare<br />

ancor più che nel XVII sec. I teatri continuavano a offrire grandi guadagni alle famiglie più illustri di Venezia: in media<br />

si rappresentavano 9 opere differenti all’anno. Rispetto al secolo precedente, Venezia aprì i propri teatri anche a illustri<br />

compositori non veneziani. Ma tra i maggiori operisti veneziani si ricordano almeno<br />

- Antonio Vivaldi, che cominciò a dedicarsi all’opera quando già aveva 35 anni, ma compose ben 50 opere serie. La<br />

prima fu Ottone in villa, rappresentato a Vicenza nel 1713. Vivaldi non solo componeva le opere, ne era anche<br />

impresario, allestiva in proprio le produzioni e scritturava i cantanti. Era legato soprattutto al teatro S.Angelo, ma<br />

produsse anche per molte città del nord Italia, più Roma. Non tutta la produzione operistica di Vivaldi era preziosa:<br />

alcune arie venivano trasportate da un’opera all’altra e molti pezzi tradiscono la fretta. Ma l’operista Vivaldi non è<br />

inferiore al compositore dei concerti. L’orchestra partecipa alla vicenda drammatica, differentemente dai suoi<br />

contemporanei. Le opere più importanti sono Il Farnace (1726), Orlando (1727), La fida ninfa (1732),<br />

L’Olimpiade (1734), La Griselda (1735)<br />

- Baldassarre Galuppi (1732-1785) detto il Buranello, fu maestro di cappella dal 1762 a S.Marco; fu maestro anche<br />

all’Ospedale dei Mendicanti e poi agli Incurabili. Dal 1765 al 1768 fu a S.Pietroburgo da Caterina II. Compose più<br />

di 100 opere, solitamente comiche su libretto di Goldoni; si ricordano Il mondo della luna (1750), Il mondo alla<br />

rovescia ossia Le donne che comandano (1750), Il filosofo di campagna (1754). Nelle opere serie preferì i libretti<br />

di Metastasio. Compose anche musica sacra, oratori e musica strumentale, in particolare concerti e sonate per<br />

clavicembalo<br />

I 4 Ospedali veneziani erano istituzioni affini ai conservatori napoletani, dove però venivano istruite unicamente<br />

ragazze.<br />

23


Compositori d’oltralpe<br />

L’opera italiana conobbe nel XVIII sec. una grande diffusione in ogni corte europea, in particolare Austria, Germania e<br />

Inghilterra. Ciò fu di stimolo ai compositori stranieri a imitare lo stile operistico italiano. Tra i compositori stranieri che<br />

produssero in stile italiano si ricordano: Handel, J.C.Bach (11 opere), Gluck (opere precedenti all’Orfeo ed Euridice),<br />

Haydn (le opere scritte per il teatrino di Esterhàz), Mozart. Ma il musicista più integrato nell’opera italiana fu<br />

Johann Adolf Hasse (1699-1783), di Amburgo, sposò la famosa cantante veneziana Faustina Bordoni. Allievo di<br />

Scarlatti e Porpora, musicò quasi tutti i libretti di Metastasio e con le sue circa 60 opere si dimostrò uno dei più validi<br />

esponenti dell’opera napoletana. Usò frequentemente recitativi drammatici e prestò attenzione all’accompagnamento<br />

orchestrale. Compose anche intermezzi comici, oratori, musiche sacre e strumentali<br />

TESI XVIII: Sviluppo musicale del melodramma (recitativo, aria, finale, strumentazione espressiva) – Decadenza<br />

artistica<br />

L’antitesi tra opera seria e comica appartiene alla cultura storiografica moderna<br />

L’opera seria<br />

Rispecchia l’idealità, i valori della società del 700, parlava di virtù, prima tra tutte, l’eroismo. L’opera seria era<br />

- cosmopolita e internazionale<br />

- eseguita nei teatri di corte o comunque un teatri importanti e capaci<br />

- sempre in 3 atti, con argomenti solenni ed eroici, a volte tragici, ma sempre a lieto fine; i personaggi (storici o<br />

mitologici) si esprimevano in lingua italiana<br />

- l’esecuzione vocale era affidata a celebri cantanti, soprattutto voci acute, delle quali si apprezzava soprattutto il<br />

virtuosismo<br />

- musicalmente prevaleva uno stile elaborato, soprattutto nelle arie (forma col “da capo” e stile vocale fiorito)<br />

- i libretti erano scritti da poeti e letterati italiani di chiara fama, spesso Zeno e Metastasio. Ogni teatro comunque<br />

aveva il suo librettista<br />

Due particolari tipi di opera seria sono il pasticcio e l’azione (o festa teatrale)<br />

Il pasticcio era un’opera seria su libretto originale ma con arie di vari autori, che ebbe molto successo nella prima metà<br />

del secolo. Esempi di pasticci: Tito Manlio (1720) su libretto di Noris, musica di Boni (atto I), Giorgi (atto II), Vivaldi<br />

(atto III); Partenope (1737) formato da arie già note e scritte per altre opere da vari autori, fu confezionato da Vivaldi<br />

con musiche di almeno altri 5 compositori tra cui Handel. L’azione era un’opera di ridotte proporzioni, solitamente di<br />

argomento mitologico, ma con finalità celebrative. Metastasio scrisse circa 40 libretti per la corte viennese<br />

24


L’opera comica<br />

Il termine opera comica era estraneo al gergo settecentesco, fu coniato dai musicologi nell’800. Si dovrebbe parlare di<br />

opera non tragica. Il termine comprende i diversi generi del melodramma non serio: intermezzi, opere buffe, drammi<br />

giocosi, comici, semiseri, farse etc. Una delle forme più singolari fu l’intermezzo. Di dimensioni ridotte, era di viso in 2<br />

parti che si eseguivano tra I e II e tra II e III atto di un’opera seria. Le vicende narrate erano esili, quotidiane. I<br />

personaggi (di solito 2 o 3, erano esclusi gli evirati) erano borghesi o popolani. L’organico era una piccola orchestra<br />

d’archi più clavicembalo. Il capolavoro del genere è La serva padrona, intermezzo dell’opera Il prigionero superbo<br />

(1733) di Pergolesi. Caratteristiche dell’opera comica:<br />

- era un prodotto tipicamente italiano, spesso regionale (principalmente napoletano)<br />

- era eseguita in piccoli teatri e con pochi collaboratori artistici<br />

- durava 2 o 3 atti. Le vicende si ispiravano alla vita quotidiana. A volte si recitava in dialetto napoletano<br />

- gli interpreti erano a volte attori, più spesso cantanti particolarmente esperti nella recitazione e nel canto espressivo,<br />

più che veri virtuosi<br />

- particolare attenzione agli ambienti e ai costumi borghesi, scorrevolezza nello stile, mescolanza delle forme,<br />

cantabilità<br />

- i primi librettisti erano letterati di bassa lega, più avanti il livello si alzò, il più grande fu Goldoni.<br />

Dalla seconda metà del 700 l’opera comica raccolse favori anche nel resto d’Europa. Gli enciclopedisti francesi ne<br />

apprezzavano la semplicità, contrapposta alla statica e geometrica teatralità dell’opera seria. Molti compositori<br />

prendono spunto da romanzi inglesi e francesi. Per esempio, Paisiello e Mozart, con Il barbiere di Siviglia e Le nozze di<br />

Figaro si ispirarono alla trilogia di Caron de Beaumarchais.<br />

Strutture e forme dell’opera italiana del 700<br />

A parte il fatto che l’opera seria era sempre in 3 atti e la comica spesso in 2, non c’erano molte altre differenze dal punto<br />

di vista strutturale e formale. Le parti fondamentali dell’opera generalmente erano<br />

- la sinfonia, unica parte interamente strumentale, articolata in 3 parti (allegro, adagio o andante, allegro o presto).<br />

Conosciuta di solito come sinfonia scarlattiana, perché fu A.Scarlatti a diffonderla e generalizzarne l’uso<br />

- i recitativi nei quali si svolgevano i dialoghi tra i personaggi e in pratica l’intera vicenda. Erano declamazioni<br />

intonate. Il tipo di recitativo più usato, derivato dal “recitar cantando” della Camerata Fiorentina era il recitativo<br />

semplice o secco, sostenuto solo dagli accordi del clavicembalo, ma questo tipo di recitativo scomparve nei primi<br />

decenni dell’800. Di uso meno frequente era il recitativo accompagnato o obbligato, con le voci sostenute degli<br />

archi. Il suo sfruttamento, in particolare nelle scene più drammaticamente intense, aumentò nel corso del secolo<br />

- le arie, il momento di maggiore impegno compositivo, erano l’espansione lirica della situazione descritta dal<br />

precedente recitativo. La forma più consueta era l’aria col “da capo” scarlattiana (A B A’), ma l’aria poteva essere<br />

anche in forma bipartita (con un tempo lento e uno mosso)<br />

- i pezzi d’insieme (duetti, terzetti) coinvolgevano, a differenza delle arie, più personaggi. Era raro l’uso del coro.<br />

Pezzi d’insieme particolarmente importanti erano i finali di atto e d’opera, ampiamente sviluppati dalla seconda<br />

metà del 700, in particolare nel genere comico<br />

Esempi:<br />

- Griselda di Vivaldi, opera seria in 3 atti, libretto di Zeno (Venezia 1735). 6 personaggi, tutte voci acute. 18 arie, un<br />

terzetto, coro conclusivo. Orchestra d’archi e basso continuo<br />

- Il matrimonio segreto di Cimarosa, dramma giocoso in 2 atti, libretto di Bertati (Vienna 1792). 6 personaggi, 3<br />

maschi, 3 femmine. Recitativi e 6 arie, 5 duetti, 3 terzetti, un quartetto, un quintetto. Orchestra d’archi, fiati,<br />

timpani e basso continuo<br />

TESI XIX : La riforma di Gluck e Calzabigi – Teorici del melodramma – Satire e parodie in Italia e fuori<br />

Le ragioni dei letterati<br />

Filosofi, scrittori e letterati criticavano aspramente l’opera italiana: pensavano che il rapporto tra musica e poesia fosse<br />

troppo sbilanciato a favore della musica. Per lo spirito razionalistico-cartesiano la poesia ha maggior valore perché si<br />

rivolge alla ragione, la musica ai sensi. Il primato della poesia sulla musica è affermato da alcuni letterati quali<br />

Crescimbeni, Muratori, Martello e Quadrio. Le critiche diminuirono quando si imposero i libretti di Metastasio, abile<br />

poeta d’Arcadia. Gli scrittori della generazione successiva, dalla metà del 700 in poi, sostennero la logica e la coerenza<br />

nel dramma e sollecitarono la riforma del teatro in tale direzione. Tra questi Algarotti, nel suo Saggio sopra l’opera in<br />

musica, lascia intravedere le scelte che, pochi anni dopo, effettuarono Gluck e Calzabigi. Anche in Francia la questione<br />

era accesa: durante il XVIII si pubblicarono molti pamphlets nei quali si intrecciavano le discussioni teoriche, le<br />

polemiche, la satira. Nacquero 3 querelles: lullisti contro ramisti, buffonisti contro antibuffonisti, gluckisti contro<br />

piccinnisti. Gli scritti più importanti appartengono a Saint-Evremond, Marmontel, barone Grimm, Rousseau<br />

Satire e parodie<br />

Il mondo dell’opera non era criticato solo dai letterati; spesso strano o addirittura assurdo, questo mondo si prestava a<br />

ironie e satire. Nacque così un piccolo filone letterario che si sviluppò sino ai primi decenni dell’800. La satira più<br />

famosa, Il teatro alla moda, la scrisse il compositore Benedetto Marcello, nobile veneziano, nel 1720. Sembra un<br />

manuale di consigli e suggerimenti indirizzati a tutti coloro che hanno a che fare con l’industria operistica, ma i consigli<br />

esortano in realtà a fare ciò che non va fatto! Più numerose furono le parodie, che spesso avevano la forma di libretti<br />

25


d’opera buffa o intermezzi. Tra le più note Prima la musica, poi le parole, musica di Salieri, libretto di Casti;<br />

L’impresario di Smirne di Goldoni; Il maestro di cappella, musica di Cimarosa; Le cantatrici villane, musica di<br />

Fioravanti; Der Schauspieldirektor di Mozart<br />

Cristoph Willibald Gluck<br />

Nato in Baviera nel 1714, trascorse l’infanzia in piccoli centri della Boemia, dove il padre lavorava coma guardaboschi.<br />

Dal 1731 studiò logica a Praga, ma più che altro musica. Nel 1735 era membro della cappella musicale viennese, dove<br />

conobbe il conte Melzi, che lo convinse a studiare a Milano da Sammartini, compositore apprezzato per la musica<br />

strumentale. Dal 1741 iniziò la carriera di compositore teatrale, a Milano e Venezia. Proseguì a Londra, dove conobbe<br />

Handel. Dopo alcuni anni passati con la compagnia d’opera ambulante dei fratelli Mingotti, prese dimora stabile a<br />

Vienna, nel 1752. Attraverso i contatti col conte Durazzo, sovrintendente dei teatri viennesi e col librettista Ranieri<br />

de’Calzabigi, Gluck maturò le linee di riforma dell’opera seria italiana, il cui primo frutto fu l’azione teatrale Orfeo ed<br />

Euridice (1762). Fu invitato a Parigi da alcuni intellettuali nel 1773, dove Iphigenie en Aulide e la versione francese<br />

dell’Orfeo scatenarono querelles che durarono anni. Dal 1779 non lasciò più Vienna, dove morì nel 1787.<br />

Escluse poche composizioni vocali sacre e profane (tra cui 7 Odi su versi di Klopstock, che sono tra i più significativi<br />

lieder del XVIII sec.) e poche opere strumentali, la produzione di Gluck fu volta interamente al teatro e comprende 50<br />

opere e 5 balletti. Nel periodo in cui lavorò in Italia, a Londra e in Germania, compose drammi, pasticci, feste teatrali<br />

italiane. Tra essi Artaserse (Milano, 1741), La caduta dei Giganti (Londra, 1746), La clemenza di Tito (Napoli, 1752),<br />

Le cinesi (Vienna, 1754). Parecchie opere sono su libretto di Metastasio. Lo schema drammaturgico metastasiano<br />

infatti, con la contrapposizione recitativo/aria e il primato delle voci soliste, domina la prima metà della produzione di<br />

Gluck. Su suggerimento del conte Durazzo, Gluck affronta l’opera comica francese, con Le cadi dupè (1761) e La<br />

rencontre imprevue (1764), mentre in collaborazione col coreografo Angiolini realizzò i balletti Don Juan ou le festin<br />

de pierre (1761) e Semiramis (1765). La confluenza di opera seria italiana, opera comica francese e balletto fu chiamata<br />

“riforma di Gluck e Calzabigi” e si realizzò col determinante contributo del librettista livornese nelle opere Orfeo ed<br />

Euridice (azione teatrale in 3 atti, 1762), Alceste (tragedia in 3 atti, 1767), Paride ed Elena (dramma in 5 atti, 1770).<br />

Le linee fondamentali della riforma erano:<br />

- azione semplificata ed eliminazione del “tagliente divario” tra recitativi e arie. Per eliminare questo stacco si adotto<br />

il recitativo accompagnato, sostenuto dall’intera orchestra. Nelle arie furono aboliti il “da capo” e il canto fiorito, in<br />

questo modo le parole erano sempre intelleggibili<br />

- versi sciolti e rimati in fluida successione, alternando con molta libertà arie e recitativi, facendo largo spazio ai cori<br />

(che partecipavano come in una tragedia greca) e aggiungendo balli in armonia con l’azione<br />

- l’orchestra non accompagnava solamente, ma partecipava all’azione<br />

Questi punti sono ricordati nella prefazione che Gluck premise alla stampa dell’Alceste<br />

Con Handel e Mozart, Gluck fu uno dei più grandi drammaturghi del 700. Pochi compositori furono così chiari sui loro<br />

intenti artistici. La scelta dei libretti riflette il desiderio di voler tornare a sentimenti comuni, piuttosto che alle auliche<br />

stilizzazioni dell’opera metastasiana. Il suo intervento segnò il superamento dell’Arcadia e del rococò nel teatro. La<br />

riforma di Gluck e Calzabigi si colloca sullo stesso piano che segnò la poesia del Parini e dell’Alfieri<br />

L’eredità di Gluck<br />

- Piccinni, pur essendo antagonista di Gluck nelle querelles, diede prova di aver compreso il messaggio della riforma<br />

con Roland (1778), Atys (1780), ma soprattutto con Didon (1783)<br />

- Salieri (Legnago 1750 – Vienna 1825), già nel 1771 mostra l’adesione alla riforma gluckiana con Armida. Divenne<br />

nel 1788 compositore di corte e maestro di cappella a Vienna. Grazie a Gluck, presentò a Parigi Les Danaides<br />

(1784) e Tarare (1787) su libretto di Beaumarchais (ottenne molto successo e fu ribattezzata in italiano Axur re<br />

d’Ormuz. Altre composizioni: La grotta di Trofonio, Il mondo alla rovescia, Falstaff; musiche sacre e strumentali<br />

- Sacchini (1730-1786), allievo di Durante. Le sue opere più famose: Dardanus (1784), Oedipe a Colone (1786)<br />

TESI XX: Il melodramma nazionale in Francia da Lulli e Rameau fino ai nostri giorni; in Germania da Schutz sino a<br />

Mozart; in Inghilterra<br />

FRANCIA: PRIMA DI LULLI<br />

Verso l’opera nazionale<br />

Nel 600-700 l’opera italiana ebbe diffusione europea, salvo che in Francia. Mentre nell’opera italiana l’elemento<br />

predominante era la vocalità, nell’opera francese si raggiunge un maggio equilibrio nello spettacolo (coreografia,<br />

poesia, musica). L’espressione dei sentimenti non doveva risultare enfatica, come nella musica vocale italiana. I due<br />

ministri Richelieu e Mazarino sostennero l’inclinazione di Luigi XIII per la musica e lo spettacolo<br />

La monodia vocale:l’air de cour<br />

Le airs de cour, composizioni strofiche di stile omofono, determinarono il passaggio dalla polifonia alla monodia.<br />

Accanto alla versione polifonica a 4 voci in omoritmia venne spesso pubblicata la trascrizione per voce e liuto. Le<br />

trascrizioni ebbero molta fortuna e vaste raccolte furono stampate tra il 1570 e il 1620. La poesia era di stampo<br />

petrarchesco, in quartine o sestine di ottonari rimati, con temi per lo più amorosi<br />

Il balletto<br />

26


Nel teatro italiano primeggiava l’opera cantata, in quello francese il ballo. Il ballo era però nato in Italia all’inizio del<br />

XV sec. I fondamenti della tecnica erano stati definiti da Domenico da Piacenza. Il primo ballo come spettacolo di corte<br />

fu rappresentato per le nozze di Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona nel 1489. Creatore del balletto francese fu il<br />

lombardo Baldassarre da Belgioioso<br />

Il ballet de cour<br />

Il primo balletto francese di Baldassarre da Belgioioso, il famoso Ballet comique de la reyne (1581), fu un’opera<br />

collettiva: oltre al coreografo vi parteciparono un pittore, un poeta e due compositori. Preceduto da un’ouverture, il<br />

balletto comprendeva arie e recitativi, cori, danze, pantomime e terminava con un Gran ballet. Comique non sta ad<br />

indicare una vicenda comica, ma solo il fatto che la vicenda ha una conclusione felice. Da questa formula naquero altri<br />

tipi di ballo, come il ballet mascarade e il ballet melodramatique, nel quale aveva maggior importanza la musica (uno<br />

dei più riusciti fu il Ballet de la delivrance de Renaud). Il Ballet a enrees, che dopo il 1620 soppiantò le altre forme di<br />

balletto, non sviluppava un argomento unitario (e non drammatico) ed è l’embrione dell’opera-ballet. Le<br />

rappresentazioni si svolgevano in grandi sale dove gli spettatori erano distribuiti lungo i lati lunghi. I danzatori erano<br />

spesso i nobili, tutti mascherati. Negli spettacoli a corte le esecuzioni strumentali erano affidate ai 24 violons du roi, la<br />

prima orchestra d’archi. Nel 1641 Richelieu fece rappresentare il Ballet pour la prosperità des armes de France come<br />

avviene oggi (platea e palcoscenico). Col balletto, divenuto un divertissement teatrale, si aprivano le strade alla<br />

creazione della tragedia in musica francese di cui fu ideatore Lulli<br />

LA TRAGEDIE-LYRIQUE DI LULLI<br />

Antecedenti<br />

Mazzarino tentò invano di portare l’opera italiana in Francia. Il rifiuto di quest’ultima stimolò poeti e musicisti alla<br />

creazione dell’opera francese. Il primi veri tentativi fu fatti nel 1659 con una Pastorale d’Issy e nel 1671 con Pomone,<br />

ad opera dell’abate Perrin librettista e Cambert compositore. Perrin ottenne dal primo ministro l’esclusiva per<br />

rappresentare opere in Francia. Approfittando delle difficoltà economiche di Perrin, Lulli rilevò tale esclusiva.<br />

Giovanni Battista Lulli (Firenze 1632 – Parigi I687), si trasferì a Parigi a 14 anni per diventare il valletto di una<br />

principessa. Qui proseguì gli studi musicali. A 20 anni passo al servizio di Luigi XIV, che poco a poco trasferì nelle sue<br />

mani l’organizzazioni degli spettacoli. Divenne così “sovrintendente della musica francese”. Negli ultimi 15 anni di vita<br />

definì e mise a punto la tragedie-lyrique.<br />

La sua produzione si svolse attraverso poco più di un trentennio, ma impose forme e stili che dominarono la musica<br />

scenica francese sino a Gluck. Il primo ventennio della sua attività fu occupato dalla composizione di 31 balletti (spesso<br />

su trama di Benserade) e di 14 comedie-ballets in collaborazione con Moliere. Innovatore del tradizionale ballet de<br />

cour, diede una maggiore importanza al canto d aggiunse, accanto a correnti e gagliarde, anche nuove danze di recente<br />

voga, come passepied, rigaudon, bouree, gavotte e soprattutto minuetti. Il culmine dell’esperienza creativa furono le 13<br />

tragedie-lyrique, composte tra il 1673 (Cadmus et Hermione) e il 1686 (Armide), spesso su libretto di Quinault. Tra le<br />

più importanti Alceste, Isis e Roland. Formalmente erano divise in 5 atti e i versi erano basati sull’alessandrino (verso<br />

classico della poesia francese, 14 sillabe con cesura). Le differenze tra le tragedie liriche e le contemporanee opere<br />

veneziane erano notevoli: l’opera francese distingueva meno nettamente arie e recitativi (forma bipartita AB oppure<br />

AABB). La tragedia lirica presenta cori introduttivi in tutti gli atti e danze. L’orchestra era più fornita che nelle opere<br />

veneziane; oltre ad accompagnare tutte le parti cantate e i balli, eseguiva l’ouverture alla Lulli, composta da un Adagio<br />

o Lento maestoso con ritmo puntato, una cadenza alla dominante lo separava da un esteso Allegro fugato. Compose<br />

anche una ventina di mottetti, salmi e inni per la cappella reale. Lulli, “principe della musica” impersonò l’assolutismo<br />

musicale in Europa creando l’opera barocca francese. Creò con essa l’equivalente in musica della tragedia in versi, sui<br />

modelli letterari di Racine, Corneille e Quinault.<br />

DOPO LULLI<br />

L’opera-ballet<br />

Dopo la morte di Lulli si spezzò l’equilibrio della tragedie-lyrique e si affermò il nuovo operà-ballet, dove prevalgono<br />

danze e arie cantate. Al contrario di ciò che avviene con la tragedie-lyrique, viene smembrata l’unità di azione.<br />

Solitamente venivano rappresentate 3 vicende, una per atto. Accantonati gli argomenti eroici e mitologici, vennero<br />

ripresi quelli pastorali; infatti nel primo trentennio del XVIII sec. tornarono in voga le atmosfere bucoliche<br />

rappresentate nei quadri di Watteau e dall’italica poesia d’Arcadia. Nei brani cantati venne ripreso lo stile operistico<br />

italiano, osteggiato da Lulli. Ricordiamo L’Europa galante (1697) e Carnaval de Venise (1699) di Campra (italiano che<br />

si proponeva di “mescolare alla delicatezza francese la vivacità italiana”), La pastorale d’Issè (1697) e Les elements<br />

(1721) di Destouches (uno dei primi francesi a usare l’aria col “da capo”) e le Indes galantes (1735) di Rameau<br />

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Jean-Philippe Rameau - Lullisti e ramisti<br />

Rameau (1689-1764), figlio di un organista di Digione, prima di stabilirsi nel 1723 a Parigi, insegnò in varie città<br />

francesi. In questo periodo compose la maggior parte della sua musica per clavicembalo e scrisse un trattato d’armonia.<br />

A Parigi conobbe il mecenate La Pouplinière, che lo convinse a cimentarsi nell’opera. La prima fu Hippolite et Aricie<br />

(1733). Compose 26 opere tra cui si ricordano le tragedie-lyriques Castor et Pollux (1737), Dardanus (1739) e l’operaballet<br />

Les Indes galantes (1739).<br />

Il successo di Rameau fu osteggiato dai Lullisti, che gli rimproveravano di essersi troppo allontanato dal modello di<br />

Lulli. Ne nacque una querelle che si protrasse sino alla successiva querelles des Bouffons, che coinvolse i seguaci<br />

dell’opera buffa italiana e suoi oppositori, tra cui si trovarono insieme lullisti e ramisti. A dispetto dell’opinione dei<br />

lullisti, Rameau fu continuatore dell’opera di Lulli, mantenendo nel suo teatro la severa nobiltà drammatica (pur<br />

ammorbidendone le linee) della tragedie-lyrique e conservando il gusto del “meraviglioso”. Le caratteristiche peculiari<br />

della sua opera sono il senso armonico, la quantità e la qualità dei brani strumentali (“coreografiche” ouvertures)<br />

L’opera-comique<br />

nacque e si diffuse nel ‘700. Non ebbe il cosmopolitismo dell’opera seria, ma si sviluppò con differenti connotazioni<br />

nazionali. In Francia valeva il privilegio accordato a Lulli e al teatro de L’Opera che vietava a tutti gli altri teatri<br />

nazionali di inserire musica nei drammi. Si giunse al compromesso del pagamento da parte dei teatri periferici di royalty<br />

a L’Opera. Ma dal 1715 in avanti il Theatre de la Foire e il Nouveau Theatre Italien misero in scena le prime operacomiques,<br />

caratterizzate da dialoghi e brevi canzoni, inizialmente di ispirazione popolare (vaudevilles), più tardi da arie,<br />

spesso di origine italiana. Il commediografo che per primo intuì le possibilità del nuovo genere fu Favart, ma il più<br />

celebre esempio fu Le devin du village (1752) di Rousseau. L’opera-comique aprì la strada ai “Bouffons” italiani, che<br />

riscossero successi e polemiche alla metà del XVIII sec. Librettisti e musicisti del genere non si limitarono a proporre<br />

vicende comiche, ma anche (oltre a pastorali e a farse amorose) drammi sentimentali e storici. Noti autori furono<br />

- Duni, italiano di Matera che compose 23 operas-comiques, spesso su libretto di Favart<br />

- Philidor che compose Tom Jones (1765) basata sul romanzo inglese di Fielding<br />

- Monsigny con Le Deserteu (1769)<br />

- Modeste Gretry (1741-1813), belga di nascita, studiò a Roma e nel 1767 si stabilì a Parigi. Mise in musica libretti<br />

di vario genere: comedie-ballet, idillico-pastorale, esotico-orientale. Inaugurò un nuovo filone di soggetti ispirati<br />

alla storia medioevale: da ricordare Richard Coeur de Lion (1784)<br />

GERMANIA E AUSTRIA: L’OPERA TEDESCA BAROCCA<br />

La prima opera composta in Germania fu Dafne (1627) su libretto di Rinuccini tradotto da Opitz su musica (andata<br />

persa) di Schutz. Fino alla fine del ‘700 grande influenza dell’opera italiana. Amburgo col suo teatro cittadino “Del<br />

mercato delle oche” fu per l’opera tedesca ciò che Venezia fu per l’opera italiana. L’opera tedesca, non basandosi su<br />

alcuna preesistente forma di teatro musicale, prese spunto da modelli stranieri. I compositori più importanti:<br />

- Johann Wolfgang Franck con le Tre figlie di Cecrope (1679), l’opera più antica a noi pervenuta<br />

- Johann Sigismund Kusser, allievo di Lulli, grande organizzatore e direttore<br />

- Reinhard Keiser, operò una sintesi sufficientemente armonica di Lied, arie e recitativi italiani e danze francesi<br />

Il Singspiel<br />

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Nato a Vienna verso la metà del ‘700 e diffusosi in Germania, è uno spettacolo misto di recitazione e musica affine<br />

all’opera-comique. Sebbene gli impresari capirono le possibilità di successo del nuovo genere, la cultura ufficiale fu<br />

indifferente e solo Goethe capì la novità. Noti compositori di singspiele:<br />

- Hiller ne compose 4, il più noto è Die Jagd (1770)<br />

- Benda, oltre a comporre alcuni melologhi (scene recitate con accompagnamento orchestrale), compose anche il<br />

singspiel Die Dorfjahrmarkt (1775)<br />

- Karl Ditters (1739-1799) fu il maggior compositore viennese di singspiele, con il suo Doktor und Apotheker (1786)<br />

L’importanza del singspiel sta nel fatto di aver offerto la matrice storica dell’operetta viennese dell’800, oltre ad aver<br />

offerto terreno propizio per la nascita di alcuni capolavori come Il Ratto dal Serraglio, Il Flauto Magico, Fidelio e<br />

Freischutz di Weber<br />

INGHILTERRA<br />

Dal “masque” all’opera inglese<br />

Nell’Inghilterra dei Tudor (XVI sec.) masque indicava un trattenimento affine al ballet de cour, con dialoghi e arie<br />

affidate a musicisti e balli condotti da gentiluomini mascherati. Gli argomenti erano mitologici o allegorici. Mentre il<br />

livello della poesia era piuttosto alto, con librettisti come Ben Jonson e John Milton, eredi di Shakespeare, il livello<br />

musicale era basso. Era presente l’influenza dello stile recitativo italiano. La rivoluzione puritana di Cromwell e<br />

l’instaurazione della repubblica (1649-1660) ne segnarono la fine, anche se per ancora alcuni anni i masques vennero<br />

rappresentati nelle case dei nobili. Verso la fine della repubblica il drammaturgo D’Avenant ottenne l’autorizzazione ad<br />

aprire un piccolo teatro per le rappresentazioni in musica e fu usato per la prima volta il termine “opera” al posto di<br />

masque. La prima opera fu The Siege of Rhodes di D’Avenant, con musiche di vari autori, tra cui Locke (1622-1677),<br />

dalla particolare vena affettuosa. Altre opere furono rimaneggiamenti dei testi shakespeariani come La tempesta e<br />

Macbeth, entrambe su musica di Locke<br />

Henry Purcell (1659-1695) seppe riconoscere e adattarsi agli ideali della società inglese della restaurazione, che alla<br />

musica chiedeva comportamenti di seduzione sensuale e gradevolezze decorative. La sua produzione fu summa della<br />

tradizione vocale italiana e di quella strumentale francese. Il suo capolavoro fu Dido and Aeneas (1689). Per il resto, la<br />

produzione teatrale di Purcell appartiene al genere che definiamo musica di scena<br />

La “ballad opera”<br />

L’opera seria italiana ebbe successo solo tra i nobili e venne criticata dal resto del pubblico. Nacque un genere<br />

autonomo e popolare, la “ballad opera”, sulla scia del successo di uno spettacolo di John Gay, The Beggar’s Opera<br />

(1728) musicato con ballate popolari ma anche con arie di Purcell e Handel.<br />

TESI XXI: Trapianto dell’opera italiana in Francia e Germania – L’opera italiana in Russia<br />

Fin dalla prima metà del XVII sec. le opere italiane riscossero successo in città straniere. Iniziò un flusso migratorio di<br />

compositori, cantanti, librettisti e scenografi italiani all’estero, prima Austria e Germania, poi Inghilterra e Russia. In<br />

Francia, dove Lulli aveva realizzato un teatro nazionale, la presenza italiana fu limitata ad alcuni periodi<br />

LE STAGIONI <strong>DELLA</strong> PRESENZA ITALIANA A PARIGI<br />

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L’opera italiana durante il governo di Mazarino<br />

Il potente cardinale Mazarino diede l’avvio ad un processo di italianizzazione al centro del quale era la rappresentazione<br />

di opere italiane. Le prime opere, di Sacrati, Cavalli, Rossi, furono accolte tiepidamente e apprezzate principalmente per<br />

la componente visiva affidata allo scenografo Torelli. Molti nobili erano contrari all’italianizzazione dell’opera. Per<br />

venire incontro al gusto francese si infrapposero balletti di Lulli alle scene<br />

Il gusto italiano dopo Lulli<br />

Sebbene Lulli nelle sue composizioni avesse assorbito i modi formali ed espressivi della musica italiana<br />

contemporanea, li aveva sviluppati nel suo personale linguaggio espressivo e si era opposto alla diffusione dell’opera<br />

italiana. Dopo la sua morte (1687) i fautori francesi dell’opera italiana ebbero più libertà. Inoltre la pace di Pinerolo<br />

(1696) stipulata tra Francia e Savoia favorì la ripresa dei rapporti con l’Italia. Si parlò di una “reunion des gouts” che<br />

ebbe il suo suggello artistico in Couperin, autore di due Apotheoses per archi dedicate a Lulli e Corelli.<br />

Opere buffe italiane a Parigi<br />

Nel 1752 arrivò a Parigi una compagnia italiana di opere comiche, raccogliendo successi sin dalla prima<br />

rappresentazione della Serva Padrona di Pergolesi. Il successo però non fu unanime e suscitò la Querelle des Bouffons,<br />

che ebbe come risultato immediato nella chiusura della vecchia querelle di ramisti e lullisti. La querelle, a cui gli italiani<br />

non presero parte, venne combattuta con decine di opuscoli. Non ci si accorse che in realtà la querelle non aveva basi<br />

logiche, in quanto trattava 2 oggetti di natura diversa: l’opera comica italiana e l’opera seria di Rameau. L’opera buffa<br />

italiana fu il trampolino di lancio dell’operà-comique.<br />

AUSTRIA E GERMANIA: L’OPERA ITALIANA COME VETRINA DI PRESTIGIO CULTURALE E<br />

STRUMENTO POLITICO<br />

A partire dalla prima metà del ‘600 l’opera seria italiana fu di casa in Austria (prima a Vienna) e Germania. A<br />

differenza che in Italia, dove i centri di produzione teatrale erano i teatri impresariali, nei regni e nei principati<br />

dell’Europa centrale, questi erano sostituiti dai teatri di corte. L’interesse per l’opera seria italiana aveva due radici:<br />

- culturale: nel barocco l’opera italiana era lo spettacolo più completo e appagante. Con la sua sontuosità<br />

rispecchiava i tratti della monarchia assoluta<br />

- politico: lo spettacolo conservava i caratteri seri di una cerimonia ed era occasione per ostentare potere e forza<br />

economica del sovrano<br />

Le date delle rappresentazioni (spesso con libretto di Metastasio) coincidevano con eventi politici o dinastici della<br />

famiglia reale. In particolare per i genetliaci si preferivano le feste teatrali, un genere minore con fini celebrativi.<br />

Le opere serie ricalcavano i modelli prima veneziani, poi napoletani e solitamente erano composte espressamente per i<br />

teatri di corte. L’esempio del teatro francese introdusse cori e balli, scarsi in Italia.<br />

Verso la metà del ‘700 la forte richiesta di opere italiane fece la fortuna delle compagnie itineranti. La cultura<br />

illuministica mise in crisi i teatri di corte. L’opera era diventato uno spettacolo “per tutti”. Contemporaneamente l’opera<br />

seria perdeva il suo primato, a favore di opera buffa, operà comique e singspiel<br />

Alla corte imperiale di Vienna<br />

Leopoldo I, imperatore d’Austria dal 1657 al 1705 contribuì a delineare i canoni dell’opera trapiantata a corte. Abile<br />

clavicembalista e compositore, fece rappresentare più di 400 opere, molte delle quali di Antonio Draghi. La più elevata<br />

fu il Pomo d’oro di Cesti. Leopoldo, a capo di un impero multietnico, comprese l’importanza di una lingua comune.<br />

Istituì per questo il ruolo di poeta cesareo, che traducesse in italiano, la lingua più adatta alle rappresentazioni, non solo<br />

le opere, ma anche le cantate e le azioni sacre; ricoprirono questo ruolo anche Apostolo Zeno e Pietro Metastasio.<br />

Anche i successori di Leopoldo curarono il teatro, fino a Giuseppe II, che regnò alla fine del VIII sec, che comprese il<br />

mutamento culturale e favorì lo sviluppo del singspiel<br />

Alla corte di Baviera<br />

Monaco fu una delle prime città tedesche a conoscere l’opera seria italiana. Nel 1656 fu inaugurato un teatro dell’opera,<br />

l’Opernhaus, su modello del Teatro Olimpici di Vicenza. Il più noto maestro italiano a Monaco fu Agostino Steffani<br />

(1654-1728), vescovo e diplomatico, operò oltre che a Monaco anche ad Hannover e a Dusseldorf, contribuì alla<br />

diffusione dello stile veneziano, influenzando la formazione di Handel e Telemann.<br />

Il successo dell’opera italiana finì quando la Baviera passò sotto Carlo Teodoro duca del Palatinato, il quale aveva<br />

costituito la famosa orchestra di Mannheim ed era sostenitore dell’opera tedesca<br />

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Alla corte di Sassonia<br />

La prima opera italiana rappresentata a Dresda fu nel 1662 Il Paride di Bontempi. Nel 1719 fu completato l’Opernhaus<br />

e inaugurato con un’opera del veneziano Antonio Lotti. Grande considerazione dell’opera italiana a Dresda dal 1734 al<br />

1764 per la presenza di Hasse in città (e con lui la cantante Faustina Bordoni, sua moglie)<br />

Alla corte di Prussia<br />

Qui la presenza dell’opera italiana fu un po’ più discontinua. La prima rappresentatazione fu nel 1700, La festa<br />

dell’Imeneo di Ariosti, che rappresentò sue opere per il decennio successivo. Poi fino al 1740, sotto Federico Guglielmo<br />

I, non ci furono altre rappresentazioni. L’opera tornò con Federico II il Grande, che fece costruire nel 1742 il Teatro<br />

Reale dell’Opera di Berlino. Fece rappresentare opere di stile italiano, composte però da tedeschi. Il suo successore,<br />

Federico Guglielmo II favorì l’opera tedesca. Dal 1819 Spontini ebbe la carica di Generalmusckdirektor di Berlino<br />

L’OPERA ITALIANA A LONDRA E IL RUOLO DI HANDEL<br />

Le prime opera londinesi alla maniera italiana erano musicate da compositori di scarso talento ed erano traduzioni<br />

inglesi di libretti italiani. Nel 1708 al Queen’s Theater fu rappresentato il Pirro e Demetrio di A.Scarlatti, cantato in<br />

parte in inglese in parte in italiano. Nel 1711 arrivò Handel col suo Rinaldo, iniziando l’attività di operista italiano e<br />

impresario. Nel 1720 un gruppo di gentiluomini fondò la Royal Academy of Music e ne stabilirono la sede al King’s<br />

Theater. Librettisti dell’Accademia erano Rolli e Hayn, mentre compositori erano Handel, Bononcini e Ariosti. La vita<br />

della Royal Academy fu densa di incomprensioni e rivalità tra i 3 compositori e le varie cantanti. Stanco delle lotte,<br />

Handel lasciò il teatro nel 1738 per dedicarsi interamente all’Oratorio<br />

CATERINA II E L’OPERA ITALIANA IN RUSSIA<br />

L’opera seria italiana giunse a S.Pietroburgo con l’arrivo nel 1757 col compositore e impresario napoletano Francesco<br />

Araja. Il periodo di massimo fulgore fu il regno di Caterina II la Grande (1762-1796). Di origini tedesche, sposò il<br />

debole Pietro III e lo fece deporre a suo favore. Zarina illuminata, svolse attività di divulgazione della cultura europea e<br />

fondò l’Hermitage. Operarono alla corte russa Galuppi, Traetta Paisiello, Sarti, Cimarosa, ancora Sarti, Cavos.<br />

Quest’ultimo, arrivato attorno al 1800, compose su soggetti di ambientazione e melodie russe, preparando la strada a<br />

Glinka, il primo degli operisti russi.<br />

TESI XXII: L’opera italiana nel secolo XIX: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, autori minori – Il melodramma<br />

contemporaneo<br />

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Il melodramma italiano dell’800 fu un gradito prodotto da esportazione culturale a livello mondiale. Mentre nel XVII e<br />

XVIII sec. diversi erano i generi musicali apprezzati dal pubblico, nel XIX sec. il melodramma è protagonista. Gramsci<br />

affermò che l’unica forma di teatro nazional popolare italiana sia il melodramma. Le spiegazioni di questo amore per<br />

l’opera sono essenzialmente due:<br />

- il teatro d’opera aveva nella società italiana la funzione di luogo di incontro (motivo sociologico)<br />

- il melodramma rispecchiava i moti collettivi di pensiero, il gusto e le trasformazioni della società (motivo culturale)<br />

A teatro la vita di relazione e di società si svolgeva in modo più sciolto che in salotti e caffè. Nei palchi si poteva anche<br />

mangiare e bere. Il rapporto tra teatro e pubblico si mantenne straordinariamente inalterato per un secolo<br />

ELEMENTI DEL MELODRAMMA<br />

Gli artefici della creazione: compositori e librettisti<br />

I nostri 5 maggiori operisti appartengono a generazioni successive e vicine tra loro: Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi e<br />

Puccini. Un gradino sotto erano Mayr, Pacini, Mercadante nella prima parte del secolo; Ponchielli, Boito, Gomez negli<br />

anni di Verdi; Catalani, Mascagni, Leoncavallo, Giordano e Cilea verso la fine del secolo. E’ in corso da alcuni anni la<br />

rivalutazioni dei librettisti come coautori dei melodrammi; prima erano considerati solo “artigiani dei versi”. Nel<br />

rapporto fortemente subordinato tra operisti e librettisti emerge la condizione di Verdi e Puccini, che partecipavano alla<br />

sceneggiatura e a volte alla versificazione. Nella maggior parte dei casi molte opere nacquero su lavori di abili letterati,<br />

conoscitori del gusto teatrale. I più noti erano:<br />

- Felice Romani: di formazione e stile classici, scrisse libretti per Bellini e Donizetti<br />

- Arrigo Boito scrisse per Ponchielli (Gioconda) e per Verdi (Otello e Falstaff)<br />

- Giuseppe Giacosa e Luigi Illica scrissero per Puccini la Boheme, Tosca e Madama Butterfly<br />

Gli eroi del melodramma: gli artisti di canto<br />

Dalle cronache teatrali si evince che inizialmente opere di modesto valore raccolsero grandi successi. Questo era<br />

principalmente dovuto ai cantanti. Nacque infatti nell’800 la figura dell’ “artista di canto”, il cantante-attore.<br />

I compositori e gli impresari del XVII e XVIII sec. non avevano la preoccupazione di coniugare le voci ai personaggi,<br />

infatti allora abbondavano le voci acute. Nel XIX sec. nasce l’esigenza di accostare coerentemente il timbro della voce<br />

con la natura del personaggio.<br />

I fattori della produzione: teatri, impresari, pubblico, editori<br />

Le stagioni operistiche erano organizzate secondo i procedimenti delle aziende di produzione. Alla fine del secolo<br />

operavano in Italia più di un migliaio di teatri. Essi erano di proprietà pubblica (dei vari regni prima dell’Unità, poi dei<br />

comuni) o privata (nella forma di associazioni, i palchisti, formate da personaggi abbienti). Molto raramente la gestione<br />

delle stagioni teatrali era affidata ai proprietari; essa era affidata solitamente a impresari (tra i più noti Barbaja, Merelli<br />

e Lanari). Uno dei punti deboli dell’organizzazione era la quadratura del bilancio.<br />

Il pubblico era eterogeneo: tutti, a parte contadini e lavoratori manuali dipendenti, frequentavano l’opera. Gli<br />

appartenenti alle diverse classi si incontravano, ma non si mescolavano. La struttura stessa del teatro era fatta per ordini<br />

e i posti migliori (i primi 2,3 ordini) erano venduti in abbonamento ai nobili e ai ricchi, mentre la platea aveva un<br />

pubblico eterogeneo (forestieri, militari)<br />

L’editoria musicale iniziò acquistando i fondi musicali degli archivi dei teatri e riciclandoli noleggiando le opere ad altri<br />

teatri e stampando spartiti per canto e pianoforte. Giovanni Ricordi comprese nel 1808 che gli editori avrebbero avuto<br />

enorme vantaggio dalla mediazione tra impresari e compositori (si procuravano l’esclusiva dagli operisti in cambio di<br />

un corrispettivo economico commisurato alla “quotazione” e su questa base trattavano con gli impresari). Una delle<br />

piaghe del sistema è la mancanza di una protezione da copia, che poteva essere effettuata da impresari senza scrupoli<br />

col fine di non pagare gli autori. Nel 1865 il problema venne ovviato con la legge del diritto d’autore e la fondazione<br />

nel 1882 della SIAE. Verso la fine del secolo, per facilitare le rappresentazioni, l’editoria musicale fornì agli impresari<br />

anche i bozzetti delle scene, i figurini dei costumi e volumi di Disposizioni Sceniche, raccolte di note di regia<br />

La struttura formale del melodramma<br />

Il melodramma del XIX sec. è l’erede dell’opera del ‘700. Recitativi, arie e pezzi d’insieme furono ancora le colonne<br />

portanti<br />

Si apriva generalmente con una sinfonia (allegro in forma sonata con 2 temi senza sviluppo) o un preludio (breve, non<br />

di struttura fissa, serviva a creare il clima emotivo)<br />

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Il recitativo secco fu ancora impiegato, specie nelle opere buffe, sino al 1820. Fu sostituito dalla scena, svolta<br />

dall’orchestra che accompagnava le voci in modo più sciolto dei vecchi recitativi accompagnati, oppure da passi di<br />

arioso spiegati<br />

Le arie avevano grande importanza perché erano il momento in cui i personaggi si presentavano nella loro emotività.<br />

Superato l’uso del “da capo”, le arie si presentavano in varie forme (ballata, romanza, cavatina…). La cavatina era già<br />

conosciuta dalla seconda metà del XVIII sec. e avevano carattere lirico e struttura semplice, appartivano nel primo atto<br />

ed erano affidate ai protagonisti come presentazione. La cabaletta era la seconda sezione di un’aria doppia o di un<br />

duetto; di solito di ritmo binario e in tonalità maggiore, si caratterizzava per un andamento mosso e sfoggio<br />

virtuosistico. Verso la fine del secolo le arie vennero progressivamente sostituite da ariosi e appassionate romanze<br />

I pezzi d’insieme erano numerosi ed erano le occasioni in cui si incontravano e scontravano gli animi. Diventarono,<br />

come le arie, pezzi centrali del teatro. Gli atti si concludevano con un pezzo d’insieme chiamato finale (I, II, III)<br />

Il coro aveva funzioni differente che in passato. Non era spettatore e commentatore esterno, ma attivo e partecipe.<br />

Spesso si inserivano nei pezzi d’insieme, cantano i finali e le introduzioni che seguono la sinfonia e il levarsi del<br />

sipario, con lo scopo di preannunciare la vicenda<br />

Dall’opera wagneriana in avanti la struttura composta da pezzi chiusi venne abbandonata, vennero tuttavia mantenuti in<br />

alcuni momenti lirici i tratti del canto solistico<br />

GLI OPERISTI<br />

Il passaggio dal ‘700 all’800 avvenne nel teatro italiano senza soprassalti. All’inizio del secolo si presentavano ancora<br />

le opere dell’ultima scuola napoletana, con Cimarosa e Paisiello. Tra i compositori che adoperavano collaudati modi<br />

teatrali emerse<br />

Giovanni Simone Mayr (Baviera,1763-Bergamo,1845), giunto a Bergamo nel 1802, fondò le “Lezioni caritatevoli di<br />

musica”, una sorta di conservatorio di cui fu allievo Donizetti. Compose una settantina di opere, tra cui L’amor<br />

coniugale, La rosa bianca e la rosa rossa, Medea in Corinto, oltre a una copiosa produzione sacra, musica strumentale<br />

e scritti didattici. Le sue opere serie ebbero l’importanza della maturazione del genere. La cura della strumentazione,<br />

l’attenzione al declamato eroico e al coro, appreso dalle opere francesi di Gluck sono i tratti caratteristici della sua<br />

opera, che indica la matrice donizettiana.<br />

Gioacchino Rossini (Pesaro,1792-Parigi,1868), nonostante fosse conservatore nella vita e nemico delle novità, delineò i<br />

tratti del melodramma italiano e del Grand Opera parigino nel passaggio tra classicismo e primo romanticismo.<br />

Studiò violoncello, pianoforte e contrappunto al recente Liceo musicale di Bologna. A 18 anni abbandonò gli studi e<br />

scrisse la sua prima farsa. Dotato di grande facilità e rapidità, ebbe subito successo. Nel 1815, raggiunta la celebrità,<br />

accettò un contratto con l’impresario Barbaja per i teatri napoletani da lui gestiti. Sposò nel 1823 la cantante Isabella<br />

Colbran. Nel 1824 si stabilì a Parigi, dove per 5 anni rimaneggiò opere napoletane per le scene francesi e ne scrisse di<br />

nuove. Dopo il Guillaume Tell (1829) abitò spesso a Bologna e Firenze. Sposatosi in seconde nozze, continuò a<br />

scrivere: musica sacra, arie da camera, pezzi per pianoforte.<br />

Opere teatrali: ne compose 39 (23 serie, 16 buffe). Serie sono Tancredi, Otello, Armida, La donna del lago,<br />

Semiramide. Comiche sono La pietra di paragone, L’italiana in Algeri, Il turco in Italia, Il barbiere di Siviglia,<br />

Cenerentola, La gazza ladra. Opere parigine sono Il viaggio a Reims, Le passage de la Mer Rouge (rifacimento di<br />

Mosè in Egitto), Guillaume Tell.<br />

Presso il pubblico ebbero molto successo le sue vivaci opere comiche, mentre quelle serie sono storicamente importanti<br />

per l’influenza che ebbero per il melodramma della generazione successiva. Rossini portò all’ultimo sviluppo i modi<br />

compositivi del genere buffo napoletano, intensificando l’uso di brevi e ritmicamente ossessive formule, da cui nacque<br />

il famoso crescendo rossiniano.<br />

Nel genere serio Rossini di liberò gradatamente dei modelli settecenteschi. Alla conquista del realismo drammatico che<br />

caratterizzerà il melodramma della fine del secolo, rispetto alle sue prime opere meno espressive, Rossini contribuì<br />

particolarmente con Mosè in Egitto, La donna del lago e Guillaume Tell<br />

Tra le composizioni non teatrali: tra le sacre Stabat Mater, Petite messe solennelle,vocali da camera Soirees musicales<br />

(arie e duetti con pianoforte), tra le strumentali 6 sonate per 2 violini, viola e contrabbasso; variazioni per fiati e<br />

pianoforte, Quelques riens pour album per pianoforte<br />

Rossini suggellò l’opera del ‘700 e anticipò i moti del melodramma. Il romanticismo come campo di inquietudini e<br />

passioni gli fu estraneo, ma con la sua straordinaria fantasia musicale fu capace di uno spettacolo musicale scintillante<br />

fatto di continue invenzioni e gaiezza ritmica<br />

Vincenzo Bellini (Catania,1801-Parigi,1835)<br />

Apparteneva ad una famiglia di musicisti: il nonno era operista e autore di musiche sacre, il padre, anch’egli<br />

compositore, fu il suo primo maestro. Nel 1819 si trasferì a Napoli dove completò gli studi al conservatorio. Al termine<br />

degli studi, dopo aver raccolto successi con le sue prime opere, Adelson e Salvini e Bianca e Gernaldo, sotto consiglio<br />

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dell’impresario Barbaja, andò a Milano, dove Il pirata (1827) riscosse gran successo. Dopo La sonnambula e<br />

Norma(1831) tornò a Napoli per poi andare a Londra e Parigi, dove si stabilì e conobbe Chopin, Hugo, de Musset e il<br />

poeta tedesco Heine. Il suo ultimo lavoro fu I puritani (1835), rappresentato al Theatre Italien di Parigi, rappresentata<br />

pochi mesi prima della morte.<br />

Alla sua morte aveva composto solo 10 opere, circa una ogni anno. A differenza di Rossini e Donizetti, il suo modo di<br />

lavorare, meditato e pieno di ripensamenti, lo rendeva poco adatto ai ritmi di produzione che il teatro esigeva. A<br />

differenza di molti suoi contemporanei, rifletteva attentamente. Non compose opere comiche, da cui non si sentiva<br />

attratto. Lavorò per lo più con lo stesso librettista, Felice Romani, poeta classicista.<br />

Nelle opere belliniane la musica si esprime in melodie purissime. Per questo fu definito il più grande lirico del teatro<br />

dell’800. Accanto a melodie gentili troviamo canti di grande tensione emotiva che rapidamente di placa. Qualche<br />

storico giudicò la semplice purezza delle melodie come conseguenza di una carenza nella preparazione<br />

contrappuntistica, ma è opinione dei più che lo stile di Bellini riconosce semplicemente il primato della melodia.<br />

Gaetano Donizetti (Bergamo,1797-1848)<br />

Di famiglia molto povera, fu ammesso nel 1806 alle “Lezioni caritatevoli di musica” di Simone Mayr. Aiutato da Mayr,<br />

si trasferì a Bologna dove studiò sotto la guida di Mattei, già maestro di Rossini. Tornato a Bergamo, scrisse quartetti<br />

per archi, concerti, sinfonie e musica sacra. Un amico d’infanzia, Merelli, che poi diventò impresario, gli fornì il libretto<br />

della sua prima opera, Enrico di Borgogna (1818). Seguirono opere su commissione a Roma e Napoli. Il successo<br />

ottenuto a Napoli convinse l’impresario Barbaja a offrirgli un contratto nel 1827. Vi rimase per 10 anni di alterne<br />

vicende artistiche, ma funestati da lutti familiari, al termine dei quali si trasferì a Parigi, ma non vi rimase a lungo, per<br />

intraprendere nei 7 anni successivi viaggi per i teatri di Milano, Bergamo, Roma, Bologna, Napoli, Vienna e Parigi.<br />

Ammalato e affaticato a Parigi, fu colto nel 1845 da paralisi cerebrale e fu riportato a Bergamo<br />

La sua opera, che conta 65 titoli (solo quelle complete), appartiene straordinariamente a tutti i generi di teatro italiano e<br />

francese dell’epoca:<br />

- farse: giovanili, culminate con Convenienze e inconvenienze teatrali (1827) tornò più tardi al genere con Il<br />

campanello e Betly (1836) e Rita (1841)<br />

- comiche: il primo importante successo fu l’opera buffa L’ajo nell’imbarazzo (1824), L’elisir d’amore (1832) e Don<br />

Pasquale (1843)<br />

- serie: Anna Bolena (1830), Lucrezia Borgia (1833), Maria Stuarda (1834), Lucia di Lammermoor (1835)<br />

- francesi: quantitativamente limitate, ma pregevoli, emergono l’opera-comique La fille du regiment e i Grand-operas<br />

Les martyrs e La favorite (tutte nel 1840)<br />

Le opere serie ebbero un rilievo superiore al resto del suo teatro. Le opere comiche furono le ultime geniali<br />

testimonianze di un genere in via d’estinzione, svolte all’interno di una tradizione teatrale antecendente alle opere<br />

comiche del ‘700 e basate su prevedibili contrasti amorosi; contengono però anche scene di sentimento patetiche e<br />

aggraziate, gradite al pubblico che non si accontentava solo di ridere. La preferenza dell’opera seria da parte del<br />

pubblico è legata alle inclinazioni di sentimentalismo di matrice inglese e francese, ricca miniera letteraria a cui i<br />

librettisti potevano attingere. Donizetti scelse la poetica di “amore e morte” come sua preferita, tematica a cui aderì con<br />

un’invenzione musicale di uguale vigore drammatico e intensità sentimentale, affidando spesso ad appassionate donneeroine,<br />

destinate a soccombere per morte violenta o pazzia, il ruolo di protagoniste.<br />

Tra le composizioni non teatrali:<br />

- vocali sacre: messe tra cui la Messa di Requiem per i funerali di Bellini, Messa di Gloria e Credo, salmi e mottetti<br />

tra cui un Miserere per soli, coro, archi e organo<br />

- vocali profane: oltre 20 cantate, arie per voce e orchestra, circa 270 romanze per canto e pianoforte<br />

- strumentali: 18 quartetti d’archi, sinfonie, concerti, composizioni per pianoforte e varie formazioni cameristiche<br />

Spesso, nella sua produzione c’è discontinuità nella qualità, spesso anche all’interno della stessa opera. Questo è ,<br />

conseguenza del suo modo di comporre frenetico. Nato nel periodo in cui dominava Rossini, ne fu certamente<br />

influenzato, ma nella maturità si svincolò dalle convenzioni rossiniane al vantaggio di una più intensa drammaticità. Fu<br />

l’anticipatore d’opera di Verdi.<br />

Pacini e Mercadante furono contemporanei di Rossini, Bellini e Donizetti<br />

- Giovanni Pacini (1796-1867) scrisse circa 90 opere, ma è ricordato per Saffo (1840)<br />

- Saverio Mercadante (1795-1870), direttore del conservatorio di Napoli dal 1840, fu autore di musica strumentale,<br />

sacra e di circa 60 opere, tra cui Il giuramento, Le due illustre rivali, Il bravo, La vestale, composte tra il 1837 e il<br />

1840. La sua inclinazione al neoclassicismo si svolge in mossi modi drammatici, curato il tessuto armonico<br />

Giuseppe Verdi (Busseto,1813-Milano,1901)<br />

Di umile famiglia, fu preso sotto la protezione di un commerciante di Busseto che lo fece studiare col direttore della<br />

banda cittadina; ottenne una borsa di studio al conservatorio di Milano, ma non fu ammesso per aver superato i limiti<br />

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d’età. Studiò privatamente e tornò a Busseto, dove sposò Margherita Barezzi, figlia del suo protettore. Quando<br />

l’impresario Merelli accettò la sua prima opera, Oberto conte di S.Bonifacio (1839), si trasferì a Milano. Dopo<br />

l’insuccesso dell’opera buffa Un giorno di regno, dovuto allo stato d’animo di Verdi, che aveva perso in pochi mesi la<br />

giovane moglie e i due figli, ottenne grande successo col Nabucco (1842). Il successo lo portò a comporre e viaggiare<br />

tra varie città italiane, oltre che a Londra e Parigi, per poi tornare a Milano, dove tra i suoi amici erano l’editore Ricordi<br />

e La contessa Clara Maffei, oltre a letterati e artisti. Nel 1849 tornò a Busseto e sposò la soprano Giuseppina Strepponi.<br />

Nacquero qui i capolavori della maturità. Dai tempi del Nabucco, Verdi e la sua musica furono legati ai moti per<br />

l’Indipendenza dell’Italia risorgimentale. Fu anche politico, ma frequentò poco la camera; nel 1875 fu nominato<br />

senatore del Regno. Avvertì che i tempi stavano cambiando e si stavano facendo avanti gli scapigliati, che chiedevano<br />

“aria nuova” dall’estero, soprattutto dalla Germania (Wagner). Fu accesa polemica tra i sostenitori di Verdi e quelli di<br />

Wagner, ma il compositore non vi prese parte. Concluse la sua vita artistica coi capolavori Otello e Falstaff. Fondò nel<br />

1896 a Milano la casa di riposo per anziani musicisti dove è custodita la sua salma.<br />

Verdi compose 25 melodrammi, tutti seri ad eccezione del secondo, lo sfortunato Un giorno di regno e l’ultimo,<br />

Falstaff. Dividendo la sua produzione in tre periodi, si ricordano:<br />

- primo periodo: Oberto conte di S.Bonifacio, Nabucco (1842), Giovanna d’Arco (1845), Macbeth (1847), La<br />

battaglia di Legnano (1849)<br />

- secondo periodo: Rigoletto (1851), Il trovatore (1853), La traviata (1853), Les vespres siciliennes (1855), Un ballo<br />

in maschera (1859), La forza del destino (1862), Aida (1871)<br />

- terzo periodo: Otello (1887), Falstaff (1893)<br />

Altre composizioni furono: Messa di Requiem (1874) per l’anniversario della morte del Manzoni, 4 pezzi sacri (Ave<br />

Maria su scala enigmatica, Stabat Mater, Te Deum, Laudi alla Vergine), quartetto in mi min, alcune liriche per canto e<br />

pianoforte<br />

Il dramma di Verdi rispecchia i valori e le idee del XIX sec. Gli intrecci delle opere non erano creazioni originali,<br />

esclusa l’Aida, su soggetto originale dell’egittologo Mariette, messa in scena per l’inaugurazione del canale di Suez.<br />

Solitamente i libretti sono tratti da classici quali Shakespeare, Schiller, Hugo, Byron, Dumas, tradotti sotto lo stretto<br />

controllo di Verdi. Varie tipologie di dramma; in alcune vicende private mescolate a sentimenti collettivi (Nabucco,<br />

Battaglia di Legnano, Vespri siciliani), altre riscoprono il gusto del romanzesco caro a Donizetti (Trovatore, La forza<br />

del destino), in altre ancora l’intreccio è basato sul contrasti tra i protagonisti e le loro motivazioni (Ballo in maschera,<br />

Aida, Falstaff), oppure c’è un personaggio che col suo sentimento motiva l’intera storia (Macbeth, Rigoletto, Traviata,<br />

Otello).<br />

La struttura del melodramma nel primo ‘800, frammentata in una successione di pezzi chiusi, ostacolava la credibilità<br />

dell’azione teatrale. Verdi operò un graduale avvicinamento alla continuità, rompendo gli schemi dei pezzi chiusi,<br />

abolendo le cabalette e creando nuove grandi strutture che contenessero arie, recitativi, ariosi e pezzi d’insieme secondo<br />

le esigenze del libretto. Tornarono così in gioco i rapporti tra parola e musica, gli stessi che in una situazione diversa<br />

aveva affrontato Monteverdi. Superate le arie agghindate da inutili vocalizzi estranei alle situazioni drammatiche, Verdi<br />

ideò la parola scenica, una sorta di recitativo-arioso che sfocierà nelle ultime opere (Otello e Falstaff) nel declamato<br />

melodico sostenuto dall’orchestra<br />

Le prime opere sono donizettiane, ma ben presto Verdi adottò un proprio stile vigoroso, fatto di frasi concise su ritmi<br />

balzanti, con pochi compiacimenti canori. Raggiunse in breve tempo il successo perché seppe forzare il melodramma a<br />

rappresentare i sentimenti comuni di personaggi concreti, non gli eroi superumani dei melodrammi passati. L’opera del<br />

primo periodo rappresenta lo scossone al melodramma ancora frammentato e irrealistico; con quella del secondo<br />

periodo Verdi inizia il percorso di abbandono delle forme tradizionali alla conquista del “declamato melodico”, che si<br />

manifesterà pienamente nelle opere del terzo periodo, entrambe su personaggi di Shakespeare, il poeta drammatico più<br />

ammirato da Verdi<br />

Ponchielli, Boito, Catalani<br />

Per la prima metà del XIX sec. in Italia vennero rappresentate solo opere italiane. Solo nel 1855, quando il genere in<br />

Francia era già al tramonto, arrivano in Italia i primi Grand-opera, con Profeta di Meerbeer, Faust di Gounod, L’ebrea<br />

di Halévy, La muta di Portici di Auber. La rappresentazione Bolognese di Lohengrin (1871) di Wagner e quella del<br />

Franco cacciatore di Weber segnarono l’inizio dell’interesse per l’opera romantica tedesca in Italia. Il contatto con la<br />

realtà operistica d’oltralpe fece nascere in alcuni giovani musicisti italiani il desiderio di rinnovare il melodramma. Il<br />

movimento cui diedero vita si appoggiò alla letteratura degli Scapigliati (noti letterati erano Emilio Praga e Giuseppe<br />

Rovani): come questi erano antimanzoniani, essi furono antiverdiani. Più a parole che a fatti, perché la polemica non<br />

ebbe molto seguito nei teatri.<br />

Le maggiori personalità del movimento furono:<br />

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- Amilcare Ponchielli (1834-1886): studiò al cons.di Milano, iniziò come direttore di banda, fu direttore della<br />

cappella di S.Maria Maggiore a Bergamo e insegnò composizione a Milano. Di lui si ricordano I promessi sposi, I<br />

lituani e soprattutto La Gioconda (1876), tratta da un dramma di Hugo e sulla struttura delle Grand-opera. Di<br />

animo semplice e istinto musicale fluente, caratteristica della sua opera è l’enfasi declamatoria e la forza genuina di<br />

un lirismo appassionato<br />

- Arrigo Boito (1842-1918) studiò anch’egli al cons.di Milano e si formò sia come poeta che come musicista. La<br />

doppia attività condizionò tutta la sua vita: fu critico drammatico e musicale, librettista per sé e altri (Verdi,<br />

Ponchielli, Catalani), traduttore di libretti stranieri. Meno copiosa la produzione musicale: Mefistofele tratto dal<br />

Faust di Goethe, che dopo la prima sfortunata rappresentazione scaligera fu riscritto, mentre Nerone fu<br />

rappresentata postuma. La doppia inclinazione letteraria e musicale portò Boito alla fusione dei due linguaggi, sulla<br />

scorta wagneriana, ma l’aspirazione fu delusa in quanto il compositore era inferiore al letterato, sia nell’invenzione<br />

musicale che nella tecnica. Ebbe comunque una grande influenza nell’ambiente dei musicisti, per l’autorità con cui<br />

affermò l’affinamento e il rinnovamento della cultura del melodramma<br />

- Alfredo Catalani (1854-1893) studiò a Parigi e a Milano, dove succedette a Ponchielli alla cattedra di<br />

composizione. Cagionevole di salute, morì di tisi. Scrisse 5 opere di cui si ricordano Loreley e La Wally. La sua<br />

matrice fu quella della Scapigliatura, il suo modello il teatro francese, con armonie e timbri orchestrali raffinati. La<br />

sua caratteristica era la nobile vena melodica e dolcemente elegiaca<br />

La Giovane Scuola<br />

Il verismo letterario fu corrisposto da un movimento musicale retto da Leoncavallo, Puccini, Mascagni, Cilea,<br />

Giordano, detto “La giovane Scuola”. Al di là del nome, non sottointendeva alcun sodalizio artistico e i suoi contenuti<br />

esponenti letterari del verismo furono Verga e Capuana; il verismo si proponeva di rinnovare lo stile con poche<br />

descrizioni e molti dialoghi parlati, nei quali, a seconda dei diversi livelli di realtà sociale, dovevano corrispondere<br />

diversi livelli di linguaggio (inevitabile la caduta nel bozzettismo, la tranche de vie)<br />

Ciò che accomunò gli operisti fu lo stile del canto: derivato dal declamato melodico verdiano, fu caricato da modi<br />

espressivi accesi e talvolta agitati, con frequenti escursioni nel registro acuto. Inoltre tutti gli operisti raggiunsero la<br />

fama con una sola acclamatissima opera<br />

- Pietro Mascagni (Livorno,1863-Roma,1945) allievo del cons.di Milano raggiunse il successo con la forza<br />

sanguigna della Cavalleria Rusticana (1889) su soggetto di Verga, insegnò nel Liceo musicale di Pesaro. Scrisse<br />

altre 12 opere, tra cui L’amico Fritz, la commedia dell’arte Maschere, l’esotica Iris, la classica Nerone<br />

- Ruggero Leoncavallo (Napoli,1857-Montecatini,1919) studiò musica a Napoli e lettere a Bologna, visse all’estero.<br />

Il successo dei Pagliacci (1892), manifesto del verismo più drammatico ed espressivo, non si ripetè nelle altre<br />

opere, comunque sono da ricordare la Boheme, che seguì di un anno quella di Puccini, e Zazà. Scriveva lui stesso i<br />

libretti delle sue opere<br />

- Umberto Giordano (1867-1948) studiò a Napoli. L’opera con cui esordì, Mala vita (1892) ebbe accoglienze<br />

contrastanti. Le sue opere più celebri furono Andrea Chenier, dall’appassionata vena melodica, e Fedora<br />

- Francesco Cilea (1866-1950) studiò a Napoli e accanto all’attività di compositore, insegnò a Firenze, Palermo e<br />

Napoli. La sua produzione conta 3 opere: L’Arlesiana, Adriana Lecouvreur e Gloria. Nei veristi occupò un posto a<br />

sé: le sue melodie infatti sono garbate ed eleganti, la strumentazione equilibrata<br />

Alla generazione post-verista appartengono Montemezzi, Alfano, Ermanno Wolf-Ferrari<br />

Giacomo Puccini (Lucca,1858-Bruxelles,1924)<br />

Ottenne una borsa di studio dalla regina Margherita per studiare a Milano. Il suo primo lavoro fu Le Villi e il successo<br />

ottenuto indusse Ricordi a commissionargli Edgar. Maggiore fu il successo di Manon Lescaut (1893), nella quale già si<br />

notano il suo senso del dramma, la ricchezza nell’invenzione melodica e il sottile gusto armonico. Dal 1891 si stabilì<br />

presso Viareggio e qui compose tutte le altre sue opere: Boheme (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1904), La<br />

fanciulla del West (1910), segno del suo desiderio di rinnovamento sia nei libretti che nelle innovazioni espressive nella<br />

musica e Turandot, non conclusa a causa della malattia, un cancro alla gola<br />

Concluse il secolo felice del melodramma italiano ed ebbe il compito di farsi interprete dello stile tardo romantico e<br />

morbido dell’età umbertiana, che non guardava più ai grandi personaggi e alle tematiche nobili coinvolgenti un popolo,<br />

una famiglia, una fazione, ma si rifaceva alle piccole cose del quotidiano, al particolare. Nel suo teatro rimane costante<br />

il tema di “amore e morte”; come e più che in Donizetti occupano grande spazio i personaggi femminili. Alcuni critici<br />

superficiali affermano che Puccini indovinò una formula e la ripropose costantemente. Invece le sue opere,<br />

numericamente poche, sono frutto di intensa ricerca musicale, frutto dello studio di Debussy, Stravinski e Schonberg, e<br />

drammatica, con l’attenta scelta dei libretti e il continuo lavoro sulla dizione cantata, segni evidenti di una volontà di<br />

stare al passo coi tempi pur rimanendo fedele a se stesso<br />

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TESI XXIII: Richard Wagner: importanza musicale e artistica, caratteri nazionali della sua produzione. I postwagneriani<br />

L’OPERA IN FRANCIA<br />

Grandi mutamenti politici nella Francia del XIX sec: prima repubblica, impero napoleonico, breve seconda repubblica e<br />

secondo impero, comune di Parigi e terza repubblica. Non così numerosi, ma comunque in linea col mutamento dei<br />

costumi è il cambiamento nel teatro musicale: ultime vestigia della tragedie-lyrique, Grand-opéra, dramma lirico,<br />

dramma verista. I musicisti che emersero nel primo periodo non furono francesi: Cherubini, Spontini, Rossini, Bellini,<br />

Donizetti e Meyerbeer. Tra i francesi si ricordano Gounod, Bizet, Massenet e Berlioz.<br />

La sede principale del teatro parigino era (e ancora lo è) l’Opéra. Fondata nel 1671 col nome di Academie Royale de<br />

musique e de danse, cambiò nome e sede varie volte; vi venivano rappresentate opere serie o tragiche cantate da capo a<br />

fondo, secondo la tradizione di Lulli.<br />

Altro teatro frequentato era l’Opéra Comique, sede delle rappresentazioni di vario contenuto (serio compreso), in cui le<br />

parti dialogate non erano cantate. Quando queste opere venivano rappresentate all’Opéra, diventavano tutte cantate.<br />

Il Théatre Italien era il più antico (inizio XVII sec.) e vi furono rappresentati per più di un secolo le Commedie<br />

dell’Arte italiane; verso la metà del ‘700 divennero più frequenti le rappresentazioni d’opera italiane<br />

Nella Parigi della seconda metà dell’800 ebbe grande importanza il Théatre Lyrique, che mise in scena opere francesi e<br />

straniere tradotte in francese, generalmente di nuovissima uscita<br />

I primi decenni del secolo<br />

Il passaggio dal gusto del tardo ‘700 al gusto del Grand-Opéra avvenne gradualmente, senza querelles. Escludendo<br />

pochissimi titoli, i toni romantici erano ancora lontani. I principali operisti di quel periodo furono:<br />

- Luigi Cherubini (1760-1842), fiorentino, discepolo di Sarti, visse a Parigi dal 1788. la sua opera drammatica,<br />

influenzata da Gluck, si rivelò in Lodoiska e Medee, ma tra i lavori più riusciti anche l’opera-ballet Anacreon ou<br />

L’amour fugutif e le opera-comique L’hotellerie portougaise e Le crescendo. Nominato nel 1821 direttore del<br />

Conservatorio di Parigi, ebbe meno tempo per comporre. Tra le musiche sacre scrisse 14 messe e 2 Requiem.<br />

Scrisse un Corso di contrappunto e fuga. Fuse in uno stile nobile e composto gli insegnamenti teatrali di Gluck e le<br />

risorse strumentali di Haydn. La sua vocalità era vigorosa. Esercitò un notevole influsso sullo svolgimento della<br />

musica francese nella prima metà dell’800<br />

- Gaspare Spontini (1774-1851), dopo aver studiato a Napoli con Piccinni, andò a Parigi nel 1803, dove la sua<br />

Vestale ebbe un gran successo, così come ne ebbe la sua opera storica Fernando Cortez. Mutata la situazione<br />

politica, benchè i Borboni gli avessero affidato la direzione del Théatre Italien, preferì trasferirsi in Prussia, dove<br />

rappresentò Agnese von Honenstaufen. Nel 1841 tornò nella terra natia, le Marche. Di formazione napoletana nelle<br />

melodie, assimilò la lezione di Gluck nell’attenzione drammatica. Oltre a curare l’adesione strumentale alle idee<br />

drammatiche, realizzò melodie ampie e duttili, recitativi plastici e incisivi<br />

Tra gli altri italiani che ebbero successo a Parigi, Fernando Paer di Parma con Le maitre de chapelle (1821) e che<br />

diresse il Théatre Italien, Michele Carafa di Colobrano, di illustre famiglia napoletana e ufficiale del generale Murat, e<br />

soprattutto Gioachino Rossini, a Parigi dal 1824 al 1829. Noto operista francese del primo ‘800 fu Francois-Adrien<br />

Boieldieu (1775-1834), che ottenne successo con Le calife de Bagdad, Le petit Chaperon Rouge, ma soprattutto con La<br />

dame blanche (1825), capolavoro di grazia leggera, spontaneità e naturalezza (Boieldieu come un Mozart francese)<br />

Gli anni del “Grand-operà”<br />

Negli anni della restaurazione dei Borboni i più grandi successi furono la Dame blanche di Boieldieu, La muete de<br />

Portici di Auber e Guillaume Tell di Rossini. Questi successi furono in parte dovuti ai libretti, portatori di<br />

rivoluzionamento sociale e libertà, cioè le idee dell’alta borghesia parigina, ceto che avrebbe dominato con la<br />

monarchia costituzionale di Luigi Filippo d’Orleans. Sensibile agli ideali del tempo, Eugéne Scribe confezionò gli<br />

intrecci di molte nuove opéra-comique e molte Grand opéra, genere affermatosi intorno al 1830 le cui caratteristiche<br />

sono l’appariscente grandiosità, i soggetti storici ma romanzati, colpi di scena e violenti contrasti di passioni,<br />

messinscena spettacolare. Chi diede veste musicale a questo genere tipicamente francese fu un tedesco:<br />

- Giacomo Meyerbeer (1791-1864), dopo aver studiato in Italia su consiglio di Salieri, si trasferì a Parigi dove iniziò<br />

la stagione del Grand opéra con Robert le diable, a cui seguirono a distanza di anni (era lento e pieno di<br />

ripensamenti) Les Huguenots, Le prophete, L'etoile du nord, L’africane. A Parigi raccolse grande ammirazione, ma<br />

anche l’avversione di Berlioz, Schumann e Wagner. Ebbe la capacità di assimilare gli stimoli esterni, viste con gli<br />

occhi di oggi le sua opere risultano un curioso miscuglio di invenzioni originali e di banalità<br />

- Daniel-Esprit Auber (1782-1871), ottenuto il primo importante successo con La musette de Portici si dedicò<br />

all’opéra comique con libretti di Scribe, tra cui Fra Diavolo, Le domino noir e Manon Lescaut, melodicamente<br />

facili, varie nell’invenzione e nel gioco scenico, ora ironiche ora sentimentali nella musica. Come Cherubini,<br />

diresse il conservatorio di Parigi.<br />

- Berlioz, vedi tesi XXIX<br />

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Il dramma lirico<br />

Grand-opéra e opéra-comique avevano soddisfatto sino alla metà dell’800 il gusto del pubblico francese, ma dalla<br />

seconda metà il popolo del Secondo Impero aveva nuove esigenze, che vennero intuite e soddisfatte da Léon Carvalho,<br />

impresario del Théatre Lyrique. Fu questo il tempo in cui i francesi conobbero la produzione teatrale di Mozart e<br />

Weber, dell’ultimo Verdi e dei compositori francesi nati tra il 1810 e il 1840, scarsamente apprezzati nelle sedi<br />

dell’Opéra e dell’Opéra Comique: Thomas, Gounod, Bizet e Messenet sono i maggiori esponenti del “dramma lirico”. Il<br />

pubblico non era più quello dell’alta borghesia, che si riconosceva nel fasto del Grand-opéra o nel disimpegno<br />

dell’opéra-comique, ma il ceto medio che costituiva il nerbo della società del Secondo Impero di Napoleone III. Il<br />

nuovo pubblico, più che soggetti originali e d’invenzione, gradiva la trasposizione in melodramma di opere celebri,<br />

spesso ridotte a canovaccio librettistico dalla coppia Barbier-Carrè, che aveva sostituito l’anziano Scribe. I maggiori<br />

operisti del dramma lirico furono:<br />

- Charles Gounod (1818-1893), studiò con Halévy e Paer e vinse il Prix de Rome; di profonda ispirazione religiosa,<br />

si appassiono alle composizioni polifoniche sacre. Scrisse mottetti, messe, oratori, sinfonie, musica da camera,<br />

trascrizioni e 14 opere tra cui: Sapho, il suo capolavoro Faust (1858), Mirelle e Romeo et Juliette. Ammiratore di<br />

Mozart e Gluck, di temperamento lirico, espresse in uno stile luminoso la sua profonda conoscenza del linguaggio<br />

musicale del presente e del passato. Esercitò notevole influenza sui musicisti francesi della successiva generazione<br />

- George Bizet (1838-1875), come Gounod studiò con Halévy e vinse il prix de Rome. Oltre a una Jeux d’enfant,<br />

sinfonia per pianoforte e una suite dall’Arlesiana, compose una decina di opere tra cui Le pecheurs de perles,<br />

l’opera-comique Djamileh e il capolavoro Carmen (1875) tratto dalla novella di Mérimée. Dotato di grande<br />

spontaneità, si sforzò di mediarla con la riflessione. La sua musica si connota per le melodie eleganti ma leggere,<br />

per l’armonia chiara e l’orchestrazione varia e trasparente, mentre dal punto di vista drammatico per la naturalezza<br />

dei riferimenti esotici (quasi tutte le opere sono ambientate fuori dalla Francia)<br />

- Jules Massenet (1842-1912), allievo di Thomas, vinse anch’egli il Prix de Rome. Le roi de Lahore, il primo<br />

successo risente dell’influenza di Bizet, mentre con Manon, Werther e Thais, definì la sua personalità. Eccelleva<br />

nel rappresentare i tratti sentimentali e capricciosi delle sue eroine. Profondo conoscitore delle voci, i sui canti<br />

hanno una fluidità che aderisce con naturalezza ai versi. Considerato dai contemporanei l’erede di Gounod, insegnò<br />

composizione al conservatorio di Parigi<br />

Alla fine del secolo<br />

Il teatro francese subì gli influssi wagneriani. Musicisti di quest’epoca furono:<br />

- Cesar Franck , autore di 3 opere tra cui Hulde<br />

- Vincent d’Indy, fervente wagneriano, autore di Fervaal e L’etranger<br />

- Camille Saint-Saens, autore di 12 opere, tra cui Samson et Dalila<br />

- Gustave Charpentier, la cui Louise colpì per l’impostazione fortemente verista<br />

- Claude Debussy, con Pelleas et Melisande<br />

L’OPERA IN GERMANIA<br />

All’inizio dell’800 vi era grande attività teatrale, sia puramente drammatica che melodrammatica. Situazione esemplare<br />

quella di Weimar, in cui tra il 1791 e il 1817 sovraintendente del teatro di corte fu Wolfgang Goethe. Il genere musicale<br />

più acclamato era da oltre un secolo l’opera italiana, sostenuta dalle nuove creazioni di Rossini e Donizetti e gestita da<br />

personalità quali Salieri e Barbaja a Vienna, Spontini a Berlino. Pochi erano i teatri in cui si rappresentavano singspiele,<br />

più adatto al ceto medio, senza dimenticare che a questo genere appartiene il Fidelio e alcune opere di Schubert<br />

Verso l’opera romantica<br />

L’affermazione del nazionalismo germanico e la consapevolezza del determinante apporto viennese alla musica europea<br />

alimentarono il desiderio di un teatro musicale tedesco. Il critico, narratore, compositore e direttore d’orchestra Ernst<br />

Theodor Amadeus Hoffmann affermò che l’opera tedesca doveva avere un indivisibile carattere unitario e ricordò che<br />

Gluck si era mosso in questa direzione, anticipando la proposta wagneriana. Vero creatore dell’opera romantica fu<br />

Carl Maria von Weber (1786-1826) era figlio di un direttore di una compagnia teatrale ambulante. A causa dei continui<br />

trasferimenti studiò con vari maestri. Dopo la direzione di alcuni teatri di città minori, esordì come esecutore pianistico,<br />

proseguendo gli studi di composizione. Nel 1813 divenne maestro di cappella a Praga, poi diresse il teatro dell’opera di<br />

Dresda, che rappresentò ancora opere italiane, in mancanza di un repertorio tedesco. Le sue opere più note<br />

appartengono esclusivamente al periodo della maturità: Preciosa (1820) il capolavoro romantico Der Freischutz (1821),<br />

le opere romantiche Euryante (1823) e Oberon (1826). Le prime opere invece, di minor valore, sono tributarie di uno<br />

stile a metà tra il singspiel e l’opera-comique. Con la maturità il suo stile approda all’opera romantica: nuovo<br />

nell’umanità dei personaggi e nei loro fremiti romantici, nuove le melodie, particolarmente cantabili, nuova<br />

l’orchestrazione, con la messa in valore di nuovi timbri (clarinetto e corno), nuovi i soggetti delle opere: demonismo in<br />

Freischutz, esotismo in Preciosa, fiaba in Oberon. Tra le composizioni non teatrali primeggiano le composizioni per<br />

pianoforte: 4 sonate, bilanciate tra il conflitto della forma e lo slancio del virtuosismo romantico, alcune composizioni<br />

virtuosistiche (Momento capriccioso, Grande polacca, , Rondò brillante, Invito alla danza), concerti per solista e<br />

orchestra (2 per pianoforte, 2 per clarinetto), numerosi lieder, alcune sinfonie, poca musica da camera.<br />

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Weber è considerato uno dei grandi esponenti del romanticismo tedesco. Freischutz è la spia della nuova musica che<br />

precorre l’opera wagneriana.<br />

Richard Wagner (Lipsia,1813-Venezia,1883), attratto inizialmente dal teatro, iniziò il mestiere di musicista a 20 anni,<br />

tra disagi economici. Fu kantor in piccoli teatri. Dopo un infelice matrimonio, si trasferì a Parigi, dove non<br />

ottenne da Meyerbeer gli aiuti sperati e si adattò a preparare riduzioni delle partiture da presentare nei teatri<br />

minori. Tornato in Germania, la rappresentazione di Rienzi nel 1842 gli portò il successo e la nomina a<br />

kapellmeister del teatro di corte e potè dedicarsi alla composizione dell’Olandese Volante (navigatore maledetto<br />

condannato a solcare i mari finchè non lo redimerà l’amore di una donna), del Tannhauser (ambientata tra i<br />

minnesangher, mette in contrasto la sensualità di Venere con la spiritualità di Elisabetta) e del Lohengrin<br />

(leggenda medioevale francese del ciclo del Santo Graal). Rivoluzionario nel 1848, si salvò dagli arresti<br />

fuggendo in Svizzera. 13 furono gli anni di esilio, determinanti per la messa a punto del nuovo dramma musical:<br />

fu questo il periodo dei 2 fondamentali scritti L’opera d’arte dell’avvenire e Musica e Dramma, e della<br />

preparazione dei libretti della Tetralogia. La passione per la moglie di un ricco commerciante di Zurigo alimentò<br />

l’ispirazione da cui nacque Tristano e Isotta (leggenda medioevale del suicidio dei 2 amanti). Luigi II di<br />

Wittelsbach ascese al trono di Baviera e divenne subito grande patrono di Wagner, grazie al quale furono<br />

rappresentati a Monaco, tra il 1865 e il 1870 Tristano e Isotta, I maestri cantori di Norimberga (protagonista il<br />

realmente esistito Hans Sachs, amico di Lutero e Durer, la vicenda svolge un quesito estetico sulla natura<br />

dell’arte, opponendo la disciplina delle regole codificate alla forza spontanea dell’ispirazione) e le prime 2 opere<br />

della Tetralogia. Wagner, a cui la corte di Monaco era ostile, tornò in Svizzera e sposò felicemente Cosima<br />

Liszt, divorziata dal direttore d’orchestra Hans von Bulow. Fu fatto costruire grazie a una pubblica sottoscrizione<br />

il teatro dell’opera che Wagner sognava, a Bayreuth, in Franconia. Fu inaugurato nell’agosto 1876 con la<br />

Tetralogia (l’Anello dei Nibelunghi: prologo L’oro del Reno, prima giornata La Valchiria, seconda giornata<br />

Sigfrido, terza giornata Il crepuscolo degli dei, narra di Wotan e degli dei che rubarono l’oro ai Nibelunghi, la<br />

maledizione che li colpì e le vicende dei figli mortali di Wotan, le valchirie e gli eroi, Siegmund e Sieglinde,<br />

genitori di Siegfried; la restituzione al Reno dell’oro tramutato in anello e l’incendio del Walhalla). Wagner si<br />

stabilì a Bayreuth, dove fece rappresentare anche il Parsifal (la leggenda del ciclo medioevale della Tavola<br />

Rotonda). Pochi giorni dopo si trasferì a Venezia, dove morì.<br />

Di tutte le sue opere Wagner scrisse pure i libretti. Dopo i primi lavori sotto il segno dei Grand-opera, fu negli anni di<br />

Dresda che, con L’Olandese volante, Tannhauser e Lohengrin, Wagner giunse al genere dell’opera romantica. Queste 3<br />

opere hanno in comune il tema della redenzione dal male con un atto d’amore e l’ambientazione non è più storica, ma<br />

mitologica medioevale. Formalmente Wagner cercò di superare la strutturazione in pezzi chiusi, e vi riuscì in<br />

Tannhauser, non più diviso in brani ma in scene. Il superamento dell’opera romantica si ebbe con Tristano e Isotta e le<br />

successive, che appartengono al nuovo genere di “dramma musicale”: ogni atto del dramma wagneriano si presenta<br />

come una sinfonia o un tempo di sinfonia con i suoi temi e lo svolgimento ininterrotto dell’azione; questa caratteristica<br />

tecnica, chiamata leitmotive (anche se Wagner la chiamò originariamente “Grundtheme”) era costituita da decine di<br />

temi a cui erano associati gli elementi del dramma (un personaggio, un oggetto, una situazione, un sentimento) e che<br />

potevano combinarsi in accordo a quanto accadeva nella vicenda. In questo modo veniva presentata nel dramma una<br />

“melodia infinita”, dall’inizio alla fine dell’atto. La conseguenza nei libretti di questo modo di comporre fu il naturale<br />

abbandono della distribuzione in strofe e dell’impiego della rima. Dal punto di vista dell’orchestrazione, Wagner,<br />

sostenuto dai compositori contemporanei, superò i limiti del sistema tonale attraverso il largo impiego di accordi<br />

dissonanti già da Tristano e Isotta. Nella sua orchestra accolse i nuovi strumenti: l’ottavino, il corno inglese, il clarinetto<br />

basso, il controfagotto, il trombone basso, oltre alla tuba wagneriana, inventata da lui stesso.<br />

Unico tra i musicisti, Wagner assorbì le nuove voci della letteratura, del teatro, della musica, del pensiero filosofico e le<br />

ordinò in un’opera teatrale di valore unico nella sua novità, determinando il culmine dell’arte romantica. Oltre al raro<br />

istinto drammatico e l’incessante fluire melodico, possedeva un fortissimo senso della storia. I legami con Beethoven e<br />

Weber diedero alla sua opera il senso di una missione in favore dell’arte tedesca e del suo primato. Pochi compositori<br />

come lui suscitarono seguaci, ma anche opposizioni: sulla sua scia il teatro di R.Strauss, di Humperdinck (Hansel und<br />

Gretel), mentre in Francia il teatro di Reyer, Chabrier, d’Indy. L’atonalità di Schoenberg e di Berg germinò dal<br />

cromatismo di Tristano e Isotta. In Italia le opere di Wagner tradotte in italiano suscitarono molte polemiche e un moto<br />

di reazione antiverdiana, all’insegna di un imprecisato rinnovamento generazionale (scapigliatura), a cui Verdi scelse di<br />

non prender parte, né reagire<br />

39


TESI XXIV: Origini e prime forme della musica strumentale moderna: canzone, fantasia, ricercare, toccata e fuga<br />

Gli strumenti e la musica strumentale<br />

La musica puramente strumentale come atto di creazione artistica ebbe vita a partire dal Rinascimento. Tuttavia ciò non<br />

sarebbe avvenuto se durante il Medioevo non si fossero utilizzati strumenti per raddoppiare le voci o sostituirle, come di<br />

solito avveniva nelle frottole e più avanti nei madrigali. Questi impieghi sostitutivi delle voci, dalle sonorità prolungate,<br />

con alcuni strumenti a corda, dalle sonorità esili e brevi, favorì lo sviluppo di abbellimenti riempitivi, che nei trattati<br />

rinascimentali erano chiamati coloriture, diminuzioni, passaggi.<br />

Le composizioni strumentali del primo ‘500 erano legate alla musica vocale, inizialmente semplici trascrizioni. Le<br />

prime ad essere autonome dalla vocalità furono le forme che richiamavano l’improvvisazione (toccate) e le musiche per<br />

la danza.<br />

La distinzione tra ‘500 e ‘600, col passaggio dalla polifonia vocale alla monodia, non è valida per la musica<br />

strumentale. Ci sono solo sporadiche composizioni per violino e b.c., mentre per gli strumenti polivoci (organo,<br />

clavicembalo, clavicordo e liuto) ci fu continuità tra Rinascimento e primo Barocco<br />

LE FORME STRUMENTALI NEL RINASCIMENTO E NEL PRIMO BAROCCO<br />

Furono numerose e varie, come vari e contraddittori erano i nomi attribuiti a ciascuna forma (accadeva anche che una<br />

stessa forma avesse nomi differenti). Per non creare confusione, le composizioni strumentali verranno divise in:<br />

- musiche derivate da modelli vocali in contrappunto imitato (ricercare, canzona, fantasia, fuga)<br />

- musiche in stile improvvisato (toccate, ricercari per liuto)<br />

- musiche da ballo<br />

- variazioni su canto dato o su basso (partite, passacaglie e ciaccone, versetti, corali)<br />

Contrappunto imitato<br />

Il ricercare era una severa forma di contrappunto strumentale. Non è derivata dal mottetto, come si pensò per anni,<br />

perché nel mottetto la fisionomia dei temi è subordinata dal testo, mentre nel ricercare si ricorre con libertà agli artifici<br />

della scrittura contrappuntistica; inoltre il mottetto è formato da molti brevi brani, a differenza del ricercare, formato da<br />

pochi (spesso uno solo) brani estesi, derivanti generalmente da un soggetto per sezione (a volte il soggetto del primo<br />

brano veniva usato anche nei seguenti). Lasciarono ricercari A. Gabrieli, Padovano, Merulo, Trabaci, ma soprattutto<br />

Frescobaldi. Il ricercare ebbe fortuna anche in Austria e Germania con Hassler, Froberger, Fischer e Bach (con<br />

l’Offerta musicale). In Spagna il ricercare, col nome di tiento, fu coltivato da Cabezon.<br />

La canzona strumentale detta anche canzona da sonar, canzona sonata o canzona francese nacque all’inizio del XVI sec.<br />

(Cavazzoni) come trascrizione strumentale della chanson polifonica francese. Si svincolò dai modelli vocali<br />

gradatamente (A. Gabrieli, Merulo) per poi giungere all’autonomia con Ingegneri, Maschera e Frescobaldi (e allievi, tra<br />

cui Kerll e Froberger). Conservarono e accentuarono gli attributi fondamentali (espressivi, formali e stilistici) del<br />

modello vocale, vale a dire: vivacità melodica e ritmica, al contrario della severità del ricercare, alternanza di sezioni<br />

contrastanti per ritmica (binaria-ternaria) e scrittura (contrappunto imitato-libero ). Di solito era destinata al<br />

clavicembalo o all’organo.<br />

La fuga prima del Barocco era sinonimo di canone e solo dopo la metà del XVII sec.divenne quella che ora conosciamo<br />

come la più elaborata delle composizioni strumentali. Erede della canzona strumentale e del ricercare a un solo<br />

soggetto, si differenziava da esse per la maggior ampiezza e complessità, oltre che per l’adozione delle moderne scale<br />

tonali e delle modulazioni. Spesso non è una composizione isolata, ma è preceduta da un’altra composizione in stile<br />

libero, ma nella stessa tonalità. (…solite chiacchere sulla fuga…)<br />

La fantasia mescola variamente stile imitato e libero. In Inghilterra fu chiamata fancy, da ricordare il compositore<br />

inglese Byrd. (…solite chiacchere sulla fantasia…)<br />

Stile improvvisato libero<br />

La toccata, composizione per strumento a tastiera, nacque attorno al XVI sec.probabilmente dall’esigenza di anticipare<br />

con l’organo, con un breve preludio improvvisato, un canto liturgico. Gli elementi tipici della toccata sono massicci<br />

accordi inframmezzati da rapide scale e arpeggi. Questo tipo di toccata fu perfezionato da Merulo, Rossi, Pasquini,<br />

Zipoli, D.Scarlatti in alcune sue sonate, ma soprattutto da Frescobaldi, che fu esempio per i compositori d’oltralpe:<br />

Hassler, Froberger, Kerll, Muffat, Pachelbel. Al contrario delle toccate italiane, in quelle tedesche era solitamente<br />

assente lo stile imitato, mentre si sviluppavano fantasiosi passaggi. Lo sviluppo di questo tipo di toccata andò di pari<br />

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passo con le tecniche costruttive dell’organo tedesco, ben più avanzato di quello italiano. Maestri della toccata tedesca<br />

furono Reinken, Tunder, Buxtehude e Bach. Con loro entrò in uso l’accoppiamento (solo organistico) tra la toccata e la<br />

fuga. Lo stile della toccata per strumento a tastiera ha riscontro nei ricercare per liuto, meno frequentemente nelle<br />

raccolte per viola.<br />

Composizioni per ballo<br />

Fin dal ‘400 i balli, al centro delle cerimonie di corte, ma anche nelle riunioni dei nobili e nella vita di società della<br />

classe media, erano accompagnati da musica strumentale, ma sino al XVI sec, con la stampa, non ci sono giunte molte<br />

composizioni, essendo per lo più improvvisate o manoscritte. Negli usi esecutivi le danze erano a gruppi contrastanti di<br />

2 o 3: lenta e binaria la prima, danzata con portamento solenne, mossa e ternaria la seconda, danzata con grazia e<br />

leggerezza o esuberanza. Classici erano gli accoppiamenti pavana e gagliarda, poi passamezzo e saltarello. In questo<br />

periodo si affermarono l’allemanda e la corrente.<br />

Variazioni<br />

Grande impiego per la musica strumentale del ‘500 ma soprattutto del ‘600. Si distinsero le variazioni su basso (basso<br />

ostinato di 4, mai più di 8 battute con variazioni alla voce superiore, come nei ground, passacaglie e ciaccone<br />

dall’andamento ternario) e le variazioni melodiche (…un po’ delle solite chiacchere sulle variazioni…).<br />

Da ricordare le diferencias spagnole, basate su noti motivi popolari e le variazioni su canzoni popolari inglesi di Byrd.<br />

In Italia all’inizio del XVII sec. si chiamavano “partite” le variazioni costruite su melodie note (La Follia, Il Ruggero,<br />

La Monica, La Bergamasca…), che spesso avevano carattere di danza.<br />

Una parte non piccola della musica liturgica per organo era costituita da variazioni su cantus firmus (cattolici) o corali<br />

(luterani). Il procedimento di alternare parti organistiche al più comune repertorio gregoriano diede origine alla<br />

composizione delle messe d’organo. Analogamente nelle chiese luterane nacque il Choralvorspiel (preludio al corale),<br />

con le melodie del corale, a valori larghi, usato come cantus firmus, mentre le altre voci svolgevano il contrappunto. Il<br />

coronamento e la conclusione storica di questo tipo di composizioni furono le 150 composizioni organistiche su corale<br />

di Bach<br />

I COMPOSITORI<br />

Alcune connotazioni accomunano i compositori di musica strumentale del ‘500 e primo ‘600:<br />

- scrivevano per lo strumento che praticavano come esecutori, e l’invenzione musicale rispecchiava la tecnica<br />

- non erano molti a scrivere sia musica vocale che strumentale. Eccezioni i Gabrieli, Byrd, Sweelinck, Scheidt<br />

I liutisti<br />

Tra le spiegazioni della diffusione del liuto nella civiltà rinascimentale e post rinascimentale vi erano la facilità di<br />

maneggio dello strumento, la facilità del suo impiego grazie alle intavolature, il suono dolce e rotondo di dimensione<br />

cameristica, la possibilità di usarlo anche come strumento solista.<br />

La scuola liutistica italiana durò circa 100 anni, a partire dall’inizio del XVI sec. I primi strumentisti furono Spinacino e<br />

Dalza. Famoso improvvisatore e compositore fecondo fu Francesco Canova da Milano. Anche Vincenzo Galilei, padre<br />

di Galileo, scrisse per liuto.<br />

Nella produzione liutistica francese dopo il 1550 ebbe grande importanza la musica da ballo e gli airs de cour. Tra i<br />

nomi più noti Adrian Le Roy, anche editore, mentre nella successiva generazione i cugini Gaultier. La tradizione<br />

liutistica francese influenzò la nascente scuola clavicembalistica.<br />

In Germania il liuto ebbe lunga fortuna, fu infatti usato come strumento solista sino alla prima metà del ‘700. Tra i noti<br />

compositori per liuto tedeschi, Schlicht, Neusiedler, Weiss, Telemann e Bach.<br />

La produzione liutistica inglese fu dominata tra il XVI e il XVII sec. da Dowland.<br />

In Spagna per gran parte del ‘500 ebbe successo la vihuela de mano, simile al liuto. Noti compositori Luis de Milan,<br />

Luis de Narvaez, Antonio de Cabezon. Negli ultimi anni del secolo la vihuela de mano fu soppiantata dalla guitarra<br />

espanola a 5 corde<br />

41


ORGANISTI E CLAVICEMBALISTI<br />

Nel XVI e XVII sec.la distinzione tra musica per organo, clavicordo e clavicembalo non era netta, anche se nelle chiese<br />

si suonava l’organo e ai balli il clavicembalo. Sebbene infatti differenti per timbro, le composizioni potevano essere<br />

indipendentemente eseguite su tutti e tre gli strumenti. A riprova di questo fatto i titoli delle raccolte “per ogni sorta di<br />

strumenti da tasti”<br />

In Italia<br />

La scuola organistica italiana trattò tutte le forme di musica per strumenti a tastiera, cosa che non si verificò oltralpe<br />

- Marco Antonio Cavazzoni fu tra i primi a lasciare testimonianza di ricercare, mottetti, canzoni per strumenti a<br />

tastiera<br />

- Girolamo Cavazzoni, figlio di Marco Antonio, fu organista dei Gonzaga e scrisse 2 libri di intavolature per organo<br />

I 2 organi di S.Marco furono il centro della produzione organistica italiana nella seconda metà del secolo; uno tra i<br />

maggiori organisti fu, accanto ad<br />

- Andrea e Giovanni Gabrieli (vedi tesi XI)<br />

- Claudio Merulo scrisse 4 libri di messe d’organo, 3 di canzoni, 3 di ricercari, 2 di toccate, nelle quali eccelse<br />

Nell’ultimo quarto del XVI sec.e nel primo quarto del XVII sec. si affermò la scuola cembalo-organistica napoletana, i<br />

cui precedenti si riconoscono nel madrigale di Carlo Gesualdo da Venosa. I napoletani risentivano più che<br />

dell’influenza veneziana, di quella spagnola di Cabezon e anticiparono lo stile frescobaldiano. Esponenti della scuola:<br />

- Antonio Valente, cieco, pubblicò un’Intavolatura di cimbalo e una raccolta di Versi spirituali<br />

- Giovanni de Macque, fiammingo invitato dal principe di Venosa padre di Carlo, più noto come madrigalista, ebbe<br />

tra i suoi allievi<br />

- Giovanni Trabaci, fece stampare 2 libri di Ricercare da eseguire con qualunque strumento, preferibilmente a<br />

tastiera<br />

Girolamo Frescobaldi (1583-1643), nato a Ferrara, città che viveva un periodo florido dal punto di vista culturale, ma<br />

non dal punto di vista politico (sarebbe stata annessa allo stato pontificio per mancanza di eredi estensi).<br />

Organista a Ferrara, si trasferì a Roma, dove trascorse il resto della sua vita, a parte un breve periodo a Firenze.<br />

Roma, grazie alle cappelle, allo sviluppo della monodia teatrale, al primo fiorire dell’oratorio e all’opera di<br />

Carissimi, era musicalmente la città più progredita d’Europa. Oltre all’incarico che ottenne in S.Pietro, organista<br />

della cappella Giulia, si dedicò alla composizione e all’insegnamento (tra gli allievi, Rossi, Froberger, Kerll)<br />

Le composizioni sono prevalentemente per strumento a tastiera. Scrisse numerose raccolte:<br />

- Il primo libro delle fantasie a quattro (1608), contiene 12 fantasie a 1-4 soggetti, stampate in partitura a 4 righi.<br />

Secondo il modello della scuola napoletana, scritte in contrappunto imitato con largo impiego di aumentazione e<br />

diminuzione, oltre naturalmente agli elementi di fantasia<br />

- Ricercari e canzoni francesi fatte sopra diversi obblighi (1615), raccolta di 10 ricercari e 5 canzoni strumentali. Nei<br />

ricercari è attenuato il ferreo rigore delle fantasie del 1608; alcuni unitari, secondo l’uso napoletano, altri divisi in<br />

sezioni con vari elementi tematici, come da scuola veneziana. Nelle 5 canzoni si palesa la vivacità frescobaldiana<br />

- Toccate e partite d’intavolatura di cimbalo, libro primo (1615) è tra le più importanti raccolte di Frescobaldi. Si<br />

apre con un documento sulla prassi esecutiva. Nelle toccate, rapide nei passaggi armonici senza imitazione e<br />

irrequiete nella ritmica, la fantasiosa inventiva di Frescobaldi tocca l’apice, rivelando pregevoli esempi dello stile<br />

barocco secentesco. Le partite sono notevoli esempi dell’arte della variazione<br />

- Il primo libro di capricci fatti sopra diversi soggetti et arie (1624) contiene 12 capricci<br />

- Il secondo libro di toccate, canzoni, versi d’inni, Magnificat, gagliarde, correnti et altre partite d’intavolatura di<br />

cimbalo et organo (1627), raccolta ricca e varia contenente composizioni liturgiche, libere (toccate),<br />

contrappuntistiche (canzoni), variazioni (partite, ciaccone e passacaglie), balli<br />

- Fiori musicali di diverse composizioni: toccate, kyrie, canzoni, capricci e ricercari (1635) è l’ultima e più famosa<br />

raccolta. Contiene 3 messe d’organo e 2 capricci su motivi popolari. A differenza delle messe di Cavazzoni e<br />

Merulo, queste 3 messe sono toccate, ricercari e canzoni da suonarsi in luogo del Proprium<br />

42


- Oltre a queste raccolte, compose anche canzoni per insiemi strumentali, un libro di madrigali a 5 voci, due libri di<br />

arie a 1-3 voci accompagnate da cembalo e tiorba<br />

Fu il maggior compositore strumentale europeo della prima metà del ‘600. Operò la sintesi delle scuole veneziana e<br />

napoletana. Caratteristiche della sua arte sono la padronanza virtuosistica del contrappunto, come i massimi maestri<br />

fiamminghi, e la grande libertà di immaginazione. Si poneva problemi di scrittura per il solo gusto di risolverli<br />

(“capriccio cromatico con ligature al contrario”, “ricercare con l’obbligo di non uscir di grado”. La sua fantasia è<br />

evidente nelle tecniche di variazione, e persino nei ricercare, che formalmente sono le forme più lontane<br />

dall’espressione liberamente fantasiosa<br />

I virginalisti inglesi e William Byrd<br />

Nel periodo di Elisabetta I Tudor e Giacomo I Stuart, tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII sec., si affermò la<br />

scuola virginalistica inglese. Gli inglesi chiamavano virginals gli strumenti a corde pizzicate e a cassa rettangolare o<br />

oblunga, come la spinetta. I maggiori esponenti, Byrd, Bull e Gibbons, nacquero a circa 20 anni di distanza e morirono<br />

tutti tra 1620 1630. La scuola non ebbe antecedenti, se non quelli riferibili alla musica organistica, né un seguito, dopo<br />

la morte dei 3 maggiori esponenti<br />

- William Byrd (1543-1623) fu il maggior compositore inglese prima di Purcell. Condivise con Tallis l’incarico di<br />

organista della cappella reale, trattò tutti i generi di musica del suo tempo. Nel genere sacro compose 3 messe, circa<br />

250 mottetti in latino, 42 anthems. Le sue composizioni per virginale furono 125. Particolarmente felici le<br />

variazioni<br />

- John Bull, cantore e poi organista, insegnò musica a Cambridge, virtuoso della tastiera, fuggì nei Paesi Bassi, forse<br />

a causa delle simpatie cattoliche. Compose circa 140 pezzi per tastiera, rivelando spontaneità melodica e un<br />

sorprendente, dati i tempi, gusto virtuosistico, in particolare nelle fantasie, danze e variazioni<br />

- Orlando Gibbons, organista di corte, insegnante di musica a Oxford. Celebre esecutore, fu autore di almeno 45<br />

composizioni per organo e virginale: preludi, 2 fantasie, pavane e gagliarde<br />

Nei Paesi Bassi<br />

Patria per 2 secoli della scuola vocale contrappuntistica sacra, il Belgio cattolico e la Fiandra protestante diedero scarso<br />

contributo allo sviluppo della musica da tastiera. Unico compositore da ricordarsi fu Sweelinck (1562-1621), organista<br />

nella Chiesa Vecchia di Amsterdam. Autore di circa 70 composizioni per organo (elaborazioni di corali) e clavicembalo<br />

(variazioni su canti popolari), oltre che fantasie e toccate, si rifece sia scuola dei virginalisti inglesi che alla lezione della<br />

scuola veneziana di Merulo e dei Gabrieli. Strano il fatto che egli, convinto calvinista, abbia scritto rielaborazioni di<br />

corali, probabilmente lo fece per i suoi allievi tedeschi oppure per riproporre tali composizioni al di fuori della liturgia<br />

Gli organisti tedeschi<br />

La musica da tasto esplose in Germania all’inizio dell’età barocca. In un paese politicamente frazionato il<br />

decentramento delle manifestazioni artistiche facilità la diffusione della pratica organistica e clavicembalistica anche nei<br />

centri minori: infatti si distinguono storicamente 3 scuole: la meridionale, nell’Austria e nella Baviera (cattoliche), la<br />

centrale con Halle, Norimberga e Lipsia, e la settentrionale con Amburgo e Lubecca (entrambe luterane).<br />

Tra una folla di validi organisti spiccano:<br />

- Hans Leo Hassler (1564-1612) fu organista ad Augusta al servizio dei banchieri Fugger, poi a Norimberga, a Ulma<br />

e Dresda. Scrisse oltre 110 composizioni per organo tra cui una messa, parecchi ricercari (con l’improprio nome di<br />

fughe, su temi trattati in più sezioni), una quindicina di toccate nello stile di A.Gabrieli. Fu tributario del tardo<br />

Rinascimento italiano in madrigali e balli. Le composizioni organistiche sono pervase da festose sonorità<br />

- Samuel Scheidt (1587-1654), di Halle, pubblicò molta musica vocale sacra e strumentale destinata alle comunità<br />

luterane. La sua raccolta più nota è la Tabulatura nova in 3 parti, nuova perché alla tradizionale intavolatura<br />

tedesca fu sostituita la partitura italiana con pentagrammi separati per ogni voce, come aveva fatto Frescobaldi nei<br />

suoi Fiori musicali. Le prime due parti della Tabulatura contengono, senza ordine definito, fantasie, elaborazioni di<br />

corali, variazioni in cui si avverte l’insegnamento di Sweelinck. La terza parte, con Kyrie, Credo, Magnificat e inni,<br />

è dedicata all’ufficio liturgico luterano. Nelle elaborazioni dei corali, la parte più importante dell’opera, il cantus<br />

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firmus corale è esposto a valori larghi e compare ora in una voce, ora in un’altra. Negli ultimi anni di vita pubblicò<br />

una seconda raccolta, il Tabulatur Buch, contenente 100 corali a 4 parti in scrittura prevalentemente accordale<br />

TESI XXV: La musica strumentale nel secolo XXVII: la suite e le sue origini; la partita. Sonate da chiesa e sonate da<br />

camera. Compositori organisti, violinisti e cembalisti italiani e stranieri<br />

Durante il periodo di mezzo del Barocco, la seconda metà del XVII sec, molte forme del primo Barocco si estinsero, ma<br />

rimasero sempre presenti toccate e forme derivate dall’elaborazione del corale, e si imposero nuove forme strumentali:<br />

la suite e la sonata barocca. Crebbe l’importanza del clavicembalo e del violino<br />

DALLE DANZE RINASCIMENTALI ALLA SUITE BAROCCA<br />

Balli di società, balletto, suite<br />

Hanno in comune il fatto di essere basati su ritmi di danza.<br />

I balli di società servivano per l’intrattenimento della nobiltà e delle classi abbienti e si svolgevano in vari modi: coppia<br />

chiusa, aperta, in gruppo; con passi strisciati, sollevati, saltati. Elevato era il numero di balli: pavane e gagliarde,<br />

passamezzo e saltarello, branle, courante, passepied. Molti balli avevano origini popolari francesi. Era indifferente che<br />

le musiche avessero dignità artistica, poiché esistevano solo in funzione dei movimenti coreutici delle danze.<br />

I balletti, danze di teatro nacquero nel XVII sec.quando il pubblico smise di partecipare alle danze e divenne spettatore,<br />

non più in grado di eseguire le complesse coreografie e i difficili passi.<br />

La suite era una forma musicale da ascolto che aveva ritmi di danza. Indirettamente fu tributaria della creatività di Lulli.<br />

Caratteri della suite<br />

Nacque dall’abitudine di collegare 2 o 3 danze. “Suite” è un vocabolo francese che significa successione, ma non fu<br />

usato dai francesi, che preferirono il termine pieces de clavecin, mentre fu usato dai tedeschi, anche col sinonimo di<br />

partita, mentre nel caso di insiemi non da tasto fu chiamata ouverture o suite-ouverture. In Italia le successioni di danze<br />

si trovarono spesso in sonate da camera per violino e basso. In Inghilterra si chiamò lesson.<br />

(… solite chiacchere sulla suite…)<br />

La suite per clavicembalo<br />

Fu diffusa soprattutto in Germania e Francia, ma anche in Inghilterra (Purcell) e scarsamente in Italia (Pasquini). La<br />

successione delle 4 danze principali fu definita da Froberger. In Francia le danze non erano distribuite secondo il<br />

modello formale (per questo non si chiamarono suite, ma pieces de clavecin) e spesso vi erano altre danze estranee alla<br />

suite tradizionale. L’uso massiccio di abbellimenti nei pieces de clavecin rese necessaria l’adozione di tavole in<br />

prefazione che ne spiegassero la risoluzione<br />

Elaborazioni per organo del corale luterano<br />

Nella Germania settentrionale l’elaborazione organistica del corale si deve principalmente a Buxtehude, Reinken e<br />

Bohm. Alla fine del XVII sec. si giunse alla sintesi di 3 forme fondamentali del corale per organo:<br />

- partita corale: variazioni contrappuntistiche di un tema. La melodia del corale, impiegata come cantus firmi, appare<br />

a rotazione nelle varie voci, trattate con le regole del contrappunto<br />

- fantasia corale: le varie frasi del corale erano elaborate liberamente e accompagnate a turno<br />

- preludi corali: brevi composizioni che inizialmente avevano la funzione di introdurre l’esecuzione del corale. La<br />

melodia semplice e chiaramente riconoscibile, era spesso esposta nel registro acuto con accompagnamenti armonici<br />

più o meno fioriti<br />

ORGANISTI E CLAVICEMBALISTI<br />

44


In Italia<br />

Dopo Frescobaldi la produzione cembalo-organistica italiana si inaridì, in coincidenza con il crescente sviluppo della<br />

musica per strumenti ad arco. Tra i musicisti che lasciarono notevoli composizioni per strumenti a tastiera figurano<br />

Alessandro Scarlatti, con circa 50 composizioni per tastiera, quasi tutte toccate, ripartite in più sezioni, dai caratteri<br />

brillanti e clavicembalistici; spesso studi brillanti, rivelano il piacere dell’improvvisazione, si concludono spesso con<br />

libere fughe.<br />

Bernardo Pasquini (1637-1710), organista a Roma, clavicembalista per il principe Borghese e direttore dei concerti di<br />

Cristina di Svezia, maestro di Muffat e Gasparini, scrisse una dozzina di opere teatrali, cantate, mottetti. La produzione<br />

da tastiera comprende 35 toccate, 17 suites, 35 sonate scritte solo come basso numerato, brani in contrappunto imitato<br />

(capricci e ricercari), 18 serie di variazioni (tra cui le Partite diverse di La Follia), 25 arie, danze. Il meglio lo espresse<br />

col clavicembalo, semplice nel pensiero melodico. Fu il primo italiano a comporre suites. Trattò magistralmente le<br />

variazioni<br />

Nella Germania meridionale e in Austria<br />

Vienna fu il principale centro della musica da tasto europea. Vi operarono Kerll, Poglietti, Strunck, Muffat, Fux e<br />

Johann Jacob Froberger (1616-1667), allievo di Frescobaldi, fu organista alla corte di Vienna, ma fece numerosi viaggi<br />

ed esperienze, che si riflettono nella sua opera. Lasciò toccate, capricci, canzoni, fantasie, e ricercari per organo, 30<br />

suites per clavicembalo. Tratti autobiografici emergono da alcune allemande, commossi lamenti o compianti per la<br />

morte di alcuni personaggi conosciuti e ammirati dall’autore<br />

Nella Germania settentrionale<br />

Le chiese luterane delle principali città furono sede di importante produzione organistica, spesso accompagnata<br />

dall’elevata tecnica costruttiva degli organi, di grandi dimensioni rispetto al resto d’Europa. Tra gli organisti più noti,<br />

che si mossero spesso entro i confini del corale per organo ricordiamo<br />

- Dietrich Buxtehude (1660-1707), organista in Danimarca, poi a Lubecca segnò il più alto raggiungimento della<br />

musica organistica nella Germania settentrionale. Aspetti caratteristici sono la grandiosità, la grande fantasia e la<br />

padronanza della scrittura contrappuntistica. Scrisse 45 variazioni di corali, 20 preludi e fughe, toccate, canzoni,<br />

passacaglie e ciaccone, oltre a suites e variazioni per clavicembalo<br />

- Georg Bohm (1661-1733), attivo ad Amburgo e Lubecca. A differenza di Buxtehude, chiuso nel luteranesimo, fu<br />

sensibile alle influenze stilistiche francesi e a quelle delle regioni cattoliche della Germania. Lasciò preludi e fughe<br />

per organo o cembalo, elaborazioni di corali per organo, suites per cembalo<br />

Nella Germania centrale<br />

Era il luogo dove crebbe, visse e operò la famiglia Bach. Caratteristico di questa zona è il gran numero di città e chiese<br />

in cui la musica da tastiera era coltivata. Si ricordano Heinrich Bach, prozio di J.S., e i suoi figli. Le personalità<br />

maggiori però furono:<br />

- Johann Pachelbel (1653-1706) di Norimberga, raggiunse la fama con tre opere per tastiera, tra cui l’Exacordum<br />

Apollinis, 6 arie con variazioni in 6 diverse tonalità formanti un anomalo esacordo). Le composizioni per organo<br />

comprendono preludi e fughe, composizioni libere (toccate e fantasie), un gran numero di fughe, la maggior parte<br />

sui versetti del Magnificat negli otto toni liturgici, ricercari ed elaborazioni corali. Ristretta la produzione<br />

clavicembalistica, in cui spiccano 19 suites e variazioni su lieder e corali<br />

- Johann Kuhnau (1660-1722), kantor a Lipsia prima di Bach. Letterato e avvocato a Lipsia, scrisse lavori letterari<br />

tra cui un romanzo satirico. Poco ci è pervenuto della produzione sacra. Scrisse per clavicembalo 4 opere: le prime<br />

2 constano di 7 suite ciascuna (chiamate Partite), in 7 tonalità differenti; la terza è una raccolta di 7 sonate, sulla<br />

quale si basò la sua fama di inventore della sonata per clavicembalo, desunta dalla sonata italiana per archi; l’ultima<br />

opera contiene 6 sonate per clavicembalo ispirate da alcune storie bibliche, che rappresenta un tentativo di musica<br />

cembalistica di contenuti programmatici<br />

45


In Francia<br />

La musica organistica era ben separata da quella clavicembalistica (“Livres d’orgue”, con brani di musica sacra<br />

cattolica, e “pieces de clavecin”, con danze profane). Così separati erano anche i compositori d’organo (Nivers, Gigault,<br />

Boyvin) da quelli di clavicembalo (Louis Couperin, Jean Henry d’Anglebert). Anche in Inghilterra la musica per organo<br />

(coi Voluntaries e i Verses) è divisa da quella per clavicembalo (Lessons e danze)<br />

DALLA CANZONE STRUMENTALE ALLA SONATA BAROCCA PER ARCHI<br />

Alla fine del ‘500 il nome “sonata” indicava il contrasto con la musica cantata, in luogo di abbreviazione di canzona da<br />

sonar. Come la canzone strumentale, le prime sonate avevano un solo tempo, diviso in brevi sezioni di ritmo e<br />

andamento differente. Solitamente, mentre le canzoni da sonar erano destinate a strumenti a tastiera, le sonate erano<br />

scritte per violino e basso continuo; la nascita delle sonate fu infatti contemporanea allo sviluppo della grande liuteria<br />

padana (Amati, Guarneri e Stradivari a Cremona, oltre ai liutai di Milano, Brescia e Venezia). Il distacco dalla forma<br />

della canzona strumentale si ebbe con la trasformazione in un organismo strutturato in più tempi. A partire dal 1635 si<br />

iniziò a ridurre il numero dei tempi, che diventarono progressivamente più lunghi<br />

La sonata da chiesa e la sonata da camera<br />

- sonata da chiesa: solitamente a 4 tempi, alternanti lento e allegro (fugato); si eseguivano in chiesa e sostituivano<br />

l’organo nella parti del Proprium. Agli strumenti ad arco si univa l’organo per il b.c.<br />

- sonata da camera: in 4 o più tempi, a volte in 3. In sostanza era una suite, affine a quelle per clavicembalo. Non<br />

sempre i titoli dei tempi indicavano di che danza si trattasse. Il clavicembalo faceva il b.c. Eseguite nelle case di<br />

nobili e ricchi borghesi per intrattenimento, a volte si presentava con altri nomi (trattenimenti, balletti, divertimenti)<br />

La distinzione tra le 2 forme non fu mai rigida. Erano pubblicate tradizionalmente in fascicoli separati. Generalmente le<br />

formazioni erano da 2 violini + b.c. (sonata a 3) o violino solo + b.c. (sonata a solo). Se il basso non era continuo, ma<br />

melodico, poteva essere affidato a violoncello o viola da gamba, raramente ad uno strumento a fiato<br />

VIOLINISTI COMPOSITORI<br />

Prodotti italiani sia il violino che la sonata, italiani furono la maggior parte dei violinisti compositori. Creatore della<br />

sonata per violino e b.c. fu probabilmente Biagio Marini nel 1617, lo seguirono Farina e Merula. Tra i più noti ci fu<br />

Arcangelo Corelli (1653-1713) studiò con Benvenuti e Brugnoli a Bologna, a quel tempo il più avanzato centro di studi<br />

per strumenti ad arco. Si trasferì nel 1671 a Roma. In città vi erano i mecenati Cristina di Svezia e i cardinali Pamphili e<br />

Ottoboni. Corelli, immerso nel nascente clima d’Arcadia, a contatto con Pasquini e, più avanti, con A.Scarlatti ed<br />

Handel, la figura del violinista crebbe di statura e autorità, sia come compositore che come esecutore e direttore.<br />

La sua opera è incentrata unicamente sul violino: 4 raccolte di sonate a 3 (op.1-4), da chiesa e da camera, di scrittura<br />

semplice sia violinisticamente che contrappuntisticamente; una di sonate per violino e cembalo op.5 (raccolta molto<br />

nota, ha ancora valore didattico), ancora senza passaggi violinistici troppo arditi, ma con note doppie e arpeggi, l’op.5 si<br />

chiude con 24 variazioni sul tema della Follia; una di concerti grossi (vedi tesi XXVI). Si può dire che le ultime 2<br />

raccolte precorrano i tempi.<br />

Fu uno dei pochi compositori barocchi la cui fama si prolungò per parecchi decenni dopo la morte. La sua musica era<br />

fatta di chiarezza, di simmetrie, espressività e aristocratica varietà<br />

46


All’estero<br />

La sonata a 3 e la sonata a solo per violino fu coltivata anche all’estero, con Purcell, Handel, Couperin, Muffat,<br />

Reinken, Buxtehude, Fux per le sonate a 3; Walther e von Biber per le sonate a solo. Tutti presero a modello, soprattutto<br />

nelle sonate a 3, le sonate italiane<br />

TESI XXVI: La musica strumentale italiana nel XXVIII sec: concerto grosso e concerto solista. Origini italiane della<br />

sonata e della sinfonia moderna. Cenni storici sull’organo, sul violino, sul pianoforte e sul clavicembalo (cembalari,<br />

organari e liutai)<br />

IL CONCERTO BAROCCO<br />

“concerto” significa sia “legare insieme” che “lottare con”, è quindi una composizione in cui coesistono elementi sia<br />

aggreganti che contrastanti. Lo stile concertante del XVII sec., dei Gabrieli, Banchieri, Viadana, Monteverdi, indicava<br />

la mescolanza di voci e strumenti. Invece il concerto barocco fu forma strumentale dedicata agli archi + b.c. e<br />

l’elemento caratterizzante era il contrasto Soli/Tutti. Si affrancò dalla scrittura contrappuntistica grazie a nuovi elementi<br />

linguistico-strutturali, in particolare:<br />

- la ripartizione dei singoli tempi, soprattutto gli Allegro, in alternanze di Soli/Tutti<br />

- la funzione ripetitiva di ritornello dei Tutti<br />

- l’uso di progressioni melodiche e di ripetizioni in eco<br />

L’origine<br />

Il principio fondamentale è il contrasto tra concerto grosso e concertino. L’ “inventore” del Concerto Grosso fu<br />

Alessandro Stradella, che intuì l’effetto che poteva ottenere raddoppiando in alcune parti le voci della sonata a 3. Poco<br />

più avanti, intorno al 1680, Corelli scriveva 12 Concerti Grossi, 8 da chiesa (l’ottavo è il famoso “fatto per la notte di<br />

Natale”) e 4 da camera. Ogni concerto è diviso in 4-6 tempi. La scrittura assomiglia un po’ a quella corale, molto<br />

equilibrata tra le parti.<br />

Se il concerto grosso ebbe origine romane, quello solistico ebbe origini bolognesi, prima di passare a Venezia.<br />

Particolare merito ebbe Giuseppe Torelli<br />

La storiografia classica fece spesso una distinzione netta tra concerto solistico e concerto grosso. Invece non sono poche<br />

le raccolte che sotto il nome generico di “concerti” uniscono a concerti grossi concerti solistici, inoltre in raccolte di<br />

concerti grossi possono essere presenti concerti solistici, come nell’op.8 di Torelli. Un elemento di distinzione stilistica<br />

tra concerto grosso e concerto solistico è che nel primo il concertino tende ad integrarsi nel Tutti, mentre nel secondo il<br />

Solo tende da contrapporsi al Tutti<br />

Il concerto grosso<br />

La produzione fu copiosa in Italia nella prima metà del ‘700, poi andò scemando e si esaurì. Importanti contributi<br />

diedero gli allievi di Corelli, Geminiani in Inghilterra e Locatelli in Olanda, i compositori veneti, tra cui Albinoni,<br />

Marcello e Vivaldi, oltre a A.Scarlatti, Manfredini, Tessarini<br />

Tra gli stranieri il primo che pubblicò concerti grossi fu Muffat. Handel in Inghilterra con l’op.3 e 6. Bach con i<br />

6Concerti Brandeburghesi. Il concerto grosso influì anche sulle suites orchestrali di Fux e Telemann<br />

47


Il concerto solistico in Italia<br />

All’inizio della sua storia il concerto solistico era già definito nella sua forma. Era in 3 tempi, veloce-lento-veloce. Il<br />

contrasto Soli/Tutti si aveva solo nei tempi veloci. I Tutti eseguono i ritornelli, che aprono e chiudono gli Allegri, oltre a<br />

intercalare i Soli. I ritornelli sono fatti della stessa materia musicale, il primo e l’ultimo in tonalità d’impianto, gli altri<br />

modulanti alla dominante o in tonalità vicine. Il concerto barocco si definì nella forma delle circa 450 composizioni di<br />

questo tipo ad opera di Vivaldi:<br />

Rit I (tonica), Solo I (da ton. a dom.), Rit II (dominante), Solo II (da dom. a rel.min.), Rit III (nel rel.min.), Solo III (dal<br />

rel.min. a ton), Rit IV (tonica). Lo schema è valido per il concerto in tonalità maggiore, se è in tonalità minore al posto<br />

della modulazione alla dominante ve n’è una al relativo maggiore, mentre al posto della mod.al rel.min. si passa alla<br />

dominante.<br />

I ritornelli vivaldiani non sono veri e propri temi, ma sono formati da più motivi interconnessi tra loro . Le<br />

virtuosistiche sezioni solistiche modulanti derivano spesso da motivi presenti nel ritornello, ma possono anche essere<br />

indipendenti. Nel tempo lento il lirismo è affidato principalmente allo strumento solista, tenuemente accompagnato dal<br />

b.c., e rari interventi dei Tutti. Vivaldi fu l’unico italiano che affidò la parte solistica non solo a violino, ma anche a<br />

violoncello, viola d’amore, strumenti a fiato (flauto, ottavino, oboe, fagotto, tromba) e a pizzico (mandolino). Dopo<br />

Vivaldi furono personalità di spicco nel concerto solistico solo<br />

Locatelli, ricordato per L’arte del violino con 12 concerti per violino solo e 24 capricci in appendice, che hanno<br />

funzione di cadenze (2 per ogni Allegro di concerto) e Tartini<br />

Il concerto solistico in Europa<br />

Conobbe grande diffusione in Germania. L’alto numero di corti principesche e la formazione nelle città libere di un<br />

collegium musicum formato da strumentisti dilettanti, fu terreno propizio per la diffusione del concerto. Torelli e<br />

Vivaldi influenzarono notevolmente i maestri sassoni (Pisendel, Heinichen, Graupner) e berlinesi (Quantz, Gottlieb,<br />

Graun) oltre a Bach e Telemann. Il numero assai alto di concerti solistici si spiega con la crescente passione del<br />

pubblico per il facile virtuosismo, anche a scapito dei pregi musicali. Lo strumento solista privilegiato non fu più il<br />

violino, per la mancanza di validi solisti, ma gli strumenti a fiato e il clavicembalo<br />

Georg Philipp Telemann (1681-1767) coetaneo di Bach, svolse la maggior parte della sua attività ad Amburgo<br />

coltivando tutti i generi, dal teatro alla musica sacra luterana (circa 1400 cantate), oratori, lieder e musica da camera. La<br />

sua musica strumentale era basata sul contrappunto, sulla ricchezza formale della suite francese, e sulla tecnica del<br />

concerto italiano. Godeva della fama di massimo compositore strumentale tedesco, più di Bach, conosciuto poco e<br />

male.<br />

Bach studiò molto e a lungo il concerto solistico italiano, estraneo alla sua formazione strumentale. Trascrisse per<br />

organo o clavicembalo numerosi concerti italiani, tra cui 9 di Vivaldi. Bach fu tra i primi a scrivere concerti solistici per<br />

clavicembalo.<br />

In Francia il concerto solistico fu portato nel 1733 da Somis, allievo di Corelli e successivamente dall’allievo<br />

Leclair (1697-1764), che pubblicò 2 raccolte che ricalcano i modelli di Vivaldi e Locatelli e 48 sonate per violino e<br />

basso. E’considerato il fondatore della scuola strumentale francese e dosò la purezza classica della melodia corelliana,<br />

con la ricca ornamentazione della scuola clavicembalistica.<br />

In Inghilterra il concerto solistico comparve tardi, con i concerti per organo op.4 e 7 di Handel. Gli organi inglesi non<br />

avevano ancora la pedaliera e la scrittura solistica assomigliava molto a quella per clavicembalo. Uno tra gli autori più<br />

apprezzati fu Giuseppe Sammartini, fratello del più noto Giovan Battista<br />

La sonata barocca per violino<br />

L’altra forma coltivata dai violinisti compositori, oltre al concerto, era la sonata. La produzione sonatistica tardobarocca<br />

fu molto influenzata dalle sonate op.5 di Corelli, caratterizzate da una cantabilità umana, quella dei grandi maestri del<br />

melodramma. La grande operosità degli allievi della scuola di Corelli diffusero la sua arte in tutt’Europa, in particolare<br />

nella “palladiana” Inghilterra, dove soggiornarono a lungo Veracini, Castrucci, Geminiani. Ad Amsterdam operò<br />

Locatelli.<br />

La distinzione tra sonata da chiesa e sonata da camera svanì rapidamente. Erano generalmente in 3 o 4 tempi La<br />

struttura è bipartita con modulazione I-V, poi V-I. La seconda parte riprendeva il materiale tematico della prima<br />

48


VIOLINISTI COMPOSITORI<br />

Gli allievi di Corelli<br />

- Giovanni Battista Somis (1686-1763), maestro alla corte dei Savoia, formò validi musicisti, tra cui Giardini<br />

(violinista, impresario e operista a Londra), Pugnani (maestro di Viotti), i francesi Leclair, Guinon e Guillemain.<br />

Lasciò raccolte di sonate a 3, per violino e basso e moltissimi concerti per violino<br />

- Francesco Geminiani (1687-1762), dal 1714 visse e lavorò sempre all’estero. Compose 3 raccolte di sonate per<br />

violino e basso e 4 di concerti. Fece trascrizioni in forma di concerto grosso di alcune sonate di Corelli. A Parigi<br />

musicò un’azione coreografica, La foresta incantata, tratta dalla Gerusalemme Liberata. Scrisse alcune opere<br />

didattiche, tra cui The Art of playing of the Violin<br />

- Pietro Antonio Locatelli (1695-1764), acclamato virtuoso a Dresda, Berlino e Mantova, dal 1729 si stabilì ad<br />

Amsterdam, come violinista, compositore, insegnante ed editore delle proprie opere. Compose sonate a 3 e a solo<br />

per violino e flauto, concerti e Introduzioni teatrali op.4. Mentre nei Concerti grossi op.1 era ancora legato alla<br />

scrittura contrappuntistica e al modello corelliano, il suo stile si definì nei 12 concerti con 24 capricci a cadenza<br />

degli Allegri dell’Arte del violino op.3 (1733), mentre punte di virtuosismo si hanno nei Concerti a 4 op.7 (1741)<br />

Antonio Vivaldi (Venezia,1678-Vienna,1741), figlio di un violinista di S.Marco, proseguì la formazione con Legrenzi,<br />

nel 1703 fu ordinato sacerdote, ma per motivi di salute (asma) smise subito di dire messa. Divenne maestro<br />

all’Ospedale di Pietà. Nel 1713 fu rappresentato il primo dramma in musica, Ottone in villa. Per meglio<br />

sviluppare l’attività di operista e impresario, interruppe 2 volte l’impegno con la Pietà (1718-22;1725-35). Passò<br />

tutta la vita in Italia, escludendo il viaggio ad Amsterdam (1737) per le feste centenarie del teatro cittadino e il<br />

misterioso viaggio a Vienna, dove morì in oscure circostanze. Compose:<br />

- opere teatrali: 46 in tutto. Era legato soprattutto al teatro S.Angelo, ma produsse anche per molte città del nord<br />

Italia, più Roma. Non tutta la produzione operistica di Vivaldi era preziosa: alcune arie venivano trasportate da<br />

un’opera all’altra e molti pezzi tradiscono la fretta. Ma l’operista Vivaldi non è inferiore al compositore dei<br />

concerti. L’orchestra partecipa alla vicenda drammatica, differentemente dai suoi contemporanei. Le opere più<br />

importanti sono Il Farnace (1726), Orlando (1727), La fida ninfa (1732), L’Olimpiade (1734), La Griselda (1735)<br />

- musica sacra: 45 composizioni per soli, coro e orchestra, soprattutto parti dell’Ordinario e salmi. Tra le più note: un<br />

Gloria, un Credo, un Beatus vir, uno Stabat Mater, un Magnificat. Numerosi mottetti e antifone per archi e soli. Un<br />

Oratorio su testo latino, Juditha triumphans<br />

- musica strumentale: la parte più significativa della sua opera. 75 sonate a 3 o a solo, 23 sinfonie e circa 450<br />

concerti. Molto fu stampato postumo. Fra le principali raccolte, tutte da 12 concerti: L’estro armonico op.3 (1712),<br />

La stravaganza op.4 (1713), Il cimento dell’armonia e dell’invenzione op.8 (1725), La cetra op.9 (1728)<br />

Vivaldi fu insieme ad Handel, il compositore più apprezzato d’Europa , sebbene in altre regioni vivessero<br />

contemporanei di livello uguale o superiore (Bach in Germania e Rameau in Francia). La fama, che deriva dai concerti,<br />

di Vivaldi oltrepassò le frontiere (grande l’accoglienza ad Amsterdam). Le ragioni del suo successo sono dovute alla<br />

qualità della musica e alle chiare connotazioni dei suoi concerti: motivi tematici incisivi e chiaramente inseriti nella<br />

struttura formale, Allegro balzanti e dai ritmi stimolanti, che contrastano la distesa serenità degli Adagio, la marcata<br />

tensione tra Soli e Tutti. Questo antagonismo rivelò una forza drammatica precedentemente sconosciuta al concerto. Il<br />

senso del tempo psicologico risparmia cadute di tensione, lungaggini e indugi<br />

Giuseppe Tartini (1692-1770) studiò all’Università di Padova, sposatosi senza il permesso del padre della sposa, dovette<br />

rifugiarsi ad Assisi, dove studiò violino. Nel 1721 ottenne il posto di primo violino nella basilica di S.Antonio a<br />

Padova. Grande didatta, guidò a Padova quella che poi sarebbe stata chiamata la “Scuola delle Nazioni”, con<br />

allievi di ogni parte d’Europa.<br />

Si interessò di acustica (il “terzo suono”) e di problemi di tecnica violinistica (allungò l’arco per suoni più dolci), scrisse<br />

il Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia. Scrisse quasi esclusivamente per violino: 50 sonate a<br />

3, 187 sonate per violino e basso, circa 125 concerti.<br />

Influenzato inizialmente da Corelli, se ne allontanò presto alla ricerca di tematiche personali, soprattutto nel primo<br />

tempo, e un approfondimento espressivo nell’Adagio. Nei concerti la consueta alternanza Solo/Tutti si accompagna ad<br />

un primo avvicinamento alla forma sonata classica<br />

49


LA <strong>MUSICA</strong> PER STRUMENTI A TASTIERA<br />

Suites e sonate<br />

Dopo l’epoca della scuola di Frescobaldi, l’importanza dell’organo nell’Europa cattolica diminuì a favore di quella del<br />

clavicembalo. Le motivazioni sono di ragione liturgica: nelle regioni protestanti il luteranesimo favorì la conservazione<br />

del corale per organo e delle composizioni affini, sostenute anche dalla tecnica costruttiva superiore degli organi. In<br />

Italia, Francia, Austria e Baviera invece gli organi erano modesti e spesso privi di pedaliera; la musica sacra era<br />

prevalentemente vocale e bastava un organo positivo per realizzare il b.c., oppure il sostengo degli archi.<br />

Nella stampa in Italia si conservò la tradizione di Frescobaldi e Pasquini, cioè rimasero unite nelle stesse raccolte<br />

musiche per organo e clavicembalo. In Francia le raccolte rimasero distinte (“livres d’orgue” e “pieces de clavecin”).<br />

Distinte erano anche in Germania, per quanto il termine “clavier” indicasse genericamente uno strumento a tastiera.<br />

Oltre alla suite, la sonata coltivata dagli italiani divenne presto la forma prevalente, comunemente di forma binaria (I-V,<br />

V-I. Nuova forma apprezzata soprattutto in Francia fu il rondeau (ABACA)<br />

COMPOSITORI DI MUSICHE PER CLAVICEMBALO E PER ORGANO<br />

In Italia<br />

Prevale la sonata bipartita, da ricordare le raccolte per organo e clavicembalo di Domenico Zipoli, Bernardino della<br />

Ciaja, Giambattista Martini; scrissero solo per clavicembalo Benedetto Marcello, Francesco Durante, Domenico Alberti<br />

(a cui è attribuita l’invenzione del basso albertino). Ma il più grande clavicembalista italiano fu<br />

Domenico Scarlatti (1685-1757) studiò con col padre e con Francesco Gasparini a Venezia. Maestro in S.Pietro. Si<br />

trasferì a Lisbona nel 1720 come insegnante alla principessa portoghese Maria Barbara. Si trasferì con lei a Madrid,<br />

dove compose la maggior parte delle sue opere, in particolare le 550 sonate per clavicembalo, composte si pensa tra il<br />

1735 e il 1750 (…chiacchere…)<br />

Da quando si stabilì in Spagna rimase estraneo alle esperienze dei musicisti europei e questo spiega il perché della sua<br />

personale scrittura, che non ha avuto né modelli ne continuatori. Influenzarono la sua musica le melodie popolari<br />

spagnole, ritmi di danza, e modi di esecuzione di origine chitarristica, oltre a temi e ritmi tipicamente italiani<br />

In Germania<br />

Molta fu la musica clavicembalistica tedesca, spesso dalle melodie facili e gradevoli. I compositori per clavicembalo<br />

più noti erano:<br />

Graupner, Telemann, Mattheson, noto anche come teorico e musicologo, Gottlieb Muffat, figlio di Georg.<br />

I compositori per organo più attivi nella Germania protestante erano:<br />

Bohm, Zachow, Walther, oltre naturalmente a Bach ed Handel, vissuto in Inghilterra<br />

IN FRANCIA<br />

I principali autori di pieces de clavecin e livres d’orgue furono Clerambault, Daquin, autore dello spiritoso “Le<br />

coucou”, D’Andrieu, autore di divertissement sulla guerra, la caccia e la festa nel villaggio. Ma le maggiori personalità<br />

in Francia furono:<br />

Francois Couperin (1668-1733), nipote di Louis Couperin, apparteneva ad una famiglia di organisti da varie<br />

generazioni. Organista prima a St.Gervais, poi nella cappella reale, fu a contatto con grandi personalità i corte, ma non<br />

aspirò mai alle prestigiose attività artistiche dell’opera e del balletto.<br />

Scrisse 4 libri di Pieces de Clavecin che contengono 254 composizioni raggruppate in 27 ordres. L’ordre è un vocabolo<br />

coniato da Couperin, che indica una struttura di brani (non una suite) il cui numero va da 4 a 23; ogni brano porta un<br />

titolo. La scrittura è a 2, 3 voci, generalmente binaria, ma anche in forma di rondeau. Generalmente ogni ordre<br />

disegnava un “quadretto”: spesso di persone reali, altre volte di sentimenti o atteggiamenti. Ricca l’ornamentazione:<br />

50


Couperin descrisse il modo di eseguire gli abbellimenti (a cui teneva molto) nel suo lavoro didattico L’art de toucher le<br />

clavecin.<br />

Scrisse anche musica da camera, interamente scritta a 3 parti con b.c., come le sonate a 3 italiane. Due dei suoi concerti<br />

furono dedicati uno a Lulli, l’altro a Corelli; importanti i 10 nouveaux concerts ou Les Gouts reunis, attraverso cui<br />

Couperin predicò, nella polemica tra musica italiana e francese, la riunione dei due stili<br />

Scarsa numericamente la musica sacra: 2 messe d’organo e 3 Lecons de tenebres a una e 2 voci<br />

Profondamente francese, espresse nella sua musica eleganza e magniloquenza, risaltò le melodie ornate e ricche<br />

armonie, senza nascondere elementi tipici corelliani quali la passione per le simmetrie e l’uso del contrappunto, senza<br />

tradire il primato melodico. Amante delle forme brevi e dei piccoli complessi, fu tra i più grandi musicisti francesi<br />

Jean-Philippe Rameau (1689-1764), figlio di un organista di Digione, prima di stabilirsi nel 1723 a Parigi, insegnò in<br />

varie città francesi. In questo periodo compose la maggior parte della sua musica per clavicembalo e scrisse un trattato<br />

d’armonia. A Parigi conobbe il mecenate La Pouplinière, che lo convinse a cimentarsi nell’opera. La prima fu Hippolite<br />

et Aricie (1733). Compose 26 opere tra cui si ricordano le tragedie-lyriques Castor et Pollux (1737), Dardanus (1739) e<br />

l’opera-ballet Les Indes galantes (1739). Fu continuatore dell’opera di Lulli.<br />

La sua opera per clavicembalo è costituita da 4 raccolte di pieces de clavecin, di cui la più importante è la terza,<br />

comprendente 2 ampie suites che hanno, oltre alle consuete danze, anche brani liberi, sull’esempio di Couperin, in cui si<br />

rivela la sua forte natura di armonista<br />

I PRINCIPALI STRUMENTI DELL’ETA’ BAROCCA<br />

L’organo<br />

Già noto nell’antichità e diffuso nel Medioevo, fu perfezionato a partire dal XVI sec., con l’introduzione di un certo<br />

numero di registri e pedaliera. Particolarmente noti per la loro perfezione costruttiva erano gli organi tedeschi.<br />

I principali organari furono:<br />

- seconda metà del XV sec: Matteo e Lorenzo di Giacomo da Prato per le chiese di Emilia e Toscana<br />

- XVI sec. e prima metà del XVII sec: gli Antegnati di Brescia; Costanzo Antegnati fu anche compositore e<br />

trattatista. Trovarono lavoro soprattutto in Lombardia<br />

- XVIII sec: l’organista Azzolino della Ciaja fece costruire a Pisa un organo insolitamente ampio (5 manuali), così<br />

come ampio era l’organo opera di Donato del Pisano, a Catania<br />

- seconda metà del XVIII sec: Gaetano Callido realizzò ben 400 organi nel Veneto<br />

- prima metà del XIX sec: i Serassi di Bergamo, tra cui emerse Giuseppe. Strumenti dalla pastosa sonorità diffusi in<br />

Lombardia<br />

Il clavicembalo e il clavicordo<br />

Il clavicembalo è uno strumento a corde pizzicate da punte di penna di corvo poste su saltarelli, che sono collocati<br />

all’estremità interna dei tasti. Ne esistono a 1 o 2 manuali<br />

La spinetta (il virginale inglese) è basata sullo stesso principio, ma le corde sono parallele o oblique alla tastiera<br />

I principali costruttori erano i Ruckers di Anversa, i nostri Baffo e Trasuntino, l’inglese Tschudi<br />

Il clavicordo, antecedende al clavicembalo, era a corde percosse da tangenti infisse nella parte interna del tasto. Di<br />

forma rettangolare e piccola era adatto alla musica domestica. Diffuso soprattutto in Germania, era apprezzato dai Bach<br />

Il violino<br />

Non è noto chi fu l’inventore del violino, ma il primo famoso costruttore fu Gaspare Bertolotti da Salò (1540-1609),<br />

iniziatore della scuola bresciana. Duratura fama ebbe la scuola cremonese con gli Amati (Andrea il capostipite, nato nel<br />

1505; i Guarneri (Andrea il capostipite, allievo di Nicola Amati); gli Stradivari, con Antonio (1655-1737), allievo di<br />

Nicola Amati; nel XVII sec. ebbe notorietà la scuola tirolese con Steiner, probabilmente allievo di Nicola Amati<br />

51


Il pianoforte<br />

Nato durante l’età barocca, fu trascurato inizialmente dai compositori; il suo impiego iniziò nel 1770 con la sensibilità<br />

galante dello stile preclassico, causando la scomparsa graduale del clavicembalo.<br />

Inizialmente chiamato clavicembalo col piano e col forte, fu inventato dal padovano Bartolomeo Cristofori. La sua<br />

invenzione fu annunciata da Scipione Maffei. I primi perfezionamenti si ebbero con il tedesco Silbermann, poi da Stein<br />

e da Erard<br />

TESI XXVII: Bach e Handel<br />

JOHANN SEBASTIAN BACH<br />

La famiglia Bach<br />

Dal capostipite Veit (sec.XVI) a Wilhelm Friedrich Ernst (morto nel 1845) vantò più di un centinai di organisti,<br />

compositori e maestri di cappella attivi in Germania, soprattutto in Turingia e Sassonia. I membri più importanti furono,<br />

oltre a J.S., i tre figli Wilhelm Friedemann, Carl Philipp Emanuel e John Christian.<br />

J.S. Bach (Eisenach,1685-Lipsia,1750), rimasto orfano a 10 anni del padre Johann Ambrosius, organista, fu accolto dal<br />

fratello maggiore Johann Christoph, anch’egli organista, che ebbe cura della sua prima formazione musicale.<br />

Violinista a Weimar, organista ad Arnstadt e a Muhlhausen (dove sposò la cugina Maria Barbara, da cui ebbe 7<br />

figli), ebbe modo di conoscere Bohm e Buxtehude. A questo periodo risalgono molte opere per organo, alcune<br />

cantate e musiche cembalistiche. Tornò a Weimar al servizio del duca di Sassonia e divenne Konzertmeister nel<br />

1714. Qui scrisse moltissimo per organo, molto per clavicembalo, cantate sacre, trascrizioni di concerti<br />

strumentali e l’Orgelbuchlein. Per motivi ancora poco chiari si trasferì a Kothen nel 1717. Nel 1720 morì Maria<br />

Barbara e sposò Anna Magdalena, cantante da cui ebbe 13 figli. La corte di Kothen era calvinista e poco spazio<br />

veniva dato alla musica sacra. Tra il 1717 e il 1723 compose dunque molta musica strumentale. Successe a<br />

Kuhnau come Cantor a Lipsia nel 1723, anche per sostenere economicamente gli studi dei figli all’Università.<br />

Lipsia era una città libera e Bach doveva rispondere dei suoi servizi (insegnare musica e latino nella scuola di<br />

S.Tommaso, comporre soprattutto cantate sacre, organizzare la musica liturgica nelle varie chiese della città,<br />

provvedere alla musica per le cerimonie dell’Università e del Consiglio) al Consiglio comunale e al Concistoro.<br />

Dal 1729 assunse la direzione del Collegium Musicum fondato da Telemann. I rapporti coi superiori furono<br />

spesso difficili, soprattutto per il suo modo di intendere la musica sacra. La salute andò peggiorando dal 1749.<br />

Cieco dopo una cataratta non riuscita, morì nel 1750 colpito da apoplessia.<br />

Trattò tutti i generi musicali della prima metà del ‘700 esclusa l’opera. La sigla BWV sta per Bach Werke Verzeichnis.<br />

Le composizioni sacre occupano i 2/3 della sua produzione:<br />

<strong>MUSICA</strong> SACRA<br />

- circa 300 Kirchenkantaten, ce ne sono rimaste 200, in lingua tedesca, in più brani alternanti cori, recitativi e arie.<br />

Erano eseguite dopo il Vangelo e il Credo e prima del sermone; il testo sviluppava pensieri teologici collegati al<br />

Vangelo del giorno. Generalmente erano scritte per soli, coro, orchestra (20-25 esecutori)+b.c. (organo); le cantate<br />

erano di 2 tipi: Choral kantate, su corale e citazioni bibliche, e quelle basate su testi poetici liberi, con parafrasi dei<br />

testi biblici e passi di poesie devote<br />

- 6 mottetti a 5-8 voci a cappella, su testo biblico<br />

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- 371 corali a 4 voci<br />

- l’Oratorio di Natale del 1734, raggruppamento di 6 cantate per le feste natalizie<br />

- le 2 Passione secondo Giovanni (1724) e la grandiosa Passione secondo Matteo (1727), appartenenti al tipo delle<br />

Passioni oratoriali su testo biblico, ripartito tra Cristo, l’Evangelista e gli altri interlocutori , spesso espressi dal<br />

coro. Frequenti le interpolazioni corali a 4 voci e brani solistici su testi poetici estranei al testo biblico<br />

- in latino sono scritti il Magnificat (1723) e la Messa in si minore (1733) dedicata ad Augusto III, re di Polonia ed<br />

Elettore cattolico di Sassonia.<br />

- 250 composizioni per organo, parte scritte in gioventù ad Arnstadt, Muhlhausen e Weimar, parte nella maturità a<br />

Lipsia. Da ricordare l’Orgelbuchlein scritta con fini didattici per il figlio Wilhelm Friedemann, mentre tra le<br />

raccolte della maturità i Schubler Chorale e i cosidetti 18 corali di Lipsia<br />

<strong>MUSICA</strong> PROFANA<br />

- una trentina di cantate profane, molto simili a quelle sacre, ma scritte per occasioni celebrative. 2 in italiano, le<br />

restanti in tedesco, furono composte nel periodo di Lipsia<br />

- Clavierubungen: 6 suites inglesi e 6 partite (parte I, 1731), Concerto italiano e Partita in si min (parte II, 1731), 4<br />

duetti (parte III, 1739), Variazioni Goldberg (parte IV, 1742)<br />

- i due libri del Clavicembalo ben temperato (1722 e 1744)<br />

- 15 invenzioni a 2 voci e 15 a 3 voci (sinfonie) del 1723<br />

- 6 suite francesi (1722)<br />

- il Clavierbuchlein per Wilhelm Friedemann e Anna Magdalena<br />

- 6 partite per violino solo e 6 suites per violoncello (1720)<br />

- 6 concerti brandeburghesi (1721) sullo stile del concerto barocco italiano<br />

- 5 suites per orchestra<br />

- 13 concerti per clavicembali e archi, parte sono trascrizioni<br />

Difficilmente catalogabile è L’arte della Fuga (1749-1750) saggio di altissima scrittura contrappuntistica dagli aspetti<br />

sia teorici che pratici<br />

In vita, J.S. fu apprezzato come esecutore e insegnante, ma non come compositore, ritenuto attardato su stili non più di<br />

moda, anche se la bravura di contrappuntista gli era riconosciuta. Fu la sintesi del barocco luterano, italiano e francese.<br />

Dalla tradizione luterana attinse lo studio delle le forme organistiche della Germania centro settentrionale: preludio,<br />

toccata, fuga ed elaborazione su corale. La studio della tradizione italiana e francese (grazie alle trascrizioni) gli<br />

procurarono esempi del concerto vivaldiano e delle danze tipiche dei pieces de clavecin francesi.<br />

La sua musica era specchio di un’epoca che andava tramontando: dopo il 1750 le pratiche liturgiche diminuirono<br />

rapidamente, l’uso del contrappunto subì la stessa sorte a favore delle pratiche armoniche che si sarebbero realizzate nel<br />

classicismo. Col tramontare del mondo luterano delle piccole corti tedesche la musica di Bach fu dimenticata. La<br />

“Bach-Renaissance” iniziò nel 1829, grazie alla storica riesumazione della Passione secondo Matteo diretta da<br />

Mendelssohn. La Renaissance prese aspetti istituzionali nel 1850 con la fondazione della Bach Gesellschaft<br />

Georg Friedrich Handel (Halle,1685-Londra,1759)<br />

Ebbe Zachow come maestro, il più autorevole musicista di Halle. A 18 anni fu nominato organista, ma pochi mesi dopo<br />

andò ad Amburgo, dove nel 1705 fece rappresentare Almira, la sua prima opera. Dal 1706 al 1710 soggiornò in Italia:<br />

Firenze, Venezia, ma soprattutto Napoli e Roma, dove conobbe Scarlatti, Corelli e Pasquini. Durante questo periodo<br />

scrisse 2 oratori, mottetti latini e l’opera Agrippina (1709). Lasciata l’Italia, dopo un brevissimo soggiorno ad<br />

Hannover, si recò a Londra, dove rappresentò con successo il Rinaldo. Accolse l’invito della regina Anna a rimanere.<br />

Fino al 1738 si dedicò all’opera italiana e le opere composte per la Royal Academy e per il King’s Theatre sono tra gli<br />

esempi più significativi di opera seria. Alla ricerca di un genere musicale gradito al grande pubblico borghese e che<br />

fosse meno costoso in termini di produzione, cominciò a scrivere oratori di soggetto biblico in inglese. Sostenuto dal<br />

successo di Saul e Israele in Egitto (1739) continuò su quella strada<br />

OPERE TEATRALI<br />

Ne compose 42, tutte del genere serio su libretto italiano, ad eccezione delle poche opere tedesche scritte in gioventù<br />

per il teatro di Amburgo.<br />

Le più note sono Agrippina (1709), Radamisto (1720), Giulio Cesare (1724), Rodelinda (1725), Admeto (1727), Siroe<br />

(1728, su libretto di Metastasio), Orlando (1733), Alcina (1735), Serse (1738). Stilisticamente affini sono le serenate,<br />

tra cui Aci, Galatea, Polifemo.<br />

L’opera seria italiana di Handel costituisce l’esempio più alto del genere. I soggetti erano le vicende dei personaggi<br />

storici o di eroi mitologici. Ciascun atto era una sequela di recitativi (secchi o accompagnati) e arie (spesso col “da<br />

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capo”). Pochi i duetti e i cori, in stile accordale. Gli elementi drammatici avevano nelle sue opere un rilievo assai<br />

maggiore che in quelle dei contemporanei<br />

ORATORI<br />

La sua vera gloria, a cui lavorò, se si escludono 2 composti a Roma, negli anni della maturità.<br />

I più noti furono Esther (1732), Saul (1739), Israel in Egypt (1739), Messiah (1742, il suo capolavoro, presentato a<br />

Dublino), Sanson (1743), Judas Maccabaeus (1737), Salomon (1749), Jephta (1752).<br />

Il loro successo è dovuto al fatto che essi rispondevano alle esigenze culturali dei ceti medi: erano frutto di una<br />

concezione teatrale (a differenza degli oratori italiani, simili a opere serie), avevano libretto in inglese (comprensibili a<br />

tutti, narravano storie dall’Antico Testamento, che per i medi protestanti inglesi erano un po’ il corrispondente dei miti<br />

classici per le classi aristocratiche. La struttura era simile a quella di un’opera, con recitativi e arie. C’era però il coro<br />

con funzione di narratore ma anche di personaggio, come negli oratori di Carissimi, che certamente Handel conobbe;<br />

inoltre il coro era una tradizione ben radicata in Inghilterra, con gli anthems.<br />

ALTRE COMPOSIZIONI<br />

- sacre: salmi e mottetti in latino, per liturgia cattolica; anthems per quella anglicana, da ricordarsi i Chandos<br />

Anthems, composti per il duca di Chandos, suo protettore<br />

- strumentale: i Concerti Grossi op.3 e op.6, Concerti per organo op.4 e op.7, le 2 suite orchestrali Water Music<br />

(1717), eseguita in occasione di una gita del re sul Tamigi, e Music for Royal Fireworks (1748), composta per la<br />

celebrazione della pace di Aquisgrana tra Francia e Inghilterra, 3 raccolte di suites per clavicembalo, variazioni,<br />

sonate per violino e b.c.<br />

La sua vita e la sua opera fu agli antipodi di quella di Bach. Mentre Bach riassumeva la tradizione, il primato della fede,<br />

il contrappunto, Handel era immerso nel presente, seguiva il gusto del suo tempo, pensa armonicamente. Handel visse<br />

da protagonista nei maggiori centri della vita musicale. Tedesco di nascita, visse in Inghilterra come compositore e<br />

impresario. Cosmopolita in un’epoca in cui le barriere nazionali erano tali anche per il gusto, assimilò le caratteristiche<br />

di varie scuole europee. Il suo stile tende al grandioso, alla nettezza della linea melodica, alla mobilità dell’espressione.<br />

Benchè avesse trattato tutti i generi, non in tutti fu grande: la musica strumentale non fu efficace come quella teatrale<br />

TESI XVIII: Haydn, Mozart, Beethoven<br />

TRA IL BAROCCO E IL CLASSICISMO: IL ROCOCO’<br />

Tra il 1740 e il 1770 ci fu un periodo cuscinetto, il cui nome deriva dallo stile architettonico e d’arredo: il rococò. La<br />

musica del rococò, solitamente brillante e gradevolmente ornata, “comunica l’impressione del decorativismo barocco<br />

privato della sua grandeur”. Il rococò è stato chiamato, soprattutto dai francesi, ma non solo, il periodo dello stile<br />

galante<br />

Lo stile galante<br />

“Galanteria” è una parola chiave per comprendere la nuova sensibilità dei decenni di mezzo del XVIII sec. Al primato<br />

della ragione illuministica si sostituì il sentimento, la spontaneità. I 2 romanzi epistolari La nouvelle Eloise (1761) di<br />

Rousseau e I dolori del giovane Werther (1774) di Goethe furono testimonianze eloquenti del modo di sentire.<br />

La musica si adattò: scomparsa graduale del contrappunto e conseguente importanza della melodia, sostenuta ancora dal<br />

b.c., in rapido declino a favore dell’armonia, mentre la forma sonata, da quella del tardo barocco, divenne quella che ora<br />

noi conosciamo<br />

L’elaborazione della forma sonata<br />

dalla bipartita barocca alla bitematica tripartita (esposizione, sviluppo, ripresa) e altre chiacchere sulla forma sonata…<br />

La sinfonia<br />

Deriva dalla sinfonia d’opera scarlattiana in 3 tempi. Presero gradatamente il posto del concerto grosso dal 1730. Uno<br />

dei primi maestri a coltivare questa forma fu<br />

Giovanni Battista Sammartini (1701-1775), maestro di cappella in varie chiese di Milano, ebbe Gluck tra i suoi allievi.<br />

Le sue sinfonie erano principalmente per archi. Dopo di lui la sinfonia si sviluppò nei paesi tedeschi, in particolare alla<br />

corte di Berlino (con Graun e C.Ph.E.Bach), ma soprattutto a<br />

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Mannheim, sotto il governo del principe elettore Carlo Teodoro, appassionato di musica, che ebbe dal 1741 una delle<br />

orchestre migliori d’Europa, sotto la direzione del virtuoso violinista Stamitz, intorno al quale si sviluppò la “scuola di<br />

Mannheim”, laboratorio musicale per lo sviluppo del linguaggio pre-classico, soprattutto negli aspetti dinamici<br />

Le altre forme<br />

Durante il rococò ci fu un avvicinamento delle varie forme in quella che poi sarebbe diventata la comune struttura di<br />

sonate, sinfonie, concerti, quartetti… Grande diffusione ebbero le sonate per clavicembalo, che dal 1770 fu sostituito<br />

dal forte-piano e le sonate per violino e clavicembalo. Il consolidamento della struttura sinfonica andò di pari passo a<br />

quello delle orchestre che, a parte quelle dei Collegia Musica cittadini, erano alle dipendenze di facoltosi principi<br />

Col tramonto della sonata a 3, la forma principale d’insieme diventò il quartetto. Sembra che il primo a scrivere per<br />

questa formazione fu A. Scarlatti, autore di 4 Sonate a 4 senza b.c., seguito da Antonio Caldara. Fu Franz Xavier<br />

Richter, maestro di Mannheim, a definire lo stile del quartetto d’archi classico, mentre di fatto furono Haydn e Luigi<br />

Boccherini a definire lo stile di “conversazione musicale” proprio delle formazioni cameristiche classiche<br />

I figli di Bach<br />

I musicisti più rappresentativi del rococò furono i figli di J.S.Bach: Wilhelm Friedeman, Carl Philipp Emanuel e Johann<br />

Christian. Sebbene accomunati dalla scuola paterna, non composero come il padre musica organistica e cantate sacre,<br />

segno che i tempi erano cambiati. Il centro di interesse creativo che li accomunava era il clavicembalo.<br />

- Wilhelm Friedeman (1710-1784), il primogenito, era il prediletto dal padre per le vivaci qualità musicali. Organista<br />

ad Halle, poi a Berlino, era irrequieto, eccentrico e indisciplinato. Finì la vita in miseria<br />

- Carl Philipp Emanuel (1714-1788) fu clavicembalista a Berlino e ad Amburgo. Molto operoso, si impegnò nella<br />

definizione di nuovi orizzonti formali ed espressivi. E’ ricordato soprattutto per le sonate e i concerti per<br />

clavicembalo e per un trattato sul “vero modo di suonare il clavicembalo” (1753)<br />

- Johann Christian (1735-1782) operò a Milano e a Londra. Scrisse molte opere teatrali, rinnegando così le tradizioni<br />

di famiglia, tuttavia le sue composizioni più significative furono le sinfonie, i concerti per clavicembalo o fortepiano<br />

e le sonate<br />

IL CLASSICISMO<br />

È il periodo che segue il rococò e precede il romanticismo. Cronologicamente è il mezzo secolo tra 1770 e 1820 ca.<br />

La nozione di classicismo<br />

Il termine viene usato per indicare quei movimenti artistici che riconosco il valore dei modelli greci e romani.<br />

L’apprezzamento per le opere antiche non venne mai meno nel Medioevo, ma nel Rinascimento e fino all’800 il<br />

confronto col mondo antico fu fondamentale per l’arte europea. L’etichetta di “classico” si può attribuire alla poesia<br />

d’Arcadia, ai drammi del Tasso e del Guarini, alle tragedie di Corneille e Racine, alla pittura di Raffaello e Poussin, agli<br />

edifici di Bramante e alle ville del Palladio. Classico nell’arte è sinonimo di grazia, magnificenza, decoro, equilibrio e<br />

senso della proporzione. Questo stile si manifestò anche nella musica dando vita ad una omogeneità del gusto non<br />

pensabile in precedenza<br />

Teatri e concerti. Il pubblico<br />

Il periodo classico coincise con il graduale passaggio da governi aristocratici assolutisti a governi ispirati dalla<br />

borghesia liberale. Assieme all’interesse per il teatro, in particolare quello italiano, crebbe anche quello per la musica<br />

strumentale, non più bene esclusivo di privati, nobili e facoltosi, ma accessibile al grande pubblico. Si svilupparono i<br />

concerti pubblici soprattutto a Londra, Parigi e Lipsia, dove furono costruite o riadattate le prime sale da concerto.<br />

Accanto ai professionisti, numerosi erano i dilettanti che si accostavano alla musica strumentale, soprattutto al<br />

pianoforte<br />

La professione di musicista<br />

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All’inizio del XVIII sec. il musicista era uno stipendiato da una congregazione religiosa, o da un principe, o da un<br />

teatro. Haydn e Mozart vissero in prima persona il passaggio da questa situazione a quella di liberi professionisti.<br />

Questo cambiamento portò più libertà ai compositori, liberi di comporre secondo il proprio gusto, e non secondo quello<br />

del committente, e più possibilità agli esecutori di suonare in pubblico. Importante per la professione di musicista fu la<br />

fondazione di un Conservatorio Nazionale a Parigi (1795), che servì da modello per altri conservatori.<br />

Contemporaneamente si determinò un rinnovamento degli strumenti didattici.<br />

Musica e cultura<br />

Fino al XVIII era raro che un trattato teorico uscisse dalla cerchia degli addetti ai lavori. Col completamento<br />

dell’Enciclopedia (1751-1777) la cultura musicale era accessibile a tutti, grazie alle numerose voci che si riferivano alla<br />

materia musicale. Inoltre fu pubblicata a Londra la poderosa Storia generale della musica dai Greci al 1789 di Burnay e<br />

le prime monografie su Bach e Palestrina. Anche l’editoria musicale si sviluppò, con l’utilizzo del nuovo metodo della<br />

litografia accanto a quello tradizionale su lastre incise<br />

FRANZ JOSEPH HAYDN (Rohrau, Tirolo,1732-Vienna,1809)<br />

Studiò canto ad Hainburg, poi alla scuola di canto corale della cattedrale di S.Stefano a Vienna, dove proseguì gli studi<br />

anche di clavicembalo e composizione. Negli anni 1750-60 insegnò, suonò in piccoli complessi e fece piccole<br />

composizioni, ma nel 1761 fu assunto come vice maestro di cappella dalla potente famiglia aristocratica ungherese<br />

Esterhàzy, col principe Nicola, appassionato di musica. Nel trentennio al suo servizio Haydn svolse una intensa attività<br />

di compositore e direttore e le sue composizioni furono conosciute in tutta Europa. Nel 1790, alla morte di Nicola,<br />

Haydn divenne libero professionista perché gli Esterhazy sciolsero l’orchestra per motivi economici e accordarono al<br />

maestro di cappella. Accolse così l’offerta del violinista impresario Salomon di comporre e dirigere sinfonie per la sua<br />

società di concerti a Londra, nacquero così le 12 “sinfonie londinesi”. L’impatto con gli oratori di Handel lo portò a<br />

comporre musica sacra per la ricostituita cappella Esterhazy. Morì durante l’occupazioni di Vienna da parte delle truppe<br />

napoleoniche<br />

Toccò tutti i generi e le forme coltivate tra il 1750 e il XIX sec, ma, a differenza di Mozart, con alcune limitazioni:<br />

opere teatrali composte per il teatrino di corte, scarsa produzione di concerti per strumenti solisti, musica sacra<br />

composta solo dopo il ritorno da Londra<br />

SINFONIE E CONCERTI SOLISTICI<br />

Il catalogo dell’Hoboken (da cui la sigla Hob) riconosce autentiche 108 sinfonie, tutte in 4 tempi, ad eccezione dei<br />

lavori giovanili. Fino alla n.81 sono state scritte per la cappella degli Esterhazy (circa 20 strumentisti), più ampie ed<br />

elaborate le 6 “parigine” nn.82-87 e le 12 “londinesi” nn.93-104, che già presentano pienamente maturato lo stile<br />

sinfonico: l’individuazione della scrittura timbrica degli strumenti e il loro impiego (autonomo, per famiglie, per<br />

combinazioni timbriche)<br />

Rilievo inferiore hanno i concerti solistici, scritti nei primi anni del servizio presso gli Esterhazy. E’ possibile che il<br />

concerto non fosse particolarmente gradito al suo protettore, o che il Soli-Tutti non fosse congeniale alla natura di<br />

Haydn<br />

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<strong>MUSICA</strong> DA CAMERA<br />

Nicola Esterhazy teneva molto in considerazioni la musica da camera e Haydn negli anni 1761-90 scrisse moltissimo<br />

per formazioni cameristiche con baryton, lo strumento suonato da Nicola (una specie di violone con corde di<br />

risonanza). Il punto più alto della produzione cameristica è costituito dagli 83 quartetti. Il quartetto fu la forma a<br />

cui Haydn fu più legato, e più delle sinfonie testimonia il cammino stilistico compiuto: affrancamento dalle<br />

ultime vestigia del barocco, partecipazione e distacco dallo stile galante, maturità conquistata coi 6 quartetti op.<br />

33 (1778-81), i “quartetti russi” dedicati al principe Petrovic. Definì nel quartetto lo stile della “conversazione<br />

musicale”, in cui ogni strumento aveva pari dignità<br />

Anche nelle 52 sonate per clavicembalo, poi per forte-piano è possibile seguire il percorso stilistico: dalle prime che<br />

ricordano le suites, a quelle del 1776 in cui si riconosce l’influsso di C.Ph.E.Bach, a quelle mature successive al<br />

1780<br />

- Compose una cinquantina di divertimenti (serenate, cassazioni, notturni: + o – stessa cosa), una forma austriaca di<br />

musica da camera non impegnata per archi o fiati, di struttura variata, generalmente Allegro-Minuetto-Andante-<br />

Minuetto-Allegro<br />

- 41 trii con forte-piano e 21 trii per archi<br />

OPERE TEATRALI<br />

Circa 13, prevalentemente buffe per il teatrino degli Esterhazy. Le più note sono Lo speziale, Le pescatrici, Il mondo<br />

della luna, tutti “drammi giocosi” su libretto di Goldoni<br />

COMPOSIZIONI VOCALI SACRE<br />

Ad eccezione di un oratorio e di poche messe, la produzione sacra fu successiva al soggiorno in Inghilterra. La maggior<br />

parte delle messe hanno un pretesto esterno dovuto a committenze. Decise invece autonomamente di comporre 2<br />

oratori: La creazione (1798) e Le stagioni (1801). Opera singolare è Le 7 ultime parole di Cristo sulla Croce (1785),<br />

nata per orchestra e poi trasformata in oratorio<br />

Il suo più alto merito è quello di aver convogliato gli elementi a volte contraddittori dello stile classico e di averlo<br />

realizzato nei quartetti e nelle sinfonie. Il valore artistico è la felicità dell’invenzione musicale. Il suo equilibrio, la<br />

facilità con cui realizzava le melodie e gli spunti tematici, a volte presi a prestito dalla musica popolare, spiegano il<br />

successo che ebbe in tutta Europa. Segno evidente della sua popolarità fu l’influenza che ebbe sui compositori<br />

contemporanei e i successori, primo tra tutti Mozart<br />

WOLFGANG AMADEUS MOZART (Salisburgo,1756-Vienna, 1791)<br />

Figlio di Leopold, violinista, compositore e didatta della cappella musicale della cappella musicale di Salisburgo, sede<br />

di un principato ecclesiastico semi-indipendente. Leopold intuì il precoce ed eccezionale talento del figlio e si occupò<br />

della sua formazione musicale. Dal 1762 al 1772 Wolfgang compì numerosi viaggi di studio in tutta Europa in<br />

compagnia del padre. Numerose furono le sue esibizioni in pubblico, e tra un viaggio e l’altro tornava a Salisburgo per<br />

studiare e comporre. Ma la vita musicale della cittadina, nonostante fosse abbastanza attiva, gli andava stretta, così<br />

cercò sistemazione a Mannheim e a Parigi, dove morì la madre nel 1778. Nel 1781 avvenne la rottura con<br />

l’arcivescovado di Salisburgo e lasciò il posto alla cappella per stabilirsi a Vienna, dove sposò Costanza Weber. I primi<br />

anni ottenne successo, suonando in pubblico i suoi concerti per piano e orchestra, dava lezioni e gli editori, soprattutto<br />

Artaria, pubblicavano volentieri i suoi lavori, tra cui Il ratto dal serraglio. Ironicamente, il favore del pubblico andò<br />

scemando quando compose i suoi più grandi capolavori: Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte, le ultime<br />

sinfonie, i quintetti, le memorabili musiche da camera. Anche la situazione economica non era rosea. Morì colpito da<br />

febbre reumatica e fu seppellito in una fossa comune<br />

OPERE TEATRALI (il K sta per von Kochel)<br />

24 sono le opere per il teatro, raggruppabili in: opere serie su libretti italiani, opere buffe in italiano e singespiele<br />

- l’opera seria italiana, di schema metastasiano, benchè lo stile belcantistico piacesse al pubblico, era al tramonto. Le<br />

sue più note erano Mitridate re di Ponto (1770), Ascanio in Alba (1771) su libretto del Parini e Lucio Silla (1772),<br />

tutte e 3 rappresentate al teatro Ducale di Milano. Idomeneo re di Creta (1781), la più riuscita, La clemenza di Tito<br />

(1791) su rifacimento di libretto metastasiano. All’intenso discorso teatrale, influenzato da Gluck e dalla tragedielyrique,<br />

si affianca un fitto discorso orchestrale, i numerosi cori e l’alto impegno vocale dei brani solistici.<br />

- Le opere buffe più famose, ispirate da commedie o romanzi dell’epoca, erano La finta semplice (1768), La finta<br />

giardiniera (1775), opere giovanili. Le 3 opere su libretto di Lorenzo da Ponte, abate estroso e irrequieto, Le nozze<br />

di Figaro (1786), tratta dalla commedia di Beaumarchais, Don Giovanni (1787), Così fan tutte (1790) riassumono<br />

l’opera buffa italiana, ma allo stesso tempo la trascendono. I personaggi escono dalla tipizzazione ed esprimono i<br />

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propri sentimenti come nell’opere seria. Altrettanto nuova è la partecipazione orchestrale, spesso in scrittura<br />

sinfonica<br />

- I singspiele sono 3: il giovanile Bastien und Bastienne (1768), Il ratto dal serraglio (1782), turquerie che eleva il<br />

genere a grande arte e Il flauto magico (1791), l’unica opera in cui si evidenziano gli ideali del tempo ispirati allo<br />

spirito laico e illuminista di stampo massonico<br />

<strong>MUSICA</strong> VOCALE SACRA<br />

17 messe, mottetti, litanie e offertori per soli, coro e orch. furono composti in gioventù per gli uffici sacri a Salisburgo.<br />

Tra le opere più note i Vesperes solemnes de confessore K.339 e il Kyrie K.341. La sua ultima composizione, non<br />

terminata, fu il Requiem per soli coro e orch., i cui brani mancanti furono scritti dall’alunno Sussamayr<br />

SINFONIE<br />

La maggior parte delle 49 sinfonie fu composta tra il 1765 e il 1779 e mostra l’evoluzione orchestrale. Negli anni<br />

viennesi ne compose 6, che costituiscono l’apice del loro genere. Tra queste la Haffner, la Linz, la Praga, la Jupiter<br />

CONCERTI SOLISTICI<br />

Al contrario di Haydn, scrisse molti concerti per vari strumenti solisti. I 17 per pianoforte scritti a Vienna ed eseguiti da<br />

lui stesso furono veicolo di grande popolarità. In questi il concerto solistico classico trova una delle sue più alte<br />

espressioni. Il pianismo non è mai fine a se stesso, né ostentazione e il rapporto tra solista e orch. ha carattere unitario<br />

QUARTETTI E QUINTETTI<br />

Sono la forma in cui Mozart sente di più Haydn, senza mortificare la sua personalità. I più noti sono i quintetti K.515 e<br />

516 e il quintetto per clarinetto e archi K.581<br />

ALTRI GENERI<br />

Coltivò tutte le forme di musica da camera per pianoforte: sonate a 2 mani (17), a 4 mani (5), fantasie, variazioni, 42<br />

sonate per violino e pianoforte. Al periodo salisburghese risalgono la maggior parte delle serenate, dei divertimenti e<br />

delle cassazioni (generi per altro molto simili)<br />

Mozart non acquistò tra i contemporanei il consenso europeo come Haydn, certamente perché mori troppo giovane.<br />

Un’altra ragione era la qualità della musica, che, in parole semplici, era più difficile di quella di Haydn. In un’epoca in<br />

cui la “facilità” era un grande pregio. Analizzando la musica di Mozart si notano infatti la pluralità di temi negli<br />

Allegro, la concatenazione varia e fantasiosa dei periodi, con le loro asimmetrie fraseologiche. Spiegare l’incanto della<br />

musica di Mozart è impossibile. Molto importante l’economia musicale: mai troppo prolisso, mai troppo stringato. La<br />

tavolozza di sentimenti, su cui però prevale un sereno ottimismo, è vastissima<br />

LUDWIG VAN BEETHOVEN (Bonn,1770-Vienna,1827)<br />

Discendente da una famiglia di origine fiamminga, era figlio di un modesto e alcoolizzato tenore nella cappella di corte<br />

che lo avviò presto alla musica sperando in un bambino prodigio. A soli 14 anni divenne organista di corte e in seguito<br />

le amicizie amicizie influenti, soprattutto col conte Waldstein, lo convinsero a partire per Vienna nel 1787. Vi rimase<br />

stabilmente, dopo l’occupazione della Colonia da parte dei francesi. Ricevette lezioni più che da Haydn, da Schenk,<br />

Alvrechtsberger e Salieri, intanto che stringeva amicizia con i più influenti membri della famiglia reale, a cui dedicò<br />

molte delle sue composizioni. Intorno al 1802, anno del “testamento di Heiligenstadt” si accorse di star diventando<br />

sordo, cosa che minò la sua volontà di affermarsi. Dovette interrompere l’attività di concertista e si dedicò<br />

completamente alla composizione. Di tanto in tanto organizzava “accademie” cioè concerti a pagamento dove<br />

presentava le nuove composizioni. Per assicurargli la tranquillità economica alcuni amici e ammiratori tra cui l’arciduca<br />

Rodolfo e i principi Lobkowitz e Kinsky si impegnarono nel 1809 a corrispondergli una pensione di 4000 fiorini<br />

all’anno. Dopo il 1815 iniziò un periodo difficile: molti amici morirono o lasciarono Vienna e le esecuzioni delle sue<br />

composizioni diminuirono. Alla morte del fratello Carlo ebbe in tutela il nipote, ma da lui e dalla madre del ragazzo<br />

ebbe noie anche giudiziarie. Dal 1820 alla morte, colpito da cirrosi epatica seguita da idropisia, è il periodo delle grandi,<br />

ultime creazioni: le ultime sonate per pianoforte e quartetti, la 9° sinfonia e la Missa solemnis<br />

La sua produzione fu numericamente inferiore a quella di Haydn e Mozart, basta pensare alle 9 sinfonie contro le 108 e<br />

39 degli altri due. Le sue composizioni erano certamente più ampie di quelle di tutti i precedenti maestri, inoltre non<br />

scriveva di getto, ma il lavoro maturava attraverso una lunga serie di appunti , abbozzi e continui rifacimenti. Tranne<br />

che per lavori da poco, per accontentare editori o estimatori e amici, non scrisse mai su commissione, ma per sé stesso,<br />

e per questo poteva permettersi audaci innovazioni che superavano le convenzioni correnti. Alcuni musicologi, con a<br />

capo Wilhelm de Lenz, individuano 3 periodi stilistici:<br />

- periodo “dell’imitazione” (1793-1802): le sonate fino all’op.14, i 6 quartetti op.18, le prime 2 sinfonie<br />

- periodo “dell’estrinsecazione” (1803-1815): le sonate dall’op.26 all’op.90, i quartetti op.59,74 e 95, le sinf. dalla 3°<br />

all’8°, il Fidelio e i concerti<br />

58


- periodo “della riflessione” (1816-1826): le ultime 5 sonate, la Missa solemnis, la 9° sinfonia e gli ultimi quartetti<br />

d’archi<br />

COMPOSIZIONI PER ORCHESTRA<br />

- Caposaldo del repertorio sinfonico sono le 9 sinfonie. A partire dalla 3°(l’Eroica) ebbero proporzioni maggiori di<br />

quelle di Haydn e Mozart. In molte di esse viene sviluppata una tematica: la 3° la grandezza eroica, la 5° la lotta<br />

contro le forze avverse che si risolve in una vittoria (da do min a do magg), la 6° gli idilli campestri cari all’arte del<br />

XVIII sec, la 9° l’aspirazione alla fratellanza universale e il fondamento della gioia sull’amore per un Padre celeste,<br />

rivelatrice dell’idealità morale di Beethoven. Con la 9° sinfonia viene superato il confine tra generi musicali vocali<br />

e strumentali, con l’introduzione di 4 voci soliste e un coro in un’ opera sinfonica<br />

- 11 ouvertures, tra cui Leonore, Coriolano, Egemont, Prometeo<br />

- 5 concerti per pianoforte e orchestra<br />

- concerto per violino e orchestra op.61<br />

- triplo concerto per pianoforte, violino, violoncello e orchestra op.56<br />

COMPOSIZIONI PER PIANOFORTE<br />

- le 32 sonate per pianoforte (… varie chiacchere, specie sulla forma…allargare la forma-sonata senza snaturarla)<br />

- 33 variazioni su un valzer di Diabelli op.120 (1823)<br />

- 2 raccolte di Bagatelle op.119 e 126 (1823)<br />

<strong>MUSICA</strong> DA CAMERA<br />

- 18 quartetti , tra i 3 Quartetti russi op.59 in omaggio all’ambasciatore russo a Vienna, che stupirono per<br />

l’abbondanza di temi (tra cui 2 temi russi), e per la complessità degli sviluppi<br />

- 10 sonate per violino e pianoforte, tra cui l’op.24 La Primavera e l’op.47 a Kreutzer, 5 sonate per violoncello e<br />

pianoforte, il Settimino op.20, trii con pianoforte e trii con archi<br />

OPERE TEATRALI<br />

Una sola, il Fidelio (1805), la storia di Leonora travestita da uomo che salva il marito, condannato a morte da un<br />

nemico politico. Il libretto, nella forma del singspiel è una traduzione da un fortunato libretto francese. Non ebbe<br />

inizialmente fortuna (troppo lunga, accusa di trattare le voci come strumenti). Come nella 9° sinfonia, compare<br />

l’umanità di Beethoven, con tutte le sue aspirazioni (omaggio alla libertà e all’amore, condanna della tirannia)<br />

COMPOSIZIONI VOCALI SACRE E PROFANE<br />

Scarso rilievo hanno le cantate, i lieder, le poche composizioni a cappella, l’oratorio Cristo sul monte Oliveto.<br />

Capolavoro invece la Missa solemnis op.123 (1823) dedicata all’arciduca Rodolfo, quando fu nominato arcivescovo<br />

Fu il primo compositore a rappresentare con la sua opera gli avvenimenti che si svolgevano nel mondo, dalle vicende<br />

storiche ai mutamenti dell’animo dell’uomo (lui stesso, ma anche l’Umanità). La sua filosofia aderisce a quella<br />

illuministica prima, poi a Kant, Klopstock, Goethe, Schiller. Grande fede nell’umanità, l’amore e la fratellanza, la lotta<br />

contro il dolore e il destino, tutto questo trovò terreno fertile nell’antitesi tra i 2 temi della forma sonata, così come il<br />

frequente ricorso alla modulazione e alla variazione armonica sono proiezione di lotta interiore<br />

ALTRI COMPOSITORI<br />

Durante il classicismo aumentò l’interesse per la musica, in confronto alle altre epoche, con il conseguente aumento di<br />

musicisti. Si ricordano Karl Ditters von Dittersdorf (1739-1799), autore di molti singespiele, 120 sinfonie e 44 concerti,<br />

Johann Friedrich Reichardt (1752-1814), instancabile viaggiatore, compositore e autore di scritti teorici, o l’altrettanto<br />

prolifico boemo Antonin Reicha (1770-1836), oltre a Carl Czerny (1791-1857), il cui catalogo superò le 1000<br />

composizioni, in grandissima parte pianistiche. Oltre a questi si ricordano i nostri<br />

- Giovanni Battista Viotti (Vercelli,1755-Londra,1824), che studiò a Torino con Pugnani, ma trascorse gran parte<br />

della vita a Parigi e Londra, dove diventò impresario teatrale e commerciante di vini. Interruppe presto la<br />

prestigiosa carriera concertistica, ma non quella di compositore, dedicata al violino, con 29 concerti, 42 duetti, 18<br />

sonate, quartetti e trii. Le sue composizioni sono pregevoli per forma e musicalità, ma poco originali. Fu il<br />

fondatore della moderna scuola violinistica, con il suo allievo Rode<br />

- Nicolò Paganini (Genova,1782-Nizza,1840), il più grande violinista di tutti i tempi, fu essenzialmente autodidatta.<br />

Dal 1806 fu direttore d’orchestra a Lucca. Dal 1824 al 1834 viaggiò per tutta Europa in tournee. Al ritorno si stabilì<br />

presso Parma, ma i disagi della sua vita sregolata lo portarono a morte precoce. I suoi 24 Capricci sono (insieme<br />

alle sonate e partite per violino solo di Bach) il più alto termine di bravura violinistica. Scrisse anche 9 (ne<br />

rimangono 6) concerti per violino e orchestra (Il carnevale di Venezia, Le streghe), sonate per violino e chitarra,<br />

quartetti, composizioni per chitarra (strumento del quale era ottimo esecutore)<br />

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- Luigi Boccherini (Lucca,1743-Madrid,1805) fu il primo autorevole compositore per violoncello. Studiò prima col<br />

padre, poi a Roma. Fu nominato primo violoncello della cappella palatina di Lucca e si fece apprezzare sia come<br />

solista che in formazione con i violinisti Nardini e Manfredi e il violista Cambini. Invitato a Madrid a lavorare<br />

presso la famiglia reale. Rimase in Spagna tra angustie ed indigenze. Scrisse sonate per violino e b.c, sonate per<br />

violoncello e b.c, 137 quintetti d’archi, la maggior parte con 2 violoncelli, sestetti per archi, ottetti per archi e fiati,<br />

30 sinfonie, 11 concerti per violoncello, uno per violino, uno per clavicembalo. L’opera vocale è scarsa, ma è<br />

notevole lo Stabat Mater per 3 voci soliste e archi. I suoi quartetti e quintetti influenzarono i contemporanei, Haydn<br />

e Mozart compresi<br />

- Muzio Clementi (Roma,1752-Evesham,Inghilterra,1832) si trasferì in giovane età in Inghilterra, dove proseguì gli<br />

studi pianistici. Fu concertista, didatta, organizzatore e autore di sonate e di fondamentali opere didattiche,<br />

fabbricante di pianoforti ed editore. Fu autore di più di 100 sonate (1775-1821) che costituiscono, dopo le sonate<br />

dei 3 Grandi, il nucleo di opere pianistiche dello stile classico, e del monumentale Gradus ad Parnassum<br />

TESI XXIX: Il periodo romantico<br />

IL ROMANTICISMO<br />

Le prime definizioni di romanticismo furono ad opera del “gruppo di Jena” guidato dai fratelli Schlegel, e al quale<br />

appartennero il filosofo Fichte e i poeti Tieck e Novalis. Il romanticismo esordì con il rifiuto del primato della ragione<br />

illuministica e dell’arte classica, con i luoghi comuni della cultura greco-romana, i principi d’imitazione e di unità<br />

aristotelica. Al repertorio di ispirazione classica, i romantici opposero fonti di ispirazione medioevale (storia e<br />

leggenda), mentre alla ragione opposero i sentimenti e la spontaneità. Non fu un semplice cambiamento di gusto, ma<br />

una rivoluzione culturale dettata da un nuovo sentimento secondo cui i supremi valori dell’esistenza sono le misteriose<br />

forze della natura. Interessò in primis la letteratura; i poeti e letterati più noti furono Shelley, Byron, de Musset, Heine,<br />

Manzoni, Hugo, Coleridge…<br />

La musica in età romantica<br />

Il romanticismo è il periodo che segue il classicismo, periodo che va dal 1820 al 1914, ma i pareri dei musicologi sono<br />

discordanti. Alcuni infatti pensano al classicismo-romanticismo come ad un periodo unico. Il concetto romantico della<br />

musica nacque prima della musica romantica, per quanto possa sembrare strano. Le prime testimonianze del nuovo<br />

modo di intendere la musica, cioè il più vero modo di espressione dell’anima, si trovano negli scritti di Hoffman (1776-<br />

60


1882), apprezzato letterato e ministro della giustizia prussiana. I caratteri della musica romantica non sono univoci,<br />

abbondano i segnali contraddittori, come l’affermazione del primato della musica strumentale su quella vocale (fatto<br />

nuovissimo) e il grande interesse dei romantici tedeschi per l’opera. Atteggiamenti contrastanti anche nelle pagine di<br />

uno stesso compositore, che poteva affiancare pagine di profondo intimismo ad esibizioni virtuosistiche; o il concetto di<br />

musica pura che convive con le tentazioni di quella a programma. Ma tra i caratteri che distinsero il romanticismo, ne<br />

vanno citati almeno 2: il superamento del cosmopolitismo, a favore del riconoscimento delle culture nazionali e il<br />

liberarsi dal primato della forma-sonata a favore di nuove forme più libere e asimmetriche<br />

LE ESPRESSIONI PRIVILEGIATE <strong>DELLA</strong> <strong>MUSICA</strong> ROMANTICA<br />

Sviluppo e crescita delle creazioni sinfoniche<br />

Dall’orchestra delle sinfonie classiche, che oggi chiameremmo “da camera” si ha un progressivo incremento di mezzi<br />

strumentali: si passa dai 25-40 esecutori al centinaio. All’orchestra romantica accadde più o meno quello che si<br />

riscontra nella pittura dell’800: da Delacroix agli impressionisti si riscontra il bisogno di un nuovo cromatismo e nuove<br />

luminosità. Nell’organico delle orchestre vennero inseriti nuovi strumenti quali ottavino, controfagotto, trombone, basso<br />

tuba, arpa, vari strumenti a percussione, mentre verso la metà del secolo entrò in uso la divisione in file tra gli archi. I<br />

compositori che diedero apporti decisivi allo sviluppo dell’orchestra furono Beethoven, Berlioz, Liszt, Wagner, Mahler,<br />

Debussy<br />

Il pianoforte<br />

Sparito il clavicembalo e ignorato l’organo, fu il re incontrastato della musica strumentale romantica. A partire dal<br />

1820-30 la letteratura per pianoforte, accanto alle sonate, comparvero forme dall’architettura più semplice basate sul<br />

Lied che diedero vita a 2 tendenze opposte: l’intimismo e il virtuosismo<br />

Il Lied<br />

Si distinguono il Lied strofico, quello vero e proprio che accompagna il canto con la stessa melodia, a volte lievemente<br />

modificata, e il Lied “durchkomponiert”, che presenta da una strofa all’altra sempre nuovo materiale melodico<br />

I MUSICISTI <strong>DELLA</strong> PRIMA GENERAZIONE ROMANTICA<br />

Franz Schubert (Vienna,1797-1828)<br />

A 11 anni ottenne una borsa di studio presso la cappella di corte e potè frequentare la Stadtkonvikt, dove scrisse un<br />

centinaio di composizioni, quartetti e 2 sinfonie. Fu affidato a Salieri perché gli insegnasse la composizione vocale e<br />

intorno al 1815 naquero i primi capolavori liederistici, Margherita all’arcolaio e Il re degli elfi. Non amava insegnare e<br />

dovette affrontare ristrettezze economiche. Fu aiutato da alcuni amici e ammiratori. In una città dove la vita musicale<br />

era vivacissima, viveva appartato. Non gradiva i salotti e non osava nemmeno avvicinare Beethoven, che venerava. La<br />

composizione lo assorbiva completamente e le sue composizioni erano ascoltate nei circoli musicali della media<br />

borghesia, dove si tenevano le famose “schubertiadi”. Solo nel 1828, pochi mesi prima della morte per tifo, la Vienna<br />

ufficiale conobbe la sua arte grazie ad un concerto organizzato dagli amici<br />

Le sue composizioni portano la sigla D, da Otto Erich Deutsch, che fece il catalogo completo delle sue composizioni<br />

- i lieder: ne compose più di 600, su testi poetici di Goethe, Schiller, Klopstock, Ossian, Claudius, Schlegel, Novalis,<br />

Heine, Muller (col quale fece 2 raccolte). Sono la parte più intima e poetica di Schubert. La melodia, chiarissima, è<br />

semplice e orecchiabile e l’accompagnamento pianistico non svolge un ruolo subordinato<br />

- lavori teatrali: circa 12, tra opere, singspiele e commedie musicali. Pochi rappresentati in vita, i più noti sono<br />

Alfonso und Estrella (1821), Fierabras e Rosamunda (1823)<br />

- musica sacra: 8 messe, e varie parti di messe<br />

- per pianoforte: 22 sonate, la Wanderer-Fantasia (1822), i 6 Momenti musicali op.94 (1823), gli 8 improvvisi op.90<br />

e op.142 (1827), circa 300 danze (scozzesi, landler, minuetti, galop, valzer, tra cui le raccolte Valses sentimentales<br />

e Valses nobles)<br />

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- da camera: sonate per violino e pianoforte, sonate per arpeggione (una gande chitarra a 6 corde che si suona con<br />

l’arco) e pianoforte, 2 trii per archi, 3 trii con pianoforte, 12 quartetti per archi, il quintetto per archi e pianoforte<br />

(La trota), l’ottetto<br />

- per orchestra: 10 sinfonie, tra cui La tragica, La piccola, L’incompiuta (solo i primi 2 tempi), La grande. Le prime<br />

6 si ricollegano alla serenità mozartiana. Dalla 4° in avanti sono evidenti i segni della sua personalità<br />

E’ errato definirlo un romantico tout-court. Fu a metà tra classicismo e romanticismo. La sua formazione fu<br />

esclusivamente classica. Il nucleo centrale della sua personalità è il lirismo, sereno e limpido, capace di dilatarsi<br />

moltissimo nelle ancora presenti strutture derivate dal classicismo<br />

Hector Berlioz (1803-Parigi,1869)<br />

Figlio di medico, si iscrisse alla facoltà di medicina, ma la sua vera passione era la musica. Prese lezioni da Lesueur e<br />

nel 1826 entrò al Conservatorio di Parigi dove studiò contrappunto e composizione. Era molto curioso dal punto di vista<br />

artistico. La conoscenza del Faust di Goethe lo convinse a mettere in scena le Huit scenes de Faust (1829). L’anno<br />

seguente compose l’opera più conosciuta, la Symphonie fantastique. Vinse il Prix de Rome con la cantata Sardanapale,<br />

a Roma conobbe Mendelsshon e Glinka, e scrisse Lelio ou Le retour a la vie. Tornato a Parigi sposò un’attrice irlandese<br />

di teatro, ma non fu un matrimonio felice. Si occupò di giornalismo e poco di composizione, sino al 1842, quando iniziò<br />

una tournee europea con la soprano Maria Recio. All’accoglienza all’estero però non corrispondeva la considerazione<br />

del pubblico francese, che accolse freddamente Les Troyens (1863)<br />

- le opere teatrali più note sono: Benvenuto Cellini (1838), un insuccesso, Les Troyens (1863), tragedie-lyrique in<br />

due parti (La prise de Troye, 3 atti e Les Troyens a Carthage, 5 atti), Beatrice et Benedict (1862), opera-comique in<br />

2 atti<br />

- composizioni sinfonico-corali: Huit scenes de Faust per soli coro e orch, poi ampliato e mutato in La damnation de<br />

Faust, 1845-46 (definita “opera de concert”, a metà tra la composizione sinfonica e l’opera), Lelio ou Le retour a<br />

la vie, monodramma lirico per recitante, soli, coro e orch (1831-32), Grande Messe de Morts (un Requiem, 1837),<br />

Te deum (1849), L’enfance de Christ (trilogia sacra, 1854)<br />

- composizioni sinfoniche: Symphonie fantastique (1830) è in 5 tempi e ognuno porta un titolo, costituisco “episodi<br />

della vita di un artista”, Harold en Italie (1834, per viola concertante e orch, in 4 tempi), Romeo et Juliette (sinfonia<br />

drammatica, 1839)<br />

- scritti letterari o teorici: Voyage musical en Allemagne et en Italie, Etudes sur Beethoven, Gluck et Weber,<br />

Memoires<br />

Impersonò, nella vita come nell’arte alcuni aspetti caratteristici del romanticismo. Vissuto a Parigi, dove il pubblico<br />

apprezzava ancora gli ideali di grandiosità della Grand-opera e gli aspetti virtuosistici della musica strumentale, si sentì<br />

spesso isolato. Raccolse grandi favori invece presso il pubblico tedesco, dal gusto più simile al suo. La sua idealità lo<br />

spingeva verso concezioni drammatiche e musicali di vaste proporzioni, che il suo istinto tumultuoso frenava appena.<br />

Fu grandissimo maestro della strumentazione nello spiegare grandi mezzi e valorizzare i timbri di tutti gli strumenti,<br />

molti dei quelli erano stati tenuti prima di lui in posizioni subordinate<br />

Felix Mendelsshon (Ambugo,1809-Lipsia,1847)<br />

Apparteneva ad una agiata famiglia di origine ebrea, però di religione protestante. Iniziò lo studio del pianoforte con la<br />

madre, poi proseguì a Berlino con Berger e Zelter (amico di Goethe). A contatto con poeti, artisti e filosofi che<br />

frequentavano il suo salotto, frequentò i corsi di filosofia di Hegel. Riportò alla vita la Passione secondo Matteo di<br />

Bach. Viaggiò molto e conobbe diversi musicisti, tra cui Berlioz, Chopin, Liszt, Rossini e Meyerbeer. Fu virtuoso del<br />

pianoforte e fondò a Lipsia nel 1843 il Conservatorio in cui insegnarono Schumann e Moscheles. La morte dell’amata<br />

sorella Fanny, anche lei pianista e compositrice, lo colpì nel profondo, morì pochi mesi dopo la sua morte<br />

- per orchestra: 11 sinfonie giovanili per archi (1820-24), 5 concerti giovanili per vari solisti, 2 concerti per<br />

pianoforte e orch (1831), un concerto per violino e orch (1837), 5 sinfonie, tra cui la Lobgesang che richiede<br />

nell’ultimo tempo soli e coro, la Scozzese, l’Italiana e la Riforma, composte dal 1824 al 1842, ouvertures, tra cui<br />

Sogno di una notte di mezza estate, Calma di mare e viaggio felice, La grotta di Fingal (o Le Ebridi). Nella forma<br />

sinfonica sempre molto attento allo stile classico, non rifiutò idee nuove, come nelle sinfonie Italiana e Scozzese,<br />

senza però infrangere le regole della tradizione<br />

- da camera: sonate per violino, viola, violoncello e pianoforte; 2 trii e 3 quartetti con pianoforte; quartetti e quintetti<br />

d’archi; ottetto per archi op.20<br />

- per pianoforte: 48 Romanze senza parole, 3 sonate, preludi, fughe, capricci, studi, variazioni, Andante e Rondò<br />

capriccioso op.14 (1824), Variations seriouses op.54 (1841). Due aspetti della sua personalità: il virtuosismo delle<br />

sonate, delle variazioni e dei rondò contro il lirismo delle romanze<br />

- teatrali e vocali: alcune opere quasi tutte giovanili, musiche di scena per il Sogno di una notte di mezza estate,<br />

Athalia di Racine, Edipo a Colono e Antigone. Composizioni corali a cappella con accompagnamento strumentale,<br />

2 oratori: Paulus op.36 su testo proprio e Elia op.70 su testo biblico<br />

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Più di tutti i contemporanei ebbe la fortuna di trovarsi in un ambiente che facilitò il suo talento. Questa fortuna si<br />

manifesta nella sua opera, priva di conflitti interiori, in cui prevale equilibrio e armonia. Il suo romanticismo non era<br />

urto di passioni, ma sereno, a volte un po’ maliconico. Alfred Einstein lo defini “il classicista romantico”<br />

Robert Schumann (Zwickau, Sassonia,1810-Endenich, vicino a Bonn,1857)<br />

Il padre, era libraio ed editore, gli instillò l’amore per la letteratura. Iniziò a studiare pianoforte a 7 anni. Il suo<br />

temperamento irrequieto gli vietò uno studio regolare. Fu in sostanza un autodidatta che imparò molto dalle opere del<br />

passato, specie da Bach. Si iscrisse a giurisprudenza, ma non terminò gli studi, presa la decisione di diventare pianista e<br />

compositore, e studiò con Wieck, ma dopo la paralisi di 2 dita della mano destra dovette dedicarsi interamente alla<br />

composizione, oltre che di direttore e redattore del noto periodico musicale da lui fondato. Sposò felicemente la figlia<br />

del suo maestro, Clara Wieck, che diventò un’ottima concertista. La malattia mentale ereditaria da cui era affetto gli<br />

procurava visioni e disturbi all’udito e peggiorava rapidamente, così fu internato in una casa di salute, dove morì.<br />

In ogni fase sviluppò un genere compositivo: 1830-39 composizioni per pianoforte, nel 1840 moltissimi lieder, dal 1842<br />

la musica da camera. Nel periodo 1842-53 le composizioni sinfoniche e sinfonico-corali<br />

- per pianoforte: Variazioni sul nome Abegg, Papillons, le Danze dei seguaci di Davide, la Toccata op.7, Carnaval,<br />

Pezzi fantastici, 12 Studi sinfonici, Scene infantili, Kreisleriana, la Fantasia op.17, Novellette, la Sonata in Sol min.<br />

Tra le composizioni successive al 1840 L’album per la gioventù e le Waldszenen<br />

- lieder: varie raccolte liederistiche, tra cui i due capolavori Frauenliebe und –leben e Dichterliebe (amor di poeta).<br />

Fu il continuatore del lavoro liederistico di Schubert, migliorando ancora di più la connessione tra pianoforte e<br />

voce. I poeti preferiti erano Heine, von Chamisso, Eichendorf, ma anche Goethe e Byron<br />

- da camera: quartetti per archi op.41 dedicati a Mendelssohn in cui si sente l’influenza di Beethoven, quartetto per<br />

archi e pianoforte op.47 e quintetto con pianoforte op.44, sonate per violino e pianoforte op.105 e 121 e 3 trii con<br />

pianoforte<br />

- sinfoniche: 4 sinfonie, tra cui La primavera e la Renana, oltre ad alcune ouvertures. Concerto per pianoforte e orch.<br />

op.54, Konzertstuck op.92, concerto per violoncello e orch. op.129. L’ardore romantico e la bellezza delle idee<br />

musicali sono caratteristica della produzione sinfonica<br />

- composizioni sinfonico-corali: l’oratorio profano Il paradiso e la Peri per soli, coro e orch., su testo proprio tratto<br />

da Th.Moore e le Otto scene del Faust di Goethe. Si cimentò anche con l’opera (Genoveva, 1850) ma con scarsa<br />

fortuna<br />

- scritti letterari: numerosi articoli sul suo periodico musicale, la “Neue Zeitschrift fur Musik”, in cui si fece<br />

promotore delle “vie nuove” della musica. Brillante scrittore e abile polemista, contrastò gli elogi che ricevevano i<br />

colleghi Chopin, Mendelssohn, Liszt e Schubert. Per gusto polemico aveva fondato l’ideale “Lega dei seguaci di<br />

Davide” (gli innovatori) in lotta coi “Filistei” (i conservatori). Spesso firmava gli articoli con gli pseudonimi di<br />

Florestano, brillante ed estroverso, ed Eusebio, pensoso, sognatore e chiuso in se stesso, a volte inserendo un terzo<br />

personaggio, Maestro Raro, moderatore tra i due. Schumann diede a Florestano ed Eusebio consistenza musicale<br />

nei personaggi di Carnaval op.9<br />

Molto la sua musica deve all’influenza delle idee letterarie. Il suo modo di comporre non mostra svolgimenti<br />

consequenziali, bensì la composizione è frutto del fantasticare. Questo tipo di sintassi, basata sull’urgenza delle idee, dà<br />

ai suoi lavori una concentrazione intensa di sentimenti senza sosta<br />

Fryderyk Chopin (Varsavia, 1810-Parigi,1849)<br />

Figlio di un insegnante francese emigrato in Polonia, iniziò giovanissimo lo studio del pianoforte e si rivelò subito un<br />

bambino prodigio. Dal 1823 al 1826 frequentò il liceo e studiò con Elsner, il miglior insegnante di musica di Varsavia.<br />

Cagionevole di salute, trascorreva le estati in campagna, dove venne a contatto con la musica popolare polacca. Lasciò<br />

definitivamente la Polonia nel 1830, quando fu occupata dalle truppe zariste, andò a Vienna e nel 1831 si stabilì a<br />

Parigi. Inizialmente non fu facile, ma poi venne accettato nei più prestigiosi salotti, dove conobbe Liszt, Berlioz,<br />

Bellini, Rossini, Meyerbeer, Heine, Balzac, Delacroix. Diventato il più prestigioso insegnante di pianoforte di Parigi,<br />

alternò l’attività didattica a quella di compositore. Ebbe una relazione di una decina d’anni con la scrittrice George<br />

Sand, finita la quale, nel 1847 si recò in Inghilterra e Scozia, per un lungo periodo di concerti. Il clima umido non giovò<br />

alla sua salute precaria, minata dalla tubercolosi. Rientrato a Parigi, si spense assistito dalla sorella e dagli amici. Il suo<br />

cuore è conservato in una teca d’argento a Varsavia<br />

Escludendo il Trio op.8, la sonata per violoncello op.65 e una ventina di canti polacchi per voce e pianoforte, la sua<br />

produzione fu essenzialmente pianistica<br />

63


- forme di discendenza classica si riconoscono nelle 3 sonate (la n.2 è quella con la marcia funebre), i 2 concerti per<br />

pianoforte e orchestra del 1830, i 4 scherzi<br />

- tra quelle che rivelano i legami con la terra natia, le polacche (già conosciuta come danza libera della suite) e le<br />

mazurke, danze ternarie<br />

- composizioni brillanti e mondane, i 19 valzer, i 4 improvvisi<br />

- richiamo alla poesia al clima romantico sono i notturni e le 4 ballate<br />

- di aspetto didattico, ma di alto valore artistico sono i 12 studi op.10 e i 12 op.25 e i 24 preludi op.28<br />

- altre composizioni pianistiche sono il Bolero op.19, la Tarantella op.43, la Fantasia op.49, la Berceuse op.57, la<br />

Barcarola op.60<br />

Fu tra le personalità più rappresentative del romanticismo. Fu definito “poeta del pianoforte”, definizione tanto generica<br />

quanto valida. Poche volte nella storia della musica un artista si identificò tanto nello strumento. Bach con l’organo e il<br />

clavicembalo, Paganini col violino, Chopin col pianoforte. Le sue composizioni si caratterizzano per l’idiomaticità: la<br />

sua musica per pianoforte è “pianistica”. Anche Mendelssohn e Schumann si avvicinarono alla “pianisticità” ma non<br />

quanto Chopin<br />

Franz Liszt (Doborjan, oggi Raiding, sud-est di Vienna,1811-Bayreuth,1886)<br />

Il padre, amministratore di una tenuta degli Esterhazy, fu il suo primo insegnante di pianoforte. A 10 anni andò a<br />

Vienna grazie ad una borsa di studio per studiare pianoforte con Czerny e composizione con Salieri, 2 anni dopo andò a<br />

proseguire gli studi a Parigi con Paer e Reicha. Si fece presto ottimo concertista e fece amicizia con Berlioz, Paganini,<br />

Rossini, Chopin, Hugo, Lamartine, Heine, Delacroix. A casa di Chopin conobbe e s’innamorò della contessa Marie<br />

D’Agoult, amica della Sand e come lei scrittrice, dalla quale ebbe 3 figlie (tra cui Cosima, futura moglie di Hans von<br />

Bulow e poi di Wagner). Tra il 1835 e il 1839 viaggiarono in Svizzera e in Italia. Liszt rievocherà i paesaggi in Annees<br />

de pelerinage. Il successo strepitoso ottenuto come concertista a Vienna lo convinse imitare Paganini. Fu impegnato<br />

nell’attività concertistica in varie città d’Europa dal 1839 al 1847. Aveva “inventato” la formula del moderno recital: un<br />

intero programma di musica per pianoforte eseguito a memoria. I concerti non lo distoglievano dalla composizione:<br />

scrisse in quegli anni i Grandi Studi e gli Studi di esecuzione trascendentale, oltre a molte altre tra cui le Consolations e<br />

le Rapsodie ungheresi. Stanco di viaggiare, accettò nel 1848 la nomina a kapellmeister a Weimar, dove rimase per 13<br />

anni. Presentò al teatro di corte, tra le tante opere, il Lohengrin di Wagner. Inoltre diresse opere sinfoniche di Mozart,<br />

Beethoven, Schubert, Schumann, Berlioz, Wagner. Anche la sua attività di compositore si orientò verso la musica<br />

sinfonica, senza trascurare il pianoforte, con la sonata in Si min dedicata a Schumann. Contrasti e incomprensioni,<br />

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anche a causa della sua relazione adulterina con una principessa russa, lo convinsero a spostarsi a Roma, dove restò dal<br />

1861 al 1869. Qui, ritrovata l’aspirazione giovanile alla vita religiosa, prese gli ordini minori. Si mise a comporre messe<br />

oratori e salmi. Ricominciò a girare l’Europa, dirigendo, componendo e insegnando. Recatosi nel 1886 per assistere alle<br />

rappresentazioni wagneriane, fu colpito da un malore e morì<br />

- per pianoforte: l’imponente opera si può dividere in 4 categorie: opere originali, studi, trascrizioni e parafrasi. La<br />

sua natura romantica si esprime grazie alle opere originali, spesso originate da stimoli geografici o storici, come<br />

L’album d’un voyageur, gli Annees del pelerinage, Venezia e Napoli, Ritratti storici ungheresi, oppure riflessioni<br />

su temi religiosi, come le Harmonies poetiques et religieuses, le Legendes su S.Francesco, L’arbre de Noel.<br />

Numerosi inoltre i pezzi caratteristici e le danze: le 2 ballate, gli scherzi, le marce, gli improvvisi, i valzer (il più<br />

noto è il Mephisto-valzer), le 6 Consolations, i Jeux d’eau a la Villa d’Este, ma il culmine del suo pianismo lo sia<br />

ha nella Sonata in Si min. I 12 Grandes etudes dedicati al maestro Czerny, i 12 Etudes d’execution trascendante e i<br />

6 Etudes d’execution trascendante d’apres Paganini, di indubbio valore artistico, sono l’eredità della tecnica<br />

pianistica di Czerny e Clementi rielaborata da Liszt. Atteggiamento non condiviso da altri compositori è quello<br />

della trascrizione, cioè riduzioni per pianoforte di composizioni fatte per altri organici. Note sono le trascrizioni<br />

delle sinfonie di Beethoven. Di maggior impegno erano le parafrasi, che con un pianismo ricco di effetti<br />

tipicamente operistici riproponeva la pagine più acclamate della Norma, di Lucia di Lammermoor, di Lucrezia<br />

Borgia, del Rigoletto, del Trovatore, dell’Aida, del Lohengrin e molte altre ancora<br />

- per orchestra: affrontò tardi la produzione sinfonica. Scrisse 12 poemi sinfonici (forma da lui stesso creata), quasi<br />

tutti con un referente letterario o pittorico preciso, composti negli anni di Weimar, così come la Faust-Symphonie<br />

in 3 parti, ispirata a Goethe e dedicata a Berlioz e la Dante-Symphonie, ispirata alla commedia dantesca e dedicata a<br />

Wagner. 2 Concerti per pianoforte e orch, la Totentanz, parafrasi del Dies Irae, la Fantasia su temi popolari<br />

ungheresi. Diede un apporto fondamentale all’orchestrazione: curò in particolare l’individuazione dei vari<br />

strumenti in relazione alle loro possibilità sonore e al timbro. La sua scrittura fa spesso ricorso ai contrasti di colore<br />

- religiose: fu il più religioso tra i musicisti della prima generazione romantica. Scrisse una Missa solemnis per soli,<br />

coro e orch.(1855), il Requiem per soli, coro maschile, ottoni e organo, i 2 grandi oratori La leggenda di Santa<br />

Elisabetta e Christus in 3 parti. Inoltre salmi, Te Deum, Ave Maria, Pater noster, cantici, inni, responsori… per<br />

coro, con o senza solisti e accompagnamento organistico o orchestrale<br />

- scritti letterari: i suoi scritti sono raccolti in 6 volumi e comprendono, scritti su Chopin, lettere, relazioni di viaggio,<br />

saggi critici<br />

Il più attivo dei musicisti della prima generazione romantica, rimase sulla scena per mezzo secolo. Diede vita alla nuova<br />

figura di interprete virtuoso. Nel suo ecletismo confluirono la tradizione musicale tedesca, l’educazione letteraria e<br />

culturale francese, il gusto melodico italiano (influenzato soprattutto dall’opera di Bellini), il fascino della musica<br />

tzigana-ungherese. La sua fantasia era catalizzata dalla realtà, spesso da viaggi, immagini o letture. Tra i contemporanei,<br />

nessuno più di lui fu tanto lontano dalla tradizione classica, anche quando ne assumeva le strutture esterne. Nelle<br />

composizioni sufficientemente ampie adottò 2 principi conduttori: la trasformazione di un tema in altri temi differenti,<br />

ma mai estranei alla matrice originale, l’introduzione di un “principio ciclico” secondo il quale un tema riappariva nei<br />

successivi movimenti, adeguandosi alle situazioni psicologiche. Anche dal punto di vista armonico, fu anticipatore dei<br />

suoi tempi<br />

TESI XXX: La musica strumentale dei secoli XIX e XX. Il poema sinfonico e la musica a programma da Vivaldi in poi<br />

<strong>MUSICA</strong> ASSOLUTA E <strong>MUSICA</strong> A PROGRAMMA<br />

L’autonomia musicale si arrestò con l’affermazione dell’estetica romantica: spesso i compositori cercavano in elementi<br />

extramusicali i pretesti per le loro composizioni. Nacque così la musica a programma, nella quale, teorizzò Liszt, i temi<br />

e i loro sviluppi sono condizionati dal loro rapporto con l’idea poetica, e non seguivano più le regole formali della<br />

musica assoluta. I postulati della musica a programma si realizzarono nel poema sinfonico, ma ebbe antecedenti nella<br />

musica descrittiva e nella sinfonia a programma<br />

La musica descrittiva<br />

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I primi esempi di musica descrittiva risalgono alle composizioni polifoniche vocali nella quale le parole del testo<br />

sollecitano risposte musicali, come nel caso dei madrigalismi, o in alcune cacce dell’Ars nova italiana, e in alcune<br />

chansons di Janequin sul canto degli uccelli o su battaglie. Un esempio più recente è La vittoria di Wellington op.91 di<br />

Beethoven. In Froberger episodi di vita di personaggi. In Vivaldi Il cimento dell’armonia e dell’invenzione. Tuttavia in<br />

tutte queste composizioni, l’elemento extramusicale non influiva sulla forma<br />

La sinfonia a programma<br />

È il termine per indicare quelle sinfonie del primo ‘800 in cui sono inseriti nella forma classica elementi romantici.<br />

Spesso i tempi delle sinfonie portano in testa titoli e didascalie esplicativi. Gli esempi più noti sono la 6° sinfonia<br />

Pastorale di Beethoven, la Symphonie Fantastique di Berlioz, 5 “episodi di vita di un artista” di cui l’autore stesso fece<br />

conoscere la chiave di lettura (“il programma dev’essere considerato come il testo parlato di un’opera”), e sulla stessa<br />

linea pose Lelio, ou le Retour a la vie e Harold en Italie, ispirato al poema di Byron. Sono sinfonie a programma anche<br />

la Faust-symphonie e la Dante-symphonie di Liszt<br />

Il poema sinfonico<br />

Il termine fu adottato la prima volta da Liszt e a partire dal Tasso da Goethe (1849) fu adottato per le sue composizioni<br />

sinfoniche del genere, anche quelle scritte in precedenza. I 12 poemi sinfonici di Liszt esprimono con “programma”<br />

un’idea poetica, una scena, un’atmosfera o un personaggio che sono enunciati in un brano stampato all’inizio della<br />

composizione. Secondo l’aspetto formale, il poema sinfonico è un unico tempo, spesso però costituito da più brani di<br />

carattere contrastante. Il più autorevole seguace di Liszt fu R.Strauss, che cominciò con Don Juan (1889) la serie dei<br />

suoi poemi sinfonici, con una raffinata orchestrazione di ascendenza wagneriana. Furono i musicisti delle scuole<br />

nazionali a riconoscere nel poema sinfonico un mezzo efficace per esaltare la loro terra e le loro origini, oltre che forma<br />

musicale estremamente duttile. Tra i compositori che coltivarono il poema sinfonico tra il 1870 e il 1930: i francesi e<br />

tedeschi Saint Saens, Cesar Frank, Paul Dukas, Claude Debussy, Arthur Honegger; i russi Piotr Ciaikovski, Aleksander<br />

Borodin, Igor Stravinski; il boemo Bedrich Smetana (Moldava); il finlandese Jan Sibelius; l’ungherese Bela Bartòk<br />

(Kossuth); il viennese Arthur Schoenberg; l’italiano Ottorino Respighi (La Trilogia Romana); l’americano George<br />

Gershwin (Un americano a Parigi) e Aaron Copland<br />

Ritorno all’ideale della forma: la “musica assoluta”<br />

L’estetica romantica del poema sinfonico fu contestata dal critico viennese Hanslick, col suo libro “Del bello musicale”.<br />

Egli riteneva che la musica esprimeva solo idee scaturite dalla musica stessa. Questo pensiero fu caldeggiato da alcuni<br />

compositori nella prima metà del XX sec, tra cui Stravinski, che scrisse in un passo della sua biografia che “se la musica<br />

sembra esprimere qualche cosa, non è che un’illusione”. Fu così che nella seconda metà del XIX sec. e nel primo<br />

trentennio del XX, musica a programma e musica assoluta convissero. Molti compositori dalla classica formazione<br />

viennese o formatisi nell’area Germanica (Brahms, Bruckner, Dvorak) rimasero fedeli alla musica assoluta, mentre altri,<br />

in particolare quelli delle scuole nazionali, furono presenti in entrambi i campi<br />

I PRINCIPALI COMPOSITORI IN AUSTRIA E GERMANIA<br />

Nei decenni di declino degli Asburgo Vienna visse una fioritura culturale eccezionale (la psicoanalisi di Freud, architetti<br />

e urbanisti tra cui Gustav Klimt). Qui si operò il recupero del classicismo musicale. Ad eccezione di R.Strauss, i<br />

maggiori compositori che gravitavano attorno a Vienna rifiutarono la musica a programma<br />

Johannes Brahms (Amburgo,1833-Vienna 1897)<br />

Figlio di un modesto contrabbassista, già da giovanissimo si guadagnava da vivere suonando nelle orchestrine. Nel<br />

1853 fu decisiva la tournee con un violinista ungherese, perché conobbe a Dusseldorf Clara e Robert Schumann: egli<br />

aveva infatti scritto nel suo periodico un articolo intitolato Vie nuove in cui portava l’attenzione sul giovane Brahms.<br />

Rimase con Schumann fino alla fine di quest’ultimo. Nacque una passione con Clara, ma Brahms la troncò subito.<br />

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Rientrato ad Amburgo nel 1857 si fece apprezzare come pianista, direttore e compositore. Dal 1863 abitò a Vienna. Si<br />

dedicò prevalentemente alla composizione e dopo la morte di Wagner era considerato il maggior compositore tedesco<br />

La sua opera segue un processo di gradualità alla Schumann. Fino al 1853 scrisse soprattutto per pianoforte, Lieder e<br />

musiche da camera, nei 5 anni seguenti anche composizioni per piccola orchestra, dal 1858 si occupò di composizioni<br />

corali a cappella e a quelle per soli, coro e orchestra. Dal 1876 scrisse le sinfonie. Dal 1887 tornò al pianoforte e alla<br />

musica da camera, mai abbandonati<br />

- per orchestra: 4 sinfonie, 2 serenate, le Variazioni su un tema di Haydn op.56, l’Ouverture accademica op.80 e<br />

l’Ouverture tragica op.81, 2 concerti per pianoforte e orch, un concerto per violino e orch, il doppio concerto per<br />

violino e violoncello e orch.<br />

- da camera: 2 sestetti per archi, 2 quintetti per archi, un quintetto per clarinetto e archi, un quintetto per pianoforte e<br />

archi, 3 quartetti per archi, 3 quartetti per archi e pianoforte, 3 trii con pianoforte, 3 sonate per violino, 2 per<br />

violoncello, 2 per clarinetto (o viola) e pianoforte<br />

- per pianoforte: 3 sonate (op.1, 2, 5), Variazioni e fuga su u tema di Handel op.24 e Variazioni su un tema di<br />

Paganini op.35, altri 35 brevi pezzi tra cui Valzer op.39, Klavierstucke op.76, Rapsodie op.97, Fantasie op.116,<br />

Intermezzi op.117<br />

- vocali: Ein deutsches Requiem per soli, coro e orch, quartetti vocali con pianoforte raccolti nei Liebeslieder e nei<br />

Neue Liebeslieder, raccolte di musiche corali a cappella con accompagnamento strumentale, varie raccolte per voce<br />

e pianoforte: Sechs Gesange, Vier ernste Gesange, Deutsche Volkslieder<br />

Autorevole messaggero di musica pura di fronte a numerosi colleghi che componevano musica a programma, di fronte<br />

ai progressisti Liszt e Wagner, Brahms era accusato di essere restauratore, mentre in realtà l’esperienza romantica era<br />

profondamente penetrata all’interno delle strutture classiche che soleva usare. Dal punto di vista della musica<br />

strumentale, continuò l’opera di Schumann, anche nella scelta della forma, il Lied. La musica da camera costituisce il<br />

cuore della sua produzione. Insieme alla forma, la sintassi di Brahms deriva dal più dinamico principio della classicità:<br />

l’elaborazione del tema. Fu tra i più ispirati compositori di Lieder, dal tono elegiaco e intimo<br />

Anton Bruckner (Linz,1824-Vienna,1896)<br />

Organista nel duomo di Linz, andò a Vienna nel 1868 come organista aggiunto di corte e come professore di<br />

contrappunto al conservatorio.<br />

Scrisse inizialmente messe e mottetti, cantate solistiche e corali con o senza orch, senza trascurare la musica da camera.<br />

E’ ricordato per le sue 9 sinfonie, alcune delle quali hanno anche 2 o 3 versioni, segno delle varie revisioni. Snobbato<br />

dal pubblico e accusato di essere un “sinfonista wagneriano”, solo recentemente si è compreso che Bruckner non è<br />

debitore nè di Wagner nè di Brahms. Le sue sinfonie, tramite l’accostamente di grossi blocchi sonori, ricordano<br />

l’organo, mentre i temi rinviano alla lezione dell’ultimo Beethoven<br />

Hugo Wolf (1860-1903) era un grande ammiratore di Wagner. Scrisse l’opera Der Corregidor, alcune musiche<br />

strumentali tra cui la Serenata italiana e 250 Lieder su testi di Eichendorf, Morike o Goethe, o su traduzione da italiano<br />

e spagnolo. Suo modello furono i Lieder wagneriani, soprattutto nella relazione tra poesia e musica, poste sullo stesso<br />

piano, e nel rifiuto delle strutture strofiche<br />

Richard Strauss (Monaco,1864-Garmish,1949)<br />

Figlio di un cornista dell’orchestra di corte di Baviera. Ebbe formazione in un ambiente musicalmente stimolante e per<br />

il suo apprendistato fu importante la figura di Hans von Bulow, che lo consigliò e diresse i suoi primi lavori sinfonici.<br />

Oltre all’attività di compositore svolse anche quella di direttore d’orchestra. Diresse il teatro di corte di Weimar e il<br />

teatro dell’opera di Monaco e di Vienna. Dal 1924 si ritirò nella sua villa a Garmish per dedicarsi alla composizione<br />

- per orchestra: scrisse numerosi poemi sinfonici, tra cui Don Juan da Lenau, Macbeth da Shakespeare, il più noto e<br />

geniale I tiri burloni di Till Eulenspiegel “tratto da un’antica melodia in forma di rondò”, Also sprach Zarathustra<br />

liberamente ispirato a Nietzsche, Don Chisciotte con violoncello solista, Symphonia domestica, autobiografico.<br />

Altre composizioni sinfoniche sono la giovanile sinfonia in 4 parti Aus Italien, Eine Alpensymphonie,<br />

Metamorphosen per 23 archi solisti, Burlesca per pianoforte e orch, alcuni concerti per corno. Gli aspetti<br />

fondamentali della sua musica orchestrale sono l’esuberanza della fantasia e il virtuosismo orchestrale, dal tessuto<br />

molto vario e senza indugi<br />

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- opere teatrali: compose opere tutta la vita, la prima fu Guntram (1894). Le più note sono Salomè (1905) grande<br />

successo sull’adattamento in un atto da O.Wilde, mentre le altre opere, in collaborazione col poeta Hugo von<br />

Hofmannstahl sono Elektra da Sofocle, Der Rosenkavalier, Arianna a Nasso, Die Frau ohne Schatten, Elena<br />

Egizia, Arabella. Nelle prime opere in cui viene fatto uso del leitmotive wagneriano le armonie sono aspre e a volte<br />

dissonanti, ma dal Rosenkavalier in poi le linee melodiche si fanno più morbide ed eleganti<br />

- lieder: circa 150 per pianoforte e voce, divisi in una 30ina di raccolte, alcune raccolte per voce e orch, come i Vier<br />

Letzte Lieder (4 ultimi lieder)<br />

Non scrisse lavori religiosi, essendogli estraneo il senso del trascendente. Caratteristiche della sua musica è la ricchezza<br />

dell’invenzione melodica, le sonorità sensuali, le due opposte ispirazioni di potente vitalità e di soave tenerezza. A volte<br />

però la tensione drammatica viene meno<br />

Gustav Mahler (Kalitsch,Boemia,1860-Vienna,1911)<br />

Discendente da una famiglia di ebrei poveri e laboriosi, studiò al conservatorio di Vienna e a 20 anni cominciò la<br />

carriera di direttore d’orchestra, diresse numerosi teatri, ultimo quello di Vienna, che gli diede onori e amarezze. Lavorò<br />

anche a New York, ma la malattia lo costrinse a tornare a Vienna<br />

Si dedicò alla composizione solo nei mesi estivi, quando era libero da impegni di teatro. Compose esclusivamente per<br />

orchestra: 9 sinfonie (n.1 “Il titano”, n.2 “La resurrezione”, n.3 “Della Natura”, n.5 quella con l’Adagietto, n.6<br />

“Tragica”, n.7 “Il canto della notte”, n.8 “dei Mille”). Inoltre scrisse numerosi Lieder per voce e orchestra, tra cui Il<br />

Lied lamentoso, Lieder di un artigiano ambulante, Lieder dei bambini morti, Il Lied della terra<br />

La sua produzione sinfonica riassume la tradizione classico-romantica e segna l’apogeo e la rapida estinzione della<br />

musica tardo-romantica. Esteriormente fu un compositore di musica programmatica, visti i titoli che dava alle sue<br />

composizioni. Capitava però che eliminasse anche tali titoli. Impiegò mezzi grandiosi. I materiali sonori che utilizzava<br />

avevano varie provenienze, anche popolari. Valorizzò i timbri puri e le aggregazioni di pochi colori.<br />

Altri compositori<br />

Tra i numerosi musicisti tedeschi della seconda metà del XIX sec. e dell’inizio del XX meritano un cenno<br />

- Max Bruch (1838-1920), che lasciò molte musiche per coro, a cappella o con accompagnamento di orch, 3<br />

sinfonie, molta musica da camera, 3 concerti per violino<br />

- Hans Pfitzner (1869-1949), autore di alcune opere teatrali wagneriane, compose anche per orch, per coro a<br />

cappella, musica da camera, concerti<br />

- Max Reger (1873-1916), che ripropose un ritorno, in chiave romantica, musiche e forme della musica protestante<br />

barocca. Le sue opere migliori sono infatti un innesto sulle forme barocche del suo linguaggio armonico, basato su<br />

un cromatismo post-wagneriano<br />

IL RINNOVAMENTO STRUMENTALE IN FRANCIA<br />

Nell’800 i destini musicali di Francia e Italia furono affini. In Francia il ritorno alla musica strumentale fu più rapido<br />

che in Italia. La rinascita francese ebbe il via dalla fondazione della Società Nazionale per la Musica Francese nel 1871.<br />

La tappa successiva fu l’apertura di una Schola Cantorum nel 1894, che riproponeva il canto gragoriano, valorizzando il<br />

metodo storico. Il recupero della musica strumentale scaturì in parte dai wagneriani, in parte dal recupero della<br />

tradizione classica e francese<br />

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Camille Saint Saens (Parigi,1835-Algeri,1921), compositore, organista e pianista, fu sua l’idea di fondare la Società<br />

Nazionale e ne fu il primo presidente. La sua produzione toccò tutti i generi. Per orchestra scrisse 3 sinfonie (la<br />

terza con organo e 2 pianoforti) e vari poemi sinfonici, tra cui Phaeton, Danse macabre. Per strumenti solisti e<br />

orchestra: 5 concerti per pianoforte, 3 concerti per violino, Introduzione e Rondò capriccioso per violino. Da<br />

camera: sonate, trii, quartetti e quintetti; assai noto è Le carneval des animeaux (1886)<br />

Cesar Frank (Liegi,1822-Parigi,1890) studiò con Reicha al conservatorio di Parigi. Organista in varie chiese parigine, fu<br />

tra i fondatori della Società per la Musica e ne divenne presidente. Insegnò organo al Conservatorio. Le<br />

composizioni dell’ultimo decennio di vita furono le più significative. Scrisse 3 poemi sinfonici, Variazioni<br />

sinfoniche per pianoforte e orch, da camera la Sonata per violino e pianoforte (in forma ciclica), il quartetto<br />

d’archi con pianoforte. Per pianoforte scrisse Preludio, corale e fuga, Preludi, aria e finale; per organo alcune<br />

raccolte e 3 corali. Il grandioso oratorio Les Beatitudes e Redemption.<br />

Considerato uno dei maggiori organisti del suo tempo e grande improvvisatore, fu spesso accusato di germanofilia, ma<br />

riuscì ugualmente a infondere nei parigini il gusto per musica non teatrale. Le sue creazioni sono caratterizzate da una<br />

fluente e duttile melodia, che grazie al movimento delle parti risolve le dissonanze senza durezza<br />

Vincent d’Indy, allievo si Frank, fervente wagneriano, fu anch’egli presidente della Società Nazionale, riorganizzò la<br />

Schola Cantorum, insegnò composizione (il suo Corso di composizione musicale si usa ancora). Le sue composizioni<br />

riflettono l’insegnamento di Frank. Si ricordano la Symphonie sur un chant montagnard francais e le variazione<br />

sinfoniche a ritroso Istar<br />

Gabriel Faurè (1845-1924) fu allievo di Saint Saens, organista e maestro di cappella, insegnò al conservatorio di Parigi<br />

e ne fu direttore. Autore di 2 opere, di un Requiem, di una Ballade per pianoforte e orch, diede il meglio di sé nelle<br />

piccole composizioni pianistiche (preludi, notturni, improvvisi) e nelle melodie per canto e pianoforte, tra cui emergono<br />

le Cinq melodies e il ciclo La bonne chanson su versi di Paul Verlaine. Affrancatosi dall’influenza di Wagner e<br />

Chopin, espresse nella maturità un gusto melodico pronunciato ma elegante<br />

Claude Debussy (Saint-Germain-en Laye,Ile de France,1862-Parigi,1918) studiò al conservatorio di Parigi, vinse il Prix<br />

de Rome, ma il soggiorno italiano si rivelò improduttivo per il suo carattere ribelle. Si interessò alla musica di Giava,<br />

presentata all’esposizione universale del 1889 e frequentò poeti, musicisti, letterati, pittori nel salotto di Mallarmè.<br />

Cominciò a farsi conoscere come compositore dopo il 1890. Nei 25 anni successivi era riconosciuto il leader del<br />

rinnovamento musicale<br />

- per il teatro: Pelleas et Melisandre, dramma lirico in 5 atti su libretto di Maeterlinck (una vicenda onirica alla<br />

Tristano e Isotta, proponeva un nuovo tipo di canto, un continuo declamato su piccoli intervalli sostenuto da una<br />

soffice orchestrazione, Le martyre de S.Sebastien, mistero danzato su versi di D’Annunzio, la leggenda danzata<br />

Khamma, il poema danzato Jeux<br />

- vocali: le cantate giovani Primtemps per coro femminile e orch, L’enfant prodigue per soli coro e orch, un’ottantina<br />

di melodie per canto e pianoforte tra cui le raccolte Cinq poemes de Baudelaire, Le fetes galantes da Verlaine,<br />

Trois poemes de Mallarmè<br />

- per orchestra: Prelude a l’apres-midi d’un faune (1894), ispirato a Mallarmè, i 3 Nocturnes ispirati a quadri di<br />

Whistler, i 3 schizzi sinfonici di La Mer, Iberia, dalle 3 Images (non quelle per pianoforte!)<br />

- per pianoforte: Deux Arabesques, Suite Bergamasque, Pour le piano, Estampes, Images I&II, Children’s Corner, 2<br />

libri di preludi, 12 Etudes dedicati a Chopin<br />

- da camera: i migliori risultati li ebbe negli ultimi anni con Syrinx per flauto solo, una sonata per violoncello e<br />

pianoforte, una sonata per flauto, viola e arpa, una sonata per violino e pianoforte<br />

- scritti: scrisse su importanti giornali quali “Le Figaro”, il “Mercure de France” e “Musica”<br />

Il linguaggio di Debussy segna il superamento delle posizioni tardo romantiche. Fu essenzialmente un lirico che si<br />

rivela nella melodia, una melodia nuova fatta di scale modali, pentafoniche e per toni interi, che si identificava<br />

nell’arabesco. Innovativi gli aspetti armonici. L’armonia scolastica gli andava troppo stretta, rifiutò così il sistema<br />

gerarchico dell’armonia tonale e delle cadenze “obbligate”. Spesso evitava nelle sue scale di mettere una sensibile per<br />

non essere costretto a risolvere. La novità dell’armonia debussiana fu il concepire ogni singolo accordo come unità<br />

sonora libera dai precedenti e senza obblighi verso i seguenti; creò quindi successioni di suoni regolati solo dalla<br />

bellezza della melodia<br />

LA RIPRESA <strong>DELLA</strong> <strong>MUSICA</strong> STRUMENTALE IN ITALIA<br />

Il predominio del melodramma non annullò la musica strumentale, sebbene l’opera assorbisse i migliori compositori e<br />

interpreti; ne sono prova le composizioni non teatrali di Rossini e Donizetti, e, in misura minore di Bellini e Verdi. La<br />

tradizione violinistica di Paganini fu viva e presente grazie ad Alessandro Rolla, Camillo Sivori e Antonio Bazzini. I veri<br />

animatori della rinascita strumentale italiana furono<br />

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- Giovanni Sgambati (1841-1914), romano, pianista allievo di Liszt. Influì sullo sviluppo della cultura strumentale<br />

romana facendo conoscere musiche sinfoniche e da camera tedesche. Compose 2 sinfonie e un concerto per<br />

pianoforte e orch, oltre che a lavori per pianoforte e da camera<br />

- Giuseppe Martucci (1856-1909), napoletano, iniziò l’attività di pianista, ma il suo contributo alla cultura<br />

strumentale italiana lo diede come direttore, animatore di associazioni concertistiche e insegnante. Lasciò inoltre 2<br />

sinfonie e un concerto per pianoforte e orch, oltre a brevi pezzi quali Notturno e Novelletta per orchestra<br />

- Marco Enrico Bossi (Salò,1861-piroscafo sull’Atlantico,1925), organista insegnante ai conservatori di Napoli e<br />

Roma. La sua produzione, influenzata da Brahms, affianca ad opere teatrali, composizioni sinfonico-corali, e altre<br />

composizioni per orch, da camera, per organo<br />

- Ferruccio Busoni (Empoli,1866-Berlino,1924), celebre pianista, fu anche fervido compositore. Scrisse opere<br />

teatrali (Arlecchino, Turandot, Doktor Faust, completato da un allievo), musica sinfonica (Berceuse elegiaque,<br />

Rondò arlecchinesco, Fantasia indiana), per pianoforte (6 sonatine e la Fantasia contrappuntistica in 3 versioni),<br />

oltre a trascrizioni e rielaborazioni, soprattutto di musiche di Bach. Lasciò anche l’importante scritto Saggio di una<br />

nuova estetica musicale<br />

Ebbero fortuna nei nostri salotti le romanze, versione nostrana del Lied. Oltre a Rossini, Bellini e Donizetti, coltivarono<br />

questo genere alcuni “specialisti”, tra cui Stanislao Gastaldon, Pier Adolfo Tirindelli, ma soprattutto Francesco Paolo<br />

Tosti (1864-1916) che fu maestro di canto alla corte italiana e successivamente della famiglia reale inglese; compose<br />

oltre 300 romanze in italiano e in inglese<br />

TESI XXXI: Le giovani scuole nazionali: Russia, Norvegia, Finlandia, Cecoslovacchia, Spagna<br />

Nazionalità e nazionalismi in Europa dopo il 1830<br />

La presa di coscienza dell’identità nazionale sbocciò in seno a quasi tutti i popoli e operò un’inversione di tendenza<br />

rispetto al cosmopolitismo illuministico. Il concetto di “nazionalità” era volutamente generico, ognuno vi leggeva ciò<br />

che preferiva: i liberali concetti di libertà e sovranità popolare, i conservatori la fedeltà alle tradizione e all’ordine<br />

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costituito. L’affermazione del principio di nazionalità avvenne in modi cruenti: cospirazioni, rivolte, rivoluzioni, moti;<br />

la presa di coscienza passò attraverso il pensiero filosofico e politico di Mill, Fichte, Hegel, Mazzini, Gioberti…<br />

Strettamente legato al concetto di nazionalità era quello di una lingua nazionale; di conseguenza, lo era anche il<br />

linguaggio musicale. Dopo il Congresso di Vienna del 1815 la carta politica europea era profondamente modificata.<br />

Risultati appariscenti del desiderio nazionale furono l’unità d’Italia (1861) e Germania (1871), ma anche altri popoli<br />

ottennero risultati concreti, anche se meno appariscenti: riconoscimenti delle specificità etiniche e linguistiche,<br />

rappresentanze parlamentari, forme di autonomia<br />

Le scuole nazionali<br />

Tra l’inizio del ‘600 e la metà dell’800 la musica europea era la somma di quella italiana, francese e tedesca. Gli altri<br />

paesi furono musicalmente “colonizzati”. L’affermazione del nazionalismo diede vita alle scuole nazionali, che si<br />

proponevano il recupero della tradizione musicale nazionale, spesso basati su scale modali e danze dai ritmi ignoti al<br />

precedente repertorio europeo. Nelle opere vennero proposti libretti ispirati alla storia e a leggende nazionali. Una<br />

precisazione: alcuni esponenti ebbero formazione tedesca ma portarono con sé le loro origini (Grieg, Smetana, Dvorak),<br />

altri composero in un contesto di assestata scrittura europea, ma impiegarono i moduli folcloristici delle loro terre<br />

(Albèniz, Granados), altri aderirono solo in parte alla cultura nazionale (Sibelius). Solo per la Russia si può parlare di<br />

una vera e propria scuola nazionale, che si identifica col movimento artisticamente patriottico del Gruppo dei Cinque<br />

NAZIONALISMO ED EUROPEISMO IN RUSSIA<br />

All’inizio del XIX sec. dominavano musicalmente la Russia l’opera italiana e la musica strumentale tedesca. I primi<br />

passi in direzione dell’autonomia furono ad opera di Glinka e Dargomizski<br />

- Michail Glinka (Smolensk,1804-Berlino,1857) si formò a Milano, dove conobbe Bellini e Donizetti, e a Berlino. A<br />

S.Pietroburgo frequentò l’ambiente culturale intorno a Puskin, che gli fornì il libretto del suo primo successo,<br />

l’opera Una vita per lo zar (1836). Diventò direttore d’orch.di corte. Esito più sfortunato ebbe la seconda opera<br />

Russlan e Ludmilla. Dopo il 1844 viaggiò: Parigi, Spagna, Varsavia, Berlino. Lasciò anche composizioni corali,<br />

pianistiche e per orch, tra cui Jota aragonesa<br />

- Aleksandr Dargomizski (Dargomyz,1813-S.Pietroburgo,1869) fu introdotto da Glinka nella vita culturale cittadina,<br />

spronandolo alla composizione. Si affermò con l’opera Russalka (1856) su libretto proprio. Il suo capolavoro è Il<br />

convito di pietra, lasciato incompleto e terminato da Cui e Rimski-Korsakov, e interamente concepito in forma di<br />

recitativo. Questo stile di canto influenzò il teatro di Mussorgski<br />

Il Gruppo dei Cinque<br />

Negli anni tra il 1830 e 40 il movimento più importante del nazionalismo russo fu quello slavofilo, in cui i seguaci<br />

esaltavano la Patria russa e le attribuivano l’ambiziosa missione di trascendere la nazionalità. Questi principi ispirarono<br />

i musicisti di S.Pietroburgo intorno al 1860, guidati da Mili Balakirev, il solo musicista professionista, in mezzo ai<br />

giovani aspiranti cui fu dato il nome di Gruppo dei Cinque. Essi non innovarono le forme, ma all’interno di esse<br />

portarono elementi nazionali originali: scale modali impiegate nel rito ortodosso, canti popolari, danze contadine, scene<br />

operistiche basate su storia russa, o scene di vita rurale. Tra i Cinque i minori sono Cui, delicato miniaturista, e<br />

Balakirev, oggi ricordato per la fantasia Islamey per pianoforte. I maggiori furono invece Borodin, Rimski-Korsakov e<br />

Mussorgski<br />

- Aleksandr Borodin (Pietroburgo,1833-1887) fu un valoroso scienziato. Professore di chimica e autore di importanti<br />

trattati scientifici, fu musicista autodidatta. Scrisse 3 opere tra cui Il principe Igor su libretto proprio, completato da<br />

Rimski-Korsakov e Glazunov, 3 sinfonie (la 2° è la più nota), il celebre schizzo Nelle steppe dell’asia centrale,<br />

musica da camera, tra cui il 2° quartetto per archi. Influenzato da Mendelssohn, non impiegò motivi popolari, ma il<br />

loro spirito influenzò la gentile e tendenzialmente esotica scrittura melodica<br />

- Nicolai Rimski-Korsakov (Novgorod,1844-S.Pietroburgo,1908) fu il “professore” del Gruppo. Ufficiale di marina,<br />

studiò con Balakirev. Nel 1871 ottenne la cattedra di composizione al conservatorio di S.Pietroburgo. completò e<br />

“corresse” le composizioni degli altri del Gruppo. Insegnò a Glazunov, Stravinski e Respighi. Lasciò 15 opere,<br />

molte su libretto proprio; le più note sono Sadko, Lo zar Saltàn, Il gallo d’oro. Nella produzione sinfonica il<br />

Capriccio spagnolo, la suite sinfonica Sheherazade, l’ouverture La grande Pasqua russa su temi liturgici. Il suo<br />

interesse per la musica russa è manifestato nell’armonizzazione di canti popolari russi. Pubblicò un Trattato<br />

pratico di armonia e utili Principi di strumentazione. È ricordato come uno dei grandi maestri dell’orchestrazione,<br />

sulla scia di Liszt e Berlioz. Il suo linguaggio sinfonico influì molto sulla cerchia dei Cinque e interessò anche<br />

Debussy. Le sue eclettiche melodie utilizzavano spesso le antiche scale modali e intervalli eccedenti e diminuiti<br />

- Modest Mussorgski (governatorato di Pskov,1839-S.Pietroburgo,1874) proveniva da una antica famiglia della<br />

nobiltà rurale. Studiò pianoforte con la madre. A 10 anni si trasferì a S.Pietroburgo dove divenne sottotenente della<br />

Guardia. La conoscenza con Dargomizski, Balakirev, Borodin e Cui nel 1855 rafforzò la vocazione musicale.<br />

Studiò composizione e nel 1860 abbandonò la carriera militare, ma l’abolizione della servitù della gleba, ad opera<br />

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di zar Alessandro II lo privò dei proventi della proprietà terriera, obbligandolo a trovarsi un impiego statale. Dopo<br />

vari rimaneggiamenti il Boris Godunov (su libretto proprio tratto da Puskin e Karamazin) fu rappresentato nel 1874<br />

e piacque al pubblico, ma lasciò perplessi molti musicisti. Per problemi di salute legati all’alcool non terminò la<br />

Kovancina, completata da Rimski-Korsakov e la Fiera di Sorocinski, completata da Liadov. Tra le composizioni<br />

non teatrali si ricordano La notte di S.Giovanni sul Monte Calvo, per orch, rielaborata da Rimski-Korsakov, i<br />

Quadri di un’esposizione, liriche per canto e pianoforte, tra cui La camera dei bambini, Senza sole, Canti e danze<br />

della morte. Attuò in modo radicale la poetica dei Cinque. Indifferente nei confronti delle regole della<br />

composizione, costituì, un passaggio obbligato verso la musica moderna. Il realismo fu un dato di fatto della sua<br />

creatività, quasi tutte le sue composizioni sono legate a un pretesto esterno e portano un titolo<br />

I compositori filo-occidentali<br />

Non tutti i compositori aderirono all’integralismo del Gruppo dei Cinque. Al contrario, dopo il 1860 il russo colto<br />

sentiva di essere parte integrante dell’Europa. Così i musicisti, tra cui<br />

- Anton Rubinstein (1829-1894) pianista famoso, fondatore del conservatorio di S.Pietroburgo (1862), fu anche<br />

operista e direttore d’orchestra. Suo fratello Nicolai fondò il conservatorio di Mosca (1864)<br />

- Aleksandr Grecianinov (1864-1956), allievo dei cons.di Mosca e S.Pietroburgo, si stabilì a Parigi, poi negli USA.<br />

La sua miglior produzione è la musica corale liturgica e numerose liriche per canto e pianoforte<br />

- Aleksandr Glazunov (1865-1936), allievo di Rimski-Korsakov, insegnò e diresse il cons.di S.Pietroburgo.<br />

Sinfonista eccellente, lasciò 9 sinfonie, ouvertures, fantasie e concerti, segnate dall’influenza di Liszt e Brahms e<br />

dalle melodie calde e a volte orientaleggianti<br />

- Sergei Rachmaninov (1873-1943), pianista di fama mondiale e direttore d’orchestra, naturalizzato statunitense.<br />

Scrisse 13 preludi op.32, 2 raccolte di Etudes-tableaux, 2 sonate per pianoforte, 4 concerti e la Rapsodia su un<br />

tema di Paganini per pianoforte e orch.op.43<br />

- Aleksandr Scriabin (Mosca,1872-1915), dopo gli studi al cons.di Mosca iniziò la carriera come pianista, ma dal<br />

1904 si dedicò interamente alla composizione, prevalentemente per pianoforte e orch. Per orchestra: 3 sinfonie, Il<br />

poema dell’estasi, Prometeo o il poema del fuoco con pianoforte, organo, coro e “clavier a lumiere”; per<br />

pianoforte: 10 sonate, 19 “poemi”, 26 studi, 90 preludi (tra cui i 24 op.11) valzer, mazurche, notturni. Il suo<br />

pianismo rivela l’influenza di Liszt e Chopin. Il traguardo a cui tendeva era la creazione di un’opera in cui si<br />

fondessero musica, poesia, danza, colori, luce e profumi<br />

Piotr I.Ciaikovski (governatorato di Vietka,1840-S.Pietroburgo,1939)<br />

Figlio di un ing.minerario, ebbe le prime lezioni di pianoforte dalla madre. Entrò nella facoltà di diritto a S.Pietroburgo<br />

e frequentò il conservatorio. Ottenne la cattedra di armonia. Sposò un’ex allieva, ma fu un’unione disastrosa. Grazie<br />

agli aiuti economici di una ricca ammiratrice, ebbe modo di dedicarsi interamente alla composizione. Si fece apprezzare<br />

anche come direttore d’orchestra<br />

- per il teatro: 10 opere, tra cui Eugenio Oneghin (1879), Mazeppa, La dama di picche, tutte e tre su libretto proprio e<br />

di soggetto tratto da Puskin. Le sue opere sono del tipo italiano che dà importanza al canto e all’espressione<br />

melodica. 3 balletti: Il lago dei cigni (1877), La bella addormentata (1890), Lo schiaccianoci (1892). I balletti,<br />

segnarono la nascita del balletto sinfonico<br />

- per orchestra: 6 sinfonie, tra cui la n.1 “Sogni d’inverno”, la n.2 “Piccola Russia”, la n.3 “Polacca”, la n.6<br />

“Patetica”; l’ouverture-fantasia Romeo e Giulietta, la fantasia Francesca da Rimini, il Capriccio italiano,<br />

l’ouverture 1812; 3 concerti per pianoforte e orch (il n.3 ha un tempo solo), il concerto per violino e orch. Le<br />

sinfonie dimostrano una grande forza comunicativa. Mancò nello sviluppo organico dei temi, ma ebbe grande<br />

intuito per gli effetti orchestrali e una melodia fluida e di alto senso drammatico. I concerti per pianoforte<br />

richiamano il virtuosismo di Liszt<br />

- altre composizioni: 3 quartetti per archi, un trio con pianoforte; pianistica, tra cui Le stagioni e L’album dei<br />

fanciulli; corale sacra e profana; melodie per canto e pianoforte<br />

La sua musica esprime la fase finale del romanticismo europeo, quella delle eleganze decadentistiche e patetiche. La<br />

spontaneità di Ciaikovski è grande pregio, ma anche limite, perché l’effusione lirica a volte cade nel languore, e gli<br />

accenti vigorosi diventano enfasi<br />

COMPOSITORI NAZIONALI IN BOEMIA, NORVEGIA, FINLANDIA E SPAGNA<br />

72


La Boemia<br />

Era parte dell’impero austriaco. Nel 1848 scoppiarono moti rivoluzionari. I Cechi non rivendicavano l’indipendenza,<br />

ma condizioni di parità con gli altri popoli sotto gli Asburgo. Vantava solide tradizioni musicali. Gli esponenti più noti<br />

del nazionalismo musicale boemo furono<br />

- Bedrich Smetana (1824-1884), partecipò ai moti rivoluzionari e fondò una scuola con l’aiuto economico di Liszt.<br />

Fu critico e poi direttore del teatro nazionale. Divenuto sordo, si dedicò alla composizione. Le opere teatrali più<br />

note sono La sposa venduta, Dalibor e Libusi. La creazione più nota è il ciclo sinfonico La mia patria, con la<br />

seconda sinfonia Moldava. Lasciò anche composizioni pianistiche in forma di danza, e da camera, tra queste il<br />

Quartetto “della mia vita”. Profondamente influenzato dal sinfonismo post-beethoveniano (Schumann e Liszt),<br />

fuse insieme alla tradizione elementi etnici, in particolare le danze popolari<br />

- Antonin Dvorak (1841-1904), mentre studiava in cons, si guadagnava da vivere suonando in orchestra. Studiò<br />

anche a Vienna, dove conobbe Brahms. Raggiunse il successo con le Danze slave per pianoforte a 4 mani e con lo<br />

Stabat Mater. Dal 1892 al 1895 diresse il cons.di New York. Lasciò una copiosa produzione, tra cui 10 opere, con<br />

la più nota Rusalka (=l’ondina,1901), che però denunciano una debolezza drammatica; più apprezzata la musica<br />

sinfonica: 9 sinfonie, la più conosciuta è l’ultima Dal nuovo mondo, con l’impiego di melodie indiane e negre, 3<br />

Rapsodie slave, Suite ceca, un concerto per pianoforte, uno per violino, uno per violoncello; numerose le<br />

composizioni per coro a cappella con orch, tra cui lo Stabat Mater, il Requiem e il Te Deum; 17 quartetti per archi<br />

L’Europa settentrionale<br />

Niels Gade (1817-1890) Nielsen (1865-1931) in Danimarca, Franz Berwald (1796-1868) in Svezia, Stanislaw<br />

Moniusko (1819-1872) in Polonia, Grieg in Norvegia e Sibelius in Finlandia. Tutti di formazione tedesca, innestarono<br />

nelle loro composizioni elementi popolari della propria terra. Solo Grieg e Sibelius lasciarono durevoli impronte<br />

- Edvard Grieg (Bergen,1843-1907) studiò nel cons di Lipsia, allievo di Moscheles, Richter e Reinecke. Ebbe<br />

contatti con Gade. Valido didatta, fondò una scuola musicale e la pensione accordatagli dal governo gli permise di<br />

comporre. Musica sinfonica: le musiche di scena per il dramma Peer Gynt di Ibsen (da cui trasse 2 suites),<br />

l’Holberg suite, la Suite Lirica, le Danze sinfoniche, il noto concerto in La min per pianoforte e orch. Per pianoforte<br />

la sonata op.7, Danze e canti norvegesie soprattutto i 66 Pezzi lirici composti tra il 1867 e il 1901. Compose anche<br />

2 quartetti e sonate per violino/violoncello e pianoforte. Utilizzò canti e danze contadine, sopratto le “slatter”. La<br />

sua progredita scrittura armonica interessò e influenzò Debussy<br />

- Jan Sibelius (1865-1957) completò a Helsinki gli studi musicali. Insegnò al cons fino al 1910. La pensione<br />

concessa dal governo gli permise di ritirarsi a comporre. Tra le sue composizioni, un’opera, una cantata per soli<br />

coro e orch, 7 sinfonie, un concerto per violino e orch, Lieder. Le sue creazioni nazionali sono una decina di poemi<br />

sinfonici ispirati al Kalevala il poema nazionale finlandese, tra cui Finlandia op.26. Non utilizzò materiale sono<br />

popolare, ma non per questo i suoi quadri sonori sono meno rappresentativi della sua terra<br />

La Spagna<br />

Dopo la fioritura polifonica e la musica strumentale per vihuela, la Spagna, escludendo Scarlatti e Boccherini rimase<br />

estranea allo sviluppo musicale. Intorno alla metà del XIX sec. il genere preferito era la zarzuela, spettacolo teatrale<br />

simile al singspiel, in cui le parti cantate erano influenzate dal canto operistico italiano e francese. La scuola nazionale<br />

spagnola si avvalse dei nomi di compositori di origine catalana, ma residenti all’estero, Parigi in particolare<br />

- Felipe Petrell (1841-1922), iniziatore della rinascita musicale spagnola, compose una trilogia operistica, Los<br />

Pireneus, fu autore di studi storici e saggi sulla tradizione musicale spagnola<br />

- Isaac Albeniz (1860-1909), dalle spiccate doti pianistiche, studiò a Parigi, Lipsia e Bruxelles. Dal 1880 iniziò a<br />

inserire proprie composizioni nei programmi dei concerti che eseguiva. Compose alcune opere teatrali, ma il suo<br />

nazionalismo si nota nella musica per pianoforte, coi 12 pezzi di Iberia, i 12 Piezas caracteristicas, i Requerdos de<br />

la viaie, la suite espanola, i 6 fogli d’album di Espana<br />

- Enrique Granados (1867-1918) studiò a Barcellona e Parigi e divenne concertista. Alternò l’attività di pianista a<br />

quella di compositore. Il suo capolavoro è l’opera Goyescas. Per pianoforte 17 Danzas espanolas, 3 Escenas<br />

poeticas, 6 Escenas romanticas. Il suo stile è più semplice e meno originale di quello di Albeniz, soprattutto nel<br />

linguaggio armonico. Insoliti però gli effetti che seppe trarre dalla tecnica pianistica<br />

LE SCUOLE NAZIONALI, FASE SECONDA<br />

73


La seconda generazione di musicisti delle scuole nazionali non si limitò a utilizzare materiale sonoro etnico, ma riuscì a<br />

farlo proprio assorbendo l’essenza della propria terra d’origine. Tra questi il polacco Szymanowski, il brasiliano Villa-<br />

Lobos, il messicano Chavez, oltre a<br />

- Leos Janacek (1854-1928), nato in Moravia, si formò alla scuola d’organo di Brno, si perfezionò a S.Pietroburgo,<br />

Lipsia e Vienna. Insegnò composizione e fece attività critica. Tra le opere teatrali si ricorda Jenufa, I viaggi del<br />

signor Brucek, Da una casa di morti. Tra le composizioni orchestra la Sinfonietta. Pubblicò 11 raccolte di canti<br />

popolari<br />

- Manuel de Falla (1876-1945) di Cadice, fu allievo di Pedrell. Le maggiori composizioni sono 7 canciones populare<br />

espanolas, il balletto El sombrero de tres picos, le Notti nei giardini di Spagna per pianoforte e orch (1915), il<br />

concerto per clavicembalo e 5 strumenti<br />

- Zoltan Kodaly (1882-1967), ungherese, iniziò nel 1905 insieme a Bartok un lavoro di ricerca sul canto popolare<br />

magiaro. Viaggiò a Berlino e a Parigi. Le brillanti composizioni per orch. più note sono le Danze di Marosszek e le<br />

Danze di Galanta, ma le sue qualità liriche emergono nei lavori vocali, come nel Psalmus Hungaricus per tenore,<br />

coro e orch. e nei lavori teatrali, tra cui Filanda magiara. La sua produzione fu improntata al linguaggio della<br />

musica contadina ungherese<br />

- Bela Bartòk (1881-1945) nacque in Transilvania (allora ungherese). Iniziò lo studio del pianoforte con la madre,<br />

proseguì a Bratislava, poi a Budapest. Si occupò di etnomusicologia con Kodaly. A causa della situazione politica<br />

si traferì negli USA. Per pianoforte: 14 bagatelle, vari adattamenti di canti popolari ungheresi, Allegro Barbaro,<br />

l’importante opera didattica Mikrokosmos; da camera: 2 sonate per violino e pianoforte, 2 rapsodie per violino e<br />

pianoforte, sonata per 2 pianoforti e percussione, 6 quartetti per archi (tra le sue opere più significative); per<br />

orchestra: il poema sinfonico Kossuth, 2 Ritratti, 2 Images, Musica per archi, celesta e percussione, un concerto<br />

per violino e orch, un concerto per 2 pianoforti e orch, rapsodia per pianoforte e orch; lavori teatrali: il balletto Il<br />

principe di legno, l’opera in un atto Il castello del principe Barbablu, il balletto in un atto Il mandarino<br />

meraviglioso; composizioni vocali: la cantata profana I cervi fatati, melodie per voce e pianoforte<br />

TESI XXXII: sguardo riassuntivo alle forme di musica svoltesi dalla fine del ‘500 in poi<br />

Musica vocale sacra<br />

Sopravvivono le forme delle composizioni richieste dall’esercizio del culto (messe e parti di messe, salmi, Magnificat,<br />

vedi TESI XI, XII, XV). Assumono lo stile concertante, per soli, coro e orch. Nascono, in stile monodico, l’oratorio<br />

cattolico e la cantata luterana da chiesa (TESI XV)<br />

Musica vocale profana<br />

Al madrigale polifonico succedono, in stile monodico, l’aria con testo in italiano, duetto da camera (TESI XV)<br />

L’opera italiana<br />

Nacque a Firenze alla fine del ‘500. Nel ‘600 le 3 scuole: romana, veneziana, napoletana (TESI XVI e XVII). Nel ‘700<br />

l’opera napoletana diventa europea, distinzione tra opera seria e buffa (TESI XVIII). Nell’800 il grande melodramma<br />

italiano (TESI XXII)<br />

L’opera fuori dall’Italia<br />

In Francia: nel ‘600-‘700 il ballet de cour, la tragedie-lyrique, l’opera-ballet, l’opera comique (TESI XX); nell’800 il<br />

Grand-opera (TESI XXIII)<br />

In Germania: nel ‘700 il Singspiel (TESI XX); nell’800: il dramma romantico, Wagner (TESI XXIII)<br />

Altrove: il masque in Inghilterra, la zarzuela in Spagna, l’opera nazionale in Russia e in Boemia<br />

La musica strumentale<br />

Nel ‘500 e primo ‘600: trascrizioni da musiche polifoniche vocali e composizioni cembalo-organistiche (TESI XXIV)<br />

Nel ‘600: la suite, le sonate da chiesa e da camera (TESI XXV)<br />

Nel ‘700: la sonata solistica e il concerto barocco. La sonata, il concerto e il quartetto classici (TESI XXVI)<br />

Nell’800: sono ancora coltivate le forme classiche, ma si affermano il poema sinfonico (per orch) e tutte le forme<br />

derivate dal Lied per pianoforte (TESI XXIX)<br />

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QUADRO RIASSUNTIVO DI <strong>STORIA</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>MUSICA</strong><br />

TESI I: Origini della musica – I primi strumenti – La musica della mitologia<br />

- L’etnomusicologia (Wallaschek, Stumpf, Sachs, Schneider, Bela Bartok)<br />

- L’origine della musica (Wallaschek e Bucher sostengono origini nel ritmo,sviluppo contemp.libguaggio)<br />

- Gli strumenti dei popoli primitivi (idiofoni perc.senza membr,membranofoni tamburi, aerofoni,cordofoni)<br />

- Musica e mitologia (musica=voce natura,Gerico&arpa di David,Orfeo,Anfione costruisce mura Tebe con lira)<br />

TESI II: La musica dei selvaggi e dei primi popoli storici: egiziani, cinesi, assiri e babilonesi, ebrei<br />

- Gli egiziani(canto sacerd.,inizio solo maschi,dopo conquiste,musiciste siriane;IIIsec.a.C.org.idr.Ctesibio,chironom)<br />

- I popoli mesopotamici (relig&matem,arpa sumerica,stimolo al combat.x assiri)<br />

- Israele(period.reXI-Xa.C,salmi diDavid;kinnor,sciofar,ugab;cantill recitaz.inton,jubil vocaliz.“alleluja”;canto crist.)<br />

- I cinesi (suoni&ord.universo,scala 5fon.poi 12fon., piccole orch, king litofono, chin salterio, pipar liuto, cheng org)<br />

- Indiani(molte scale dal IIsec.a.C,8ava divisa in srutis,in tutto22,modo=ragas,migliaia;vina cord.pizz,sarangi ad arc)<br />

TESI III: La musica dei greci e dei romani<br />

- L’eredità della musica greca(elem.continuità tra mus.ant e mus.colta è sist.teorico gr;canto gr.&crist.sono monodia)<br />

- Trattati(monocordo Pitagora di Samo VIa.C,Elem.Arm&Rhytm Aristosseno Tarant IIIa.C,Eucl,Plut,Tolom,Alipio)<br />

- Le musiche (frammenti di tragedie, 2 inni delfici in onore Apollo, epitaffio di Sicilo, 3 inni Mesomede di Creta)<br />

- Notazione (nuclei melod/norma nomoi,notaz.dal IVa.C,ma solo x uso privato;not.voc(alfabet)&strum(segni fenic)<br />

- Canto&Strum(corodia/monodia;peana x Apol,ditirambo x Dionis,imeneo x nozze,trenos funeb,partenio fanciulle)<br />

- Ritmica (giambo breve lunga, trocheo lunga breve, tribraco terzina, spondeo lunga lunga)<br />

- Modi,armonie,sist.perf(tetracordo discendente inIVgiusta,dorico,frigio,lidio;diazeusi/sinafè,ipo/ipermodo,teleion)<br />

- La musica dei romani (musiche x spett.origine etrusca, fescennino&atellana;strum.uso milit;dal 146a.C mus.greca)<br />

TESI IV: La musica dei primi cristiani: il canto gregoriano nei suoi caratteri modali e ritmici<br />

- Il primo millennio dell’era volgare (molta storia, poca musica xchè no prod.d’arte e tramand.oralmente)<br />

- Formazione del canto crist (diaspora70;edit.Mil.313,crist.rel.uff391,canto rom,ambros,aquil,benev,mozar,gallic)<br />

- Lo sviluppo unitario del canto cristiano (S.Greg.Magno, Anthphonarium,ScholaCantorum, SacroRomanoImp799)<br />

- Liturg&canto(Ordin:Kyr,Glor,Cred,Sant,Agnus;Propr:Intro,Allel,Offer,Com;8Uffici;Vesp:5sal,Magn,inno,litan)<br />

- Stili,forme(accentus da cantillaz su una nota,concentus sillabico;salmodia resp/allel/antif;sequenze mnem,tropi)<br />

- La teoria:modi eccles(scale7fon.disc.diat.a8modi:autent&plag unaIVsotto;finalis=ton,repercus=dom,nomi greci)<br />

TESI V: Gli inizi della polifonia – Il contrappunto medioevale – Compositori e teorici<br />

- Inizi della polifonia(Xsec.inizio contrapp;ArsAntiqXII-XIII;ArsNovaXIV;fiamminghiXV-XVI;polif.RinascXVI)<br />

- L’ARS ANTIQUA (1150-1320 grandi cantorie Francia;notazione su rigo,modi ritm poi notaz.mensurale)<br />

- La scuola di Notre Dame (MagnusLiberOrgani di Leonin,Perotin; organa,clausolae,conductus;tenor fa cantus firmi)<br />

- Il mottetto (XIII sec; notaz.mens.francon,mottetto derivato da clausola a3 voci,latino/Oil;hoquetus o cantus absciss)<br />

TESI VI: La scrittura musicale medioevale considerata specialmente in relazione alle origini della scrittura odierna<br />

- Notaz.neum.(rep.gragor.orale sino a VIIIsec;neuma=segno;3fasi:chironomica,adiastem-diastematica,quadrata)<br />

- Da campo aperto a not.dias(virga&punctum;pes&clivis;scandicus,climacus,torculus,porrectus;comp,liqu;rigo F&C)<br />

- Nomi note e not.alfab(Boezio segnò monocordo conA-P;Oddone daCluny not.alfab,si bem&beq,base diGuidArezz)<br />

- La notazione polifonica bianca e nera (tra fine XII e fine XIV nera; da XV a XVI bianca)<br />

- Notazione modale (virga/punctum => longa/brevis,aggregati in6modi ritmici; ordines quante volte ripeto il modo)<br />

- LE NOTAZIONI MENSURALI (quella franconiana&francese provengono da quella modale, l’italiana dal nulla)<br />

- Not.franconiana(ArsCantusMensurabilis1260 Francone da Colonia;divisio perfecta/imperfecta,duplex longa)<br />

- Not.ArsNovaFranc(Phil.deVitry,introd.la minima;modus=div.longa,tempus=div.brevis,prolatio=div.semibrev)<br />

- Not.ArsNova Italiana (Marchetto da Padova,niente maxima&longa, si usa la brevis, 3 divisio sino alla semiminima)<br />

TESI VII: Guido d’Arezzo e il sistema musicale medioevale. La solmisazione<br />

- Teoria&pratica (teorici speculat,trattat.pratici;Boezio fineV riconosce musica mundana,humana,strument;scholae)<br />

- Guido d’Arezzo(995-1050,benedet.Arezzo,scuola canto,prioreCamaldoli,Micrologus de Mus.e Prologus in Antoph)<br />

- L’esacordo (successione di 6 suoni con semitono al centro,nomi delle note dall’inno di S.Giovanni, si = S.J.)<br />

- La solmisazione (metodo di memorizzazione di mutazione degli esacordi,3 duri,2 natur,2molli; musica ficta)<br />

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TESI VIII:Musica popolare e teatro nel medioevo – trovatori e menestrelli<br />

- Monodie sacre in latino: gli uffici drammatici e i drammi liturgici (IX uffici,XIII drammi; Visitati Sepulchri)<br />

- CANTI RELIGIOSI NELLE LINGUE NEOLATINE (XIII sec.grandi papi, InnocenzoIII, sentimento religioso)<br />

- Lauda tosco-umbra(Cant.FrateSole,Flagellanti&Disciplinanti,racc.di laudari,tipo ballata:solista ripr&volta,coro)<br />

- Le cantigas spagnole (400 canti in gallego x Madonna,iniziativa AlfonsoX;forma del virelai, ritornello+strofe)<br />

- I canti profani in latino (PlanctusKaroli814,Roma nobilis,canto pellegrini, CarminaBurana)<br />

- LA LIRICA PROFANA DEI TROVATORI, DEI TROVIERI E DEI MINNESANGER (dalla metà del XI sec)<br />

- Importanza del primo movimento poetico-musicale europeo (spirito cavalleresco-cortese in Fr.merid,gran diffus)<br />

- Poesia e musica nelle corti feudali (vita meno rozza,signore promotore di cultura,Guglielmo IX d’Aquitania<br />

- Trovatori(cansò,inno+strofe;altre forme:joc parti, pastorela,planh;stili:trobar plan,ric,clus;2600poesie,350melodie)<br />

- Trovieri(lingua d’Oil,chanson di 2 strofe come ritornello in forma variata;Chretien de Troyes,Ricc.Cuor di Leone)<br />

- I minnesanger (matrim.Fed.Barbarossa con Beatr.Borgogna,ideali cavallereschi in Germania, nasce il lied<br />

- Il problema dell’interpretazione ritmica (notaz.gregor.su4righe;non si conosce il ritmo;forse verso presiede ritmo)<br />

TESI IX: La prima rinascita italiana: l’Ars Nova (madrigali, cacce, canzoni, ballate) – Strumenti in uso nel tempo<br />

(XIV sec.)<br />

- Secolarizzazione(primatoChiesa sino al’200,Summa Tomm.d’Aquino,Div.Com;ora Avignon,Decameron,Canterb)<br />

- ArsNovaFr(Ph.deVitry,pari dignità divis3&2,mott.a 4(triplum,motetus,tenor,contratenor)isoritmici,color&talea)<br />

- Guillaume de Machaut(+grande del XIV,diplom,poeta;MessaNotreDame4voci,mottetti,virelais,rondeaux,ballades)<br />

- L’ARS NOVA ITALIANA (polifonia ancora elementare,mottetti di March.daPadova x Scrovegni 1305)<br />

- Ambiente culturale(Scaligeri,Visconti,Carraresi,Bologna&Firenze;DolceStilNovo;poes x mus di FrancoSacchetti)<br />

- Le forme e i compositori (madrigaliAAB, cacce, ballateABBAA,Francesco“degli organi”Landino,ben140ballate)<br />

- La musica strum(si componeva x voci,ma strum sostituivano;org portat&posit,salterio,viella,tromba,cornetto legno)<br />

TESI X: Lo sviluppo del contrappunto vocale: la scuola fiamminga (XV e XVI sec.)<br />

- Lo sviluppo del contrappunto (Guerra100anni,declinoFrancia,cappelle musicali sostituiscono scholae gregoriane)<br />

- Nascita del contrappunto imitato (si definì nel XV,imitazione tema; fuga)<br />

- Messe,mottetti,chansons(messa alla Dufay,le5parti stesso cantus firmi;mottet solo sacro dalXV;chanson prof3voc)<br />

- La scuola polifonica inglese (usava3°e6°,importata in Francia diede origine al falso bordone,John Dunstable)<br />

- La scuola borgogn(FilipBuono,mecen.GuillaumeDufay,vita moviment,9messe,chansons;GillesBinchois,chansons)<br />

- Fiamminghi(Ockeghem13messe,mott,chans,Josquin dePrez,Italia,coerenza testo-mus,JacobObrecht,Pierre delaRue)<br />

TESI XI: Le scuole polifoniche italiane del sec.XVI – Teorici e compositori – Semplificazione e purificazione della<br />

polifonia vocale – Riforma e controriforma: il corale – Palestrina – I due Gabrieli, Marenzio, Gesualdo, Vecchi,<br />

Banchieri, Croce, Gastoldi – La progressiva tendenza espressiva, drammatica, rappresentativa<br />

- IL CULMINE DEL RINASCIMENTO (Firenze di Petrarca&Boccaccio,i principi studiano musica)<br />

- La stampa musicale (Gutemberg, Ottaviano Petrucci,primo editore nel 1501;Pierre Attaingnant)<br />

- La tradizione fiamminga (Willaert,allievo di Mouton,M°aVen;Orlando diLasso,messe“parodia”,madrig,testo-mus)<br />

- LA RIFORMA E LA <strong>MUSICA</strong> NELLE CHIESE PROTESTANTI(Lutero,Calvino,Enrico VIII Tudor)<br />

- Confessione luterana e corale (parte integrante della liturgia,Praetorius con raccolta MusaeSioniae,Heinrich Schultz<br />

- Ugonotti e il canto dei salmi (distruzione organi,Clement Marot traduz.franc.di 50 salmi)<br />

- Canto anglicano(pochi cambiamenti inPrayerBook;anthem = mottetto,full anthem coro,verse anthem alternanza)<br />

- Controrif.catt.(PaoloIII,conc.Trento:abolire sequenze tranneOrdinario,no cantus firmi profano in messe,intelleggib)<br />

- La lauda polifonica (S.FilippoNeri fonda l’Oratorio,dove in funzioni extralit.si cantavano Laudae e travestim.spirit)<br />

- Il culmine della polifonia sacra rinascimentale (semplificazione contrapp.origina stile a cappella)<br />

- LA SCUOLA ROMANA (cura delle cappelle papali,divieto donne: Festa, Animuccia, Nanino)<br />

- Giovanni Pierluigi da Palestrina (525-294,Roma,102messe,307mottet,lo spirito della controrif,sobrio,lineare)<br />

- LA SCUOLA VENEZIANA (Roma ovunque,ma non a Ven:musiche policorali+strum,dipendeze Doge)<br />

- Andrea Gabrieli(510-586 organista;grandiosi Concerti a6-12,mottetti a5,7libri di madrig,2di ricerc,cori x Edipo)<br />

- Giovanni Gabrieli(superò lo zio in fama,SacraeSymphoniae,82mottetti,canzoni strum;lo stile precede il barocco)<br />

- Polifonie profane in Europa (cosmopolitismo del contrappunto fiammingo;villancicos, lieder)<br />

- FORME POPOLARESCHE ITALIANE(strutt.strofica,letterat.pop,scritt.omof.accord,canti carnasc.,villanelle,frott)<br />

- IL MADRIGALE (qualità testo,testo-musica,non strofico come quello del‘200,voci raddopp.da strumenti)<br />

- Poesia e musica (questione della lingua,Bembo;Petrarca, ma anche Dante,Ariosto,Tasso,Guarini;lirica d’amore)<br />

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- Formazione e sviluppo del madrigale (Luca Marenzio, Carlo Gesualdo principe di Venosa, madrigalisti inglesi)<br />

- Madrigale drammatico(Il cicalamento delle donne del bucato di Striggio l’Anphiparnaso del Vecchi, Adr.Banchieri)<br />

- In Fr,Sp&Ger(chanson di Janequin,villancico castigliano di Juan del Encina e meistergesang monod.di HansSachs)<br />

TESI XII: Sguardo riassuntivo delle forme di musica polifonica cinquecentesca. Musica sacra: mottetti, messe, salmi,<br />

improperi – Musica profana: frottole villanelle, canzonette, madrigali, balletti, madrigali drammatici, intermezzi<br />

- <strong>MUSICA</strong> SACRA: mottetti, messe, salmi, responsori<br />

- <strong>MUSICA</strong> PROFANA: i madrigali<br />

TESI XIII: Conquista della tonalità moderna e dei nuovi mezzi espressivi – Strumenti a pizzico, ad arco, a fiato<br />

- LA TRATTATISTICA NEI SECOLI XV E XVI (Heinrich “il Glareano” Loris, Zarlino, Artusi)<br />

- L’origine della tonalità, dell’armonia e del basso continuo<br />

- Strumenti a corde e a fiato (liuto, viella, lira, viola da gamba e da braccio, flauti, fagotti e oboi) e a tastiera<br />

- I trattati di musica strumentale (“il Transilvano” di Diruta, per la pratica degli strumenti a tastiera)<br />

TESI XIV: Origine del melodramma<br />

- Cultura del Barocco e lo stile di musica barocca (rinascimento:equilibrio&sobrietà; barocco:voglia di stupire)<br />

- Affemaz.della monodie:Camerata Fiorentina(de’Bardi,Dialogo della musAnt&Mod.di Galilei,madr.monod.Caccini)<br />

- Teatro e Musica(accanto comm.e trag.classiche,favole pastorali&comm.dell’arte,intermezzi riempitivi)<br />

- Primi melodrammi (emulare trag.greca,fusione lingua&mus;recitar cantando;Dafne di Peri, Caccini e de’Cavalieri)<br />

TESI XV: Origini e primo fiorire dell’oratorio – Giacomo Carissimi – La cantata e il duetto da camera (seconda metà<br />

del ‘600, primo ‘700)<br />

- La musica sacra cattolica (stile antico polifonico alla Palestrina, stile moderno monodico, stile concertato venez.)<br />

- L’oratorio latino e Giacomo Carissimi (Confr.Crocefisso;Carissimi solo oratori, cantate sacre e mott,mai teatro)<br />

- L’orat it&fr(it:da laudae polif,abolito Historicus e - coro,recitat&arie;fr:Charpentier,poco succ,domina gran motet)<br />

- Mus sacra protest(3tipi di corale:armonia4,uso corale come tenor,stile concert.Praetorius,Schein,Scheidt,Schultz)<br />

- Le monodie profane da camera (passaggio graduale con Nuove Mus.di Caccini,arie su testi strofici e madr.monod.)<br />

- La cantata profana (o da camera, con arie e recitativi;influì su svilup.melodramma.Carissimi, Stradella,A.Scarlatti)<br />

- Il duetto da camera (come le cantate, ma di forma + libera; Steffani,vescovo e diplom,ne compose una decina)<br />

TESI XVI: La scuola romana – Monteverdi e la scuola veneziana<br />

- L’opera e la società del ‘600-‘700 (l’imprenditore, lo scenografo, il cantante)<br />

- L’opera a Roma (Urbano VIII costuì teatri, il S.Alessio di Landi, l’Orfeo di Luigi Rossi;prevale il recitativo)<br />

- L’opera a Venezia (industria del teatro,Cavalli interagì con Lulli,Cesti col Pomo d’oro,Stradella risentì di Montev.)<br />

- Monteverdi (567-643,Artusi, i madrigali polifonici, i madrigali in stile concertato,Incoronaz.Poppea,parola-musica)<br />

TESI XVII: L’opera napoletana – Alessandro Scarlatti – l’opera buffa e l’opera sentimentale<br />

- La librettistica d’Arcadia (Zeno la logica,Metastasio ragione&sentimento,Goldoni riforma coerenza caratterizzaz)<br />

- A.Scarlatti(660-725, modello op.nap,114op,Eraclea,Mitridate,Tigrane,Griselda,aria col“da capo”,sinf.introduttiva)<br />

- L’opera napoletana prima di Scarlatti (i Febiarmonici, adattamenti di opere veneziane, i 4 conservatori)<br />

- L’opera napoletana nel ‘700 (Feo, Leo, Porpora, Vinci, Pergolesi; Jommelli, Tretta, Piccinni, Paisiello, Cimarosa)<br />

- Opera a Ven(Vivaldi con Farnace,Orlando,Fida ninfa;Galuppi con Mondo della luna,Filos di camp;4 osp.x ragazze)<br />

- Compos d’oltralpe in stile ital(J.C.Bach,Haydn,Gluck prima dell’Orfeo ed Euridice, Hasse,60 op.nap.metastas)<br />

TESI XVIII: Sviluppo musicale del melodramma (recitativo, aria, finale, strumentazione espressiva) – Decadenza<br />

artistica<br />

- L’opera seria (cosmop,italiana,elabor,solenne,3 atti,mitologia/storia;“pasticcio”e“azione”celebrat.di piccole prop.)<br />

- L’opera comica (prodotto spesso regionale,dialetto,iniziale bassa qualità,leggera, 2 o 3 atti,vita quotidiana)<br />

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- Strutture e forme dell’opera italiana del ‘700 (sinfonia, recitativo, aria con da capo, pezzo d’insieme e finali)<br />

TESI XIX : La riforma di Gluck e Calzabigi – Teorici del melodramma – Satire e parodie in Italia e fuori<br />

- Le ragioni dei letterati (critica all’opera italiana, le querelles: ramisti e lullisti, buffoni, Gluck e Piccinni)<br />

- Satire e parodie (“Il teatro alla moda” di Benedetto Marcello)<br />

- Gluck(714-787, riforma:fluidità e partec.orch;da Orfeo ed Euridice strutt.metastas.non valida:Calzabigi)<br />

- L’eredità di Gluck (Piccinni con Didon,Salieri con Axur re d’Ormuz,Sacchini con Dardanus)<br />

TESI XX: Il melodramma nazionale in Francia da Lulli e Rameau fino ai nostri giorni; in Germania da Schutz sino a<br />

Mozart; in Inghilterra<br />

- FRANCIA: PRIMA DI LULLI<br />

- Verso l’opera nazionale (Luigi XIII, Richelieu e Mazarino)<br />

- La monodia vocale: l’air de cour<br />

- Il balletto (ballet de cour, embrione dell’opera-ballet, Baldassarre da Belgioioso)<br />

- LA TRAGEDIE LYRIQUE DI LULLI (meno distinzione tra arie e recitativi, forme bipartite, cori, danze)<br />

- G.B.Lulli (1632-1687, “principe della musica” in Francia, ideatore della tragedie lyrique, ouverture alla Lulli)<br />

- DOPO LULLI<br />

- L’opera-ballet (smembremento dell’unità di azione: 3 vicende, una per atto; Campra, Destouches)<br />

- Rameau (1689-1764, ramisti e lullisti)<br />

- L’opera-comique (canzoni popolari “vaudevilles”, Duni, Philidor, Monsigny, Modeste Gretry)<br />

- L’OPERA TEDESCA BAROCCA (influenza italiana, Amburgo come Venezia, J.W.Franck, Kusser, Keiser)<br />

- Il singspiel (affine all’opera-comique, Hiller, Benda, Karl Ditters; Il Ratto dal Serraglio, Il flauto magico)<br />

- INGHILTERRA: dal masque all’opera (influenza italiana, basso livello musicale, D’Avenant, Locke)<br />

- Henry Purcell (1659-1695, summa di musica francese e italiana, Dido and Aeneas, musica di scena)<br />

- Ballad opera (l’opera seria piacque solo ai nobili, nacque questo nuovo genere con ballate popolari)<br />

TESI XXI: Trapianto dell’opera italiana in Francia e Germania - L’opera italiana in Russia<br />

- Il cardinale Mazarino (italianizzazione, tiepida accoglienza di Sacrati, Cavalli, Rossi; balletti francesi infrapposti)<br />

- Il gusto italiano dopo Lulli (pace Pinerolo, reunion des gouts con Couperin, con le 2 Aphoteoses x Lulli e Corelli)<br />

- Opere buffe italiane a Parigi (successo non unanime x opere buffe, querelle des bouffons, nasce l’opera-comique)<br />

- AUSTRIA E GERMANIA (opera italiana come prestigio culturale e strumento politico)<br />

- A Vienna (Leopoldo I, clavicemb e compositore, il Pomo d’oro di Cesti, traduzioni tedesche di Zeno e Metastasio)<br />

- In Baviera (teatro Opernhaus, Agostino Steffani, vescovo compositore; ma Carlo Teodoro sostenne opera tedesca)<br />

- In Sassonia (Il Paride di Bontempi a Dresdanel 1662, dal 1734 presenza di Hasse in città)<br />

- In Prussia (presenza discontinua, FedericoII costruì TeatroOperaDiBerlino, poi GuglielmoII favorì opera tedesca)<br />

- In Russia (Caterina II la Grande invitò Galuppi, Traetta, Paisiello, Sarti, Cimarosa, Cavos)<br />

TESI XXII: L’opera italiana nel secolo XIX: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, autori minori - Il melodramma<br />

contemporaneo<br />

- Compositori e librettisti (Felice Romani x Bellini&Donizetti, Boito x Ponchielli e Verdi, Giacosa e Illica x Puccini)<br />

- Cantanti (figura del cantante-attore, esigenza di accostare il timbro vocale al personaggio)<br />

- Teatri, Impresari, Pubblico, Editori (teatri di proprietà pubblica, impresari gestivano la stagione, Ricordi, SIAE)<br />

- Struttura del melodramma (sinfonia o preludio, recitativo “arioso”, arie con vari nomi, pezzi d’insieme, finali)<br />

- Operisti (ultimi Cimarosa e Paisiello, Simone Mayr con le sue “lezioni caritatevoli”)<br />

- Rossini (delineò il melodramma, il“crescendo”, poco romantico; Tancredi, Otello, Il Barbiere, Guillaume Tell)<br />

- Bellini (grande lirico puro, ma solo 10 opere, con Felice Romani; Il pirata, La sonnambula, Norma, I puritani)<br />

- Donizetti (65 titoli tra buffe con L’elisir d’amore, francesi con La favorite e serieA.Bolena, L. Borgia, M.Stuarda)<br />

- Pacini (circa 90 opere, Saffo), Mercadante (Il giuramento, Il bravo, La vestale, molto drammatico e neoclassico)<br />

- Verdi (25opere serie, - Falst; Nabuc, Mach; Rigol, Trov, Trav, Aida; Otel, Falst; continuità, declamato melodico)<br />

- Ponchielli (La Gioconda; lirico), Boito (Mefistofele, Nerone; letterato), Catalani (Loreley, La Wally; scapigliato)<br />

- La Giovane Scuola (verismo; Mascagni, Cav.Rust; Leoncavallo, Pagliacci; Giordano, Fedora; Cilea, L’Arlesiana)<br />

- Puccini (tardo romant, amore&morte, al passo coi tempi; Boheme, Tosca, Madama Butterfly, La fanc. del West)<br />

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TESI XXIII: Richard Wagner: importanza musicale e artistica, caratteri nazionali della sua produzione. I<br />

postwagneriani<br />

- OPERA IN FRANCIA (XIXsec:I rep, Nap, II rep, II imp, com.di Parigi, III rep; ultima trad.lyr, Grand-op, verismo)<br />

- Primi decenni (no querelle, poco romantic; Cherubini con Anacreon, Spontini con Cortez, Paer, Carafa, Boieldieu)<br />

- Anni di Grand-Opera(restaur,alta borg;La Musette dePortici di Auber;Meyerbeer;GuillaumeTell di Rossini;Berlioz)<br />

- Dramma lirico(IImetà’800,Mozart,Weber,ultimo Verdi;Gounod con Faust,Bizet con Carmen,Massenet con Manon)<br />

- Fine secolo (wagneriani; C.Franck con Hulde,V.d’Indy con Fervaal,Saint-Saens con Samson et Dalila,Charpentier)<br />

- OPERA IN GERMANIA (Goethe sovraintende teatro Weimar; opera italiana; pochi singspiele, Fidelio e Schubert)<br />

- Verso l’opera romantica (nazional.ted., determinante apporto Vienna, Hoffmann anticipa proposta unitaria Wagner)<br />

- C.M.Von Weber (1786-1826, pianista e compositore, padre dell’opera romantica ted, Freischutz, Preciosa, Oberon)<br />

- Wagner (1813-83,disagi,kantor,fuga Svizzera,Cosima Liszt; Oland.Vol,Tannhauser,Trist&Isot,Tetralog; leitmotive)<br />

TESI XXIV: Origini e prime forme della musica strumentale moderna: canzone, fantasia, ricercare, toccata e fuga<br />

- Strumenti e musica strum (raddoppio voci in madrigali, coloriture,diminuzioni,passaggi; trascrizioni da mus.voc.)<br />

- FORME NEL RINASCIMENTO E PRIMO BAROCCO (contrapp. imitato, improvvisazioni, danza, variazioni)<br />

- Contrapp.imitato (ricercare severo di Frescobaldi,tiento di Cabezon; canzona vivace; fuga; fantasia, fancy di Byrd)<br />

- Stile improvvisato libero (toccata; il virtuosismo andò di pari passo con lo sviluppo dell’organo tedesco)<br />

- Composizioni da ballo (danze a gruppi contrastanti; accoppiamenti pavana-gagliarda, passamezzo-saltarello)<br />

- Variazioni (su basso ostinato, melodiche, diferencias spagnole; partite: la Follia; variaz.su cantus firmi o corali)<br />

- I compositori (scrivevano x lo strumento che suonavano; pochi fecero anche musica vocale, Gabrieli,Byrd,Scheidt)<br />

- Liutisti(Spinacino,Canova,V.Galilei; Adrian LeRoy,Gaultier; Schlicht,Weiss,Telemann, Bach; Dowland; Cabezon)<br />

- Organisti in Italia nel XVI e XVII sec (Marco&Girolamo Cavazzoni;i Gabrieli,Merulo;Valente,deMacque, Trabaci)<br />

- Frescobaldi (organista a Ferrara, poi Roma, dove oratorio e Carissimi; virtuoso del contrapp., sintesi di Nap.e Ven.)<br />

- Virginalisti inglesi (Byrd,mottetti latini,anthems,variaz; Bull,virtuoso,fantas&danze; Gibbons,prel,pavane,gagliar)<br />

- Paesi Bassi (patria del contrapp.voc; unico esponente Sweelinck, elaboraz.di corali,variaz.su canti pop.,scuola ven.)<br />

- Organisti tedeschi(3scuole:Austria&Bav;Norim&Lipsia;Amburg&Lubec; Hassler,ricerc,toccate;Scheidt,Tab.Nova)<br />

TESI XXV: La musica strumentale nel sec.XXVII: la suite e le sue origini; la partita. Sonate da chiesa e sonate da<br />

camera. Compositori, organisti, violinisti e cembalisti italiani e stranieri<br />

- Balli di soc,ballet,suite (balli di soc. partecipano spettatori, balletto con coreogr.complesse, suite musica d’ascolto)<br />

- Caratteri della suite (x complessi:ouverture, Fr: pieces de clavecin, Ger: suite o partita, Ing: lesson)<br />

- Suite x clav. (Fr e Ger, ma anche in Ing con Purcell, scarsa in It con Pasquini; successione di 4 danze da Froberger)<br />

- Corale luterano (in 3 forme: partita cor variaz.contrapp., fantasia cor frasi elaborate liberamente,preludi cor introd)<br />

- Clavic. in It (A.Scarlatti, toccate e studi brillanti, Pasquini, 12 opere, mottetti, tocc, sonate col b.num, suite, variaz.)<br />

- Clavic. in Ger merid.(Froberger, all. Frescobaldi, toccate,capricci,canzoni,fantasie,ricercari...allemande autobiogr.)<br />

- Organ. in Ger. sett. (Bach, Pachelbel con l’Exacordum Apollinis, Kunhau, kantor di Lipsia, 14 partite, 13 sonate)<br />

- In Francia (pieces de clavecin di Couperin, Henry, D’Amglebert; livres d’orgue di Nivers, Gigault, Boyvin)<br />

- Dalla canz. strum.alla son. barocca (inizialmente canzoni x tastiera, sonate x archi, meno tempi più lunghi, liuteria)<br />

- Son. da chiesa e da camera (chiesa x il Proprium:4 tempi, alt.lento&allegro(fugato)+b.c.;camera:suite x archi+b.c.)<br />

- Compositori (Marini,,Farina,Merulo,Corelli,1653-1713 nella Roma d’Arcadia,raccolte di sonate a 3 tra cui l’op.5)<br />

- All’estero (son a 3: Purcell, Handel, Couperin, Muffat, Reinkin, Buxtehude, Fux; son a solo: Walther, von Biber)<br />

TESI XXVI: La musica strumentale italiana nel XXVIII sec: conc.grosso e conc.solista. Origini italiane della sonata e<br />

della sinf. moderna. Cenni storici sull’organo, suo violino, sul pf e sul clavicemb (cembalari, organai e liutai)<br />

- Il conc. barocco (stile conc.di Gabrieli, Monteverdi è mescol. voci e strum, conc.barocco è forma strum.archi+b.c.)<br />

- L’origine (conc.grosso:AStradella, inizialm.assomiglia alla scritt.corale; conc.solista: Torelli, Solo contrapp.a Tutti)<br />

- Il conc.grosso (Soli integra Tutti; Corelli,Geminiani,Locatelli,Albinoni,Vivaldi,Marcello,A.Scarlatti,Handel,Bach)<br />

- Conc.sol.in Italia (3tempi,Soli/Tutti negli Allegro,Tutti ritornellati,forma modulante vivaldiana; Locatelli,Tartini)<br />

- Conc.sol.inEur(Ger:collegium musicum,Telemann,1400cant.lut;Fr:Somis e Leclair,all.Corelli;Ing:conc.org.Handel)<br />

- Son x violino(3-4 tempi bipar.con I-V,V-I,influen.op.5Corelli;allievi in“pallad”Ingh:Veracini,Castrucci,Geminiani)<br />

- AllieviCorelli(Somis,maestroGiardini,Pugnani,Leclair;Geminiani,all’estero,didatta;Locatelli,virtuoso,12conc24cad)<br />

- Vivaldi(678-741,sacer,asma,Pietà,Amster,Vien+;46opere,Farnace,Orlando,Griselda;45sacra;450conc,75son,23sinf)<br />

- Tartini(692-770,univ.Pad,ScuolaNazioni,acustica,tecn.viol;50son a3,187son x viol+b.c,125conc,avvicin.forma son)<br />

- Musica x tastiera (dopo Frescobaldi,+clav x cattolici, +org x luterani, son bin x clav in It, roneau ABACA in Fr)<br />

- in It(org&clav:Zipoli, DellaCiaja,Martini;clav:B.Marcello,Durante,Alberti,D.Scarlatti,685-757, Roma,Lisb,Madr)<br />

- in Fr(Clerambault, Daquin di “Le coucou”,D’Andrieu coi divertis.su guerra,caccia,festa,F.Couperin,J.Ph.Rameau)<br />

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- Couperin(668-733,fam.org,4libri Piec.Clav.in 27 ordres,quadretti,2conc.x Lulli&Corelli,10conc.LesGoutsReunis)<br />

- Rameau(689-764,insegn.prov,Parigi dove26opere,continuatore di Lulli,4piec.Clav,la 3 con 2 grandi suites,armonia)<br />

- Organo(migliori i ted,in It:XV Giacomo da Prato,XVI&XVII Antegnati,VIII Gaetano Callido, XIX Serassi di Bg)<br />

- Clavicemb(a1,2manuali,spinetta/virginale a corde // a tastiera;Ruckers Anversa,Baffo e Trasuntino,Tschudi)<br />

- Violino(il primo Gaspare Bertolotti da Salò,Andrea Amati,Andrea Guarneri,A.Stradivari,tirolese Steiner)<br />

- Pianoforte(inizialmente trascurato,Bart.de’Cristofori,annuncio Scip.Maffei,perf.con Silbermann,Stein,Erard)<br />

TESI XXVII: Bach e Handel<br />

- La famiglia Bach (dal capostip.Veit,XVIsec,a W.F.Ernst,+1845,oltre 100 organisti e compositori)<br />

- J.S.(685-750,J.Christoph,Muhlhausen,MariaBarbara,Weimar,Kothen,AnnaMagd,Kantor&CollegiumLipsia)<br />

- sacra(300Kirch.kantat,371corali4voci,Orat.Nat,2Pass,Magnifica,MessaAugustoIII,250xOrgano tra cuiSchblerCor)<br />

- profana(30cant.prof.2ital,Clavierubungen,Clavierbuchlein,6partiteViolino,6suiteVioloncel,6Brandeburg,13concert)<br />

- osservaz (in vita apprezzato insegnante ed esecutore,legato al luteranes;B-Renaissance 1829, B-Gesellschaft 1850)<br />

- Handel(org.Halle,Napoli&Roma,doveCorelli&Scarlatti,Londra,opera seria x RoyalAcad&King’sTheat,oratori)<br />

- opere(42SerieItal,il+alto esempio,recitat,arie,poco duet&cori;Agrippina,GiulioCesare,Siroe(Metas),Orlando,Serse)<br />

- oratori(sua vera gloria,teatrali,inglesi,AnticoTest,recitat&arie+coro;Ester,Saul,Messiah,JudasMaccabeus,Salomon)<br />

- altre comp.sacre:salmi,mottet,ChandosAnthems;strum:ConcGrossi op.3&6,Conc x org op4&7,2suiteWater&Fire)<br />

- osservazioni (vita alla ribalta, cosmopolita, grandioso il teatro)<br />

TESI XXVIII: Haydn, Mozart, Beethoven<br />

- Rococò (740-780,stileGalante,Rousseau&Goethe,-contrapp+armon,forma son,sinf.Sammartini, scuola Mannheim)<br />

- FigliBach(Wil.Fried.,org.Halle&Berl,miseria;C.Ph.Em,clav.Berl&Amb,son&conc;Jo.Chri,Mil&Lon,conc.clav)<br />

- Classicismo (780-820,Arcadia,Tasso,Guarini,tragedieCorneille&Racine,Raffaello&Poussin,Bramante&Palladio)<br />

- Cultura&Musica(governo arist.assol.diventa borg.liberale,musica x tutti,musicisti liberi profes,ConsParis,Enciclop)<br />

- Haydn (732-809,studiò canto,clav,comp.a Vienna,insegnò,30anniNicolaEsterhazy,Londra12sinf,+Vienna)<br />

- sinf&conc. solistici(108 sinf.tra cui6Par&12Lon,meno import.conc.solistic x Esterhazy,Soli/Tutti poco congeniale)<br />

- da camera (83 quartetti col baryton,6 quartetti russi,conversaz.musicale,52son x clav,ca50divert archi o fiati,62 trii)<br />

- opere (ca13,buffe x teatrino Esterhazy;Lo speziale,Le pescatrici, Il mondo della Luna, tutti su libr.Goldoni)<br />

- comp.Voc.Sacre(salvo eccez.dopo soggiorno Londra;La creazione,Le stagioni,Le7UltimeParoleDiCristoSuCroce)<br />

- osservazioni (convogliò elem.contraddit.in stile classico,equilibrio,facilità nell’invenzione,soprattutto in quartetti)<br />

- Mozart(756-791,viaggi,Salisb,Mannheim,Parigi,Vienna,CostanzaWeber,il K sta x Kochel)<br />

- opere(serie metast.Mitridate,Idomen,ClemTito;buffe,NozzeFigaro,DonGiov,CosìFaTutt;singspiele,RattSerr,Flaut)<br />

- vocali sacre (17messe a Salisb,Vespri solemnes, Requiem concluso da alunno Sussamayr)<br />

- sinfonie (49 tra 765 e 779, + famose le 6 viennesi Haffner, Linz, Praga, Jupiter)<br />

- conc.solistici&mus.camera(contrario di Haydn,molti, tra cui 17 x pf;quartetti&quint tipo Haydn, noti K515&581)<br />

- osservaz(meno successo di Haydn,musica+difficile,vita breve;pluralità temi,economia musicale,tavolozza vasta)<br />

- Beethoven(770-827,imitaz93-02:son.op2-14,sinf1-2;estrins03-15:son op26-90,sinf3-8;rifles16-26:ultime5son,sinf9)<br />

- x orch (le sinf,+ampie dalla3° ;5 conc.x pf,uno x violino,triplo conc.x pf,violino e violonc.op56;11ouvertures)<br />

- x pf (32sonate in cui allarga la forma senza snaturarla,33variaz.su tema Diabelli op.120,2 raccolte di Bagatelle)<br />

- da camera (18quart tra cui 3quart.russi,10son x viol e pf tra cui op.24Primavera e op.47Kreutzer,5son x violon e pf)<br />

- opere (solo il Fidelio,non ebbe fortuna,troppo lunga,umanità come nella 9°sinf,libertà,amore,condanna la tirannia)<br />

- vocali (scarso rilievo cantate,lieder,oratori,capolavoro la Missa Solemnis op123 dedicata arciduca Rodolfo)<br />

- osservazioni (Kant,Goethe,Schiller;fede in amore e umanità,lotta contro dolore&destino,anche nei 2 temi della son)<br />

- Altri(Viotti,violin/comp.29conc,42duet;Paganini;Boccherini,violonc/comp.137quint,StabatMater;Clementi;Czerny)<br />

TESI XXIX: Il romanticismo<br />

- età romant(820-914,gruppo di Jena:Schlegel,Fichte,Tieck,Novalis;Shelley,Byron,deMusset,Heine,Manzoni,Hugo)<br />

- musica romantica (Hoffman,musica espress.anima,oltre a caratteri contrast,caratteri nazion,forme+libere)<br />

- svilup.creazioni sinf.(come pittura,da Delacroix a impressionisti nuovo cromatismo,da25-40 esecutori al centinaio)<br />

- il lied (strofico sempre uguale accompagna canto,durchkomponiert da strofa all’altra diverse melodie)<br />

- Schubert(797-828,poco insegn,liric class-romant;600lied,12op,x pf:22son Wand-Fant,10sinf LaTrag,picc,inc,gran.)<br />

- Berlioz(803-869,giornal,succ.tedesco,tumult,timbro,sinf-cor.Faust,Lelio,MesseMorts,sinf:HaroldItalie,SympFant)<br />

- Mendelssohn(809-847bellavita,viaggi,ConsLipsia;5sinf.Scozz,Ital,Riforma,ouv.shakes,da cam,x pf,poche op,2orat.)<br />

- Schumann(10-57,per.mus,auto,ClaraWieck,mal.men;30-39x pf,40-lied-Heine,42-cam,42-53sinf4,conc.pf,2sinf.cor)<br />

- Chopin (1810-1849,cagion,Vien,Par,salotti,Sand;x pf,Trio op8,son x violon op65,canti pol.con pf)<br />

- Liszt(811-886,conc,MarieD’Agoult,viag,Weimar,Roma;x pf:origin,studi,trasc,paraf,2conc;12poem.sinf;relig;letter)<br />

80


TESI XXX: La musica strumentale dei secoli XIX e XX. Il poema sinfonico e la musica a programma da Vivaldi in poi<br />

- Musica ass. e a progr.(con romant.si cercavano pretesti esterni x composizioni, no regole formali, ma idea poetica)<br />

- Mus descr.(cacce ArsNovaItal.,chans.Janequin su uccel.o battagl;Froberger;Vivaldi;Vittoria Wellingtondi Beeth.)<br />

- Sinf.a progr.(sinf.prim‘800forma class.ma elem.roman;pastor Beeth,Symp.Fantast.Berlioz,Faust&Dante sinf.Liszt)<br />

- Poema sinf.(12Liszt Tasso,Strauss DonJuan,C.Frank,Debussy,Ciaikov.,Smetana Moldava,Bartok kossuth,Gershw.)<br />

- Ritorno all’ideale della forma (Hanslick col“del bello mus”ripromuove musica assoluta;Brahms,Dvorak,Stravinski)<br />

- Brahms(833-897,orchestrin,Schumann“vie nuove”;orch:4sinf.,2ouv,2conc.pf,conc.viol,dop.conc;voc:lied;cam;x pf)<br />

- Bruckner(org,prof.contrap.Vienna;mottetti,messe,cantate,ma sopratt.9sinf;blocchi sonori;creduto wageriano,non è)<br />

- HugoWolf(ammirat.Wagner,op.Der Corregidor,seren.Ital,250 lider Eichendorf e Goethe,rifiuto strofe)<br />

- Strauss(864-949,vonBulow,Garmish x comp;poem.sinf.DonJuan,TiriBurloniTillEulenspiegel,op.Rosenkav,lied)<br />

- Mahler (860-911,dir.orch&teat,Vienna;9sinf,lied voce e orch;apogeo e estinz.mus.tardo romantica,mus.pop,timbri)<br />

- Altri comp(Brunch,3sinf,3conc.x viol,x coro;Pfitzner,wagn,coro a capp,cam;MaxReger barocco prot.in chiave rom)<br />

- Rinnovamento mus.strum.in Francia (+rapido che in It;Soc.naz.mus.fr871,ScholaCantorumGreg894)<br />

- SaintSaens(835-921,org,pian&comp,fondò Soc.Naz;3sinf,poem.sinf,5conc.x pf,3 x viol,cam:son,quart,Carn.Anim.)<br />

- C.Frank(822-890,org,Soc.Naz,improvvis,germ.filo;3poem.sinf,Var.sinf.x pf,orat.LesBeatitudes;x pf PrelCor&Fug)<br />

- Vincent d’Indy (all.Franck,wagner,Soc.Naz,Sch.Cant,compos;var.sinf.ritroso Istar,Symph.sur chant mont.franc.)<br />

- Faurè(845-924,allievoSaintSaens,dir.cons.Par;2op,Requiem,2conc x pf,meglio nelle piccole comp x pf 5 melodies)<br />

- Debussy(862-918,prixRome,ribelle,salottoMallarmè,armonia stretta;op:Pelleas&Melisandre,voc:FetesGalant Verl)<br />

- Rin.mus.strum.inIt(Sgambati,all.Liszt;Martucci,dir,ins,att.;Bossi,org,brah,ins;Busoni,pian.com,trascr;Tosti romanz)<br />

TESI XXX: Le giovani scuole nazionali: Russia, Norvegia, Finlandia, Cecoslovacchia, Spagna<br />

- Nazionalità dopo1830(volutamente generico,sia x liberali che x conservatori;Mill,Fichte,Hegel,Mazzini,Gioberti)<br />

- Scuole nazionali(fino al 1850 mus.it,fr,ted;nazionalismo,libretti propria storia,el.mus.pop,unica vera:scuola russa)<br />

- In Russia(inizXIX:op.it,mus.str.ted;Glinka,formaz.milan,op:Una vita x lo zar;Dargomizski,op:Il convito di pietra)<br />

- Gruppo5(860;Balakirev Islamey x pf; Cui miniat; Borodin,chim,sinf; Rimski-Kor,ZarSaltan,sinf.Scheraz; Mussorg)<br />

- Filo-occident(dopo860russo colto integrato EuropaAntonRubinstein,Grecianinov,Glazunov,Rachmaninov,Scriabin)<br />

- Ciaikovski(legge,ins.arm,ex allieva,aiuti,dir.orch;10opLa dama di picche,3balletti,6sinf,ouv.Rom&Giul,3conc.x pf)<br />

- Boemia(Smetana,rivol,scuola aiutiLiszt,influ.sinf.Schum&Liszt; Dvorak,dir.cons.NY,9sinf.NuovoMondo,StabMat)<br />

- Eur.sett(Grieg,cons.Lips,suite sinf,conc.x pf,66pezzi lirici pf;Sibelius,ins.Helsinki,no pop,7sinf,poem.sinf.kalevala)<br />

- Spagna(Petrell,trilog.op.LosPireneus;Albeniz,pf,studi a Par,Lips;Granados,stile+sempl.di Albeniz,op.Goyescas)<br />

- II gen(Janacec,Moravia,op,canti pop,deFalla,Cadice,all.di Pedrell,Kodaly,Ungh,mus.contad,DanzeGalanta,Bartok)<br />

TESI XXXII: Sguardo riassuntivo alle forme di musica svoltesi dalla fine del ‘500 in poi<br />

- Mus.voc.sacra(messe,salmi,Magnif.T XI,XII,XV;assumo stile conc.x soli,coro,orch;monod.orat.cat&cant.lut.T XV)<br />

- Musica vocale profana (madrigale polifonico, poi aria monodica in testo italiano, duetto da cam; T XV)<br />

- L’op.ital (Fir fine‘500,nel‘600le3scuole Rom,Ven,Nap T XVI e XVII;nel‘700seria&buffa T XVIII;’800meloT XXII)<br />

- Op.eur(Fr:‘6-700bal deCour,trag-lyr,op-bal,op.com T XX; ‘800Gran-op T XXIII;Ger:singspi T XX,Wagner T XXIII)<br />

- Mus.strum(‘500 trascr.T XXIV,‘600suite,son da ch&cam.T XXV,‘700baroc,son,quart.T XXVI,‘800 romant.T XXIX)<br />

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