LA COMUNICAZIONE E I SUOI CODICI 1. LO ... - Luzappy.eu
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<strong>LA</strong> <strong>COMUNICAZIONE</strong> E I <strong>SUOI</strong> <strong>CODICI</strong><br />
La parola comunicazione deriva dal latino communico («mettere in comune») e da communicatio<br />
(«partecipazione»). Quando si comunica, infatti, si mettono in comune messaggi e informazioni con<br />
altre persone. NON SI PUO’ NON COMUNICARE: in qualsiasi situazione ci troviamo i nostri<br />
comportamenti esprimono sempre qualche cosa, indipendentemente dalla nostra volontà, e a questo<br />
fenomeno non possiamo sottrarci. Possiamo eliminare una forma o un’altra di comunicazione, ma<br />
non la comunicazione stessa.<br />
<strong>1.</strong> <strong>LO</strong> SCHEMA DEL<strong>LA</strong> <strong>COMUNICAZIONE</strong> E I <strong>SUOI</strong> INTERPRETI<br />
Roman Jakobson (1896–1982), linguista statunitense di origine russa, ha descritto il processo comunicativo<br />
indicandone sei elementi essenziali, ricorrenti in qualsiasi forma di comunicazione: mittente<br />
(o emittente), destinatario (o ricevente), messaggio, referente o contesto, canale e codice.<br />
a. EMITTENTE è colui che dà origine all’atto comunicativo, cioè trasmette il messaggio<br />
b. DESTINATARIO è colui al quale l’atto comunicativo è destinato, cioè riceve il messaggio<br />
Un atto comunicativo potrà quindi rappresentarsi in questo modo:<br />
E D<br />
l’atto di comunicazione, per essere tale, deve concludersi con la ricezione del messaggio da parte<br />
del destinatario, pena la nullità dello stesso; se spedisco una lettera e questa non arriva al destinatario<br />
l’atto comunicativo non si è compiuto.<br />
Ci sono alcuni casi particolari di rapporto emittente-destinatario:
– emittente e destinatario coincidono: in genere emittente e ricevente sono diversi; c’è, però, un<br />
caso in cui essi coincidono: quando l’io riflette, elabora, sogna, e quindi si rivolge a se stesso:<br />
E<br />
(io)<br />
– l’emittente diventa destinatario e il destinatario diventa emittente: questo continuo cambio di<br />
ruoli è caratteristico dei dialoghi.<br />
– l’emittente si rivolge a più destinatari: pensiamo a una conferenza o a quando si scrive un libro.<br />
c. MESSAGGIO è l’insieme di informazioni inviate dall’emittente al destinatario<br />
Se consideriamo emittente e destinatario come i due poli delle comunicazione, l’insieme di informazioni<br />
che passano tra i due poli, ossia ciò che viene comunicato, si chiama messaggio.<br />
d. CODICE è l’insieme di segni (e le regole per combinarli insieme) usati per comunicare<br />
Perché il messaggio possa venire compreso deve venire formulato mediante un codice (verbale o<br />
non verbale che sia) conosciuto sia dall’emittente sia dal destinatario.<br />
Formulare un messaggio in un codice è una operazione di CODIFICAZIONE; comprenderlo, ossia<br />
interpretarlo, è una operazione di DECODIFICAZIONE. Trasportare un messaggio da un codice<br />
all’altro è una operazione di TRANSCODIFICAZIONE.<br />
e. CANALE (CONTATTO) è il mezzo fisico usato per la trasmissione del segno dall’emittente<br />
al destinatario<br />
Il messaggio codificato dall’emittente deve poter arrivare al destinatario, altrimenti la situazione<br />
comunicativa non si attua. Il canale rappresenta il mezzo mediante il quale il messaggio partito<br />
dall’emittente arriva al destinatario (se non utilizziamo la posta-canale, la lettera non arriva al destinatario<br />
e quindi è come se non l’avessimo mai scritta, ai fini comunicativi).<br />
D<br />
(io)<br />
E D<br />
D E<br />
E D<br />
E<br />
D<br />
D<br />
D<br />
D
f. CONTESTO è il quadro d’insieme delle informazioni e conoscenze (linguistiche, storiche,<br />
culturali e situazionali) che, essendo comuni sia al mittente sia al destinatario, consentono<br />
l’esatta comprensione del messaggio.<br />
Leggiamo il seguente testo: Anche qui non è lecito interpretare come mera cosità il carattere di<br />
mezzo proprio dell’utilizzabile che non è ancora stato ambientalmente scoperto, come se si trattasse<br />
della pre-comprensione della semplicepresenza. (Martin Heidegger, Essere e tempo, Milano<br />
1976, trad. Piero Chiodi).<br />
In questa situazione comunicativa (la lettura del testo) sono presenti tutti gli elementi necessari: emittente<br />
(l’autore del brano: M. Heidegger), destinatario (noi lettori), il messaggio (deve esserci un<br />
messaggio, il brano non è privo di significato), il codice (linguaggio verbale scritto), il canale (foglio<br />
scritto e vista). Eppure la situazione comunicativa non è andata a buon fine. Perché?<br />
Forse non abbiamo capito il significato del testo, ma abbiamo capito che si tratta di un testo di filosofia,<br />
adatto ad esperti della materia; possiamo dire che la possibilità di comprendere il significato<br />
del testo è legato alle conoscenze che noi abbiamo della materia. Questo insieme di conoscenze viene<br />
definito da Jakobson CONTESTO.<br />
La conoscenza del codice non garantisce la comprensione del messaggio e quindi il realizzarsi della<br />
situazione comunicativa. Il messaggio decodificato viene rapportato ad un insieme di informazioni<br />
possedute dal destinatario (comuni all’emittente) e solo allora è possibile la comprensione. Questo<br />
insieme di informazioni viene definito CONTESTO.<br />
Per comprendere meglio questo concetto vediamo un secondo esempio; immaginiamo due gemelli<br />
entrambi conoscitori del codice linguistico; un gemello si accorda con un amico per la conclusione<br />
di un particolare affare; il giorno dopo l’amico incontra non il gemello del giorno precedente, ma<br />
l’altro, lo scambio di battute tra i due potrebbe essere il seguente:<br />
Amico: “Ciao, allora siamo d’accordo concludiamo l’affare?”<br />
Gemello (sbagliato): “Non capisco di cosa stai parlando!?!”<br />
pur avendo decodificato correttamente il messaggio, il gemello sbagliato non riesce a capire il senso<br />
dello stesso, non riesce a farlo perché gli manca il contesto in cui inserire quel messaggio. Più in<br />
generale la comprensione dei messaggi rinvia a tre diverse tipologie di contesti:<br />
– CONTESTO SITUAZIONALE = ambiente fisico, insieme di condizioni in cui avviene la<br />
comunicazione: la frase “Occorre un buon taglio” significa cose diverse se espressa dal barbiere,<br />
dal sarto, o trovandosi in una situazione difficile.<br />
– CONTESTO LINGUISTICO = insieme di informazioni forniteci dagli altri elementi linguistici:<br />
la frase “50.000 giovani impazziti.” induce ad un senso di smarrimento se non fosse chiarito il<br />
senso con il successivo “Ieri sera a Milano il concerto di Vasco Rossi”)<br />
– CONTESTO CULTURALE = come conoscenze di fatti, persone, idee, oggetti cui si riferisce<br />
la frase “La Caritas accusa il Governo: sugli immigrati ha fallito” per essere pienamente compresa<br />
presuppone delle conoscenze relative al che cos’è la Caritas, di quale Governo si sta parlando,<br />
quali norme sono state emanate dal governo con riferimento agli immigrati<br />
Oltre a quelli visti vi sono altri due elementi (non definiti da Jakobson) che sono in qualche modo<br />
collegati alle situazioni comunicative:<br />
g. RUMORE = tutto ciò che disturba la comunicazione<br />
Qualsiasi sia la natura del disturbo:<br />
• legato all’emittente (per esempio, disturbi di pronuncia ad esempio)<br />
• legato al canale (segnale telefonico disturbato)<br />
• legato al contesto (mancanza delle informazioni necessari)<br />
h. RIDONDANZA = ripetizione della stessa informazione, magari usando codici diversi
Se per chiamare una persona oltre al messaggio linguistico “vieni!” uso, contemporaneamente anche<br />
altri tipi di codice, ad esempio un cenno della mano e un sorriso, io moltiplico la stessa informazione<br />
e quindi si può parlare di ridondanza. La ridondanza, nelle intenzioni, si attua per facilitare<br />
la comunicazione.<br />
2. I SEGNI E I LINGUAGGI PER COMUNICARE<br />
<strong>1.</strong> I segni<br />
Per comunicare ci serviamo di segni, cioè di elementi percepibili con i sensi, tali da trasmettere a<br />
chi li riceve una informazione. Sono segni, ad esempio, un applauso, lo squillo del telefono, i colori<br />
del semaforo, una stretta di mano. Ogni segno è formato dall’unione di due elementi:<br />
il significante, cioè una forma che possiamo percepire con i sensi (un suono, un colore, un gesto, un<br />
disegno ecc.);<br />
il significato, cioè il contenuto concettuale, l’idea mentale a cui quella forma rimanda.<br />
Il segno può essere paragonato a una moneta: il significante e il significato ne sono le due facce non<br />
separabili, entrambe indispensabili.<br />
In base al rapporto tra significato e significante, i segni si possono classificare in indici, icone o<br />
segni motivati, segnali o segni arbitrari. Guarda lo schema:<br />
SEGNO<br />
L’indice è un segno naturale e involontario che è in connessione fisica con l’oggetto che significa:<br />
ad esempio, il fumo indica l’esistenza del fuoco. Altri esempi di indici sono la stella polare, la banderuola,<br />
la manica a vento.<br />
I segni che usiamo nella comunicazione sono prodotti in modo artificiale e volontario allo scopo di<br />
trasmettere una informazione. In base alla correlazione tra significante e significato, si distinguono<br />
in icone (dal greco eikón, «immagine») o segni motivati e segnali o segni arbitrari. Osserva e paragona<br />
le due figure:<br />
segno motivato:<br />
icona<br />
naturale<br />
e involontario<br />
artificiale<br />
e volontario<br />
INDICE<br />
motivato<br />
arbitrario<br />
segno arbitrario:<br />
segnale<br />
ICONA<br />
SEGNALE<br />
Esse hanno lo stesso significato: si tratta di due modi diversi di rappresentare il segno zodiacale della<br />
bilancia. Il significato della prima figura è immediatamente comprensibile a tutti: è il disegno<br />
semplificato di una bilancia. A1 contrario, la seconda figura può essere interpretata solo da chi ne<br />
conosce già il significato; si tratta infatti di un simbolo molto stilizzato che viene usato fin dal Medioevo<br />
per indicare la costellazione della Bilancia. Il significante della prima figura è stato scelto in
modo da suggerire l’immagine del referente: si tratta di un segno motivato o iconico. Il significante<br />
della seconda figura non ha alcuna somiglianza con il referente: il segno è non motivato o arbitrario.<br />
Il legame tra significante e significato è puramente convenzionale.<br />
I segni sono in gran parte arbitrari, ma siamo talmente abituati a usarli che ci sembrano del tutto naturali;<br />
persino i gesti variano da una cultura all’altra e vengono appresi fin dall’infanzia per imitazione.<br />
Lo stesso segno, in contesti diversi, può mutare significato: mentre da noi il pubblico fischia<br />
uno spettacolo che non gradisce, negli Stati Uniti i fischi sono un segno di approvazione.<br />
Anche le parole sono segni arbitrari: gli italiani chiamano un determinato frutto mela perché condividono<br />
una particolare cultura, trasmessa da decine di generazioni. Ma niente vieta di chiamarlo<br />
in altro modo: infatti i francesi lo chiamano pomme, gli inglesi apple, gli spagnoli manzana, i tedeschi<br />
apfel ecc.<br />
Nelle diverse lingue esiste solo un piccolo numero di parole motivate: sono le onomatopee, parole<br />
il cui suono riproduce e imita un rumore o il verso di un animale: bum, tintinnio, chicchirichì, miagolare<br />
ecc.<br />
2. I linguaggi<br />
I linguaggi sono i mezzi attraverso i quali vengono soddisfatte le esigenze comunicative; sono, in<br />
altre parole, sistemi di segni mediante i quali si comunica. Ciò significa che tali segni acquistano<br />
senso logico solo se organizzati e collegati tra loro da regole precise, da una serie di rapporti per cui<br />
ogni segno è definito dai collegamenti con gli altri segni.<br />
I linguaggi si distinguono in linguaggio non verbale e linguaggio verbale, a seconda che i segni di<br />
cui sono composti siano o no parole.<br />
Linguaggio non verbale: caratteristiche<br />
È usato dall’uomo e dagli animali.<br />
Gli animali comunicano con suoni, movimenti, odori, colori.<br />
L’uomo lo usa alternandolo o insieme alle parole: immagini, uso dei colori, gesti, atteggiamenti,<br />
movimenti del corpo, suoni, odori, profumi, uso dello spazio e della disposizione in esso di cose o<br />
persone.<br />
È semplice, immediato, sintetico e rafforza il linguaggio verbale.<br />
Non è adatto a comunicare messaggi complessi.<br />
È difficilmente controllabile.<br />
In base ai sensi che percepiscono i segni, i linguaggi non verbali si possono a loro volta dividere in<br />
visivi, sonori e tattili:<br />
Linguaggi Tipi di segnali Usi<br />
Visivi Disegni e immagini (linguaggi grafici)<br />
Luci e colori<br />
Gesti e movimenti del corpo (linguaggio<br />
gestuale)<br />
Sonori Suoni e rumori ottenuti per mezzo di<br />
strumenti (campanelli, clacson, sirene)<br />
o parti del corpo umano<br />
Utili in molte situazioni particolari: possono<br />
essere visibili a distanza (razzi) o al buio<br />
(segnali luminosi); i linguaggi grafici sono<br />
permanenti e spesso si avvalgono di icone e<br />
segnali di uso internazionale<br />
Permettono di far giungere i messaggi a distanza,<br />
anche in situazioni di scarsa visibilità<br />
o in presenza di ostacoli<br />
Tattili Strette di mano, carezze, baci, pacche Si basano sul contatto fisico, trasmettono<br />
soprattutto sentimenti; un particolare linguaggio<br />
tattile è l’alfabeto Braille, usato dai<br />
non vedenti
Linguaggio verbale: caratteristiche<br />
È il linguaggio dell’uomo ed è formato di parole.<br />
Può essere parlato o scritto.<br />
Trasmette il messaggio con precisione e completezza.<br />
Descrive il linguaggio non verbale.<br />
Si manifesta attraverso le lingue.<br />
Si rinnova continuamente.<br />
È controllabile.<br />
Non si deve confondere il linguaggio verbale, definito come sistema organizzato di parole, con la<br />
lingua, che è il prodotto di un determinato gruppo etnico o sociale di persone in una precisa situazione<br />
storico-ambientale: nel mondo le lingue parlate sono oltre 3.000. La lingua è il più complesso<br />
sistema di segni (le parole) – organizzato tramite una rete di relazioni e di combinazioni – per mezzo<br />
del quale gli appartenenti ad una collettività comunicano tra loro (lingua italiana, inglese, tedesca,<br />
cinese, …).<br />
Tra i tanti linguaggi usati dall’essere umano, la lingua è senza dubbio il più importante e il più usato:<br />
si tratta del codice più ricco, economico e potente.<br />
La lingua è economica perché permette di produrre infiniti messaggi partendo da un numero molto<br />
ridotto di segni. Combinando poche decine di suoni (le vocali e le consonanti) si possono formare<br />
migliaia di parole che, unendosi a loro volta, danno vita a innumerevoli frasi.<br />
La lingua è potente perché è l’unico linguaggio che può:<br />
parlare di tutto, persino di ciò che non esiste;<br />
trasmettere informazioni nuove, non prevedibili, anche non legate a una situazione immediata;<br />
arricchirsi continuamente, grazie all'introduzione di nuove parole;<br />
parlare di se stesso, cioè spiegare il proprio funzionamento; invece per spiegare come funziona<br />
qualsiasi altro codice occorre obbligatoriamente servirsi di parole.<br />
L’eccezionale potenza della lingua ne fa uno strumento di comunicazione estremamente flessibile,<br />
grazie al quale possiamo formulare uno stesso messaggio in tanti modi diversi, per adeguarlo<br />
alle più diverse situazioni comunicative.<br />
I linguaggi specialistici o di settore<br />
Sono linguaggi creati per soddisfare le esigenze comunicative di alcuni settori di attività.<br />
Il linguaggio, strumento flessibile, si adegua ai bisogni provenienti dai diversi ambiti di studio e di<br />
azione dell’uomo e si specializza creando espressioni e parole con nuovi significati. Il fenomeno<br />
della settorialità e della specializzazione interviene soprattutto sul piano lessicale (delle parole, dei<br />
vocaboli) e dei modi di dire con i cosiddetti tecnicismi: di questi, alcuni sono necessari, perché nel<br />
linguaggio comune non esistono espressioni equivalenti, mentre altri potrebbero essere sostituiti con<br />
parole più diffuse e conosciute.<br />
Un esempio è dato dal linguaggio burocratico, usato dalle pubbliche amministrazioni: questo linguaggio<br />
è espressione di un potere, quello esercitato dall’apparato degli uffici amministrativi pubblici.<br />
Caratteristiche<br />
È un linguaggio di tipo misto, perché si configura come un incrocio di diversi linguaggi specialistici,<br />
come quello giuridico, economico e finanziario – con largo uso di parole ed espressioni latine<br />
(esempio di parole: idem, extra, omissis, quorum, vademecum, curriculum, rebus; esempio di<br />
espressioni: in primis, ad hoc, ad personam, ad abundantiam, ex aequo).<br />
È complesso, formale, caratterizzato da un lessico (parole) tecnico, antiquato, difficile e da una<br />
sintassi (organizzazione delle frasi e del periodo) involuta e complicata, che non tiene in nessun<br />
conto il destinatario a cui si rivolge, il cittadino medio, disconoscendo completamente il concetto<br />
di efficacia comunicativa.
Usa tecnicismi non giustificati da reali esigenze comunicative (“obliterare” invece di “timbrare”,<br />
“oblazione” invece di “pagamento”, …).<br />
Tali caratteristiche hanno portato a definire il burocratese come esempio di linguaggio anticomunicativo,<br />
di ostacolo alle relazioni e ai rapporti tra le persone: rappresenta una delle maggiori<br />
difficoltà che il cittadino incontra nell’adempimento dei suoi doveri e nell’esercizio dei suoi diritti.<br />
3. LE FUNZIONI LINGUISTICHE<br />
In base al modello elaborato da Roman Jakobson, la comunicazione verbale può avere sei diverse<br />
funzioni, denominate referenziale, emotiva, conativa, fàtica, metalinguistica e poetica, le quali caratterizzano<br />
e differenziano tra loro i diversi enunciati. A ciascuna delle sei funzioni Jakobson riconduce<br />
un fattore costitutivo della comunicazione.<br />
mittente<br />
funzione emotiva<br />
contesto<br />
fun. referenziale<br />
messaggio<br />
funzione poetica<br />
canale o contatto<br />
funzione fàtica<br />
codice<br />
f. metalinguistica<br />
destinatario<br />
funzione conativa<br />
Occorre premettere che è difficile produrre atti linguistici che corrispondano a una sola delle funzioni<br />
del linguaggio: la specificità di un dato enunciato non risiede tanto nel monopolio dell'una o<br />
dell'altra funzione, ma nella preminenza esercitata dalla funzione in esso saliente.<br />
Le funzioni principali del linguaggio sono le prime tre, ovvero la referenziale, l'emotiva e la conativa.<br />
a. La funzione referenziale (informativa o denotativa), è orientata verso il referente (o contesto),<br />
ossia verso la realtà extralinguistica; i messaggi prodotti in conformità a questa funzione tendono a<br />
trasmetterci una informazione su un contenuto dell’esperienza, sia concreta (ad es. «oggi piove»)<br />
sia mentale (come quando si dice «la felicità non esiste«) sia persino immaginaria («i marziani sono<br />
verdi»). La funzione referenziale trova espressione tipica nella terza persona verbale.<br />
b. La funzione emotiva (o espressiva) è invece indirizzata verso l’emittente, del quale proietta in<br />
primo piano una determinata emozione ovvero l’atteggiamento rispetto a ciò di cui si parla («Sono<br />
stanco. Non ce la faccio più!»; «Come sei elegante!»; «Che angoscia!»). Dal punto vista delle strutture<br />
formali, gli enunciati in cui prevale la funzione emotiva si caratterizzano per la frequenza di<br />
frasi esclamative, interiezioni ecc.<br />
c. La funzione conativa (o persuasiva) è orientata verso il destinatario. Sono messaggi essenzialmente<br />
conativi quelli che trovano espressione grammaticale in frasi imperative («Fai presto!«; «Alzati!»),<br />
esortative («Su, usciamo!») o nel vocativo («Ma ti prego, cara, accetta questo regalo!»). La<br />
persona verbale tipica di tale funzione è la seconda; ma ci possono essere anche tecniche comunicative<br />
indirette che comportano altre strategie («non sarebbe male se chiudessimo il finestrino»).<br />
d. La funzione fàtica (o di contatto) è orientata sul canale, quasi a verificare che il circuito comunicativo<br />
sia sempre operante e a prevenire una situazione di silenzio, che il parlante avvertirebbe co
me inusuale e anomala. Si esplica in messaggi, privi di autentica carica informativa e referenziale,<br />
che servono essenzialmente per stabilire, prolungare e mantenere o anche riattivare la comunicazione.<br />
Sono da considerare essenzialmente fàtici i convenevoli e gli enunciati di cortesia che si producono<br />
nelle comuni interazioni verbali (ad es. «ciao, come va?»), gli attacchi di conversazione, in<br />
particolare quelli con cui si dà inizio ad una telefonata («Pronto!»), le formule rituali e vuote di significato<br />
come ho capito, da intendere alla stregua di un segnale che significa «ti sento, continua<br />
pure».<br />
e. La funzione metalinguistica si ha ogni qual volta il discorso è focalizzato sul codice; il messaggio<br />
convoglia informazioni sulle strutture linguistiche, fa del codice stesso l’oggetto della comunicazione.<br />
È stata la logica moderna che ha introdotto la distinzione tra due livelli di linguaggio, il<br />
“linguaggio-oggetto”, che parla di entità estranee al linguaggio come tale e il “metalinguaggio” che<br />
parla del linguaggio stesso. Sono innanzitutto tipicamente metalinguistici, ad esempio, i contenuti di<br />
una lezione di linguistica, le prescrizioni di una grammatica ovvero le definizioni dei vocabolari.<br />
f. La funzione poetica (o estetica) si individua in quelle produzioni verbali nelle quali l’accento sia<br />
posto sul messaggio in se stesso. La funzione poetica si ritrova non solo in poesia, dove certo tale<br />
funzione predomina, ma anche all'infuori della poesia, ogni qual volta cioè si desideri produrre un<br />
enunciato stilisticamente ricercato ed esteticamente efficace. Rientrano dunque a pieno titolo in tale<br />
funzione i moderni spot pubblicitari e in generale promozionali, i quali si servono dei dispositivi<br />
formali tipici del linguaggio poetico pur senza assegnare loro il ruolo determinante, che essi svolgono<br />
in poesia: ed ecco allora filastrocche, formazioni rimate e vari procedimenti ritmici, nonché<br />
l’uso di alcune figure foniche.<br />
FUNZIONE<br />
FATTORE COMUNI-<br />
CATIVO<br />
INTENZIONE COMU-<br />
NICATIVA<br />
Referenziale/Informativa Referente Informare, spiegare<br />
Espressiva /Emotiva Emittente<br />
Conativa/Persuasiva Destinatario<br />
Fàtica/Di contatto Canale<br />
Metalinguistica Codice<br />
Poetica/Estetica Messaggio<br />
Esprimere sentimenti,<br />
emozioni, opinioni<br />
Convincere, ordinare,<br />
consigliare, proibire<br />
Stabilire o mantenere<br />
il contatto<br />
Spigare come funziona<br />
la lingua<br />
Rendere il messaggio<br />
espressivo e suggestivo,<br />
giocare con le<br />
parole<br />
4. IL TESTO: DEFINIZIONE, CARATTERI E GENERI<br />
TIPO<strong>LO</strong>GIE DI TESTI<br />
Avvisi, annunci, testi<br />
scientifici e tecnici<br />
Diari, autobiografie,<br />
recensioni, commenti<br />
Leggi, regolamenti,<br />
comizi, arringhe,<br />
pubblicità<br />
Saluti, conversazioni<br />
Grammatiche, dizionari<br />
Testi letterari, canzoni,<br />
proverbi, scioglilingua,<br />
filastrocche<br />
Qualsiasi messaggio linguistico compiuto, parlato o scritto, lungo o breve, che esprima un contenuto<br />
unitario è un testo. Sono testi, ad esempio, l’insegna Farmacia, un annuncio economico, una barzelletta,<br />
un articolo di giornale, un romanzo.<br />
La parola «testo» deriva dal latino textus, «tessuto»: ogni parola, ogni frase, ogni parte è intrecciata<br />
alle altre come i fili di un tessuto; le informazioni sono in relazione tra loro e contribuiscono a for-
mare un tutto unito e coerente; il significato stesso di ogni espressione è definito dal co-testo, cioè<br />
dalle parole che lo precedono e lo seguono.<br />
In qualsiasi testo sono riconoscibili almeno sette caratteristiche.<br />
L’intenzionalità. Il testo è un messaggio intenzionale, cioè viene prodotto dall’emittente per raggiungere<br />
un determinato scopo comunicativo.<br />
La situazionalità. Il testo nasce in una determinata situazione comunicativa, che ne condiziona la<br />
forma e il significato.<br />
L’informatività. Il testo deve contenere almeno qualche informazione nuova, non nota al destinatario.<br />
L’intertestualità. Ogni testo rimanda ad altri testi. I testi possono essere raggruppati in famiglie o<br />
generi con determinate caratteristiche.<br />
La coerenza. Il testo è dotato di continuità di senso. Tutti i concetti sono in relazione tra loro e si<br />
connettono in una rete di significati, in cui ogni concetto contribuisce al senso globale del messaggio.<br />
La coesione. Le parole e le frasi del testo sono collegate da legami grammaticali e lessicali, che esprimono<br />
le relazioni tra i concetti.<br />
L’accettabilità. Il destinatario si aspetta che il messaggio sia accettabile, cioè coeso, coerente, informativo,<br />
adeguato alla situazione; egli può colmare eventuali deroghe alla coerenza e alla coesione<br />
in base al contesto, alla propria conoscenza del mondo (definita dagli studiosi «enciclopedia») e<br />
di altri testi (competenza testuale).<br />
In base alle loro caratteristiche di forma (scelte linguistiche, registro formale o informale, atteggiamento<br />
personale o impersonale di chi scrive, formule di apertura o chiusura codificate ecc.) e<br />
di contenuto (tipo di informazione, argomento, funzione ecc.), i testi scritti vengono raggruppati in<br />
famiglie o generi.<br />
Ricordiamo i più diffusi: annuncio economico, autobiografia, barzelletta, biografia, commento, copione<br />
teatrale, cronaca, dialogo, diario, editoriale, favola, fiaba, istruzioni, lettera, poesia, proverbio,<br />
racconto, recensione, regolamento, relazione, ricetta, romanzo, saggio, sceneggiatura, telegramma,<br />
verbale.<br />
I testi si possono classificare anche in base alla modalità (o tipologia) di scrittura prevalente: chi<br />
scrive, infatti, ha a disposizione alcune modalità di scrittura, o prose di base, che solo in testi molto<br />
brevi si presentano da sole, mentre si combinano in testi di una certa lunghezza.<br />
I testi descrittivi presentano oggetti (cose, animali, persone, luoghi) o situazioni nelle loro caratteristiche<br />
fondamentali, in modo che il destinatario se ne formi un’immagine mentale. Le descrizioni<br />
compaiono in molti testi, come guide turistiche, cataloghi, libri d'arte, testi geografici e scientifici,<br />
ma raramente costituiscono testi autonomi.<br />
I testi narrativi presentano una sequenza di azioni o avvenimenti nel loro svolgimento temporale;<br />
in altre parole, raccontano una storia. Sono testi narrativi le cronache, i diari, le fiabe, i racconti, i<br />
romanzi, le biografie, le memorie ecc..<br />
I testi regolativi spiegano ordinatamente un procedimento o elencano una serie di regole. Sono testi<br />
regolativi le ricette, le istruzioni per fuso, le leggi, i regolamenti ecc.<br />
I testi espositivi presentano e spiegano un argomento o un fenomeno in modo da fornire al destinatario<br />
un’informazione oggettiva. Sono testi espositivi i manuali, i libri di testo, le enciclopedie, i<br />
saggi, i verbali, le relazioni ecc.<br />
I testi argomentativi presentano un’opinione o tesi in modo da convincere il destinatario della sua<br />
validità attraverso prove o argomenti logici. Sono testi argomentativi gli articoli di fondo, i saggi<br />
critici, i commenti, gli interventi nei dibattiti ecc.<br />
Infine, i testi vengono talvolta classificati in base alla loro funzione comunicativa prevalente:
I testi espressivi assolvono la funzione di esprimere sentimenti personali e stati d’animo dell’emittente;<br />
ne sono un esempio le lettere personali e i diari.<br />
I testi informativi forniscono informazioni. Oltre ai testi espositivi, hanno funzione informativa<br />
anche altri testi, ad esempio le cronache.<br />
I testi persuasivi hanno lo scopo di convincere il destinatario; ne sono un esempio, oltre ai testi argomentativi,<br />
i messaggi pubblicitari.<br />
I testi informativi-persuasivi esprimono un giudizio critico motivato, fornendo al lettore conoscenze<br />
ed elementi di valutazione. Possono dunque essere considerati allo stesso tempo testi argomentativi<br />
ed espositivi; ne sono un esempio i commenti critici e le recensioni di libri, film, spettacoli.<br />
Le prose di base in sintesi<br />
Tipologie testuali Caratteristiche Funzioni comunicati-<br />
Testi descrittivi Presentano un oggetto<br />
(cosa, animale, persona)<br />
o una situazione in<br />
modo che il lettore se<br />
ne formi un'immagine<br />
mentale<br />
Sono ricchi di particolari<br />
concreti<br />
Hanno ardine preva-<br />
lentemente spaziale<br />
Testi narrativi Presentano sequenze<br />
di azioni o eventi che<br />
si collegano a formare<br />
una storia<br />
La vicenda si colloca<br />
nello spazio e nel tempo<br />
e compaiono dei<br />
personaggi<br />
Hanno ordine cronolo-<br />
gico<br />
Testi regolativi Presentano istruzioni e<br />
procedimenti, regolamenti<br />
e leggi<br />
Si basano quasi sempre<br />
su modelli codificati<br />
e formule fisse<br />
Hanno ordine cronologico<br />
(istruzioni e procedimenti)<br />
oppure logico<br />
(regolamenti e<br />
leggi)<br />
Testi espositivi Presentano e spiegano<br />
fenomeni, concetti,<br />
fatti in modo che il lettore<br />
ne capisca la natura<br />
e le caratteristiche<br />
Si avvalgono di diver-<br />
ve prevalenti<br />
Informativa, espressiva,<br />
persuasiva<br />
Informativa (cronaca),<br />
espressiva (racconto,<br />
diario)<br />
Generi testuali<br />
Raramente sono testi<br />
autonomi, ma sono<br />
presenti in molti tipi di<br />
testi, soprattutto narrativi<br />
ed espositivi<br />
Cronache<br />
Diari<br />
Autobiografie<br />
Biografie<br />
Narrazioni storiche<br />
Favole<br />
Fiabe<br />
Romanzi<br />
Racconti<br />
Poemi epici<br />
Persuasiva Istruzioni per l’uso<br />
Ricette di cucina<br />
Guide<br />
Leggi<br />
Regolamenti<br />
Avvisi<br />
Divieti<br />
Informativa Articoli di giornale informativi<br />
o divulgativi<br />
Manuali<br />
Enciclopedie<br />
Saggi<br />
Recensioni
se modalità dì sviluppo<br />
(definizione, classificazione<br />
ecc.)<br />
Hanno ordine logico<br />
Testi argomentativi Presentano un’opinione<br />
o una tesi in modo<br />
da convincere il destinatario<br />
attraverso<br />
prove o ragionamenti<br />
Hanno una struttura<br />
articolata (esordio, tesi,<br />
argomentazione,<br />
confutazione di obiezioni,<br />
conclusione)<br />
Hanno ordine logico<br />
Relazioni<br />
Verbali<br />
Persuasiva Articoli di fondo<br />
o di commento<br />
Saggi critici<br />
Recensioni<br />
Discussioni<br />
Dibattiti<br />
Arringhe<br />
Prediche<br />
I generi testuali in sintesi<br />
Generi Tipologie testuali Caratteristiche Funzioni comunicative<br />
testuali prevalenti<br />
prevalenti<br />
Analisi Espositivo-argomentativa Analisi critica di un testo, Informativa, persuasiva,<br />
testuale<br />
in genere letterario, in<br />
base a parametri dati<br />
metalinguistica<br />
Cronaca Narrativa Narrazione oggettiva di<br />
eventi reali<br />
Informativa<br />
Diario Narrativa Annotazione, giorno per<br />
giorno, di vicende personali,<br />
osservazioni, ricordi<br />
Espressiva<br />
Lettera Narrativo-espositiva, Usa particolari formule Informativo-espressiva,<br />
espositiva, argomentativa d’apertura e di chiusura.<br />
Può essere personale o<br />
formale<br />
informativa, persuasiva<br />
Racconto Narrativa Narrazione soggettiva di<br />
eventi immaginari<br />
Espressiva<br />
Recensione Espositiva, con parti de- Presentazione e analisi Informativo-persuasiva<br />
scrittive e argomentative critica di libri, spettacoli,<br />
mostre, ecc.<br />
Relazione Espositiva Esposizione ordinata di<br />
una attività o di un argomento<br />
Informativa<br />
Riassunto Tipologia variabile, in Sintesi di un testo più Informativa<br />
base al testo di partenza ampio di cui vengono<br />
conservate le informazioni<br />
salienti<br />
Saggio breve Espositivo-argomentativa Trattazione critica di un<br />
argomento, sulla base di<br />
una documentazione<br />
Informativo-persuasiva<br />
Verbale Espositivo-narrativa Documento ufficiale che<br />
riporta fedelmente quanto<br />
è avvenuto ed è stato detto<br />
in una riunione<br />
Informativa
5. IL TESTO LETTERARIO: DEFINIZIONE E CARATTERI<br />
Anche se è difficile dare una definizione univoca del testo letterario, si possono però individuare<br />
almeno tre caratteristiche fondamentali:<br />
a. Particolarità della situazione comunicativa attivata dal testo letterario<br />
Gli elementi presenti in una situazione comunicativa, descritti da Jakobson, si definiscono nella<br />
comunicazione letteraria secondo il seguente schema:<br />
SITUAZIONE COMUNICATIVA <strong>COMUNICAZIONE</strong> LETTERARIA<br />
Emittente L’autore del testo<br />
Destinatario Il lettore<br />
Messaggio Non sempre il messaggio che l’autore voleva<br />
inviare al lettore arriva realmente a<br />
quest’ultimo, e ciò per i motivi più diversi (codice<br />
poco chiaro al lettore, contesto sconosciuto,<br />
ecc.)<br />
Codice Se leggiamo un’opera scritta molti anni fa, probabilmente<br />
troveremo delle parole di cui non<br />
conosciamo il significato, in questo caso dobbiamo,<br />
prima di proseguire nella lettura, capire<br />
cosa significano i diversi vocaboli usati.<br />
Anche nelle opere scritte negli ultimi anni possiamo<br />
trovare dei vocaboli di cui non conosciamo<br />
il significato o trovare delle frasi la cui struttura<br />
rende difficile la comprensione del significato.<br />
Contesto L’opera che leggiamo è stata scritta in contesti<br />
situazionali, linguistico-letterari, storicoculturali<br />
che possono essere a noi poco noti: per<br />
una piena comprensione del testo è necessario<br />
aver presente questi particolari contesti.<br />
Osservando lo schema possiamo fare le seguenti riflessioni:<br />
Nella comunicazione letteraria il lettore-destinatario non può interpellare l’autore-emittente per<br />
chiedere spiegazioni in merito al senso del messaggio: può solo interrogare il testo.<br />
Il codice lingua usato dall’autore può, in alcuni casi, essere poco chiaro al lettore e questo può<br />
provocare difficoltà nella comprensione (si pensi al “volgare” usato da Dante).<br />
Il contesto in cui l’opera è stata prodotta è quasi sempre diverso dal contesto di riferimento del lettore:<br />
ciò può ostacolare la comprensione. Ad esempio, quando Dante riferisce di un cenno di saluto<br />
fattogli dalla sua donna, egli (e i suoi contemporanei) attribuisce a quel gesto un significato diverso<br />
da quello che gli attribuiamo noi oggi.<br />
b. Un qualsiasi autore nel costruire la propria opera letteraria pone un’attenzione particolare<br />
all’uso della lingua, cercando di ottenere il miglior risultato<br />
Nell’avvicinarci ad un testo letterario dobbiamo sempre ricordare che l’autore ha posto una particolare<br />
attenzione alla costruzione formale del testo: egli più che al contenuto del messaggio è interessato<br />
alle modalità con cui il messaggio viene espresso. Noi continuiamo a leggere l’Inferno di Dante<br />
non tanto perché ci illustra le pene dell’oltretomba, ma perché lo fa in modo piacevole ed esteticamente<br />
raffinato.
c. Il testo letterario non è interessato alla descrizione del mondo reale, anzi possiamo dire che<br />
esso attrae e affascina proprio per la capacità di costruire “universi simulati” o “virtuali”.<br />
Quando guardiamo un film non pensiamo minimamente al fatto che in realtà quello che vediamo<br />
non è accaduto realmente, che davanti a noi ci sono solo degli attori che stanno recitando una storia<br />
quasi sempre inventata. Ebbene come per i film così per i testi letterari, la finalità che si pone<br />
l’autore non è descrivere la realtà che lo circonda in modo oggettivo, ma suscitare emozioni nel lettore,<br />
la sua abilità si esplica nel creare con le parole universi possibili.<br />
Come accostarsi correttamente ad un testo letterario<br />
Siccome quasi mai il contesto dell’autore coincide con il contesto del lettore, è necessario, se si<br />
vuole realizzare una lettura efficace, compiere le seguenti operazioni:<br />
a. Collocare il testo nella situazione comunicativa in cui è nato (contesto situazionale)<br />
Per comprendere la situazione comunicativa in cui il testo è stato generato bisogna:<br />
definire la figura storico-culturale dell’emittente (biografia, ideologia, poetica);<br />
individuare i destinatari dell’opera, le loro aspettative potrebbero aver condizionato le scelte<br />
dell’autore;<br />
se possibile, rintracciare l’occasione della composizione dell’opera e un eventuale committente;<br />
cercare di individuare la funzione o le funzioni che l’emittente, eventualmente, assegna alla sua<br />
opera (referenziale, emotiva, poetica, conativa).<br />
b. Collocare il testo nella tradizione letteraria (contesto linguistico-letterario: intertestualità)<br />
In questo ambito è opportuno rapportare convenzioni, codici, temi adoperati dall’autore a quelli della<br />
sua epoca e delle epoche precedenti, per individuarne relazioni, affinità, differenze. Ciò al fine di<br />
ricostruire la posizione dell’opera all’interno della tradizione linguistica, ma anche all’interno di eventuali<br />
codici culturali, ideologici e comportamentali.<br />
c. Collocare il testo nel contesto storico-culturale (extratestualità)<br />
L’opera deve essere collocata nel proprio contesto culturale (concezione filosofiche, politiche, religiose<br />
di un’epoca) e storico-sociali (avvenimenti storici, struttura della società, ecc.).<br />
d. Smontare il testo (intratestualità)<br />
Smontare” il testo secondo precise tecniche di analisi (intratestualità).