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Quaderno n. 7<br />
2 0 1 0<br />
G L O S S A R I O
Realizzato con <strong>il</strong> contributo della L.R.20.09.2006, n14, art 20 e art 21, comma 1, lett.r<br />
annualità 2010<br />
“Patrimonio Culturale SARDEGNA”<br />
© Regione Autonoma della Sardegna
CASA FALCONIERI<br />
REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA<br />
Assessorato della Pubblica Istruzione,<br />
Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport
Glossario term<strong>in</strong>i e mezzi relativi alle tecniche dell’<strong>in</strong>cisione<br />
A<br />
Abrasivi<br />
Gli abrasivi sono sostanze naturali o artificiali di grande durezza<br />
usati nelle lavorazioni meccaniche. Le caratteristiche che contraddist<strong>in</strong>guono<br />
un abrasivo sono elevata durezza, bassissima<br />
frag<strong>il</strong>ità e natura cristall<strong>in</strong>a.<br />
Gli abrasivi naturali più noti sono <strong>il</strong> quarzo, <strong>il</strong> cor<strong>in</strong>done, la s<strong>il</strong>ice,<br />
la pomice, l’arenaria, <strong>il</strong> diamante, lo smeriglio, la far<strong>in</strong>a foss<strong>il</strong>e,<br />
<strong>il</strong> granato. Tra quelli artificiali ci sono gli ossidi di allum<strong>in</strong>io, di<br />
cromo, di ferro, l’azoturo di boro, <strong>il</strong> carburo di s<strong>il</strong>icio, <strong>il</strong> vetro, <strong>il</strong><br />
carburo di boro.<br />
L’ut<strong>il</strong>izzo degli abrasivi può essere fatto sotto forma di polvere,<br />
applicati a fogli di carta o tela, s<strong>in</strong>terizzati formando mole o pietre<br />
abrasive.<br />
Abbozzo<br />
Prima elaborazione di massima di un lavoro (disegno, scritto,<br />
dip<strong>in</strong>to ecc.) o progetto da servire come base per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
alla forma def<strong>in</strong>itiva.<br />
Abrasimetro igt<br />
Apparecchio usato per determ<strong>in</strong>are la resistenza allo sfregamento<br />
della carta.<br />
Abrasione<br />
Asportazione di m<strong>in</strong>utissime particelle dalle superfici dei corpi<br />
mediante azione meccanica di sfregamento, raschiatura o taglio.<br />
Accartocciamento della carta<br />
Deformazione che <strong>in</strong>teressa tutta la superficie di un foglio di<br />
carta, <strong>il</strong> quale tende a <strong>in</strong>curvarsi arrotolandosi su sé stesso.<br />
L’accartocciamento è dovuto a una diversa d<strong>il</strong>atazione o contrazione<br />
dei due lati del foglio, che s’<strong>in</strong>curva verso <strong>il</strong> lato la cui area<br />
risulta m<strong>in</strong>ore.<br />
Si possono dist<strong>in</strong>guere un accartocciamento strutturale e uno<br />
igroscopico.<br />
Il primo può essere considerato una manifestazione del doppio<br />
viso della carta ed è dovuto al fatto che i due lati presentano:<br />
una diversa distribuzione delle tensioni <strong>in</strong>terne; una diversa<br />
struttura del contesto fibroso; una marcata disuniformità<br />
nell’essiccamento, nella collatura (<strong>in</strong> impasto e/o <strong>in</strong> superficie),<br />
nella quantità di carica.<br />
Il tipo più comune di accartocciamento strutturale è quello <strong>in</strong><br />
cui <strong>il</strong> foglio si <strong>in</strong>curva dalla parte del lato tela, con l’asse parallelo<br />
alla direzione di macch<strong>in</strong>a; meno comune è <strong>il</strong> caso <strong>in</strong> cui l’asse<br />
dell’<strong>in</strong>curvamento è parallelo alla direzione trasversale, sempre<br />
dalla parte del lato tela.<br />
Questo tipo di accartocciamento può essere combattuto, non<br />
sempre con successo, soltanto <strong>in</strong> sede di fabbricazione della<br />
carta, <strong>in</strong>dividuandone la causa e cercando di tenerla sotto<br />
controllo. L’accartocciamento igroscopico si manifesta <strong>in</strong> modo<br />
molto spiccato quando la carta non è <strong>in</strong> equ<strong>il</strong>ibrio igrometrico<br />
con l’ambiente e per una qualche ragione uno dei lati del foglio<br />
assorbe (o cede) più umidità dell’altro lato.<br />
Si può però avere accartocciamento anche quando <strong>il</strong> foglio è<br />
esposto alle medesime condizioni ambientali, se uno dei lati si<br />
d<strong>il</strong>ata (o si contrae) più dell’altro quando assorbe (o cede) umidità.<br />
L’accartocciamento igroscopico è molto frequente nelle<br />
carte ben collate, perché queste assorbono l’umidità lentamente,<br />
e <strong>in</strong> quelle sott<strong>il</strong>i, che oppongono una m<strong>in</strong>ore resistenza alle<br />
forze che tendono a <strong>in</strong>curvare <strong>il</strong> foglio.<br />
Le carte dure e compatte, provenienti da un impasto a fibra lunga<br />
e molto raff<strong>in</strong>ato, hanno una maggior tendenza ad .<strong>in</strong>curvarsi<br />
di quelle soffici, fabbricate partendo da un impasto magro o<br />
a base di fibre corte.<br />
Acciaiatura<br />
Rivestimento di ferro con procedimento elettrolitico applicato<br />
su fotor<strong>il</strong>ievografie di z<strong>in</strong>co ramato e su lastre di rame <strong>in</strong>cise, per<br />
renderle più resistenti alle lunghe tirature e per evitare che le<br />
t<strong>in</strong>te si alter<strong>in</strong>o a causa di azioni chimiche sul rame da parte di<br />
alcuni tipi di <strong>in</strong>chiostri colorati .<br />
Acciaio<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere l’acciaio:<br />
Soluzione di percloruro di ferro.<br />
Soluzione di acido cloridrico.<br />
È <strong>il</strong> nome dato ad una lega di ferro contenente carbonio <strong>in</strong> percentuale<br />
non superiore al 2,11%. Oltre tale limite le proprietà<br />
del materiale cambiano e la lega assume la denom<strong>in</strong>azione di<br />
ghisa. Oltre al carbonio possono essere presenti degli ulteriori<br />
elementi alliganti (acciai legati). Il carbonio si presenta usualmente<br />
sotto forma di cementite (carburo di ferro). Le particelle<br />
di cementite presenti nella microstruttura dell’acciaio, <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate<br />
condizioni, bloccano gli scorrimenti delle dislocazioni,<br />
conferendo all’acciaio caratteristiche meccaniche migliori di<br />
quelle del ferro puro. Gli acciai sono leghe sempre plastiche a<br />
caldo, cioè fuc<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>i, a differenza delle ghise.<br />
L’importanza dell’acciaio è enorme, i suoi usi sono <strong>in</strong>numerevoli,<br />
come anche le varietà <strong>in</strong> cui viene prodotto: senza la disponib<strong>il</strong>ità<br />
di acciaio <strong>in</strong> quantità e a basso costo, la rivoluzione<br />
<strong>in</strong>dustriale non sarebbe stata possib<strong>il</strong>e. Attualmente nel mondo<br />
5
6<br />
si producono ogni anno oltre 1 m<strong>il</strong>iardo di tonnellate di acciaio<br />
(produzione 1996: 1.222,57 m<strong>il</strong>ioni di tonnellate ), successivamente<br />
lavorato tramite diversi processi di produzione <strong>in</strong>dustriale,<br />
quali ad esempio la fusione, la forgiatura e lo stampaggio.<br />
Accoppiamento della carta<br />
operazione che consiste nel far aderire l’uno contro l’altro due<br />
o più strati di carta <strong>in</strong> modo da ottenere un unico foglio di carta<br />
(cartonc<strong>in</strong>o, cartone).<br />
Acciugh<strong>in</strong>a<br />
Insetto roditore della carta che alligna nei vecchi libri; detto anche<br />
(lepisma sacchar<strong>in</strong>a).<br />
Acidità della carta<br />
L’acidità (o alcal<strong>in</strong>ità) della carta è la capacità che essa ha di rendere<br />
acida (o alcal<strong>in</strong>a) l’acqua con la quale viene a contatto.<br />
Essa è dovuta essenzialmente: al solfato di allum<strong>in</strong>io usato nella<br />
fabbricazione della carta, specialmente nell’operazione di collatura;<br />
alla presenza di residui di sbianca; all’impiego di materie di<br />
carica e di pigmenti alcal<strong>in</strong>i, come <strong>il</strong> carbonato di calcio.<br />
Essa può essere valutata come acidità (o alcal<strong>in</strong>ità) totale, oppure<br />
come pH.<br />
L’acidità totale è determ<strong>in</strong>ata titolando con idrossido di sodio<br />
centesimonormale, <strong>in</strong> presenza di fenolftal<strong>in</strong>a, l’estratto acquoso<br />
della carta, preparato all’ebollizione.<br />
Se l’estratto ha reazione alcal<strong>in</strong>a, si titola con acido e si determ<strong>in</strong>a<br />
l’alcal<strong>in</strong>ità totale. Il pH .della carta è determ<strong>in</strong>ato di solito<br />
sull’estratto acquoso di questa.<br />
Si possono seguire due procedimenti: a freddo, facendo macerare<br />
la carta a temperatura ambiente per un’ora con acqua<br />
dist<strong>il</strong>lata <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e esente da anidride carbonica (che altrimenti<br />
impartisce all’acqua reazione acida) e determ<strong>in</strong>ando <strong>il</strong><br />
pH dell’estratto con un piaccametro a elettrodo di vetro; a caldo<br />
operando nello stesso modo, ma riscaldando l’acqua e la carta<br />
all’ebollizione.<br />
Si può anche determ<strong>in</strong>are <strong>il</strong> pH superficiale della carta, <strong>in</strong>umidendo<br />
questa con qualche goccia d’acqua e appoggiandovi sopra<br />
un elettrodo di vetro con membrana appiattita; durante la<br />
determ<strong>in</strong>azione è necessario proteggere la superficie bagnata<br />
dal contatto con l’anidride carbonica dell’aria, che altererebbe<br />
<strong>il</strong> risultato.<br />
Con questo procedimento è possib<strong>il</strong>e determ<strong>in</strong>are separatamente<br />
<strong>il</strong> pH dei due lati della carta, <strong>il</strong> che può essere ut<strong>il</strong>e nel<br />
caso di carte pat<strong>in</strong>ate o trattate <strong>in</strong> superficie.<br />
Non è consigliab<strong>il</strong>e saggiare <strong>il</strong> pH della carta toccando questa<br />
con una goccia di <strong>in</strong>dicatore, perché la colorazione ottenuta<br />
non è attendib<strong>il</strong>e.<br />
L’acidità totale è determ<strong>in</strong>ata solo <strong>in</strong> casi speciali, mentre di solito<br />
si misura <strong>il</strong> pH. Il pH a freddo della carta dipende dal pH delle<br />
acque di ritorno durante la fabbricazione della carta.<br />
Il pH a caldo è più basso di quello a freddo, soprattutto perché i<br />
sali di allum<strong>in</strong>io assorbiti nella carta si idrolizzano.<br />
Il pH della carta è molto importante nel caso delle carte per documenti<br />
e di quelle dest<strong>in</strong>ate a durare, perché un pH basso pregiudica<br />
fortemente la stab<strong>il</strong>ità all’<strong>in</strong>vecchiamento della carta.<br />
Il pH della carta <strong>in</strong>fluisce anche sulla sua stampab<strong>il</strong>ità, poiché<br />
nelle carte stampate <strong>in</strong> tipografia e <strong>in</strong> offset, l’essiccamento<br />
dell’<strong>in</strong>chiostro è tanto più lento quanto più <strong>il</strong> pH della carta è<br />
basso.<br />
Per questo caso, <strong>il</strong> pH a caldo è più <strong>in</strong>dicativo di quello a freddo.<br />
Le carte pat<strong>in</strong>ate per offset hanno un comportamento optimum<br />
a pH 8.<br />
Se <strong>il</strong> pH è m<strong>in</strong>ore, l’asciugamento dell’<strong>in</strong>chiostro è più lento; se<br />
è maggiore, l’acidità dell’acqua di bagnatura tende a dim<strong>in</strong>uire<br />
per l’effetto dell’alcal<strong>in</strong>ità della carta.<br />
Acidi<br />
Gli acidi sono disponib<strong>il</strong>i <strong>in</strong> queste tre concentrazioni. La prima<br />
è molto costosa e non necessaria.<br />
Chimicamente puro (C.P.) 100 %<br />
Puro per analisi circa 70 %<br />
Tecnico circa 50 %<br />
Acido acetico<br />
(conosciuto anche come acido etanoico) è un composto chimico<br />
organico la cui formula chimica è CH3COOH, meglio conosciuto<br />
per conferire all’aceto <strong>il</strong> suo caratteristico sapore acre e <strong>il</strong><br />
suo odore pungente. L’acido acetico puro, privo di acqua (acido<br />
acetico glaciale), a temperatura ambiente è un liquido <strong>in</strong>colore<br />
che attrae acqua dall’ambiente (igroscopicità) e che congela al<br />
di sotto dei 16,7 °C (62 °F) <strong>in</strong> un solido cristall<strong>in</strong>o <strong>in</strong>colore. L’acido<br />
acetico è corrosivo, e i suoi vapori causano irritazione agli<br />
occhi, <strong>in</strong>fiammazione delle vie respiratorie e congestione dei<br />
polmoni, ma chimicamente è considerato un acido debole per<br />
via della sua limitata capacità di dissociarsi <strong>in</strong> soluzioni acquose.<br />
L’acido acetico è uno dei più semplici acidi carboss<strong>il</strong>ici (<strong>il</strong> secondo,<br />
dopo l’acido formico). È un composto molto diffuso <strong>in</strong><br />
natura; gli organismi superiori lo impiegano ampiamente come<br />
<strong>in</strong>termedio di s<strong>in</strong>tesi, ed è anche <strong>il</strong> prodotto f<strong>in</strong>ale della fermentazione<br />
acetica <strong>in</strong> cui l’etanolo viene ossidato dall’Acetobacter<br />
<strong>in</strong> presenza di aria. È un importante reagente chimico e prodotto<br />
<strong>in</strong>dustriale che viene ut<strong>il</strong>izzato nella produzione del poliet<strong>il</strong>entereftalato,<br />
usato pr<strong>in</strong>cipalmente per le bottiglie di plastica<br />
per le bibite; dell’acetato di cellulosa, pr<strong>in</strong>cipalmente per le<br />
pellicole c<strong>in</strong>ematografiche; dell’acetato di poliv<strong>in</strong><strong>il</strong>e per le colle<br />
da legno e <strong>in</strong> molte fibre s<strong>in</strong>tetiche e tessuti. In casa, d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong><br />
acqua viene spesso usato come smacchiante. Nell’<strong>in</strong>dustria alimentare,<br />
l’acido acetico è usato come additivo alimentare con<br />
la funzione di regolatore di acidità; è classificato sotto <strong>il</strong> codice<br />
E260.
La domanda globale di acido acetico è di circa 6,5 m<strong>il</strong>ioni di tonnellate<br />
annue, di cui approssimativamente 1,5 m<strong>il</strong>ioni di tonnellate<br />
ottenute da riciclo; <strong>il</strong> rimanente è prodotto dall’<strong>in</strong>dustria<br />
petrolchimica o da fonti biologiche.<br />
Altre applicazioni<br />
Prima di bagnare la carta si aggiunge una piccola parte di acido<br />
acetico nell’acqua, questa funzione evita <strong>il</strong> formarsi delle muffe.<br />
Soluzioni d<strong>il</strong>uite di acido acetico sono ut<strong>il</strong>izzate anche per la<br />
loro bassa acidità. Esempi <strong>in</strong> ambito domestico <strong>in</strong>cludono l’uso<br />
nelle vasche di sv<strong>il</strong>uppo dei rull<strong>in</strong>i fotografici, l’uso come agente<br />
smacchiante per rimuovere <strong>il</strong> limescale dai rub<strong>in</strong>etti e dai<br />
bollitori. L’acidità è sfruttata anche per trattare le punture delle<br />
meduse rendendo <strong>in</strong>efficaci le sue cellule irritanti, prevenendo<br />
seri <strong>in</strong>fortuni o la morte se applicato immediatamente, e per <strong>il</strong><br />
trattamento delle <strong>in</strong>fezioni dell’orecchio nelle persone <strong>in</strong> preparazioni<br />
come <strong>il</strong> Vosol. Inoltre, l’acido acetico è usato <strong>in</strong> spray per<br />
preservare gli stoccaggi di balle di fieno, scoraggiando la crescita<br />
di funghi e batteri. L’acido acetico glaciale è usato anche nel<br />
processo rimozione delle verruche.<br />
Acido cloridrico<br />
(nome IUPAC: cloruro di idrogeno; commercialmente noto anche<br />
come acido muriatico) è un acido m<strong>in</strong>erale forte e un acido<br />
monoprotico, gas a temperatura ambiente, <strong>in</strong>colore, dall’odore<br />
e dall’azione irritante; la sua formula chimica è HCl. Il suo numero<br />
CAS è 7647-01-0. Presenta un TLV-C (ACGIH) pari a 2 p.p.m..<br />
I suoi sali vengono chiamati cloruri e sono quasi tutti solub<strong>il</strong>i <strong>in</strong><br />
acqua, un’eccezione (comunemente sfruttata <strong>in</strong> analisi chimica)<br />
è <strong>il</strong> cloruro d’argento, bianco. Il cloruro più universalmente noto<br />
è <strong>il</strong> cloruro di sodio, <strong>il</strong> normale sale da cuc<strong>in</strong>a.<br />
Una soluzione acquosa concentrata (>37%) tende a liberare vapori<br />
di acido cloridrico, viene pertanto detta fumante.<br />
È molto solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua con reazione esotermica, <strong>in</strong> forma<br />
concentrata può causare gravi ustioni per contatto con la pelle,<br />
specie se quest’ultima presenta lesioni.<br />
Una soluzione al 37% <strong>in</strong> acqua a 20°C ha pH <strong>in</strong>feriore a 0.<br />
Storia.<br />
L’acido cloridrico è probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> primo acido m<strong>in</strong>erale forte<br />
mai isolato dagli alchimisti; Bas<strong>il</strong>ius Valent<strong>in</strong>us lo ottenne nella<br />
prima metà del XV secolo facendo reagire <strong>il</strong> salgemma con <strong>il</strong><br />
vetriolo verde. Nel XVII secolo Johann Rudolph Glauber lo preparò<br />
per reazione tra <strong>il</strong> sale da cuc<strong>in</strong>a e l’acido solforico. Lavoisier<br />
lo battezzò acido muriatico, dal lat<strong>in</strong>o muria (salamoia) e<br />
tale nome è rimasto <strong>in</strong> uso <strong>in</strong> ambito commerciale f<strong>in</strong>o ad oggi.<br />
Un’altra versione del nome viene ricondotta a Berthollet che facendo<br />
reagire HCl con diossido di manganese vide sv<strong>il</strong>upparsi<br />
un gas verdastro (cloro molecolare). Erroneamente a quei tempi<br />
si pensava che tutti gli acidi contenessero ossigeno e qu<strong>in</strong>di<br />
ipotizzò che quel gas fosse un ossido di un non metallo che<br />
chiamò murio. Generalmente al nome di acido muriatico oggi<br />
corrisponde una soluzione di HCl a concentrazione 10%, spesso<br />
di colore giallo per via della presenza di ioni di ferro.Nel campo<br />
delle pulizie trova ut<strong>il</strong>izzo <strong>in</strong> svariate applicazioni:<br />
• pulizia di cantiere dopo la posa di pavimenti resistenti agli<br />
acidi per elim<strong>in</strong>are tracce di cemento e stucco<br />
• pulizia dei servizi igienici (elim<strong>in</strong>azione di residui calcarei)<br />
• pulizia di pietre<br />
Tuttavia <strong>il</strong> suo ut<strong>il</strong>izzo è sempre sconsigliato visto <strong>il</strong> suo potere<br />
fortemente corrosivo ed è preferib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzare detergenti acidi<br />
specificatamente studiati per tali impieghi. Sempre nel campo<br />
delle pulizie risulta particolarmente dannoso se ut<strong>il</strong>izzato su<br />
marmi e pietre calcaree (le rov<strong>in</strong>a irrimediab<strong>il</strong>mete). Deve sempre<br />
e comunque essere ut<strong>il</strong>izzato da solo e mai mescolato con<br />
altre sostanze con le quali potrebbe reagire violentemente con<br />
gravi danni per la salute.<br />
L’acido cloridrico come additivo alimentare, è classificato col<br />
numero E 507.<br />
Acido fluoridrico<br />
(nome IUPAC: fluoruro di idrogeno) è un acido m<strong>in</strong>erale forte,<br />
gas a temperatura ambiente, <strong>in</strong>colore, molto velenoso; la sua<br />
formula chimica è HF. Il suo numero CAS è 7664-39-3. I suoi sali<br />
vengono chiamati fluoruri. È uno dei pochi agenti corrosivi capaci<br />
di <strong>in</strong>taccare <strong>il</strong> vetro, viene pertanto conservato e ut<strong>il</strong>izzato<br />
<strong>in</strong> contenitori <strong>in</strong> poliet<strong>il</strong>ene o teflon <strong>in</strong> grado di resistere all’azione<br />
estremamente corrosiva di quest’acido. L’acido fluoridrico<br />
è estremamente tossico anche <strong>in</strong> soluzione acquosa; l’aff<strong>in</strong>ità<br />
dello ione fluoruro con gli ioni calcio e magnesio danneggia <strong>il</strong><br />
tessuto osseo e le vie nervose. L’<strong>in</strong>gestione è spesso mortale. I<br />
primi s<strong>in</strong>tomi di avvelenamento possono verificarsi anche a distanza<br />
di 12 ore dal contatto con la sostanza, quando ormai può<br />
essere troppo tardi per <strong>in</strong>tervenire, questo comportamento lo<br />
rende un composto molto pericoloso.<br />
Acido idroclorico<br />
E’ un acido naturale prodotto nello stomaco. Si ottiene dal sale<br />
e dall’acido solforico.<br />
Acido muriatico<br />
Vedi acido cloridrico.<br />
Acido nitrico<br />
L’acido nitrico è, l’agente più idoneo e maggiormente adoperato<br />
nella prassi professionale <strong>in</strong>cisoria dello z<strong>in</strong>co. Si reperisce<br />
<strong>in</strong> commercio concentrato a 42 Bé, oppure al 68% (titolo acidimetrico).<br />
E’ un acido m<strong>in</strong>erale forte, nonché un forte agente ossidante;<br />
liquido a temperatura ambiente, <strong>in</strong>colore quando molto puro<br />
(giallo chiaro altrimenti) e dal tipico odore irritante; la sua formula<br />
chimica è HNO3. Il suo numero CAS è 7697-37-2.<br />
7
8<br />
I suoi sali vengono chiamati nitrati e sono pressoché tutti solub<strong>il</strong>i<br />
<strong>in</strong> acqua.<br />
In soluzione concentrata (> 86%) viene detto fumante, per via<br />
della tendenza a r<strong>il</strong>asciare vapori rossastri di diossido di azoto<br />
(NO2).<br />
Solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua con reazione esotermica, <strong>in</strong> forma concentrata<br />
può causare gravi ustioni per contatto. L’esposizione all’acido<br />
nitrico concentrato brucia la pelle colorandola di giallo <strong>in</strong>tenso.<br />
Con l’etanolo reagisce <strong>in</strong> maniera abbastanza energica.<br />
Per via della sua azione ossidante è l’unico acido m<strong>in</strong>erale capace<br />
di <strong>in</strong>taccare <strong>il</strong> rame, svolgendo vapori rossi di ipoazotide<br />
(NO2), gas con forte potere cancerogeno.<br />
Applicazioni<br />
Reagente di laboratorio di uso comune nell’analisi e nella s<strong>in</strong>tesi<br />
organica, trova impiego nella fabbricazione di esplosivi (nitroglicer<strong>in</strong>a,<br />
tr<strong>in</strong>itrotoluene o TNT, etc.) e di fert<strong>il</strong>izzanti per l’agricoltura<br />
(es.: <strong>il</strong> nitrato d’ammonio).<br />
Trova <strong>in</strong>oltre uso <strong>in</strong> metallurgia e nella raff<strong>in</strong>azione dei metalli,<br />
data la sua capacità di reagire con la maggior parte di essi.<br />
In miscela 1:3 con acido cloridrico concentrato forma la cosiddetta<br />
acqua regia, uno dei pochissimi reagenti capaci di dissolvere<br />
l’oro ed <strong>il</strong> plat<strong>in</strong>o.<br />
Insieme all’acido solforico è uno dei responsab<strong>il</strong>i dell’acidità<br />
delle “piogge acide”.<br />
L’acido nitrico è prodotto <strong>in</strong>dustrialmente tramite <strong>il</strong> processo<br />
Ostwald a partire dall’ammoniaca. In un primo stadio l’ammoniaca<br />
viene ossidata a ossido di azoto facendola reagire con l’ossigeno<br />
dell’aria <strong>in</strong> presenza di un catalizzatore a base di plat<strong>in</strong>o.<br />
L’ossido di azoto viene ulteriormente ossidato a biossido d’azoto<br />
(o ipoazotide) che viene a sua volta fatto reagire con acqua a<br />
dare una soluzione acquosa di acido nitrico<br />
4 NH3 + 5 O2 → 4 NO + 6 H2O<br />
2 NO + O2 → 2 NO2<br />
4 NO2 + O2 + 2 H2O → 4 HNO3(aq)<br />
La reazione di ossidazione dell’NH3 ad NO è una reazione esotermica<br />
(ΔH < 0) ed avviene con aumento del numero di moli<br />
(ΔS > 0). Con un catalizzatore selettivo e con l’opportuna scelta<br />
delle variab<strong>il</strong>e operative, circa <strong>il</strong> 95 – 98% dell’ammoniaca viene<br />
convertita ad NO. La reazione è sfavorita dalle alte pressioni.<br />
Per far avvenire con rese soddisfacenti la reazione è necessario<br />
ut<strong>il</strong>izzare appositi catalizzatori Il catalizzatore è costituito da<br />
una lega di plat<strong>in</strong>o al 5 – 10% di rodio <strong>in</strong> forma di f<strong>il</strong>i sott<strong>il</strong>i, tessuti<br />
<strong>in</strong> reti assemblate <strong>in</strong> strati multipli. Le reti nuove presentano<br />
una superficie liscia e una bassa attività. Con l’uso la superficie<br />
diventa rugosa qu<strong>in</strong>di l’attività aumenta. Con l’uso, però, le reti<br />
si <strong>in</strong>deboliscono e perdono plat<strong>in</strong>o per volat<strong>il</strong>izzazione e l’attività<br />
decade. La volat<strong>il</strong>izzazione del plat<strong>in</strong>o è fortemente <strong>in</strong>fluenzata<br />
dalla temperatura. I veleni del catalizzatore sono le polveri<br />
di rugg<strong>in</strong>e che possono essere r<strong>il</strong>asciata dalle apparecchiature.<br />
Esse agiscono pr<strong>in</strong>cipalmente sulle reti abradendole. Qu<strong>in</strong>di è<br />
necessario una f<strong>il</strong>trazione dei reagenti per elim<strong>in</strong>arle.<br />
S<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong> laboratorio<br />
In laboratorio, si ut<strong>il</strong>izza per la s<strong>in</strong>tesi di piccole quantità di acido<br />
nitrico, la reazione tra acido solforico e nitrato di sodio o potassio,<br />
con seguente dist<strong>il</strong>lazione, agevolata dal bassissimo punto<br />
di ebollizione dell’acido nitrico rispetto agli altri composti della<br />
miscela.<br />
2 NaNO3 + H2SO4 →Na2SO4 + 2 HNO3<br />
Composti<br />
L’acido nitrico forma con l’acqua un azeotropo di composizione<br />
68:32, per questo l’acido nitrico di grado commerciale normalmente<br />
ottenuto ha una concentrazione non superiore al 68%.<br />
La preparazione di un acido nitrico più concentrato viene eseguita<br />
trattando l’azeotropo con acido solforico, che funge da<br />
agente disidratante. Oppure con processi che prevedono l’assorbimento<br />
degli ossidi con quantità stechiometriche di acqua.<br />
Addizionando all’acido nitrico puro lo 0,6-0,7% di acido fluoridrico<br />
(HF) si ottiene un acido nitrico fumante <strong>in</strong>ibito. Tale acido<br />
<strong>in</strong>ibito viene usato come comburente per propellenti per razzi.<br />
L’<strong>in</strong>ibizione consiste nel fatto che l’acido fluoridrico forma sulla<br />
superficie <strong>in</strong>terna del serbatoio metallico uno stato di fluoruro<br />
che protegge <strong>il</strong> metallo sottostante dalla corrosione che l’acido<br />
nitrico causerebbe.<br />
Per via del suo elevato potere ossidante, le reazioni tra acido<br />
nitrico e cianuri, carburi e polveri metalliche possono essere<br />
esplosive. Le reazioni con molti composti organici sono violente<br />
ed a volte auto-<strong>in</strong>nescantisi.<br />
Acido solforico<br />
L’acido solforico è un acido m<strong>in</strong>erale forte, liquido a temperatura<br />
ambiente, oleoso, <strong>in</strong>colore e <strong>in</strong>odore; la sua formula chimica è<br />
H2SO4. Il suo numero CAS è 7664-93-9. I suoi sali vengono chiamati<br />
solfati. Un solfato molto comune è <strong>il</strong> gesso, che è solfato di<br />
calcio diidrato. In soluzione acquosa concentrata (>90%) è noto<br />
anche con <strong>il</strong> nome di vetriolo. Soluzioni di anidride solforica al<br />
30% <strong>in</strong> acido solforico sono note come oleum fumante.<br />
Solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua e <strong>in</strong> etanolo con reazione esotermica anche<br />
violenta, <strong>in</strong> forma concentrata può causare gravi ustioni per<br />
contatto con la pelle.<br />
L’acido solforico ha svariate applicazioni, sia a livello di laboratorio<br />
che <strong>in</strong>dustriale. Tra queste si annoverano la produzione di<br />
fert<strong>il</strong>izzanti, <strong>il</strong> trattamento dei m<strong>in</strong>erali, la s<strong>in</strong>tesi chimica, la raff<strong>in</strong>azione<br />
del petrolio ed <strong>il</strong> trattamento delle acque di scarico. È<br />
altresì l’acido contenuto nelle batterie per autoveicoli.<br />
In comb<strong>in</strong>azione con l’acido nitrico forma lo ione nitronio<br />
(NO2+), <strong>in</strong>termedio nella reazione di nitrazione, impiegata <strong>in</strong>dustrialmente<br />
per la produzione del tr<strong>in</strong>itrotoluene (TNT), della<br />
nitroglicer<strong>in</strong>a e del fulmicotone.<br />
Tra gli additivi alimentari, è identificato dalla sigla E 513.
Acqua di bagnatura<br />
Soluzione di bagnatura viene così chiamata l’acqua o la soluzione<br />
acquosa impiegata nella stampa litografica per bagnare la<br />
forma per renderla repellente verso l’<strong>in</strong>chiostro nelle zone non<br />
stampanti. I fattori pr<strong>in</strong>cipali che regolano l’efficacia di una soluzione<br />
di bagnatura sono <strong>il</strong> contenuto <strong>in</strong> sostanze idrof<strong>il</strong>izzanti<br />
e <strong>il</strong> suo pH, che deve essere generalmente compreso fra 4 e 7<br />
(ottimale fra 5 e 6).<br />
Sono anche molto efficaci soluzioni idroalcoliche (ad es. acqua/<br />
aleole isoprop<strong>il</strong>ico).<br />
Fra le sostanze che si aggiungono all’acqua di bagnatura per<br />
renderla idrof<strong>il</strong>izzante e mantenerne <strong>il</strong> pH sui valori sopra<strong>in</strong>dicati<br />
citiamo: a. un colloide organico (ad es. gomma arabica oppure<br />
carbossimet<strong>il</strong>cellulosa); b. un acido (ad es. acido fosforico)<br />
oppure un sale acido (ad es. fosfato monosodico).<br />
Acqua dist<strong>il</strong>lata<br />
Acqua chimicamente pura ottenuta mediante dist<strong>il</strong>lazione. Usata<br />
nei laboratori e <strong>in</strong> medic<strong>in</strong>a. Il valore del pH della comune<br />
acqua dist<strong>il</strong>lata è compreso fra 6 e 7, mentre quello dell’acqua<br />
assolutamente pura è di 7.<br />
Acqua regia<br />
E’ una miscela composta da un volume di acido nitrico concentrato<br />
con tre volumi di acido cloridrico concentrato. Scioglie fac<strong>il</strong>mente<br />
tutti i metalli.<br />
Fu l’alchimista Gabir ibn Hayyan a studiare per primo <strong>il</strong> suo<br />
uso. Il suo nome deriva dalla sua capacità di sciogliere l’oro (ed<br />
anche <strong>il</strong> plat<strong>in</strong>o) considerato dagli alchimisti <strong>il</strong> “re dei metalli” <strong>in</strong><br />
quanto praticamente <strong>in</strong>attaccab<strong>il</strong>e dalle altre sostanze.<br />
Attualmente trova impiego nell’analisi del contenuto <strong>in</strong> metalli<br />
pesanti nel suolo e nell’<strong>in</strong>dustria dei circuiti stampati.<br />
Attenzione - l’acqua regia è un potente agente corrosivo.<br />
Acquaforte<br />
Acquaforte (aqua fortis) anticamente designava l’acido nitrico,<br />
detto anche mordente. Oggi <strong>in</strong>dica un tipo di stampa ed <strong>il</strong> modo<br />
per produrla. È una tecnica calcografica molto diffusa consistente<br />
nel corrodere una lastra di metallo (z<strong>in</strong>co di solito; rame per<br />
grandi tirature, come nel passato) con un acido, per ricavarne<br />
immag<strong>in</strong>i da trasporre su un supporto (carta normalmente) per<br />
mezzo di colori. La lastra dello spessore necessario, disponib<strong>il</strong>e<br />
<strong>in</strong> commercio, viene ripulita e smussata ai bordi con carta smeriglio,<br />
poi sgrassata nella parte lucida con ovatta <strong>in</strong>trisa, per esempio,<br />
<strong>in</strong> bianco di Spagna (carbonato di calcio) sciolto <strong>in</strong> acqua.<br />
Cosparsa uniformemente con un coprente a protezione dall’acido<br />
(cera, asfalto, gomma, mastice, ..) viene affumicata con un<br />
mazzo di candele. Qu<strong>in</strong>di si <strong>in</strong>cide <strong>il</strong> disegno nel materiale protettivo<br />
con una punta sott<strong>il</strong>e (a mano libera o ripassando una<br />
bozza su carta decalcante chiara, ad es.), per mettere a nudo <strong>il</strong><br />
metallo <strong>in</strong> corrispondenza dei segni che appariranno sulla carta<br />
grazie all’<strong>in</strong>chiostro. S’immerge la lastra <strong>in</strong> acido (dopo averne<br />
cosparso di coprente la faccia posteriore) <strong>in</strong>iziando la morsura,<br />
che può essere fatta a più riprese scoprendo man mano le parti<br />
da <strong>in</strong>cidere, per ottenere scavi diversamente profondi. L’acido<br />
<strong>in</strong>cide <strong>il</strong> metallo solo dove non protetto. Giudicata completa la<br />
lastra, la si lava con petrolio o acquaragia, la si asciuga e la si<br />
tiene come matrice del disegno da replicare. La stampa avviene<br />
al torchio su carte poco collate <strong>in</strong>umidite prima, cospargendo di<br />
<strong>in</strong>chiostro grasso con un tampone di pelle la lastra e scaldandola<br />
un poco per favorire la penetrazione della t<strong>in</strong>ta nei solchi e la<br />
sua cessione alla carta. Particolari su strumenti e tecniche sono<br />
nel classico trattato di Abraham Bosse (sec. XVII°).<br />
Cera nera solida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + mastice lacrime gr. 100 + asfalto polvere<br />
gr . 30-50 + pochissima trement<strong>in</strong>a veneta f<strong>il</strong>ante.<br />
Cera nera liquida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + asfalto polvere gr. 100 + trement<strong>in</strong>a o<br />
acquaragia gr. 100.<br />
Cera bianca solida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + mastice lacrime gr. 85 + poco asfalto<br />
volendo la cera un poco colorata e più resistente.<br />
Cera bianca liquida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + mastice lacrime gr. 85 + trement<strong>in</strong>a o<br />
acquaragia.<br />
Acquaragia<br />
Anche se <strong>in</strong> modo improprio, viene detta acquaragia anche una<br />
particolare miscela di idrocarburi ricavati dalla dist<strong>il</strong>lazione frazionata<br />
del petrolio. Ut<strong>il</strong>izzata come solvente, soprattutto per<br />
cere e paraff<strong>in</strong>e, ha più difficoltà nello sciogliere la res<strong>in</strong>a. Fu<br />
<strong>in</strong>izialmente ottenuta con l’ 1,1,2 Dicloropropano; progressivamente<br />
si sostituì quest’ultimo con una composizione di questo<br />
tipo:<br />
• Nafta<br />
• Frazione di petrolio<br />
• Pesante idrodesolforata<br />
Acquarellata<br />
Con questo term<strong>in</strong>e si <strong>in</strong>dicano le stampe che dopo la loro impressione<br />
venivano colorate a mano a base di pigmenti, misti a<br />
gomma, da stemperare <strong>in</strong> acqua.<br />
Acquat<strong>in</strong>ta<br />
L’acquat<strong>in</strong>ta è una tecnica di <strong>in</strong>cisione su metallo che consiste<br />
nell’arricchire una matrice (stampa) di toni chiaroscuri.<br />
Si cosparge la lastra di polvere di bitume oppure di colofonia, si<br />
scalda leggermente <strong>in</strong> modo che aderisca per fusione facendo<br />
<strong>in</strong> modo che al momento dell’acidatura vengano corrosi solamente<br />
gli spazi tra i granell<strong>in</strong>i di polvere producendo una su-<br />
9
10<br />
perficie ruvida (tipo granito) che tratterrà l’<strong>in</strong>chiostro a seconda<br />
del tipo di morsura che è stata fatta.<br />
Le parti che si vogliono bianche vanno ricoperte di vernice.<br />
Con l’acquat<strong>in</strong>ta è possib<strong>il</strong>e fare, anche <strong>in</strong> una stessa matrice,<br />
graniture differenti usando polveri di diversa grossezza e con<br />
ripetute morsure.<br />
Acquat<strong>in</strong>ta con polvere di zolfo<br />
Una granitura particolare è quella fatta con polvere di zolfo, la<br />
quale tuttavia è possib<strong>il</strong>e soltanto sul rame e <strong>in</strong>oltre con effetti<br />
assai delicati e lab<strong>il</strong>i. Il procedimento è <strong>il</strong> seguente: sulle zone<br />
da granire<br />
della lastra sgrassata, lavata e asciutta, si passa col pennello<br />
morbido un sott<strong>il</strong>e strato di olio d’oliva, sul quale si fa cadere<br />
una conveniente quantità di polvere sott<strong>il</strong>e di zolfo, che viene<br />
soffiato via dalle parti non oleate. Riscaldando moderatamente<br />
la lastra, lo zolfo reagisce sul rame, producendo una granitura<br />
leggerissima e quasi <strong>in</strong>avvertib<strong>il</strong>e, se non per <strong>il</strong> colore diverso<br />
che <strong>il</strong> rame assume; questa granitura conferisce alla stampa un<br />
delicato tono grigio. Alla f<strong>in</strong>e lo zolfo si laverà<br />
strof<strong>in</strong>ando con alcole, ma è alquanto noioso da togliere, specialmente<br />
se è stato riscaldato troppo.<br />
Additivi per <strong>in</strong>chiostri da stampa<br />
Sostanze aus<strong>il</strong>iarie aggiunte ai veicoli degli <strong>in</strong>chiostri per modificarne<br />
le caratteristiche, e pr<strong>in</strong>cipalmente: a) per migliorare<br />
l’uniformità di distribuzione sulla forma; b) per aumentare o dim<strong>in</strong>uire<br />
la penetrazione nel supporto di stampa; c) elim<strong>in</strong>are lo<br />
strappo; d) ridurre le macchiature per controstampa; e) ridurre<br />
l’<strong>in</strong>tensità del colore; f) migliorare le caratteristiche dell’<strong>in</strong>chiostro<br />
specifiche per un dato procedimento di stampa; g) ottenere<br />
particolari effetti, ad es. una stampa lucida. Gli additivi usati per<br />
tali scopi sono le vernici di allungamento, i d<strong>il</strong>uenti, i gelificanti,<br />
gli emollienti, le cariche o riempitivi, i bianchi d<strong>il</strong>uenti del colore<br />
(trasparenti o coprenti), le paste antistrappo, le paste smagranti,<br />
gli essiccanti e gli antiessiccanti.<br />
Adesivi<br />
Colle; collanti sostanze o prodotti che permettono la giunzione<br />
temporanea o permanente di materiali rigidi o flessib<strong>il</strong>i fra loro.<br />
Nel settore grafico vengono pr<strong>in</strong>cipalmente impiegati per <strong>in</strong>collare<br />
carta e cartoni e <strong>in</strong> misura m<strong>in</strong>ore, materie plastiche <strong>in</strong> f<strong>il</strong>m,<br />
metalli <strong>in</strong> foglia e tessuti.<br />
Vengono generalmente classificati <strong>in</strong>: a) adesivi acquosi: soluzioni<br />
<strong>in</strong> acqua di sostanze adesive vegetali, animali, <strong>in</strong>organiche,<br />
o s<strong>in</strong>tetiche (gelat<strong>in</strong>a, case<strong>in</strong>a, amidi, destr<strong>in</strong>e, s<strong>il</strong>icato sadico,<br />
eteri cellulosici, ecc.); b) adesivi <strong>in</strong> emulsione: dispersioni<br />
acquose di polimeri s<strong>in</strong>tetici (ad es. acetato di poliv<strong>in</strong><strong>il</strong>e); c) adesivi<br />
a solvente: soluzioni <strong>in</strong> solventi organici di res<strong>in</strong>e naturali<br />
o s<strong>in</strong>tetiche, o anche di gomma naturale o s<strong>in</strong>tetica; d) adesivi<br />
a fusione: sono prodotti solidi che vengono applicati fonden-<br />
doli a caldo; e) adesivi termosaldanti: appartengono a uno dei<br />
gruppi precedenti, ma l’<strong>in</strong>collaggio viene effettuato riattivando<br />
l’adesivo col calore; f) adesivi a pressione (autoadesivi) presentano<br />
allo stato solido una adesione permanente e istantanea<br />
(esempio tipico i nastri adesivi).<br />
Adesivi epossidico<br />
Gli adesivi a base di res<strong>in</strong>a epossidica (tipo Araldite) si possono<br />
usare per giunzioni su metalli, vetro e ceramiche. Non devono<br />
essere usati su terracotta, terraglia o ceramica, perché penetrano<br />
con fac<strong>il</strong>ità <strong>in</strong> questi materiali porosi, e possono causare scoloramento<br />
sotto la vernice trasparente. La porcellana moderna<br />
tende a essere piuttosto porosa, e se si usa una res<strong>in</strong>a epossidica<br />
si deve attendere f<strong>in</strong>ché è diventata appiccicosa, cioè circa<br />
un’ora dopo che è stata mescolata. Le res<strong>in</strong>e epossidiche conferiscono<br />
un’eccezionale robustezza e sono altamente resistenti al<br />
calore e all’acqua. è necessario sostenere o fissare con morsetto<br />
la giunzione f<strong>in</strong>ché l’adesivo sia essiccato, cosa che normalmente<br />
avviene <strong>in</strong> circa dodici ore; sv<strong>il</strong>uppa la massima forza entro<br />
una settimana. Il processo può essere accelerato esponendo<br />
l’adesivo a un moderato calore. Le res<strong>in</strong>e epossidiche sono anche<br />
ut<strong>il</strong>i mastici. Si vendono <strong>in</strong> confezioni di due tubetti, quello<br />
contenente la res<strong>in</strong>a e quello contenente l’<strong>in</strong>durente, e una volta<br />
mescolati devono essere usati entro un’ora. La miscela, però ,<br />
può essere conservata per diversi giorni nel reparto congelatore<br />
del frigorifero. Adsorbimento<br />
fenomeno per cui, alla superficie di separazione di due fasi, (ad<br />
es. solido e liquido), ha luogo l’addensamento di particelle che<br />
possono essere molecole, ioni, o particelle colloidali.<br />
Fenomeni d’adsorbimento si verificano ad esempio <strong>in</strong> litografia,<br />
<strong>in</strong> cui le zone non stampanti delle lastre di z<strong>in</strong>co o allum<strong>in</strong>io adsorbono<br />
i colloidi solub<strong>il</strong>i <strong>in</strong> acqua, acquistando caratteristiche<br />
idrof<strong>il</strong>e e repellenti verso l’<strong>in</strong>chiostro.<br />
Aerografo<br />
è uno strumento di precisione ideato nel 1879 da Abner Peeler,<br />
<strong>in</strong> Iowa, USA.<br />
Viene ut<strong>il</strong>izzato per produrre l<strong>in</strong>ee molto sott<strong>il</strong>i, campiture di<br />
colore uniforme e toni sfumati. L’aerografo è costituito da una<br />
penna che spruzza <strong>il</strong> colore mediante un flusso di aria compressa;<br />
<strong>il</strong> colore può essere di vario tipo (acquerello, <strong>in</strong>chiostro, olio,<br />
tempera) e viene <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> un serbatoio attraverso un’apertura.<br />
Il flusso d’aria è fornito da un compressore, collegato alla penna<br />
da un tubo flessib<strong>il</strong>e e l’aria compressa nebulizza <strong>il</strong> colore che<br />
esce dall’altra estremità della penna.<br />
L’aerografo è uno strumento particolarmente ut<strong>il</strong>izzato dai disegnatori,<br />
anche per ritocchi di fotografie o di disegni eseguiti<br />
anche con altre tecniche.
Aff<strong>il</strong>atura della punta<br />
Perché la punta sia bene aff<strong>il</strong>ata e conica sarà opportuno, dopo<br />
averla arrotata, passarla sulla pietra a olio con movimento di va<br />
e vieni nel senso della sua lunghezza, facendola contemporaneamente<br />
ruotare su se stessa con la conveniente <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione<br />
aff<strong>in</strong>ché la punta estrema assuma una forma conica, allungata e<br />
non tozza; e pertanto la punta non presenterà sfaccettature che<br />
<strong>in</strong>vece potrebbe assumere se venisse aff<strong>il</strong>ata senza <strong>il</strong> movimento<br />
rotatorio. In questo secondo caso le sfaccettature non consentirebbero<br />
di guidarla agevolmente <strong>in</strong> ogni direzione, anche<br />
<strong>in</strong> segni circolari, poiché ciascuna faccia della punta tenderebbe<br />
a dirigerla <strong>in</strong> senso rett<strong>il</strong><strong>in</strong>eo; <strong>in</strong>oltre gli spigoli delle sfaccettature<br />
potrebbero rompere o asportare irregolarmente le barbe,<br />
ciò che renderebbe <strong>il</strong> segno frammentario; effetto sim<strong>il</strong>e e sgradevole<br />
può produrre una punta non sufficientemente aff<strong>il</strong>ata.<br />
Agalite<br />
Varietà di talco che, dopo essere stata ridotta <strong>in</strong> polvere; è usata<br />
come materia di carica per carta.<br />
Agata<br />
M<strong>in</strong>erale costituito da s<strong>il</strong>ice amorfa; è una varietà delle cosiddette<br />
pietre dure, usata a scopo ornamentale <strong>in</strong> diverse applicazioni<br />
tecniche per la sua elevata durezza, ad esempio nei brunitoi<br />
usati <strong>in</strong> legataria.<br />
Brunitoi <strong>in</strong> pietra d’agata con ghiera <strong>in</strong> ottone e manico <strong>in</strong> legno<br />
verniciato. Disponib<strong>il</strong>i con punte di varia forma e dimensione,<br />
possono essere ut<strong>il</strong>izzati su tutte le superfici.<br />
Agem<strong>in</strong>a<br />
Tecnica decorativa di probab<strong>il</strong>e orig<strong>in</strong>e orientale, impiegata<br />
su armi e dotazioni difensive già a partire dal II secolo a.C. (lo<br />
testimonia <strong>il</strong> ritrovamento di un pugnale miceneo conservato<br />
presso <strong>il</strong> Museo Nazionale di Atene). Secondo <strong>il</strong> Gelli, <strong>in</strong> effetti, <strong>il</strong><br />
term<strong>in</strong>e deriverebbe da Agem o Agiam (nome volgare per l’attuale<br />
Turchia) e azzim<strong>in</strong>i erano chiamati i r<strong>in</strong>omati agem<strong>in</strong>atori<br />
persiani.<br />
Come per l‘acquaforte, <strong>il</strong> periodo di maggior diffusione <strong>in</strong> Europa<br />
si attesta <strong>in</strong>torno alla f<strong>in</strong>e del XV-<strong>in</strong>izi del XVI secolo, quando<br />
<strong>il</strong> gusto del fasto tipicamente r<strong>in</strong>ascimentale contagiò anche <strong>il</strong><br />
campo bellico.<br />
L’agem<strong>in</strong>atura vera e propria si otteneva tramite sapiente martellatura<br />
di sott<strong>il</strong>issimi f<strong>il</strong>i di metallo prezioso (per lo più oro,<br />
argento, ma anche ottone), eseguita all’<strong>in</strong>terno di solchi precedentemente<br />
<strong>in</strong>cisi sulla superficie da decorare (di metallo meno<br />
malleab<strong>il</strong>e); <strong>in</strong> un successivo momento, <strong>il</strong> tutto veniva passato<br />
alla levigatura con pietra d’agata, <strong>in</strong> modo da livellare ogni<br />
eventuale esubero di materiale.<br />
Esisteva, tuttavia, anche una falsa agem<strong>in</strong>a che ebbe addirittura<br />
maggior fortuna. La differenza con la tecnica “ortodossa” risie-<br />
deva nel fatto che la superficie metallica veniva pre-riscaldata<br />
e qu<strong>in</strong>di irruvidita per limatura; qu<strong>in</strong>di si procedeva a stipare <strong>il</strong><br />
metallo nei solchi <strong>in</strong>cisi con l’aiuto di un brunitoio <strong>in</strong> rame.<br />
Celebri agem<strong>in</strong>atori furono lo spagnolo Diego de Caias e <strong>il</strong> suo<br />
allievo (forse fiamm<strong>in</strong>go) Damiano de Nerve(attivi soprattutto<br />
<strong>in</strong> Francia e Ingh<strong>il</strong>terra) e l’italiano Lucio Picc<strong>in</strong><strong>in</strong>o.<br />
Agenti candeggianti<br />
Il candeggio è l’imbianchimento mediante trattamento con<br />
un processo chimico. Per imbiancare <strong>il</strong> legno si possono usare<br />
anche gli ord<strong>in</strong>ari candeggianti domestici. Comunque, per<br />
operazioni più delicate, come <strong>il</strong> trattamento di carta e stampe,<br />
vengono usati altri e più raff<strong>in</strong>ati sbiancanti. (Vedi le voci Acido<br />
citrico. Acqua ossigenata. Biossido di doro. Ipoclorito di sodio.)<br />
Qualunque sbiancante si usi, va impiegato con moderazione,<br />
poiché un uso eccessivo può <strong>in</strong>debolire un oggetto <strong>in</strong> modo<br />
irreversib<strong>il</strong>e. Come per gli acidi e gli alcali, si deve fare molta<br />
attenzione nell’immagazz<strong>in</strong>amento degli agenti sbiancanti,<br />
assicurandosi che siano chiaramente etichettati e sicuramente<br />
fuori della portata dei bamb<strong>in</strong>i.Gli sbiancanti dovrebbero essere<br />
conservati nei contenitori nei quali sono stati acquistati, e mai<br />
trasferiti <strong>in</strong> contenitori di recupero, perché potrebbero essere<br />
scambiati per sostanze <strong>in</strong>nocue.<br />
Agenti chimici<br />
Tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli,<br />
allo stato naturale o ottenuti, ut<strong>il</strong>izzati o smaltiti, compreso<br />
lo smaltimento come rifiuti,mediante qualsiasi attività<br />
lavorativa, siano essi prodotti <strong>in</strong>tenzionalmente o no e siano<br />
immessi o no sul mercato.<br />
Ajourè<br />
Lavoro <strong>in</strong> cui la decorazione è formata da aperture tranciate<br />
nella lastra.<br />
Album<br />
Fascicolo r<strong>il</strong>egato <strong>in</strong> cui sono raccolti pensieri, motti, firme e sim.<br />
| <strong>quaderno</strong> per raccolte o collezioni: a. delle fotografie, delle figur<strong>in</strong>e,<br />
dei francobolli | fascicolo r<strong>il</strong>egato o cartell<strong>in</strong>a di fogli per<br />
disegno | raccoglitore a buste per dischi.<br />
Alcali<br />
In chimica, le def<strong>in</strong>izioni di acido e base hanno subìto diverse<br />
modifiche nel tempo, partendo da un approccio empirico e sperimentale<br />
f<strong>in</strong>o alle più recenti def<strong>in</strong>izioni, sempre più generali,<br />
legate al modello molecolare ad orbitali. Qui vengono elencate<br />
le più diffuse, <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico.<br />
Teoria di Arrhenius: una base è una sostanza che dissociandosi<br />
<strong>in</strong> acqua produce ioni OH-. un acido, <strong>in</strong>vece, è una sostanza che<br />
dissociandosi <strong>in</strong> acqua produce ioni H+.<br />
11
12<br />
Rientrano <strong>in</strong> questa def<strong>in</strong>izione tutti i composti che identifichiamo<br />
come basi (o alcali) nell’uso comune, sia per la loro azione<br />
irritante sui tessuti viventi (ed <strong>il</strong> tipico gusto amaro), sia per la<br />
loro capacità di far virare opportunamente sostanze <strong>in</strong>dicatrici.<br />
Sono basi secondo Arrhenius, per esempio, basi <strong>in</strong>organiche<br />
forti come l’idrossido di sodio e l’idrossido di potassio. La “forza”<br />
di una base, e con essa anche i suoi effetti corrosivi ed irritanti, è<br />
misurata tramite la costante di dissociazione basica.<br />
Album<strong>in</strong>a<br />
una prote<strong>in</strong>a che contiene nella molecola, oltre carbonio, idrogeno,<br />
ossigeno e azoto, anche piccole quantità di zolfo. L’album<strong>in</strong>a<br />
si ricava dal bianco d’uovo, dal sangue, e anche dai semi<br />
di alcune legum<strong>in</strong>ose (lup<strong>in</strong>i, soia, ecc.). La più impiegata <strong>in</strong>dustrialmente<br />
è l’album<strong>in</strong>a d’uova. L’album<strong>in</strong>a si trova <strong>in</strong> commercio<br />
<strong>in</strong> forma di pezzi irregolari o di scaglie trasparenti, con colore<br />
da giallo a bruno; è un colloide organico idrosolub<strong>il</strong>e e, come<br />
tale, rigonfia <strong>in</strong> acqua fredda, sciogliendosi poi lentamente. Le<br />
soluzioni acquose coagulano per riscaldamento a 60.C.<br />
In presenza di bicromati, l’album<strong>in</strong>a viene <strong>in</strong>durita e <strong>in</strong>solub<strong>il</strong>izzata<br />
per azione dei raggi ultravioletti; è qu<strong>in</strong>di impiegata per<br />
preparare soluzioni fotosensib<strong>il</strong>i, specialmente per lastre litografiche.<br />
Alcole et<strong>il</strong>ico; etanolo<br />
è un alcol a corta catena, la cui formula bruta è CH3CH2OH, <strong>il</strong><br />
suo numero CAS è 64-17-5. È anche chiamato, per antonomasia,<br />
semplicemente alcol essendo alla base di tutte le bevande<br />
alcoliche. È noto anche come alcol et<strong>il</strong>ico, spirito di v<strong>in</strong>o, spirito<br />
da ardere. A temperatura ambiente si presenta come un liquido<br />
<strong>in</strong>colore dall’odore caratteristico. È tendenzialmente volat<strong>il</strong>e ed<br />
estremamente <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>e. La fiamma che produce durante la<br />
combustione si presenta di colore blu tenue, ed è molto diffic<strong>il</strong>e<br />
da vedere <strong>in</strong> presenza di luce.<br />
È completamente solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> molti solventi organici - ad esempio<br />
<strong>il</strong> cloroformio - ed <strong>in</strong> acqua, con cui forma <strong>in</strong> proporzione<br />
95:5 un azeotropo di m<strong>in</strong>imo, che rende impossib<strong>il</strong>e ottenere<br />
per semplice dist<strong>il</strong>lazione un etanolo di purezza superiore. Per<br />
questo con la dicitura alcol puro si <strong>in</strong>dica una soluzione di etanolo<br />
<strong>in</strong> acqua al 95%.<br />
L’etanolo puro al 100%, o etanolo assoluto o anidro può essere<br />
ottenuto per rimozione dell’acqua dall’azeotropo tramite aggiunta<br />
di benzene e successiva dist<strong>il</strong>lazione frazionata, oppure<br />
usando magnesio metallico, che aggiunto all’azeotropo acqua/<br />
etanolo regisce quantitativamente con l’acqua dando idrogeno,<br />
che viene allontanato per degasamento della soluzione, e<br />
idrossido di magnesio allontanato per dist<strong>il</strong>lazione dell’etanolo<br />
assoluto. In questo modo l’acqua residua viene elim<strong>in</strong>ata completamente.<br />
Un metodo meno pericoloso è quello di aggiungere<br />
ossido di bario che disidrata l’alcol formando l’idrossido.<br />
Algrafia (allum<strong>in</strong>ografia)<br />
Incisione su lastra di allum<strong>in</strong>io.<br />
Alkupr<strong>in</strong>t<br />
Denom<strong>in</strong>azione commerciale di lastre di stampa offset bimetalliche<br />
allum<strong>in</strong>io/rame.<br />
Aller<br />
Denom<strong>in</strong>azione commerciale di lastre di stampa offset bimetalliche<br />
(acciaio <strong>in</strong>ossidab<strong>il</strong>e/rame) e trimetalliche (acciaio <strong>in</strong>ossidab<strong>il</strong>e/rame/cromo).<br />
Ali di mosca<br />
Strisce di carta vel<strong>in</strong>a usata <strong>in</strong> legatoria per fissare le pag<strong>in</strong>e distaccate<br />
di un libro.<br />
Allicciatura<br />
Operazione consistente nella piegatura dei denti di una sega,<br />
alternativamente a destra e a s<strong>in</strong>istra, per ottenere un taglio più<br />
largo <strong>in</strong> cui la sega scorra senza attrito r<strong>il</strong>evante<br />
Allume<br />
Solfato doppio di allum<strong>in</strong>io e di potassio. Nel l<strong>in</strong>guaggio dei cartai<br />
è s<strong>in</strong>onimo di solfato di allum<strong>in</strong>io.<br />
Allum<strong>in</strong>io<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere l’allum<strong>in</strong>io:<br />
Soluzione di acido cloridrico.<br />
Soluzione di percloruro di ferro.<br />
Le lastre di allum<strong>in</strong>io resistono all’acido nitrico.<br />
L’allum<strong>in</strong>io è l’elemento chimico di numero atomico 13. Il suo<br />
simbolo è Al. Si tratta di un metallo dutt<strong>il</strong>e color argento. L’allum<strong>in</strong>io<br />
si trova pr<strong>in</strong>cipalmente nei m<strong>in</strong>erali di bauxite ed è notevole<br />
la sua resistenza all’ossidazione, la sua morbidezza, e la<br />
sua leggerezza. L’allum<strong>in</strong>io grezzo viene lavorato tramite diversi<br />
processi di produzione <strong>in</strong>dustriale, quali ad esempio la fusione,<br />
la forgiatura o lo stampaggio. L’allum<strong>in</strong>io viene usato <strong>in</strong> molte<br />
<strong>in</strong>dustrie per la fabbricazione di m<strong>il</strong>ioni di prodotti diversi ed è<br />
molto importante per l’economia mondiale. Componenti strutturali<br />
fatti <strong>in</strong> allum<strong>in</strong>io sono vitali per l’<strong>in</strong>dustria aerospaziale e<br />
molto importanti <strong>in</strong> altri campi dei trasporti e delle costruzioni<br />
nei quali leggerezza, durata e resistenza sono necessarie.<br />
Allum<strong>in</strong>ografia; algrafia<br />
Procedimento di stampa planografico basato sull’impiego<br />
come forma di stampa di una lastra d’allum<strong>in</strong>io sulla quale<br />
l’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>chiostrab<strong>il</strong>e è stata ottenuta mediante trasporto<br />
litografico (da una forma orig<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> pietra o da un disegno su<br />
carta autografica) oppure per fototrasporto di un negativo o<br />
diapositivo dell’orig<strong>in</strong>ale.
Alpacca; packfond<br />
Lega di rame (45-70%), nichel (8-28%), z<strong>in</strong>co (8-28%) con piccole<br />
aggiunte di stagno. Resistente all’ossidazione atmosferica.<br />
Altezza tipografica<br />
Sta a significare la distanza tra occhio e piede del carattere.<br />
Altor<strong>il</strong>ievo<br />
Aspetto dell’<strong>in</strong>cisione le cui figure emergono dal foglio con accentuata<br />
evidenza e tendenza all’effetto plastico. Si ottiene per<br />
forte scavo dei segni nello spessore della matrice, sovente assoggettata<br />
a perforazioni multiple ed ampie.<br />
Alveolo<br />
Nel campo grafico si dicono alveoli i piccoli ricettacoli per l’ <strong>in</strong>chiostro<br />
<strong>in</strong>cisi chimicamente sulla superficie di rame dei c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri<br />
forma per la stampa rotocalco.<br />
Alzo<br />
Spessore di carta sott<strong>il</strong>e e soffice che si dispone sotto la forma<br />
di stampa.<br />
Amanuense<br />
Scrivano, scriba, copista. Prima dell’<strong>in</strong>venzione della stampa era<br />
l’addetto alla trascrizione a mano dei tesi (documenti, codici,<br />
ecc.) e qu<strong>in</strong>di alla loro trasmissione.<br />
Amido di riso<br />
Prodotto naturale <strong>in</strong> polvere ricavato dai semi del riso, contiene<br />
am<strong>il</strong>osio (16-17%) e am<strong>il</strong>opect<strong>in</strong>a. L’amido di riso è ut<strong>il</strong>izzato<br />
prevalentemente come adesivo per carte e cartoni e come<br />
addensante per emulsioni acr<strong>il</strong>iche o v<strong>in</strong><strong>il</strong>iche. Il basso contenuto<br />
di am<strong>il</strong>osio permette la formazione di gel reversib<strong>il</strong>e. Nel<br />
restauro dei dip<strong>in</strong>ti, rappresenta la base di preparazione della<br />
colla pasta per foderatura, <strong>in</strong> sostituzione della far<strong>in</strong>a di frumento,<br />
di segale e di l<strong>in</strong>o. Preparazione ed applicazione dell’amido<br />
di riso: Miscelare 1 parte di amido di riso <strong>in</strong> polvere e 4 parti di<br />
acqua fredda. Far cuocere a bagnomaria ad una temperatura<br />
non superiore ai 65°C per circa 30 m<strong>in</strong>uti, f<strong>in</strong>o ad ottenere un<br />
gel traslucido. Prima dell’ut<strong>il</strong>izzo passare <strong>il</strong> preparato al setaccio<br />
per ottenere una maggiore d<strong>il</strong>uizione. Addizionato con carbossimet<strong>il</strong>cellulosa<br />
ottiene una maggiore leggerezza, conservando<br />
<strong>il</strong> suo potere adesivo.<br />
Ammoniaca<br />
L’ammoniaca è un gas <strong>formato</strong> da idrogeno e azoto, molto solub<strong>il</strong>e<br />
<strong>in</strong> acqua. è usata <strong>in</strong>fatti solitamente per scopi domestici<br />
<strong>in</strong> soluzione <strong>in</strong> acqua al 10%, e si trova <strong>in</strong> vendita già cosi d<strong>il</strong>uita.<br />
L’ammoniaca è un alcali debole, ut<strong>il</strong>e per togliere grasso<br />
e sporco, particolarmente dal vetro e dalla porcellana, macchie<br />
di sangue, e alcuni tipi di ossidazione sull’argento. Non deve<br />
essere usata sul bronzo, tuttavia, perché <strong>in</strong>tacca <strong>il</strong> metallo. Rimuove<br />
anche licheni e muschi dai lavori <strong>in</strong> pietra, e una debole<br />
soluzione asporta la vernice a spirito dalle stampe. Agisce come<br />
sverniciatore, ed è ottima per lavare le vecchie pitture a base<br />
di latte trovate spesso sui pezzi d’antiquariato. L’ammoniaca è<br />
molto irritante, ed emette vapori forti e sgradevoli; quando la si<br />
usa, si devono calzare guanti di gomma e lavorare <strong>in</strong> una stanza<br />
ben vent<strong>il</strong>ata. La bottiglia d’ammoniaca dev’essere tenuta <strong>in</strong> un<br />
posto fresco e mai lasciata alla luce del sole.<br />
Anastatica<br />
Orig<strong>in</strong>ariamente per stampa anastatica s’<strong>in</strong>tendeva un procedimento<br />
di stampa litografica e tipografica per la riproduzione di<br />
scritti, stampati e disegni. L’orig<strong>in</strong>ale opportunamente trattato<br />
con adatte soluzioni e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>chiostrato con <strong>in</strong>chiostro grasso,<br />
veniva decalcato su una pietra litografica per riproduzione planografica,<br />
oppure su una lastra di z<strong>in</strong>co che dopo trattamento<br />
con acido serviva per la stampa r<strong>il</strong>ievografica.<br />
Attualmente si def<strong>in</strong>isce anastatica ogni ristampa eseguita<br />
usando qualsiasi procedimento di formatura e di stampa che<br />
permetta di riprodurre identicamente precedenti edizioni.<br />
Anepigrafo<br />
Libro senza titolo o monumento senza iscrizione. Gli <strong>in</strong>cunaboli<br />
e i manoscritti antichi sono sovente anepigrafici.<br />
An<strong>il</strong><strong>in</strong>a<br />
E’ un colorante , disponib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> diverse sfumature, che si trova <strong>in</strong><br />
commercio nei negozi di Belle Arti. Esistono An<strong>il</strong><strong>in</strong>e ad acqua o<br />
ad alcool. Quelle ad acqua si applicano direttamente sul mob<strong>il</strong>e<br />
colorandone le fibre. E’ un processo irreversib<strong>il</strong>e. Quelle ad alcool<br />
possono essere usate per colorare la gommalacca, pertanto<br />
possono essere rimosse <strong>in</strong> fase di sverniciatura.<br />
Annotazioni e simboli sulle stampe<br />
Questa organizzazione della produzione grafica, soprattutto<br />
per quanto riguarda le <strong>in</strong>cisioni su rame e le acqueforti, è riscontrab<strong>il</strong>e<br />
anche nei testi che accompagnano le stampe.<br />
Accanto al titolo, non sempre riportato, viene registrato <strong>il</strong> contributo<br />
dato all’opera dai diversi collaboratori. Il testo completo<br />
viene def<strong>in</strong>ito didascalia. I pochi esemplari che venivano stampati<br />
dall’artista stesso a conclusione del proprio lavoro, prima<br />
che venisse <strong>in</strong>cisa la didascalia, si chiamavano avant la lettre,<br />
oppure sans adresse o ancora senza scritta. Queste stampe<br />
sono molte ricercate <strong>in</strong> quanto ritenute le riproduzioni migliori,<br />
e co<strong>in</strong>cidono con quelle che oggi si chiamano prove d’artista. È<br />
possib<strong>il</strong>e trovare a volte, sulle stampe realizzate prima dell’<strong>in</strong>cisione<br />
della didascalia, <strong>il</strong> nome dell’artista come firma sotto<br />
l’immag<strong>in</strong>e. Le <strong>in</strong>dicazioni che accompagnano le stampe sono<br />
13
14<br />
solitamente <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o, oppure nella l<strong>in</strong>gua d’orig<strong>in</strong>e di chi la riproduce.<br />
L’<strong>in</strong>formazione tecnica non è mai del tutto affidab<strong>il</strong>e,<br />
perché le espressioni usate non sono sempre esatte e vengono<br />
spesso ripetute per abitud<strong>in</strong>e.<br />
I term<strong>in</strong>i e le abbreviazioni lat<strong>in</strong>e maggiormente diffuse sono<br />
le seguenti:<br />
per <strong>il</strong> nome del pittore o del disegnatore che ha riprodotto<br />
l’opera:<br />
• p<strong>in</strong>x. oppure p<strong>in</strong>xit (dip<strong>in</strong>se)<br />
• del., del<strong>in</strong>. oppure del<strong>in</strong>eavit (disegnò)<br />
• <strong>in</strong>v. oppure <strong>in</strong>venit (<strong>in</strong>ventò)<br />
• comp. oppure composuit (composizione di)<br />
• fig., figuravit oppure effigiavit (del<strong>in</strong>eò)<br />
per <strong>il</strong> nome dell’<strong>in</strong>cisore:<br />
• cael. oppure caelavit (<strong>in</strong>cise)<br />
• <strong>in</strong>c. oppure <strong>in</strong>cidit (<strong>in</strong>tagliò)<br />
per <strong>il</strong> nome dell’<strong>in</strong>cisore o dell’acquafortista:<br />
• sc., sculp., (aere) sculpsit<br />
• oppure exculpsit (scolpì su rame)<br />
• (aere) exarat (<strong>in</strong>cise su rame)<br />
• f., fec., oppure fecit (fece)<br />
per <strong>il</strong> nome dell’acquafortista:<br />
• f(ecit) aqua(fortis) (fece con acquaforte)<br />
per <strong>il</strong> nome dello stampatore:<br />
• imp. oppure impressi (impresse)<br />
per <strong>il</strong> nome del curatore:<br />
• exc. oppure excudit (ha pubblicato)<br />
• div. oppure divulgavit (a cura di, per le cure di)<br />
• formis (con matrici di)<br />
• sumptibus (a spese di)<br />
Anopistografo<br />
Indicava <strong>il</strong> papiro, poi la pergamena, poi i codici scritti su una<br />
sola faccia.<br />
Anche gli antichi libri x<strong>il</strong>ografici erano stampati alternativamente<br />
su recto e verso cosicché i fogli <strong>in</strong>collati per le facce bianche,<br />
fornivano una carta doppia impressa su entrambi i lati.<br />
Antemio<br />
Motivo floreale decorativo di capitelli, fregi, ecc..<br />
Antiessiccanti<br />
Additivi usati per ritardare l’essiccazione degli <strong>in</strong>chiostri grassi.<br />
Sono costituiti da vernici od oli non siccativi ( olio di ric<strong>in</strong>o, olio<br />
m<strong>in</strong>erale chiaro) o poco siccativi (vernice litografica debolissima).<br />
Antigrafo<br />
Dal lat. tardo antigrăphum (gr. Antígraphon): propriamente,<br />
manoscritto che è copia diretta di altro manoscritto.<br />
Usato anche nel senso opposto, di manoscritto da cui viene tratta<br />
una copia, oppure di copia o esemplare manoscritto preso a<br />
modello da un copista, o genericamente copia.<br />
Antiporta<br />
Pag<strong>in</strong>a che precede <strong>il</strong> frontespizio di un libro e contiene <strong>il</strong>lustrazione<br />
o altro titolo.<br />
Anima<br />
Parte centrale di c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri, rulli ecc.. che sopporta gli sforzi trasmessi<br />
o applicati ai c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri stessi.<br />
Anonimi<br />
Vengono def<strong>in</strong>iti “anonimi” quei pittori e <strong>in</strong>cisori, <strong>in</strong> gran parte<br />
vissuti prima del sedicesimo secolo, di cui non si conosce<br />
<strong>il</strong> nome, ma che vengono tutt’ora riconosciuti grazie alle loro<br />
opere. Per identificare questi artisti <strong>in</strong> genere viene ut<strong>il</strong>izzato <strong>il</strong><br />
nome della loro opera più nota o <strong>il</strong> luogo dove questa si trova.<br />
A.P.D.R.<br />
Con <strong>il</strong> significato di “avec priv<strong>il</strong>ège du roi”, è una sigla che veniva<br />
posta su quasi tutte le stampe francesi antiche.<br />
Apocrifo<br />
Libro non autentico.<br />
Approbatio<br />
Formula di benestare di cui dovevano essere munite le edizioni<br />
antiche.<br />
Approbatur<br />
Vocabolo lat<strong>in</strong>o (si approva) usato come formula di benestare<br />
ecclesiastico per scritti di argomento religioso da stampare.<br />
Apirotipi<br />
Caratteri <strong>in</strong> rame coniati a freddo, presentati all’Esposizione di<br />
Parigi del 1849. Non ebbero alcuna diffusione.<br />
Aqua fortis<br />
Nome lat<strong>in</strong>o dato all’acido nitrico.<br />
Arabesco<br />
Tipo di decorazione l<strong>in</strong>eare a disegno, a r<strong>il</strong>ievo o a graffito, con<br />
complessi motivi geometrici o vegetali, che s’ispira allo st<strong>il</strong>e e ai<br />
costumi degli Arabi.
Argento; s<strong>il</strong>ver<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere l’argento<br />
Soluzione di percloruro di ferro, Soluzione di acido nitrico, Soluzione<br />
di acido cromico, Soluzione di acido solforico.<br />
Se l’argento è legato con oro <strong>in</strong> proporzione <strong>in</strong>feriore a 2 : 1 diventa<br />
<strong>in</strong>solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acido nitrico e solforico.<br />
simbolo Ag MV 10.39 g/cm3 PdF 960.5 °C HB 25 Il più bianco<br />
e lucidab<strong>il</strong>e dei metalli. Il più dutt<strong>il</strong>e dei metalli, dopo l’oro è <strong>il</strong><br />
più malleab<strong>il</strong>e, si riduce a spessori <strong>in</strong>feriori a 1/500 di mm, che<br />
lasciano passare la luce colorandola d’azzurro. Inalterab<strong>il</strong>e <strong>in</strong><br />
acqua, si comb<strong>in</strong>a con lo zolfo contenuto nell’aria ricoprendosi<br />
di una pat<strong>in</strong>a scura di solfuro. Si scioglie <strong>in</strong> acido Solforico concentrato<br />
caldo e <strong>in</strong> Nitrico producendo <strong>il</strong> nitrato d’argento, caustico<br />
e velenoso. Il cloridrico l’attacca ma non lo scioglie. In acqua<br />
regia si copre d’una pat<strong>in</strong>a <strong>in</strong>solub<strong>il</strong>e di cloruro. E’ <strong>il</strong> miglior<br />
conduttore termico ed elettrico. Raramente usato puro, s’usa<br />
legarlo con rame. L’argento s’acquista già legato col rame a titolo<br />
800 o 925 m<strong>il</strong>lesimi. Si trova anche puro, <strong>in</strong> grani o globuli<br />
più o meno sferoidali, schiacciati o cavi, dalla forma e dal colore<br />
l’occhio esperto lo riconosce. L’argento a titolo si trova <strong>in</strong> lastra<br />
di vario spessore, <strong>in</strong> f<strong>il</strong>o di vario diametro e, sovente, <strong>in</strong> preformati<br />
(tubic<strong>in</strong>o, fettuccia ecc.) ed è più comodo del puro perché<br />
non obbliga a fondere, lam<strong>in</strong>are, traf<strong>il</strong>are prima dì com<strong>in</strong>ciare a<br />
modellarlo. L’argento <strong>in</strong> commercio <strong>in</strong> Italia è ord<strong>in</strong>ariamente a<br />
titolo 800/1000. In Ingh<strong>il</strong>terra <strong>in</strong>vece <strong>il</strong> titolo dev’essere almeno<br />
925, con soli 75/1000 di rame. pulizia - per togliere la corrosione<br />
da solfuro, se seria Idrossido di Sodio (Soda caustica) e Z<strong>in</strong>co, se<br />
piccola immergere 1 o 2 gg. <strong>in</strong> soluzione di ammoniaca. Piccole<br />
ossidazioni si tolgono con una miscela di talco, alcol, poche gocce<br />
d’ammoniaca, su un panno morbido; per grosse ossidazioni<br />
o per ripulire perfettamente decorazioni elaborate, mettere Ag<br />
a contatto con lam<strong>in</strong>a d’Al e ricoprire con una soluzione al 5%<br />
di soda da cuc<strong>in</strong>a. Cu, Ag e ottone, s<strong>in</strong>golarmente si puliscono<br />
mettendo un foglio di Al sul fondo di una vaschetta di plastica.<br />
Sciogliere ½ tazza di soda (carbonato di sodio) <strong>in</strong> un litro d’acqua<br />
molto calda.Versare nella bac<strong>in</strong>ella, l’ossido metallico e l’Al<br />
reagiscono, <strong>il</strong> liquido ribolle. Dopo 2 m<strong>in</strong>. estrarre l’oggetto con<br />
p<strong>in</strong>ze di plastica, sciacquare con acqua calda e asciugare.<br />
Argiroglifia<br />
Arte di <strong>in</strong>cidere <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo sull’argento.<br />
Argirogliptotipia<br />
Arte di <strong>in</strong>cidere <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo sull’argento.<br />
Areometro (a peso costante)<br />
Apparecchio per determ<strong>in</strong>are <strong>il</strong> peso specifico dei liquidi più<br />
densi dell’acqua. Si usa per misurare la soluzione acida prima di<br />
impiegarla nell’<strong>in</strong>cisione (<strong>in</strong>diretta) della lastra metallica.<br />
Arkansas<br />
Pietra abrasiva naturale a grana f<strong>in</strong>issima, dura, di color chiaro,<br />
proveniente dalle Ozark Mounta<strong>in</strong>s, va usata con olio.<br />
Arricciamento (arricciatura)<br />
Accartocciamento dei fogli ai marg<strong>in</strong>i causato dall’eccesso di<br />
calore ambientale o locale.<br />
Ars impressoria<br />
Prima denom<strong>in</strong>azione dell’arte della stampa.<br />
Arti grafiche<br />
Tutte le attività artistiche aff<strong>in</strong>i alla stampa: composizione del<br />
testo, riproduzione, <strong>il</strong>lustrazioni ed immag<strong>in</strong>i, stampa e sua confezione.<br />
Asciugatura<br />
Azione di <strong>in</strong>durimento, mediante progressiva e completa perdita<br />
dell’acqua o del solvente.<br />
Asciugatura degli <strong>in</strong>chiostri<br />
l’asciugatura degli <strong>in</strong>chiostri Charbonnel è più o meno fac<strong>il</strong>e a<br />
seconda della viscosità e del pigmento ut<strong>il</strong>izzato.<br />
Alcuni neri asciugano diffic<strong>il</strong>mente a causa del loro tasso di poise<br />
elevato. I colori contengono tutti un olio di standolia a 30<br />
poise. Alcune t<strong>in</strong>te come <strong>il</strong> Blu di Prussia saranno diffic<strong>il</strong>i<br />
da asciugare a causa del pigmento.<br />
Per migliorare l’asciugatura, basta mescolare un po’ d’olio di l<strong>in</strong>o<br />
alla t<strong>in</strong>ta prima di applicarla sulla lastra e di scaldare quest’ultima<br />
(soprattutto durante l’<strong>in</strong>verno).<br />
Auografia<br />
Procedimento di stampa a secco (senza <strong>in</strong>chiostro), secondo <strong>il</strong><br />
quale i grafismi sono impressi sul supporto <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo o <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo.<br />
Autore<br />
In una stampa nel senso di pittore o disegnatore che ha <strong>in</strong>ventato<br />
l’immag<strong>in</strong>e riprodotta. Il suo nome solitamente si trova nel<br />
marg<strong>in</strong>e <strong>in</strong>feriore a s<strong>in</strong>istra subito sotto l’immag<strong>in</strong>e seguito da<br />
fec. che sta per fecit, del<strong>in</strong>. che sta per del<strong>in</strong>eavit, <strong>in</strong>v. che sta per<br />
<strong>in</strong>venit, p<strong>in</strong>x. che sta per p<strong>in</strong>xit, ecc.<br />
15
16<br />
B<br />
Bagnomaria<br />
Metodo per cuocere, riscaldare o sciogliere una sostanza a temperatura<br />
costante senza porla a diretto contatto con <strong>il</strong> fuoco.<br />
Si <strong>in</strong>serisce un recipiente <strong>in</strong> cui vi è la sostanza da riscaldare <strong>in</strong><br />
un altro più grande riempito d’acqua f<strong>in</strong>o a metà circa, posto<br />
questo sulla fiamma. In questo modo non si oltrepassa mai la<br />
temperatura di 100 gradi.<br />
Bande; bandelle<br />
Strisce di pelle colorata, di corde di budella, di pergamena assottigliata,<br />
di nastri o spaghi colorati, con cui si decoravano le<br />
r<strong>il</strong>egature <strong>in</strong> pergamena.<br />
Barba (delle carte; comunemente al plur.)<br />
Nella term<strong>in</strong>ologia adottata nel campo bibliografico e tipografico<br />
significa: <strong>in</strong>eguaglianza dei “tagli” dei libri. Con le pag<strong>in</strong>e,<br />
volutamente, non rif<strong>il</strong>ate e qu<strong>in</strong>di dal bordo irregolare. Nell’accezione<br />
artistica del term<strong>in</strong>e: sono dette barbe le sbavature e i<br />
f<strong>il</strong>amenti residui che si trovano ai marg<strong>in</strong>i del solco del bul<strong>in</strong>o.<br />
Barbe<br />
Riccioli di metallo che si producono sulla lastra a seguito dell’<strong>in</strong>cisione<br />
col bul<strong>in</strong>o o a puntasecca. Solitamente nel bul<strong>in</strong>o vengono<br />
asportate con un raschietto, mentre nella puntasecca si<br />
tende a lasciarle poiché conferiscono un effetto sfumato al segno<br />
stampato.<br />
Bastarda, lima<br />
Lima a taglio grosso, così chiamata dal nome storpiato del suo<br />
<strong>in</strong>ventore, Barsted. Può essere a taglio s<strong>in</strong>golo o <strong>in</strong>crociato.<br />
Battitore<br />
Il battitore: l’operaio che era addetto all’<strong>in</strong>chiostratura delle<br />
forme di stampa. Egli imbeveva un apposito tampone di cuoio<br />
nell’<strong>in</strong>chiostro, e lo strof<strong>in</strong>ava poi sulle parti <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo (i “grafismi”,<br />
le parti stampanti) della forma. Coll’andare del tempo <strong>il</strong><br />
tampone fu sostituito per ragioni di precisione e uniformità<br />
d’<strong>in</strong>chiostratura, da un rullo rivestito di caucciù; per questo <strong>il</strong><br />
suo mestiere cambiò <strong>il</strong> nome <strong>in</strong> “rullatore”<br />
Battuta<br />
Impronta della lastra metallica compressa nel foglio sottoposto<br />
a stampa, visib<strong>il</strong>e come un dislivello-riquadratura.<br />
Baumé<br />
La scala di Baumé (simbolo: °Bé) è una misura della densità di<br />
una soluzione acquosa. Deve <strong>il</strong> suo nome al suo <strong>in</strong>ventore, Anto<strong>in</strong>e<br />
Baumé (1728-1804).<br />
Fu <strong>in</strong>izialmente ideata per tarare i densimetri. In effetti consiste di<br />
due scale dist<strong>in</strong>te: una per soluzioni più dense dell’acqua ed una<br />
per soluzioni meno dense. Per liquidi più densi dell’acqua 0 °Bé<br />
<strong>in</strong>dica <strong>il</strong> livello raggiunto da un densimetro immerso nell’acqua<br />
pura e 15 °Bé <strong>in</strong>dica <strong>il</strong> livello raggiunto dallo stesso densimetro<br />
immerso <strong>in</strong> una soluzione al 15% <strong>in</strong> peso di cloruro di sodio <strong>in</strong><br />
acqua. Per i liquidi più leggeri dell’acqua 10 °Bé <strong>in</strong>dica <strong>il</strong> livello<br />
raggiunto da un densimetro immerso nell’acqua pura e 0 °Bé <strong>in</strong>dica<br />
<strong>il</strong> livello raggiunto dallo stesso densimetro immerso <strong>in</strong> una<br />
soluzione al 10% <strong>in</strong> peso di cloruro di sodio <strong>in</strong> acqua.<br />
Benché sia un’unità di misura empirica e desueta, ha ancora un<br />
relativamente ampio uso <strong>in</strong> ambito commerciale e merceologico.<br />
Benzene<br />
Molecola organica aromatica <strong>in</strong>satura presente nel petrolio ut<strong>il</strong>izzata<br />
come solvente. Quest’ultimo ut<strong>il</strong>izzo è <strong>in</strong> costante dim<strong>in</strong>uzione<br />
<strong>in</strong> conseguenza della sua sospetta cancerogenicità. Il<br />
benzene è una sostanza cancerogena riconosciuta, e per questo<br />
molti esperimenti descritti nei libri di chimica sono stati riscritti<br />
per evitare <strong>il</strong> contatto degli studenti col benzene.<br />
Bestiario<br />
Term<strong>in</strong>e che orig<strong>in</strong>ariamente <strong>in</strong>dicava le raccolte medievali di<br />
narrazioni <strong>il</strong>lustrate con figure di animali. In seguito passò a <strong>in</strong>dicare<br />
anche l’<strong>in</strong>sieme di sculture raffiguranti animali e mostri<br />
negli edifici medievali.<br />
Berceau<br />
Nome francese comunemente chiamata mezzaluna, <strong>in</strong> italiano.<br />
E’ una spessa lama di acciaio con taglio ad arco seghettato. Berceaux<br />
maniera nera larghezza 25mm. 25 l<strong>in</strong>ee x cm.<br />
Berceaux maniera nera larghezza 25mm. 33 l<strong>in</strong>ee x cm.<br />
Berceaux maniera nera larghezza 25mm. 50 l<strong>in</strong>ee x cm.<br />
Berceaux maniera nera larghezza 40mm. 25 l<strong>in</strong>ee x cm.<br />
Berceaux maniera nera larghezza 40mm. 33 l<strong>in</strong>ee x cm.<br />
Berceaux maniera nera larghezza 40mm. 50 l<strong>in</strong>ee x cm.<br />
Bianca<br />
Facciata del foglio che viene stampata per prima.<br />
Bianco di Champagne (carbonato di calcio)<br />
Tanto <strong>il</strong> bianco di Champagne che di Spagna, di Meudon, di<br />
Bougival o Biancone, sono delle crete bianche costituite da carbonato<br />
di calcio provenienti da giacimenti di conchiglie mar<strong>in</strong>e<br />
e che mac<strong>in</strong>ate, decantate ed essiccate, formano una polvere<br />
bianca.<br />
Bianco di Spagna (carbonato di calcio)<br />
Si identifica col bianco di Champagne o di Meudon, Bougival o<br />
biancone <strong>il</strong> bianco di Spagna è la creta bianca e cioè carbonato
di calcio.<br />
Impiegato: per sgrassare le lastre, per <strong>il</strong> pigmento a tempera,<br />
per realizzare l’<strong>in</strong>tonaco nella pittura a tempera su muro, e per<br />
la preparazione di mastici e stucchi.<br />
Bianco di Marly (Charbonnel)<br />
Indispensab<strong>il</strong>e per togliere i granelli dalle lastre da <strong>in</strong>cidere.<br />
Confezionato <strong>in</strong> sacchetto da 1 kg.<br />
Bianco (Charbonnel)<br />
Sono composti di Bianco di z<strong>in</strong>co e di bianco di titanio. Il bianco<br />
di titanio è molto forte, molto<br />
coprente. Il Bianco di z<strong>in</strong>co è meno coprente, un po’ meno forte<br />
ma tende al grigio sulle lastre acciaiate.<br />
Bianco di titanio<br />
è un biossido di titanio. è un pigmento di recente scoperta: nato<br />
all’<strong>in</strong>izio del secolo, sta gradualmente sostituendo gli altri bianchi<br />
per le sue elevate caratteristiche di coprenza.<br />
Bianco di z<strong>in</strong>co - Si ricava dall’ossido di z<strong>in</strong>co. è <strong>il</strong> pigmento che<br />
dà <strong>il</strong> bianco più br<strong>il</strong>lante che esista, ma è anche <strong>il</strong> meno coprente.<br />
Il tono è di un bianco leggermente azzurr<strong>in</strong>o. Si mescola<br />
bene con gli altri colori schiarendoli e mantenendoli br<strong>il</strong>lanti.<br />
Non scurisce a contatto con l’idrogeno solforato, essicca lentamente;<br />
è atossico.<br />
Bicorna<br />
Piccola <strong>in</strong>cud<strong>in</strong>e a due corni di cui uno tondo e l’altro più o<br />
meno piatto. Manuel du graveur Di A. M. Perrot Pubblicato da<br />
Libr. Roret, 1830<br />
Bibliografia<br />
Il cognome dell’autore, seguito da una virgola, e <strong>il</strong> nome dell’autore,<br />
seguito da un’altra virgola.<br />
<strong>il</strong> titolo per esteso <strong>in</strong> corsivo, seguito da una virgola;<br />
la città dove ha sede la casa editrice, seguita da una virgola;<br />
<strong>il</strong> nome della casa editrice, seguito da una virgola;<br />
l’anno di edizione.<br />
Bicromati<br />
Sali dell’acido bicromico (o dicromico) H2Cr2O7. I bicromati<br />
alcal<strong>in</strong>i d’ammonio, potassio e sodio sono usati per rendere<br />
sensib<strong>il</strong>i alla luce sostanze colloidali come la gelat<strong>in</strong>a animale,<br />
l’album<strong>in</strong>a, la gomma arabica, le colle vegetali, la colla di pesce<br />
, la case<strong>in</strong>a, l’alcole poliv<strong>in</strong><strong>il</strong>ico, ecc.<br />
Biffatura<br />
Segni trasversali profondi realizzati sulla matrice alla f<strong>in</strong>e della<br />
tiratura per impedire che altri esemplari vengano stampati oltre<br />
a quelli dell’edizione. La punzonatura è la stessa cosa, si ut<strong>il</strong>izza<br />
un punzone sui quattro angoli. Biffare la lastra non è, tuttavia<br />
obbligatorio.<br />
B<strong>il</strong>ancere<br />
Pressa usata per imprimere placche che, per le grandi dimensioni,<br />
non possono essere impresse manualmente.<br />
B<strong>in</strong>della<br />
Nell’arte della legatoria fettuccia, nastro, o legaccio fissato ai<br />
piatti della copert<strong>in</strong>a per permettere l’apertura e la chiusura di<br />
un volume.<br />
Biossido di cloro<br />
Il più sicuro agente imbiancante da usare nel trattamento della<br />
carta, perché non <strong>in</strong>debolisce le fibre. Per preparare la soluzione<br />
sbiancante, si sciolgono 20 g. di cloruro di sodio tecnico <strong>in</strong> 3<br />
di acqua alla quale sono stati aggiunti 75 mi di formaldeide al<br />
40% (formal<strong>in</strong>a). La soluzione diventa gialla per lo svolgimento<br />
di cloro.<br />
Bio-Solv<br />
Varn Bio-Solv è un prodotto di lavaggio per rulli e caucciù idromiscib<strong>il</strong>e<br />
a base di oli vegetali<br />
Bit<strong>in</strong>ta<br />
Inchiostri tipografici per <strong>il</strong>lustrazione, di colore nero brunastro,<br />
nero azzurro, e nero violetto, nella cui vernice si è aggiunta una<br />
piccola quantità di colore all’an<strong>il</strong><strong>in</strong>a. Questo colore dopo la<br />
stampa forma un alone <strong>in</strong>torno ai punti stampati che dà l’impressione<br />
di una stampa a due colori.<br />
Bisellatura<br />
Smussatura dei bordi della matrice. Permette una stampa senza<br />
danni per la carta e i feltri.<br />
Bisellare<br />
Praticare uno smusso sugli spigoli delle di stampa.<br />
Bistro<br />
Il bistro (o fuligg<strong>in</strong>e stemperata) è un pigmento usato <strong>in</strong> pittura,<br />
di t<strong>in</strong>ta cromatica giallo-bruno, ut<strong>il</strong>izzato s<strong>in</strong> dai tempi antichi<br />
nella pittura. Si tratta di un pigmento organico, <strong>in</strong> orig<strong>in</strong>e preparato<br />
dagli artisti trattando della comune fuligg<strong>in</strong>e con acqua<br />
e sostanze addensanti naturali. Dalla d<strong>il</strong>uizione deriva la capacità<br />
coprente del pigmento, che può variare da molto leggera a<br />
mediamente coprente. Poiché può essere fac<strong>il</strong>mente reso poco<br />
coprente, è stato molto apprezzato nella cosmesi, nelle opere<br />
ad acquarello o ad olio, mentre data la sua natura poco resistente<br />
non si presta all’uso <strong>in</strong> affresco o tempera.La migliore qualità<br />
è ottenuta dalla combustione di legno di faggio, le cui ceneri<br />
17
18<br />
sono mac<strong>in</strong>ate <strong>in</strong> grana molto sott<strong>il</strong>e, stab<strong>il</strong>izzate con gomma<br />
arabica e destr<strong>in</strong>a. È solub<strong>il</strong>e con solventi aggressivi come la trement<strong>in</strong>a<br />
o la nafta. Nell’ultimo secolo <strong>il</strong> bistro organico è stato<br />
sostitito dal bistro m<strong>in</strong>erale. È stata una tecnica molto amata dal<br />
Guerc<strong>in</strong>o e da Rembrandt, e andata <strong>in</strong> disuso sulla f<strong>in</strong>e del XIX<br />
secolo. Oggi è sostituita <strong>in</strong> genere dal nero di seppia o dal bistro<br />
<strong>in</strong>organico, idrato di manganese, che non vengono danneggiati<br />
dalla luce come <strong>il</strong> bistro organico. È usato pr<strong>in</strong>cipalmente nel restauro<br />
e nella creazione di stampe e volumi artigianali, oppure<br />
nell’arte per realizzare ombreggiature leggere <strong>in</strong> disegni a ch<strong>in</strong>a<br />
o penna. Il nome deriva dal francese bistre, a sua volta derivante<br />
da Bystra, fuligg<strong>in</strong>e. La prima descrizione nota è opera di Jean<br />
Lebegue, nel suo Libri Colorum del 1431, dove viene chiamato<br />
caligo o fuligo. Si sa tuttavia che t<strong>in</strong>te sim<strong>il</strong>i al bistro erano usate<br />
s<strong>in</strong> dall’antico Egitto per <strong>il</strong> trucco cerimoniale, basate su ceneri e<br />
polveri di antimonio <strong>in</strong>vece che sul comune legname.<br />
Lebegue ne <strong>in</strong>dica un processo produttivo: bollire e mettere <strong>in</strong><br />
<strong>in</strong>fusione fuligg<strong>in</strong>i di faggio, quercia e betulla, f<strong>il</strong>trare <strong>il</strong> liquido<br />
ottenuto e d<strong>il</strong>uire f<strong>in</strong>o a ottenere la t<strong>in</strong>ta desiderata. Solo <strong>in</strong> seguito<br />
si è com<strong>in</strong>ciato ad aggiungere la gomma come legante e<br />
come additivo per aumentare la br<strong>il</strong>lantezza. Inoltre, a seconda<br />
del legno ut<strong>il</strong>izzato si possono ottenere sfumature dorate o<br />
giallastre, apprezzate nell’arte tardo-r<strong>in</strong>ascimentale. A questo<br />
scopo si aggiungeva spesso del gesso polverizzato, pr<strong>in</strong>cipalmente<br />
rosso.<br />
Oggi viene def<strong>in</strong>ito “bistro” anche la t<strong>in</strong>ta ottenuta dalla sovrapposizione<br />
<strong>in</strong> stampa digitale di Ciano, Magenta e Giallo, ognuno<br />
nella percentuale del 100%.<br />
Bitume di Giudea (asfalto)<br />
I bitumi solidi naturali sono prodotti dell’ossidazione lenta di<br />
petroli e di materie organiche sim<strong>il</strong>ari.<br />
Si presentano come masse nere e bruno-nere.<br />
Idrocarburo impiegato, <strong>in</strong> polvere, nella pratica dell’acquat<strong>in</strong>ta.<br />
Allo stato liquido viene ut<strong>il</strong>izzato: come vernice per coperture,<br />
per i ritoccare e per proteggere <strong>il</strong> retro della lastra prima della<br />
morsura.<br />
Bitume giudaico liquido<br />
Liquido denso dal colore marrone scuro impiegato per coprire<br />
le lastre. Può essere <strong>in</strong>oltre aggiunto a vernici f<strong>in</strong>ali per quadri o<br />
a cere per mob<strong>il</strong>i per ottenere un effetto antichizzato.<br />
Block-books<br />
E’ <strong>il</strong> nome <strong>in</strong>glese dato ai libri x<strong>il</strong>ografici.<br />
Blu (Charbonnel)<br />
La maggioranza dei blu sono pigmenti di ftalocian<strong>in</strong>o eccetto <strong>il</strong><br />
Blu Oltremare (associazione di allum<strong>in</strong>a e di s<strong>il</strong>icato) e <strong>il</strong> blu di<br />
Prussia (complesso ferroso).<br />
Questi ultimi due colori hanno un potere coprente e colorante<br />
ridotto. Essi hanno <strong>in</strong>vece una grande resistenza e sono compatib<strong>il</strong>i<br />
con tutti i pigmenti. I pigmenti ftalocian<strong>in</strong>i sono trasparenti,<br />
molto coloranti e molto stab<strong>il</strong>i.<br />
Blu di cobalto<br />
Pigmento composto da ossidi di cobalto e allum<strong>in</strong>io; è ottenuto<br />
dalla calc<strong>in</strong>azione dei sali di cobalto con allum<strong>in</strong>io; è un pigmento<br />
molto br<strong>il</strong>lante, ma con scarso potere coprente. Usato <strong>in</strong><br />
ogni sistema pittorico.<br />
Blu di met<strong>il</strong>ene<br />
Il blu di met<strong>il</strong>ene (BdM) è un composto organico.<br />
A temperatura ambiente si presenta come un solido cristall<strong>in</strong>o<br />
marrone con sfumature rosse. In soluzione acquosa assume <strong>in</strong>tensa<br />
colorazione blu scuro. È un composto nocivo quasi <strong>in</strong>odore.<br />
In chimica analitica trova uso come <strong>in</strong>dicatore redox, dato<br />
che è di un <strong>in</strong>tenso colore blu <strong>in</strong> ambiente ossidante ed <strong>in</strong>colore<br />
<strong>in</strong> ambiente riducente.<br />
Date le sue proprietà riducenti viene usato <strong>in</strong> dosi di 60 - 70 mg<br />
al giorno per ridurre la metaemoglob<strong>in</strong>a <strong>in</strong> occasione di metaemoglob<strong>in</strong>izzazione<br />
dovuta a farmaci o all’<strong>in</strong>gestione di fave.<br />
Data la sua tossicità, che non è comunque elevata, la somm<strong>in</strong>istrazione<br />
deve essere valutata da un medico, <strong>in</strong> base al rischio<br />
di vita del malato.<br />
In acquacoltura - specialmente negli acquari amatoriali domestici<br />
- è usato per curare i pesci dall’<strong>in</strong>fezione del protozoo<br />
parassita Ichthyophthirius multif<strong>il</strong>iis, noto anche come ictio o<br />
ichtyo.<br />
Nell’<strong>in</strong>dustria alimentare e tess<strong>il</strong>e è usato come colorante. Trova<br />
uso anche <strong>in</strong> biologia (più specificamente <strong>in</strong> istologia) per colorare<br />
nucleo e nucleolo delle cellule.<br />
Quando <strong>in</strong>gerito <strong>in</strong> quantità non nocive modifica la colorazione<br />
delle ur<strong>in</strong>e, t<strong>in</strong>gendole di un colore verde.<br />
È comunemente acquistab<strong>il</strong>e <strong>in</strong> farmacia.<br />
Blu di Prussia; blu di Berl<strong>in</strong>o; m<strong>il</strong>oriblu<br />
È un ferrocianuro di ferro di diffic<strong>il</strong>e reperib<strong>il</strong>ità, se mescolato ai<br />
gialli di cadmio dà dei verdi molto belli. Scoperto verso la metà<br />
del ‘700, ha un grande potere colorante, ma scarsa fissità alla<br />
luce.<br />
Blu oltremare<br />
E’ composto da solfuro di sodio e s<strong>il</strong>icato di allum<strong>in</strong>io; sostituisce<br />
l’antico blu oltremare naturale, che si otteneva mac<strong>in</strong>ando<br />
f<strong>in</strong>emente <strong>il</strong> lapislazzuli. è un bel blu br<strong>il</strong>lante che, se mescolato<br />
ai gialli di cadmio, dà dei bellissimi verdi; se mescolato al rosso<br />
carm<strong>in</strong>io dei viola molto br<strong>il</strong>lanti. Usato <strong>in</strong> ogni sistema pittorico<br />
ad eccezione dell’affresco.
Bob<strong>in</strong>a<br />
Rotolo di nastro carta avvolto su un’anima tubolare, <strong>in</strong> cartone<br />
o altro materiale.<br />
Bolo d’Armenia<br />
Arg<strong>il</strong>la rossa <strong>in</strong> polvere usata <strong>in</strong> legatoria; cosparsa sul taglio<br />
dei libri, eventualmente applicata con pennello, mescolata con<br />
bianco d’uovo freschissimo, costituisce una buona base per la<br />
doratura alla quale conferisce consistenza e br<strong>il</strong>lantezza.<br />
Bon à tirer<br />
E la prova di stampa def<strong>in</strong>itiva che viene scelta dall’<strong>in</strong>cisore prima<br />
della tiratura.<br />
Borchia<br />
Nell’arte della legatoria protezione metallica posta sulla coperta<br />
di un volume allo scopo di arricchire ed impreziosire la legatura<br />
oltreché di proteggerla da sfregature o danni.<br />
Bordi <strong>in</strong>tonsi; bordi naturali; bordi sfrangiati<br />
Bordi di un foglio di carta che presentano la sfrangiatura caratteristica<br />
della carta a mano e a mano- macch<strong>in</strong>a.<br />
Bosso<br />
Di orig<strong>in</strong>e orientale, particolarmente adatto, per la sua durezza<br />
a lavori di tornitura, per tarsie s<strong>il</strong>ografie e per piccole sculture.<br />
Bozza<br />
Prima stesura di un lavoro o prova di stampa usata per correggere<br />
eventuali errori.<br />
Bozza a mano<br />
Bozza tirata <strong>in</strong>chiostrando la composizione con un rullo, disponendo<br />
sopra di essa un foglio di carta e battendo con <strong>il</strong> mazzuolo<br />
sopra <strong>il</strong> battitoio rivestito di panno che viene fatto scorrere<br />
sopra <strong>il</strong> foglio.<br />
Bozzetto<br />
Modello <strong>in</strong>iziale <strong>in</strong> cui vengono disegnate le l<strong>in</strong>ee e le forme essenziali<br />
di un’opera artistica da realizzare; può essere eseguito<br />
con tecniche diverse (disegno, plastico, modellazione, ecc.). Il<br />
progetto (o parte di esso) è generalmente realizzato su carta da<br />
disegno, colorato e non, <strong>in</strong> scala ridotta.<br />
Bronzo<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> bronzo:<br />
Soluzione di percloruro di ferro.<br />
Soluzione di acido nitrico.<br />
Soluzione di acqua regia.<br />
Lega rame-stagno con almeno l’80% di rame e non più del 16%<br />
di stagno, può avere aggiunte di piombo, z<strong>in</strong>co o altri metalli.<br />
Eccellente per fusioni e statuaria<br />
Brossura<br />
Tipo di legatura economica <strong>in</strong> cui la copert<strong>in</strong>a è <strong>in</strong> semplice carta<br />
pesante o “rustica”; 2. tipo di legatura economica <strong>in</strong> cui i fogli<br />
non sono cuciti ma <strong>in</strong>collati con uno speciale procedimento.<br />
Bruciatura<br />
Esagerata corrosione acida dei segni, che procura sulla lastra una<br />
zona sconvenientemente appiattita ed <strong>in</strong>adatta alla stampa.<br />
Brunitoio<br />
Strumento <strong>in</strong> acciaio, può essere sagomato <strong>in</strong> varie forme ma<br />
sempre senza spigoli taglienti. Arrotondato nei marg<strong>in</strong>i e perfettamente<br />
lucido è usato per abbassare o livellare <strong>il</strong> metallo<br />
delle matrici lungo i solchi creati, alleggerendo o cancellando<br />
completamente <strong>il</strong> segno. Si usa anche dopo <strong>il</strong> raschietto per lisciare<br />
e r<strong>il</strong>ucidare la lastra.<br />
Brunitura<br />
1. Operazione di levigatura eseguita con uno strumento d’acciaio<br />
(brunitoio) per la preparazione delle lastre metalliche da <strong>in</strong>cidere<br />
o per correggere errori di <strong>in</strong>cisione. 2. Trattamento chimico<br />
della superficie dei metalli per evitare l’ossidazione.<br />
Bruno Van Dyck<br />
Il bruno Van Dyck è un colore marrone molto scuro tendente al<br />
nerastro. Il colore prende <strong>il</strong> nome dal pittore che ne fece largo<br />
uso nei suoi quadri. Questo colore, antichissimo, è ancora attualmente<br />
molto ut<strong>il</strong>izzato, con una grande quantità di tecniche<br />
(olio, acquerello, tempera, etc.) e di supporti. Il suo tono è di un<br />
marrone scurissimo, profondo e <strong>in</strong>tenso. La sua composizione<br />
chimica è, di norma, una miscela di terre naturali e calc<strong>in</strong>ate,<br />
spesso contenenti pigmento di manganese e ossidi di ferro.<br />
Chiamato anche abbastanza impropriamente “terra di Cassel”<br />
(per via della sua somiglianza di tono e colore) è un colore ut<strong>il</strong>issimo<br />
alla tavolozza, si trova sotto varie forme, dal tubetto pronto<br />
al pigmento puro <strong>in</strong> polvere, ed è di prezzo abbastanza basso.<br />
Bul<strong>in</strong>o<br />
Strumento di acciaio aff<strong>il</strong>ato di sezioni diverse : quadrata, triangolare,<br />
a losanga, ecc..., che <strong>in</strong>cide la lastra asportando direttamente<br />
<strong>il</strong> metallo. L’altra estremità è <strong>in</strong>fissa <strong>in</strong> un impugnatura di<br />
legno a forma di mezza sfera che si adatta alla mano dell’<strong>in</strong>cisore,<br />
permettendogli di conferire con <strong>il</strong> palmo della mano una<br />
sp<strong>in</strong>ta costante e di esercitare contemporaneamente una pressione<br />
con l’<strong>in</strong>dice sul ferro.<br />
19
20<br />
I BULINI<br />
• Bul<strong>in</strong>o quadrato dal n. O al n.10<br />
• Bul<strong>in</strong>o a losanga dal n.1 al n. 6<br />
• Bul<strong>in</strong>o per legno dal n. O al n. 10<br />
i manici<br />
Per fac<strong>il</strong>itare la presa e migliorare l’efficienza dell’utens<strong>il</strong>e, i bul<strong>in</strong>i<br />
hanno un manico di legno, che si alloggia nel cavo della<br />
mano.<br />
3 tipi di manici vengono proposti:<br />
• Il manico mezza pera<br />
• Il manico a champignon, corto e lungo scavato<br />
• Il manico a champignon lungo non scavato<br />
Bul<strong>in</strong>o a pett<strong>in</strong>e<br />
Si tratta di uno strumento nell’<strong>in</strong>sieme sim<strong>il</strong>e al bul<strong>in</strong>o ma ha<br />
la caratteristica di produrre dei solchi perfettamente paralleli <strong>in</strong><br />
quanto ha la sezione term<strong>in</strong>ale con punte equidistanti e molto<br />
aff<strong>il</strong>ate.<br />
Bul<strong>in</strong>o a sgorbia<br />
E’ un bul<strong>in</strong>o a sezione ovale ed è ut<strong>il</strong>izzato soprattutto per <strong>in</strong>cidere<br />
l<strong>in</strong>ee di notevole spessore o per <strong>in</strong>cavare spazi di considerevoli<br />
dimensioni.<br />
Buona a tirare<br />
La prova di stampa giudicata dall’autore meglio riuscita, o più<br />
rispondente alle sue aspettative, e valida come<br />
<strong>in</strong>dicazione precisa e guida per lo stampatore, che dovrà ad<br />
essa uniformare la tiratura.<br />
C<br />
Calam<strong>in</strong>a (emimorfite)<br />
Uno dei pr<strong>in</strong>cipali m<strong>in</strong>erali per l’estrazione dello z<strong>in</strong>co sotto<br />
forma di s<strong>il</strong>icato basico, m<strong>in</strong>erale contenente <strong>in</strong> genere anche<br />
piombo e stagno<br />
Calandratura<br />
Lisciatura della carta fabbricata a macch<strong>in</strong>a. Scopo della calandratura<br />
è quello di togliere alla carta la ruvidezza della peluria,<br />
che nuoce alla buona stampa perché le <strong>il</strong>lustrazioni risultano<br />
meno nitide.<br />
Calcare<br />
Premere, calpestare, riprodurre un disegno su un foglio sottostante<br />
premendo lungo le sue l<strong>in</strong>ee con un calcatoio, oppure<br />
pressando fortemente un foglio bianco su un disegno a matita<br />
o carbonc<strong>in</strong>o.<br />
Calcografia<br />
Calcografia (dal greco calcos = rame, grafo = scrivo, <strong>in</strong>cido).<br />
1. Term<strong>in</strong>e generico per <strong>in</strong>dicare i procedimenti manuali e chimici<br />
di <strong>in</strong>cisioni <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo su lastre di rame o z<strong>in</strong>co. I pr<strong>in</strong>cipali<br />
procedimenti d’<strong>in</strong>cisione calcografica sono: <strong>in</strong>cisione al bul<strong>in</strong>o,<br />
puntasecca, acquaforte, acquat<strong>in</strong>ta, vernice molle, maniera<br />
nera o mezzot<strong>in</strong>to. 2. Procedimento di stampa <strong>in</strong>cavografica su<br />
torchio calcografico con lastre metalliche preparate con uno dei<br />
procedimenti sopra nom<strong>in</strong>ati. L’<strong>in</strong>chiostrazione viene effettuata<br />
su tutta la lastra mediante tamponi o spatole di plastica con<br />
<strong>in</strong>chiostro; l’eccesso viene asportato con batuffoli di tela tarlatana<br />
e con dei fogli di carta vel<strong>in</strong>a, lasciando solo <strong>il</strong> riempimento<br />
nelle parti <strong>in</strong>cise. La lastra, posta sul piano del torchio e coperta<br />
con <strong>il</strong> foglio di carta da stampare (sufficientemente assorbente)<br />
e con un feltro, è fatta passare <strong>in</strong>sieme al piano del torchio sotto<br />
<strong>il</strong> c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro di pressione. Le lastre di rame o z<strong>in</strong>co permettono<br />
solo tirature limitate a causa della loro superficie relativamente<br />
tenera. Per ottenere un maggior numero di copie si ricorre<br />
alla loro acciaiatura o cromatura. 3. Stampa ottenuta su torchio<br />
calcografico a mano con lastra <strong>in</strong>cisa con uno dei diversi procedimenti<br />
calcografici. Le calcografie artistiche portano di solito<br />
<strong>il</strong> nome dell’autore unitamente all’abbreviazione p<strong>in</strong>x (p<strong>in</strong>xit),<br />
dell’<strong>in</strong>cisore con l’abbreviazione (sculpsit) e dello stampatore<br />
od editore con l’abbreviazione (impressit) o<br />
(excudit). Le prove tirate prima dell’<strong>in</strong>cisione della<br />
firma dell’autore o di altre diciture (vedi avanti lettera) sono particolarmente<br />
ricercate e valutate<br />
Calcografo<br />
Persona che si dedica alla calcografia (<strong>in</strong>cisore, stampatore di<br />
calcografie).<br />
Calcogliptia<br />
S<strong>in</strong>onimo di calcografia (term<strong>in</strong>e <strong>in</strong> disuso).<br />
Calcolitografia<br />
Procedimento di stampa con forma litografica su cui l’immag<strong>in</strong>e<br />
è stata ottenuta mediante trasporto di un orig<strong>in</strong>ale stampato<br />
con forma calcografica.<br />
Calcosiderografia<br />
1. Procedimento di <strong>in</strong>cisione <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo su lastra d’acciaio. 2. Lastra<br />
d’acciaio <strong>in</strong>cisa. 3. Stampa tirata su torchio calcografico da<br />
lastra <strong>in</strong> acciaio <strong>in</strong>cisa con procedimenti calcografici.<br />
Calcos<strong>il</strong>ografia<br />
Procedimento grafico che consiste nella comb<strong>in</strong>azione dell’<strong>in</strong>cisione<br />
su rame con quella su legno.
Calcoteca<br />
1. raccolta di matrici <strong>in</strong>cise. 2. collezione, museo di calchi di gesso.<br />
3. armadio dove gli antichi Greci tenevano vasi e altri oggetti<br />
di bronzo.<br />
Calcotipia<br />
Procedimento d’<strong>in</strong>cisione <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo su lastra di rame (vedi <strong>in</strong>terass<strong>il</strong>e).<br />
Calibro<br />
Strumento di precisione per la misurazione di spessori e profondità<br />
.<br />
Camaïeu<br />
Procedimento di stampa con due o più <strong>in</strong>cisioni <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo su legno<br />
usate per impressioni sovrapposte a perfetto registro dello<br />
stesso colore, ma di tono diverso. La prima forma porta <strong>in</strong>cise<br />
le l<strong>in</strong>ee pr<strong>in</strong>cipali e le massime ombre, le successive le parti di<br />
tono più chiaro e sfumate.<br />
Campire<br />
Def<strong>in</strong>ire o circoscrivere mediante contorni un’area della matrice,<br />
che viene segnata da t<strong>in</strong>ta o tono unito e piatto.<br />
Candela per affumicare<br />
Specie di torcia, produce del nero di fumo quando la si accende,<br />
dà un aspetto più opaco alla vernice.<br />
Candia, pietra di<br />
Pietra per aff<strong>il</strong>are a grana molto f<strong>in</strong>e, tenera.<br />
Canone<br />
Nella storia dell’arte, con canone si <strong>in</strong>dica lo schema di riferimento<br />
cui ci si riferisce come regola di un’arte (pittura o scultura)<br />
o anche l’<strong>in</strong>sieme delle norme per trovare l’armonia. Sono un<br />
canone, ad esempio, le proporzioni del corpo umano, come nel<br />
leonardesco uomo di Vitruvio.<br />
Dalle suddivisioni storiche del canone dell’arte, si stab<strong>il</strong>isce che<br />
<strong>il</strong> canone <strong>in</strong> arte è un concetto evolutivo, che <strong>in</strong>fluisce sul tempo<br />
della società e ne subisce gli <strong>in</strong>flussi. Il canone, pur rispondendo<br />
ai contenuti programmatici di una scuola o di uno statuto o di<br />
un manifesto, e contenendo <strong>in</strong> sé una determ<strong>in</strong>ata conformità<br />
alla loro applicazione, contiene già gli elementi di contraddizione<br />
per la creazione di un nuovo canone artistico.<br />
Capriccio<br />
In ambito artistico <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e capriccio <strong>in</strong>izia ad essere ut<strong>il</strong>izzato<br />
a partire dal XV secolo, con un’accezione negativa (capriccio deriverebbe,<br />
<strong>in</strong>fatti, da caporiccio, col significato di ribrezzo, pelle<br />
d’oca). Nel secolo seguente <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e assume un significato po-<br />
sitivo, sia <strong>in</strong> ambito letterario (ambito nel quale ha, però, poca<br />
fortuna), che musicale. Nel 1600 <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e viene attribuito a disegni<br />
fantasiosi e ghiribizzi, lontani dalle tematiche religiose o<br />
etiche predom<strong>in</strong>anti al tempo. Nel 1700 questo genere artistico<br />
<strong>in</strong>izia ad essere guardato con m<strong>in</strong>or diffidenza, grazie alle opere<br />
di grandi artisti quali Piranesi (le Carceri d’<strong>in</strong>venzione), Tiepolo,<br />
Watteau, Guardi e Goya (i Caprichos). Il capriccio vive <strong>il</strong> suo apice<br />
durante <strong>il</strong> Romanticismo, per poi decl<strong>in</strong>are bruscamente.<br />
Carattere mob<strong>il</strong>e<br />
La stampa a caratteri mob<strong>il</strong>i è una tecnica di stampa <strong>in</strong>ventata<br />
dal tedesco Johann Gutenberg nel 1448.<br />
Il procedimento di stampa di Gutenberg consisteva nell’all<strong>in</strong>eare<br />
i s<strong>in</strong>goli caratteri <strong>in</strong> modo da formare una pag<strong>in</strong>a, che veniva<br />
cosparsa di <strong>in</strong>chiostro e pressata su un foglio di carta o di<br />
pergamena. L’<strong>in</strong>novazione stava nella possib<strong>il</strong>ità di riut<strong>il</strong>izzare i<br />
caratteri - f<strong>in</strong>o ad allora le matrici di stampa venivano ricavate<br />
da un unico pezzo di legno, che poteva essere impiegato solo<br />
per stampare sempre la stessa pag<strong>in</strong>a, f<strong>in</strong>ché non si rompeva la<br />
matrice, cosa che accadeva assai spesso.<br />
La lega per i caratteri di Gutenberg era formata da piombo e<br />
stagno, raffreddava velocemente e resisteva bene alla pressione<br />
esercitata dalla stampa. La macch<strong>in</strong>a usata per la stampa era<br />
derivata dalle presse a vite usate per la produzione del v<strong>in</strong>o:<br />
questo permetteva di applicare efficacemente e con pressione<br />
uniforme l’<strong>in</strong>chiostro sulla pag<strong>in</strong>a.<br />
Questa tecnica era di gran lunga superiore ai procedimenti tradizionali<br />
e si sarebbe diffusa <strong>in</strong> fretta <strong>in</strong> tutta Europa: solo 50<br />
anni dopo erano stati stampati già 30.000 titoli con una tiratura<br />
superiore a 12 m<strong>il</strong>ioni. I libri stampati f<strong>in</strong>o al 1500 vengono chiamati<br />
<strong>in</strong>cunaboli.<br />
Carbonato di calcio<br />
è <strong>il</strong> sale di calcio dell’acido carbonico.<br />
Puro, a temperatura ambiente è un solido bianco poco solub<strong>il</strong>e<br />
<strong>in</strong> acqua, cui impartisce una reazione lievemente basica: 100<br />
grammi <strong>in</strong> un litro di acqua a 20°C formano una sospensione <strong>il</strong><br />
cui pH è circa 10.<br />
decomposizione per riscaldamento o per contatto con sostanze<br />
acide, liberando anidride carbonica.<br />
Il carbonato di calcio è <strong>il</strong> maggiore componenente del calcare<br />
sciolto nell’acqua ed <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale responsab<strong>il</strong>e della sua durezza.<br />
In natura, <strong>il</strong> carbonato di calcio è <strong>il</strong> materiale che costituisce,<br />
<strong>in</strong> tutto o <strong>in</strong> parte, una grande varietà di tipi di rocce: <strong>il</strong> marmo, <strong>il</strong><br />
gesso, le rocce calcaree, <strong>il</strong> travert<strong>in</strong>o. I m<strong>in</strong>erali costituiti da carbonato<br />
di calcio sono l’aragonite e la calcite.<br />
Industrialmente, trova impiego come materia prima nel processo<br />
Solvay della s<strong>in</strong>tesi del carbonato di sodio. È <strong>in</strong>oltre usato<br />
come colorante alimentare, identificato dalla sigla .E170<br />
21
22<br />
Carbone di legna <strong>in</strong> pezzi<br />
Serve per la lucidatura delle lastre.<br />
Il carbone è ut<strong>il</strong>issimo quando si deve dim<strong>in</strong>uire tutto un piano<br />
chiaroscuro, perché ha la proprietà di consumare un poco <strong>il</strong> metallo<br />
come farebbe una lima f<strong>in</strong>issima.<br />
Si prende per questo uso un pezzo di carbone piuttosto dolce,<br />
lo si bagna nell’acqua e si passa e ripassa regolarmente sul<br />
rame, ci si potrà accorgere del consumo del rame dalle particelle<br />
metalliche che arrossano la pasta nera di carbone ed acqua<br />
che si viene formando durante <strong>il</strong> lavoro.<br />
L’ acqua fa sì che <strong>il</strong> carbone abbia presa sul rame e si sostituisce<br />
con olio quando si vuole un’ azione più moderata. Così pure <strong>il</strong><br />
carbone consuma di meno <strong>il</strong> metallo, se adoperato nel senso<br />
della vena, maggiormente se contro la vena.<br />
Carborundum<br />
Nome commerciale di un abrasivo artificiale. Viene usato con<br />
colle resistenti all’acqua per ottenere acquat<strong>in</strong>te materiche e<br />
per granire le matrici litografiche.<br />
Carburo di s<strong>il</strong>icio <strong>in</strong> cristalli; durezza 9,5 secondo la scala MOHS,<br />
poco <strong>in</strong>feriore a quella del diamante.<br />
CARBORUNDUM GRANA 80<br />
CARBORUNDUM GRANA 120<br />
CARBORUNDUM GRANA 220<br />
É un procedimento diretto che dà risultati particolarmente pittorici.<br />
Viene ut<strong>il</strong>izzata una vernice collante (colla a due componenti,<br />
stucco per metalli, stucco per plastica, colla per piastrelle,<br />
antirugg<strong>in</strong>e, colore acr<strong>il</strong>ico ecc.) con polvere di carborundum<br />
(carburo di s<strong>il</strong>ice) o polvere di pomice. Si stende <strong>il</strong> preparato a<br />
pennello o spatola su una lastra di metallo, plexiglass o materiale<br />
plastico. Il primo ad usare questa tenica fu Henry Goetz<br />
(1909-1989). Fu usata anche da J.Mirò e altri artisti dell’accademia<br />
Goetz di Parigi.<br />
Carica<br />
Sostanza aggiunta alla carta, o agli <strong>in</strong>chiostri, con determ<strong>in</strong>ate<br />
proprietà.<br />
Carta abrasiva<br />
La carta abrasiva è un foglio ricoperto da materiali cristall<strong>in</strong>i,<br />
ut<strong>il</strong>izzata per sgrossare, levigare e pulire le superfici. La f<strong>in</strong>ezza<br />
di una carta abrasiva è <strong>in</strong>dicata da un numero detto grana stampato<br />
sul retro del foglio. Più è alto <strong>il</strong> numero più è f<strong>in</strong>e l’abrasivo<br />
e più liscia sarà la f<strong>in</strong>itura. In particolare <strong>il</strong> numero usato corrisponde,<br />
grosso modo, al numero di maglie che un setaccio,<br />
usato per separare la polvere abrasiva, ha per pollice l<strong>in</strong>eare. I<br />
numeri di grana possono essere: 40-50-60-80-100-120-150-180-<br />
220-240-280-320-360-400-500-600-800-1000-1200-1500-2000<br />
-2500 Il supporto su cui è <strong>in</strong>collato l’abrasivo può essere carta,<br />
tela o altro materiale flessib<strong>il</strong>e. La carta abrasiva viene ut<strong>il</strong>izza-<br />
ta per la f<strong>in</strong>itura delle superfici, la rimozione di vecchie vernici<br />
e talvolta anche per aumentarne la ruvidità, ad esempio per<br />
migliorare l’<strong>in</strong>collaggio. Alcuni tipi possono lavorare anche a<br />
umido, come ad esempio quelle da carrozzeria, def<strong>in</strong>ita carta<br />
seppia. La carta abrasiva viene ut<strong>il</strong>izzata a mano fissata ad un<br />
supporto più o meno rigido e talvolta anche sagomato, oppure<br />
su elettroutens<strong>il</strong>i detti levigatrici: levigatrici orbitali, levigatrici<br />
a nastro, levigatrici a platorello. Viene commercializzata <strong>in</strong> vari<br />
forme e formati: fogli e nastri da tagliare alla bisogna, rettangoli<br />
e triangoli con e senza fori per le levigatrici orbitali, dischi per <strong>il</strong><br />
platorello o unite ad anello per le levigatrici a nastro, per <strong>il</strong> lavoro<br />
di f<strong>in</strong>itura della costa di soglie, mensole e davanzali <strong>in</strong> marmo<br />
e pietra, sono disponib<strong>il</strong>i dischi flessib<strong>il</strong>i abrasivi <strong>in</strong> plastica, ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i<br />
con smerigliatrici angolari.<br />
Carta per l’<strong>in</strong>cisione<br />
La carta è un materiale costituito da materie prime fibrose, generalmente<br />
vegetali, unite per feltrazione ed essiccate. A seconda<br />
dell’uso a cui è dest<strong>in</strong>ata alla carta possono essere aggiunti<br />
collanti, cariche m<strong>in</strong>erali, coloranti ed additivi diversi. È un materiale<br />
igroscopico.<br />
Il materiale più comunemente usato è la polpa di legno, solitamente<br />
legno tenero come per esempio l’abete o <strong>il</strong> pioppo, ma si<br />
usano anche altre fibre come cotone, l<strong>in</strong>o e canapa.<br />
Un pacco di fogli di carta è chiamato risma. Il rapporto tra <strong>il</strong> peso<br />
della carta e la sua superficie si def<strong>in</strong>isce “grammatura”.<br />
Stampare bene significa trasferire l’<strong>in</strong>chiostro sul foglio senza<br />
deformazioni e alterazioni del segno <strong>in</strong> modo da ottenere<br />
un’impronta nitida, secca e dell’<strong>in</strong>tensità prevista. La carta usata<br />
nella stampa d’arte presenta caratteristiche variab<strong>il</strong>i, secondo<br />
l’<strong>in</strong>chiostro che deve ricevere e gli usi ai quali è dest<strong>in</strong>ata. Per la<br />
stampa calcografica è di cotone al 100%.<br />
Carta<br />
Foglio sott<strong>il</strong>e, flessib<strong>il</strong>e, adatto a vari usi, che si ottiene macerando<br />
e riducendo <strong>in</strong> pasta umida sostanze fibrose (la prima<br />
menzione è di B. Lat<strong>in</strong>i, ~1294). Dal lat<strong>in</strong>o Charta. Nel campo<br />
bibliografico, librario e tipografico sta ad <strong>in</strong>dicare <strong>il</strong> foglio, vale a<br />
dire le facciate recto e verso. Con la produzione libraria si sono<br />
diffuse nei secoli numerose tipologie di carta pregiata quali A<br />
Mano: ut<strong>il</strong>izzata dalla metà ottocento, dunque dalla comparsa<br />
sul mercato di carta di produzione meccanica, per le edizioni<br />
di pregio; Bristol: fabbricata orig<strong>in</strong>ariamente a Bristol, <strong>in</strong> Ingh<strong>il</strong>terra,<br />
formata da diversi spessori di cartone. Il Bristol, usato <strong>in</strong><br />
generale per i biglietti da visita, è servito ad alcuni pittori come<br />
supporto; Canson: carta particolarmente adatta per <strong>il</strong> disegno e<br />
per edizioni pregiate, fabbricata dalla cartiera francese Canson<br />
& Montgolfier, fondata nel 1557; Collata: trattata con collatura<br />
vegetale; Giappone: carta di fattura solidissima e fabbricata con<br />
piante locali (gampi e mitsumata) a basso contenuto di colla e
a forte assorbenza. La colorazione va dal color avorio f<strong>in</strong>o al grigiastro,<br />
la carta giappone è ut<strong>il</strong>izzata, <strong>in</strong> special modo <strong>in</strong> Francia,<br />
per le edizioni di pregio, tale carta è validissima per <strong>in</strong>cidere<br />
supporti iconografici; Goffrata: carta che è stata sottoposta al<br />
processo d’imprimere <strong>in</strong> essa un disegno decorativo <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo.<br />
Le carte goffrate non si possono stampare <strong>in</strong> tipografia e rotocalco<br />
a motivo dell’<strong>in</strong>sufficiente grado di liscio; Fabriano: La città<br />
di Fabriano fu <strong>il</strong> primo luogo di produzione della carta <strong>in</strong> Italia,<br />
tale carta è di grande qualità, ed è ottenuta con paste di prima<br />
scelta collate con gelat<strong>in</strong>a; Kraft: carta gommata ut<strong>il</strong>izzata per <strong>il</strong><br />
“cartonnage” parziale, la foderatura, l’applicazione di tiranti alla<br />
tela. Ne esistono diverse grandezze, solitamente si usa quella di<br />
7 cm.; Mel<strong>in</strong>ex: carta per <strong>il</strong> fissaggio. È trasparente e s<strong>il</strong>iconata<br />
sui due lati, resiste bene al calore, all’umidità, ai grassi ed è antiaderente;<br />
Olanda: carta composta da stracci di qualità, è ut<strong>il</strong>izzata<br />
per edizioni di lusso; Pat<strong>in</strong>ata: carta rivestita da una pat<strong>in</strong>a<br />
che consente di avere una superficie piana e levigata, e quasi<br />
sempre lucida; Pergamena, Pergamenata: si ottiene mediante <strong>il</strong><br />
procedimento chimico una qualità della carta sim<strong>il</strong>e alla pergamena<br />
naturale; Watman: o anche carta torchon, è una carta di<br />
orig<strong>in</strong>e <strong>in</strong>glese di grana molto f<strong>in</strong>e, media o grossa, adattissima<br />
per l’acquerello.<br />
Carta autografica<br />
Carta con superficie adatta per disegni da trasportare su pietre<br />
litografiche o lastre <strong>in</strong> z<strong>in</strong>co o allum<strong>in</strong>io per stampa litografica.<br />
Oltre alle carte speciali <strong>in</strong> commercio con superficie dura e alla<br />
carta per trasporti litografici, si può usare qualsiasi carta robusta<br />
applicandovi strati di miscele preparate secondo svariate ricette<br />
(ad es. composte da destr<strong>in</strong>a, amido, colla animale da residui di<br />
conceria, carbonato di calcio, gommagutta, oppure da gelat<strong>in</strong>a,<br />
glicos<strong>in</strong>a, alcole, applicata sotto forma di soluzione acquosa.<br />
Carta lana<br />
Carta contenente lana, accanto ad altre materie fibrose.<br />
Essa è usata essenzialmente come carta per c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri di calandra.<br />
Carta da trasporlo litografico<br />
Serve per trasportare un lavoro litografico da un orig<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>chiostrato<br />
a una pietra o lastra litografica.<br />
Il tipo più comune è costituito da un supporto contenente f<strong>in</strong>o<br />
a 50 60 % di pasta legno, poco o niente collato, ben sperato e<br />
con superficie uniforme, avente una buona stab<strong>il</strong>ità dimensionale<br />
ad umido, sul quale si applica una pat<strong>in</strong>a costituita da un<br />
pigmento (bianco fisso), un adesivo (amido o colla animale) e<br />
glicer<strong>in</strong>a. Si <strong>in</strong>chiostra <strong>il</strong> lato pat<strong>in</strong>ato del foglio di carta, si applica<br />
a pressione sulla pietra o lastra e si <strong>in</strong>umidisce <strong>il</strong> retro del<br />
foglio: la pat<strong>in</strong>a, che è solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua, si stacca dalla carta e<br />
rimane aderente alla pietra, <strong>in</strong>sieme all’<strong>in</strong>chiostro.<br />
Vi è anche un tipo trasparente, preparato con un supporto<br />
molto sott<strong>il</strong>e e trasparente, che permette una sovrapposizione<br />
perfetta di più lavori che devono essere a registro. Un altro tipo<br />
porta una pat<strong>in</strong>a che, per aggiunta di glicer<strong>in</strong>a e altre sostanze,<br />
si mantiene abbastanza umida da aderire alla pietra e consentire<br />
<strong>il</strong> distacco del supporto anche senza che si bagni <strong>il</strong> retro del<br />
foglio, riducendo così al m<strong>in</strong>imo la variazione dimensionale subita<br />
dalla carta.<br />
Carta giapponese (washi)<br />
Estremamente resistente e robusta e’ nello stesso tempo morbida<br />
e sat<strong>in</strong>ata. Una delle caratteristiche della fabbricazione<br />
della carta di washi è l’ uso delle fibre della rafia da tre arbusti<br />
come materia prima: kozo (gelso di carta), mitsumata (dafnia-<br />
Edgeworthia chrysantha) e gampi (dafnia - Wikstroemia sikokiana).<br />
Carta marmorizzata<br />
Carta pat<strong>in</strong>ata speciale, preparata con procedimenti manuali<br />
spruzzando lacche variamente colorate su un liquido muc<strong>il</strong>lag<strong>in</strong>oso<br />
ottenuto sciogliendo <strong>in</strong> acqua musco d’Irlanda e/o gomma<br />
adragante.<br />
Si forma sulla superficie del liquido un disegno colorato caratteristico,<br />
sul quale si adagia un foglio di carta: i colori aderiscono<br />
al foglio, che così assume una colorazione variegata uguale a<br />
quella prima presentata dal liquido. E possib<strong>il</strong>e ottenere una varietà<br />
di effetti diversi cambiando i colori, le loro proporzioni e <strong>il</strong><br />
modo <strong>in</strong> cui le macchie colorate s’<strong>in</strong>trecciano le une alle altre.<br />
La carta marmorizzata è stata molto usata nelle epoche passate<br />
come carta decorativa, specie per i risguardi dei libri e dei registri<br />
r<strong>il</strong>egati; adesso è praticamente scomparsa, sebbene <strong>in</strong> tempi<br />
più recenti siano stati elaborati procedimenti per la fabbricazione<br />
a macch<strong>in</strong>a di carte marmorizzate aventi aspetto sim<strong>il</strong>e a<br />
quello delle carte marmorizzate vere e proprie.<br />
Carta India<br />
Carta fabbricata a mano attraverso la lavorazione della pasta<br />
della corteccia del gelso papirifero o del bambù con paglia di<br />
riso, acqua di riso e res<strong>in</strong>a vegetale secondo un procedimento<br />
antico, che risale a oltre duem<strong>il</strong>a anni fa. E’ chiamata anche “carta<br />
C<strong>in</strong>a”.<br />
Carta di Oxford<br />
Che imita le carte orientali, ut<strong>il</strong>izzata dalla Oxford University<br />
Press per la stampa di Bibbie e libri sacri.<br />
Cartapesta<br />
Contrazione del term<strong>in</strong>e carta pesta; si ottiene da un miscuglio<br />
di carta macerata, colla e gesso e viene usata per produrre oggetti<br />
di piccole dimensioni, ma anche sculture a tuttotondo e a<br />
bassor<strong>il</strong>ievo.<br />
23
24<br />
Carta per calcografia<br />
Carta da stampa usata per ottenere riproduzioni da matrici di<br />
rame <strong>in</strong>cise.<br />
E una carta di buona qualità, sempre senza legno, talvolta con<br />
straccio, contenente specialmente cellulose bianchite morbide<br />
e che rendono la carta volum<strong>in</strong>osa, come latifoglie e sparto.<br />
Non contiene né carica né colla; <strong>il</strong> suo requisito essenziale è<br />
quello di essere elastica, compressib<strong>il</strong>e e assorbente, <strong>in</strong> modo<br />
da penetrare negli <strong>in</strong>cavi della matrice e caricarsi prontamente<br />
con l’<strong>in</strong>chiostro ivi contenuto. Il grado di lisciatura è variab<strong>il</strong>e,<br />
ma sono escluse le carte ruvide. In genere si tratta di carte relativamente<br />
pesanti (sui 100 g/m), tranne le carte giapponesi,<br />
che sono molto più leggere. Devono avere una buona mano e<br />
talvolta i tipi di grammatura più elevata sono fabbricati per accoppiamento<br />
a umido di due o più fogli.<br />
Carta per autografia<br />
Carta per riproduzioni litografiche, ottenuta applicando a un<br />
supporto di buona qualità poco o niente collato, una soluzione<br />
acquosa di gelat<strong>in</strong>a e di tann<strong>in</strong>o.<br />
Su questa carta si può scrivere,disegnare e battere a macch<strong>in</strong>a<br />
usando <strong>in</strong>chiostro autografico, qu<strong>in</strong>di si trasporta <strong>il</strong> lavoro ottenuto,<br />
anche nei più piccoli particolari, sulla pietra o lastra litografica,<br />
premendo la carta contro la sua superficie.<br />
Carta vel<strong>in</strong>a<br />
La carta vel<strong>in</strong>a è un tipo di carta molto leggera, sott<strong>il</strong>e e <strong>in</strong> genere<br />
trasparente che viene usato per imballaggi e lavori artistici.<br />
Viene prodotta con cellulosa, con f<strong>in</strong>iture differenti a seconda<br />
della dest<strong>in</strong>azione d’uso, lucida od opaca, più o meno trasparente,<br />
bianca, colorata e adatta a essere stampata con disegni<br />
e loghi pubblicitari. Il rapporto tra <strong>il</strong> peso della carta e la sua<br />
superficie si chiama “grammatura”; quella che def<strong>in</strong>isce la carta<br />
vel<strong>in</strong>a è compresa tra: 18÷50 g/m².<br />
Cartella<br />
Raccolta corredata di una custodia, contenente più stampe di<br />
uno stesso artista o di differenti autori. Solitamente, alla f<strong>in</strong>e di<br />
una cartella si trova <strong>il</strong> colophon.<br />
Cartiglio<br />
Motivo ornamentale raffigurante un rotolo di carta parzialmente<br />
svolto, contenente titoli, iscrizioni, dediche o didascalie.<br />
Cart<strong>in</strong>a al tornasole<br />
Il tornasole è un colorante di orig<strong>in</strong>e vegetale generalmente ottenuto<br />
per estrazione con alcali dai licheni del genere Rocella.<br />
Dal punto di vista chimico è una miscela complessa di varie sostanze,<br />
la pr<strong>in</strong>cipale è <strong>il</strong> 7-idrossi-2-fenaz<strong>in</strong>one.<br />
Violetto a pH neutro, vira al rosso <strong>in</strong> ambiente acido (pH < 4,4)<br />
e al blu <strong>in</strong> ambiente basico (pH > 8,0). Data la sua capacità di<br />
cambiare colore <strong>in</strong> funzione del pH dell’ambiente <strong>in</strong> cui si trova,<br />
trova ut<strong>il</strong>izzo <strong>in</strong> chimica analitica come <strong>in</strong>dicatore.<br />
Viene ut<strong>il</strong>izzato pr<strong>in</strong>cipalmente supportato su strisce di carta<br />
- le cosiddette cart<strong>in</strong>e al tornasole - che vengono immerse o<br />
poste a contatto con <strong>il</strong> campione di cui si desidera conoscere<br />
l’acidità o l’alcal<strong>in</strong>ità.<br />
Cartone vegetale<br />
Cartone di pura pasta di legno - fattore PH neutro - colore<br />
naturale-avorio Il cartone vegetale, o pressato, è un cartone<br />
pesantissimo (f<strong>in</strong>o a 2 Kg/m2), viene ut<strong>il</strong>izzato per asciugare le<br />
stampe. Lo spessore può variare da alcuni decimi di m<strong>il</strong>limetro<br />
a mezzo centimetro circa.<br />
Cartouche<br />
Piastr<strong>in</strong>a ornamentale simmetrica usata nelle <strong>in</strong>cisioni o decorazioni.<br />
Cassetta per acquat<strong>in</strong>ta<br />
Contenitore di polvere res<strong>in</strong>osa o bitum<strong>in</strong>osa, ut<strong>il</strong>e per ottenere<br />
la granitura omogenea dell’acquat<strong>in</strong>ta. Agitando la polvere e<br />
sollevandola, la si fa ricadere a pioggia sulla lastra sottostante,<br />
che nella cassetta si <strong>in</strong>troduce e da essa si estrae per mezzo d’un<br />
cassetto.<br />
Cassiterografia<br />
Procedimento d’<strong>in</strong>cisione sullo stagno.<br />
Catalizzatore<br />
Sostanza che ha la capacità di modificare la velocità di una reazione<br />
chimica.<br />
Caucciù<br />
L’orig<strong>in</strong>e della parola gomma deriva dal lat<strong>in</strong>o tardo gumma(m)<br />
(per <strong>il</strong> classico cummi e poi gummi), che a loro volta derivano<br />
dal greco kómmi, di orig<strong>in</strong>i egiziane (kami). La storia della gomma<br />
naturale risale a parecchi secoli fa. La materia prima, <strong>il</strong> lattice,<br />
è ricavata da un vegetale chiamato l’albero della gomma,<br />
che secerne questo liquido spontaneamente. I primi ut<strong>il</strong>izzi del<br />
lattice si devono agli <strong>in</strong>digeni del Sudamerica, che lo chiamarono<br />
“cahuchu” (cautchouc o caoutchouc) - letteralmente “legno<br />
piangente” -, da cui deriva la parola comunemente usata “caucciù”.<br />
A partire dal XVI secolo risalgono i primi racconti riguardanti<br />
un liquido lattig<strong>in</strong>oso bianco che, fatto essudare per <strong>in</strong>cisione<br />
dell’albero, seccandosi formava una densa massa elastica. Gli <strong>in</strong>digeni<br />
hanno ut<strong>il</strong>izzato per lungo tempo questo materiale allo<br />
stato puro per impermeab<strong>il</strong>izzare gli <strong>in</strong>dumenti e per formare<br />
attrezzi che richiedessero una notevole elasticità.
Celluloide<br />
Nitrocellulosa plastificata con canfora, rammollisce a 75°C ;<br />
dura, flessib<strong>il</strong>e,leggera e <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>e. Può imitare avorio, corno,<br />
osso, corallo, tartaruga. Brevettata nel 1879 dai fratelli Hyatt.<br />
Cellulotipia<br />
Incisione eseguita con la puntasecca su materia plastica (plèxiglas,<br />
celluloide), <strong>in</strong> sostituzione del metallo, ma con proprie<br />
qualità.<br />
Cellulosa<br />
Pr<strong>in</strong>cipale polimero strutturale del mondo vegetale. Costituisce<br />
la sostanza di sostegno delle pareti cellulari delle piante. Chimicamente<br />
è un polisaccaride appartenente alla classe dei carboidrati,<br />
<strong>il</strong> cui monomero è costituito da glucosio. è <strong>in</strong>solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong><br />
acqua e nella maggior parte dei solventi organici.<br />
Centrifuga, fusione<br />
Evoluzione tecnologica della fusione a cera persa. Dal modello<br />
orig<strong>in</strong>ale si ricava uno stampo <strong>in</strong> gomma entro cui si <strong>in</strong>ietta la<br />
cera fusa che, raffreddata, viene estratta dallo stampo e si presenta<br />
come replica fedele dell’orig<strong>in</strong>ale. Un certo numero di<br />
repliche <strong>in</strong> cera vengono unite a uno stesso canale di colata o<br />
albero. L’<strong>in</strong>sieme viene posto entro un c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro e circondato di<br />
<strong>in</strong>vestimento. colata fuori la cera, <strong>il</strong> c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro è piazzato <strong>in</strong> una<br />
centrifuga e <strong>il</strong> metallo fuso viene sp<strong>in</strong>to entro la forma.<br />
Centrifuga di fotoriproduzione<br />
Apparecchio per l’applicazione degli strati foto<strong>in</strong>durenti sulle<br />
lastre metalliche e pietre litografiche per forme di stampa. E’<br />
costituito da una piattaforma girevole portapiastra comandata<br />
da un motore, racchiusa entro una carcassa di lamiera. La<br />
lastra, precedentemente granita e accuratamente sgrassata e<br />
decapata, viene fissata sulla piattaforma e spruzzata con acqua;<br />
qu<strong>in</strong>di si versa sul centro di essa la soluzione di ricoprimento e<br />
si mette <strong>in</strong> rotazione a un numero di giri adatto al materiale di<br />
ricoprimento e spessore che si vuole ottenere. L’essiccamento<br />
è ottenuto con elementi riscaldamenti provvisti di termostati<br />
di regolazione della temperatura. In alcuni tipi di centrifughe<br />
la lastra viene fatta rotare <strong>in</strong> un piano verticale e la soluzione è<br />
applicata a spruzzo.<br />
Cerussa<br />
Nome antico del bianco di piombo.<br />
Cera d’api; cera verg<strong>in</strong>e; cera gialla<br />
La cera d’api verg<strong>in</strong>e si presenta <strong>in</strong> pani di colore variab<strong>il</strong>e che<br />
vanno dal giallo chiaro al bruno e si riscontra la sua presenza nelle<br />
più svariate ricette per <strong>il</strong> restauro di opere d’arte, lucidatura,<br />
verniciatura, stuccatura, foderatura, stesura del colore, eccetera.<br />
Cera d’api con <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e cera ci riferisce solitamente alla sostanza<br />
secreta dalle api e usata da queste per la costruzione dei favi,<br />
ovvero alla cera d’api. La cera può essere ulteriormente purificata<br />
mediante riscaldamento <strong>in</strong> acqua e ut<strong>il</strong>izzata per costruire<br />
candele, lubrificare cassetti e f<strong>in</strong>estre, o lucidare <strong>il</strong> legno. Come<br />
le cere derivate dal petrolio, può essere ammorbidita d<strong>il</strong>uendola<br />
con olio vegetale per renderla più malleab<strong>il</strong>e a temperatura<br />
ambiente, per cui può essere usata nella creazione di modelli<br />
per sculture e gioielli da ut<strong>il</strong>izzare nel processo di fusione a cera<br />
persa. La cera per <strong>in</strong>cisioni è un impasto di bitume, cera d’api e<br />
mastice <strong>in</strong> gocce. Viene steso su una lastra matrice, riscaldato<br />
leggermente onde ottenere uno strato uniforme e sott<strong>il</strong>issimo,<br />
qu<strong>in</strong>di annerito con una candela per poter poi essere <strong>in</strong>ciso.<br />
Per imbiancare la cera:<br />
Con <strong>il</strong> metodo di Desa<strong>in</strong>t bisogna sciogliere la cera a caldo aggiungendo<br />
20 grammi di nitrato di soda <strong>in</strong> circa 3 1/2 ch<strong>il</strong>i di<br />
cera e 40 grammi di acido solforico d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> dieci volte <strong>il</strong> suo<br />
volume di acqua. Si mescola accuratamente sempre tenendo al<br />
caldo la cera. Si lascia riposare qualche m<strong>in</strong>uto e si aggiunge acqua<br />
bollente, poi si lascia raffreddare. Si lava <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e ripetutamente<br />
per togliere ogni traccia di acido che farebbe <strong>in</strong>giallire la cera.<br />
Con <strong>il</strong> metodo di Church si scioglie la cera alla temperatura più<br />
bassa possib<strong>il</strong>e e la si versa a poco a poco <strong>in</strong> acqua fredda satura<br />
di allume, agitando cont<strong>in</strong>uamente <strong>il</strong> liquido. La cera è cosi<br />
convertita <strong>in</strong> granell<strong>in</strong>i; la si stende poi su tele al sole e alla rugiada.<br />
Si può anche trattarla con una soluzione debole di acido<br />
cromico o di acqua ossigenata lavando poi la cera e fondendola<br />
di nuovo: <strong>il</strong> punto di fusione della cera è migliorato da questo<br />
trattamento.<br />
Cera di carnauba<br />
La cera di carnauba si ricava da una palma (Copernicia prunifera)<br />
e <strong>il</strong> nome deriva da quello di una popolazione <strong>in</strong>digena del<br />
Bras<strong>il</strong>e.<br />
La cera di carnauba contiene pr<strong>in</strong>cipalmente esteri di acidi grassi<br />
(80-85%), alcoli grassi (10-15%), acidi (3-6%) e idrocarburi (1-<br />
3%). La cera di carnauba è usata nelle cere per automob<strong>il</strong>i, nei<br />
lucidi per le scarpe e nei lucidanti per pavimenti o per <strong>il</strong> restauro<br />
di mob<strong>il</strong>i, spesso mescolato con cera d’api. È usata anche come<br />
agente lucidante nell’<strong>in</strong>dustria alimentare, <strong>in</strong> particolare <strong>in</strong> alcuni<br />
tipi di caramelle particolarmente lucide come le M&Ms e i<br />
Tic Tac, e <strong>in</strong> alcuni tipi di cioccolat<strong>in</strong>i. Nell’<strong>in</strong>dustria cosmetica è<br />
usata come <strong>in</strong>grediente di creme e rossetti e nell’<strong>in</strong>dustria farmaceutica<br />
nel rivestimento di pastiglie e capsule. Ha una funzione<br />
antiossidante. Tra gli additivi alimentari la sua sigla è E903.<br />
Ceralacca<br />
La ceralacca è una miscela di res<strong>in</strong>e e pigmenti colorati che fonde<br />
col calore e che risolidifica quando si raffredda; è ut<strong>il</strong>izzata<br />
per sig<strong>il</strong>lare.<br />
25
26<br />
Cera Molle o Vernice Molle<br />
Tecnica calcografica, che produce opere caratterizzate dai segni<br />
sim<strong>il</strong>i a quelli lasciati da una matita. La vernice di copertura, rimanendo<br />
morbida, permette anche di lasciare impronte di oggetti<br />
premuti su questa.<br />
Cera per bordare<br />
Cera malleab<strong>il</strong>e che permette quando si procede alla morsura di<br />
grandi lastre, di creare <strong>in</strong>torno alle stesse un orlo <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo, e di<br />
versare l’acido direttamente sulla lastra.<br />
Cera persa<br />
Metodo di gettare <strong>in</strong> metallo oggetti anche cavi o con sottosquadri.<br />
Un modello di cera viene chiuso <strong>in</strong> una massa di materiale<br />
refrattario lasciando un canale di comunicazione con<br />
l’esterno. La forma viene vuotata dalla cera durante <strong>il</strong> riscaldamento<br />
prima della colata Si cola <strong>il</strong> metallo nello spazio lasciato.<br />
Il getto si estrae frantumando la forma.<br />
Cerografia<br />
Incisione su cera spalmata su una lastra di rame senza mettere<br />
a nudo <strong>il</strong> metallo; la lastra è qu<strong>in</strong>di usata come matrice per ottenere<br />
una galvanotipia. Il procedimento è usato <strong>in</strong> cartografia. 2.<br />
Incisione eseguita su uno strato di cera spalmata su una lastra<br />
di rame o z<strong>in</strong>co f<strong>in</strong>o a mettere a nudo <strong>il</strong> metallo che poi viene<br />
<strong>in</strong>ciso chimicamente.<br />
Cesello<br />
Strumento d’acciaio duro, a taglio smusso, per <strong>in</strong>cidere metalli.<br />
I ferri da Cesello, ut<strong>il</strong>izzati anche nelle operazioni di sbalzo, sono<br />
delle aste, un tempo <strong>in</strong> ferro, adesso <strong>in</strong> acciaio, a sezione quadrata<br />
o tonda, con la testa (la parte <strong>in</strong> contatto con <strong>il</strong> metallo)<br />
di forme diverse, mentre <strong>il</strong> capo opposto è dest<strong>in</strong>ato a ricevere<br />
colpi dei martelletti.<br />
Le forme dei ferri da cesello dipendono dall’uso che l’orefice<br />
vuole farne: ci sono ferri lisci di dalla testa tondeggiante, altri<br />
più appuntiti o percorsi da punt<strong>in</strong>i, da piccoli motivi a stelle, fiori<br />
o cerchietti ma anche dotati di una texture particolarmente ruvida<br />
che rende la superficie dei metalli granulosa (lavorazione<br />
detta sàble), ut<strong>il</strong>izzata anche come supporto per la stesura degli<br />
smalti. I ferri da cesello possono essere ut<strong>il</strong>izzati sia sul rovescio<br />
della lastra per creare r<strong>il</strong>ievi sia sul recto per def<strong>in</strong>ire anche con<br />
estrema m<strong>in</strong>uzia i particolari.<br />
Con <strong>il</strong> cesello non ci si limita solo ai lavori su lastra, perché esso<br />
si usa anche nelle f<strong>in</strong>iture delle fusioni di qualunque grandezza.<br />
Con <strong>il</strong> cesello che schiaccia e <strong>il</strong> bul<strong>in</strong>o che taglia <strong>il</strong> metallo si<br />
correggono le piccole e grandi imperfezioni delle statue, si perfezionano<br />
le parti <strong>in</strong>cavate e quelle più superficiali e “grafiche”,<br />
come le capigliature, certi motivi decorativi, o i particolari dei<br />
panneggi<br />
Cesoia a ghigliott<strong>in</strong>a<br />
Cesoia per <strong>il</strong> taglio delle lastre, nella quale la lama mob<strong>il</strong>e, generalmente<br />
quella superiore è montata su una slitta scorrevole su<br />
due montanti laterali. La slitta può essere comandata meccanicamente.<br />
(Cesoia a pedale)<br />
Chalkós<br />
Term<strong>in</strong>e greco, significa rame.<br />
Champlevé<br />
Mentre nello smalto cloisonné la pasta di vetro riempie alveoli<br />
formati da sott<strong>il</strong>i strisce d’oro piegate con le p<strong>in</strong>ze per seguire<br />
un disegno, nella tecnica chiamata champlevé viene lasciata<br />
<strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo - fra un colore e l’altro - una divisione metallica più o<br />
meno sott<strong>il</strong>e, corrispondente alla l<strong>in</strong>ea di contorno delle figure.<br />
Lo smalto viene qu<strong>in</strong>di applicato nelle apposite cavità ricavate<br />
nella piastra di rame per martellatura o per <strong>in</strong>cisione con attrezzi<br />
adatti. Per favorire la presa della pasta vitrea <strong>il</strong> fondo degli<br />
<strong>in</strong>cavi viene <strong>in</strong>ciso e reso ruvido con appositi ferri. La tecnica<br />
dello champlevé si sv<strong>il</strong>uppò soprattutto durante <strong>il</strong> XII e <strong>il</strong> XIII<br />
secolo, quando dall’oro si passò alla lavorazione del rame. Ciò<br />
avvenne per motivi di economia ma anche a causa della regola<br />
assai restrittiva di alcuni ord<strong>in</strong>i religiosi, che imponeva la r<strong>in</strong>uncia<br />
ad ogni forma di lusso negli arredi liturgici. Non era certo<br />
fac<strong>il</strong>e riprodurre sugli oggetti realizzati <strong>in</strong> questo metallo più<br />
economico, spesso ottenuti col procedimento della fusione, gli<br />
stessi risultati dei costosi e ricercati smalti bizant<strong>in</strong>i su oro. La<br />
produzione di oggetti liturgici <strong>in</strong> rame smaltato divenne ben<br />
presto tipica della città di Limoges<br />
Cherosene o petrolio lampante<br />
Il cherosene o kerosene è un idrocarburo liquido <strong>in</strong>colore <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>e,<br />
ut<strong>il</strong>izzato pr<strong>in</strong>cipalmente come combustib<strong>il</strong>e o<br />
solvente.<br />
Chiaroscuro<br />
Stampa x<strong>il</strong>ografica a più matrici, grazie alla quale si ottengono<br />
effetti lum<strong>in</strong>istici e tonali di carattere pittorico. E` necessario effettuare<br />
la sovrapposizione successiva di diverse matrici lignee<br />
corrispondenti ai vari colori con la perfetta messa a registro. La<br />
tecnica fu collaudata agli <strong>in</strong>izi del C<strong>in</strong>quecento da artisti quali<br />
Hans Burgkmair, Lucas Cranach e Hans Baldung Grien. Nel 1516,<br />
Ugo da Carpi, chiedendone <strong>il</strong> brevetto alla repubblica di Venezia,<br />
fu <strong>il</strong> primo ad usare f<strong>in</strong>o a quattro blocchi lignei, <strong>in</strong>chiostrati<br />
con gradazioni diverse ma della stessa tonalità.<br />
Chetoni<br />
Sono sostanze organiche contenenti nella molecola <strong>il</strong> radicale<br />
chetonico (= CO). Nel settore grafico si impiegano i chetoni liquidi<br />
che hanno ottime proprietà solventi. Fra i solventi cheto-
nici citiamo l’acetone, <strong>il</strong> met<strong>il</strong>etichetone, <strong>il</strong> met<strong>il</strong>isobut<strong>il</strong>chetone<br />
e <strong>il</strong> cicloesanone, impiegati negli <strong>in</strong>chiostri liquidi, negli adesivi<br />
a solvente e <strong>in</strong> vernici e pitture.<br />
Ch<strong>in</strong>e-collé<br />
Con <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e C<strong>in</strong>a applicata o ch<strong>in</strong>e-collé (francese) si <strong>in</strong>dica<br />
uno speciale tipo di carta, generalmente molto leggera, che<br />
può essere stampata e applicata/collata, appunto, <strong>in</strong> fase di<br />
stampa, su una carta più spessa. Tale supporto è <strong>il</strong> foglio sul<br />
quale viene stampata una matrice grafica (x<strong>il</strong>ografica, calcografica<br />
o litografica). L’uso della carta C<strong>in</strong>a, come viene denom<strong>in</strong>ata<br />
comunemente <strong>in</strong> Italia, è essenziale sia per ottenere segni più<br />
decisi sia toni più vellutati dando, <strong>in</strong>oltre, la possib<strong>il</strong>ità di realizzare<br />
stampe d’arte con una colorazione omogenea nel fondo<br />
(fond<strong>in</strong>o), data dal colore della carta C<strong>in</strong>a stessa. Questa, <strong>in</strong>fatti,<br />
può essere di varie colorazioni, dai grigi ai colori avoriati f<strong>in</strong>o ai<br />
gialli, più o meno <strong>in</strong>tensi. Altri nomi della C<strong>in</strong>a applicata sono<br />
carta C<strong>in</strong>a, carta bibbia e carta India.<br />
Chirotipia<br />
Stampa eseguita manualmente mediamente verniciatura a<br />
pennello attraverso lamiere traforate secondo sagome di segni<br />
alfabetici o altri.<br />
Cianografia<br />
Stampa sim<strong>il</strong>e a quella fotografica, eseguita su carte speciali traslucide,<br />
usata per documenti e disegni.<br />
Ciappola<br />
Bul<strong>in</strong>o, scalpelletto.<br />
C<strong>in</strong>quecent<strong>in</strong>a<br />
Ogni libro a stampa pubblicato nel C<strong>in</strong>quecento.<br />
Cliché, cliscè<br />
Term<strong>in</strong>e del l<strong>in</strong>guaggio corrente usato per <strong>in</strong>dicare una lastra<br />
r<strong>il</strong>ievografica, foto<strong>in</strong>cisa o elettro<strong>in</strong>cisa, montata su zoccolo.<br />
Cliché-verre<br />
Il cliché-verre, così si chiama questo procedimento ormai <strong>in</strong> gran<br />
parte dimenticato, si basava pur sempre sul totale controllo<br />
esecutivo operato dall’artista, così come accadeva nelle antiche<br />
tecniche <strong>in</strong>cisorie, con <strong>in</strong> più la novità di poter sfruttare gli effetti<br />
della luce su una carta sensib<strong>il</strong>e. Non si tratta, come avviene <strong>in</strong><br />
pratica troppo spesso oggi, di eseguire un generico disegno che<br />
viene poi <strong>in</strong> qualche modo riprodotto tipograficamente, ma di<br />
eseguire una vera e propria <strong>in</strong>cisione su vetro, per sfruttare poi<br />
l’effetto della luce sulla carta sensib<strong>il</strong>e. L’effetto f<strong>in</strong>ale è molto sim<strong>il</strong>e<br />
a quello dell’acquaforte, con la possib<strong>il</strong>ità però di creare cromatismi<br />
particolari. Le tecniche fondamentali sono due.<br />
La più semplice, ma non meno raff<strong>in</strong>ata consiste nel cospargere<br />
la superficie di un vetro con <strong>in</strong>chiostro tipografico imbiancato<br />
e cera <strong>in</strong> polvere. Dall’altra parte del vetro si mette uno sfondo<br />
nero, <strong>in</strong> modo che mentre la punta o <strong>il</strong> raschietto dell’artista<br />
eseguono <strong>il</strong> disegno asportando l’<strong>in</strong>chiostro, sarà possib<strong>il</strong>e verificare<br />
la correttezza del disegno tramite lo sfondo nero.<br />
La seconda tecnica, diffic<strong>il</strong>issima, consiste nel realizzare un vero<br />
dip<strong>in</strong>to ad olio sul vetro, aumentando o dim<strong>in</strong>uendo lo spessore<br />
del colore, <strong>in</strong> modo da ottenere effetti lum<strong>in</strong>osi di grande<br />
suggestione. La stampa viene ottenuta applicando la carta<br />
sensib<strong>il</strong>e o dal lato del disegno e da quello opposto. In questo<br />
secondo caso, la luce che imprime <strong>il</strong> disegno sulla carta sensib<strong>il</strong>e,<br />
dopo aver attraversato i vari strati, ottiene un effetto flou<br />
particolarissimo non furono molti gli artisti che si cimentarono<br />
col cliché-verre, ma tutti importanti.<br />
M<strong>il</strong>let, Rousseau, Delacroix, Daubigny. Ma chi si <strong>in</strong>namorò letteralmente<br />
di questo procedimento fu Jean Baptiste Cam<strong>il</strong>le<br />
Corot. Il grande pittore apprese la tecnica <strong>in</strong>torno al 1853, e <strong>in</strong><br />
poco più di venti anni realizzò 66 lastre di qualità splendida.<br />
Corot seppe sfruttare la peculiarità di questo tipo di <strong>in</strong>cisione,<br />
che è realizzato <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva dalla luce, per creare dei piccoli capolavori<br />
nei quali la vena romantica evolve decisamente verso<br />
l’Impressionismo. Fu Adalbert Cuvelier, un fabbricante di colori,<br />
amico di Corot e membro della Società Francese di Fotografia,<br />
a far conoscere all’artista un gruppo di amici di Arras, ospitati<br />
nell’atelier di Constant Dut<strong>il</strong>leux, dove avevano studiato e messo<br />
a punto la nuova tecnica.<br />
Gran parte delle lastre prodotte furono create solo per <strong>il</strong> piacere<br />
personale degli artisti e di Cuvelier. La tiratura fu bassissima,<br />
e <strong>in</strong> certi casi <strong>in</strong>esistente. Le poche copie tirate f<strong>in</strong>irono spesso<br />
regalate ad amici. Per questo, anche se alcuni di questi lavori<br />
possono essere giustamente ritenuti dei capolavori dell’arte <strong>in</strong>cisoria,<br />
sono così poco conosciuti. Praticamente non esistono<br />
antiche tirature sul mercato. Il Cuvelier morì prima di tentarne<br />
una tiratura def<strong>in</strong>itiva e gran parte delle lastre <strong>in</strong> suo possesso<br />
furono disperse. Solo nel 1921 19 lastre di Corot, 16 di Daubigny,<br />
1 di Delacroix, 2 di M<strong>il</strong>let e di Rousseau, capitarono nelle<br />
mani dell’editore Le Garrec che ne eseguì una tiratura di 150<br />
esemplari.<br />
Donò poi le lastre ad un museo parig<strong>in</strong>o che si assunse l’impegno<br />
ufficiale di non pubblicarle mai più.<br />
Alla morte di Corot, avvenuta nel 1875, <strong>il</strong> cliché-verre venne praticamente<br />
abbandonato, tranne rari e sporadici casi. La sua riscoperta<br />
avvenne grazie ad un grande artista-fotografo-regista<br />
di <strong>in</strong>izio Novecento. Nel 1923 compaiono due lavori di Man Ray<br />
(<strong>in</strong> realtà realizzati nel 1917, ma messi <strong>in</strong> tiratura solo sei anni<br />
dopo) eseguiti con la tecnica del cliché-verre (dichiarata dallo<br />
stesso artista). Oltre a Man Ray, anche artisti del calibro di Ernst<br />
e Picasso si cimentarono sporadicamente con questa tecnica,<br />
che tuttavia non tornò più <strong>in</strong> auge.<br />
27
28<br />
Clipeo<br />
Nell’arte legatoriale o <strong>in</strong>cisoria designa l’icona riprodotta <strong>in</strong> un<br />
medaglione rotondo sul piatto anteriore del libro.<br />
Clorato di potassio<br />
E <strong>il</strong> sale di potassio dell’acido clorico<br />
Cloroformio<br />
Il cloroformio, noto anche come triclorometano, è un alogenuro<br />
alch<strong>il</strong>ico. La sua struttura è assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e a quella di una molecola<br />
di metano <strong>in</strong> cui tre atomi di idrogeno sono stati sostituiti da tre<br />
atomi di cloro. A temperatura ambiente è un liquido trasparente,<br />
abbastanza volat<strong>il</strong>e, dal piacevole odore caratteristico. Non<br />
è <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>e da solo, ma lo è <strong>in</strong> miscela con altri composti<br />
<strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i. È un composto nocivo alla salute umana e all’ambiente,<br />
nonché un forte sospetto cancerogeno.<br />
Cloruro di ammonio<br />
Il cloruro di ammonio (altresì noto come sale di ammonio,<br />
NH4Cl) è <strong>il</strong> sale di ammonio dell’acido cloridrico.<br />
Nella sua forma pura è un sale cristall<strong>in</strong>o bianco, solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong><br />
acqua, di sapore piccante. In natura è r<strong>in</strong>tracciab<strong>il</strong>e presso regioni<br />
vulcaniche, dove si forma sopra rocce vulcaniche vic<strong>in</strong>o<br />
a sfiati r<strong>il</strong>ascianti vapori. Il cristallo sublima direttamente allo<br />
stato gassoso, e tende a durare brevemente giacché si dissolve<br />
fac<strong>il</strong>mente <strong>in</strong> acqua. Fac<strong>il</strong>e da produrre artificialmente, spesso è<br />
realizzato come sottoprodotto di altre <strong>in</strong>dustrie.<br />
Storicamente era considerato come una delle quattro anime<br />
alchemiche. Il modo <strong>in</strong> cui si dissocia <strong>in</strong> due potenti corrosivi,<br />
l’ammoniaca e l’acido cloridrico, che attaccavano i metalli, aveva<br />
<strong>in</strong>dotto gran parte degli alchimisti a pensare che <strong>il</strong> cloruro<br />
di ammonio potesse essere la chiave per trasformare i metalli.<br />
In tempi moderni funge come elettrolita per batterie a cella secca<br />
e come fert<strong>il</strong>izzante nella coltivazione del riso.<br />
Viene ut<strong>il</strong>izzato anche come supplemento alla nutrizione del<br />
bestiame, negli shampoo, nella stampa tess<strong>il</strong>e, nella colla che<br />
lega <strong>il</strong> compensato, come <strong>in</strong>grediente per la nutrizione del lievito,<br />
nei prodotti abrasivi e come medic<strong>in</strong>a per la tosse. Questa<br />
proprietà gli deriva dalla sua azione irritativa nella mucosa<br />
bronchiale, che causa la produzione di liquido <strong>in</strong> eccesso che si<br />
può espellere <strong>in</strong> modo più semplice. In parecchi paesi <strong>il</strong> cloruro<br />
di ammonio è usato per aromatizzare caramelle alla liquirizia (<strong>il</strong><br />
salmiakki della F<strong>in</strong>landia è un esempio popolare) e come condimento<br />
per le vodke.<br />
Cloruro di rame<br />
Si ottiene sotto forma di cristalli verdastri fac<strong>il</strong>mente solub<strong>il</strong>i.<br />
Viene usato nei bagni galvanici per la ramatura dell’allum<strong>in</strong>io e<br />
nella fabbricazione dei colori.<br />
Codex<br />
Dal lat. caudex «tronco d’albero», poi «tavoletta cerata su cui si<br />
scrive», qu<strong>in</strong>di «<strong>in</strong>sieme di tavolette», poi per estensione è diventato<br />
<strong>il</strong> libro manoscritto.<br />
Coeva<br />
Si dice di una stampa eseguita nella stessa epoca dell’<strong>in</strong>cisione<br />
della lastra. O coloritura coeva per <strong>in</strong>dicare che l’acquerellatura<br />
é stata eseguita nella stessa epoca della stampa.<br />
Colla Animale<br />
È di orig<strong>in</strong>e organica. F<strong>in</strong>o a circa 40-60 anni fa era praticamente<br />
l’unica colla che veniva usata per gli assemblaggi <strong>in</strong> legno. Si ut<strong>il</strong>izza<br />
tuttora nelle riparazioni di vecchi mob<strong>il</strong>i e nel restauro per<br />
mantenerne <strong>in</strong>alterate le caratteristiche costruttive. Si acquista<br />
<strong>in</strong> perl<strong>in</strong>e e si scioglie a bagnomaria mescolandola con acqua<br />
(75 g di colla per 100 g d’acqua). Si applica tiepida e fluida, qu<strong>in</strong>di<br />
si accostano i pezzi da <strong>in</strong>collare che devono essere messi <strong>in</strong><br />
morsa per almeno 8 ore<br />
Colla d’amido<br />
La colla d’amido si prepara nel modo seguente:<br />
1) Si prende dell’amido estratto dal frumento (parti una) e si<br />
mette <strong>in</strong> una casseruola o vaso di terra. Si versa sopra tanta acqua<br />
che basti per poterne fare una pasta assai molle e con una<br />
palett<strong>in</strong>a di legno si rimescola d<strong>il</strong>igentemente per disfare tutti i<br />
grumi che naturalmente verranno a formarsi; <strong>in</strong>di, un poco alla<br />
volta, si cont<strong>in</strong>uerà a stemperare quella pasta aggiungendo tanta<br />
acqua che corrisponda al decuplo dell’amido.<br />
2°) Effettuata l’operazione di cui sopra si porrà la casseruola al<br />
fuoco e si cont<strong>in</strong>uerà sempre a rimescolare, staccando con la<br />
paletta quella parte che si condensa sul fondo, s<strong>in</strong>o a che bolla.<br />
Dopo c<strong>in</strong>que o sei m<strong>in</strong>uti di bollitura si passerà allo staccio per<br />
togliere quei pochi grumi che non si stemperarono.<br />
Nota. - Questa colla, quando è calda, è pronta all’uso. Se <strong>in</strong>vece<br />
occorre adoperarla quando si fosse raffreddata, siccome si rappiglia<br />
quasi come una gelat<strong>in</strong>a, così, aff<strong>in</strong>ché si possa fac<strong>il</strong>mente<br />
maneggiare, conviene rompere la sua cont<strong>in</strong>uità <strong>il</strong> che si ottiene<br />
col passarla nuovamente allo staccio. Circa la quantità dell’acqua<br />
sarà opportuno regolarsi aumentandone o dim<strong>in</strong>uendone<br />
la quantità a seconda che la colla si desidera più o meno densa.<br />
Nel caso che occorresse rendere più molle qualche parte di<br />
quella che è già fredda si farà passare allo staccio, poi si metterà<br />
nella casseruola, aggiungendovi acqua calda un poco alla volta<br />
e si farà bollire, e <strong>in</strong> tal modo si distempererà perfettamente.<br />
Colla di coniglio<br />
Conosciuta anche come colla Lap<strong>in</strong>, la colla di coniglio è un collante<br />
di orig<strong>in</strong>e animale derivato dai cascami opportunamente<br />
trattati. Si presenta sotto forma di grani e viene ut<strong>il</strong>izzata nella
ealizzazione di numerosi prodotti per la doratura.<br />
Colla di far<strong>in</strong>a<br />
Antica colla che si preparava con far<strong>in</strong>a di grano <strong>in</strong>tegrale che<br />
è stata ut<strong>il</strong>izzata f<strong>in</strong>o ai primi del’900. Questo adesivo spesso<br />
procura danni causando vistose macchie alla carta delle stampe<br />
antiche su cui è stata applicata; si riconosce fac<strong>il</strong>mente per <strong>il</strong> suo<br />
colore grigio-brunastro, per <strong>il</strong> suo considerevole spessore e sopratutto<br />
per la sua distribuzione poco uniforme e con presenza<br />
di grumi, si può asportare con un adeguato restauro.<br />
Preparazione: 100 grammi di far<strong>in</strong>a di grano <strong>in</strong> 20 grammi di acqua<br />
tiepida e poi unita a mezzo litro di acqua calda.<br />
Colla di pergamena<br />
Si mettono <strong>in</strong> molle <strong>in</strong> acqua calda per un giorno dei ritagli di<br />
pergamena e cuoio bianco, poi si fanno bollire per c<strong>in</strong>que o sei<br />
ore. Si passa attraverso <strong>il</strong> setaccio e si lascia riposare la colla che,<br />
se non fa caldo, si rapprende <strong>in</strong> gelat<strong>in</strong>a. La parte più chiara alla<br />
superficie è quella che va mescolata alle t<strong>in</strong>te.<br />
Colla di pesce<br />
Si ricava dalla vescica natatoria di alcune specie di pesci quali<br />
storioni ed aff<strong>in</strong>i. A differenza delle altre colle non aumenta di<br />
molto <strong>il</strong> suo volume. Si usa pr<strong>in</strong>cipalmente per far aderire la foglia<br />
d’oro al bolo.<br />
Colla di pesce elastica (di Secco Suardo):<br />
Si sciolgono 12 parti di colla di pesce a mite calore <strong>in</strong> 12 parti di<br />
acqua, sempre mescolando si uniscono 4 parti di melassa.<br />
Si ritira dal fuoco e si aggiunge 1 parte di fiele di bue. Si mette la<br />
colla <strong>in</strong> un vaso di ferro espanso e si lascia evaporare senza che<br />
bolla, perché si condensi. Si fa poi seccare. Prende l’aspetto di<br />
gomma elastica e dura anni.<br />
Quando occorre se ne scioglie un pezzo <strong>in</strong> acqua calda alla densità<br />
voluta. È tenace, elastica, e s’appicca a qualunque corpo anche<br />
untuoso. Serve per preparazioni e per restauro.<br />
Colla v<strong>in</strong>av<strong>il</strong><br />
Colla a freddo poliacetov<strong>in</strong><strong>il</strong>ica <strong>in</strong> emulsione a media plastificazione.<br />
Ideale per <strong>in</strong>collare <strong>il</strong> legno e aff<strong>in</strong>i, impiallacciature, vetro,<br />
maiolica, stucchi, carta e cartone. La colla V<strong>in</strong>av<strong>il</strong> è un prodotto<br />
presente nel laboratorio di ogni restauratore. La colla V<strong>in</strong>av<strong>il</strong> è<br />
caratterizzata dalla fac<strong>il</strong>ità d’uso e dalla disponib<strong>il</strong>ità immediata<br />
(non necessita di alcuna preparazione), due motivi sufficienti a<br />
conv<strong>in</strong>cere molti al suo uso. Anche questa colla, come la colla<br />
Garavella, può essere usata per la preparazione degli stucchi a<br />
base di terre colorate.<br />
Collotipia<br />
La tecnica prevede che su di una matrice, costituita da una lastra<br />
di cristallo, venga steso uno strato uniforme di emulsione<br />
fotosensib<strong>il</strong>e, che deve essere successivamente sottoposta a<br />
cottura per alcune ore per poter essere impressionata dal negativo<br />
fotografico dell’immag<strong>in</strong>e da stampare.<br />
Segue poi l’<strong>in</strong>chiostratura manuale a spatola, che permette di<br />
mantenere un costante aggiornamento sulla quantità e sui toni<br />
del colore. L’<strong>in</strong>tensità è i contrasti di colore sono determ<strong>in</strong>ati<br />
<strong>in</strong>vece dal diverso grado di sv<strong>il</strong>uppo della lastra, modificab<strong>il</strong>e<br />
anche durante <strong>il</strong> procedimento di stampa.<br />
La collotipia permette di stampare da ciascuna matrice soltanto<br />
un numero limitato di copie (la tiratura ottimale è tra le 300 e le<br />
500 copie da ciascuna lastra). Dopo una certà quantità di passaggi,<br />
<strong>in</strong>fatti, la gelat<strong>in</strong>a si deteriora facendo perdere all’immag<strong>in</strong>e<br />
la sua <strong>in</strong>cisività. Le collotipie non presentano la sgranatura<br />
tipica dei ret<strong>in</strong>i delle stampe a colori tradizionali. Con la tecnica<br />
della collotipia, oggi, vengono stampate immag<strong>in</strong>i fotografiche<br />
antiche e moderne: dall dagherrotipia alla moderna fotografia.<br />
F<strong>in</strong>o agli anni ‘50, comunque, veniva ut<strong>il</strong>izzata anche per riprodurre<br />
cartol<strong>in</strong>e postali.<br />
Colofonia<br />
La colofònia è una res<strong>in</strong>a vegetale gialla solida, trasparente, residuo<br />
della dist<strong>il</strong>lazione delle trement<strong>in</strong>e (res<strong>in</strong>e di conifere). È<br />
anche nota <strong>in</strong> commercio col nome di pece greca.<br />
Il nome Colofonia deriva dall’antica città ionia di Colofone.<br />
La colofonia si presenta <strong>in</strong> forma di massa res<strong>in</strong>osa trasparente,<br />
più o meno ambrata, contenente più del 90% di acidi res<strong>in</strong>ici<br />
isomorfi, tra cui l’acido abietico, diffic<strong>il</strong>i da cristallizzare. La<br />
colofonia si scioglie fac<strong>il</strong>mente nell’alcool e nell’etere e viene<br />
ut<strong>il</strong>izzata nella fabbricazione di vernici, saponi, adesivi, pece da<br />
calafataggio, lubrificanti, <strong>in</strong>chiostri, ceralacca, per isolamenti<br />
elettrici e nell’<strong>in</strong>dustria tess<strong>il</strong>e per ottenere stoffe non sgualcib<strong>il</strong>i,<br />
l<strong>in</strong>oleum. Viene <strong>in</strong>oltre ut<strong>il</strong>izzata per ottenere l’attrito dell’archetto<br />
sulle corde degli strumenti ad arco. Nell’antichità veniva<br />
ut<strong>il</strong>izzata per fabbricare le maschere teatrali. È usata pr<strong>in</strong>cipalmente<br />
<strong>in</strong> forma di derivati: sali alcal<strong>in</strong>i degli acidi res<strong>in</strong>ici addizionati<br />
ai saponi, sali di manganese usati come esiccativi; esteri<br />
che possono essere <strong>in</strong>corporati alle bacheliti.<br />
Colophon<br />
F<strong>in</strong>o alla def<strong>in</strong>itiva affermazione del frontespizio, <strong>il</strong> colophon<br />
costituisce la formula conclusiva dei libri stampati nel Quattrocento<br />
e C<strong>in</strong>quecento. Spesso <strong>in</strong> <strong>in</strong>chiostro rosso, con varia disposizione<br />
delle righe del testo, conteneva <strong>il</strong> nome dello stampatore,<br />
luogo e data di stampa e l’<strong>in</strong>segna dell’editore. Oggi può<br />
seguire <strong>il</strong> frontespizio o chiudere <strong>il</strong> volume; spesso si trova <strong>in</strong><br />
entrambe le posizioni.<br />
Copyright<br />
Il copyright (term<strong>in</strong>e di che letteralmente significa diritto di copia)<br />
è l’<strong>in</strong>sieme delle normative sul diritto d’autore <strong>in</strong> vigore nel<br />
29
30<br />
mondo anglosassone e statunitense.<br />
Col tempo, ha assunto <strong>in</strong> Italia un significato sempre più prossimo<br />
ad <strong>in</strong>dicare le “norme sul diritto d’autore vigenti <strong>in</strong> Italia”, da<br />
cui <strong>in</strong> realtà <strong>il</strong> copyright differisce sotto vari aspetti.<br />
È solitamente abbreviato con <strong>il</strong> simbolo ©.<br />
Corpus <strong>in</strong>cisorio<br />
Raccolta completa e ord<strong>in</strong>ata d’<strong>in</strong>cisioni , di uno o più autori.<br />
Cloruro ferrico (tricloruro di ferro)<br />
Sale impiegato <strong>in</strong> soluzione acquosa per corrodere <strong>il</strong> rame.<br />
Cloruro di sodio<br />
Il cloruro di sodio è <strong>il</strong> sale di sodio dell’acido cloridrico ed è <strong>il</strong><br />
comune sale da cuc<strong>in</strong>a.<br />
A temperatura ambiente si presenta come un solido cristall<strong>in</strong>o<br />
<strong>in</strong>colore e <strong>in</strong>odore, dal sapore caratteristico.<br />
Colophon<br />
Voce greca che significa compimento, chiusura. E’ cosiddetta<br />
nei manoscritti l’annotazione term<strong>in</strong>ale recante i nomi dell’autore,<br />
dell’amanuense o stampatore, <strong>il</strong> luogo e la data di pubblicazione;<br />
nei libri moderni la medesima cosa <strong>in</strong>trodotta dalla<br />
forma “f<strong>in</strong>ito di stampare” collocata al term<strong>in</strong>e del libro.<br />
Colori metallici (Charbonnel)<br />
L’oro è costituito da un pigmento a base di bronzo naturale, l’argento<br />
di un pigmento a base<br />
di allum<strong>in</strong>io. La granulometria di queste t<strong>in</strong>te è più forte e l’impasto<br />
più spesso degli altri <strong>in</strong> quanto non possono essere frantumati.<br />
In effetti, la frantumazione romperebbe <strong>il</strong> pigmento, che<br />
perderebbe tutte le sue caratteristiche metalliche.<br />
Coloranti<br />
Pigmenti più o meno f<strong>in</strong>i di orig<strong>in</strong>e naturale (ossidi, terre, piante,<br />
ecc) o s<strong>in</strong>tetica necessari per la realizzazione di colori (a olio,<br />
tempera, smalti, ecc), per la colorazione diretta e per la pat<strong>in</strong>atura.<br />
Colore<br />
I primi colori ut<strong>il</strong>izzati <strong>in</strong> pittura furono <strong>il</strong> rosso (ossido di ferro) e<br />
<strong>il</strong> nero (carbone). L’azzurro risale all’antichità, <strong>il</strong> rosso vermiglio<br />
(solfuro di mercurio) e <strong>il</strong> verde al Medioevo. F<strong>in</strong>o al R<strong>in</strong>ascimento,<br />
<strong>il</strong> pittore dispone di una trent<strong>in</strong>a di toni puri. Nel XV secolo<br />
si com<strong>in</strong>ciano a mischiare i colori. I progressi della chimica hanno<br />
permesso la fabbricazione di numerosi coloranti s<strong>in</strong>tetici a<br />
buon mercato.<br />
Colore naturale<br />
Term<strong>in</strong>e usato per def<strong>in</strong>ire <strong>il</strong> “vero” colore di un oggetto visto<br />
alla normale luce del giorno, <strong>in</strong> modo che tale colore non sia<br />
<strong>in</strong>fluenzato, per esempio, dall’assorbimento delle lunghezze<br />
d’onda maggiori da parte dell’atmosfera (questo è <strong>il</strong> fenomeno<br />
che fa sembrare azzurre le montagne lontane, anche se <strong>il</strong> loro<br />
colore naturale è , per esempio, grigio). Colori complementari<br />
Ogni colore primario ha <strong>il</strong> suo colore complementare: è <strong>il</strong> colore<br />
secondario nella cui composizione esso non entra. Il colore<br />
complementare del rosso è dunque <strong>il</strong> verde; quello del giallo, <strong>il</strong><br />
viola; quello dell’azzurro, l’arancione.<br />
Colori primari<br />
Colori puri, che non possono essere ottenuti attraverso la mescolanza<br />
di altri pigmenti. Essi servono come punto di partenza<br />
per l’elaborazione di altri colori. I tre colori primari sono <strong>il</strong> rosso,<br />
<strong>il</strong> giallo e l’azzurro. Colori secondari o b<strong>in</strong>ari<br />
Colori risultanti dalla mescolanza di due colori primari. I tre colori<br />
secondari sono l’arancione (rosso + giallo), <strong>il</strong> viola (rosso +<br />
azzurro) e <strong>il</strong> verde (giallo + azzurro). Colori terziari<br />
Colori risultanti dalla mescolanza di colori primari e colori secondari.<br />
Tra i colori terziari rientrano l’ocra ed <strong>il</strong> verde oliva.<br />
Colportore<br />
Venditore ambulante di libri, stampe, opuscoli <strong>in</strong> fiere e mercati,<br />
gestiva la propria attività <strong>in</strong> modo autonomo o alle dipendenze<br />
di librai e editori.<br />
Con licenza dè superiori<br />
Approvazione: s<strong>in</strong>onimo di «licenza». Era <strong>il</strong> permesso che i Revisori<br />
della Curia ecclesiastica o del santo Uffizio davano prima<br />
di stampare o pubblicare un’opera. Di solito le approvazioni si<br />
trovano all’<strong>in</strong>izio o alla f<strong>in</strong>e di un libro.<br />
Controstampa<br />
Prova eseguita appoggiando un foglio di carta su un esemplare<br />
appena stampato e ripassato nuovamente sotto <strong>il</strong> torchio. Si<br />
ottiene così un’immag<strong>in</strong>e speculare rispetto alla stampa e dello<br />
stesso senso della lastra. Viene usata dall’<strong>in</strong>cisore per controllare<br />
le correzioni sulla lastra.<br />
Conservazione delle stampe<br />
Le forme di danneggiamento alle stampe sono: la collocazione<br />
<strong>in</strong> ambienti esposti ad una forte fonte di luce, l’umidità, un<br />
maneggiamento delle opere non attento che può provocare<br />
macchie e lacerazioni. Per evitare che ciò si verifichi, si deve prestare<br />
attenzione a: INCORNICIATURA Il cartonc<strong>in</strong>o usato per <strong>il</strong><br />
passeparout deve essere a pH neutro; va evitato <strong>in</strong> ogni modo<br />
l’ uso di adesivi gommosi, nastri adesivi, cui talvolta si ricorre<br />
per procedere alle riparazioni di strappi o per attaccare i fogli ai<br />
passepartout. Per <strong>il</strong> fissaggio delle stampe al passepartout è opportuno<br />
ut<strong>il</strong>izzare nastro adesivo del tipo f<strong>il</strong>moplast con fattore<br />
pH neutro che non altera chimicamente la carta su cui viene<br />
applicato. POSIZIONAMENTO DELLA STAMPA Vanno scelte pareti<br />
che non ricevano la luce diretta, soprattutto quella naturale.
La luce solare contiene <strong>in</strong>fatti i raggi ultravioletti che possono<br />
provocare nella carta reazioni chimiche di ossidazione (imbrunimento<br />
della carta) Vanno poi evitati muri <strong>in</strong> cui pass<strong>in</strong>o canne<br />
fumarie o pareti che sovrast<strong>in</strong>o termosifoni, poiché <strong>il</strong> calore da<br />
essi sprigionato trasporta verso l’alto polvere e grasso. Un’eccessiva<br />
presenza di umidità negli ambienti ove si conservano le<br />
stampe può causare <strong>in</strong> esse alcune alterazioni, o la formazione<br />
di macchie color rugg<strong>in</strong>e dovute a microorganismi. CONSERVA-<br />
ZIONE DELLE STAMPE NON ESPOSTE. Vanno tenute distese <strong>in</strong><br />
cartelle, <strong>in</strong> un luogo che non sia umido, né esposto a sbalzi termici.<br />
E’ bene evitare <strong>il</strong> contatto diretto fra stampe sovrapposte.<br />
E’ qu<strong>in</strong>di opportuno <strong>in</strong>terporre fogli di carta vel<strong>in</strong>a che hanno<br />
lo scopo di proteggere le stampe dalla polvere e dagli sfregamenti.<br />
Conservazione colori<br />
I colori si conservano per anni nelle scatole o nei tubi. Se la carta<br />
pergamenata che viene messa sugli <strong>in</strong>chiostri <strong>in</strong> scatola è danneggiata,<br />
dovrà essere sostituita per evitare che lo strato superiore<br />
dell’<strong>in</strong>chiostro essicchi.<br />
Consistenza dei colori<br />
La consistenza dei colori Charbonnel è identica dal tubo da 60<br />
ml. al vasetto da 400 ml. La consistenza di un colore d’<strong>in</strong>chiostro<br />
per taglio dolce Charbonnel si misura <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di viscosità.<br />
Essa varia leggermente <strong>in</strong> funzione del pigmento ut<strong>il</strong>izzato, e<br />
per i neri <strong>in</strong> funzione della viscosità. L’aggiunta di olio di l<strong>in</strong>o<br />
permetterà di ridurre <strong>il</strong> collante e di ispessire un <strong>in</strong>chiostro.<br />
Ciò fac<strong>il</strong>iterà l’essiccazione.<br />
E’ possib<strong>il</strong>e altresi ridurre lo spessore dell’<strong>in</strong>chiostro con dell’olio<br />
di standolia a 30 o 60 poise.<br />
In questo caso, l’<strong>in</strong>chiostro resterà abbastanza grasso (ut<strong>il</strong>e se<br />
l’<strong>in</strong>chiostro essicca troppo fac<strong>il</strong>mente). Se l’artista trova ancora<br />
l’olio troppo fluido, potrà aggiungere un po’ di lacca bianca trasparente.<br />
Corrosione<br />
Deteriorazione, <strong>in</strong>izialmente superficiale che porta al degrado<br />
del metallo dallo stato elementare a composto chimico. Causato<br />
da agenti chimici naturali o artificiali <strong>in</strong> genere operanti <strong>in</strong><br />
ambiente umido.<br />
Corrosione secca<br />
Corrosione per opera diretta di agenti chimici, soprattutto gas.<br />
La più comune è l’ossidazione, soprattutto ad alte temperature<br />
<strong>in</strong> seguito a fusione, ricottura ecc.<br />
Cote<br />
Pietra abrasiva per aff<strong>il</strong>are, solitamente arenaria a grana f<strong>in</strong>e,<br />
usata con acqua.<br />
C.P.E.S<br />
E’ la forma abbreviata della formula . Tale scritta, presso la Repubblica veneta,<br />
contrassegnava le stampe che avevano avuto autorizzazione di<br />
essere messe <strong>in</strong> commercio.<br />
Criblè<br />
Fitta punt<strong>in</strong>atura prodotta da strumenti che rende <strong>il</strong> fondo della<br />
lastra da stampa sim<strong>il</strong>e ad un setaccio. Praticata nel ‘500 dal<br />
Campagnola fu perfezionata da Bartolozzi e Ryland.<br />
Crisografia<br />
Scrittura di orig<strong>in</strong>e antichissima che si eseguiva con <strong>in</strong>chiostro<br />
d’oro, e che ebbe particolare diffusione presso i Bizant<strong>in</strong>i e nel<br />
medioevo per la decorazione dei frontespizi e delle <strong>in</strong>iziali nei<br />
Vangeli. Secondo le antiche ricerche l’<strong>in</strong>chiostro era <strong>formato</strong> da<br />
f<strong>in</strong>issima polvere di oro, da aceto o fiele di toro o testugg<strong>in</strong>e e<br />
da adesivi diversi, ad esempio albume d’uovo, gomma, res<strong>in</strong>a di<br />
c<strong>il</strong>iegio, sangue di drago.<br />
Cromolitografia<br />
La cromolitografia è un’arte litografica per mezzo della quale si<br />
stampano i disegni a colori.<br />
Il term<strong>in</strong>e deriva dal greco chroma (colore), lithos (pietra) e graphia<br />
(da graphe<strong>in</strong>, disegnare).<br />
Si tratta di un metodo che si sv<strong>il</strong>uppa dopo la nascita della litografia,<br />
sperimentata dal tedesco Aloys Senefelder nel 1796.<br />
Consiste nel disegnare figure con una particolare matita grassa<br />
su una matrice di pietra e, di seguito, nel versare <strong>il</strong> colore sulla<br />
matrice. Questo si espande entro i limiti ed i bordi della figura<br />
delimitato appunto dai tratti della matita grassa. Per ogni differente<br />
colore è necessaria una differente matrice. Grazie alla<br />
cromolitografia è qu<strong>in</strong>di possib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzare tanti colori senza<br />
sbaffi, più velocemente,con maggiori sfumature e toni molto<br />
più br<strong>il</strong>lanti.<br />
Nei primi tempi le cromolitografie erano senza scritte ed erano<br />
ut<strong>il</strong>izzate come decorazione di oggetti (mob<strong>il</strong>i, scatole, ventagli<br />
e contenitori di vari prodotti). Le immag<strong>in</strong>i stampate venivano<br />
spesso ritagliate e usate per diversi passatempi (ad esempio,<br />
quello di ornare album e quaderni).<br />
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento <strong>in</strong>iziano a comparire<br />
immag<strong>in</strong>i cromolitografiche stampate su fogli o cartonc<strong>in</strong>i<br />
che pubblicizzano, con varie scritte, <strong>il</strong> prodotto da vendere.<br />
Agli <strong>in</strong>izi del Novecento questa tecnica venne (<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di massima)<br />
abbandonata con la diffusione della fotografia. Non avvenne<br />
però così bruscamente. Addirittura s<strong>in</strong>o agli <strong>in</strong>izi degli anni<br />
sessanta, sopravvissero nelle periferie italiane piccole stamperie<br />
litografiche artigianali che si servivano degli ultimi <strong>in</strong>cisori o comunque<br />
disegnatori litografi.<br />
31
32<br />
Criblè<br />
Incisione a punzone e martello.<br />
Cromofotografia<br />
Processo fotografico che permette di ottenere immag<strong>in</strong>i a<br />
colori;anche l’immag<strong>in</strong>e stessa a colori.<br />
Cromolitografia o Litografia a colori<br />
Litografia a colori ottenuta stampando successivamente sullo<br />
stesso foglio diverse matrici <strong>in</strong> pietra, ognuna per un diverso<br />
colore. La cromolitografia non è propriamente una tecnica a sè,<br />
<strong>in</strong>fatti è un’evoluzione della litografia. Il cromatismo si ottiene<br />
realizzando una matrice litografica per ogni colore necessario<br />
alla composizione dell’immag<strong>in</strong>e. Il numero delle matrici dipende<br />
qu<strong>in</strong>di dal numero dei colori e da questo dipende <strong>il</strong> risultato<br />
estetico f<strong>in</strong>ale. La tecnica litografica manuale ha avuto un grandissimo<br />
uso <strong>in</strong> tipografia per tutto <strong>il</strong> XIX secolo e si è protratto<br />
per i primi decenni del XX secolo, soppiantata gradualmente<br />
dalla Fotolitografia.<br />
Cromox<strong>il</strong>ografia<br />
X<strong>il</strong>ografia a colori ottenuta stampando successivamente sullo<br />
stesso foglio diverse matrici <strong>in</strong>cise nel legno, ognuna per un diverso<br />
colore.<br />
Cum Priv<strong>il</strong>egio<br />
In una stampa è l’autorizzazione a pubblicare la stampa con <strong>il</strong><br />
diritto di perseguire eventuali contraffattori.<br />
D<br />
Da, D’apres, After<br />
Nelle stampe antiche precede <strong>il</strong> nome dell’autore dell’opera che<br />
l’<strong>in</strong>cisore ha ricopiato.<br />
Damasch<strong>in</strong>atura<br />
Tecnica sim<strong>il</strong>e all’agem<strong>in</strong>a. Intarsio poco profondo di metalli<br />
come argento, oro, rame e leghe colorate su superfici metalliche,<br />
spesso ferro o acciaio.<br />
Dedica d’esemplare<br />
(o ex-donis): deriva dall’antica lettera dedicatoria e si diffonde<br />
col libro a stampa, dove <strong>in</strong> genere si trova nel foglio di risguardo<br />
o nella pag<strong>in</strong>a dell’occhiello. E la sola parte autografa del libro,<br />
non può essere ripensata e questo suo carattere di unicità accresce<br />
<strong>il</strong> valore del libro <strong>in</strong> cui si trova.<br />
Dedica d’opera<br />
Nasce dall’abitud<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>viare un’opera <strong>in</strong> omaggio. Si trova<br />
generalmente nella pag<strong>in</strong>a destra che segue <strong>il</strong> frontespizio e<br />
precede <strong>il</strong> testo. Nell’<strong>in</strong>cunabolo e nella c<strong>in</strong>quecent<strong>in</strong>a è spesso<br />
unita a fregi decorativi o rappresentazioni della cerimonia<br />
dell’offerta;<strong>il</strong> dedicatore è <strong>in</strong> genere l’autore, ma vi sono anche<br />
casi <strong>in</strong> cui lo sono <strong>il</strong> curatore, <strong>il</strong> traduttore, l’editore, <strong>il</strong> tipografo,<br />
lo stampatore. Tra i secoli XVI e XVII la dedica assume uno<br />
spiccato carattere adulatorio, che decade poi lentamente alla<br />
f<strong>in</strong>e del Seicento, recuperando nell’Ottocento l’orig<strong>in</strong>ario valore<br />
prefativo.<br />
Del<strong>in</strong>eavit del. delt. Del<strong>in</strong><br />
Vocabolo lat<strong>in</strong>o che significa “disegnò”.<br />
Nelle stampe antiche precede o segue <strong>il</strong> nome dell’autore del<br />
disegno che l’<strong>in</strong>cisore ha usato come modello.<br />
Diagrafia<br />
Procedimento di trasporto su pietra litografica mediante decalco<br />
a penna dell’orig<strong>in</strong>ale su taffettà gommato.<br />
Dichiarazione di M<strong>il</strong>ano sull’<strong>in</strong>cisione orig<strong>in</strong>ale - 1994<br />
Premesse<br />
La presente Dichiarazione è stata formulata tenendo presente<br />
quanto a suo tempo è stato affermato dal Comité National de<br />
la Gravure, a Parigi nel 1937, dal III Congresso Internazionale<br />
delle Arti Plastiche tenuto a Vienna nel 1960, dal Pr<strong>in</strong>t Counc<strong>il</strong><br />
of America di New York nel 1961 e dal Comité National de la<br />
Gravure a Parigi nel 1964.<br />
In ogni l<strong>in</strong>gua europea <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e “orig<strong>in</strong>ale” ha assunto un duplice<br />
significato: a) è s<strong>in</strong>onimo di “proprio delle orig<strong>in</strong>i” (Diz.<br />
Z<strong>in</strong>garelli), “che risale alle orig<strong>in</strong>i” (Diz. Devoto-Oli), “existent<br />
from the fìrst” (Oxford Dictionary); b) è s<strong>in</strong>onimo di “non riproduzione”,<br />
secondo un significato <strong>in</strong>valso anche nella tradizione<br />
grafica del XX secolo.<br />
Nella conv<strong>in</strong>zione che ciascun artista ha la libertà di eseguire le<br />
sue opere con qualsiasi tecnica, la presente Dichiarazione non<br />
vuole condannare alcun procedimento tecnico, né <strong>in</strong>tende dare<br />
al riguardo giudizi di merito. Il riconoscimento della qualifica<br />
“orig<strong>in</strong>ale” a certe stampe anziché ad altre non implica alcuna<br />
valutazione di natura etica, ma vuole costituire unicamente una<br />
precisazione di natura storico-artistica.<br />
La presente Dichiarazione, con l’uso dell’attributo “orig<strong>in</strong>ale”<br />
assunto nei significati sopra specificati, <strong>in</strong>tende porre una dist<strong>in</strong>zione<br />
fra le <strong>in</strong>cisioni che vengono eseguite secondo i criteri<br />
<strong>in</strong> uso f<strong>in</strong> dalle orig<strong>in</strong>i di ciascuna tecnica, e quelle che - pur<br />
essendo anch’esse stampe d’arte - vengono realizzate con altre<br />
tecniche.<br />
Concetto di orig<strong>in</strong>alità<br />
Un’<strong>in</strong>cisione è considerata “orig<strong>in</strong>ale” quando rispetta le due seguenti<br />
caratteristiche:<br />
a) <strong>in</strong> fase di stampa dà luogo a un’immag<strong>in</strong>e che deriva da una<br />
matrice manualmente <strong>in</strong>cisa (anche nel caso <strong>in</strong> cui l’artista si sia
servito di una base ottenuta con altri procedimenti), o predisposta<br />
sempre manualmente dallo stesso artista, con esclusione di<br />
qualsiasi mezzo fotomeccanico, allo scopo di essere impressa<br />
con <strong>in</strong>tenti estetici.<br />
b) L’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>cisa sulla matrice deve seguire la s<strong>in</strong>tassi l<strong>in</strong>guistica<br />
propria dell’<strong>in</strong>cisione, e cioè un appropriato ed <strong>in</strong>tenzionale<br />
uso delle tecniche specifiche.<br />
Per analogia una litografia viene considerata “stampa orig<strong>in</strong>ale”<br />
quando la sua immag<strong>in</strong>e è impressa da una matrice manualmente<br />
disegnata o dip<strong>in</strong>ta, allo scopo di essere stampata con<br />
<strong>in</strong>tenti estetici.<br />
Qualunque stampa che riproduca un modello, ottenuta con<br />
mezzi fotomeccanici, o con altri mezzi non manuali, di qualsivoglia<br />
tipo, non può essere chiamata “orig<strong>in</strong>ale” (e neppure “orig<strong>in</strong>aria”<br />
o “litografia autentica”).<br />
Digital Inkjet<br />
Stampa digitale che produce immag<strong>in</strong>i direttamente su materiale,<br />
tela o speciali superfici di carta da un f<strong>il</strong>e digitale attraverso<br />
un flusso di microscopiche gocce di colore controllato da un<br />
computer. Stampa a getto d’<strong>in</strong>chiostro.<br />
D<strong>il</strong>uente alla nitro<br />
È una miscela di solventi vari a rapida evaporazione <strong>in</strong> grado<br />
di assicurare i migliori risultati <strong>in</strong> condizioni diffic<strong>il</strong>i di umidità<br />
e temperatura. La sua particolare composizione consente, un<br />
ut<strong>il</strong>izzo molto vario, come: sgrassaggio, pulitura e lavaggio a<br />
freddo, d<strong>il</strong>uizione di pitture, vernici, smalti, consolidanti ecc. Applicazione<br />
del d<strong>il</strong>uente nitro ant<strong>in</strong>ebbia: Durante l’impiego è<br />
consigliab<strong>il</strong>e usare un respiratore a semimaschera con appositi<br />
f<strong>il</strong>tri per solventi.<br />
Diplografo<br />
Apparecchio per scrivere <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo <strong>in</strong> caratteri tipografici o <strong>in</strong> caratteri<br />
dell’alfabeto Bra<strong>il</strong>le.<br />
Diritto d’autore<br />
Il diritto d’autore è la posizione giuridica soggettiva dell’autore<br />
di un’opera dell’<strong>in</strong>gegno a cui i diversi ord<strong>in</strong>amenti nazionali<br />
e diverse convenzioni <strong>in</strong>ternazionali (quale la Convenzione di<br />
Berna) riconoscono la facoltà orig<strong>in</strong>aria esclusiva di diffusione e<br />
sfruttamento, ed <strong>in</strong> ogni caso <strong>il</strong> diritto ad essere <strong>in</strong>dicato come<br />
tale anche quando abbia alienato le facoltà di sfruttamento<br />
economico (diritto morale d’autore). In particolare, <strong>il</strong> diritto<br />
d’autore è una figura propria degli ord<strong>in</strong>amenti di civ<strong>il</strong> law (tra<br />
i quali l’Italia), laddove <strong>in</strong> quelli di common law esiste l’istituto<br />
del copyright.<br />
Dis<strong>in</strong>chiostrazione<br />
Trattamento che, attraverso separazione per flottazione delle<br />
particelle di <strong>in</strong>chiostro secco, ricicla la carta stampata per poterla<br />
riut<strong>il</strong>izzare nel processo di fabbricazione di carta bianca.<br />
Doppia impressione<br />
E’ un difetto causato dallo spostamento del foglio sotto <strong>il</strong> torchio<br />
<strong>in</strong> fase di stampa.<br />
Duerno<br />
Codice o libro composto da due fogli, per un totale di solo otto<br />
pag<strong>in</strong>e.<br />
Eco-wash<br />
Solvente ecologico a base di olio di cocco.<br />
E<br />
Echoppe<br />
Strumento usato per l’<strong>in</strong>cisione all’acquaforte, costituito da un<br />
manico di legno e da una punta di metallo obliqua che permette<br />
di variare <strong>il</strong> segno variando l’<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione della punta.<br />
Ectpo<br />
1. Copia di iscrizione antica. 2. Punzone per l’impressione <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />
di un grafismo. 3. Impronta <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo di medaglie, sig<strong>il</strong>li, ecc.<br />
Ectpografia<br />
Stampa <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo leggib<strong>il</strong>e dai ciechi attraverso <strong>il</strong> senso del tatto,<br />
usando i polpastrelli delle dita. Fu ideata da Valent<strong>in</strong>o Hauy nel<br />
1784. Il term<strong>in</strong>e viene talvolta erroneamente usato per <strong>in</strong>dicare<br />
ogni genere di <strong>in</strong>cisione <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo.<br />
Ediografo<br />
Apparecchio per disegnare le curve di livello dei terreni.<br />
Editore<br />
Colui che era <strong>in</strong>caricato della stampa e della vendita delle opere<br />
f<strong>in</strong>ite. In una stampa solitamente <strong>il</strong> suo nome si trova nel marg<strong>in</strong>e<br />
<strong>in</strong>feriore al centro subito sotto l’immag<strong>in</strong>e seguito da exc.<br />
che sta per excudit, imp. che sta per impressit, div. che sta per<br />
divulgavit, ecc.<br />
Edizione<br />
Insieme degli esemplari pubblicati da uno stesso editore. Le<br />
stampe sono generalmente numerate con numeri arabi. Vedi<br />
anche Tiratura.<br />
Edizione clandest<strong>in</strong>a<br />
Edizione realizzata senza <strong>il</strong> consenso e l’imprimatur (vd.) delle<br />
autorità.<br />
33
34<br />
Edizione d’autore<br />
Edizione realizzata a spese dell’autore.<br />
Edizione facsim<strong>il</strong>are<br />
Duplicato di un antico codice, edizione che consiste <strong>in</strong> una fedele<br />
riproduzione fotografica o su base fotografica (per le stampe<br />
si preferisce la forma anastatica: vd.).<br />
Edizione limitata<br />
Edizione <strong>in</strong> un ristretto numero di esemplari.<br />
Edizione numerata<br />
Edizione limitata a copie numerate progressivamente.<br />
Edizione orig<strong>in</strong>ale<br />
Edizione realizzata sotto la cura diretta dell’autore o di persona<br />
da lui autorizzata, o anche postuma, ma <strong>in</strong> qualche modo garantita<br />
da chi poteva rappresentare l’ultima volontà dell’autore.<br />
Edizione postuma<br />
Edizione pubblicata dopo la scomparsa dell’autore.<br />
Effemeride<br />
Libro nel quale un tempo si annotavano i fatti che accadevano<br />
giorno per giorno (da Efemeride menz. da S. Speroni, 1588).<br />
Voce di derivazione greca da: Ephemeris, Epi (con valore distributivo),<br />
hemera (giorno).<br />
Elettrolitica, <strong>in</strong>cisione<br />
Fenomeno di corrosione dovuto al passaggio di corrente cont<strong>in</strong>ua<br />
tra due elettrodi immersi <strong>in</strong> una soluzione.<br />
Emblema<br />
Segno grafico che rappresenta un’idea o una comunità, <strong>in</strong> qualche<br />
caso accompagnato da una sentenza. L’orig<strong>in</strong>e del term<strong>in</strong>e<br />
deriva dalla collocazione di piccole decorazioni entro altre più<br />
grandi, per esempio la parte centrale più elaborata di un pavimento,<br />
oppure un r<strong>il</strong>ievo di metallo nob<strong>il</strong>e <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> una coppa<br />
o <strong>in</strong> un piatto decorati.<br />
Emicellulosa<br />
Sostanza sim<strong>il</strong>e alla cellulosa per struttura chimica ma più fac<strong>il</strong>mente<br />
soggetta ad idrolisi ed ossidazione.<br />
Emulsione<br />
L’emulsione è una dispersione, più o meno stab<strong>il</strong>e, di un fluido<br />
sotto forma di m<strong>in</strong>utissime gocciol<strong>in</strong>e o bollic<strong>in</strong>e (fase dispersa)<br />
<strong>in</strong> un altro fluido non miscib<strong>il</strong>e (fase disperdente o veicolo).<br />
La sua stab<strong>il</strong>ità dipende da:<br />
• la densità delle due fasi;<br />
• la temperatura e la presenza di sostanze tensioattive (emulsionanti)<br />
• la presenza di elettroliti<br />
Le emulsioni fanno parte di una classe più generale di sistemi a<br />
due fasi chiamati colloidi.<br />
Tipiche emulsioni sono i sistemi acqua <strong>in</strong> olio (A/O, dove l’acqua<br />
è dispersa <strong>in</strong> olio, come per esempio nella maionese), oppure<br />
olio <strong>in</strong> acqua (O/A, dove è l’olio a essere disperso <strong>in</strong> acqua, come<br />
nei detergenti). L’emulsionante può già essere contenuto nella<br />
sostanza da emulsionare (emulsioni naturali) o viene aggiunto<br />
con <strong>il</strong> veicolo (emulsioni artificiali).<br />
Sono emulsioni naturali, stab<strong>il</strong>izzate da prote<strong>in</strong>e, <strong>il</strong> latte e <strong>il</strong><br />
burro. Le emulsioni artificiali sono ut<strong>il</strong>izzate <strong>in</strong> farmacia (olio di<br />
fegato di merluzzo emulsionato), <strong>in</strong> cosmesi (creme), nell’<strong>in</strong>dustria<br />
dei detersivi, dei lubrificanti, delle vernici, degli <strong>in</strong>setticidi,<br />
e si preparano mediante emulsionatori, costituiti da recipienti <strong>in</strong><br />
cui sono montate una o più eliche che ruotano ad alta velocità.<br />
Emulsione fotografica<br />
Sospensione d’alogenuro d’argento <strong>in</strong> gelat<strong>in</strong>a o collodio che,<br />
una volta steso su un supporto, costituisce lo strato sensib<strong>il</strong>e.<br />
Entrelacs<br />
Ornamenti costituiti da <strong>in</strong>trecci di ghirlande, fogli, nastri, entro i<br />
cui spazi vuoti sono spesso disposti nomi, <strong>in</strong>iziali o motti.<br />
Erbario<br />
Libro nel quale vengono descritte e <strong>il</strong>lustrate le piante medic<strong>in</strong>ali.<br />
Ermoglifia<br />
Incisione su pietra, detta anche litografia.<br />
Esemplare<br />
Ogni s<strong>in</strong>gola stampa ottenuta da una matrice. Copia di un documento,<br />
nel caso particolare di un documento a stampa. Al<br />
term<strong>in</strong>e esemplare si sott<strong>in</strong>tendono numerose def<strong>in</strong>izioni specifiche,<br />
tra le quali: Con Barbe; Dorato; Inf<strong>in</strong>estrato: esemplare<br />
restaurato con r<strong>in</strong>forzi <strong>in</strong> carta ai marg<strong>in</strong>i esterni dei fogli; Interfoliato:<br />
esemplare dove tra due fogli stampati sono stati <strong>in</strong>serite<br />
due carte bianche; Intonso: esemplare ancora non rif<strong>il</strong>ato<br />
al marg<strong>in</strong>e, o più specificamente esemplare ancora non aperto<br />
alle attaccature esterne dei fogli, dunque esemplare mai ut<strong>il</strong>izzato<br />
per studio o per lettura; Marg<strong>in</strong>oso: esemplare che ha larghi<br />
marg<strong>in</strong>i bianchi <strong>in</strong>torno al testo stampato; Membranaceo:<br />
esemplare scritto o stampato su pergamena.<br />
Explicit<br />
Dal lat. explicare, «avere term<strong>in</strong>e»: nei manoscritti antichi e nelle<br />
prime stampe – prima dell’<strong>in</strong>troduzione del còlophon (vd.)
– formula conclusiva del libro. Qualche volta anche formula di<br />
congedo del copista, con <strong>in</strong>dicazioni relative al titolo dell’opera,<br />
al nome dell’autore o del copista e alla data della scrittura.<br />
Essenza di petrolio<br />
L’essenza di petrolio è un solvente di orig<strong>in</strong>e m<strong>in</strong>erale ricavato<br />
dalla dist<strong>il</strong>lazione del petrolio (etere di petrolio) e si presenta<br />
come un liquido <strong>in</strong>colore contenente una piccola percentuale<br />
di sostanze aromatiche che ne determ<strong>in</strong>ano l’odore caratteristico.<br />
Grazie al buon potere solvente, soprattutto nei confronti di<br />
sostanze grasse e olii <strong>in</strong> genere, l’essenza di petrolio è impiegata<br />
come d<strong>il</strong>uente per vernici e solvente per res<strong>in</strong>e. L’essenza di<br />
petrolio è <strong>in</strong>oltre caratterizzata da un’elevata volat<strong>il</strong>ità e purezza<br />
tale da non lasciare residui ad evaporazione avvenuta.<br />
Essenza di trement<strong>in</strong>a (vera)<br />
Come residuo della dist<strong>il</strong>lazione della trement<strong>in</strong>a si ottiene la<br />
colofonia. L’ essenza di trement<strong>in</strong>a è un liquido limpido di colore<br />
leggermente ambrato e dall’odore caratteristico, ottenuto dalla<br />
dist<strong>il</strong>lazione delle gemme di p<strong>in</strong>o. Comunemente nota come<br />
acquaragia, l’ essenza di trement<strong>in</strong>a è una sostanza ad alto potere<br />
solvente ed è qu<strong>in</strong>di ut<strong>il</strong>izzata nel restauro con d<strong>il</strong>uente di<br />
pitture e vernici oleos<strong>in</strong>tetiche.<br />
Applicazione dell’essenza di trement<strong>in</strong>a: l’ essenza di trement<strong>in</strong>a<br />
può essere usata <strong>in</strong> concentrazione naturale o d<strong>il</strong>uita con<br />
essenza di lavanda. È una sostanza ad alto potere solvente ed<br />
è qu<strong>in</strong>di ut<strong>il</strong>izzata nel restauro con d<strong>il</strong>uente di pitture e vernici<br />
oleos<strong>in</strong>tetiche. Serve anche per pulire, smacchiare e per sgrassare.<br />
Bisogna chiuderla bene dopo l’uso altrimenti <strong>in</strong>giallisce<br />
ed evapora. Se si toglie la pittura dalle mani con l’ acquaragia<br />
bisogna poi lavarsi con acqua e sapone. Qualche goccia di acquaragia<br />
ammorbidisce i pennelli secchi.<br />
Attenzione: non accostare l’ essenza di trement<strong>in</strong>a a fiamme<br />
libere <strong>in</strong> quanto è fortemente <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>e.<br />
Essiccanti<br />
Additivi usati per accelerare l’essiccazione degli <strong>in</strong>chiostri grassi<br />
con veicolo costituito da oli o res<strong>in</strong>e s<strong>in</strong>tetiche siccativi.<br />
Sono costituiti da metalli (pr<strong>in</strong>cipalmente cobalto, piombo,<br />
manganese) comb<strong>in</strong>ati con acidi organici (acidi grassi, naftenici,<br />
ecc.). Si usano sotto forma di concentrati <strong>in</strong> pasta oppure liquidi<br />
da mescolare all’<strong>in</strong>chiostro <strong>in</strong> modo da avere una dispersione<br />
uniforme. L’effetto essiccante di questi composti, non ancora<br />
esaurientemente spiegato, è dovuto a un’azione catalizzatrice<br />
dell’ossidazione.<br />
Essiccatoio<br />
Accessorio di laboratorio <strong>formato</strong> da parecchi piani mob<strong>il</strong>i, tenuti<br />
a castelletto, sui quali si lasciano ad asciugare i fogli stampati.<br />
Ex libris<br />
Con la locuzione Ex libris (che <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o sta per “dai libri”) ci si riferisce<br />
ad una etichetta, solitamente ornata di figure e motti, che<br />
si applica su un libro per <strong>in</strong>dicarne <strong>il</strong> proprietario. Può fungere<br />
anche come contrassegno apposto nella parte <strong>in</strong>terna della prima<br />
pag<strong>in</strong>a di copert<strong>in</strong>a dei volumi catalogati <strong>in</strong> una biblioteca<br />
privata. Ha assunto spesso forme pregevoli che ne hanno fatto<br />
oggetto di collezione. Infatti, sovente <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e viene usato<br />
nell’ambito del collezionismo. Ragguardevole rimane la raccolta<br />
del British Museum con circa centom<strong>il</strong>a esemplari mentre a<br />
M<strong>il</strong>ano è famosa la collezione di Ach<strong>il</strong>le Bertarelli.<br />
Excudit<br />
Dicitura lat<strong>in</strong>a (= <strong>in</strong>cise) che dal sedicesimo al diciottesimo secolo<br />
veniva aggiunta al nome dell’autore sulle <strong>in</strong>cisioni calcografiche<br />
e sulle s<strong>il</strong>ografie, generalmente nelle forme abbreviate<br />
exc., excud.<br />
Ex-dono<br />
Parole scritte di proprio pugno dal donatore sull’esemplare di<br />
un libro offerto <strong>in</strong> regalo.<br />
Expertise<br />
Term<strong>in</strong>e francese, più usato del corrispondente italiano autentica.<br />
E’ <strong>il</strong> documento r<strong>il</strong>asciato e firmato da un esperto, comprovante<br />
l’autenticità o meno di un’opera d’arte. Se non é possib<strong>il</strong>e<br />
precisare la paternità dell’opera, nell’expertise viene <strong>in</strong>dicato<br />
almeno <strong>il</strong> periodo o la scuola a cui questa appartiene. L’uso<br />
dell’expertise risale alla f<strong>in</strong>e dell’Ottocento e notevole é la sua<br />
<strong>in</strong>fluenza sul valore commerciale dell’opera.<br />
Explicit<br />
è la parola <strong>in</strong>iziale della formula explicit feliciter liber, seguita da<br />
<strong>in</strong>dicazioni più o meno dettagliate su titolo, nome dell’autore,<br />
stampatore, anno e località di stampa; si trova alla f<strong>in</strong>e dei manoscritti<br />
e delle prime opere a stampa, prima dell’<strong>in</strong>troduzione<br />
del colophon. Molto ut<strong>il</strong>izzato nel secolo XVI, è poi caduto <strong>in</strong><br />
disuso.<br />
F<br />
FACIEBAT, FECIT, FECT., FEC., F.<br />
Term<strong>in</strong>e che appare nelle stampe preceduto dal nome dell’ideatore<br />
quando questo è anche l’<strong>in</strong>cisore della lastra. [Dal lat<strong>in</strong>o<br />
“ha fatto”].<br />
Facsim<strong>il</strong>e<br />
Imitazione o copia esatta, impressa o <strong>in</strong>cisa, di scritto, o normalmente<br />
riproducente manoscritti. Voce pseudolat<strong>in</strong>a di provenienza<br />
<strong>in</strong>glese (W. Scott).<br />
35
36<br />
Fecit<br />
Indica colui che ha <strong>in</strong>ciso la lastra con <strong>il</strong> bul<strong>in</strong>o o l’acquaforte.<br />
Feltro<br />
Indispensab<strong>il</strong>e per stampare un’<strong>in</strong>cisione ha <strong>il</strong> compito di ammortizzare<br />
la pressione esercitata dai rulli tra matrice e carta,<br />
permettendo così alla carta di pescare l’<strong>in</strong>chiostro dai solchi.<br />
Deve avere una superficie quasi pari al piano di stampa, con<br />
spessore variab<strong>il</strong>e da due a quattro m<strong>il</strong>limetri, di buona lana e<br />
fattura, priva di difetti quali buchi, tagli, che <strong>in</strong>ciderebbero negativamente<br />
sulla carta e sulla qualità della stampa. Il panno<br />
alsaziano è la qualità migliore, tessuto di lana solido, compatto,<br />
morbido.<br />
F<strong>il</strong>igrana<br />
Segno dist<strong>in</strong>tivo esistente talvolta nella carta e osservab<strong>il</strong>e per<br />
trasparenza, ponendo <strong>il</strong> foglio controluce.<br />
Essa si presenta come un disegno a l<strong>in</strong>ee o zone più chiare o<br />
più scure rispetto al resto del foglio ed è ottenuta facendo <strong>in</strong><br />
modo che nei posti voluti si depositi rispettivamente una quantità<br />
m<strong>in</strong>ore o maggiore di fibre. L’uso della f<strong>il</strong>igrana si sv<strong>il</strong>uppa<br />
<strong>in</strong> Italia alla f<strong>in</strong>e del XIII secolo ed è attribuito alla produzione<br />
delle cartiere fabrianesi. Il più antico testimone <strong>in</strong> carta f<strong>il</strong>igranata<br />
risale al 1282.<br />
La f<strong>il</strong>igrana, <strong>in</strong>izialmente ricavata <strong>in</strong>serendo <strong>il</strong> marchio lavorato<br />
nella forma contente la pasta di stracci, costituisce <strong>il</strong> marchio di<br />
fabbrica della cartiera produttrice e rappresenta uno dei riferimenti<br />
più importanti per la datazione e la localizzazione della<br />
carta e per la ricostruzione della storia dei codici manoscritti o<br />
a stampa.<br />
Salvo alcune eccezioni la f<strong>il</strong>igrana non era collocata nel mezzo<br />
della forma ma al centro di una delle sue metà. Stando a questa<br />
regola generale si ha che nel caso di un <strong>formato</strong> <strong>in</strong>-folio la f<strong>il</strong>igrana<br />
è collocata al centro di una delle due carte del fascicolo,<br />
<strong>in</strong> un <strong>formato</strong> <strong>in</strong>-quarto la f<strong>il</strong>igrana è posta al centro lungo la<br />
l<strong>in</strong>ea di cucitura dei fascicoli mentre <strong>in</strong> un <strong>formato</strong> <strong>in</strong>-ottavo la<br />
f<strong>il</strong>igrana si trova ancora lungo la l<strong>in</strong>ea di cucitura ma nell’angolo<br />
superiore o <strong>in</strong>feriore a seconda dell’orientamento dei fascicoli.<br />
Nel XVI secolo si diffonde l’uso di segnare con una contromarca<br />
la metà del foglio <strong>in</strong> cui non è presente la f<strong>il</strong>igrana. La contromarca<br />
è di norma una f<strong>il</strong>igrana assai semplice <strong>in</strong>dicante le <strong>in</strong>iziali<br />
del fabbricante della carta.<br />
Un repertorio molto importante per lo studio delle f<strong>il</strong>igrane è<br />
quello redatto da C.M. Briquet per quanto gli esemplari analizzati<br />
si riferiscano soltanto alle carte d’archivio.<br />
F<strong>in</strong>al<strong>in</strong>i<br />
Fregi, generalmente x<strong>il</strong>ografici nel C<strong>in</strong>quecento, calcografici nel<br />
Seicento e nel Settecento, posti alla f<strong>in</strong>e di una carta o pag<strong>in</strong>a,<br />
un capitolo o una parte di testo.<br />
Fiori di tarlo<br />
Piccole forature visib<strong>il</strong>i sulla superficie della carta <strong>in</strong> conseguenza<br />
della tarlatura; la presenza dell’<strong>in</strong>setto può anche produrre<br />
m<strong>in</strong>uscoli granuli <strong>in</strong> prossimità dei fori.<br />
Fioriture<br />
Alterazioni dell’aspetto della superficie di una pag<strong>in</strong>a o della coperta<br />
di un libro, causate da macchie di umido o muffe che assumono<br />
un colore più o meno <strong>in</strong>tenso sia <strong>in</strong> relazione alla quantità<br />
di umidità assorbita sia per la presenza di microrganismi che si<br />
cibano dei collanti presenti nell’appretto della carta.<br />
Firma<br />
Le stampe antiche non portavano alcuna firma. Le prime firme<br />
appaiono verso la metà del XV secolo, sotto forma di monogrammi<br />
<strong>in</strong>tegrati con l’<strong>in</strong>cisione. L’usanza di apporre la firma<br />
autografa a matita <strong>in</strong> basso alla stampa è recente, risalente alla<br />
f<strong>in</strong>e del XIX secolo (non era necessaria prima dell’avvento della<br />
riproduzione fotomeccanica). La firma viene apposta nell’angolo<br />
<strong>in</strong>feriore destro, giusto sotto la stampa, assieme alla data.<br />
Flessografia (stampa flessografica)<br />
Procedimento di stampa diretto che fa uso di una forma da<br />
stampa r<strong>il</strong>ievografica costituita da gomma o lastre fotopolimeriche.<br />
Fa uso di macch<strong>in</strong>e rotative pluricolari alimentate a bob<strong>in</strong>a.<br />
E’ impiegato soprattutto per la stampa di imballaggi flessib<strong>il</strong>i. E’<br />
adatto alla stampa su carta e su lam<strong>in</strong>ati plastici o accoppiati. E’<br />
ut<strong>il</strong>izzato anche per la stampa di quotidiani.<br />
Fluorografia<br />
Incisione su vetro mediante acido fluoridrico.<br />
Folio<br />
1 numero che contraddist<strong>in</strong>gue una pag<strong>in</strong>a.<br />
2 Unico numero che contraddist<strong>in</strong>gue un foglio o cartella, comprendente<br />
due pag<strong>in</strong>e.<br />
3 Foglio o cartella contraddist<strong>in</strong>ti da un solo numero e non da<br />
un numero per ogni pag<strong>in</strong>a.<br />
Forma<br />
(nella produzione della carta): Telaio di legno cui erano applicati<br />
dei f<strong>il</strong>i metallici, chiamati vergelle, parallelamente al lato più<br />
lungo del telaio ut<strong>il</strong>izzato nel processo di produzione della carta.<br />
Il telaio era attraversato da parte a parte da un certo numero<br />
di supporti detti colonnelli, cui erano attaccati i f<strong>il</strong>i chiamati<br />
f<strong>il</strong>oni. Sono i f<strong>il</strong>oni e le vergelle a dare alla carta la caratteristica<br />
vergatura e a determ<strong>in</strong>are la f<strong>il</strong>igrana. FORMA (nel processo tipografico):<br />
Telaio metallico (o di legno nel XVI sec.) <strong>in</strong> cui venivano<br />
serrate le pag<strong>in</strong>e composte di caratteri tipografici.
Formato<br />
Indica la dimensione fisica di un volume, manoscritto o a stampa,<br />
quale risulta al term<strong>in</strong>e del lavoro di assemblaggio dei fascicoli<br />
di cui è costruito e secondo la piegatura dei fogli.<br />
Formato atlantico<br />
Il più grande, quello che accoglie <strong>il</strong> foglio di cartiera e lo assembla<br />
ad altri fogli senza alcuna piegatura (adottato generalmente<br />
per manifesti e avvisi da esporre ai pubblico, album di<br />
disegni, carte geografiche, ecc.).<br />
Formato <strong>in</strong>-folio<br />
Una sola piegatura al centro del foglio, che ottiene un bifolio, 4<br />
pag<strong>in</strong>e, generalmente oltre i 38 cm.<br />
Formato <strong>in</strong>-ottavo<br />
Tre piegature e 16 pag<strong>in</strong>e, da 20 a 28 cm.<br />
Formato <strong>in</strong>-quarto<br />
Due piegature, che ottengono 8 pag<strong>in</strong>e, da 28 a 38 cm.<br />
Formato <strong>in</strong>-trentaduesimo<br />
Quattro piegature e 32 pag<strong>in</strong>e, da 15 a 20 cm.<br />
Fornello (scaldalastre)<br />
Necessario nel laboratorio per dare calore alla matrice da lavorare<br />
e stampare. E’ <strong>formato</strong> da una piastra metallica riscaldab<strong>il</strong>e<br />
mediante elettricità o gas alle temperature desiderate (termostato).<br />
Foto<strong>in</strong>cisione<br />
Procedimento fotomeccanico che ut<strong>il</strong>izza la fotografia per ricavare,<br />
su lastra di z<strong>in</strong>co o di rame sensib<strong>il</strong>izzata, un’<strong>in</strong>cisione. La<br />
lastra è preparata mediante un’emulsione fotografica e successivamente<br />
<strong>in</strong>cisa.<br />
Fotolitografia<br />
Procedimento che ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> metodo fotografico per riprodurre<br />
sulla superficie di una pietra litografica o di una lastra di z<strong>in</strong>co,<br />
preparata appositamente, un’immag<strong>in</strong>e.<br />
All’approssimarsi della f<strong>in</strong>e del XIX secolo, si sv<strong>il</strong>uppa un’altra<br />
tecnica fotomeccanica che raccoglie le esperienze dei pionieri<br />
della fotografia per applicarle alla stampa; <strong>in</strong>fatti si riesce a<br />
trasferire un’immag<strong>in</strong>e fotografica, mediante gelat<strong>in</strong>e fotosensib<strong>il</strong>i<br />
a base di albume e bicromato, su di una pietra litografica.<br />
L’immag<strong>in</strong>e fotografica ottiene gli effetti tonali mediante una<br />
ret<strong>in</strong>atura <strong>in</strong>izialmente sim<strong>il</strong>e alla trama di una garza poi ad<br />
un <strong>in</strong>treccio complesso e sempre più regolare, ret<strong>in</strong>atura ben<br />
visib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> contaf<strong>il</strong>i. Successivamente la pietra è sostituita da<br />
lastre di z<strong>in</strong>co o allum<strong>in</strong>io.<br />
Fototipia<br />
La fototipia è un processo di stampa fotografica su carta attraverso<br />
l’ut<strong>il</strong>izzo di una matrice solitamente di metallo sulla quale<br />
viene impressa l’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong> negativo da stampare. Una volta<br />
<strong>in</strong>chiostrata la matrice, essa riproduce sulla carta l’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong><br />
positivo. Inventato dal viennese Karl Kl<strong>in</strong>c nel 1879, questo metodo<br />
fu molto ut<strong>il</strong>izzato f<strong>in</strong>o alla prima guerra mondiale<br />
Fox<strong>in</strong>g<br />
Dall’<strong>in</strong>glese “ fox” volpe, per <strong>il</strong> suo colore. Indica le macchie bruno-rossastre<br />
che affiorano talora sulle stampe antiche.<br />
Frontespizio<br />
è la pag<strong>in</strong>a, di solito a <strong>in</strong>izio pubblicazione, che presenta le <strong>in</strong>formazioni<br />
più complete sul volume. I primi libri a stampa ne<br />
sono privi, ma già alla f<strong>in</strong>e del Quattrocento <strong>il</strong> frontespizio prende<br />
forma, come componimento poetico, tipo occhiello o esplicativo,<br />
arricchendosi anche di elementi decorativi come cornici<br />
x<strong>il</strong>ografiche e vignette. Nei secoli XVI e XVII si fa più prolisso e<br />
più vario, e compaiono <strong>in</strong>dicazioni di carattere pubblicitario. In<br />
epoca moderna, si cerca un maggiore equ<strong>il</strong>ibrio delle parti, le<br />
decorazioni tendono a trasferirsi sulla copert<strong>in</strong>a.<br />
Fuligg<strong>in</strong>e stemperata o bistro<br />
Inchiostro di colore bruno giallastro ottenuto partendo da fuligg<strong>in</strong>e<br />
di cam<strong>in</strong>o mac<strong>in</strong>ata poi stemperata nell’acqua gommata. Il<br />
bistro fu ut<strong>il</strong>izzato f<strong>in</strong>o al XIX secolo, <strong>in</strong> particolare da Lorra<strong>in</strong>. Gli<br />
si preferisce ormai <strong>il</strong> nero di seppia.<br />
Fusagg<strong>in</strong>e<br />
Materiale da disegno fabbricato a partire da un carbone di legno<br />
friab<strong>il</strong>e e semicarbonizzato. I tipi di legno usati più frequentemente<br />
oltre alla fusagg<strong>in</strong>e sono <strong>il</strong> salice, <strong>il</strong> tiglio, la betulla,<br />
<strong>il</strong> noce e <strong>il</strong> prugno. La fusagg<strong>in</strong>e esiste sotto forma di gessi, di<br />
matite e bastonc<strong>in</strong>i. L’uso della fusagg<strong>in</strong>e risale alla preistoria.<br />
Fustella<br />
Utens<strong>il</strong>e punzonatore <strong>in</strong> acciaio, a spigoli taglienti, usato per<br />
<strong>in</strong>cidere o tagliare per impressione, carte o cartoni, o eseguire<br />
perforazioni secondo diverse sagome o diciture perforate.<br />
G<br />
Galvanica, <strong>in</strong>cisione<br />
Procedimento elettrochimico di corrosione con corrente elettrica.<br />
Gaufrace<br />
Indica un sistema di stampa a secco (senza <strong>in</strong>chiostrazione), che<br />
si realizza attraverso una deformazione permanente della carta.<br />
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38<br />
Gelat<strong>in</strong>a animale<br />
Colle ut<strong>il</strong>izzate f<strong>in</strong>o ai primi del’900 ricavate da cascami di animali,<br />
pelli, ossa, pesce, ecc, erano spesso ut<strong>il</strong>izzate per apliccare<br />
le stampe su cartoni. Questi tipi di adesivi causano, all’opera su<br />
cui sono state applicate, macchie di colore bruno con toni che<br />
diventano sempre più scuri con l’<strong>in</strong>vecchiamento ma che fortunatamente<br />
si possono elim<strong>in</strong>are con un <strong>in</strong>tervento di restauro<br />
Giallo e arancio<br />
Tutti i gialli sono costituiti di pigmenti azoici.<br />
Sono pigmenti organici i più antichi dei quali risalgono all’<strong>in</strong>izio<br />
del secolo. Questi pigmenti hanno una forza media ed una<br />
buona colorazione.<br />
Sono abbastanza trasparenti e stab<strong>il</strong>i dal punto di vista chimico.<br />
Gialli vegetali<br />
Pigmenti estratti da camom<strong>il</strong>la, girasole, g<strong>in</strong>estra t<strong>in</strong>toria, gran<br />
celidonia, aloe. Ut<strong>il</strong>izzati per olio e tempera.<br />
Giallo di cadmio<br />
Pigmento ricavato dal solfuro di cadmio, questo pigmento è<br />
preferito agli altri perché non presenta particolari difetti, si mescola<br />
bene con <strong>il</strong> blu oltremare dando un verde <strong>in</strong>tenso. La sua<br />
gamma di toni va dal giallo limone all’arancio.<br />
Giallo di cobalto (o aureol<strong>in</strong>o)<br />
Pigmento ut<strong>il</strong>izzato soprattutto per acquarello. Se lo si adopera<br />
ad olio bisogna usarlo misto a vernice o ad essiccante perché da<br />
solo asciuga male.<br />
Giallo di cromo limone<br />
Pigmento ricavato dal cromato di piombo. E’ un giallo freddo<br />
che sporca <strong>il</strong> colore con cui viene mescolato. Se unito al bianco<br />
d’argento tende ad annerire.<br />
Giallo di gaude<br />
Pigmento estratto dalla reseda luteola. Ut<strong>il</strong>izzato per colori ad<br />
olio, tempera ed acqua.<br />
Giallo <strong>in</strong>diano<br />
Pigmento colorante estratto dall’or<strong>in</strong>a di cammelli. Si usa per<br />
tutti i sistemi pittorici.<br />
G<strong>il</strong>lot, processo<br />
Processo di foto<strong>in</strong>cisione mediante morsura chimica su lastre di<br />
z<strong>in</strong>co per realizzare clichés <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo, messo a punto nel 1850<br />
dal litografo e foto<strong>in</strong>cisore francese Firm<strong>in</strong> G<strong>il</strong>lot <strong>in</strong> sostituzione<br />
dell’<strong>in</strong>cisione su legno.<br />
Gipsografia<br />
Per questa tecnica si usano tavolette di gesso per <strong>in</strong>cidervi<br />
matrici <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo, quasi un succedaneo della x<strong>il</strong>ografia; ma la<br />
frag<strong>il</strong>ità del gesso permette solamente la stampa a mano per<br />
strof<strong>in</strong>amento.Infatti una matrice di questo materiale pressata<br />
al torchio per la stampa si romperebbe subito, anche per l’asso-<br />
luta mancanza di elasticità. Tuttavia la grande fac<strong>il</strong>ità con cui la<br />
tavola di gesso può venire <strong>in</strong>tagliata, <strong>in</strong>cisa, raschiata, con qualsiasi<br />
coltell<strong>in</strong>o, sgorbia, bul<strong>in</strong>o, o altro strumento idoneo, può<br />
offrire all’operatore differenti e <strong>in</strong>teressanti possib<strong>il</strong>ità.<br />
Glifografia<br />
Tecnica commerciale diffusa nella prima metà del XIX secolo;<br />
consentiva di ottenere un cliché metallico <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo lavorando<br />
una matrice fac<strong>il</strong>e come <strong>il</strong> gesso.<br />
Gliger<strong>in</strong>a<br />
Gliger<strong>in</strong>a Alcole trivalente che si presenta come un liquido viscoso,<br />
<strong>in</strong>colore, molto igroscopico, solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua e alcole.<br />
Si ottiene <strong>in</strong>dustrialmente per scissione dei grassi di cui è uno<br />
dei pr<strong>in</strong>cipali costituenti, e anche per fermentazione degli zuccheri.<br />
La gliger<strong>in</strong>a impiegata <strong>in</strong> moltissimi settori <strong>in</strong>dustriali:<br />
nel settore grafico si impiega specialmente come plastificante<br />
e umidificante di colloidi organici idrosolub<strong>il</strong>i (gelat<strong>in</strong>a, amido,<br />
gomma arabica, alcole poliv<strong>in</strong><strong>il</strong>ico, ecc.), <strong>in</strong> <strong>in</strong>chiostri, emulsioni<br />
fotosensib<strong>il</strong>i, ecc. Un tempo era molto usata come plastificante<br />
dei rulli con rivestimento <strong>in</strong> gelat<strong>in</strong>a.<br />
Glittica<br />
Arte di <strong>in</strong>cidere le pietre dure.<br />
Goffrage<br />
Nelle prime prove delle <strong>in</strong>cisioni, l’effetto di bassor<strong>il</strong>ievo che si<br />
vede al verso del foglio.<br />
Goffratrice<br />
Macch<strong>in</strong>a usata nell’<strong>in</strong>dustria cartaria per imprimere nella carta<br />
un disegno decorativo <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo.<br />
Goffratura<br />
Impressione <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo o <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo su carte, cartoni, cuoi, tessuti,di<br />
motivi ornamentali ripetuti su estese superfici o su bordi, senza<br />
doratura o colorazione, mediante utens<strong>il</strong>i a mano (ferri), torchi<br />
calcografici o macch<strong>in</strong>e goffratrici a c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri.<br />
Gomma<br />
Legante pittorico, generalmente ut<strong>il</strong>izzato nell’acquerello nel<br />
guazzo e nella m<strong>in</strong>iatura derivante dai prodotti di essudazione<br />
di numerose varietà di piante. Le gomme vegetali maggiormente<br />
ut<strong>il</strong>izzate <strong>in</strong> pittura sono la gomma adragante (di Morea o di<br />
Smirne, derivata dai rami dell’Astragalus), la gomma arabica<br />
(ottenuta da varie specie di Acacia, generalmente quella proveniente<br />
dal Senegal), e la gomma di c<strong>il</strong>iegio, denom<strong>in</strong>azione<br />
che <strong>in</strong>clude gli essudati di diversi alberi da frutto. A tali prodotti<br />
vegetali, dotati di proprietà agglut<strong>in</strong>anti (dalle quali deriva,<br />
nell’uso comune, la s<strong>in</strong>onimia con la colla, per <strong>in</strong>dicare gene-
icamente sostanze adesive) vengono di solito accostati altri<br />
materiali, come la gomma gutta e la gommalacca, di natura<br />
completamente diversa. La gomma gutta (o Gambogia) è <strong>in</strong>fatti<br />
un colorante naturale giallo usato <strong>in</strong> dip<strong>in</strong>ti a olio e ad acqua<br />
e <strong>in</strong> lacche per velature; la gommalacca è <strong>in</strong>vece una res<strong>in</strong>a di<br />
orig<strong>in</strong>e animale dalla quale si trae la lacca rossa, colorante dalla<br />
tonalità carm<strong>in</strong>io, sim<strong>il</strong>e al kermes.<br />
Gomma arabica<br />
Colloide organico idrosolub<strong>il</strong>e di orig<strong>in</strong>e vegetale, ottenuto<br />
come secrezione da alcune specie di acacia tropicale.<br />
La migliore qualità proviene dal Sudan (gomma Kordofan).<br />
Si presenta <strong>in</strong> pezzi rotondeggianti di colore da giallo chiaro a<br />
giallo scuro; uno dei pr<strong>in</strong>cipali costituenti della gomma arabica<br />
è l’acido arabico presente sotto forma di sali di calcio e magnesio.<br />
La gomma arabica è impiegata nel settore grafico come<br />
idrof<strong>il</strong>izzante nell’acqua di bagnatura per offset, come protettivo<br />
delle lastre litografiche e come colloide bicromatato nelle<br />
emulsioni fotosensib<strong>il</strong>i litografiche.<br />
Gomma bicromatata<br />
Il procedimento di stampa si basa sulla proprietà della gomma<br />
arabica di modificare la propria idrosolub<strong>il</strong>ità se esposta per<br />
qualche tempo alla luce. Quanto più forte è l’azione della luce<br />
sulla gomma bicromatata tanto meno fac<strong>il</strong>mente questa si scioglie.<br />
Vedi Stampe alla gomma.<br />
Gomma pane<br />
Si tratta di una gomma particolarmente morbida e modellab<strong>il</strong>e<br />
che riesce a assorbire <strong>il</strong> grasso delle dita assieme alla grafite,<br />
evitando così, se usata con cautela, sbavature nei disegni. Particolarmente<br />
<strong>in</strong>dicata per l’ut<strong>il</strong>izzo assieme a gessetti, carbonc<strong>in</strong>o<br />
o pastelli colorati. E’ molto ut<strong>il</strong>e anche per ottenere suggestive<br />
sfumature di colori o per piccoli ritocchi, dato che può essere<br />
modellata come si desidera. La gomma pane è costituita da<br />
gomma naturale o poli-isobutene, olio vegetale vulcanizzato<br />
(un economico surrogato del lattice), antiossidanti, pomice, carbonato<br />
di calcio, nerofumo e biossido di titanio. Nonostante sia<br />
erroneamente considerata una delle gomme più delicate, l’analisi<br />
al microscopio dimostra che lascia troppi residui sulla carta,<br />
piuttosto diffic<strong>il</strong>i da rimuovere e <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>i a occhio nudo. Le<br />
tracce di gomma che restano sul foglio riducono la bagnab<strong>il</strong>ità<br />
della carta e ne provocano l’<strong>in</strong>giallimento nel tempo. L’ut<strong>il</strong>izzo<br />
della gomma pane <strong>in</strong> opere artistiche deve essere attentamente<br />
vagliato, <strong>in</strong>fatti <strong>il</strong> foglio potrebbe essere sporcato <strong>in</strong> modo<br />
irreversib<strong>il</strong>e, soprattutto se ruvido. La pressione esercitata dalla<br />
mano dell’artista determ<strong>in</strong>a l’efficacia di una cancellazione priva<br />
di residui di gomma su carta.<br />
Gomma per cancellare<br />
La gomma per cancellare è uno strumento di cancelleria <strong>in</strong><br />
gomma, naturale o s<strong>in</strong>tetica, atto a rimuovere meccanicamente<br />
<strong>in</strong>chiostri o tracce di grafite da supporti di scrittura o disegno.<br />
Si divide <strong>in</strong> più tipi, dipendentemente dal tipo di tratto da rimuovere:<br />
• Gommapane, a mescola morbidissima, per disegno ornato a<br />
carbonc<strong>in</strong>o o matita morbida, o per la rimozione di impronte<br />
di grafite;<br />
• per matita, a mescola morbida;<br />
• per penna, a mescola dura, abrasiva;<br />
• a rondella ottagonale, per macch<strong>in</strong>e per scrivere, estremamente<br />
abrasiva.<br />
Con l’avvento delle penne a sfera ad <strong>in</strong>chiostro cancellab<strong>il</strong>e negli<br />
anni ottanta, sembrava che l’uso della gomma per cancellare<br />
dovesse avere un nuovo impulso. Tuttavia <strong>il</strong> crescente uso del<br />
correttore a “bianchetto” e dei correttori a nastro, legato anche<br />
all’uso sempre più diffuso del computer, sta riducendo sempre<br />
più l’impiego di questo strumento.<br />
Gommalacca<br />
La gommalacca è una sostanza res<strong>in</strong>osa naturale prodotta da<br />
punture di <strong>in</strong>setto su alberi orientali quali Ficus Religiosa o Ficus<br />
Indica. La res<strong>in</strong>a che da essi trasuda avvolge gli <strong>in</strong>setti appropriandosi<br />
del loro colore e di alcune loro sostanze. Attraverso<br />
un lungo processo di lavorazione e depurazione si ottengono<br />
queste scaglie di colore bruno dorato che vengono poi ut<strong>il</strong>izzate<br />
per la f<strong>in</strong>itura a tampone di mob<strong>il</strong>i e superfici lignee <strong>in</strong> genere.<br />
Una buona qualità di gommalacca la si può riconoscere dalle<br />
scaglie grandi di colore chiaro e dalla scarsa quantità di residuo<br />
che lascia quando arriva alla completa soluzione. Si dissolve <strong>in</strong><br />
alcool con gradazione maggiore di 94°. Essa dona alla superficie,<br />
un aspetto di particolare lucentezza che al tatto risulta asciutto<br />
e vellutato; <strong>in</strong>oltre, evidenzia le venature e le marezzature del<br />
legno dando un particolare effetto estetico.<br />
Gomma s<strong>il</strong>iconica<br />
E’ costituita da s<strong>il</strong>icio e ossigeno e grazie alla vulcanizzazione<br />
passa allo stato elastico. Non si screpola nel tempo; resiste a<br />
temperature tra i - 100° C e i + 300° C; è batteriologicamente<br />
<strong>in</strong>erte; è stab<strong>il</strong>e alle radiazioni solari. Ut<strong>il</strong>izzata per la realizzazione<br />
di calchi, consente la riproduzione di oggetti con notevoli<br />
sottosquadra.<br />
Gora<br />
Macchia giallognola prodotta dall’umidità sopra i fogli.<br />
Goup<strong>il</strong>, sistema<br />
Processo fotografico di impressione calcografica messo a punto<br />
da Henry Rousselon, direttore degli ateliers fotografici della<br />
39
40<br />
Goup<strong>il</strong> & Cie, brevettato nel 1870 con <strong>il</strong> nome di “goup<strong>il</strong>gravure”.<br />
Si basa sull’impiego di una forma <strong>in</strong> piombo ottenuta fotoglitticamente,<br />
dalla quale, attraverso un processo di galvanoplastica,<br />
si realizza una matrice metallica <strong>in</strong> rame.<br />
Grafica<br />
Il term<strong>in</strong>e grafica <strong>in</strong>dica attualmente <strong>il</strong> settore della produzione<br />
artistica orientato alla progettazione ed alla realizzazione di<br />
prodotti di comunicazione visiva.<br />
Annovera al suo <strong>in</strong>terno più settori specifici, di cui almeno due<br />
chiaramente caratterizzati: <strong>il</strong> “Graphic Design” o “Progettazione<br />
Grafica” - a cui oggi si assim<strong>il</strong>a <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dicante la categoria<br />
generale di “Grafica” - e la “Grafica d’Arte”, settore orientato alla<br />
riproduzione di opere artistiche <strong>in</strong> limitata quantità.<br />
L’arte della grafica nasce <strong>in</strong> occidente nel XV secolo dall’esigenza<br />
di produrre più esemplari di una stessa immag<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> una<br />
società dove si sta sv<strong>il</strong>uppando una nuova classe mercant<strong>il</strong>e e<br />
borghese che dispone di mezzi economici e conseguentemente<br />
elabora esigenze culturali più o meno numerose, si realizza<br />
attraverso la lavorazione di una matrice, <strong>in</strong>cisa manualmente al<br />
f<strong>in</strong>e di poter essere ut<strong>il</strong>izzata per trasportare <strong>il</strong> soggetto su un<br />
foglio attraverso l’uso di un torchio. Le tecniche di lavorazione<br />
delle matrici derivano dall’esperienza degli <strong>in</strong>cisori di metalli<br />
pregiati e ricevono un impulso fondamentale dalla quasi contemporanea<br />
<strong>in</strong>venzione del libro a stampa a caratteri mob<strong>il</strong>i,<br />
alla metà del XV secolo.<br />
Le prime immag<strong>in</strong>i a stampa sono realizzate con la tecnica della<br />
x<strong>il</strong>ografia, detta anche s<strong>il</strong>ografia, che presuppone l’uso di una<br />
matrice <strong>in</strong> legno, che l’<strong>in</strong>cisore lavora a r<strong>il</strong>ievo, cioè togliendo la<br />
parte che non deve stampare, realizzando <strong>in</strong> questo modo un<br />
supporto che presenta <strong>il</strong> disegno <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo.<br />
Già all’<strong>in</strong>izio del XVI secolo, alla x<strong>il</strong>ografia si affianca la calcografia,<br />
tecnica che ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> metallo, pr<strong>in</strong>cipalmente rame e z<strong>in</strong>co.<br />
In questo caso l’<strong>in</strong>cisore lavora <strong>in</strong> cavo, cioè scavando nel metallo<br />
<strong>il</strong> disegno da stampare. Quando l’<strong>in</strong>cisore lavora direttamente<br />
sulla lastra si parla di <strong>in</strong>cisione a bul<strong>in</strong>o, se lo strumento ut<strong>il</strong>izzato,<br />
<strong>il</strong> bul<strong>in</strong>o appunto, toglie <strong>il</strong> metallo che non serve grazie alla<br />
sua punta triangolare; oppure si parla di puntasecca, quando<br />
lo strumento a punta si limita a scalfire e spostare <strong>il</strong> metallo a<br />
lato dei solchi. Altra tecnica su metallo è quella della acquaforte,<br />
quando l’<strong>in</strong>cisione avviene <strong>in</strong>direttamente, per immersione<br />
della lastra <strong>in</strong> un acido, che si chiamava aqua fortis, lastra precedentemente<br />
coperta con una vernice resistente all’acido e disegnata,<br />
elim<strong>in</strong>ando la vernice, <strong>in</strong> corrispondenza della parti che<br />
devono subire la morsura dell’acido.<br />
Alla f<strong>in</strong>e del XVIII secolo si scopre la possib<strong>il</strong>ità di ut<strong>il</strong>izzare matrici<br />
<strong>in</strong> pietra e nasce la tecnica della litografia, con la quale le<br />
matrici <strong>in</strong> pietra calcarea, precedentemente levigate e trattate<br />
<strong>in</strong> superficie con degli acidi, sono disegnate con apposite matite<br />
grasse. In fase di stampa l’<strong>in</strong>chiostro tipografico aderisce<br />
solamente alle parti disegnate, dove trova altro <strong>in</strong>chiostro, ed è<br />
<strong>in</strong>vece resp<strong>in</strong>to dal resto della matrice. Uno degli ultimi <strong>in</strong>cisori<br />
litografi <strong>in</strong> campo commerciale (grafica pubblicitaria) è stato<br />
Franco Sassi, nato ad Alessandria nel 1912 e lì mancato nel 1993.<br />
Le sue opere sono presenti al “Gab<strong>in</strong>etto delle Stampe” di Alessandria<br />
e alla “Civica Raccolta Bertarelli” di M<strong>il</strong>ano.<br />
Grafica orig<strong>in</strong>ale<br />
Incisione orig<strong>in</strong>ale.<br />
Grafico<br />
Raffigurazione di un oggetto reale, ottenuto con l<strong>in</strong>ee e segni.<br />
Grafite<br />
E’ uno stato fisico del carbone. Se <strong>in</strong> polvere f<strong>in</strong>e, è un lubrificante<br />
ut<strong>il</strong>e <strong>in</strong> circostanze <strong>in</strong> cui oli m<strong>in</strong>erali o vegetali potrebbero<br />
attrarre la polvere. Nome dato alla piombagg<strong>in</strong>e (m<strong>in</strong>a) ut<strong>il</strong>izzata<br />
per fabbricare le m<strong>in</strong>e di matita.<br />
Grammatura<br />
Il term<strong>in</strong>e grammatura è un lemma tecnico usato nel campo<br />
della tipografia e, <strong>in</strong> generale, del settore della produzione della<br />
carta. Esso rappresenta, <strong>in</strong> modo semplicistico, la “consistenza”<br />
del foglio di carta. Non va confusa con lo “spessore” del foglio,<br />
anche se di fatto una carta di grammatura superiore avrà tendenzialmente<br />
uno spessore superiore. Tecnicamente la grammatura<br />
viene def<strong>in</strong>ita come “<strong>il</strong> peso di un foglio di carta di un<br />
metro quadro di superficie”.<br />
Grana della carta<br />
Aspetto presentato dalla superficie della carta, caratterizzato<br />
dalla disposizione dalla forma e dalle dimensioni della rugosità<br />
che essa presenta (per esempio grana f<strong>in</strong>e o grana grossa; grana<br />
regolare o irregolare). Il term<strong>in</strong>e è usato specialmente quando<br />
la grana è ottenuta ad arte, per esempio con feltri marcatori,<br />
come talune carte da disegno, nella carta Ingres, <strong>in</strong> taluni cartonc<strong>in</strong>i<br />
(nuvolato martellato).<br />
Granitoio; granitore<br />
Pallettatore o cesello per granire o zigr<strong>in</strong>are.<br />
Granitura<br />
Per granitura, nell’ambito delle tecniche d’<strong>in</strong>cisione e soprattutto<br />
per l’esecuzione dell’acquat<strong>in</strong>ta, si <strong>in</strong>tende polvere di colofonia<br />
o di bitume giudaico sm<strong>in</strong>uzzato, <strong>in</strong> quantità più o meno<br />
coprente della lastra cosparsa. Il term<strong>in</strong>e si riferisce anche al<br />
processo stesso e al suo risultato sulla lastra.<br />
Dopo aver eseguito <strong>il</strong> consolidamento delle polveri, mediante<br />
riscaldamento, e avendo successivamente morso la lastra <strong>in</strong> bagno<br />
d’acido, si potrà ancora parlare di granitura, <strong>in</strong> questo caso
ci si riferirà al contrapporsi di r<strong>il</strong>ievi che saranno <strong>in</strong>chiostrati allo<br />
scopo di contenere l’<strong>in</strong>chiostro, atto ad essere riportato su carta<br />
calcograficamente.<br />
Granitura a smalto<br />
Si spruzza su di una lastra ben pulita e sgrassata con una bomboletta<br />
spray di vernice a smalto o nitrosa, tenendosi ad una<br />
distanza di circa 30-40 centimetri e percorrendo con movimenti<br />
regolari l’<strong>in</strong>tera superficie della lastra. La vernice polverizzata si<br />
attaccherà sotto forma di m<strong>in</strong>uscole gocciol<strong>in</strong>e uniformemente<br />
su tutta la lastra. Si procede qu<strong>in</strong>di con una morsura normale,<br />
avendo però cura di non strof<strong>in</strong>are eccessivamente con la penna<br />
(di una morsura all’acido nitrico, che produce un cusc<strong>in</strong>o di<br />
bollic<strong>in</strong>e) per non compromettere l’uniformità della grana. A<br />
morsura f<strong>in</strong>ita si lava la lastra con trement<strong>in</strong>a o d<strong>il</strong>uente alla nitro,<br />
a secondo, del prodotto ut<strong>il</strong>izzato, per la grana.<br />
Alla stampa, risulterà una grana f<strong>in</strong>e, ma, fredda.<br />
Granitura a sabbia<br />
Si crivella della sabbia su di una lastra preparata con vernicetta<br />
o vernice nera, si copre con un cartonc<strong>in</strong>o e si sottopone alla<br />
pressione del torchio. La sabbia penetrata nella cera s<strong>in</strong>o al vivo<br />
della lastra lascia tanti piccoli fori, che, alla morsura daranno una<br />
grana omogenea. Al posto della sabbia possono essere ut<strong>il</strong>izzati<br />
dei fogli di carta vetrata, di grana più o meno f<strong>in</strong>e, che, potranno<br />
essere scelti a seconda del tipo desiderato.<br />
Grattage<br />
Tecnica che consiste nel raschiare con una spatola i colori precedentemente<br />
stesi sulla tela. Fu molto ut<strong>il</strong>izzata dai surrealisti.<br />
Guanti<br />
Da usare sempre durante alcune fasi del lavoro. I guanti antiacidi<br />
vanno sempre messi quando si usano prodotti corrosivi come<br />
la soda caustica e gli sverniciatori, mentre quelli <strong>in</strong> lattice possono<br />
essere <strong>in</strong>dossati nei casi <strong>in</strong> cui si maneggiano prodotti come<br />
mordenti, cere, gommalacca, vernici ed altro. Offrono una buona<br />
protezione ed evitano dei successivi e fastidiosi lavaggi delle<br />
mani. Esistono <strong>in</strong> v<strong>in</strong><strong>il</strong>e, lattice di gomma, nitr<strong>il</strong>e, cotone, ecc.<br />
H<br />
Hayter (tecnica di)<br />
Metodo d’<strong>in</strong>cisione a più livelli di una sola matrice spessa quanto<br />
serve. Questa, <strong>in</strong>chiostrata con rulli duri, semiduri e morbidi,<br />
ciascuno caricato con un colore, è posta <strong>in</strong> condizione di fornire<br />
la stampa a colori.<br />
Heliogravure<br />
Tecnica messa a punto nell’Ottocento dal francese Armand-Du-<br />
rand, che permetteva di riprodurre opere pittoriche dei Maestri<br />
del passato, mediante matrici fotografiche ottenute per eliografia.<br />
L’ heliogravure è una tecnica di stampa tipografica basata<br />
sul pr<strong>in</strong>cipio dell’acquat<strong>in</strong>ta dove la matrice <strong>in</strong> metallo viene<br />
rivestita a caldo con grani di res<strong>in</strong>a e, successivamente <strong>in</strong>cisa<br />
con acido. Il procedimento si avvale di tecniche fotografiche e<br />
parte da una prima riproduzione su lastra <strong>in</strong> vetro, si esegue poi,<br />
per contatto diretto, un trasferimento dell’immag<strong>in</strong>e mediante<br />
esposizione ad una fonte lum<strong>in</strong>osa, su carta con gelat<strong>in</strong>a fotosensib<strong>il</strong>e<br />
immergendo la carta <strong>in</strong> acqua si elim<strong>in</strong>a la gelat<strong>in</strong>a non<br />
esposta. Si prende qu<strong>in</strong>di la lastra di metallo preventivamente<br />
rivestita con la res<strong>in</strong>a <strong>in</strong> grani (vedi acquat<strong>in</strong>ta) e vi si applica<br />
la carta fotosensib<strong>il</strong>e impressionata. Questo contatto trasferisce<br />
la gelat<strong>in</strong>a esposta (e qu<strong>in</strong>di l’immag<strong>in</strong>e) dalla carta alla lastra.<br />
Immergendo quest’ultima <strong>in</strong> acido si esegue la morsura. L’heliogravure<br />
presenta le caratteristiche dell’<strong>in</strong>cisione calcografica<br />
e cioè l’ impronta della lastra. Analizzando l’immag<strong>in</strong>e si evidenzia<br />
la struttura f<strong>in</strong>e dell’acquat<strong>in</strong>ta con i toni sfumati. Talvolta è<br />
difficoltoso dist<strong>in</strong>guerla dalle tecniche manuali.<br />
I<br />
Iconografia<br />
L’iconografia – parola di orig<strong>in</strong>e greca - è un ramo della storia<br />
dell’arte che si occupa della descrizione, classificazione e <strong>in</strong>terpretazione<br />
di quanto raffigurato nelle opere d’arte.<br />
Può riferirsi a personaggi o avvenimenti storici, così come a ricerche<br />
su temi religiosi, che a partire dal XVI secolo hanno visto<br />
una fioritura notevole di studi e pubblicazioni. Nell’ambito<br />
della ricerca storica, l’iconografia si occupa di quelle immag<strong>in</strong>i<br />
che possono rappresentare una fonte documentaria per la ricostruzione<br />
di eventi storici specifici, usanze di determ<strong>in</strong>ate<br />
popolazioni, mezzi di locomozione terrestri e navali, mentre gli<br />
studi archeologici traggono dall’iconografia la documentazione<br />
relativa a dettagli architettonici, abbigliamento, monete, gioielli,<br />
oggetti di uso comune.<br />
Iconologia<br />
L’iconologia (dal greco eikōn, immag<strong>in</strong>e e Logía discorso, qu<strong>in</strong>di<br />
descrizione approfondita dell’immag<strong>in</strong>e) è una branca della storia<br />
dell’arte che si occupa di ricercare la spiegazione delle immag<strong>in</strong>i,<br />
dei simboli e delle figure allegoriche dell’arte.<br />
L’iconologia si differenzia dall’iconografia, perché questa si occupa<br />
della descrizione dei temi presenti nell’opera d’arte, mentre<br />
l’iconologia ha lo scopo di <strong>in</strong>terpretare gli stessi temi.<br />
Uno dei padri di questa discipl<strong>in</strong>a relativamente giovane fu Aby<br />
Warburg (1866-1929).<br />
Idrof<strong>il</strong>o<br />
Che assorbe fac<strong>il</strong>mente acqua.<br />
41
42<br />
Idrofobia<br />
Per idrofobia s’<strong>in</strong>tende la proprietà fisica delle molecole di essere<br />
resp<strong>in</strong>te dall’acqua. Il term<strong>in</strong>e deriva dal greco hydros, acqua,<br />
e phobos, paura. Le specie idrofobe o lipof<strong>il</strong>e tendono ad essere<br />
elettricamente neutre e apolari, e preferiscono solventi neutrali<br />
o apolari e ambienti molecolari. Idrofobico è spesso sostituito<br />
con i term<strong>in</strong>i oleoso e lipof<strong>il</strong>ico.<br />
Idrofugo<br />
Impermeab<strong>il</strong>e; si dice di sostanze che non si lasciano bagnare<br />
dall’acqua e che servono a rendere idrorepellenti altri materiali.<br />
Idrossido di sodio (soda caustica)<br />
L’idrossido di sodio (talvolta denom<strong>in</strong>ato impropriamente idrato<br />
di sodio[1]) è una base m<strong>in</strong>erale forte, solido a temperatura<br />
ambiente, estremamente igroscopico e deliquescente, spesso<br />
venduto <strong>in</strong> forma di gocce biancastre dette perle o pasticche;<br />
la sua formula chimica è NaOH. Il suo numero CAS è 1310-73-2.<br />
Commercialmente è noto anche come soda caustica.<br />
È molto solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua (oltre 1 kg per litro a 20 °C) ed abbastanza<br />
solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> etanolo (139 g/l). La sua dissoluzione è<br />
accompagnata da un consistente sv<strong>il</strong>uppo di calore; nel caso<br />
dell’etanolo o di altri solventi organici, tale calore può pers<strong>in</strong>o<br />
far <strong>in</strong>fiammare i vapori del solvente. Viene conservato <strong>in</strong> recipienti<br />
sig<strong>il</strong>lati perché igroscopico (tende ad assorbire l’umidità<br />
dell’aria) e perché reagisce fac<strong>il</strong>mente con <strong>il</strong> biossido di carbonio<br />
dell’aria trasformandosi <strong>in</strong> idrogenocarbonato di sodio e<br />
carbonato di sodio, <strong>il</strong> fenomeno prende <strong>il</strong> nome di carbonatazione.<br />
A livello domestico trova uso sotto forma di soluzione<br />
acquosa nei prodotti per disgorgare gli scarichi dei lavelli; va<br />
comunque maneggiato con una certa cautela, dato che provoca<br />
ustioni per contatto con la pelle e cecità per contatto con gli<br />
occhi.Tra gli additivi alimentari, è identificato dalla sigla E 524 È<br />
molto usato <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> elettronica per la produzione di circuiti<br />
stampati mediante la foto<strong>in</strong>cisione; è <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per rimuovere<br />
<strong>il</strong> photoresist impressionato dai raggi UV. Viene ut<strong>il</strong>izzato<br />
anche <strong>in</strong> bagni termostatici per lo sv<strong>il</strong>uppo delle pellicole di<br />
nitrocellulosa LR 115 usate per la misurazione della concentrazione<br />
di gas radon.<br />
Imbarcamento<br />
Deformazione della superficie del foglio di carta che tende ad<br />
arrotolarsi su sé stesso.<br />
Imbarcatura<br />
Deformazione (a conca o a fondo di barca) della lastra metallica<br />
sottoposta a riscaldamento o a pressione eccessivi.<br />
Imbozzimato<br />
Il foglio di carta asciutto e reso impermeab<strong>il</strong>e all’<strong>in</strong>chiostro me-<br />
diante la collatura, fatta <strong>in</strong> oriente con colle perlopiù vegetali<br />
mentre <strong>in</strong> occidente si preferiscono le colle animali.<br />
Imbutire<br />
Bombare una lastra, <strong>in</strong> genere battendola con un martello a testa<br />
tonda <strong>in</strong> un <strong>in</strong>cavo adatto scavato <strong>in</strong> un tronco di legno o <strong>in</strong><br />
un panetto di piombo.<br />
Imbutitore<br />
Punzone a testa tonda che si usa con la bottoniera. Anche punzoni<br />
da sbalzo a testa variamente formata e stondata.<br />
Impressione<br />
Trasferimento dell’<strong>in</strong>chiostro dalla matrice alla carta per mezzo<br />
di torchi, <strong>in</strong>teso anche come immag<strong>in</strong>e che consegue ad una<br />
tecnica di stampa, lo stesso di prova, stampa, <strong>in</strong>cisione.<br />
IMPRESSIT, IMP.<br />
Term<strong>in</strong>e lat<strong>in</strong>o “stampò”. Nelle <strong>in</strong>cisioni precede <strong>il</strong> nome dello<br />
stampatore.<br />
Imp. lith.<br />
Nelle litografie precede <strong>il</strong> nome dello stampatore. [Dal lat<strong>in</strong>o<br />
“stampò litograficamente”].<br />
Imprimatur<br />
Voce lat<strong>in</strong>a che <strong>in</strong> italiano significa letteralmente “Si Stampi”.<br />
Formula della licenza di stampare un libro sottoposto all’autorità<br />
del censore religioso (da Tommaseo Bell<strong>in</strong>i, 1865).<br />
Impronta della matrice<br />
R<strong>il</strong>ievo lasciato dalla matrice sulla carta durante la stampa, eseguita<br />
a mano o con <strong>il</strong> torchio. Vedi Schiaccio.<br />
Impronto<br />
E’ propriamente <strong>il</strong> che appare sul verso (volta, V.) di<br />
un foglio quando è , cioè stampato sul recto (bianca)<br />
e viceversa.<br />
Incavografia<br />
L’<strong>in</strong>cavografia è un procedimento di stampa nel quale le parti<br />
stampanti della forma sono <strong>in</strong>cavate, al contrario della x<strong>il</strong>ografia,<br />
dove sono <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo. Dell’<strong>in</strong>cavografia fanno parte la calcografia<br />
e la rotocalcografia. La prima è ut<strong>il</strong>izzata per la stampa<br />
d’arte, e la seconda per i giornali e le riviste <strong>il</strong>lustrate.<br />
Inchiostratura<br />
Stesura dell’<strong>in</strong>chiostro su una matrice da stampa, effettuata con<br />
rullo, pennello, tampone o spatola, a secondo che sia una matrice<br />
x<strong>il</strong>ografica, calcografica, ecc…
Inchiostro<br />
Dal lat<strong>in</strong>o encaustum o atramentum: bruciato. I primi <strong>in</strong>chiostri<br />
erano soluzioni a base di fuligg<strong>in</strong>e e legno bruciato. Genericamente<br />
si può dire che sono composti da un veicolo (olio di noce)<br />
e da pigmenti. Gli <strong>in</strong>chiostri si differenziano molto a seconda del<br />
tipo di stampa <strong>in</strong> cui sono usati. La consistenza, <strong>il</strong> corpo e altre<br />
proprietà operative dipendono pr<strong>in</strong>cipalmente da due variab<strong>il</strong>i:<br />
la viscosità ed <strong>il</strong> tiro.<br />
Inchiostro autografico<br />
Inchiostro grasso speciale per disegni o stampe da trasportare o<br />
eseguire su pietre litografiche o lastre di z<strong>in</strong>co.<br />
Contiene sego, colofonia, cera e nerofumo <strong>in</strong> varie proporzioni.<br />
Inchiostri calcografici<br />
La stampa calcografica ha diverse caratteristiche tutte particolari.<br />
La parte stampante della matrice è <strong>in</strong>cisa. La matrice (o lastra)<br />
viene riscaldata a 50-70°C. Essa viene ricoperta <strong>in</strong>teramente<br />
d’<strong>in</strong>chiostro: la parte eccedente viene asportata con una tarlatana,<br />
di modo che l’<strong>in</strong>chiostro resti solamente nelle parti <strong>in</strong>cise. La<br />
carta viene <strong>in</strong>umidita. La stampa avviene su torchio, mettendo i<br />
fogli a mano, per la stampa di <strong>in</strong>cisioni artistiche <strong>in</strong> pochi esemplari<br />
(acqueforti, puntesecche). I tratti stampati riescono di uno<br />
spessore notevole, f<strong>in</strong>o a uno o due decimi di m<strong>il</strong>limetro, tanto<br />
che si sentono agevolmente col dito. L’<strong>in</strong>chiostro perciò non ha<br />
necessità di avere una grande <strong>in</strong>tensità t<strong>in</strong>toriale.<br />
E’ <strong>in</strong>vece necessario che conservi una certa compattezza anche<br />
a caldo ma con uno strappo m<strong>in</strong>imo. A caldo deve cioè presentarsi<br />
piuttosto burroso, <strong>in</strong> modo da fac<strong>il</strong>itare la stesa sulla lastra<br />
e la pulizia con la garza. L’<strong>in</strong>chiostro deve perciò essere esente<br />
da ogni possib<strong>il</strong>ità di st<strong>in</strong>gimento per effetto dell’acqua alcal<strong>in</strong>izzata.<br />
Ciò è necessario anche per <strong>il</strong> fatto che si stampa su carta<br />
umida. E’ anche necessario che l’<strong>in</strong>chiostro permetta una fac<strong>il</strong>e<br />
pulizia della lastra ma non tenda ad abbandonare i tratti <strong>in</strong>cisi.<br />
Deve <strong>in</strong>vece passare fac<strong>il</strong>mente e <strong>il</strong> più completamente possib<strong>il</strong>e<br />
sulla carta che vien premuta contro la lastra per l’impressione.<br />
L’<strong>in</strong>chiostro deve essiccare penetrando <strong>il</strong> meno possib<strong>il</strong>e nella<br />
carta <strong>in</strong> modo che la stampa f<strong>in</strong>ale essiccata risulti abbastanza<br />
ricca di legante e non tenda né a screpolarsi, ne a venir via per<br />
sfregamento. Tenendo conto di tutto, ciò gl’<strong>in</strong>chiostri calcografici<br />
sono a freddo piuttosto duri, rigidi.<br />
L’<strong>in</strong>tensità non è necessaria, ma i pigmenti devono essere solidissimi<br />
sia alla luce e all’acqua sia agli altri agenti (alcali, acidi,<br />
solventi, ecc.).<br />
Inchiostri metallo-gallici<br />
Tipo di <strong>in</strong>chiostri ut<strong>il</strong>izzati a partire dal sec. XII. Ne esistono numerose<br />
ricette, solitamente a base di acido gallico, solfato di ferro<br />
o di rame e gomma arabica. Freschi sono di un colore grigio<br />
scuro, tendente al viola; <strong>in</strong>vecchiando vanno dal bruno cupo<br />
all’arancio chiaro. Degenerano rapidamente e, a causa della<br />
loro acidità, distruggono le fibre della carta corrodendole. Inc. /<br />
<strong>in</strong>cid. / <strong>in</strong>cidit / Incisor<br />
Abbreviazione posta sulle <strong>in</strong>cisioni litografiche o calcografiche<br />
per <strong>in</strong>dicare <strong>il</strong> nome dell’<strong>in</strong>cisore del disegno (che può essere<br />
diverso da quello dell’ideatore del disegno stesso).<br />
In. / <strong>in</strong>v. / <strong>in</strong>venit / <strong>in</strong>ventor<br />
Abbreviazione posta sulle <strong>in</strong>cisioni litografiche o calcografiche<br />
per <strong>in</strong>dicare <strong>il</strong> nome dell’ideatore del disegno (che può essere<br />
diverso da quello dell’<strong>in</strong>cisore).<br />
Incisione<br />
Si dice per tutte le tecniche con cui si ottengono matrici da<br />
stampa con la superficie segnata da solchi, o comunque dove<br />
si asporti del materiale, come nella x<strong>il</strong>ografia e calcografia <strong>in</strong><br />
genere. Inoltre con questo term<strong>in</strong>e si def<strong>in</strong>isce sia <strong>il</strong> disegno <strong>in</strong>ciso<br />
sulla lastra, sia l’immag<strong>in</strong>e su carta che ne consegue dopo <strong>il</strong><br />
procedimento di stampa.<br />
Incisione al bul<strong>in</strong>o<br />
È chiamata anche <strong>in</strong>cisione a taglio dolce.<br />
Il bul<strong>in</strong>o è sim<strong>il</strong>e all’acquaforte, perché esso pure ha i tratti <strong>in</strong>cisi,<br />
ma riguardo alla tecnica è tutto diverso. Nell’acquaforte si ottiene<br />
l’<strong>in</strong>cisione col mezzo degli acidi, mentre nel bul<strong>in</strong>o è la mano<br />
che guida <strong>il</strong> ferro: essa <strong>in</strong>cide sulla lastra nuda senza preparazione<br />
di vernice, con tagli <strong>in</strong>crociati e misurati.<br />
Incisione <strong>in</strong> cavo<br />
Tecnica <strong>in</strong>cisoria, generalmente su lastra metallica (rame, z<strong>in</strong>co,<br />
acciaio, ferro, ottone, allum<strong>in</strong>io), attraverso la quale si ottiene<br />
una stampa su carta <strong>in</strong>chiostrando i solchi e lasciando bianchi<br />
i r<strong>il</strong>ievi. Il procedimento può essere diretto, con uno strumento<br />
<strong>in</strong>cisorio maneggiato dall’artista, oppure <strong>in</strong>diretto attraverso la<br />
morsura di un acido corrosivo.<br />
Incisione diretta<br />
Si compie agendo con gli arnesi a punta sulla lastra di metallo<br />
nudo.<br />
Incisione <strong>in</strong>diretta<br />
Si usa <strong>il</strong> mordente adatto, che corrode i tratti lasciati scoperti<br />
dalla punta sulla preparazione cerosa del metallo.<br />
Incisione <strong>in</strong> piano<br />
Tecnica <strong>in</strong>cisoria che non ut<strong>il</strong>izza matrici né <strong>in</strong> cavo né <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo;<br />
appartengono a questa tecnica la litografia e la serigrafia.<br />
Incisione <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />
Tecnica <strong>in</strong>cisoria per ottenere una stampa su carta attraverso<br />
43
44<br />
l’<strong>in</strong>chiostrazione delle parti non <strong>in</strong>cise, cioè i r<strong>il</strong>ievi, di una matrice.<br />
Incisione orig<strong>in</strong>ale<br />
E quella <strong>in</strong>teramente concepita e manualmente eseguita dallo<br />
stesso artista, escludendo qualsiasi processo fotomeccanico.<br />
Incisore<br />
Che esegue l’<strong>in</strong>cisione di una lastra da ut<strong>il</strong>izzare come matrice<br />
per la stampa di immag<strong>in</strong>i. In una stampa solitamente <strong>il</strong><br />
suo nome si trova nel marg<strong>in</strong>e <strong>in</strong>feriore a destra subito sotto<br />
l’immag<strong>in</strong>e seguito da <strong>in</strong>c. che sta per <strong>in</strong>cidit, sculp. che sta per<br />
sculpsit, fec. che sta per fecit, ecc.<br />
Incisore d’<strong>in</strong>venzione<br />
E’ colui che ha <strong>in</strong>ventato l’immag<strong>in</strong>e e trasferita sulla matrice.<br />
Incisione di traduzione<br />
Mentre nella stampa d’<strong>in</strong>venzione l’<strong>in</strong>cisore è anche <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />
dell’ideazione del soggetto, l’<strong>in</strong>cisione di traduzione <strong>in</strong>dica<br />
<strong>in</strong> genere le stampe che riproducono dip<strong>in</strong>ti, sculture o disegni<br />
realizzati nei secoli da artisti diversi rispetto all’<strong>in</strong>cisore stesso;<br />
strumento <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e di studio, l’<strong>in</strong>cisione di traduzione è<br />
stata fondamentale per gli studiosi, i collezionisti, la storiografia<br />
artistica e la didattica accademica. Del suo valore documentario<br />
si ebbe completa consapevolezza nel Settecento, quando si sostenne<br />
l’importanza della stampa riproduttiva come unico mezzo<br />
per rendere accessib<strong>il</strong>e la visione di opere sparse ovunque,<br />
dentro e fuori d’Italia; <strong>in</strong>somma, la si può considerare antesignana<br />
della fotografia per efficacia divulgativa.<br />
Incisione sull’avorio<br />
Dopo aver ben pulita la superficie con pomice f<strong>in</strong>amente polverizzata,<br />
scaldasi alquanto e vi si stende sopra un leggero strato<br />
di vernice da <strong>in</strong>cisori, <strong>in</strong>di con uno sp<strong>il</strong>lo si traccia <strong>il</strong> disegno.<br />
Circondata poi la piastra con orlo della solita cera da <strong>in</strong>cisori <strong>in</strong><br />
rame, vi si versa sopra acido solforico concentrato. Un leggero<br />
calore fac<strong>il</strong>ita la operazione e la rende più pronta: l’acido può<br />
mutarsi se per umidità attratta dall’aria scemasse di azione. Può<br />
anche adoprarsi <strong>in</strong>vece acido idroclorico, <strong>il</strong> quale corrode profondamente;<br />
ed <strong>in</strong> luogo di vernice usar cera semplice, stesa con<br />
un pezzuollo di sughero. Tolto l’acido, staccasi la vernice con essenza<br />
di trement<strong>in</strong>a. volendo che le l<strong>in</strong>ee del disegno riescano<br />
colorate <strong>in</strong> rosso bruno, adoprasi soluzione d’oro; volendo che<br />
riescan nere, soluzione d’argento. In ambi i casi poca quantità è<br />
bastante, e si può anche stenderla semplicemente sulle tracce<br />
del disegno con un pennello. Quando le soluzioni hanno corroso<br />
abbastanza, lavasi l’avorio con acqua e si lascia seccare al sole<br />
pur un ora o due, levandosi poscia la vernice come si è detto.<br />
Incrudimento<br />
Indurimento che subisce <strong>il</strong> metallo per modifica della grana cristall<strong>in</strong>a<br />
a seguito delle lavorazioni meccaniche. Si elim<strong>in</strong>a con<br />
la ricottura<br />
Incunaboli<br />
Con <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>cunabolo (o <strong>in</strong>cunabulo) si def<strong>in</strong>isce convenzionalmente<br />
un documento stampato con la tecnologia dei caratteri<br />
mob<strong>il</strong>i e realizzato tra la metà del XV secolo e l’anno 1500<br />
<strong>in</strong>cluso. A volte è detto anche quattrocent<strong>in</strong>a.<br />
Secondo alcuni studiosi, soprattutto di area anglosassone, la<br />
def<strong>in</strong>izione di <strong>in</strong>cunabolo, che deriva dal lat<strong>in</strong>o <strong>in</strong>cunabulum<br />
(plurale <strong>in</strong>cunabula) e significa “<strong>in</strong> culla”, può essere estesa anche<br />
ad edizioni realizzate nei primi vent’anni del C<strong>in</strong>quecento,<br />
<strong>in</strong> quanto f<strong>in</strong>o a quel limite cronologico i libri presentano delle<br />
caratteristiche comuni con quelli stampati nel XV secolo.<br />
Generalmente gli <strong>in</strong>cunaboli non presentano un frontespizio,<br />
ma solo una <strong>in</strong>dicazione spesso approssimativa, che riporta <strong>il</strong><br />
nome dell’autore dell’opera e un titolo nell’<strong>in</strong>cipit. Il primo frontespizio<br />
compare <strong>in</strong> Italia nel 1476. Le note tipografiche, cioè le<br />
<strong>in</strong>dicazioni sulle responsab<strong>il</strong>ità dello stampatore sono, quando<br />
presenti, riportate nel colophon. Questo perché i primi libri realizzati<br />
con i caratteri mob<strong>il</strong>i tendevano ad imitare l’aspetto dei<br />
libri manoscritti, dove spesso, viste le loro modalità di produzione,<br />
tali <strong>in</strong>dicazioni erano del tutto superflue.<br />
Gli <strong>in</strong>cunaboli sono qu<strong>in</strong>di i primi libri moderni, cioè realizzati<br />
<strong>in</strong> serie con delle modalità proto-<strong>in</strong>dustriali, ma circa 10.000 dei<br />
40.000 testi noti sono costituiti da fogli sciolti, <strong>in</strong> quanto la nuova<br />
tecnologia permetteva di realizzare anche bandi, proclami,<br />
lettere di <strong>in</strong>dulgenza, modulistica, etc. Al mondo vi sono circa<br />
450.000 <strong>in</strong>cunaboli (di molti testi esistono svariate copie) di<br />
questi circa 110.000 si trovano <strong>in</strong> Italia. Sono considerati prodotti<br />
molto preziosi e conservati <strong>in</strong> musei e biblioteche specialistiche.<br />
L’<strong>in</strong>cunabolo più antico è la Bibbia <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o stampata da<br />
Gutenberg nel 1453 o 1455.<br />
In-folio<br />
Formato ottenuto piegando <strong>in</strong> due un foglio di stampa.<br />
Ingiallimento della carta<br />
E’ la colorazione giall<strong>in</strong>a più o meno <strong>in</strong>tensa che le carte bianche<br />
assumono per effetto degli agenti chimici e fisici esterni, come<br />
tal uni componenti dell’aria, <strong>il</strong> calore, la luce, con preponderanza<br />
di quest’ultima.<br />
L’<strong>in</strong>giallimento più pronunciato si riscontra nella pastalegno e<br />
nelle carte che la contengono, perché per esposizione alla luce<br />
solare la lign<strong>in</strong>a contenuta <strong>in</strong> questa materia fibrosa si altera<br />
profondamente e iscurisce.<br />
Tuttavia anche le cellulose bianchite, che sono prive di lign<strong>in</strong>a,<br />
<strong>in</strong>gialliscono.
In questo caso <strong>il</strong> fenomeno è attribuito alla presenza delle emicellulose<br />
e di cellulosa degradata formatasi durante la sbianca,<br />
come pure al contenuto di carbon<strong>il</strong>e del materiale.<br />
L’<strong>in</strong>giallimento dipende dalla lunghezza d’onda della luce ed è<br />
più accentuato se questa è ricca di raggi ultravioletti.<br />
L’alterazione della lign<strong>in</strong>a è dovuta appunto al fatto che essa<br />
presenta un forte assorbimento per i raggi ultravioletti, i quali<br />
esercitano anche una certa azione degradante sulla cellulosa.<br />
La valutazione dell’<strong>in</strong>giallimento è fatta <strong>in</strong> base alla dim<strong>in</strong>uzione<br />
di grado di bianco che la carta subisce.<br />
Iniziale (o capolettera)<br />
Lettera <strong>in</strong>tesa come la prima di un libro, di<br />
un capitolo di un paragrafo. Talvolta le <strong>in</strong>iziali danno un notevole<br />
apporto alle qualità artistico tipografiche di un libro.<br />
Iniziale decorata<br />
Abbellita da elementi ornamentali.<br />
Iniziale figurata<br />
Con lettera composta di personaggi o animali che<br />
st<strong>il</strong>izzati compongono la lettera.<br />
Iniziale f<strong>il</strong>igranata<br />
Inserita <strong>in</strong> arabeschi.<br />
Iniziale fiorita<br />
Abbellita da decorazioni vegetali.<br />
Iniziale istoriata<br />
Quando all’<strong>in</strong>terno dell’<strong>in</strong>iziale viene riprodotta<br />
una scena.<br />
Iniziale parlata<br />
Quando l’<strong>in</strong>iziale del testo, abbellita da una scena,<br />
riproduce <strong>in</strong> quest’ultima anche la <strong>visualizza</strong>zione iconografica<br />
del testo scritto.<br />
Iniziale zoomorfa<br />
Riproduce le sembianze di un animale.<br />
Intaglio<br />
Tecnica decorativa realizzata asportando parte del materiale<br />
con appositi strumenti secondo determ<strong>in</strong>ati disegni. E’ uno dei<br />
procedimenti ornamentali più usati nelle arti applicate; l’<strong>in</strong>taglio<br />
può essere realizzato a <strong>in</strong>cavo, a r<strong>il</strong>ievo (che a seconda del<br />
grado di sporgenza viene def<strong>in</strong>ito basso, medio o alto) e a traforo,<br />
se passa l’oggetto da parte a parte.<br />
Intaglio a granito (acquaforte a granito)<br />
Tecnica che imita la matita, mescolando l’acquaforte, <strong>il</strong> bul<strong>in</strong>o<br />
e la puntasecca.<br />
Interass<strong>il</strong>e<br />
Procedimento di <strong>in</strong>cisione <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo su lastre metalliche, basato<br />
sull’impiego di bul<strong>in</strong>i e punzoni.<br />
Il metodo è analogo alla s<strong>il</strong>ografia e fu applicato fra <strong>il</strong> qu<strong>in</strong>dicesimo<br />
e <strong>il</strong> sedicesimo secolo per eseguire tirature elevate su<br />
pergamena; è stato abbandonato <strong>in</strong> seguito all’avvento della<br />
calcografia.<br />
Intercolumnio<br />
Nella pag<strong>in</strong>a del manoscritto antico, ma anche delle stampe, lo<br />
spazio tra una colonna e l’altra, quando <strong>il</strong> testo è scritto su due<br />
o più colonne.<br />
Ipoazotide<br />
Il diossido di azoto (o perossido di azoto, noto anche come ipoazotide,<br />
specie se <strong>in</strong> forma dimera, N2O4) è un gas rosso bruno<br />
a temperatura ord<strong>in</strong>aria dall’odore soffocante, irritante e caratteristico.<br />
È più denso dell’aria, pertanto i suoi vapori tendono a<br />
rimanere a livello del suolo.<br />
Ha formula chimica NO2, <strong>il</strong> suo numero CAS è 10102-44-0.<br />
Il diossido di azoto è un forte irritante delle vie polmonari; già a<br />
moderate concentrazioni nell’aria provoca tosse acuta, dolori al<br />
torace, convulsioni e <strong>in</strong>sufficienza circolatoria. Può <strong>in</strong>oltre provocare<br />
danni irreversib<strong>il</strong>i ai polmoni che possono manifestarsi<br />
anche molti mesi dopo l’attacco. È emesso soprattutto dai motori<br />
diesel ed è ritenuto cancerogeno.<br />
È un forte agente ossidante e reagisce violentemente con materiali<br />
combustib<strong>il</strong>i e riducenti. Reagisce con acqua disproporzionandosi<br />
<strong>in</strong> acido nitrico e ossido di azoto. In presenza di acqua è<br />
<strong>in</strong> grado di ossidare diversi metalli.<br />
3 NO2 + H2O → 2 HNO3 + NO<br />
Isotteri<br />
Più comunemente conosciuti come termiti, si nutrono di carta,<br />
cuoio, pergamena ed altri materiali.<br />
J<br />
JPEG (Jo<strong>in</strong>t Photographic Experts Group)<br />
Standard per la rappresentazione di immag<strong>in</strong>i che produrranno<br />
dei f<strong>il</strong>es compressi. Il <strong>formato</strong> JPEG rappresenta le immag<strong>in</strong>i con<br />
16 M<strong>il</strong>ioni di colori.<br />
45
46<br />
K<br />
Karibari<br />
Speciale pannello giapponese composto da una rete <strong>in</strong> legno<br />
di cedro coperto, sui due lati , da veri strati di carta giapponese.<br />
Keepsake<br />
Raccolte di scritti vari, miscellanee di racconti e poesie <strong>il</strong>lustrati,<br />
generalmente arricchite da <strong>in</strong>cisioni su acciaio ed eleganti legature,<br />
aventi <strong>il</strong> carattere di strenne annuali, diffuse soprattutto<br />
<strong>in</strong> Gran Bretagna fra gli anni Trenta e Quaranta dell’ottocento.<br />
L<br />
Lacca<br />
In orig<strong>in</strong>e res<strong>in</strong>a di orig<strong>in</strong>e animale dalla quale, una volta purificata,<br />
si otteneva un colorante rosso o res<strong>in</strong>a vegetale ottenuta<br />
per <strong>in</strong>cisione della corteccia di Rhus vernicifera, o “albero della<br />
lacca”. Componente di base per la fabbricazione di una pregiata<br />
vernice usata per decorare oggetti d’arte. Per estensione, <strong>il</strong><br />
term<strong>in</strong>e lacca è stato applicato a tutti quei materiali pittorici costituiti<br />
da una sostanza organica colorata e una base <strong>in</strong>erte - solitamente<br />
idrossido di allum<strong>in</strong>io e per <strong>in</strong>dicare altri tipi di vernici<br />
trasparenti od opache di orig<strong>in</strong>e animale, vegetale o s<strong>in</strong>tetica.<br />
Lacche (allungatori)<br />
Derivati <strong>in</strong>organici bianchi, a base trasparente (idrato di allum<strong>in</strong>io),<br />
usati per comporre i toni chiari degl’<strong>in</strong>chiostri.<br />
Lam<strong>in</strong>e anodizzate<br />
Sott<strong>il</strong>i lam<strong>in</strong>e <strong>in</strong> rame o allum<strong>in</strong>io anodizzato . Materiale economico,<br />
malleab<strong>il</strong>e e di fac<strong>il</strong>e impiego.<br />
Lamiera<br />
lastra metallica ottenuta per lam<strong>in</strong>azione. Si dist<strong>in</strong>gue <strong>in</strong> lamiera<br />
spessa (>5 mm.), media (3–6 mm.), sott<strong>il</strong>e (
Lavis<br />
Tecnica di <strong>in</strong>cisione. Si lavora direttamente sulla lastra non protetta,<br />
con un pennello, meglio se <strong>in</strong> fibra di vetro, imbevuto di<br />
acido. L’aspetto nella stampa è sim<strong>il</strong>e a quello dell’acquerello.<br />
Lega<br />
La lega è <strong>il</strong> risultato dell’<strong>in</strong>corporamento, della d<strong>il</strong>uizione di<br />
almeno un metallo <strong>in</strong> un altro. Se i metalli sono due la lega è<br />
b<strong>in</strong>aria, se tre ternaria, se quattro quaternaria. Il metallo che<br />
predom<strong>in</strong>a da <strong>il</strong> nome alla lega.<br />
Lega tipografica<br />
Misto di piombo, antimonio e stagno. Serve a fabbricare i caratteri.<br />
Legante<br />
Sostanza ut<strong>il</strong>izzata per legare tra le varie particelle di polvere di<br />
pigmenti, <strong>in</strong> modo che gli impasti cosi ottenuti aderiscano alla<br />
superficie di supporto. E’ detto anche medium.<br />
Legante per i colori<br />
Il legante ut<strong>il</strong>izzato per i colori Charbonnel è l’olio di standolia.<br />
Si tratta di olio di l<strong>in</strong>o polimerizzato, cioè che è stato riscaldato<br />
per diventare più spesso.<br />
Questo olio di l<strong>in</strong>o <strong>in</strong>giallisce pochissimo <strong>in</strong>vecchiando e resiste<br />
molto bene al passare del tempo. Più l’olio è cotto, più è viscoso.<br />
La viscosità viene misurata <strong>in</strong> poise. Un numero elevato di poise<br />
corrisponde ad una viscosità notevole.<br />
I colori Charhonnel contengono tutti un olio di standolia a 30<br />
poise (viscosità media).<br />
Alcuni neri contengono anche dell’olio di standolia a 200 poise.<br />
Ciò consente all’artista di variare le proprie opere: <strong>il</strong> nero 55985<br />
per esempio, asciuga diffic<strong>il</strong>mente a causa della sua notevole<br />
viscosità, ma r<strong>in</strong>forzerà le sbavature delle punte secche.<br />
Gli <strong>in</strong>chiostri per taglio dolce Charbonnel non contengono nessun<br />
additivo (siccativi o cera). Ciò consente di avere un’<strong>in</strong>tensità<br />
e una qualità ottimali. Gli artisti possono, se lo desiderano, aggiungere<br />
un po’ di siccativo.<br />
Legge per l’acquisto di opere d’arte<br />
Gazzetta Ufficiale N. 23 del 29 Gennaio 2007<br />
DECRETO 23 marzo 2006 L<strong>in</strong>ee guida per l’applicazione della<br />
legge n. 717/1949 recante norme per l’arte negli edifici pubblici.<br />
Legno di f<strong>il</strong>o<br />
Tavoletta di legno tagliata nel verso della fibra.<br />
Legno di testa<br />
Legno tagliato nel senso trasversale alle venature (più duro di<br />
quello di f<strong>il</strong>o). Molto usati: bosso e c<strong>il</strong>iegio.<br />
Legno<br />
Matrice e stampa si <strong>in</strong>dicano sovente con lo stesso term<strong>in</strong>e; così<br />
dicendo, per legno si <strong>in</strong>tende sia la matrice usata <strong>in</strong> x<strong>il</strong>ografia,<br />
sia l’immag<strong>in</strong>e che ne consegue.<br />
Lent<strong>in</strong>o Contaf<strong>il</strong>i<br />
Piccola lente d’<strong>in</strong>grandimento per r<strong>il</strong>evare la profondità dei<br />
segni scavati, o per contare, se necessario, i tratti <strong>in</strong> una zona<br />
della lastra metallica. Lent<strong>in</strong>o contaf<strong>il</strong>i richiudib<strong>il</strong>e, con scala<br />
m<strong>il</strong>limetrata stampata sui quattro lati. Consente la visione del<br />
segno <strong>in</strong>ciso.<br />
Libello<br />
Publicazione diffamatoria, spesso anonima.<br />
Libro antico<br />
Libro stampato f<strong>in</strong>o al 1800-1830 periodo nel quale scomparvero,<br />
sia la carta fabbricata da stracci, sia i torchi a mano,per essere<br />
sostituiti da macch<strong>in</strong>ari meccanici.<br />
Lima<br />
Utens<strong>il</strong>e costituito da una sbarra di acciaio temprato munita di<br />
numerosissimi denti a bordo tagliente, di varie forme e grandezze,<br />
<strong>in</strong>tagliata con solchi obliqui s<strong>in</strong>goli o <strong>in</strong>crociati usata per<br />
asportare <strong>il</strong> metallo (e altri materiali).<br />
lima mezzatonda a taglio semplice<br />
lima piatta a bordo doppio<br />
lima tonda<br />
lima triangolare<br />
Lima ad ago<br />
Piccola lima a taglio f<strong>in</strong>e con codolo di sezione rotonda.<br />
Limonene<br />
Il limonene (terpene di arancia) è un solvente totalmente naturale<br />
di orig<strong>in</strong>e vegetale (estratto di agrumi) con ottimo potere<br />
solvente verso grassi, olii, cere, res<strong>in</strong>e alchidiche e naturali,<br />
colofonie, vernici all’olio e oleos<strong>in</strong>tetiche, vernici bitum<strong>in</strong>ose,<br />
ecc. Scioglie completamente colofonia e dammar. Ha un odore<br />
particolarmente gradevole ed è biodegradab<strong>il</strong>e. Si estrae dalla<br />
scorza degli agrumi per dist<strong>il</strong>lazione e separazione ottenendo <strong>il</strong><br />
D-LIMONENE ut<strong>il</strong>izzato nel settore tecnico.<br />
LITH., LITHO, LITHOG.<br />
Lat<strong>in</strong>o “litografo”. Sulle stampe litografiche <strong>in</strong>dica, preceduto<br />
dal nome, l’esecutore della matrice di pietra o anche lo stampatore<br />
che l’ha impressa.<br />
L<strong>in</strong>gua di gatto<br />
Nome di una sorte di bul<strong>in</strong>o speciale usato dagli <strong>in</strong>cisori su legno,<br />
la cui estremità è foggiata a l<strong>in</strong>gua di gatto.<br />
47
48<br />
L<strong>in</strong>oleografia<br />
Tecnica d’<strong>in</strong>cisione su l<strong>in</strong>oleum, di solito <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo, con carattere<br />
sim<strong>il</strong>e alla x<strong>il</strong>ografia e con analogo impiego nella riproduzione a<br />
stampa e nelle arti grafiche <strong>in</strong> generale.<br />
L<strong>in</strong>oleum<br />
Prodotto derivato dall’impasto di sughero, legno, caucciù e olio<br />
di l<strong>in</strong>o con <strong>il</strong> quale viene rivestita una tela di juta. Per <strong>in</strong>ciderlo si<br />
usano sgorbie la cui grandezza varia a seconda di quello che si<br />
vuole ottenere Può essere ut<strong>il</strong>e anche un coltell<strong>in</strong>o da <strong>in</strong>taglio.<br />
L<strong>in</strong>otype<br />
La L<strong>in</strong>otype rappresentò <strong>il</strong> primo sistema di composizione a caldo<br />
e venne lanciata nel 1886.<br />
La composizione delle str<strong>in</strong>ghe di testo poteva essere eseguita<br />
dall’operatore direttamente su una tastiera collegata al dispositivo<br />
di composizione metallica.<br />
Litografia<br />
Tecnica di stampa <strong>in</strong> piano <strong>in</strong>ventata da Aloys Senefelder nel<br />
1797. L’immag<strong>in</strong>e, realizzata con matite grasse o <strong>in</strong>chiostro, su<br />
pietra o lastra di z<strong>in</strong>co granita, viene trattata con gomma arabica<br />
e acido. L’<strong>in</strong>chiostro, disteso con rullo, attaccherà solo nelle<br />
aree grasse del disegno, mentre sarà resp<strong>in</strong>to dalle restanti<br />
zone, che, grazie alla preparazione fatta trattengono l’acqua.<br />
Litopone<br />
Miscela di solfuro di z<strong>in</strong>co con solfato di bario. Incorporato con<br />
olio di l<strong>in</strong>o forma una miscela detta impropriamente biacca di<br />
z<strong>in</strong>co, non velenosa, con m<strong>in</strong>ore potere ricoprente e m<strong>in</strong>ore<br />
resistenza alle <strong>in</strong>temperie della biacca di piombo. Oltre che nelle<br />
vernici a olio, <strong>il</strong> litopone è usato anche nelle <strong>in</strong>dustrie della<br />
gomma e del l<strong>in</strong>oleum<br />
Lucido, taglio<br />
Incisione eseguita con bul<strong>in</strong>i tirati con la carta spoltiglio, capaci<br />
di impartire al taglio eseguito un aspetto brunito, lucido<br />
M<br />
Macchie<br />
Comunemente nelle stampe antiche, macchie di rugg<strong>in</strong>e, muffe,<br />
fioriture o gore d’acqua.<br />
Macch<strong>in</strong>a rotativa calcografica<br />
Detta brevemente rotocalco si basa sul pr<strong>in</strong>cipio di togliere<br />
l’eccesso di <strong>in</strong>chiostro da una matrice c<strong>il</strong><strong>in</strong>drica <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo con<br />
una lama raschiante. L’unità di stampa è costituita da un c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro<br />
di pressione costituito di un tessuto gommato; da un c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro<br />
porta matrice; da un rullo <strong>in</strong>chiostratore sottostante che ricopre<br />
tutta la matrice di un <strong>in</strong>chiostro fluido contenuto <strong>in</strong> calamaio<br />
a vaschetta; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e da una sott<strong>il</strong>e lama raschiante d’acciaio, appoggiantesi<br />
con un angolo di 45° lungo tutta la superficie c<strong>il</strong><strong>in</strong>drica<br />
della matrice da cui asporta l’eccesso di <strong>in</strong>chiostro che<br />
ricade nella sottostante vaschetta del calamaio.<br />
Magnesio<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> magnesio e leghe di magnesio<br />
Soluzione di acido nitrico.<br />
È un metallo leggero (di un terzo rispetto all’allum<strong>in</strong>io), di colore<br />
bianco argento e abbastanza duro, che si appanna leggermente<br />
se esposto all’aria. La polvere di questo metallo si scalda<br />
e brucia con una fiamma bianca a contatto con l’aria.<br />
È diffic<strong>il</strong>e che prenda fuoco quando viene conservato <strong>in</strong> grosse<br />
quantità, ma si <strong>in</strong>fiamma fac<strong>il</strong>mente se disposto <strong>in</strong> strisce o f<strong>il</strong>amenti<br />
sott<strong>il</strong>i.<br />
MAGNESIO CARBONATO IN POLVERE<br />
MAGNESIO CARBONATO IN PANI<br />
Mandr<strong>in</strong>o<br />
Il mandr<strong>in</strong>o è un dispositivo meccanico, <strong>in</strong>stallato su una macch<strong>in</strong>a<br />
utens<strong>il</strong>e, su cui può essere montato un autocentrante, <strong>il</strong><br />
quale permette di serrare e tenere fermo qualsiasi pezzo di forma<br />
circolare, quadrata o esagonale avente un determ<strong>in</strong>ato diametro,<br />
allo scopo di poter eseguire su/con esso un certo tipo di<br />
lavorazione. Le macch<strong>in</strong>e più comuni dotate di mandr<strong>in</strong>o sono<br />
<strong>il</strong> tornio, la fresatrice <strong>il</strong> trapano e la smerigliatrice assiale.<br />
Maniera<br />
Svolgimento tecnico <strong>in</strong>cisorio. Anche personale modo di procedere<br />
dell’artista, che coglie ed <strong>in</strong>teriorizza la realtà e la rende<br />
<strong>in</strong>terpretata, o elabora proprie idee.<br />
Maniera a lapis<br />
Il disegno viene tracciato con una rotell<strong>in</strong>a dentata o un bul<strong>in</strong>o<br />
a più punte per imitare <strong>il</strong> segno della matita, della sanguigna o<br />
del carbonc<strong>in</strong>o.<br />
Maniera allo zucchero<br />
Il disegno è realizzato direttamente sulla lastra con <strong>in</strong>chiostro<br />
di ch<strong>in</strong>a <strong>in</strong> una soluzione di zucchero e gomma arabica. La lastra<br />
viene qu<strong>in</strong>di cerata con vernice da acquaforte e, una volta<br />
asciutta, immersa <strong>in</strong> acqua. La vernice che copre <strong>il</strong> disegno si<br />
staccherà <strong>in</strong> seguito al rigonfiamento dell’<strong>in</strong>chiostro scoprendo<br />
<strong>il</strong> metallo che sarà <strong>in</strong>ciso nel mordente.<br />
Maniera allo zucchero <strong>in</strong>gredienti:<br />
gomma arabica gr. 50 + zucchero gr. 50 + violetto di met<strong>il</strong>e gr. 2<br />
circa + acqua quanto basta.
Maniera al sale<br />
Un altro modo per creare una texture punt<strong>in</strong>ata <strong>in</strong> positivo sulla<br />
stampa (cioè dei punti <strong>in</strong>cisi sulla superficie della lastra, al<br />
contrario dell’acquat<strong>in</strong>ta dove m<strong>in</strong>uscoli punt<strong>in</strong>i bianchi sono<br />
circondati dalle zone erose) consiste nel coprire la lastra con la<br />
vernice per acquaforte qu<strong>in</strong>di gettarvi sopra del sale, che sarà<br />
f<strong>in</strong>o o grosso secondo le vostre esigenze, qu<strong>in</strong>di far seccare la<br />
vernice. Una volta asciutta la vernice, sbattere la lastra contro<br />
<strong>il</strong> piano per far cadere l’eccesso di sale e immergerla <strong>in</strong> acqua<br />
tiepida. Il sale si scioglierà lasciando scoperti i punti, potete coprire<br />
di nuovo con la vernice le zone che non volete acidare e<br />
procedere alle morsure.<br />
Maniera f<strong>in</strong>e<br />
Tecnica bul<strong>in</strong>istica degli orafi del ‘ 400. I segni scavati nel metallo,<br />
m<strong>in</strong>uti e sott<strong>il</strong>i, venivano disposti sia paralleli che <strong>in</strong>crociati<br />
per poter rappresentare l’effetto del chiaroscuro. La stampa relativa<br />
si avvic<strong>in</strong>ava al disegno acquarellato.<br />
Maniera larga<br />
Tecnica bul<strong>in</strong>istica degli artisti, avviata <strong>in</strong>torno alla metà del<br />
‘400. I tratti, scavati più larghi di quelli della maniera f<strong>in</strong>e, si<br />
mostravano accentuati, paralleli e fortemente caratterizzati da<br />
un’unica o prevalente <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione.<br />
Maniera nera<br />
E’ una tecnica d’<strong>in</strong>cisione diretta consistente nel trattare <strong>in</strong><br />
modo uniforme una lastra con uno strumento chiamato “berceau”<br />
alla francese o <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese “crocker”: questa tecnica si chiama<br />
granitura. Stampando la lastra così granita si ottiene un fondo<br />
completamente nero.<br />
Successivi colpi di luce su questo fondo nero permettono di ottenere<br />
sfumature degradanti dal nero al bianco, con una ricca<br />
gamma di mezzitoni.<br />
Il berceau è una forte e corta lama d’acciaio, immessa <strong>in</strong> un manico,<br />
rigata come un bul<strong>in</strong>o a pett<strong>in</strong>e; la parte tagliente è convessa,<br />
armata di piccoli denti molto vic<strong>in</strong>i e poco profondi. Lo<br />
si applica <strong>in</strong> modo che questi denti form<strong>in</strong>o delle punte molto<br />
taglienti. La prima e fondamentale operazione (forse anche un<br />
po’ lunga e noiosa) è quella di granire la lastra: si parte da uno<br />
dei suoi bordi, appoggiando lo strumento <strong>in</strong> posizione verticale<br />
sopra la sua parte convessa e muovendolo alternativamente a<br />
destra e a s<strong>in</strong>istra, <strong>in</strong> su e <strong>in</strong> giù, così come si farebbe con la culla<br />
di un bamb<strong>in</strong>o. Dopo ogni passaggio del berceau sulla superficie<br />
avremo una l<strong>in</strong>ea punteggiata, dove ogni punto è un buco.<br />
Ogni buco presenta delle piccole “barbe”: entrando nel metallo,<br />
<strong>in</strong>fatti, le punte lo deformano, obbligandolo a spostarsi verso<br />
l’alto. Per granire bene e <strong>in</strong> modo uniforme tutta al superficie<br />
della lastra si passa una prima volta da s<strong>in</strong>istra a destra, qu<strong>in</strong>di<br />
<strong>in</strong> senso ortogonale rispetto alla prima operazione. Queste due<br />
serie di segni (verticale e orizzontale), <strong>in</strong>tersecandosi, produrranno<br />
dei piccoli quadrati, che r<strong>in</strong>forzeremo con un terzo passaggio<br />
del berceau, questa volta <strong>in</strong> diagonale.<br />
L’<strong>in</strong>sieme di queste tre operazioni viene detto “giro di berceau”.<br />
Ci vogliono una vent<strong>in</strong>a di giri prima che la lastra sia pronta,<br />
cioè ben granita. Una volta <strong>in</strong>chiostrata e qu<strong>in</strong>di stampata, essa<br />
darà come risultato un nero totale, vellutato e uniforme.<br />
Sulla lastra così preparata si ricalca <strong>il</strong> soggetto che si <strong>in</strong>tendere<br />
<strong>in</strong>cidere. Il nostro lavoro consisterà nel modificare localmente la<br />
granitura con l’aiuto del brunitoio, abbassando le barbe oppure<br />
schiacciandole completamente (così da riportare la superficie<br />
alla pulizia dello stato <strong>in</strong>iziale), secondo le sfumature degradanti<br />
che vorremo ottenere. Raschietti e brunitoi di forme e misure<br />
diverse potranno essere impiegati ut<strong>il</strong>mente <strong>in</strong> questa operazione.<br />
Anche <strong>in</strong> questo caso, come per la puntasecca, la frag<strong>il</strong>ità delle<br />
barbe sconsiglia di eseguire più di qualche prova di stato; ricordiamo<br />
che la granitura si può ottenere anche con altri strumenti<br />
come la puntasecca, con l’acquat<strong>in</strong>ta o con la rotell<strong>in</strong>a, che è<br />
uno strumento <strong>formato</strong> da una rotell<strong>in</strong>a d’acciaio dentata <strong>in</strong>f<strong>il</strong>ata<br />
<strong>in</strong> un asse (attorno al quale può girare liberamente) fissato<br />
a un manico.<br />
Maniera pittorica<br />
Procedimento che consiste nel dip<strong>in</strong>gere sulla lastra preparata<br />
all’acquaforte con una miscela di olio d’oliva, bianco di Spagna<br />
e acquaragia. Tolte poi con uno straccio le parti così disciolte si<br />
procede alla morsura. Maniera pittorica <strong>in</strong>gredienti:<br />
bianco di z<strong>in</strong>co (tubetto) gr. 50 + olio d’oliva gr. 50 + trement<strong>in</strong>a<br />
o acquaragia gr. 50.<br />
Marca tipografica<br />
Il segno che veniva apposto sul libro da stampatori, editori e<br />
librai per proteggerne l’autenticità. F<strong>in</strong>o al 1520 le marche sono<br />
soprattutto geometriche o ispirate alle f<strong>il</strong>igrane, poi si trasferiscono<br />
dal colophon all’<strong>in</strong>terno del frontespizio e divengono<br />
emblematiche. Si trasformano poi <strong>in</strong> sigle editoriali e più tardi<br />
<strong>in</strong> loghi.<br />
Marg<strong>in</strong>i<br />
E’ lo spazio di carta restante tra gli estremi dell’<strong>in</strong>cisione e i marg<strong>in</strong>i<br />
esterni del foglio di stampa.<br />
Marubori<br />
(Term<strong>in</strong>e giapponese) <strong>in</strong>cisione a tutto tondo usata nelle tsuba<br />
traforate.<br />
Matite grasse o litografiche<br />
Matite speciali per disegnare su pietre litografiche o su lastre<br />
<strong>in</strong> z<strong>in</strong>co. Sono costituite da un impasto di sapone, cera, sego,<br />
49
50<br />
gommalacca, salnitro, nerofumo, <strong>in</strong> varie proporzioni.<br />
Ideali per la scrittura ed <strong>il</strong> disegno su tutte le superfici lisce e ruvide,<br />
su vetro, plastica e piastrelle. Ut<strong>il</strong>issime per <strong>il</strong> disegno sulle<br />
lastre preparate all’acquat<strong>in</strong>ta.<br />
Matrice o Lastra<br />
Supporto di pietra, metallo o legno <strong>in</strong>ciso con tecniche varie,<br />
usato ai f<strong>in</strong>i della stampa.<br />
Matoir<br />
Attrezzo a forma di sfera a più punte, ut<strong>il</strong>izzato <strong>in</strong> calcografia per<br />
ottenere <strong>il</strong> punteggio detto opus mallei.<br />
Mazzo<br />
Tampone semisferico per <strong>in</strong>chiostrare i caratteri. L’uso dei mazzi<br />
durò f<strong>in</strong>o alla prima metà dell’Ottocento, quando fu rimpiazzato,<br />
anche per la stampa manuale, da quello di c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri ricoperti<br />
di una materia elastica.<br />
Mazzuolo di legno o di gomma<br />
Arnese a forma di martello con manico corto usato per la x<strong>il</strong>ografia<br />
e per raddrizzare le lastre.<br />
Menabò<br />
Così è detto <strong>il</strong> progetto dell’impag<strong>in</strong>azione, che serve da guida<br />
all’impag<strong>in</strong>atore, anche se si tratta soltanto di uno schizzo. Si<br />
chiama così anche una semplice realizzazione preventiva di uno<br />
stampato, che serve a comprendere quale sarà l’effetto complessivo<br />
del lavoro ultimato.<br />
Metodo della matita grassa<br />
Con una matita grassa, un pastello a cera, una matita litografica,<br />
un pastello ad olio o comunque altri strumenti da disegnare<br />
purché antiacidi si disegna su una lastra preparata all’acquat<strong>in</strong>ta<br />
(con bitume giudaico, res<strong>in</strong>a, colofonia o vernice a spruzzo).<br />
La traccia lasciata da un sim<strong>il</strong>e strumento è bene che sia aggredita<br />
da un mordente a bassa concentrazione. Alla f<strong>in</strong>e dell’acidatura<br />
e la lastra pulita i segni che appariranno saranno lucidi e<br />
leggermente sgranati ai lati. In stampa si otterrà un segno sim<strong>il</strong>e<br />
a quello eseguito con un gesso sul muro.<br />
Se si vogliono, <strong>in</strong>vece, ottenere segni più determ<strong>in</strong>ati e senza<br />
sbavature, prima di immergere la lastra nell’acido è necessario<br />
riscaldarla <strong>in</strong> modo che la matita grassa all’azione del colore si<br />
ammorbidisca e aderisca meglio e senza sbavature alla superficie<br />
preparata all’acquat<strong>in</strong>ta.<br />
Una matrice cosi acidata si può ut<strong>il</strong>izzare anche per ottenere<br />
l’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong> positivo, cioè segni scuri su fondo chiaro, <strong>in</strong>chiostrando<br />
la stessa <strong>in</strong> fase di stampa con un rullo molto compatto.<br />
Metodo della viscosità<br />
Il metodo della viscosità è un sistema di stampa simultanea a<br />
più colori <strong>in</strong>ventata da S.W.Hayter all’Atelier 17 durante gli anni<br />
‘60 a Parigi. Tre sono gli aspetti pr<strong>in</strong>cipali: la durezza del rullo,<br />
i livelli creati mediante acidature o <strong>in</strong>terventi vari sulla lastra e<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la viscosità degli <strong>in</strong>chiostri usati. I colori si comportano<br />
<strong>in</strong> modo repulsivo secondo la loro viscosità, tutte le <strong>in</strong>terazioni<br />
tra gli <strong>in</strong>chiostri, <strong>il</strong> colore più liquido resp<strong>in</strong>ge un colore più viscoso<br />
ecc., dando luogo a miscele di colori o zone separate. Gli<br />
<strong>in</strong>chiostri per lito offset sono da preferirsi per la loro trasparenza<br />
che rende possib<strong>il</strong>e la sovrapposizione di colori. Per <strong>in</strong>iziare si<br />
acquista una lastra con uno spessore maggiore, 1,5/2 mm, qu<strong>in</strong>di<br />
completato <strong>il</strong> progetto del lavoro si <strong>in</strong>izia ad acidare la lastra<br />
creando differenti livelli. Passando alla stampa si può anche<br />
<strong>in</strong>chiostrare prima i segni (gli <strong>in</strong>cavi) calcograficamente con un<br />
primo colore, per poi passare all’uso dei rulli di durezza diversa<br />
con colori e viscosità differenti (<strong>il</strong> rullo più duro si manterrà sulla<br />
superficie alta della lastra, quello di media durezza scenderà al<br />
livello sotto, mentre quello più morbido coprirà con <strong>il</strong> colore le<br />
aree più scavate). Il risultato f<strong>in</strong>ale, e le sorprese, stanno proprio<br />
<strong>in</strong> questa ampia scelta di possib<strong>il</strong>ità, la densità dell’<strong>in</strong>chiostro,<br />
le direzioni <strong>in</strong> cui vengono passati i rulli, la successione (morbido,<br />
duro, medio oppure viceversa), <strong>il</strong> cambio di colore (colore<br />
A con densità 1 steso con rullo morbido, oppure nella stampa<br />
successiva stesso colore con medesima densità steso con <strong>il</strong><br />
rullo duro ecc.). Il lavoro è sicuramente sorprendente ma non<br />
<strong>in</strong>iziatelo se vi stancate fac<strong>il</strong>mente nel fare prove di stampa, al<br />
di là della bontà della lastra più dell’80% del risultato f<strong>in</strong>ale di<br />
stampa è dato dalle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite prove per cercare la soluzione più<br />
adatta al lavoro e diffic<strong>il</strong>mente la prima prova di stampa sarà la<br />
migliore. Per <strong>in</strong>formazioni dettagliate potete consultare <strong>il</strong> testo<br />
di Krishna Reddy “Intaglio Simultaneous Color Pr<strong>in</strong>tmak<strong>in</strong>g: Significance<br />
of Materials & Processes”.<br />
Met<strong>il</strong>et<strong>il</strong>chetone<br />
Ut<strong>il</strong>izzato come sostitutivo dell’acetone quando è necessario<br />
l’impiego di un solvente meno volat<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> met<strong>il</strong>et<strong>il</strong>chetone scioglie<br />
gommalacca, colofonia, res<strong>in</strong>e cellulosiche, res<strong>in</strong>e epossidiche,<br />
molte res<strong>in</strong>e fenoliche e acr<strong>il</strong>iche, polistirolo ecc. E’ un<br />
componente delle vernici v<strong>in</strong><strong>il</strong>iche e alla nitrocellulosa. Adatto<br />
anche per la pulizia di strumenti, attrezzi e lavaggio di parti<br />
meccaniche da impurità e prodotti chimici.<br />
Mezzaluna o berceau<br />
E’ uno strumento <strong>formato</strong> da un manico di legno dove è <strong>in</strong>nestato<br />
un blocchetto d’acciaio quadrangolare con <strong>il</strong> lato <strong>in</strong>feriore<br />
arrotondato a forma di mezzaluna, che presenta dei solchi fitti,<br />
paralleli molto aff<strong>il</strong>ati e appuntiti. Viene ut<strong>il</strong>izzato nella maniera<br />
nera, vedi anche Mezzat<strong>in</strong>ta..<br />
Mezzot<strong>in</strong>to Mezzat<strong>in</strong>ta<br />
Tecnica calcografica diretta. È detto anche «<strong>in</strong>cisione alla maniera<br />
nera» o «a fumo». La superficie della lastra viene dapprima<br />
resa ruvida con la mezzaluna fittissimamente dentata, <strong>in</strong> modo
che se la matrice fosse subito <strong>in</strong>chiostrata darebbe dopo la pressione<br />
un foglio <strong>in</strong>teramente nero. Il mezzot<strong>in</strong>to è un processo<br />
negativo per cui l’<strong>in</strong>cisore disegna partendo da un fondo scuro<br />
per arrivare alle l<strong>in</strong>ee e alle zone bianche. Le barbe, di cui la lastra<br />
sovrabbonda, vengono asportate con uno speciale raschietto a<br />
dentatura molto fitta (f<strong>in</strong>o a 40 dent<strong>in</strong>i per centimetro) permettendo<br />
così di avere parti più chiare sulla stampa. Dove <strong>in</strong>vece<br />
queste debbono risultare bianche si usa un brunitoio.<br />
Microsfere al vetro<br />
Abrasivo che grazie alla sua sfrericità non irruvidisce le superfici e<br />
conferisce lucentezza ai metalli. Nella scala di Mohs ha durezza 6,8.<br />
M<strong>il</strong>lerighe<br />
Bul<strong>in</strong>o piatto con molti piccoli solchi paralleli all’asse lungo la<br />
pancia (parte di sotto). produce righe parallele.<br />
M<strong>il</strong>ligrana<br />
Piccola rotella imperniata su un corto stelo immanicato la cui<br />
circonferenza è formata da piccole cavità. Fatta rotolare premendola<br />
su un bordo stretto vi produce una f<strong>il</strong>a di granette.<br />
M<strong>in</strong>io<br />
Ossido sal<strong>in</strong>o di piombo, di colore rosso. Ha proprietà isolanti.<br />
Mollica di pane (pulimento delle stampe)<br />
Dopo aver spolverato la stampa con un pennello morbido soffregarla<br />
tutta con della mollica di pane raffermo (del giorno precedente)<br />
avendo molta cautela.<br />
Monotipo<br />
Stampa unica da lastra precedentemente preparata dip<strong>in</strong>gendo<br />
e/o disegnando con <strong>in</strong>chiostro, senza <strong>in</strong>cidere o scavare la<br />
matrice. Come chiarisce la def<strong>in</strong>izione stessa è un unico esemplare<br />
di stampa; (dal greco <strong>in</strong>fatti “unica impronta”). Tale tecnica<br />
consiste nella realizzazione di un’immag<strong>in</strong>e stampata solitamente<br />
con l’aus<strong>il</strong>io di un torchio calcografico per cui la matrice<br />
di disparate forme, dimensioni e materiale, viene disegnata<br />
direttamente con l’<strong>in</strong>chiostro calcografico, o colori ad olio, o<br />
con i più recenti <strong>in</strong>chiostri all’acqua <strong>in</strong>serendo ritagli di carte<br />
colorate, pezzi metallici, ed altro, secondo <strong>il</strong> gusto personale. La<br />
superficie così movimentata risulterà piacevolmente materica.<br />
Avviata la stampa, non è necessario usare carta bagnata come<br />
per l’acquaforte ma solo leggermente <strong>in</strong>umidita, preferib<strong>il</strong>mente<br />
sul retro con spruzz<strong>in</strong>o o spugna. A questo punto passando<br />
<strong>il</strong> tutto nel torchio si otterrà l’immag<strong>in</strong>e del proprio manufatto,<br />
impressa sul foglio, ovviamente rovesciata rispetto alla matrice.<br />
Altro metodo di preparazione di un monotipo è quello di<br />
stendere a mezzo rullo sulla superficie della matrice del colore<br />
<strong>il</strong> più uniformemente possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> quale verrà “sottratto” ovvero<br />
asportato con una spatol<strong>in</strong>a o stechetta di legno. Questo procedimento<br />
sottrattivo è stato molto usato da Giovanni Benedetto<br />
Castiglione,detto <strong>il</strong> Grechetto (Genova 1609 - Mantova 1665) al<br />
quale se ne attribuisce l’<strong>in</strong>venzione.<br />
Mordente<br />
(bisogna sempre versare l’acido nell’acqua, e non <strong>il</strong> contrario)<br />
Term<strong>in</strong>e generico che sta ad <strong>in</strong>dicare la sostanza chimica ut<strong>il</strong>izzata<br />
per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> disegno sulla matrice <strong>in</strong> metallo. Nell’<strong>in</strong>cisione<br />
calcografica: acido nitrico, percloruro ferrico, mordente<br />
olandese, ecc. d<strong>il</strong>uiti <strong>in</strong> acqua. Sono tutte sostanze tossiche.<br />
Mordente Bordeaux (mordente al solfato di rame).<br />
Incidere lastre di z<strong>in</strong>co con <strong>il</strong> solfato di rame<br />
200 grammi di solfato di rame <strong>in</strong> un litro di acqua per <strong>in</strong>cisioni<br />
profonde e <strong>in</strong>cisioni a r<strong>il</strong>ievo (paragonab<strong>il</strong>e ad una soluzione di<br />
acido nitrico del 16-18%)<br />
100 grammi di solfato di rame <strong>in</strong> un litro di acqua per <strong>in</strong>cidere<br />
l<strong>in</strong>ee normali (paragonab<strong>il</strong>e ad una soluzione di acido nitrico<br />
del 12-13%)<br />
50 grammi di solfato di rame ad un litro di acqua per <strong>in</strong>cidere<br />
l<strong>in</strong>ee sott<strong>il</strong>i, acquat<strong>in</strong>te, ceramolle ( paragonab<strong>il</strong>e ad una soluzione<br />
di acido nitrico del 7-8 %)<br />
25 grammi di solfato di rame ad un litro di acqua per <strong>in</strong>cidere<br />
leggere acquet<strong>in</strong>te (paragonab<strong>il</strong>e ad una soluzione di acido nitrico<br />
del 4-5%)<br />
Mordente di Abraham Bosse<br />
Aceto di v<strong>in</strong>o 1,7 litri<br />
sali di ammonio (cloruro di ammonio) 170 grammi<br />
sale 170 grammi<br />
acetato di rame 110 grammi<br />
Mordente olandese (lastre di rame)<br />
È un acido lento di grande precisione.<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa, nelle seguenti proporzioni:<br />
Preparazione: 1 litro d’acqua, 100 grammi di acido cloridrico 28-<br />
30%, 20 grammi di clorato di potassio e 20 grammi di sale da<br />
cuc<strong>in</strong>a.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere l’allum<strong>in</strong>io<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa. Soluzione di acido cloridrico: 1 parte<br />
di acido cloridrico 28-30%, 4 parti d’acqua.<br />
Soluzione di percloruro di ferro. 1 parte di percloruro di ferro<br />
solido, 5 parti d’acqua.<br />
51
52<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> bronzo<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa.<br />
Soluzione di percloruro di ferro.<br />
Soluzione di acido nitrico.<br />
Soluzione di acqua regia.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere l’ottone<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa.<br />
Soluzione di percloruro di ferro.<br />
Soluzione di acido nitrico.<br />
Soluzione di acido cromico.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> rame<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa.<br />
Soluzione di percloruro di ferro: 1 parte di percloruro di ferro<br />
solido <strong>in</strong> pezzi, 2 parti d’acqua.<br />
Soluzione di acido nitrico: 1 parte di acido nitrico 42 Bé, 5 parti<br />
d’acqua.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> magnesio e leghe di magnesio<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa, nelle seguenti proporzioni:<br />
Soluzione di acido nitrico.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere l’acciaio, ferro<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa.<br />
Soluzione di percloruro di ferro: 1 parte di percloruro di ferro<br />
solido <strong>in</strong> pezzi, 1 parte d’acqua.<br />
Soluzione di acido cloridrico: 2 parti di acido cloridrico 28-30%,<br />
1 parte d’acqua.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere lo z<strong>in</strong>co<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa.<br />
Soluzione di acido nitrico: (acquaforte) 1 parte di acido nitrico<br />
42 Bé, 5 parti d’acqua.<br />
Soluzione di acido nitrico: (acquat<strong>in</strong>ta, ceramolle) 1 parte di acido<br />
nitrico 42 Bé, 10 parti d’acqua.<br />
Soluzione al solfato di rame:<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere l’argento 925/1000<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa.<br />
Soluzione di percloruro di ferro: 1 parte di percloruro di ferro<br />
solido <strong>in</strong> pezzi, 1 parte d’acqua.<br />
Soluzione di acido nitrico: 1 parte di acido nitrico 42 Bé, 3 parti<br />
di acqua.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> vetro<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa, nelle seguenti proporzioni:<br />
Soluzione di acido fluoridrico.<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> marmo e pietre calcaree<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa.<br />
Soluzione di acido cloridrico. 1 parte di acido cloridrico 28 -<br />
30%, 2 parti di acqua.<br />
Soluzione di acido nitrico. 1 parte di acido nitrico 42 Bé, 3 parti<br />
di acqua.<br />
Mordente per <strong>in</strong>cidere la pietra litografica<br />
L’acido va maneggiato con estrema attenzione <strong>in</strong>dossando<br />
guanti, maschera con f<strong>il</strong>tro adeguato, occhiali, grembiule di materiale<br />
plastico. Va d<strong>il</strong>uito <strong>in</strong> acqua, aggiungendo sempre l’acido<br />
all’acqua e mai viceversa, nelle seguenti proporzioni:<br />
Soluzione di acido acetico<br />
Mordenzare<br />
Trattare con mordente, sottoporre un metallo all’azione del<br />
mordente, <strong>in</strong> genere per <strong>in</strong>cidere le lastre calcografiche.<br />
Morsura<br />
Morsura è <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e che <strong>in</strong>dica la tecnica di far corrodere una<br />
lastra dal mordente:<br />
• Morsura piana se la durata dell’acidatura è uguale su tutta la<br />
lastra
• A più morsure se i tempi di corrosione dell’acido variano da<br />
zona a zona della lastra onde ottenere quantità maggiori o<br />
m<strong>in</strong>ori di <strong>in</strong>chiostro.<br />
Morsura elettrolitica dei metalli<br />
Procedimento usato per l’<strong>in</strong>cisione di lastre r<strong>il</strong>ievografiche <strong>in</strong><br />
rame e di c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri per rotocalco con trasporto diretto sul rame<br />
(specialmente per la stampa su tessuti) mediante dissolvimento<br />
del metallo <strong>in</strong> un bagno elettrolitico dove la lastra o <strong>il</strong> c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro<br />
da <strong>in</strong>cidere funzionano da anodo e come catodo sono usate<br />
griglie di ferro. Il materiale foto<strong>in</strong>durito dal fototrasporto deve<br />
essere un buon isolante elettrico e resistente all’azione chimica<br />
dell’elettrolito. Questo, per le <strong>in</strong>cisioni su rame, è costituito da<br />
cloruro di sodio o di ammonio.<br />
Il dissolvimento avviene non per azione dell’elettrolito, ma della<br />
corrente anodica.<br />
In confronto alla morsura chimica quella elettrolitica offre i<br />
vantaggi di una maggiore raggiungib<strong>il</strong>e profondità; di superfici<br />
lisce sui fianchi e sul fondo delle <strong>in</strong>cisioni, della possib<strong>il</strong>ità di<br />
controlli <strong>in</strong>termedi mediante <strong>in</strong>terruzione della corrente, di un<br />
migliore rapporto fra asportazione di metallo sui fianchi e sul<br />
fondo, di assenza di sottosquadri.<br />
N<br />
Neri animali<br />
Pigmenti neri preparati mediante combustione <strong>in</strong>completa di<br />
ossa d’animali. A differenza dei neri costituiti da nerofumo, essi<br />
contengono elevate quantità di sostanze m<strong>in</strong>erali. Sono ancora<br />
usati per <strong>in</strong>chiostri di basso prezzo.<br />
Neri calcografici<br />
Sono composti di nero d’avorio e di nero di carbone. Il nero<br />
d’avorio è piuttosto bluastro e ha un tempo di essiccazione abbastanza<br />
lungo.<br />
E’ coprente. Il nero di carbone è più forte ed ha un tempo di essiccazione<br />
più corto del nero d’avorio. La percentuale di questi<br />
due tipi di nero varia a seconda del nero <strong>in</strong>teressato.<br />
I neri si differenziano non solo per la t<strong>in</strong>ta ma anche per la viscosità.<br />
Sono composti da olio di l<strong>in</strong>o a 200 poise (viscosità molto<br />
elevata), di olio di l<strong>in</strong>o a 30 poise (viscosità media) e di olio di<br />
l<strong>in</strong>o decolorato (viscosità leggera). La proporzione di questi tre<br />
olii darà una viscosità particolare ad ogni nero. La proporzione<br />
tra <strong>il</strong> tasso di pigmento e l’olio svolgerà anche un ruolo importante<br />
per la viscosità e la profondità del nero.<br />
Nerofumo<br />
Polvere f<strong>in</strong>issima costituita quasi esclusivamente da carbonio<br />
puro (grafite microcristall<strong>in</strong>a), ottenuta nella combustione <strong>in</strong>completa<br />
di sostanze organiche.<br />
Industrialmente si produce partendo da derivati del catrame,<br />
gas naturali, ecc., con diversi procedimenti.<br />
Il nerofumo è usato nella fabbricazione degli <strong>in</strong>chiostri da stampa<br />
neri, dell’<strong>in</strong>chiostro di ch<strong>in</strong>a, di accessori per elettro tecnica,<br />
nell’<strong>in</strong>dustria della gomma, ecc. Alcuni nerofumo possono<br />
contenere composti cancerogeni ed i loro estratti organici sono<br />
stati classificati come possib<strong>il</strong>i carc<strong>in</strong>ogeni per l’uomo, particolare<br />
attenzione deve essere posta per evitare l’esposizione a tali<br />
estratti. Gli effetti polmonari rimangono controversi e possono<br />
essere causati da contam<strong>in</strong>anti. E’ probab<strong>il</strong>e che i m<strong>in</strong>ori effetti<br />
riportati siano effetti non-specifici dovuti, <strong>in</strong> generale, all’esposizione<br />
a polveri di disturbo. A quanto riferito <strong>in</strong> alcuni nerofumo<br />
sono presenti Idrocarburi Poliaromatici (PAH). A seconda dei<br />
processi di produzione, esistono variazioni nella loro composizione<br />
chimica. I nerofumo contengono più dell’ 8% di sostanze<br />
volat<strong>il</strong>i che possono porre rischio di esplosione (vedere Rischi<br />
Fisici). Il nerofumo di orig<strong>in</strong>e m<strong>in</strong>erale non ha un numero UN ed<br />
una classificazione di rischio.<br />
Nero di avorio<br />
E’ un pigmento di orig<strong>in</strong>e organica, naturale e animale. Si tratta<br />
di un pigmento ut<strong>il</strong>izzato f<strong>in</strong> dall’antichità, conosciuto dai Greci<br />
nell’età classica. Si ottiene calc<strong>in</strong>ando <strong>in</strong> assenza di aria frammenti<br />
di avorio. E’ composto all’84% di fosfato di calcio, 6% di<br />
carbonato di calcio, 10% di carbone e carbone amorfo. Ha un<br />
aspetto f<strong>in</strong>e, opaco e trasparente allo stesso tempo. Ha un discreto<br />
potere coprente ed è parzialmente solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acidi. Generalmente<br />
viene confuso erroneamente con <strong>il</strong> nero animale.<br />
Nero di carbone<br />
Conosciuto f<strong>in</strong> dalla preistoria e da molte delle antiche civ<strong>il</strong>tà<br />
quali quelle Egizie, Greche e romane, questo pigmento di orig<strong>in</strong>e<br />
organica, naturale e vegetale è composto di carbonio e<br />
impurità; viene ottenuto dal carbone di quercia o di rovere opportunamente<br />
mac<strong>in</strong>ati.<br />
Nero di ossido di ferro<br />
E’ un pigmento di orig<strong>in</strong>e sia <strong>in</strong>organica che organica, m<strong>in</strong>erale<br />
e naturale. Conosciuto dalla preistoria, questo pigmento che è<br />
un ossido di ferro, si ottiene dalla calc<strong>in</strong>azione di sali di ferro <strong>in</strong><br />
determ<strong>in</strong>ate circostanze o direttamente dalla magnetite m<strong>in</strong>erale.<br />
Fu ut<strong>il</strong>izzato durante <strong>il</strong> XVI e <strong>il</strong> XVII secolo. Ha un discreto<br />
potere coprente.<br />
Nero vite<br />
Conosciuto f<strong>in</strong> dai tempi dei Greci, questo pigmento di orig<strong>in</strong>e<br />
organica, naturale e vegetale, è ottenuto dalla calc<strong>in</strong>azione<br />
delle fecce di v<strong>in</strong>o, da cui risulta un carbone puro con piccole<br />
quantità di sali di potassio e sodio. E’ una polvere leggerissima<br />
che ha un ottimo potere coprente.<br />
53
54<br />
Niello<br />
L’opera di niello consisteva nell’<strong>in</strong>tagliare a bul<strong>in</strong>o una piastra<br />
d’argento che veniva poi riempita di rame, piombo, zolfo e borace,<br />
fusi <strong>in</strong>sieme <strong>in</strong> modo da averne una specie di lega nera fusib<strong>il</strong>e<br />
ad una temperatura assai m<strong>in</strong>ore che non l’argento puro.<br />
Posta la massa fusa sulla lastra <strong>in</strong>cisa, penetrava <strong>in</strong> tutti i tagli<br />
anche f<strong>in</strong>issimi e poi asportato <strong>il</strong> superfluo e ben lucidato <strong>il</strong> tutto,<br />
appariva <strong>il</strong> disegno <strong>in</strong> nero sul fondo bianco dell’argento.<br />
Usavano però i niellatori provare la loro lastra prima di riempirla<br />
def<strong>in</strong>itivamente della miscela nera. Perciò ne traevano una<br />
impronta negativa <strong>in</strong> creta f<strong>in</strong>issima; da questa un’impronta<br />
<strong>in</strong> zolfo fuso. Negli <strong>in</strong>cavi dello zolfo si metteva un po’ di nerofumo<br />
ed olio, onde potere osservare l’effetto dell’opera; se nessun<br />
tratto mancava, se erano abbastanza vic<strong>in</strong>i, ecc., ecc. Così<br />
pure operava <strong>il</strong> buon Maso, e dicono che un giorno egli ponesse<br />
sbadatamente uno straccio umido sullo zolfo pieno già del<br />
nerofumo e sollevatolo poi vi scorgesse nitidamente stampato<br />
<strong>il</strong> suo disegno. Dopo lo straccio si provò con una carta umida<br />
compressa con un rullo e la <strong>in</strong>cisione <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo sul metallo fu<br />
<strong>in</strong>ventata.<br />
Nigellum (niello)<br />
Sostanza nerissima,ottenuta dalla fusione di piombo, rame e<br />
zolfo.<br />
Non toxic (Akua)<br />
Nuove metodologie e materiali atossici: <strong>in</strong>chiostri, solventi,<br />
vernici, fotopolimeri... L’impegno per l’<strong>in</strong>cisione atossica è un<br />
messaggio, da parte di chi non è più disposto a dare contributo<br />
all’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento e a mettere a rischio la propria salute, quella<br />
dei collaboratori o addirittura degli studenti. Queste maniere<br />
atossiche sono tecnicamente superiori e più convenienti, hanno<br />
allargato <strong>il</strong> potenziale creativo del fare nell’<strong>in</strong>cisione moltiplicandolo,<br />
c’è una r<strong>in</strong>ascita proprio grazie alle alternative<br />
atossiche. L’<strong>in</strong>cisione si sta evolvendo, riflette un’attitud<strong>in</strong>e alla<br />
semplicità che supporta e <strong>in</strong>coraggia l’esplorazione, la scoperta<br />
e l’accessib<strong>il</strong>ità. C’è una r<strong>in</strong>ascita nel mondo dell’arte e dell’<strong>in</strong>segnamento<br />
dell’<strong>in</strong>cisione, generata dalla versat<strong>il</strong>ità tecnica e<br />
dalla convenienza dei nuovi metodi, le d<strong>in</strong>amiche creative ed<br />
espressive potranno subire enormi cambiamenti.<br />
Numerazione<br />
Nell’angolo <strong>in</strong>feriore s<strong>in</strong>istro sempre sotto la stampa una frazione<br />
porta <strong>il</strong> numero d’ord<strong>in</strong>e della stampa. La prima cifra<br />
(dividendo) designa <strong>il</strong> numero d’ord<strong>in</strong>e della prova, la seconda<br />
(divisore) <strong>il</strong> numero della tiratura. La numerazione non deve<br />
seguire necessariamente l’ord<strong>in</strong>e della stampa, <strong>in</strong> quanto l’ultima<br />
stampa ha la qualità e <strong>il</strong> valore della prima. Evidentemente<br />
meno prove si stampano (più bassa è la tiratura) più alto sarà <strong>il</strong><br />
loro valore.<br />
O<br />
Occhiello<br />
(o occhietto): è la pag<strong>in</strong>a col titolo dell’opera che precede <strong>il</strong> frontespizio;<br />
per estensione, tutta la pag<strong>in</strong>a che lo riporta o le pag<strong>in</strong>e<br />
bianche precedenti <strong>il</strong> frontespizio. Si possono avere occhielli<br />
<strong>in</strong>termedi prima di ciascuna parte <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> libro è suddiviso.<br />
Ocra rossa<br />
L’ocra rossa è un pigmento naturale di uso assai diffuso derivato<br />
da un m<strong>in</strong>erale ferroso chiamato ematite naturale. La formula<br />
chimica è: Fe2O3 · nH2O. L’etimologia rimanda alla parola<br />
greca sangue, data l’evidente colorazione rossa. Se l’ematite si<br />
presenta nera o grigio ferro, la polvere ricavata per <strong>il</strong> pigmento<br />
è, <strong>in</strong>fatti, rosso bruna. Anticamente conosciuta come Ochra o<br />
Rubrica, ha diversi s<strong>in</strong>onimi tra cui i più diffusi sono Morellone,<br />
Terra Rossa di Spagna, Rosso di Prussia, Rosso di Norimberga,<br />
Majolica, Sanguigna, Terra Rossa di Venezia. Il nome varia anche<br />
<strong>in</strong> funzione della resa del pigmento, strettamente correlata<br />
alla presenza o meno di impurità. Può essere ottenuta anche<br />
artificialmente per calc<strong>in</strong>azione dell’ocra gialla, e viene talvolta<br />
adulterata con le an<strong>il</strong><strong>in</strong>e.<br />
Data la diffusione dell’ematite <strong>in</strong> numerosi paesi, anche <strong>il</strong> pigmento<br />
è stato ut<strong>il</strong>izzato da popoli diversi e per espressioni artistiche<br />
anche lontane tra loro: dalla preistoria, agli affreschi<br />
r<strong>in</strong>ascimentali, all’arredamento (stucchi, colorazione del legno),<br />
alla x<strong>il</strong>ografia. È <strong>in</strong>fatti impiegata nelle pitture rupestri, nella colorazione<br />
di statuette, negli antichi arredi funebri] come nell’affresco,<br />
nella tempera, nell’encausto e nella pittura ad olio, grazie<br />
al suo elevato potere coprente.<br />
La sua applicazione spazia dai pigmenti applicab<strong>il</strong>i a pennello,<br />
alla classica sanguigna, <strong>il</strong> bastonc<strong>in</strong>o rosso sim<strong>il</strong>e ad un gessetto<br />
con cui grandi maestri del r<strong>in</strong>ascimento (Giorgione, Roman<strong>in</strong>o),<br />
e oltre tracciavano gli schizzi dei loro affreschi. È pure usatissima<br />
nelle tecniche di x<strong>il</strong>ografia occidentale e orientale.<br />
Sebbene reperib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> tubetti già pronti per l’uso nei colorifici<br />
qualificati, alcuni artisti tendono a preparare da se <strong>il</strong> pigmento,<br />
per poterne controllare la qualità, l’unicità e per ripercorrere <strong>il</strong><br />
fasc<strong>in</strong>o delle vecchie tecniche pittoriche.<br />
Oleografia<br />
Procedimento di stampa litografica operato su superficie a trama<br />
evidente per ottenere riproduzioni a colori imitanti i quadri<br />
a olio, <strong>in</strong> uso soprattutto fra Otto Novecento.<br />
Olio di limone<br />
S’<strong>in</strong>corpora perfettamente a freddo con le vernici grasse, rendendole<br />
scorrevoli e permettendo di stenderle <strong>in</strong> tenuissimo<br />
strato; è siccativo nelle miscele. Scioglie i colori secchi e dà coesione<br />
ai vari strati della pittura.
Olio di l<strong>in</strong>o<br />
È un prodotto puro vegetale ottenuto dalla spremitura a pressione<br />
dai semi di l<strong>in</strong>o. Trasparente, dall’odore caratteristico, l’olio<br />
di l<strong>in</strong>o è fortemente siccativo a contatto con l’aria. Trova impiego<br />
nel restauro, sia come impregnante per legno, sia come d<strong>il</strong>uente<br />
per vernici ad olio (tipo cotto).<br />
Olio essenziale<br />
Sostanza che rende <strong>il</strong> colore più trasparente e fac<strong>il</strong>e da stendere.<br />
Gli oli essenziali si ricavano dalla dist<strong>il</strong>lazione di alcune res<strong>in</strong>e<br />
- come l’essenza di trement<strong>in</strong>a che si ricava dalla res<strong>in</strong>a delle<br />
conifere - o da alcuni fiori, tra i più comuni la lavanda, <strong>il</strong> rosmar<strong>in</strong>o<br />
e lo spigo.<br />
Oli siccativi<br />
Oli vegetali ricavati generalmente per spremi tura di semi. Chimicamente<br />
sono esteri della glicer<strong>in</strong>a con acidi grassi.<br />
La cottura ne provoca una polimerizzazione e qu<strong>in</strong>di un ispessimento.<br />
Tanto gli oli siccativi che le vernici che se ne ottengono<br />
per cottura quando sono esposti all’aria <strong>in</strong> strati sott<strong>il</strong>i solidificano<br />
formando una pellicola, per effetto di fenomeni di ossipolimerizzazione.<br />
Dagli oli siccativi si ricavano anche le res<strong>in</strong>e s<strong>in</strong>tetiche gliceroftaliche<br />
e stirenate, pure siccative.<br />
Il più importante degli oli siccativi è l’olio di l<strong>in</strong>o, qu<strong>in</strong>di nell’ord<strong>in</strong>e,<br />
l’olio di legno di C<strong>in</strong>a o di Tung, l’olio di soia, di ric<strong>in</strong>o disidratato,<br />
di per<strong>il</strong>la, di ioiticica.<br />
Oli siccativi e vernici e res<strong>in</strong>e derivate sono usati come fluidi<br />
base o come componenti di veicoli di <strong>in</strong>chiostri grassi, essiccanti<br />
totalmente o parzialmente per ossipolimerizzazione.<br />
Olio di vasel<strong>in</strong>a<br />
Conosciuto anche come olio di paraff<strong>in</strong>a, è un olio m<strong>in</strong>erale <strong>in</strong>colore<br />
altamente raff<strong>in</strong>ato, <strong>in</strong>sapore e <strong>in</strong>odore. Ut<strong>il</strong>izzato come<br />
lubrificante di meccanismi delicati e come protettivo trasparente<br />
per metalli e legno, trova impiego anche come distaccante<br />
nella realizzazione di calchi.<br />
Opera omnia<br />
Complesso delle opere di un solo autore raccolte <strong>in</strong>sieme. Term<strong>in</strong>e<br />
lat<strong>in</strong>o che tradotto letteralmente significa: tutte le opere.<br />
Opus mallei<br />
In lat<strong>in</strong>o lavoro di martello. In calcografia <strong>in</strong>dica la tecnica per<br />
ottenere <strong>il</strong> punteggio nelle zone più scure dell’immag<strong>in</strong>e, ottenuto<br />
con uno strumento composto da una sfera d’acciaio a più<br />
punte denom<strong>in</strong>ato matoir.<br />
Orig<strong>in</strong>ale, Stampa<br />
Una stampa si considera orig<strong>in</strong>ale solo quando chi la ha <strong>in</strong>cisa è<br />
lo stesso ideatore e <strong>in</strong>ventore del disegno. Solo alcune stampe si<br />
considerano orig<strong>in</strong>ali nonostante l’<strong>in</strong>cisore sia diverso dalll’ideatore<br />
perchè i disegni nascevano espressamente per essere <strong>in</strong>cisi<br />
da altra persona, ad esempio quelle di Brueghel, di Boldr<strong>in</strong>i, di<br />
Demarteau, di Raimondi, di Tiepolo ecc.<br />
Ossidazione<br />
In chimica, si dice che un elemento subisce ossidazione quando<br />
subisce una sottrazione di elettroni, che si traduce nell’aumento<br />
del suo numero di ossidazione.<br />
Tale sottrazione di elettroni può avvenire ad opera di un altro<br />
elemento, che subisce così <strong>il</strong> complementare processo di riduzione,<br />
o per applicazione di una corrente cont<strong>in</strong>ua di segno positivo,<br />
come nell’elettrolisi. Ogni ossidazione avviene contemporaneamente<br />
ad una riduzione <strong>in</strong> un processo che prende <strong>il</strong><br />
nome generico di ossido-riduzione, spesso abbreviato <strong>in</strong> redox.<br />
Il nome ossidazione è stato <strong>in</strong>izialmente applicato alla reazione<br />
tra un metallo che si comb<strong>in</strong>a con l’ossigeno per dare <strong>il</strong><br />
corrispondente ossido. Essendo l’ossigeno più elettronegativo<br />
di qualsiasi metallo, è quest’ultimo a subire una sottrazione di<br />
elettroni. Ad ogni reazione di ossidazione è associato un potenziale<br />
elettrico che corrisponde al potenziale della reazione<br />
<strong>in</strong>versa, di riduzione, cambiato di segno.<br />
Le sostanze che hanno la capacità di ossidare altre sostanze<br />
vengono dette ossidative e sono note con <strong>il</strong> nome di agenti ossidanti.<br />
Essi sottraggono elettroni alle altre sostanze e per questo<br />
motivo, poiché <strong>in</strong> pratica accettano elettroni sono anche<br />
chiamate accettatori di elettroni.<br />
Gli ossidanti sono generalmente sostanze chimiche che possiedono<br />
elementi ad alto numero di ossidazione (ad esempio<br />
<strong>il</strong> perossido di idrogeno, <strong>il</strong> permanganato o l’anidride cromica)<br />
o sostanze altamente elettronegative, quali l’ossigeno, fluoro,<br />
cloro o <strong>il</strong> bromo, capaci di sottrarre uno o due elettroni ad altre<br />
sostanze. L’ossidazione può essere porosa (<strong>il</strong> processo è cont<strong>in</strong>uo)<br />
o compatta (come nel rame <strong>in</strong> cui si forma una pat<strong>in</strong>a di<br />
protezione per <strong>il</strong> materiale stesso, nel caso del rame si chiama<br />
verderame).<br />
P<br />
Paglietta o ram<strong>in</strong>a<br />
E’ un materiale abrasivo costituito da sott<strong>il</strong>i f<strong>il</strong>amenti di metallo.<br />
E’ reperib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> diverse misure contrassegnate generalmente da<br />
zeri (da 1 a 4) e le pagliette 0000 (quattro zeri) sono le più f<strong>in</strong>i.<br />
Solitamente si usa per pulire, per rimuovere residui di vernici, ecc..<br />
Pantoglifia<br />
Detta anche acquaforte <strong>in</strong> taglio di risparmio. In questa tecnica<br />
<strong>in</strong>cisoria si realizzano le matrici ad acquaforte, ma <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo anziché<br />
<strong>in</strong> cavo.<br />
55
56<br />
Paradiclorobenzolo<br />
II paradiclorobenzolo si acquista <strong>in</strong> farmacia <strong>in</strong> forma di cristalli<br />
bianchi. Ha proprietà sim<strong>il</strong>ari alla naftal<strong>in</strong>a, e si può usare come<br />
protezione contro <strong>il</strong> pesciol<strong>in</strong>o d’argento, le tarme degli abiti e <strong>il</strong><br />
tarlo dei mob<strong>il</strong>i, poiché <strong>il</strong> suo vapore è molto velenoso per tutte<br />
le specie di <strong>in</strong>setti. è più efficace se usato <strong>in</strong> uno spazio ristretto<br />
e non vent<strong>il</strong>ato.<br />
Passivazione<br />
Produzione di uno strato protettivo di ossido superficiale che<br />
impedisce l’approfondirsi dei fenomeni di corrosione all’<strong>in</strong>terno<br />
del metallo. Può accadere naturalmente o essere <strong>in</strong>dotta con<br />
trattamenti galvanici o di immersione. Si osserva nel rame, nelle<br />
sue leghe, nell’allum<strong>in</strong>io, nell’argento, nel piombo.<br />
Pasta abrasiva<br />
Elim<strong>in</strong>a i piccoli graffi e macchie sulle lastre, agendo delicatamente<br />
grazie alla sua grana particolarmente f<strong>in</strong>e.<br />
Si usa mettendo un po’ di pasta su ovatta o sull’apposito tampone<br />
e si strof<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o ad ottenere un lucido br<strong>il</strong>lante e permanente.<br />
Caratteristiche: Colore: Bianco Aspetto: Pasta omogenea<br />
Grana: Medio-f<strong>in</strong>e In caso di addensamento eccessivo<br />
aggiungere petrolio o gasolio e mescolare accuratamente.<br />
Pasta abrasiva lucidante La pasta abrasiva lucidante rappresenta<br />
<strong>il</strong> tradizionale strumento ut<strong>il</strong>izzato nella lucidatura di superfici<br />
<strong>in</strong> marmo, granito e pietre levigab<strong>il</strong>i. Grazie alla particolare<br />
qualità delle sostanze m<strong>in</strong>erali ut<strong>il</strong>izzate, alla presenza di componenti<br />
cerosi di alto livello, alla b<strong>il</strong>anciata formulazione f<strong>in</strong>ale<br />
costituisce uno strumento <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per lavorazioni di lucidatura<br />
effettuati manualmente. La pasta di colore bianco ha<br />
ut<strong>il</strong>izzo universale: marmi, graniti, pietre. Per materiali colorati<br />
(marmi azzurri, graniti neri, ecc.) sono ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i le relative paste<br />
colorate avendo sempre cura di effettuare un test prelim<strong>in</strong>are<br />
per verificare <strong>il</strong> gradimento estetico.<br />
P.d’.A. (prova d’artista)<br />
Esemplare/i tirato dall’artista precedentemente e <strong>in</strong> aggiunta<br />
alla tiratura def<strong>in</strong>itiva.<br />
Pleure<br />
E’ una particolare carta ut<strong>il</strong>izzata per ricopiare un disegno su<br />
una lastra da stampa, prima che venga <strong>in</strong>cisa.<br />
Pece greca<br />
Nome commerciale della colofonia.<br />
Pedal<strong>in</strong>a<br />
Piccola macch<strong>in</strong>a da stampa tipografica a pressione piana avente<br />
la forma verticale. Essa è per<br />
lo più azionata a pedale.<br />
Pelure<br />
Tipo di carta molto sott<strong>il</strong>e e spesso poca collata, pertanto morbida<br />
e quasi trasparente.<br />
Penna d’oca<br />
Piuma di volat<strong>il</strong>e. Ut<strong>il</strong>e per asportare le bollic<strong>in</strong>e gassose che<br />
l’acido produce sui segni scoperti della lastra sottoposta a bagno<br />
corrosivo.<br />
Penna elettrica per <strong>in</strong>cisione a vibrazione (elettropunta)<br />
Adatta all’<strong>in</strong>cisione di z<strong>in</strong>co, rame, ottone, allum<strong>in</strong>io,vetro, ceramica,<br />
plastica, legno e acciai teneri.<br />
Pennello da doratore<br />
Serve per prendere la foglia d’oro che è stata tagliata e adagiarla<br />
sul pezzo che va dorato. Ha un pelo molto morbido che fa aderire<br />
la foglia. Pennello di fibre s<strong>in</strong>tetiche<br />
Le fibre s<strong>in</strong>tetiche sono oggi ut<strong>il</strong>izzate anche per i pennelli usati<br />
nella pittura ad olio. Hanno un’ottima punta, ma non trattengono<br />
<strong>il</strong> colore come quelli <strong>in</strong> pelo di martora e non sono altrettanto<br />
resistenti. Possono essere puliti molto fac<strong>il</strong>mente e spesso<br />
senza deteriorarsi; ciò li rende particolarmente adatti per colori<br />
a rapida essiccazione come quelli acr<strong>il</strong>ici e gli alchidici. Pennello<br />
di pelo di bue è realizzato con <strong>il</strong> pelo chiaro di orecchio di<br />
bue. Questi pennelli hanno un ottima resistenza, ma sono più<br />
grossolani, qu<strong>in</strong>di meno adatti a lavori di precisione. Vengono<br />
generalmente usati per colpi di pennello nei casi <strong>in</strong> cui non è<br />
richiesta una punta particolarmente sott<strong>il</strong>e.<br />
Pennello di pelo di martora<br />
I pennelli di pelo di martora Kol<strong>in</strong>sky (martora della Siberia e<br />
della Manciuria) sono i più pregiati. Estremamente robusti e<br />
molto elastici, hanno punte lunghe, sott<strong>il</strong>i e molto resistenti.<br />
Sono pennelli particolarmente <strong>in</strong>dicati per dip<strong>in</strong>gere all’acquerello<br />
e per eseguire lavori di ritocco e decorazione. Pennello di<br />
pelo di scoiattolo Sono pennelli molto soffici, ma non hanno la<br />
stessa elasticità di quelli <strong>in</strong> pelo di martora. Essendo però molto<br />
meno costoso, <strong>il</strong> pelo di scoiattolo viene largamente usato per<br />
pennelli ad uso scolastico e per grossi pennelli per acquerello.<br />
Pennello di setola<br />
La setola usata per i pennelli si ricava da una zona situata sui lati<br />
del dorso di maiali e c<strong>in</strong>ghiali. Oggi la maggior parte della setola<br />
proviene dalla regione c<strong>in</strong>ese del Chungk<strong>in</strong>g. è setola di maiale<br />
sbiancata. La caratteristica pr<strong>in</strong>cipale dei pennelli <strong>in</strong> setola è la<br />
loro consistenza che permette di evidenziare sul dip<strong>in</strong>to la traccia<br />
della pennellata. Per questo motivo sono i più ut<strong>il</strong>izzati per<br />
la pittura a olio.
Pennello di tasso<br />
Pennello <strong>in</strong> pelo di tasso che permette di ottenere effetti di sfumato.<br />
Penn<strong>in</strong>o<br />
Piccola lam<strong>in</strong>a di metallo, variamente sagomata e term<strong>in</strong>ante a<br />
punta, che s’<strong>in</strong>nesta sul cannello<br />
della penna e serve per scrivere e disegnare.<br />
Percloruro di ferro (cloruro ferrico) FeCl3<br />
S<strong>in</strong>onimi: cloruro di ferro, cloruro ferroso.<br />
Nome chimico: tricloruro di ferro<br />
Si trova pronto <strong>in</strong> confezioni <strong>in</strong>dustriali <strong>in</strong> soluzione liquida satura,<br />
oppure sciolto allo stato solido. Quest’ultimo si prepara <strong>in</strong><br />
soluzione d’acqua nelle seguenti proporzioni:<br />
forte, kg. 0,500 per 2 litri di acqua tiepida<br />
normale kg. 1 per 3 litri di acqua tiepida.<br />
Sale neutro, che <strong>in</strong> soluzione acquosa, si idrolizza e reagisce<br />
come un acido. Il percloruro è fortemente igroscopico e si decompone<br />
alla luce: va perciò conservato <strong>in</strong> confezioni ermetiche<br />
e opache. Inoltre ha un’azione corrosiva sulla pelle, e non<br />
va qu<strong>in</strong>di maneggiato a mani nude. Nel corso dell’<strong>in</strong>cisione <strong>il</strong><br />
per cloruro si colora. Questo è dovuto al crescente contenuto<br />
di prodotti di reazione, che si formano per la dissoluzione del<br />
rame. Irritante per la pelle, corrosivo per le mucose e gli occhi.<br />
Permeografia<br />
Procedimento di stampa basato sull’impiego di forme permeografiche<br />
(forme serigrafiche e forme con perforazioni sagomate.<br />
La caratteristica della stampa permeografica consiste nella proprietà<br />
della matrice, di far f<strong>il</strong>trare l’<strong>in</strong>chiostro che viene qu<strong>in</strong>di<br />
trasferito sul supporto.<br />
Petrolio lampante o cherosene<br />
Conosciuto anche come petrolio bianco, si presenta come un<br />
liquido <strong>in</strong>colore dall’odore caratteristico. Ha un ottimo potere<br />
solvente per smalti s<strong>in</strong>tetici, oleo-s<strong>in</strong>tetici e cere. Usato come<br />
combustib<strong>il</strong>e nelle lampade a petrolio e nei lavori di pulizia <strong>in</strong><br />
genere. E <strong>in</strong>dicato anche per la pulizia di rulli <strong>in</strong> gomma e clichet<br />
delle macch<strong>in</strong>e da stampa che usano gli <strong>in</strong>chiostri grassi.<br />
Perossido di idrogeno<br />
Il perossido di idrogeno, noto anche come acqua ossigenata, è<br />
<strong>il</strong> più semplice dei perossidi. La sua formula chimica è H2O2. La<br />
sua molecola non è planare; i due legami O-H formano tra loro<br />
un angolo diedro di 111°. A temperatura ambiente è un liquido<br />
<strong>in</strong>colore viscoso e poco stab<strong>il</strong>e, che può esplodere spontaneamente.<br />
Per questo non viene mai ut<strong>il</strong>izzato puro, ma <strong>in</strong> soluzione<br />
acquosa <strong>in</strong> percentuali mai superiori al 60%.<br />
Il pericolo di esplosione è dovuto alla fac<strong>il</strong>ità con cui si decom-<br />
pone convertendosi <strong>in</strong> acqua e ossigeno gassoso con reazione<br />
esotermica 2 H2O2 → 2 H2O + O2→ + energia<br />
l’aumento della temperatura provocato dall’emissione di energia<br />
rende <strong>il</strong> sistema ancora meno stab<strong>il</strong>e, provocando una reazione<br />
di dissociazione a catena. La decomposizione è <strong>in</strong>oltre catalizzata<br />
dalla presenza di ioni metallici, specialmente del ferro.<br />
Industrialmente, viene prodotto con svariati processi. Uno dei<br />
più diffusi è per elettrolisi dell’acido solforico o del bisolfato di<br />
ammonio (NH4HSO4), seguito dall’idrolisi dello ione perossidisolfato<br />
((SO4)2--) che si viene a formare. Un altro processo passa<br />
<strong>in</strong>vece per l’auto-ossidazione dell’idroch<strong>in</strong>one (p-C6H4(OH)2) o<br />
di suoi derivati.<br />
Dal punto di vista chimico, è un energico reagente ossidante.<br />
In soluzione acquosa f<strong>in</strong>o al 5% viene usato come sbiancante<br />
o per schiarire i capelli, <strong>in</strong> soluzione ancora più d<strong>il</strong>uita (3%) è<br />
usato come dis<strong>in</strong>fettante per escoriazioni e ferite.<br />
Trova impiego anche come propellente per razzi, sia s<strong>in</strong>golarmente<br />
che come comburente, dove rappresenta un’alternativa<br />
più sicura da maneggiare all’idraz<strong>in</strong>a. Viene a tale scopo<br />
pompato <strong>in</strong> una camera di reazione rivestita <strong>in</strong>ternamente di<br />
argento; l’argento ne catalizza la decomposizione e la miscela<br />
di ossigeno e vapore acqueo che si ottiene viene usata come<br />
tale per dare sp<strong>in</strong>ta al razzo oppure impiegata per bruciare un<br />
opportuno combustib<strong>il</strong>e.<br />
Concentrazioni<br />
I “volumi” sono i litri di ossigeno gassoso a condizioni normali<br />
che si sv<strong>il</strong>uppano da un litro della soluzione.<br />
I “volumi” di perossido di idrogeno differiscono dalle concentrazioni<br />
<strong>in</strong> percentuale, l’ut<strong>il</strong>izzo di questi due metodi di misurazione<br />
è talvolta causa di errore. Per ovviare a questo esistono<br />
delle formule di conversione da concentrazione percentuale a<br />
volumi e viceversa.<br />
In genere i fornitori per laboratori di analisi chimiche <strong>in</strong>dicano<br />
la concentrazione percentuale dell’acqua ossigenata, mentre i<br />
produttori di articoli dest<strong>in</strong>ati all’uso domestico <strong>in</strong>dicano i “volumi”.<br />
Qui di seguito viene riportata una tabella con le due misure<br />
di concentrazione a confronto.<br />
Perossido di idrogeno 3% corrisponde a volumi 10<br />
Perossido di idrogeno 3,6% corrisponde a volumi 12<br />
Perossido di idrogeno 10% corrisponde a volumi 34<br />
Perossido di idrogeno 30% corrisponde a volumi 111<br />
Perossido di idrogeno 40% corrisponde a volumi 154<br />
Piano di riscontro<br />
Superficie rigorosamente piana che serve a controllare appoggi,<br />
parallelismi ecc. Spesso usato col trusch<strong>in</strong>o<br />
Piano di simmetria<br />
Piano secondo cui un cristallo (o una figura) può venir diviso <strong>in</strong><br />
modo che una parte corrisponda al riflesso speculare all’altra.<br />
57
58<br />
Pica<br />
Unità di misura tipografica del sistema angloamericano, uguale<br />
a 12 po<strong>in</strong>t.<br />
Pieghetta; stecca<br />
Attrezzo a coltello <strong>in</strong> legno od osso usato <strong>in</strong> legatoria per piegare<br />
a mano i fogli stampati, con una o più pieghe.<br />
Pietra ad acqua<br />
Pietra abrasiva di grana relativamente grossa che si usa bagnata<br />
con l’acqua.<br />
Pietra Arkansas<br />
La pietra naturale “Arkansas”, per le sue caratteristiche di granulometria<br />
f<strong>in</strong>issima e omogeneità delle particelle di quarzo di cui<br />
è composta, è usata f<strong>in</strong> dall’antichità nell’aff<strong>il</strong>atura degli acciai.<br />
Pietra a olio<br />
Pietra artificiale abrasiva a grana f<strong>in</strong>issima con agglomerante<br />
poroso che s’imbeve d’olio per immersione prolungata.<br />
Serve per ravvivare a mano i f<strong>il</strong>i taglienti degli utens<strong>il</strong>i.<br />
Pietra pomice<br />
Pietra porosa usata per la levigatura delle pietre litografiche.<br />
Pigmenti artificiali<br />
Bianco z<strong>in</strong>co puro, bianco titanio, blu oltremare, blu Ercolano,<br />
arancio Ercolano, verde ossido cromo puro, giallo cadmio, rosso<br />
cadmio, verde smeraldo s<strong>in</strong>t, viola oltremare puro, blu cobalto,<br />
giallo titanio, ecc<br />
Pigmento<br />
Polvere colorata ut<strong>il</strong>izzata per realizzare un f<strong>il</strong>m pittorico, è un<br />
composto chimico organico o <strong>in</strong>organico, naturale o artificiale,<br />
<strong>in</strong>solub<strong>il</strong>e nel legante con cui forma un impasto più o meno<br />
denso con proprietà coprenti. I pigmenti sono <strong>in</strong> genere costituiti<br />
da tre componenti: le particelle di pigmento colorato, <strong>il</strong> medium<br />
che veicola tali particelle (per esempio l’olio per i colori a<br />
olio, la gomma arabica per gli acquerelli, le res<strong>in</strong>e acr<strong>il</strong>iche per<br />
i colori acr<strong>il</strong>ici) e un solvente, cioè un liquido volat<strong>il</strong>e come l’acqua<br />
o la trement<strong>in</strong>a.<br />
Piombo<br />
Conosciuto dall’antichità. Color bianco bluastro, all’aria si ricopre<br />
d’una pat<strong>in</strong>a grigiastra d’ossido. In acqua, <strong>in</strong> solforico, <strong>in</strong><br />
cloridrico, forma uno strato protettivo <strong>in</strong>solub<strong>il</strong>e. Soda e potassa<br />
caustiche, acido acetico, solforico concentrato caldo, lo<br />
attaccano. Fuso all’aria si copre d’uno strato d’ossido chiamato<br />
litargirio. Velenoso, tossico come metallo puro e <strong>in</strong> lega, come<br />
vapori, dà s<strong>in</strong>drome chiamata saturnismo che può portare a<br />
paralisi e morte. Dutt<strong>il</strong>e e malleab<strong>il</strong>e, non <strong>in</strong>crudisce a temperatura<br />
ambiente perché ha temperatura di ricristallizazione<br />
sotto 0 °C. Entra come componente nelle leghe per saldatura<br />
dolce. Simbolo Pb MV 11.34 g/cm3 PdF 327.40 °C HB 4<br />
Pirografia<br />
Tecnica d’<strong>in</strong>cisione eseguita con una punta metallica riscaldata,<br />
su cuoio, cartone, legno e sim<strong>il</strong>i.<br />
PH<br />
Term<strong>in</strong>e che <strong>in</strong>dica <strong>il</strong> grado di acidità di un materiale, con PH7<br />
neutro, PH0 totalmente acido e PH14 totalmente alcal<strong>in</strong>o o basico.<br />
Il grado di PH è di fondamentale importanza nella conservazione<br />
delle opere cartacee<br />
P<strong>in</strong>x, p<strong>in</strong>xt, p<strong>in</strong>xit, p<strong>in</strong>gebat<br />
Lat<strong>in</strong>o “ha dip<strong>in</strong>to”. In una stampa <strong>in</strong>dica <strong>il</strong> nome dell’autore<br />
dell’opera orig<strong>in</strong>ale da cui l’<strong>in</strong>cisore a ricopiato.<br />
Placcatura<br />
La placcatura elettrolitica è <strong>il</strong> deposito di un rivestimento metallico<br />
su un oggetto. La placcatura elettrolitica è realizzata passando<br />
una corrente elettrica attraverso una soluzione che contiene<br />
gli ioni metallici dissolti e l’oggetto metallico da placcare.<br />
L’oggetto metallico fa da catodo <strong>in</strong> una cella elettrochimica,<br />
attraendo gli ioni metallici dalla soluzione. Gli oggetti metallici<br />
ferrosi e non ferrosi sono placcati con una varietà di metalli,<br />
compresi allum<strong>in</strong>io, stagno, bronzo, cadmio, rame, cromo, ferro,<br />
piombo, nichel, z<strong>in</strong>co, così come metalli preziosi, quale oro, plat<strong>in</strong>o,<br />
ed argento. Processo di placcatura elettrolitica: Il processo<br />
co<strong>in</strong>volge una fase importante di pretrattamento per garantire<br />
la qualità della placcatura (pulizia, rimozione dei grassi...). La<br />
fase di pretrattamento richiede un grande uso di solventi come<br />
<strong>il</strong> clorurato più un agente decolorante di superficie. Dopo di cio’<br />
vi sono le fasi di placcatura, sciacquatura, passivazione e essiccamento.<br />
Il galvanotecnico e specializzato nella placcatura (cioè nell’applicazione<br />
di strati di metallo) su vari materiali, a scopo protettivo<br />
o decorativo. L’attività e svolta come dipendente di imprese<br />
specializzate.<br />
Le sue attività possono comprendere: la placcatura di superfici<br />
<strong>in</strong> metallo e <strong>in</strong> plastica attraverso <strong>il</strong> procedimento elettrolitico o<br />
a caldo ut<strong>il</strong>izzando cromo, rame, cadmio, nichel, z<strong>in</strong>co, argento,<br />
oro, etc. Il procedimento può prevedere: la scelta di come condurre<br />
la placcatura con riferimento a durata, temperatura, voltaggio<br />
della corrente elettrica, spessore del metallo coprente; la<br />
preparazione dei bagni chimici; <strong>il</strong> lavaggio e la sgrassatura delle<br />
superfici da placcare; la placcatura per elettrolisi o immersione<br />
a caldo; <strong>il</strong> controllo del processo; la misurazione della placcatura<br />
a vista o con appositi strumenti di misura.
Planografia<br />
Tecnica di stampa basata sull’ut<strong>il</strong>izzo di forme o matrici piane:<br />
rientrano <strong>in</strong> questa categoria la litografia (stampa diretta) e <strong>il</strong><br />
procedimento offset<br />
Plastica<br />
La plastica è una sostanza che si ottiene dalla polimerizzazione<br />
o dalla policondensazione di varie sostanze, sia di orig<strong>in</strong>e organica,<br />
come le res<strong>in</strong>e vegetali e la case<strong>in</strong>a, che <strong>in</strong>organica, come<br />
<strong>il</strong> petrolio. Esistono due categorie pr<strong>in</strong>cipali di plastica: quella<br />
termo<strong>in</strong>durente e quella termoplastica. La termo<strong>in</strong>durente, se<br />
lavorata a caldo, si <strong>in</strong>durisce permanentemente dopo aver attraversato<br />
uno stadio di temporaneo ammorbidimento. La termoplastiaca,<br />
al contrario, se sottoposta ad elevate temperature<br />
passa gradualmente dallo stato solido a quello liquido.<br />
Plexiglas<br />
Il polimet<strong>il</strong>metacr<strong>il</strong>ato (<strong>in</strong> forma abbreviata PMMA) è una materia<br />
plastica formata da polimeri del metacr<strong>il</strong>ato di met<strong>il</strong>e, estere<br />
dell’acido metacr<strong>il</strong>ico, noto anche con i nomi commerciali di<br />
Plexiglas, Perspex, Lucite, Vitroflex, Limacryl e Resartglass.<br />
Chimicamente, è <strong>il</strong> polimero del metacr<strong>il</strong>ato di met<strong>il</strong>e. Nel l<strong>in</strong>guaggio<br />
comune <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e metacr<strong>il</strong>ato si riferisce generalmente<br />
a questo polimero.<br />
Questo materiale fu sv<strong>il</strong>uppato nel 1928 <strong>in</strong> vari laboratori e<br />
immesso sul mercato nel 1933 dall’<strong>in</strong>dustria chimica tedesca<br />
Röhm.<br />
Di norma è molto trasparente, più del vetro al punto che possiede<br />
caratteristiche di comportamento assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i alla fibra<br />
ottica per qualità di trasparenza, e con la proprietà di essere più<br />
o meno <strong>in</strong> percentuali diverse, <strong>in</strong>frangib<strong>il</strong>e a seconda della sua<br />
“mescola”. Per queste caratteristiche è usato nella fabbricazione<br />
di vetri di sicurezza e articoli sim<strong>il</strong>ari, nei presidi ant<strong>in</strong>fortunistici,<br />
nell’oggettistica d’arredamento o architettonica <strong>in</strong> genere.<br />
Il PMMA è spesso usato <strong>in</strong> alternativa al vetro; alcune delle differenze<br />
tra i due materiali sono le seguenti:<br />
• la densità: quella del PMMA è 1,19 g/cm3, circa la metà di<br />
quella del vetro<br />
• <strong>il</strong> PMMA è <strong>in</strong>frangib<strong>il</strong>e<br />
• <strong>il</strong> PMMA è più tenero e sensib<strong>il</strong>e ai graffi e alle abrasioni; a<br />
questo generalmente si ovvia con un opportuno rivestimento<br />
• <strong>il</strong> PMMA può essere modellato per riscaldamento a temperature<br />
relativamente basse (100°C circa)<br />
• <strong>il</strong> PMMA è più trasparente del vetro alla luce visib<strong>il</strong>e<br />
• A differenza del vetro, <strong>il</strong> PMMA non ferma la luce ultravioletta,<br />
quando necessario viene pertanto rivestito con pellicole apposite<br />
• <strong>il</strong> PMMA è trasparente alla luce <strong>in</strong>frarossa f<strong>in</strong>o a 2800 nm,<br />
mentre la luce di lunghezze d’onda maggiori viene sostan-<br />
zialmente bloccata. Esistono specifiche formulazioni di<br />
PMMA atte a bloccare la luce visib<strong>il</strong>e e a lasciar passare la luce<br />
<strong>in</strong>frarossa di un dato <strong>in</strong>tervallo di frequenze (usate, ad esempio,<br />
nei telecomandi e nei sensori rivelatori di fonti di calore)<br />
Pezzi di PMMA possono essere saldati a freddo usando adesivi<br />
a base di cianoacr<strong>il</strong>ati oppure sciogliendone gli strati superficiali<br />
con un opportuno solvente - diclorometano o cloroformio.<br />
La giuntura che si crea è quasi <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e. Gli spigoli vivi<br />
del PMMA possono <strong>in</strong>oltre essere fac<strong>il</strong>mente lucidati e resi<br />
trasparenti.<br />
Il PMMA brucia <strong>in</strong> presenza di aria a temperature superiori a<br />
460°C; la sua combustione completa produce anidride carbonica<br />
e acqua.<br />
Analogo al PMMA, ma con un atomo di idrogeno al posto del<br />
gruppo met<strong>il</strong>e (CH3) che sporge dalla catena pr<strong>in</strong>cipale, è <strong>il</strong> polimet<strong>il</strong>acr<strong>il</strong>ato,<br />
un polimero che si presenta come una gomma<br />
morbida. Tra gli esempi delle sue applicazioni si annoverano i<br />
fanali posteriori delle automob<strong>il</strong>i, le barriere di protezione negli<br />
stadi e le grandi f<strong>in</strong>estre degli acquari. Viene usato anche nella<br />
produzione dei “laser disc” (videodischi) e occasionalmente nella<br />
produzione dei DVD; per questi ultimi (e per i CD) è tuttavia<br />
preferito <strong>il</strong> più costoso policarbonato, per via della sua migliore<br />
resistenza all’umidità.<br />
La vernice acr<strong>il</strong>ica consiste essenzialmente di una sospensione<br />
di PMMA <strong>in</strong> acqua, stab<strong>il</strong>izzata con opportuni composti tensioattivi,<br />
dato che <strong>il</strong> PMMA è idrofobo.<br />
Il PMMA possiede un buon grado di biocompatib<strong>il</strong>ità con i tessuti<br />
umani, viene per questo usato nella produzione di lenti <strong>in</strong>traoculari<br />
per la cura della cataratta. Anche le lenti a contatto<br />
rigide sono realizzate con questo polimero; alcuni tipi di lenti<br />
a contatto morbide sono <strong>in</strong>vece realizzate con polimeri sim<strong>il</strong>i,<br />
dove però <strong>il</strong> monomero acr<strong>il</strong>ico ospita sulla sua struttura uno o<br />
più gruppi ossidr<strong>il</strong>e, <strong>in</strong> modo da rendere <strong>il</strong> polimero maggiormente<br />
idrof<strong>il</strong>o, HEMA (idrossiet<strong>il</strong>metacr<strong>il</strong>ato)<br />
In ortopedia <strong>il</strong> PMMA è usato come “cemento” per fissare impianti,<br />
per rimodellare parti di osso perdute o “riparare” vertebre<br />
fratturate (Vertebroplastica). Viene commercializzato <strong>in</strong> forma<br />
di polvere da miscelare al momento dell’uso con metacr<strong>il</strong>ato di<br />
met<strong>il</strong>e (MMA) liquido per formare una pasta che <strong>in</strong>durisce gradualmente.<br />
Nei pazienti trattati <strong>in</strong> questo modo, l’odore del metacr<strong>il</strong>ato<br />
di met<strong>il</strong>e può essere percepib<strong>il</strong>e nel loro respiro. Benché<br />
<strong>il</strong> PMMA sia biocompatib<strong>il</strong>e, l’MMA è una sostanza irritante.<br />
Anche le otturazioni dentali sono realizzate con un “cemento”<br />
analogo. In chirurgia estetica, <strong>in</strong>iezioni di micro-sfere di PMMA<br />
sotto pelle vengono usate per ridurre rughe e cicatrici.<br />
Il PMMA è un materiale sensib<strong>il</strong>e alla corrente che lo attraversa<br />
e perciò viene ut<strong>il</strong>izzato anche nell’<strong>in</strong>dustria microelettronica<br />
nei processi di litografia elettronica. Ut<strong>il</strong>izzato pure per l’elevata<br />
conducib<strong>il</strong>ità della luce viene impiegato anche per la realizzazione<br />
di fibra ottica.<br />
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Pochoir<br />
Mascher<strong>in</strong>a traforata di cartone o cuoio ut<strong>il</strong>izzata per colorare a<br />
mano le stampe.<br />
Polimerizzazione<br />
Processo d’aggregazione di più molecole di una stessa sostanza<br />
(<strong>in</strong>chiostro, olio), con formazione di macromolecole dalle proprietà<br />
differenti.<br />
Polimerizzato<br />
Sono disponib<strong>il</strong>i alcuni prodotti che contengono esclusivamente<br />
olio di l<strong>in</strong>o cotto mediante trattamento termico senza<br />
esposizione all’ossigeno. L’olio di l<strong>in</strong>o cotto col solo trattamento<br />
termico è più denso e secca molto lentamente. Questi olii sono<br />
di solito commercializzati con la def<strong>in</strong>izione “polimerizzato” o<br />
“stand-o<strong>il</strong>”, sebbene alcuni possano essere semplicemente def<strong>in</strong>iti<br />
“cotti”.<br />
Pollice<br />
Antica unità di misura di lunghezza; oggi è usata nel sistema<br />
anglosassone e corrisponde a cm. 2,54.<br />
Pomice <strong>in</strong> polvere<br />
Polvere naturale f<strong>in</strong>issima di orig<strong>in</strong>e vulcanica costituita prevalentemente<br />
da s<strong>il</strong>ice (SiO2), la pomice <strong>in</strong> polvere viene usata <strong>in</strong><br />
tutte le operazioni <strong>in</strong> cui si necessita di un abrasivo naturale.<br />
Poupée<br />
Si <strong>in</strong>dica così l’<strong>in</strong>chiostrazione a più colori, realizzata con piccoli<br />
tamponi, di una matrice da stampa. Ogni stampa è praticamente<br />
un pezzo unico, non essendo possib<strong>il</strong>e riprodurre un’altra<br />
stampa perfettamente identica.<br />
Portfolio<br />
Cartella <strong>in</strong> cui si raccolgono le <strong>in</strong>cisioni, materiale scritto o <strong>il</strong>lustrato.<br />
F.to cm.35x50 con 12 buste<br />
F.to cm.50x70 con 12 buste<br />
F.to cm.60x80 con 12 buste<br />
F.to cm.70x100 con 12 buste<br />
Priv<strong>il</strong>egio<br />
Liberatoria esclusiva r<strong>il</strong>asciata da un’autorità locale, che garantisce<br />
ad uno stampatore l’esclusività di stampare una determ<strong>in</strong>ata<br />
opera nel territorio locale. Il priv<strong>il</strong>egio fu ut<strong>il</strong>izzato f<strong>in</strong>o alla<br />
f<strong>in</strong>e del XVIII sec.<br />
Prespan<br />
Tipo speciale di carta spessa e resistente, realizzato per usi particolari.<br />
È misto, nella composizione, a pasta di ritagli di cuoio. È<br />
usato per scatolame resistente.<br />
Processo calcografico<br />
Arte di <strong>in</strong>cidere <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo su rame. E’ l’opposto della calcotipia<br />
che à la denom<strong>in</strong>azione per def<strong>in</strong>ire l’arte dell’<strong>in</strong>cidere <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />
sullo stesso metallo. L’<strong>in</strong>chiostro da stampa, che <strong>in</strong>izialmente<br />
viene steso su tutta la lastra, viene poi raschiato via dalla sua<br />
superficie liscia e lucida e rimane solo negli <strong>in</strong>cavi. Si preme poi<br />
fortemente <strong>il</strong> foglio di carta contro la lastra e l’<strong>in</strong>chiostro rimasto<br />
negli <strong>in</strong>cavi viene ad aderire alla carta, tanto più r<strong>il</strong>evata quanto<br />
più profondo è l’<strong>in</strong>cavo. Questo r<strong>il</strong>ievo, percettib<strong>il</strong>e al tatto nelle<br />
stampe da <strong>in</strong>cisioni manuali (bul<strong>in</strong>o, punta secca, acquaforte)<br />
ma non più nelle stampe da <strong>in</strong>cisioni fotomeccaniche (eliotipia,<br />
rotocalco), riproduce le variazioni di tono delle figure. Tre sono<br />
i gruppi di macch<strong>in</strong>e usati per la stampa calcografica: 1. i torchi<br />
a mano, 2. le piano-c<strong>il</strong><strong>in</strong>driche, 3. le rotative. Processo <strong>in</strong>cavografico<br />
È un particolare tipo di calcografia, quella che fa uso di<br />
macch<strong>in</strong>e rotative. Con questo processo, brevettato nel 1910, è<br />
possib<strong>il</strong>e la stampa rapida di qualsiasi <strong>il</strong>lustrazione su carta comune.<br />
Per realizzarlo si fa un negativo del disegno o della fotografia<br />
che si vogliono stampare. Da questo negativo si ricava un<br />
diapositivo reticolato che viene trasportato sulla lam<strong>in</strong>a di rame<br />
che riveste <strong>il</strong> c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro stampatore della macch<strong>in</strong>a. La pellicola si<br />
attacca al c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro e viene trattata e sv<strong>il</strong>uppata come una qualsiasi<br />
foto<strong>in</strong>cisione nella quale si <strong>in</strong>cavano chimicamente le parti,<br />
che devono restare profonde un decimo di m<strong>il</strong>limetro. In seguito<br />
un c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro riempie con <strong>in</strong>chiostro le parti <strong>in</strong>cavate ed un coltello<br />
asporta l’<strong>in</strong>chiostro <strong>in</strong> eccesso. Processo litografico Processo<br />
mediante <strong>il</strong> quale si ottiene, su foglio di carta o metallico,<br />
la riproduzione di ciò che è stato scritto, disegnato o <strong>in</strong>ciso su<br />
una pietra calcare di natura particolare con una matita grassa o<br />
con un <strong>in</strong>chiostro speciale. E’ cioè un procedimento di stampa<br />
<strong>in</strong> piano o planografico nel quale la matrice è costituita da una<br />
spessa lastra di pietra calcarea speciale o da una sott<strong>il</strong>e lastra di<br />
z<strong>in</strong>co, che porta sulla sua superficie piana sia le parti stampanti,<br />
con le figure o le lettere, sia le parti non stampanti. Oggi questo<br />
sistema è stato sostituito dalla cosiddetta litografia offset che si<br />
ottiene <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>diretto (vd. stampa <strong>in</strong>diretta). Processo permeografico<br />
Procedimento di stampa tramite la pressione tra la<br />
forma o altro dispositivo stampante e <strong>il</strong> supporto, che impiega<br />
forme con lettere permeab<strong>il</strong>i all’<strong>in</strong>chiostro. Processo r<strong>il</strong>ievografico<br />
Procedimento di stampa che impiega forme aventi i segni,<br />
le lettere o i disegni <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo rispetto alle zone non stampate.<br />
Si comprendono sotto questo nome tutte le riproduzioni fotomeccaniche<br />
che, stampate danno l’<strong>il</strong>lusione del r<strong>il</strong>ievo.<br />
Presette di cartone<br />
Per maneggiare la carta e proteggerla dalle dita sporche durante<br />
la stampa.
Prova<br />
Impressione di una matrice <strong>in</strong> fase di elaborazione, ma prossima<br />
ad essere completata sia da un punto di vista segnico-compositivo<br />
che da quello della stampa, dove viene valutato <strong>in</strong> modo di<br />
<strong>in</strong>chiostrare e stampare (a palmo, a carta, solo a tarlatana ecc ...<br />
), <strong>il</strong> colore dell’<strong>in</strong>chiostro, la pressione del torchio ecc .... Le “prove”<br />
se soddisfacenti sono firmate di norma con le <strong>in</strong>iziali P.d’A.<br />
Prova d’artista<br />
Prove di stampa <strong>in</strong> pochi esemplari eseguiti prima della tiratura.<br />
Si eseguono per mettere a punto:<br />
<strong>il</strong> tipo di <strong>in</strong>chiostrazione, l’assetto del torchio e <strong>il</strong> tipo di carta.<br />
Generalmente è numerata ed è siglata P.d’A., cui fa seguito la<br />
firma dell’autore. Talvolta al posto di “prova di stato” e “prova di<br />
artista” possiamo trovare una corrispondente dicitura <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />
francese (E.E. “épreuve d’ètat, E.A. “épreuve d’artiste”). Le suddette<br />
diciture sono riportate sempre-abbreviate o per esteso<br />
nell’angolo <strong>in</strong>feriore s<strong>in</strong>istro, sotto la stampa.<br />
Prove di stato<br />
Stampe realizzate durante <strong>il</strong> lavoro calcografico, come prove di<br />
<strong>in</strong>tervento per ulteriori passaggi nel percosso operativo. Numerazione:<br />
I stato, II stato, III stato, IV stato e così via. Le prove<br />
di stato sono molto ricercate dai collezionisti <strong>in</strong> quanto svelano<br />
quali sono stati i processi creativi prima della stampa f<strong>in</strong>ale.<br />
Pulimento delle <strong>in</strong>cisioni sulla carta<br />
l°) Si prendono dei pannol<strong>in</strong>i ben puliti e si distendono <strong>in</strong> un<br />
luogo spazioso e soleggiato e su di essi si posano le <strong>in</strong>cisioni<br />
possib<strong>il</strong>mente ben distese.<br />
2°) Si prende un’ annaffiatoio, sim<strong>il</strong>e a quello dei giard<strong>in</strong>ieri, con<br />
forell<strong>in</strong>i assai m<strong>in</strong>uti e s’<strong>in</strong>naffiano leggermente le <strong>in</strong>cisioni. Se<br />
<strong>il</strong> sudiciume fosse costituito da semplice polvere, l’acqua pura è<br />
sufficiente a toglierla. Se al contrario, come spesso avviene, vi è<br />
dell’untuosità, allora’ bisogna aggiunger all’acqua una leggera<br />
dose di potassa o di soda precedentemente disciolta. e f<strong>il</strong>trate.<br />
3°) Non appena la carta, dopo la bagnatura di cui sopra, si sarà<br />
asciugata, si dovranno ripetere le aspersioni anche per più giorni<br />
s<strong>in</strong>o a raggiungere lo scopo desiderato. Con questa semplicissima<br />
operazione le <strong>in</strong>cisioni si puliranno perfettamente.<br />
4°) Dopo le operazioni di cui sopra, aff<strong>in</strong>ché la carta non riesca<br />
arricciata, si approfitterà del momento <strong>in</strong> cui sarà leggermente<br />
umida.<br />
Si prenderà allora un c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro (anche di cartone) di sufficiente<br />
lunghezza e del diametro di circa dieci centimetri e vi si avvolgeranno<br />
attorno ben aderenti alcuni fogli di carta liscia e qu<strong>in</strong>di<br />
le <strong>in</strong>cisioni, <strong>in</strong>serendovi altri fogli di carta <strong>in</strong> modo che le <strong>in</strong>cisioni<br />
tocch<strong>in</strong>o sempre uno di essi ed altri si avvolgeranno alla<br />
f<strong>in</strong>e. Qu<strong>in</strong>di si legherà <strong>il</strong> tutto con nastri o fettucce e si metterà<br />
questo rotolo <strong>in</strong> un luogo asciutto f<strong>in</strong>o a che tutte le <strong>in</strong>cisioni si<br />
saranno bene asciugati. Qu<strong>in</strong>di si scioglieranno e si metteranno<br />
<strong>in</strong> piano <strong>in</strong> un luogo asciutto, ma poco aereato onde si asciugh<strong>in</strong>o<br />
perfettamente ma <strong>in</strong> modo dolce e graduale.<br />
Pulitura a palmo<br />
Pulitura della lastra calcografica effettuata, dopo l’ <strong>in</strong>chiostratura<br />
e a seguito di una prima pulitura con tarlatana, strof<strong>in</strong>ando<br />
col palmo della mano reso ruvido e assorbente per mezzo di<br />
carbonato di magnesio. Questo procedimento produce nella<br />
stampa netti contrasti tra i bianchi e i neri.<br />
Punta d’argento<br />
Strumento metallico che regge una punta d’argento usato specialmente<br />
nel Quattrocento per disegnare e predecessore della<br />
matita attuale. Il term<strong>in</strong>e è usato anche per <strong>in</strong>dicare i disegni<br />
eseguiti a punta d’argento. Il disegno a punta d’argento era fatto<br />
su una carta specialmente preparata ed è caratteristico per<br />
delicate l<strong>in</strong>ee grigio - chiare di eguale <strong>in</strong>tensità e spessore, sì<br />
che l’ombreggiatura era ottenuta attraverso una fittissima serie<br />
di l<strong>in</strong>ee parallele.<br />
Punta di metallo<br />
Strumento usato s<strong>in</strong> dal Medio Evo per scrivere e disegnare su<br />
pergamena e su carta. Vengono ut<strong>il</strong>izzati come metallo <strong>il</strong> piombo,<br />
lo stagno, l’argento, l’oro, <strong>il</strong> rame.<br />
Puntasecca<br />
(punta immediata o punta a rame nudo) Tecnica di <strong>in</strong>cisione diretta,<br />
si <strong>in</strong>cide la superficie della lastra con una punta di acciaio,<br />
o di leghe speciali o di diamante. Questa <strong>in</strong>cisione non asporta<br />
<strong>il</strong> metallo, ma lo deforma, come l’aratro deforma la terra, creando<br />
ai bordi del solco delle sopraelevazioni, sempre chiamate<br />
barbe, molto più accentuate di quelle del bul<strong>in</strong>o. Queste barbe<br />
vengono conservate e si affida anzi alla loro capacità di trattenere<br />
l’<strong>in</strong>chiostro la qualità di questa tecnica che rende i segni<br />
molto sensib<strong>il</strong>i, dal più delicato al più forte, con i bordi sfumati.<br />
Le barbe sono ben presto deformate dalle puliture d’<strong>in</strong>chiostrazione<br />
e dalla pressione del torchio e costituiscono perciò una<br />
forte limitazione al numerodi copie che è possib<strong>il</strong>e tirare da una<br />
punta secca senza comprometterne la caratteristica qualità (più<br />
o meno 30 per <strong>il</strong> rame, 10 per lo z<strong>in</strong>co).<br />
Punteggiato<br />
Tecnica diretta ed <strong>in</strong>diretta. Consiste nell’eseguire <strong>il</strong> disegnoimmag<strong>in</strong>e<br />
mediante i punti addensati e rarefatti, <strong>in</strong>vece delle<br />
l<strong>in</strong>ee. Gli arnesi sono dei punzoni, battuti con <strong>il</strong> mazzuolo, oppure<br />
delle punte che scoprono la protezione cerosa.<br />
Punzonatura<br />
La punzonatura è l’atto di imprimere un segno, o una forma, su<br />
61
62<br />
una superficie mediante la pressione o la percussione di uno<br />
strumento detto punzone (dal lat<strong>in</strong>o “punctio”, pungere).<br />
Questa tecnica veniva anticamente ut<strong>il</strong>izzata nella lavorazione e<br />
decorazione di metalli e nella produzione di monete, poi anche<br />
per la dentellatura dei francobolli. Nell’arte della doratura su<br />
tavola, la punzonatura veniva adoperata per ottenere effetti di<br />
particolare preziosità e bellezza. Il primo esempio importante di<br />
punzonatura applicata all’arte pittorica si ha nell’affresco della<br />
Maestà di Simone Mart<strong>in</strong>i nel palazzo Pubblico di Siena (1315<br />
circa). Al giorno d’oggi, la punzonatura si usa frequentemente <strong>in</strong><br />
meccanica per lavorare le lamiere, tramite uno stampo o (matrice)<br />
ed un punzone che riproducono la forma del foro da ottenere.<br />
La lamiera viene appoggiata sullo stampo e la pressione del<br />
punzone provoca la recisione della lamiera.<br />
Si usano macch<strong>in</strong>e automatiche (punzonatrici) per tagliare e forare<br />
lamiere metalliche (allum<strong>in</strong>io o acciaio) di spessore f<strong>in</strong>o a<br />
10 mm. Con punzonatrici evolute a controllo numerico (CNC) si<br />
possono effettuare lavorazioni di taglio e sagomatura (roditura)<br />
anche molto complesse <strong>in</strong> modo veloce e sicuro. F<strong>in</strong>o ai primi<br />
anni ottanta e f<strong>in</strong>o alla diffusione degli impianti di ossitaglio, le<br />
punzonatrici furono l’unico modo pratico di tagliare e lavorare<br />
lamiere di spessore maggiore di 2-3 m<strong>il</strong>limetri.<br />
Punzone<br />
È una punta di acciaio conica o piramidale per fare segni puntiformi.<br />
La punta, più o meno acuta, viene battuta sulla lastra con<br />
una mazzola di legno o di plastica. La forza dei colpi e la forma<br />
della punta sono gli elementi che determ<strong>in</strong>ano la <strong>in</strong>tensità e la<br />
grandezza del punto. Si formano delle barbe di deformazione.<br />
Se si lasciano, i punti avranno la qualità della punta secca, con<br />
la corrispondente limitazione di tiratura, se si tolgono avranno<br />
la qualità del bul<strong>in</strong>o. Il rapporto tra profondità e larghezza comporta,<br />
a parità di larghezza, segni più o meno neri perché con la<br />
profondità aumenta la quantità di <strong>in</strong>chiostro.<br />
PVC<br />
Il cloruro di poliv<strong>in</strong><strong>il</strong>e, noto anche come poliv<strong>in</strong><strong>il</strong>cloruro o con<br />
la corrispondente sigla PVC, è <strong>il</strong> polimero del cloruro di v<strong>in</strong><strong>il</strong>e.<br />
È <strong>il</strong> polimero più importante della serie ottenuta da monomeri<br />
v<strong>in</strong><strong>il</strong>ici ed è una delle materie plastiche di maggior consumo al<br />
mondo. Gli ut<strong>il</strong>izzi del PVC sono <strong>in</strong>numerevoli, per aggiunta di<br />
prodotti plastificanti può essere modellato per stampaggio a<br />
caldo nelle forme desiderate. Può essere ridotto a f<strong>il</strong>m oppure<br />
a liquido con cui vengono spalmati tessuti o rivestite superfici,<br />
serbatoi, valvole, rub<strong>in</strong>etti, vasche e fibre tess<strong>il</strong>i artificiali.<br />
Le applicazioni più r<strong>il</strong>evanti sono la produzione di tubi per ed<strong>il</strong>izia<br />
(ad esempio grondaie e tubi per acqua potab<strong>il</strong>e) prof<strong>il</strong>i per<br />
f<strong>in</strong>estra, pavimenti v<strong>in</strong><strong>il</strong>ici, f<strong>il</strong>m rigido e plastificato per imballi e<br />
cartotecnica. In term<strong>in</strong>i applicativi, <strong>il</strong> PVC è la materia plastica<br />
più versat<strong>il</strong>e conosciuta.<br />
Q<br />
Quadricromia<br />
Ai tre colori primari della Tricromia (Giallo, rosso e blu) si aggiunge<br />
<strong>il</strong> nero che rafforza nel risultato di stampa, le ombre e precisa<br />
<strong>il</strong> disegno.<br />
Quadrettatura<br />
Metodo che permette di copiare un’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>grandendola<br />
o riducendola fac<strong>il</strong>mente grazie a una griglia geometrica modulare.<br />
Quaterno (o quaternione o <strong>quaderno</strong>)<br />
Fascicolo (vd.) <strong>formato</strong> da quattro bifoli, uno dentro l’altro. In<br />
orig<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dicava <strong>il</strong> foglio piegato<br />
due volte, cosí da ottenerne quattro carte (otto pag<strong>in</strong>e).<br />
Qu<strong>in</strong>terno<br />
Fascicolo (vd.) <strong>formato</strong> da c<strong>in</strong>que bifoli, uno dentro l’altro.<br />
R<br />
Racla<br />
Spatola di gomma o plastica usata <strong>in</strong> serigrafia. Più piccola serve<br />
per <strong>in</strong>chiostrare le lastre calcografiche.<br />
Ramatura<br />
Procedimento elettrolitico di deposizione di uno strato di rame<br />
su altri metalli o superfici di altri materiali resi elettroconduttrici<br />
mediante metallizzazione a spruzzo o graffiatura.<br />
Nel campo grafico la ramatura viene applicata <strong>in</strong> galvanotipia.<br />
Rame<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere <strong>il</strong> rame:<br />
Soluzione di percloruro di ferro: 1 parte di percloruro di ferro<br />
solido <strong>in</strong> pezzi, 2 parti d’acqua.<br />
Soluzione di acido nitrico: 1 parte di acido nitrico 42 Bé, 5 parti<br />
d’acqua.<br />
Attenzione all’uso dell’acido nitrico per <strong>il</strong> rame usato da qualche<br />
<strong>in</strong>cisore. Nel corso della reazione di ossidazione si sv<strong>il</strong>uppa<br />
un gas, ipoazotide o anidride nitroso nitrica, dall’<strong>in</strong>tenso colore<br />
arancione, fortemente irritante per le vie respiratorie. Non è<br />
proprio <strong>il</strong> caso di riciclare poi l’acido nitrico usato per <strong>il</strong> rame per<br />
<strong>in</strong>cidere lo z<strong>in</strong>co, la precedente reazione chimica modificando<br />
l’acido restituirà un segno “impastato”, con caratteristiche differenti<br />
rispetto alla classica morsura dello z<strong>in</strong>co nel nitrico.<br />
Il rame è un metallo rosato o rossastro, di conducib<strong>il</strong>ità elettrica<br />
e termica elevatissime, superate solo da quelle dell’argento; è<br />
molto resistente alla corrosione e non è magnetico. È fac<strong>il</strong>mente<br />
lavorab<strong>il</strong>e, estremamente dutt<strong>il</strong>e e malleab<strong>il</strong>e; può essere fac<strong>il</strong>-
mente riciclato e i suoi rottami hanno un alto valore di recupero;<br />
si comb<strong>in</strong>a con altri metalli a formare numerose leghe metalliche<br />
(si calcola che se ne us<strong>in</strong>o almeno 400), le più comuni sono<br />
<strong>il</strong> bronzo e l’ottone; tra le altre, anche i cupronichel e i cuprallum<strong>in</strong>i<br />
(detti anche bronzi all’allum<strong>in</strong>io).<br />
Inoltre <strong>il</strong> rame è batteriostatico, cioè combatte la proliferazione<br />
dei batteri sulla sua superficie.<br />
I due più comuni stati di ossidazione del rame sono +1 (ione<br />
rameoso, Cu+) e +2 (ione rameico, Cu++).<br />
Rame<br />
Matrice e stampa si <strong>in</strong>dicano sovente con lo stesso term<strong>in</strong>e; così<br />
dicendo, per rame si <strong>in</strong>tende sia la lastra usata come matrice, sia<br />
l’immag<strong>in</strong>e che ne consegue.<br />
Raschietto<br />
Strumento <strong>in</strong> acciaio molto tagliente e aff<strong>il</strong>ato, a lama triangolare<br />
ut<strong>il</strong>izzato per cancellare completamente i segni <strong>in</strong>cisi e per<br />
elim<strong>in</strong>are le barbe.<br />
Rasiera<br />
La rasiera è un attrezzo ricavato da una lam<strong>in</strong>a di acciaio di spessore<br />
circa di 2/3mm aff<strong>il</strong>ato sui bordi, che si ut<strong>il</strong>izza per asportare<br />
sott<strong>il</strong>i strati di legno o per asportare <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m di vernice su un<br />
pezzo da riverniciare. Veniva usato normalmente <strong>in</strong> passato per<br />
la spianatura e f<strong>in</strong>itura delle superfici <strong>in</strong> legno <strong>in</strong> mancanza della<br />
carta vetrata. Era, un tempo, l’attrezzo usato per lamare, cioè<br />
per la fase di rif<strong>in</strong>itura dei pavimenti <strong>in</strong> parquet. Si ut<strong>il</strong>izza normalmente<br />
<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ando l’utens<strong>il</strong>e di 30-40 gradi <strong>in</strong> avanti e sp<strong>in</strong>gendo<br />
<strong>in</strong> avanti <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o tagliente appoggiato sul pezzo da lavorare<br />
Reazione xantoproteica<br />
Comportamento dell’acido nitrico, che attacca e t<strong>in</strong>ge di giallo<br />
le sostanze di orig<strong>in</strong>e animale e vegetale.<br />
Recto<br />
Il davanti della stampa.<br />
Registro<br />
Nella stampa a colori con più matrici è necessario ut<strong>il</strong>izzare dei<br />
riferimenti che permettano la messa a registro della stampa. Si<br />
possono <strong>in</strong>cidere questi punti sul piano del torchio, se <strong>in</strong> metallo,<br />
oppure preparare un foglio di plastica, o poliestere, con<br />
evidenziati gli angoli della lastra e quelli della carta. Se i colori<br />
non sono esattamente sovrapposti si ottiene una stampa fuori<br />
registro. Talvolta, quando l’autore ricerca particolari effetti di<br />
movimento o di <strong>in</strong>def<strong>in</strong>itezza, <strong>il</strong> fuori registro può essere <strong>in</strong>tenzionale.<br />
Repoussage<br />
Dal francese “sbalzare di nuovo”. Si dice quando si riporta una<br />
lastra calcografica troppo <strong>in</strong>cisa al livello orig<strong>in</strong>ale, ribattendola<br />
sul retro.<br />
Ret<strong>in</strong>o o Reticolato<br />
L’<strong>in</strong>sieme di segni, <strong>in</strong>cisi a bul<strong>in</strong>o o altro, che creano una decorazione<br />
a maglia di rete; particolarmente diffuso nella calcografia.<br />
Rhodopas<br />
Il rhodopas è una res<strong>in</strong>a s<strong>in</strong>tetica usata normalmente come<br />
legante. Si d<strong>il</strong>uisce <strong>in</strong> una soluzione di alcool et<strong>il</strong>ico 95 gradi e<br />
acetato d’et<strong>il</strong>e al 95%. (Materiale usato per la collografia)<br />
Rif<strong>il</strong>are (o rif<strong>il</strong>atura)<br />
tagliare a f<strong>il</strong>o. Nell’arte legatoria è l’operazione che permette di<br />
all<strong>in</strong>eare e pareggiare i tagli delle carte.<br />
R<strong>il</strong>ievo<br />
Parte <strong>in</strong> superficie della matrice, stampante o no secondo la tecnica<br />
seguita per riprodurre. Anche <strong>il</strong> risalto della figura dovuto<br />
all’uso di taluni fattori (contrasto di colori, di l<strong>in</strong>ee, di chiaroscuro<br />
di situazioni prospettiche, di sporgenza dal fondo ecc.).<br />
Rimontare la lastra<br />
Ripreparare con vernice protettiva la lastra risultata scarsamente<br />
<strong>in</strong>cisa dall’acido, per riassoggettarla al bagno corrosivo.<br />
R<strong>in</strong>telatura a cera res<strong>in</strong>a<br />
Tecnica dei paesi nordici, dove si è diffusa favorita dalle caratteristiche<br />
del clima, rigido e umido. Si caratterizza per l’uso di un<br />
adesivo composto da cera mista a res<strong>in</strong>a che, steso sul verso,<br />
viene fatto aderire mediante una stiratura con ferro da stiro o<br />
tramite l’uso di una tavola calda. La tecnica evita qu<strong>in</strong>di l’apporto<br />
di umidità al dip<strong>in</strong>to caratterizzandosi per una buona permanenza<br />
delle caratteristiche adesive nel tempo e per la resistenza<br />
agli attacchi microbiologici. R<strong>in</strong>telatura a colla pasta<br />
Tecnica di foderatura documentata già nel XVII secolo. Si caratterizza<br />
per l’uso di una colla pasta che, nella tradizione fiorent<strong>in</strong>a,<br />
è composta da far<strong>in</strong>a di frumento, far<strong>in</strong>a di segale, far<strong>in</strong>a di<br />
semi di l<strong>in</strong>o, acqua, trement<strong>in</strong>a veneta, fungicida e colla forte.<br />
La tecnica impiega qu<strong>in</strong>di materiali che possiedono una buona<br />
compatib<strong>il</strong>ità con quelli orig<strong>in</strong>ali, fac<strong>il</strong>mente asportab<strong>il</strong>i e dal discreto<br />
potere adesivo. Tuttavia, oltre ad agire negativamente su<br />
materiali sensib<strong>il</strong>i all’umidità, la colla pasta perde con <strong>il</strong> tempo<br />
<strong>il</strong> suo potere adesivo e tende a vetrificare e qu<strong>in</strong>di a irrigidire.<br />
Una particolare attenzione nei confronti delle condizioni ambientali<br />
<strong>in</strong> cui conservare un dip<strong>in</strong>to così trattato risulta qu<strong>in</strong>di<br />
fondamentale, anche per prevenire eventuali attacchi di microrganismi.<br />
63
64<br />
R<strong>in</strong>telatura o foderatura<br />
Nel restauro è l’operazione volta a consolidare la tela di un dip<strong>in</strong>to<br />
per mezzo dell’applicazione di una nuova tela su di essa,<br />
tramite materiali adesivi. I metodi ut<strong>il</strong>izzati variano <strong>in</strong> relazione<br />
alla composizione degli strati del dip<strong>in</strong>to (dalla tela, alla preparazione,<br />
al colore) e comunque tendono ad agire avendo cura<br />
di non alterare le caratteristiche della superficie (pennellate <strong>in</strong><br />
r<strong>il</strong>ievo) e quelle dovute al normale <strong>in</strong>vecchiamento dell’opera<br />
(craquelure). I metodi più diffusi sono riconducib<strong>il</strong>i alle così dette<br />
r<strong>in</strong>telature a pasta, a cera-res<strong>in</strong>a, a r<strong>in</strong>telature con materiali<br />
s<strong>in</strong>tetici.<br />
Risparmiata (zona)<br />
Area della lastra metallica sottratta alla corrosione acida o allo<br />
scavo diretto.<br />
Riserva<br />
Zona di una lastra di stampa protetta contro la morsura mediante<br />
un ricoprimento antiacido.<br />
Ristampa<br />
Nuova edizione di un’opera, di solito posteriore alla morte<br />
dell’artista, identica alla precedente.<br />
Ritiro<br />
Contrazione dell’acqua sopra una superficie metallica unta o<br />
recante tracce di sostanze idrorepellente.<br />
Rosso<br />
l rossi sono costituiti di pigmenti azoici o di ch<strong>in</strong>acridoni. Gli<br />
azoici sono descritti sopra (vedere i gialli). l ch<strong>in</strong>acridoni sono<br />
molto forti, molto profondi e hanno un’ottima resistenza alla<br />
Luce. Sono molto trasparenti.<br />
Rosso di cadmio<br />
E’ un solfoseleniuro di cadmio; ovviamente si mescola bene con<br />
i gialli di cadmio ed è un colore molto br<strong>il</strong>lante. La quantità di<br />
selenio contenuta determ<strong>in</strong>a la gradazione del colore dall’arancio<br />
al porpora.<br />
Rosso <strong>in</strong>diano<br />
Il rosso <strong>in</strong>diano altrimenti conosciuto come castagno, è una<br />
tonalità brunastra di colore rosso. È chiamato così da un tipo<br />
di terreno che si trova <strong>in</strong> India. È qu<strong>in</strong>di un tono della terra ma<br />
anche un rosso. Si compone di ossidi naturali del ferro. Altre tonalità<br />
degli ossidi del ferro <strong>in</strong>cludono <strong>il</strong> colore rosso rosso ed<br />
<strong>in</strong>glese veneziano.<br />
Rosso vermiglione<br />
E’ ricavato dai pigmenti azoici; di tono br<strong>il</strong>lante, se mescolato<br />
<strong>in</strong> piccole dosi ai verdi li rende terrosi e qu<strong>in</strong>di molto ut<strong>il</strong>i per<br />
dip<strong>in</strong>gere paesaggi. Il suo tono acceso è <strong>in</strong>confondib<strong>il</strong>e. In passato<br />
si ricavava questo colore dal solfuro di mercurio; era considerato<br />
<strong>il</strong> rosso più antico ed era molto tossico.<br />
Rotella (roulette)<br />
Tecnica ed arnese (piccola ruota dentellata o punt<strong>in</strong>ata, manicata)<br />
ut<strong>il</strong>izzati sia nell’<strong>in</strong>cisione diretta, sia nell’<strong>in</strong>diretta per imitare<br />
alla stampa l’effetto sgranato della matita o del carbonc<strong>in</strong>o.<br />
Utens<strong>il</strong>e composto da un’impugnatura di legno term<strong>in</strong>ante con<br />
una rotella dentata. Le punte della rotella possono variare <strong>in</strong> misura<br />
e/o forma.<br />
Rotelle e bul<strong>in</strong>i appaiati<br />
Le rotelle e i bul<strong>in</strong>i appaiati, di forme e misure varie, sono di<br />
acciaio zigr<strong>in</strong>ato e fissati a un manico. Facendo scorrere questi<br />
strumenti sulla superficie del metallo senza alcuna preparazione,<br />
danno <strong>in</strong> stampa risultati delicati e suggestivi ma poco resistenti<br />
alla tiratura. Ut<strong>il</strong>izzandoli <strong>in</strong>vece su un fondo preparato<br />
con la vernice per l’acquaforte dopo la morsura si notano sul<br />
metallo, a lastra pulita l<strong>in</strong>ee e striature formate da punti ravvic<strong>in</strong>ati<br />
che sono molto più resistenti alla tiratura e <strong>in</strong> stampa danno<br />
toni variegati e sfumati. Soprattutto nel Settecento questo<br />
metodo si usava per la realizzazione di piccole zone sfumate e a<br />
completamento dell’immag<strong>in</strong>e.<br />
Rotooffset<br />
Macch<strong>in</strong>e da stampa di tipo offset alimentate da bob<strong>in</strong>a.<br />
All’uscita della macch<strong>in</strong>a vi è normalmente una piegatrice. La<br />
roto-offset è adatta per elevate tirature ed è impiegata per la<br />
stampa di lavori editoriali, di riviste e cataloghi e di quotidiani.<br />
Nel caso di stampati diversi dai quotidiani la macch<strong>in</strong>a è fornita<br />
di forno per l’asciugamento rapido dell’<strong>in</strong>chiostro da stampa.<br />
Rotocalcografia<br />
La stampa rotocalco o rotocalcografia è una stampa diretta<br />
<strong>in</strong>cavografica (grafismi, o parte stampata <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo rispetto ai<br />
contrografismi, o parte non stampata) e rotativa. La forma di<br />
stampa, un c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro di rame, può essere <strong>in</strong>cisa con 4 sistemi,<br />
consentendo la riproduzione di varie tonalità, variando la superficie<br />
delle cellette o la loro profondità. I 4 sistemi sono:<br />
• convenzionale: stessa superficie delle cellette, con profondità<br />
diverse;<br />
• autotipica: la superficie delle cellette varia, <strong>in</strong>vece la loro profondità<br />
e uguale;<br />
• semiautotipica: sia la superficie delle cellette, sia la loro profondità<br />
varia, e l’<strong>in</strong>cisione avviene tramite un sistema detto “a<br />
punta si diamante”;<br />
• laser: sia la superficie delle cellette, sia la loro profondità varia,<br />
e l’<strong>in</strong>cisione avviene tramite dei raggi laser.
La forma <strong>in</strong>chiostrata cede direttamente l’ <strong>in</strong>chiostro, al supporto<br />
da stampare, pressata da un rullo folle rivestito da uno spesso<br />
strato di caucciù o gomma, a sua volta pressato, a volte, da un<br />
c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro d’ acciaio. La forma <strong>in</strong>chiostrata è costituita da un rullo<br />
metallico coperto da un sott<strong>il</strong>e strato di rame su cui si <strong>in</strong>cide <strong>il</strong><br />
soggetto da stampare. Le aree <strong>in</strong>cise vengono <strong>in</strong>chiostrate <strong>in</strong><br />
un calamaio (a volte dotato di rullo <strong>in</strong>chiostratore) e l’eccesso di<br />
<strong>in</strong>chiostro viene rimosso da una lama detta racla. Dopo questa<br />
fase <strong>il</strong> rullo <strong>in</strong>ciso scarica l’<strong>in</strong>chiostro direttamente sul supporto<br />
da stampare. L’ <strong>in</strong>chiostro rotocalco, liquido, è generalmente<br />
costituito da solventi volat<strong>il</strong>i, quali <strong>il</strong> toluolo, ma si impiegano<br />
anche, da qualche tempo <strong>in</strong>chiostri a base d’ acqua con risultati<br />
soddisfacenti. Dato <strong>il</strong> vasto impiego della stampa rotocalco<br />
anche <strong>in</strong> cartotecnica l’<strong>in</strong>dustria degli <strong>in</strong>chiostri ha messo a disposizioni<br />
formulazioni adatte alle particolari esigenze che determ<strong>in</strong>ati<br />
imballaggi, specie di alimentari, possono avere.<br />
Sono assai rare le macch<strong>in</strong>e rotocalco a foglio che, strutturalmente,<br />
rispetto alle corrispondenti macch<strong>in</strong>e offset, si diversificano<br />
solo per <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipio di stampa.<br />
Rubb<strong>in</strong>g<br />
Dall’<strong>in</strong>glese “sfregamento”. Tecnica da cui si ottiene un’immag<strong>in</strong>e<br />
sfregando direttamente una matita, un pastello o carbonc<strong>in</strong>o<br />
su un foglio appoggiato sulla matrice <strong>in</strong>cisa <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo.<br />
Rugg<strong>in</strong>e<br />
Ossido che si forma sul ferro qualora questi entri <strong>in</strong> contatto con<br />
acqua, umidità dell’aria e/o altri <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>anti. È una delle cause di<br />
massimo degrado delle opere <strong>in</strong> ferro e può portare alla completa<br />
disgregazione dei manufatti qualora non opportunamente<br />
protetti.<br />
Rullo<br />
Sono costituiti da un’anima o mandr<strong>in</strong>o <strong>in</strong> legno o metallo rivestito<br />
con cuoio, gelat<strong>in</strong>a, gomma od oli vulcanizzati.<br />
Le estremità non rivestite del mandr<strong>in</strong>o possono portare direttamente<br />
impugnature girevoli (manopole) oppure servire per<br />
imperniare i due bracci girevoli di una staffa provvista di uno o<br />
due impugnature fisse. I rulli a mano sono usati per <strong>in</strong>cerare la<br />
lastra, per la stampa al negativo e per varie operazioni.<br />
Ruota a stella<br />
Comando a bracci, per l’azionamento manuale dei c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri,<br />
agente sul piano di stampa del torchio.<br />
S<br />
Sabbia<br />
Polvere m<strong>in</strong>erale costituita dai detriti provenienti dalla frantumazione<br />
delle rocce e trasportata nei torrenti, nei fiumi, nel<br />
mare, o giacente <strong>in</strong> cava. Entra negli impasti come aggregato.<br />
Sabbia metallica<br />
Abrasivo a base di s<strong>il</strong>icati, ossido di ferro e di allum<strong>in</strong>io. Ha durezza<br />
6-7 nella scala di Mohs. Disponib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> diverse granulometrie.<br />
Sandracca<br />
Res<strong>in</strong>a naturale ottenuta da piante africane, usata un tempo<br />
nella fabbricazione delle vernici. La polvere di sandracca serve<br />
per rendere di nuovo liscia e bianca la carta dopo la cancellatura<br />
di macchie d’<strong>in</strong>chiostro.<br />
Sapone di Marsiglia<br />
è un sapone meno raff<strong>in</strong>ato e qu<strong>in</strong>di più alcal<strong>in</strong>o del sapone<br />
normale (sapone da toeletta); adatto solamente per lavaggi<br />
grossolani, è particolarmente ut<strong>il</strong>e nella pulizia dei pennelli.<br />
Sat<strong>in</strong>atura<br />
F<strong>in</strong>itura di una superficie ottenuta con una scarteggiatura leggera<br />
<strong>in</strong> un solo senso o con una spazzola metallica rotante, sempre<br />
<strong>in</strong> un solo senso.<br />
Scalpsit<br />
Deriva dal verbo lat<strong>in</strong>o scalpo, che ha significato di <strong>in</strong>cidere, <strong>in</strong>tagliare.<br />
Scheda essenziale<br />
Tale tipo di scheda deve comprendere unicamente i dati essenziali<br />
di una stampa, e pertanto:<br />
- Nome dell’<strong>in</strong>cisore<br />
- Titolo dell’opera<br />
- Anno di esecuzione<br />
- Tecnica<br />
- Misure della parte <strong>in</strong>cisa (<strong>in</strong> m<strong>il</strong>limetri, altezza per base)<br />
- Nome dell’<strong>in</strong>ventore (se si tratta di una stampa di riproduzione)<br />
- Indicazione della tiratura (se si tratta di stampa del XX secolo)<br />
- Numerazione dell’esemplare (solo per le stampe del XX secolo)<br />
- Numero di <strong>in</strong>ventario della raccolta<br />
Schiaccio<br />
L’impronta lasciata sul foglio di carta dalla lastra calcografica<br />
dopo <strong>il</strong> passaggio sotto <strong>il</strong> torchio.<br />
Sc.<br />
Abbreviazione del vocabolo lat<strong>in</strong>o scultpit apposta prima del<br />
nome dell’<strong>in</strong>cisore della lastra, sulle stampe calcografiche.<br />
Sculpsit, sculpebat<br />
Lat<strong>in</strong>o scolpì. Precede <strong>il</strong> nome dell’<strong>in</strong>cisore nelle stampe antiche<br />
eseguite <strong>in</strong> calcografia.<br />
65
66<br />
Sego<br />
Il sego si ottiene da animali macellati.<br />
La sua composizione chimica è vic<strong>in</strong>a a quella dello strutto ma<br />
con maggior quantità di acidi grassi saturi. È usato <strong>in</strong> saponeria<br />
come antischiumante e nell’<strong>in</strong>dustria alimentare per alcuni tipi<br />
di margar<strong>in</strong>e e surrogati del burro; f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del diciannovesimo<br />
secolo era usato per fabbricare candele.<br />
Segno<br />
Traccia di un evento grafico (l<strong>in</strong>ea), pittorico (tocco della pennellata)<br />
gestuale o strutturale, espressione della personalità<br />
dell’autore.<br />
Seicent<strong>in</strong>a<br />
Nell’uso bibliografico, term<strong>in</strong>e usato per <strong>in</strong>dicare ogni libro a<br />
stampa pubblicato nel Seicento.<br />
Serigrafia<br />
Procedimento di stampa da matrice <strong>in</strong> piano. L’<strong>in</strong>chiostro passa<br />
attraverso un tessuto di seta o nylon a trama rada fissato a un<br />
telaio <strong>in</strong> cui le parti che non devono essere stampate sono precedentemente<br />
rese impermeab<strong>il</strong>i. Consente di operare su materiali<br />
diversi dalla carta come allum<strong>in</strong>io, lam<strong>in</strong>ati plastici.<br />
Seppia<br />
Inchiostro brunastro che si ricava dalle vesciche di <strong>in</strong>chiostro<br />
della seppia fatte essiccare al sole e mescolate <strong>in</strong> acqua bollente<br />
con gomma arabica e zucchero candito. Viene usato, per dip<strong>in</strong>ti<br />
a guazzo o per schizzi eseguiti con <strong>in</strong>chiostro a penna, dall’<strong>in</strong>izio<br />
del secolo XIX. Si dice anche disegno a seppia.<br />
Sezione aurea<br />
Rapporto geometrico tra due entità bidimensionali a e b, tale<br />
che (a+b) : a = a : b, ossia tale che la parte maggiore sia media<br />
proporzionale tra la parte m<strong>in</strong>ore e la somma delle due.<br />
Già nota presso i Greci, è considerata un valore proporzionale<br />
ideale; ad essa vengono riferiti anche alcuni fenomeni naturali,<br />
quali la crescita delle piante e degli animali, <strong>in</strong> alcune loro parti.<br />
Nella forma geometrica più semplice, la sezione aurea (chiamato<br />
anche rapporto aureo) stab<strong>il</strong>isce la divisione di un segmento<br />
<strong>in</strong> modo che l’<strong>in</strong>tero segmento stia alla parte maggiore come<br />
questa sta alla parte m<strong>in</strong>ore. Con questo term<strong>in</strong>e si designa la<br />
proporzione fra due grandezze <strong>il</strong> cui rapporto è più o meno<br />
uguale a 1,618. Gli artisti del R<strong>in</strong>ascimento vedevano <strong>in</strong> essa la<br />
div<strong>in</strong>a proporzione, l’armonia perfetta.<br />
Settecent<strong>in</strong>a<br />
Nell’uso bibliografico, term<strong>in</strong>e usato per <strong>in</strong>dicare ogni libro a<br />
stampa pubblicato nel Settecento.<br />
Sfrangiatura della carta<br />
Bordi di un foglio di carta che presentano la sfrangiatura caratteristica<br />
della carta a mano.<br />
Sguardie / risguardi<br />
Le pag<strong>in</strong>e (<strong>in</strong> carta pesante) poste all’<strong>in</strong>izio e alla f<strong>in</strong>e del libro<br />
e che non fanno parte dei fascicoli e quelle <strong>in</strong>collate alla parte<br />
<strong>in</strong>terna dei piatti.<br />
Sgorbia<br />
Attrezzo <strong>formato</strong> da una lama d’acciaio di varia foggia (piatte,<br />
ad angolo concave, ecc.),<strong>in</strong>serita su un manico di legno, ut<strong>il</strong>izzato<br />
per <strong>in</strong>cidere le matrici di legno nella x<strong>il</strong>ografia e l<strong>in</strong>oleum.<br />
Siccatività colori<br />
Gli <strong>in</strong>chiostri per taglio dolce sono come i colmi ad olio : essiccano<br />
mediante ossidazione. Tuttavia, poiché lo spessore di un<br />
<strong>in</strong>chiostro <strong>in</strong> una stampa è <strong>in</strong> genere meno elevato di quello di<br />
una pittura ad olio, metterà meno tempo per essiccare.<br />
Inoltre, la carta assorbe più <strong>in</strong>chiostro della tela. Bisogna prevedere<br />
qu<strong>in</strong>di una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di giorni perché l’<strong>in</strong>chiostro sia ben<br />
essiccato.<br />
Siccativo<br />
Si dice di olio vegetale che esposto all’aria <strong>in</strong> strati sott<strong>il</strong>i essicca<br />
per processo di ossipolimerizzazione, <strong>in</strong> seguito ad assorbimento<br />
di ossigeno.<br />
Siderografia a impressione<br />
Questa tecnica di stampa viene impiegata soprattutto per la realizzazione<br />
di <strong>in</strong>testazioni e marchi pubblicitari esclusivi.<br />
L’immag<strong>in</strong>e appare sulla carta <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo e molto lucida.<br />
La figura e <strong>il</strong> testo vengono <strong>in</strong>cisi chimicamente su acciaio e, se<br />
necessario, completati a bul<strong>in</strong>o.<br />
Da questa <strong>in</strong>cisione si realizza una forma di riscontro <strong>in</strong> plastica<br />
dura, e qu<strong>in</strong>di si mette <strong>il</strong> foglio da stampare <strong>in</strong> una pressa<br />
speciale tra l’<strong>in</strong>cisione <strong>in</strong>chiostrata e riscaldata e la forma di riscontro.<br />
La carta assume così <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo dell’<strong>in</strong>cisione e gli <strong>in</strong>chiostri speciali,<br />
scaldandosi, si sciolgono, producendo un effetto smaltato.<br />
Stampando senza <strong>in</strong>chiostro si ottiene un r<strong>il</strong>ievo <strong>in</strong>colore; <strong>in</strong><br />
questo caso si parla di timbro o impressione a secco.<br />
Sul retro della carta è sempre presente una forte ombreggiatura<br />
dovuta alla pressione della forma di riscontro. La sua eventuale<br />
assenza <strong>in</strong>dica che ci si trova di fronte a un’imitazione.<br />
In commercio esistono speciali <strong>in</strong>chiostri r<strong>il</strong>ievografici e calcografici<br />
che, una volta riscaldati, si gonfiano assumendo un<br />
aspetto smaltato: questo procedimento si chiama stampa <strong>in</strong><br />
volume.
Siderografia<br />
(<strong>in</strong>cisione su acciaio) La siderografia contraddist<strong>in</strong>gue non tanto<br />
una tecnica quanto una matrice che non è più di rame ma di<br />
acciaio, che può essere <strong>in</strong>cisa sia a bul<strong>in</strong>o che all’acquaforte. In<br />
francese si chiama ta<strong>il</strong>le dure per dist<strong>in</strong>guerla da ta<strong>il</strong>le douce<br />
che identifica l’<strong>in</strong>cisione su rame. La siderografia nasce a seguito<br />
dell’ ideazione di un procedimento che consente l’ammorbidimento<br />
dell’acciaio così da poter procedere agevolmente all’<strong>in</strong>cisione.<br />
Successivamente la matrice viene temprata. L’<strong>in</strong>cisione<br />
su acciaio consente di ottenere un tratto più sott<strong>il</strong>e, più meccanico;<br />
l’immag<strong>in</strong>e è più fotografica, pur rimanendo una tecnica<br />
orig<strong>in</strong>ale (manuale), L’<strong>in</strong>cisione su acciaio consente tirature superiori<br />
a quelle del rame, anche di 10 volte. Questi motivi hanno<br />
portato ad un suo forte impulso dal 1830 ca f<strong>in</strong> verso <strong>il</strong> 1880,<br />
soppiantata poi da tecniche di più fac<strong>il</strong>e realizzazione come la<br />
litografia. Con la siderografia vengono realizzate a stampa le più<br />
importanti Gallerie europee che possono così essere diffuse cap<strong>il</strong>larmente<br />
con <strong>il</strong> loro messaggio artistico; oggi questa tecnica<br />
viene ut<strong>il</strong>izzata per la stampa di banconote e francobolli.<br />
S<strong>in</strong>tesi additiva del colore<br />
Mescolanza di colori luce, ottenuta per sovrapposizione di fasci<br />
lum<strong>in</strong>osi, def<strong>in</strong>iti <strong>in</strong> base alla loro lunghezza d’onda. Nella s<strong>in</strong>tesi<br />
additiva sono colori primari <strong>il</strong> blu, <strong>il</strong> rosso e <strong>il</strong> verde, la cui<br />
somma genera <strong>il</strong> bianco. La fotografia e la televisione si fondano<br />
su tecniche basate sulla manipolazione del colore luce secondo<br />
i pr<strong>in</strong>cipi della s<strong>in</strong>tesi additiva. S<strong>in</strong>tesi sottrattiva del colore<br />
Mescolanza di colori pigmento, basata sui tre colori giallo, magenta<br />
e cyan, la cui somma genera <strong>il</strong> nero. Le tecniche pittoriche<br />
e quelle di riproduzione a stampa di <strong>il</strong>lustrazioni a colori si basano<br />
sul pr<strong>in</strong>cipio della s<strong>in</strong>tesi sottrattiva.<br />
Spatola per <strong>in</strong>chiostro<br />
Utens<strong>il</strong>e <strong>formato</strong> da una larga lama d’acciaio sott<strong>il</strong>e e flessib<strong>il</strong>e,<br />
non tagliente, con impugnatura, usato per mettere l’<strong>in</strong>chiostro<br />
nei calamai e sui rulli <strong>in</strong>chiostratori o per stenderlo e manipolarlo<br />
su piani d’acciaio o di vetro.<br />
Spellatura<br />
Strappo a opera dell’<strong>in</strong>chiostro di piccole scaglie di pat<strong>in</strong>atura<br />
dalla superficie della carta.<br />
Spessore della carta<br />
Carte di uguale grammatura possono non avere lo stesso spessore<br />
<strong>in</strong> quanto la densità della carta può essere diversa a causa<br />
delle materie prime impiegate nella fabbricazione.<br />
Lo spessore si esprime <strong>in</strong> centesimi di m<strong>il</strong>limetro e si misura<br />
mediante un micrometro che esercita sulla carta una pressione<br />
prestab<strong>il</strong>ita di 1 Kg./cm².<br />
Spianare<br />
In forgiatura, ridurre di molto una dimensione rispetto alle altre<br />
due. Battere una lastra deformata per drizzarla e portarla <strong>in</strong><br />
piano. Rif<strong>in</strong>ire una superficie metallica con un martello a faccia<br />
tirata a lucido, è <strong>il</strong> processo successivo al rais<strong>in</strong>g<br />
Spoltiglio<br />
Polvere di smeriglio f<strong>in</strong>issimo usata per pulire e levigare superfici<br />
metalliche, marmi ecc..<br />
Spolvero<br />
Nell’<strong>in</strong>cisione è la tecnica ut<strong>il</strong>izzata per trasferire un disegno su<br />
carta sulla lastra da <strong>in</strong>cidere. La carta viene bucherellata con un<br />
ago lungo le l<strong>in</strong>ee che costituiscono <strong>il</strong> disegno, appoggiata sulla<br />
lastra ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e spolverata con terre colorate che fuoriuscendo<br />
dai fori lasciano la traccia del disegno da <strong>in</strong>cidere.<br />
Soda caustica<br />
L’idrossido di sodio (talvolta denom<strong>in</strong>ato impropriamente idrato<br />
di sodio[1]) è una base m<strong>in</strong>erale forte, solido a temperatura<br />
ambiente, estremamente igroscopico e deliquescente, spesso<br />
venduto <strong>in</strong> forma di gocce biancastre dette perle o pasticche;<br />
la sua formula chimica è NaOH. Il suo numero CAS è 1310-73-2.<br />
Commercialmente è noto anche come soda caustica, liscivia o<br />
lisciva, benché quest’ultimo nome si applichi anche all’idrossido<br />
di potassio.<br />
È molto solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua (oltre 1 kg per litro a 20°C) ed abbastanza<br />
solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> etanolo (139 g/l). La sua dissoluzione è<br />
accompagnata da un consistente sv<strong>il</strong>uppo di calore; nel caso<br />
dell’etanolo o di altri solventi organici, tale calore può pers<strong>in</strong>o<br />
far <strong>in</strong>fiammare i vapori del solvente.<br />
Viene conservato <strong>in</strong> recipienti sig<strong>il</strong>lati perché igroscopico (tende<br />
ad assorbire l’umidità dell’aria) e perché reagisce fac<strong>il</strong>mente<br />
con <strong>il</strong> biossido di carbonio dell’aria trasformandosi <strong>in</strong> idrogenocarbonato<br />
di sodio e carbonato di sodio, <strong>il</strong> fenomeno prende <strong>il</strong><br />
nome di carbonatazione.<br />
Una soluzione di 50 g/l <strong>in</strong> acqua a 20°C ha pH circa 14.<br />
L’idrossido di sodio si ottiene pr<strong>in</strong>cipalmente per elettrolisi delle<br />
salamoie (soluzioni di cloruro di sodio) <strong>in</strong>sieme all’idrogeno ed<br />
al cloro gassosi.<br />
Nell’<strong>in</strong>dustria chimica è un reagente di ampio impiego; è ut<strong>il</strong>izzato<br />
nella s<strong>in</strong>tesi di coloranti, detergenti e saponi, nella fabbricazione<br />
della carta e nel trattamento delle fibre del cotone,<br />
nonché nella produzione dell’ipoclorito di sodio (la comune<br />
candegg<strong>in</strong>a) e di altri sali sodici, quali <strong>il</strong> fosfato ed <strong>il</strong> solfuro.<br />
Viene altresì usato per rigenerare le res<strong>in</strong>e a scambio ionico ut<strong>il</strong>izzate<br />
per l’addolcimento dell’acqua.<br />
A livello domestico trova uso sotto forma di soluzione acquosa<br />
nei prodotti per disgorgare gli scarichi dei lavelli; va comunque<br />
maneggiato con una certa cautela, dato che provoca ustioni per<br />
67
68<br />
contatto con la pelle e cecità per contatto con gli occhi.<br />
Tra gli additivi alimentari, è identificato dalla sigla E 524<br />
È molto usato <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> elettronica per la produzione di circuiti<br />
stampati mediante la foto<strong>in</strong>cisione; è <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per rimuovere<br />
<strong>il</strong> photoresist impressionato dai raggi UV.<br />
Viene ut<strong>il</strong>izzato anche <strong>in</strong> bagni termostatici per lo sv<strong>il</strong>uppo delle<br />
pellicole di nitrocellulosa LR 115 usate per la misurazione della<br />
concentrazione di gas radon.<br />
Solfato di rame<br />
Viene impiegato nei bagni galvanici per le ramature e come antiparassitario<br />
<strong>in</strong> agricoltura.<br />
Notizie generali: <strong>il</strong> solfato di rame è altamente solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua<br />
ed ha un titolo <strong>in</strong> rame metallo del 25,5% (i formulati <strong>in</strong> commercio<br />
ne contengono dal 13% al 25%), un pH piuttosto acido,<br />
una scarsa aderenza ed un’elevata fitotossicità. E’ presente <strong>in</strong><br />
natura come m<strong>in</strong>erale calcantite (cristalli blu tricl<strong>in</strong>ici). Questo<br />
sale, normalmente, non viene ut<strong>il</strong>izzato tal quale, ma neutralizzzato<br />
con idrossido di calcio (calce) per formare la poltiglia<br />
bordolese, un composto <strong>in</strong>solub<strong>il</strong>e che rimane <strong>in</strong> sospensione<br />
nell’acqua. L’attività fungicida della poltiglia bordolese dipende<br />
dai rapporti tra solfato di rame e idrato di calcio: se <strong>il</strong> composto<br />
ottenuto è acido, <strong>il</strong> prodotto ha un’azione pronta ma poco persistente,<br />
mentre se è alcal<strong>in</strong>o è più persistente, ma meno efficace.<br />
Come tutti i prodotti a base di rame non possiede proprietà<br />
endoterapiche<br />
Soluzione<br />
Miscela di due o più componenti, chimicamente def<strong>in</strong>iti, uno<br />
dei quali (solvente) è <strong>in</strong> quantità preponderante rispetto agli<br />
altri (soluti).<br />
Solvente<br />
Sostanza che è <strong>in</strong> grado di scioglierne un’altra, sia essa solida o<br />
liquida. Nella comune pratica fai-da-te si viene a contatto con<br />
un gran numero di solventi, alcuni dei quali molto usuali, altri<br />
più specifici. Sono ottimi solventi: l’alcol denaturato, <strong>il</strong> Petrolio<br />
lampante, la benz<strong>in</strong>a, l’ammoniaca, l’acqua ragia, la trement<strong>in</strong>a,<br />
ecc. I solventi servono anche per d<strong>il</strong>uire sostanze diverse, scioglierne<br />
altre, elim<strong>in</strong>are macchie, pulire e lubrificare oggetti di<br />
diverso tipo. In generale i solventi (a parte <strong>il</strong> più comune che è<br />
l’acqua) sono tossici e molti sono <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i è pertanto ut<strong>il</strong>e<br />
<strong>in</strong>dividuare un posto sicuro <strong>in</strong> cui collocare tutte queste sostanze<br />
<strong>in</strong> modo da poterle chiudere ed impedirne l’accesso a persone<br />
non autorizzate.<br />
Sostanze chimiche <strong>in</strong>compatib<strong>il</strong>i<br />
Molte sostanze chimiche comunemente usate <strong>in</strong> laboratorio reagiscono<br />
<strong>in</strong> modo pericoloso quando vengono a contatto con<br />
altre. Alcune di queste sostanze <strong>in</strong>compatib<strong>il</strong>i sono qui di segui-<br />
to elencate, a titolo esemplificativo e NON esaustivo.<br />
Acet<strong>il</strong>ene: con rame (tubazioni), alogeni, argento, fluoro, mercurio<br />
e loro composti<br />
Acetone: con miscele concentrate di acido solforico e nitrico e<br />
perossidi<br />
Acido acetico: con acido cromico, acido nitrico, composti contenenti<br />
idross<strong>il</strong>i, glicole et<strong>il</strong>enico, acido perclorico, perossidi e<br />
permanganati<br />
Acido cianidrico: con acido nitrico, alcali (caustici)<br />
Acido cromico e triossido di cromo: con acido acetico, naftalene,<br />
canfora, alcool, canfora, glicerolo, benzene, trement<strong>in</strong>a e<br />
altri liquidi <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i<br />
Acido nitrico (concentrato): con acido acetico, cromico e cianogeno,<br />
an<strong>il</strong><strong>in</strong>a, carbonio, acetone, solfuro di idrogeno. Idrogeno<br />
solforato, fluidi, gas e sostanze che vengono prontamente nitrati.<br />
Alcool, liquidi e gas <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i<br />
Acido ossalico: con argento, mercurio e i loro sali<br />
Acido perclorico: con acido acetico, anidride acetica, bismuto<br />
e le sue leghe, alcool, carta, legno, grassi e altre sostanze organiche<br />
Acido solfidrico: con acido nitrico, altri acidi e ossidanti<br />
Acido solforico: con clorati, perclorati, permanganati , perossidi<br />
e acqua<br />
Alcoli e Polialcoli: con acido nitrico, perclorico, cromico<br />
Ammoniaca anidra<br />
con mercurio, alogeni, ipoclorito di calcio, iodio, bromo e fluoruro<br />
di idrogeno<br />
Ammonio nitrato: con acidi, polveri metalliche, zolfo, clorati,<br />
nitrati, composti organici f<strong>in</strong>emente polverizzati, combustib<strong>il</strong>i,<br />
liquidi <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i<br />
Anidride acetica: con alcoli (etanolo fenolo etc.), acido perclorico<br />
e glicole et<strong>il</strong>enico<br />
An<strong>il</strong><strong>in</strong>a: con acido nitrico e perossido di idrogeno<br />
Argento e sali: con acet<strong>il</strong>ene, acido ossalico, acido tartarico,<br />
acido fulm<strong>in</strong>ico (prodotto nelle miscele acido nitrico-etanolo)<br />
e composti ammonici<br />
Arsenico (materiali che lo contengono): con qualsiasi agente<br />
riducente<br />
Azidi: con acqua e acidi<br />
Biossido di cloro: con ammoniaca, metano, fosf<strong>in</strong>a, idrogeno<br />
solforato<br />
Bromo: con ammoniaca, acet<strong>il</strong>ene, butadiene, butano, altri<br />
derivati del petrolio (metano, propano, etano), benzene, idrogeno,<br />
carburo di sodio, trement<strong>in</strong>a e metalli f<strong>in</strong>emente polverizzati<br />
Carbone attivo: con tutti gli agenti ossidanti, ipoclorito di calcio<br />
Cianuri: con acidi e alcali<br />
Clorati: con sali di ammonio, acidi, polveri metalliche, zolfo,<br />
composti organici f<strong>in</strong>emente polverizzati, sostanze <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i<br />
e carbonio
Cloro: con ammoniaca, acet<strong>il</strong>ene, butadiene, butano, benzene,<br />
benz<strong>in</strong>a e altri derivati del petrolio (metano, propano, etano),<br />
idrogeno, carburo di sodio, trement<strong>in</strong>a e metalli f<strong>in</strong>emente polverizzati<br />
Cloroformio: con sodio e potassio<br />
Cloruro di potassio: con sali di ammonio, acidi, polveri metalliche,<br />
zolfo, sostanze organiche f<strong>in</strong>emente polverizzate, combustib<strong>il</strong>i<br />
Cloruro di sodio: zolfo <strong>in</strong> grande quantità<br />
Cloruri: con acido solforico<br />
Diclorometano (Cloruro di met<strong>il</strong>e): con sodio e potassio<br />
Diossido di cloro: con ammoniaca, metano, fosf<strong>in</strong>a idrogeno<br />
solforato<br />
Fluoro: con tutte le altre sostanze chimiche<br />
Fluoruro di idrogeno: ammoniaca (anidra o <strong>in</strong> soluzione acquosa)<br />
Fosforo (bianco): con aria, ossigeno, alcali, agenti riducenti<br />
Idraz<strong>in</strong>a: con perossido di idrogeno, acido nitrico e idrogeno<br />
solforato<br />
Idrocarburi: con fluoro, cloro, bromo, acido formico, acido cromico,<br />
perossido di sodio, perossidi, benzene, butano, propano,<br />
benz<strong>in</strong>a, trement<strong>in</strong>a<br />
Idrogeno solforato: con vapori di acido nitrico e gas ossidanti<br />
Iodio: con acet<strong>il</strong>ene e ammoniaca (anidra o <strong>in</strong> soluzione acquosa),<br />
altre basi forti<br />
Ipocloriti: con acidi, carbone attivo<br />
Liquidi <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i: con nitrato di ammonio, acido cromico, perossido<br />
di idrogeno, acido nitrico, perossido di sodio e alogeni<br />
Mercurio: con acet<strong>il</strong>ene, acido fulm<strong>in</strong>ico (prodotto nelle miscele<br />
acido nitrico-etanolo), idrogeno, ammoniaca e altre basi forti<br />
Metalli alcal<strong>in</strong>i (calcio, potassio e sodio): con acqua, anidride<br />
carbonica, tetracloruro di carbonio e altri idrocarburi clorurati<br />
(<strong>in</strong>clusi tricloroet<strong>il</strong>ene, tetracloroetano, cloruro di met<strong>il</strong>e), diossido<br />
di carbonio<br />
Nitrato di ammonio: con acidi, polveri metalliche, liquidi <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i,<br />
clorati, nitrati, zolfo e sostanze organiche f<strong>in</strong>emente polverizzate<br />
o composti <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i<br />
Nitriti e Nitrati: con acidi<br />
Nitrocellulosa: con fosforo e metalli<br />
Nitroparaff<strong>in</strong>a: con basi <strong>in</strong>organiche, am<strong>in</strong>e, metalli<br />
Ossido di calcio: con acqua<br />
Ossigeno: con olii, grassi, idrogeno, propano e altri liquidi <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i,<br />
solidi e gas <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i<br />
Pentossido di fosforo: con acqua, alcoli, basi forti<br />
Perclorato di potassio: con acido solforico e altri acidi, anidride<br />
acetica, bismuto e suoi derivati, alcool, carta, legno, grassi e oli<br />
organici<br />
Permanganato di potassio: con glicerolo, glicole et<strong>il</strong>enico, benzaldeide,<br />
e acido solforico<br />
Perossidi organici: con acidi (organici o m<strong>in</strong>erali), la maggior<br />
parte dei metalli e i combustib<strong>il</strong>i (da evitare gli sfregamenti e le<br />
alte temperature)<br />
Perossido di idrogeno: con cromo, rame, ferro, la maggior parte<br />
degli altri metalli e i loro sali, liquidi <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>i e altri prodotti<br />
combustib<strong>il</strong>i, an<strong>il</strong><strong>in</strong>a, nitrometano, aluni acidi forti come l’acido<br />
solforico<br />
Perossido di sodio: con qualsiasi sostanza ossidab<strong>il</strong>e come etanolo,<br />
metanolo, acido acetico glaciale, anidride acetica, benzaldeide,<br />
disolfuro di carbonio, glicerolo, glicole et<strong>il</strong>enico, acetato<br />
di et<strong>il</strong>e acetato di met<strong>il</strong>e, furfurale<br />
Potassio: con tetracloruro di carbonio, diossido di carbonio, acqua,<br />
cloroformio, diclorometano<br />
Rame: con acet<strong>il</strong>ene, azide e perossido di idrogeno<br />
Sodio: con idrocarburi clorati (<strong>in</strong>clusi tetracloruro di carbonio,<br />
cloroformio, tricloroet<strong>il</strong>ene, tetracloroetano, diclorometano,<br />
cloruro di met<strong>il</strong>e), diossido di carbonio, acqua e soluzioni acquose<br />
Sodio azide: con piombo, rame e altri metalli. Questo composto<br />
è comunemente usato come conservante, ma forma composti<br />
<strong>in</strong>stab<strong>il</strong>i ed esplosivi con i metalli. Se elim<strong>in</strong>ato attraverso<br />
gli scarichi dei lavand<strong>in</strong>i, i sifoni e i tubi potrebbero esplodere<br />
quando ci stia lavorando un idraulico<br />
Sodio nitrito: con ammonio nitrito e altri sali di ammonio<br />
Selenio e floruri di selenio: con agenti riducenti<br />
Solfuri: con acidi<br />
Tellurio e floruri di tellurio: con agenti riducenti<br />
Tetracloruro di carbonio: con sodio e potassio<br />
Sovraccoperta<br />
Foglio stampato posto a protezione della copert<strong>in</strong>a.<br />
Spatole di gomma<br />
Servono per distribuire l’<strong>in</strong>chiostro sulla lastra.<br />
Spatole di metallo<br />
Le spatole sono <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>i all’<strong>in</strong>cisore per miscelare perfettamente<br />
i suoi colori.<br />
Le spatole e esistono <strong>in</strong> diverse larghezze, dal n. 1 al n. 10, lo<br />
stesso per i coltelli per miscela re da<br />
S10 a S25.<br />
Spolvero<br />
Lo spolvero è una tecnica che permette di riportare un disegno<br />
su varie superfici.<br />
Nello “spolvero” si disegna dapprima a grandezza naturale la<br />
rappresentazione su un cartone preparatorio, con un ago si perforano<br />
fittamente i contorni del disegno che viene appoggiato<br />
alla superficie da disegnare e con carbonc<strong>in</strong>o, grafite o sanguigna<br />
si tamponano le parti perforate. Tolto <strong>il</strong> cartone, se la traccia<br />
risulta <strong>in</strong>sufficentemente dettagliata si provvede al congiungi-<br />
69
70<br />
mento dei vari punti e al completamento del disegno. Se per <strong>il</strong><br />
ricalco si ut<strong>il</strong>izza un foglio trasparente o un lucido la riproduzione<br />
di un immag<strong>in</strong>e risulta abbastanza precisa.<br />
Tecnica antica, usata nella decorazione muraria e dai grandi artisti<br />
r<strong>in</strong>ascimentali per evitare dei ripensamenti sull’affresco. Era<br />
applicata <strong>in</strong> molti campi, anche per la decorazione della ceramica<br />
e della porcellana per la produzione <strong>in</strong> serie o per fac<strong>il</strong>itare<br />
chi non sa disegnare.<br />
I disegni dei cartoni d’arazzo, debitamente ricalcati, venivano riportati<br />
sui f<strong>il</strong>i d’ordito di un telaio ad alto liccio <strong>in</strong> questo modo.<br />
Oggi con l’<strong>in</strong>troduzione delle carte da ricalco e le novità tecnologiche<br />
come diapositive, riproduzioni fotografiche o fotostatiche,<br />
l’uso di questa tecnica è <strong>in</strong> calo.<br />
Spugna abrasiva<br />
Semirigida, si adatta alla sagoma della superficie da lavorare e<br />
mantiene la forma piana sui quattro lati. Impiegata nella lavorazione<br />
del legno, per porte e f<strong>in</strong>estre e quando si necessita una<br />
levigatura piana diffic<strong>il</strong>mente ottenib<strong>il</strong>e dalla carta abrasiva e<br />
dalla lana d’acciaio.<br />
Spugne mar<strong>in</strong>e naturali<br />
Le spugne naturali sono ricavate da animali pluricellulari mar<strong>in</strong>i<br />
e costituite da materiale organico che le rende elastiche e resistenti<br />
al tempo stesso. Grazie alla loro forma e all’alta capacità di<br />
assorbimento sono impiegate nel campo della decorazione ed<br />
<strong>in</strong> particolare per realizzare la spugnatura.<br />
Stampa orig<strong>in</strong>ale<br />
Una stampa si considera orig<strong>in</strong>ale solo quando chi la ha <strong>in</strong>cisa<br />
è lo stesso ideatore e <strong>in</strong>ventore del disegno. Solo alcune stampe<br />
si considerano orig<strong>in</strong>ali nonostante l’<strong>in</strong>cisore sia diverso dall’<br />
ideatore perché i disegni nascevano espressamente per essere<br />
<strong>in</strong>cisi da altra persona, ad esempio quelle di Brueghel, di Demarteau,<br />
di Raimondi, di Tiepolo ecc.<br />
Stampa<br />
Arte che consente di ottenere la riproduzione di un numero <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito<br />
di copie di scritti, disegni, foto. Si ottengono riproduzioni<br />
stampando o (un tempo) imprimendo carta bianca, colorata<br />
o tessuti su caratteri, su forme tipografiche, su pietre litografiche,<br />
su lastre metalliche, su rulli c<strong>il</strong><strong>in</strong>drici, su figurazioni ricavate<br />
con <strong>il</strong> bul<strong>in</strong>o su superfici di legno, naturalmente spalmate prima<br />
con <strong>in</strong>chiostro adatto. I s<strong>in</strong>goli processi con cui è possib<strong>il</strong>e<br />
ottenere le riproduzioni vengono spiegati alle voci specifiche<br />
(processo calcografico, litografico, tipografico ecc.).<br />
Stampa alta<br />
Modo di stampare la matrice calcografica <strong>in</strong>chiostrata a rullo,<br />
con effetto <strong>in</strong> negativo.<br />
Stampa a r<strong>il</strong>ievo<br />
Stampa che dà effetto di r<strong>il</strong>ievo a diciture, stemmi, disegni che<br />
vengono elegantemente a emergere sulla faccia della carta rispetto<br />
alle zone non stampate. E’ usata soprattutto per <strong>in</strong>testazioni<br />
di carta da lettera, fatture, biglietti da visita.<br />
Stampa a secco<br />
Quella eseguita con matrice non <strong>in</strong>chiostrata.<br />
Stampa diretta Condizione <strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>chiostro viene trasferito<br />
<strong>in</strong> modo diretto dalla forma al supporto di stampa. Stampa diretta<br />
piana Procedimento di stampa <strong>in</strong> cui la pressione viene<br />
esercitata da un piano, che si muove parallelamente contro la<br />
forma pure disposta su un piano. Nella stampa litografica è così<br />
detta la stampa con m. piano c<strong>il</strong><strong>in</strong>driche <strong>in</strong> cui la pressione viene<br />
esercitata da un c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro contro la pietra o lastra da stampa,<br />
che si muove tangenzialmente al c<strong>il</strong><strong>in</strong>dro che ruota.<br />
Stampasanti Gli stampasanti, pur sotto <strong>il</strong> controllo della chiesa,<br />
realizzavano stampe di immag<strong>in</strong>i sacre secondo diversi tipi di<br />
produzione: stampe <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo, stampa <strong>in</strong> cavo, stampa <strong>in</strong> piano,<br />
a seconda del materiale con cui era fatta la matrice. La colorazione,<br />
fatta dopo la stampa, prevedeva campiture ampie con pochi<br />
colori e sfumature.<br />
Stampe mob<strong>il</strong>i<br />
Si <strong>in</strong>dicano quelle stampe composte da due fogli stampati, che<br />
si possono configurare <strong>in</strong> diverse posizioni. In genere sopra <strong>il</strong><br />
foglio trova posto un’altra piccola stamp<strong>in</strong>a, che si<br />
può muovere a mano, conferendo all’opera significati variati o<br />
differenti.<br />
Stampo<br />
Utens<strong>il</strong>e per modellare materiali per deformazione plastica mediante<br />
pressione.<br />
Nel campo grafico sono denom<strong>in</strong>ati stampi le piastre con <strong>in</strong>cisioni<br />
<strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo o <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo per ottenere impressioni a secco o<br />
<strong>in</strong>chiostrate, oppure per imprimere alla pressa foglia d’oro o altri<br />
materiali.<br />
Stato<br />
La condizione di variazione della matrice o della stampa. Lo stato<br />
ne presuppone altri che lo precedono e lo seguono, o solo lo<br />
precedono (oppure è unico).<br />
Stenc<strong>il</strong> (pochoir)<br />
Lo stenc<strong>il</strong> è una maschera che permette di riprodurre le stesse<br />
forme, simboli o lettere <strong>in</strong> serie.<br />
La maschera è realizzata tramite <strong>il</strong> taglio di alcune sezioni della<br />
superficie del materiale (ad esempio un foglio di cartonc<strong>in</strong>o)<br />
per formare un negativo fisico dell’immag<strong>in</strong>e che si vuole creare.<br />
Applicando della vernice o del pigmento sulla maschera, la
forma ritagliata verrà impressionata sulla superficie retrostante<br />
lo stenc<strong>il</strong>, <strong>in</strong> quanto <strong>il</strong> colore passerà solo attraverso le sezioni<br />
asportate. Il pr<strong>in</strong>cipale limite dello stenc<strong>il</strong> è <strong>il</strong> fatto che non permette<br />
la creazione di figure isolate all’<strong>in</strong>terno dell’immag<strong>in</strong>e.<br />
L’espediente a cui si deve ricorrere è l’uso di ponti che collegano<br />
la figura isolata al resto della maschera. Ogni stenc<strong>il</strong> permette di<br />
creare una forma di un unico colore, qu<strong>in</strong>di per creare immag<strong>in</strong>i<br />
a più colori è necessario creare una maschera appositamente<br />
realizzata per ogni colore che si vuole ut<strong>il</strong>izzare, applicandole <strong>in</strong><br />
fasi successive sulla stessa superficie.<br />
Stentature<br />
Pieghe che si possono produrre sulla carta durante l’immagazz<strong>in</strong>aggio<br />
della stessa, ma anche per lo stiramento dopo <strong>il</strong> passaggio<br />
sotto un torchio da stampa.<br />
St<strong>il</strong>etto giapponese (per la x<strong>il</strong>ografia)<br />
E’ costituito da una lama d’acciaio, con sezione a losanga, fissata<br />
a un’impugnatura. Per servirsene <strong>in</strong> maniera corretta bisogna<br />
impugnarlo saldamente con una mano mentre <strong>il</strong> pollice e l’<strong>in</strong>dice<br />
dell’altra <strong>in</strong>dirizzano <strong>il</strong> taglio. Con la lama si <strong>in</strong>cide lungo<br />
la l<strong>in</strong>ea disegnata, non verticalmente ma obliquamente verso<br />
l’esterno.<br />
Stucco per metalli<br />
(Spr<strong>in</strong>t) La quantità di prodotto di uso immediato va mescolata<br />
con una piccola dose dell’apposito <strong>in</strong>duritore (Perossido di<br />
dibenzo<strong>il</strong>e <strong>in</strong> pasta). Per la quantità di quest’ultimo regolarsi secondo<br />
<strong>il</strong> tempo di <strong>in</strong>durimento desiderato. Le superfici da stuccare<br />
o <strong>in</strong>collare debbono essere pulite, asciutte e possib<strong>il</strong>mente<br />
ruvide. Il prodotto va prelevato dal barattolo con oggetti puliti<br />
ed <strong>in</strong> particolar modo esenti da tracce di <strong>in</strong>duritore. Non versare<br />
mai nel barattolo eventuali residui di prodotto già mescolato<br />
con l’<strong>in</strong>duritore. Conservare <strong>in</strong> luogo fresco. Resiste temperature<br />
di 100 gradi.<br />
Stucco metallico vetrores<strong>in</strong>a<br />
E’ uno stucco poliestere con fibre di vetro. E’ ideale per stuccare,<br />
r<strong>in</strong>forzare, chiudere fori di metalli corrosi, lam<strong>in</strong>ati plastici e vetrores<strong>in</strong>a.<br />
Catalizzare all’ 1-3% con <strong>in</strong>duritore.<br />
Supporto<br />
Superficie idonea a ricevere l’<strong>in</strong>chiostro o l’impronta nella stampa,<br />
ovvero <strong>il</strong> colore <strong>in</strong> pittura, <strong>il</strong> tratto nel disegno, ecc.<br />
T<br />
Taccheggio<br />
Spessori aggiunti per uniformare la pressione del torchio da<br />
stampa sulla matrice.<br />
Taccheggio meccanico con r<strong>il</strong>ievo <strong>in</strong> gesso<br />
(detto anche taccheggio chimico) Taccheggio di differenziazione<br />
costituito da un foglio coperto da strati multipli di gesso con<br />
<strong>il</strong> quale, adoperando un <strong>in</strong>chiostro speciale, viene tirata una copia<br />
dell’<strong>il</strong>lustrazione da riprodurre.<br />
Il foglio viene qu<strong>in</strong>di sv<strong>il</strong>uppato <strong>in</strong> una soluzione di ipoclorito di<br />
sodio che scioglie <strong>il</strong> gesso <strong>in</strong> misura proporzionalmente <strong>in</strong>versa<br />
al ricoprimento d’<strong>in</strong>chiostro; ne deriva un r<strong>il</strong>ievo sulla carta di<br />
spessore proporzionale ai valori tonali dell’immag<strong>in</strong>e.<br />
Taglio dolce “ta<strong>il</strong>le douce”<br />
Term<strong>in</strong>e che si riferisce a tutte le tecniche di <strong>in</strong>cisione <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo,<br />
acquaforte, puntasecca, maniera nera, ma che <strong>in</strong>dica precisamente<br />
l’<strong>in</strong>cisione a bul<strong>in</strong>o.<br />
Taglio lucido<br />
Incisione eseguita con un bul<strong>in</strong>o che dopo l’aff<strong>il</strong>atura è stato<br />
passato sulla carta da lucido. Lascia una superficie a specchio.<br />
Tagliolo da <strong>in</strong>cud<strong>in</strong>e<br />
Punzone a forma di scalpello, si <strong>in</strong>castra a tagliente rivolto <strong>in</strong><br />
alto nell’apposito foro dell’<strong>in</strong>cud<strong>in</strong>e, ci si poggia <strong>il</strong> pezzo rovente<br />
e si batte a martello.*<br />
Ta<strong>il</strong>le d’épargne<br />
(francese), letteralmente taglio al risparmio. Variante del champlevè<br />
<strong>in</strong> cui le l<strong>in</strong>ee scavate nel metallo vengono riempite con<br />
smalto opaco, risparmiando lavoro rispetto al basse-ta<strong>il</strong>le.<br />
Talco<br />
M<strong>in</strong>erale, s<strong>il</strong>icato di magnesio, biancastro, tenero, untuoso al<br />
tatto, <strong>in</strong>alterab<strong>il</strong>e; ridotto <strong>in</strong> polvere è molto usato come cosmetico,<br />
come lubrificante secco, ecc..<br />
Tampone di cuoio<br />
Cusc<strong>in</strong>etto di cotone, o di feltro, manicato e rivestito di pelle o<br />
d’altro materiale, con cui si batte l’<strong>in</strong>chiostro calcografico steso<br />
sulla superficie metallica della matrice per costr<strong>in</strong>gerlo a penetrare<br />
nei solchi scavati.<br />
Tarda<br />
Impressione eseguita dopo la morte dell’autore. Anche se tarde,<br />
le stampe tirate dalla lastra orig<strong>in</strong>ale, sono autentiche.<br />
Tarlatana<br />
Tessuto di cotone a maglie larghe, molto leggero che si differenzia<br />
dal velo e dalla mussola per la forte apprettatura a cui<br />
è sottoposta. Si ut<strong>il</strong>izza per pulire dall’eccesso di <strong>in</strong>chiostro la<br />
lastra calcografica prima della stampa.<br />
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72<br />
Tausia<br />
Processo decorativo che consiste nel preparare ad acquaforte le<br />
sedi e nel colmarle con foglia d’oro brunita o battuta sul fondo<br />
reso rugoso dalla morsura.<br />
Tavola<br />
Pag<strong>in</strong>a, foglio di un libro con <strong>il</strong>lustrazioni, figure riproduzioni e<br />
disegni.<br />
Tavola fuori testo<br />
Tavola <strong>in</strong>serita dal tipografo, bianca al verso, esclusa dalla pag<strong>in</strong>atura<br />
del libro.<br />
Tipario<br />
Sig<strong>il</strong>lo di metallo usato per marchiare stoffe, pelli, derrate alimentari.<br />
Tiratura<br />
Il numero complessivo delle copie stampate da un’unica matrice.<br />
Nella stampa d’arte moderna e contemporanea gli esemplari<br />
sono numerati, con una doppia numerazione <strong>in</strong> sequenza, e<br />
firmati dall’artista.<br />
Tecnica<br />
Complesso di regole e di pratiche da seguire nello svolgimento<br />
del lavoro <strong>in</strong>cisorio.<br />
Tela smeriglio<br />
È una carta a base di carborundum legato con res<strong>in</strong>e, graduata<br />
secondo l’abrasività. Può essere usata asciutta, o <strong>in</strong>umidita con<br />
acqua. Quando è asciutta viene ut<strong>il</strong>izzata come la carta vetrata,<br />
quando è bagnata è usata per levigare lavori di pittura su<br />
metallo o legno. La tela smeriglio dura a lungo quando è usata<br />
bagnata, a patto che sia mantenuta umida.<br />
Tendifeltro<br />
Apparecchio che regola la tensione del feltro. Costituito da due<br />
rulli attorno ai quali si tira <strong>il</strong> feltro per allungarlo quanto più possib<strong>il</strong>e.<br />
Questi due rulli, lunghi quanto la larghezza del torchio,<br />
sono fissati con dei ferri sopra le spalle dello stesso.<br />
Terra di Siena<br />
La terra di Siena è una gradazione del marrone e si divide <strong>in</strong> naturale<br />
e bruciata.<br />
La terra di Siena bruciata è un marrone tendente al nocciola,<br />
mentre la terra di Siena naturale è un marrone scuro tendente<br />
al rossastro.<br />
I colori attualmente <strong>in</strong> commercio color terra di Siena sono ottenuti<br />
da miscele particolari di ossidi di ferro ed altri m<strong>in</strong>erali<br />
brunastri.<br />
Terre<br />
Sono a base di pigmenti di ossidi di ferro s<strong>in</strong>tetici o naturali.<br />
Gli ossidi naturali sono terre naturali, lavate e decantate. Al contrario<br />
degli azoici, sono terre smorte.<br />
Consentono delle mescolanze più opache ed una bella gamma<br />
di bruni e di grigi : sono pigmenti<br />
semicoprenti. Il tempo di essiccazione è abbastanza corto e<br />
hanno spesso tendenza a dare impasti<br />
un po’ granulosi (difficoltà di frantumazione).<br />
Nella gamma di colori Charbonnel, solo <strong>il</strong> Seppia Naturale è<br />
a base di ossido di ferro naturale. Gli ossidi s<strong>in</strong>tetici hanno le<br />
caratteristiche degli ossidi naturali senza averne i difetti. Sono<br />
meno smorti, meno granulosi ed essiccano più rapidamente.<br />
Sono anch’essi semicoprenti.<br />
Timbro<br />
Piccolo stampo a mano con superficie stampante <strong>in</strong> gomma o<br />
metallo per imprimere brevi diciture, date, marchi, bolli ecc.. <strong>in</strong>chiostrando<br />
su un tampone imbevuto d’<strong>in</strong>chiostro dopo ogni<br />
impressione.<br />
T<strong>in</strong>ta, gradazione di<br />
Per t<strong>in</strong>ta si <strong>in</strong>tende tanto <strong>il</strong> colore naturale proprio delle sostanze<br />
coloranti, quanto quello che si ottiene con la propria mescolanza.<br />
Le t<strong>in</strong>te calde sono quelle tendenti al rosso, all’arancione<br />
e al giallo; le t<strong>in</strong>te fredde sono quelle tendenti all’azzurro o al<br />
grigio neutro. Così un verde giallastro o un grigio con una t<strong>in</strong>ta<br />
di rosso o arancione sono di <strong>in</strong>tonazione di una t<strong>in</strong>ta calda;<br />
mentre un verde tendente all’azzurro o un grigio tendente<br />
all’azzurro sono di <strong>in</strong>tonazione di una t<strong>in</strong>ta fredda. Se ad un colore<br />
si aggiunge una piccola quantità di un altro colore, si ottiene<br />
una gradazione di t<strong>in</strong>ta.<br />
Tipon<br />
Duplicato di una fotolitografia.<br />
Tiraprove<br />
E’ costituito da una base metallica su cui viene applicata la matrice<br />
e che viene fatta passare sotto una pressa c<strong>il</strong><strong>in</strong>drica, oppure<br />
da un rullo pressore che scorre sulla matrice fissa. Tra <strong>il</strong> supporto<br />
di stampa e la pressa vengono <strong>in</strong>seriti alcuni fogli di carta<br />
per ottenere la necessaria elasticità.<br />
Tiro<br />
Aspetto colloso dell’<strong>in</strong>chiostro da stampa.<br />
Torchio<br />
Strumento ut<strong>il</strong>izzato per stampare sotto pressione. Ne esistono<br />
di vari tipi a secondo della tecnica di stampa a cui è dest<strong>in</strong>ato:<br />
calcografico, litografico, tipografico ecc…
Torchio calcografico<br />
Pressa costituita da due c<strong>il</strong><strong>in</strong>dri attraverso i quali viene fatto<br />
scorrere un piano rigido. Il torchio può essere azionato a mano<br />
o a motore. Comunque produce una copia alla volta.<br />
Torchio tipografico<br />
Macch<strong>in</strong>ario che esercita una pressione verticale omogenea.<br />
Torcoliere<br />
Il torcoliere (o tiratore): colui che nella azienda tipografica si<br />
occupava del funzionamento del torchio: applicava la carta al<br />
timpano, chiudeva la fraschetta, faceva scorrere <strong>il</strong> carrello portaforma<br />
sotto <strong>il</strong> torchio, tirava la leva per l’impressione, e qu<strong>in</strong>di<br />
estraeva <strong>il</strong> foglio stampato. Il suo era un compito faticosissimo,<br />
se consideriamo che, dalle Ord<strong>in</strong>anze di Plant<strong>in</strong> si desume che<br />
<strong>in</strong> una giornata lavorativa ogni torchio doveva fare all’<strong>in</strong>circa<br />
2500 impressioni. Per questo, <strong>il</strong> torcoliere e <strong>il</strong> battitore si davano<br />
regolarmente <strong>il</strong> cambio.<br />
Toreutica<br />
L’arte di lavorare <strong>il</strong> metallo mediante cesello o <strong>in</strong>cisione, a <strong>in</strong>cavo<br />
e a r<strong>il</strong>ievo.<br />
Tracciatore<br />
Cesello con testa a forma di cacciavite. Serve a produrre l<strong>in</strong>ee.<br />
Torsiometro<br />
Apparecchio usato per determ<strong>in</strong>are la resistenza alla torsione<br />
della carta.<br />
Transfer pr<strong>in</strong>t<br />
Metodo che ut<strong>il</strong>izza solventi per trasferire immag<strong>in</strong>i tratte da fotocopie<br />
o giornali su una matrice. L’immag<strong>in</strong>e, posta a contatto<br />
con <strong>il</strong> metallo, è <strong>in</strong>umidita sul retro con un solvente.<br />
Trasferimento dell’immag<strong>in</strong>e sulla pietra o sullo z<strong>in</strong>co da un disegno<br />
fatto su carta autografica<br />
Invece che disegnare direttamente sulla pietra o sullo z<strong>in</strong>co<br />
granito, si può eseguire compiutamente <strong>il</strong> disegno su carta autografica,<br />
la quale volendo può anche essere posta su un supporto<br />
operato (una tavola di legno con le venature r<strong>il</strong>evate, o<br />
<strong>il</strong> rovescio di un pezzo di masonite, o un tessuto di tela, o una<br />
parete di <strong>in</strong>tonaco grezzo, o un piano di pietra o di terracotta<br />
o sim<strong>il</strong>e), per avere un fondo di effetto particolare; oppure, più<br />
semplicemente, su una tavoletta da disegno o altro appoggio<br />
liscio. La carta autografica ha già una sua propria « grana» e la<br />
stampa fatta con questo mezzo denuncerà anche la sua orig<strong>in</strong>e<br />
per la direzione e qualità del segno e altre caratteristiche; ma<br />
trasferita sulla pietra o sullo z<strong>in</strong>co graniti, sommandosi le due<br />
diverse graniture (quella naturale della carta autografica e quella<br />
della pietra o z<strong>in</strong>co graniti), <strong>il</strong> segno risulterà alquanto spezzettato<br />
e soprattutto più povero <strong>in</strong> confronto di un segno fatto<br />
direttamente sulla pietra o sullo z<strong>in</strong>co.<br />
Questi elementi di valutazione sono quasi sempre sufficienti a<br />
un osservatore attento per riconoscere questo modo di fare una<br />
litografia, che molti autori non giudicano perciò « orig<strong>in</strong>ale »,<br />
<strong>in</strong> quanto la matrice non è stata direttamente disegnata dalla<br />
mano dell’artista: ma la dichiarano, come veramente è, soltanto<br />
un disegno « riportato» e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e; stampato, e noi condividiamo<br />
tale giudizio.<br />
La dist<strong>in</strong>zione può sembrare sott<strong>il</strong>e e capziosa, ma è vera e giustificata<br />
tanto dal diverso risultato quanto dal m<strong>in</strong>ore impegno<br />
tecnico che <strong>il</strong> disegno fatto sulla carta autografica richiede.<br />
Il solo vantaggio pratico è che nella stampa f<strong>in</strong>ale l’immag<strong>in</strong>e<br />
risulta nello stesso senso del disegno fatto sulla carta autografica,<br />
appunto perché è stato « ricalcato» e non « eseguito» sulla<br />
matrice. Tuttavia, <strong>in</strong> considerazione che talvolta questo modo di<br />
procedere può essere ut<strong>il</strong>e, ne seguiremo i vari momenti.<br />
Il foglio di carta autografica è costituito da una comune carta<br />
o cartonc<strong>in</strong>o o carta « pelure » di peso e di grana differenti, ma<br />
sempre preparati su una faccia con un leggero strato composto<br />
di far<strong>in</strong>a bianca + gesso raff<strong>in</strong>ato per uso dentario + amido, con<br />
o senza aggiunta di glicer<strong>in</strong>a.<br />
Per la « carta umida» da trasporto da una matrice a un’altra vi è<br />
<strong>in</strong>oltre una aggiunta di glicer<strong>in</strong>a + glucosio + gelat<strong>in</strong>a.<br />
Ma questi particolari tipi di carta umida da trasporto si trovano<br />
<strong>in</strong> commercio con le opportune istruzioni per l’uso, e non <strong>in</strong>teressano<br />
molto <strong>il</strong> lavoro diretto dell’artista.<br />
Il foglio autografico sarà disegnato sulla faccia « preparata », con<br />
pastello, matita o <strong>in</strong>chiostro litografici; e si useranno fogli disegnati<br />
di fresco.<br />
Il foglio disegnato si colloca sulla pietra o sullo z<strong>in</strong>co, che avranno<br />
una granitura più f<strong>in</strong>e e accurata per non alterare la qualità<br />
del segno; con <strong>il</strong> disegno a contatto della superficie granita, che<br />
sarà più grande del foglio sul quale si vorrà fare la stampa; si coprirà<br />
con alcuni fogli <strong>in</strong>terposti e col timpano o cartone <strong>in</strong>grassato;<br />
abbassato <strong>il</strong> rastrello, si farà passare <strong>il</strong> carrello lentamente<br />
una dozz<strong>in</strong>a di volte sotto la pressione, che si aumenterà un<br />
poco di volta <strong>in</strong> volta; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e <strong>il</strong> foglio autografico cosi ricalcato<br />
sarà “<strong>in</strong>umidito sul rovescio e lo si staccherà lentamente e con<br />
cura dalla pietra o dallo z<strong>in</strong>co, su cui dovrà restare ben ricalcata<br />
l’immag<strong>in</strong>e.<br />
Dopo un controllo e qualche necessario ritocco fatto con lo<br />
stesso mezzo con cui si è fatto <strong>il</strong> disegno, si procede alla preparazione<br />
per la stampa nel modo solito, già spie gato.<br />
Si è già descritto <strong>il</strong> tipo di torchio adoperato per la stampa litografica.<br />
È opportuno, per avere la possib<strong>il</strong>ità di esercitare la giusta pressione<br />
al giusto momento dell’operazione, che <strong>il</strong> torchio sia azionato<br />
a mano e la pressione sia regolata col « pedale» che l’esperienza<br />
e la sensib<strong>il</strong>ità dello stampatore accomoderà di volta <strong>in</strong><br />
volta. (L<strong>in</strong>o Bianchi Barriviera)<br />
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Traspar<strong>in</strong>a<br />
Additivo ut<strong>il</strong>izzato per rendere trasparenti i colori degli <strong>in</strong>chiostri<br />
da stampa.<br />
Transcryl<br />
(Lefranc &Bourgeois) transcryl permette di trasferire, tramite<br />
riporto, un’immag<strong>in</strong>e precedentemente stampata su carta non<br />
lucida. Flacone da 75 ml, da 250 ml, da 500 ml e da un litro.<br />
Questo prodotto permette di trasferire mediante copia un’immag<strong>in</strong>e<br />
precedentemente stampata su carta non pat<strong>in</strong>ata. La<br />
base del trasferimento è qualsiasi supporto liscio o già dip<strong>in</strong>to<br />
con i colori ad olio o acr<strong>il</strong>ici. Evitare i supporti non assorbenti o<br />
grassi.<br />
Fase 1: proteggere <strong>il</strong> piano lavoro con un foglio di plastica o<br />
telo <strong>in</strong>cerato, applicare uno strato di TRANSCRYL sulla carta opportunamente<br />
ritagliata, con l’immag<strong>in</strong>e pre-stampata da trasferire.<br />
far fuoriuscire lo strato di TRANSCRYL per 1 cm. <strong>in</strong>torno<br />
all’immag<strong>in</strong>e da trasferire.<br />
Lasciare essiccare per 20 m<strong>in</strong>uti Applicare un secondo strato <strong>in</strong>crociando<br />
la verniciatura rispetto al primo. Ripetere questa operazione<br />
ancora tre volte, sempre <strong>in</strong>crociando gli strati lasciando<br />
asciugare ogni strato per almeno 15 m<strong>in</strong>uti.<br />
Fase 2: Dopo 24 ore d’essiccazione ritagliare lasciando un marg<strong>in</strong>e<br />
largo 0,5 cm. <strong>in</strong>torno all’immag<strong>in</strong>e plastificata. Immergere<br />
la carta <strong>in</strong> acqua tiepida per 20/30 m<strong>in</strong>uti per favorire lo stacco<br />
dell’immag<strong>in</strong>e.<br />
Fase 3: Togliere la carta dall’immag<strong>in</strong>e che si trova a tergo<br />
dell’immag<strong>in</strong>e, avvolgendo con le dita o con una spugna raschiante<br />
umida. Togliere la pellicola di plastica sulla quale sarà<br />
riprodotta l’immag<strong>in</strong>e.<br />
Fase 4: Stendere la pellicola ottenuta con <strong>il</strong> trasferimento su di<br />
una superficie liscia e asciugarla con della carta assorbente poi<br />
lasciare asciugare per 6 ore.<br />
Fase 5: <strong>in</strong>collare l’immag<strong>in</strong>e trasferita sul supporto a piacere, elim<strong>in</strong>are<br />
le bollic<strong>in</strong>e d’aria con un rullo. Lasciare essiccare 24 ore.<br />
(G<strong>in</strong>o Ramaglia)<br />
Trasferib<strong>il</strong>i<br />
(resistono alle morsure sia con l’acido nitrico e con qualsiasi altro<br />
mordente)<br />
Sono lettere, caratteri e simboli stampati su un supporto trasparente<br />
con un foglio di protezione superiore. Per riportare una<br />
lettera sul disegno o sulla lastra basta alzare <strong>il</strong> foglio di protezione<br />
ed esercitare una pressione sulla lettera prescelta attraverso<br />
una matita morbida o una piccola bacchett<strong>in</strong>a <strong>in</strong> plastica<br />
realizzata apposta. Sotto questa pressione le lettere e i simboli<br />
si staccano dal loro supporto e aderiscono al foglio del disegno<br />
o alla lastra. I trasferib<strong>il</strong>i si trovano <strong>in</strong> diversi colori ma i più usati<br />
sono quelli di colore nero. Attualmente sono poco usati perché<br />
sono stati sostituiti da scritte realizzate al computer.<br />
Trasporti litografici<br />
Procedimenti per trasferire una o più volte l’immag<strong>in</strong>e da una<br />
forma litografica orig<strong>in</strong>ale su altre pietre litografiche o su lastre<br />
metalliche di z<strong>in</strong>co o allum<strong>in</strong>io preventivamente granite.<br />
Il trasferimento dell’immag<strong>in</strong>e viene effettuato mediante una<br />
carta appositamente preparata, rivestita di uno strato gelat<strong>in</strong>oso<br />
o di altro colloide (a base di amido, destr<strong>in</strong>a, gomma arabica,<br />
ecc.), <strong>in</strong> ogni caso solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua.<br />
Dalla forma orig<strong>in</strong>ale, sul torchio litografico, si tirano su questa<br />
carta copie con <strong>in</strong>chiostro speciale grasso. Queste vengono<br />
fissate su una base di carta o cartone, secondo uno schema<br />
prestab<strong>il</strong>ito e qu<strong>in</strong>di pressate mediante ripetuti passaggi <strong>in</strong> un<br />
apposito torchio di grandi dimensioni, sulla pietra litografica o<br />
lastra metallica da usare come forma di stampa.<br />
Dopo aver tolto la base <strong>in</strong> carta o cartone su cui erano state fissate<br />
le copie e la carta supporto dello strato solub<strong>il</strong>e, questo rimane<br />
aderente alla forma e può essere asportato sciogliendolo<br />
con acqua. Sulla forma rimane l’<strong>in</strong>chiostro costituente l’immag<strong>in</strong>e.<br />
Le successive operazioni di protezione dell’immag<strong>in</strong>e, gommatura,<br />
ecc. sono analoghe a quelle per la preparazione diretta<br />
delle forme <strong>in</strong> pietra litografica.<br />
Il procedimento di trasporto, come descritto, è ora quasi completamente<br />
sostituito dai procedimenti di fototrasporto.<br />
Trattamenti superficiali<br />
Per trattamenti superficiali si <strong>in</strong>tendono tutti quei processi atti<br />
alla modificazione di una superficie di un metallo o di una lega<br />
metallica. L’esigenza di modificare tali superfici è nota già dai<br />
tempi più antichi: è la ricerca del giusto compromesso tra un<br />
materiale di partenza poco costoso (e qu<strong>in</strong>di di bassa qualità)<br />
e le buone caratteristiche superficiali che è possib<strong>il</strong>e fargli assumere.<br />
Al giorno d’oggi è vastissimo l’ut<strong>il</strong>izzo di superfici metalliche<br />
che vengono qu<strong>in</strong>di trattate per numerosi motivi riassumib<strong>il</strong>i<br />
<strong>in</strong> modificazioni delle proprietà meccaniche, chimiche<br />
e fisiche delle stesse. Fanno ad esempio parte dei trattamenti<br />
superficiali più conosciuti: lavaggio, sgrassaggio, decapaggio,<br />
br<strong>il</strong>lantatura e pulitura.Esistono poi altri trattamenti più strettamente<br />
meccanici (carteggiatura, sabbiatura ecc.) o metallurgici<br />
(tempra ecc.) oltre a trattamenti che prevedono deposizione di<br />
sostanze senza alterazione chimica della superficie (pitturazione,<br />
metallizzazione elettrolitica ecc) o con reazioni chimiche tra<br />
reagenti e superficie (ossidazione anodica, fosfatazione, passivazione).<br />
La placcatura elettrolitica protegge e impreziosisce Con la placcatura<br />
elettrolitica un sott<strong>il</strong>e strato di metallo viene applicato<br />
sulla superficie di un oggetto per mezzo di processi chimici o<br />
elettrochimici. Questo processo fu scoperto dall’italiano Luigi<br />
Galvani (1737-1798), <strong>il</strong> quale più di 200 ani fa, <strong>in</strong>tuì che i metalli<br />
hanno reazioni elettrochimiche. Solo oggetti le cui superfici<br />
conducono corrente elettrica, cioè i metalli, possono essere
placcati elettroliticamente. Oggi, tuttavia, è divenuto possib<strong>il</strong>e<br />
placcare elettroliticamente non solo <strong>il</strong> metallo, ma anche la<br />
plastica. A questo scopo le superfici <strong>in</strong> plastica sono trattate <strong>in</strong><br />
modo tale da condurre elettricità. Le mascher<strong>in</strong>e dei radiatori,<br />
le rif<strong>in</strong>iture e i vari stemmi delle automob<strong>il</strong>i un tempo erano di<br />
metallo. Oggi, sono realizzate pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong> plastica per<br />
rendere la macch<strong>in</strong>a più leggera. Ciò fa risparmiare carburante<br />
e salvaguarda l’ambiente. Gli oggetti fatti di metallo o di plastica<br />
possono così essere rivestititi con un vasto numero di metalli.<br />
Sono comuni i rivestimenti <strong>in</strong> cromo, ma vengono spesso usati<br />
anche nichel, oro e z<strong>in</strong>co. In molti casi sono ut<strong>il</strong>izzati diversi strati<br />
per ottenere una maggiore stab<strong>il</strong>ità. Un sistema a tre strati di<br />
rame, nichel e cromo, depositati uno dopo l’altro, protegge <strong>il</strong><br />
cerchione di una ruota dal caldo, dal freddo, dall’umidità, dalla<br />
neve, dal sale, dalle pietre sollevate dagli pneumatici e dai<br />
graffi. Lo scopo della placcatura elettrolitica, per esempio delle<br />
parti di un veicolo, è proteggerne le superfici; tuttavia anche<br />
l’aspetto estetico ha un ruolo importante, come nel caso di molti<br />
articoli di uso quotidiano quali gli arredi da bagno o i gioielli.<br />
• Fra queste lavorazioni si possono annoverare:<br />
• Sgrassatura, che elim<strong>in</strong>a i residui di lubrificanti usati per le<br />
operazioni di formatura,<br />
• Il decapaggio chimico favorisce l’adesione e la tenuta nel<br />
tempo delle colle e delle vernici.<br />
• La br<strong>il</strong>lantatura chimica e la lucidatura elettrolitica aumentano<br />
la riflettività speculare<br />
• le pitture o le vernici, oltre ad avere una funzione decorativa,<br />
favoriscono la protezione contro la corrosione.<br />
• la pall<strong>in</strong>atura migliora la resistenza a fatica delle leghe<br />
• I processi di anodizzazione formano strati di ossidi che hanno<br />
proprietà diverse da quelle degli ossidi naturali dell’allum<strong>in</strong>io.<br />
• L’anodizzazione all’acido cromico<br />
• L’anodizzazìone all’acido fosforico<br />
• L’anodizzazione all’acido solforico (procedimento più diffuso)<br />
• La z<strong>in</strong>catura La z<strong>in</strong>catura è un rivestimento di z<strong>in</strong>co su un<br />
manufatto di acciaio per proteggerlo dalla corrosione. Tale<br />
protezione avviene essenzialmente per via elettrochimica.<br />
Ci sono due processi fondamentali per la z<strong>in</strong>catura:<br />
• z<strong>in</strong>catura elettrolitica<br />
• z<strong>in</strong>catura a caldo: Con z<strong>in</strong>catura a caldo si <strong>in</strong>tende generalmente<br />
per immersione <strong>in</strong> z<strong>in</strong>co fuso tenuto mediamente<br />
alla temperatura di 455 gradi, <strong>in</strong> questa fase lo z<strong>in</strong>co oltre<br />
a ricoprire l’acciaio entra anche <strong>in</strong> lega con lo strato superficiale<br />
conferendo resistenza meccanica e <strong>il</strong> giusto grip al<br />
materiale trattato. Processo: Le fasi che suddividono <strong>il</strong> processo<br />
di z<strong>in</strong>catura generalmente sono 3 nel sistema a secco.<br />
1:Decapaggio e sgrassaggio ottenuti con Hcl e tensioattivi a<br />
temperatura ambiente. Flussaggio: Immersione <strong>in</strong> soluzione<br />
di ammonio cloruro e z<strong>in</strong>co cloruro. 3: Z<strong>in</strong>catura Immersione<br />
previo preriscaldo a 100° <strong>in</strong> vasca di z<strong>in</strong>co fuso a 455°per <strong>il</strong><br />
tempo necessario che l’acciaio raggiunga la stessa temperatura<br />
dello z<strong>in</strong>co.<br />
• Allum<strong>in</strong>io anodizzato L’allum<strong>in</strong>io anodizzato si ottiene ponendo<br />
all’anodo l’oggetto da trattare e scaricandovi poi<br />
prodotti ossigenati. L’ossigeno che viene liberato causa la<br />
formazione sulla superficie di uno strato di ossido sott<strong>il</strong>e e<br />
compatto che ha proprietà isolanti. Per questo motivo l’allum<strong>in</strong>io<br />
anodizzato si ut<strong>il</strong>izza per ottenere dei conduttori con<br />
isolamento esterno per ut<strong>il</strong>izzarli poi negli avvolgimenti dei<br />
motori elettrici. La stessa tecnica di isolamento tramite anodizzazione<br />
viene ut<strong>il</strong>izzata per creare <strong>il</strong> dielettrico nei condensatori<br />
elettrolitici dove la lam<strong>in</strong>a di allum<strong>in</strong>io anodizzato<br />
costituisce una delle due armature e un elettrolita l’altra.<br />
Triel<strong>in</strong>a (Tricloroet<strong>il</strong>ene)<br />
È un liquido <strong>in</strong>colore non <strong>in</strong>fiammab<strong>il</strong>e ma tossico. Viene ut<strong>il</strong>izzato<br />
come solvente e come agente pulente. Attenzione a non<br />
respirarne i vapori perché è un anestetico.<br />
Tricloroet<strong>il</strong>ene<br />
Il tricloroet<strong>il</strong>ene, noto anche col nome commerciale di triel<strong>in</strong>a,<br />
è una sostanza organoalogenata la cui struttura è quella di una<br />
molecola di etene <strong>in</strong> cui tre atomi di idrogeno sono sostituiti da<br />
tre atomi di cloro. È un prodotto s<strong>in</strong>tetico e a temperatura ambiente<br />
si presenta come un liquido <strong>in</strong>colore dall’odore caratteristico<br />
(dolciastro). Analogamente al cloroformio, è un sospetto<br />
cancerogeno. Il tricloroet<strong>il</strong>ene è un ottimo solvente per molti<br />
composti organici. Al picco della sua produzione, negli anni<br />
‘20, <strong>il</strong> suo impiego pr<strong>in</strong>cipale era l’estrazione di oli vegetali da<br />
piante quali la soia, <strong>il</strong> cocco e la palma. Tra gli altri usi nell’<strong>in</strong>dustria<br />
alimentare si annoveravano la decaffe<strong>in</strong>azione del caffè e<br />
l’estrazione di essenze. Ha trovato uso anche come solvente per<br />
<strong>il</strong> lavaggio a secco, f<strong>in</strong>o a quando non è stato soppiantato negli<br />
anni ‘50 dal tetracloroet<strong>il</strong>ene. Per via della sua tossicità e sospetta<br />
cancerogenicità, non è più impiegato nell’<strong>in</strong>dustria alimentare<br />
e farmaceutica dagli anni ‘70 praticamente <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> mondo.<br />
Inalato, <strong>il</strong> tricloroet<strong>il</strong>ene deprime <strong>il</strong> sistema nervoso centrale e<br />
produce s<strong>in</strong>tomi sim<strong>il</strong>i a quelli dell’ubriacatura da alcol: mal di<br />
testa, confusione, difficoltà nella coord<strong>in</strong>azione motoria. Una<br />
esposizione prolungata può portare all’<strong>in</strong>coscienza e alla morte.<br />
Particolare attenzione va posta nei luoghi dove è possib<strong>il</strong>e avere<br />
alte concentrazioni di suoi vapori; <strong>il</strong> tricloroet<strong>il</strong>ene de-sensib<strong>il</strong>izza<br />
rapidamente <strong>il</strong> naso e diviene impercepib<strong>il</strong>e all’olfatto,<br />
aumentando <strong>il</strong> rischio di <strong>in</strong>alarne dosi elevate.<br />
L’effetto dell’esposizione a lungo term<strong>in</strong>e sugli esseri umani non<br />
è noto. La sperimentazione animale ha dimostrato la cancerogenicità<br />
del tricloroet<strong>il</strong>ene a carico del fegato nei topi. Il tricloroet<strong>il</strong>ene<br />
è considerato un cancerogeno fortemente sospetto.<br />
75
76<br />
Tripoli polvere<br />
La polvere tripoli è un deposito alluviale foss<strong>il</strong>izzato che comprende<br />
s<strong>il</strong>ice amorfo e ossido di ferro. È usata come abrasivo<br />
per lucidare metalli e smalti, è molto friab<strong>il</strong>e, e i suoi granuli si<br />
rompono <strong>in</strong> altri più f<strong>in</strong>i durante l’uso, e così è sufficiente una<br />
piccola quantità di polvere per tutta la durata della lucidatura.<br />
V<br />
Valore tonale<br />
Si def<strong>in</strong>isce valore tonale <strong>in</strong> una zona di un’immag<strong>in</strong>e a tono<br />
cont<strong>in</strong>uo o discont<strong>in</strong>uo su un supporto opaco, <strong>il</strong> rapporto percentuale<br />
fra la parte assorbita di un flusso lum<strong>in</strong>oso <strong>in</strong>cidente<br />
sulla zona stessa e <strong>il</strong> flusso totale. Il valore tonale di una zona<br />
bianca è qu<strong>in</strong>ti zero, quello di una zona nera 100% . Nelle immag<strong>in</strong>i<br />
a tono modellato le zone di valore tonale da zero a 10%<br />
sono dette zone di alta luce (o alte luci), quelle di valore tonale<br />
compreso fra <strong>il</strong> 10% e <strong>il</strong> 70% zone di tono <strong>in</strong>termedio, e zone<br />
d’ombra (od ombre) quelle di valore tonale fra <strong>il</strong> 70% e <strong>il</strong> 100%.<br />
Vanceometer<br />
Apparecchio dest<strong>in</strong>ato alla determ<strong>in</strong>azione dell’assorbimento<br />
d’olio della carta.<br />
Vasel<strong>in</strong>a<br />
Il petrolato, o gel di petrolio, è una gelat<strong>in</strong>a ottenuta dal petrolio<br />
per raff<strong>in</strong>azione. Si ottiene dai residui della dist<strong>il</strong>lazione del petrolio<br />
rimasti dopo la totale evaporazione dell’olio. La vasel<strong>in</strong>a<br />
è un tipo di petrolato prodotto per la prima volta dalla Chesebrough<br />
Manufactur<strong>in</strong>g ma <strong>il</strong> suo nome è ormai entrato nell’uso<br />
quotidiano e spesso <strong>in</strong>dica, seppur impropriamente, <strong>il</strong> petrolato<br />
<strong>in</strong> generale Il petrolato è una pasta cerosa semitrasparente di<br />
colore neutro o bianco neve per le miscele più pure e di ottima<br />
qualità, giallo ambrato per le meno pregiate. La vasel<strong>in</strong>a è una<br />
miscela pastosa <strong>in</strong>odore semisolida d’idrocarburi, <strong>il</strong> punto di fusione<br />
si colloca appena sotto i 37°C, l’aspetto è <strong>in</strong>colore oppure<br />
giallo opalescente. Non ossida se esposta all’aria e non reagisce<br />
prontamente a contatto con gli agenti chimici. È solub<strong>il</strong>e nel<br />
cloroformio, nel benzene, nel disolfato di carbonio e nell’olio di<br />
trement<strong>in</strong>a. Si scioglie nell’etere tiepido e nell’alcool caldo, ma<br />
quando raffredda si separa <strong>in</strong> fiocchi.<br />
Vegeol ceg<br />
Detergente a base di olii vegetali purissimi per <strong>il</strong> lavaggio di rulli<br />
<strong>in</strong>chiostratori e tessuti gommati. Idoneo anche per sistemi di<br />
lavaggio automatici.<br />
Velatura<br />
Aspetto della matrice metallica non pulita a fondo. In tale condizione,<br />
passata al torchio, produce una stampa d’effetto morbido<br />
e di tono unito.<br />
Vel<strong>in</strong>e<br />
Carte molto leggere ut<strong>il</strong>izzate sopratutto nella tecnica di conservazione<br />
e restauro delle opere cartacee. Si ut<strong>il</strong>izzano sopratutto<br />
vel<strong>in</strong>e giapponesi leggere e trasparenti, prive di colla e<br />
con fibre lunghe.<br />
Velocità del torchio<br />
Lo scorrimento del piano di stampa e della matrice tra i rulli<br />
sarà sempre lento, per dare tempo alla carta di raccogliere l’<strong>in</strong>chiostro;<br />
e soprattutto <strong>il</strong> moto sarà uniforme e cont<strong>in</strong>uo senza<br />
alcuna sosta<br />
quando la carta e la matrice sono sotto <strong>il</strong> rullo, poiché tali soste<br />
eventuali producono generalmente delle bande o zone più<br />
scure nella stampa, rendendola <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e. Il foglio stampato<br />
sarà sollevato lentamente e con cura dalla matrice, aff<strong>in</strong>ché la<br />
carta, ancora umida e pertanto frag<strong>il</strong>e, non si strappi nelle zone<br />
dove maggiormente è penetrata nei segni <strong>in</strong>cisi, o si rompa nei<br />
marg<strong>in</strong>i.<br />
Verde calcografico<br />
Anch’essi sono a base di pigmenti di ftalocian<strong>in</strong>o e qu<strong>in</strong>di trasparenti.<br />
Sono abbastanza forti e molto stab<strong>il</strong>i.<br />
Vergatura<br />
E’ l’impronta a sott<strong>il</strong>i strisce parallele che si vede <strong>in</strong> trasparenza<br />
<strong>in</strong> molti tipi di carta, lasciata dalle vergelle montate sul telaio <strong>in</strong><br />
cartiera, per impreziosire la carta e dist<strong>in</strong>guerla<br />
Vergella<br />
F<strong>il</strong>o metallico che teso con altri, forma la trama necessaria a trattenere<br />
l’impasto della carta.<br />
Vermiglione<br />
Pigmento m<strong>in</strong>erale rosso preparato artificialmente, costituito<br />
da solfuro di mercurio (HgS). Tossico, è raramente usato negli<br />
<strong>in</strong>chiostri da stampa.<br />
Vernice<br />
Sostanza (liquida o solida) che protegge <strong>il</strong> metallo dall’acido.<br />
Difende le zone libere dai tratti disegnati, oppure ricopre quelle<br />
sufficientemente corrose dal mordente.<br />
Vernice all’alcool<br />
É una miscela di gommalacca decerata naturale <strong>in</strong> soluzione alcolica<br />
a 99,9° pronta all’uso. Prodotto <strong>in</strong>dicato per ritoccare le<br />
lastre e come vernice f<strong>in</strong>ale.<br />
Preparazione della gommalacca: In un recipiente <strong>in</strong>trodurre gr.
150-200 di gommalacca <strong>in</strong> scaglie, ricoprirla con un litro di alcool<br />
et<strong>il</strong>ico con gradazione a 94° (meglio se con gradazione a<br />
99,9°). Dopo aver ben chiuso <strong>il</strong> recipiente occorre attendere che<br />
la gommalacca si sciolga completamente. Per questo occorre<br />
lasciare riposare <strong>il</strong> recipiente per una giornata. Al term<strong>in</strong>e delle<br />
24 ore, occorre f<strong>il</strong>trare <strong>il</strong> contenuto travasandolo <strong>in</strong> una bottiglia<br />
di vetro per poterla conservare. Per f<strong>il</strong>trarlo si può usare<br />
una vecchia calza di nylon da donna messa sopra ad un imbuto.<br />
Quando si è riempita la bottiglia, la si chiude con un turacciolo<br />
di sughero. Riposta così <strong>in</strong> un luogo fresco e buio, può durare<br />
anche f<strong>in</strong>o ad un anno. La si può usare anche subito. Quando<br />
la si va ad usare, conviene f<strong>il</strong>trarla nuovamente. Non esistono<br />
regole fisse per quello che riguarda la concentrazione della res<strong>in</strong>a<br />
perché dipende dalla fase di procedimento <strong>in</strong> cui la vernice<br />
viene usata. In l<strong>in</strong>ea di massima per la verniciatura a tampone<br />
si sciolgono 100 gr. di gommalacca <strong>in</strong> 1 lit. di alcool. La vernice<br />
così preparata potrà essere colorata usando anel<strong>in</strong>e all’alcool.<br />
Vernici lucide br<strong>il</strong>lanti<br />
Vernici aggiunte agli <strong>in</strong>chiostri da stampa per conferire un<br />
aspetto br<strong>il</strong>lante alla pellicola stampante.<br />
Sono costituite da oli essiccativi e res<strong>in</strong>e s<strong>in</strong>tetiche.<br />
Vernici per l’acquaforte ricette:<br />
Cera nera solida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + mastice lacrime gr. 100 + asfalto polvere<br />
gr . 30-50 + pochissima trement<strong>in</strong>a veneta f<strong>il</strong>ante.<br />
Cera nera liquida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + asfalto polvere gr. 100 + trement<strong>in</strong>a o<br />
acquaragia gr. 100.<br />
Cera bianca solida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + mastice lacrime gr. 85 + poco asfalto<br />
volendo la cera un poco colorata e più resistente.<br />
Cera bianca liquida <strong>in</strong>gredienti:<br />
cera granzuolo gr. 100 + mastice lacrime gr. 85 + trement<strong>in</strong>a o<br />
acquaragia.<br />
Vernice liquida <strong>in</strong>gredienti:<br />
colofonia 1 parte <strong>in</strong> peso + cera verg<strong>in</strong>e di api 2 parti <strong>in</strong> peso +<br />
bitume di Giudea 2 parti <strong>in</strong> peso + benz<strong>in</strong>a pura (non quella per<br />
automob<strong>il</strong>i) quanto basta.<br />
Vernice molle o Cera Molle<br />
Tecnica calcografica, che produce opere caratterizzate dai segni<br />
sim<strong>il</strong>i a quelli lasciati da una matita. La vernice di copertura, rimanendo<br />
morbida, permette anche di lasciare impronte di oggetti<br />
premuti su questa.<br />
Ingredienti:<br />
colofonia 1 parte <strong>in</strong> peso + cera verg<strong>in</strong>e di api 2 parti <strong>in</strong> peso +<br />
bitume di Giudea 2 parti <strong>in</strong> peso + benz<strong>in</strong>a pura (non quella per<br />
automob<strong>il</strong>i) quanto basta + 2 parti <strong>in</strong> peso di sego o vasel<strong>in</strong>a.<br />
Vernice o cera molle <strong>in</strong>gredienti:<br />
Vernice nera bitum<strong>in</strong>osa (catram<strong>in</strong>a)<br />
Caratteristiche e impiego. La vernice nera (Black) è un prodotto<br />
a base di bitumi ossidati di pregevole qualità disciolti <strong>in</strong> specifici<br />
solventi organici. Viene normalmente usata per proteggere<br />
e preservare dall’azione nociva degli agenti atmosferici i<br />
manufatti <strong>in</strong> ferro, cemento, fibrocemento, legno, cartone ecc.<br />
Possiede un elevato potere coprente e può essere applicato a<br />
pennello, a spruzzo o ad immersione dopo aver pulito e asciugato<br />
la superficie da trattare. L’essiccazione <strong>in</strong>izia dopo 10 m<strong>in</strong>uti<br />
e si completa dopo 5 ore circa. Il prodotto è d<strong>il</strong>uib<strong>il</strong>e con<br />
acquaragia,d<strong>il</strong>uente nitro esente da clorurati, Kerosene, petrolio<br />
lampante, a seconda delle esigenze dell’ut<strong>il</strong>izzatore. La resa è di<br />
1 Kg. Per 5 mq.<br />
Altre marche: covema, bleck, multichimica<br />
Verso<br />
Il retro della stampa.<br />
Vetriolo bianco<br />
Solfato di z<strong>in</strong>co.<br />
Vetriolo blu<br />
Solfato di rame.<br />
Vetriolo verde<br />
Solfato ferroso.<br />
Vetriolo<br />
Acido solforico fumante.<br />
Vignetta<br />
In orig<strong>in</strong>e fregio a forma di foglia o tralcio di vite, poi <strong>in</strong>cisione<br />
usata dai tipografi per ornamento delle stampe.<br />
Viola<br />
Sono costituiti da un pigmento diossaz<strong>in</strong>o. Questi pigmenti<br />
hanno le stesse caratteristiche dei ch<strong>in</strong>acridoni : sono molto<br />
forti, molto profondi ed hanno un’ottima resistenza alla luce.<br />
Viscosità<br />
s<strong>in</strong> di densità, proprietà dei fluidi per cui gli strati della materia,<br />
per attrito <strong>in</strong>terno, <strong>in</strong>contrano resistenza a scorrere gli uni sugli<br />
altri.<br />
77
78<br />
Visto si stampi<br />
Benestare per la stampa dato dall’autore.<br />
W<br />
Woodburytypia<br />
1. Procedimento di formatura <strong>in</strong>cavografica consistente nell’imprimere<br />
su una lastra di piombo un r<strong>il</strong>ievo <strong>in</strong> gelat<strong>in</strong>a foto<strong>in</strong>durita<br />
su pellicola, ottenuto per fototrasporto di un negativo fotografico.<br />
Con un procedimento analogo si prende un’impronta<br />
<strong>in</strong> stagnola e su di essa si effettua un deposito galvanoplastico.<br />
X<br />
X<strong>il</strong>ografia<br />
Procedimento di stampa che ut<strong>il</strong>izza come matrice una tavoletta<br />
di legno duro sulla quale si <strong>in</strong>taglia, con sgorbie, appositi<br />
coltell<strong>in</strong>i o altri attrezzi, l’immag<strong>in</strong>e desiderata. Nella x<strong>il</strong>ografia<br />
di f<strong>il</strong>o i segni sono più larghi, irregolari e i contorni presentano<br />
talvolta imprecisioni dovute alle fibre lignee, sono caratterizzate<br />
dalle venature del legno. Le <strong>in</strong>cisioni su tavole di testa presentano<br />
un segno più netto.<br />
I LEGNI.<br />
I legni preferiti per le matrici x<strong>il</strong>ografiche sono <strong>il</strong> bosso, <strong>il</strong> pero,<br />
<strong>il</strong> sorbo, <strong>il</strong> c<strong>il</strong>iegio, <strong>il</strong> cirmolo, l’agrifoglio, <strong>il</strong> noce; legni che per la<br />
naturale compattezza della fibra, e con caratteristiche diverse, si<br />
prestano tutti bene al lavoro d’<strong>in</strong>taglio o di <strong>in</strong>cisione, e che bene<br />
resistono all’usura dell’operazione di stampa. Anche altre specie<br />
di legni furono adoperate per l’<strong>in</strong>taglio di forme, <strong>in</strong> particolare<br />
per la stampa di tessuti; e a questo proposito, e soltanto <strong>in</strong>cidentalmente,<br />
accenneremo che per questo genere di stampa<br />
possono essere usate tavole o masselli di legni duri e di grossezza<br />
maggiore di quella consueta per le matrici per la stampa<br />
su carta, poiché le « forme» per tessuti sono <strong>in</strong>tagliate con<br />
accorgimenti particolari, vengono sottoposte nell’operazione<br />
della stampa a un trattamento più rude e con diversa manualità.<br />
Inf<strong>in</strong>e si può aggiungere che qualsiasi specie di legno può<br />
essere adoperata, sapendone ut<strong>il</strong>izzare qualità e caratteristiche<br />
particolari.<br />
Alcuni legni, come l’abete, <strong>il</strong> castagno e altri, con venatura naturale<br />
risentita e onduleggiante possono dare, nella stampa<br />
condotta avvedutamente, risultati particolarmente <strong>in</strong>teressanti<br />
nei fondi<br />
pieni e nelle stampe a più colori. I legni per la x<strong>il</strong>ografia debbono<br />
essere lungamente stagionati e non presentare fenditure<br />
o altri difetti. Sono dist<strong>in</strong>ti <strong>in</strong> «legni di f<strong>il</strong>o » e «legni di testa »,<br />
anche <strong>in</strong><br />
rapporto con le differenti tecniche usate per la elaborazione dei<br />
diversi generi di matrice che si vuole creare.<br />
Per la stampa della x<strong>il</strong>ografia, si usa del normale <strong>in</strong>chiostro tipografico<br />
o calcografico, che viene messo <strong>in</strong> piccola quantità su di<br />
una lastra di vetro, di marmo o di qualsiasi piano levigato. Con<br />
un rullo di gomma, si passa sull’<strong>in</strong>chiostro stendendolo uniformemente,<br />
evitando però di caricare troppo <strong>il</strong> rullo di <strong>in</strong>chiostro,<br />
perché riempirebbe i segni più f<strong>in</strong>i dell’<strong>in</strong>cisione, e sbaverebbe<br />
su quelli più larghi. Col rullo così preparato si <strong>in</strong>chiostra la lastra<br />
facendolo scorrere ripetutamente <strong>in</strong> più sensi per ottenere un’<br />
<strong>in</strong>chiostratura uniforme.<br />
Si procede qu<strong>in</strong>di con una prova di stampa a mano, ponendo <strong>il</strong><br />
legno <strong>in</strong>chiostrato con la<br />
parte <strong>in</strong>cisa <strong>in</strong> alto e coprendolo col foglio di carta: si esercita<br />
sul foglio una pressione servendosi di un rullo, trasmettendo <strong>il</strong><br />
disegno sulla carta. Per la tiratura vera e propria ci si serve di un<br />
torchio verticale a piani paralleli o di un tiraprove tipografico<br />
X<strong>il</strong>oglifia<br />
Tecnica molto antica di <strong>in</strong>cisione su legno <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo. La lastra<br />
ut<strong>il</strong>izzata per l’<strong>in</strong>cisione è una tavola di legno tagliata nel senso<br />
delle fibre (legno di f<strong>il</strong>o) e scavata col temper<strong>in</strong>o o la sgorbia.<br />
Z<br />
Z<strong>in</strong>cografia<br />
Term<strong>in</strong>e usato nella prima metà dell’ 800 per <strong>in</strong>dicare la tecnica<br />
litografica ove la lastra di pietra veniva sostituita da una di z<strong>in</strong>co.<br />
Z<strong>in</strong>co<br />
Mordenti per <strong>in</strong>cidere lo z<strong>in</strong>co:<br />
Soluzione di acido nitrico.<br />
Mordente olandese.<br />
Soluzione di acido cloridrico.<br />
Soluzione di acido fosforico.<br />
Soluzione al solfato di rame<br />
È un metallo moderatamente reattivo, che si comb<strong>in</strong>a con l’ossigeno<br />
e altri non metalli; reagisce con acidi d<strong>il</strong>uiti generando<br />
idrogeno. L’unico stato di ossidazione dello z<strong>in</strong>co è +2.<br />
Lo z<strong>in</strong>co è solido a temperatura ambiente.<br />
In presenza di ditizone assume una colorazione rosso <strong>in</strong>tenso.<br />
Lo z<strong>in</strong>co è <strong>il</strong> quarto metallo più comune nell’uso tecnologico<br />
dopo ferro, allum<strong>in</strong>io e rame, per tonnellate di metallo prodotto<br />
annualmente. Lo z<strong>in</strong>co si usa per galvanizzare metalli come l’acciaio<br />
per prevenirne la corrosione. Lo z<strong>in</strong>co si usa <strong>in</strong> leghe come<br />
l’ottone, <strong>il</strong> nichelargento, <strong>il</strong> metallo per macch<strong>in</strong>e da scrivere,<br />
varie leghe per saldatura, l’argento tedesco ecc. Lo z<strong>in</strong>co gli <strong>in</strong>cisori<br />
antichi non ne disponevano. È meno resistente del rame,<br />
ma rende ugualmente ottimi servigi e costa molto meno. Esiste<br />
<strong>in</strong> commercio uno z<strong>in</strong>co speciale per foto<strong>in</strong>cisori ( microz<strong>in</strong>co)<br />
che costa un po’ di più, ma offre <strong>il</strong> vantaggio di avere <strong>il</strong> retro già<br />
protetto da una vernice plastica per le morsure <strong>in</strong> acido.
Sia <strong>il</strong> rame che lo z<strong>in</strong>co si trovano <strong>in</strong> grandi lastre presso i grossisti,<br />
m. 1x2 oppure, già tagliati e lucidati per l’<strong>in</strong>cisione, presso<br />
venditori specializzati. Per lavori normali è bene che le lastre<br />
non siano troppo sott<strong>il</strong>i (possib<strong>il</strong>ità di deformazione) né troppo<br />
grosse (difficoltà di stampa). Lo spessore medio conveniente è<br />
1 mm.<br />
Zucchero (maniera allo)<br />
Tecnica <strong>in</strong>diretta dell’<strong>in</strong>cisione calcografica, che ut<strong>il</strong>izza un liquido<br />
sciropposo zuccherato e, successivamente, la granitura<br />
all’acquat<strong>in</strong>ta per rendere l’immag<strong>in</strong>e e i toni.<br />
79
80<br />
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