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Biomorfismi ibridi nell'architettura di Victor Horta - idee per la ...

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Danie<strong>la</strong> Palomba<br />

<strong>Biomorfismi</strong> <strong>ibri<strong>di</strong></strong><br />

nell’architettura <strong>di</strong><br />

<strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong><br />

Il termine “ibrido”deriva dal <strong>la</strong>tino hybrida, incrocio<br />

tra razze e con<strong>di</strong>zioni sociali <strong>di</strong>fferenti, ma anche l’arbitrario<br />

accostamento <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong>versi siano essi<br />

animati o inanimati.<br />

Gli elementi <strong>ibri<strong>di</strong></strong> nascono e si concepiscono da<br />

forme esistenti in natura che danno luogo a nuovi<br />

enti, frutto <strong>di</strong> contaminazioni e <strong>per</strong>mutazioni. E <strong>di</strong><br />

contaminazione è possibile par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> quelle architetture<br />

che vedono <strong>la</strong> genesi del loro motivo vitale<br />

negli elementi del mondo vegetale ed animale, quelle<br />

architetture o quegli elementi che definiamo generalmente<br />

biomorfi e che identificano nel mondo naturale<br />

il vocabo<strong>la</strong>rio da cui, nei secoli, con presupposti,<br />

accezioni e valenze <strong>di</strong>fferenti, si è attinto allo scopo <strong>di</strong><br />

ideare vocaboli che hanno dato vita a nuovi linguaggi<br />

che possiamo definire ibride creazioni e ri-creazioni<br />

dell’uomo.<br />

Infinite le testimonianze nel<strong>la</strong> storia dell’architettura<br />

in cui <strong>la</strong> natura <strong>di</strong>viene modello e mentore <strong>per</strong> creazioni<br />

bio-ispirate. Si ricorre ad elementi fitomorfici e<br />

zoomorfici, nel<strong>la</strong> lunga storia <strong>di</strong> motivi decorativi o<br />

<strong>per</strong> configurare interamente o parte d’elementi architettonici,<br />

che vedono anche nel modello umano un<br />

organismo fortemente identificativo e d’ispirazione,<br />

dando così vita a componenti antropomorfe. Colonne<br />

egizie che assumono le sembianze <strong>di</strong> piante <strong>di</strong> papiro<br />

o <strong>di</strong> loto, l’enigmatica sfinge, cariati<strong>di</strong> e te<strong>la</strong>moni,<br />

sono solo alcuni esempi dell’antichità, così come si<br />

ritrovano raffigurazioni <strong>di</strong> esseri <strong>ibri<strong>di</strong></strong> nei capitelli<br />

romanici, figure mostruose e grottesche quelle utilizzate<br />

nel me<strong>di</strong>oevo <strong>per</strong> i doccioni delle cattedrali e nei<br />

mo<strong>di</strong>glioni e nelle mensole che fanno bel<strong>la</strong> mostra <strong>di</strong><br />

se a sostegno <strong>di</strong> cornici, balconi, archi e colonne,<br />

dove una commistione <strong>di</strong> motivi fitomorfici, zoomorfici<br />

e antropomorfici danno, nei secoli, vita a fantastici<br />

artefatti architettonici. I motivi ed i temi <strong>di</strong> tali rap-<br />

105


1.1 LA DIMENSIONE FIGURATIVA<br />

1 Citazione <strong>di</strong> José Luis Gonzales<br />

Cobelo in “Umberto Trame, Un artefice<br />

del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione”, in OP/0 Santiago<br />

Ca<strong>la</strong>trava, E<strong>di</strong>trice Compositori 2001.<br />

presentazioni sono da ricercare generalmente nel<strong>la</strong><br />

mitologia, nelle leggende, in quel<strong>la</strong> sfera che attiene<br />

a mon<strong>di</strong> misteriosi, fantastici e trascendentali.<br />

Momenti storici, tra loro inconfrontabili, presentano<br />

<strong>per</strong>ò delle analogie nel considerare i modelli offerti<br />

dal<strong>la</strong> natura l’ambito da cui attingere riferimenti formali<br />

e/o strutturali degli organismi viventi e delle sue<br />

varie manifestazioni, considerati quali modelli autorevoli,<br />

carichi <strong>di</strong> valenze simboliche nonché forieri <strong>di</strong><br />

buona sorte.<br />

Anche l’architettura contemporanea non si esime dal<br />

proporre architetture in cui il riferimento al mondo<br />

organico è in<strong>di</strong>scutibile. Tra i più autorevoli artefici <strong>di</strong><br />

tali architetture ricor<strong>di</strong>amo l’architetto/ingegnere spagnolo<br />

Santiago Ca<strong>la</strong>trava che rende organiche strutture<br />

ingegneristiche complesse.<br />

«La grammatica formale <strong>di</strong> Ca<strong>la</strong>trava è organica non<br />

nel senso che riproduce forme <strong>di</strong> fossili, animali o<br />

vegetali, ma poiché applica soluzioni strutturali già<br />

verificate dal<strong>la</strong> natura, come lo sdoppiamento <strong>di</strong> ossa<br />

nelle membrature, <strong>la</strong> complementarietà strutturale <strong>di</strong><br />

ossa e muscoli, o i giochi <strong>di</strong> artico<strong>la</strong>zione degli scheletri<br />

dei vertebrati, il cui stu<strong>di</strong>o porta all’isomorfismo<br />

funzionale degli organi naturali» 1.<br />

Una ricerca formale che <strong>per</strong> certi aspetti rimanda, <strong>per</strong><br />

ammissione anche dello stesso Ca<strong>la</strong>trava, alle ricerche<br />

ed espressioni dei movimenti d’avanguar<strong>di</strong>a europei <strong>di</strong><br />

fine ottocento, quando gli esponenti dei nuovi movimenti<br />

erano al<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> un linguaggio formale basato<br />

sul<strong>la</strong> flui<strong>di</strong>tà e sul<strong>la</strong> continuità <strong>di</strong> forme in cui annul<strong>la</strong>re<br />

i collegamenti in modo che le o<strong>per</strong>e risultassero<br />

prive <strong>di</strong> frammentarietà, all’ora come oggi.<br />

Si pensi alle o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> Gaudì, ai suoi stu<strong>di</strong> sulle ricerche<br />

strutturali e sui materiali, nonché a progetti come<br />

quello <strong>per</strong> Casa Batlló a Barcellona dove l’interno<br />

risulta model<strong>la</strong>to dolcemente con passaggi continui<br />

106


DANIELA PALOMBA<br />

senza angoli o spigoli ed in cui dominano forme zoomorfe:<br />

il tetto ricorda <strong>la</strong> cresta <strong>di</strong> un sauro ed il trattamento<br />

del<strong>la</strong> facciata rievoca <strong>la</strong> pelle <strong>di</strong> un rettile.<br />

Ibrida è quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> produzione artistica dell’Art<br />

Nouveau, quell’arte nuova che si contrappose<br />

all’es<strong>per</strong>ienza eclettica e che respinse <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

accademica che caratterizzò il XIX secolo, definendo<br />

un originale lessico che stupì, affascinò e investì tutte<br />

le arti. Il movimento Art Nouveau fu si molto osannato<br />

<strong>per</strong>ché contribuì al<strong>la</strong> nascita dello stile Moderno,<br />

ma al contempo liquidato con <strong>la</strong> denominazione d’inferno<br />

ornamentale o definito niente <strong>di</strong> più che uno<br />

stile molto kitsch. L’attenzione è rivolta agli aspetti più<br />

puri e sinceri del nuovo linguaggio, che s’identificano<br />

nelle o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> <strong>per</strong>sonalità che interpretarono, p<strong>la</strong>smarono<br />

e <strong>di</strong>ffusero linguaggi ine<strong>di</strong>ti e <strong>di</strong>fferenti, come <strong>Victor</strong><br />

<strong>Horta</strong> ed Henry van de Velde <strong>per</strong> il Belgio, Antoni Gaudì<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> Spagna, Hector Guimard <strong>per</strong> <strong>la</strong> Francia, Charles<br />

Rennie Mackintosh <strong>per</strong> l’Inghilterra, nonché nel panorama<br />

del<strong>la</strong> secessione viennese, le figure <strong>di</strong> Otto Wagner,<br />

<strong>di</strong> Joseph Maria Olbrich e Joseph Hoffmann, artefici<br />

tutti, del<strong>la</strong> vicenda europea che nacque e si concluse nel<br />

breve <strong>per</strong>iodo compreso tra il 1893 ed 1914, vigilia del<br />

primo conflitto mon<strong>di</strong>ale.<br />

L’Art Nouveau si manifesta come movimento <strong>di</strong> tipo<br />

rivoluzionario, ed è necessario ricordare che non si<br />

trattò <strong>di</strong> una riforma che interessò solo il campo<br />

architettonico, ma investì interamente il costume <strong>di</strong><br />

un’epoca. Molti campi vengono interessati in ugual<br />

modo dal nuovo gusto: dall’architettura all’urbanistica,<br />

dall’arredamento al<strong>la</strong> grafica, dalle arti figurative<br />

al teatro, dall’abbigliamento al<strong>la</strong> pubblicità.<br />

Perché definire quin<strong>di</strong> ibride queste espressioni artistiche?<br />

Primo tra tutti, tentando <strong>di</strong> non cadere in facili<br />

esemplificazioni, si assiste ad una contaminazione del<br />

nuovo linguaggio architettonico con le forme e le<br />

107


1.1 LA DIMENSIONE FIGURATIVA<br />

2 R. De Fusco, Storia dell'architettura<br />

contemporanea, E<strong>di</strong>tori Laterza, Bari<br />

1974, p. 91.<br />

leggi dell’universo naturale, il nuovo linguaggio definisce<br />

un rapporto ancora più stretto ed intimo con <strong>la</strong><br />

natura che non ha precedenti: «l’organicità <strong>di</strong> questa<br />

informa ed ispira <strong>la</strong> stessa conformazione architettonica»<br />

2 e non solo questa. Ma le si può riconoscere<br />

anche un valenza ibrida nell’uso delle nuove tecnologie<br />

e nell’uso dei nuovi ed economici materiali da<br />

costruzione quali il ferro ed il vetro, che aprirono <strong>la</strong><br />

strada ad un’architettura del<strong>la</strong> trasparenza e del<strong>la</strong> leggerezza,<br />

materiali che fino ad allora non avevano trovato<br />

altro impiego, se non in strutture ingegneristiche<br />

o in architetture delle serre e dei pa<strong>di</strong>glioni, che grande<br />

<strong>di</strong>ffusione ebbero nell’800. Le architetture art nouveau<br />

saranno sicuramente apparse quin<strong>di</strong> ibride, non<br />

solo all’ignaro viandante, ma anche agli esponenti del<strong>la</strong><br />

critica <strong>di</strong> fine ottocento che si trovarono a mirare e <strong>per</strong><br />

lo più ad ammirare le nuove architetture che mostravano<br />

fiere l’uso del ferro <strong>la</strong>sciato a vista che, straor<strong>di</strong>nariamente<br />

e con soluzioni moderne ed innovative, si sposava<br />

al<strong>la</strong> pietra, al mattone, al legno ed al vetro.<br />

In architettura, in pittura, nel<strong>la</strong> scultura e in tutte le<br />

arti applicate tra i temi ricorrenti vi erano le rose, i<br />

girasoli, i gigli, nonché insetti, libellule, scarabei e<br />

locuste, che trasformati in moduli lineari sono affiancati<br />

liberamente ad elementi calligrafici derivanti da<br />

arti come quel<strong>la</strong> celtica o is<strong>la</strong>mica. Nuovo ed originale<br />

fu anche il colore dell’art nouveau: il gioco cromatico<br />

iridescente e cangiante degli organismi naturali<br />

rappresenta <strong>la</strong> gamma cromatica che caratterizzò <strong>la</strong><br />

nuova produzione artistica. Altro campo <strong>di</strong> grande<br />

ispirazione e contaminazione è rappresentato dall’universo<br />

giapponese, dal<strong>la</strong> sua arte e cultura in<br />

genere, contrassegnata da composizioni asimmetriche,<br />

motivi tratti dal<strong>la</strong> natura, dal<strong>la</strong> società e dal<strong>la</strong><br />

capacità decorativa del<strong>la</strong> linea sciolta.<br />

La volontà <strong>di</strong> ricorrere a temi proveniente dal<strong>la</strong> natu-<br />

108


DANIELA PALOMBA<br />

Fig. 1. René Binet, Porta d'entrata in<br />

ferro <strong>per</strong> l'Esposizione Internazionale<br />

<strong>di</strong> Parigi del 1900.<br />

ra è da ricercare nel<strong>la</strong> voglia <strong>di</strong> rifugiarsi in una <strong>di</strong>mensione<br />

che faciliti <strong>la</strong> rigenerazione interiore. I modelli<br />

sono trapiantati dal loro ambiente e inseriti in un<br />

nuovo contesto formale e spirituale, dove ad ogni<br />

segno è attribuito un valore simbolico.<br />

L’attenzione e l’amore <strong>per</strong> <strong>la</strong> natura era in quegli anni<br />

totale. Gli arabeschi sedussero tutte le espressioni culturali,<br />

le o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> scrittori, poeti e pittori sono immerse<br />

in quel<strong>la</strong> feconda atmosfera poetico-sensuale, rappresentativa<br />

dello spirito art nouveau.<br />

Le forme vegetali ed animali sono analizzate in quegli<br />

anni sotto ogni prospettiva, sviluppandosi sul finire<br />

dell’ottocento un romanticismo biologico. Sono gli<br />

anni in cui si enunciano le teorie sull’evoluzione del<strong>la</strong><br />

vita, grazie alle ricerche <strong>di</strong> Charles Darwin e del meno<br />

noto Ernst August Haeckel, che fu zoologo, filosofo<br />

ed anche abile <strong>di</strong>segnatore. La sua più famosa o<strong>per</strong>a,<br />

pubblicata in fascicoli tra il 1899 ed il 1904,<br />

Kunstformen der Natur (Forme artistiche del<strong>la</strong> natura)<br />

è incentrata soprattutto sull’osservazione dei microrganismi<br />

marini e sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione dell’evoluzionismo e<br />

si compone <strong>di</strong> 100 litografie, nelle quali l’autore rappresenta<br />

splen<strong>di</strong>damente le migliaia <strong>di</strong> organismi che<br />

aveva osservato in tutto il mondo. Quest’o<strong>per</strong>a, stili-<br />

109


Fig. 2. 2. Ernst August Haeckel, tavo<strong>la</strong> tratta da Kunstformen der Natur.<br />

110


DANIELA PALOMBA<br />

sticamente vicina al gusto <strong>di</strong> fine ottocento, è considerata<br />

da molti <strong>la</strong> “Bibbia dell’Art Nouveau” <strong>per</strong> l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> nuovi modelli da interpretare ed utilizzare<br />

nel nascente design industriale ed in architettura. È<br />

questo anche uno degli obiettivi dell’autore, ovvero<br />

quello <strong>di</strong> donare all’estetica ed all’arte del suo tempo<br />

nuovi spunti. Conchiglie elicoidali, ra<strong>di</strong>o<strong>la</strong>ri, spugne,<br />

coralli, alghe, gli ombrelli ge<strong>la</strong>tinosi delle meduse,<br />

organismi amorfi compresi tra i vegetali e gli animali,<br />

ricorrono nei mo<strong>di</strong> più fantasiosi nelle decorazioni<br />

del<strong>la</strong> nuova arte. Lo stesso Haeckel adotterà <strong>per</strong><br />

decorare i soffitti del<strong>la</strong> sua residenza a Jena, i suoi<br />

<strong>di</strong>segni raffiguranti meduse. All’argomento saranno<br />

de<strong>di</strong>cati <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> che si soffermano sul<strong>la</strong> riflessione<br />

filosofica del rapporto tra arte e natura, arte e<br />

scienza e nei quali s’in<strong>di</strong>viduano analogie tra i <strong>di</strong>segni<br />

<strong>di</strong> Haeckel e o<strong>per</strong>e art nouveau, siano essi oggetti o<br />

architetture. René Binet, trova ispirazione <strong>di</strong>retta nelle<br />

tavole dell’eclettico tedesco <strong>per</strong> il progetto del<strong>la</strong><br />

monumentale porta d’entrata in ferro <strong>per</strong><br />

l’Esposizione Internazionale <strong>di</strong> Parigi del 1900, così<br />

come <strong>per</strong> le decorazioni <strong>di</strong> capitelli, se<strong>di</strong>e, sbarre,<br />

mosaici, torri, <strong>la</strong>nterne, tappeti ed orologi, riscuotendo<br />

l’approvazione dello stesso Haeckel. Anche<br />

Constant Roux realizza <strong>per</strong> il Museo Oceanografico <strong>di</strong><br />

Monaco, cinque stravaganti <strong>la</strong>mpadari in vetro <strong>di</strong>chiaratamente<br />

ispirati agli organismi marini. Per <strong>la</strong> sa<strong>la</strong><br />

delle meduse, <strong>di</strong>segna un <strong>la</strong>mpadario ispirato al<br />

<strong>di</strong>scomedusa e <strong>per</strong> gli altri quattro, <strong>di</strong>sposti agli angoli,<br />

l’analogia è con i <strong>di</strong>segni dei ra<strong>di</strong>o<strong>la</strong>ri.<br />

Quello che ora preme far emergere è l’attenzione alle<br />

forme del<strong>la</strong> natura che i protagonisti dell’art nouveau<br />

ebbero, non limitata al<strong>la</strong> mimesi formale, bensì finalizzata<br />

al<strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> principi che<br />

<strong>di</strong>vennero i caratteri fondativi delle nuove architetture:<br />

si guardò al<strong>la</strong> natura in chiave nuova.<br />

111


1.1 LA DIMENSIONE FIGURATIVA<br />

3 Trad. it. “Guardare <strong>la</strong> natura fuori<br />

delle regole ammesse, non <strong>per</strong> l'immagine<br />

ma <strong>per</strong> le teorie che possiamo<br />

trarne.”,…<br />

4 <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong> è nel 1911 professore<br />

or<strong>di</strong>nario all'Università Libera <strong>di</strong><br />

Bruxelles; nel 1912 professore onorario<br />

all'Università <strong>di</strong> Bruxelles. Ebbe<br />

contemporaneamente le cattedre <strong>di</strong><br />

Architettura,d'Architettura Industriale<br />

e <strong>di</strong> Disegno. Sempre nel 1912 fu<br />

nominato <strong>di</strong>rettore dell'Accademia <strong>di</strong><br />

Belle Arti <strong>di</strong> Bruxelles; nel 1919 è professore<br />

d'Architettura all'Istituto<br />

Su<strong>per</strong>iore <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Anversa.<br />

5 Trad. it.“Io <strong>la</strong>scio i fiori e le foglie e<br />

prendo il gambo.”<br />

Tra i più autorevoli esecutori del<strong>la</strong> nuova arte vi è l’architetto<br />

belga <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>, considerato l’artefice,<br />

l’ideatore del nuovo linguaggio, e del quale rimarrà<br />

l’impareggiabile rappresentante. Nelle sue o<strong>per</strong>e è<br />

possibile sempre avvertire gli insegnamenti del<strong>la</strong><br />

natura che fondono al contempo un linguaggio naturalistico<br />

ed astratto. «Scruter <strong>la</strong> nature hors de règles<br />

admis non par l’image mais par <strong>la</strong> théorie que nous<br />

pouvons en tirer» 3 riba<strong>di</strong>rà più volte l’architetto fiammingo.<br />

Il suo obiettivo è quello <strong>di</strong> comprendere i rapporti<br />

che s’instaurano tra un “albero ed un rampicante,<br />

tra il tronco ed un ramo innestato”, che vanno trasferiti<br />

negli elementi che compongono <strong>la</strong> sua o<strong>per</strong>a.<br />

Per <strong>Horta</strong> il mondo naturale è un mondo da conoscere<br />

e stu<strong>di</strong>are, <strong>per</strong> comprendere i rapporti ed il funzionamento<br />

tra le parti degli organismi vegetali, e non<br />

un mondo da cui attingere forme da riproporre meccanicamente.<br />

Sintesi del suo pensiero è <strong>la</strong> celebre<br />

frase, confidata all’architetto francese Guimard, suo<br />

grande estimatore: «non è ai fiori ma agli steli che<br />

occorre guardare».<br />

Fortemente convinto delle sue teorie, inviterà i suoi<br />

allievi4 ad osservare da vicino le creazioni del mondo<br />

naturale, suggerendo loro <strong>di</strong> crearsi un erbario e <strong>di</strong><br />

collezionare insetti.<br />

Rifiuta <strong>la</strong> mera o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> copia o <strong>di</strong> stilizzazione<br />

del<strong>la</strong> natura, ma ne recepisce <strong>la</strong> forza e le forme rie<strong>la</strong>borando<br />

un linguaggio <strong>per</strong>sonale: un linguaggio<br />

riconoscibile che investe le o<strong>per</strong>e nel<strong>la</strong> loro totalità.<br />

Al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica si sostituisce il ritmo, il biomorfismo<br />

ed il naturalismo; questi sono i motivi che ispirano<br />

<strong>Horta</strong> senza <strong>per</strong>ò <strong>di</strong>venire mimesi delle forme<br />

naturali, ove i modelli <strong>per</strong> le sue linee erano gli steli<br />

ed i fusti degli alberi: “Je <strong>la</strong>isse <strong>la</strong> fleur et <strong>la</strong> feuille et<br />

je prends <strong>la</strong> tige” 5.<br />

Abilmente fa colloquiare tra loro i <strong>di</strong>versi materiali,<br />

112


DANIELA PALOMBA<br />

6 F. Borsi, P. Portoghesi, <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>,<br />

E<strong>di</strong>tori Laterza, Bari 2002, p. 9.<br />

ponendo partico<strong>la</strong>re attenzione all’azione elementare<br />

delle forze che agiscono sugli stessi materiali. Risolve<br />

le connessioni tra pietra e ferro, ferro e legno, pietra<br />

e legno con p<strong>la</strong>stiche soluzioni, più o meno complesse,<br />

che derivano dal<strong>la</strong> conoscenza dei comportamenti<br />

dei materiali sotto l’azione <strong>di</strong> forze <strong>di</strong> trazione, tensione<br />

e compressione. Ed ancora una volta ricorre<br />

all’allusione naturalistica: «al<strong>la</strong> callosità ossea, all’attacco<br />

del picciolo con il ramo o al ringrosso del<strong>la</strong> corteccia<br />

attorno all’innesto o<strong>per</strong>ato su un tronco» 6.<br />

L’energia, <strong>la</strong> forza ed i riferimenti biomorfi, che investono<br />

le o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> <strong>Horta</strong>, sono chiaramente <strong>di</strong>chiarati<br />

fin dalle composizioni <strong>per</strong> le facciate. Qui, come succede<br />

<strong>per</strong> l’hotel Tassel, l’hotel Solvay, l’hotel<br />

Winssinger, ma <strong>la</strong> lista potrebbe continuare, è evidente<br />

<strong>la</strong> sua lotta contro “l’inerzia delle cose inanimate.”<br />

Le soluzioni che adotta <strong>per</strong> le facciate, motivi sinusoidali<br />

più o meno accentuati, sembrano derivare da<br />

forze spingenti dall’interno, che definiscono profili <strong>di</strong><br />

corpi animati. Mensole a sostegno <strong>di</strong> bow-window,<br />

fasci <strong>di</strong> modanature che nascono dal<strong>la</strong> parete, determinano<br />

morbide curve a balestra che si concludono<br />

nuovamente sul piano del<strong>la</strong> facciata. La pietra è abilmente<br />

<strong>la</strong>vorata e le connessioni tra i materiali o tra gli<br />

elementi sono definite con ineguagliabile sensibilità:<br />

<strong>la</strong> pietra è model<strong>la</strong>ta quasi a voler simu<strong>la</strong>re un velo<br />

mosso dal vento, le linee che definiscono le finestre,<br />

<strong>di</strong>fficilmente sono piane e rette. Queste cedono il<br />

passo a bor<strong>di</strong> arricciati e a famiglie <strong>di</strong> pieghe concentriche<br />

che si sovrappongono in armoniose gerarchie.<br />

Motivi fitomorfici definiscono i pi<strong>la</strong>strini in ferro e in<br />

pietra, come quelli che realizza <strong>per</strong> il mezzanino dell’hotel<br />

Tassel, dove <strong>la</strong> pietra si model<strong>la</strong> <strong>per</strong> ancorarsi<br />

al bow-window e <strong>per</strong> accogliere <strong>la</strong> trave in ferro.<br />

Ancora motivi biomorfi nelle forme dei ferri sagomati<br />

a definire ringhiere, dove i motivi naturalistici non<br />

113


1.1 LA DIMENSIONE FIGURATIVA<br />

Fig. 3. <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>, Hotel Solvay,<br />

Bruxelles, partico<strong>la</strong>re del fronte.<br />

114


DANIELA PALOMBA<br />

sono sempre riconoscibili. Per <strong>la</strong> ringhiera del primo<br />

piano del<strong>la</strong> sua abitazione privata propone un motivo<br />

ripetuto d’iris d’acqua e a coronamento del bow-window,<br />

model<strong>la</strong> p<strong>la</strong>sticamente <strong>la</strong> pietra <strong>per</strong> accogliere <strong>la</strong><br />

ba<strong>la</strong>ustra in ferro che propone il tema delle ali <strong>di</strong> libellu<strong>la</strong>.<br />

Il biomorfismo <strong>di</strong> <strong>Horta</strong> segue quin<strong>di</strong> un processo<br />

colto e non casuale, le sue linee non nascono da<br />

forze spontanee ed istintive come le concepisce il suo<br />

oppositore Hanry Van de Velde, <strong>per</strong> il quale le linee<br />

sono spiccatamente astratte e si originano dall’andamento<br />

<strong>di</strong>namografico delle forze naturali, delle linee<br />

<strong>di</strong>segnate dal vento, presenti nel fuoco, nell’aria e nei<br />

moti del mare, senza <strong>per</strong>ò <strong>di</strong>menticare che se pur<br />

istintive, devono rispondere ad una vera e propria<br />

logica, ogni forma deve risultare <strong>di</strong>mostrabile.<br />

Per <strong>Horta</strong> il rapporto tra forma – architettura – gesto<br />

è un concetto fondamentale. La cura e l’attenzione al<br />

dettaglio possono raggiungere talvolta espressioni<br />

maniacali: gli innumerevoli <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> maniglie, dai<br />

motivi naturalistici, saranno concepiti <strong>per</strong> congiungersi<br />

ad una mano e <strong>per</strong> mimare l’atto d’impugnare, <strong>di</strong><br />

girare e <strong>di</strong> spingere; principi che sono riscontrabili nei<br />

gra<strong>di</strong>ni d’invito delle scale che protendono in avanti,<br />

così come <strong>per</strong> le ringhiere che s’inflettono in avanti a<br />

facilitare e rappresentare l’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> sporgersi.<br />

L’hotel Tassel, progettato nel 1893 <strong>per</strong> Emile Tassel,<br />

professore <strong>di</strong> geometria descrittiva, è considerato il<br />

manifesto programmatico del<strong>la</strong> nuova arte.<br />

Quest’o<strong>per</strong>a, che l’architetto fiammingo realizza a soli<br />

trentadue anni, è rive<strong>la</strong>trice del<strong>la</strong> maturità linguistica<br />

già raggiunta dal suo autore e costituisce <strong>la</strong> sintesi dei<br />

suoi principi compositivi che resero <strong>la</strong> sua o<strong>per</strong>a unica<br />

e riconoscibile. Lo spazio configurato ha origine in<br />

facciata, dove il movimento agile e scattante del<strong>la</strong><br />

linea “à coup de fouet” s’insinua all’interno, attraversa<br />

il vestibolo ottagonale <strong>per</strong> giungere nell’atrio<br />

115


1.1 LA DIMENSIONE FIGURATIVA<br />

7 M.Cohen, <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>, Zanichelli,<br />

Bologna 1998, p. 31.<br />

Fig. 4. <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>, Hotel Tassel,<br />

Bruxelles.<br />

Fig. 5. <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>, Maison e atelier<br />

<strong>Horta</strong>, Bruxelles.<br />

dominato dal<strong>la</strong> splen<strong>di</strong>da sca<strong>la</strong> a giorno e dalle esili<br />

colonne in ferro. Qui <strong>la</strong> sua genialità investe in<strong>di</strong>fferentemente<br />

qualunque su<strong>per</strong>ficie ed elemento. Le<br />

due splen<strong>di</strong>de colonne dell’hall, dai motivi naturalistici<br />

che ricordano delle palme esotiche, richiamano le<br />

vere palme piantate nel giar<strong>di</strong>no d’inverno. <strong>Horta</strong> non<br />

si limita a creare uno spazio adeguato alle esigenze<br />

del suo committente, ma va oltre. Il suo intento è<br />

quello <strong>di</strong> fondere natura e architettura: pone gli “elementi<br />

artificiali” del<strong>la</strong> composizione architettonica nel<br />

regno naturale, ed al contempo il mondo naturale in<br />

quello dell’architettura. Nell’hall <strong>la</strong> “tensione” figurativa<br />

è massima, qui lo spazio si <strong>di</strong><strong>la</strong>ta e tende a moltiplicarsi.<br />

Le due colonne terminano in una rivisitazione<br />

<strong>di</strong> capitello, dove da una sorta <strong>di</strong> bulbo fuoriesce<br />

un sottile puntone centrale che assorbe le sollecitazioni<br />

delle due travi che convergono sul<strong>la</strong> colonna,<br />

mentre una serie <strong>di</strong> profi<strong>la</strong>ti a T, p<strong>la</strong>sticamente model<strong>la</strong>ti,<br />

rimandano all’immagine dei pistilli <strong>di</strong> un fiore. A<br />

loro è affidato il compito <strong>di</strong> raccordare esteticamente<br />

gli elementi strutturali me<strong>di</strong>ante soluzioni ricorrenti<br />

nel suo linguaggio decorativo: le connessioni delle<br />

membrature realizzate <strong>per</strong> tangenza.<br />

Di grande effetto le due travi, leggermente curvilinee<br />

ed inclinate <strong>la</strong>sciate a vista, a sostegno del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> e<br />

delle co<strong>per</strong>ture, dove due calotte si contrappongono<br />

comportandosi come membrane model<strong>la</strong>te dalle<br />

forze che si generano nel piccolo spazio. La trave, che<br />

si moltiplica nello specchio del giar<strong>di</strong>no d’inverno, rievoca<br />

l’artico<strong>la</strong>zione delle ali <strong>di</strong> farfal<strong>la</strong> e «costituisce<br />

una novità visiva e concettuale: si sdoppia, si incastra<br />

nel muro e si fissa come un’artico<strong>la</strong>zione, dando<br />

espressione p<strong>la</strong>stica alle forze esercitate sul<strong>la</strong> trave» 7.<br />

I pavimenti a mosaico, i decori delle pareti, i motivi<br />

degli elementi in ferro <strong>di</strong> travi e ringhiere, i vetri policromi<br />

delle porte, tutti sono investiti dallo stesso prin-<br />

116


DANIELA PALOMBA<br />

Fig. 6. <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>, Hotel Tassel, <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> e l'hall.<br />

117


1.1 LA DIMENSIONE FIGURATIVA<br />

8 M.Cohen, <strong>Victor</strong> <strong>Horta</strong>, cit., p. 35.<br />

cipio informatore, che si basa sul<strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazione<br />

degli organismi presi in prestito dal<strong>la</strong> natura che<br />

vanno dal realismo più puro, <strong>per</strong> il <strong>di</strong>segno scolpito<br />

nel legno <strong>di</strong> quercia del<strong>la</strong> porta d’ingresso, all’astrazione<br />

più pura, delle famiglie <strong>di</strong> spirali realizzate <strong>per</strong><br />

le pavimentazioni a mosaico in marmo dell’atrio, dell’hall<br />

e dei due ambienti che <strong>la</strong> fiancheggiano: il giar<strong>di</strong>no<br />

d’inverno e quello occupato dal<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>.<br />

Per l’atrio adotta una pavimentazione a mosaico <strong>di</strong>segnando<br />

un motivo derivato da quello del<strong>la</strong> spirale e<br />

riproduce un moto a centrifuga che rimanda al moto<br />

pluri<strong>di</strong>rezionale dei possibili <strong>per</strong>corsi.<br />

Alfred Willis rileva delle analogie tra i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> <strong>Horta</strong><br />

<strong>per</strong> l’interno dell’hotel Tassel ed i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Haeckel<br />

riferiti a forme <strong>di</strong> vita primitive. Le decorazioni che<br />

realizza <strong>per</strong> <strong>la</strong> parete dell’imponente sca<strong>la</strong>, vero fulcro<br />

dell’abitazione, si compongono <strong>di</strong> grovigli <strong>di</strong> membrature<br />

curve nelle nuance del verde e <strong>di</strong> motivi formanti<br />

vortici stel<strong>la</strong>ri che riprendono le tonalità del<br />

color ruggine del fondo del<strong>la</strong> composizione che<br />

sfuma verso l’alto. «Il modello naturale è irriconoscibile<br />

e i possibili riferimenti si orientano verso aspetti<br />

inconsueti del mondo del<strong>la</strong> natura: le alghe <strong>di</strong> un fondale<br />

marino <strong>per</strong> esempio o ad<strong>di</strong>rittura lo sviluppo<br />

delle ra<strong>di</strong>ci dentro <strong>la</strong> terra. […] Le curve hortiane sembrano<br />

svilupparsi lentamente, opponendosi al<strong>la</strong><br />

sostanza inerte come se si trovassero all’interno <strong>di</strong> un<br />

fluido denso. I modelli del<strong>la</strong> liana e del viticcio, con i<br />

suoi cirri, svolgono un ruolo nel<strong>la</strong> definizione delle<br />

forme ma non sono mai letteralmente imitati» 8.<br />

Nel rispetto dei suoi principi risolve in ugual modo sia<br />

le composizioni che si concludono nel<strong>la</strong> bi<strong>di</strong>mensionalità<br />

che quelle che consentono <strong>la</strong> libertà del movimento<br />

tri<strong>di</strong>mensionale. Concepisce le decorazioni<br />

non come elementi in<strong>di</strong>pendenti e sovrapponibili<br />

all’architettura, ma «sono le membrature principali<br />

118


DANIELA PALOMBA<br />

stesse che, esaurito il proprio compito costruttivo,<br />

cercano un momento <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> evasione fantastica»,<br />

un “tempo libero” contrapposto al<strong>la</strong> “fatica”<br />

compiuta. ”Elementi funzionali, costruttivi e decorativi<br />

tendono ad interpenetrarsi e ad unificarsi, assumendo<br />

un ruolo plurifunzionale, concetto questo,<br />

applicato in<strong>di</strong>fferentemente all’architettura nel<strong>la</strong> sua<br />

totalità, dagli elementi strutturali <strong>di</strong> travi e pi<strong>la</strong>stri alle<br />

<strong>la</strong>mpade ed agli arre<strong>di</strong>. Si pensi al<strong>la</strong> soluzione del<strong>la</strong><br />

pensilina d’ingresso del Jar<strong>di</strong>n d’enfants o al balconepensilina<br />

del<strong>la</strong> Maison <strong>Horta</strong>, alle grondaie che terminano<br />

con motivi naturalistici o alle strutture in pietra<br />

o in ferro a sostegno <strong>di</strong> balconi e bow-window.<br />

<strong>Biomorfismi</strong> <strong>ibri<strong>di</strong></strong> sono quin<strong>di</strong> quelli che ricorrono<br />

nell’ideologia e nel linguaggio figurativo dell’architetto<br />

belga, contaminazioni <strong>di</strong> temi, forme e sentimenti.<br />

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