A DAY IN MATERDEI COSMO-RUSHDIE FUORI ORARIO - Urban
A DAY IN MATERDEI COSMO-RUSHDIE FUORI ORARIO - Urban
A DAY IN MATERDEI COSMO-RUSHDIE FUORI ORARIO - Urban
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
SPEDIZIONE <strong>IN</strong> A.P.-70%-MILANO<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 05/09/05 • EURO zero<br />
41<br />
SETTEMBRE<br />
<strong>FUORI</strong> <strong>ORARIO</strong><br />
QUANDO LA CITTÀ SI SPEGNE SI ACCENDONO I CHIOSCHI<br />
A <strong>DAY</strong> <strong>IN</strong> <strong>MATERDEI</strong><br />
NAPOLI: FRAMMENTI & FERMENTI DI UN QUARTIERE VERY COOL<br />
<strong>COSMO</strong>-<strong>RUSHDIE</strong><br />
LONDRA, NEW YORK, BOMBAY. LO SCRITTORE E LE SUE CITTÀ
SOMMARIO|SETTEMBRE<br />
9 URBAN VOCI<br />
11 URBAN DREAMS<br />
13 URBAN WOMEN<br />
16 BARACCH<strong>IN</strong>I I LOVE YOU<br />
20 LA TIGRE<br />
E IL CANTAUTORE<br />
25 UNA VITA NON BASTA<br />
28 CODICE LUCIFERO<br />
31 <strong>MATERDEI</strong> STATION<br />
34 VILLA LIBERTÀ<br />
36 SALMAN SETTE VITE<br />
39 MODA: PRESSE-À-PORTER<br />
46 SHOPP<strong>IN</strong>G<br />
53<br />
69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA<br />
URBAN Mensile - Anno 5, Numero 41 - 05.09.05<br />
REDAZIONE<br />
URBAN GUIDA FILM<br />
LIBRI<br />
54<br />
57<br />
MEDIA 59<br />
MUSICA 60<br />
TEATRO 63<br />
79 UNURBAN<br />
redazione@urbanmagazine.it<br />
direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
art director: NICOLA CIOCE<br />
n.cioce@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: FLORIANA CAVALLO<br />
f.cavallo@urbanmagazine.it<br />
segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />
r.settanni@urbanmagazine.it<br />
(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />
presidente: IVAN VERONESE<br />
amministratore delegato: MATTEO VIOLA<br />
m.viola@urbanmagazine.it<br />
amministrazione: VERONICA ANASTASIA<br />
v.anastasia@urbanmagazine.it<br />
distribuzione: CITRUS ITALIA s.r.l. (tel. 02-48519577)<br />
Susanna Sivini: susanna@citrus.it<br />
fotolito: BODY&TYPE<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />
Un film con Tinto Brass, un romanzo<br />
autobiografico e una trasmissione su Sky non<br />
hanno distolto Maruska Albertazzi dal suo idolo.<br />
Che resta incontestabilmente Vasco<br />
Se la routine quotidiana mortifica la vostra energia.<br />
Se tra aspirazioni e professione si spalanca un<br />
baratro. Se siete sempre a caccia di nuove emozioni,<br />
allora siete pronti per una doppia vita<br />
Che cosa succede quando, indipendentemente,<br />
un fotografo e un giornalista si mettono<br />
sulle tracce di un impalpabile grafomane<br />
metropolitano? Il mistero non può che infittirsi<br />
Ristrutturazioni, progetti pilota, quotazioni<br />
immobiliari da vertigine: insomma, il quartiere di<br />
Napoli più trendy del momento.<br />
E pensare che tutto è iniziato con una fermata di<br />
metropolitana che non c’era<br />
Mitico, perché minacciato. Seduttore e pensatore<br />
incomparabile, Salman Rushdie ha conosciuto<br />
diverse vite e scritto altrettanti capolavori. Come<br />
assaggio del suo nuovo romanzo, ci racconta<br />
il suo essere indiano a Bombay, londinese a<br />
Londra, ma, soprattutto, newyorchese a New York<br />
ARTE 65<br />
CLUB 67<br />
BAR E RISTORANTI:<br />
MILANO 68<br />
PUBBLICITÀ<br />
sales manager: AUGUSTA ASCOLESE<br />
a.ascolese@urbanmagazine.it<br />
key account: ALFONSO PALMIERE<br />
a.palmiere@urbanmagazine.it<br />
SILVIA SATURNI<br />
s.saturni@urbanmagazine.it<br />
URBAN ITALIA srl<br />
via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
tel. 02-48519718 / fax 02-48518852<br />
Una società del gruppo<br />
EUROPEAN FREE MEDIA SA<br />
ROMA 70<br />
TOR<strong>IN</strong>O 72<br />
VENETO 73<br />
BOLOGNA 75<br />
NAPOLI 77<br />
copertina di:<br />
ALBERTO BERNASCONI<br />
URBAN 7
URBAN VOCI<br />
Gianni Troilo<br />
LIBERTÀ, CANI E PADRONI<br />
Che rapporto c’è tra le città e chi ci vive? A volte chi<br />
abita gli spazi urbani ne assorbe il mood, un po’ come<br />
quei cani che col tempo finiscono per assomigliare ai<br />
loro padroni. Però: tra una città che resta sempre uguale<br />
a se stessa e un’altra che un giorno sì e l’altro pure reinventa<br />
il volto di un quartiere, sicuramente giudichiamo<br />
morta la prima e vitale la seconda. Ma se ci imbattiamo<br />
in qualcuno che dimostra analoga vitalità e che magari,<br />
cercando di far convivere le proprie inclinazioni con una<br />
deludente normalità, sdoppia la propria vita, è facile che<br />
finisca per essere catalogato come persona fondamentalmente<br />
irrisolta. Perché dunque non si riesce a concedere<br />
alle persone quello che invece tutti auspichiamo<br />
per i nostri luoghi?<br />
Una villa a Roma, che un tempo era redazione di un<br />
porno-patinato e adesso è una casa di accoglienza per<br />
malati mentali, è una bella storia da raccontare. Il fatto<br />
LETTERE<br />
TRA IL SACRO E IL PROFANO<br />
Gentile direttore,<br />
leggendo l’articolo “Bologna la santa” ho appreso che<br />
il porticato che sale alla chiesetta di San Luca ha 666<br />
arcate. Si tratta di un particolare assai curioso perché<br />
nell’Apocalisse (13,18) si legge: “Qui sta la sapienza. Chi<br />
ha mente computi il numero della bestia; è un numero<br />
d’uomo. Il suo numero è seicentosessantasei”. Nella<br />
numerologia biblica, dove 7 indica la perfezione, il 6<br />
ripetuto tre volte indica l’estrema imperfezione. La cifra<br />
ricorre frequentemente nei graffiti dei satanisti. Forse<br />
i buontemponi bolognesi, tra un piatto di tortellini e un<br />
fiasco di Lambrusco, avranno voluto esprimere così il<br />
loro anticlericalismo. Ma chi sarà la bestia?<br />
Franco Rizzo, Torino<br />
Caro Franco,<br />
non ci stupiamo. Aver trovato una vena pia a Bologna è<br />
già qualcosa di inatteso... Che poi in questa vena possa<br />
scorrere una religiosità totalmente depurata del goliardico<br />
spirito bolognese pare proprio impossibile! Quanto<br />
all’interrogativo, proviamo a girarlo alla Santa: sicuramente<br />
è l’unica in grado di rispondere...<br />
SETTEMBRE 41<br />
hanno collaborato con noi:<br />
Leonardo Onetti Muda<br />
andrea baffigo<br />
maurizio baruffaldi<br />
alberto bernasconi<br />
bruno boveri<br />
maria broch<br />
ciro cacciola<br />
valentina cameranesi<br />
che Materdei a Napoli sia diventato un luogo trendy<br />
dove vivere o che a Milano, quando tutto è chiuso da<br />
un pezzo, sia comunque possibile tirare mattina seduti<br />
al tavolino di qualche chiosco per strada, sono sintomi<br />
di una certa vivacità metropolitana. Allo stesso modo<br />
incontrare una serie di persone con vite non perfettamente<br />
incasellabili, che magari si dividono tra la professione<br />
del vigile urbano e i virtuosismi del sassofonista o<br />
tra i bozzetti del fashion designer e le follie di una drag<br />
queen, è segnale di un ambiente aperto dove si respira<br />
un po’ di sana libertà intellettuale. E perfino chi si aggira<br />
per la città scrivendo frasi sulle affissioni pubblicitarie<br />
con un linguaggio al limite del comprensibile forse non è<br />
una persona bizzarra, ma sta cercando di interagire con<br />
la creatività di altri.<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
ESCAVATORE MIO NON TI RICONOSCO PIÙ<br />
Spettabile redazione,<br />
guido tutti i giorni una di quelle creature mostruose<br />
fotografate nell’articolo “Bestiario Notturno”. Di giorno,<br />
seduto nell’abitacolo, mi sento come se fossi a casa mia<br />
e, mentre mi destreggio con la pala meccanica, canticchio<br />
pure. Da quando però la luce notturna mi ha fatto<br />
vedere il mio mezzo sotto una prospettiva più inquietante,<br />
lo manovro con un po’ più di diffidenza.<br />
Paolo Cacace, Milano<br />
Caro Paolo,<br />
non ti devi proprio preoccupare. È come se il giorno e la<br />
notte fossero due universi paralleli: quello che terrorizza<br />
nelle tenebre svanisce alla luce del sole e viceversa. Il tuo<br />
Cicardini<br />
escavatore resta quello di sempre, anche se magari ogni<br />
tanto di notte si prende gioco dei passanti insonni! Cesare<br />
giulia chiesa<br />
cesare cicardini<br />
claro<br />
daniele coppi<br />
denis dailleux<br />
ilaria faccioli<br />
daniela faggion<br />
faust<br />
adriana frattini<br />
paolo madeddu<br />
emmanuel mathez<br />
malena mazza<br />
paolo monesi<br />
loic montain<br />
NON SIAMO PESCI<br />
Gentile direttore,<br />
non capisco davvero che gusto ci sia a scimmiottare i<br />
pesci, con tanto di pinne, maschera e boccaglio, scorrazzando<br />
sotto il pelo dell’acqua all’Idroscalo. Ancora<br />
posso capire chi va a fare immersioni in oasi sottomarine<br />
incontaminate, chi nuota in piscina per tenersi in<br />
forma o per agonismo, ma questa disciplina davvero<br />
non mi torna.<br />
Chiara Colonna, Milano<br />
Cara Chiara,<br />
ci sono tanti hobby strani che pure non stupiscono più:<br />
che gusto si prova a pescare in una piscicoltura? Ad<br />
assistere a scontri tra uomini che fingono di darsele di<br />
santa ragione? O a partecipare a una battaglia a suon<br />
di arance? Forse proprio nuotare all’Idroscalo in modo<br />
simile ai pinnati marini aiuta a sentirsi meno pesci fuor<br />
d’acqua.<br />
nanouc<br />
cinzia negherbon<br />
mirta oregna<br />
igor principe<br />
matilde quaglia<br />
giorgia ricci<br />
leo rieser<br />
francesca roveda<br />
laura ruggieri<br />
fabio scamoni<br />
marta topis<br />
gianni troilo<br />
URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TOR<strong>IN</strong>O · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />
URBAN 9
URBAN DREAMS<br />
LA CITTÀ CHE NON C’È<br />
Non c’è più spazio<br />
per inventare niente,<br />
la metropoli è piena<br />
come un uovo sodo.<br />
Eppure, per una piazza<br />
dall’altra parte del mondo<br />
come per la strada sotto<br />
casa, qualcuno continua<br />
a immaginare qualcosa<br />
di nuovo...<br />
di Daniele Coppi<br />
UNA CITTÀ NELLA CITTÀ<br />
Guadalajara, Messico – Nell’idea di Iodice Architetti per la<br />
nuova sede della Biblioteca pubblica dello Stato di Jalisco,<br />
una sequenza di sale e piazze coperte si intrecciano su piani<br />
differenti all’interno di un padiglione gigantesco e squadrato.<br />
L’ambizione è quella di dar vita a un luogo nevralgico<br />
della città, dove convivano diverse realtà: un piano di accesso,<br />
sospeso sul suolo a quattro metri di altezza, ospita, infatti,<br />
oltre al catalogo principale, il banco prestiti, un teatro,<br />
una conference room, la sala proiezioni e le sale espositive.<br />
Ai piani superiori, invece, quattro livelli di sale di lettura<br />
con relativi archivi e un ultimo piano per gli uffici. I libri e i<br />
luoghi di consultazione sono separati da un grande vuoto<br />
illuminato zenitalmente e attraversato da rampe di collegamento.<br />
L’esterno, quasi cieco e muto, rivestito di pietra,<br />
contrasta con l’interno fortemente illuminato, mentre sulla<br />
copertura un sistema di faglie e modanature convogliano<br />
aria fresca nelle corti, creando così un sistema di ventilazione<br />
naturale.<br />
ERBA, VETRO<br />
E ALLUM<strong>IN</strong>IO<br />
Nijmegen, Olanda – Sarà di gran lunga l’edificio più alto della zona il nuovo<br />
Philips Business Innovation Centre, progettato dal brillante gruppo olandese<br />
Mecanoo Architecten. Ottantasei metri di altezza, 70mila metri quadrati di<br />
superficie, ospiterà 4mila dipendenti impegnati nella ricerca sui nuovi sviluppi<br />
tecnologici nel campo dei semiconduttori. Il centro è all’interno di un vasto<br />
masterplan per un complesso multifunzionale che comprende uffici, negozi,<br />
ristoranti, spazi di intrattenimento, parcheggi, nuove strade e, in futuro, una<br />
stazione da cui sarà possibile raggiungere il centro cittadino. Il collegamento<br />
con il paesaggio – a nord si trova il Goffert Park – attraverso una copertura inclinata<br />
su cui cresce l’erba, crea il supporto per la torre, per il centro congressi<br />
che può ospitare 500 persone, per l’hotel e per gli appartamenti. All’interno<br />
della torre, oltre ai due noccioli centrali per ascensori e servizi, si trovano gli<br />
spazi per gli uffici e per i laboratori che occupano 17 piani e che godono della<br />
massima scomponibilità e flessibilità. L’esterno, invece, è rivestito di vetro e<br />
alluminio con un disegno particolare di aperture orizzontali alternate.<br />
ERA POSTCONDOM<strong>IN</strong>IALE<br />
Milano, Italia – Edilizia pubblica: no grazie? A sfidare il binomio squallore/residenze popolari ci ha<br />
provato il concorso Abitare a Milano: nuovi spazi urbani per gli insediamenti di edilizia sociale. Tra<br />
i progetti più interessanti, quello che propone la riqualificazione della zona di via Ovada. Il fulcro<br />
del lavoro è un complesso residenziale di edilizia convenzionata, un edificio sospeso dal suolo in<br />
cui dimensione pubblica e privata si inseguono costantemente, mentre tagli e aperture regolano<br />
i salti di quota, presenti nell’area di progetto, e collegano zone differenti con il parco retrostante.<br />
Questa visione “urbana e non condominiale dell’intervento” fa sì che verde e costruito si fondano<br />
in un unicum architettonico. Il rivestimento degli edifici, completamente vetrato, prevede poi ampie<br />
verande con sistemi di ventilazione con controllo bioclimatico. Autori del progetto il gruppo<br />
Biancardi, Carrer, Garretto, Zaramella.<br />
URBAN 11
URBAN WOMENdi Faust<br />
illustrazione: Valentina Cameranesi<br />
A LETTO CON SUPERQUARK<br />
Shock da sex setter?<br />
Se non lo provi, non ci credi<br />
Li chiamano trendsetter, ma non sono una nuova razza<br />
di cani inglesi o irlandesi geneticamente modificati.<br />
Generalmente vivono nelle grandi metropoli e stabiliscono<br />
(set) quale sarà la tendenza (trend) nel futuro.<br />
Per le aziende che devono testare nuovi prodotti sono<br />
come manna dal cielo: dalla moda, alla cucina, al lavoro,<br />
i trendsetter possono agire ovunque, perfino nel sesso.<br />
Su questi ultimi, i sexsetter appunto, non senza un certo<br />
scetticismo, mi sono sempre chiesta: ma come faranno<br />
mai a identificarli? Finché non mi è capitato di essere<br />
testimone diretta di una rivoluzione che scalfisce secoli<br />
di storia: il crollo del mito del machoman, sostituito dal<br />
vitalsexual. Un uomo spontaneo, sincero e attento alle<br />
esigenze della partner. Cronache dal pianeta Marte? No,<br />
siamo sulla Terra, in Europa. E io ne ho incontrato uno.<br />
Una specie di incontro ravvicinato del terzo tipo.<br />
Cena a casa sua. Cucina lui. Lo vuole fare. Per me.<br />
Porto del vino? No, porta solo te stessa – dice Fabrizio.<br />
È la prima volta in 35 anni che mi capita. Sono felice<br />
al limite della commozione. 21.30. Abitino nero corto.<br />
Gerani e gelsomini sul ballatoio. Pentola che sfrigola. Lui<br />
è premuroso. Io non muovo un dito.<br />
Il filetto alla senape è ottimo, anche perché è innaffiato<br />
dalla boccia dell’ottimo rosso che io, per sicurezza personale,<br />
ho portato. Brindiamo e ci guardiamo negli occhi:<br />
dolce preludio di quello che sarebbe successo dopo.<br />
Parliamo amabilmente (anche se non mi ricordo di che<br />
cosa). La serata è perfetta e nemmeno le terribili tappine<br />
azzurre (in Calabria, sua terra d’origine, si chiamano così<br />
le infradito) che lui porta ai piedi riescono a guastare<br />
la magia di quel momento. La musica di James Blunt<br />
ci accompagna verso la camera da letto. L’attrazione è<br />
calamitica. Come nelle più belle scene d’amore di un film<br />
(e io ho la chiara sensazione che siamo meglio di Tom<br />
Cruise e Nicole Kidman) ci spogliamo, scivoliamo sotto il<br />
lenzuolo e avviciniamo i nostri corpi.<br />
Ma a quel punto... stop. Si stacca e allunga la mano<br />
verso il cassetto. “Già, bisogna proteggersi” – penso io,<br />
donna all’antica. “Lo conosco da appena sette giorni e<br />
non so nulla del suo passato”. Ma invece del preservativo<br />
d’ordinanza lo vedo ingoiare una pillola arancione.<br />
“Ma che fai, sei impazzito, ti cali?” – esclamo con gli oc-<br />
chi spalancati in una smorfia mista tra stupore e orrore.<br />
“Ma no, tranquilla, non è ecstasy. È la nuova pillola dell’amore.<br />
Vedrai, rispetto al Viagra agisce prima”.<br />
“Sai, è un periodo che ho un po’ di problemi...” – come<br />
se avesse appena detto e fatto la cosa più ovvia di<br />
questo mondo. A me cade la mascella. Un uomo che<br />
ammette le sue difficoltà. E ne parla senza vergogna.<br />
Dal film d’amore in cui credevo di essere l’attrice protagonista<br />
ero passata al teatro dell’assurdo. È come dire<br />
al vigile che sei passata con il rosso e che la multa te la<br />
meriti. O al primo appuntamento con lui, che ti tingi i<br />
capelli perché hai la ricrescita bianca.<br />
A quel punto me lo sono visto come Piero Angela che<br />
mi spiegava nei dettagli i vari di problemi di erezione,<br />
le soluzioni, il comportamento giusto per superarli. Non<br />
credevo alle mie orecchie.<br />
Mi dico: “ma questa è una rivoluzione più dirompente<br />
di quella russa, e io la stavo per cavalcare”. Non reggo<br />
alla portata storica degli eventi e mi sento male. “Scusa<br />
Piero... ehm Fabrizio, ma mi è venuto un gran mal di<br />
testa, devo andare. A proposito: dov’è l’uscita di sicurezza?”.<br />
URBAN 13
Speciale FormulaUna’s<br />
Monza 4 settembre 2005: missione compiuta!<br />
Tra un mese i vitaminici scatti dell’operazione Shocking the Fans<br />
Red Bull Racing<br />
FormulaUna’s<br />
Foto: Paola Miozza / hair: Alfonso Diletto / make up: Midori Tateno /<br />
wear: 2Die4 by Antonio Berardi / shoes: Casadei<br />
C h i a r a G l o r i a E l l a S i l v i a V e r o n i c a G e m m a M i c a e l a A u r o r a C h i a r a S i l v i a
BARACCH<strong>IN</strong>ILOVEYOU<br />
Di tutti i tipi e per tutti i gusti, tengono accesa la città quando tutto il resto è spento da un pezzo.<br />
E a settembre, quando la stagione calda ormai è in archiviazione, fanno respirare l’estate a pieni polmoni<br />
testo: Nanouc / foto: Alberto Bernasconi<br />
Mezzanotte è passata da un pezzo, un languore<br />
sta diventando fame, ma forse è soltanto un pretesto.<br />
Avvolta nelle tenebre di una Milano dormiente, non<br />
ho nessuna voglia di tornare a casa... Anche se è già<br />
settembre sono ancora alla ricerca di quell’atmosfera<br />
rilassata, quasi decompressa, in una parola estiva, che si<br />
respira ai baracchini, autentiche oasi nel deserto notturno<br />
della città.<br />
Puoi incontrarci chi è appena uscito dalla discoteca<br />
oppure il solitario insonne, il vagabondo, il barbone, la<br />
squillo e il suo padrone, ma anche il manager tornato<br />
tardi da un’infinita riunione di lavoro, il dj, il musicista<br />
appena uscito dalla sala d’incisione. Insomma la notte<br />
al baracchino è trasversale, multisociale e multietnica.<br />
Ci si ritrova a mangiare insieme ma a nessuno importa<br />
niente di chi sia l’altro e che cosa faccia, perché il nostro<br />
dromedario di lamiera ha il vantaggio di essere anonimo<br />
e alla portata di tutti, o almeno quasi. Solitamente<br />
di giorno si nasconde nel grigio dei marciapiedi oppure<br />
sparisce, per poi riapparire la notte successiva illuminato<br />
come un albero di Natale.<br />
Il bello è che ce ne sono proprio di tutti i tipi. Un posto<br />
molto carino e centrale da dove iniziare è lo Smoothies:<br />
aperto dal 2002, si trova in piazza Mentana, è arredato<br />
in maniera curiosa e divertente. Il proprietario, Paolo,<br />
è sardo di San Luri (il paese di Renato Tiscali, ci tiene<br />
a sottolineare). Il suo punto forte sono i cocktail a base<br />
di frutta serviti in maxi-bicchieri, costo 7 euro. Può<br />
sembrare un’esagerazione ma poi scopri che dalle 18<br />
alle 21, compresi nel prezzo, ci sono alcuni vassoietti di<br />
legno, pieni di piccole tartine a base di pesce davvero<br />
deliziose. Paolo le inventa e le prepara con molta cura,<br />
comprese le salse sempre fresche. Si può decidere di<br />
restare al banco oppure di sedersi nel “privée” dietro al<br />
baracchino con tavoli e sedie. Paolo ha una faccia fiera<br />
da zingaro e sostiene anche di esserlo un po’ nell’anima<br />
“visto che sono 50 anni che giro, mi piace aprire un<br />
posto e poi chiuderlo oppure darlo in gestione”, come<br />
ha fatto con un altro baracchino che si trova in viale<br />
Abruzzi vicino al cinema Plinio, aperto dalle 22 alle 3<br />
di notte.<br />
Chi incontri allo Smoothies, che in realtà è aperto tutto<br />
l’anno, anche d’inverno, sono per lo più trentenni,<br />
moltissime le ragazze, spesso straniere. In ogni caso la<br />
maggior parte della gente che ci viene è di passaggio,<br />
ma anche gli habitué sono persone un po’ nomadi,<br />
spesso all’estero per studio o per lavoro, racconta<br />
Paolo.<br />
Ma è ora di spostarsi: verso corso Indipendenza, ed<br />
esattamente in piazza Risorgimento, si incappa in una<br />
vera e propria oasi. All’ombra dei grandi platani ecco<br />
spuntare sdraio, ombrelloni, tavolini bassi di bambù,<br />
persino una fontana multicolore. Si tratta del chiosco<br />
16 URBAN URBAN 17
AUTENTICI TEMPLI DEL KITSCH, OGNUNO DIVERSO DALL’ALTRO, CON UN PROPRIO NOME E TANTI DISEGNI<br />
più trendy della città. Alija “Il punto G del tuo palato” sta<br />
scritto sulla lista prima di elencare tutte le delicatessen<br />
che vengono servite. L’idea è geniale: a prima vista, da<br />
lontano, potrebbe apparire come un comunissimo baracchino<br />
ma avvicinandosi l’avventore si troverà sempre più<br />
immerso in un’atmosfera da (perduta) spiaggia. Quando<br />
poi leggerà la lista delle vivande avrà già perso l’aria<br />
stanca del milanese e allentando la cravatta si sarà pentito<br />
di non essersi portato dietro i bermuda o il costume<br />
da bagno.<br />
L’altra sorpresa è che qui non si servono i soliti panini<br />
ma anche piattini degni di un ristorante coi fiocchi (visto<br />
che Lele è uno chef di primo livello). Si può spaziare<br />
da una tartare di cernia a una mousse di prosciutto<br />
di Vignola con ananas oppure a un’insalata di pere<br />
Williams, soncino e semi di girasole. Poi, potrebbe essere<br />
la volta di un assaggio di lardo d’Arnad, salame felino<br />
oppure ci si può buttare sul sushi con possibilità anche<br />
di asporto. I dolci, invece, sono di Ernest Knam, ben<br />
noto a tutti i golosi. Se ancora tutto ciò non bastasse,<br />
martedì sera il massaggio shiatsu è compreso nel prezzo<br />
dell’aperitivo (dalle 18 alle 21)! E se poi vi sembra<br />
che l’estate stia finendo, niente paura perché anche Alija<br />
è aperto tutto l’anno.<br />
Assolutamente da non trascurare nei nostri viaggi<br />
notturni è anche lo storico Sergio e Efisio di corso<br />
Sempione, all’altezza del numero 32. È uno dei baracchini<br />
più antichi, nato nell’85 dall’idea di due fratelli<br />
sardi che in pieno periodo “paninaro” (anche loro confessano<br />
di esserlo stati e senza neanche vergognarsene!)<br />
decidono di rilevare un chiosco squallido e scalcinato<br />
per trasformarlo in qualcosa di nuovo e alla moda.<br />
Nel giro di poco tempo, complice Radio Deejay che lo<br />
cita spesso all’interno dei propri programmi radiofonici,<br />
diventa famoso e si riempie di gente a qualsiasi ora.<br />
Merito anche della Rai, che si trova proprio lì di fronte.<br />
Da provare la spianata sarda, la carta da musica o le<br />
irresistibili pizzette.<br />
Se poi ci si riesce a sottrarre alla forza gravitazionale del<br />
centro per orbite più defilate e periferiche (e qualche<br />
volta più temerarie) si scoprono alcune “situazioni” un<br />
po’ meno fighette, ma forse ancora più sorprendenti.<br />
In via Elia, di fronte al 9, ad attrarre l’attenzione sono le<br />
luci di un chiosco al centro del quale scoppietta un vero,<br />
grande fuoco a legna con un delizioso profumo di carne<br />
alla brace. Intorno, ci sono alcuni latino-americani e la<br />
cucina è quella tipica dell’Uruguay: churrasco asado, pollo<br />
speziato. Aperto dalle 20 alle 6, forse però è meglio<br />
andarci in compagnia…<br />
I più divertenti, comunque, restano i baracchini su ruote.<br />
Autentici templi del kitsch, ognuno diverso dall’altro,<br />
con un proprio nome e tanti disegni che spesso lo richiamano,<br />
come “The spaces sandwiches”con raffigurazioni<br />
di stelle e pianeti. Una delle location più frequenti<br />
è lo spartitraffico davanti a via Farini, ma potrebbero<br />
essere ovunque. Davide, che così ci campa, dice di<br />
sentirsi il padrone della notte e il fatto di poter andare<br />
dove vuole lo fa sentire libero e non solo: dice di essere<br />
la salvezza di molti giovani perché quando escono dai<br />
locali pieni di alcol hanno bisogno di mangiare qualcosa<br />
prima di mettersi al volante. Forse è per questo che<br />
si fa pagare caro e, in effetti, ammette di gonfiare un<br />
po’ i prezzi, ma soprattutto con le persone che non gli<br />
piacciono: in questo modo, forse, è sicuro che non torneranno<br />
più!<br />
Per chi invece vuole solo divertirsi un po’ con tanta musica<br />
a palla e drink americani di tutti i tipi è aperto dal<br />
’96 un altro ormai famosissimo chiosco: Il Chiringuito,<br />
proprio davanti all’Ippodromo di San Siro. Meta di centinaia<br />
di giovani amanti del Sex on the beach.<br />
Ma forse è ora di fermarsi qui. Continuando a vagabondare<br />
per le strade accompagnati da una luna piena<br />
quasi africana, ci accorgiamo che i nostri dromedari di<br />
lamiera sono un po’ ovunque, tutti uguali e comunque<br />
unici. Pronti a sparire in un batter d’occhio, come dei<br />
veri miraggi!<br />
URBAN 19
Un film con Tinto Brass, un<br />
romanzo autobiografico e una<br />
trasmissione su Sky non l’hanno<br />
distolta dal suo idolo. Che resta<br />
incontestabilmente Vasco<br />
testo: Daniela Faggion / foto: Cesare Cicardini<br />
LA TIGRE E IL CANTAUTORE<br />
Maruska Albertazzi, classe 1975, ha pubblicato il suo<br />
primo romanzo Io sono una tigre con Kowalski editore. La<br />
lontana parente dell’illustre Giorgio non è però solo una<br />
scrittrice: ha già interpretato un film di Tinto Brass (veniva<br />
avviata ai piaceri della sodomia da un arzillo vecchietto),<br />
portato in scena alcuni spettacoli teatrali (fra cui I monologhi<br />
della vagina), preso la conduzione della rubrica<br />
Rollywood su E! Entertainment, canale Sky. Il curriculum<br />
recita che Maruska è stata anche assistente di Gabriele<br />
Lavia e massaggiatrice ayurvedica… e dimentichiamo<br />
sicuramente qualcosa: insomma, dovendo scegliere tra<br />
diverse strade, lei le prende tutte. Noi, intanto, partiamo<br />
dal romanzo. Io sono una tigre, storia di una ragazzina<br />
discendente da una stirpe di streghe che subisce violenza<br />
da un amico di famiglia e, dopo una lunga sequela di<br />
morti sul suo cammino, riesce a vendicarsi. Notate bene,<br />
il libro si presenta come autobiografico.<br />
Nel libro racconti la tua storia. Ma hai davvero ammazzato<br />
tutta quella gente?<br />
Non ho mai ucciso nessuno fisicamente, però diciamo<br />
che li ho uccisi dentro di me e forse ho ucciso qualcosa<br />
in loro. Forse sono cambiati dopo essere passati sotto di<br />
me, o sopra di me… E non vado avanti con le posture!<br />
Nella trama ci sono cose che ho dovuto sistemare perché<br />
il romanzo funzionasse meglio, ma quello che c’è è<br />
praticamente tutto vero, dalla violenza all’anoressia, dalla<br />
depressione al rapporto con i genitori, dal padre che<br />
muore agli uomini… Non tutti gli uomini effettivamente<br />
sono “veri”, cioè esistono, ma non con tutti ho avuto quel<br />
tipo di rapporto…<br />
Meno male.<br />
Però, tolto il Verme (l’amico di famiglia violentatore,<br />
n.d.r.), che purtroppo è vivo e vegeto, i tre uomini principali<br />
sono persone passate davvero nella mia vita. Tutti<br />
decadenti, decomposti, maculati e rossicci…<br />
De gustibus…<br />
C’è a chi piacciono le bionde, a chi le donne col seno<br />
grosso, a chi le culone... Ci sono uomini che adorano le<br />
donne obese. Ognuno ha la sua perversione e io ho questa<br />
degli uomini un po’ agé. Non è che mi innamoro solo<br />
di uomini anziani, ma è vero che questi uomini hanno il<br />
potere di scatenare in me un certo tipo di attrazione.<br />
Come hai proposto il libro agli editori? Hai portato<br />
un’idea?<br />
No, io ho proposto una cosa già scritta, quella che era la<br />
traccia, una cinquantina di pagine. È piaciuto e mi hanno<br />
detto “Sviluppiamolo, scommettiamoci”.<br />
C’era già tutto il Vasco Rossi citato a man bassa, quasi<br />
in ogni pagina? Potremmo dire che parte del libro è<br />
sua...<br />
Infatti alla fine c’è tutto l’elenco dei testi citati ed è stata<br />
chiesta un’autorizzazione. È anche vero che Vasco era<br />
necessario, perché io credo che anche parte di me sia<br />
sua. Ricorro a lui per descrivere un modo di pensare e<br />
vivere una parte di me, quella forse più animale e istintiva<br />
– siamo anche dello stesso segno, siamo due acquari.<br />
Sicuramente una parte di me gli assomiglia, la mia parte<br />
più nera, forse, ma anche quella più semplice, più legata<br />
alle cose quotidiane. E poi come uomo mi fa impazzire, lo<br />
trovo sexy da morire!<br />
Lo hai mai incontrato, Vasco?<br />
Sì, sono stata al suo concerto l’estate scorsa a Napoli e<br />
stavo dietro le quinte quando lui è entrato. Sai le ragazzine<br />
che svengono, che stanno male? Io solo per lui ho<br />
questa cosa: qualcuno ce l’ha per i Duran Duran o per<br />
Bono degli U2, io ho Vasco. Quando gli ho parlato mi<br />
batteva forte il cuore, mi tremavano le mani…<br />
E che gli hai detto?<br />
Che avevo scritto questo libro e che lui era dentro questo<br />
libro… È stato bello perché era molto tranquillo quella<br />
sera e dopo un po’ che mi parlava e mi guardava negli<br />
occhi, dopo un buon quarto d’ora, mi ha guardato e mi<br />
ha detto “Ma lo sai che sei bella?”. E io a quel punto sono<br />
ammutolita.<br />
E…<br />
E niente, che cosa volevi che facessi? Era pieno di gente,<br />
mica potevo attaccarlo al muro…<br />
E hai bruciato così l’occasione della tua vita?!<br />
Io in realtà di fronte a ciò che veramente mi piace, uomini<br />
compresi, divento timidissima. In fondo, sotto la tigre c’è<br />
un gattino; poi di fronte a un uomo che mi piace tanto vado<br />
in panico, divento rossa, non sono una foxy lady, una<br />
dark lady, sono un cucciolotto, quindi finito di abbaiare,<br />
mi metto a cuccia. Se uno mi fa “pat pat” son già contenta…<br />
Poi era una situazione troppo aperta, troppo pubblica,<br />
un conto sarebbe stato io e lui in una stanza…<br />
Torniamo al libro: parla di un sacco di posti diversi.<br />
C’è Bologna, che è la mia città natale e nella quale sono<br />
sempre stata immersa, poi gli Stati Uniti, la Florida, ai<br />
tempi del liceo. Poi sono andata in Inghilterra a studiare<br />
recitazione seguendo un dj, anzi, come direbbe lui, un<br />
‘live multichannel manipulator’… Ho vissuto là un anno<br />
e mezzo, poi sono stata in Francia. Ho viaggiato tantissimo<br />
durante l’università, perché lavoravo per un’azienda<br />
e facevo l’interprete, soprattutto in Estremo Oriente:<br />
Thailandia, Cina, Taiwan, Corea, Indonesia…<br />
Non parli dell’India, che viene invece riportata fra i<br />
momenti essenziali della tua biografia in copertina…<br />
In India non ho veramente vissuto, però mentre ero in<br />
20 URBAN URBAN 21
ASSISTENTE DI LAVIA, MASSAGGIATRICE, DOVENDO SCEGLIERE TRA DIVERSE STRADE, LEI LE PRENDE TUTTE<br />
vacanza mi sono avvicinata all’ayurveda, ho iniziato a<br />
studiare il massaggio e poi tornata a Bologna mi ci sono<br />
diplomata.<br />
Magia e ayurveda vanno d’accordo?<br />
La magia è una: per me non è altro che l’uso cosciente<br />
delle proprie energie. In una persona che ha studiato, che<br />
è molto alfabetizzata, la componente magica viene un po’<br />
logicizzata: questo è il motivo per cui ho fatto l’attrice,<br />
per riconciliarmi con il mio magico, con la mia dose di<br />
animale, perché me n’ero completamente staccata, però<br />
ce l’avevo dentro quindi ne soffrivo. Così sono riuscita a<br />
conciliare quella che era la mia cultura magica, in mezzo<br />
alla quale ero cresciuta in famiglia, e una scienza millenaria<br />
che ti insegna che quando tu fai un massaggio devi<br />
amare chi massaggi e devi fare una preghiera prima di<br />
cominciare: preghi di riuscire a dare benessere a quella<br />
persona.<br />
Bologna non è nota come città magica. Però, cercando<br />
un po’, specie in campagna, ci sono molte persone<br />
che ‘segnano’ o che si sono rivolte a qualcuno per<br />
farsi togliere le storte o i fuochi di Sant’Antonio… Tu<br />
quale tipo di magia hai conosciuto e imparato?<br />
Vengo da una famiglia di streghe – dico streghe perché<br />
è più simpatico. Se ti ricordi il telefilm Mia moglie è una<br />
strega, a casa mia accadevano cose simili. Intendo, oltre<br />
alla sensitività e alla veggenza, che hanno avuto tutte le<br />
donne della mia famiglia: mia nonna leggeva nel fuoco, la<br />
bisnonna nell’olio…<br />
E tu?<br />
Io ho i sogni premonitori, ho più sensazioni, sensazioni<br />
molto forti.<br />
Ancora Vasco!<br />
Io non vedo, sento. Poi sono tattile, ho il prana nelle mani,<br />
per cui il massaggio, il tocco.<br />
Parlando di sensazioni, l’impressione vedendo il tuo<br />
curriculum è che tutto ti sia risultato piuttosto facile.<br />
Volevi viaggiare, fare l’attrice, la scrittrice, la presentatrice,<br />
e oplà, ecco fatto.<br />
No, assolutamente. Non sono una di quelle che si sono<br />
svegliate una mattina e hanno vinto alla lotteria. Tutto<br />
quello che ho avuto me lo sono guadagnato.<br />
Oh, lo dicono tutti. “Ho fatto tanti sacrifici…”<br />
Ti dico come la vedo io: sono nata con un culo incredibile,<br />
figurativamente, anche se Tinto Brass pensa che ce l’abbia<br />
anche fisicamente – ma questi sono punti di vista…<br />
Sicuramente sono nata con una grande forza interiore.<br />
Questo è il vantaggio, è come aver vinto alla lotteria. Io<br />
lavoro per avere le cose e avendo tutte le qualità per<br />
farlo, se mi metto d’impegno... Non sono eccellente in<br />
qualcosa: non sono bellissima, intelligentissima, bravissima,<br />
però ho un pot pourri di cose che, messe insieme e<br />
shakerate, fanno la mia forza. Credo che poi in realtà sia<br />
qualcosa che appartenga a tutti, solo che io ne ho la consapevolezza,<br />
che è il dono più grande.<br />
A sentirti parlare sembra che tu abbia preso ripetizioni<br />
da Madonna.<br />
Persone come Madonna ed Evita Peron le sento vicine<br />
perché hanno tirato fuori “due maroni così”, anche se loro<br />
hanno accettato compromessi diversi. Certo io non sono<br />
Madonna: non voglio apparire a tutti i costi e non sono<br />
andata a letto con nessuno per lavorare.<br />
Neanche per fare il film con Tinto Brass?<br />
Figurati, a lui sono arrivata per caso. Stavo andando a una<br />
lezione di danza, ho avuto qualche problema con il motorino<br />
– un casino con l’olio, ero tutta vestita di bianco – mi<br />
sono chinata per vedere cos’era successo e quando mi<br />
sono rialzata un tipo che stava facendo il casting lì vicino<br />
mi ha chiesto se volevo fare il provino. Visto che ormai<br />
avevo perso la lezione di danza, ho accettato.<br />
E com’è andata?<br />
Evidentemente bene, anche se non lo rifarei e neanche<br />
Tinto.<br />
Che cosa succedeva nel film?<br />
Ero una ragazza in vacanza in una località di scambisti in<br />
Francia e scoprivo la sodomia, che però nel film non si<br />
vede.<br />
Culo anche nel film…<br />
Tinto sostiene che il culo è lo specchio dell’anima e del<br />
mio dice che è un culo “high class”.<br />
Uau. Dove vuoi arrivare?<br />
Dove voglio arrivare… non lo so. Arriverò dove devo arrivare.<br />
Sono fatalista.<br />
Determinatissima ma fatalista? Non quadra.<br />
E invece è così, ti spiego perché: giorno per giorno io<br />
cresco e imparo. E a mano a mano che vado avanti mi si<br />
aprono delle strade. Ho dei sogni: mi piacerebbe fare un<br />
film da questo libro che ho scritto, mi piacerebbe lavorare<br />
con Pedro Almodovar o David Lynch o Crialese, il regista<br />
di Respiro. Mi piacerebbe intervistare Maurizio Costanzo.<br />
Potrebbe essere conveniente.<br />
Noooo, è che mi incuriosisce. Poi sai, sui suoi programmi...<br />
Io con le valutazioni non mi spendo molto perché<br />
una volta ero molto prodiga di giudizi, soprattutto negativi;<br />
ora ho deciso che il critico lo devono fare i critici. E<br />
io non sono una critica, io sono curiosa. Per esempio, ieri<br />
ho intervistato Costantino e Daniele. È stata un’intervista<br />
stupenda, perché nel momento in cui tu hai superato la<br />
fase della soddisfazione narcisistica di due persone, che<br />
con tutti i giornalisti ripetono frasi fatte, e vedi che si rilassano<br />
e iniziano a parlarti veramente da esseri umani e<br />
ti dicono anche delle cose interessanti…<br />
Costantino è un essere umano??? Dice cose interessanti???<br />
Certo, Costantino è un essere umano. E quando non si<br />
è sentito attaccato, ha detto cose interessanti. È come ti<br />
dicevo: si impara giorno per giorno e non sai mai da dove<br />
ti verrà la prossima lezione. Persino da Costantino.<br />
URBAN 23
Che una vita non basti lo pensiamo in tanti. Io per<br />
esempio ne vorrei due: una da vivere e una da leggere.<br />
Non resta che cercare di vivere due vite nella stessa e<br />
renderla più ricca, comprendendo le diverse anime che<br />
ci abitano. O le diverse esigenze. Più prosaicamente: una<br />
che ci dia solo il pane e l’altra anche quella cosa impalpabile<br />
che si avvicina alla gioia, che può essere arte, artigianato<br />
o anche un ricercato e durevole cazzeggio.<br />
Le città sono piene di queste vite che oggi potremmo<br />
definire interinali.<br />
UNAVITA<br />
NONBASTA<br />
Se la routine quotidiana mortifica la<br />
vostra energia. Se tra aspirazioni e<br />
professione si spalanca un baratro.<br />
Se siete sempre a caccia di nuove<br />
emozioni, allora siete pronti per<br />
una doppia vita<br />
testo: Maurizio Baruffaldi / foto: Loic Montain<br />
Michele è un vigile urbano, ma anche ragazzo cubo e<br />
musicista di strada, e non è una battuta. Suona il sax da<br />
quando è riuscito ad avere la forza di tenerlo in braccio e<br />
non conosce una sola nota. Ma le sente tutte e le fa fiorire<br />
come il più grande dei giardinieri, anche se passa buona<br />
parte del suo tempo in prossimità dei semafori. Con il<br />
sax ha girato l’Italia, con ampli e lettore cd per compagni<br />
e la custodia per cappello. “Una volta, in strada, una donna<br />
mi ha baciato mentre suonavo con gli occhi chiusi...”.<br />
Ha ridotto le sue escursioni on the road da quando il<br />
lavoro in divisa gli limita il tempo, ma tutti i fine settimana<br />
suona appostato su un cubo, nei privé, per un paio<br />
d’ore, sempre ben pagato. Può essere nelle discoteche<br />
del varesotto, tipo Gilda, o in qualche american bar in<br />
Brianza o all’aperto, d’estate, al chiringuito di San Siro,<br />
improvvisando su basi che il dj di turno gli offre da tappeto:<br />
dall’house, “che si presta bene”, al lounge, chill out<br />
e comunque tutto quello che abbia ritmo. La doppia vita<br />
di Michele sono la pagnotta sicura e quella strappata con<br />
l’emozione, sentita e procurata: “Il fischietto fa solo una<br />
nota, di rimprovero, il sax le fa tutte e fa sognare”.<br />
Mic Under, nome affibbiatogli da un estimatore quando<br />
suonava nell’underground della metropolitana milanese,<br />
non rinuncia all’appuntamento con Sanremo, congedi lavorativi<br />
permettendo, evitando accuratamente l’Ariston,<br />
ma suonando nei locali della città invasa dai curiosi e<br />
dagli addetti ai lavori. “Per strada Sanremo è moscia e<br />
allora mi presento nei locali con il mio sax alto, chiedo,<br />
mi fanno provare e poi non mi fanno più smettere”. La<br />
sua seconda patria è però Rio Maggiore, dove lui e il suo<br />
contralto piombano appena possono e dove lo conoscono<br />
tutti, tanto che una sua foto vestito da ghisa campeggia<br />
al Bar Centrale. Qui lo chiamano il faùsu Papetti, che<br />
in dialetto significa falso, anche se – dice – Papetti non<br />
l’ha mai ascoltato. Ma è l’immaginario nazionalpopolare<br />
del sax e vada per il Papetti, anche perché le copertine<br />
dei suoi dischi, negli anni ’70, osavano già quello che<br />
URBAN 25
oggi è inflazionato, e non si sono fatte dimenticare.<br />
Come ghisa è meno militare degli altri “anche se a volte<br />
sono di una pignoleria nauseante” e non ricorda facilmente<br />
gli articoli, che deve andare a rileggere sul codice.<br />
Il suo sogno è quello di “suonare il sax in piazzale<br />
Maciachini, fermare il traffico, piuttosto che dirigerlo, e<br />
salire sui cofani, soffiando le note che ho nella pancia e<br />
nel cuore... ma questo non scrivetelo!”.<br />
Fernando ha un’anima divisa in due da una vocale:<br />
messaggi e massaggi. La mattina è un postino, con la<br />
sua bici gialla e la sacca di pelle marrone slabbrata. Il<br />
pomeriggio è massaggiatore ayurvedico per la Milano<br />
bene, quella che si concede volentieri un’ora di libidine.<br />
Il messaggio passa attraverso le sue mani, sia che spalmino<br />
oli su corpi distesi, sia che consegnino la cartolina<br />
dalla riviera adriatica o la bolletta da pagare.<br />
È il postino di Quarto Oggiaro, quartiere con una sua<br />
mitologia periferica, e l’artigiano dei corpi delle palestre<br />
Down Town e Skorpion, Milano centro, dove si incontra,<br />
rimescola, suda e distende un’umanità quasi opposta.<br />
“Il mio lavoro più utile, da postino, è però quello di fare<br />
compagnia agli anziani” dice Fernando, che è anche<br />
mimo (la sua gestualità è vivace e totale e il suo primo<br />
insegnante è stato Giovanni, il bastardo dentro del trio<br />
più comico d’Italia) e si vede quanto ci tenga a sottolineare<br />
questa breve e quotidiana parentesi da assistente<br />
sociale. Fernando ha quattro figli ed è un uomo che ha<br />
investito tanto.<br />
“Quarto è una zona che mi piace perché le persone le<br />
vedi e le riconosci. A Natale può anche capitare che<br />
vogliano regalarmi una caccolina d’hashish, ma io rifiuto<br />
con la frase classica – grazie, è come se l’avessi preso”.<br />
Se fosse il contrario, non lo direbbe certo a noi. Non<br />
con la legge Fini che incombe. La tecnica del massaggio<br />
ayurvedico l’ha perfezionata dopo un viaggio in India<br />
durante il quale ha conosciuto la sua attuale compagna:<br />
“cercavamo noi stessi e ci siamo trovati”. I suoi clienti<br />
sono spesso personaggi da copertina e da calendario, le<br />
vallette televisive poi fanno a gara per spalmarsi sul lettino<br />
e farsi spalmare, con sottofondi adatti e discrezione<br />
totale. Giusto qualche smagliatura... alla discrezione,<br />
intendiamo, non alle natiche delle clienti. “Pochi giorni<br />
fa ne ho massaggiate due che hanno avuto lo stesso<br />
fidanzato calciatore, prima una e poi l’altra: al cambio si<br />
sono lanciate un’occhiata... La seconda, mi ha lasciato la<br />
mutandina sul lettino”. Restano nude, con un perizoma<br />
di carta trasparente, tipo quella da forno. La domanda è<br />
scontata e la risposta non può che essere: “La professionalità,<br />
il distacco totale, il guardare il corpo solo come<br />
una macchina da far funzionare al meglio, distendere<br />
tutte le tensioni. I primi tempi uscivo esausto da questi<br />
massaggi, ora invece riesco a ricevere l’energia che do.<br />
Poi la gratificazione, quando le vedi ritornare spesso, e<br />
quella che ti dice che ha visto colori e altre che quasi si<br />
addormentano”. Ci sono anche situazioni meno piacevoli.<br />
“Un tizio è rimasto in erezione per tutto il tempo del<br />
massaggio”. Nel caso, è stato Fernando a dover sopportare<br />
il messaggio imbarazzante ed esplicito. Ma sono i<br />
rischi del mestiere.<br />
“Uso la mia seconda vita come vetrina di me stesso.<br />
Attraverso l’altra persona, che sarei sempre io, espando<br />
la mia creatività”. Stylist di riconosciuto talento nella sua<br />
vita solare e lavorativa, dove, per dirla come a lui piace,<br />
è “la persona che veste le cose, le persone e gli spazi”, e<br />
drag queen che abita le notti di Roma e Londra – la sua<br />
doppia vita è anche quella di una città divisa – quando<br />
si trasforma, come Spiderman, e da Francesco diventa<br />
Silhouette, che non aiuta l’umanità intera, ma ritorna<br />
comunque all’alba al suo appartamento con biglietti da<br />
visita che potremmo definire richieste se non proprio<br />
d’aiuto, almeno di partecipazione. “Sono magro, dal<br />
nome d’arte non poteva essere altrimenti, e ho abbandonato<br />
quella femminilità tutta curve (e quindi imbottiture<br />
e rigonfiamenti) dei primi tempi per essere quello<br />
che sono: una drag androgina... Il mio successo oggi è<br />
equamente diviso tra uomini e donne. E poi sono una<br />
drag per il piacere estremo del travestimento, ovviamente,<br />
ma soprattutto per sperimentare su me stesso<br />
le mie creazioni: Francesco è lo stilista personale di<br />
Silhouette”.<br />
A Londra, Francesco ha trovato velocemente pane per il<br />
suo gusto, tanto che gli sono stati commissionati alcuni<br />
cappelli per Kylie Minogue. “Ma la cosa migliore che mi<br />
è capitata è una donna d’affari giapponese, di 55 anni,<br />
ricchissima, per la quale faccio il curatore d’immagine,<br />
le scelgo cosa indossare, e mi documento, oltre a imparare<br />
velocemente la lingua inglese”. L’accompagnatore<br />
per shopping, quello che nessun uomo farebbe per la<br />
moglie e che nessuna donna vorrebbe dal marito.<br />
Silhouette ha una passione per gli accessori e una quasi<br />
ossessione per smalti e rossetti, perché “una drag che<br />
si rispetti usa come minimo un Rouge Noir di Chanel...<br />
Nulla è lasciato al caso”.<br />
Quando è a Roma si accorge “di quanto sia una città<br />
meravigliosa, ma qui con il mio lavoro ho sempre difficoltà”.<br />
In pratica, è quello che per secondo lavoro fa il<br />
travestito. “A Londra non si giudica, anche se, certo, il<br />
senso del gusto che abbiamo noi se lo sognano, ma il<br />
rispetto è importante”. Personalmente del buon gusto<br />
farei anche a meno, del rispetto mai.<br />
A Londra Francesco può serenamente esportare il suo<br />
gusto italiano. E Silhouette continuare a esporre la sua<br />
collezione e collezionare amicizie curiose.<br />
“LE CITTÀ SONO PIENE DI QUESTE VITE CHE OGGI POTREMMO DEF<strong>IN</strong>IRE <strong>IN</strong>TER<strong>IN</strong>ALI”<br />
URBAN 27
CODICE<br />
LUCIFERO<br />
Che cosa succede quando, indipendentemente,<br />
un fotografo e un giornalista si mettono sulle tracce<br />
di un impalpabile grafomane metropolitano?<br />
Il mistero non può che infittirsi<br />
testo: Paolo Madeddu / foto: Emmanuel Mathez<br />
Nella metropolitana di Milano ci sono: 1) migliaia di<br />
milanesi in trance da fretta (evidentemente sono in ritardo<br />
cronico. Con buona pace del mito dell’affidabilità meneghina);<br />
2) centinaia di lettori di Dan Brown. Se non ci fosse<br />
il metrò, nessuno avrebbe comprato Angeli e Demoni o<br />
il Codice Da Vinci; 3) decine di slavi che suonano O mia<br />
bela madunina con il violino o semplicemente recitano:<br />
“Buongiorno a tuti. Sono famiglia povera…” (il resto non<br />
lo sente nessuno); 4) un Mistero. Ovvero, il personaggio<br />
che da circa una decina di anni, ovunque può, sui distributori<br />
automatici o sui cartelloni pubblicitari, scrive i suoi<br />
insulti al Maligno. Inevitabile chiedersi chi sia. I controllori<br />
dell’ATM non lo hanno mai colto sul fatto: le risposte<br />
tipiche (ed estreme) ce le forniscono due di quelli della<br />
stazione Duomo. “L’è un matt”, fa il primo, sguardo alla<br />
Enrico Bertolino, aria complessivamente indulgente. “Chillo<br />
tiene tempo da perdere”, taglia corto il suo collega, con la<br />
concretezza western dei milanesi acquisiti. Onestamente,<br />
non abbiamo interrogato tutti i dipendenti dell’azienda:<br />
una vera indagine avrebbe dovuto essere condotta in una<br />
ventina di stazioni. Il fustigatore del diavolo è praticamente<br />
una palla da flipper, cercare di ricostruire i suoi movimenti<br />
tra linea rossa, verde e gialla e tra le varie stazioni manderebbe<br />
in crisi anche Scotland Yard. Ma poi, perché farlo?<br />
Dopotutto, finite le congetture ispirate da Dan Brown,<br />
potremmo proporre ai milanesi e ai turisti di cominciare a<br />
fantasticare sul loro ben più concreto compagno di viaggio.<br />
Noi buttiamo lì qualche ipotesi.<br />
1. È uno straniero. Molte volte scrive Luciferu (…rumeno?),<br />
altre volte pare di matrice ispanica (“Lucifer mama<br />
vergas”). Indubbiamente si destreggia bene anche con lo<br />
slang italiano (“Lucifero = kulo”). Anzi, spiace dirlo, ma<br />
ogni tanto si fa prendere la mano e diventa volgarissimo;<br />
certo, non di rado ha guizzi linguistici raffinati (“Lucifero<br />
clochard”). In ogni caso l’ipotesi è messa in crisi da voci incontrollate<br />
che girano su Internet: c’è chi afferma di conoscerlo<br />
o di essere stato a scuola con lui. Ma non fa nomi e<br />
non dà particolari: probabilmente si tratta di un mitomane.<br />
2. È un amante tradito. L’epiteto favorito è – pardon<br />
– “Lucifero troia”. Spesso veniamo altresì informati che<br />
Lucifero indulge in pratiche sessuali un po’ sbarazzine<br />
(peraltro abbastanza popolari anche nelle migliori famiglie,<br />
stiamo parlando della cosiddetta tradizione orale). Che<br />
Lucifero sia in realtà il nomignolo scelto per indicare un’antica<br />
fiamma di sesso femminile non è certo, anzi, il fatto<br />
che sia, ehm, “kulo”, ci orienta verso l’altra sponda. Ma che<br />
tra lui e il Nostro Eroe ci sia stata una relazione, ovviamente,<br />
è una nostra illazione.<br />
3. Vive in metrò. Lo si potrebbe pensare come una sorta<br />
di minotauro che si aggira tra le stazioni, a volte camminando<br />
sui binari quando i treni non vanno. Ma sembrano<br />
smentirlo alcune scritte in esterni come “Mentre io combattevo<br />
i rossi, Lucifero succhiava…” (fermiamoci qui: non<br />
sta parlando di ghiaccioli). Tra l’altro, in che senso combat-<br />
teva i rossi? Motivi politici, obiettivo del Risiko, idiosincrasia<br />
verso Paola Saluzzi o il cantante dei Simply Red? Ah,<br />
che cosa daremmo per saperlo. In ogni caso, l’impressione<br />
è che esca alla luce del sole piuttosto di rado. Non dev’essere<br />
molto abbronzato.<br />
4. È una moda giovane. Non si tratterebbe quindi di un<br />
solo uomo, ma di parecchi ventenni che trovano più cool<br />
infamare Lucifero che non scrivere “Tdk” o “Rezpekt the<br />
crew” o indossare magliette con scritto “De puta madre”.<br />
Ehi, ogni generazione si esprime come crede.<br />
5. È un codice tra agenti segreti. Lo farebbe pensare il<br />
misteriosissimo ultimatum apparso alla fermata Maciachini:<br />
“Ridatemi subito la mia patente, se non volete che si sappia<br />
tutto sulla vostra amica Amilcara Nobile”. Inutile dire<br />
che ci siamo precipitati a cercare notizie di Amilcara. Inutile<br />
dire che siamo rimasti delusi: l’avremmo conosciuta volentieri<br />
– lei e i genitori, che l’hanno chiamata così.<br />
6. È un messaggio destinato a… Proseguendo con la<br />
paranoia, viene da pensare a quei film dove ci si chiede:<br />
“Questi messaggi hanno forse lo scopo di avvertire<br />
qualcuno del terribile pericolo che corre?”. Sì, insomma,<br />
quei film in cui il protagonista, un attimo prima di essere<br />
mangiato da un demone satanasso, realizza che, ehilà!,<br />
l’avvertimento era per lui. Non ridete: forse quei messaggi<br />
sono per VOI.<br />
7. È un teologo. Siamo stati a lungo in Porta Garibaldi<br />
(perdendo ripetuti convogli), tentando di decifrare il messaggio<br />
più articolato, una mini-cosmogonia che azzardava<br />
legami tra Gesù e Lucifero (in effetti ci sono eresie secondo<br />
le quali i due sono fratelli), ma che finiscono con il perdersi<br />
in minuzie comportamentali tipo “Lucifero non paga l’albergo:<br />
ora non ho soldi… BARBONE”.<br />
8. È un fuoriuscito da una setta satanica. Può darsi;<br />
qui tra l’altro giova ricordare che in un primo momento il<br />
Nostro pareva indeciso tra Satana, Lucifero e Belzebù, poi<br />
si è dedicato alla sistematica diffamazione del secondo.<br />
Interessante, perché Lucifero non è, a quanto ci risulta<br />
dopo lettura di autorevoli saggi, il boss. Insomma, tanto<br />
per spiegarci, Lucifero sta a Satana come Cesare Cadeo<br />
a Berlusconi: è quello belloccio della compagnia, al quale<br />
tuttavia si concede, al massimo, un assessorato. Belzebù<br />
è più importante (mettiamo, un Giuliano Ferrara), mentre<br />
il trascurato Mefistofele, cortese e un po’ grigio, potrebbe<br />
essere Galliani. Beh, meglio fermarci qui, era solo per spiegare<br />
la gerarchia.<br />
9. È uno stratega della comunicazione. Sapete, un<br />
Oliviero Toscani, un Klaus Davi, questi che non si capisce<br />
cosa gli abbiamo fatto di male. Ma non si può negare che,<br />
come trovata per far guardare i cartelloni pubblicitari,<br />
non sia stupida. Rende interessante un cartellone con<br />
Sergio Muniz che dichiara “Lucifero puttana” o uno con<br />
due ragazzi che addentando una pizza irridono: “E per<br />
Lucifero?” “Nada” (…non nel senso della cantante, nel<br />
senso di “Niente” in spagnolo). Tenete conto, poi, che<br />
in alcune fermate del metrò milanese la pubblicità è intollerabilmente<br />
aggressiva grazie ai megaschermi che la<br />
sparano a tutto volume, con buona pace delle leggi sulla<br />
pubblicità subliminale e intrusiva (ecco: a quello che li ha<br />
inventati, auguriamo un soggiorno prolungato tra le grinfie<br />
di Satana).<br />
10. L’ipotesi più ovvia. La suggerisce Dan Brown in<br />
persona: colui che combatte un demone, perbacco, è un<br />
angelo. Come sia finito in piazzale Maciachini non è chiaro,<br />
ma conoscete quel detto che andava forte sulle t-shirt:<br />
“Guardate bene, forse vicino a voi c’è un angelo”? Che<br />
poi l’angelo in questione sia in attesa di scrivere “Lucifero<br />
ignorante” sulla pubblicità del Cepu, rientra nel disegno divino<br />
notoriamente imperscrutabile. A proposito di t-shirt:<br />
e se la prossima moda fosse proprio un’accattivante serie<br />
di magliette con scritto “Lucifero = kulo”?<br />
28 URBAN URBAN 29
<strong>MATERDEI</strong>STATION<br />
Ristrutturazioni, progetti pilota,<br />
quotazioni immobiliari da<br />
vertigine: insomma, il quartiere di<br />
Napoli più trendy del momento.<br />
E pensare che tutto è iniziato con<br />
una fermata di metropolitana che<br />
non c’era<br />
testo: Ciro Cacciola / foto: Alberto Bernasconi<br />
Materdei, the days after. Ovvero, per capirci meglio<br />
tra italiani senza “fa’ l’americano”, storia di un quartiere<br />
che non se lo filava nessuno e che, dopo l’apertura<br />
della stazione del metrò collinare, tutti lo vogliono, tutti<br />
se lo pigliano, per la vita, per sempre, sì. La febbre di<br />
Materdei, tra i quartieri più giovani di Napoli (inurbato<br />
solo alla fine del Cinquecento, con immancabile chiesa/<br />
convento zeppa così di suorvergini castamente votate a<br />
Santa Maria Materdei, donde il nome), è scoppiata definitivamente.<br />
Quotazioni immobiliari alle stelle, cantieri e<br />
ristrutturazioni everywhere (e daglie co’ ‘sto Carosone!),<br />
progetti pilota per la moderazione della velocità in area<br />
residenziale: insomma, una rivoluzione! Non tutti riescono<br />
a investire, molti ci restano in affitto, eppure ormai la<br />
voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria di morir d’amore<br />
a Materdei sembra aver convinto anche i più snob:<br />
giovani artisti, promettenti professionisti, nobiluomini di<br />
ultima generazione, coppie di fatto antirazzingher & co.<br />
Della serie: gente che avrebbe potuto avere lungavita<br />
sul lungomare e che adesso sceglie un bel quartiere<br />
trendycollinare servito e riverito dal metrò più chic e<br />
griffato d’Italia. Senza contare quelli che ci vivono da<br />
sempre, nei bassi come nei bellissimi appartamenti patrizi<br />
e che ormai non li schioda più nessuno. La signora<br />
Immacolata, per esempio. D’estate si appropria ipso<br />
facto di un pezzo di Vico Storto Sant’Agostino degli<br />
Scalzi, un paio di sdraio, pure carine, lo stenditoio con<br />
reggipetti (suoi e delle tre figlie) e mutande (del marito),<br />
ed eccola, puntuale e precisa in posizione “inciucio”<br />
da mezzogiorno in poi, pronta a raccogliere, custodire<br />
gelosamente per poi rivelare tutti i gossip più esclusivi<br />
del rione. A Materdei, dal pescivendolo come dal notaio,<br />
è famosa: la chiamano Novella Duemila. Lei è contenta.<br />
Dice: “mi sarebbe piaciuto fare ‘o giornalaio... comm’?<br />
si dice giornalista? vabbè, fate voi”. Novella Duemila<br />
non ha mai preso la metrò (“pe’ carità, Napoli sotterranea<br />
nun fa pe’ mme”), ma ci è andata una volta per<br />
l’inaugurazione della stazione: “Bella, bella. Tuttapposto,<br />
tuttapposto. Come dite voi. Non vi preoccupate”. E chi si<br />
preoccupa? Di certo non gli agenti immobiliari, di certo<br />
non chi si è visto d’un tratto triplicare il valore del suo<br />
quartino, di certo non le migliaia di giovani che adesso<br />
si spostano come fulmini da un quartiere all’altro della<br />
città, di certo non i turisti che pure arrivano, guide alla<br />
mano, a sbirciare una collezione di opere d’arte degna<br />
dei più prestigiosi musei d’arte contemporanea in the<br />
world. Eppure fino a poco fa i napoletani non residenti<br />
nel quartiere che potessero vantare almeno un’esperienza<br />
significativa in quel di Materdei erano magari cinque.<br />
Un po’ defilato, sempre piuttosto tranquillo, senza negozi<br />
o vie commerciali, senza arterie viarie principali,<br />
Materdei non offriva spunti per eventuali sopralluoghi<br />
se non per il fidanzamento con un indigeno o, in ultima<br />
buongustaia ipotesi, per una pizza coi ciurilli da Starita,<br />
dal 1901.<br />
Adesso però, dopo la Torre di Alessandro Mendini, i<br />
dissuasori-design anti sosta selvaggia, l’area pedonale<br />
con panchine e decorazioni su strada di Luigi Serafini,<br />
l’ascensore contemporaneo con ceramiche di Lucio Del<br />
Pezzo, le eleganti architetture incorniciate dai giardini<br />
URBAN 31
<strong>MATERDEI</strong> NON OFFRIVA SPUNTI PER EVENTUALI SOPRALLUOGHI SE NON PER IL FIDANZAMENTO CON UN <strong>IN</strong>DIGENO<br />
ottocenteschi e ben tenuti, la linea C53 che serve, piccolo<br />
bus, gli anziani della zona, a Materdei – come a<br />
Soho, Tribeca o chissacchè – rischi di incontrarci di tutto,<br />
e anche di più: alla luce del sole come all’ombra delle<br />
fresche – esotiche e non solo – frasche, metti, di un orto<br />
giardino di 7mila metri quadri nel quale convivono armoniosamente<br />
una ventina di anatre allegrotte, qualche<br />
simpatica tartaruga, colombi e colombelle tubami-cheti-tubo<br />
e un’orrenda, enorme, ovviamente onnivora scrofa<br />
vietnamita, mascotte di casa di una residenza bella<br />
quanto inimmaginabile. “Il bello di Materdei è anche<br />
questo: il fatto che, dietro queste vecchie facciate secolari,<br />
esistano ancora bellissimi orti e giardini, fertili e<br />
silenziosi, ideali per una scelta di vita più sana, naturale,<br />
e per lavorare a progetti di genere creativo”. A parlare<br />
è un giovane artista greco, da qualche anno a Napoli<br />
e da pochissimo “in” Materdei, dal nome mitologico e<br />
inconfondibile, Telemaco. Nella quiete insospettabile del<br />
megappartamento pieno zeppo di libri e delle confetture<br />
che, con il suo compagno, sono piacevolmente “co-<br />
stretti” a produrre per non gettare i chili e chili di frutta<br />
e ortaggi che spuntano rigogliosi ogniddì, Telemaco<br />
costruisce le sue intriganti sculture in ferro, enormi,<br />
vibranti, ancora mai esposte o allestite, espressione di<br />
una nuova corrente che, chissà, un gallerista potrebbe<br />
lanciare come “made in Materdei”. Telemaco, ammette,<br />
non ha mai preso la metropolitana: “Preferisco girare in<br />
Vespa, o a piedi. Certo, tutto nella zona è migliorato, ma<br />
appena lasci le strade principali e ti addentri nel complicato<br />
intrico di vicoli e vicoletti, allora ritrovi il solito<br />
degrado, i cassonetti che mancano, i motorini in controsenso,<br />
i palazzi decadenti”.<br />
Giovanni, che ha un cognome che comincia con “de”,<br />
tanto per capirci, è nato e vissuto a Posillipo in villa<br />
sul mare con giardino, ma è venuto in zona per ragioni<br />
di praticità e di investimento: “Qui ci sono bellissime<br />
case, ma la gente, per la verità, non ha quel savoir faire<br />
grazie al quale mi sentivo così a mio agio a Posillipo”.<br />
Noblesse oblige. La gentile signora Lisa, invece, adora<br />
Materdei. Ci è nata, cresciuta e vi ha fatto ritorno pochi<br />
mesi fa dopo dieci anni negli Stati Uniti (suo marito è<br />
ricercatore universitario, lei insegna a scuola): “Materdei<br />
è ancora come un piccolo paese. Ci si conosce tutti. Noi<br />
famiglie storiche, intendo. Certo, il metrò è stata una<br />
cosa fantastica. I miei figli lo usano continuamente, ci<br />
si sposta una meraviglia. E poi sì, un po’ tutti si sono<br />
messi in riga, i negozianti hanno ristrutturato, ci sono<br />
nuove palestre, la nuova piazzetta con la Guglia quattrocentesca...”.<br />
Verso l’una la stazione di Materdei è piena<br />
di gente in attesa. Gente che passa distrattamente sotto<br />
agli altorilievi di Luigi Ontani, che si guarda alle spalle<br />
nel tentativo di riconoscere un volto televisivo tra le<br />
gigantografie di Mao, di Jeanne Moreau, di Pasolini, di<br />
– che sollievo – Totò. E allora scusi signora, non è canalecinque,<br />
siamo un giornale, le dispiacerebbe posare<br />
accanto ai pannelli policromi di Sol Lewitt? “Sol che?!<br />
Giuvinò (in italiano: giovanotto, à la Tina Pica), ma che<br />
volete da me, io conosco ‘o Sole mio...”. Ecco, appunto,<br />
Materdei, the days after.<br />
URBAN 33
Una villa da sogno, ai limiti della realtà. Nel parco<br />
dell’Insugherata, vicino alla Cassia, a Roma. Un giardino<br />
gigante, un salone splendente e tantissime stanze. Tre<br />
piani di lusso, che mi richiamano alla mente un videogame.<br />
Playboy The mansion, dove il giocatore si cala<br />
nei panni del mitico Hugh Hefner, il miliardario editore<br />
di Playboy, che in una sontuosa casa come questa ha<br />
lanciato la rivista porno-patinata più famosa del mondo,<br />
immortalando nude conigliette procaci.<br />
E anche la villa in questione ha un trascorso simile. È qui<br />
che nei primi anni Settanta si è trasferita la Tattilo, casa<br />
editrice di Playmen, rivista nostrana dell’intrattenimento<br />
sexy. Ma le cose, come le case, cambiano.<br />
Le luci rosse dei set fotografici e le “fimmene” poco<br />
vestite che si aggiravano tra i suoi sontuosi ambienti,<br />
verso la fine degli anni Ottanta, quando la Tattilo era<br />
nel pieno della sua attività, si sono spente, trasferite. E<br />
in villa sono arrivati nuovi inquilini. Ospiti con disturbi<br />
mentali. Come Pinuccia, Maria Elena e Osvaldo, reduci<br />
da anni passati in manicomio per lo più legati al letto.<br />
Nessuna possibilità di andare al bagno e talvolta sulla<br />
testa uno strofinaccio zuppo di piscio. Maria Elena c’è<br />
rimasta dieci anni così, senza mai parlare, legata. Aveva<br />
provato più volte a staccare con il cucchiaio le tonsille<br />
(quelle degli altri!). Adesso va in giro per la villa e canta,<br />
canta canzoni tipo Rose rosse, Dimmi quando e soprattutto<br />
parla. Non di tutto però, alcune cose cerca di<br />
dimenticarle.<br />
Camera sua è al primo piano, per arrivarci bisogna salire<br />
delle ingombranti scale circolari in marmo bianco, con<br />
corrimano in legno, che portano fino alla mansarda.<br />
Nessuna intrigante vestigia del passato. A parte gli infissi,<br />
le porte e i pavimenti, adesso tutto è arredato con<br />
semplicità e nella stanza ci sono solo un letto, un armadio<br />
e qualche dipinto. A stento si riesce a immaginarsela<br />
diversa, con una grossa scrivania, una poltrona in pelle<br />
nera, visori al neon, computer, diapositive e fogli sparsi,<br />
magari l’ufficio del direttore della Tattilo, che un tempo<br />
si affacciava sul giardino, con questa splendida vista e il<br />
parco tutto intorno.<br />
Pinuccia la chiamavano una “leonessa”, uno di quei<br />
casi gravi, una di quelle che non si è piegata, non si è<br />
arresa, e di botte in manicomio ne ha prese tante, basta<br />
guardarla in faccia, gli manca un occhio, glielo ha cavato<br />
un altro paziente, anni fa. Adesso ha cinquant’anni, ma<br />
dimostra trent’anni di più. Come tutti i pazienti di questa<br />
villa. Tredici. Schizofrenici, paranoici, maniaco-depressivi.<br />
Pazzi. Un tempo sparsi, o legati, tra i manicomi di<br />
Roma, come il Santa Maria della Pietà, e adesso ospiti, i<br />
più fortunati, di strutture come questa. Le agguerrite conigliette<br />
eighties hanno lasciato il posto a docili leonesse.<br />
Perché le cose cambiano. E ai 13 attuali ospiti dell’ex<br />
villa di Playmen prima erano andate talmente male che<br />
adesso non possono che migliorare.<br />
Le chiamano strutture intermedie, devono essere spaziose<br />
e sono difficili da trovare, soprattutto in una città<br />
come Roma, dove gli spazi sono stretti. La ricerca è<br />
durata oltre un anno, ma alla fine il Progetto Giuseppina,<br />
così si chiama questa comunità per il ricovero di persone<br />
con disturbi mentali, ha avuto la sua villa e da<br />
febbraio, dopo che la Tattilo si è trasferita, gli ambienti<br />
hanno avuto i loro nuovi ospiti.<br />
“Tu sei il capo della mafia”, mi accoglie Osvaldo, uscen-<br />
do dalla grossa sala al piano terra, in camicia bianca,<br />
con la sigaretta tra le labbra e il fare distinto. Ma nonostante<br />
l’atteggiamento galante, l’arredo lo tradisce:<br />
adesso la sala è spoglia, quasi deserta, lontana dai<br />
presunti splendori di una volta. E l’immenso pavimento<br />
in marmo è troppo vuoto. Così, preferisce stare fuori, nel<br />
giardino che costeggia la villa, tra gli alberi e le sdraio<br />
(la piscina però manca), fumando l’unica sigaretta che<br />
ha a disposizione per un’ora; altrimenti un pacchetto<br />
gli dura davvero poco. Ma da quando è ricoverato sulla<br />
Cassia può andare a prenderselo da solo, attraversando<br />
la strada e per un po’ il confine della villa, facendo finta<br />
di niente, verso il tabaccaio, come chiunque altro.<br />
VILLA<br />
LIBERTÀ<br />
Da redazione di un porno-patinato a casa dei matti.<br />
I suoi muri ne hanno viste di tutti i colori,<br />
e se potessero parlare...<br />
testo: Andrea Baffigo / illustrazione: Giorgia Ricci<br />
Come chiunque altro ha passato 20 anni in un manicomio<br />
e dopo la legge Basaglia è stato messo nella condizione<br />
di riavere una vita, andando al bar, riabbracciando<br />
un parente, riacquisendo minimi diritti di cittadinanza.<br />
Diritti negati da quelle streghe di infermiere che bruciando<br />
avranno lasciato solo le ossa, mi dice Maria<br />
Elena, da dietro un caschetto di capelli bianchi e mostrandomi<br />
tutte le sue belle collanine al collo. Da bambina<br />
sul terrazzo aveva sentito delle voci che le dicevano<br />
di andare al Santa Maria della Pietà, lì sarebbe stata<br />
bene. Era stata accompagnata da tutta la famiglia, la sua<br />
mamma, suo papà, zio, nonno e nipotina. Da allora non<br />
li ha più visti. Ma adesso può vedere Roma e le sue bellezze,<br />
una volta ogni 15 giorni viene accompagnata da<br />
una vera guida turistica tra i monumenti della città.<br />
E anche Osvaldo sembra gradire, come la gita alle terme<br />
e il cinema all’aperto, e la sua bocca non si ferma più:<br />
pensieri liberi, parole sconnesse. Una risposta, però, mi<br />
lascia di sasso. “Sono un giornalista, me la lasci un’intervista<br />
per <strong>Urban</strong>?”. “Ma che, sei matto?!”.<br />
34 URBAN URBAN 35
Mitico, perché minacciato. Seduttore e pensatore<br />
incomparabile, Salman Rushdie ha conosciuto diverse vite<br />
e scritto altrettanti capolavori. Come assaggio del suo<br />
nuovo romanzo, ci racconta il suo essere indiano a Bombay,<br />
londinese a Londra, ma, soprattutto, newyorchese a New York<br />
testo: Claro / foto: Denis Dailleux / traduzione: Matilde Quaglia<br />
SALMAN<br />
SETTE VITE<br />
Il 14 febbraio 1989, giorno di San Valentino per alcuni,<br />
una fatwa venuta dall’Iran arrivò a ricordarci, se ce<br />
ne fosse stato bisogno, che la letteratura è anche una<br />
questione di vita o di morte. Quel giorno la vita dello<br />
scrittore Salman Rushdie – nato a Bombay nel 1947 in<br />
una famiglia di intellettuali musulmani, ma non praticanti<br />
– venne ribaltata, imponendogli una reputazione pericolosa<br />
e ingombrante, obbligandolo a divenire un rifugiato<br />
politico e mettendo alla prova l’amore per la libertà della<br />
nostra cara comunità internazionale. Ci si ricorda della<br />
poca sollecitudine che usò il Quai d’Orsay nell’accordare<br />
un visto a Rushdie all’epoca dell’apparizione dei Versetti<br />
satanici (e non ci siamo dimenticati il tentato omicidio<br />
contro il suo editore norvegese e l’assassinio del suo<br />
traduttore giapponese, giudicati “complici” dal regime<br />
di Khomeyni).<br />
In seguito Rushdie si è trasferito negli Stati Uniti, più<br />
precisamente a New York, città che aveva avuto occasione<br />
di visitare negli anni ’70, mentre erano in costruzione<br />
le Twin Towers. “Si aveva l’impressione”, dice, “che quelle<br />
torri dovessero rimanere lì fino alla fine dei tempi”.<br />
Oggi presiede l’eminente Pen Club, ha sposato l’attrice<br />
e modella Padma Lakshmi e non cessa di reinventarsi<br />
come romanziere. Dopo Furia, eccolo che ritorna sulla<br />
scena letteraria con un romanzo ambizioso, Shalimar the<br />
Clown, che esce in settembre in edizione inglese.<br />
Difficile sapere se, da qualche parte nel mondo, la folla<br />
brucerà questo libro dove l’integrità e l’integralismo si<br />
scontrano in una rude battaglia, ma quello che è sicuro<br />
è che l’autore de I figli della mezzanotte non abbasserà<br />
mai la guardia: “Ho due vite: una devastata dall’odio<br />
e intrappolata in una storia sinistra che, ahimè!, non è<br />
ancora finita, e l’altra in cui amo e sono amato. La vita di<br />
un uomo libero che assolve liberamente il proprio compito.<br />
Due vite, ma nessuna che mi possa permettere di<br />
perdere, perché l’una sparirebbe insieme all’altra”.<br />
Abbiamo quindi voluto parlare con Rushdie della sua<br />
vita da uomo libero, sapere quello che, nel 2005, lo appassiona,<br />
lo diverte, lo occupa.<br />
Cominciamo parlando di New York, la città dove vive<br />
attualmente. Ha la sensazione che esista una comunità<br />
di scrittori a New York? È stato facile trovarvi un<br />
proprio posto?<br />
Ho buoni amici tra gli scrittori che vivono a New York,<br />
come Don DeLillo, Paul Auster, Peter Carey o Patrick<br />
McGrath. Ma quello che mi piace di più qui è che è<br />
molto facile superare le “frontiere” tra le discipline artistiche.<br />
Quindi ho amici sia nell’ambiente del cinema, sia<br />
nel mondo dell’arte ecc.<br />
A chi si sente più vicino in questa comunità di artisti<br />
e scrittori? E quali sono i vantaggi di vivere in questo<br />
ambiente creativo privo di barriere?<br />
Ho una relazione stretta con Francesco Clemente,<br />
con Kara Walzer, Lou Reed e la sua compagna, Laurie<br />
Anderson e anche con Steve Martin. Del resto, non sono<br />
certo che si possa veramente parlare di una comunità<br />
che riunisca tutti questi personaggi. È come per tutto<br />
il resto: tra la gente che si incontra, alcuni diventano<br />
tuoi amici, altri no. Mi piace molto l’idea che si possano<br />
agevolmente far cadere delle barriere tra gli universi<br />
artistici.<br />
Ha la sensazione che qualcosa sia cambiato in questa<br />
comunità dopo gli attentati dell’11 settembre?<br />
Con il 9/11 è tutta la città che si è trovata scossa… E<br />
con la città anche gli artisti. Ma l’atmosfera sembra essere<br />
tornata a una relativa normalità oggi, se si eccettua<br />
una vaga depressione post-elezioni.<br />
Quali sono le sue ultime scoperte nell’arte, nel cinema<br />
e nella musica?<br />
Nel campo dell’arte ho recentemente avuto l’occasione<br />
di apprezzare la mostra di ritratti religiosi di Rembrandt<br />
a Washington. Nel campo del cinema c’è un documentario<br />
che mi ha molto colpito recentemente, Favela Rising<br />
di Jeff Zimbalist, che ho scoperto in occasione di una<br />
proiezione all’ultimo Tribeca Film Festival (dal 19 aprile<br />
al 1° maggio scorso, n.d.r.). Quanto al mio più recente<br />
colpo di fulmine musicale, si tratta di mia nipote, Mishka<br />
Momen, una brillante pianista di 13 anni, che suona il<br />
terzo Concerto per piano di Beethoven a meraviglia e<br />
ha appena vinto un concorso internazionale per giovani<br />
pianisti a New York.<br />
Lei è particolarmente coinvolto con l’American Pen<br />
Club. In che cosa consistono le sue attività in seno a<br />
questa associazione? Assiste o partecipa spesso a<br />
letture?<br />
Non sono molto assiduo alle letture, anche se il Pen<br />
Club americano, di cui sono presidente, ha messo in<br />
piedi un importante festival letterario, il World Voices. La<br />
prima edizione si è tenuta a New York dal 16 al 22 aprile<br />
scorso e ha ottenuto un enorme successo, con mia<br />
grande soddisfazione.<br />
Parlando della diffusione della letteratura contemporanea<br />
internazionale negli Stati Uniti, le opere tradotte,<br />
secondo lei, hanno una buona accoglienza e<br />
incontrano un successo scontato presso il pubblico?<br />
Verosimilmente no. La percentuale di libri tradotti negli<br />
Stati Uniti è scandalosamente bassa… Le traduzioni<br />
rappresentano meno del 3% della produzione annuale<br />
delle edizioni americane. Ciò fa parte dei problemi su<br />
cui vorremmo attirare l’attenzione con l’American Pen<br />
Club, organizzando il World Voices. Detto questo, numerosi<br />
scrittori leggono molto e si nutrono della letteratura<br />
degli altri paesi. Paul Auster, per esempio, è chiaramente<br />
influenzato dalla letteratura francese e, per quanto riguarda<br />
altri autori, dal boom dei latino-americani.<br />
I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Quali sono<br />
i rapporti che intrattiene con i suoi traduttori? Che<br />
livello di controllo ha sul loro lavoro?<br />
Le mie relazioni variano. Alcuni traduttori mi contattano<br />
regolarmente, altri molto meno. Mi rendo conto<br />
che quando un traduttore mi segue da lungo tempo ha<br />
sempre meno cose da chiedermi. Infine, suppongo che<br />
finiscano per conoscere la mia opera meglio di me!<br />
A parte New York, in quale città si sente particolarmente<br />
a suo agio?<br />
Ho conservato un appartamento a Londra e quando vi<br />
faccio ritorno mi trovo sempre bene, felice.<br />
Oggi si considera un newyorchese d’adozione o, più<br />
semplicemente, un cittadino del mondo che abita la<br />
più cosmopolita delle città degli Stati Uniti?<br />
È ancora più semplice. Io sono newyorchese a New York,<br />
londinese a Londra e quando mi trovo in India sono sempre<br />
un ragazzo di Bombay.<br />
Gli scrittori indiani hanno ormai un grande pubblico<br />
negli Stati Uniti. Li frequenta?<br />
Conosco un po’ Vikram Chandra e apprezzo molto la sua<br />
opera. Sono ugualmente molto vicino ad Anita e Kiran<br />
Desai. Ho fatto la conoscenza della scrittrice pakistana<br />
Kamila Shamsie e dello scrittore indiano Amitav Gosh, di<br />
cui apprezzo molto i testi.<br />
Il suo precedente romanzo, Furia, dà l’impressione che<br />
l’abbia scritto in americano, piuttosto che in inglese. Il<br />
fatto di vivere a New York ha cambiato il suo modo di<br />
usare la lingua inglese?<br />
Furia è un romanzo tipicamente newyorchese e richiedeva<br />
naturalmente l’utilizzo del linguaggio newyorchese. Il<br />
mio rapporto con l’inglese è sempre stato molto fluido.<br />
E in generale la lingua che utilizzo viene da sola, che sia<br />
l’inglese indiano, l’inglese britannico, l’inglese americano.<br />
Ma resta, spero, la “mia” lingua personale di scrittore.<br />
La stampa inglese ha annunciato, all’inizio del 2004,<br />
che per la prima volta uno dei suoi racconti, Il nido<br />
dell’uccello di fuoco, dovrebbe essere oggetto di un<br />
adattamento cinematografico: lo conferma? Qual è il<br />
suo rapporto con il mondo del cinema?<br />
Il progetto di questo film è effettivamente in corso e mia<br />
moglie, l’attrice indiana Padma Lakshmi, dovrebbe parteciparvi.<br />
Non ho ancora cominciato a scrivere la sceneggiatura,<br />
perché ero troppo assorbito da altre attività, ma<br />
il progetto è in progress e conto di dedicarmici presto.<br />
Come si sa, il cinema mi interessa molto e spero un giorno<br />
di realizzare altre collaborazioni inedite e fruttuose.<br />
Come presidente dell’American Pen Club ha preso<br />
posizione, a fianco di Michael Moore, in favore di una<br />
revisione del Patriot Act istituito dopo l’11 settembre<br />
(la sezione 215 del Patriot Act autorizza il governo<br />
americano a esigere la lista completa del fondo opere<br />
delle biblioteche e delle librerie, n.d.r.). In Francia, interviene<br />
ogni mese su Libération per esprimere la sua<br />
opinione su avvenimenti che agitano il mondo… Qual<br />
è, secondo lei, il ruolo che dovrebbe avere uno scrittore<br />
nella nostra società?<br />
Alcuni scrittori si immischiano nella politica, altri no, ed<br />
entrambe queste posizioni sono rispettabili. Per quanto<br />
mi riguarda, quando lascerò il mio posto di presidente<br />
del Pen Club, penso che avrò sicuramente voglia di prendere<br />
le distanze e mi accontenterò di scrivere.<br />
36 URBAN URBAN 37
trench Custo Barcelona / top Sportmax / short Mia Shvilli / calze Prada / scarpe Paul Smith<br />
PRESSE-à-PORTER<br />
foto: Malena Mazza@Studio Ghiglieri Fr. / styling: Adriana Frattini / hair: Fabrizio Palmieri@Toni&Guy / make-up: Francesco D’Agostino@Toni&Guy /<br />
modella: Kelli@Major / assistente fotografa: Angela Improta / location: CSQ Erbusco<br />
URBAN 39
cappotto, top in pizzo e scarpe Costume National / slip e reggiseno D&G / collant La Perla<br />
abito D&G / cappotto Paul Smith<br />
40 URBAN URBAN 41
cardigan tricot Issey Miyake / bracciali e stivali Costume National / mini abito D&G / minigonna denim Sundek / collant La Perla trench doppiopetto Custo Barcelona<br />
42 URBAN URBAN 43
ody in pizzo e calze La Perla / golf in lana Paul Smith / gonna D&G / scarpe Costume National<br />
44 URBAN
FULLMETALSHOP<br />
Desiderate appartenere alla tribù dei duri, alla<br />
cultura punk ribelle e trasgressiva, ma non avete<br />
mai avuto il coraggio di farvi nemmeno<br />
un piercing? Ecco ciò che fa per voi<br />
di Maria Broch<br />
Look aggressivo<br />
e spirito metal per<br />
l’orologio Hoops di<br />
Just Cavalli Time<br />
decorato con tanti anelli.<br />
Euro 135.<br />
Info: 02-623151<br />
URBAN 46<br />
È di Furla la cintura<br />
realizzata con due file di<br />
sfere metalliche con al centro<br />
cristalli Swarovski. Rifinita con<br />
pelle borchiata, costa 125 euro.<br />
Info: 051-6202711<br />
Irrinunciabili “must have”, i<br />
tricks di Prada nella versione<br />
metallara in pelle nera<br />
con passavela in<br />
nickel e oro.<br />
Prezzi su richiesta.<br />
Info: 02-541921<br />
È il primo profumo<br />
dotato di piercing<br />
il sorprendente<br />
e anticonvenzionale<br />
J’S Extè Woman.<br />
L’Eau de Parfum<br />
Glamour Bracelet,<br />
vapo 75 ml,<br />
costa 55 euro.<br />
Si ispira al trasgressivo mondo<br />
dei bikers lo stivale di Piston,<br />
realizzato in crosta con punta<br />
tonda e grossa<br />
e disegnato con<br />
borchie. Euro 115.<br />
Info: 045-6088455<br />
Strafigo per bontà<br />
genetica, macho per<br />
vocazione, indossa<br />
t-shirt nera urlante “Rock”<br />
e pantalone in denim nero<br />
targati D&G. Prezzi su<br />
richiesta.<br />
Info: 02-541851<br />
Per chi possiede un’anima<br />
dark ma non vuole rinunciare<br />
al glamour e all’eleganza,<br />
niente di meglio del nuovo<br />
occhiale Persol Stardust<br />
con decori in<br />
acciaio. Euro<br />
149. Info: www<br />
persol.com<br />
Punte in metallo dorato,<br />
cuciture a vista per i polsini<br />
in pelle di vacca della linea Boss<br />
Orange di Hugo Boss. Euro 39<br />
cadauno. Info: 02-451681<br />
Un grande anello<br />
attraversa la deliziosa<br />
Shopping Bag di Just<br />
Cavalli realizzata in denim<br />
con dettagli in suede.<br />
Euro 226.<br />
Info: 02-762091
SHEDENIM<br />
Foto: Francesco Allegretti<br />
Mini skirt Levi’s Red Tab Girls /<br />
pull Levi’s Blue<br />
Levi’s Red Tab Girls - <strong>Urban</strong> preview
jeans Levi’s 590 Marilee e 579<br />
Bobby Anne / shirt e giubbino<br />
Levi’s Red Tab Girls<br />
jeans Levi’s 558 Patty Anne /<br />
pull Levi’s Red Tab Girls<br />
Levi’s Red Tab Girls - <strong>Urban</strong> preview
jeans Levi’s 579 Bobby Anne /<br />
shirt Levi’s Red Tab Girls<br />
jeans Levi’s 557 Eve e<br />
558 Patty Anne /<br />
t-shirt e pull Levi’s Red<br />
Tab Girls<br />
Levi’s Red Tab Girls - <strong>Urban</strong> preview
GUIDASETTEMBRE<br />
FILM 54<br />
LIBRI 57<br />
MEDIA 59<br />
MUSICA 60<br />
LA STAR DEL MESE: KEITH HAR<strong>IN</strong>G, Milano, Triennale,<br />
dal 28 settembre 2005 al 29 gennaio 2006<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÉ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />
ILARIA FACCIOLI_DUE MANI NON BASTANO<br />
Keith Haring artwork@Estate of Keith Haring<br />
Untitled, 1982. Keith Haring artwork@Estate of Keith Haring<br />
TEATRO 63<br />
ARTE 65<br />
NIGHTLIFE 67<br />
FOOD: Milano 68<br />
Roma 70<br />
Torino 72<br />
Veneto 73<br />
Bologna 75<br />
Napoli 77<br />
LA SORPRESA È NELL'UOVO<br />
MILANO| Uovo<br />
Giocano con il linguaggio, immaginano universi<br />
paralleli, rispondono alla realtà con un po’ di follia<br />
e ironia: sono i francesi Grand Magasin, che con lo<br />
spettacolo Le 5e forum international du cinéma d’entreprise<br />
aprono l’8 settembre al Superstudio Più la<br />
terza edizione di Uovo, performing arts festival, un<br />
po’ una bussola delle nuove tendenze nel campo delle<br />
arti performative. Dieci le prime nazionali e 14 gli<br />
artisti invitati (di cui cinque si affacciano per la prima<br />
volta in Italia), tra cui i belgi Aliocha e Boris Van der<br />
Avoort, il coreografo tedesco Arco Renz e il performer<br />
svizzero Heinrich Luber. Attesissimi, il festival<br />
londinese di arti digitali Onedotzero e il collettivo<br />
austriaco-francese Superamas, che ci stupirà con un<br />
percorso videoinstallativo creato ad hoc.<br />
Dall’8 al 17 settembre<br />
www.bymed.org<br />
ENZIMI CATALIZZA <strong>IN</strong> SPIAGGIA<br />
Sole, mare ed Enzimi. Una formula<br />
inedita, per un festival che<br />
quest’anno ci porta in spiaggia,<br />
tra le dune di Castel Porziano (via<br />
Litoranea 1350, II-III cancello).<br />
Dall’8 al 10 settembre, dal<br />
tramonto all’alba, musica, cinema,<br />
arte e spettacoli: tutto a Ostia<br />
Lido. Una location davvero insolita<br />
per un evento che ha vissuto in<br />
città dieci anni. Ma visto il sole, le<br />
navette e il campeggio attrezzato,<br />
vale la pena farci un salto, anzi<br />
un tuffo… Per il resto, cliccate su<br />
www.enzimi.com.<br />
ROMA | Metamorfosi<br />
Circo e teatro di nuovo a braccetto<br />
all’interno della quarta edizione di<br />
Metamorfosi, al Parco della Musica.<br />
Dal 4 all’11 settembre ci aspettano<br />
lo show acrobatico della Compagnia<br />
XY, il raffinato cabaret di BP Zoom<br />
e David Soubies e, in prima nazionale,<br />
Argonauti di Giorgio Barberio<br />
Corsetti e la sua compagnia Fattore<br />
K, che tornano a esplorare a modo<br />
loro il mito classico.<br />
www.festivalmetamorfosi.it<br />
Bologna | Brazil<br />
Un’irresistibile voglia di Brasile?<br />
Toglietevela (almeno in parte) con<br />
le foto scattate da Ralph Gibson nel<br />
paese sudamericano, diventate un<br />
libro (Damiani Editore) e una mostra<br />
a Villa delle Rose (dal 24 settembre<br />
al 23 ottobre, in collaborazione con<br />
la Gam). Perdetevi negli scorci di città,<br />
nei cieli, nella silenziosa foresta<br />
tropicale, ma soprattutto nei magici<br />
colori brasileri!<br />
Info: tel. 051-502859<br />
MILANO-ROMA| Le vie del cinema<br />
Alla Mostra di Venezia? Ci si va in<br />
Ricicletta! Ovvero con la bici in alluminio<br />
riciclato che si può noleggiare<br />
per fare la spola tra le numerose<br />
sale di Milano e Roma che anche<br />
quest’anno ospitano i film della<br />
blasonata rassegna lagunare. Da<br />
vedere oltre una sessantina di lungometraggi<br />
in anteprima assoluta.<br />
Dall’8 al 19 settembre.<br />
www.agisanec.lazio.it<br />
www.lombardiaspettacolo.com<br />
URBAN 53
54 URBAN<br />
DVD<br />
È un dato di fatto che le serie<br />
televisive siano diventate una<br />
miniera d’oro per i distributori<br />
di dvd. D’altronde, il supporto<br />
è quello a loro più congeniale:<br />
fatti per la televisione, da<br />
vedere in televisione. Ma non<br />
sono solo le serie americane<br />
a essere disponibili sugli scaffali.<br />
Anche i telefilm nostrani<br />
vengono editati e distribuiti.<br />
Segnaliamo uno dei migliori<br />
prodotti della nostra televisione:<br />
Il commissario Montalbano.<br />
Due cofanetti per rivivere le<br />
indagini di uno dei poliziotti<br />
più singolari e anticonformisti<br />
in circolazione. All’interno, una<br />
serie di interviste ad Andrea<br />
Camilleri (che è sempre un piacere<br />
ascoltare), che parla della<br />
Sicilia e dei suoi personaggi.<br />
Ma soprattutto un bell’incontro<br />
tra lo stesso Camilleri<br />
e il suo ispiratore, Manuel<br />
Vazquez Montalbàn.<br />
GARZANT<strong>IN</strong>A<br />
- In Okinawa tutti i Miyagi<br />
conoscono due cose: pesce e<br />
karate. Karate viene dalla Cina,<br />
XVI secolo. Si chiamava “te”,<br />
mano. E molto più tardi, antenati<br />
di Miyagi lo chiamarono<br />
“karate”, mano vuota.<br />
- Io ho sempre creduto che venisse<br />
dai templi buddisti.<br />
- Vedi troppa televisione.<br />
(Pat Morita e Ralph Macchio,<br />
Karate Kid)<br />
- Due topolini caddero in<br />
un secchio pieno di panna.<br />
Il primo topolino si arrese<br />
subito e annegò. Il secondo<br />
topolino non voleva mollare.<br />
Si sforzò a tal punto che alla<br />
fine trasformò quella panna<br />
in burro e riuscì a saltar fuori.<br />
(Christopher Walken, Prova a<br />
prendermi)<br />
- Sono stato dentro più a lungo<br />
di Mandela, volete candidarmi<br />
come Presidente? (Sean<br />
Connery, The rock)<br />
FILM<br />
DI FABIO SCAMONI<br />
FRUTTI DI STAGIONE?<br />
PRONTI DA COGLIERE<br />
Dalla coppia sexy<br />
Pitt–Jolie, ai Fantastici<br />
Quattro, all’adattamento<br />
di Hazzard: film davvero<br />
per tutti i gusti<br />
La stagione che si è appena<br />
conclusa non sarà ricordata<br />
come memorabile. Pochi film<br />
interessanti, molti inutili. Il pubblico<br />
se ne è accorto facendo<br />
cadere gli incassi. Potremmo<br />
incolpare il momento di crisi<br />
mondiale, ma forse la responsabilità<br />
deve ricadere più sui<br />
produttori per non aver saputo<br />
capire i gusti del pubblico.<br />
Troppa la contaminazione con<br />
la televisione o forse troppo<br />
importanti i finanziamenti televisivi<br />
per fare prodotti che<br />
non tengano conto del passaggio<br />
sul piccolo schermo.<br />
Che cosa ci aspetta, invece, la<br />
prossima stagione? A scorrere<br />
i titoli sembra sarà una replica<br />
di quella appena passata,<br />
ma forse è un po’ presto per<br />
tirare le conclusioni. Partiamo<br />
da Hollywood. In particolare,<br />
dal filone d’oro dei produttori<br />
americani: i super eroi. Oltre<br />
ai Fantastici quattro, sono in<br />
arrivo un nuovo Superman,<br />
diretto da Bryan Singer, e un<br />
terzo episodio degli X-Man.<br />
Poi via con la terza avventura<br />
di Spiderman, sempre con la<br />
coppia Raimi-McGuire, e un<br />
Capitan America e Wonder<br />
Woman. Davvero ce n’è per<br />
tutti i gusti. Per gli amanti del<br />
cinema d’azione (sempre più<br />
desiderosi di vedere buone pellicole),<br />
la prima uscita è Stealth,<br />
dal regista di XXX Rob Cohen,<br />
in cui gli aerei sembrano più<br />
videogiochi che oggetti volanti;<br />
poi, The Island di Michael<br />
Bay (Armaggeddon) con Ewan<br />
McGregor e Scarlett Johansson,<br />
un’avventura ambientata nel<br />
futuro in cui gli uomini devono<br />
distruggere i loro cloni. Ma la<br />
più attesa, in dicembre, è la<br />
pellicola che, da copione, ha<br />
fatto scoccare la scintilla tra<br />
Brad Pitt e Angelina Jolie, Mr.<br />
and Mrs. Smith: due killer che si<br />
devono uccidere, peccato siano<br />
anche marito e moglie. Infine,<br />
Domino, il nuovo film di Tony<br />
Scott, in cui una modella (Keira<br />
Knightley) lascia le passerelle<br />
per trasformarsi in cacciatrice<br />
di taglie (!).<br />
Per chi ama i telefilm, quest’anno<br />
sono previsti ben due<br />
adattamenti. Mia moglie è una<br />
strega con Nicole Kidman e<br />
Will Farrell (Elf) e Hazzard con<br />
Seann William Scott (American<br />
pie), il mitico Generale Lee<br />
(la Dodge con le portiere<br />
serrate) e Burt Reynolds che<br />
fa Boss Hogg. Mentre per gli<br />
amanti del genere “de paura”<br />
si segnala la trasposizione<br />
per il grande schermo di uno<br />
dei videogiochi più famosi,<br />
Doom, con la star del wrestling<br />
The Rock, e il remake di un<br />
cult giapponese, Dark Water,<br />
interpretato da Tim Roth e<br />
Jennifer Connelly (Beautiful<br />
Mind) e diretto da Walter Salles<br />
(I diari della motocicletta). Da<br />
aggiungere due film d’autore,<br />
come La fabbrica di cioccolato,<br />
nuova fiaba postgotica di Tim<br />
Burton con Johnny Depp, e I<br />
fratelli Grimm, altra fiaba dedicata<br />
alla storia dei più grandi<br />
scrittori di favole con Matt<br />
Damon e Heath Ledger.<br />
E in Italia? A breve è prevista<br />
l’uscita del nuovo film di<br />
Michele Placido Romanzo criminale<br />
con Kim Rossi Stuart,<br />
Stefano Accorsi e Claudio<br />
Santamaria, che è la storia della<br />
Banda della Magliana, una<br />
delle più violente che mai abbiano<br />
colpito da noi. Giovanna<br />
Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio<br />
sono i protagonisti del nuovo<br />
film di Cristina Comencini La<br />
bestia nel cuore. Gli amanti<br />
del trash aspettano con impazienza<br />
Tirzan, il personaggio<br />
che rese famoso Diego<br />
Abatantuono in Eccezzziunale<br />
veramente. Riprese a settembre,<br />
in sala in primavera, regia<br />
dell’inossidabile Vanzina.<br />
Leonardo Pieraccioni ci allieterà<br />
il Natale con Ti amo in<br />
tutte le lingue del mondo, con<br />
Massimo Ceccherini, Giorgio<br />
Panariello e la nuova scoperta<br />
Giulia Elettra Gorietti.<br />
Ultima segnalazione, doverosa,<br />
per Nanni Moretti. Sta girando<br />
il suo nuovo film e, conoscendo<br />
i suoi tempi, chissà se lo vedremo<br />
in questa stagione...
C<strong>IN</strong>DERELLA MAN<br />
Ron Howard<br />
Strano titolo per un film che parla<br />
di pugilato. Non fatevi ingannare,<br />
ma l’unico elemento che ha in comune<br />
con la celebre fiaba è che<br />
anche gli ultimi possono diventare<br />
i primi. Siamo in un’America<br />
che sta cercando di uscire dalla<br />
grande depressione. Non c’è<br />
lavoro. La vita è difficile, soprattutto<br />
per chi come Jim Braddock<br />
(personaggio realmente esistito)<br />
ha tre figli e una moglie a carico.<br />
Ma la possibilità di riscattarsi è<br />
dietro l’angolo. Per Jim, dopo parecchio<br />
tempo di inattività, è un<br />
incontro con il detentore del titolo.<br />
Russell Crowe con quella sua<br />
faccia da uno che nella vita ne ha<br />
prese tante è perfetto nel ruolo<br />
di Braddock. Al suo fianco Renée<br />
Zellweger che ha perso le moine<br />
da zitella cicciottella. La coppia<br />
Ron Howard (riuscirà mai a non<br />
essere ricordato solo come Ricky<br />
Cunningham?) Russell Crowe si<br />
riunisce dopo My beautiful mind e<br />
ritrova una bella armonia.<br />
La storia è ben raccontata, con<br />
una piccola dose di humour, che<br />
male non fa. Peccato quel pizzico<br />
di retorica di troppo. Belle le<br />
ricostruzioni degli anni Trenta.<br />
Efficaci e non scontate le scene<br />
del combattimento, nonostante<br />
se ne siano viste ormai a decine.<br />
Tutta l’arte di un<br />
maestro manga per<br />
un film incantato<br />
IL CASTELLO ERRANTE<br />
DI HOWL<br />
Hayao Miyazaki<br />
Vedere un cartone animato di<br />
Miyazaki è un’esperienza per i<br />
sensi ma anche per il cuore. A<br />
differenza dei megaprodotti di<br />
animazione, i cartoni dell’artista<br />
giapponese cercano di essere più<br />
cinema e meno intrattenimento,<br />
non cadono nella trappola del<br />
dualismo tra “bene” e “male”,<br />
non si aggrappano all’azione per<br />
tenere alta l’attenzione. I suoi<br />
film sono come le vecchie storie<br />
della nonna, ricche di magici<br />
FANTASTICI QUATTRO<br />
Tim Story<br />
I personaggi della Marvel sono<br />
decine e credo che ormai si<br />
debba aspettare che si esauriscano<br />
tutti per vedere una svolta<br />
nella produzione americana.<br />
Quest’anno è il turno di quattro<br />
scienziati (in realtà cinque)<br />
che per andare a scoprire che<br />
cosa succede all’interno di una<br />
nebulosa si vedono alterare il<br />
Dna e diventano così i mirabolanti<br />
“Fantastici Quattro”. In<br />
cinque, perché oltre a Ben Grimm<br />
(Michael Chiklis), conosciuto<br />
come “La Cosa” per via di quella<br />
pelle un po’ porosa; a Reed<br />
Richards (Ioan Gruffudd) “Mister<br />
Fantastic”, capace di allungarsi<br />
all’infinito; a Johnny Storm (Chris<br />
Evans), detto “La Torcia” perché<br />
quando vola si accende come<br />
un cerino, e a Sue Storm (Jessica<br />
Alba), ovvero “La donna invisibile”,<br />
sull’astronave c’era anche il<br />
dottor Victor Van Doom, che però<br />
non si fa buono, anzi diventa il<br />
loro più acerrimo nemico. Come<br />
accade spesso ai numeri uno ci si<br />
sofferma troppo sulla genesi dei<br />
personaggi (imbarazzante la parte<br />
in cui i quattro non accettano<br />
la loro diversità) lasciando la trama<br />
ai sequel. Fatto per un pubblico<br />
di teenager, è con Daredevil<br />
il peggiore finora prodotto.<br />
personaggi e di morali nascoste.<br />
Tutte queste prerogative fanno<br />
di Miyazaki un autore rispettato<br />
non solo in Giappone (ricordiamo<br />
che ha firmato anche Heidi<br />
e Lupin III) ma in tutto il mondo.<br />
Per questo motivo, quest’anno<br />
gli è stato assegnato un Leone<br />
d’oro alla carriera alla Mostra di<br />
Venezia. La sua ultima fatica si<br />
SKELETON KEY<br />
Iain Softley<br />
Una giovane infermiera che<br />
dopo anni di routine vuole<br />
cambiare vita. Un annuncio<br />
su un giornale per assistere<br />
un vecchio malato. E una casa<br />
antica nel profondo sud americano.<br />
Sì, sì, ancora la solita<br />
vecchia casa piena di spiriti, di<br />
ricordi non sepolti, di segreti<br />
mai svelati. Ma è possibile che<br />
dopo cento anni di cinema si<br />
debba fare ancora paura con<br />
porte che sbattono e maniglie<br />
che girano? In più, tra riti voodoo<br />
e reincarnazioni, la storia<br />
si complica non poco. Scoprire<br />
chi è coinvolto e chi no diventa<br />
l’unico piccolo e noioso gioco<br />
per arrivare alla fine di un film<br />
che di affascinante ha il bel<br />
volto di Kate Hudson e le tre<br />
parole sbiascicate da un paralitico<br />
John Hurt (qui lontano dalle<br />
sue migliori interpretazioni).<br />
Skeleton Key è come un aereo<br />
che sta perennemente sulla<br />
pista di rullaggio, che promette<br />
di decollare ma non lo fa mai,<br />
principalmente a causa della<br />
sceneggiatura che riesce a<br />
complicare l’evidente. E sì che<br />
chi l’ha scritta, tal Ehren Kruger,<br />
dopo Ring e Ring2 è uno dei<br />
più quotati del firmamento hollywoodiano.<br />
intitola Il castello errante di Howl<br />
ed è tratto da un racconto della<br />
scrittrice inglese Diana Wynne<br />
Jones. La piccola protagonista<br />
Sophie lavora come cappellaia<br />
nel negozio del papà. Per uno<br />
sgarbo fatto a una strega viene<br />
trasformata in una adorabile vecchietta.<br />
Sophie andrà alla ricerca<br />
del mago Howl per rimediare al<br />
HERBIE<br />
IL SUPERMAGGIOL<strong>IN</strong>O<br />
Angela Robinson<br />
In un periodo in cui troppo<br />
spesso mancano le idee rispolverare<br />
vecchi successi è all’ordine<br />
del giorno. Ma ripulire dalle<br />
tonnellate di polvere il vecchio<br />
maggiolone n. 53 protagonista<br />
di lontani ricordi da oratorio è<br />
sembrata una mossa veramente<br />
azzardata. Però, pur sapendo<br />
che il film è destinato ai più<br />
giovani, bisogna ammettere che<br />
Herbie riesce ancora a divertire.<br />
Come molti attori moderni, anche<br />
“lui” conosce poche espressioni<br />
ma a un’auto progettata<br />
negli anni Sessanta si perdona<br />
un po’ tutto...<br />
In questa nuova versione il<br />
proprietario di Herbie non è<br />
più uno scattante trentenne (il<br />
mitico Dick Jones), ma la nuova<br />
star dei teenager Lindsay<br />
Lohan, che grazie al vecchio<br />
maggiolone trova successo,<br />
amore e un compagno per affrontare<br />
altre mille avventure. Il<br />
cattivo di turno è l’affascinante<br />
Matt Dillon nei panni del supercampione<br />
della Formula 1<br />
americana. La trovata migliore<br />
è quando Herbie fa la corte alla<br />
nuova versione del maggiolone<br />
(che, chissà perché, deve essere<br />
femmina!).<br />
SOLO UN MAGO CREA UN MAGO<br />
sortilegio. Howl, la cui leggenda<br />
vuole che seduca le giovani<br />
donne per rubar loro il cuore,<br />
vive in un castello semovente un<br />
po’ claudicante. Un castello che<br />
permette di raggiungere, attraverso<br />
delle porte, mondi lontani.<br />
Sophie e Howl riusciranno, grazie<br />
al castello e ai suoi poteri, a cambiare<br />
il loro destino. Ambientato<br />
in un mondo governato da rudimentale<br />
tecnologia e da spiriti<br />
malvagi, il film di Miyazaki ripropone<br />
ancora una volta temi a lui<br />
cari come il disprezzo per le armi<br />
e l’amore per la natura, il rispetto<br />
per la saggezza degli anziani<br />
e la curiosità per l’inarrestabile<br />
evoluzione del mondo. Chi ha<br />
amato La città incantata o Il viaggio<br />
di Chihiro troverà anche nelle<br />
avventure di Sophie la stessa<br />
incantevole poesia.<br />
MILANO<br />
Dieci anni e non<br />
sentirli<br />
Il Milano Film Festival arriva<br />
alla sua decima edizione.<br />
Dieci anni non sono pochi per<br />
un’iniziativa che è partita in<br />
sordina e che anno dopo anno<br />
è riuscita a coinvolgere sempre<br />
più persone. Andare davanti al<br />
Piccolo Teatro durante il festival<br />
è un’esperienza interessante.<br />
Gli organizzatori di Esterni,<br />
grazie a un’abile e capillare<br />
campagna promozionale, riescono<br />
a far confluire giovani<br />
da ogni parte della città. Molti<br />
interessati più all’happening<br />
che alle proiezioni, anche se i<br />
cinefili dentro le sale si fanno<br />
vedere, valutando opere che<br />
arrivano dai quattro cantoni<br />
del mondo.<br />
Quest’anno il Milano Film<br />
Festival si svolgerà dal 16<br />
al 25 settembre tra il teatro<br />
di via Rovello e il fossato del<br />
Castello Sforzesco. Quali le<br />
novità? Innanzitutto un omaggio<br />
a un pezzo di storia del<br />
cinema, con una retrospettiva<br />
dedicata a Le Festival du<br />
Film Maudit di Biarritz del<br />
1949, poi un focus sui videoclip<br />
musicali.<br />
Il punto di forza del festival<br />
sono sempre stati i cortometraggi<br />
e a conferma di ciò<br />
anche quest’anno è stato dato<br />
uno spazio autogestito ai registi<br />
non selezionati (il Salon<br />
des Refusés). Chi ama, poi, il<br />
cinema “parlato” potrà seguire<br />
gli Incontri Italiani, seminari<br />
che affiancano proiezioni di<br />
cortometraggi a momenti di<br />
discussione con registi italiani.<br />
Parte importante della programmazione<br />
saranno gli<br />
eventi collaterali: come le<br />
proiezioni e gli incontri dedicati<br />
agli studenti e ai bambini<br />
e la Borsa Democratica del<br />
Cinema, spazio espositivo e di<br />
scambio, con un programma<br />
specifico di incontri per gli<br />
addetti ai lavori, ma che prevede<br />
anche momenti di partecipazione<br />
per il pubblico del<br />
festival. Per tutte le altre info:<br />
www.milanofilmfestival.it.<br />
URBAN 55
LIBRI<br />
DI MARTA TOPIS<br />
PICCANTE METROPOLITANO<br />
LA LOLITA DEL RAJASTHAN<br />
In una città che ribolle<br />
lenta, la maliziosa<br />
Babyji s’invaghisce di<br />
India, seduce Rani e<br />
attira Sheela<br />
BABYJI<br />
Abha Dawesar<br />
Feltrinelli, I Canguri, 2005<br />
330 pp., 15 euro<br />
“Delhi è una città in cui le cose<br />
accadono in segreto. Una città<br />
in cui l’orizzonte è coperto da<br />
una coltre di particelle inquinanti<br />
e le giornate sono calde.<br />
Una città priva di sentimento<br />
ma ricca di passione. Vi chiederete<br />
come è possibile che esista<br />
passione senza sentimento: nello<br />
stesso modo in cui è possibile<br />
che esista sesso senza vita<br />
notturna. Delhi ribolle lenta, di<br />
nascosto. Ciò che ne emerge è<br />
un senso di urgenza.<br />
Nella Delhi in cui sono cresciuta<br />
succedeva di tutto. Donne sposate<br />
si innamoravano di ragazzine<br />
pubescenti, ragazzi si arrampicavano<br />
sui tubi di scarico<br />
per congiungersi alle mogli del<br />
vicino e studenti lo prendevano<br />
in bocca al professore di scienze<br />
nel laboratorio. Ma nessuno<br />
ne parlava mai.<br />
Io allora ero innocente, spinta<br />
unicamente dall’ambizione di<br />
fare qualcosa di importante<br />
per il mio paese, qualcosa che<br />
c’entrasse con la fisica. La mia<br />
conoscenza dei fatti della vita<br />
derivava esclusivamente dalla<br />
lettura, e per giunta di libri<br />
pudichi. Leggevo i classici del<br />
diciannovesimo secolo, George<br />
Eliot ed Emily Brontë. Quei libri<br />
non si addentravano mai nei<br />
particolari. Per porvi rimedio<br />
decisi di leggere il Kamasutra,<br />
cosa che dovetti fare in piedi<br />
nel garage per i motorini,<br />
trasformato in ripostiglio. Vi<br />
sgattaiolavo, munita di torcia<br />
elettrica, dopo che i miei genitori<br />
si erano addormentati. Il<br />
Kamasutra che mandai giù a<br />
forza sembrava appartenere in<br />
toto a un altro mondo, estraneo<br />
e assurdo. Dopo averlo letto,<br />
però, nella mia vita cominciaro-<br />
no ad accadere cose magiche.<br />
In particolare conobbi una donna.<br />
Ci incontrammo per la prima<br />
volta a scuola. Era venuta<br />
per partecipare a una riunione<br />
tra genitori e insegnanti. Io ero<br />
prefetto capo”.<br />
Immaginatevi l’adolescente<br />
Lolita di Nabokov che indossa<br />
un colorato sari ed è una studentessa<br />
alquanto secchiona di<br />
fisica che vive nell’utopia di fare<br />
qualcosa di grande per il suo<br />
paese. Poi osservatela mentre<br />
legge il Kamasutra e… oplà,<br />
galeotto fu il libro… la giovane<br />
Anamika scopre le gioie del<br />
sesso. Non solo con i compagni<br />
di banco, anzi le compagne<br />
come Sheela, considerata la<br />
più gettonata della sua scuola,<br />
ma con i grandi e per di più<br />
femmine, come la quarantenne<br />
India, sfacciata fumatrice<br />
che conosce a una riunione<br />
scolastica per genitori, e la<br />
domestica di casa, l’umile Rani,<br />
che viene picchiata dal marito<br />
ubriaco. Il racconto si srotola<br />
nelle strade di Dehli, città scura<br />
e resa pesante dalla polvere,<br />
sullo sfondo di matrimoni combinati<br />
alla Monsoon Wedding e<br />
di altre convenzioni sociali cui<br />
Anamika, che le amanti chiamano<br />
Babyji, si rifiuta di sottostare.<br />
Tra una pagina e l’altra<br />
spuntano stralunate (per chi<br />
non le capisce) annotazioni di<br />
fisica e meccanica quantistica,<br />
interrotte da una noiosissima<br />
lezione scolastica di educazione<br />
sessuale e dai racconti piccanti<br />
di ciò che succede nelle<br />
alcove inventate di volta in volta<br />
dalla furbissima Babyji. Fino<br />
a quando andrà all’università.<br />
IL GIORNALISTA E IL COMMISSARIO<br />
Due fratelli, l’arresto del padre e un serial-killer che insacchetta donne bionde senza lasciare tracce di sé<br />
SANGUE MARCIO<br />
Antonio Manzini<br />
Fazi Editore, 2005<br />
182 pp., 12,50 euro<br />
Ancora una scoperta per Fazi<br />
Editore, che questo anno festeggia<br />
dieci anni di nuovi talenti<br />
scovati con cura nella narrativa<br />
contemporanea. Parlando di<br />
libri Antonio Manzini è infatti<br />
un nome nuovo, ma sul grande<br />
schermo ha già messo la sua<br />
firma insieme a un altro scrittore,<br />
Nicolò Ammaniti, sulla<br />
sceneggiatura dell’ultimo film di<br />
Infascelli, Il siero della vanità. In<br />
Sangue marcio leggete di due<br />
fratelli, Pietro e Massimo, la cui<br />
vita cambia radicalmente il 12<br />
ottobre 1976 quando il padre<br />
viene improvvisamente arrestato,<br />
ed è il più piccolo, Pietro, a raccontarlo,<br />
con le parole e gli occhi<br />
di un bambino ricco della sua<br />
età. I due crescono, ognuno va<br />
per la sua strada. Pietro diventa<br />
giornalista, Massimo ispettore<br />
capo. Nel 2002 un killer seriale<br />
che insacchetta donne bionde<br />
con gli occhi azzurri cucendone<br />
la vulva con un filo di nylon li fa<br />
immagine tratta dalla copertina di: Babyji, Abha Dawesar, Feltrinelli, 2005<br />
rincontrare e una cinta di cuoio<br />
porta a galla terribili verità rimaste<br />
sepolte per anni…<br />
In Pietro forse troverete qualcosa<br />
del bambino di Ammaniti<br />
protagonista di Io non ho paura,<br />
l’uno alle prese con un arresto<br />
dei grandi, l’altro con un sequestro…<br />
ma qui la storia cresce<br />
insieme ai suoi personaggi e<br />
prende una piega completamente<br />
diversa, e poi, anche se fosse,<br />
il far pensare a un personaggio<br />
riuscito così bene a noi è parso<br />
unicamente un pregio. Provare<br />
per credere.<br />
SHORT<br />
Ancora in viaggio,<br />
tornati in città<br />
LATO B<br />
Gabriele Gobitti<br />
Lampi di Stampa, 2005<br />
153 pp., 10 euro<br />
Lorenzo e Luca, due storie,<br />
due vite parallele: quella di<br />
Luca, timido ragazzino delle<br />
elementari alle prese con una<br />
rocambolesca fuga, che penetra<br />
e si espande a macchia<br />
d’olio in quella di Lorenzo,<br />
venticinquenne, in viaggio<br />
verso la Spagna di Denia per<br />
il matrimonio di un amico, tra<br />
camioncini aerografati, notti<br />
brave in discoteca e l’incontro<br />
con Silvia, ispanica con<br />
piercing. Ma Lorenzo pensa<br />
ancora a Chiara e tornerà<br />
a casa, mentre Luca vuole<br />
solo Ilaria, la compagna dagli<br />
occhi blu. Dieci capitoli<br />
numerati al contrario, che si<br />
chiudono con una compilation<br />
musicale, opera di un<br />
vulcanico quasi-trentenne<br />
che la musica la ascolta davvero<br />
e da poco ha messo un<br />
piede nel mondo di Mtv.<br />
VIAGGIATORI <strong>IN</strong>TELLIGENTI<br />
Christian Carosi<br />
Edizioni Sonda, 2005<br />
115 pp., 9,50 euro<br />
L’avrete riconosciuto, lui è<br />
uno di quelli che racconta<br />
storie urbane sulle pagine<br />
del nostro giornale, qui nella<br />
speciale veste del viaggiatore<br />
con sale in zucca. Il suo è un<br />
agile manualetto che prima<br />
di un viaggio tutti dovrebbero<br />
leggere, per imparare la<br />
differenza che esiste tra un<br />
traveller, un nuovo nomade e<br />
un turista di massa e magari<br />
scoprire qualcosa di più sul<br />
fare vacanze responsabili e<br />
sostenibili. Buono da tenere<br />
presente… per le vacanze di<br />
Natale.<br />
URBAN 57
MEDIA<br />
BABYSITTER BYE BYE!<br />
AI BIMBI PENSA ROBOT X<br />
Un robot per tenere alla<br />
larga i malintenzionati<br />
dai più piccoli<br />
Fra i consumatori più consapevoli,<br />
molti ancora non sanno che<br />
cosa sia la tecnologia Rfid, nonostante<br />
tanti produttori dicano<br />
di volerla introdurre nelle loro<br />
catene (o l’hanno già fatto?).<br />
Si tratta di chip a radiofrequenza,<br />
che permettono di captare<br />
segnali in lontananza. Un esempio<br />
è “l’etichetta intelligente”<br />
con il microsensore che aiuta a<br />
rintracciare capi di abbigliamento<br />
rubati e fornisce preziose informazioni<br />
sul consumatore, sui<br />
suoi spostamenti e abitudini.<br />
I giapponesi, però, non si sono<br />
fermati qui. Unite la tecnologia<br />
Rfid a quella dei “robocop”,<br />
degli “androidi”, cioè ai robot in<br />
grado di svolgere funzioni tipicamente<br />
umane, come la tutela<br />
della sicurezza pubblica: se fino<br />
a oggi era fantascienza, adesso<br />
è realtà. La Secom ha già messo<br />
in commercio Robot X. Un essere<br />
meccanico creato per garantire<br />
l’incolumità dei bambini, specialmente<br />
in luoghi pubblici come<br />
scuole o giardini. L’invenzione,<br />
che mette in allerta babysitter e<br />
bidelli la cui parcella è senz’altro<br />
più alta di quella dell’androide,<br />
potrebbe rappresentare una vera<br />
e propria rivoluzione tecnologica<br />
nel mondo dell’infanzia.<br />
I bambini sono abituati a essere<br />
curati da accompagnatori in carne<br />
e ossa e, parliamoci chiaro,<br />
non hanno mai avuto difficoltà<br />
nell’aggirarne i controlli... ma ora<br />
gli odiati adulti avranno un mezzo<br />
in più a loro disposizione. Il<br />
meccanismo funzionerà attraverso<br />
l’uso di pratici braccialettini<br />
forniti appunto di chip a radiofrequenza,<br />
con i quali i bimbi<br />
potranno richiamare immediatamente<br />
l’attenzione di Robot X:<br />
Secom sostiene che il babysitter<br />
robotico, armato di fumogeni e<br />
sirene, sarà capace di mettere in<br />
fuga maniaci e pedofili. Anche<br />
se ora come ora il robot sembra<br />
piuttosto lento, raggiungendo al<br />
massimo i 10 chilometri orari.<br />
Altri dubbi, poi, sorgono legittimi:<br />
per esempio, come potrà<br />
Robot X cogliere la differenza<br />
fra un caso di molestia e magari<br />
un litigio fra due piccoli coetanei?<br />
La risposta rimane oscura.<br />
Ma se già con le babysitter in<br />
carne e ossa gli scherzi si sprecavano,<br />
ora con questo nuovo<br />
guardiano di metallo cresceranno<br />
esponenzialmente: dalle<br />
gare fra robot con fumogeni in<br />
classe, ai dispetti alle maestre<br />
apprensive. Della serie: “Se non<br />
mi restituisci la palla, chiamo il<br />
robot!”.<br />
<strong>IN</strong> RETE MEGLIO CHE <strong>IN</strong> CANT<strong>IN</strong>A<br />
www.crushpadwine.com:<br />
il vino te lo fai come<br />
vuoi tu<br />
Si chiama Crushpad, è una<br />
ditta vinicola californiana. Beh,<br />
qual è la notizia, vi chiederete?<br />
Per chi conosce il vino,<br />
non è certo una novità che la<br />
California sia una sorta di terra<br />
promessa della viticoltura. La<br />
vera novità è che Crushpad<br />
permette a chiunque, stando<br />
comodamente davanti al proprio<br />
computer, di produrre vino.<br />
Attraverso la rete (su www.<br />
crushpadwine.com) e con un<br />
semplice movimento del mouse<br />
potremo avere le “nostre”, nel<br />
vero senso della parola, bottiglie<br />
di vino. Non si tratta di<br />
un’operazione difficile, anche<br />
se prevede una trentina di passaggi.<br />
Infatti, le scelte da fare<br />
sono tante, dall’uva al tipo di<br />
fertilizzante, dai tempi di invecchiamento<br />
fino al tipo di imbottigliamento,<br />
per non dimenticare<br />
la modalità di raccolta e<br />
i tempi di fermentazione. Una<br />
volta avviato questo processo,<br />
si potranno seguire sul web le<br />
fasi di preparazione, infine con<br />
una cifra che varia tra i 13 e i<br />
20 dollari a bottiglia, avremo la<br />
nostra speciale produzione di<br />
vino (a partire da un minimo di<br />
220 litri).<br />
Sempre restando in tema di<br />
vino e tecnologia, non possiamo<br />
non citare il wine scanner<br />
dell’enologo del New Jersey<br />
Eugene Mulvihill. Si tratta di<br />
un’apparecchiatura cilindrica in<br />
grado di rilevare la composizione<br />
chimica del vino e fare una<br />
diagnosi sul suo stato di mantenimento.<br />
E poi, ci credereste?<br />
Magia delle magie, il wine scanner<br />
si usa a bottiglia chiusa.<br />
Potenza delle onde radio!<br />
illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />
E-GAMES<br />
MEDAL OF HONOR:<br />
EUROPEAN ASSAULT<br />
Ps2 – Xbox<br />
Un classico fra i classici giochi<br />
di guerra. Questa volta<br />
l’azione si svolge tutta nel<br />
vecchio continente, durante<br />
la seconda guerra mondiale.<br />
Concepito principalmente<br />
per le console, il gioco ha<br />
richiesto quasi due anni di<br />
lavorazione e può vantare la<br />
firma del mitico John Milius:<br />
una bella trasformazione, da<br />
Conan il barbaro a Un mercoledì<br />
da leoni fino ai giochi<br />
della Electronic Arts. Ma<br />
l’assenza del gioco on-line si<br />
fa sentire.<br />
HERBIE FULLY LOADED<br />
Gameboy Advanced<br />
Il maggiolino numero 53 è<br />
tornato, per la gioia dei più<br />
piccoli. Lo troviamo sugli<br />
schermi cinematografici ma<br />
anche in questo e-game.<br />
Ovviamente ci si cimenta<br />
in un gioco di corsa con le<br />
macchine, ma si tratta di<br />
corse molto particolari, che<br />
culminano in un rally finale<br />
dove le piste sono roventi e<br />
ci si affronta senza esclusione<br />
di colpi. Le modalità di<br />
gioco sono tre: story, freerace<br />
e championship.<br />
I FANTASTICI QUATTRO<br />
Pc – Gba – Ps2 – Xbox<br />
Finalmente sono tornati,<br />
Mister Fantastic, l’Uomo torcia,<br />
la Donna invisibile e la<br />
Cosa: anche loro si trovano<br />
sullo schermo cinematografico<br />
e in console. Il gioco<br />
è un picchiaduro che vede<br />
impegnati i quattro eroi<br />
nelle strade di New York,<br />
con la possibilità di usare<br />
una divertente modalità<br />
cooperativa in due. Vedremo<br />
se l’incontro tra la Marvel<br />
comics e la Activision saprà<br />
soddisfare le esigenze dei<br />
videogiocatori.<br />
URBAN 59
1 .<br />
2 .<br />
3 .<br />
4 .<br />
5 .<br />
6 .<br />
7 .<br />
8 .<br />
9 .<br />
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
agosto da I Tunes<br />
Music Store - Italia<br />
JUANES MI SANGRE<br />
La camisa negra<br />
DEPECHE MODE<br />
Precious<br />
DANIEL POWTER<br />
Bad day<br />
JAMES BLUNT<br />
You’re beautiful<br />
GREEN <strong>DAY</strong><br />
Wake me up when September ends<br />
SHAKIRA & A. SANZ<br />
La tortura<br />
BLACK EYED PEAS<br />
Don’t lie<br />
NEGRITA<br />
Rotolando verso sud<br />
BIAGIO ANTONACCI<br />
Pazzo di lei<br />
COLDPLAY 10 . Speed of sound<br />
ZOOM<br />
Depressione post ferie?<br />
Tornare a lavorare vi fa schifo?<br />
Molto meglio continuare<br />
a viaggiare in giro per il<br />
mondo, come alcuni musicisti<br />
Manouche, che dal 15 al<br />
18 settembre fanno tappa a<br />
Torino e suonano al IV Festival<br />
Internazionale Jazz Manouche<br />
Django Reinhardt, in programma<br />
tra via Borgodora<br />
e il Cortile del Maglio (ex<br />
Arsenale Militare, ingresso in<br />
via Andreis 18). Tanta musica<br />
jazz e swing, tutta in chiave gipsy<br />
però, interpretata cioè da<br />
uno dei ceppi più antichi del<br />
popolo zingaro, i Manouche,<br />
che si esibisce ancora con chitarre<br />
con le corde in argento<br />
e acciaio. Inoltre, laboratori a<br />
cielo aperto e rassegne cinematografiche.<br />
Info: www.djangoreinhardt.it<br />
60 URBAN<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MONESI<br />
VIDEOCLIP: UNA VOLTA<br />
TANTO, ONORE AI REGISTI<br />
ANTON CORBIJN,<br />
JONATHAN GLAZER,<br />
MARK ROMANEK &<br />
STÉPHANE SEDNAOUI<br />
The Directors Label/<br />
Palm Pictures/Mute<br />
Quante volte guardando un<br />
videoclip o uno spot vorremmo<br />
saperne di più… Chi è il regista,<br />
chi sono gli attori, come è stato<br />
realizzato, sono domande che<br />
restano troppo spesso senza<br />
risposta. Dubito che il digitale<br />
terrestre conterrà presto questo<br />
genere di informazioni, e neppure<br />
la tv satellitare, che già potrebbe<br />
darcele… Invece di farcire<br />
i dvd dei film con contenuti extra<br />
spesso noiosi e che pochissimi<br />
guardano, almeno nei dvd musicali<br />
dovrebbero sempre esserci le<br />
risposte alle nostre curiosità o i<br />
bellissimi bonus di questi quattro<br />
dvd, che dovrebbero essere citati<br />
per esempio per ricchezza di<br />
contenuti, magia espressiva, arte<br />
dei menu e della navigazione.<br />
Dal dicembre 2003 a oggi Palm<br />
Pictures ha pubblicato i dvd coi<br />
lavori di tre incredibili registi,<br />
documentando la loro carriera<br />
dalla musica alla pubblicità. Spike<br />
Jonze, Michel Gondry & Chris<br />
Cunningham sono diventati dischi<br />
d’oro in Gran Bretagna e si<br />
sono guadagnati la fama di prodotti<br />
cult in tutto il mondo.<br />
Il 12 settembre escono quattro<br />
dvd di questa imperdibile collezione,<br />
col lavoro di altri quattro<br />
registi straordinari che hanno arricchito<br />
con le rispettive identità<br />
la cultura popolare, con i loro stili<br />
personali e gli innovativi approc-<br />
La dance non se la passa benissimo<br />
da qualche anno a questa<br />
parte e non hanno giovato le<br />
compilation con brani non originali<br />
che per anni hanno invaso<br />
gli scaffali dei negozi di dischi<br />
e deluso gli acquirenti. Meglio<br />
rifugiarsi nelle compilation house<br />
dagli anni ’90 fino al 2000.<br />
Come gli Annual, le triple compilation<br />
che scandiscono il tempo<br />
col meglio della musica house<br />
del Ministry Of Sound, discoteca<br />
e music management cult di<br />
Londra, o come Testament of<br />
House e Testament of House:<br />
ci al mondo dei media e della<br />
comunicazione, dalla fotografia ai<br />
film, dai documentari alle pubblicità<br />
che hanno fatto tendenza e<br />
agli spot musicali.<br />
Contengono videoclip, spot, corti,<br />
interviste agli artisti, inediti,<br />
rarità, foto e immagini dal backstage.<br />
Onore a Richard Brown<br />
che ne ha curato l’authoring.<br />
Anton Corbijn è famoso per i<br />
ritratti delle rockstar, le mostre<br />
personali nei musei, i libri, gli<br />
artwork per le confezioni degli<br />
the second prophecy. Packaging<br />
curatissimo, in questi due album<br />
doppi c’è davvero tutto: tracce<br />
storiche come Wintersong degli<br />
Africanism o Infancia Magica<br />
di Claude Monnet mixati dal<br />
leggendario Knee Deep, il meglio<br />
per le serate più cool. Per<br />
tutti i dj, invece, da non perdere<br />
la compilation House Nation<br />
Classics che nei primi due cd<br />
racchiude tutte le hit anni ’90 in<br />
versione extended non mixata<br />
pronte per l’utilizzo professionale<br />
in serata, e in un terzo cd<br />
bonus il meglio delle tracce già<br />
album e soprattutto per i videoclip<br />
di Joy Division, Depeche<br />
Mode, Nirvana, Metallica, ecc...<br />
Il libro U2 & I che documenta la<br />
sua amicizia con Bono e gli altri è<br />
ora alla terza ristampa. Anton sta<br />
inoltre per dirigere il suo primo<br />
film Control sulla vita e la morte<br />
di Ian Curtis dei Joy Division basato<br />
sulla bio scritta da Deborah<br />
Curtis.<br />
Jonathan Glazer è un habitué<br />
degli award pubblicitari: suoi<br />
sono gli spot di Stella Artois,<br />
mixate e pronte da ballare. I nomi<br />
sono quelli che contano per<br />
capire il genere: gli Everything<br />
But The Girl con Missing, Cunnie<br />
Williams con Saturday e gli altri<br />
che troverete in questa top 10<br />
con gli imperdibili house anni<br />
’90.<br />
1) Robin S, Show me love<br />
(Stonebridge Club Mix)<br />
2) Moloko, Sing it back (Boris<br />
Musical Mix)<br />
3) Everything But the Girl,<br />
Missing (Todd Terry Remix)<br />
4) Jamiroquai, Space Cowboy<br />
(David Morales Classic Club<br />
Guinness, Levis, Volkswagen,<br />
ma nei videoclip ha superato se<br />
stesso lavorando per Radiohead,<br />
Jamiroquai, Blur e Massive<br />
Attack. Poi, il grande salto nel cinema<br />
con Sexy Beast e l’impressionante<br />
Birth con Nicole Kidman<br />
e Lauren Bacall. I menu del dvd<br />
sono incredibili: vere e proprie<br />
storie di vita con protagonista un<br />
clochard.<br />
Mark Romanek ha rivoluzionato<br />
la cultura del videoclip mondiale<br />
con Michael & Janet Jackson in<br />
Scream, Johnny Cash in Hurt,<br />
e poi Beck, David Bowie, Rem,<br />
Lenny Kravitz e Madonna. Venti<br />
MTV awards, tre Grammys,<br />
l’award della Country Music<br />
Association e tre Billboard Music<br />
Awards. In più, due dei suoi<br />
video fanno parte della collezione<br />
permanente del Moma e<br />
nel 1997 MTV lo ha premiato<br />
con il Video Vanguard Award,<br />
per la prima volta attribuito a un<br />
regista.<br />
Il parigino Stéphane Sednaoui<br />
è diventato un regista di fama<br />
mondiale grazie alle foto di<br />
moda rese celebri da Jean-Paul<br />
Gaultier. Il suo primo video musicale<br />
è stato il pluripremiato<br />
Give it away per i Red Hot Chili<br />
Peppers nel 1992, poi U2, Rem,<br />
Neneh Cherry, Alanis Morrisette,<br />
Björk e qualche mese fa Walk on<br />
the wild side di Lou Reed.<br />
Non c’è dubbio: di nuovo la serie<br />
di The Directors Label ha messo<br />
assieme alcuni degli esempi più<br />
spettacolari del mondo delle<br />
immagini. Queste sono collezioni<br />
classiche e iconiche che escono<br />
dalla categoria solita dei dvd!<br />
HOUSE DI F<strong>IN</strong>E VENTESIMO SECOLO<br />
Viaggiando indietro nel tempo, si possono trovare punti di riferimento anche nei recentissimi anni Novanta<br />
Remix)<br />
5) Adeva, Respect (Extended<br />
Version)<br />
6) Crystal Waters, Gypsy woman<br />
(Red Bone Club Mix)<br />
7) Joe Smooth Feat Anthony<br />
Thomas, Promised land (Club<br />
Mix)<br />
8) Cunnie Williams Feat Monie<br />
Love, Saturday (Mousse T<br />
Welcome to the Start Hotel Mix)<br />
9) Ruffneck Feat Yavahn,<br />
Everybody be somebody<br />
(Extended Mix)<br />
10) The Heartists, Belo<br />
Horizonti (Long Mix)<br />
ODDITORIUM OR WARLORDS<br />
OF MARS<br />
The Dandy Warhols<br />
Emi<br />
Dopo Welcome to the Monkey<br />
House, uscito nel 2003, c’era<br />
da aspettarsi di tutto ma non<br />
che questi ragazzi di Portland<br />
(Oregon) si fossero bruciati gli<br />
ultimi neuroni! La città non aiuta<br />
certo a rimanere sobri: scorrono<br />
fiumi di alcool in tutti i locali dall’onnipresente<br />
clima bohemien<br />
che ispirò anche il loro principale<br />
successo Bohemian like you.<br />
L’album cita il loro giocattolo preferito,<br />
lo studio di registrazione<br />
casalingo messo su due anni fa,<br />
Odditorium (da odd). In apertura<br />
Colder than the coldest winter<br />
was cold, una traccia parlata in<br />
cui Bill Curtis favoleggia un’assurda<br />
storia della band, rivoluzionata<br />
nel suono e negli intenti dall’invenzione<br />
del sintetizzatore e<br />
del “banjo elettrificato”! Bill, con<br />
la sua storica voce impostata, riferisce<br />
che se Gene Vincent, Elvis<br />
Presley e B.B. King avessero sentito<br />
la musica dei Dandy Warhols<br />
l’avrebbero definita “rock’n’roll”.<br />
L’imponente Love is the new<br />
feel awful è la prima canzone<br />
dell’album: promette bene. Poi<br />
brani orecchiabilissimi affollano la<br />
tracklist come sequel naturali di<br />
Bohemian like you. La follia di Did<br />
you make a song with Otis è indescrivibile,<br />
mentre There is only this<br />
time è vera avanguardia, come il<br />
finale A loan tonight: oltre 11 minuti<br />
di rock lento e denso.<br />
FESTA<br />
Alex Britti<br />
Universal Music<br />
Anticipato a giugno dal singolo<br />
Prendere o lasciare, l’album Festa<br />
racchiude un nuovo Alex Britti<br />
che sembra voler ottenere un<br />
rispetto maggiore anche dal pubblico<br />
che l’ha snobbato sinora<br />
etichettandolo come “personaggio<br />
pop” nonostante i suoi sforzi<br />
di introdurre la “sesta napoletana”<br />
nei suoi spartiti e incuranti<br />
della sua abilità straordinaria con<br />
la chitarra, scoperta da bambino<br />
e da allora mai lasciata. Le cose<br />
che ci uniscono è tra i testi più<br />
belli. Alex ha dei vaghi francesismi<br />
in Tornano in mente e nella<br />
dolcissima ...e dopo cercami che<br />
a tratti rievocano la tranquillità<br />
di Fabio Concato e le pennellate<br />
emozionali di Tenco. Ma la modernità<br />
dei suoni e l’energia con<br />
cui suona la chitarra lo proiettano<br />
in un’area della Hall of Fame<br />
assolutamente disabitata. Una<br />
è piena di sorprese sonore; 5<br />
sembra uscito da un concerto<br />
degli US 3 visto con gli occhi di<br />
Jovanotti. Suoni ricercati e raffinati<br />
anche in Quanto ti amo. Il<br />
blues di Un po’ con te cede spazio<br />
all’ avanguardia elettronica di<br />
Polvere di marmo. Su tutti i brani,<br />
tranne Strumentale, trionfano i<br />
testi: leggeri, profondi, in rima,<br />
cantati con trasporto o quasi<br />
senza prosodia, ma sempre importanti.<br />
Insomma: finalmente il<br />
piacere di comprare un disco italiano.<br />
E con un suono da paura!<br />
per anni al grido “il rock melodico<br />
in Italia è morto”!<br />
I Simple Minds, invece, sono vivi<br />
e vegeti e a tre anni dall’ultimo<br />
lavoro ritornano con questo<br />
Black and White 050505 (Edel).<br />
L’album è stato registrato in<br />
Italia e in Olanda e mixato a Los<br />
Angeles dal leggendario Bob<br />
Clearmountain. Jim Kerr lo ha<br />
definito “un disco classico dei<br />
Simple Minds sebbene con una<br />
nuova energia”. Home è il primo<br />
singolo, un brano nel classico<br />
stile dei Simple Minds, nel quale<br />
i vecchi fan potranno riporre tut-<br />
COLE’S CORNER<br />
Richard Hawley<br />
Mute/Virgin<br />
È più dolce dei precedenti<br />
il quarto album di uno dei<br />
più grandi chitarristi di tutti<br />
i tempi, amato dai Coldplay,<br />
dai Rem e da moltissimi artisti<br />
che a lui si ispirano per il loro<br />
lavoro. Richard è stato touring<br />
guitarist dei Pulp e ha lavorato<br />
in studio con Robbie Williams,<br />
le All Saints e molti altri.<br />
Ma da solo regala tutta la sua<br />
raffinata nostalgia e ci riporta<br />
ai temi di Pat Boone, Dean<br />
Martin e altri mostri sacri del<br />
passato. Maestri della canzone<br />
d’amore e di un modo di cantare<br />
sdoganato dalla rivelazione<br />
Michael Bublé.<br />
Solo nei disco e lounge bar più<br />
prestigiosi potete aver ascoltato<br />
i suoi brani, messi all’indice<br />
dagli ambienti della musica<br />
“ufficiale”, proprio quella che<br />
acclama gli stessi rullanti spazzolati,<br />
gli stessi piatti appena<br />
toccati, gli stessi lenti arpeggi<br />
riverberati. Ma, si sa: con gli<br />
stessi ingredienti, le ricette<br />
possono essere molto diverse<br />
e queste, da Just like the rain a<br />
Who’s going to shoe your pretty<br />
little feet, da Cole’s Corner a<br />
(Wading through) the waters of<br />
my time, sono autentiche love<br />
song, come si facevano una<br />
volta, senza fronzoli modaioli…<br />
Richard Hawley non canta<br />
la sua Sheffield, ma la nostra<br />
America.<br />
te le loro aspettative.<br />
Un altro ritorno di una band ancora<br />
più “antica” (anno di nascita<br />
1968!) è quello clamoroso dei<br />
Deep Purple, il cui ultimo cd è<br />
del 2003, il piacevole Bananas.<br />
Dopo il Nord Europa e il Nord<br />
America, i mostri sacri di Smoke<br />
on the water, acclamatissimi<br />
al Live 8, sono in concerto in<br />
Spagna e in Germania, e i primi<br />
di ottobre uscirà il nuovo album<br />
Rapture of the Deep con i brani<br />
Rapture of the Deep, Girls like<br />
that, Wrong man, Junkyard blue e<br />
Back to back.<br />
SURGERY<br />
The Warlocks<br />
Virgin<br />
Una storia tormentata da droga,<br />
alcool, contratti discografici<br />
strappati e un turn over di 19 artisti<br />
nell’organico della band californiana<br />
più stramba della storia<br />
della musica, che oggi vanta un<br />
line up di fenomeni: da JC Rees<br />
(chitarra) a Jenny Frase (basso)<br />
e, ovviamente, il grande Bobby<br />
Hecksher (chitarra e voce solista).<br />
Registrato senza badare a spese<br />
fra i più prestigiosi studi di Los<br />
Angeles e prodotto dal leggendario<br />
Tom Rothrock, Surgery è<br />
probabilmente il capolavoro del<br />
gruppo. “Ascoltavo i Shangri-Las,<br />
the Ronettes, Phil Spector” dice<br />
Bobby, “e ho voluto creare un<br />
nuovo rock’n’roll ibrido, un mix<br />
tra sonic space age e doo-wop!”.<br />
Ed è riuscito a far venire i brividi<br />
con le sue citazioni di Sonic<br />
Youth, Spacemen 3, Adam and<br />
the Ants, sempre coi Sex Pistols<br />
e i Velvet Underground nel cuore.<br />
Da Come save us, il primo pezzo<br />
dell’album a Suicide note, l’ultimo,<br />
la formazione, composta da due<br />
batteristi e quattro chitarristi produce<br />
un muro del suono dai connotati<br />
ipnotici che ti impedisce di<br />
fermare il cd player o di skippare<br />
le tracce. Non a caso Bobby conosce<br />
i trucchi usati nelle playlist<br />
dalle radio americane per non<br />
farti cambiare stazione, poiché è<br />
cresciuto a pane rock’n’roll, passando<br />
la sua infanzia nella radio<br />
del nonno a Tampa, in Florida.<br />
STORIE DI ORD<strong>IN</strong>ARIA RESURREZIONE<br />
Pensavate che certi gruppi appartenessero alla vostra infanzia o adolescenza? Possono sempre ricominciare!<br />
Gli scozzesi Simple Minds<br />
sperano di cavalcare il ritorno<br />
di molte band di successo negli<br />
anni Ottanta: è andata bene ai<br />
Duran, su cui nessuno era disposto<br />
a scommettere vista la overexposition<br />
degli anni d’oro ed è<br />
andata bene ai Tears for Fears<br />
che sono ritornati on air dopo<br />
secoli. Dei Duran nessuno voleva<br />
pubblicare il nuovo album, ma si<br />
sa che i discografici prendono<br />
certe cantonate! A proposito di<br />
ricordi, anche Ligabue che è da<br />
poco tornato col nuovo album, si<br />
era visto sbattere porte in faccia<br />
In questo autunno ricco di ritorni,<br />
da segnalare anche quello<br />
di una band scozzese, i Franz<br />
Ferdinand con il secondo album,<br />
senza titolo. Il cd, differisce dal<br />
primo solo per i colori della<br />
copertina, nero, rosso e verde.<br />
Inciso in Scozia e remixato a<br />
New York, è un capolavoro annunciato.<br />
Anche The Rasmus ritornano in<br />
questi giorni con Hide from the<br />
sun, un album che si preannuncia<br />
delizioso, inciso a Stoccolma,<br />
e fra i più attesi dopo il successo<br />
di Dead letters.<br />
CONCERTI<br />
SUBSONICA<br />
6 settembre<br />
Roma – Centrale del tennis<br />
9 settembre<br />
Vicenza – Piazza Monte Berico<br />
15 settembre<br />
Napoli – Arenile di Bagnoli<br />
LIGABUE<br />
10 settembre<br />
Reggio Emilia – Campovolo<br />
HIM<br />
12 settembre<br />
Milano – Rolling Stone<br />
MICK HARVEY<br />
13 settembre<br />
Milano – Magazzini Generali<br />
BRYAN ADAMS<br />
13 settembre<br />
Milano – Mazdapalace<br />
14 settembre<br />
Torino – Mazdapalace<br />
15 settembre<br />
Genova – Mazdapalace<br />
ELISA<br />
7 settembre<br />
Roma – Centrale del tennis<br />
16 settembre<br />
Milano – Mazdapalace<br />
L<strong>IN</strong>EA 77<br />
17 settembre<br />
Bologna – Estragon<br />
50 CENT<br />
25 settembre<br />
Roma – Palalottomatica<br />
27 settembre<br />
Bologna – Palamalaguti<br />
28 settembre<br />
Milano – Forum<br />
JAMIROQUAI<br />
29 settembre<br />
Milano – Forum<br />
1° ottobre<br />
Casalecchio di Reno -<br />
Palamalaguti<br />
URBAN 61
TEATRO<br />
DI IGOR PR<strong>IN</strong>CIPE<br />
PERFORMANCE <strong>IN</strong> LIBERTÀ<br />
Tanti spettacoli in<br />
esclusiva nazionale, per<br />
un festival ormai di culto<br />
ROMA<br />
Romaeuropa Festival 2005<br />
A volerne indovinare un filo<br />
conduttore, ci si convince che<br />
lo è proprio la sua assenza.<br />
Dal 1986 – anno in cui a Villa<br />
Medici si tenne la sua prima<br />
edizione – il festival romano ha<br />
sempre considerato la totale<br />
libertà d’espressione come l’unico<br />
vero comandamento nella<br />
costruzione del programma.<br />
Questa ventesima edizione continua<br />
a obbedirvi, articolandosi<br />
lungo 28 spettacoli distribuiti<br />
tra i principali luoghi cittadini:<br />
dal teatro Palladium al Parco<br />
della Musica, passando per<br />
l’Accademia di Santa Cecilia e<br />
l’ippodromo di Tor di Valle. Qui<br />
è prevista l’apertura, affidata a<br />
Bartabas e alla sua compagnia<br />
Zingaro: Loungta, les chevaux<br />
de vents racconta il buddismo e<br />
le atmosfere del Tibet attraverso<br />
Amore e relativa faida<br />
familiare in una pizzeria<br />
anni Cinquanta<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Romeo e Giulietta<br />
Il classico di Shakespeare apre<br />
la stagione del teatro Stabile di<br />
MILANO<br />
Tablò<br />
È il racconto di un gioco di seduzione<br />
tra l’artista e la propria<br />
ispirazione, per dare vita a una<br />
Musa onirica e inseguirla tra i<br />
luoghi mitici dell’immaginario<br />
romantico: il Moulin Rouge, il<br />
Titanic, il balcone di Giulietta.<br />
Nato dall’incontro tra il regista<br />
Serge Denoncourt, il costumista<br />
François Barbeau e il protagonista<br />
Gaetano Triggiano, questo<br />
musical ha nel forte impatto<br />
visivo il suo elemento di spicco<br />
e arriva a Milano dopo aver debuttato<br />
in luglio alla Versiliana.<br />
Teatro Smeraldo<br />
Dal 27 settembre<br />
le evoluzioni di 25 destrieri.<br />
Il loro è un ritorno al Festival<br />
dopo quindici anni. Altre rentrée<br />
sono quelle di Lloyd Newson<br />
e i Dv8, che in Just for Show<br />
danzeranno il significato dell’apparenza<br />
nel mondo contemporaneo,<br />
e della Socìetas Raffaello<br />
Sanzio di Romeo Castellucci,<br />
con l’episodio X della Tragedia<br />
Endogonidia, Marseille.<br />
Libertà d’espressione significa<br />
sempre più incontro tra i linguaggi<br />
dell’arte. Tony Oursler<br />
e la musicista Kim Gordon si<br />
sono uniti in Perfect partner<br />
per mostrare il valore simbolico<br />
delle auto nella cultura americana,<br />
mentre Katarzyna Kozyra<br />
si rivolge alla multimedialità per<br />
affrontare i temi più spinosi della<br />
contemporaneità. È invece storia<br />
l’apartheid, e il Festival celebra<br />
i dieci anni dalla sua fine con i<br />
nove cortometraggi di William<br />
Kentridge e con le danze della<br />
giovane compagnia sudafricana<br />
Via Katlehong Dance. Mentre<br />
gli esperimenti dello psicologo<br />
americano Stanley Milgram sull’inclinazione<br />
alla violenza e la<br />
Torino. Ma definirlo “classico”,<br />
in questo caso, è un azzardo. La<br />
rilettura che ne propone Oskaras<br />
Korsunovas, trentaseienne regista<br />
lituano, deraglia dal binario<br />
della storia d’amore tra i due<br />
giovinetti per indagare la vicenda<br />
di Montecchi e Capuleti come<br />
una questione di guerra. Che si<br />
svolge non in case nobiliari e tra<br />
i relativi balconi, ma tra le pen-<br />
ROMA<br />
Progetto Thierry Salmon<br />
Il progetto, nato due stagioni fa<br />
come scuola di teatro itinerante<br />
diretta da Franco Quadri, presenta<br />
al pubblico il risultato dei<br />
workshop estivi. Quest’anno li<br />
hanno guidati due giganti della<br />
scena: Carlo Cecchi e Rodrigo<br />
Garcia. Il primo è ritornato sul<br />
Don Giovanni di Molière, da lui<br />
affrontato senza soddisfazione<br />
nel 1978. L’altro ha riflettuto<br />
sull’inclinazione degli uomini a<br />
complicarsi la vita in Alzate la<br />
testa, coglioni! Sulla scena, per<br />
ogni pièce, 15 giovani stagisti.<br />
Teatro Valle, Teatro Quirino<br />
14/15 settembre<br />
subordinazione agli ordini ispirano<br />
L’alba di un torturatore, degli<br />
italiani Teatrino Clandestino.<br />
tole, i tegami e i tavoli infarinati<br />
di quella che pare una pizzeria<br />
degli anni Cinquanta.<br />
Pluripremiato, lo spettacolo ha<br />
debuttato nel 2003 all’Hebbel<br />
Theater di Berlino e incentra<br />
se stesso sull’inimicizia tra le<br />
famiglie: non se ne conosce l’origine,<br />
ma determina l’amore, la<br />
ribellione e la tragedia dei protagonisti.<br />
Korsunovas ne prende<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
TorinoDanza<br />
Settembre è il mese del Focus 9,<br />
ovvero della nona tappa in cui si<br />
articola quello che pare essere<br />
un festival permanente (il Focus<br />
1 risale al 2003). L’apertura<br />
(il 6) è per Sylvie Guillem, protagonista<br />
con Michael Nunn e<br />
William Trevitt di Rise and Fall. A<br />
seguire, tutte prime per l’Italia,<br />
alcune delle quali in esclusiva.<br />
Come Koerper, di Sasha Waltz<br />
(il 10), e Kazahana di Saburo<br />
Teshigawara. Chiude Akram Khan<br />
Company, con Zero degrees.<br />
Teatri Regio, Nuovo e Limone<br />
Fonderie Teatrali<br />
Dal 6 settembre al 26 ottobre<br />
Dal 30 settembre<br />
al 27 novembre<br />
www.romaeuropa.net<br />
SHAKESPEARE VERSIONE PIZZA PIE<br />
spunto per condurre un’indagine<br />
complessa sulla natura umana,<br />
rivelandone caratteristiche desolanti.<br />
Come quella di mantenere<br />
vivo l’odio verso un nemico sulla<br />
base di una tradizione di cui, alla<br />
lunga, si perde cognizione.<br />
Teatro Carignano<br />
29/30 settembre<br />
www.teatrostabiletorino.it<br />
MITI, WORKSHOP E POI... FOCUS!<br />
PALERMO<br />
Murale<br />
Mahmud Darwish è il poeta<br />
più letto nel mondo arabo ed è<br />
l’autore di un testo che racconta<br />
la fine della civiltà con le parole<br />
di un uomo malato, cui tocca<br />
assistere all’Intifada del 2000 a<br />
Gerusalemme. Privo di retorico<br />
nazionalismo e ispirato dall’incontro<br />
tra culture, questo poema<br />
diventa teatro grazie alla regia di<br />
Federico Tiezzi. Sul palco, l’italiano<br />
di Sandro Lombardi si unisce<br />
all’arabo dello stesso Darwish,<br />
in una città emblematica per la<br />
storia dell’Islam in Italia.<br />
Teatro Garibaldi<br />
17/18 settembre<br />
© Dv8<br />
MILANO<br />
FESTIVAL<br />
MilanOltre<br />
Dietro il titolo Migrazioni: di<br />
paese in paese, di corpo in corpo,<br />
il festival milanese nasconde<br />
l’insidioso dubbio su come vivere<br />
la contemporaneità. Ovvero:<br />
mutare pelle, paese e cultura o<br />
radicarsi in una dimensione che<br />
vede nell’altro un potenziale<br />
nemico? In questa edizione<br />
– la diciannovesima – si cerca<br />
una risposta, per esempio,<br />
nelle espressioni artistiche di<br />
un paese drammaticamente<br />
investito dalla frizione tra quei<br />
due atteggiamenti. È l’Olanda<br />
di Theo Van Gogh, che porta a<br />
Milano i Made in da shade con<br />
Scarfaced, riscrittura rap del film<br />
di De Palma, e Il colore del diavolo,<br />
storia di colonialismo firmata<br />
da Walraven e Borreman.<br />
Tra le altre presenze, gli inglesi<br />
Tim Crouch e Russel Bar e il<br />
brasiliano Eduardo de Paiva<br />
Souza, che con Ulrike Quade<br />
presenta la favola gotica Angel.<br />
Teatri dell’Elfo, Litta e<br />
Leonardo<br />
Dal 20 settembre<br />
al 16 ottobre<br />
MILANO<br />
Tramedautore<br />
Dal caldo Brasile alla glaciale<br />
Scandinavia, la V edizione della<br />
rassegna ideata da Outis esamina<br />
il rapporto tra uomo e storia<br />
alla luce della drammaturgia<br />
contemporanea. Il complesso<br />
mondo brasiliano sarà di scena<br />
al teatro Grassi con le pièce<br />
di Marcos Barbosa e Flavio de<br />
Souza, cui seguiranno i lavori di<br />
Peter Asmussen e Jon Fosse, in<br />
cui si raccontano le tensioni tra<br />
i meccanismi sociali dei paesi<br />
nordeuropei e il desiderio di<br />
indipendenza personale dei<br />
loro cittadini. Non mancherà<br />
uno spazio per le voci critiche<br />
del teatro italiano – tra tutti,<br />
Antonio Tarantino e un omaggio<br />
a Raffaello Baldini – e per<br />
il teatro in versi, partendo dai<br />
lavori di Nevio Spadoni.<br />
Teatri Grassi, Arsenale e Out Off<br />
Dal 10 al 18 settembre<br />
URBAN 63
© Fabio Bonetti, Confiniconflitti<br />
ARTE<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
IL CONTENUTO DELLE FORME Porno effervescenze<br />
in 30 dittici d’autore<br />
MILANO<br />
Timothy Greenfield-Sanders<br />
Da quando è uscito in America<br />
per i tipi di Bulfinch Press lo<br />
scorso ottobre, si è fatto un<br />
gran parlare di XXX 30 Porn-<br />
Star Portraits, il libro di Timothy<br />
Greenfield-Sanders che riunisce<br />
30 dittici fotografici di re e regine<br />
del porno, e che vanta saggi<br />
introduttivi a firma di personaggi<br />
di spicco come Lou Reed,<br />
Salman Rushdie, Gore Vidal,<br />
John Malkovich. Quanto basta<br />
per creare un caso. E ora, con un<br />
anno di ritardo, le foto di XXX 30<br />
Porn-Star Portraits sbarcano in<br />
Italia nella galleria di Paolo Curti,<br />
Annamaria Gambuzzi & co (in<br />
via Pontaccio 19), dove all’inaugurazione<br />
è atteso anche lui,<br />
Greenfield-Sanders in persona, il<br />
fotografo di attori hollywoodiani<br />
e presidenti d’America. In XXX<br />
regala una legittimazione delle<br />
star a luci rosse, un catalogo di<br />
icone del sesso dove non manca<br />
nessuna “categoria”, dalla bionda,<br />
all’asiatica, al gay, il nero,<br />
l’etero, la lesbica. L’obiettivo<br />
della sua Deardorff li immortala<br />
in due scatti che si fronteggiano,<br />
pressoché identici negli sfondi,<br />
nelle pose e nelle espressioni:<br />
PERCORSI D'ARTE IMPREVEDIBILI<br />
NAPOLI<br />
XII Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo<br />
Per dieci giorni e dieci notti di fila, la città con più babies d’Europa<br />
diventa ufficialmente giovanissima. Settecento artisti under<br />
30 provenienti da paesi<br />
europei e dai paesi del<br />
Mediterraneo arrivano<br />
a Castel Sant’Elmo per<br />
la nuova edizione della<br />
mitica Biennale. Obiettivi:<br />
promuovere la creatività<br />
giovanile e favorire la<br />
tolleranza e l’incontro tra<br />
culture diverse. Con un<br />
unico, immenso leit motiv:<br />
la passione.<br />
Dal 19 al 28 settembre<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
XI Biennale Internazionale di<br />
fotografia<br />
La stagione del paparazzismo di<br />
Tazio Secchiaroli, lo sguardo sugli<br />
anni della rivolta di Tano D’Amico,<br />
i freelance del Bar Giamaica, le<br />
foto di cronaca di mafia di Letizia<br />
Battaglia e Franco Zecchin, e molto<br />
altro. L’undicesima Biennale di<br />
Fotografia di Torino, a Palazzo<br />
Bricherasio, è tutta dedicata agli<br />
ultimi 60 anni di fotogiornalismo in<br />
Italia, di cui ricostruisce storia, stili<br />
e tendenze, con più di 350 immagini<br />
(info: www.fif.arte2000.net).<br />
Fino al 2 ottobre<br />
© Tonino Conti<br />
da una parte, smessa la loro<br />
veste adamitica e indossati felpa<br />
e jeans, le porno star non sono<br />
poi così diverse dal ragazzo o la<br />
ragazza della porta accanto. Ma<br />
se il nostro sguardo si sposta<br />
appena un po’ più a destra, ecco<br />
che la loro naturale e prepotente<br />
BOLOGNA<br />
Richard Billingham<br />
Da squallide ricognizioni<br />
di interni<br />
operai e giardinetti<br />
di periferia alla rivisitazione<br />
degli stessi<br />
in chiave onirica,<br />
suadente e misteriosa:<br />
a distanza di sei<br />
anni dai primi scatti,<br />
Richard Billingham<br />
cambia sorprendentemente<br />
volto, e con una sicurezza quasi spudorata. Ma voi di che<br />
Billingham siete? Scopritelo alla Galleria Marabini (info: tel. 051-<br />
6447482), dove è esposta la doppia serie Black Country dell’astro<br />
della fotografia inglese. Dal 18 settembre al 20 ottobre<br />
MILANO<br />
Joe Colombo<br />
fisicità torna a regnare sulla scena.<br />
Piuttosto difficile, stavolta,<br />
passare inosservati.<br />
Paolo Curti / Annamaria<br />
Gambuzzi & co<br />
dal 29 settembre al 5 novembre<br />
tel. 02-86998170<br />
Chi non si è seduto<br />
almeno una volta sulla<br />
leggendaria sedia<br />
Universale, coloratissima<br />
e modellata<br />
in un unico pezzo di<br />
plastica, alzi la mano.<br />
Un design del 1965,<br />
è uno dei pezzi<br />
esposti all’interno di Inventing the future, la mostra che la Triennale<br />
dedica a Joe Colombo in collaborazione con il Vitra Design Museum<br />
(info: tel. 02-724341). Una panoramica dei suoi modelli più innovativi<br />
dagli anni ’50 alla fine dei ’60 (nel 1971 Colombo morì a soli 41<br />
anni), progettati nelle forme e nei materiali a lui più congeniali.<br />
Dal 16 settembre al 18 dicembre<br />
Tera Patrick, 2004<br />
ART TOUR<br />
Non solo mostre<br />
PRATO/NAPOLI<br />
Videominuto 2005<br />
Prendete il festival di video lunghi<br />
un minuto che da 13 anni<br />
è il vanto del Centro Pecci di<br />
Prato e spostatelo virtualmente<br />
a Napoli: avrete la novità dell’edizione<br />
2005, dove la serata<br />
finale del 10 settembre viene<br />
trasmessa in diretta anche<br />
sugli schermi del Pan. Per il<br />
resto, tutto come da copione,<br />
con un cartellone ricchissimo e<br />
articolato che vi travolgerà con<br />
una valanga di video, concorsi,<br />
vj-ing set e progetti speciali.<br />
Dall’8 al 10 settembre<br />
www.videominuto.it<br />
BOLOGNA<br />
Festival del libro d’arte<br />
Con cinque giorni di presentazioni<br />
e mostre, a ingresso<br />
rigorosamente libero, Artelibro<br />
torna ad animare Palazzo Re<br />
Enzo e del Podestà e alcune<br />
piazze di Bologna. La formula è<br />
collaudata: si parte dagli stand<br />
di un centinaio di editori d’arte<br />
(gli italiani sono i primi al mondo<br />
con 2500 nuovi titoli all’anno),<br />
dove acquistare volumi<br />
anche rari e preziosi, e si finisce<br />
a parlare di musei, restauro e<br />
architettura nei tanti incontri<br />
collaterali.<br />
Dal 22 al 26 settembre<br />
www.artelibro.it<br />
ROMA<br />
www.plot.@rt.europa<br />
Potrebbe sembrare una classica<br />
collettiva di 170 artisti<br />
contemporanei, non fosse<br />
che coinvolge dieci gallerie<br />
di altrettante città europee<br />
(da Atene a Berlino a Roma) e<br />
prevede un unico vernissage<br />
telematico (info: Arturarte, tel.<br />
0761-527955). Ma è solo un<br />
assaggio di quanto accadrà in<br />
novembre, quando la mostra<br />
sbarcherà, stavolta per davvero,<br />
al Museo Laboratorio di Arte<br />
Contemporanea e al Castello di<br />
Genazzano.<br />
16 settembre h 19<br />
URBAN 65
NIGHTLIFE<br />
LIGTH&SOUND DAL FOSSATO<br />
Per il festival che da<br />
quest’anno brilla di luce<br />
propria, la parola<br />
d’ordine è sperimentare<br />
MILANO<br />
Audiovisiva<br />
Il suono della scena. La scena<br />
del suono. Cioè: un incontro in<br />
tempo reale tra sound and vision.<br />
È Audiovisiva, rassegna nata nell’ambito<br />
del Milano Film Festival<br />
2003 e in appena due edizioni<br />
riconosciuta a livello europeo.<br />
Sospesa tra arte e tecnologia, tra<br />
Che palle, un’altra Notte<br />
Bianca. E io che volevo dormire,<br />
e invece no! Il 17 settembre<br />
non potrò chiudere occhio, con<br />
Roma che rimane quell’immensa<br />
città caotica anche di notte,<br />
proprio quando devo riposare.<br />
Ma non è bastata l’edizione<br />
dell’anno scorso, quando due<br />
milioni di visitatori hanno affollato<br />
le piazze e le strade per una<br />
festa che è durata fino alle 8 del<br />
mattino? Proprio quando dovevo<br />
alzarmi... E invece no! Tutto<br />
passato e presente, tra emozione<br />
e percezione, Audiovisiva riflette<br />
le ultime espressioni artistiche e<br />
quest’anno si apre a tutti i generi<br />
musicali, elettronica, hip hop,<br />
jazz, new jazz, classica, rumoristi,<br />
break dance, per mescolarli e<br />
rielaborarli. Frutto di un’attenta<br />
ricerca verso tutto ciò che è<br />
nuovo, artisticamente elitario e<br />
meno diffuso, Audiovisiva porta a<br />
Milano, da giovedì 29 settembre<br />
a domenica 2 ottobre nei fossati<br />
del Castello Sforzesco, artisti<br />
ed esperti internazionali che<br />
terranno workshop sulla musica<br />
elettronica e meccanica, video<br />
arte, sound design, trattandone<br />
aperto: negozi, musei, cinema,<br />
biblioteche, chiese. Quest’anno,<br />
poi, gli eventi sono circa 350,<br />
sparsi per tutta la città: centro,<br />
periferia, ovunque. Sicuramente<br />
faranno qualcosa vicino a casa<br />
mia. Mannaggia, addio riposo!<br />
Potrei chiedere a Giorgia se<br />
mi ospita, ma al Gianicolo c’è<br />
un concerto sinfonico proprio<br />
all’alba. Forse da Fabio? Ma<br />
lui sta in centro e alla Galleria<br />
Sordi c’è un evento condotto<br />
da Daniele Formica, Giuseppe<br />
aspetti artistici e tecnici. E si<br />
abbandoneranno all’improvvisazione<br />
collaborando in una performance<br />
live al buio, cioè senza<br />
essersi conosciuti e aver provato<br />
assieme prima.<br />
Audiovisiva inizia sin dal primo<br />
pomeriggio, con il momento<br />
didattico e sperimentale della<br />
rassegna. Il clou la sera, dall’ora<br />
dell’aperitivo fino all’una di notte,<br />
con showcase di etichette note a<br />
livello internazionale, tra cui spicca<br />
Leaf, presente con tre artisti:<br />
Murcof, messicano di fama mondiale,<br />
Colleen, francese, impegnato<br />
in una live performance molto<br />
particolare utilizzando strumenti<br />
Cederna e Alessandro Haber,<br />
Jazz on White – la libertà della<br />
musica nera nella Notte Bianca,<br />
dedicato ai grandi della storia<br />
del jazz. Figuriamoci che casino.<br />
Forse, potrei dormire da Peppe?<br />
Lui ha casa un po’ fuori, a Prima<br />
Valle, ma mi diceva qualcosa sui<br />
Bandao… on the road, la banda<br />
brasiliana di 40 elementi tra<br />
percussioni e ballerini, un vero<br />
delirio! Come quello che faranno<br />
tutti i perdigiorno che andranno<br />
alla maratona musicale del tea-<br />
classici, come il contrabbasso,<br />
per riprodurre suggestive sonorità<br />
elettroniche e meccaniche;<br />
Efterklang, gruppo emergente<br />
composto da dieci persone che<br />
si esibiranno con due laptop, un<br />
piano, una chitarra, tre vocalist,<br />
batteria, basso, violino.<br />
Domenica, finale con Pole, l’artista<br />
berlinese che unisce all’elettronica<br />
contaminazioni, dub e<br />
hip-hop e, probabilmente, Miguel<br />
Marin aka Arbol. Tutti gli aggiornamenti<br />
su www.audiovisiva.com.<br />
GIULIA CHIESA<br />
Fossati del Castello Sforzesco<br />
dal 29 settembre al 2 ottobre<br />
NOTTE BIANCA: LA PALPEBRA NON CALA<br />
tro Ambra Jovinelli, Notte Bianca<br />
all’Esquilino. Musica per l’integrazione,<br />
all’insegna della world<br />
music, con percussioni africane,<br />
danza e folklore brasiliano: e anche<br />
casa di Sabrina e Barbara è<br />
inagibile. A questo punto potrei<br />
chiederlo a Martina, che abita in<br />
piazza dei Sanniti: così almeno<br />
mi ascolto il concerto di Elio e le<br />
Storie Tese. Tanto di dormire, ho<br />
già capito, non se ne parla!<br />
Info: www.lanottebianca.it.<br />
ANDREA BAFFIGO<br />
CLUB<br />
Al calar delle tenebre<br />
la vita si accende<br />
MILANO<br />
Follow the pleasure<br />
Volete unire in una sola notte<br />
molti dei piaceri della vita, come<br />
cucina, vino e buona musica?<br />
Dal 13 settembre provateci al<br />
Tocqueville, ogni martedì dalle<br />
21.30 in poi. In attesa di agitarvi<br />
in pista, potete degustare sushi<br />
targato Parco o, se preferite,<br />
salumi e formaggi doc accostati<br />
a rossi decisamente interessanti.<br />
Il tutto condito da raffinate<br />
sonorità house che si declinano<br />
su ritmi più dance e commerciali<br />
col trascorrere della notte.<br />
Info: tel. 393-3364648<br />
www.followthepleasure.it<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
The Plug<br />
Buone notizie per chi ama la<br />
musica elettronica. La nuova<br />
stagione di The Plug riparte al<br />
Centralino il 17 settembre con il<br />
dj tedesco Reinhard Voigt, personaggio<br />
chiave dell’etichetta<br />
culto Kompakt. E il 23, per la<br />
gioia di tutti, dalla Francia arriva<br />
Ark, autentico innovatore della<br />
scena elettronica, già anni fa.<br />
Via delle Rosine, 16<br />
Info: tel. 011-837500<br />
BOLOGNA<br />
Ca.Cu.Bo.<br />
Grande festa di inaugurazione<br />
post-estate, l’ultimo sabato<br />
di settembre, per il Ca.Cu.<br />
Bo. (letteralmente: Cantiere<br />
Culturale Bolognese), una sorta<br />
di cittadella della cultura nata<br />
sulle spoglie di un cantiere abbandonato,<br />
che ospita gruppi,<br />
associazioni, laboratori e organizza<br />
eventi e serate dance e<br />
live. Tante le cose che bollono<br />
in pentola, tipo un drive-in, una<br />
scuola di jazz, un corso formazione<br />
dj e l’allestimento di sale<br />
prova per musicisti e teatranti.<br />
Via Santa Caterina di Quarto<br />
Info: tel. 340-6446013 -<br />
347-1321000<br />
URBAN 67
PRIMA&DOPO<br />
ARTHÈ CAFÉ<br />
02-29528353<br />
Un anno compiuto da poco,<br />
tre soci, di cui uno, Andrea,<br />
sempre in trincea, e un sacco di<br />
cosine interessanti da bere, fare<br />
e vedere. Ovvero: all’ora felice<br />
(18-20.30) un buffet fatto come<br />
chef comanda, con tanto di<br />
involtini di pollo farciti al crudo<br />
e golosità assortite che escono<br />
espresse dalla cucina (5 euro i<br />
soft drink, 7 i long, con mojito<br />
in cima alla classifica); opere di<br />
artisti alle pareti e finché il caldo<br />
regge, tutti i giovedì degustazione<br />
di bianchi con piattino<br />
di crudité di pesce a 10 euro.<br />
Via Pisacane, 57<br />
Sempre aperto<br />
MOSCATELLI<br />
02-6554602<br />
Il sciur Moscatelli ha ceduto il<br />
suo regno ai maestri panettieri<br />
della porta accanto, che con<br />
rispetto hanno traslocato il<br />
locale un portone più in là,<br />
conservandone insegna, scaffali<br />
e ammenicoli vitivinicoli.<br />
Oggi in più c’è un bel bancone<br />
enogastronomico e una cucina<br />
a vista. Resta l’aperitivo vinoso<br />
(dalle 18, 5 euro al calice),<br />
contornato da focaccette e pizzette<br />
del padrone di casa e da<br />
qualche sfizioso piatto caldo.<br />
Una ventina i vini alla mescita.<br />
Corso Garibaldi, 93<br />
Chiuso domenica<br />
BEAUVISA<br />
02-45484516<br />
Lo dice il nome: qui siamo<br />
nella ex-periferia milanese<br />
della Bovisa, sempre più trendy,<br />
sempre più frequentata. In<br />
un vecchio deposito edile è<br />
spuntato un locale nottambulo<br />
con aperobuffet a 6 euro (a<br />
partire dalle 18) e omonimo<br />
cocktail della casa a base di<br />
Martini Bianco, amaretto, succo<br />
d’arancia e frutta. Poi c’è cucina<br />
italiana, in settimana live-music<br />
e, se avete ancora fame, pizza<br />
tutta la notte: più di così…<br />
Via Ugoni, 18<br />
Chiuso domenica<br />
68 URBAN<br />
MANGIARE & BERE | MILANO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
LO SQUALO È À LA CARTE<br />
Tutti al Kirribilly, davanti<br />
a una bistecca di<br />
antilope, di squalo o a<br />
una coscia di renna!<br />
C’era una volta Kirribilly, un<br />
popolare pub-birreria australiano,<br />
dove si veniva per trangugiare<br />
pinte di buona birra, seguire<br />
le partite di rugby, cricket, calcio<br />
o qualsiasi altro sport propinato<br />
dal satellite inglese e, se<br />
pungeva vaghezza, provare<br />
un panino farcito con carne di<br />
canguro. Se lo era inventato nel<br />
1999 Alessandro, al ritorno da<br />
un viaggio in Australia, riempiendo<br />
le pareti di bric-e-brac<br />
e variopinti souvenir oceanici.<br />
Dopo sei anni e fiumi di birra, lui<br />
e il socio Luca, girata la boa dei<br />
40, hanno deciso che era giunta<br />
l’ora di fare qualcosa di nuovo.<br />
Detto e fatto: abbassata la serranda,<br />
hanno allargato le mura<br />
Risotto giallo e polletto<br />
all’abbazia di Chiaravalle<br />
Di giorno tutti in ufficio, aria<br />
condizionata e cravatta intorno al<br />
collo, la sera ancora tanta voglia<br />
di stare all’aperto, magari sotto<br />
un pergolato verde, sopportando<br />
anche qualche zanzara, perché<br />
comunque fa estate… ma dove?<br />
A pochi minuti dal Corvetto, di<br />
fronte all’Abbazia di Chiaravalle:<br />
qui c’è il “Laghett”, un ristorante<br />
milanese che esiste da una vita<br />
inglobando la vicina bottega di<br />
lingerie, hanno pittato le pareti,<br />
tolto qualche applique di troppo<br />
(restano, per gli affezionati, la testa<br />
di squalo, i graffiti aborigeni,<br />
le sciarpe da tifoseria e il profilo<br />
piatto delle Ayers Rock), ma<br />
soprattutto hanno allestito una<br />
sala ristorante vera e propria<br />
con tanto di tovaglie in fiandra<br />
pesca-salmone, mega-bicchieroni<br />
di vino da degustazione e<br />
lampade/lanterne in rame scintillante.<br />
Resta anche il nome, corredato<br />
di suffisso “Beer & Food”, per far<br />
capire a chi non li conosce che<br />
il pub è passato di categoria, ha<br />
abbandonato l’Australia e ora<br />
gioca la carta ristorazione.<br />
E qui c’è un’altra bella sorpresa:<br />
la sera, infatti, nei sette tavoli (e<br />
non uno di più) della sala affacciata<br />
su strada (tranquilli, nell’altra<br />
permane il mega-schermo<br />
per le partite, che d’ora in poi<br />
(ovvero 1890), quando bisnonna<br />
Emma dava da mangiare ai viaggiatori<br />
di passaggio sulla strada<br />
per la campagna. Oggi in cucina<br />
c’è Paolo, aiutato da mamma<br />
Pinuccia, ma i locali (ristrutturazioni<br />
a parte), l’ambiente (con un<br />
pergolato a prova di giardiniere)<br />
e soprattutto i piatti sono rimasti<br />
quelli di sempre.<br />
Primo fra tutti il risotto alla milanese,<br />
fatto come Dio comanda<br />
con midollo, brodo di manzo<br />
e gallina, zafferano e un bel<br />
saranno a numero chiusissimo),<br />
al Kirribilly si ha la possibilità di<br />
assaggiare – udite, udite – un<br />
bel bisteccone di carne di canguro<br />
(non poteva mancare), antilope,<br />
bisonte canadese, renna (e<br />
settembre è proprio la stagione<br />
giusta) e addirittura squalo, oltre<br />
ai tagli più comuni, per modo di<br />
dire, di filetto Angus argentino<br />
e Picaña brasiliano, il tutto fatto<br />
alla piastra per far capire bene<br />
il sapore che hanno e a cifre abbordabili<br />
che viaggiano dai 14 ai<br />
25 euro. Se poi avete con voi chi<br />
si impressiona, non rinunciate:<br />
dalla cucina esce un fantastico<br />
Fish & chips a 14 euro. Niente<br />
primi piatti, solo qualche verdura<br />
(grigliata, pastellata o fresca) da<br />
condire con salse britanniche<br />
o un piatto misto di formaggi<br />
sempre made in UK, da accompagnare<br />
a una selezione speciale<br />
di birre e a un pot-pourri<br />
di vini italiani e non (Sudafrica,<br />
bicchiere di Barbera, che viene<br />
servito anche “al salto” (certo è<br />
un avanzo, ma la tradizione vuole<br />
così!). Altrimenti ci sono pasta e<br />
ravioli fatti in casa o una zuppa.<br />
Tra i secondi, sul calar dell’estate<br />
impera ancora il vitel tonné, in<br />
lotta per la pole-position con il<br />
mitico polletto alla piastra: unica<br />
raccomandazione, ordinatelo ad<br />
Angelo per tempo perché richiede<br />
un’ora di cottura. Più avanti in<br />
autunno, cassoela e rustisciada<br />
con polenta diventano invece<br />
Cile, Australia e California per<br />
gradire).<br />
Alla fine si spende sui 30/35<br />
euro, in media con il caro-euro<br />
milanese, ma senz’altro provando<br />
qualcosa che dalla media ci<br />
esce alla grande.<br />
Sul lato bevereccio, per i patiti<br />
dei super-alcolici il Kirribilly ora<br />
ha inserito una carta dei cocktail<br />
più richiesti (6,50 euro l’uno), le<br />
pinte di birra costano sempre 3<br />
(media) e 5 (intera) euro, mentre<br />
per l’aperitivo, sotto il bancone-bar,<br />
è nascosto un progetto<br />
speciale, di cui i soci ancora<br />
non vogliono rivelare nulla. Che<br />
significa che per scoprirlo vi toccherà<br />
mangiare una bella bisteccona<br />
di squalo.<br />
KIRRIBILLY BEER & FOOD<br />
via Castelmorrone, 7<br />
tel. 02-70120151<br />
sempre aperto, ristorante solo<br />
la sera, chiuso domenica<br />
PERGOLA CON VISTA <strong>FUORI</strong>PORTA<br />
scelte obbligate. Si finisce con<br />
una iper-calorica panna cotta,<br />
torta Sbrisolona o gelato alla crema<br />
annegato nel Barolo Chinato.<br />
Il tutto sui 35 euro (senza vino,<br />
che in caraffa è buono e abbordabile):<br />
un’ottima scusa per trascorrere<br />
le ultime serate all’aperto.<br />
ANTICA TRATTORIA LAGHETT<br />
via Sant’Arialdo, 126<br />
loc. Chiaravalle<br />
tel. 02-5691717<br />
chiuso martedì sera e mercoledì<br />
illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />
MOUSSAKA CON NOSTALGIA<br />
Piatti e ricette dal menu greco per sentirsi ancora un po’ in quel magico mondo fatto di bianco e di blu<br />
MYKONOS<br />
02-2610209<br />
Piace sempre questo angolo di<br />
Grecia costruito sulla Martesana:<br />
siete in città ma vi sembra di non<br />
esserlo… e, quando finalmente<br />
avete parcheggiato le quattroruote<br />
e vi sedete tra le pareti intonacate<br />
(non fosse che manca il mare<br />
e che c’è qualche zanzara in più),<br />
quasi quasi provate l’ebbrezza di<br />
sentirvi ancora in vacanza. Si cena<br />
con 25 euro, se non si esagera<br />
con le bottiglie di Santorini secco<br />
o di Moscofilero della Macedonia.<br />
Sul menu ci trovate tutto quello<br />
che una tradizionale taverna greca<br />
deve avere: poker di salsine (tzatziki,<br />
taramo-melizano-tirosalata),<br />
Mezeraki (antipastone di olive,<br />
peperoni alla griglia, pomodori,<br />
involtini di acciughe) servito con<br />
bicchierino di ouzo, super-moussaka<br />
(attenzione, qui fatta con<br />
zucchine), souvlaki assortiti (due<br />
spiedini a testa, uno se di filetto) e<br />
specialità come l’insalata di polpo<br />
e imam bayildi (melanzana ripiena<br />
di verdure). Si finisce in bellezza<br />
con biscotti alle mandorle annegati<br />
nella metaxa.<br />
Via Tofane, 5<br />
Aperto solo la sera, chiuso<br />
martedì<br />
Ristorante o libreria:<br />
l’importante è imparare<br />
a spignattare<br />
Eh sì. Per molti il rientro<br />
dalle vacanze estive ha un<br />
effetto dirompente, più che<br />
il Capodanno: settembre è il<br />
momento di mettersi a dieta,<br />
di iscriversi in palestra, di fare<br />
questo e quello, ma soprattutto<br />
è il momento di dedicarsi<br />
a un corso, non importa se di<br />
“Storia del frullino e del minipimer”<br />
o di “Dialetto mongolico”,<br />
quello che conta è che sia<br />
un corso per imparare.<br />
E poiché, ultimamente, sembra<br />
che tutti passino per la<br />
dispensa (tiggi incluso), ecco<br />
che <strong>Urban</strong> vi suggerisce due<br />
simpatici modi per imparare a<br />
spignattare (cosa che nella vita,<br />
fidatevi, serve sempre).<br />
Il primo è un corso di cucina<br />
al ristorante, nella fattispecie<br />
nel nuovo locale polifunzionale<br />
impiantato all’Isola dal giovane<br />
chef Rico Guarnieri, il Teatro<br />
7 (via Civerchio, 9. Tel. 02-<br />
KALLIOPI<br />
02-58107040<br />
Da Salonicco un take away<br />
che è una garanzia. Perché è<br />
sempre lì, con i suoi sgabelli<br />
appollaiati sul Naviglio Grande.<br />
Il suo pita gyros (che ha ormai<br />
tagliato il traguardo dei 4,60<br />
euro) è un intramontabile<br />
evergreen, da ruminare nella<br />
notte seduti a bordo darsena<br />
sognando l’Egeo, con l’immancabile<br />
lattina di birra Mythos in<br />
mano. Dentro alla pita di pane<br />
untuoso navigano insieme alla<br />
carne ingredienti come cipolle,<br />
pomodori, salsina yogurtosa<br />
tzatziki e persino delle simpatiche<br />
patatine.<br />
Se, poi, avete appresso l’amico<br />
vegetariano, per lui la carne<br />
viene prontamente sostituita da<br />
formaggio feta e verdure.<br />
Se gradite, potete buttarvi su<br />
un antipastino a 3,60 euro<br />
come tiropita (sfoglia con feta),<br />
dolmadakia (riso avvolto nelle<br />
foglie di vite) o kolokithokeftedes<br />
(impronunciabili polpette<br />
di zucchine) e, per finire, un<br />
classico yogurt greco con miele<br />
e noci.<br />
Ripa di Porta Ticinese, 13<br />
Sempre aperto<br />
69900702). Qui si mangia con<br />
vista sulla cucina a pranzo e a<br />
cena, a base di piatti semplici<br />
ma deliziosi e con un buon rapporto<br />
qualità prezzo (12 euro<br />
ESPERIDES<br />
02-26143634<br />
Una squadra di donne di<br />
Ioanninon nell’Epiro, capeggiate<br />
dalla signora Anastasia, vi accoglie<br />
nelle due sale più ingresso<br />
bianche e blu di questa ristogyrosteria<br />
doubleface unica in<br />
città. Il gyros di carne qui, infatti,<br />
ve lo portate a casa per 3,50<br />
euro oppure, con 8,50 euro,<br />
ve lo mangiate su un piatto in<br />
dose doppia mettendo le gambe<br />
sotto il tavolo. Un menu potente,<br />
con iper-classici come moussaka<br />
di melanzane e la novità<br />
fresca fresca del pesce: souvlaki<br />
di gamberi e calamari, garides<br />
iouvetsaki (gamberi al forno con<br />
feta) e un difficilissimo kalamara<br />
tiganita (calamari fritti). Sedici<br />
etichette di vino greco, birra,<br />
ouzo, metaxa, tsipouro (grappa<br />
tipo raki) e triandofilo (liquore alle<br />
rose) così, quando c’è musica<br />
dal vivo (una volta al mese, info<br />
su www.esperides.it), l’alcol fa<br />
muovere le gambe e tutti ballano<br />
il sirtaki. Piatti di carne sugli 8<br />
euro, di pesce sui 10/12: regolatevi<br />
voi sul bere…<br />
Via Lulli, 28/b ang. via<br />
Porpora<br />
Chiuso lunedì<br />
a mezzogiorno, 30 a cena); ma<br />
soprattutto si frequentano i<br />
corsi di cucina di Rico e compagni,<br />
con lezioni a tema (dal<br />
13 settembre, in successione,<br />
MYTHOS<br />
02-29001851<br />
Sottotitolato “Sapori<br />
Mediterranei” ma greco di<br />
Atene al 100 per cento con<br />
tanto di cerchi olimpici fotografati<br />
sulla parete di fondo,<br />
Mythos è un allegro localino<br />
con cucina a vista dai colori pastello<br />
a due passi dal Cimitero<br />
monumentale.<br />
Alle griglie il suo boss<br />
Alessandro, un greco dai capelli<br />
bianchi, un po’ schivo,<br />
ma sorridente, che cura personalmente<br />
la ricerca degli<br />
ingredienti, molti dei quali (pita<br />
per prima) arrivano direttamente<br />
dall’Egeo. Il gyros pita di<br />
maiale con pomodoro, cipolla<br />
e tzatziki costa 3,50 euro, ma<br />
se lo mangiate sul posto arriva<br />
su piatto ovale con patate fritte<br />
(quelle vere), insalata e salsa<br />
di yogurt (il tutto a 9 euro, ma<br />
vi riempie). Il pasto si completa<br />
con una birra ghiacciata<br />
Marathon o con un densissimo<br />
yogurt guarnito da amarene<br />
e frutta fresca. Questa volta ci<br />
sbilanciamo: il gyros più mitico<br />
della città.<br />
Via Quadrio, 23<br />
Chiuso lunedì<br />
TE LA LEGGI E TE LA CUOCI<br />
erbe aromatiche, tè e caffè,<br />
farine e grani, per esempio) che<br />
si svolgono il martedì. Ciascuna<br />
ammonta dai 30 ai 50 euro,<br />
ma la didattica costa e poi vi<br />
sedete a tavola e assaporate i<br />
risultati.<br />
Il secondo modo è un corso di<br />
cucina fai-da-te, per il quale ci<br />
si avvale, oltre che della batteria<br />
di pentole, di una nuova collana<br />
di libri edita dai Magazzini<br />
Salani (Luigi Spagnol – Niccolò<br />
Barbiero, Corso di Cucina: la<br />
Pasta). Prendiamo per esempio<br />
il primo uscito, quello sulla pasta:<br />
in nove lezioni i due autori<br />
(dei quali il risvolto di copertina<br />
dice solo che mangiano<br />
spesso l’uno a casa dell’altro)<br />
vi accompagnano passo a<br />
passo dalla preparazione di un<br />
banale piatto di maccheroncini<br />
in bianco ai 22 passaggi per<br />
cimentarsi in un Timballo di<br />
bucatini alla Flammand, con<br />
trucchi e segreti per stupire<br />
anche chi non vi avrebbe mai<br />
dato una lira come chef…<br />
Una sfida davvero all’ultimo<br />
coltello!<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Alt! Fermatevi in<br />
Dogana<br />
Ve li ricordate? Totò e soci<br />
stavano alle colonne di San<br />
Lorenzo e la loro Dogana<br />
Golosa, inaugurata nel 2003,<br />
aveva raccolto un bel numero<br />
di adepti. Dallo scorso giugno<br />
hanno traslocato baracca<br />
e burattini in una traversa<br />
della Stazione Centrale (certo,<br />
meno trendy ma assai<br />
più parcheggevole). Totò è<br />
rimasto, così pure i soffitti a<br />
volta in mattoni a vista, gli<br />
scaffali pieni di enogastroguide,<br />
le vetrinette con i ferri del<br />
mestiere (bicchieri, cavatappi<br />
e dintorni) e il bancone di<br />
legno su cui spesso troneggia<br />
un bel prosciuttone stretto<br />
nella sua morsa; di nuovo c’è<br />
un mega-trompe-l’oeil che<br />
raffigura (banale ma a tema)<br />
una cantina. Circa 320 le<br />
etichette a disposizione, per<br />
la stragrande maggioranza<br />
di casa nostra, con eccezione<br />
per qualche bottiglia francese<br />
e spagnola; tutto il resto<br />
ciccia, perché – sentenzia<br />
Totò senza mezzi termini<br />
– “questi vini costruiti ci<br />
hanno proprio rotto le palle!”.<br />
Tutto fumo e niente uva,<br />
insomma… Qui in Dogana al<br />
calice si beve quasi tutto con<br />
partenza da 2 euro fino ai<br />
15 di un Barolone del 1997<br />
e la premiata carta dei vini<br />
sembra un vocabolario che<br />
dall’Aglianico arriva fino allo<br />
Zinfandel. Aggiungeteci vini<br />
dolci, bollicine e pure le magnum<br />
dei vini, e soprattutto<br />
un invitante menu dove i<br />
piatti più gettonati sono zuppa<br />
di cipolle e controfiletto di<br />
manzo alle fave di cacao. La<br />
buona notizia è che spenderete<br />
sui 30/35 euro, quella<br />
meno buona è che siete in un<br />
interrato senza finestre. Ma<br />
pazienza.<br />
DOGANA GOLOSA<br />
via Gasparotto, 3<br />
tel. 02-66711051<br />
chiuso domenica e sabato<br />
a pranzo<br />
URBAN 69
PRIMA&DOPO<br />
FRIENDS<br />
06-6861416<br />
Legno, acciaio e una bella illuminazione<br />
intorno al bancone<br />
non vi distolgano da una serie<br />
di cocktail da lode. Il Friend’s<br />
Frozen, per esempio, con gelato<br />
home made. Già, perché qui la<br />
qualità si sente anche negli assaggi:<br />
caponatina di melanzane,<br />
farrotto con verdure e addirittura<br />
una tempura più che espressa,<br />
da un menu di appetizer a parte.<br />
Non per niente, Friends è il locale<br />
che ha importato gli aperitivi<br />
nella capitale e ancora fa scuola.<br />
Fermatevi anche a cena perché<br />
le premesse ci sono tutte.<br />
Via della Scrofa, 60<br />
Sempre aperto<br />
SOCIÉTÉ LUTÈCE<br />
06-68301472<br />
Dilaga sulla bella piazzetta la<br />
simpatia di questo localino nato<br />
esclusivamente per aperitivi<br />
fino a notte fonda. Tre ambienti<br />
grandi come le stanze di casa,<br />
arredi che sembrano volutamente<br />
rimediati, poltroncine, tavolini<br />
dagli anni ’50 ai ’70 e nella saletta,<br />
che fa pensare a un tinello<br />
neorealista, il tavolo con le cose<br />
buone: quattro paste per sera,<br />
il cous cous, le verdure grigliate,<br />
salse allo yogurt, sesamo e<br />
così via. Fantastico! Si beve e si<br />
mangia, anche solo con 2 euro<br />
e mezzo! E in Trastevere, dagli<br />
stessi poliedrici soci, è appena<br />
arrivato anche Freni e Frizioni (in<br />
via del Politeama 4).<br />
Piazza di Montevecchio, 17<br />
Sempre aperto<br />
LA BOTTEGA DEL CAFFÈ<br />
06-4815871<br />
Più che altro un salotto allargato<br />
sulla piazza, in un mélange di<br />
umanità varia suadente e rilassato.<br />
Mai quanto ai tavolini della<br />
Bottega, però, dove vi passano<br />
davanti aperitivi accompagnati<br />
da spiedini di frutta, bruschette e<br />
altre amenità. All’interno, volte a<br />
mattoncini, grandi tubi in acciaio<br />
e un bancone con tanti sfizi.<br />
Piazza Madonna dei Monti, 5<br />
Sempre aperto<br />
MANGIARE & BERE | ROMA<br />
DI LAURA RUGGIERI<br />
<strong>IN</strong> UNA TAZZA DI TÈ, TUTTA<br />
LA C<strong>IN</strong>A CHE NON TI ASPETTI<br />
Tè ma non solo,<br />
direttamente dalla<br />
Grande Muraglia<br />
Di questi tempi non c’è paese<br />
al mondo più della Cina che<br />
incuriosisca, scateni passioni,<br />
ribalti soprattutto idee e preconcetti.<br />
Non c’è locale più di<br />
Green T che capovolga una certa<br />
idea della Cina, che più o meno<br />
tutti e più o meno fino a ieri<br />
avevamo. Tanto più a tavola… e<br />
allora andiamo a scoprire l’intrigante<br />
spazio dalle tante funzioni,<br />
avvolto da un’aria di fascino<br />
sottile, da una luce d’oriente, la<br />
grazia dei gesti, la morbidezza<br />
dei suoni, l’armonia dei profumi<br />
e l’incanto dei sapori. Una casa<br />
di delizie dagli occhi a mandorla,<br />
che però guarda anche oltre<br />
l’oriente.<br />
“Mangiare, bere, vestire, sognare…”<br />
è il logo del locale, dove T<br />
sta per tè, una elegante Casa da<br />
Tè, dove si possono degustare<br />
rare qualità del salutare oro verde.<br />
Nel pomeriggio i tè vengono<br />
serviti insieme a una selezione<br />
di biscotti, mentre alla carta si<br />
possono ordinare a parte spuntini<br />
dolci e salati preparati dallo<br />
chef, i “Dim sum” in cantonese,<br />
“Dian xin” in cinese mandarino.<br />
Per sua natura una Casa da Tè<br />
è anche musica, letteratura,<br />
arte, dialogo e in questo caso<br />
una cucina cinese declinata<br />
esclusivamente per gourmet, tra<br />
citazioni, rivisitazioni, contaminazioni<br />
di intensa suggestione.<br />
Piaceri e sapori dell’alta cucina<br />
orientale, spaziando tra ben<br />
sette tipi di cucine di regioni<br />
diverse.<br />
E così, quando arrivano in tavola<br />
piatti fatti anche di giochi<br />
Assaggio e massaggio in un<br />
colpo solo: è il binomio vincente<br />
del Wai Thai, il primo relaxing<br />
and massage lounge bar della<br />
capitale ideato da Valentina<br />
Sorangelo al rientro da un lungo<br />
viaggio in Thailandia. Atmosfera<br />
cromatici e armonie di forme, si<br />
rimane sorpresi e intrigati, così<br />
come dai sapori nuovi e concettualmente<br />
suggestivi, in un ambiente<br />
speciale e di atmosfera,<br />
simile a quella che si respira oggi<br />
nell’elegante e modernissima<br />
Shanghai.<br />
distesa, manco a dirlo, musica<br />
chill-out selezionata dal dj<br />
Francesco Fichera, toni e ritmi<br />
etnici, profumi speziati, oli aromatici,<br />
e non solo nel piatto…<br />
Tartine, finger food, verdurine in<br />
agrodolce, insalate di riso thai<br />
e frutti esotici, spiedini di pollo<br />
al curry verde, involtini, tagliate<br />
di frutta, bocconcini misti e poi<br />
tante tisane profumate, centrifughe<br />
preparate al momento,<br />
cocktail aromatici e speziati di<br />
Come la spirale verticale di una<br />
fumante coppa di tè, il Green<br />
T è su quattro livelli: piccoli<br />
ambienti (40 tavoli in tutto),<br />
quasi incastonati l’uno sull’altro,<br />
come scatole cinesi, appunto.<br />
Cambiano magari i colori, i leggeri<br />
arredi antichi, i bellissimi<br />
tradizione orientale ma anche<br />
robusti vini italiani. Il tutto, però,<br />
mentre adorabili e dolcissimi<br />
esperti del massaggio vi coccolano<br />
da capo a piedi, è il caso<br />
di dirlo, al centro della sala, a<br />
vista. Sdraiati su comodissime<br />
long chair potete scegliere di<br />
entrare in un mondo di benessere<br />
anche solo per 20 minuti,<br />
e alla modica cifra di 15 euro.<br />
Per calarvi in una sensazione di<br />
vaga spiritualità di casa nostra<br />
divani in seta per l’oppio. Ed è<br />
magico il minuscolo giardino<br />
segreto dove degustare tranquillamente<br />
i tè più pregiati, dal<br />
salutare tè verde, all’aromatico<br />
Oolong, all’energetico tè nero.<br />
Struttura e distribuzione degli<br />
spazi naturalmente seguono i<br />
dettami del Feng Shui, l’antica<br />
arte cinese dell’architettura<br />
naturale. È forse per questo che<br />
l’atmosfera che vi si respira è<br />
particolare e l’attività principale<br />
sembra quella del contemplare<br />
una qualche idea di bellezza.<br />
Sempre che questa sia un’attività<br />
che ci si possa permettere…<br />
Per circa 45 euro in ogni caso<br />
permettetevi la cena, spaziando<br />
dalla Gran selezione di crudi<br />
di giornata (tonno, salmone,<br />
mezzancolle, ostriche, a 20<br />
euro) alle zuppe (di anatra, di<br />
tartaruga, all’orientale, tra i<br />
6,50 e i 12 euro) ai piatti solo<br />
su prenotazione, come il Maiale<br />
del Grande Timoniere (piatto<br />
preferito da Mao Tze Tung) o<br />
il prelibatissimo Granchio allo<br />
zenzero (ma qui il prezzo sale:<br />
siamo sui 30 euro). Altrimenti<br />
fermatevi nella boutique con<br />
capi unici di abbigliamento realizzati<br />
appositamente, tessuti<br />
pregiati, scarpe artigianali magari<br />
in seta, accessori, ma anche<br />
tazze, teiere, componenti di<br />
arredo, antiquariato, libri, cd. O<br />
approfittate di presentazioni di<br />
libri, corsi di cucina, calligrafia,<br />
lingua e cultura cinese, mostre,<br />
concerti e ovviamente dell’organizzazione<br />
di viaggi. In Cina,<br />
s’intende.<br />
GREEN T<br />
via di Pié di Marmo, 28<br />
tel. 06-6798628<br />
chiuso lunedì<br />
MASSAGGIO CON COMPANATICO<br />
A tutto thai: dalla<br />
cucina al benessere, le<br />
mille risorse della Terra<br />
del Sorriso<br />
ci sono il massaggio della Pace,<br />
quello dell’Energia, l’Antistress<br />
oppure il più promettente, quello<br />
dell’Armonia. Ormai immersi<br />
nella Terra del Sorriso, sarà dura<br />
risalire quelle scale che vi riportano<br />
nel delirio cittadino del<br />
quartiere Prati.<br />
WAI THAI<br />
via Fabio Massimo, 113<br />
tel. 06-3231005<br />
chiuso lunedì<br />
ADESSO MANGIA CHE TI TAPAS<br />
“Contaminati” o filologici, semplici o rinforzati: il dove, come e quando degli assaggini più spagnoli che ci siano<br />
<strong>IN</strong> CUC<strong>IN</strong>A CI VUOLE MALIZIA<br />
Nel locale ispirato all’Allende, tra salmone marinato al tè verde e palle gelide ai lamponi, si sente l’arte dello chef<br />
Non sarà l’habanera di gamberi<br />
o l’insalata delle odalische<br />
e neppure un cesto di ciliegie<br />
civettuole a farvi tornare, anche<br />
se i proprietari rivelano che,<br />
se non sono state le ricette di<br />
Isabel Allende a ispirarli, del<br />
suo libro però hanno fatto tesoro.<br />
E così, l’idea della cucinatempio<br />
del piacere dei sensi li<br />
ha guidati intanto nella scelta<br />
di uno chef versatile e creativo,<br />
poi in quella di una carta tutta<br />
giocata su colori, profumi, contrasti.<br />
Un locale che, forse, però<br />
meriterebbe arredi e atmosfera<br />
più giocosi per una serata<br />
leggera e divertita, condita di<br />
ironia, senza prendersi troppo<br />
sul serio. Il piacere comunque<br />
è assicurato, garantisce lo chef<br />
Emiliano Malizia. L’avranno<br />
mica scelto per il cognome?<br />
No, è anche bravo e con un<br />
curriculum piuttosto corposo<br />
per i suoi 26 anni. Guidato,<br />
almeno ai nastri di partenza,<br />
da Alessandro Circiello, solo un<br />
anno di più, ormai un professionista<br />
per quanto riguarda lo<br />
start up gastronomico di molti<br />
locali della capitale. In sala,<br />
Emiliano De Angelis, anni 28,<br />
proprietario con papà e mamma,<br />
che i libri della Allende li<br />
divora. Ai tavoli ci si diletta tra<br />
consistenze soffici e croccanti,<br />
gusti dolce amaro, sensazioni<br />
caldo freddo, temperature abbinate,<br />
giochi di geometrie, in<br />
un’escalation di contrasti che<br />
soddisfano e dilettano anche<br />
lo sguardo. Tra premesse e<br />
promesse, ecco sfilare una tentazione<br />
di salmone marinato al<br />
tè verde con finocchi croccanti<br />
e il suo caviale, o una spuma<br />
tiepida al parmigiano, un flan<br />
di pecorino che è una piccola<br />
piramide morbida e appena<br />
pungente al gusto. E poi un<br />
millefoglie tenero di pasta o<br />
un filetto di tonno con semi di<br />
mostarda e friabilità di pane.<br />
Senza più inibizioni, ormai, concedetevi<br />
anche una sfera gelida<br />
ai lamponi con interno liquido<br />
al frutto della passione. Il resto<br />
andrà da sé…<br />
AFRODITA<br />
via dei Ciancaleoni, 31<br />
tel. 06-4742265<br />
chiuso domenica<br />
Qui il bicchiere è<br />
sempre mezzo pieno<br />
70 URBAN URBAN 71<br />
PAN DIV<strong>IN</strong>O<br />
Paninoteca e tapas: connubio<br />
interessante soprattutto se lo si<br />
scopre per caso in un vicoletto<br />
della Roma storica. A due passi<br />
da Campo de’ Fiori è dura trovare<br />
posto a sedere un po’ ovunque:<br />
qui vi sedete al massimo<br />
su sgabelloni improbabili, però<br />
davanti a voi sfilano salami, prosciutti,<br />
caci di ogni tipo e ancora<br />
sott’oli, di quelli da paese. Il pane<br />
ve lo scegliete e il panino o la<br />
bruschettona diventano insolito<br />
mix tra sapori locali, appunto, e<br />
il gusto iberico che ci gusta mucho.<br />
Insomma le tapas con pane<br />
casareccio, magari sfornato ai<br />
Castelli, c’intrigano, soprattutto<br />
se la taperia sembra quasi una<br />
fraschetta... Per 3 euro e mezzo,<br />
scegliete tra circa 50 tipi di tapas<br />
tostate al forno o se andare sugli<br />
imbottitissimi panini. Potete<br />
sfamarvi fino alle 4 del mattino,<br />
chiacchierando con Giuseppe,<br />
che poi è anche molto simpatico!<br />
Via del Paradiso, 39<br />
Chiuso lunedì<br />
TOROS Y TAPAS<br />
06-44290351<br />
Qui teoricamente giochiamo in<br />
casa: proprietà madrilena, cuoco<br />
pure, o almeno iberico, ambiente<br />
e arredi idem (manco a dirlo),<br />
menu totalmente tapas oriented,<br />
a parte due o tre tipi di paella e<br />
qualche piatto più consistente.<br />
Eppure a noi l’assaggio-degustazioni<br />
di tapas non ha entusiasmato,<br />
anche se la scelta è così<br />
ampia che si può sempre tornare<br />
e provare ancora e l’ambiente<br />
decisamente carino. Mattonello<br />
di Toledo e cotto spagnolo, molto<br />
azzurro in giro, poster e quadri<br />
di colore e folklore andaluso<br />
e una bella lista di piattini che<br />
incuriosiscono. Andate subito<br />
sul bel patanegra a vista oppure<br />
sui gambas cucinati in tanti modi,<br />
alici fritte all’andalusa, lomo<br />
marinato e così via, senza lasciare<br />
la tavola se non avete provato<br />
la regina di Valencia che Pilar<br />
Hernando vi garantisce come<br />
una tra le migliori paella.<br />
Via Nomentana, 79<br />
Chiuso lunedì<br />
TAPA LOCA<br />
06-6832266<br />
“Restaurante bar de Tapas”<br />
recita l’insegna, che rischia di<br />
passare inosservata nella caciara<br />
di una delle strade più deturpate<br />
intorno a piazza Navona, tra<br />
orribili gelaterie e creperie, pizze<br />
al taglio spalmate di Nutella<br />
e maionese e altri orrori vari a<br />
uso esclusivo dei turisti. Eppure<br />
questo localino non è male:<br />
tanto legno, anche qui tante<br />
azulejos, tori e corride nelle iconografie<br />
più consuete, specchi<br />
e tavolacci di legno a fare aria<br />
di taverna. Tante tortilla e mica<br />
male la paella vegetariana. E poi<br />
un fuoco di fila di assaggi che<br />
incuriosiscono: pimientos del<br />
piquillo, che poi altro non sono<br />
che peperoni ripieni, l’estofado<br />
de buey cucinato come si fa a<br />
Pamplona, i calamares rellenos.<br />
Buono il jamon serrano e le<br />
patatas bravas. Se già vi piace<br />
la crema catalana, qui provate la<br />
natilla alla cannella.<br />
Via di Tor Millina, 5<br />
Sempre aperto<br />
EL ABANICO<br />
06-8553336<br />
Le guide recitano che è l’unico,<br />
autentico bar de tapas a Roma.<br />
Arredi, mobilio e il cuoco, Esos<br />
di nome, arrivati da Siviglia<br />
fanno respirare una certa aria<br />
autentica e in qualche modo<br />
fanno sembrare di stare sul posto.<br />
Per pranzo meglio evitare<br />
il Sangre de toro, che è una potenza,<br />
ma limitarsi a una buonissima<br />
sangria. In menu tapas<br />
frias e calientes: jamon iberico,<br />
patanegra e serrano, choriso<br />
di Salamanca e poi i mariscos,<br />
polpo all’aglio, polpo alla galega<br />
bollito e servito su un<br />
tagliere spruzzato di paprika, il<br />
queso manchego, l’empanada<br />
di tonno, il solomillo al brandy.<br />
Una specialità la paella nigra,<br />
al nero di seppia, o la paella fideua<br />
che invece del riso è fatta<br />
con una pasta speciale tipo vermicelli.<br />
Per chi vuole contenere<br />
al massimo i costi, tortillas di<br />
patate o cipolle...<br />
Corso Trieste, 150/b<br />
Sempre aperto<br />
illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Se non vi spaventa la parentela<br />
col dirimpettaio,<br />
L’Altro Mastai, ristorante<br />
gourmet sempre più in<br />
ascesa, anche come prezzi<br />
– ahinoi – (anzi, magari<br />
una volta fate una follia<br />
e prenotate un tavolo da<br />
Fabio Baldassarre, giovanissimo<br />
genietto dei<br />
sapori italici distillati in<br />
composizioni di squisita<br />
armonia), fermatevi a bere<br />
e non solo al bicchiere. Le<br />
tante bottiglie intorno a<br />
voi, lo scorcio sulla cantina<br />
che s’intravede dai tavoli<br />
in marmo e ferro battuto,<br />
il cotto a terra, i quadri da<br />
alcune gallerie metropolitane<br />
alle pareti, le luci studiate<br />
in abbinamento con le<br />
candele, ne fanno un wine<br />
bar vagamente ricercato,<br />
insomma da serata in cui al<br />
vino volete prestare molte<br />
attenzioni. Non per niente<br />
la cantina conta circa mille<br />
etichette che ruotano ogni<br />
mese. Per chi non vuole<br />
stappare una bottiglia, in<br />
mescita ogni giorno spaziate<br />
tra almeno 15 esemplari<br />
di bianchi e rossi di tutto<br />
rispetto, più le bollicine.<br />
Non da meno la lista dei<br />
salumi e formaggi dop, tipo<br />
il prosciutto di Sant’Ilario e<br />
il salame di Campagnano.<br />
Tra i formaggi, quelli delle<br />
Langhe, quello delle vacche<br />
rosse, stagionato ben 12<br />
mesi, o il provolone del<br />
Monaco. E quando l’estate<br />
è veramente e tristemente<br />
finita, ordinate una zuppa:<br />
buonissima quella di patate<br />
e porri.<br />
IL BICCHIERE DI MASTAI<br />
tel. 06-68192228<br />
via dei Banchi Nuovi, 52<br />
chiuso lunedì
PRIMA&DOPO<br />
KM. 5<br />
011-4310032<br />
In pieno quadrilatero, con un<br />
piacevole dehor lungo via San<br />
Domenico, è sempre molto frequentato,<br />
soprattutto martedì<br />
e venerdì. È infatti in queste<br />
serate che il locale tiene fede<br />
alla sua denominazione iberica,<br />
offrendo paella e una serie di<br />
assaggi di pesce, accanto a<br />
classici cocktail, birra o vino.<br />
Assidua la frequentazione anche<br />
per il dopo cena e oltre. La<br />
buona musica non manca fino<br />
alle ore piccole: chiusura alle 4.<br />
Via San Domenico, 14/16<br />
Chiuso domenica<br />
TABERNA LIBRARIA<br />
011-836515<br />
Locale a forte rischio di tentazioni:<br />
si entra per bere un aperitivo<br />
e si esce carichi di libri,<br />
utensili da cucina e golosità. Si<br />
sceglie tra bollicine di diversa<br />
nobiltà, ma indubbia qualità,<br />
sette o otto bianchi e altrettanti<br />
rossi. Vi può anche capitare<br />
un “grande” vino scaraffato e<br />
offerto a bicchiere (a 5/6 euro,<br />
mentre la normalità sta intorno<br />
ai 3,50). Il tutto da accompagnare<br />
con salumi e formaggi<br />
tipici. A questo punto, se vi<br />
distraete e buttate un occhio<br />
su tutto il bendidio esposto,<br />
siete finiti.<br />
Via Bogino, 5<br />
Chiuso domenica<br />
CHEZ GABY<br />
011-8172207<br />
Gaby è un pub con una carta<br />
dei vini da far invidia a tante<br />
pseudo-vinerie e ristoranti,<br />
con etichette insolite e grande<br />
attenzione ai vitigni inconsueti<br />
(una bella moda!). E poi, nulla<br />
vieta di bere pure una buona<br />
birra, magari una weizen o una<br />
rossa, per stuzzicare l’appetito.<br />
Al resto penseranno formaggi e<br />
salumi (anche qui, non banali) e<br />
quello che chiamano “pane fritto”<br />
(che sarebbero, poi, gnocchetti<br />
di pane soffici e caldi).<br />
Via Santa Croce, 2<br />
Chiuso lunedì<br />
72 URBAN<br />
MANGIARE & BERE | TOR<strong>IN</strong>O<br />
Tra una picanha al sale<br />
grosso e una porzione<br />
di feijoada, il Piemonte<br />
si tinge di verde-oro<br />
Non c’è dubbio!<br />
Nell’immaginario collettivo<br />
dell’italiano medio, sportivo<br />
da poltrona, nominare Brasile<br />
e Argentina porta subito alla<br />
memoria grandi prodezze “pedatorie”:<br />
da Di Stefano a Pelè,<br />
passando per Falcao e Sivori e<br />
arrivando ai due “sgorbi divini”,<br />
Maradona e Garrincha, dimostrazione<br />
definitiva che per essere<br />
dei del calcio, se l’intelligenza<br />
non serve, anche il fisico non è<br />
fondamentale. In verità a Torino,<br />
come in molte altre città, la sede<br />
di questo immaginifico derby si<br />
sposta, sempre più frequentemente,<br />
su palcoscenici più appetitosi:<br />
quelli della ristorazione.<br />
Buenos Aires ha trovato la sua<br />
consacrazione in due locali,<br />
caratterizzati dalla buona carne<br />
bovina e dalla magia del tango,<br />
aperti nei mesi scorsi: il Pasion, in<br />
via Silvio Pellico 2/bis, e il Volver,<br />
al numero 7/c di via Botero. Ma<br />
proprio a poche centinaia di metri<br />
da quest’ultimo ecco, dal mese<br />
scorso, la risposta verde-oro: il<br />
ristorante del Caffè Norman apre<br />
con la cuoca Margarida Ferreira<br />
una churrascaria brasiliana. E,<br />
se gli arredi di classico stile subalpino<br />
del ristorante non sembrano<br />
in stile con l’impostazione<br />
“carioca”, la proposta del menu<br />
calca la mano, ancor più provocatoriamente,<br />
sulla fusion. Si parte,<br />
infatti, a sorpresa, con una gran<br />
quantità di piatti classici di antipasti<br />
piemontesi: vitello tonnato,<br />
acciughe al verde, lardo, salame<br />
crudo, tomini elettrici, tomini al<br />
verde. È necessario, però, non<br />
esagerare, perché le specialità del<br />
locale devono ancora arrivare:<br />
in pochi minuti si balza al di là<br />
dell’Oceano Atlantico e arriva il<br />
DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />
TRA BRASILE E ARGENT<strong>IN</strong>A<br />
IL VERO DERBY È <strong>IN</strong> CUC<strong>IN</strong>A<br />
riso al vapore con la tradizionale<br />
feijoada di fagioli neri, carne e<br />
peperoni e si dà finalmente inizio<br />
allo spettacolo del rodizio.<br />
I camerieri brasiliani cominciano a<br />
portare i classici spadoni, con cui<br />
con perizia affettano nel piatto<br />
di ogni commensale in rapida<br />
sequenza: tacchino avvolto nel<br />
lardo, pollo, “maminha” di vitello,<br />
costine di maiale, la “picanha” al<br />
sale grosso, il filetto di maiale,<br />
il prosciutto alla griglia e, per<br />
i più coraggiosi, il “coraçao de<br />
galinha” (cuore di pollo). Se<br />
proprio nella vostra compagnia<br />
qualcuno non fosse carnivoro<br />
(ma, certo avrebbe scelto il locale<br />
sbagliato!), Margarida è in grado,<br />
comunque, di proporvi un bel<br />
piattone di verdure di stagione<br />
grigliate. Ancora da mettere a<br />
punto i dessert (ottimi i gelati,<br />
comunque) e la carta dei vini: ma<br />
fiumi di buona birra e una caipirinha<br />
o una cachaca ghiacciata<br />
vi permetteranno di non soffrire<br />
troppo per la carenza di grandi<br />
etichette. Il costo della cena<br />
(bevande escluse) è di 25 euro<br />
a testa.<br />
RISTORANTE NORMAN<br />
via Pietro Micca, 22<br />
tel. 011-540854<br />
aperto solo la sera, chiuso<br />
lunedì<br />
ENOPELLEGR<strong>IN</strong>AGGIO DI STAGIONE<br />
Le cantine hanno sempre il loro fascino, ma anche intown non mancano le occasioni per stappare come si deve<br />
SOTTO LA LUNA<br />
011-3293415<br />
Nel cuore del popolare quartiere<br />
di Santa Rita, Fabrizio gestisce<br />
questa graziosa “trattoria con<br />
enoteca” da oltre dieci anni. Una<br />
carta dalle poche proposte, ma in<br />
continua rotazione, che prevede<br />
un antipasto piemontese, uno<br />
vegetariano, pasta fresca fatta in<br />
casa, arrosto, spiedino di salsiccia<br />
all’arneis, una valida selezione di<br />
formaggi e, per finire, torte casalinghe<br />
(di nocciole oppure di mele)<br />
o affogato al Brachetto. Carta<br />
dei vini di circa 120 etichette, con<br />
ricarichi molto ragionevoli. Conto<br />
assai corretto che difficilmente<br />
supera i 20/22 euro, da qui il<br />
meritato successo tra i giovani.<br />
Via Caprera, 54/a<br />
Aperto solo la sera, chiuso<br />
domenica<br />
BABETTE<br />
011-547882<br />
Bel locale, nel centro di Torino,<br />
a due passi da piazza San Carlo,<br />
sale e salette su piani diversi e<br />
un’architettura decisamente particolare.<br />
A evidenziare la vocazione<br />
“vinicola”, la splendida cantina a<br />
vista, una vera e propria torre con<br />
6mila bottiglie di oltre 900 etichette,<br />
con veramente tutto il meglio<br />
che la vostra fantasia possa<br />
suggerire. Ma in cucina non sono<br />
da meno: lo chef Ivan Accorsi<br />
prepara, con cura e fantasia, delizie<br />
come il Carpaccio di lingua<br />
di vitello con gelatina alle pesche<br />
di vigna. Tre menu degustazione<br />
(vegetariano, a base di carne e a<br />
base di pesce) tra 30 e 50 euro.<br />
Via Alfieri, 16/F<br />
Chiuso sabato a mezzogiorno<br />
e domenica<br />
TRE GALLI<br />
011-5216027<br />
È il fratello della storica trattoria<br />
(ora ristorante) Tre Galline due<br />
vie più in là. La proprietà è la<br />
medesima per entrambe e si<br />
nota. Il progetto si è fermato qui,<br />
niente Tre Pulcini (magari sorbetteria,<br />
non certo Kindergarten<br />
alcolico). Nato come enoteca/vineria,<br />
ha poi ampliato l’offerta<br />
gastronomica, sempre basata<br />
sulla cucina della tradizione e i<br />
prodotti di territorio (per capirci,<br />
dalle mitiche “acciughe al verde”<br />
a eccellenti affettati e formaggi<br />
d’alpeggio). Carta dei vini ampia,<br />
interessante, evidente frutto di<br />
studi attenti e ricerche anche<br />
insolite. Menu tipo intorno ai<br />
28/30 euro.<br />
Via Sant’Agostino, 25<br />
Chiuso domenica<br />
illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />
V<strong>IN</strong>ERIA AL SORIJ<br />
011-835667<br />
Dal 1998 questa è una meta<br />
sicura per chi vuole bere qualche<br />
buona bottiglia, accompagnata<br />
da altrettanto buoni piatti.<br />
Siamo ben oltre le 500 etichette,<br />
soprattutto nazionali, con possibilità<br />
di sbizzarrirsi e fare qualche<br />
piacevole scoperta. Stesso<br />
discorso per la bella scelta di<br />
grappe e distillati di pregio con<br />
cui chiudere degnamente.<br />
Di solito, in locali analoghi, c’è la<br />
tendenza a considerare la cucina<br />
solo un’ancella del vino. Qui non<br />
è così. Piatti rustici, tradizionali,<br />
ma fatti come Dio comanda e<br />
anche di più. Da tornarci, anche<br />
per bere. Spesa contenuta<br />
(18/25 euro).<br />
Via Matteo Pescatore, 10/C<br />
Chiuso domenica
MANGIARE & BERE | VENETO<br />
PER I CAPRICCI DI GIORNATA<br />
CI SONO I RICCI DEI PILOTI<br />
Ostriche, sardoni in<br />
saòr, carpacci a piacere:<br />
sapore di mare a due<br />
passi dall’Adige<br />
VERONA<br />
Ai piloti<br />
In uno dei più antichi e storici<br />
quartieri di Verona, di fianco<br />
alla piazza dove troneggia San<br />
Zeno, ha aperto i battenti da appena<br />
due mesi una trattoria che<br />
prende il nome dai due pilastri<br />
secolari, detti “piloti” in dialetto<br />
veronese, collocati proprio davanti<br />
all’ingresso.<br />
L’ambiente è quello tipico, caldo<br />
e avvolgente delle osterie venete,<br />
con bancone, tavoli e sedie in<br />
legno massiccio, che però, oltre<br />
alle due sale interne, riserva una<br />
piacevole sorpresa: un ampio<br />
cortile racchiuso tra antiche<br />
mura. Nel locale, aperto sia a<br />
pranzo sia a cena, ci si può ritrovare<br />
già per l’aperitivo: un buon<br />
bicchiere di Gambellara (1 euro)<br />
accompagnato da qualche spuntino<br />
di tradizione veneziana, come<br />
i polpi, la frittura mista e le<br />
polpette di pesce; oppure, per i<br />
più sfiziosi, un calice di champagne<br />
con ostriche o ricci di giornata.<br />
Con 5 euro, comunque, si<br />
placano più che dignitosamente<br />
i primi morsi della fame.<br />
Ma proseguiamo. Il proprietario,<br />
coadiuvato da un collaboratore<br />
con una ricca esperienza di ristorazione<br />
alle spalle, ha optato per<br />
un menu a base di otto portate<br />
di pesce, compatibilmente con<br />
quello che offre di giorno in<br />
giorno il mercato. Oltre ai piatti<br />
consueti come l’insalata di mare,<br />
la m’pepata de cozze e vongole,<br />
gli spaghetti allo scoglio serviti<br />
al cartoccio o i vari branzini,<br />
cotti semplicemente al forno con<br />
l’aggiunta di un filo d’olio crudo<br />
e rosmarino per i più attenti alla<br />
linea, i carpacci di tonno e spada<br />
o il rombo con patate, lo chef<br />
Alberto, veneto doc, propone,<br />
sempre a seconda della disponibilità,<br />
le sarde in saòr, preparate<br />
con un intingolo a base di cipolla,<br />
bacche di ginepro, alloro,<br />
aceto e vino bianco, oppure il<br />
carpione, presentato con una<br />
salsa analoga con l’aggiunta di<br />
pinoli e uva sultanina.<br />
Il prezzo è fisso: 35 euro, bevande<br />
escluse. Ma si può spendere<br />
ancora meno, scegliendo il<br />
“menu piccolo” a 25 euro, per<br />
un’insalata di pesce, m’pepata<br />
di cozze e vongole, un primo e<br />
un gran fritto. La cantina, invece,<br />
offre circa 90 etichette di vini di<br />
tutta Italia.<br />
Se però non gradite il pesce, non<br />
preoccupatevi: vi aspettano un<br />
primo e un secondo a base di<br />
carne o un’abbondante selezione<br />
di formaggi. E il coperto, in<br />
ogni caso, non si paga. Su prenotazione<br />
si possono degustare<br />
anche raffinate cene a base di<br />
crudité, ma vi conviene buttarvi<br />
sul baccalà o su qualche piatto<br />
tipicamente veneto. Per altre pretese:<br />
n’asì a magnar da un’altra<br />
parte!<br />
piazza San Zeno, 22-24 I<br />
tel. 045-597348<br />
chiuso domenica sera<br />
e lunedì<br />
MANGIA, BEVI, BALLA E BRUCIA<br />
Dopo aver cenato abbondantemente a base di carni o pesce, quattro salti (non in padella) aiutano a smaltire!<br />
ARBIZZANO (VR)<br />
CÀ LUPA<br />
045-6020273<br />
Alla Cà Lupa la festa continua,<br />
nonostante l’estate stia per<br />
volgere al termine. Dal mercoledì<br />
alla domenica viene servito<br />
un menu alla carta che include<br />
antipasto, primo o secondo, il<br />
giovedì la grigliata di carne e,<br />
per le compagnie numerose,<br />
antipasto alla veronese più due<br />
primi accompagnati da abbondante<br />
mescita di vino, tutto per<br />
20 euro. Verso mezzanotte la<br />
trattoria si trasforma in una sorta<br />
di Coyote Ugly: tutti i clienti<br />
si avventano sui tavoli di legno<br />
per saltare, ballare e cantare<br />
da Rino Gaetano ai KC & the<br />
Sunshine Band!<br />
Via Torino, 1<br />
Chiuso lunedì e martedì<br />
BARDOL<strong>IN</strong>O (VR)<br />
PRIMO LIFE CLUB<br />
045-6210177<br />
La prima attrattiva del locale<br />
cercatela al piano superiore:<br />
Le Perlage, sofisticato ambiente/piano<br />
bar in cui si possono<br />
degustare cene a base di carne<br />
o pesce rigorosamente di<br />
giornata (a partire da 30 euro,<br />
bevande escluse), mentre il<br />
pianista continua a dilettarvi<br />
soddisfando ogni genere di richiesta<br />
musicale.<br />
Per i più giovani, nella main<br />
room al piano di sotto si spazia<br />
dalle 23.30 in poi dalla ’r’n’b<br />
alla house music, a 14 euro per<br />
gli uomini e 8 per le fanciulle,<br />
consumazione inclusa.<br />
Via Marconi, 14<br />
Aperto venerdì, sabato<br />
e domenica<br />
CAMPODARSEGO (PD)<br />
LE CLAN<br />
393-2900000<br />
DI FRANCESCA ROVEDA<br />
Vietato chiamarlo club! La giovane<br />
proprietaria Chiara, che<br />
cura personalmente ogni dettaglio,<br />
ama definire il suo locale<br />
“un salotto basato sulle affinità<br />
e sui contrasti delle culture contemporanee”,<br />
in cui tutto, dalle<br />
poltrone alle lampade, è in vendita.<br />
Le Clan propone spettacoli<br />
di danza, vernissage, performance<br />
artistico-musicali, feste a<br />
tema e dj set; su prenotazione<br />
si cena a sushi e sashimi ed è<br />
sempre disponibile la cicchetteria<br />
a base di frutta fresca, da<br />
accompagnare agli insuperabili<br />
frozen della casa.<br />
Via Olmo, 12<br />
Aperto venerdì, sabato<br />
e domenica<br />
MARGHERA (VE)<br />
AL VAPORE<br />
041-930796<br />
Al Vapore, nato nel 1986 come<br />
“specchio dell’attività artisticomusicale<br />
di Mestre e Marghera”,<br />
propone ogni tre settimane<br />
mostre, concerti di musica jazz/<br />
blues il venerdì e il sabato, con<br />
inizio previsto alle 21.30, e dj<br />
set. Il locale, però, funziona non<br />
solo come snack e american bar<br />
fino a notte fonda, ma anche<br />
come “risto-buffet”: se scegliete<br />
di andarci il martedì, il mercoledì<br />
e il giovedì, dalle 19.30 alle<br />
21.30 potete godere gratis del<br />
jazz buffet, una sorta di happy<br />
hour gastronomico con una<br />
buona scelta di sfiziosi primi e<br />
secondi.<br />
Via F.lli Bandiera, 8<br />
Chiuso lunedì<br />
illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />
PRIMA&DOPO<br />
VERONA<br />
RETROGUSTO<br />
045-8002167<br />
Se non vi sono bastati gli assaggi<br />
dei pregiati prosciutti come il<br />
parsut dolze de Montagnana o<br />
dei particolari formaggi, come<br />
il cimbro barricato alle foglie<br />
di noci, serviti con mostarde,<br />
confetture e gelatine magari<br />
durante gli aperitivi, potete poi<br />
acquistarli. Comprate quello<br />
che volete, ma non perdetevi la<br />
mortadella d’oca con il tartufo o<br />
il monte veronese all’Amarone,<br />
tutto della zona. A coronare il<br />
tutto, oltre 450 etichette di vini.<br />
Via Francesco Berni, 1<br />
Chiuso domenica<br />
PADOVA<br />
GODENDA<br />
049-8774192<br />
Che dire di un locale allettante<br />
già dal nome? Il “godere” qui<br />
può prendere la forma di un<br />
aperitivo da scegliere tra i 70<br />
vini alla mescita e da accompagnare<br />
a polpette di carne, baccalà<br />
mantecato e capesante al<br />
forno oppure alla vasta selezione<br />
di pesce crudo e affumicato;<br />
può trasformarsi in un pranzo<br />
veloce o in una cena rilassante;<br />
può diventare anche un piacere<br />
esclusivo, prenotando l’ampia<br />
sala al piano superiore per un<br />
evento speciale. E poi, ogni giovedì,<br />
musica dal vivo.<br />
Via Squarciane, 4-6<br />
Chiuso domenica<br />
VICENZA<br />
SARTEA<br />
0444-563725<br />
Ritrovo di tutti i vicentini, il<br />
Sartea resiste nonostante il<br />
cambiare dei tempi e delle mode.<br />
Specializzato in aperitivi e<br />
long drink, si trasforma di notte<br />
in un bistrò dalle atmosfere<br />
bohemienne immerso nella musica<br />
elettronica dei vari dj set.<br />
Se vi trovate a Vicenza, è d’obbligo<br />
la tappa qui per uno spritz<br />
(la droga dei vicentini!), anche<br />
nella versione “macchiata”.<br />
Corso Santi Felice e<br />
Fortunato, 362<br />
Chiuso lunedì<br />
URBAN 73
MANGIARE & BERE | BOLOGNA<br />
DI C<strong>IN</strong>ZIA NEGHERBON<br />
DA NON TUTTE LE STALLE<br />
SI AMMIRANO LE STELLE<br />
Tradizione e territorio<br />
all’ombra delle torri<br />
di Kenzo<br />
La cucina della nonna non stufa<br />
davvero mai. E per celebrare<br />
i sapori di una volta, i bolognesi<br />
doc Andrea Donati e Andrea<br />
Zappi – già gestore di un agriturismo<br />
in provincia il primo e<br />
totalmente inesperto ma a caccia<br />
di una “nuova vita” il secondo<br />
– hanno tirato su un ristorante in<br />
una vera stalla, ormai in disuso<br />
dagli anni ’50, una delle ultime<br />
sopravvissute in città. Certo,<br />
è difficile immaginare che un<br />
tempo mucche e maiali bazzicassero<br />
in questi ambienti, ma a un<br />
occhio attento non sfuggiranno<br />
particolari come il grosso portone<br />
d’accesso in legno massiccio<br />
o le due mangiatoie sui due lati<br />
della sala da pranzo e le rustiche<br />
colonne portanti a decorare la<br />
“navata” centrale. Il tutto senza<br />
mai scadere in una dimensione<br />
da “museo della civiltà contadina”.<br />
Ultima chicca, le tavolate in<br />
legno nel giardino esterno con<br />
vista sulle torri di Kenzo Tange<br />
in Fiera, che si innalzano a debita<br />
distanza quasi a ricordare ai<br />
commensali di essere ancora in<br />
città e tuttavia in un rifugio d’altri<br />
tempi. Chiaramente in linea<br />
con l’ambiente, anche la cucina a<br />
cura della cuoca Vittoria che, nel<br />
pieno rispetto della tradizione<br />
emiliano-romagnola, propone<br />
carne alla brace in puro spirito<br />
stalla, la Gramigna della Sdoura,<br />
piatto di vanto preparato con<br />
pasta fatta in casa e condimento<br />
a base di salsiccia, radicchio trevigiano<br />
e ricotta fresca; e ancora<br />
tagliatelle e passatelli, crescentine<br />
e cotoletta alla bolognese e<br />
il tagliere dello stalliere, ovvero<br />
fiorentina per due con contorno<br />
di patate al forno. Il tutto annaf-<br />
fiato con ottimi vini regionali e<br />
nazionali. Meglio prenotare, soprattutto<br />
se si vuole approfittare<br />
dei pochi coperti del giardino.<br />
La spesa è nella norma, variabile<br />
tra i 20 e i 35 euro.<br />
Un’ultima curiosità per gli amanti<br />
della botanica e per chi teme le<br />
punture d’insetto: sul tavolone<br />
al centro del locale è disposta<br />
un’enorme, temibile quanto bella,<br />
pianta carnivora mangiatrice<br />
di mosche e mosquito!<br />
LA STALLA<br />
via F. Garavaglia, 5<br />
tel. 051-510392<br />
chiuso domenica<br />
PIZZA: VARIAZIONI SUL TEMA<br />
Come la preferite: filologica, fantasiosa, eretica, addirittura dolce. Ma sulla qualità degli ingredienti non si discute<br />
DA TOTÒ<br />
051-523150<br />
Una pizza davvero gigantesca<br />
dall’impasto sottile, da condire<br />
naturalmente nei modi più<br />
svariati, secondo la propria<br />
fantasia. L’ambiente semplice e<br />
accogliente e il personale particolarmente<br />
amichevole lo rendono<br />
ideale per una tavolata<br />
di amici in vena di chiacchiere.<br />
Prenotazione non necessaria,<br />
salvo non si pretenda il tavolo<br />
sul terrazzo. E i prezzi? Beh,<br />
concorrenziali!<br />
Via S. Valentino, 2/b<br />
Chiuso martedì<br />
PIZZERIA BELLA NAPOLI<br />
051-555163<br />
Il nome è già una garanzia. È<br />
un piccolo locale in via San<br />
Felice, con proprietario napoletano<br />
doc. La delusione per le<br />
dimensioni un po’ ridotte del<br />
raggio sarà scacciata fin dal<br />
primissimo assaggio: pizza alta<br />
ma croccante, per un impasto<br />
da acquolina in bocca. Da<br />
sperimentare le tante varianti:<br />
le più interessanti forse sono<br />
quelle alle melanzane e alle<br />
cozze.<br />
Via San Felice, 40<br />
Chiuso lunedì<br />
LA FATTORIA<br />
051-827072<br />
La pizza della Fattoria deve la sua<br />
leggerezza al particolare impasto,<br />
preparato in due fasi e lasciato a<br />
lievitare 48 ore. Gli ingredienti, di<br />
primissima qualità, garantiscono<br />
85 tipi diversi di pizza, tra cui<br />
quelle abbinate ai primi piatti,<br />
pizze dessert e pizze dolci con<br />
cioccolato, crema, frutta... Tra le<br />
proposte, la stuzzicante alternativa<br />
di gustare più assaggi.<br />
Via Crevalcore, 84<br />
Amola di S. Giovanni in<br />
Persicelo<br />
Chiuso lunedì e martedì<br />
TRIANGOLO<br />
051-6825201<br />
Ambiente semplice e accoglienza<br />
− a dire il vero − non<br />
troppo speciale, ma una pizza<br />
da urlo. Al Triangolo la scelta<br />
dell’impasto può variare dalla<br />
versione “tirata” a quella “gigante”<br />
fatta con ben due palle<br />
di pizza. E per gli amanti dei<br />
dolci, la specialità della casa<br />
è la pizza con mascarpone,<br />
nutella e deliziose scaglie di<br />
cocco. Tosta!<br />
Via Cento, 210<br />
San Matteo della Decima<br />
Chiuso lunedì e martedì<br />
illustrazione: Ilaria Faccioli _due mani non bastano<br />
PRIMA&DOPO<br />
PUNTO<br />
333-4528095<br />
Aperto dalla scorsa primavera,<br />
un nuovo locale con<br />
porticato all’aperto dall’arredo<br />
vagamente design, che<br />
si è presto fatto conoscere<br />
in zona Pratello come nel<br />
resto della città. Buona la<br />
selezione di vini, quelli alla<br />
carta diversi tutti i giorni,<br />
offre aperitivo con buffet<br />
variegato a partire dalle<br />
18,30.<br />
Via San Rocco, 1G<br />
Sempre aperto<br />
CICCIO BAR OSTERIA<br />
051-584506<br />
Ai piedi dei colli bolognesi,<br />
il Ciccio è il classico bar<br />
sport un po’ pub un po’<br />
osteria. Aperto dal mattino<br />
fino alle 2 di notte, offre una<br />
dimensione di paese con<br />
una ricca gamma di birre<br />
alla spina inglesi, tedesche e<br />
irlandesi, e un ottimo assortimento<br />
di vini con circa 50<br />
etichette nazionali. E poi biliardo,<br />
videogiochi, calcetto<br />
e tutte le partite su Stream<br />
Tv. Trattamento in stile “parolaccia”.<br />
Via San Mamolo, 128<br />
Chiuso lunedì<br />
OLMO COLMO<br />
051-232260<br />
L’appuntamento con i migliori<br />
vini italiani è all’Olmo<br />
Colmo di Strada Maggiore,<br />
dal lunedì al venerdì dalle<br />
18 in poi. Allegro e accogliente,<br />
il bar offre una<br />
selezione di etichette locali<br />
e nazionali da abbinare ad<br />
assaggi di salumi. E oltre<br />
al nettare di Bacco, dalle<br />
18 alle 20 aperitivo a base<br />
di cocktail creativi e happy<br />
hour su tutte le bevande.<br />
Strada Maggiore, 13/C<br />
Chiuso sabato pomeriggio<br />
e domenica<br />
URBAN 75
MANGIARE & BERE | NAPOLI<br />
NELL'ERA POSTSUSHI ECCO IL<br />
TRADIZIO-MENU DI RITORNO<br />
Nippo esausti? Riprovate<br />
le melanzane ai funghetti<br />
o gli ziti al ragù<br />
Napoli, la City, pomeriggio in<br />
un interno ancora assolato.<br />
Fine luglio. Il telefono squilla.<br />
Una lei: “Uè, ciao, sei già al<br />
lavoro?”. Un lui, soddisfatto,<br />
risponde: “Sì, già preso anche<br />
il caffè”. Lei: “Sei stato al giapponese<br />
col capo?”. E lui, quasi<br />
orgoglioso: “Sei scema!?. Altro<br />
che. Sono stato con Giovanna,<br />
sai, te la ricordi, a mangiare in<br />
quella nuova trattoria che ti<br />
dicevo”. Lei, macbethiana: “Ah.<br />
(Pausa). Sì, buona idea. E che si<br />
mangia? Le solite cose immagino,<br />
che p....”. Lui, paziente, come<br />
sempre: “Che bello, sì, proprio le<br />
solite cose. Io ho preso una pasta<br />
e fagioli... Mitica! Gio’ gli ziti<br />
al ragù. Poi abbiamo avuto tutt’e<br />
due polpette al sugo, buonissime,<br />
e, non so, avevamo proprio<br />
fame oggi, abbiamo assaggiato<br />
anche le melanzane ai funghetti<br />
e le zucchine alla scapece... Ci<br />
hanno offerto il mirto e avevamo<br />
pure preso un po’ di vino della<br />
casa... Insomma, ci abbiamo dato<br />
dentro”. Lei, di contro, tradita<br />
nel sushi più che nell’orgoglio,<br />
perentoria: “Povero, chissà quanto<br />
avrai speso...”. E lui, stavolta<br />
prontissimo: “Otto euro. Otto<br />
fantastici euro. A persona, però”.<br />
Poi, a voce un po’ più alta: “Vero<br />
che abbiamo mangiato benissimo,<br />
Giovi? Pronto. Pronto?”.<br />
Tu... tu... tu... La linea telefonica<br />
cade. Peccato. La vendetta è un<br />
piatto che si consuma freddo.<br />
Come il sashimi, è vero. Ma<br />
pure come la mozzarella. O il<br />
polpo all’insalata. E la nascita<br />
di una nuova trattoria, con cibi<br />
geneticamente tipici, con le<br />
solite ricette, due piccole salette,<br />
pochi tavoli ideali per due,<br />
le tovagliette a quadretti, due<br />
arzille settantenni, donna Mena<br />
e donna Maria, che cucinano<br />
come se lo facessero per i nipoti,<br />
le mattonelle che ammiccano<br />
ai vitigni del Chiostro di Santa<br />
Chiara, i grappoli d’uva di vetro<br />
che nascondono le lampadine,<br />
gli specchi appena in diagonale,<br />
l’odore di pulito, i servizi in<br />
perfetto ordine, i fornelli a vista,<br />
le paste (imperdibile quella con<br />
patate “a crudo”) sempre perfettamente<br />
al dente, il bianco e il<br />
rosso di Villaricca, l’Asprinio di<br />
Caserta, le falanghine limitrofe,<br />
il menu che si recita solo per<br />
tradizione orale, quell’infinità di<br />
contorni che ti fanno acquolina<br />
già solo a pensarci, la simpatia e<br />
i modi semplici e gentili di tutti<br />
quelli che ci lavorano, il dolce<br />
della casa semifreddo che trovi<br />
solo la sera, piazza Plebiscito a<br />
due passi, il parterre giovane o<br />
adulto ma frizzante, il limoncello<br />
ghiacciato e quegli otto euro...<br />
TRATTORIA GUSTO E SIMPATIA<br />
via Gennaro Serra, 29<br />
tel. 081-7647860<br />
sempre aperto<br />
SANTA LUCIA AMA LE NEWS<br />
Pizza-chic, chef americanapoletano di nuovo a casa, Totò e gli altri: questo e altro ancora, tutto in un’unica via<br />
VESI<br />
081-7649749<br />
Dopo il successo della piccola<br />
sede in pieno centro antico, sul<br />
decumano maggiore, ecco la<br />
replica chic & anche open air di<br />
una tra le pizzerie più apprezzate<br />
in town. Lungo il boulevard<br />
più elegante della città, tavoli all’aperto<br />
protetti da inconfondibili<br />
ombrelloni giallonapoli, sala<br />
interna di buon gusto e, naturalmente,<br />
nonsolomargherita!<br />
Via Santa Lucia, 145<br />
Chiuso martedì sera<br />
BELLA GENTE<br />
081-2452374<br />
Gli americani in visita alla città<br />
pare impazziscano per lui. Il<br />
cuoco, ovviamente. Il quale,<br />
dopo aver cucinato per anni in<br />
the USA, se n’è tornato nella sua<br />
Santa Lucia luntana con l’idea<br />
di una trattoria a due passi dai<br />
grandi alberghi e dal lungomare.<br />
Menzione speciale per gli antipasti<br />
e nominescion per i primi.<br />
Non carissimo. Bella... sorpresa!<br />
Via Santa Lucia, 115<br />
Sempre aperto<br />
ATTORI E SPETTATORI<br />
081-7642661<br />
DI CIRO CACCIOLA<br />
Il locale è un omaggio a Totò,<br />
Eduardo e Sofia, il menu è saporito:<br />
tubettoni con dadolata di<br />
pesce spada e tocchetti di melanzane<br />
fritte, riso con peperoni<br />
verdi, asparagi e gamberetti, pizzelle<br />
ripiene di ricotta o ricoperte<br />
di pomodoro. Il rischio è che<br />
accendano il televisore, specie<br />
nei giorni festivi. Tavoli anche<br />
all’aperto. Da 30 euro in su.<br />
Via Santa Lucia, 21<br />
Sempre aperto<br />
OSTERIA DEGLI<br />
ANTICHI SAPORI<br />
Extension di una storica salumeria<br />
adusa (che forbiti!) alla preparazione<br />
di cibi napoletani da<br />
consumare in pausa pranzo o da<br />
portare a casa, la simpatica osteria<br />
on the road (i tavoli migliori<br />
sono tutti all’aperto) ostenta un<br />
“very cooking Naples” che stimola<br />
la fantasia e l’appetito divertito<br />
di molti stranieri. Spendi poco<br />
e mangi molto. Very, very.<br />
Via Santa Lucia, 20<br />
Chiuso domenica<br />
illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />
PRIMA&DOPO<br />
CAFFETTERIA CARRATURO<br />
081-2457022<br />
Ogni tanto pare che vi ordini<br />
un espresso anche quel caffettiero<br />
di Antonio Bassolino<br />
(gli uffici regionali sono proprio<br />
qui). Ma la piacevolezza<br />
della nuova sede di una delle<br />
premiate ditte pasticciere<br />
napoletane sta anche nella<br />
tranquillità dell’area pedonale,<br />
negli sfiziosi snack semprefreschi<br />
e tendenzialmente<br />
mediterranei, oltre che negli<br />
aperitivi tardivi after work. I<br />
cornetti, poi...<br />
Via Santa Lucia, 71<br />
Sempre aperto<br />
PUTIPU’<br />
081-7646528<br />
“Nipote” del ben noto ristorante<br />
“Rosolino” e “figlio”<br />
del più disinvolto e pizzesco<br />
“Posto Accanto”, questa<br />
nuova appendice con vista<br />
su mare, Vesuvio e Penisola<br />
Sorrentina è una delle new<br />
entry più piacevoli del 2005.<br />
Due piani dal buon disegno,<br />
dominati dall’avorio e dalle<br />
tonalità biancolatte/beige,<br />
aria condizionata, tende a<br />
specchio funzionali per i giochi<br />
di luce e per i lumi di candela<br />
al profumo di vaniglia,<br />
angolo bar per i più sbrigativi<br />
e tanti tavoli per due (la vocazione<br />
è romantica, soprattutto<br />
all’ora di cena), offre una serie<br />
di occasioni per stare insieme,<br />
in modo anche dichiaratamente<br />
gossip (“inciuciamo<br />
insieme”, dalle 17 alle 19) o<br />
più easy (l’happy hour va in<br />
onda dalle 12 alle 13.30 e,<br />
in replica, dalle 19 alle 20),<br />
e una carta che spazia dalla<br />
cotoletta dell’ortolano con<br />
emmenthal e verdure grigliate<br />
all’insalata “casamicciola”<br />
ischitana. Il tono generale è<br />
glam (al bar c’è sempre un<br />
cachepot con champagne), la<br />
musica è down beat, italiano<br />
e straniero, molto Novanta. Di<br />
sera, consumazione obbligatoria<br />
per almeno 8 euro.<br />
Via Lucilio, 21<br />
Sempre aperto<br />
URBAN 77
© Rainer Drexel/Bilderberg/Grazia Neri<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
Miraggio con servizi<br />
Forse, dopo il mare, il deserto è uno luoghi più mentali<br />
con cui confrontarsi: una distesa infinita di sabbia, incendiata<br />
dal sole, in cui il vento scompone e ricompone<br />
gigantesche dune.<br />
Basta però anche solo un assaggio di Sahara per riempire<br />
un’idea astratta di contenuti concreti: oltre alle dune<br />
si incontrano rocce o montagne, la sabbia può essere<br />
di tanti tipi e, nonostante l’asprezza del clima, anche<br />
questo ambiente conta i suoi abitanti. Insomma, l’esperienza<br />
sul campo insegna come talvolta anche il deserto<br />
non sia poi così deserto.<br />
In questa estrema varietà di situazioni, uno tra i luoghi<br />
più suggestivi del Sahara pare proprio sia quella porzione<br />
di deserto nota come l’Erg Chebbi nel Marocco meridionale,<br />
poco distante dall'oasi di Merzouga.<br />
A seconda delle ore del giorno, ma soprattutto all’alba<br />
e al tramonto, le dune della sabbia più fine del mondo<br />
assumono i colori più diversi, dal giallo al blu, passando<br />
per il rosa. Un tale spettacolo naturale non lascia<br />
insensibili ma, come si sa, anche l’emozione più eterea<br />
non riesce mai a elevare tanto da liberare delle esigenze<br />
corporee più banali…<br />
URBAN 79