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L'altra metà del cielo

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<strong>L'altra</strong><br />

<strong>metà</strong><br />

<strong>del</strong><br />

<strong>cielo</strong><br />

di Diana Marinelli


I<br />

Giorno dopo giorno quella città gli sembrava sempre più cupa e desolante.<br />

Non riusciva ad uscire da quel magone infernale che gli bloccava la mente e lo stomaco. Non<br />

riusciva ad ammettere che ormai la sua vita era a Milano, tra le macchine, nel chiasso <strong>del</strong>le strade,<br />

nel 'grigiume' <strong>del</strong> <strong>cielo</strong> e senza vedere più, lì verso l'infinito, il mare che gli piaceva osservare in<br />

lontananza la mattina prima di andare a scuola.<br />

Doveva far parte di quel mondo da lui tanto odiato a differenza <strong>del</strong>la sua famiglia che si era<br />

integrata perfettamente. Odiava anche loro alcune volte, non riuscendo a capire che il loro mostrarsi<br />

così accondiscendenti verso una vita che prima di allora avevano solo disprezzato, serviva per tener<br />

unita la loro famiglia.<br />

Il signor Castelli infatti, aveva accettato quel lavoro a Milano per non far mancare nulla proprio a<br />

loro, aveva accettato qualche compromesso con la vita proprio per il bene e il futuro <strong>del</strong>le persone a<br />

cui teneva di più.<br />

Giulio, ancora adolescente, queste cose le aveva capite benissimo, ma vedendo la sua vita cambiata<br />

da un giorno all'altro si lasciava, spesso e volentieri, andare a pensieri assolutamente negativi.<br />

Certo non lo aiutava neanche il suo carattere un po' chiuso e introspettivo, ma tentava di<br />

sopravvivere, nonostante il fatto che nella sua nuova classe non aveva ancora parlato con nessuno e<br />

con nessuno aveva instaurato alcun rapporto. In quei giorni aveva costruito intorno a se una specie<br />

di corazza, lasciando giacere, dentro la sua mente, tristezze e malinconie infinite.<br />

Diceva che nulla gli interessava. Tutti gli insulti di suo fratello non lo toccavano. Le minacce <strong>del</strong><br />

padre di mandarlo dallo psicologo non lo sfioravano. Le risatine di sua sorella che ogni mattina<br />

diceva - io ho trovato tante amiche e tu sei ancora un asociale...- gli attraversavano il cervello come<br />

se fossero vento per poi dimenticarle subito.<br />

Stava vivendo tutta la sua vita immobile. Senza pensare o crearsi problema alcuno.<br />

Qualche volta sembrava che cadesse in una catatonia irreversibile, dalla quale si riprendeva a stento<br />

e non completamente.<br />

Ogni giorno, anche a scuola, lui rimaneva lì fermo, nel suo ultimo banco, senza interagire con la<br />

vita, senza parlare con nessuno, senza cercare di avere alcun minimo contatto di amicizia, ma un<br />

giorno di fine Novembre un ragazzo nuovo prese un banco e lo attaccò al suo.<br />

Svuotò la cartella, sbuffò parecchie volte e poi volse lo sguardo verso di lui.<br />

''Ciao, scusa, io sono Andrea... Goffredi'' disse sorridendo il nuovo ragazzo, porgendogli la mano.<br />

Dopo qualche interminabile secondo Giulio, disse ''Ciao io sono Giulio..Gi...Giulio Castelli'' con<br />

una voce timida e roca.<br />

Andrea, il nuovo compagno, sorrise ancora una volta e con allegria smontò la timidezza <strong>del</strong> nuovo<br />

amico, dicendo ''Ciao, bel posto l'ultima fila ma come mai non c'era nessuno? Di solito è il contrario<br />

tutti si fiondano qui per stare il più lontano possibile dai professori.''.<br />

''Anche io sono nuovo,cioè sono arrivato a Settembre ma...ma non conosco nessuno.'' rispose in


modo impacciato, tentando di nascondere l'imbarazzo <strong>del</strong>la verità.<br />

''Capito....'' rispose velocemente Goffredi. ''Che lezione c'è ora?” chiese, cambiando argomento.<br />

''Biologia''.<br />

''Che pizza!''.<br />

Tutto si poteva dire di Andrea meno che fosse un tipo poco socievole.<br />

In poco meno di una settimana tutte la ragazze gli morivano dietro e tutti i ragazzi gli diventarono<br />

amici. Era un tipo solare, chiacchierone, bello, sicuro, bravo a scuola e gentile.<br />

E non perdette tempo.<br />

''Senti vieni con me nel pomeriggio? C'è un negozio di musica che voglio vedere...” chiese,<br />

buttando lì la domanda aspettandosi una risposta negativa.<br />

''Va bene!'' rispose Giulio semplicemente, con aria trasognata.<br />

Andrea spalancò gli occhi ma per non far notare lo stupore, disse, ironicamente ''Sempre di poche<br />

parole, eh? D'accordo allora ci vediamo al parco Marx, è lì vicino''.<br />

Giulio che non conosceva quasi nulla di quella città tirò un sospiro di sollievo e disse ''Ah<br />

menomale non devo fare molta strada, lì nei paraggi c'è casa mia.''.<br />

''Allora dopo passiamo da te, se ti va.'' azzardò l'amico, pentendosene dopo qualche secondo.<br />

''Se vuoi, non c'è problema!'' rispose Giulio, senza pensarci veramente.<br />

Prima di uscire di casa infatti, si sentì un morso allo stomaco e mentre ripensava al pomeriggio che<br />

avrebbe dovuto passare col suo amico, gli passava completamente la voglia.<br />

La solitudine di quei mesi gli era diventata così familiare che quasi gli dispiaceva rinunciarvi. Gli<br />

avevano anche ribadito che era un asociale, ma neanche questo gli aveva fatto cambiare<br />

atteggiamento.<br />

Rimase fino all'ultimo indeciso ma poi andò in bagno per pettinarsi e mentre si guardava allo<br />

specchio pensò -Dai Giulio durerà poco, comprerete un cd, verrete qui ad ascoltarlo e poi se ne<br />

andrà...-<br />

A quel pensiero gli venne un altro morso allo stomaco. Finì in fretta ciò che stava facendo e<br />

raggiunse velocissimamente la porta di casa, non salutò nessuno e uscì.<br />

Nell'ascensore pensò che non sapeva cosa dire, come iniziare un discorso con quel ragazzo, non lo<br />

conosceva proprio e di solito con gli amici andava a giocare ai campetti da calcio.<br />

Ma lui si conosceva perfettamente e non doveva pensare troppo alle situazioni, doveva buttarsi,<br />

lasciarsi andare, e quei pensieri e grovigli mentali gli sembrarono abbastanza esagerati per quel<br />

pomeriggio e tirando un sospiro per farsi coraggio, si chiuse il portone alle spalle.<br />

Attraversò la strada e vide Andrea seduto su una panchina mentre si fumava una sigaretta rullata, gli<br />

iniziò a tremare lo stomaco e una enorme sensazione di disagio si fece largo dentro di lui.<br />

In fondo non l'aveva mai visto fuori da scuola e non sapeva neanche abbastanza <strong>del</strong>la sua vita, per<br />

potergli chiedere qualsiasi cosa.<br />

Appena lo vide arrivare, Andrea, con un gran sorriso sulle labbra, disse ''Ciao, finalmente, peggio<br />

<strong>del</strong>le ragazze, ti fai attendere eh?''.<br />

Giulio tirò un respiro, l'ennesimo, per farsi coraggio e ''Dov'è il negozio?'' chiese, per cambiare<br />

discorso, mica gli poteva dire che aveva avuto dei ripensamenti, che era immensamente a disagio<br />

solo all'idea di un pomeriggio con lui o che non voleva andare.<br />

Andrea allora si alzò di scatto e disse ''Seguimi giovincello. Ah..che musica ti piace?'' domandò, con<br />

aria davvero interessata e un dolcissimo sorriso sulle labbra, mentre gli indicava la strada.<br />

''Tutto, il rock principalmente e la musica classica.” rispose il giovane Castelli, semplicemente per<br />

non dilungarsi in un discorso che avrebbe, se no, sfiorato tutti i generi e gli stili.<br />

Il negozio Music&Co era pieno zeppo di cd nuovi, usati, libri, vinili, 45 giri, musicassette, poster,<br />

fotografie, tazze, spillette, magliette, cappelli e mentre Giulio si perdeva nella sezione classica si<br />

sentì chiamare da lontano da Andrea ''Giulio, dove caspita sei?''.<br />

''Qui, scusa, mi ero perso!'' rispose ad alta voce, mentre osservava quella moltitudine di roba con<br />

aria contenta e infantile. Si girò a guardare l'amico e per la prima volta in quel pomeriggio, ma forse<br />

per la prima volta dopo tanti mesi, sorrise, anche lui.<br />

''Ti piacciono i Green River?'' chiese Andrea affannosamente.


Giulio ci pensò un attimo e poi ''Sono <strong>del</strong> filone grunge? Ho qualche canzone ma non li preferisco.''<br />

rispose, guardandolo negli occhi. Erano belli i suoi occhi, gli trasmettevano calma e serenità, come<br />

il mare che lui amava tanto.<br />

''Ho deciso cosa comprare!'' disse Andrea ad alta voce, come se un ricordo improvviso gli fosse<br />

piombato in testa.<br />

Giulio quasi non aveva sentito e sovrappensiero chiese ''Cosa?''.<br />

''Beautiful future dei Primal Scream...musica psiche<strong>del</strong>ica...'' rispose Andrea, fiero di poterlo<br />

finalmente ascoltare.<br />

''Mai sentiti!'' rispose Giulio, con aria seccata per il suo analfabetismo in quella materia. Certo<br />

ascoltava tanta musica anche lui, ma quando si trovava a sentire certi nomi sconosciuti gli veniva<br />

voglia di svuotare l'edicola e di passare tutto il tempo a leggere e ascoltare qualsiasi cosa, almeno<br />

per mettersi alla pari e non dover fare quelle figure.<br />

Andrea, intanto, senza perdere tempo chiese ''Andiamo da te ad ascoltarli?'' mentre il suo stomaco si<br />

rigirava per l'apprensione. Voleva stare ancora con lui, voleva stare tranquillo e non essere così<br />

preoccupato, come in realtà lo era, ma appena fuori il negozio si voltò con un gran sorriso, gli prese<br />

la mano per attraversare la strada e gli disse che si stava prospettando un pomeriggio interessante tra<br />

la musica e il fumo che era abbastanza.<br />

Le loro mani rimasero così, amichevolmente legate, cercando di non tremare, per tutto il tragitto, fin<br />

sotto il portone <strong>del</strong>l'abitazione <strong>del</strong>la famiglia Castelli.<br />

Mentre salivano a casa, Giulio non proferì parola e l'amico accorgendosi <strong>del</strong> suo sguardo perso nel<br />

vuoto, chiese ''Ma che hai?''.<br />

Giulio in realtà non sapeva cosa dire e bofonchiò ''Nulla è che....'' aspettando di trovare una<br />

spiegazione credibile a quella sensazione di disagio che provava.<br />

''E' che...cosa?'' chiese l'amico impaziente.<br />

''Ci sono i miei in casa, non siamo liberi.'' rispose nervosamente.<br />

Andrea sorrise e dolcemente, disse ''E mica dobbiamo organizzare una festa privata, dobbiamo<br />

ascoltare un cd...tranquillo!'' mentre il suo cuore si calmava, anche se aveva capito che l'amico era<br />

agitato per lui.<br />

Appena entrati in casa Giulio volle quasi scappare dagli sguardi indiscreti di tutta la sua famiglia e a<br />

gran voce disse, per assicurarsi di non ripetere ''Ciao, sono tornato, lui è il mio amico Andrea<br />

Goffredi e andiamo a sentire un cd in camera.''.<br />

Filò tutto liscio, fin quando non arrivò suo padre, mentre Giulio stava chiudendo la porta <strong>del</strong>la<br />

camera, per chiedere ''Goffredi...figlio di Carlo Goffredi?''.<br />

Lo sguardo di Andrea si rabbuiò immediatamente. ''Se lei si riferisce al Goffredi proprietario <strong>del</strong>la<br />

Star&star...sì..'' rispose il ragazzo, tentando di non essere scortese, mentre perdeva il sorriso<br />

tranquillo, che lo aveva accompagnato per tutto il pomeriggio.<br />

''E come va a casa tutto bene?'' chiese il signor Castelli, con quella tipica aria di finta cortesia .<br />

''Mio padre ci ha abbandonati per sposarsi con la sua segretaria, ci ha sbattuto fuori di casa e ora<br />

viviamo in una casa in affitto... il cui affitto non sappiamo come pagarlo, mia madre soffre di<br />

depressione perché non si può comprare dieci paia di scarpe di Prada la settimana e deve andare a<br />

lavorare, mia sorella poverina non può andare a cavallo e io me la cavo...grazie...'' rispose drastico,<br />

mentre il suo sguardo si ammorbidiva per non peggiorare la situazione. Odiava sul serio parlare<br />

<strong>del</strong>la sua famiglia, fredda e borghese, odiava quando le persone gli chiedevano qualsiasi cosa su di<br />

loro e odiava perdere il controllo, soprattutto dopo quel pomeriggio, spensierato e bellissimo.<br />

Invece Giulio mentre chiudeva la porta si rese conto che non sapeva nulla <strong>del</strong> suo amico, <strong>del</strong>la sua<br />

vita, dei suoi dolori e pensò che forse quella risposta era stata un pretesto per sfogarsi e far capire al<br />

mondo che ci stava davvero male ma mentre cercava un buon modo per sbloccare la situazione, gli<br />

partì ''Mi dispiace...per tutto!''.<br />

Andrea dal canto suo, avendo capito di non aver voglia di continuare quel discorso, rispose<br />

''Macché! Mia madre e mia sorella si devono abituare a sprecare meno soldi e per il resto stiamo<br />

bene, con mio padre non ci parlavo più da qualche mese ma non è che sia una gran perdita<br />

sinceramente!'' mentre faceva finta di guardare altrove e che quella situazione gli stesse indifferente.


Ma quell'altrove lo portò verso la finestra <strong>del</strong>la stanza dove vide un violoncello, poggiato<br />

leggiadramente, lucido e quasi pronto per essere suonato.<br />

''Ero iscritto al conservatorio ma quest'anno ho lasciato...'' disse Giulio, accorgendosi di quello<br />

stupore sulla faccia <strong>del</strong>l'amico.<br />

Andrea allora subito si dimenticò di quello che era accaduto pochi secondi prima e chiese ''Mi fai<br />

sentire qualcosa?'' con un tono dolce e ironicamente supplichevole.<br />

Giulio sgranò gli occhi, non si aspettava una richiesta così. Tutte le volte che glielo chiedevano i<br />

suoi parenti rispondeva male, scocciato per l'insistenza, ma quel giorno acconsentì, dolcemente e<br />

con piacere.<br />

Lentamente si avvicinò alla finestra, prese lo strumento, si sedette al limite <strong>del</strong>la sedia, allargò le<br />

gambe e lo sistemò fra esse. Pensò due secondi a quello che poteva suonare, prese un bel respiro e<br />

iniziò.<br />

Mentre stava suonando, pensò -Devo concentrarmi, devo concentrarmi, non c'è nessuno nella<br />

stanza- e raggiunta la tranquillità totale, si lasciò andare.<br />

Lui e il suo strumento diventarono complici. I sospiri si fusero con la musica e le mani vibravano<br />

per rendere quell'atmosfera disperata e melanconica, come il pezzo richiedeva.<br />

Andrea si stese sul letto e continuando a fissare l'amico vide le sue gambe serrate in quell'abbraccio,<br />

gli occhi chiusi, le mani che tremavano a causa <strong>del</strong>le settimane in cui non si era esercitato, la voglia<br />

che c'era in lui di far risuonare il più possibile il suo strumento, per renderlo unico ma al contempo<br />

la paura e l'apprensione di non farsi sentire dagli altri, che in quel momento abitavano<br />

l'appartamento.<br />

Suonò comunque tranquillamente senza strafare e vergognandosi un po' degli occhi di Andrea che<br />

gli erano rimasti fissi per tutto il tempo.<br />

Alla fine <strong>del</strong> pezzo nessuno parlò per qualche secondo. Fu un susseguirsi di sguardi, di risatine<br />

dolci e di gratitudine per aver ricevuto un così inusuale regalo.<br />

Dopo aver sistemato lo strumento, sempre nel totale silenzio, Giulio si diresse verso lo stereo, prese<br />

il cd per inserirlo ma all'improvviso Andrea, disse ''No, lo ascoltiamo dopo...c'è ancora nell'aria la<br />

tua musica, fin quando c'è non copriamola!''.<br />

L'amico fu piacevolmente sorpreso da quelle parole e si andò a stendere accanto a lui, mentre si<br />

andava a creare un primo senso di intimità e complicità.<br />

***<br />

L'effetto e la pesantezza <strong>del</strong>lo spinello si stavano facendo sentire, proprio per quel senso di<br />

leggerezza e tranquillità, che si stava appropriando di loro.<br />

Le vacanze di Natale erano appena cominciate e quel pomeriggio i due ragazzi si ritrovavano sulla<br />

terrazza <strong>del</strong> palazzo dove abitava Giulio, avendo passato tutto il tempo a chiacchierare, distesi per<br />

terra, su una copertina di lana.<br />

Erano tutti coperti e incappucciati, e per farsi calore si distesero uno sopra l'altro, quando<br />

all'improvviso una domanda rimbombò nelle orecchie di entrambi.<br />

''Chi è stata la prima tipa che hai baciato?'' chiese Andrea, con tono falsamente maschile.<br />

Giulio si voltò di scatto a guardarlo ma non rispose.<br />

''Perché non rispondi? Non ti ricordi nemmeno il nome eh? dongiovanni!'' disse l'amico, mentre lo<br />

stuzzicava con le dita cercando di fargli il solletico e di nascondere i suoi reali pensieri. In realtà era<br />

preoccupato <strong>del</strong>la risposta ma soprattutto <strong>del</strong> motivo per il quale glie l'aveva rivolta, quella<br />

domanda.<br />

''Non ho mai baciato nessuna!'' rispose Giulio, alquanto seccato da quel discorso.<br />

Era vero! Non aveva mai baciato nessuna ragazza e se ne vergognava tanto, ma soprattutto guardò<br />

l'amico con quel timore riverenziale che non avrebbe accettato nemmeno una risata scherzosa.<br />

Andrea iniziò a fissarlo e disse, quasi urlando ''Dobbiamo cercarti una ragazza allora!!''.


''Il fumo ti fa male, abbiamo capito. Ora smettila. Scendiamo che fa freddo'' rispose Giulio, con quel<br />

tono distaccato, di chi voleva cambiare subito argomento.<br />

''Chi ti piace <strong>del</strong>la scuola?'' rincalzò Andrea, volendolo stuzzicare ancora, soprattutto per capire le<br />

sue preferenze.<br />

Giulio stava quasi perdendo la pazienza ma ''Nessuna...dai smettila!'' fu la sua unica risposta.<br />

''Dimmi chi ti piace!'' urlò ancora più forte l'amico, enormemente gasato e divertito.<br />

Giulio pensò alla prima ragazza che gli venisse in mente e si ricordò di una ragazza alta, slanciata,<br />

con i capelli lisci e neri, che qualche giorno prima gli aveva chiesto che ore fossero, in palestra, e<br />

rispose ''Una tipa <strong>del</strong>la II C, alta, con i capelli lunghi e neri, magra, con un piercing al naso...''.<br />

''Con una vocina da fighetta, tutta truccata e con una tuta color pesco?'' chiese Andrea, non<br />

facendolo finire di parlare.<br />

Giulio si incuriosì profondamente. ''Si, la conosci?'' chiese.<br />

''L'ho intravista. Ok allora, se io trovo qualche modo per farti uscire con lei, ci usciresti?'' domandò<br />

il ragazzo Goffredi, fissandolo ancora.<br />

''Sì...'' rispose freddamente l'amico ''credo...di si'' continuò, dopo averci pensato qualche istante.<br />

Andrea divertito da tutta la faccenda, disse ''La devi anche baciare. E' una bella ragazza...''.<br />

''Al primo appuntamento?'' chiese l'altro, che subito si rese conto <strong>del</strong>l'infantilità <strong>del</strong>la domanda.<br />

''Ma che sei romantico...a nessuno gliene frega più nulla <strong>del</strong> primo appuntamento.'' rispose Andrea,<br />

con alto tono, mentre rideva.<br />

Giulio rimase interdetto, non voleva dire quello che gli stava passando per la mente ma fu quasi un<br />

istinto. ''Ma quella noterà che non ho mai baciato nessuna!'' disse, mentre le sue guance si<br />

arrossarono profondamente.<br />

Andrea a quel punto si calmò. La sua mente fu invasa da mille pensieri e istinti, e non seppe cosa<br />

dire. Forse aveva esagerato e dopo aver notato il disagio <strong>del</strong>l'amico, abbassò lo sguardo.<br />

All'improvviso però gli venne quella voglia di contatto, di calore e di perdita di se, che per tanto<br />

tempo aveva cercato di tenere nascosta a se stesso ma soprattutto a Giulio.<br />

Lo conosceva da poco meno di due mesi ma in così breve tempo aveva instaurato con lui un<br />

rapporto bellissimo, fatto di risate, giochi, serietà e reciproca fiducia.<br />

Andrea non voleva ammettere che stava diventando qualcosa di più profondo ma il terrore di<br />

perderlo gli aveva sempre impedito di parlare.<br />

Ma come avrebbero reagito le loro menti a quella scoperta?<br />

E i loro corpi a quella strana vicinanza?<br />

La loro amicizia sarebbe stata invasa da disagi e malumori?<br />

Andrea non avrebbe sopportato un suo rifiuto ma quel desiderio placidamente si stava insinuando e<br />

quando quel calore divenne sempre più vivo, senza che potè fermarsi, disse ''Avvicinati...ti spiego<br />

come devi fare...''.<br />

All'improvviso Giulio si sentì addosso le sue mani che gli cingevano i fianchi e che lo<br />

accarezzavano dolcemente, il suo respiro si fece sempre più vicino e i suoi occhi color smeraldo<br />

sempre più presenti e allora, di scatto, si allontanò per sottolineare quel disagio ormai incontrollato.<br />

Sentiva il cuore martellante dentro di sé, il suo stomaco ritratto e le mani freddissime.<br />

''Mica ci stiamo baciando!'' rise Andrea, mentre la sua anima si distruggeva dalla voglia di lui ''..ti<br />

sto insegnando. Basta che non metti la lingua e ti faccio vedere anche come la devi toccare, non si<br />

sa mai...''.<br />

Allora gli toccò i fianchi come se fosse una dolce carezza, risalì lentamente sopra la maglia<br />

arrivando fino ai capelli e si avvicinò al suo volto, sfiorò il suo naso con la punta <strong>del</strong> suo e poggiò le<br />

sue labbra. Allungò le mani come se gli stesse toccando i seni mentre la sua bocca lentamente<br />

raggiunse il collo. Sentì l'amico tremare e cercando di tranquillizzarlo, lo accarezzò ancora<br />

dolcemente.<br />

Giulio sentì dentro un calore indescrivibile che mai aveva provato, la sua mente era confusa e<br />

infuocata, il suo stomaco un continuo dolore e quella strana voglia ormai radicata dentro.<br />

Non gli stava facendo schifo, anzi.<br />

Iniziò ad accarezzarlo anche lui, dolcemente, con la paura <strong>del</strong>l'ignoto che indistintamente


scompariva. Scese lentamente verso la sua cintura, fregandosene ormai <strong>del</strong>le conseguenze che<br />

quell'accadimento avrebbe provocato nelle loro vite e nella loro amicizia. Non pensò più a niente,<br />

anche se strani scatti inconsulti, indipendenti dalla sua volontà, erano provocati da quella vicinanza.<br />

Con uno slancio improvviso <strong>del</strong>la testa lo baciò, infilò la lingua, che si mosse inesperta in quel<br />

luogo dove non avrebbe mai immaginato di essere, ma le sue mani all'improvviso si fermarono.<br />

Cosa cazzo stiamo facendo? Andrea?- pensò.<br />

Andrea si accorse di tutto quello che stava accadendo, non voleva fermarsi, non ce la faceva ma<br />

placò i suoi istinti per l'amico. Gli accarezzò i capelli, fissò i suoi occhi e lo baciò lentamente, e con<br />

quella stessa <strong>del</strong>icatezza adagiò ancora di più i loro corpi sul pavimento ghiacciato.<br />

Giulio ancora un po' tremante, si abbandonò in quell'abbraccio desiderando di non doversi più<br />

risvegliare da quel momento e Andrea continuò con le sue coccole, mentre i loro corpi iniziarono ad<br />

abituarsi.<br />

Il freddo li fece avvicinare di più, le loro mani si insinuarono nel calore dei loro vestiti e le labbra si<br />

unirono in un infinito bacio consapevole.<br />

Giulio rimase lì immobile, in quel duo incredibile, mentre Andrea lo assaporava e sbottonava,<br />

desiderandolo in un modo frenetico e quasi carnale. Tra mille dubbi, pensieri, perplessità le loro<br />

menti si spensero e quando le sua mani arrivarono all'erezione di Giulio, entrambi ebbero un<br />

sussulto di freddo ed eccitazione.<br />

Andrea iniziò a muoversi su di lui, a stringerlo, a volerlo. Giulio lo strinse forte, cercando le sue<br />

labbra e nei suoi occhi quel senso di protezione che lo avrebbe tranquillizzato, mentre cedeva<br />

lentamente il suo corpo in quella stretta magnifica. Sentì come un forte bruciore di stomaco e la<br />

testa giragli vorticosamente, i loro respiri si fecero più incisivi e i movimenti sempre più insistenti.<br />

Si stavano lasciando trasportare da quella nuova emozione trascendente, quando all'improvviso la<br />

voce di Filippa urlò sommessamente un qualcosa di imprecisato, con tono incredulo, difronte a<br />

quella vista ''Ma Giulio...ma...che state facendo?!''.<br />

***<br />

A che cosa cavolo stavo pensando? Come caspita ho fatto a fare una cosa così? Non mi vorrà<br />

rivolgere più la parola, cambierà classe! Ma davvero ho provato quelle cose? Perché? Perché è<br />

arrivata?...<br />

'' Filippa! Filippa!'' urlò all'improvviso Giulio.<br />

''Che vuoi? Sto finendo i compiti per le vacanze!'' disse la sorella, dall'altra stanza.<br />

'' Vieni muoviti!'' rincalzò lui, mentre il suo umore peggiorava. ''Tieni. Questi sono i tuoi benedetti<br />

soldi! Prenditeli!'' disse, mentre apriva di scatto la porta <strong>del</strong>la sua stanza.<br />

La sorella scocciata da quell'atteggiamento si voltò, dicendo ''Non li voglio! Questa cosa mi da tanto<br />

di ricatto!!''.<br />

''Filippa...questo è un ricatto!'' sbottò il fratello, riferendosi al colloquio colorito che avevano avuto<br />

poco dopo il bacio con Andrea.<br />

La ragazzina era realmente incredula per quello che aveva visto ma in fondo gli voleva tanto bene,<br />

era una ragazzina vivace ma non avrebbe mai trasformato quella situazione <strong>del</strong>icata in un ricatto per<br />

spillare soldi a suo fratello e dopo qualche secondo di silenzio, disse ''Ok. Ho cambiato idea, non<br />

dirò nulla a mamma comunque, se sta bene a te sta bene a tutti!''.<br />

Giulio al sentire quelle ultime parole si innervosì altamente e girandosi di scatto, urlò ''A me non sta<br />

bene proprio nulla!!'' mentre le sbatteva la porta in faccia.<br />

Filippa si ricordò allora <strong>del</strong>la chiamata e dispiaciuta per essersi dimenticata disse, a voce alta da<br />

dietro la porta ''Ah, comunque, due orette fa ti ha chiamato, Andrea. Non ha voluto che te lo<br />

passassi e ha detto che a casa di uno che si chiama Gandi c'è una festa, che dura da stasera fino al<br />

primo gennaio.'' per farsi capire bene.<br />

Come posso rivolgergli la parola? Come? Che succederà quando torneremo a scuola? Se si venisse


a sapere? E gli altri che direbbero?<br />

Nella mente di Giulio erano contenute mille angosce e mille rimpianti, i dubbi gli laceravano lo<br />

stomaco e il sol pensiero di dover tornare a scuola lo faceva impazzire lentamente.<br />

Non prese minimamente in considerazione l'ipotesi di andare a quella festa. Era passata poco meno<br />

di una settimana e lui invece di pensare a qualcosa di pratico, si chiuse nelle sue paure e nei suoi<br />

tormenti, non sapendo come affrontare la situazione e cosa pensare riguardo a quello che aveva<br />

provato in quei momenti, lassù, su quella terrazza fredda e stellata.<br />

Rimase tutto il pomeriggio chiuso nella sua stanza, a meditare e a non fare null'altro.<br />

Durante la cena suonò il citofono suonò e il cuore di Giulio fece un balzo per la paura o per il<br />

desiderio che fosse Andrea, ma non fece in tempo a dire che se ne andava in camera sua, che subito<br />

la mamma gli chiese di andare a prendere i pacchi che erano appena arrivati.<br />

Mentre scendeva le scale gli venne, improvvisamente, il desiderio di andare a quella festa, di<br />

fregarsene <strong>del</strong>la gente, <strong>del</strong>la situazione. Voleva anche affrontarlo, Andrea, per dirgli che era stato un<br />

errore, un momento di smarrimento per l'ebbrezza di provare cose nuove, che si poteva dimenticare<br />

e che facilmente si poteva tornare ad essere amici come prima.<br />

Si sentì forte in quel momento, pieno <strong>del</strong>le sue convinzioni, <strong>del</strong>le sue idee, aveva <strong>del</strong>le presunte<br />

certezze che crollarono irrimediabilmente appena vide quegli occhi...i suoi.<br />

Andrea chissà da quanto tempo si trovava lì, sotto quel nevischio ghiacciato e pungente di fine<br />

Dicembre, infatti era cupo, infreddolito e triste ma quando lo vide scendere si avvicinò a lui, gli tese<br />

una leggera carezza e disse, con voce strozzata dal tormento ''Scusami, ti ho confuso e...e ho<br />

rovinato la nostra amicizia, scusami...scusami!''.<br />

Erano <strong>del</strong>le scuse che forse potevano valere ma Andrea sapeva benissimo che la sua anima non era<br />

affatto pentita, che il suo corpo lo desiderava infinitamente, ancora più di quel giorno e che anche in<br />

quel momento l'avrebbe abbracciato forte e baciato intensamente, per fargli scomparire l'angoscia e<br />

la paura che aveva negli occhi.<br />

Giulio in quel momento era confuso, impaurito e tutto quel che riuscì a dire fu '' Andrea io non so<br />

più niente, cosa provo, cosa provavo in quel momento. Non è stata solo colpa tua, ma io non lo<br />

so...non lo so....''.<br />

Allora Andrea, preso da un senso di protezione e dolore per quella situazione, prese il suo amico, lo<br />

abbracciò fortissimo fino a sentire i battiti sfalsati <strong>del</strong> suo cuore e disse ''Non preoccuparti,<br />

possiamo dimenticare se vuoi, se ti fa soffrire...dimentichiamo.'' mentre la sua anima piangeva e i<br />

suoi occhi si gonfiavano per un pianto cupo, che voleva scoppiare.<br />

Ma davvero Giulio voleva dimenticare?<br />

Davvero voleva far finta che non fosse successo niente?<br />

Passare sopra alla prima volta in cui si era sentito vivo?<br />

Davvero voleva superare e andare avanti?<br />

Giulio non ne era affatto sicuro ma disse ugualmente che andava bene e che non lo voleva perdere<br />

come amico, con un groppo alla gola che quasi lo soffocò, e per non far notare il suo<br />

disagio, disse ''Mia sorella mi ha detto <strong>del</strong>la festa di Gandi....''.<br />

''Giusto, sì, la festa...'' rispose Andrea, come quasi caduto dalle nuvole. ''Passo solo a salutarlo, ma<br />

certo non rimango lì fino all'anno nuovo, anche se a dire la verità non mi va neanche di rimanere a<br />

casa da solo!'' continuò, mentre si distaccavano e si sedevano sul gradino.<br />

Intanto la signora Castelli iniziò ad urlare per farlo salire e allora il ragazzo invitò l'amico ad entrare<br />

un attimo, sperando in un qualcosa che non si sapeva spiegare.<br />

Ma come poteva Giulio dare un nome a tutte quelle emozioni che aveva provato tutte in una volta?<br />

Come poteva capire e razionalizzare ciò che era così diverso e lontano dalla ragione?<br />

Infondo lui non aveva mai sentito quel tremore che prendeva lo stomaco o quella sensazione di<br />

pesantezza che premeva sul petto, non aveva mai udito la sua voce così indecisa e inesistente, e non<br />

si era mai sentito così insicuro e scoperto difronte ad uno sguardo.<br />

Salirono senza parlare e arrivati in casa, poggiarono i pacchi per terra e si diressero velocemente in<br />

camera.<br />

Nessuno dei due proferì parola alcuna. Quel silenzio poteva significare tanto e quegli sguardi,


scambiati tra loro, potevano nascondere mille altri significati, ma in quella serata nessuno dei due<br />

ebbe la forza e il coraggio di fare null'altro.<br />

''A cosa stai pensando?'' chiese Andrea.<br />

''Al fatto che vorrei passare da Gandi, ma a quest'ora uscire sarebbe improponibile pei i miei...''<br />

disse Giulio, con una tranquillità e confidenza che gli sembrarono strani.<br />

''Tentiamo domani anche se non mi va poi tanto, neanche di passare!'' rispose Andrea, con una voce<br />

affabile e tranquillizzante.<br />

Mente loro continuavano a guardarsi per studiare quelle nuove sensazioni e mentre si stavano<br />

avvicinando per scrutarsi, improvvisamente entrò la mamma di Giulio che subito ebbe come un<br />

sibilo allo stomaco per quell'interruzione. ''Ti va di rimanere a cena da noi Andrea?'' chiese la<br />

signora, con voce dolce di mamma.<br />

I ragazzi rimasero stupiti, sorrisero insieme e poi Andrea disse che doveva tornare a casa e che non<br />

voleva recare disturbo.<br />

La signora nonostante l'apparente forza e spigliatezza che quel ragazzo manifestava, comprese la<br />

sua solitudine nel vivere in una casa dove non c'era dialogo, dove non c'era amore ma solo<br />

apparenze, silenzi e ipocrisie, e fu dopo aver fatto quel pensiero che disse '' Domani la nostra<br />

famiglia affitta una villetta per il capodanno. So che non è la festa <strong>del</strong> vostro amico ma se ti va di<br />

venire sei il benvenuto!''. Andrea sorrise e fu quasi geloso di quella giornata e di quella unità e<br />

allegria che appariva da quella famiglia nonostante tutti i pasticci e i cambiamenti <strong>del</strong> trasloco.<br />

Voleva anche lui far parte di una vera famiglia e godere di quell'amore che si respira al suo interno,<br />

ma si era dovuto letteralmente accontentare di un padre assente, di una sorella insofferente e di una<br />

madre indifferente.<br />

Mentre scendevano le scale continuò a pensare alla proposta <strong>del</strong>la signora e rimase amareggiato<br />

quando Giulio con tono distaccato, disse ''Non preoccuparti, non sei costretto a venire! La mia<br />

famiglia è divertente ma non c'è paragone rispetto alla festa di Gandi. Io non ci posso venire ma tu<br />

almeno goditela!''.<br />

''E se io volessi venire?''. ''Tu mi dici questa cosa facendo finta che non sia un'imposizione!'' disse<br />

duramente il ragazzo Goffredi.<br />

''Ma che cosa stai dicendo? Perché io non vorrei farti venire?'' domandò Giulio, colpito e addolorato<br />

da quella verità che l'amico aveva compreso in un attimo.<br />

Andrea in mezzo al pianerottolo volle quasi urlare ma si trattene, e soffocando quasi la voce disse<br />

aspramente ''Ho questa sensazione. Non dici le cose tanto per dire! Dietro il tuo non ti preoccupare<br />

celi un senso di disagio...di vergogna!'' continuò, mentre serrava il corpo <strong>del</strong>l'amico al muro. ''Puoi<br />

dirlo chiaramente!''.<br />

''Che cosa dovrei dire? Che cosa Andrea?'' urlò Giulio, mentre cercava di spostare il corpo di<br />

Andrea, che lo circondava. ''Che mi sento in un disagio pazzesco? Che non so più come guardarti?''<br />

continuò, mentre il suo cuore rimbombava nelle sue orecchie e il respiro si faceva sempre più<br />

pesante. ''Che quel giorno non so cosa mi è preso? Ecco, sì, ti dico tutto questo!''.<br />

Gli era piaciuto quel bacio, era stato dannatamente bello e se la sorella non fosse arrivata avrebbe<br />

continuato, lo avrebbe baciato e gli sarebbe piaciuto, di più.<br />

Andrea ebbe un momento di spossatezza e rabbia, attanagliò le braccia <strong>del</strong>l'amico alla parete, con<br />

l'intento di fargli male e lo baciò forzatamente mentre lui cercava di divincolarsi. I loro corpi<br />

lottarono per le forze contrarie, Giulio voleva urlare, liberarsi da quella stretta che lo tormentava<br />

mentre il corpo <strong>del</strong>l'amico si faceva più forte e rigido in quella strana lotta senza senso.<br />

All'improvviso Andrea si riprese, si distaccò velocemente e impaurito da se stesso, disse ''Io...non<br />

volevo farti questo. Non volevo farti <strong>del</strong> male. Non volevo farti vergognare di me.''. ''Ma...ma avevo<br />

bisogno di quel bacio quel giorno ma avevo anche bisogno di non farti sapere niente e di averti<br />

come amico. Ho cercato di nascondere i miei desideri ma questo mio cazzo di essere è stato più<br />

forte <strong>del</strong>la mia ragione...''.<br />

Il ragazzo Goffredi avrebbe voluto piangere e urlare, per non sentire il sentimento e l'attrazione che<br />

provava per l'amico, voleva mentire ma non ce la fece.<br />

Giulio lo guardò spiazzato, incredulo per quello che stava sentendo. Non sapeva che fare, non


voleva fargli notare il suo essere spaesato e la paura che lentamente risaliva nel suo corpo, e lo fissò<br />

semplicemente per un lasso di tempo che gli sembrò infinito.<br />

''Avrei anche accettato la tua sola amicizia ma la mia ingordigia, la mia carnalità hanno rovinato<br />

l'unico rapporto, vero, pulito che io abbia mai avuto, ma io non ce l'ho fatta.'' continuò Andrea,<br />

mentre la sua voce franava per il pianto, che cercava di controllare.<br />

Giulio lo abbracciò velocemente senza dargli il tempo di continuare quel discorso. Sentì il suo cuore<br />

battere velocissimo e le sue mani tremare e gli comparve quello sguardo interrogativo che assumeva<br />

quando non aveva più certezze. Non sapeva cosa fare, cosa pensare e neanche cosa provare ma<br />

sapeva di voler rimanere lì con le sue dita incastonate nella sua mano e il suo corpo vicinissimo.<br />

Non voleva neanche avere altre spiegazioni. Non ce l'avrebbe fatta.<br />

Si abbracciarono lungamente e dopo un po' si guardarono negli occhi. Andrea gli accarezzò i capelli<br />

e dopo qualche secondo se ne andò, fissandolo ancora per qualche secondo, prima di girare l'angolo.<br />

Giulio, mentre era a letto, ripensò spesso a quella serata e soprattutto agli occhi con cui Andrea lo<br />

aveva salutato, sperando che non fosse l'ultima volta.<br />

Si pentì di non avergli detto nulla e di avergli offerto solo quell'abbraccio. Gli avrebbe potuto dire<br />

qualcosa. Gli avrebbe voluto dire qualcosa.<br />

Ma cosa?<br />

Cosa sarebbe stato giusto?<br />

Spazientito da quella notte insonne e dai pensieri che non lo lasciavano in pace, decise di andare in<br />

cucina per bere e mentre chiudeva la sua stanza vide una luce accesa. Camminando scorse Filippa<br />

che leggeva un libro. ''Che leggi?'' chiese lui, con voce disattenta.<br />

''Poesie'' rispose la sorella di sfuggita per non perdere il filo.<br />

''Che bello! Di chi?'' domandò Giulio.<br />

Filippa rispose brevemente, sperando che quello che diceva bastasse per fargli smettere di fare<br />

domande. ''Un poeta turco di inizio 900.''.<br />

Giulio non si intendeva di poesia ma siccome non riusciva a prender sonno, il quale gli era<br />

scomparso <strong>del</strong> tutto anche grazie a quella 'passeggiata' notturna, si sedette sulla poltroncina,<br />

incrociò le gambe, sorseggiò il suo succo e chiese alla sorella di leggere ad alta voce.<br />

Allora Filippa iniziò a leggere una poesia senza titolo, datata 1948:<br />

''In questa notte d'autunno<br />

sono pieno <strong>del</strong>le tue parole<br />

parole eterne come il tempo<br />

come la materia<br />

parole pesanti come la mano<br />

scintillanti come le stelle.<br />

Dalla tua testa dalla tua carne<br />

dal tuo cuore<br />

mi sono giunte le tue parole<br />

le tue parole cariche di te<br />

le tue parole, madre<br />

le tue parole, amore<br />

le tue parole, amica<br />

Erano tristi, amare<br />

erano allegre, piene di speranza<br />

erano coraggiose, eroiche<br />

le tue parole<br />

erano uomini.''.


II<br />

All'improvviso dall'altra stanza si sentì un tonfo e immediatamente dopo il silenzio più totale. I suoi<br />

sensi erano ancora offuscati dal sonno ma la sua mente si allarmò.<br />

Lentamente diresse il suo braccio verso il comodino per afferrare l'orologio e vide che erano solo le<br />

cinque. Si coprì nuovamente ma sentì dei rumori provenire dalla camera <strong>del</strong>la mamma e fu allora<br />

che decise di andare a vedere.<br />

Una voce maschile stava chiamando l'ambulanza ma cessò quando Andrea entrò nella stanza. Vide<br />

sua madre a terra, svenuta e pallida, corse verso di lei, la abbracciò, chiamò il suo nome con quel<br />

filo di voce spaventata che riuscì ad emettere e volse immediatamente lo sguardo verso quella<br />

persona sconosciuta. ''Chi cazzo sei tu?'' urlò, mentre le lacrime veloci gli solcarono il viso ''Che è<br />

successo a mia madre?'' continuò, fin quando si sentì strozzato dal fiato.<br />

''Andrea calmati, ho chiamato i soccorsi, saranno qui a minuti...'' disse quell'uomo, preso da un<br />

imbarazzo inaspettato ''..io sono Maurizio..''.<br />

Le sirene avvertirono l'arrivo <strong>del</strong>l'ambulanza, Andrea prese in braccio sua madre e corse verso quel<br />

mezzo che doveva salvarle la vita. Non voleva pensare al peggio, non voleva immaginare la sua vita<br />

senza di lei, senza i suoi sorrisi, senza i suoi abbracci, che ormai avvenivano sempre più di rado, ma<br />

non ce la fece e pianse con il fiato smorzato e l'anima in affanno per quella paura inimmaginabile.<br />

Correvano nella notte quelle ruote, veloci e inquiete, attraverso le prime deboli luci <strong>del</strong>l'alba.<br />

Andrea si sentì impotente, piccolo, inutile in quelle sala d'attesa terribile, fredda e desolata.<br />

Non aveva più certezze e un tremolio sottile partì dalle sue gambe, ebbe bisogno di alzarsi e<br />

prendendo il cellulare, pensò di chiamare sua sorella Viola che la sera prima era andata a dormire da<br />

un' amica, ma nulla, come al solito il suo cellulare era spento.<br />

Provò allora a chiamare l'unica persona che gli venne in mente e il suo battito accelerò quando sentì<br />

la sua voce che assonnata, diceva ''Andrea! Andrea, perché mi telefoni alle sei di mattina?''.<br />

Lui non rispose tentando di non far sentire il fiatone che aumentava. ''Andrea, rispondi! Che cose è<br />

successo?...Andrea!''. Non voleva farsi sentire distrutto e non voleva creare scompiglio nella sua<br />

giornata, allora attaccò il telefono e quando vide il medico uscire dalla stanza corse per la paura e il<br />

terrore che in quel momento erano più forti di tutto il resto.<br />

Il medico esordì dicendo ''La signora ha avuto un ictus...'' e ad Andrea si raggelò il sangue nelle<br />

vene ''..ma ancora nulla è perduto, la stiamo preparando per l'operazione.'' continuò.<br />

Il signor Maurizio insistette per sapere qualcosa in più, ma nulla gli fu concesso il quel momento<br />

tanto drammatico e inaccettabile.<br />

Andrea si sentì spossato e un vuoto devastante pervase il suo interno, si sentì irrimediabilmente solo<br />

e il suo pensiero ritornò a sua sorella Viola, che avrebbe vissuto quella giornata scolastica come<br />

molte altre.<br />

La ragazza intanto si trovava sotto una fitta pioggerellina gelida e nel traffico mattutino <strong>del</strong>la città,<br />

che tentava di non arrivare in ritardo a scuola. La sua mente era piena di pensieri sulle cose da fare<br />

quella mattina, sui progetti <strong>del</strong> pomeriggio ma un vuoto allo stomaco e un tremore le risalì lungo la<br />

schiena. All'improvviso perse la stabilità <strong>del</strong> suo motorino e si ritrovò sull'asfalto, spaventata e<br />

bagnata, mentre il mezzo continuava a scivolare, fin quando non incontrò un albero. Sentì un dolore<br />

lancinante attraverso tutto il corpo e un giramento di testa gli offuscò immediatamente la vista.<br />

Giulio, che stava oltrepassando il cancello <strong>del</strong>la scuola, si accorse di tutto e corse veloce verso di lei<br />

per accertarsi che non le fosse successo nulla di grave.<br />

Le prese la testa e con voce preoccupata, chiese '' Ehi come stai? Riesci a sentirmi?'' ma mentre si<br />

accingeva a prendere il cellulare per chiamare aiuto lei con una vocina flebile, rispose ''..Sto bene.<br />

Aiutami ad alzarmi..''. Subito vide in quella ragazza una forza inaspettata che lo fece sentire debole<br />

e piccolo difronte a quella esile figura longilinea.<br />

Lei non volle andare in ospedale e costrinse Giulio ad accompagnarla semplicemente a casa<br />

nonostante le insistenze <strong>del</strong> ragazzo.


''Scusami, non mi sono presentato. Io sono..Giulio..'' disse lui, camminando verso il motorino<br />

rovesciato. Lei si voltò a guardarlo, sorrise dolcemente e disse '' Io sono Viola.''.<br />

La pioggerellina si trasformò in temporale e il ragazzo aumentò la velocità <strong>del</strong> motorino, mentre i<br />

dolori di Viola iniziarono a farsi sentire in modo lancinante.<br />

Appena arrivati a casa <strong>del</strong>la ragazza, Giulio notò l'eleganza pazzesca.<br />

Nonostante il grigio <strong>del</strong> <strong>cielo</strong> e la poca luce fioca che entrava dalla finestra, in quel salotto sembrava<br />

primavera. Il ragazzo alzò il naso e vide un lampadario di cristallo, largo e a forma di foglie, alle<br />

pareti tanti quadri, alcuni dei quali anche molto antichi e sui tavolini di legno laccato mille<br />

cianfrusaglie splendenti.<br />

''Non spaventarti...'' disse Viola, dopo aver notato l'aria spaesata di Giulio ''..mia madre adora le cose<br />

inutili, di argento, oro, legno e chi più ne ha più ne metta. Si gira tutti i mercatini <strong>del</strong> nord Italia e se<br />

non compra non è contenta!'' terminò, mentre barcollava verso il divano e prima di stendersi, guardò<br />

Giulio e subito chiese ''Non è meglio che torni a scuola?''.<br />

Lui confuso ci pensò un attimo e poi rispose ''Ma non posso andarmene e lasciarti qui da sola<br />

sofferente. Faccio una cosa, mando un messaggio a mia mamma e le dico che non sono a scuola e<br />

che dopo le spiego...''. Lei sorrise, mentre iniziava a sentire una dolce stretta nel petto.<br />

Andrea intanto, sempre in ospedale, verso le due iniziò a preoccuparsi per le mancate notizie, che<br />

gli infermieri e dottori puntualmente non gli fornivano. Iniziò a spazientirsi e a trattare male tutto il<br />

personale che vedeva passare. Non riusciva a pensare ad altro, non riusciva a calmarsi e a decidere<br />

cosa era meglio fare. Voleva scappare, allontanarsi da quel posto infausto e cercare di non impazzire<br />

ma all'improvviso sentì una mano che gli toccò la spalla. Era quell'uomo che gli offriva un bicchiere<br />

di cioccolato caldo. Lo prese e si andò a sedere sul gradino bianco, <strong>del</strong>le scale interne, mentre i suoi<br />

occhi continuavano a fissare e rimirare quella figura sconosciuta.<br />

''Ora che siamo costretti a stare qui, per favore mi vuoi spiegare chi sei?'' domandò Andrea, con aria<br />

non proprio amichevole.<br />

Il signor Maurizio in quel momento perdette ogni punto di riferimento nella sua mente e si sentì<br />

spaesato, in quella situazione incredibile e maledetta. Cercò di concentrarsi e dopo qualche secondo,<br />

iniziò a parlare. ''Io e tua madre ci siamo conosciuti qualche mese fa ad una mostra, io sono il<br />

direttore di una banca in centro e..''. Andrea spazientito lo bloccò con una domanda a bruciapelo.<br />

''Da quanto tempo state insieme?''. ''Da un mese circa, lei te lo avrebbe detto a breve, ti avrebbe<br />

parlato di tutto...'' rispose l'uomo, con voce indecisa.<br />

Andrea aveva paura di aver compreso immediatamente tutta la faccenda, si alzò di scatto<br />

posizionandosi difronte a lui e chiese con aria di sfida ''Perché parli al singolare? E cosa mi doveva<br />

dire?''.<br />

Il signor Maurizio decise allora di parlare chiaro e rispose seccamente, ma con la paura di fargli<br />

troppo <strong>del</strong> male. ''Tua sorella Viola sa già tutto, tua madre stava solo aspettando il momento giusto<br />

per parlare con te...'' mentre gli occhi di Andrea si spalancavano per lo stupore e la rabbia che<br />

cresceva secondo dopo secondo. Il ragazzo fece un giro su se stesso, si portò le mani al volto e<br />

mentre la sua confusione aumentava, disse con rabbia ''Bene, cazzo, sono sempre l'ultimo a sapere<br />

le cose! Che cazzo!'' urlò alla fine, sulla rampa di scale. ''Magari avevate anche deciso che saresti<br />

venuto a vivere con noi e io...io sarei stato messo davanti al fatto compiuto!'' continuò, mentre la<br />

<strong>del</strong>usione si mescolava col dolore e la rabbia con l'incomprensione.<br />

Immediatamente dopo quella frase, l'uomo lo fissò intensamente, non avendo il coraggio però di<br />

dirgli che quello che stava pensando e dicendo non era completamente errato e che anzi era la verità<br />

assoluta. Allora la rabbia di Andrea arrivò al limite, si contenne dallo spaccare qualcosa e subito<br />

decise di andarsene da lì. ''Che cazzo ci sto a fare qua? Andatevene affanculo!!'' urlò, durante la<br />

corsa sfrenata per abbandonare il più velocemente possibile quel luogo, che nella sua mente era<br />

stato l'artefice di quell'immenso dolore.<br />

Voleva sprofondare in quel momento e scappare senza lasciare nessuna traccia. Non voleva credere<br />

a tutti quei pensieri che gli circolavano in testa ma non riusciva a non pensare alla <strong>del</strong>usione che gli<br />

cresceva incessantemente nel cuore. Era stato sempre forte, distaccato e indipendente da sua madre<br />

e rimase spiazzato anche per l'istintività assurda con cui stava provando tutte quelle emozioni


insieme.<br />

Mentre varcava la porta di casa si calmò, quasi per forza, dopo aver sentito la voce di sua sorella.<br />

Ma quando entrò nel salotto vide quei corpi che lentamente si sfioravano con una intimità che gli<br />

trafisse l'anima, vide quelle mani che si toccavano solo amichevolmente ma che a lui fecero un<br />

effetto devastante, sentì le loro risate complici e vide i loro occhi fissi nei reciproci sguardi.<br />

Non ebbe più la forza di trattenere qualsiasi emozione ma per non rendere la situazione drammatica<br />

fece uscire dalla sua bocca una semplice domanda. ''Giulio che cazzo ci fai qui?'' con tono duro e<br />

sotto sotto anche inquisitore.<br />

Giulio incredulo da quell'apparizione non riuscì a parlare ma subito si alzò da quel divano che per<br />

gli occhi <strong>del</strong>l'amico rappresentava il luogo <strong>del</strong> tradimento.<br />

Viola si spaventò, vedendo il fratello così spossato e chiese cosa fosse successo.<br />

Andrea volle piangere ma trasformò tutto il patimento e l'angoscia in una corazza che in quel<br />

momento nessuno avrebbe potuto scalfire. ''Mamma ha avuto un ictus. Ora la stanno operando...''<br />

disse, con tono freddo. Viola scoppiò a piangere mentre il suo corpo si accasciava per terra, voleva<br />

sapere, voleva sperare, voleva svegliarsi da quell'incubo ma non ci riuscì.<br />

Tutti volevano sapere qualcosa ed esternare qualche doloroso sentimento ma non accadde nulla e<br />

rimasero lì, in muto silenzio.<br />

***<br />

''Andrea...Andrea...'' soffiò silenziosamente quella voce affaticata e stanca, mentre Andrea alzava la<br />

testa dal ciglio <strong>del</strong> suo letto.<br />

La guardò con aria assonnata e preoccupata, e chiese ''Mamma come ti senti? Devo chiamare il<br />

dottore? Ti fa male qualcosa?...''.<br />

Lentamente la mano <strong>del</strong>la donna accarezzò il viso di suo figlio, per tranquillizzarlo e proteggerlo un<br />

minimo da quello che stava accadendo. ''No tesoro, non devi chiamare nessuno, mi sento bene solo<br />

un po' stanca, ma è normale..sta tranquillo.'' rispose, con voce pacata e ferma.<br />

Lui dopo qualche secondo si alzò per sgranchirsi un po' le gambe e si diresse verso la grande vetrata<br />

che dava sul giardino. Guardò il <strong>cielo</strong> e non pensò a nulla. ''Stasera ci sarai?'' chiese la mamma.<br />

Andrea si voltò, la fissò e chiese ''Perché? Che c'è stasera di particolare?''.<br />

La signora Claudia volse a lui uno sguardo armonioso come se stesse ammirando un quadro<br />

prezioso e perfetto, sorrise e dopo un po' rispose, dicendo ''Nulla di importante...voglio fare una<br />

cena con te, Viola, Maurizio, parleremo <strong>del</strong>la galleria, di come la vogliamo finire, di quali artisti<br />

invitare e tante altre cose.''.<br />

''Va bene allora, se per te è importante ci sarò.'' rispose velocemente il ragazzo, mentre la mamma lo<br />

interruppe, dicendo ''Ah, forse ci sarà anche quell'amico tuo e di Viola. Giulio si chiama, vero?''.<br />

La sua risposta affermativa allora gli sprofondò nella testa, si voltò di scatto verso la vetrata, per<br />

non far notare a sua madre quello che stava pensando, e appoggiò la fronte al vetro.<br />

''E' stata Viola ad insistere tanto. Quel ragazzo l'ha aiutata molto mentre ero in ospedale. Sai com'è<br />

tua sorella, fa la forte ma ha bisogno di qualcuno che la protegga.'' disse la signora, immediatamente<br />

dopo.<br />

Ma perché ho detto sì? Perché? Non ci voglio stare in quella situazione! Non voglio vederlo!<br />

Stupido! Maledetto stupido idiota, che sono!<br />

''Giulio a che cavolo stai pensando?'' chiese Viola, mentre giravano tra gli scaffali <strong>del</strong>la libreria. Lui<br />

si voltò spaesato e disse ''Ah no..a niente, non preoccuparti.''. Il colloquio finì immediatamente,<br />

anche se Viola immaginò subito che stesse pensando alla cena, ma un po' aveva capito com'era<br />

fatto e non volle metterlo sotto pressione.<br />

Dopo aver pagato il libro la ragazza lo prese per mano, lo trascinò fuori e gli diede un bacio. Lo<br />

strinse forte a se e lo baciò, pensando che finalmente era felice: sua mamma si stava riprendendo, la


scuola andava bene e Giulio le sembrava fantastico, dolce, sensibile e intelligente. Ma per questo<br />

suo sentimento totalmente coinvolto non vide gli occhi di Giulio, che nascostamente pensavano ad<br />

altro. Forse a quel primo pomeriggio con Andrea, a quello stesso slancio con cui l'aveva fatto uscire<br />

dal negozio di musica e alle sue mani che lo avevano fatto tremare. Irrimediabilmente la sua mente<br />

finì al ricordo di quel bacio e poi <strong>del</strong> litigio.<br />

Giulio non voleva soffrire in quel momento tra quei pensieri, rancori e desideri, e l'unica cosa che<br />

gli venne in mente fu di andarsene a casa. Allora si voltò e velocemente le disse '' Senti, vado a casa,<br />

mi esercito un po' e poi vengo da te per l'ora di cena. Ok? Ok?!''.<br />

Viola rimase scioccata da quell'affermazione così agitata e confusa. Non pensava che fosse così<br />

urgente esercitarsi al violoncello e preoccupata e <strong>del</strong>usa, sbottò ''Ma dovevamo passare il<br />

pomeriggio insieme..''.<br />

Giulio dal canto suo, si scusò ancora e ancora, la baciò e disse che doveva andare.<br />

Lei dopo qualche secondo si ritrovò da sola sul marciapiede, mentre guardava il corpo <strong>del</strong> suo<br />

ragazzo, magrissimo e longilineo, che si allontanava velocemente nel traffico.<br />

Triste e pensierosa tornò a casa prima <strong>del</strong> previsto. Non voleva far notare questo suo sconforto, per<br />

non far preoccupare sua madre ma appena varcò la porta, suo fratello chiese sarcastico ''Come mai<br />

già di ritorno? I negozi avevano finito le scorte di cose inutili e costose?'' mentre sogghignava<br />

divertito e punzecchiante.<br />

Viola si irrigidì, non voleva dargli corda ma era troppo frastornata, ed ebbe bisogno di esternare i<br />

suoi pensieri, dicendo ''Giulio prima...prima mi dice che possiamo passare il pomeriggio insieme e<br />

poi all'improvviso gli viene tutta la voglia di suonare e mi bidona, lì sul marciapiede...''.<br />

Andrea sommessamente sorrise a quell'affermazione e rispose dicendo ''Beh si vede che gli è<br />

tornata la voglia, non è una cosa brutta, suona così bene!''.<br />

''Perché? Tu...tu l'hai sentito?'' chiese lei con occhi sgranati. Lui si voltò stupito, e pieno d'orgoglio<br />

indecifrabile disse che l'aveva sentito qualche giorno dopo averlo conosciuto e che gli era piaciuto<br />

tantissimo.<br />

Viola si dispiacque per non aver avuto la stessa fortuna e a voce bassa, disse ''Beato te! Da me non<br />

si è fatto convincere, dice che non fa queste cose, che gli da fastidio e che sono inutili.''.<br />

''Allora vedi che non ti devi lamentare se gli viene voglia di suonare...'' disse Andrea, subito prima<br />

<strong>del</strong>l'interruzione <strong>del</strong>la sorella che scocciata e infastidita disse ''Scusami se un pomeriggio ho voglia<br />

di stare con il mio ragazzo, scusa ma non sono perfetta come te, che non hai bisogno di nessuno!''.<br />

Il mio ragazzo...Il mio ragazzo....Il mio ragazzo...<br />

Tre semplici parole che gli tramortirono il petto come un pugno secco.<br />

Il mio ragazzo....<br />

Allora era vero...quello che lui aveva sempre cercato di nascondere al suo cuore e ai suoi occhi.<br />

Il mio ragazzo...<br />

Come avrebbe fatto a sopportarlo?.. Mentre quel brivido ghiacciato gli solcava la schiena.<br />

Il mio ragazzo...<br />

Era una certezza ormai, come lo erano i loro baci e i loro corpi che si toccavano.<br />

''Andrea svegliati sembri addormentato! Vai ad aprire per favore?'' disse sua madre, mentre lui si<br />

riprendeva dai suoi pensieri. ''Perché hanno suonato?'' chiese dubbioso, non avendo sentito nulla.<br />

''Siii-i'' risposero a cantilena Viola e Maurizio.<br />

Appena aprì la porta vide quello che non voleva vedere. Le sue gambe affusolate in quei jeans<br />

stretti e grigi. Il suo corpo magro ricoperto da quel cappotto nero classico, che gli dava l'aria di<br />

un'artista. La sua barbetta scura che gli circondava la bocca e quelli occhialini neri che lo rendevano<br />

affascinante.<br />

I due ragazzi rimasero a guardarsi per un po', ma poi Giulio si scusò, dicendo ''Sono in ritardo...''<br />

mentre Andrea lo aveva mollato lì impalato, per allontanarsi velocemente. L'ospite ci rimase male<br />

soprattutto dopo che, lo stesso Andrea, gli rispose con ''Ce ne siamo accorti tutti!'' e quell'aria<br />

antipatica, che però lo affascinava incondizionatamente.<br />

Il resto <strong>del</strong>la famiglia lo accolse a braccia aperte, la mamma arrivò lentamente per abbracciarlo ed<br />

accoglierlo personalmente nella sua casa, Maurizio gli strinse la mano <strong>del</strong>icatamente e con un


sorriso sulle labbra gli disse che era felice di rivederlo e Viola gli saltò al collo baciandolo<br />

immediatamente.<br />

All'improvviso, subito dopo quel bacio, i loro sguardi si intrecciarono, come se fosse la cosa più<br />

logica per i loro occhi, cercare quella che credevano o speravano, nonostante tutto, fosse la loro<br />

altra <strong>metà</strong>.<br />

Naturalmente nessun altro si accorse di quello che stava accadendo e subito la situazione tornò alla<br />

normalità. Si diressero verso il tavolo imbandito a festa e iniziarono a riempire i piatti. Sorridevano<br />

tutti alla vista di quelle splendide cibarie, meno Andrea che con occhi bassi e umore terribile<br />

sembrava un carcerato davanti alla sua fredda zuppa di verdure.<br />

''Beh Giulio, Viola mi ha detto che suoni il violoncello?'' chiese <strong>del</strong>icatamente la signora Claudia,<br />

per togliere il ragazzo dall'imbarazzo, in cui era in modo evidente.<br />

Lui impacciato, mentre si riempiva il piatto, rispose ''Sì, è vero. Quest'ultimo anno smesso un po'<br />

per vari problemi...'' e continuò ''Ma ora sto studiando per tornare a conservatorio..'' mentre i suoi<br />

occhi si riempirono di una luce viva e speciale.<br />

Parlare di musica lo rendeva felice e forte e il conservatorio, in quel periodo, divenne il monito per<br />

combattere sul serio e credere in qualcosa.<br />

''Allora ti piacerebbe suonare alla prima <strong>del</strong>la mia, nostra galleria, tra due mesi più o meno?'' chiese<br />

la signora in maniera entusiasta e assolutamente imprevedibile. Giulio sorrise con un' espressione<br />

dubbiosa e sorpresa, ma non volle rimanere in silenzio difronte a tanta gentilezza e subito rispose<br />

''Mi piacerebbe tanto, ma devo studiare i pezzi, devo preparare il repertorio...insomma non so...''.<br />

''Se vuoi farlo non dovresti avere dubbi!'' disse freddamente Andrea, dopo che nessuno lo aveva<br />

calcolato per tutto il tempo. Giulio si voltò verso l'amico e iniziò a fissarlo, domandando con gli<br />

occhi il significato di quell'affermazione, esternata in quella maniera così dura.<br />

''Non è che non voglio farlo è solo che non sono in allenamento e..e ho bisogno di studiare, non<br />

voglio far fare brutta figura.'' rispose il giovane Castelli, con un po' di affanno che avanzava, mentre<br />

i suoi occhi tentavano di non guardarlo più.<br />

Andrea sorrise in modo sottilmente ironico e pungente, si alzò di scatto e si avvicinò al giardino,<br />

quasi come se stesse scappando da una situazione che lui considerava ipocrita, falsa e ingiusta.<br />

''Andrea! Andrea! Ma dove stai andando?'' chiese sua madre, con alto tono.<br />

''A fumare..fuori..'' rispose fugacemente lui, mentre usciva.<br />

L'amico lo guardò. Voleva seguirlo. Voleva parlargli. Voleva fumare con lui. Voleva abbracciarlo per<br />

farlo sentire al sicuro. Voleva tante cose ma rimase fermo, lì, su quella sedia di mogano nero.<br />

''Giulio se vuoi andare a parlargli vai pure..'' acconsentì la mamma <strong>del</strong>l'amico. ''Non preoccuparti<br />

per le reazioni brusche, sta passando un brutto periodo. Vai se vuoi...'' terminò, mentre la cena<br />

continuava sospesa in quell'atmosfera pesante.<br />

Quando Giulio uscì in giardino ebbe un brivido per quel freddo, che non accennava a smettere, alzò<br />

le spalle e intrecciò le braccia per riscaldarsi un po' e guardandosi intorno lo vide seduto sulla<br />

poltroncina bianca. Mentre camminava sul prato, cercò di avvicinarsi lentamente per trovare la<br />

parole giuste, l'animo giusto con cui affrontarlo e soprattutto un'espressione che non sottolineasse<br />

troppo l'agitazione che lo stava uccidendo.<br />

''Che vuoi?'' chiese Andrea con quella superficialità disarmante, che Giulio temeva di più.<br />

''Volevo parlarti, è da tanto che non lo facciamo.'' rispose comunque l'amico, con una parvenza<br />

sottile di serenità.<br />

''Se non hai di meglio da fare..'' rispose Andrea, mentre allontanava il suo sguardo verso il buio <strong>del</strong><br />

<strong>cielo</strong>.<br />

L'amico sprofondò sulla poltroncina chiedendosi cosa fosse giusto dire, cosa fosse giusto fare e se<br />

fosse giusto essere lì, mentre una brutta sensazione gli formicolava addosso.<br />

Rimase stupito, incredulo, inebetito. Era da tanto che non si parlavano, che non si vedevano.<br />

Ma che cosa è successo? Hai dimenticato? Ti ho fatto qualcosa? E' stata colpa mia? Parla!- pensò<br />

Giulio, rattristato da tutta la situazione.<br />

Quel silenzio lo rese vulnerabile, difronte alle sue emozioni che non riusciva a controllare, e gli<br />

sembrò di essere due estranei, che non avevano la necessità neanche di guardarsi.


''A cosa stai pensando?'' chiese Giulio d'istinto.<br />

Andrea si voltò e lo guardò come se fosse un marziano indesiderato e pagliaccio. ''A niente! Cosa<br />

dovrei pensare?'' rispose quella voce fredda, dopo qualche secondo.<br />

Giulio allora non aspettò oltre e lasciò fuoriuscire la sua voce intrisa di iracondia celata da<br />

superiorità, dicendo ''Beh sai di solito la mente umana pensa. Va da sola...''.<br />

Andrea si stava stancando di quella situazione, dove non sapeva cosa dire o come dirle le cose che<br />

provava. La sua voglia dondolò tra il menefreghismo andante e la necessità di sputargli addosso<br />

tutto ciò che provava, per l'impressione di non aver più nulla da perdere.<br />

Ma non si abbandonò in quella sensazione e con aria stanca di pensare, di ammettere cose a se<br />

stesso e di cercare di capire, disse ''Cosa dovrei dirti? Che è inutile che sei qui? Che perdi il tuo<br />

tempo? Che ormai io sono vuoto? Cazzo cosa?'' urlò alla fine. facendo paura anche a se stesso.<br />

Giulio lo guardò e non lo riconobbe per quanto era scosso, ma non volle assolutamente<br />

abbandonarlo e lasciare che la loro amicizia, se c'era ancora, sparisse nei ricordi. Allora in silenzio,<br />

disse ''Voglio solo sapere come stai?''.<br />

''Ah vuoi sapere come sto io? Dopo che per settimane non ti sei degnato di farti sentire neanche una<br />

volta. Una! Per sapere se ero vivo. Una!'' rispose, preso dall'ira.<br />

L'amico non seppe più cosa dire, difronte a quella inesorabile verità. Tentò di chiedergli scusa ma<br />

come risposta ricevette solo il silenzio più totale e allora tentò di spiegarsi, dicendo ''Io pensavo che<br />

tu avessi bisogno di rimanere solo, per il fatto di tua madre, per l'ospedale e poi neanche tu ti sei<br />

fatto sentire, allora ho pensato...''. Ma non finì di parlare che subito Andrea gli si scagliò contro con<br />

parole ben più dure di quelle che aveva usato prima. ''Ma cosa? Cosa?''. ''Primo non scusarti perché<br />

serve solo a te! Secondo ti sei chiesto di cosa realmente avevo bisogno io?''.<br />

Il realtà non se l'era chiesto, aveva solo immaginato quali potessero essere stati effettivamente i<br />

bisogni e pensieri di Andrea, accettandoli subito come certezza, ma senza chiederselo e chiederlo a<br />

lui veramente.<br />

Durante questi pensieri l'amico continuò a dargli addosso, dicendo ''Bene! Vedo che ho centrato il<br />

punto! La tua mente ora starà pensando Scusa è vero!Di che cosa avevi bisogno? Mi sono<br />

dimenticato di chiedertelo! Vuoi saperlo davvero di che cosa avevo bisogno?'' chiese Andrea,<br />

avvicinandosi velocemente all'amico per osservare meglio le sue reazioni.<br />

Il suo tono cambiò all'istante diventando impercettibile, mentre pronunciava quelle parole, che per<br />

la sua bocca sembravano impensabili. ''Di un amico! Avevo bisogno di te! Dell'unico di cui mi sia<br />

fidato veramente. Non pensavo che dovevo dirtelo, che dovevo fartelo capire che stavo di merda ma<br />

forse mi ero sbagliato! Ormai, non si può più tornare indietro!'' terminò, mentre la malinconia<br />

avanzava.<br />

Giulio a quella frase si girò di scatto e si sentì spossato e instabile. Gli venne un vuoto allo stomaco<br />

e alle pareti <strong>del</strong>l'anima.<br />

Era tutto vero. Lui aveva pensato. Ma solo alle sue di paure, alle sue incertezze e ai suoi dubbi. A<br />

quel bacio che in quel momento gli sembrò così maledetto, e a quello che gli aveva provocato.<br />

Non aveva pensato che Andrea aveva bisogno di lui. Non lo aveva immaginato. Si era accontentato<br />

dei racconti di Viola e dei suoi giudizi superficiali sulla figura <strong>del</strong> fratello.<br />

Non seppe cosa dire. Tutto si spiegava attraverso la sua espressione sbigottita e rattristata.<br />

Rimase lì, fermo, mentre Andrea si allontanava verso la casa, cercando di capire, fissando<br />

lungamente quel <strong>cielo</strong> coperto da pallide stelle.<br />

***


#<br />

# ! !<br />

! "<br />

All'improvviso qualcuno entrò nella stanza, urlando giocosamente ''Ciao Andrea, che combini<br />

chiuso qui?''.<br />

Il giovane Goffredi si voltò immediatamente e vide la faccia allegra di Marco. Si alzò e lo andò ad<br />

abbracciare, dicendo ''Da quanto tempo, sembra un secolo! Ma che ci fai qui?''. L'amico si staccò e<br />

si catapultò sul letto e rispose, dicendo ''Non potevo contare su di te! Se fosse stato per la tua<br />

persona non ci saremmo sentiti mai più. Non mi hai chiamato neanche una volta da quando te ne sei<br />

andato dal Fermi!''.<br />

Andrea sorrise per la sorpresa. Era contento di rivederlo, in effetti aveva sentito la sua mancanza ma<br />

per il cambiamento di casa, di vita e di abitudini, non ebbe tempo di chiamarlo o di farsi sentire, e<br />

dopo un po' disse ''Scusa Marco è che è stato tutto molto complicato in questi mesi, aver lasciato la<br />

scuola, la casa, i problemi coi soldi, il liceo nuovo, mia madre...''.<br />

Marco lo guardò e chiese ''E?...'' ricevendo uno sguardo perplesso e una risposta, tipo ''E? Cosa?..''.<br />

''Non mi dire che stai così per aver lasciato quella schifezza di liceo privato che odiavi e per tua<br />

madre che ora si è ripresa in modo formidabile?'' continuò Marco, con tono enfatizzato.<br />

Andrea sul serio non stava comprendendo il ragionamento <strong>del</strong>l'amico e senza sapere cosa dire, disse<br />

''Beh è stato tutto comunque difficile e pesante!'' ma senza avere il tempo di finire l'amico sbottò,<br />

dicendo ''Ho capito! Ma io voglio sapere perché ora stai così, chiuso a scrivere nella tua stanza<br />

mentre tua sorella è di là che si diverte col suo fidanzatino!''.<br />

Allora quello che aveva immaginato e scritto pochi minuti prima, sulla sua agenda, stava accadendo<br />

davvero.<br />

Lui .<br />

Giulio. Era nella stanza accanto e la stava rendendo felice.<br />

Ci stava.<br />

La desiderava. La toccava.<br />

Si donava a lei senza limiti.<br />

Ma perché quel giorno si era comportato come un cazzone insensibile?<br />

Perché non aveva avuto il coraggio maledetto di dirgli tutta la verità? Di dirgli che lo amava, che lo<br />

voleva e che aveva sentito quelle stesse cose da parte sua?<br />

Perché aveva quell'orgoglio <strong>del</strong> cazzo, che lo aveva allontanato da lui?<br />

Sarebbe stato tutto troppo tardi. Doveva ormai convincersi che la sua anima era destinata a<br />

rinchiudersi in uno scrigno, per scomparire fin quando non lo avrebbe dimenticato. Si rodeva il<br />

cuore per questo e le sue labbra si distruggevano per quell'errore...<br />

''Hai incontrato qualcuno? Qualche.. ragazzo?'' chiese Marco in silenzio, convinto di vedere<br />

nell'amico una sofferenza per qualcosa di speciale. Per qualcuno di importante, come nessuno lo era<br />

stato mai.<br />

Andrea si girò a guardarlo e rispose di no, anche se aveva una voglia matta di dirgli tutto, ma


l'amico avrebbe capito ugualmente, in fondo l'aveva già fatto.<br />

Dopo quel momento di stallo, sorrise e impose a Marco di alzarsi per andare a prendersi un caffè.<br />

Passando davanti alla stanza di Viola, sentì i loro movimenti, le loro risate e quel senso di perdita si<br />

ripresentò più forte di prima.<br />

Giulio sorrideva e la sua voce scherzosa risuonava in tutta la stanza. Voleva giocare, divertirsi e non<br />

pensare al vero motivo per il quale si trovava lì, ma Viola cercò sempre di stuzzicarlo, facendogli il<br />

solletico, sollevandogli la maglia e togliendosi il suo corpetto.<br />

Era decisa. Era arrivato il momento e sarebbero bastate poche mosse per farglielo capire. In effetti<br />

lui l'aveva capito ma c'era sempre qualcosa che lo bloccava o per meglio dire, il pensiero di<br />

qualcuno.<br />

Sorrideva alle sue mosse sensuali, si distaccava quando i corpi si stavano facendo troppo vicini,<br />

teneva gli occhi sbarrati e le mani sempre in vista ma dopo qualche attimo lei si ritrovò sopra di lui.<br />

Il suo reggiseno rosa scoppiava e la sua pelle bianchissima luccicava sotto la luce <strong>del</strong> neon. Lei<br />

cominciò a muovere i suoi capelli lunghissimi e castani e continuò a baciarlo, senza mai fermarsi.<br />

Cominciò a dondolare su e giù e a spostare e muovere le mani di Giulio sul suo corpo.<br />

Quel momento a lui sembrò interminabile, mentre lei iniziò silenziosamente a gemere.<br />

Non c'erano parole.<br />

Non c'erano pensieri ma solo la paura di affrontare il suo destino.<br />

Un destino difficile.<br />

Un destino intenso.<br />

Un destino vero, che cercava di nascondere.<br />

Lui .<br />

Fuori iniziò a piovere incessantemente mentre il <strong>cielo</strong> si oscurava. Quel grigio, quei tuoni e quei<br />

lampi di luce erano come quelle due anime solitarie che non avevano la forza di trovarsi e che sotto<br />

lo stesso tetto, si sentivano così lontane.<br />

Intanto in cucina Andrea e Marco stavano decidendo cosa mangiare per cena e dopo vari<br />

interrogativi andati male il ragazzo Goffredi sbottò, dicendo ''Giulio!''.<br />

L'amico si voltò e quasi incredulo di quella risposta, sorrise, naturalmente non sapendo chi fosse<br />

quel ragazzo.<br />

Mentre ridevano insieme la porta <strong>del</strong>la cucina si aprì ed vi entrò Viola, visibilmente innervosita.<br />

Marco la salutò e le chiese come andasse. Lei lo guardò e con tono cupo rispose, dicendo ''Ciao!<br />

Potrebbe andare meglio grazie!''. Il fratello non volle immaginare nulla, ma subito le domandò<br />

''Come mai?''.<br />

Lei avrebbe voluto spaccare il mondo piuttosto di rispondergli ma per non esagerare nelle reazioni,<br />

disse ''Il tuo amico Giulio di là sembra, un bradipo, bloccato e stupido!'' terminò subito, prima di<br />

andarsene dicendo che avrebbero mangiato in camera.<br />

''Oddio santo!'' esclamò Marco, dopo l'uscita <strong>del</strong>la ragazza. ''Il ragazzo di tua sorella!'' continuò,<br />

mentre Andrea rideva silenziosamente, e in un totale imbarazzo, per giustificarsi, disse ''Veramente<br />

ha baciato prima me!'' puntualizzò l'amico ''E mia sorella è arrivata dopo...non si sa bene perché!''.<br />

''Ma ti vedi come stai parlando?'' chiese Marco con tono stupito, e prima di sentire la domanda<br />

scontata continuò, dicendo ''Come una ragazzina alle prime esperienze a cui viene rubato il<br />

ragazzino belloccio...!''. ''Cazzo non te lo sei manco scopato!'' terminò, mentre Andrea si alzò per<br />

aprire il frigorifero.<br />

''Non si tratta di scopate.'' rispose il ragazzo Goffredi ''...ma, ma di altro. Ora non mi chiedere di<br />

cosa ma non si tratta di quello!''.<br />

''Cazzo!'' urlò Viola dalla sua stanza.<br />

I due ragazzi rimasero impassibili.<br />

''Sparisci da questa casa! Cristo! Sembri una checca spaventata. Sembra quasi che ti fa schifo<br />

toccarmi. Sembra che stai pensando ad altro...o a qualcun'altra!! Se Cazzo....avessi almeno le palle<br />

per dirmelo che non mi vuoi, che non mi ami...Dimmelo almeno!''.<br />

Dopo quella sparata calò il silenzio, mentre nell'anima di Andrea si propagava quel senso di<br />

leggerezza per aver capito che si poteva ancora avverare quel desiderio, quel bisogno che non gli


aveva mai dato tregua, che si poteva ancora fare qualcosa, che lui non aveva dimenticato e che la<br />

sua anima non riusciva a mentire.<br />

Si sentirono dei rumori provenire dalla stanza <strong>del</strong>la ragazza. Poi più nulla.<br />

Una porta si chiuse e all'improvviso in cucina entrò Giulio. Posò la sua cartella per terra, salutò<br />

Marco, gli strinse la mano e disse che se ne stava andando a casa.<br />

Aveva lo sguardo rattristato, come di qualcuno che era stato appena cacciato o come di qualcuno<br />

che sapeva di aver perduto l'unica occasione di dire la verità alla persona che amava e che sarebbe<br />

diventata solo un sogno o un fugace ricordo.<br />

Spostò velocissimamente il suo sguardo su Andrea ed ebbe un sussulto, gli avrebbe voluto dire che<br />

stare con Viola era stato tutto un errore ma quella sera gli mancarono le forze, allora si mise il<br />

cappuccio, si abbottonò la giacca e uscì dalla stanza soffocando un timido ciao.<br />

Attraversò il salone come se stesse dicendo addio a qualcosa che non aveva avuto il tempo, anzi no,<br />

il coraggio di vivere. Ma ormai ci doveva rinunciare.<br />

Non avrebbe potuto neanche dire nulla in quel momento, perché la presenza di quel suo amico lo<br />

infastidì altamente.<br />

Strozzando quasi le lacrime, per quei pensieri velocissimi che gli passavano per la testa, posò la sua<br />

mano sulla maniglia, aprì la porta e guardò la pioggia, l'unica che poteva capirlo.<br />

Uscì da quella casa, ricordando l'ultima chiacchierata poco amichevole con Andrea, riuscendo a<br />

tenere a freno tutti i suoi istinti di tornare dentro e urlare tutto quello che aveva in testa. Stava per<br />

rinunciarvi per sempre e per credere che forse era meglio così.<br />

''Non puoi uscire con questo tempo!'' si sentì dire, mentre la sua mano veniva bloccata dalle sue dita<br />

forti e ghiacciate. ''Casa tua è lontana'' continuò, mentre l'anima di Giulio iniziò ad impazzire.<br />

Il suo cuore batteva senza freni come se il petto fosse un posto troppo piccolo per contenere<br />

quell'emozione. Si girò e vide i suoi occhi timidamente verdi che lo guardavano e pregavano per<br />

farlo rimanere lì.<br />

Non sapeva che faccia fare. Non voleva muoversi per non far nulla di stupido e di compromettente,<br />

ma gli venne un dubbio. Forse quella di Andrea era solo una frase amichevole che avrebbe detto a<br />

tutti e non volendo alimentare false speranze, fece uscire dalla sua gola un semplice non lo so, non<br />

voglio disturbare.<br />

I secondi che passarono gli sembrarono infiniti, come infinita gli sembrò quella bella sensazione di<br />

appartenenza a lui. Le sue dita si mossero nella sua mano, che placidamente tremava. Voleva<br />

stringerla e farle sentire la sua presenza e il suo atroce pentimento per aver compiuto quell'inutile<br />

casino con Viola, solo per paura. Stupidamente per paura.<br />

Ma non vide niente. Non sentì niente come risposta da Andrea, che intanto aveva tirato indietro la<br />

sua mano.<br />

Le sue emozioni erano cambiate all'improvviso, diventando negative. Catastrofiche .<br />

Non voleva complicare tutto. Non voleva illudersi e allora decise di andare via. Era meglio così.<br />

''Rimani con me...stanotte!'' disse Andrea, prima che lui se ne fosse andato sul serio.<br />

''Non pensare, a nulla, ne a mia sorella che sta dentro, ne a quello che abbiamo fatto, a quello che<br />

abbiamo detto. Non pensare a domani o ai prossimi mesi. Non farlo.. non farlo perché se no sarà<br />

sempre tutto più complicato!'' disse velocissimamente per lasciar fluire le parole vere che gli<br />

passavano per la mente.<br />

Giulio nella sua anima sorrise, per quell'emozione fortissima che stava provando, non credette<br />

subito a quello che stava ascoltando, ma si abbandonò a quelle parole e a quel discorso che gli<br />

avrebbe cambiato la vita<br />

Mentre l' anima di Andrea cercava di non morire per quella paura ancestrale di rifiuto e pentimento,<br />

alla fine, disse ''Lo faremo insieme! Ci penseremo insieme! Senza che nessuno si possa mettere in<br />

mezzo.''.


III<br />

Le sue mani pacatamente tremavano cercando di mantenersi in quell'atmosfera antica e suggestiva.<br />

Le sue gambe serravano quel corpo perfetto, in una simbiosi di ritmo e dolcezza, per renderlo vivo.<br />

Le sue braccia sembravano archi che disegnavano un circuito armonico, muovendosi <strong>del</strong>icatamente<br />

in quel percorso di introspezione e tecnica pura. La sua schiena eretta, rilassata e melodica, danzava<br />

nascostamente in quella complicata sinapsi eccentrica e prigioniera.<br />

La sua testa dondolava cercando di seguire istintivamente quel racconto che riprendeva vita grazie<br />

alla sua arte. Le sue labbra rimasero serrate e dolci. E i suoi occhi vigili e sempre uniti nel suo<br />

sguardo.<br />

Tutto di lui ad Andrea sembrava il quadro perfetto per quella musica perfetta e in quell'atmosfera<br />

sospesa tra armonici e silenzio lo sguardo di Giulio si posò sul suo corpo disteso ed eretto dai<br />

gomiti voltati indietro.<br />

Sorrise e poggiando il violoncello sulla sedia si diresse verso di lui con un'andatura lenta, fiera e<br />

timida, per essersi lasciato andare totalmente in quella suite.<br />

Andrea lo guardò e quando fu sopra di lui, chiese ''Beh? Non ti stendi?'' sulla copertina tutta<br />

colorata, che aveva disteso su quel pavimento chiaro <strong>del</strong>la galleria. Giulio portando le braccia dietro<br />

la schiena, per sgranchirsi un po', rispose, dicendo ''No'' e allo sguardo perplesso di Andrea continuò<br />

''...tra poco arriverà tua madre, i signori <strong>del</strong> bouffet, gli artisti e non voglio farmi trovare con te, su<br />

una copertina stile natalizia...a Maggio!''.<br />

Dopo un loro fugace sguardo, risero insieme e Giulio, per rendere concrete le sue parole, si<br />

allontanò da lì, avvicinandosi ad un quadro.<br />

Era uno squarcio di Praga, circondato da una magica nebbia invernale. Subito si sentì trasportato in<br />

quel posto, che divenne reale e raggiungibile, ma immediatamente dopo fu distratto dai lenti<br />

movimenti di Andrea che si avvicinava a lui. Con la coda <strong>del</strong>l'occhio Giulio si accorse di tutto ma<br />

tra il suo battito che accelerava e il suo animo che gioiva rimase fermo, aspettando che tutto<br />

accadesse.<br />

Senza più guardare sentì solo la sua presenza e il suo corpo dietro di lui. Non si erano ancora toccati<br />

ma quella semplice vicinanza bastò per un timido brivido di tensione. Le due anime rimasero<br />

sospese per qualche secondo e immediatamente dopo Andrea lo abbracciò da dietro. Le sue lunghe<br />

braccia sottili lo contenevano tutto. Quel brivido divenne più intenso e Giulio senza farsi vedere,<br />

chiuse gli occhi per godersi subito quel momento e renderlo infinito.<br />

''Ti piace Praga?'' chiese Andrea tanto per parlare un po'. ''E a chi non piace?'' rispose Giulio ''...la<br />

nebbia, il freddo, la città è meravigliosa, malinconica e triste ma l'unico difetto è che è torrida<br />

d'estate!'' disse, con aria sognante.<br />

A interrompere quell'abbraccio fu il rumore <strong>del</strong>le chiavi nella serratura <strong>del</strong>la porta principale. Giulio<br />

fu il primo a sentirlo, a staccarsi e a ridere. Andrea rimase immobile lontano da lui e dopo un flash<br />

si girò di scatto e disse ''Cazzo la coperta!''. Allora si mossero velocemente entrambi per togliere<br />

tutta la roba dal pavimento e mentre correvano nel corridoio, che affiancava la galleria, risero<br />

sommessamente, per non farsi sentire. Arrivati nella stanza, adibita a ripostiglio, si buttarono nello<br />

stesso istante sul piccolo divano blu, continuando a ridere.<br />

Andrea fu il primo a smettere, e subito dopo i suoi occhi finirono su di lui, sul suo corpo, agli angoli<br />

<strong>del</strong>la sua bocca, che desiderava ardentemente, sulle sue mani sottili e pallide, che si muovevano in<br />

aria per trattenere le risa, e su quelle gambe magre, che erano così vicine, così reali e così perfette.<br />

Giulio dopo un po' sentì l'affanno che lo costrinse a calmarsi e notò lo sguardo di Andrea. Lo voleva<br />

anche lui. Era stato così dolce ad aspettarlo, a concedergli sempre e solo qualche bacio prolungato,<br />

e ad aiutarlo a seguire il suo cuore, ma purtroppo quella situazione non concedeva nulla alle due<br />

piccole e giovani anime.<br />

''Ah siete qui'' disse la mamma di Andrea. ''Vi cercavo! Beh Giulio com'è l'acustica?'' chiese<br />

velocemente, mentre leggeva tutti i suoi fogli svolazzanti.


''E' abbastanza buona, anche perché è una galleria non una sala da concerto!'' rispose il ragazzo,<br />

tremando per quello spavento, non ancora passato. ''...i pannelli centrali assorbono molto suono ma<br />

non si preoccupi.'' aggiunse alla fine, mentre la signora quasi non ascoltando, gli disse di prepararsi<br />

perché mancava poco meno di un'oretta all'inizio.<br />

Allora Giulio si alzò, raggiunse la sua borsa e vi sfilò i vestiti che doveva indossare. Si sedette su<br />

una sedia per slacciarsi le scarpe, poi si tolse i pantaloni e la maglia.<br />

Andrea rimase immobile e per la prima volta vide il suo corpo seminudo, chiarissimo, magro,<br />

longilineo e perfetto. Continuò a fissarlo per un po', ma poi, per non imbarazzarlo o distrarlo,<br />

distolse lo sguardo, ma divertito, disse ''Pensavo che per un concerto ci si dovesse vestire in un<br />

modo diverso!''.<br />

''E come mi dovrei vestire? In giacca e cravattino?'' rispose Giulio impacciato per non rotolare nei<br />

pantaloni.<br />

''No..esagerato! Pensavo in modo...diverso! In fondo hai solo un pantalone e una maglietta nera!''.<br />

''I protagonisti mica siamo noi ma quello che suoniamo!'' disse sorridendo dolcemente, come se<br />

stesse spiegando <strong>del</strong>le teorie basilari per lui, ma non per il resto <strong>del</strong> mondo.<br />

Durante la camminata per raggiungere la sua pedana, Giulio volle quasi prendere la mano <strong>del</strong> suo<br />

ragazzo, per sentire la sua presenza incondizionata al risultato musicale di quella sera, che in quel<br />

momento gli si prospettava catastrofica.<br />

Entrato nella sala si guardò intorno e notò l'affollamento e gli schiamazzi, iniziò ad agitarsi ma<br />

pensò che doveva abituarsi a quelle persone che camminavano intorno, che parlavano e che<br />

discutevano. Capì semplicemente che doveva rendere la sua musica un sottofondo per quell'evento,<br />

anche se l'idea non lo faceva impazzire affatto, e che doveva estraniarsi da tutto e concentrarsi per<br />

entrare totalmente in quell'emisfero parallelo che lo doveva accogliere.<br />

Gli unici occhi che non si spostarono mai da lui furono i suoi, quelli di Andrea, che per tutto il<br />

tempo rimase seduto su quella poltroncina Barcellona nera.<br />

Ma all'improvviso lo vide.<br />

Quella persona che aveva <strong>del</strong>uso mesi addietro per l'abbandono <strong>del</strong> conservatorio. Il suo corpo<br />

allora da rilassato si irrigidì. Un tremolio sottile e molto fastidioso lo pervase dappertutto, si sentì<br />

appeso ad un filo, pensò a quello che gli stava capitando e si vide da fuori, immaginando quali<br />

fossero i pensieri <strong>del</strong>le altre persone rivolte a lui. Subito nella sua testa avanzò il desiderio<br />

incontrollabile di andarsene e fuggire. Fece uno sforzo enorme per terminare il concerto, per non<br />

farlo diventare una catastrofe e alla fine di tutto si alzò di scatto, senza guardare nessuno e con<br />

passo svelto, raggiunse le panchine esterne che davano sulla strada, senza neanche aspettare Andrea.<br />

''Ma che cosa ti prende? Perché sei quasi scappato?'' gli chiese infatti, dopo averlo raggiunto.<br />

''L'hai invitato tu?'' chiese Giulio, con tono affannoso.<br />

''Chi scusa?'' chiese l'amico, incuriosito e concentrato a riflettere sulla possibile risposta.<br />

Giulio si alzò di scatto e iniziò a camminare nervosamente. ''Il mio maestro!'' disse alla fine, quasi<br />

urlando.<br />

Andrea non riuscì a rispondere perché subito dopo furono interrotti dalla presenza <strong>del</strong> protagonista<br />

<strong>del</strong>la loro appena iniziata discussione.<br />

Quell'uomo non fece nulla. Tese la mano al giovane ragazzo e subito dopo lo tirò a se per<br />

abbracciarlo.<br />

''Ho visto che hai fatto domanda per l'ammissione di Settembre! Per qualsiasi cosa sai dove<br />

trovarmi!'' disse semplicemente alla fine <strong>del</strong>l'abbraccio. Giulio lo guardò e annuì sorridendo. Aveva<br />

tante cose da dirgli, si voleva scusare per essere sparito, per non averlo chiamato, per non aver<br />

continuato a studiare, per aver lasciato la musica, per tante cose in realtà, ma non disse nulla. Se il<br />

suo maestro era lì, significava molto per entrambi e soprattutto significava che aveva compreso la<br />

sua situazione e perdonato il suo grave errore.<br />

Dopo che il maestro se ne andò via, Andrea si tranquillizzò e con aria rilassata, disse ''Devi sempre<br />

esagerare nelle reazioni. Hai visto? Era tranquillo, fiero e contento di essere venuto''.<br />

''Ma tu non lo sai!!'' disse Giulio, visibilmente alterato. ''Non lo sai com'era la mia vita anche<br />

semplicemente un anno fa. Un anno è tanto tempo ed è cambiato tutto come non poteva cambiare


niente. Io ero il primo a buttarmi nelle cose, a girare per concerti, a voler superare tutti i limiti...e<br />

cosa ho fatto? Alla prima difficoltà sono stato io il primo ad abbandonare tutto! Gli ho mandato<br />

semplicemente un messaggio dicendo che quest'anno non ci sarei stato a lezione e non mi ha<br />

risposto...giustamente! L'ho <strong>del</strong>uso, ancor più di come io ho <strong>del</strong>uso me stesso!''.<br />

Andrea rimase in silenzio accogliendo tutto il suo dolore e tutti i suoi pensieri. ''Scusa, dovevo<br />

chiederti se invitarlo. Dovevo immaginare ogni cosa, sapendo quanto è stato difficile per te<br />

quest'anno senza quel tuo mondo! Ho sbagliato.'' disse, mentre lo sguardo di Giulio si perdeva tra i<br />

suoi pensieri. ''Non faccio mai nulla di buono. Ho sempre paura di sbagliare e questa volta l'ho fatto<br />

davvero...'' terminò.<br />

Giulio si voltò e disse ''Non è vero che non fai mai niente di buono!'' dopo essersi reso conto che in<br />

quell'istante la sua vita era lì, accanto a lui.<br />

''E cosa c'è di buono in quello che faccio?'' chiese il ragazzo, rammaricato profondamente per<br />

avergli creato quella situazione dolorosa e poco felice.<br />

''I tuoi sguardi! I tuoi occhi che mi parlano e che, tra la gente, non hanno paura di dire che stai con<br />

me, anche se gli altri non se ne accorgono perché ormai sono chiusi nell'idea di noi come amici. I<br />

tuoi sguardi che mi fanno sentire.. speciale..come prima nella stanza, io ho notato che mi guardavi e<br />

mi piaceva, non mi sentivo a disagio! E poi...mi piace che pensi a me! Sono io a dover fare<br />

chiarezza nella mia testa, a dovermi sbloccare ma senza di te io, io non lo so se ce la farei!'' disse<br />

Giulio, mentre la sua mano si chiudeva tra le dita di Andrea, fredde e tremanti.<br />

In quel momento di silenzio, il giovane Castelli, non ebbe più nulla di cui temere e non volle più<br />

averne, allora si mise seduto difronte a lui e con l'altra mano gli spostò i capelli dal viso e gli<br />

accarezzò la guancia. Chiuse gli occhi e si avvicinò per baciarlo. Fu un bacio semplice. Dolce.<br />

Innamorato.<br />

Filippa guardò tutto, da dietro la grande vetrata <strong>del</strong>la galleria. Capì e immaginò i pensieri turbolenti<br />

e malinconici di suo fratello e rimase lì a custodire e proteggere quel momento, anche<br />

inconsapevolmente da sguardi indiscreti.<br />

***<br />

Camminando per quel vialetto, Giulio sentì il profumo <strong>del</strong> tempo e quel morso allo stomaco causato<br />

dai ricordi che quella particolare atmosfera gli provocava.<br />

Tutta l'estate, appena passata, era stata piena di studio, di caldo, di concertini scovati in giro per la<br />

provincia e di divertimenti con Andrea, che lo aveva lasciato solo l'ultima settimana di Agosto per<br />

viaggiare con sua madre e sua sorella.<br />

Ritornare a scuola gli sembrava pesante ma la consapevolezza che quello sarebbe stato l'ultimo<br />

''primo giorno'' lo confortava già ampiamente. Continuò a camminare tra la gente, nel cortile <strong>del</strong>la<br />

scuola e attraverso quei lunghi corridoi. Salutò molte persone, i professori, vecchi e nuovi, qualcuno<br />

lo fermava per comprare e vendere libri, ma il suo pensiero volò a lui e velocemente decise di<br />

raggiungere la sua classe.<br />

Varcando la porta <strong>del</strong>l'aula, guardò subito in fondo e lo vide. Sorridendo gli sfiorò la spalla e<br />

sedendosi, lo prese per mano, dando a quel gesto un'importanza diversa da quella che potevano dare<br />

gli altri.<br />

''Come stai?'' chiese Giulio, ad un Andrea incupito da qualche pensiero.<br />

''Bene ma vivere da solo è un casino. Devi fare tutto tu!'' rispose scocciato.<br />

''Tua madre te l'aveva detto di rimanere a casa...ma tu no! Vuoi sempre fare di testa tua!'' ribattè<br />

Giulio.<br />

Andrea lo guardò quasi furioso e puntualizzò aspramente la sua risposta, dicendo ''Io voglio essere<br />

libero! Libero di tornare quando voglio! Libero di invitare chi voglio e libero di dormire con te,<br />

senza dovermi inventare stupide scuse ogni volta!''. Giulio sgranò gli occhi tentando di fargli capire<br />

di parlare a bassa voce, ma i loro sguardi non si incrociarono più.


Tutta la lezione passò in silenzio, a sentire le discussioni che la animarono e la professoressa che<br />

cercava di spiegare letteratura italiana, sempre, per altro, in quel modo superficiale e inutile.<br />

Le loro menti però erano altrove, sperdute e piene di quei pensieri che ormai non li abbandonavano<br />

più.<br />

Entrambi non ebbero la forza di parlarsi e durante l'ora di educazione fisica si sedettero su panchine<br />

opposte, con i libri in mano, fingendo di essere soli.<br />

Un forte calcio fu scagliato verso la porta <strong>del</strong>lo spogliatoio e subito dopo vi entrò Antonio, un<br />

ragazzo dai tratti fortemente androgini, che urlava ''Ma cazzo mi volete lasciare in pace!!!'' ad altri<br />

suoi compagni di classe. ''Ma dai dicci chi è il tuo ragazzo! Non lo diremo a nessuno....che sei una<br />

checca!'' disse Luca, ad alta voce con un'ironia ipocrita e cattiva. Tutti i ragazzi dietro di lui<br />

scoppiarono a ridere e senza che gli fu concesso un attimo di tregua il ragazzo fu spinto nelle docce<br />

abbandonate, <strong>del</strong>lo spogliatoio. Giulio si sentì imbarazzato da quella situazione e senza pensarci<br />

troppo, disse ''Ma perché dovete fare sempre i coglioni voi?'' con una voce forte, che neanche lui<br />

pensava di possedere. Luca sempre con la sua aria da imbecille, rispose ''Non è naturale che un<br />

amico ti nasconde le cose! Un altro po' e sembra più femmina lui di mia sorella!'' tanto per non<br />

stemperare affatto quell'atmosfera terribilmente pesante. ''Lui sembrerà più femminile di tua sorella<br />

ma tu, Luca, rimani sempre il solito cretino stronzo, fattelo dire!'' replicò il giovane Castelli.<br />

''Luca lascia stare Antonio!'' ordinò Cristian, il capoclasse e capitano <strong>del</strong>la loro squadra di calcio,<br />

accorso per aver sentito litigi molesti. ''Perché? Vuoi che te lo lasciamo per finire il lavoretto che<br />

abbiamo iniziato noi?'' disse sorridendo Luca, pensando di essere spalleggiato dal compagno.<br />

Cristian sorrise, stringendo le labbra e portando gli occhi al <strong>cielo</strong>, e dopo un pò rispose ''Veramente<br />

io con lui di lavoretti ne ho già fatti tanti...e sinceramente voglio continuare!''. Tutti i ragazzi allora<br />

si guardarono velocemente non capendo l'allusione e chiedendosi l'un l'altro cosa potesse<br />

significare.<br />

Finalmente la campanella di quella benedetta sesta ora suonò e Cristian e Antonio uscirono dalla<br />

palestra, mano nella mano.<br />

Giulio si voltò verso la postazione di Andrea e non lo vide più. Non vide la cartella e neanche la sua<br />

giacca. Provò a chiamarlo al cellulare ma non rispose. Gli mandò un messaggio ma non ci fu nessun<br />

segnale. Lo chiamò a casa ma la mamma disse che non si era fatto vedere.<br />

Nella sua mente ripercorse tutta la mattinata e non trovò nessun motivo per andarsene senza dire<br />

nulla. Non si erano parlati per quasi cinque ore ma da parte sua era stato solo un modo di non<br />

innervosire Andrea, ancor più di come lo era già.<br />

Percorse tutto il ritorno sovrappensiero, e nella speranza di non essere investito arrivò a casa più<br />

sconcertato di prima. Appena chiusa la porta dietro di lui, vide tutta la sua famiglia già a tavola e si<br />

accorse <strong>del</strong>l'orario tardivo in cui era arrivato. Fu sommerso di domande, ma a tutte rispose con<br />

monosillabi incomprensibili.<br />

''Giulio ma ti sembra questo il modo? ''. Tutto il resto <strong>del</strong>la famiglia si voltò verso il padre che gli<br />

aveva parlato così duramente senza un apparente motivo. ''A casa non ci sei mai. Stai sempre con<br />

Andrea e quando sei qui sei sempre scazzato, nervoso, rispondi male...quando ti va di rispondere! Io<br />

non credo che questo sia un atteggiamento giusto!'' terminò l'uomo, mentre Giulio a testa bassa<br />

cercava di lasciarsi scivolare quelle parole.<br />

''Papà ma cosa vuoi da lui? Sta studiando, sta suonando. I periodi brutti ci sono per tutti..'' disse<br />

Filippa, in sua difesa.<br />

L'uomo la guardò e con aria sorpresa, disse stizzito ''E quest'altra novità! Tu e tua sorella fino a<br />

qualche mese fa non vi sopportavate e ora andate d'amore e d'accordo...risponde al posto tuo<br />

perfino!''.<br />

Giulio si alzò e prese la giacca. ''Dove cavolo vai??'' chiese il padre infuriato. Lui non rispose e<br />

mentre scendeva le scale, quasi correndo, lo raggiunse la mamma che gli prese la mano. ''Mamma<br />

vado a studiare a casa di Andrea..'' disse velocemente per tranquillizzarla, mentre con lo sguardo<br />

cercava di sfuggirle. ''Si ma hai mangiato pochissimo...'' disse la signora preoccupata, mentre lui<br />

quasi scappò giù dal pianerottolo.<br />

Doveva parlargli, doveva capire e guardarlo negli occhi. Non poteva rimanere nell'idea che ce


l'avesse realmente con lui per quella frase innocente sul vivere da solo, era impensabile non parlarsi<br />

per una cosa così futile, ma questi comportamenti strani c'erano sempre stati.<br />

Arrivato davanti alla sua porta suonò il campanello ripetutamente ma Andrea, sapendo<br />

perfettamente chi c'era dall'altra parte, non rispose.<br />

Spazientito, dopo più di cinque minuti si alzò e aprì la porta <strong>del</strong> suo appartamento. Vide il corpo di<br />

Giulio accasciato per terra in un angolo, con le spalle poggiate al muro, la testa penzolante in avanti<br />

e le gambe lunghe per terra, che aspettava. Andrea senza tregua buttò fuori tutti quei pensieri che<br />

per ore gli avevano arrovellato il cervello, dicendo ''Io sinceramente non ho capito, se difendevi lui<br />

o noi!?! Perché se difendevi noi non si è capito t'avverto!''.<br />

Giulio poggiò la testa al muro e con gli occhi assonnati iniziò a fissarlo a bocca aperta, dopo aver<br />

capito che si riferiva alla discussione <strong>del</strong>la palestra.<br />

Rimase in silenzio, mentre Andrea non accennò a smettere. ''Tu vuoi tempo? Ok! Ma sono passati<br />

mesi! Ti rendi conto che non possiamo vivere rinchiusi in questa fottutissima stanza facendo finta<br />

che fuori tutto questo non accada? Per quanto tempo andrà avanti?'' chiese, mentre il suo corpo si<br />

agitava in un turbinio di inquietudini e dispiaceri. ''Tu vieni qui, facciamo l'amore ma poi te ne vai,<br />

ci vediamo a scuola e un altro po' non mi guardi neanche in faccia e quando mi parli sembri<br />

freddo!''. ''Di che cosa hai paura? Di che cosa? Dei tuoi genitori? Se lo vengono a sapere a scuola?<br />

Fuori di qui questa cosa non esiste...Non lasciare che diventi inesistente anche per noi, per il nostro<br />

cuore e per la nostra anima. Non farlo!'' terminò Andrea, con una voce rauca e con gli occhi rivolti<br />

alla finestra e al <strong>cielo</strong> oscurato.<br />

''Di perdermi!'' rispose Giulio, con gli occhi bassi. ''Ho paura di perdere me stesso, ho paura di non<br />

poter fare più a meno di te, ho paura che il mondo, la gente ci distrugga e che ci allontani, ho paura<br />

di...amarti...'' disse Giulio a bassa voce, rimanendo fermo sull'uscio.<br />

Dopo un momento sospeso nel silenzio Andrea si voltò e urlando, disse ''E allora va viaaa!!''.<br />

''Non tornare...mai!! Non hai il coraggio? Affari tuoi, cazzo!!'' continuò, mentre le sue braccia lo<br />

spingevano fuori.<br />

Il corpo di Giulio resisteva.<br />

Voleva resistere.<br />

Doveva resistere.<br />

Le sue gambe non si mossero durante le forti spinte di Andrea. La sua mente voleva cambiare e<br />

forse quello era il momento di farlo.<br />

Mentre le sue braccia cercavano di controbattere alla forza insistente <strong>del</strong>l'amante, Giulio disse ''Puoi<br />

pure cacciarmi ma io non me ne vado!!''. ''Smettila. Smetti..ti prego!'' supplicò, subito dopo essersi<br />

accorto che anche tutto il corpo di Andrea lo stava spingendo per mandarlo via.<br />

La forza <strong>del</strong>la rabbia non li fece cedere. La repulsione <strong>del</strong>l'altro, per tutta quella situazione<br />

straziante, li fece continuare senza indugi, in quella lotta primordiale.<br />

I loro occhi erano severi e i loro corpi combattevano per la supremazia. Una supremazia che non<br />

voleva soccombere e che però non voleva neanche vincere.<br />

Le mani tremanti che si toccavano per farsi male, le gambe che si opponevano a quella forza<br />

contraria, i fianchi che non si facevano travolgere, i respiri, le labbra, gli sguardi e i corpi che<br />

comunque erano lì, vicini. Uniti. Vivi.<br />

Giulio all'improvviso mollò quella stretta. Cadde per terra, stanco. ''Perché sta succedendo questo?<br />

Perché?'' chiese, privato ormai <strong>del</strong>la tranquillità che quel luogo gli donava.<br />

Anche Andrea era stanco, rimase immobile mentre il suo torace si gonfiava per respirare<br />

affannosamente e con gli occhi spenti e cupi, rispose ''Perché mi stai distruggendo! Lentamente. Il<br />

tuo non accettarmi mi soffoca. Io credevo di poter superare qualsiasi cosa con te, di poter vivere,<br />

essere felice. Ma ogni giorno è un lento sopravvivere, sopravvivere alle ore che passiamo fuori per<br />

poi rinchiuderci qui, per qualche ora di piacere, di amore, che però non abbiamo il coraggio di far<br />

diventare reale. Allora a che serve? Se poi all'esterno stiamo male..stai male!''. ''Io non so se ce la<br />

faccio!'' sussurrò, per la paura di essersene reso conto.<br />

Si ritrovarono sullo stesso piano, seduti e straziati da quel destino che li stava travolgendo senza via<br />

di fuga.


Giulio sentì un pugno all'altezza <strong>del</strong> cuore, che ormai batteva senza un senso. Sentì il petto pesante.<br />

Non voleva.<br />

Non poteva pensare che quella era una fine.<br />

Non aveva avuto il tempo.<br />

Il coraggio di vivere.<br />

Con lui.<br />

Poggiando le mani per terra e facendo da perno sulle braccia si avvicinò ad Andrea. Con la sua<br />

fronte gli sollevò la testa, gli sfiorò il naso e lo baciò mentre dai suoi occhi scendevano <strong>del</strong>le<br />

leggere e veloci lacrime. Sentì il suo slancio e capì che nulla era finito. Il suo corpo voleva fondersi<br />

con quello <strong>del</strong>l'amante e mentre le sue mani accarezzavano il suo collo in una dolcissima stretta, le<br />

gambe di Andrea si alzarono da terra e si piegarono sulle ginocchia per raggiungerlo ed amarlo. La<br />

sua mano sinistra gli accarezzò la schiena, mentre accompagnava il suo corpo sul pavimento. Le<br />

loro labbra si volevano, si cercavano mentre le loro teste si irrigidirono per completarsi.<br />

Le gambe di Giulio si aprirono per avvolgerlo tutto. Volle quei movimenti ondulatori sul suo corpo,<br />

nudo. Desiderò quel calore e quel dolore piacevole che lo trafiggeva tutto.<br />

Quella bramosia di lui, gli infiammò il cervello mentre la sua anima ardeva.<br />

Andrea continuò a muoversi, a baciargli il collo e ad accarezzarlo ovunque. All'improvvisò si<br />

fermò, si allontanò un poco e con un atroce sforzo si alzò, mantenendolo attaccato a lui, come se<br />

avesse in braccio un bambino. Si soffermò un attimo per contenere le spalle doloranti ma ce la fece.<br />

Sorrisero insieme e mentre Andrea camminava verso la scrivania, Giulio lo abbracciò forte forte<br />

senza fare null'altro. Dopo qualche secondo si sentì un tonfo sul tavolo, un gemito liberatorio di<br />

Andrea che si era sciolto da quel dolce peso e una sua frase piacevolmente ironica ''Oh non sembri,<br />

ma sei pesante!''.<br />

Giulio sgranò gli occhi divertito e disse ''Ma vaffanculo. Guardati tu e quella stazza che hai!''.<br />

Andrea si morse il labbro inferiore con i denti e lo osservò, come se i suoi occhi lo stavano già<br />

lentamente spogliando. Con uno scatto gli prese i fianchi e lo tirò a se, lo baciò velocemente e gli<br />

tolse la maglia. Le sue labbra rimasero attaccate al suo corpo mentre scendevano sul collo, sul petto,<br />

sull'addome fino all'attaccatura dei pantaloni. Iniziò a sbottonarli mentre il corpo di Giulio si distese<br />

su quell'ammasso di fogli e libri. Andrea arrivato all'ultimo bottone smise, come quasi per<br />

provocare un gradevole dispetto, e lo raggiunse, su quella scrivania incasinata. Buttò per terra tutto,<br />

con rapidi movimenti, e senza accettare quel bacio, che lui voleva donargli, si tolse la maglia.<br />

Piano.<br />

Lentamente.<br />

Lo guardò, il suo amoroso, e gli piacque sentirsi attraente ai suoi occhi.<br />

''Forse dovremmo spostarci anche di qua!?!'' sussurrò nelle vicinanze <strong>del</strong>l'orecchio di Giulio, mentre<br />

le sue mani gli avevano afferrato i polsi.<br />

Subito dopo scese dal suo corpo senza nessun indugio, fissando divertito le reazioni di Giulio, che<br />

poveretto si sentì sfinito per quel desiderio che il suo ragazzo non gli faceva soddisfare.<br />

Andrea raggiunse il divano, si distese, si tirò su da un gomito e si sistemò sul petto i suoi lunghi<br />

capelli neri.<br />

Giulio non si perdette nessun istante dei movimenti <strong>del</strong> suo ragazzo, che voleva farsi desiderare, e<br />

cercando di resistere, lo raggiunse, con andare tardivo. Si fermò davanti a lui e con un lento<br />

movimento <strong>del</strong> fianco si sfilò i pantaloni. Rimase in piedi mentre Andrea lo accarezzava da sopra i<br />

boxer. Allargò le gambe, si sedette a cavalcioni su di lui e iniziò a baciarlo mentre gli toglieva i<br />

jeans. Andrea lo bloccò, gli strinse i polsi, gli allargò le braccia, lo baciò e si mise seduto.<br />

Si continuarono a baciare. Forte .Veloce, come se si volessero mangiare.<br />

Giulio guidò la sua mano su di lui. In basso. Si mosse prima piano, per dosare le forze, ma poi si<br />

lasciò andare, ancora e ancora. Poggiò la mano libera al muro, mentre Andrea iniziò a gemere e<br />

subito dopo aprì gli occhi e vide Giulio, lì in alto. Gli afferrò il collo e lo tirò e se immediatamente.<br />

Si toccarono insieme e insieme avrebbero voluto raggiungere il picco più alto.<br />

Giulio cedette un attimo la presa, si fermò e lo guardò negli occhi intensamente. Smise anche l'altro,<br />

mentre il fiatone risuonava in tutta la stanza.


Andrea gli accarezzò i ricci e in silenzio, chiese ''Come stai?''. Il giovane Castelli guardò in basso,<br />

dicendo ''Bene...'' e avvicinandosi al suo orecchio continuò ''..ma tu non ti fermare. Ho voglia di<br />

averti..''.<br />

Era quello che provava anche Andrea.<br />

Era quello che desiderava.<br />

Era quello che voleva.<br />

Allora lo prese per i fianchi e lo fece stendere sul divano, lo girò di schiena, per poi togliersi tutto<br />

quello che ancora aveva addosso. Si sfilò i boxer grigi con bordo nero, gli accarezzò la schiena, fino<br />

ad arrivare a toccargli i capelli mentre gli stringeva il dorso <strong>del</strong>la mano con la sua.<br />

Si lasciarono andare, totalmente.<br />

E Andrea era lì.<br />

Dietro.<br />

Sopra e dentro di lui, per amare, vivere, sognare e godere.<br />

***<br />

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Andrea guardò quelle righe e tra quelle parole scritte vide una realtà che sperava non fosse quella di<br />

Giulio.<br />

Non volle pensarci.<br />

Non voleva più farlo.<br />

Posò il quaderno sulla sedia, alzò il lenzuolo e si accoccolò vicino a lui. Giunse entrambe le mani<br />

tra la sua guancia e il cuscino, e lo osservò dormire per sentire il suo respiro e profumo,<br />

riconoscibile e sublime, come la sua persona.<br />

Voglio addormentarmi con te- pensò, mentre le forze lo stavano abbandonando tra quella pallida<br />

luce eterea, <strong>del</strong> primo mattino.<br />

Al suo risveglio credette fosse tardi ma la vista <strong>del</strong> suo ragazzo non lo smosse dal guardarlo. Era<br />

tutto lì, ciò per cui valeva la pena lottare. Continuò a fissarlo dolcemente e con la mano gli<br />

accarezzò i capelli, arrivando fino alla guancia.<br />

Non riusciva a distaccarsi ma un respiro lo distrasse.<br />

Si voltò tranquillamente per focalizzare ciò che aveva sentito e vide i suoi occhi.<br />

Quegli occhi che guardavano lui e Giulio. I loro corpi, nudi, attaccati, amanti.<br />

Fissò la sua espressione che non sapeva decifrare.<br />

Lei sapeva.<br />

Aveva sempre saputo ma non aveva voluto accettare. Non per disprezzo ma forse per solitudine.<br />

Andrea non ebbe voce o forse coraggio e con un filo di suono, disse ''...Viola...''.<br />

Lei chiuse le labbra come quasi a voler sottolineare il terminato stupore, sorrise per esternare la


oggettiva dolcezza che tra mille percezioni era quella più forte e disse ''...Il professore mi ha detto di<br />

venirvi a svegliare. Gli altri sono tutti giù a fare colazione.''.<br />

Giulio nel dormiveglia mugugnò qualcosa, aprì gli occhi per cercare Andrea, per sfiorarlo, per<br />

parlargli e chiese ''Amore ma con chi parli?'' e intanto che il suo corpo si sgranchiva, notò in lui<br />

qualcosa di strano, subito si voltò verso l'orizzonte <strong>del</strong> suo sguardo e la vide lì ferma, impacciata e<br />

rossa in viso. Abbassò lo sguardo e silente la sua mente si disperse in quegli attimi confusi.<br />

Rimase tutto sospeso fin quando si spalancò la porta e si sentì la voce squillante e allegra di Marina,<br />

che diceva ''Amorini vi ho portato la colazione tanto che siete sempre a letto a gongolare...''. Lo<br />

sguardo <strong>del</strong>la ragazza finì subito ma sicuramente troppo tardi sulla presenza di Viola. Allora<br />

abbassò la busta dei cornetti e un con un peritoso ciao la salutò, ma lei senza alcun cenno uscì dalla<br />

stanza.<br />

I tre amici si guardarono, e per sdrammatizzare la situazione Marina si buttò sul letto e divertita ma<br />

un po' dispiaciuta, disse ''Beh prima o poi lo doveva sapere. E' intelligente accetterà e se non lo farà<br />

le faremo cambiare idea noi!''.<br />

''Sempre facile la fai tu?'' disse un Andrea scontroso, mentre raggiungeva il bagno.<br />

''E tu caro ti potevi pure coprire prima di alzarti!'' rispose scontrosa l'amica, sorridendo<br />

sarcasticamente. ''Giulioo ma vedi il tuo ragazzo mi odia e mi tratta male!'' terminò lei, con una<br />

vocina addolcita e infantile.<br />

Andrea fece capolino dal bagno e finalmente tranquillo, disse ''Marina ma se mi ami!! Ti sto<br />

insegnando ad essere paracula...non sei contenta?''. Allora l'amica si girò e con una moina sottolineò<br />

la fondatezza di quella frase.<br />

''Che dobbiamo vedere oggi?'' chiese Giulio, immobile nel letto. Marina pensò un attimo e poi<br />

rispose ''Allora...dobbiamo vedere Santa Maria <strong>del</strong> Fiore, Santa Maria Novella se è aperta, il<br />

Battistero di San Giovanni, San Lorenzo e poi ci danno un po' di tempo libero per girare da soli!''.<br />

Sempre dal bagno Andrea, urlò ''Oh hai studiato in America? Brava!''. La ragazza si voltò e sempre<br />

scherzosamente, rispose ''Le lezioni per Firenze le ho seguite con voi prima di partire...stupido!''.<br />

''Ma la volete finire di litigare voi due!'' aggiunse Giulio. ''Poi mi ritrovo le vostre foto sconce sulla<br />

macchinetta!'' terminò, ridendo divertito.<br />

''E' stata lei ad abbracciarmi in quel modo, solo perché aveva avuto l'impressione che avessimo<br />

litigato sul serio..'' disse frettolosamente il ragazzo chiuso in bagno. ''Poi è un tronco! Non sembra<br />

sconcia quella foto..lei non è femminile. Dopo due secondi siamo crollati tra i due letti e addio alla<br />

mia povera spalla.'' finì di dire Andrea, subito prima di entrare nella doccia.<br />

Marina era un'amica allegra, vivace, speciale a cui entrambi volevano molto bene, era sveglia,<br />

sagace, intelligente e dopo uno sguardo d'intesa con Giulio, disse ''Tesorino io me ne vado...voi non<br />

fate tardi. Vi aspetto giù...''.<br />

Giulio intanto sentì l'acqua che scrosciava leggera e si immaginò il suo corpo bagnato.<br />

Rimase disteso sul letto per riflettere di quello che era accaduto pochi minuti prima ma<br />

all'improvviso buttò all'aria il lenzuolo, balzò in piedi ed entrò in bagno. Aprì la porta a vetri e vide<br />

per prima cosa i suoi lunghi capelli neri, bagnati e offuscati da tutto il vapore pesante. Infilò prima<br />

una gamba nella doccia e poi, chiudendosi alle spalle la porta, il resto <strong>del</strong> corpo. Andrea si accorse<br />

<strong>del</strong>la presenza di Giulio quando le sue labbra stavano sfiorando la sua schiena. Sentì il suo calore<br />

che premeva sulla sua gamba, le sue mani che lo cercavano e la sua bocca sul collo. Il desiderio e il<br />

totale trasporto non erano diminuiti nonostante la notte passata con lui.<br />

Lo voleva.<br />

Ancora.<br />

Volse la testa all'indietro fino a poggiarla sul suo corpo. Cercò la sua bocca mentre con le mani lo<br />

spinse sul vetro. Ora che erano difronte, Andrea sorrise per la gioia che gli provocavano quegli<br />

approcci timidi e dolcissimi di Giulio, che lo facevano impazzire, e lo baciò ancora, mentre le sue<br />

dita scesero verso le cosce.<br />

Andrea aspettò un poco per capire se poteva, allora le mani <strong>del</strong> suo ragazzo lo spinsero verso il<br />

basso acconsentendo o quasi ordinando quello che irrimediabilmente doveva accadere. Arrivò<br />

all'inguine e iniziò subito a muoversi, per farlo godere. Giulio esplose, mentre la sua testa premeva


all'indietro sul vetro e le mani accompagnavano i movimenti <strong>del</strong>la testa di Andrea. Le loro voci<br />

risuonarono in quel piccolo spazio ma si accorsero che era tardissimo dal vociare dei loro compagni<br />

di classe, che salirono nelle loro camere per prendere le borse e i borselli prima di uscire.<br />

Si vestirono in fretta e mentre percorrevano il corridoio <strong>del</strong>l'albergo Andrea, disse ''Non voglio<br />

vedere più quello sguardo!''. Giulio non capì a cosa si stava riferendo e si girò con un'espressione<br />

interrogativa. ''Quando hai visto mia sorella, sembrava che stessi tradendo qualcuno. Lei accetterà,<br />

tu non l'hai tradita. Pensavi che ti piacesse ma in realtà non era totalmente vero, le volevi bene come<br />

amica... tutto qui.'' terminò.<br />

''Andrea penso di aver fatto dei passi avanti, dammi tempo di parlarne anche alla mia famiglia e poi<br />

mi sarei sentito a disagio se fosse entrato..chiunque ma non per te, per la situazione in generale!''<br />

rispose ansiosamente Giulio, come quasi per difendersi.<br />

Fu allora che Andrea si fermò e girandosi verso di lui lo abbracciò e disse ''Io.. ti amo.....'' in quel<br />

momento sospeso e dolcissimo, che durò per qualche lungo istante. Ma il silenzio fu l'unica<br />

risposta.<br />

Quella fu una giornata pesante, sempre in giro tra la pioggia e il <strong>cielo</strong> plumbeo. Tutta la città<br />

sembrava incantata e la bassa temperatura la rese ancor più sublime. La nebbia avvolgeva ogni cosa<br />

e mentre giravano per la città sembrava che il tempo si fosse quasi fermato.<br />

Il giorno prima visitarono gli Uffizi ma quel pomeriggio, dopo una mattinata passata tra chiese e<br />

piccoli musei, lo trascorsero in giro. Passarono davanti casa di Dante e al Bargello che avrebbero<br />

visitato l'indomani mattina, prima di ripartire. Si fermarono a sentire i musicanti che rallegravano<br />

gli angoli <strong>del</strong>le piazze e a vedere i mimi che sembravano statue.<br />

Giulio si fermò a vedere una bancarella ma Marina, all'improvviso, lo prese per un braccio e lo<br />

trascinò su Ponte Vecchio. Si fecero qualche foto e lei espresse il desiderio di visitare Palazzo Pitti.<br />

L'amico cercò Andrea con lo sguardo e avendo capito che ormai si trovavano lontani, acconsentì,<br />

anche se dentro di lui aveva voglia di stare col suo ragazzo, ma si rese conto di non aver passato<br />

molto tempo con la sua amica e si affrettò anche lui, sorridendo dolcemente.<br />

Mentre camminavano per quelle enormi stanze, mano nella mano, assaporando quell'atmosfera<br />

antica, squillò il cellulare di Giulio. Rispose ed era Andrea che chiedeva dove fossero finiti.<br />

''Scusa è che Marina voleva vedere Palazzo Pitti e l'ho accompagnata. Tu dove sei?'' chiese.<br />

''Tra le bancarelle.'' rispose Andrea, sorridendo. ''Voi fate con calma poi ci vediamo al ristorante.''<br />

continuò soffermandosi a lungo su quel respiro. ''..Ti amo..'' sospirò in silenzio alla fine.<br />

Non ci fu alcun' altra parola dall'altra parte e l'amica notò negli occhi di Giulio un'agitazione<br />

insolita, che sfiorava l'angoscia. ''Ma che ti ha detto? Perché hai quella faccia Giulio?'' domandò lei.<br />

Lui non la volle guardare per non far notare la sua preoccupazione. ''Ha detto che mi ama...per la<br />

seconda volta oggi.'' rispose, mentre si dirigevano verso l'uscita.<br />

''Oddio. Non me lo immagino proprio Andrea dire una cosa così, cioè so che lui è dolcissimo ma<br />

non avrei immaginato che fosse anche così romantico da dirlo..'' continuò Marina. ''Lo so sto<br />

dicendo un sacco di fesserie ma tu perché non gli rispondi?'' sollecitò lei.<br />

L'amico che intanto si era visibilmente calmato non seppe darle subito una risposta e dopo un po'<br />

disse ''Anche io lo amo, tanto, ma sono lento come in tutto quello che faccio. So che lui ci sarà<br />

sempre, devo solo dirglielo e farlo sentire come lui fa sentire me quando lo dice.''.<br />

I due amici sorrisero e si abbracciarono teneramente dopo quel momento di empasse.<br />

''Perché non ci stendiamo?'' chiese la ragazza.<br />

''E dove? Qui per terra?..ok!'' rispose lui subito dopo e ridendo, divertito.<br />

Osservarono lungamente quel <strong>cielo</strong> offuscato da un pochino di nebbia, continuarono a confidarsi e a<br />

farsi promesse di amicizia reciproca fin quando non arrivò un messaggio sul cellulare di Giulio, che<br />

dopo averlo letto esplose di gioia, dicendo ''Ma tu dimmi come faccio a non morire? Dimmi se si<br />

può resistere? Leggi. Guarda cosa ha scritto!''.<br />

!


"<br />

# ! $<br />

$<br />

Andrea osservò l'invio <strong>del</strong> messaggio trepidando e sorridendo. Poggiò il cellulare sul tavolino<br />

laccato, ordinò un cappuccino e pensò alla sua situazione.<br />

Era cambiato da quando c'era lui. Si sentiva diverso e voleva esserlo ma in quel momento non se<br />

l'aspettava proprio, di essere felice. Rideva da solo, beveva da solo, avrebbe camminato da solo ma<br />

la sua anima sarebbe rimasta piena. Piena di Giulio.<br />

E mentre rifletteva e rimuginava dolcemente sul suo amore, nel piccolo e caldo bar fiorentino, dopo<br />

una trentina di minuti, entrò il suo compagno di classe Cristian.<br />

D'istinto Andrea si nascose, perché non aveva voglia di intrattenere una chiacchierata se pur<br />

amichevole con lui, ma quando notò la sua espressione rattristata e strana, gli fece cenno che era lì.<br />

L'amico si voltò e lo raggiunse con la sua birra in mano. ''Che ci fai qui?'' gli chiese, prima di<br />

sedersi. ''Bevevo e aspettavo l'ora <strong>del</strong>la cena..'' rispose Andrea. ''Giulio è a visitare palazzo Pitti con<br />

Marina!'' sottolineò alla fine. Cristian non fece null'altro se non abbassare lo sguardo sul tavolino.<br />

Il giovane Goffredi iniziò ad incuriosirsi per l'unicità di quel comportamento da parte <strong>del</strong> ragazzo e<br />

senza però far notare tutto questo interesse, disse sarcasticamente ''Iniziamo ad avviarci? Non vorrei<br />

arrivare in ritardo per la cena in quel 'fantastico e buonissimo' ristorante che la scuola ha scelto per<br />

noi!''. ''Ma che cosa ti è successo?'' chiese lui, dopo una breve pausa, solcando la porta per uscire.<br />

Cristian non rispose e Andrea capì che forse doveva riflettere e che non era quello il momento<br />

giusto per fargli domande.<br />

Camminarono un po' attraverso quella città meravigliosa e la mancanza di Giulio iniziò a farsi<br />

sentire. Il freddo gli stava gelando le mani ma quel tempo di neve lo affascinava ugualmente.<br />

Si fermarono su un ponte, l'uno per ammirare l'orizzonte e l'altro per disperdere i propri occhi nella<br />

luce <strong>del</strong> fiume. ''Io non lo amo!'' disse Cristian d'improvviso. ''Credevo di sì ma nella mia mente c'è<br />

un'altra persona....'' continuò, mentre Andrea se pur girandosi per guardarlo non vi riuscì<br />

perfettamente, ma d'istinto chiese ''Cosa?!''.<br />

Non voleva seguire il suo istinto che pur aveva dato cenno di essere ben presente. Non voleva<br />

vedere quella che era la realtà, almeno degli ultimi tempi. Non voleva considerare tutte le<br />

attenzioni di Cristian, che negli ultimi due mesi si erano rivelate assolutamente fondate e<br />

interminabili.<br />

Ma lui che cosa poteva dirgli?<br />

Come poteva eludere quel piacere oggettivo che Cristian gli aveva dimostrato o che fino ad allora<br />

era stato nella sua mente come una paura che lui definiva frivola e infondata?<br />

Cristian lo chiamava insistentemente tutti i giorni, lo invitava sempre e dappertutto, gli chiedeva di<br />

studiare insieme, ma infondo non gli aveva mica detto che non amava più Antonio perché amava<br />

lui. Era solo un'impressione quella di Andrea.<br />

Ma da quello che accadde, di lì a pochi secondi, gli sembrò assolutamente palese.<br />

Non ebbe tempo di agire. Non ebbe tempo di spostarsi da quella traiettoria. Non ebbe tempo di<br />

pensare perché Cristian subito lo baciò.<br />

Andrea non si mosse in quel bacio.<br />

Non si spostò.<br />

Non agì, mentre arrivava sul suo cellulare un messaggio di Giulio ''....Ti amo...''.


IV<br />

''Giulio allora non fare tardi!'' sollecitò la mamma, mentre lui scriveva un messaggio al cellulare.<br />

''Alle otto al teatro. Ma ti ricordi di stasera? Mi ascolti?'' chiese la donna, innervosendosi.<br />

''D'accordo questo periodo hai la testa all'aria..Vieni con me perché tu sei capace di non prendere<br />

neanche la macchina!'' terminò lei.<br />

Il ragazzo si voltò lentamente per calibrare la mandata a quel paese e rispose, dicendo ''Mamma non<br />

sono ancora diventato deficiente e sordo. Ho capito! Aspettami allora!''.<br />

Quella sera tutta la famiglia era stata invitata a teatro, dal capo <strong>del</strong>l'azienda dove lavorava papà<br />

Castelli, per una serata di beneficenza. Balletto moderno...quella era stata la spiegazione palesata<br />

dal padre, naturalmente onorato e impettito da quell'invito esclusivo.<br />

Giulio come per tutte le cose imposte dal padre sembrava assolutamente indifferente. Non gli<br />

sarebbe cambiata la vita e ne avrebbe fatto volentieri a meno ma gli faceva piacere, in fondo,<br />

ascoltare e scoprire nuove forme d'arte.<br />

Poco prima di uscire, però, telefonò ad Andrea, che come al suo solito si fece attendere anche al<br />

cellulare. ''Pronto Giulio?'' rispose lui dopo un po' di squilli.<br />

''Ciao, senti io stasera devo andare con mamma e tutti gli altri a vedere uno spettacolo. Mi rompe, lo<br />

sai ma non posso dire sempre no!'' disse Giulio, appena sentì la sua voce. ''Dopo però vengo a casa e<br />

rimango da te, così domattina ti accompagno a scuola e io poi vado a conservatorio...entro alla<br />

seconda ora!'' terminò frettolosamente.<br />

Andrea rimase in silenzio, avendo accettato ormai l'ossessione <strong>del</strong> suo ragazzo per la<br />

programmazione giornaliera e alla fine disse semplicemente ''Ok! Ti aspetto sveglio!''.<br />

Per Giulio il suo ragazzo era il suo universo, la sua certezza, la sua vita, il suo cantuccio, e mentre<br />

fantasticava sul suo essere felice, fu interrotto dalla mamma che urlava di muoversi.<br />

Faceva caldo e l'afa di Settembre non era ancora passata. Il teatrino scelto per la serata sembrò<br />

fresco e arieggiato ma la quantità di gente che c'era fece formare subito un broncio sulla faccia di<br />

Giulio, che eternamente scocciato, tentò di sgattaiolare via, invano, perché subito fu afferrato dal<br />

padre che lo presentò al suo capo come l'artista di casa.<br />

''Che piacere conoscere Giulio Castelli! Suo padre mi ha detto che è un musicista a tempo pieno!''<br />

affermò il signor Quarto. ''Che bello assecondare i figli nell'arte!'' terminò.<br />

''Certo come hai fatto tu!'' disse un ragazzo, accanto a lui.<br />

Il signore si voltò verso suo figlio e lo riprese, dicendo ''Mario ancora non ti sono passati i fervori<br />

giovanili...anzi adolescenziali?''.<br />

Quel ragazzo si presentò come figlio, avvocato, <strong>del</strong>la generazione di imprenditori Quarto. Era una<br />

figura strana, giovane, elegante, sfacciata ma assolutamente inquietante negli sguardi profondi e<br />

nella sicurezza che sfoggiava nel suo cammino. Ma forse era proprio questo che mise Giulio in un<br />

profondo disagio.<br />

Si trovarono seduti su poltroncine adiacenti. Si presentarono meglio, prima <strong>del</strong>l'inizio <strong>del</strong>lo<br />

spettacolo e il giovane musicista notò più da vicino il suo certo e profondissimo fascino.<br />

All'improvviso calarono le luci. Iniziò la musica ed uscì una ballerina. Era un tango, appassionato,<br />

lento e sublime. Dopo qualche secondo la ragazza venne presa tra le braccia da un ballerino.<br />

Danzarono insieme su quella musica finché lei non si accasciò per terra. Lui continuò a ballare<br />

mentre la ballerina si trascinò sulle scale, posizionate alla fine <strong>del</strong> palco. Si distrusse, pianse ma<br />

subito dopo iniziò a ballare da sola.<br />

Il ballerino continuò imperterrito e sulla scena comparve un altro danzatore.<br />

Gli occhi di Giulio si illuminarono a vedere quella danza insolita eseguita così intimamente da due<br />

uomini. Non aveva mai assistito a una cosa <strong>del</strong> genere e rimase piacevolmente sorpreso. Non<br />

sapeva cosa il regista avesse pensato di riprodurre. Non sapeva se il significato era quello che aveva<br />

colto lui ma di sicuro si trovava nel suo mondo.<br />

Quei due corpi sinuosi che si muovevano intimamente. Quelle labbra che si sfiorarono più di una


volta. Quelle braccia muscolose che accompagnavano <strong>del</strong>icatamente i movimenti <strong>del</strong>l'altro e quelle<br />

gambe che imitavano perfettamente le movenze femminee.<br />

Si girò un secondo per vedere le reazioni degli altri, notò Filippa che dolcissima si stava<br />

appassionando, notò la mamma che da tanto non viveva una serata così, poi vide suo fratello con<br />

quella sua tipica faccia di schizza, di quando non apprezzava le cose e suo padre visibilmente<br />

infastidito.<br />

Al termine <strong>del</strong>la serata Giulio andò in bagno e mentre era con i pantaloni calati vicino al wc entrò<br />

suo fratello Graziano e poi Mario per lo stesso motivo. Si posizionarono entrambi ai suoi lati e il<br />

giovane avvocato dopo aver sorriso, disse ''Beh, bella serata e balletti interessanti!''.<br />

Graziano si voltò, disse ''A me sembravano tutti froci!'' e tirandosi su la cerniera, uscì.<br />

Giulio imbarazzato bofonchiò un che coglione mio fratello e Mario sorrise prima di chiedergli se gli<br />

andava di prendersi un caffè al bar. ''No è che non bevo caffè, non mi piace neanche l'odore, poi ho<br />

un impegno dopo...scusa!'' rispose.<br />

L'avvocato come bravo ragazzo di mondo intese tutto e buttò lì una battutina. ''Ah queste donne!<br />

Non ci lasciano mai in pace! Eh?''.<br />

''Veramente...'' iniziò Giulio, prima di interrompersi.<br />

''Cosa?'' chiese Mario. ''Non preoccuparti se non vuoi dirlo ok, non volevo essere scortese...scusa!''<br />

terminò l'uomo.<br />

Ma cosa aveva da perdere? Andrea era la sua vita e colui che lo faceva sentire amato, libero e felice.<br />

Non gli interessò più nascondere il suo amore e se fosse venuta a scoprirlo il resto <strong>del</strong>la sua<br />

famiglia, si sarebbe finalmente liberato da quel peso che gli soffocava il cuore.<br />

''Veramente ora devo raggiungere il mio ragazzo..'' disse con un filino di timore. In fondo quella era<br />

la prima volta che lo diceva, apertamente.<br />

Così.<br />

A crudo.<br />

A uno sconosciuto.<br />

Non era neanche supportato dalla presenza di Andrea e si sentì impacciato con la sua anima che<br />

cercava di essere indipendente.<br />

L'avvocato lo guardò e con un largo sorriso sottilmente ironico, disse ''Eh bravo il nostro artista. Chi<br />

l'avrebbe mai detto..non sembrava sai?''.<br />

''E mica devo avere un marchio stampato in fronte come le mucche!'' disse Giulio bruscamente.<br />

senza tenere a freno la lingua.<br />

''No no. Che hai capito?''. ''..cioè...non era per offenderti o cosa...solo che guardandoti non l'avrei<br />

mai detto...tutto qui!'' rispose Mario, senza perdere un filo di integrità caratteriale.<br />

Giulio non era un tipo istintivo o meglio non lo era come Andrea, che se partiva nel monologo<br />

incazzoso era finita, ma quando gli si toccava l'argomento in questione diventava iracondo e<br />

difendeva la sua vita, con tutta la sua forza. Ma capì le intenzioni di Mario e gli sorrise, facendogli<br />

intendere che era tutto a posto.<br />

I due ragazzi usciti dal bagno videro i loro padri discutere di lavoro e fecero entrambi una smorfia<br />

di ribrezzo. ''Ah cari eccovi!!'' disse il signor Quarto. ''Vi avevamo dato per dispersi nella landa<br />

desolata <strong>del</strong> bagno...'' concluse, ridendo da solo.<br />

Il padre di Giulio si voltò al figlio con un tono amichevole, molto diverso da quello che usava a<br />

casa, e chiese ''Allora? Andiamo che domani hai scuola?''.<br />

Il figlio in quell'istante si trovò impacciato, imbarazzato dalla presenza di quelle persone e<br />

soprattutto incapace di rispondere con altrettanto tono falsamente amichevole, ma si sforzò, dicendo<br />

''Io...io vado a dormire a casa di Andrea! Domani entro alla seconda ora perché alle otto ho una<br />

lezione a conservatorio, poi lì ho lasciato il violoncello e casa sua è più vicina .''.<br />

Sperava che almeno per quella sera quelle spiegazioni gli bastassero, tanto che i dubbi ormai gli<br />

erano venuti da tempo.<br />

Aveva esagerato a dormire tutte quelle notti da Andrea?<br />

Doveva affrontare il discorso?<br />

Tutto questo lui lo sapeva perfettamente ma sperava nell'educazione <strong>del</strong> padre, che non avrebbe


dovuto dare di matto in quel preciso momento, in quel luogo e difronte a quelle persone.<br />

Promise.<br />

Promise subito a se stesso di rimediare in quello che lui aveva sbagliato, ma non lì, non in quella<br />

serata.<br />

Il padre lo fulminò con uno sguardo di iracondia e poi disse scocciato ''Eh sì, ma noi ora dobbiamo<br />

fare un sacco di strada per accompagnarti fin lì!''.<br />

''Dov'è casa <strong>del</strong> tuo amico?'' chiese Mario. Giulio vide un barlume di speranza nella gentilezza di<br />

quel ragazzo che poco prima aveva trattato con poca educazione. ''Abita nelle vicinanze <strong>del</strong>l'uscita<br />

<strong>del</strong>la tangenziale ovest..'' rispose, con tono speranzoso e grato. L'uomo pensò per qualche istante e<br />

disse ''Ah non è lontano da qui, posso accompagnarti io, sono di strada!''.<br />

Giulio salutò il resto <strong>del</strong>la sua famiglia e immaginò le sensazioni di suo padre, che tutto erano,<br />

meno che positive e sicure di un futuro tranquillo. Lo aveva capito dai suoi sguardi che riflettevano<br />

precisamente i suoi pensieri in quel momento.<br />

Non è normale, sempre a casa di Andrea! Non ce l'hai una casa tua? Una famiglia? Ci basta poco<br />

che dormi pure nel letto con lui...<br />

E poi quel vuoto per aver semplicemente supposto. Per aver semplicemente ipotizzato ciò che in<br />

altre occasioni sarebbe saltato subito agli occhi, magari visto dall'esterno.<br />

Ribrezzo?<br />

Vergogna?<br />

Delusione? Ciò che veniva dopo quei pensieri divenne inaccessibile.<br />

''Grazie! Mi hai salvato la pellaccia!'' disse Giulio, sorridendo, mentre erano in macchina.<br />

''Figurati, è vero che comunque sono di strada!'' disse Mario. ''Tuo padre non ne ha idea vero? Di te<br />

e il tuo ragazzo, dico?'' chiese.<br />

''No. Ma mi sa che ha molti dubbi sull'argomento...'' rispose il ragazzo, turbato.<br />

Il giovane avvocato rimase in silenzio per qualche istante prima di consigliargli di essere sincero.<br />

''Devi trovare il coraggio, non per lui o per loro ma per te stesso. Loro sono la tua famiglia. Vuoi<br />

che fra qualche anno non sappiano più chi sei?''.<br />

''Io tutto questo lo so..infatti è solo mio padre il problema e mio fratello, ma di lui non me ne frega<br />

un cazzo!'' rispose seriamente. ''La mia sorellina lo sa già. Ha visto il nostro primo bacio avvenuto<br />

per caso, è un po' un casino la storia, ma mi ha sempre aiutato e sostenuto..è una ragazzina<br />

intelligente e..mia madre ormai credo che ne abbia la certezza.'' aggiunse Giulio.<br />

''Beh allora sei già tanto fortunato anche se credo che tuo padre non sia poi tanto male...'' disse<br />

Mario, con la voce che gli si abbassava.<br />

Il giovane Castelli rimase in silenzio. Aveva una sensibilità spiccata e si rese subito conto che quella<br />

frase risuonò un po' rammaricata e malinconica, magari per qualcosa che nella sua vita aveva<br />

taciuto per omologarsi all'idea e alle speranze che suo padre aveva scelto per lui. Ma si bloccò, non<br />

disse nulla avendo paura di chiedere troppo a una persona che in fondo non conosceva affatto.<br />

''Io avrei voluto frequentare il liceo artistico e...fare il fotografo, ma devo dire che non è male la vita<br />

che ho. Nel tempo libero scatto, fotografo un po' tutto il mondo che mi circonda, anche se non è il<br />

massimo!'' terminò.<br />

Giulio si sentì un po' imbarazzato e fortunato per aver capito subito quale fosse la sua strada ma<br />

nonostante l'apparente fortezza di quella persona ebbe una sensazione diversa, come se in quelle<br />

parole ci fosse qualcosa di sforzato e poco sentito. Si voltò guardandolo con quelli occhi spaesati,<br />

accennò qualcosa con le labbra ma non parlò per la paura di essersi sbagliato e di non aver capito<br />

proprio niente.<br />

Sotto casa di Andrea si salutarono, si ringraziarono a vicenda e si dettero appuntamento a una futura<br />

serata organizzata dai loro padri.<br />

Giulio ripensò alle parole di entrambi e si dispiacque per quel bel ragazzo che ormai era troppo<br />

abituato a fingere, ma pensò che molte persone per sopravvivere facevano <strong>del</strong>la loro vita una<br />

finzione continua e promise di non diventare così, mai.<br />

Salendo quelle interminabili scale accese il cellulare e mentre varcava la porta di casa gli arrivò il<br />

messaggio di due chiamate, ma non fece in tempo a leggere perché sentì dei rumori, appena entrato


nel salottino.<br />

Capì che Andrea era sveglio, si avvicinò alla porta <strong>del</strong>la stanza e sentì <strong>del</strong>le voci.<br />

-Mmh chissà che male! Non ti ha fatto male?-.<br />

- All'inizio era come se ci avesse infilzato una scopa..ma gli ho detto di fare più lentamente poi l'ho<br />

guardato in silenzio e ho smesso di pensarci.. Aveva gli occhi chiusi e la bocca aperta, come se<br />

sorridesse...sembrava in un altro posto..kkrrh..e quel posto ero io! Il suo corpo..dio era<br />

straordinario...fantastico...-.<br />

Allora Giulio aprì energicamente la porta e urlò ''Ah Ah!! Ti ho beccato! Lo stai vedendo, eh? Non<br />

resistevi!''. Andrea scoppiò a ridere e cercando di fare una faccia seria, disse ''Non riuscivo a<br />

dormire e allora ho trovato questa cosa sul tuo pc e...''.<br />

''Come questa cosa?!'' chiese Giulio, sottolineando un broncio nascostamente divertito.<br />

''Questo tuo telefilm per frocetti. Stai sempre attaccato al computer e mi sono detto..vediamo che ha<br />

di speciale...Ma per ora solo il protagonista è carino!''.<br />

Giulio allora sconvolto si alzò dal letto dove intanto si era seduto e disse ad alta voce ''CARINO?''.<br />

''Non ho parole...è...è...perfetto!! Non capisci niente in fatto di uomini, fattelo dire e poi non è un<br />

telefilm per frocetti, se perdi una mezzora <strong>del</strong> tuo tempo capirai che va oltre il sesso, il corpo e le<br />

apparenze!''.<br />

Andrea sorrise, si alzò, lo raggiunse ridendo e abbracciandolo da dietro gli sussurrò nell'orecchio<br />

''Beh indubbiamente ci sono <strong>del</strong>le cose che dovremmo fare anche noi, magari subito,<br />

immediatamente..'' terminò con voce vogliosa.<br />

Gli tolse il cappotto, lo baciò ripetutamente e spense la luce.<br />

Si spogliarono velocemente e si fiondarono sul letto.<br />

***<br />

Appena i suoi sensi si risvegliarono da quel sonno profondo, riscoprirono la luce che accecava il<br />

mondo e quell'aria che si riscaldava, per far posto a un timido sole .<br />

Aprì gli occhi, si voltò e vide il suo profilo, perfetto, <strong>del</strong>icato e sublime. Allungò la mano fino a<br />

toccargli il torace e vide che anche lui si stava svegliando. ''Che ora è?'' chiese Giulio, con uno<br />

sforzo immane <strong>del</strong>la voce. Il suo ragazzo ebbe uno scatto, si sedette sul letto e dopo aver capito che<br />

era domenica mattina ripiombò tra le coperte e disse, arruffando le parole ''Uuh perché ti svegli<br />

sempre così presto? E' domenica! Spegni quella piccola testolina ricciuta..''.<br />

Il giovane musicista rise e prendendolo in giro, rispose ''Io non riesco a stare senza far niente! Io<br />

studio!''.<br />

Raggiunse la cucina, si mise nella tazza un po' di succo di frutta e vide la chiamata che stava<br />

arrivando sul suo cellulare. ''Che due palle! Mio padre non la smette più di chiamarmi...'' disse,<br />

prima di rispondere. ''Papà...pronto...dimmi!''. Si sentiva ossessionato dalla sua presenza. Volle<br />

scagliare quel cellulare lontano dal suo orecchio e sentire solo ciò che lo allietava.<br />

Mentre distrattamente ascoltava suo padre, vide Andrea che nudo lo stava raggiungendo. Aveva un<br />

corpo slanciato, magro, perfetto e quella pelle chiara che dava di perla. Non aveva pudore nel<br />

coprirsi. Per lui camminare a quel modo sembrava naturale, l'avrebbe fatto con chiunque. Andrea<br />

alzò le braccia e si legò i capelli con l'elastico che portava sempre sul posto.<br />

Giulio pensò che fosse un dio e che lo faceva apposta a farsi vedere così, per essere desiderato,<br />

perché sapeva di essere bello. Sapeva l'effetto che faceva. Ma poi il ragazzo Castelli lo guardò<br />

ancora un attimo e pensò che probabilmente a lui non fregava niente di niente <strong>del</strong>la sua bellezza. Si<br />

trovava a casa sua, col suo ragazzo e quello gli bastava per essere se stesso.<br />

Il padre di Giulio continuò a parlare imperterrito e quando sentì troppo silenzio, chiese ''Ma ci sei?<br />

Pronto?''. Il figlio rispose svogliatamente, mentre desiderava che quel corpo divino, che camminava


davanti a lui, diventasse suo.<br />

Andrea bevve un bicchiere d'acqua, si appoggiò al tavolo e spostò un braccio per sfiorare il suo<br />

ragazzo. Gli toccò un fianco, gli provocò un brivido e si spostò veloce sui bottoni dei suoi jeans,<br />

infilando la mano. Giulio dovette allontanare il telefono e trattenere i sospiri in quel vortice di<br />

emozioni. Gli bloccò il polso con la mano libera, salutò il padre in fretta e furia con una scusa, e lo<br />

baciò appassionatamente.<br />

Giulio si lasciò andare sotto quella stretta favolosa. Non pensò più a niente e a nessuno, sentì solo il<br />

dolore per qualche spigolo sotto di se.<br />

Il cellulare risuonò e mentre continuavano in quell'approccio mistico e fantastico, il ragazzo buttò<br />

un occhio alla chiamata. ''Andrea, Andrea..mi sta chiamando Antonio! Fermati dai! Che cavolo<br />

vorrà a quest'ora?'' chiese, cercando di acquisire una voce plausibilmente accettabile per rispondere.<br />

Andrea non accennò a smettere, il suo tocco divenne più insistente, la voglia di stenderlo sul tavolo<br />

divenne assoluta e mentre Giulio si trascinava verso il telefonino, lo implorò, dicendo ''Non<br />

rispondere! Che te ne frega!'' ma il suo ragazzo non si fece convincere. ''Pronto Antonio che c'è?''.<br />

''Giulio, so..sono sotto casa di Andrea'' disse l'amico, singhiozzando fortemente. ''Posso salire?''.<br />

Aveva una voce distrutta, affannosa e piangente. Non chiese null'altro al telefono se non il permesso<br />

di entrare.<br />

I due ragazzi lo raggiunsero al portone e lo videro affaticato e sanguinante. ''Ma che ti è successo?<br />

Chi è stato?'' chiese velocemente Giulio.<br />

Antonio dopo aver recuperato un po' di fiato e ringraziato per la millesima volta, rispose, dicendo<br />

''E non te lo immagini?...Mio padre! Dice che si è rotto di avere un finocchio come figlio e vuole<br />

che diventi un uomo!''. Il ragazzo aveva uno sguardo perso nel vuoto, come se stava acquisendo una<br />

lenta consapevolezza di quella che in realtà fosse la sua vita.<br />

Per tanto tempo nessuno parlò in quella stanza. Antonio si calmò, si medicò e si addormentò sul<br />

divano.<br />

Giulio come al solito iniziò a riflettere intensamente e appena arrivò Andrea vicino a lui, disse<br />

''Deve essere brutto..stare al suo posto. Vedere che vieni abbandonato da tutti o che nessuno ha il<br />

coraggio di combattere per te. Perché secondo te non ha chiamato Cristian?''.<br />

''E che ne so!'' rispose velocemente il ragazzo Goffredi, per far cadere subito l'argomento. Non<br />

voleva parlare di lui, ricordarsi di quel bacio e soprattutto rischiare di farlo sapere a Giulio, che<br />

sicuramente ci avrebbe sofferto.<br />

''Cristian mi ha lasciato!'' rispose Antonio, immediatamente prima di alzarsi. ''Non è che non mi<br />

amava o almeno questo è quello che dice, ma è ancora una persona incapace di legarsi! Deve<br />

imparare prima a prendersi cura di se stesso..e poi magari..''.<br />

Mentre Andrea aggiustava di qua e di la per la casa, chiese freddamente ''Scusa e tua madre non ti<br />

poteva difendere...che dice? Che pensa di tutta questa storia?''.<br />

''E che deve dire mia madre? Lei ha rinunciato a tutto per la nostra famiglia, se mio padre la lascia<br />

dove va? Capite che intendo? Dal canto suo lei mi ha sempre accettato, forse è questo che ha dato<br />

fastidio a mio padre..e lui è sbottato.'' rispose.<br />

''Così? Senza motivo?'' chiese Giulio.<br />

L'amico visibilmente più tranquillo si prese un bicchiere d'acqua e rispose ''Beh secondo me è stato<br />

per la matita, sugli occhi, non me l'aveva mai vista!''.<br />

''Forse pensa che vuoi essere una femmina!'' sottolineò Andrea, con una semplicità più unica che<br />

rara.<br />

Antonio lo guardò tranquillamente, non giudicando quel comportamento e rispose ''Io non voglio<br />

essere una ragazza..solo..me! Io mi sono sempre sentito così! Forse la cosa che lo ha fatto scoppiare<br />

è stato l'aver capito che stavo con un ragazzo...forse è questa la spiegazione, non so che dirvi!''.<br />

Giulio rimase esterrefatto da Andrea e da quanta poca <strong>del</strong>icatezza stava dimostrando in quel<br />

momento ma dopo che Antonio chiuse la porta <strong>del</strong> bagno, disse, un po' crucciato ''Io non ti capisco!<br />

Perché gli hai parlato così?''.<br />

''Voglio solo capire scusa, io non lo conosco poi tanto.'' rispose Andrea, con una voce timida e<br />

infantile. Si irrigidiva nelle situazioni che non sapeva gestire e dove aveva paura di sbagliare, ma


aveva un altrettanta facilità nel parlare, che tutto gli fluiva senza quasi pensare. Era davvero sincero<br />

quando diceva di voler solo capire e conoscere quel ragazzo che in classe era sempre così taciturno<br />

e dolcissimo, forse aveva sbagliato il modo, ma avrebbe compreso anche quello.<br />

Appena il loro amico uscì dal bagno lo dimostrò con una frase, che riscaldò tutta quell'atmosfera<br />

imbarazzante. ''Senti Antonio, non preoccuparti puoi stare qui quanto vuoi!''.<br />

L'amico sorrise dolcemente e ringraziò con semplici parole.<br />

Nonostante il fatto che avesse perso il suo fidanzato, la sua famiglia e la sua casa in poco meno di<br />

due giorni, quel ragazzo rimase se stesso, lucido e tranquillo. Quello che traspariva era il suo essere,<br />

convinto e fiero <strong>del</strong>la propria essenza. Non si lasciò disintegrare da quello che un'altra persona<br />

avrebbe chiamato il proprio fottutissimo destino infame. Ma Antonio reagì in modo diverso, pianse<br />

all'inizio e distrusse la propria anima, nei momenti vuoti, ma rialzò e fortificò se stesso ogni<br />

qualvolta era indispensabile.<br />

Rimase dolce, gentile, affabile e non si lasciò intimidire neanche da tutta quella gente, che quella<br />

sera, in discoteca, fissava il suo occhio nero. Era timidamente a suo agio tra quella moltitudine<br />

informe di corpi, che sotto quella musica assordante ballava e si contorceva, per sentirsi attraente.<br />

Giulio dal canto suo voleva scappare e diventare invisibile, diversamente da Andrea, che mentre<br />

ballava tra tutte quelle persone senza nome, osservava sempre e soprattutto il suo ragazzo che si era<br />

piantato al bar. Lo invitava a raggiungerlo con sguardi sensuali e supplichevoli, ma accorgendosi<br />

<strong>del</strong> fallimento di ogni suo tentativo, continuava a muoversi, in quella maniera dannatamente<br />

perfetta, solo per il piacere di essere guardato e desiderato dal suo ragazzo.<br />

''Perché non andiamo a ballare?'' chiese Antonio, vistosamente pronto.<br />

''Uuffh non mi va! Non mi piacciono le discoteche!'' rispose Giulio, non molto convinto <strong>del</strong>le sue<br />

parole. In realtà lui aspettava solo il momento di pazzia, l'attimo di menefreghismo più totale nei<br />

riguardi <strong>del</strong>la vergogna che lui provava per se stesso.<br />

Antonio lo tirò per un braccio e senza farsi pregare decise di lasciarsi andare, in fondo c'era così<br />

tanta gente e così poca luce pulsante che nessuno lo avrebbe notato.<br />

''Finalmente!'' gli urlò Andrea nell'orecchio, appena lo vide.<br />

Giulio iniziò a muoversi nella bruttissima sensazione di sentirsi un assoluto tronco che tentava di<br />

ballare su quel tunze tunze, che lui non considerava musica.<br />

''Vuoi che cambiamo padiglione?'' gli domandò il suo ragazzo. Lui voltandosi e guardando la<br />

disinvoltura di Antonio rispose, dicendo ''No! No! Rimaniamo qui!'' con la consapevolezza che era<br />

solo impacciato ma che in fondo stava bene.<br />

Dopo un po' persero di vista il loro amico, che si era allontanato con chissà chi a ballare e loro si<br />

ritrovarono a scatenarsi in una danza sfrenata e divertente. Sudarono, si divertirono, ballarono, si<br />

abbracciarono, mentre la stanchezza avanzava inesorabile.<br />

Dopo un'ora abbondante la mancanza <strong>del</strong> loro amico fu palese e preoccupante.<br />

''Non lo so dove può essere andato...'' disse Andrea, per rispondere allo sguardo interrogativo di<br />

Giulio. ''Comunque usciamo di qua, mi sono stancato!'' terminò.<br />

I due ragazzi si presero per mano e, mentre con molta difficoltà raggiungevano il bancone <strong>del</strong> bar,<br />

Andrea lo abbracciò da dietro, imitando il suo modo di camminare, per stargli il più vicino possibile<br />

e disse, quasi urlando ''Sei carino lo saii?''. ''Eh? Non ho capito niente..'' disse Giulio, assordato e<br />

accecato dalla situazione. ''Sei belloo!!'' ribadì Andrea.<br />

All'improvviso le luci scoppiarono, imitando vampate di fuoco, la musica cambiò e comparirono<br />

nuove immagini sugli schermi sparsi per il padiglione. Giulio quasi si spaventò, Andrea sorridendo<br />

dolcemente lo abbracciò più forte e camminando uniti e insieme, come a imitare un trenino, disse<br />

''Non ti spaventare, è solo l'atmosfera che è cambiata, ora finiamo nella dance music degli anni<br />

ottanta...meglio che ce ne andiamo!''.<br />

Il suo ragazzo scoppiò a ridere e disse, ad alta voce ''Si si è meglio!!''. ''Comunque...'' continuò<br />

''...anche tu sei bellissimo!''.<br />

Finalmente si trovavano in quell'atmosfera febbricitante di amore ed equilibrio, che rendeva anche<br />

un semplice sguardo.. speciale, eterno e difficile da dimenticare.<br />

Ormai erano loro due. Uniti. Complici. Innamorati. Amanti.


Ma qualcosa girava nell'aria. Una specie di presenza che li avrebbe inquietati. Questa però non si<br />

palesò mentre i due giovani ragazzi giravano per i corridoi, alla ricerca <strong>del</strong> loro amico.<br />

''Saliamo e vediamo se Antonio è su?'' chiese Giulio.<br />

Si presero per mano e salirono una grande scalinata che finiva su un pianerottolo con due porte. Le<br />

luci erano ombrate e i passaggi poco visibili. Fecero piano e appena aperta la porta, videro tante<br />

can<strong>del</strong>e e poltroncine che guardavano l'orizzonte verso nord, ma mentre si accinsero a sedersi,<br />

sentirono una voce provenire dall'altra parte. Era Antonio che molto arrabbiato, diceva ''Cristian non<br />

puoi venirmi a fare questi ragionamenti! Non sono il tuo burattino. Non puoi pensare di cacciarmi e<br />

poi fare come se non sia successo niente!''.<br />

''Lo so! Lo so, sono stato un cazzone! Ho sbagliato ma ero, anzi, la mia mente era accecata da<br />

Andrea ma era solo un'impressione. Anche quel bacio a Firenze non ha significato niente per me..ti<br />

prego..credimi!''.<br />

La risposta di Cristian trafisse Giulio, che velocemente tolse la sua mano da quella di Andrea.<br />

Immediatamente chinò il capo e si concentrò a fissare un puntino, lì sul pavimento.<br />

Si meravigliò, però, quando capì che il dolore per quella rivelazione non era così intenso, cru<strong>del</strong>e e<br />

insopportabile come aveva immaginato, pensando ad un ipotetico tradimento.<br />

Quello che stava accadendo però, era il manifestarsi di una sua personale difesa a quel dolore che<br />

giaceva in fondo al suo cuore, come una melodia grave.<br />

Raggiunse le scale senza proferire parola alcuna, nel dispiacere di non aver saputo da Andrea quella<br />

mancata e imponente verità.<br />

Il giovane Goffredi, invece, rimase dietro di lui, ammutolito e stranamente assente. Salutò di<br />

sfuggita i conoscenti e iniziò a capire la ragione <strong>del</strong>la sua colpa per non aver dato il giusto peso a<br />

quel bacio, che in qualunque modo fosse accaduto, avrebbe fatto soffrire entrambi.<br />

Giulio intanto se ne stava andando senza avergli rivolto neanche il saluto, allora Andrea si affrettò e<br />

disse ''Giulio...quel bacio è stato...non è stato niente. Proprio per questo ho sbagliato a non<br />

parlartene!''. Ma a Firenze non se l'era sentita di affrontare quell'argomento e soprattutto di dare<br />

spiegazioni che non riflettevano un suo errore ma quello di un altro.<br />

Il giovane musicista lo guardò e con aria contrita, disse ''Dovevi pensare prima alla remota<br />

possibilità che io sarei potuto venirlo a sapere in qualunque maniera e da qualunque altra persona!<br />

Ci dovevi arrivare. Me ne dovevi parlare. Come si fa ad andare avanti se non si parla? Io non sono<br />

arrabbiato! Ti credo! Sono solo stanco e ho bisogno di andare a casa mia!'' terminò, mentre gli<br />

sopraggiungeva alla mente il confuso ricordo di quella sera a Firenze.<br />

In effetti lo aveva visto tornare insieme a Cristian e notò anche un loro strano imbarazzo generale, a<br />

cui lì per lì non dette peso. Si ricordò <strong>del</strong>le domande che gli aveva rivolto e <strong>del</strong>le sue insensate<br />

risposte. Si ricordò di quel ti amo importante e passato inosservato. Si ricordò le sue sensazioni che<br />

sparirono il giorno dopo e <strong>del</strong>la sua totale fiducia.<br />

Scusami! Scusami! Io lo so che non è stata colpa tua. Lo so che tu mi ami...ma...ma io ho bisogno di<br />

stare un po' da solo...ti amo...e non so per quale cazzo di motivo non riesco a dirtelo ma ora non<br />

posso..non ci riesco.<br />

Voleva credergli.<br />

Voleva abbandonarsi alla libertà di lasciarsi tutto alle spalle ma si sentì diviso in due tra la sua<br />

mente che gli credeva incondizionatamente e la sua anima che gelosamente custodiva quell'amore.<br />

Andrea si girò di scatto per non vedere lui che si allontanava. Per non provare il desiderio infame di<br />

rincorrerlo e chiedergli perdono. Avrebbe voluto stringerlo per fargli capire quanto era sincero.<br />

Avrebbe voluto urlare a quel <strong>cielo</strong> che era rimasto a guardare, quanto fosse importante, ma non<br />

sarebbe servito.<br />

Voleva lasciarsi cadere per terra e piangere per riempire quel vuoto assurdo che immediatamente era<br />

comparso dentro il suo stomaco. Ma gli altri non avrebbero compreso e la loro compassione non<br />

sarebbe stata certo un rimedio.<br />

Dai suoi occhi uscì solo una lacrima. Sincera. Dolce. Austera. Che passò inosservata.


***<br />

''Un-due-tre. Un-due-tre!''. ''Addrizza la spalla destra. Rilassa tutto. Non fare smorfie, la<br />

gamba..aggiustala!''. ''Non ti deconcentrare! Non perdere il tempo!''. ''Giulio oggi sei proprio fuori!<br />

Non capisco..non c'è un'intenzione in quello che suoni!'' disse il suo maestro, quasi al termine <strong>del</strong>la<br />

lezione.<br />

Cazzo!<br />

''Scusi maestro..non mi sento tanto bene oggi ma non si preoccupi starò meglio il giorno degli<br />

esami!'' disse il ragazzo, non affatto convinto.<br />

L'uomo si alzò, poggiò il suo strumento nella custodia e si risedette difronte a lui. ''Non sono<br />

importanti gli esami ma come ci arrivi! A me non interessa che per tre quarti d'ora fingi di stare<br />

bene o di essere concentrato. Il fine non è quello e lo sai bene che quando ti succede qualcosa,<br />

questo qualcosa si riflette poi in quello che suoni!'' e continuò ''Perché non ne parli con me? Magari<br />

posso aiutarti...''.<br />

Sarebbe bello se riuscissi a parlare con te..Ne avrei tanto bisogno..ma che ti vengo a dire?<br />

''No maestro non è nulla di importante, sono solo un po' stanco..tutto qui!'' disse alla fine, senza far<br />

vedere la sua espressione.<br />

Lo sapeva che poteva contare su di lui, sulla sua presenza e sul suo sostegno, che più di una volta<br />

c'era stato, ma si rendeva anche conto che ce la doveva fare da solo e che da solo doveva andare<br />

avanti.<br />

Quella mattina saltò la scuola e decise di concedersi un mese per prepararsi agli esami di stato.<br />

Ormai era disabituato all'idea di doversi alzare presto e tornare su quei banchi che per lui non<br />

avevano significato molto, ma gli si ripresentava sempre un profondo magone allo stomaco se<br />

pensava al fatto che la sua vita sarebbe cambiata profondamente di lì a due mesi.<br />

Lo stesso pomeriggio il suo umore peggiorò terribilmente e di questo se ne accorsero tutti,<br />

specialmente sua madre che dopo aver visto il figlio sbattere qualsiasi cosa che capitasse nelle sue<br />

mani, chiese ''Giulio ma mi dici che cos'hai?''.<br />

''Mamma sto bene..perché secondo te come sto?'' rispose e chiese il ragazzo con stufa tensione.<br />

Sua madre naturalmente non si fece convincere e senza perdersi d'animo, disse a sua volta ''Male!''.<br />

''Si vede che c'è qualcosa che non va e non dire che non è vero perché non ti ho mai visto sbattere le<br />

cose!'' terminò.<br />

Giulio aveva in effetti tanta voglia e tanto bisogno di parlare con qualcuno ma sperava che la madre<br />

capisse da se. ''Non è successo niente, sono solo un po' stanco ma..secondo te sono cambiato?''<br />

chiese alla fine, cercando di capire se lei aveva compreso qualcosa.<br />

La donna lo guardò e in maniera tranquillizzante, rispose ''Io so solo che qualche giorno fa eri felice<br />

e ora non lo sei più! E' successo qualcosa con Andrea? Avete litigato? Vi....vi siete lasciati?''.<br />

Suo figlio non credeva di aver sentito bene, aveva avuto in passato il sospetto che sua madre avesse<br />

capito tutto, ma la certezza era ben lontana.<br />

In quel momento si sentì come liberato da un macigno enorme e ingombrante che gli pesava sul<br />

cuore. Voleva fare a sua madre mille domande ma tanto che ormai tutto era palesato si limitò a dire<br />

le cose come stavano, senza fronzoli o parole inutili. ''No, non ci siamo lasciati! Lui non mi aveva<br />

detto che Cristian l'aveva baciato quando eravamo a Firenze e io lo sono venuto a sapere Domenica<br />

notte, e invece di chiarire e parlare me ne sono andato per non rischiare di litigare o discutere!''.<br />

Sua madre era una donna speciale, forte, dolcissima e insostituibile. Aveva sempre una parola giusta<br />

al momento giusto, come in quel pomeriggio. Lo abbracciò fortissimo e gli consigliò di stare<br />

tranquillo, perché tutto si sarebbe risolto, ma alla fine disse ''Non ti far prendere ne dall'orgoglio e<br />

ne dalla paura di rimanere da solo! Devi solo capire che cosa è meglio per te!''.<br />

Sembrarono così semplici le sue parole, piene di speranze e di certezze, quelle stesse cose che<br />

mancavano nella testa di Giulio, che dopo un po' uscì per prendere aria e staccare dalle mille cose<br />

che aveva da studiare.


Passò dall'edicola per recuperare le sue riviste di musica mensili, trovò una fiera dove vendevano<br />

libri e si inoltrò tra le bancarelle. Era da tanto tempo che non si comprava un bel libro, ormai la sera<br />

era distrutto e alla prima pagina si addormentava, ma gli piacque subito l'idea e si lasciò trasportare<br />

da tutti quei variopinti volumi, fin quando non incontrò il suo sguardo.<br />

Lo sguardo di colui che gli aveva provocato quel sentimento vicinissimo all'odio. Di colui che per<br />

primo gli aveva fatto provare una fittissima gelosia, un sentimento troppo strano e cupo per la sua<br />

dolce anima.<br />

La reazione di Giulio non fu altro che calma, assoluta tranquillità e pacatezza nel continuare quello<br />

che stava facendo.<br />

Cristian non ebbe la stessa fermezza nell'incontrare il suo compagno di classe. Si sentì<br />

profondamente in colpa e volle spiegargli il suo punto di vista ma immaginò subito, forse, l'inutilità<br />

<strong>del</strong> gesto. Si avvicinò lentamente, scrutando i suoi possibili allontanamenti e quando gli fu vicino,<br />

lo salutò con molta vergogna. ''Ciao..posso parlarti due minuti?'' chiese, intimorito all'idea di<br />

ricevere un secco no come risposta.<br />

Giulio non era entusiasta di parlargli e scocciato, rispose ''Se tu hai voglia parla pure, nessuno te lo<br />

impedisce!''.<br />

''Andrea ti ama...tanto, e non puoi immaginare i suoi occhi com'erano dopo che io l'ho baciato! C'<br />

eri tu e la paura di perderti.'' disse subito il compagno di classe. ''Era furioso..soprattutto con me!<br />

Non fare <strong>del</strong> male a lui per un errore che è solo mio!''.<br />

Giulio lo guardò e alzando un po' la voce, disse ''Lo so che lui mi ama e poi io non sto facendo <strong>del</strong><br />

male a nessuno.. Voglio solo buttare nel dimenticatoio questa storia e il fatto che lui non me ne<br />

abbia parlato!''.<br />

Cristian si era davvero reso conto <strong>del</strong> suo errore e le sue parole fuoriuscirono assolutamente sincere.<br />

''Tu puoi comportarti in due maniere o passare sopra a questa cosa che è successa o passarci<br />

attraverso..allora, sarai sicuro di averla risolta!''.<br />

''Non sei nella posizione migliore per darmi consigli!'' disse Giulio duramente. Il compagno di<br />

classe senza esitazioni rispose ''Io almeno non mi nascondo...affrontami, vieni a scuola, affronta<br />

Andrea invece di rinchiuderti a casa!''.<br />

Ma lui non si stava nascondendo, almeno era quello che credeva. Si stava solo lasciando trasportare<br />

in quell'atmosfera catatonica, che lo imprigionava nel sublime non pensare.<br />

Non voleva rimanere assente per sempre ma la stanchezza, per la maggior parte mentale, invase<br />

tutto il resto <strong>del</strong> suo corpo.<br />

In effetti subito riaffiorò la mancanza di Andrea, <strong>del</strong>la sua presenza.<br />

La mancanza <strong>del</strong> suo corpo e <strong>del</strong>la sua voce.<br />

Del suo profumo e tocco, sul suo corpo.<br />

Doveva fare solo una telefonata e magari tutto sarebbe ritornato come prima.<br />

Ma era quello che lo stava bloccando, perché non immaginava la reazione di Andrea.<br />

Aveva imparato a conoscerlo e le sue speranze non erano mai state <strong>del</strong>use, ma sapeva anche che<br />

Andrea era un tipo eccessivamente istintivo. A quel pensiero gli risalì una specie di paura ancestrale<br />

legata al rifiuto, che poteva ricevere dall'altra parte. Non seguiva mai il suo istinto, ma questa volta<br />

fu più forte di tutto il resto. Allora afferrò il cellulare e lo chiamò.<br />

Ogni interminabile secondo fu come un macigno che premeva sullo stomaco e un tremolio<br />

fastidioso gli comparve lungo il petto. Desiderò sentire subito la sua voce ma la paura di non sapere<br />

cosa dire gli fece cambiare idea immediatamente.<br />

Dopo molti squilli attaccò la voce <strong>del</strong>la segreteria, tirò un sospiro di sollievo ma ripensandoci il suo<br />

umore crollò.<br />

Conoscendolo, Andrea non avrebbe mai pensato di non rispondere al telefono e immaginò che fosse<br />

impegnato. Strinse il cellulare tra le dita senza mai guardare lo schermo, sperando di sentire presto<br />

quella sua tipica suoneria.<br />

Gli interminabili squilli lo fecero spaventare ma ormai nel suo cuore era sfumata la speranza di<br />

risentirlo, almeno così presto. Ma quando vide comparire il suo nome finalmente sorrise rilassato.<br />

Andrea non sembrava più lo stesso, era senza controllo mentre rifaceva il numero di Giulio e quella


strana contentezza eccessiva lo fece sentire un idiota, ma nulla gli importava se non risentirlo.<br />

Fremette tutto e la voglia divenne incontrollabile.<br />

Appena sentì la sua voce tutto quello che avrebbe voluto dirgli scomparve dalla sua testa, lasciando<br />

spazio a un dolcissimo saluto innamorato.<br />

Parlarono come se non fosse successo niente ma ugualmente imbarazzati, e si dettero appuntamento<br />

vicino casa di Giulio.<br />

Quel parco non era cambiato in quasi due anni e neanche poi tanto le loro sensazioni. Erano<br />

cresciuti molto, si erano amati e quel sentimento forse era più forte di prima ma la preoccupazione<br />

(infondata) di rincontrarsi giaceva sempre nel profondo <strong>del</strong> loro amarsi.<br />

I due ragazzi non vedevano l'ora di rivedersi, di riabbracciarsi, di toccarsi e di continuare a viversi<br />

l'uno nelle braccia <strong>del</strong>l'altro.<br />

Andrea velocemente prese la macchina e raggiunse il posto <strong>del</strong>l'appuntamento mentre Giulio, dalle<br />

bancarelle <strong>del</strong>la fiera, iniziò quasi a correre, fregandosene di tutto il resto. Gli era mancato, lo<br />

voleva, lo desiderava. Si dimenticò immediatamente <strong>del</strong> motivo <strong>del</strong> loro distacco e ripensando a<br />

quei due giorni passati senza di lui li considerò inutili, vuoti e senza senso.<br />

Gli mancavano pochi isolati e l'avrebbe baciato. In quel momento non calcolò neanche le sue<br />

gambe, che quasi doloranti continuarono a camminare imperterrite, quando all'improvviso gli<br />

squillò il cellulare. Lo prese, lo guardò di sfuggita e vedendo che era sua madre rispose<br />

distrattamente, dicendo ''Mamma vengo più tardi a casa, non preoccuparti!''. Ma sua madre non lo<br />

aveva chiamato per avere sue notizie e si capì subito dal tono di voce. ''Giulio torna subito a casa.<br />

Muoviti. Vieni!''.<br />

Ma come a casa? Che è successo?<br />

Sempre in questi momenti devono succedere le cose!<br />

E Andrea..ora come faccio?<br />

Alzò il passo dirigendosi verso casa. Pensò di chiamare Andrea e lo fece subito, ma dopo qualche<br />

secondo...tip tiiipp- batteria scarica. Il destino in quel momento era avverso e Giulio si sentì<br />

enormemente spiazzato. Avrebbe perso tanto tempo se passava dal parco. Non si sarebbe più<br />

staccato da lui, dalle sue labbra e dal suo sguardo. Doveva tornare da sua madre e in fretta capire<br />

cosa fosse successo.<br />

Ma che cosa era potuto accadere durante la sua assenza? Ci riflettè un secondo ma non si diede<br />

risposta. Non immaginò il motivo per il quale la sua mamma poteva avere quel tono così inusuale,<br />

imperante e glaciale.<br />

Sperò di avere il tempo di chiamare Andrea ma già mentre saliva le scale la strana atmosfera si andò<br />

lentamente definendosi. Aprì la porta di casa, che era socchiusa e vide tanto disordine. Girò lo<br />

sguardo e vide sua sorella tremante e preoccupata, che cercava di non piangere. Vide piatti rotti e<br />

una foto lacerata per terra che gli trafisse lo stomaco. Era una foto sua e di Andrea di molti mesi<br />

addietro. Se l'erano fatta durante una festa. Erano abbracciati, sorridenti, felici e vicini.<br />

''Mi sa che papà ha trovato quella foto in camera tua..'' disse Filippa.<br />

Giulio non riuscì quasi a dire niente se non ''Ma come, dove l'ha trovata, che cosa ha detto?''.<br />

Vide sua madre sopraggiungere velocissimamente dal corridoio, era sfatta, stanca e affaticata. Forse<br />

aveva discusso e urlato. Nella sua testa c'era una confusione enorme. Non credeva ancora che stesse<br />

succedendo davvero, ebbe dei dubbi ma capì che doveva essere stato per colpa di quella foto.<br />

Non aveva avuto il tempo di parlare con suo padre, non lo aveva guardato negli occhi, non aveva<br />

avuto modo di fargli capire il suo amore verso quel ragazzo, quell'amico che gli aveva cambiato la<br />

vita.<br />

Tra mille dubbi, mille incertezze pensò immediatamente di andarsene ma non poteva scappare,<br />

doveva dirglielo e farglielo capire.<br />

Se davvero suo padre aveva combinato tutto quello, doveva almeno affrontare il suo sguardo .<br />

Non si era mai sentito così coraggioso e potente. Voleva cambiare quella situazione, far<br />

tranquillizzare sua madre e sua sorella, e tentare di spiegare la sua vera natura e il suo vero io.<br />

Ma quando arrivò nella stanza vide un uomo completamente diverso da suo padre, distrutto in volto<br />

e fuori di se. Giulio non capì subito ma immaginò cosa stesse pensando. Si avvicinò lentamente e


mettendogli una mano sulla spalla, disse ''Papà..ma...''.<br />

Non finì quella sua frase. Non riuscì a spiegare il suo amore. Riuscì solo a vedere la sua espressione<br />

e a sentire le sue parole, mentre si spostava dalla sua vicinanza. ''Sei frocio! Pensavo, speravo fosse<br />

solo una mia impressione, una mia paura e invece..!''.<br />

Il ragazzo lo guardò atterrito. Non si era mai immaginato che suo padre potesse non capire, non<br />

accettare fino a quel punto. Prese coraggio e senza pensarci, disse ''Ma che cosa credi tu? Guarda<br />

che non è molto diverso dall'amore che tu provi per la mamma o che un ragazzo può provare per<br />

una ragazza!''.<br />

''Da quanto tempo va avanti questa cosa?'' chiese l'uomo, senza spostarsi dalla sua posizione.<br />

''Quasi due anni..'' rispose Giulio. ''..e papà ti giuro che non sono mai stato così bene! Andrea è..''.<br />

''Ma cosa cazzo stai dicendo??'' lo interruppe suo padre, con un tono misto a ribrezzo e rabbia. ''Ti<br />

sei lasciato infinocchiare da quel malato di mentee senza famigliaa!!''disse l'uomo, urlando.<br />

Perse le forze a sentire quelle parole.<br />

Perse tutta la voglia di continuare a discutere, tanto lui non avrebbe mai cambiato idea.<br />

Perse il suo equilibrio interiore, che aveva costruito con Andrea e per Andrea.<br />

Perse la lucidità, la calma e dopo due secondi chiudendo gli occhi lasciò andare il braccio.<br />

Sentì un dolore lancinante alla mano, il polso si irrigidì e il gomito cedette per la forza non calcolata<br />

di quel pugno.<br />

La rabbia aumentò. A dismisura. Si rese sempre più conto che la parole non sarebbero servite più a<br />

niente e che non avrebbe più avuto senso continuare a stare in quella casa. Non aveva ormai più<br />

niente da perdere e urlò furiosamente ''Tu non capisci un cazzooo!!''.<br />

All'improvviso fu afferrato dalla mamma, che lo tirò via da quella stanza. ''Giulio ti prego stai<br />

calmo...'' supplicò, vedendo il figlio stravolto.<br />

Il ragazzo scoppiò a piangere e durante i suoi brevi respiri buttò fuori l'idea di andarsene per<br />

qualche giorno. Sua madre lo strinse forte forte, e disse ''Vuoi andare da zia? Eh?''. ''Ora la chiamo e<br />

ti accompagno...''.<br />

Ma davvero stava succedendo?<br />

Davvero erano arrivati a quel punto di non ritorno?<br />

Giulio era spezzato in due dalla rabbia che gli riaffiorava, ripensando alle parole di suo padre e dal<br />

dubbio di non aver fatto abbastanza per far capire il suo amore.<br />

Lasciò stare un attimo la borsa, che stava preparando, e come un fulmine uscì dalla stanza.<br />

Seguendo la voce di suo padre, raggiunse la cucina e fermandosi sulla soglia sentì ciò che stava<br />

dicendo. ''Io non capisco ma perché è diventato così?''.<br />

Le sue buone intenzioni sparirono immediatamente ed entrando disse, con voce arrabbiata ''Ma è<br />

tanto difficile da capire papà? Io non sono diventato in nessuna maniera! Mi piace solo un ragazzo!<br />

Cazzo!''.<br />

L'uomo rimase fermo per qualche secondo ma poi alzandosi di scatto, lo raggiunse e disse ''Tu la<br />

devi finire di parlare cosìì! Te ne vuoi andare da tua zia?! Prego quella è la porta! Sparisci!''.<br />

Non volle piangere per dargliela vinta.<br />

Non volle farsi vedere debole.<br />

Non volle soccombere. E ricreando la voce che non aveva, disse ''Io lo amo e non voglio...''.<br />

Poi calò il silenzio, che fece da contorno al rumore di quello schiaffo.<br />

La paura, la rabbia, l'incomprensione, la stanchezza scomparirono, lasciando spazio al vuoto più<br />

totale che comparve subito dopo le parole di suo padre, che lo fecero morire per qualche istante.<br />

Tutto rimase immobile.<br />

Fermo.<br />

Statico.<br />

Perse un pezzetto <strong>del</strong>la sua anima, <strong>del</strong>la sua famiglia. E tutto per colpa di quelle due parole che<br />

potevano, dovevano essere evitate per non rovinargli la vita e il presente.<br />

Per non farlo sentire diverso.<br />

Solo.<br />

''Che schifo!''.


V<br />

Due giorni prima.<br />

Lunedì mattina.<br />

Mario si risvegliò accanto a quel corpo che la sera prima aveva accolto in casa sua, e continuò ad<br />

osservarlo per un po' prima di sorridere dolcemente per le sue sembianze, simili a quelle di un<br />

angelo.<br />

Rimase fermo, in silenzio e socchiudendo gli occhi desiderò che fosse notte.<br />

Sfortunatamente, dieci minuti dopo la sveglia suonò e il suo corpo mezzo addormentato, con uno<br />

sforzo sovrumano, si portò in posizione eretta. Si sgranchì, si frizionò leggermente gli occhi con le<br />

dita e tentò di arrivare in cucina. Accese il cellulare e vedendo la chiamata di Gaia, rifece il suo<br />

numero.<br />

La sua fidanzata era a Londra per terminare un servizio fotografico e ogni mattina al suo risveglio<br />

voleva sentire la sua voce. Parlarono un po' e alla domanda che cosa hai fatto ieri sera? Mario<br />

rispose distrattamente, dicendo che era stato in un locale.<br />

Al termine <strong>del</strong>la telefonata si chiuse la vestaglia e raggiunse la sua camera da letto.<br />

Voleva svegliarlo, pensando al fatto che la sera prima gli aveva detto che andava ancora al liceo, ma<br />

non vedendo nessun cedimento nel suo sonno, lo lasciò dormire.<br />

I suoi sensi fortemente dormienti iniziarono a concretizzarsi al propagarsi di quell'odore forte di<br />

caffè. Allargò le braccia e sentendo sotto le dita la leggerezza <strong>del</strong>le lenzuola di seta si domandò<br />

dove fosse finito.<br />

Sopraggiunse la confusione quando capì che non era a casa sua e guardandosi intorno cercò di<br />

trovare i suoi vestiti. Osservò attentamente quell'appartamento sconosciuto tentando di trovarvi<br />

qualcosa di famigliare ma mentre camminava sentì dei rumori provenienti dalla cucina ed ebbe<br />

paura di arrivarsi. Non si ricordava <strong>del</strong>la sera passata in discoteca, <strong>del</strong> suo ritorno e di quel luogo<br />

dove aveva passato la notte.<br />

Per la prima volta Antonio ebbe paura di non trovarsi a casa sua e con la sua famiglia. Paura di<br />

dover sopravvivere da solo e paura di incontrare gente che gli potesse far <strong>del</strong> male.<br />

Ma varcando la porta <strong>del</strong>la cucina, vedendo tutta la tavola imbandita e guardando quell'uomo, si<br />

ricordò immediatamente <strong>del</strong>la litigata con Cristian, <strong>del</strong>le reazioni di Andrea e Giulio, e <strong>del</strong>la<br />

gentilezza di Mario che lo aveva accolto per la notte.<br />

Si guardarono per un attimo e poi il giovane padrone di casa, disse ''Ben svegliato! Hai fame?''.<br />

Antonio sorrise dolcemente e mentre si accingeva a sedersi salutò e rispose ''Beh ne ho molta e qui<br />

vedo che c'è di tutto!''.<br />

Mario posò il giornale, finì il suo caffè e poi chiese ''Hai scuola oggi?''.<br />

''In realtà sì ma non mi va di andarci.'' rispose il ragazzo.<br />

''Oddio!'' disse all'improvviso Antonio, prima di finire il cornetto ''...devo passare a casa di Andrea<br />

per recuperare tutte le mie cose e....''.<br />

''E...cosa?'' chiese Mario.<br />

Il giovane ragazzo sorrise e imbarazzato volle sviare l'argomento ma non ce la fece. ''E...poi devo<br />

trovarmi un posto dove andare almeno per la notte!''.<br />

L'avvocato lo guardò con aria stupita e interrogativa, alla quale scaturì subito la reazione di<br />

Antonio. ''A casa non posso tornare perché mio padre non mi può vedere! E' stato lui a farmi questo<br />

(indicandosi l'occhio nero) perché...sono gay!'' disse senza mezzi termini. ''Da Andrea non voglio<br />

stare perché deve risolvere le sue cose con Giulio e io non voglio essere d'impiccio!'' terminò.<br />

Mario rimase in silenzio, dopo gli squillò il cellulare e rivolto verso Antonio, disse ''Puoi restare qui<br />

ma dovrai accontentarti <strong>del</strong> divano...''. ''Mi spiace!'' disse dolcemente un istante prima di rispondere.


Il ragazzo rimase spiazzato da quella proposta ma mentre erano in macchina, sulla via <strong>del</strong>la casa di<br />

Andrea, disse ''Il tuo divano sarebbe la mia unica soluzione per non andare a dormire sotto un<br />

ponte!''.<br />

Antonio si sconvolse quando pensò alla facilità e all'immediatezza con cui si era affezionato a<br />

quell'uomo. Non riusciva a credere che uno sconosciuto avrebbe potuto essere così gentile e<br />

affidabile, almeno in apparenza, ma la paura di ignoto gli era scomparsa. Provò una sensazione che<br />

a pelle gli diceva che si poteva fidare. Totalmente.<br />

Arrivato davanti alla porta di Andrea però, si trovò spiazzato. In una mano aveva il bigliettino di<br />

Mario con tutti i suoi numeri e con l'altra doveva bussare, ma non si era ancora preparato<br />

mentalmente ad affrontare l'amico. Non sapeva neanche se era sveglio o se era in casa e si sentiva a<br />

disagio per la sua voglia frenetica di raccontargli di quel bellissimo uomo che lo aveva salvato la<br />

notte prima. Semplicemente doveva smetterla di pensarci e prendere coraggio. Si sentì stupido e<br />

dopo aver preso un respiro profondo, suonò il campanello.<br />

Sentì dei rumori provenire dall'interno <strong>del</strong>l'abitazione, si accostò alla porta per sentire meglio ma<br />

immediatamente la porta si aprì.<br />

Non credette ai suoi occhi.<br />

Un corpo scolpito, seminudo, chiaro e simile alla perfezione.<br />

Due gambe magrissime, longilinee e affusolante in strettissimi jeans.<br />

Dei capelli biondi, spettinati e assolutamente sexy. E quell'aria profondamente grunge, bella e<br />

dannata.<br />

Ma chi era quel ragazzo?<br />

Antonio non smise un attimo di pensare che Andrea fosse completamente impazzito. Non riuscì a<br />

pensare a quella remota possibilità che avrebbe portato l'amico a tradire Giulio, colui che amava più<br />

di qualunque altro essere umano sulla faccia <strong>del</strong>la terra. Ma non poteva smettere di guardare quel<br />

ragazzo che lentamente difronte a lui si stava rivestendo, andando a cercare pezzo per pezzo ogni<br />

suo abbigliamento.<br />

Ad un certo punto la sua mente si ritrovò confusa tra la sorpresa e il dispiacere di non essere stato in<br />

quell'appartamento la sera prima ma si riprese immediatamente quando quel ragazzo si avvicinò a<br />

lui e disse ''Quando il tuo amichetto si sveglia digli che se rimorchia qualcuno è pregato di non<br />

addormentarsi come una pera cotta!''.''Incredibile! Tutta una notte buttata al vento e per che cosa?<br />

Sembrava diverso il tuo amico!'' terminò, mentre usciva dalla porta.<br />

Antonio rimase spiazzato ancora una volta, e seguendo con lo sguardo perplesso quella figura che<br />

usciva, pensò maliziosamente: E pure tu sembri diverso!! Ma dove vai in giro con quella voce da<br />

papero? Stai zitto e qualcuno ti rimorchierà ancora!<br />

Iniziò a camminare per la stanza, avvicinandosi lentamente alla camera da letto e cercando di non<br />

fare rumore per non svegliare l'amico. Si fermò sull'uscio guardandolo silenziosamente.<br />

Vide Andrea nudo sotto il lenzuolo, chiaro e naturale come solo lui sapeva essere, con il volto<br />

coperto dai capelli e il corpo raggomitolato in un angolo, con le gambe che libere occupavano il<br />

resto <strong>del</strong> letto. Sembrava che dormisse profondamente e Antonio per non svegliarlo si scostò<br />

lentamente, continuando a guardalo, cercando di capire se stava facendo rumore.<br />

Appena dopo aver spostato il suo sguardo verso la stanza, lo sentì. Sentì la sua voce che in silenzio<br />

diceva ''..Ti sei mai sentito...spezzato in due?''.<br />

L'amico iniziò a fissarlo con una faccia sorpresa e senza pensare chiese quale fosse il senso di<br />

quella domanda.<br />

Andrea rimase immobile nella stessa posizione, con gli occhi rossi perché probabilmente la sera<br />

prima aveva pianto tanto e aveva anche fatto finta di addormentarsi difronte a quel tipo perché si<br />

era reso conto <strong>del</strong>lo sbaglio che stava compiendo. Era riuscito davvero a seguire la via <strong>del</strong>la<br />

ragione, unita all'istinto <strong>del</strong>l'amore. Aveva capito che doveva farcela da solo, senza abbandonarsi<br />

alla malinconia e al sentimento triste <strong>del</strong>l'animo umano.<br />

''Non ti sei mai sentito come privato di un pezzo <strong>del</strong>la tua carne o <strong>del</strong> tuo stesso cuore? Non ti sei<br />

mai sentito inutile, catatonico e... soffocato? Io è così che mi sento!'' continuò Andrea, con una<br />

tristezza che sfiorava il pianto.


Antonio abbassò lo sguardo e rispose di no, dicendo ''Forse non ho mai amato...così...''.<br />

Rimase con gli occhi bassi e capì di non poter fare niente per aiutarlo o consolarlo. Si sentì inutile e<br />

per consolare un dubbio che nella sua testa non poteva trovare alcun fondamento, chiese se lui e<br />

Giulio si fossero lasciati definitivamente.<br />

L'amico si rivestì velocemente e avvicinandosi alla finestra, disse ''Antonio ma non è solo questo.<br />

Magari da ieri sera questi sentimenti e stati d'animo si sono acutizzati ma il sentore di questo<br />

malessere c'era già. Avevo solo una fottutissima paura...''.<br />

''Di che cosa?''.<br />

''Che capitasse quello che è capitato ieri! Di vedere nei suoi occhi la perdita di quella fiducia che<br />

nutriva per me! Di <strong>del</strong>uderlo e... di perderlo!'' rispose Andrea. ''Ero così concentrato a nascondergli<br />

quella cosa che mi sono dimenticato di quello che veramente era importante per lui...La mia<br />

vicinanza e sincerità!''.<br />

Antonio a quelle parole si rattristò profondamente. Capì che lui aveva bisogno di sfogarsi e prima di<br />

lasciarlo continuare, disse brevemente ''Secondo me Giulio ti ama tanto.. magari vuole solo<br />

pensare.''.<br />

Andrea si prese la testa tra le mani e sforzando la voce, disse ''Ma io non me ne faccio niente di<br />

questa certezza! Possiamo pure amarci totalmente ma...ma io ho sbagliato e ora stiamo male!''.<br />

''Perché non lo chiami?'' chiese ingenuamente l'amico.<br />

''Non servirebbe a niente conoscendo Giulio, deve lasciare sbollire questa cosa da solo, altrimenti<br />

non mi ascolterebbe!'' rispose Andrea. ''Devo solo sopravvivere questi giorni al turbinio che ho<br />

dentro! Devo solo riuscire a guardare questo <strong>cielo</strong> e per ora non vedere l'orizzonte o la sua altra<br />

<strong>metà</strong>!''.<br />

Nella stanza calò un silenzio triste.<br />

Non parlarono per un po' di tempo ma quando Antonio si accorse <strong>del</strong>la sua fame, guardò l'ora e<br />

sollecitò l'amico a preparare qualcosa. Ma abbandonarono subito ogni intenzione di cucinare, un po'<br />

per mancanza di voglia, di esperienza e un po' perché in quel frigorifero mancava praticamente<br />

tutto. E fu allora che gli venne un idea. Antonio cacciò la sua mano in tasca e trovò il bigliettino di<br />

Mario. Chiese consiglio ad Andrea, che senza farselo ripetere due volte ordinò di chiamarlo e di<br />

farsi includere in qualunque cosa decidevano di fare.<br />

Per rispondere alla chiamata il giovane avvocato abbandonò la riunione, che stava tenendo, e decise<br />

con Antonio di incontrarsi a casa sua, verso le due.<br />

Andrea rimase incuriosito fino all'ultimo, immaginandosi quel ragazzo che nella sua testa non aveva<br />

un volto.<br />

Non riuscì ad immaginarsi niente, ripensando alle descrizioni <strong>del</strong>l'amico, e quando lo vide scendere<br />

da quella costosissima macchina esordì dicendo e quasi urlando ''Minchia! Ma quello non è un<br />

ragazzo! E' un uomo!'', allorché Antonio sorrise ironicamente, come qualcuno che consapevolmente<br />

aveva tralasciato un piccolo dettaglio, importante.<br />

Dibatterono un po' sulla sua età e Andrea fu quello che si avvicinò di più. Mario infatti aveva 34<br />

anni.<br />

Salirono nel suo appartamento e durante il pranzo, comprato da un costosissimo ristorante nelle<br />

vicinanze, l'avvocato raccontò di come aveva conosciuto Giulio e di quello che pensava <strong>del</strong>la<br />

situazione tra i due ragazzi.<br />

Loro tre parlarono per tutto il tempo. Andrea conservò le sue riserve nei riguardi di Mario, che però<br />

si dimostrò perfetto e disinvolto in qualunque tipo di discorso, e Antonio si lasciò andare in quella<br />

strana atmosfera amichevole, dove però aleggiava la mancanza di una presenza.<br />

La sua.<br />

Quella di Giulio.<br />

***


Martedì mattina.<br />

+<br />

In quegli attimi Andrea si sentì sperduto.<br />

La sua anima non riusciva a concedersi un attimo di tregua, mentre pensava a quella maledetta<br />

situazione che gli era sfuggita di mano.<br />

Guardò verso il campetto e vide i suoi compagni ridere, correre, scherzare, e si chiese se anche lui<br />

sarebbe mai riuscito a farsi scivolare la vita, come facevano loro.<br />

Lui sembrava forte, razionale, caparbio ma in quel momento si sentiva in un'unica maniera. Solo.<br />

Solo con la sua <strong>del</strong>usione, solo col suo dolore e solo in quel turbinio di angoscia, che non smetteva<br />

e che forse non l'avrebbe fatto mai.<br />

Chiuse il quadernetto e si distese, iniziando ad osservare quel <strong>cielo</strong> limpido, degli ultimi giorni di<br />

scuola.<br />

''Ma cosa mi combinate si può sapere?'' sbottò Marina, che nel frattempo si era seduta accanto ad<br />

Andrea, che cercava di addormentarsi. ''Io voglio sapere perché le persone che si amano di più, nella<br />

mia vita, devono stare male?'' terminò, senza filtrare nessun pensiero.<br />

''E' colpa mia!..'' rispose lui e l'amica senza farlo finire di parlare, esplose ''Non basta attribuirsi le<br />

colpe, che secondo me non ci sono, bisogna andare oltre! Se lui non ti chiama fallo tu, se nessuno<br />

dei due fa il primo passo vi allontanerete per una cosa che è risolvibilissima''. ''Giulio deve<br />

combattere col suo cuore, con la sua testa..che è pazzerella..lui ci pensa troppo alle cose e si fa<br />

trasportare senza decidere lui la rotta! Non aspettare tanto...'' concluse lei, mentre Andrea si era<br />

accovacciato sulle sue gambe, in segno di protezione. Con lei riusciva a trasformare i suoi brutti<br />

stati d'animo in parole e confidenze. Si lasciava andare totalmente a quella amica speciale che lo<br />

ascoltava sempre, senza giudicarlo. Talvolta sentiva il bisogno di parlarle, per aiutare a capire se<br />

stesso e quella sua anima, che dall'incontro con Giulio era diventata un' eterna confusione.<br />

''Che fai a pranzo?'' chiese Marina. Andrea si alzò e mentre aggiustava la sua cartella, rispose<br />

''Mamma mi vuole a casa da lei questi giorni, perché pensa che lo studio mi stia sotterrando le<br />

giornate...In realtà non riesco a fare un cazzo!''.<br />

Ormai si era rinchiuso in quell'atmosfera apatica, nullafacente e difficile da smontare, e certo casa<br />

di sua madre non lo avrebbe aiutato per niente. Quelle mura erano state la causa e talvolta il<br />

contenitore <strong>del</strong> suo dolore che spesso aveva cercato di nascondere. L'abbandono <strong>del</strong> padre, il<br />

trasferimento, l'ictus di sua madre e l'incontro di Viola con Giulio, erano state tutte cose che lo<br />

avevano ferito profondamente, alcune <strong>del</strong>le quali rimaste irrisolte.<br />

Mentre Andrea guardava l'orizzonte dalla finestra <strong>del</strong>la sua camera al piano di sopra, sua madre lo<br />

chiamò per andare a tavola.<br />

Abbassò lo sguardo appena arrivò davanti a loro. Si sedette e iniziò a mangiare, avendo sempre<br />

quell'aria arrabbiata e devastata che nessuno riusciva a decifrare, tanto meno in quella casa.<br />

''Beh Andrea come va? C'è qualche ragazza che ci vuoi presentare?'' chiese Maurizio, con la bocca<br />

semi piena.<br />

Sua sorella si imbarazzò totalmente a quella domanda e abbassò anche lei lo sguardo, per non far<br />

notare ciò che stava provando.<br />

''Conoscete già la persona con cui sto!'' disse Andrea d'istinto.<br />

*<br />

*


''Ah! Davvero? E...chi è scusa?'' chiese l'uomo incuriosito.<br />

Il ragazzo si fermò un istante. Non si era preparato a quell'evento, non sapeva cosa dire o se lo<br />

sapeva non aveva neanche immaginato il modo appropriato per farlo.<br />

Tremò all'idea di provocare qualche reazione negativa ma poi pensò: Magari...Mamma tu non dirai<br />

niente come sempre...vero?<br />

Per aver solo immaginato quella non reazione da parte di sua madre, perse ogni preoccupazione e<br />

attenzione e ''Giulio!'' disse, quasi freddamente,<br />

''Come Giulio?'' chiese ingenuamente Maurizio, forse per non far trasparire la sua vera reazione.<br />

Andrea fece uno scatto sulla sedia e trattenendosi fortemente, disse verso di lui ''Allora...stavamo<br />

parlando <strong>del</strong>la ragazza che vi avrei dovuto presentare? Bene! E io ti ho risposto dicendoti il nome<br />

di un ragazzo, anzi di un mio amico...perché io ci sto con questo mio amico! Perciò possiamo dire<br />

che io non sto con una ragazza ma con un ragazzo, Giulio, in questione, che voi già conoscete!''. Si<br />

sentì potente in quel momento, capace di dire tutto ciò che gli passava per la testa e capace di<br />

contrastare qualsiasi reazione spropositata, che però, come aveva immaginato lui, puntualmente non<br />

ci fu.<br />

Volse lo sguardo a sua madre e la vide continuare a mangiare. ''Mamma, non dici nulla?'' la pregò<br />

prima di desiderare di sparire da quella stanza. La signora si volse e come se la situazione non<br />

contasse nulla, disse ''Caro e che devo dire? Devo fare storiacce come una mamma bigotta? Se va<br />

bene a te va bene a tutti!''.<br />

Andrea certo non si aspettava le feste ma così tanta superficialità e indifferenza, lo devastava.<br />

Perse anche la voglia di urlargli qualcosa contro, perché tanto lei non l'avrebbe calcolato come a suo<br />

solito. Afferrò la sua giacca, la sfilò dalla sedia, si alzò e raggiunse velocemente la porta. Voleva<br />

semplicemente scoppiare e sentirsi inutile per sempre.<br />

Cosa gli era rimasto nella sua inutile vita? La famiglia non esisteva più, sua sorella non gli<br />

rivolgeva più la parola, sua madre non lo calcolava e suo padre era sparito. Giulio era lontano con la<br />

mente, col cuore da lui e per colpa sua, e la scuola stava andando a rotoli per la sua incapacità nel<br />

concentrarsi.<br />

Aprì la porta e finalmente intravide la sua macchina, quando all'improvviso fu preso per il polso.<br />

''Andrea....lo sai com'è mamma!'' disse Viola, con voce stranamente apprensiva. Lui si girò per<br />

guardarla e sicuramente contento di quell'accadimento, disse ''No! Com'è mamma? Incapace di<br />

esprimermi un sentimento? Allora sì questo lo so!'' mentre disincastrava il polso da quella stretta.<br />

Sua sorella uscì con lui e socchiudendo la porta, rispose ''Mamma è chiusa...è stata male per il fatto<br />

che te ne sei andato di casa, ma come al solito non ha detto nulla, ma non perché gli sei<br />

indifferente!''.<br />

''Sono contento che tu non ce l'abbia con me! Ti ho pensato in questo periodo...tanto...'' disse Andrea<br />

realmente sollevato. ''Avevo paura che avessi sofferto o che avessi pensato che Giulio fosse un<br />

cretino ma....''.<br />

Sua sorella lo fermò con un abbraccio e disse ''Lo so! Lui amava te...ha sempre amato te e so anche<br />

che era sincero quando mi diceva che mi voleva bene. Io non l'ho mai visto sorridere in modo<br />

speciale se non quando sta con te!''.<br />

Era strano sentirsi così legato a sua sorella dopo tutto quel tempo che non si erano parlati. Lui vide<br />

nei suoi occhi la sincerità e il dispiacere che provava per la reazione di sua madre.<br />

Si promisero reciprocamente di chiamarsi e salì in macchina.<br />

Quel piccolo gesto aveva reso più leggero il suo umore, realmente appesantito, e mentre guidava<br />

verso casa sua, intravide dal finestrino Antonio, con due valigie tra le mani. Si accostò, lo chiamò e<br />

gli fece un po' di domande per capire la sua situazione.<br />

''Ma dove vai con quelle valigie? E' successo qualcosa?'' gli chiese.<br />

''Sono passato da casa per prendere le altre cose, mio padre non c'era e avevo un po' di tempo e ora<br />

sto andando da Mario!'' rispose l'amico.<br />

Andrea annuì, gli chiese se voleva un passaggio e in macchina gli chiese, ancora ''Ma è successo<br />

qualcosa con Mario?''.<br />

Antonio lo guardò con stupore ma dopo aver capito che ormai Andrea non si era bevuto il suo


comportamento innocentino, rispose ''No! Nulla! Lui è felicemente fidanzato con una mo<strong>del</strong>la..cioè<br />

non me ne ha parlato ma ci sono tante foto sparse di lei mentre sfila e di loro due...''.<br />

''Ma..dormite insieme?'' chiese l'amico.<br />

''Domenica notte abbiamo, sì..cioè almeno credo.. a meno che non se ne sia andato sul divano ma<br />

non penso...e ieri sera mi ha relegato gentilmente nello studio!'' rispose Antonio, molto dispiaciuto.<br />

Andrea, dopo aver parcheggiato, buttò lì una battuta che però fece sorridere entrambi. ''Beh io penso<br />

che se minimamente ci provi, lui non rimarrà etero ancora per molto!''.<br />

Si salutarono e mentre spingeva il pulsante <strong>del</strong>l'ascensore per salire all'appartamento di Mario,<br />

Antonio sorrise ripensando alle parole <strong>del</strong>l'amico ma si rese subito conto che forse non aveva<br />

nascosto bene quel suo crescente interesse verso il giovane e bell'avvocato.<br />

Gli venne quella sua solita agitazione per esser uscito allo scoperto troppo presto e cinque secondi<br />

dopo tremò pensando che ci avrebbe potuto provare.<br />

Tutti questi pensieri scomparvero quando Mario gli aprì la porta. Era con la camicia aperta, con un<br />

asciugamano tra le mani e incazzato nero. Lo salutò appena prima di dire ''Stasera ho colleghi a<br />

cena..se hai fame dovrai aspettare!''. Era improvvisamente cambiato in neanche mezza giornata, era<br />

scontroso e quasi scocciato dalla presenza <strong>del</strong> ragazzo. Continuò dicendo che dovevano trovare una<br />

soluzione, che lo studio gli serviva per lavorare e che non poteva stare a casa sua per sempre.<br />

Antonio poggiò le valigie e si chiuse nello studio, guardando fuori la finestra pensò al suo destino e<br />

capì che per lui non ci sarebbe stato nulla di buono nella vita ma solo desolazione, come quella che<br />

stava provando, in quel momento.<br />

Andando in bagno notò Mario mentre apriva la porta ai suoi ospiti.<br />

Osservò per lunghi minuti quegli uomini, la media borghesia di Milano che in piccolissima parte si<br />

era concentrata in quell'appartamento, guardò la loro eleganza e considerò la loro educazione come<br />

una effimera falsità, sottolineata da quei sorrisi finti e maliziosi. Odiò tutti e si sentì in trappola, si<br />

chiuse nel bagno e desiderando di piangere si ammutolì in un silenzio devastante.<br />

Sentì solo i suoi respiri che gli rimbombarono in testa e il suo corpo accasciato per terra fu<br />

improvvisamente spaventato da qualcuno, che cercava di aprire la porta.<br />

Si alzò, con uno sforzo dolorante, e dopo aver girato la chiave, vide lo sguardo arrabbiato di Mario,<br />

che disse ''Se uno dei miei ospiti voleva andare in bagno io che cosa mi sarei dovuto inventare?...Oh<br />

scusate lui è il giovane poveretto che ho preso sotto le mie alucce per non farlo dormire sotto un<br />

ponte..mi faranno santo! Vedi se torni nello studio e non esci!''.<br />

Il ragazzo tornò nella stanza dove era accampato, e dopo un tempo per lui indefinibile, sentì un forte<br />

languore allo stomaco per la fame, unito al vuoto che quella sua vita gli stava regalando.<br />

La testa gli girò vorticosamente e senza pensare uscì dalla camera. Percorse il corridoio e aprì la<br />

porta, che separava la zona notte dal salotto. Lo percorse per un tratto e sentì <strong>del</strong>le chiavi che<br />

giravano nella serratura <strong>del</strong>la porta principale.<br />

Non ebbe tempo di ritornare indietro e vide entrare quella ragazza, le cui foto erano sparse per<br />

l'appartamento. ''E tu chi saresti?'' chiese lei. Lui non rispose, si sentì svuotato e stanco, e desiderò<br />

quasi di morire.<br />

Mario sentendo la voce <strong>del</strong>la sua fidanzata, si alzò dal tavolo e uscendo dalla sala da pranzo, la vide<br />

vicinissima ad Antonio, scontrosa ed intenta a farsi dire chi fosse. ''Gaia lascialo in pace e non<br />

gridare che ho gente a cena! Aspettate due minuti che li mando via e risolviamo questa cosa!'' disse<br />

inquieto, mentre allontanava la sua ragazza inviperita, dal corpo di Antonio.<br />

Immediatamente l'avvocato raggiunse i suoi ospiti e sottolineando la conclusione <strong>del</strong>l'affare, esortò<br />

a rimandare la cena ad un'altra sera.<br />

Appena chiusa la porta fece scomparire il dolce sorriso che aveva stampato sulla faccia e raggiunse<br />

i due che intanto avevano raggiunto l'altra camera.<br />

Gaia appena lo vide scoppiò coi suoi commenti. ''Bene vedo che si è proprio trasferito qui!<br />

Fantastico! Mette anche le mani nei tuoi cassetti ed è padrone <strong>del</strong>le foto che mi hai fatto e che tu<br />

non fai vedere a nessuno!''. Mario cercò di spiegare ma lei non terminò. ''Quando me l'avresti detto?<br />

E da quando sei diventato il missionario dei ragazzini frocetti?''.<br />

''Gaia...senti lui non sa dove andare. Perché non vai a dormire dai tuoi e domani risolviamo questa


situazione?'' disse lui, il più gentilmente possibile.<br />

''Era meglio se rimanevo a Londra! Questa sorpresa è stata inutile e poi, roba da matti, io me ne<br />

devo andare per far rimanere lui!?'' urlò lei.<br />

''Tu non te ne devi andare! Non ti sto mica cacciando, è solo che abbiamo bisogno di tranquillizzarci<br />

per parlare civilmente e magari se ci vediamo domani sarà meglio!'' disse Mario.<br />

La ragazza prese la sua borsa e uscì velocemente, sbattendo la porta, furibonda<br />

Antonio rimase immobile vicino alla scrivania con lo sguardo perso nel vuoto. ''Dovevi mandare via<br />

me non lei!'' disse all'improvviso.<br />

Mario si voltò verso di lui e dolcemente, disse ''Ma..io non voglio mandarti via..''.<br />

Il ragazzo tirò velocemente in su la testa e guardandolo malamente, disse ''Beh da come mi hai<br />

trattato oggi non l'avevo capito. Perché?''. Non ci fu alcuna risposta e lo sguardo di Antonio tornò su<br />

quelle foto. ''Sono belle! Anche lei è bella!'' disse, a bassa voce.<br />

''Vuoi che te ne faccio qualcuna?'' chiese Mario, avvicinandosi alla vetrinetta per prendere la sua<br />

macchina fotografica.<br />

Nel silenzio di quei minuti iniziò a scattare mentre lentissimamente si avvicinava a lui, per vedere il<br />

suo sguardo triste, dolcemente gli accarezzò i capelli e scendendo sulla guancia gli sollevò il viso.<br />

Scattò.<br />

E rivedendo la foto nello schermo digitale, vide solo i suoi occhi.<br />

Antonio lo guardò e si lasciò trasportare dal suo braccio che lo tirava sulla scrivania. Si sedette,<br />

mentre Mario si allontanò, per inquadrarlo tutto. Passò qualche minuto a fotografarlo ma dopo un<br />

po' si avvicinò di nuovo e lasciandosi cadere la macchina fotografica sul petto, gli aprì le gambe<br />

per comodità e gli sfilò la maglia.<br />

Continuò a scattare ma dopo qualche secondo si immobilizzò ad osservarlo. Lo guardò , lo scrutò e<br />

lo sfiorò <strong>del</strong>icatamente come se fosse un angelo di alabastro.<br />

Con uno sguardo debole lo fissò e sommessamente disse ''Non volevo cacciarti, ma volevo che tu te<br />

ne andassi!''. ''Qualche ora fa stavo pensando alla nostra cena, dimenticandomi <strong>del</strong>l'incontro di<br />

lavoro e <strong>del</strong>la sorpresa di Gaia, questo è successo perché non ho mai desiderato nessun uomo così,<br />

come voglio te'' disse Mario, mentre le sue labbra iniziarono a baciare il suo corpo.<br />

Antonio sorpreso sorrise dolcemente e chiese ''Allora tu sei...?''.<br />

''Sono sempre stato con le donne ma mi è sempre mancato qualcosa...''disse Mario ''..però non ho<br />

mai trovato nessuno per cui valesse la pensa combattere..fino a domenica!'' terminò, mentre si<br />

stendevano sulla scrivania.<br />

All'improvviso si sfilò la macchina fotografica, gli posò le mani sui fianchi e lo tirò a se. Si<br />

baciarono dolcemente mentre le labbra di Antonio iniziarono a tremare.<br />

La mente <strong>del</strong> giovane era piena di pensieri, dubbi, desideri ma all'improvviso dentro di lui<br />

sopraggiunse la certezza di non dover più avere paura e di potersi fidare di quell'uomo così bello e<br />

dolce che in due secondi gli stava facendo provare l'emozione più forte e bella di tutta la sua vita.<br />

Fu dopo quel pensiero che lo strinse più forte tra le sue gambe. Gli prese la braccia e gli sfilò la<br />

giacca. Gli tolse la cravatta e avvicinandosi lentamente gli baciò il collo. Sentì il suo corpo pulsare e<br />

il suo desiderio sciogliersi in un sorriso di piacere.<br />

Si baciarono ancora e le mani di Antonio scesero sulla cintura. All'ultimo bottone Mario lo fermò, lo<br />

guardò come se fosse un dono..un sogno, guardò i suoi occhi <strong>del</strong>icati e limpidi, seguì con la mani il<br />

profilo <strong>del</strong> suo corpo e poi prendendolo in braccio si diressero verso la sua camera da letto.<br />

Arrivati si adagiarono sul materasso. Antonio si stese completamente mentre Mario alzato su un<br />

gomito lo sovrastava per guardarlo tutto. Gli passò una mano sulla gamba, arrivando su verso il<br />

collo, lo strinse mentre la testa <strong>del</strong> ragazzo si portava verso la sua bocca. Si baciarono di nuovo, ma<br />

questa volta le loro lingue non si fermarono alla ricerca iniziale, si spinsero dentro, a fondo,<br />

forzando la volontà altrui. Persero la loro resistenza lasciandosi trasportare dalla voglia <strong>del</strong>l'altro,<br />

corpo su corpo.<br />

Antonio col le gambe strinse il suo ginocchio e spostò le mani dentro la sua camicia bianca.<br />

All'improvviso Mario si fermò e vide quello che non voleva vedere.<br />

Un corpo giovane, piccolo.


Un ragazzo che aveva perso la sua casa, la sua famiglia e che probabilmente aveva bisogno di<br />

quell'affetto, che incondizionatamente gli stava donando lui.<br />

Era giovane e incapace, in quel momento, di seguire la retta via, di decidere cosa sarebbe stato<br />

meglio per lui.<br />

Mario si sentì profondamente in colpa e capì che a diciotto anni si è probabilmente incapaci di dire<br />

no.<br />

Lo fissò e respinse un suo bacio, per dargli l'opportunità di scegliere, di desiderare e magari anche<br />

di sbagliare, ma soprattutto di crescere.<br />

***<br />

Mercoledì pomeriggio.<br />

Panchina <strong>del</strong> Parco Marx.<br />

Tutum.<br />

Tum.<br />

Tutum.<br />

Tumtumtumtumtumtumtumtum.<br />

Dove sei? Perché?<br />

Perché non vieni?<br />

Guardò l'orologio ed erano passati trenta minuti.<br />

Che cazzo stai facendo?<br />

Perché non arrivi?<br />

Giulio?<br />

Dopo più di un'ora sopraggiunse nel suo cuore la certezza che non sarebbe più arrivato. Il cellulare<br />

era spento, e lì, attraverso l'orizzonte, non si vide null'altro se non gente sconosciuta.<br />

Socchiuse gli occhi e chiedendosi ancora il motivo di quell'assurdità, immaginò l'arrivo <strong>del</strong> suo<br />

ragazzo.<br />

Il suo corpo, il loro bacio e il suo cuore che finalmente sarebbe scoppiato per lui e non per<br />

quell'ansia che gli stava martoriando e uccidendo lo stomaco.<br />

Decise di andarsene ma ci mise ancora quindici minuti per lasciare quella panchina, tra i ricordi <strong>del</strong><br />

loro primo incontro e la rabbia che lenta riaffiorava nella sua mente.<br />

L'incazzatura prese il posto di qualsiasi altro sentimento e gli venne in mente di andare a casa sua e<br />

di sputargli tutto il dolore che stava provando.<br />

Giulio...Giulio non sei altro che un finocchio patetico e indeciso <strong>del</strong> cazzo!<br />

Un inetto stronzo e senza palle!<br />

Ma perché non sei venuto?<br />

Perché?<br />

Prese la macchina e veloce solcò la strada senza meta. Continuò a pensare alle cose che gli avrebbe<br />

detto. Continuò a rimproverarlo. Iniziò ad odiarlo, tremendamente. Ma quella linea sottile che<br />

separava l'amore dall'odio in lui si era spezzata. Non c'era più confine, distinzione e l'altra <strong>metà</strong> era<br />

diventata essenza, senza la quale l'opposto sentimento non sarebbe più potuto esistere, come la sua<br />

anima, che senza Giulio stava lentamente cedendo alla forza <strong>del</strong> nulla.<br />

Guidò per ore e mentre il <strong>cielo</strong> diventava scuro, si ritrovò davanti alla porta <strong>del</strong>l'unico che poteva<br />

sostenerlo. Dell'unico che poteva sopportarlo. Di colui che lo conosceva forse meglio di se stesso.<br />

Appena Marco aprì la porta, Andrea scoppiò a piangere, lo abbracciò e non pensò a null'altro se non


a far uscire quel dolore che solo lui poteva capire.<br />

''Ma che è successo?...Andrea? Parla! E' stato Giulio? Che ha fatto?'' chiese insistentemente l'amico.<br />

Lo fece entrare, lo abbracciò forte e si stesero sul divano. L'amico comprese tutto, anche senza tante<br />

parole.<br />

''Senti l'unica maniera è risolvere questa cosa una volta per tutte...'' disse Marco. ''Quando Valerio<br />

mi ha lasciato ero distrutto e affrontare quel dolore è stato durissimo ma ora l'ho superato anche se<br />

ci penso ancora a lui!'' continuò. ''Tu sei sicuro che Giulio sia quello giusto?'' chiese alla fine.<br />

Andrea si spostò immediatamente da quell'abbraccio, lo fissò inebetito e arrabbiato sbottò, dicendo<br />

''Vaffanculo! Io vengo qui per cercare supporto e tu cosa cazzo mi chiedi? Se lui è la persona giusta<br />

per me? Mi metti in testa l'ipotesi di lasciarlo? Io non so niente tranne una cosa..che lo voglio, ora!<br />

Può essere giusto o sbagliato non me ne frega niente!''.<br />

Marco voleva solo aiutarlo in quel suo modo strano e contorto, ma certamente non per fargli <strong>del</strong><br />

male.<br />

''Tu mi parli di persona giusta? Tu che di errori ne hai fatti a palate?'' continuò Andrea, mentre dal<br />

suo viso scesero lacrime imperterrite.<br />

Marco non seppe più come fermarlo e alzare la voce gli sembrò l'unica maniera. ''Tu sei venuto qui<br />

per sfogarti nella stessa maniera in cui lo stai facendo in questo fotuttissimo momento! Mi conosci<br />

da anni e lo sai che io non so dirti solo poveretto, caro, mi dispiace! Proprio perché io di errori ne<br />

ho fatti tanti ti parlo così...''.<br />

''Io sto male Marco...'' disse Andrea, dopo essersi calmato all'improvviso, era come se la sua mente<br />

avesse smesso di difendersi, buttando giù tutti i muri. ''Lo so!'' rispose dolcemente l'amico, che in un<br />

modo o nell'altro comprese ogni cosa.<br />

Si rinchiusero in camera e prima di addormentarsi Andrea si soffermò a fissare quel <strong>cielo</strong> fuori la<br />

finestra, lo stesso che stava osservando anche Giulio, mentre cercava di addormentarsi sulla<br />

brandina sistemata in camera di suo cugino. Per lui quella fu una giornata orribile e il pensiero di<br />

non aver chiamato Andrea lo uccise, lentamente.<br />

La notte fu terribile e quasi non chiuse occhio.<br />

La sua anima non era tranquilla e sua zia Katy se ne accorse subito, appena si sedette per fare<br />

colazione.<br />

Casa di sua zia gli sembrò, in effetti, l'unico riparo ma l'aver solcato quella porta il giorno prima gli<br />

provocò dolore per aver fallito, secondo lui, su tutti i fronti.<br />

Sua zia gli chiese come stava ma alla risposta bene tutti capirono perfettamente che quel sorriso<br />

sulla sua faccia era una stupida finzione. ''Perché sei triste cuginetto?'' chiese candidamente il<br />

piccolo Ettore. ''Perché sto pensando a una persona lontana, a cui voglio tanto bene!'' rispose Giulio.<br />

''E chi è?'' domandò il piccolo.<br />

''Un mio amico!''.<br />

''Ettore?'' esordì suo fratello. ''Tu lo sai che ai ragazzi possono piacere altri ragazzi?''.<br />

Tutti i componenti di quella tavola iniziarono a guardarsi stupiti, non avendo capito il motivo di<br />

quella domanda. ''Carlo dove vuoi arrivare?'' chiese subito sua madre Katy. Il ragazzo la guardò e<br />

iniziando a sorridere, disse ''Beh Ettore ha fatto una domanda e la risposta non è stata esauriente<br />

secondo me!''.<br />

''Beh questa è la verità, detta semplicemente, senza ghirigori o parole inutili!'' rispose Giulio molto<br />

provato, mentre usciva dalla cucina. Sua zia lo inseguì e chiedendogli scusa per le parole di suo<br />

figlio gli confidò che ormai si era rassegnata al brutto carattere che Carlo aveva dimostrato durante<br />

tutto il suo primo anno di liceo.<br />

Lui era sempre stato un ragazzo gentile e affabile, educatissimo e molto dolce, ma da qualche mese<br />

era enormemente cambiato. Evidenziò tutto il suo lato peggiore in quei due giorni, dimostrando<br />

avversione e maleducazione nei confronti di suo cugino.<br />

Un giorno mentre Giulio parlava al telefono con Marina, Carlo sentì tutto. ''Domani lo<br />

rivedo...come faccio? Me lo spieghi? Praticamente ci siamo lasciati!''. ''Masssì..Tu gli hai spiegato<br />

tutto e lui non si è fatto minimamente vedere. Mi ha lasciato.''. ''Magari mi ha pure tradito, con<br />

qualche ragazzo bellissimo...Lui non poteva resistere troppo a lungo con un bruttone come me!''.


''Marina domani mi siedo con te e speriamo che le tracce dei temi siano facili...fanculo!''.<br />

Alla fine <strong>del</strong>la telefonata Giulio buttò il cellulare sul tavolo pieno di fogli, cercando di leggere<br />

qualcosina ma la radio passò la canzone che più di tutte aveva accompagnato la sua storia con<br />

Andrea.<br />

Io posso volare ma ho bisogno <strong>del</strong>le sue ali.<br />

Quei semplici accordi e quella voce bellissima lo riportò indietro, facendogli dimenticare tutti i<br />

problemi.<br />

Io posso brillare anche nell'oscurità....<br />

Sentì sulla pelle la sua presenza, e chiudendo gli occhi si immaginò quelle sensazioni belle e dolci<br />

che provava quando rivedeva Andrea.<br />

Io posso amare ma ho bisogno <strong>del</strong> suo cuore.<br />

Si lasciò andare soprattutto ai ricordi, e mentre la sua testa girava vorticosamente per il sottile e<br />

incessante dolore che gli provocava tutta la situazione, fu interrotto da Carlo. ''Mi liberi la<br />

scrivania? Ho bisogno <strong>del</strong> pc...muoviti!'' disse infastidito il cugino più piccolo.<br />

Giulio sbuffò con forza ed essendosi stancato di quella situazione pesante, arrabbiato, esplose.<br />

''Senti ragazzino <strong>del</strong> cazzo io non sto giocando o perdendo tempo come tu fai per ore davanti al<br />

computer...sto studiando! Sai che significa? Mi sa di no, tanto che vai a schifo a scuola e mi sa che<br />

non ci arrivi neanche agli esami...perciò non rompermi e sparisci!!''.<br />

''Questa è la mia cazzo di stanza...dovresti sparire tu...ah giusto non sai dove andare! Sfigato!'' disse<br />

Carlo, gesticolando vorticosamente.<br />

''Io non andrò oltre...perché non sono cattivo come te, maleducato e insensibile! Che bell'effetto fa il<br />

tempo sul tuo carattere..i miei complimenti!'' concluse Giulio, uscendo da quella stanza.<br />

Quella notte prima degli esami quasi nessuno dormì.<br />

Giulio desiderò addormentarsi in terrazza per non rivedere suo cugino; Andrea continuò a studiare<br />

fino a tardi cercando di recuperare tutto il tempo perduto e di non morire per l'attesa di qualcosa che<br />

lui stesso non voleva ammettere; Marina non vide l'ora di finire e andò a letto nella lucidissima<br />

consapevolezza di aver studiato e che anche un pizzico di fortuna l'avrebbe assistita; Cristian se ne<br />

fregò altamente degli esami e si addormentò tranquillamente; la piccola Filippa mandò un<br />

messaggio a Giulio e pensando che i suoi esami fossero nulla in confronto e quelli di suo fratello si<br />

tranquillizzò; e Antonio senza farsi tanti problemi uscì con Mario.<br />

I due ragazzi andarono in un ristorantino in centro e mentre stavano gustando un fresco gelato di<br />

fine serata, il giovane avvocato esordì, dicendo ''Ho lasciato Gaia...''.<br />

Quella ormai era l'ultima cosa che mancava a loro due per essere una coppia. Antonio ripensandoci<br />

non credeva che nella sua vita potesse accadergli una cosa tanto forte e tanto bella ma ormai si<br />

lasciò sempre più andare all'idea che si stava davvero innamorando di quell'uomo.<br />

Mario verso di lui era dolcissimo e pieno di attenzioni, quella sera infatti gli fece un regalo e lo<br />

tranquillizzò per gli esami. Non riusciva a spiegare ciò che provava, tanto era forte e assoluto, ma<br />

arrivata quella notte non riuscì più a trattenere la voglia di lui.<br />

Mario aprì gli occhi e vedendolo lì vicino, addormentato e perfetto, nel loro letto, iniziò ad<br />

accarezzargli i capelli, mentre col corpo gli si avvicinò sempre più. Sentì quel desiderio che gli fece<br />

male, pensò che forse doveva fermarsi ma appena vide quegli occhi aprirsi per guardarlo, lo strinse<br />

ancora più forte.<br />

''Che succede?'' sussurrò Antonio nel sonno. Il fruscio <strong>del</strong>le lenzuola e <strong>del</strong> corpo di Mario che si<br />

muoveva per andare su di lui, fu la risposta.<br />

Gli spostò i capelli dal volto per guardarlo meglio, notò ancora di più i suoi lineamenti <strong>del</strong>icati e<br />

fissò intensamente i suoi occhi truccati. Adorava il suo sembrare donna ma amava profondamente il<br />

suo non esserlo.<br />

Non aspettavano altro. Di appartenersi, di aversi e di fare l'amore. Fu speciale quella notte, tra<br />

desideri esauditi e maschere finalmente distrutte.<br />

Il loro amore era completo e questo li completava entrambi.


Alla fine si addormentarono abbracciati, e in quella medesima posizione si risvegliarono quando<br />

suonò la sveglia di Antonio.<br />

Gli esami, lo scritto di italiano, i banchi, i professori...non aveva più voglia di tutto quello ma si<br />

preparò pensando alla libertà.<br />

Il ragazzo si vestì accuratamente e mentre era davanti allo specchio per mettersi la matita, Mario lo<br />

abbracciò da dietro e teneramente gli sussurrò una frase nell'orecchio. ''Adoro vederti truccare...''.<br />

Allora Antonio gli prese la mano e lo trascinò in bagno. Mario chiese quale sarebbe stato il suo fine<br />

ma non lo comprese, fin quando il ragazzo non lo fece sedere sulla vasca e non gli spostò il viso<br />

verso la luce. Quello che interessava in quel momento al giovane diplomando erano gli occhi <strong>del</strong><br />

suo ragazzo, che immediatamente furono disegnati di nero. Mario, sorridendo si fissò nello<br />

specchio e si rallegrò vedendo che in quel momento avevano qualcosa di simile.<br />

Un lungo e tenero bacio fu il loro saluto prima di uscire per raggiungere la scuola.<br />

Lo sguardo di Antonio, che prima di allora era stato sognante e pieno <strong>del</strong> suo ragazzo, cadde<br />

immediatamente su Giulio che in un angolo, <strong>del</strong> giardino <strong>del</strong>la scuola, tentava di concentrarsi o<br />

forse di nascondersi.<br />

''Perché non andiamo con gli altri?'' gli chiese, dopo averlo raggiunto.<br />

In realtà non ci fu il tempo, ne di rispondere e ne di agire, perché dopo di lui arrivarono a salutarli<br />

Marina, Cristian, Antonella e Giovanni, Cristina e Alberto e tutti gli altri loro compagni di classe,<br />

che immediatamente si lasciarono trasportare dalla foga e dalla paura degli esami.<br />

Quando il bi<strong>del</strong>lo li chiamò per entrare, Giulio d'istinto si girò dappertutto per vedere se Andrea<br />

fosse arrivato.<br />

Ma non lo vide.<br />

Lo aspettò qualche minuto ma notando l'entrata di tutti, lo fece anche lui, non potendo credere al<br />

fatto che Andrea lo stava facendo sul serio...saltare gli esami di stato. Pensò che fosse impazzito o<br />

che forse era successo qualcosa di grave.<br />

Gli venne mal di stomaco e mentre i professori passavano tra i banchi <strong>del</strong> lungo corridoio, pensò di<br />

dire loro qualcosa per giustificare la sua assenza ed attenderlo ancora un po', ma all'improvviso lo<br />

vide entrare.<br />

Osservò il suo corpo che lentamente si avvicinava alla cattedra per posare il cellulare e consegnare<br />

la carta di identità. Guardò quel movimento che fece per togliersi gli occhiali da sole, che gli<br />

coprivano la maggior parte <strong>del</strong> volto. Trattenne il fiato quando capì che si stava avvicinando e notò<br />

la sua bellezza assoluta.<br />

Non riuscì a credere che quello fosse, o fosse stato, davvero il suo ragazzo. Ogni sguardo presente<br />

nel corridoio era rivolto a lui e lui puntualmente se ne fregò.<br />

Giulio abbassò lo sguardo e quando lo rialzò lo vide seduto nel banco davanti a lui mentre<br />

aggiustava tutti i suoi fogli. Quella non era l'occasione giusta di parlargli ma non ce la fece proprio<br />

ad aspettare.<br />

Cazzo e ora che gli dico?<br />

E' qui...vicino...bellissimo...fanculo.<br />

Gli dico ciao! No, lo chiamo. Gli chiedo qualcosa...uffaaa. Cazzone che sono!<br />

''Come stai?'' chiese Andrea, prima che potesse farlo lui.<br />

Giulio come caduto dalle nuvole, rispose di stare bene e sorrise. ''Senti...Scusa...'' disse alla fine.<br />

''Per cosa?'' chiese Andrea, sarcasticamente.<br />

''Per tutto. Sono stato un cretino, stupido, imbecille...'' rispose Giulio affannosamente, mentre col<br />

corpo si spostò in avanti per non dover alzare la voce.<br />

''Non è che offendendoti cambia qualcosa eh...'' disse Andrea, con un tono tutt'altro che affabile.<br />

''Comunque questo non è il momento per parlarne...'' terminò scocciato.<br />

Giulio come previsto si ritrovò nel suo tipico stato agitato e ansioso andante, per la necessità e il<br />

desiderio di spiegargli tutto. Aveva bisogno di parlargli e di guardarlo negli occhi. Voleva la sua<br />

attenzione. Voleva i suoi occhi e senza pensare gli chiese freddamente e stupidamente ''E allora<br />

questo è il momento per fare cosa?''.<br />

''Cazzo per concentrarsi, per iniziare a scrivere...'' rispose Andrea, arrabbiato e con un tono basso,


subito prima di girarsi verso il suo banco.<br />

''...e...di darmi un bacio!''.<br />

Si erano aspettati.<br />

Odiati reciprocamente.<br />

Avevano preso decisioni affrettate unite a pensieri inconsulti. Avevano penato e promesso a loro<br />

stessi di non calcolare l'altro, per un vuoto senso di egoismo, ma le loro anime non avevano dato<br />

retta ai loro cervelli, aspettando pazienti la loro altra <strong>metà</strong>.


VI<br />

Berlino li sovrastava.<br />

Abbracciava.<br />

Circondava.<br />

Quella città era stata il loro rifugio e forse la vera maniera per ricominciare a credere che ci sarebbe<br />

stato un futuro, nonostante il negativo passato.<br />

Erano le cinque di mattina e Giulio, isolato nella penombra <strong>del</strong> balcone <strong>del</strong>l'albergo, osservava<br />

Andrea che ormai sereno, dormiva. Non volle svegliarlo e perdere quel dono che era la sua<br />

meravigliosa vista, ma il venticello fresco che passava attraverso la finestra lo convinse a rimettersi<br />

a dormire, prima che arrivasse il loro ultimo giorno in quella meravigliosa città, complicata, magica<br />

e triste...<br />

Andrea qualche ora dopo si risvegliò con il timore che quel loro presente fosse solo tutto un sogno.<br />

Si girò di scatto e quando lo vide accanto a lui sospirò felice ripiegandosi sul cuscino. Irrigidì il<br />

braccio per riuscire a toccarlo e quando la mano fu su di lui, sentì una stretta nel petto, forse felice o<br />

forse solo per l'amore che provava.<br />

''Ti sei svegliato presto!'' disse Giulio, ancora con gli occhi chiusi.<br />

''Ti stavo guardando dormire....'' rispose Andrea.<br />

''Io ti ho guardato stanotte....''.<br />

Si strinsero ancora per qualche ora e quando sentirono i rumori <strong>del</strong>la città, che riprendeva vita,<br />

decisero di uscire, per ammirare quelle strade che parlavano irrimediabilmente <strong>del</strong> loro atroce<br />

passato, per toccare quei pezzi di muro che avevano separato affetti, amori e intere famiglie, e<br />

camminando attraverso la nuova capitale, tra musicanti, giocolieri e turisti di tutto il mondo<br />

risero con gente sconosciuta e fotografarono se stessi in pose felici, ammiccanti e belle.<br />

Nel primo pomeriggio però successe un episodio quantomeno particolare. Giulio infatti, mentre<br />

pranzavano in un localino <strong>del</strong> centro, si accorse <strong>del</strong>lo sguardo insistente di un ragazzo, che senza<br />

farsi notare più di tanto, continuò ad osservare Andrea.<br />

''Quel ragazzo ti sta fissando da quando siamo entrati!'' disse Giulio, con un sorriso divertito sulle<br />

labbra.<br />

''Ma chi? Dove?'' chiese Andrea, girando e rigirando la testa per il locale.<br />

''Lì verso la finestra..Vedi quel tavolo con quella famiglia? Quel ragazzo con gli occhiali, ti<br />

fissa..forse vi conoscete.'' rispose il suo ragazzo, senza sapere che quel che stava dicendo non era<br />

completamente da escludersi.<br />

Il ragazzo Goffredi guardò verso la vetrata e notò quei suoi occhi profondissimi e azzurri, quella<br />

pelle chiara e quei capelli biondi, che da qualche parte aveva già visto. Non gli tolse lo sguardo di<br />

dosso quel ragazzo senza nome e mentre stava cercando di ricordarsi chi fosse, la sua mente gli<br />

mandò un flash.<br />

Vide quel ragazzo che si spogliava nel suo appartamento, si ricordò <strong>del</strong> loro incontro in discoteca<br />

dopo aver litigato con Giulio. Gli ritornò in mente la mattina seguente e ciò che gli aveva chiesto<br />

Antonio dopo aver visto quel ragazzo in casa sua, ma subito si rese conto che il piacere fisico che<br />

provava per quella figura era un dato di fatto.<br />

Esisteva.<br />

Era reale.<br />

''Sì...abita...abita vicino casa mia...è di Milano.'' disse Andrea, poco prima di alzarsi dalla sedia.<br />

''Beh è molto carino! Hai dei vicini di casa davvero affascinanti. Quasi me lo farei!'' disse Giulio<br />

con aria spensierata.<br />

Aveva la voglia concreta di raccontargli tutto, ma Andrea sapeva perfettamente a quello a cui stava<br />

andando incontro.<br />

La frivolezza di Giulio di quella mattina era una questione assolutamente passeggera e si rese conto


che quello che stava per dirgli non era facile per nessuno. Ma doveva farlo per non ripetere gli stessi<br />

errori <strong>del</strong> passato.<br />

Prima di iniziare il discorso insistette per uscire. ''Giulio io conosco quel ragazzo!'' disse<br />

all'improvviso, appena fuori il locale.<br />

''Andrea ho capito, me l'hai già detto.'' rispose il suo ragazzo.<br />

''Ero arrabbiato con te, con Cristian, con me stesso quella sera quando siamo andati in discoteca e<br />

l'ho conosciuto lì!'' continuò Andrea, mentre la sua testa cominciò ad agitarsi.<br />

''Non c'è stato niente ma ho voluto dirtelo!''.<br />

Con la netta consapevolezza che quella era solo una mezza verità Andrea guardò Giulio che stava<br />

tentando di non rimanerci male e di non fare il problematico come al solito, e alla domanda che gli<br />

chiedeva cosa stesse pensando di tutta la faccenda, lui rispose ''Penso...che non ci voglio pensare!<br />

Non voglio farmi mille problemi come sempre, non voglio ricordare quella situazione che ci ha<br />

divisi e soprattutto non voglio rovinarmi l'ultimo nostro giorno a Berlino!''. Nonostante le parole la<br />

sua espressione comunicava tutt'altro. Si notava il suo disagio e il suo dispiacere per una<br />

moltitudine di pensieri celati, che però in quel momento volle assolutamente mantenere tali. Si<br />

sforzò di dimenticare, di non pensarci e di vivere finalmente il loro amore spesso e volentieri<br />

ostacolato dal destino ma anche dal loro stesso carattere.<br />

All'improvviso Andrea gli fece un'altra domanda. ''Mi odi?''. Giulio non capì se era seria o mista ad<br />

affetto ma rispose ugualmente. ''No. Non ti odio. Alla fine non mi hai tradito anche se quel ragazzo<br />

devo ammettere che è bellissimo.''.<br />

''Cosa?''. Fu l'unica domanda incredula di un Andrea che non stava capendo quel ragionamento.<br />

''Voglio dire...solo il suo sguardo ti magnetizza, figuriamoci ad avercelo davanti.''.<br />

Il suo ragazzo continuò imperterrito a sgranare gli occhi e non avendolo capito fino in fondo, disse<br />

''Io pensavo che mi avresti ucciso!''.<br />

Giulio ridacchiò e senza mezzi termini, rispose ''Beh ti avrei ucciso se ti fossi innamorato di lui...''.<br />

''Si...ma hai capito che l'ho portato a casa mia? Nostra?''.<br />

''Certo! Ho anche capito che hai provato a tradirmi e che volevi farlo perché stavi male, per ripicca,<br />

ma poi non l'hai fatto! Allora meglio provarci per poi capire che si sta facendo la cosa sbagliata che<br />

magari vivere insoddisfatti per qualcosa che non si ha avuto il coraggio di fare.''. ''Io però me lo<br />

sarei fatto!'' disse Giulio alla fine, suscitando una risata generale e degli spintoni da parte di Andrea<br />

che echeggiavano a una specie di rimprovero molto divertente.<br />

Continuarono a girare per la città mano nella mano, ad abbracciarsi spesso, sentendosi finalmente<br />

spensierati e liberi da tutti quei problemi che gli avevano offuscato per troppo tempo la felicità.<br />

Passarono dei meravigliosi momenti che avrebbero ricordato per tutta la vita e quando il sole<br />

tramontò ritornarono nella loro stanza, si coccolarono ancora ma la stanchezza era dietro l'angolo e<br />

si addormentarono poco dopo.<br />

L'odore di Giulio circondava tutta la stanza e la voglia di toccarlo, rivederlo, baciarlo e averlo, si<br />

fece sempre più forte, allora Andrea con gli occhi ancora chiusi accompagnò la sua mano verso la<br />

postazione <strong>del</strong> suo ragazzo.<br />

Niente!<br />

Spalancò gli occhi immediatamente e non lo vide. Allora lo chiamò ad alta voce ma non ci fu<br />

risposta. Osservò la stanza e non vide il suo borsello, non vide i suoi occhiali, non vide i suoi vestiti<br />

sparsi dappertutto.<br />

Si alzò con uno sforzo sovrumano ed entrò in bagno ma tutto sembrava circondato da uno strano<br />

ordine che prima di allora era stato solo un'utopia gigantesca. Provò a chiamarlo al cellulare ma<br />

come il novanta per cento <strong>del</strong>le volte era spento. Pensò dove poteva essere andato ma non gli venne<br />

in mente nulla.<br />

Era andato via!<br />

Cosa cazzo mi viene a significare questa cosa ora?<br />

Cosa cazzo mi vuoi dimostrare?<br />

Dove sei cretino? Stupido...non sai neanche spiaccicare una parola in inglese figuriamoci in<br />

tedesco!! Cazzo....


Non gli venne in testa alcuna soluzione ma l'unica cosa che fece fu quella di rivestirsi in fretta<br />

anche se non sapeva dove andarlo a cercare. Gli venne il desiderio di strappare qualsiasi cosa gli<br />

capitasse sotto mano. Divenne nervoso. Agitato. Arrabbiato. Incredulo.<br />

Pensò che se ne fosse andato via senza di lui.<br />

Ma il motivo? Quel ragazzo?!<br />

Gli era sembrata sorpassata e tranquilla la questione. Allora cosa?<br />

Spalancò la porta. Spense la luce e prendendo le chiavi si diresse verso il corridoio ma una mano<br />

all'improvviso lo bloccò.<br />

Pensò subito che fosse lui e lo chiamò. ''Giulio?!?''. Ma poi vide quei colori troppo chiari che non<br />

gli appartenevano e si accorse che era quel ragazzo <strong>del</strong> ristorante, che lo stava trattenendo.<br />

''Scusami ma ora devo andare a...'' gli disse, mentre cercava di liberarsi le braccia. ''..a cercare il mio<br />

ragazzo!''. ''Gradirei se mi lasciassi andare!'' terminò, tra sforzi e smorfie facciali, mentre quel<br />

ragazzo gli si avvinghiò addosso, spingendolo nella stanza.<br />

''Andrea sono qui! Tranquillo!'' disse Giulio, che comparve all'improvviso. ''Ti ricordi? Lui è<br />

Alessandro....''.<br />

La mente di Andrea era confusa, agitata. Quelle mani che lo toccavano dappertutto e la sua bocca<br />

che continuava a baciarlo imperterrito.<br />

Giulio si spostò alle sue spalle, attaccandosi a lui e cingendogli i fianchi. ''E' il nostro...regalo!<br />

Prima di partire.'' gli disse, sfiorandogli sensualmente l'orecchio.<br />

Il suo corpo cedette a quelle lusinghe e a quelle carezze, a quelle mani fredde di entrambi che lo<br />

sfioravano tutto e a quelle labbra così diverse ma ugualmente libidinose.<br />

Iniziò a camminare all'indietro, spinto dal corpo di Alessandro e si fermò quando sentì il corpo di<br />

Giulio sbattere alla scrivania dietro di loro. Sentì tutto di lui, anche la parte che lo attirava di più.<br />

Abbandonò il collo all'indietro cercano il contatto col suo ragazzo mentre lasciò avvicinare quel<br />

corpo sconosciuto, che lentamente si abbassava. Alessandro gli tolse la maglia e iniziò a baciargli<br />

l'ombelico e mentre Giulio gliela sfilò completamente Andrea posò le mani sulla testa di quel<br />

ragazzo, che lentamente assaporava i suoi addominali. Sentì le mani di Giulio percorrergli tutto il<br />

corpo e la voglia di girarsi fu estrema, ma il suo ragazzo aprì le gambe e per farlo stare più comodo<br />

si sedette sulla scrivania.<br />

Invece di girarsi lo prese per un polso, si spostò da Alessandro e raggiunsero il bagno.<br />

''Ma che cavolo..?...'' bofonchiò Giulio, prima di essere strattonato sulla vasca.<br />

''Dove cazzo eri? E che è questa storia?!'' chiese Andrea, con un espressione scurissima.<br />

''Tu hai dormito per tre ore di fila, io ho messo apposto le valigie, ho aggiustato la camera e il bagno<br />

e sono sceso a mangiare...'' iniziò a spiegare Giulio. ''Mentre gustavo il mio panino si è avvicinato<br />

lui e dopo neanche due secondi era lì che ci provava con me e ho pensato...'' ma non fece in tempo a<br />

terminare che il suo ragazzo gli si scagliò contro, dicendo ''...e hai pensato di fare il coglione!''.<br />

''No! Ho pensato che una volta tanto potevamo divertirci invece di farci sempre questi cazzi di<br />

problemi. Ho pensato che fossi io a non lasciarmi andare, a non godermi la vita ma invece..''.<br />

''Che cavolo! Mi hai preso alla sprovvista.'' disse Andrea, tranquillizzandosi, e dispiaciuto continuò<br />

''Non dico che mi dovevi avvertire ma almeno non farmi prendere un colpo!''.<br />

''Scusa!'' disse Giulio. ''Lo mando via?'' chiese alla fine.<br />

''Beh ora che ci siamo chiariti, insomma...mmmh sarebbe un peccato!'' terminò Andrea, poco prima<br />

di dargli un bacio.<br />

Rimanendo uniti, lo tirò per i fianchi fuori la stanza e spogliandolo si voltò verso Alessandro, che<br />

ormai era nudo sul letto.<br />

Giulio si girò a guardarlo, mentre si toglieva i vestiti anche con l'aiuto <strong>del</strong> suo ragazzo, e senza<br />

nessun intralcio si rigirò verso Andrea per baciargli lentamente tutto l'addome.<br />

Alessandro a quel punto si alzò e li raggiunse, accarezzò la schiena <strong>del</strong> giovane Castelli e mentre gli<br />

baciava il collo, scese sulla sua cerniera, gli sfilò i pantaloni e dopo qualche secondo li baciò<br />

entrambi, tenendo le loro teste tra le mani.<br />

Era scomoda quella situazione ma nessuno si scostò. Era tutto un'insieme di lingue, mani, gambe,<br />

capelli, volti, carni, sospiri, baci, tocchi, gemiti, movimenti, spinte e ansimi.


Andrea fu spogliato velocemente da entrambi mentre il terzetto si sistemava sul letto, trasportato da<br />

quell'unico movimento e da quell'ardore che animava la passione carnale.<br />

Intanto il ragazzo Goffredi fu sovrastato da Alessandro, che senza donargli via d'uscita iniziò a<br />

baciarlo, partendo dalle labbra sfiorò la sua guancia per poi arrivare a stuzzicargli il lobo<br />

<strong>del</strong>l'orecchio con la lingua, mentre con le mani lo accarezzava, scendendo sull'addome per poter<br />

arrivare sulla sua intimità.<br />

Giulio continuò a strusciarsi sulla schiena <strong>del</strong> nuovo amico, accarezzandogli la pancia e a guardare<br />

dall'alto l'espressione ancora un po' trattenuta di Andrea. Fu allora che spostò Alessandro per<br />

avvicinarsi al suo ragazzo, che appena lo vide lo baciò intensamente chiudendo gli occhi. Iniziò<br />

anche a muoversi in su e in giù sul corpo di Andrea per rilassarlo e farlo eccitare, e senza<br />

dimenticare nessuno chinò la sua testa su Alessandro per arrivare a baciargli il collo. Sentì i loro<br />

corpi e l'eccitazione di Andrea che lentamente cresceva sotto di lui.<br />

Quel ragazzo, appena conosciuto, aveva un buon odore e sapore, e lo desiderò tanto quanto<br />

Alessandro, in modo evidente, desiderava Andrea, che intanto aveva accolto Giulio, spingendolo<br />

dentro di se, con le mani aggrappate ai suoi fianchi.<br />

Il giovane Castelli iniziò a sentire un dolore fortissimo e un piacere assordante, e dopo aver<br />

poggiato le sue mani, una sul materasso e una sulla spalla <strong>del</strong> suo ragazzo per intensificare le spinte,<br />

sentì Alessandro dietro e immediatamente dopo, dentro il suo corpo, mentre con le sue mani cercava<br />

di farsi spazio sopra quelle di Andrea. Si strinsero, quelle dita sudate e tremanti mentre lo sguardo<br />

di Alessandro non si mosse neanche per un secondo dagli occhi <strong>del</strong> giovane Goffredi.<br />

Tutti si ammorbidirono, lasciandosi trasportare dal ritmo dei loro corpi e dall'ansimante desiderio di<br />

non fermarsi. Gridarono all'unisono e sui loro volti comparve quel sorriso soddisfatto e distrutto<br />

prima di lasciarsi cadere sul materasso.<br />

***<br />

Prese il cellulare e guardò lo schermo, rimanendo ammutolito.<br />

L'indomani mattina la scuola sarebbe ricominciata e rivedere i professori e i compagni di classe gli<br />

fece venire un buco infinito allo stomaco. Aveva passato un'estate turbolenta, tra litigi con la<br />

mamma, litigate furiose con Giulio e soprattutto per quella solitudine per non essersi fatto tanti<br />

amici nella nuova classe, anzi nessuno.<br />

Sospirò nel vedere le vecchie pagine <strong>del</strong> suo diario piene di compiti insensati e fece pensieri<br />

inconsulti sull'inutilità <strong>del</strong>la scuola.<br />

Mentre accadeva tutto questo Carlo non degnò di attenzione, neanche per un attimo, la mamma che<br />

tentò di dirgli qualcosa.<br />

''Senti ho parlato con Giulio e mi ha detto che gli servono dei libri che sono rimasti qui!'' disse sua<br />

madre, alzando un po' il tono <strong>del</strong>la voce per farsi sentire. ''Carlo mi ascolti? Ah ti ho anche<br />

comprato qualche maglietta nuova.'' terminò.<br />

Il ragazzo si voltò assolutamente arrabbiato e scuro in volto, e senza neanche il tempo di farla finire<br />

le urlò contro. ''Cazzo mamma! Quante volte ti ho detto di non comprarmi quella roba?''.<br />

''Ma perché? Ho capito ormai quali sono i tuoi gusti, è per agevolarti, se fosse per te andresti in giro<br />

come un barbone.'' rispose di getto la signora, rabbrividita dalle urla <strong>del</strong> figlio.<br />

''Le cose che mi compri fanno cagare!'' continuò il figlio e sempre urlando, disse ''Sembro un frocio<br />

per come sono strette e colorate quelle merde!'' prima di sparire nell'altra stanza.<br />

''D'accordo affari tuoi, fai come vuoi ma a Giulio che gli dico? Gli servono i libri e gli ho detto che<br />

glieli avresti portati tu a casa di Andrea.'' disse la mamma, sperando di convincere il figlio, che<br />

senza mezzi termini, rispose ''E devi chiudere anche quella bocca! Cazzo! Adesso devo uscire<br />

apposta apposta per te...ma vedi che palle!''.


In fondo, appena uscito, si staccò un po' da tutti quei pensieri turbolenti e si allontanò dall'ambiente<br />

famigliare, che gli stava un po' stretto. Gli rodeva fare un favore a Giulio, non sopportava sua madre<br />

che gli chiedeva in continuazione di fare qualche cosa, gli dava fastidio andare a casa di Andrea e si<br />

incazzava anche a pensare che alla fine faceva sempre tutto!<br />

Ma ormai era lì e certo non poteva mollare quei libri vicino alla porta e andarsene, per paura che poi<br />

qualcuno avrebbe potuto facilmente rubarli. Per quale motivo poi? Non si capiva nulla! Ma<br />

comunque afferrò l'occasione di entrare dal cancello mentre un uomo stava uscendo con la sua<br />

bicicletta, e dopo essere uscito dall'ascensore bussò alla porta dove c'era scritto Goffredi. Fu<br />

probabilmente la sua giornata fortunata perché notò che la porta era solo socchiusa, allora la aprì<br />

piano e senza volersi far notare poggiò i libri sul tavolo ma la sua inguaribile curiosità lo portò<br />

verso la camera da letto.<br />

Cazzo! Ma Carlo che diamine te ne importa? Stanno insieme. Vivono insieme, è naturale che stiano<br />

a letto insieme! Che te ne frega...Vai via....<br />

Ma non sentì quella vocina che passò in secondo piano e si accostò all'uscio, la porta era aperta.<br />

Sgranò gli occhi, se li frizionò un momento e vide un ragazzo in piedi, nudo e biondo e due al letto,<br />

che si erano appena svegliati. Li sentì dire buongiorno e poi senza muovere un muscolo, vide quel<br />

ragazzo biondo salire sul letto con le ginocchia e sporgersi per dare un bacio in bocca a Giulio.<br />

Il cuore di Carlo iniziò a battere all'impazzata, se lo avessero visto minimo suo cugino l'avrebbe<br />

inseguito a vita, ma mentre il suo stomaco si contorceva in questo stato d'ansia andante, continuò ad<br />

osservare sempre quel ragazzo che ora si era spostato per baciare questa volta Andrea. Non riuscì a<br />

muoversi, rimanendo imprigionato da quella vista.<br />

Cazzo! Sono tre! E si baciano!<br />

All'improvviso spostò un braccio per un riflesso incondizionato e fece cadere degli oggetti dal<br />

mobile accanto a lui. Fecero un sacco di rumore e i tre ragazzi si voltarono verso la porta e lo videro<br />

lì, fermo, immobile e impalato che non riusciva a dire nulla.<br />

''Carlo?!'' esclamò Giulio, mentre velocemente si alzava cercando i propri vestiti. ''Aspetta, aspetta,<br />

dove cazzo vai?'' urlò appena lo vide scappare via.<br />

Si rivestì in fretta lungo il tragitto che lo portava all'ingresso, lo vide fermarsi un attimo per<br />

raccogliere le sue cose che erano cadute e poi scappò via veloce, senza voltarsi indietro.<br />

Vedendo che ormai lui si era dileguato Giulio tornò in camera lentamente, sbuffò per qualche<br />

secondo non sapendo cosa pensare e mentre si aggiustava i vestiti, arrabbiato, disse ''Ma quanto è<br />

coglione! Si vede che ha quindici anni, è proprio cretino!''.<br />

Alessandro storse la faccia e Giulio notando quell'espressione insolita sul volto <strong>del</strong>l'amico chiese<br />

che cosa non andasse e lui rispose ''Non puoi fare di tutta l'erba un fascio.''.<br />

Il giovane Castelli sogghignò divertito e domandò il motivo di quell'affermazione che nulla voleva<br />

essere se non un dato di fatto.<br />

''Io ti sembro stupido?'' chiese Alessandro, arruffando la bocca.<br />

''Ma scusa perché ti metti sul suo piano? Tu mica hai quindici anni!'' disse l'amico, divertito.<br />

Il biondo si rivestì tranquillamente e quando gli altri si furono girati, disse ''Ancora per poco Giulio.<br />

Domani infatti ne faccio sedici!''.<br />

I due ragazzi si girarono immediatamente con due espressioni sgomente, cercando di formulare un<br />

pensiero logico.<br />

Ma davvero non si erano mai chiesti l'età di quel bel ragazzo, che in tutto e per tutto sembrava<br />

sicuro ed esperto, forse si erano lasciati ingannare dalla sua altezza e dalla sua espressione tutt'altro<br />

che infantile, ma tutto quello che riuscirono a pensare era che comunque sia rimaneva pur sempre<br />

un minorenne, quel giorno più che mai.<br />

''Ma come abbiamo fatto?'' chiese Giulio sorpreso e triste, mentre Andrea lo stava accompagnando<br />

alle prove.<br />

Il suo ragazzo lo guardò e rispose ''Non ti crucciare tanto, non sembra piccolo e il suo carattere forte<br />

certo non ci ha agevolati nel capire.''.<br />

Lo stomaco di Giulio cominciò ad essere in subbuglio, la sua mente confusa, si sentì in colpa per<br />

qualcosa di imprecisato e non volle ammettere che quella rivelazione lo aveva scosso, senza capirne


il senso.<br />

Andrea ormai sapeva leggere ogni espressione <strong>del</strong> suo volto, comprenderne ogni suo stato d'animo e<br />

aveva anche capito che in quei momenti il silenzio era l'unico modo per non renderlo ancora più<br />

nervoso, ma non ce la fece e disse ''D'accordo Giulio però ormai è andata! Non essere preoccupato<br />

per lui..è forte come avrai notato, se la sa cavare meglio di te e me messi insieme!''. ''L'età è solo un<br />

fatto mentale. Lui da quel punto di vista non si sente piccolo...beato lui! Tu ora ti devi solo<br />

concentrare per il concerto!''.<br />

Durante il tragitto per raggiungere il teatro il giovane musicista tacque per tutto il tempo e quando<br />

arrivò difronte al portone d'entrata, salutò Andrea con un bacio veloce, perché la sua testa era ormai<br />

piena di quei pensieri.<br />

Lo vide attraversare ed aspettare il pullman che l'avrebbe portato vicino casa sua, e pensando che<br />

fosse inutile la sua preoccupazione alzò il braccio, salutandolo e mandandogli un ennesimo bacio.<br />

Andrea gli sorrise da lontano e gli sibilò qualcosa.<br />

''Eh? Non capisco!'' disse Giulio.<br />

Ma che vuoi dirmi?<br />

''Io ti?...Ti...a...mo!''.<br />

Io ti amo!<br />

Quello che Andrea disse silenziosamente per farlo capire solo a lui, Giulio, con un sorriso grande<br />

quanto il mondo, lo volle urlare per farlo sentire finalmente a tutto l'universo.<br />

''ANCHE IO TI AMO!''.<br />

Sorrisero entrambi guardandosi negli occhi e si baciarono, attraverso l'aria.<br />

Giulio entrò nella sala prove con un sorriso radioso, le prove iniziarono poco dopo e furono molto<br />

impegnative, soprattutto per il caldo che a <strong>metà</strong> Settembre non accennava a dar tregua.<br />

Suonarono per circa tre ore, nella piccola saletta <strong>del</strong> teatro, apportando importanti modifiche ai<br />

brani e Giulio si meravigliò di come si trovasse bene in quell'orchestra che all'inizio gli aveva<br />

dimostrato solo avversità, nelle difficoltà che a lui erano sembrate insormontabili.<br />

Mentre pensava tutto questo si avvicinò a lui un ragazzo, che aveva sempre stimato per capacità<br />

musicali ma anche per doti fisiche, che a lui avevano particolarmente colpito. Federico, questo era il<br />

suo nome.<br />

''Belle le prove di stamattina? Eravamo tutti concentrati, forse per la paura di domani.'' gli disse il<br />

compagno, sorridendo divertito. ''Ti va se ci andiamo a prendere qualcosa da mangiare?'' gli chiese,<br />

alla fine.<br />

Mangiarono un panino al volo in un bar lì vicino e chiacchierarono amabilmente per tutto il tempo,<br />

seduti ad un piccolo tavolino coloratissimo, difronte al teatro. Giulio si rese conto di come bastasse<br />

essere predisposti mentalmente e tranquillamente, per apprezzare una persona nuova. Si sentì<br />

immediatamente a suo agio e mentre si scambiavano esperienze di vita vissuta il giovane Castelli<br />

raccontò anche <strong>del</strong>la sua storia con Andrea.<br />

Il nuovo amico rimase dapprima un po' spiazzato ma poi con un grande sorriso espresse le sue idee<br />

al riguardo e Giulio pensò che non erano affatto male, perché largamente progressiste, politiche e<br />

liberatorie per lui, in un certo senso.<br />

Continuarono a parlare ininterrottamente anche mentre tornavano verso gli altri loro compagni e<br />

Giulio continuò a sorridere ma guardando l'orologio si accorse che era in ritardo.<br />

Quasi gli dispiacque andare via da quel teatro e smettere di chiacchierare e divertirsi, ma non poteva<br />

mancare all'appuntamento con sua madre, che lo stava aspettando in centro per pranzo.<br />

Mentre guidava la sua bella macchinina blu, ripensò a quella bella giornata e a quanto, però, si<br />

sentisse stanco e tutto sommato felice, ma quel pensare fu interrotto dal suo cellulare che squillò,<br />

con la suoneria che aveva carinamente scelto per sua mamma.<br />

Rispose, non sentì nulla, cercò di spostarsi per trovare il campo ma dall'altra parte sentì solo il<br />

silenzio. Bofonchiò qualcosa, guardò lo schermo, cercando il numero di sua madre e poi il buio.<br />

Un tonfo.<br />

Una sgommata.<br />

Uno sbandamento e una frenata a pelo d'aria.


Un'incidente.<br />

E poi il silenzio <strong>del</strong>la staticità.<br />

Giulio perse i sensi, poco dopo aver sentito le sirene <strong>del</strong>l'ambulanza. Un ultimo pensiero prima di<br />

chiudere gli occhi fu rivolto al suo amore, che prima <strong>del</strong> corpo gli aveva conquistato l'anima.<br />

Un'anima che però non l'avrebbe mai dimenticato.<br />

***<br />

Per i quattro giorni successivi la storia si ripeteva sempre uguale: la mamma di Giulio arrivava in<br />

ospedale alle sei, aspettava l'orario <strong>del</strong>le visite ma intanto si teneva costantemente in contatto coi<br />

medici; successivamente arrivava Andrea, che passava tutta la giornata sul divanetto blu <strong>del</strong>la sala<br />

d'attesa e nel pomeriggio si aggiungevano Filippa, che poveretta aveva iniziato il liceo con una<br />

notizia sconvolgente; il fratello Graziano passava di lì non si sa bene per quale motivo e il signor<br />

Castelli, che pur di stare lontano da Andrea si inventava commissioni e affari per tutto il tempo.<br />

La situazione era diventata stabile. Dopo l'incidente avvenuto con un autobus, Giulio era entrato in<br />

coma e per sciogliere la prognosi i medici aspettarono il suo risveglio.<br />

Andrea si era sentito crollare in un baratro.<br />

Appena fu chiamato per andare in ospedale si fermò come paralizzato da un incubo, prima di<br />

trovare la forza di agire .<br />

Gli si offuscarono tutti i sensi per la paura di scoprire che fosse morto.<br />

Gli si bloccò lo stomaco per il terrore di non rivederlo più.<br />

Non voleva sapere. Non voleva neanche immaginare come sarebbe stata la sua vita, desiderando<br />

altrimenti di non rivedere più il sorgere <strong>del</strong> sole.<br />

Lo avrebbe perso.<br />

Avrebbe visto la sua bara, che irrimediabilmente sarebbe diventata anche la sua.<br />

Sarebbe diventato solo un ricordo, come la sua voce, il suo profumo, il suo sorriso sarebbero<br />

scomparsi nell'universo. E lui sarebbe rimasto solo. Spezzato e calpestato dalle immagini <strong>del</strong>la loro<br />

vita, che in un modo o nell'altro non avevano avuto il tempo di vivere.<br />

Ma quella forza per contrastare quel destino bastardo, la trovò.<br />

Entrò in quella stanza. Toccò la sua mano inerme e fredda, vedendo il suo viso graffiato dall'impatto<br />

e provato dalla gravità <strong>del</strong>l'incidente. Accarezzò il suo corpo dimagrito e bendato, immobile e<br />

intubato.<br />

A quella vista si sconvolse desiderando di lasciarsi morire, per accompagnare il suo amore nel<br />

trapasso <strong>del</strong>l'oblio.<br />

Non parlò più da quel giorno e quando arrivarono gli altri amici in ospedale, fu quasi costretto a far<br />

rivivere la sua voce, che senza di lui non aveva più senso di essere emessa.<br />

Marina pianse, cercando di trattenere lo sconforto e il terrore, Antonio e Mario tornarono dal loro<br />

viaggio e inconsapevoli di tutto quello che stava capitando, rimasero ammutoliti dall'assurdità.<br />

Arrivarono anche Cristian, Carlo e Alessandro, con in più qualche altro compagno di conservatorio.<br />

A tutte queste persone Andrea dovette spiegare lui la situazione e anche se ricordare gli fece molto<br />

male, dovette costringere la sua voce a parlare, anche con la paura di rendere così reale ciò che<br />

ancora non era stato detto.<br />

''Un autobus...ha sbandato e gli è andato addosso.'' disse, cercando di trattenere la voglia di<br />

sprofondare. ''Ora è in coma. Aspettiamo il suo risveglio...se...ci sarà un risveglio.''.<br />

Dopo aver parlato, credette di aver calpestato la promessa che si era fatto, ma subito pensò che<br />

anche gli altri avrebbero dovuto sperare, credere e immaginare un futuro con lui.<br />

In una di quelle interminabili nottate, passate in ospedale, Andrea sentì alcune parole <strong>del</strong> signor<br />

Castelli, sussurrate lentamente alla moglie. ''Ma perché deve stare sempre qui quello? Vuole proprio<br />

costringermi ad andare via?''.<br />

Andrea finalmente comprese la reale motivazione <strong>del</strong>l'assenza <strong>del</strong> padre, ci aveva pensato, in effetti,


ma aveva anche sperato che il suo animo non arrivasse a tanto e che l'amore verso un figlio fosse<br />

più forte di qualsiasi altra cosa. Ma probabilmente la sua semplice presenza sarebbe bastata a<br />

quell'uomo per abbandonare suo figlio.<br />

Ma non volle dargliela vinta.<br />

Doveva ancora lottare per Giulio, che non si poteva difendere. Doveva fare qualcosa per<br />

quell'ostinazione inutile e beffarda, e senza farsi notare raggiunse l'uomo nel vano scale mentre<br />

scendeva per andarsene.<br />

''Non si sente una merda?'' quasi gli urlò. L'uomo si girò e vedendo il ragazzo spostò lo sguardo,<br />

intenzionato a proseguire in silenzio per la sua strada.<br />

''Cazzo! Suo figlio sta morendo e il suo unico pensiero sono io?'' urlò Andrea, ormai stanco e capace<br />

di dire qualsiasi cosa. ''Io posso anche andarmene per un po' se le faccio così schifo ma lei non può<br />

abbandonarlo invece di stargli accanto e pregare che sopravviva!''.<br />

Furono per Giulio quelle parole, anche se gli faceva tanto male vendere il suo tempo per concederlo<br />

al padre. Furono per Giulio quelle immense lacrime. Fu per lui che si stava abbandonando nel<br />

dolore, senza sapere come uscirne.<br />

Si accasciò per terra, stravolto, mentre l'uomo ripensava sconvolto alle parole <strong>del</strong> ragazzo.<br />

Nessuno si mosse in quel pianto di dolore, fin quando non sentirono Filippa che li raggiunse veloce.<br />

Non ebbero tempo di sperare o tremare perché lei , appena aperta la porta, urlò ''Si è svegliato!<br />

Presto! Si è svegliato!!''.<br />

L'uomo corse da suo figlio, per dimostrare a se stesso e agli altri che non era vero che lo stava<br />

abbandonando. Sorrise mentre saliva le scale, senza guardare Andrea che rimase lì immobile, per<br />

qualche minuto.<br />

Lentamente si alzò, aprì la porta, osservò quel corridoio verdastro e lo percorse. L'odore di ospedale<br />

lo trafisse ancor più <strong>del</strong>le prime volte, mentre con gli occhi tentò di rimuovere il terrore.<br />

Era vivo.<br />

Sveglio.<br />

A pochi passi da lui.<br />

Lo osservò dalla finestra, mentre la sua famiglia era dentro.<br />

Giulio sorrise leggermente, mentre cercava di parlare. Sua madre, euforica, lo toccò tutto, gli<br />

sorrise, lo accarezzò continuamente. Filippa non disse nulla, limitandosi ad osservarlo, contenta e<br />

ormai col volto sereno. Graziano per la prima volta gli rivolse un sorriso sincero, forse aveva un<br />

cuore anche lui, e il papà pianse sommessamente, senza avere la forza di dire alcunché.<br />

Rimasero dentro un bel po' di tempo e Andrea non ebbe il coraggio di spezzare quell'idillio<br />

familiare, che dopo quell'avvenimento tragico era più forte che mai.<br />

Voleva tanto toccarlo, baciarlo, parlargli e magari fargli capire quanto davvero era fondamentale per<br />

lui, ma non si mosse se non per raggiungere la finestra, che dava sul cortile.<br />

Dopo un po' arrivò l'infermiera e obbligò i famigliari ad uscire dalla stanza, per non stancare<br />

inutilmente il paziente, ma fu il gesto <strong>del</strong> padre che lo sconvolse positivamente. L'uomo infatti si<br />

voltò all'infermiera dicendo che ancora una persona doveva entrare e si voltò a guardare lui.<br />

Andrea sorrise rattristato e lo ringraziò con lo sguardo, abbassandolo.<br />

''Perché non vai da lui?'' chiese il signor Castelli, appena gli si avvicinò.<br />

''Ha chiesto di me?'' chiese Andrea, speranzoso. ''No!'' rispose l'uomo. ''Ma non ha chiesto di<br />

nessuno e se anche non l'ha fatto non vuol dire che abbia bisogno di te!''. ''E' sfatto..distrutto e non<br />

ha neanche la forza di parlare! Non avere paura.''.<br />

Davvero il padre di Giulio si era reso conto <strong>del</strong>l'enormità di quell'errore che stava compiendo. Stava<br />

abbandonando suo figlio solo perché non apprezzava il suo stile di vita. Stava rinunciando a una<br />

parte <strong>del</strong>la sua famiglia per un pregiudizio <strong>del</strong>la società.<br />

Se lo sarebbe mai perdonato se suo figlio fosse morto? Probabilmente no, ma ormai quei pensieri<br />

furono inutili, perché suo figlio si era risvegliato.<br />

Andrea prese fiato, coraggio e si avvicinò alla stanza, sentendo in lontananza il signor Filippo dire<br />

all'infermiera di aspettare ancora qualche minuto.<br />

Sorrise dolcemente pensando che quel padre, tanto avverso, stava accettando la situazione e si


allegrò quando avrebbe dovuto raccontarlo a Giulio.<br />

Posò una mano sulla porta, fermandosi qualche secondo per osservarlo e lo vide con gli occhi<br />

chiusi, si voltò verso gli altri dietro di lui, che con un cenno <strong>del</strong>la testa lo esortarono tranquillamente<br />

ad entrare.<br />

Giulio sentendo un brusio dalla porta, si voltò verso di essa e lo vide.<br />

Finalmente Andrea guardò i suoi occhi e si tranquillizzò immediatamente. Era vivo e lo fissava.<br />

Il silenzio fu sovrano di quella stanza mentre Andrea si accinse ad avvicinarsi. Lentamente, per non<br />

dar nulla per scontato.<br />

Voleva vivere qualsiasi secondo.<br />

Voleva ricordarsi qualsiasi suo prezioso respiro e gioire per la vita che gli era stata riconsegnata.<br />

Giulio non disse niente, forse per la mancanza di forze e fece un sorriso. Sghembo. Emettendo un<br />

po' d'aria sofferta dalla bocca.<br />

Il suo ragazzo si fermò all'improvviso. Non era un sorriso! Era una smorfia di dolore.<br />

Lo osservò, cercando di capire cosa doveva fare e preoccupato, chiese ''Come stai? Stai male?<br />

Chiamo qualcuno?''.<br />

Giulio continuò ad osservarlo senza dire niente e quando vide che si stava avvicinando, chiese<br />

''Ma...ma..tu chi sei?''.


VII<br />

Niente!<br />

Aveva dimenticato tutto, i due anni trascorsi nel nuovo liceo, l'amore di Andrea, i loro problemi, la<br />

felicità <strong>del</strong>l'ultimo periodo...<br />

La sua mente aveva cancellato ogni cosa e a detta dei medici non c'erano statistiche che potessero<br />

confermare una ripresa totale dei ricordi. Potevano ritornare, come essere dimenticati <strong>del</strong> tutto.<br />

Potevano riaffiorare nel corso <strong>del</strong> tempo ma quello che provò Andrea dietro quella vetrata che lo<br />

separava da lui fu rabbia!<br />

Come aveva fatto a dimenticarsi di lui?<br />

Sapeva benissimo che ciò che stava pensando era assolutamente irrazionale ma la sua anima provò<br />

solo rabbia.<br />

Non riuscì ad entrare in quella stanza e l'impresa gli sembrò ancor più difficile di quando era in<br />

coma e sul punto di morire.<br />

Passati tre giorni dal suo risveglio e da quella rivelazione assurda, la vetrata che separava la sua<br />

stanza dal corridoio divenne la sua unica maniera per stargli vicino. Passò giornate intere sul<br />

divanetto verde <strong>del</strong>la sala d'attesa e pensando al proprio futuro, non riuscì a vedere che buio.<br />

Non si mosse da quell'ospedale, nonostante le continue insistenze <strong>del</strong>la madre di provvedere<br />

all'iscrizione per qualche università, e la presenza dei genitori di Giulio divenne scontata e per lui<br />

quasi insignificante.<br />

Uno di quei tanti pomeriggi, passati a struggersi per la perdita di memoria di Giulio, gli capitò di<br />

salutare il signor Castelli, che a sua volta gli si avvicinò con sul volto un'espressione basita. ''Come<br />

salve?'' chiese l'uomo. ''E ora chi lo sta abbandonando?''.<br />

''Io non lo sto abbandonando!'' rispose, Andrea, che nonostante la sua degenza in ospedale non<br />

aveva perso la lucidità e la reattività. ''Io sono sempre qui! Vicino a lui. Lei può pensarla come le<br />

pare, non mi interessa!''.<br />

L'uomo non volle insinuare nulla, anzi fare l'esatto contrario, esortarlo ad andare da suo figlio.<br />

''Tu è vero sei sempre qui, vicino a lui..ma non con lui!'' disse allora.<br />

Per Filippo Castelli, certo, quella situazione non era <strong>del</strong>le migliori, ma suo figlio, la sua famiglia era<br />

stata sempre più importante di tutto, perfino <strong>del</strong>le sue stesse opinioni e credenze.<br />

Non seppe bene come affrontare quel discorso con quel ragazzo che conosceva così poco e che col<br />

tempo aveva anche iniziato ad odiare e disprezzare, ma quello che provò appena lo vide su quel<br />

divano fu pena.<br />

Nelle sue mille litigate con la moglie, lei gli aveva sempre buttato in faccia la situazione famigliare<br />

di Andrea. Cresciuto solo, in questi anni, soprattutto negli ultimi due, dove però aveva trovato il<br />

conforto e la forza di amare Giulio, senza riserve e all'inizio anche pronto e celare quel sentimento<br />

per amore <strong>del</strong> suo amico.<br />

Filippo guardò ancora quel ragazzo e si ricordò la prima volta che entrò nell'ufficio di suo padre e di<br />

quello che pensò su quell'uomo così freddo, così imprenditore anche con gli affetti e così<br />

insignificante dal punto di vista dei sentimenti. Provò pena, anche quella volta, e capì che loro, i due<br />

ragazzi, in quei momenti avevano bisogno l'uno <strong>del</strong>l'altro. Giulio ricordare e Andrea per riuscire ad<br />

andare avanti.<br />

''Cosa gli avete detto?'' chiese Andrea, mentre Filippo si perdeva nei suoi pensieri silenziosi.<br />

''Che ha perso la memoria e di cercare di ricordare! Ci hanno esortato a non dirgli tutto subito per<br />

vedere come, e se, i suoi ricordi progrediscono.'' rispose il signor Castelli.<br />

''Ma lui fin dove ricorda?'' chiese il ragazzo, sempre più intimorito dalle risposte.<br />

''Fin a poco prima <strong>del</strong> trasloco. Non si ricorda <strong>del</strong>la nuova casa, <strong>del</strong> liceo, dei compagni, di.....''<br />

l'uomo sospirò, non lasciando uscire quel te troppo perentorio, che forse gli avrebbe fatto troppo<br />

male.<br />

''Di me....'' rimarcò subito Andrea, al quale non sfuggì quell'istante di pausa, che aveva anche Giulio


quando non voleva dire una cosa immediatamente o non dirla affatto.<br />

''Qualcuno prima o poi glielo deve pur dire, il fatto che non abita più con noi ma con te, il fatto che<br />

stavate...state...insieme...''.<br />

A quelle parole il ragazzo e la sua espressione furono catapultate nel più profondo buio, non<br />

immaginando il modo di uscire da quella situazione. L'uomo si accorse di star correndo troppo con<br />

lui e di non poter fare il santo protettore dopo avergli dimostrato solo odio, ribrezzo e disgusto, e<br />

dopo quel breve dialogo Filippo lo lasciò solo, per andare al lavoro, essendo sicuro, ormai, come<br />

tutti, di potersene andare, perché con Giulio c'era sempre lui, Andrea, che in quel momento rimase<br />

seduto e immobile nei suoi pensieri. Era confuso, amareggiato, <strong>del</strong>uso e sofferente per qualcosa che<br />

non aveva potuto evitare e soprattutto per qualcosa che non avrebbe potuto risolvere. Lui non<br />

credeva nel destino, nel caso o nella fortuna ma in quel momento non sapeva se credere ancora nella<br />

vita.<br />

Dopo molto tempo si alzò, avvicinandosi alla macchinetta per prendersi qualcosa da bere e mentre<br />

aspettava l'espulsione <strong>del</strong>la lattina sentì la sua voce. Quella di Giulio.<br />

Stava provando a leggere un articolo di qualche giornale di musica che gli avevano portato ma notò<br />

come la sua voce fosse flebile, incostante, stanca e nervosa. Lui che cercava di leggere, capire e<br />

interpretare tutto, come se fosse musica.<br />

Andrea con la lattina in mano iniziò a proseguire il corridoio che lo portava alla sua stanza e<br />

sentendosi agitato e col cuore pesante decise di rallentare il passo.<br />

Arrivato alla vetrata si nascose per non farsi vedere da lui e iniziò a fissarlo.<br />

Era ogni volta un pugno allo stomaco. Il suo corpo dimagrito a vista d'occhio, i suoi gesti<br />

enormemente affaticati, i suoi ricci lunghi e neri spariti e la sua testa ancora profondamente fasciata,<br />

aveva le occhiaie e un'espressione rabbuiata dal non riuscire a fare le cose come le faceva una volta.<br />

All'improvviso Giulio scagliò la rivista contro al muro. Non ci riusciva! Quel maledetto mal di testa<br />

perenne non riusciva a farlo leggere, suonare, non gli dava tregua. Lui era un tipo iracondo e<br />

impaziente, voleva tutto e che gli riuscisse qualsiasi cosa subito. Non sapeva aspettare, neanche di<br />

riprendersi.<br />

Andrea quasi saltò dallo spavento. Non pensò che potesse fare una cosa così e rimase a bocca<br />

aperta.<br />

Lo vide continuare ad arrabbiarsi con se stesso e con le cose che lo circondavano, ma quel<br />

comportamento gli fece capire che le cose che aveva pensato prima, erano assolutamente ipocrite.<br />

Come aveva pensato di provare rabbia?<br />

Come poteva provare quei sentimenti così inutili nei confronti di Giulio?<br />

Si sentì in colpa. Ma subito pensò che la sua colpa non potesse aiutare il suo ragazzo che stava<br />

combattendo, da solo, contro se stesso e ciò che gli stava succedendo.<br />

Andrea allora entrò di scatto e afferrò Giulio, che stava provando ad alzarsi, togliendosi tutti i fili<br />

medici.<br />

Lo abbracciò.<br />

Lo costrinse quasi con la forza a calmarsi e a rimanere fermo, dicendogli, quasi urlando ''Stai<br />

fermo! Non fare così. Calmati. Ti fai male!''.<br />

Giulio però voleva spaccare tutto quello che trovava sotto mano, sfogare tutta la rabbia che aveva in<br />

corpo per non scoppiare di dolore e voleva soprattutto essere lasciato in pace.<br />

''Lasciami! Che cazzo vuoi?'' gli urlò allora.<br />

Andrea non pensò a rispondere ma si sforzò di levargli i fili dalle mani e pensò che quel contatto<br />

con suo corpo gli era mancato, troppo. ''Sono uno che non vuole che tu ti faccia male!!'' gli disse,<br />

spazientito dalla sua cocciutaggine.<br />

I due si divincolarono ancora tra spinte e grida, fin quando Giulio si calmò, quasi sforzato dalla<br />

stanchezza. Era imbronciato e Andrea sorridendo, sfinito sulla sedia accanto al suo letto, disse<br />

''Perché quel broncio?''.<br />

''Voglio andarmi a fare un cavolo di giro fuori! C'è anche il sole!'' rispose allora, il giovane Castelli.<br />

''Beh ma secondo me sei ancora debole! Magari quando ti riprendi ancora un po' ti ci fai portare da<br />

qualche bella infermiera <strong>del</strong> reparto!''.


Giulio digrignò la bocca e abbassando le sopracciglia, disse ''Le infermiere di qui sono tutte<br />

bastarde e con le mani più pesanti di un macellaio, preferirei rimanere rinchiuso qui per sempre<br />

anziché essere portato fuori da quelle arpie!''.<br />

Il ragazzo Goffredi allora abbandonò il collo all'indietro e sorrise sarcasticamente.<br />

Si è dimenticato tutto ma almeno non è diventato un donnaiolo.-pensò.<br />

Sorrise ancora un po' e alzando la testa vide Giulio che lo stava osservando. ''Che c'è?'' gli chiese,<br />

quasi spaventato.<br />

''Niente..cioè è da quattro giorni che ti vedo sempre qui in reparto, vicino alle macchinette o sul<br />

divano o che passi qui davanti ma...?'' rispose Giulio, senza però avere il tempo di finire la sua<br />

domanda.<br />

Andrea si alzò di scatto dalla poltrona e disse ''Se vuoi ti porto io a fare un giro!'' per cambiare<br />

argomento.<br />

Gli occhi <strong>del</strong>l'ammalato cambiarono immediatamente. Iniziò a sorridere e senza neanche pensarci o<br />

farsi tanti scrupoli esplose in un Sììììììì molto allegro.<br />

Allora il ragazzo Goffredi prese la sedia a rotelle, poggiata nel corridoio, sistemò tutti i fili e<br />

bustettine varie, attaccate a lui, lo coprì con una copertina e si accinse ad accompagnarlo nel<br />

corridoio, facendo attenzione alle infermiere che potevano negargli il passaggio.<br />

Arrivati nell'ascensore Giulio spinse il bottone per scendere al piano terra e girandosi verso Andrea<br />

sorrise e sibilò un dolcissimo ''Grazie!''. L'amico di rimando sorrise, abbassando lo sguardo.<br />

Era bello riaverlo accanto, sentire la sua voce, le sue domande insistenti e notare che anche in quella<br />

situazione Giulio non smetteva di guardarlo.<br />

Arrivati al piano terra, uscirono nel giardino e mentre gironzolavano per quelle viuzze tutte<br />

verdeggianti e baciate dal sole, Andrea notò la sua espressione dubbiosa. ''Che c'è? Ti fa freddo?<br />

Vuoi tornare in stanza?'' gli chiese subito.<br />

Giulio voleva chiedergli se l'indomani sarebbero potuti andare sul terrazzo invece che in giardino<br />

ma gli erano sorti dubbi sulla sua disponibilità, allora si sporse un po' dalla sedia, girandosi, e disse<br />

''No è che...la prossima volta voglio andare sul terrazzo, magari di sera, per vedere la luna.''.<br />

Gli era sorto il desiderio di andarci con lui, con Andrea. La sua presenza lo rendeva felice,<br />

spensierato e quasi si domandò il perché in quei quattro giorni non avesse fatto altro che pensare a<br />

quel ragazzo che non conosceva affatto.<br />

Forse era suo amico e l'aveva dimenticato, come la maggior parte <strong>del</strong>le persone che aveva visto in<br />

quei giorni?<br />

La sua mente partì da sola e pensò che fosse un peccato averlo dimenticato e che magari si sarebbe<br />

sforzato di ricordare.<br />

***<br />

Stava aspettando quel giorno.<br />

Per uscire. Per camminare, per vivere e per tornare a casa sua.<br />

Intanto rimase lì per ore, difronte a quella finestra, guardando il sole che lasciava il posto ad una<br />

luna meravigliosa e serena, ripensando alle due giornate appena trascorse, piene di visite<br />

inaspettate, di persone lontane e sconosciute e ai tanti regali che aveva ricevuto.<br />

All'improvviso Giulio voltò la testa verso il tavolino, bianco e verde <strong>del</strong>la sua stanza, e iniziò a<br />

fissare tutti quei pacchetti colorati che vi erano poggiati sopra. Arrivò lentamente, con l'ausilio <strong>del</strong>le<br />

stampelle, vicino alla sedia e vi si sedette, allungando il braccio verso una rivista. La prese e sorrise.<br />

''Perché sorridi fratellino?'' chiese Filippa, appena rientrò nella stanza, con una bottiglia di succo di<br />

frutta in mano.<br />

''Niente!'' rispose lui, cercando di fare finta di nulla.<br />

''Macché niente, avevi un sorriso da sornione, pensavi a qualcosa!'' rispose di rimando sua sorella.<br />

Giulio sembrò cedere all'insistenza di Filippa e infatti dopo qualche secondo, disse ''Questa rivista


me l'ha regalata quel ragazzo, Andrea, è stato gentile, tutto qui.''.<br />

La ragazzina non ebbe più dubbi, Giulio era interessato ad Andrea, al suo Andrea, ma era dubbiosa<br />

se raccontargli tutto oppure no, e decise comunque di non farlo, per non creargli ancora più<br />

confusione.<br />

Dopo che Filippa uscì dalla porta, Giulio rimase da solo e pensando e ripensando, nel buio <strong>del</strong>la sua<br />

camera, gli rivenne in mente lui. Andrea.<br />

Non riusciva a capire perché era sempre lì, nella sua mente.<br />

Lo pensava, lo ripensava. Lo immaginava. Lo aspettava, ricordandosi la loro passeggiata. Credeva<br />

di vederlo passare, iniziandosi ad agitare per poi capire che non era lui e ricadere in una tristezza<br />

inspiegabile.<br />

Non è più venuto da quel giorno! - pensò Giulio, notando la sua mancanza.<br />

Una mancanza, quella di Andrea, dovuta all'insistenza di sua madre che lo aveva costretto ad<br />

iscriversi all'università. Lui avrebbe voluto rinchiudersi in quella solita sala d'attesa per fargli<br />

compagnia e notare i minimi progressi di Giulio, ma per due giorni non gli era stato possibile<br />

andare di mattina e la sera gli infermieri lo avevano sempre costretto a tornare indietro.<br />

Ma quel giorno ci doveva riuscire a convincere l'infermiera, doveva riuscire a vederlo, doveva<br />

parlargli, doveva stare con lui.<br />

Doveva.<br />

Doveva.<br />

Doveva.<br />

''Senta ma che cosa le costa farmi salire un attimo? Lo so che è tardi ma per cinque minuti non<br />

succede niente!'' le disse all'entrata, per convincerla.<br />

Ma lei gli rispose picche, dicendogli ''Senti esistono degli orari, <strong>del</strong>le regole..puoi venire benissimo<br />

la mattina a trovare la persona tanto importante che vuoi vedere.''.<br />

''Ma scusi invece di perdere tutto questo tempo lei mi può far salire due minuti, darmi il tempo di<br />

salutare questa persona e poi me ne vado senza fare storie.'' aveva insistito Andrea.<br />

''Ho detto che non si può!'' rispose di rimando l'infermiera.<br />

Il ragazzo visibilmente innervosito la guardò storto e senza mezzi termini, disse ''Allora lo sa che<br />

cosa faccio? Rimango qui fuori per tutta la notte, magari mi sentirò male per il freddo e lei sarà<br />

costretta a farmi entrare..ma in barella!!''.<br />

L'infermiera lo guardò con aria interrogativa e con un sorrisetto sulle labbra, rispose ''Senti...non<br />

siamo neanche a fine Settembre, devi essere <strong>del</strong>icato per morire di freddo con questa temperatura!''.<br />

Andrea non volle mollare, non poteva farlo per riuscire nella sua impresa e senza darle tempo di<br />

parlare ancora, le disse la prima cosa che gli venne in mente. ''Allora rimarrò qui, in piedi, difronte a<br />

lei, per tutta la notte, costringendo il mio corpo a non riposarsi mai...magari alla fine sverrò e lei<br />

dovrà chiamare aiuto...''.<br />

Era forte qual ragazzo quando voleva, caparbio, insistente e duro ma con la faccia da angelo. Lei<br />

non volle cedere ma capì che non l'avrebbe fatto neanche lui e prima di passare tutta la notte in<br />

chiacchiere inutili prese il libro <strong>del</strong>le degenze e chiese ''Allora a che piano sta questa persona che<br />

vuoi vedere?''.<br />

Andrea non ci credette immediatamente.<br />

Ce l'aveva fatta a convincerla e senza aspettare tanto, rispose ''Quarto piano!''.<br />

''Come si chiama?'' chiese lei.<br />

''Giulio Castelli!'' rispose lui.<br />

L'infermiera riconobbe subito chi fosse quel ragazzo, il cui volto era coperto dalla penombra <strong>del</strong>la<br />

sera. Come aveva fatto a non pensarci?<br />

Era stata lei ad assistere a quel momento tremendo in cui Andrea aveva scoperto che Giulio aveva<br />

dimenticato tutto, era stata lei a spingerlo velocemente a salutalo per poi doverlo mandare via, era<br />

stata lei ad accorgersi dei suoi occhi spenti all'uscita da quella stanza ed era lei in quel momento che<br />

doveva aiutarlo a farlo arrivare sopra, da Giulio, che intanto cercava di addormentarsi.<br />

Il ragazzo castelli non aveva voglia di leggere o di fare altro ma solo di rimanere fermo in quella<br />

tristezza, che lo stava invadendo.


Si concentrò allora sull'indomani mattina e su quello che doveva fare prima di essere dimesso, di lì<br />

a qualche giorno, ma il suo pensiero si spostò immediatamente su quel suo amico. Sbuffò per la<br />

stranezza <strong>del</strong>la vita e si accasciò sul cuscino, cercando di capire cosa stesse provando, cercando di<br />

ricordare quei due anni passati e cercando di ricominciare qualcosa che neanche lui sapeva.<br />

Chiuse gli occhi, assaporando il riposo e subito sentì un respiro, lontano, verso la porta <strong>del</strong>la sua<br />

camera.<br />

Si voltò e finalmente lo vide. ''Ciao!'' esclamò tutto contento Giulio.<br />

Andrea non riuscì neanche per un attimo a trattenere il sorriso e mentre gli si avvicinava, chiese<br />

''Beh come ti senti?''.<br />

''Dicono che faccio progressi e forse tra qualche giorno mi dimettono!'' rispose, mentre portava il<br />

suo corpo in posizione eretta, per fargli posto sul letto.<br />

''Fantastica notizia!'' rispose Andrea.<br />

In realtà non lo pensava affatto, perché sarebbe ritornato dalla sua famiglia e non nella loro casa,<br />

perché forse quello che provava prima non sarebbe più ritornato e perché, nelle sua paure, il passato<br />

sarebbe rimasto tale.<br />

Si sedette sul fianco <strong>del</strong> letto con la gamba sinistra poggiata in terra, gli sorrise ancora una volta e<br />

poggiò la mano destra sulla sua coscia. Era il primo, vero loro contatto dopo l'incidente.<br />

Nessuno dei due parlò e Giulio nell'intento di chiedergli una cosa, abbassò immediatamente lo<br />

sguardo.<br />

''Senti..'' disse ad Andrea, prima di domandare ciò che aveva in testa. ''Perché non mi hai detto che<br />

ci conoscevamo?''.<br />

Cosa? -pensò.<br />

''Chi te lo ha detto?'' gli chiese il suo amico, con aria interrogativa e preoccupata.<br />

''Oggi è venuto un certo Alessandro e parlando mi ha chiesto di te, dicendomi che eravamo<br />

compagni di banco.'' rispose Giulio.<br />

Andrea si fermò, immobile davanti a lui, cercando di capire cosa in realtà lui avesse capito e cosa in<br />

realtà gli avesse raccontato Alessandro. Ma il ragazzo Castelli senza fermarsi, aggiunse ''Veramente<br />

tutti sembrano imbarazzati per la situazione e cercano di chiedermi di qualcuno, cioè di te, ma dopo<br />

cambiano subito argomento....''.<br />

Andrea come quasi costretto dalla circostanza tolse la mano dalla sua gamba e senza sapere ancora<br />

che dire, rispose ''Beh non volevo crearti confusione e magari lasciarti il tempo di riprenderti e<br />

ricordare...''.<br />

''Forse non ricorderò mai...''.<br />

Il ragazzo Goffredi fu immediatamente travolto da quel mai e con gli occhi fissi ora sul suo volto,<br />

non parlò, credendo di poter dire qualcosa di sbagliato o insensato.<br />

Si sentì tornare indietro e anche le sue emozioni tornarono quelle di due anni prima. Rimase in<br />

silenzio. Si sentì come in colpa per quel sentimento fortissimo che provava e colpevole per non<br />

poterlo controllare, facendoglielo, forse, pesare.<br />

''Ci vorrebbero <strong>del</strong>le foto per farmi ritornare i ricordi a mente.'' continuò a dire Giulio, non<br />

accorgendosi dei pensieri di Andrea. ''Anche se mi sembra assurdo da una foto ricordare tutto, ma i<br />

medici mi hanno consigliato questa cosa.''. Non finì di parlare e vide il suo amico alzarsi. ''Te ne<br />

vai?'' gli chiese, dispiaciuto.<br />

Andrea aveva aspettato quel momento da tante ore ma in quel preciso istante desiderò sparire.<br />

''E' molto tardi per le visite e ho fatto una promessa all'infermiera gentilissima che mi ha fatto<br />

salire!'' disse allora, mentre si avvicinava alla porta. ''Magari passo domani, eh?'' terminò, mentre<br />

appoggiava la sua mano alla maniglia.<br />

Giulio sentì un dispiacere enorme farsi largo nel suo corpo, non voleva restare solo ma non poteva<br />

neanche costringerlo a rimanere e sorridendo <strong>del</strong>icatamente, disse ''E' vero, è molto tardi.''.<br />

Si fermarono a guardarsi per qualche secondo. Immobili nei loro occhi e nei propri pensieri.<br />

''Ah dimenticavo...'' disse Andrea all'improvviso. ''Ti ho portato un libro, il tuo preferito!''.<br />

Camere separate ma non se lo ricordava, ovviamente.<br />

Era come essere al corrente di aver vissuto una vita precedente ed essere l'unico che non se ne


icordasse. Strinse quel libro nelle sue mani, sentendolo importante. L'avrebbe letto e avrebbe<br />

cercato di trovarvi quel significato che lo rendeva speciale, anche se lo aveva dimenticato.<br />

Era forse una punizione?<br />

Era forse un avvertimento <strong>del</strong> destino, che voleva riorganizzare gli eventi?<br />

I due ragazzi non sapevano più cosa pensare e se pensare servisse a qualcosa, ma le loro sensazioni<br />

erano molto simili, di paura, di incertezza sul futuro e di stanchezza, soprattutto mentale.<br />

Lo aveva salutato per disperazione, quasi, e si era allontanato dall'ospedale in fretta come a voler<br />

seminare la negatività che lo stava inseguendo. Ma Andrea lo sapeva bene da cosa stava scappando.<br />

Dalla sua paura e dal terrore di dovergli raccontare tutto, ma soprattutto da quel pensiero che non lo<br />

faceva tranquillizzare, mai. Pensava al suo rifiuto, pensava alla paura di dover rivivere tutti i<br />

momenti brutti che c'erano stati. Giulio forse non avrebbe mai ricordato e forse neanche mai<br />

accettato.<br />

Andrea si lasciò trasportare da quei pensieri negativi, sperando l'indomani di trovare la forza giusta<br />

per aggiustare le cose.<br />

Rimase catatonico sul divano, non ebbe voglia neanche di cenare, a cosa sarebbe servito in fondo?<br />

Ad aumentare la possibilità di sopravvivere in quell'emisfero, che ormai non gli apparteneva più.<br />

Volle solo addormentarsi per non risvegliarsi l'indomani mattina, ma nella fitta rete di quei pensieri<br />

che lo stavano assillando riuscì ugualmente a sentire il campanello.<br />

La persona che era oltre la porta si mostrò insistente e decisa ad entrare o a rimanere attaccata al<br />

campanello, se questo non fosse avvenuto.<br />

Stava quasi per urlare di pazzia, Andrea, ma si alzò sforzandosi di non cadere e raggiunse il pomello<br />

che gli avrebbe fatto scoprire chi fosse.<br />

Appena aperta la porta pensò che avrebbe fatto meglio a non aprirla! La stava per sbattere quando<br />

Alessandro la fermò con la mano. ''Voglio solo sapere come stai?''.<br />

''Bene..come vedi! Vivo! Ora ciao.'' rispose in fretta Andrea.<br />

''Aspetta...voglio solo farti compagnia.'' ribattè il ragazzo indesiderato.<br />

Spazientito il padrone di casa prese la porta, volendogliela scagliare in faccia e disse innervosito<br />

''Prima vuoi solo sapere come sto, ora vuoi farmi compagnia...no grazie!''.<br />

''Ma perché ce l'hai con me?'' chiese Alessandro, sorpreso da quella reazione.<br />

''Io lo so in che modo mi vuoi fare compagnia e non mi va ne ora ne mai!'' rispose Andrea, ancora<br />

più deciso.<br />

Il ragazzo allora spalancò la porta ed entrò come una furia.<br />

''Cazzo! Ho detto di andartene!'' urlò Andrea, che intanto era stato scagliato all'interno <strong>del</strong>la stanza.<br />

''Io l'unica persona con cui voglio stare qui non c'è, perciò tu sei indesiderato...sparisci!''.<br />

''Cazzo voglio solo stare qui in qualunque modo tu voglia...'' disse Alessandro, insistentemente.<br />

''Io non voglio! Punto!''.<br />

La sua presenza lo infastidì, altamente. Gli fece ricordare momenti particolari di quando stava con<br />

Giulio e non volle farlo, perché quel Giulio, il suo Giulio, non esisteva più.<br />

''Non lo tradisci mica se ceniamo insieme!'' puntualizzò quel ragazzo.<br />

''Io non l'ho mai tradito e quando ti ho fatto venire qui quella notte maledetta volevo fargli <strong>del</strong> male<br />

o farlo a me non lo so. Tu starai pensando che non siamo dei santi per quello che abbiamo fatto con<br />

te ma non mi frega perché tu non puoi capire, come non possono farlo tante altre persone...'' disse<br />

Andrea, tutto d'un fiato.<br />

''Ma...''.<br />

''Ora voglio rimanere solo, perché è così che mi sento ed è quello che sono!''.<br />

***<br />

La pioggia cadeva fitta, quel giorno di Ottobre inoltrato, in cui Giulio doveva fare il suo ritorno a<br />

casa.


Il <strong>cielo</strong> scurissimo e il rumore <strong>del</strong>lo scroscio copriva tutto il resto, ma la sua paura sembrava più<br />

forte e profonda di tutto. Aveva quel buco allo stomaco tipico <strong>del</strong> non sapere a cosa si va incontro e<br />

sentiva quel tremolio nel petto per un futuro vicinissimo, che bisognava affrontare a tutti i costi.<br />

Rimase seduto al buio sulla sedia <strong>del</strong>la sua camera, vestito quasi elegante in confronto al pigiama<br />

ospedaliero che aveva avuto indosso per tutto quel tempo, aspettando i suoi genitori, che lo<br />

avrebbero portato nella sua casa milanese, di cui lui non aveva memoria, dandogli finalmente la<br />

possibilità di fare i conti con quella vita, di cui lui non aveva coscienza.<br />

Poco dopo arrivò suo padre che lo fece uscire, e potendo assaporare un po' d'aria esterna<br />

all'ospedale notò subito la macchina, dove dentro era seduta sua madre, ma non riconobbe neanche<br />

quella.<br />

Rimase tutto il tempo in silenzio, sul sedile posteriore mentre i suoi genitori elencavano cose da fare<br />

e raccontavano aneddoti che magari l'avrebbero aiutato con i ricordi.<br />

Dopo un buon quarto d'ora di viaggio suo padre parcheggiò difronte a un negozio di cornici e saltò<br />

fuori dalla macchina per aprire l'ombrello a suo figlio e per aiutarlo a raggiungere il portone di<br />

legno, ubicato sul marciapiede opposto.<br />

A Giulio sembrò di percorrere quel tragitto per la prima volta, si fermò a guardare gli angoli, a<br />

fissare i volti dei vicini ma tutto gli sembrò estremamente nuovo e confusionario.<br />

Appena sua madre aprì la porta di casa guardò al suo interno e vide un appartamento, molto diverso<br />

da dove abitavano prima, oltre ai mobili che ornavano tutti quelli spazi guardò il tavolo, le solite<br />

foto di famigliari e amici, il divano chiaro e largo, i quadri posizionati nel corridoio, i tappeti, poi<br />

pensò che tutto coincideva con i suoi ricordi, anche il mobilio <strong>del</strong>la sua stanza ma a pelle si accorse<br />

l'atmosfera era diversa, la sua famiglia era cambiata....<br />

''Vuoi che ti chiudo la porta?'' chiese sua mamma.<br />

Giulio si girò come disturbato nei suoi pensieri e rispose ''Si mamma grazie! Magari dormo un po'!''.<br />

Ma non riuscì nel suo intento, perché sparse per la stanza trovò le foto di quei misteriosi due anni,<br />

trovò il suo cellulare e i suoi diari, e nella curiosità generale frugò tra questi oggetti come se<br />

appartenessero alla vita di un'altra persona, che da un momento all'altro poteva entrare da quella<br />

porta.<br />

Si sedette alla scrivania, accese il telefonino e aprì il primo album fotografico.<br />

Questa dovrebbe essere Firenze! Peccato non ci sono mai andato!<br />

Ma che cavolo dico, ci sono stato e non me lo ricordo e....<br />

Una foto di loro due, lui e Andrea, abbracciati, lo fece sussultare. Non pensava che potesse essere<br />

vero ma erano amici sul serio!<br />

Continuò a girare le bustine plastificate leggere e a sorridere ogni volta che vedeva loro due<br />

insieme. Gli faceva piacere vedere quelle immagini, anche se gli procurava sempre una malinconia<br />

dolorosa, il non poter più vivere quello che magari era il bel sentimento <strong>del</strong>la loro amicizia.<br />

Dopo aver terminato quell'album gli venne mal di testa e optò per la soluzione più<br />

facile...distendersi.<br />

Portò con se il cellulare e lesse i messaggi. Non doveva essere un gran comunicatore, infatti si<br />

accorse che erano tutti messaggi con un minimo senso pratico, orari, indirizzi, saluti fugaci e con<br />

persone che non rimembrava. Posò il telefono sul comodino e chiuse gli occhi, per riposarli.<br />

Rimase lì per tutto il pomeriggio, nonostante sua madre avesse insistito per farlo pranzare, ma a<br />

nulla era servito.<br />

Passarono interminabili ore e lui rimase con gli occhi chiusi, e anche quando desiderò aprirli, li<br />

tenne serrati. Forse si stava sforzando di ricordare, forse avrebbe voluto tenerli così per sempre o<br />

forse si stava rinchiudendo in un mondo tutto suo, che sarebbe scomparso alla vista <strong>del</strong>la luce<br />

esterna.<br />

Buio.<br />

Silenzio.<br />

Calma.<br />

E qualche voce <strong>del</strong> resto <strong>del</strong>la famiglia. Era tutto qui quello che c'era, nella sua testa e nel suo<br />

presente. Si addormentò un oretta ma poi riaprendo gli occhi per sbaglio li richiuse. Subito. Veloci.


Di scatto.<br />

Verso le otto di sera sua madre bussò alla porta e lui senza farsi pregare disse, quasi scontroso<br />

''Mamma vattene! Non ho fame! Lasciami in pace!''.<br />

''Giulio la dovrai finire prima o poi di fare così!'' rispose la donna, con un tono più pacato <strong>del</strong>la<br />

mattina. ''Comunque non è per la cena ma qui c'è Andrea. Lo faccio entrare?'' chiese, alla fine.<br />

I suoi occhi si spalancarono, quasi fino a sentire dolore. Non se lo aspettava.<br />

Cazzo! Andrea!<br />

''Aspetta!'' disse ad alta voce, dopo aver pensato per un quarto di secondo, ma sentì la maniglia<br />

muoversi e vide un lampo di luce.<br />

''Aaah!'' mugugnò subito, coprendosi gli occhi tempestivamente e portando la faccia quasi sotto il<br />

cuscino.<br />

Andrea rimase interdetto sulla porta per qualche istante, prima di dire ''Cazzo, scusa non credevo<br />

stessi dormendo!''. ''Ho spento! Tranquillo!'' disse, dopo aver spento la luce e chiuso la porta, ma il<br />

tonfo <strong>del</strong> suo ginocchio allo spigolo <strong>del</strong> letto precedette un suo sibilo di dolore.<br />

Giulio rise divertito e mentre accendeva il lumino sul suo comodino, chiese se si fosse fatto male e<br />

lo invitò a sedersi sul letto.<br />

L'amico nonostante il dolore sorrise anch'egli e mentre si tuffava sul materasso, notando gli occhi<br />

assonnati di Giulio, disse ''Ma stavi proprio dormendo!''.<br />

''Ho voluto tenere gli occhi chiusi...non so perché!'' rispose.<br />

''Ma hai pianto?'' chiese Andrea preoccupato, mentre la sua mano gli prese la guancia.<br />

''No, è che non mi sento tanto bene.'' rispose Giulio, imbarazzato.<br />

Il ragazzo Goffredi tolse la mano dal suo viso e si portò in posizione eretta, incrociò le gambe sul<br />

letto è gli chiese ''In che senso?''.<br />

''Ho sempre mal di testa, mi sento sempre stanco e un po' solo...'' rispose il giovane Castelli, col viso<br />

basso per non far notare che comunque il sentirsi solo era scomparso, ora che c'era lui.<br />

''Mi dispiace!'' sussurrò Andrea, vicino al suo viso.<br />

Voleva baciarlo, abbracciarlo, stringerlo forte e dirgli che lo amava. Voleva avvicinarsi alle sue<br />

labbra, stringere il suo collo e sentirlo incredibilmente vicino. Gli mancava.<br />

Giulio sentì agitarsi lo stomaco da un turbinio di sentimenti mischiati, aveva notato da subito la<br />

bellezza di quel ragazzo, l'aveva spiato sperando di potergli stare sempre più vicino e l'aveva<br />

pensato, spesso.<br />

Avendo visto le foto, notò il loro attaccamento, prima <strong>del</strong>l'incidente e la sua mente sperò in qualcosa<br />

di più.<br />

Cazzo! Gay! Ecco.....<br />

Possibile?<br />

Aveva notato i loro corpi nelle foto sempre molto attaccati, aveva letto tra le righe quelle scritte sul<br />

suo diario, aveva capito il motivo per il quale tutti cercavano di sapere se si ricordasse di lui, aveva<br />

capito perché Andrea fu l'unico a non fargli un'unica visita, ma a stare giornate intere in ospedale.<br />

Ma i suoi genitori sapevano? Stavano insieme sul serio? E suo padre come l'aveva presa?<br />

Sentiva anche quello che provava Andrea e finalmente ne comprese il motivo e l'intensità.<br />

Aveva capito e non ricordato, ma tutti quei pensieri lo agitarono visivamente e mentre il suo affanno<br />

crebbe si alzò dal letto, ancora più imbarazzato e disse che doveva andare in bagno.<br />

Nello specchio c'era la sua immagine riflessa, un'immagine forse che lui non voleva vedere.<br />

Andrea piaceva anche a lui, l'aveva notato, spiato, e desiderato che andasse a trovarlo e ora che<br />

aveva capito che prima <strong>del</strong>l'incidente stavano insieme non ci vide più dall'agitazione.<br />

Perché cazzo lui non si ricordava niente?<br />

Se dava retta alla sua mente, questa gli mandava impulsi strani, quasi di ribrezzo alla vicinanza di<br />

un ragazzo ma se poi dava retta ai sentimenti capiva di essere assolutamente in sintonia con lui, da<br />

ogni punto di vista. Ma un conto erano le sensazioni e un conto era il suo corpo. Non si era reso<br />

subito conto <strong>del</strong> suo interesse verso quel ragazzo ma più passavano i giorni e più ci pensava, più<br />

passavano i minuti e più cresceva in lui la paura di dovergli dimostrare qualcosa.<br />

Non si ricordava nulla ma aveva capito... e cosa doveva fare? Parlargli? Ma per dire cosa?


Infondo erano supposizioni le sue, e non certezze.<br />

Stava da troppo tempo in bagno e mentre sentì la voce di sua madre che chiedeva ad Andrea di<br />

rimanere a cena, ebbe un giramento vorticoso alla testa. Quasi cadde per terra e pensò che fosse<br />

colpa <strong>del</strong>la pressione.<br />

Chiuse la porta <strong>del</strong> bagno alle sue spalle e muovendo gli occhi, per ristabilire un equilibrio, si<br />

diresse piano verso la sua stanza. Sua madre appena lo vide, accarezzandolo affannosamente, chiese<br />

preoccupata ''Ma non ti senti bene? Giulio?''.<br />

Dal canto suo non ce la faceva più, rispetto a tutte quelle attenzioni che tutti gli rivolgevano<br />

apprensivi, non era libero di avere un po' di mal di testa o un piccolo broncio che subito pensavano<br />

al peggio. ''No mamma...sto benissimo ho solo un po' di giramenti di testa e ho bisogno di prendere<br />

un po' d'aria!''.<br />

''Ma è tardi per uscire e poi fa freddo!'' replicò sua mamma.<br />

''Infatti non ho detto che voglio uscire mamma! Posso andare anche in terrazza per prendere un po'<br />

d'aria!'' rispose malamente il figlio, mentre chiudeva la porta.<br />

Si voltò e lo vide, steso sul letto. Percorse il suo corpo, ammirandone le linee sinuose e pensò a<br />

quanto sarebbe stato bello poterlo sfiorare, anche per qualche secondo.<br />

Immaginò di poter camminare lentamente per raggiungere il posto accanto a lui, immaginò la sua<br />

mano che si posava sul suo petto, immaginò le sensazioni che poteva provare e il piacere immenso<br />

che avrebbe provato ma la sua voce lo fece cadere dalle nuvole.<br />

''Ma a cosa stai pensando?'' chiese Andrea. ''Perché mi fissi?''.<br />

Certo i suoi occhi si di lui lo facevano morire di felicità ma prima di pensare qualsiasi cosa doveva<br />

pensare alla salute di Giulio, il quale rispose ''Scusa mi ero incantato e stavo guardando nel vuoto.<br />

Stavo pensando...a niente...''.<br />

Andrea intanto si alzò e lo raggiunse vicino alla porta, chiedendo ''Ti accompagno su...se vuoi?''.<br />

Giulio non riusciva a crederci, gli aveva chiesto quello che lui non aveva avuto il coraggio di<br />

chiedere.<br />

Volle quasi abbracciarlo ma senza far notare queste eccessive smancerie inutili, sorrise e annuì<br />

<strong>del</strong>icatamente.<br />

Uscirono dalla stanza, chiusero la porta, Andrea salutò il resto <strong>del</strong>la famiglia e Giulio disse che<br />

andavano sopra e che sarebbe tornato di lì a poco tempo.<br />

Si diressero verso l'ascensore e premettero il bottone per arrivare all'ultimo piano e mentre salivano<br />

Giulio si guardò nello specchio, toccando i suoi capelli cortissimi.<br />

''Ho visto le foto di qualche tempo fa e mi sono accorto che li avevo molto lunghi e con tutti quei<br />

ricci non stavo male, ma così sembro un militare!!'' disse sorridendo divertito.<br />

''Sei bel...stai bene anche così.'' si affrettò a dire Andrea. ''E poi magari puoi sempre farli ricrescere,<br />

non è un problema.''.<br />

Giulio iniziò a fissare i suoi capelli così lunghi e così perfettamente neri. Gli piacevano tanto, gli<br />

davano un'aria bellissima e prima di poter dire qualsiasi cosa si sentì lo scatto <strong>del</strong>la porta che si<br />

apriva.<br />

L'aria iniziava a raffreddarsi e il <strong>cielo</strong> era di uno splendido blu, profondo e rischiarato da qualche<br />

pallida stella, che con la sua luce tenue sopravviveva all'illuminazione <strong>del</strong>la città.<br />

C'era un soave silenzio, accompagnato dal brusio <strong>del</strong>le macchine che animavano la strada ma quello<br />

che più fece stupire Giulio fu l'orizzonte e la distesa di luci e vita che si prospettò davanti ai suoi<br />

occhi.<br />

Velocemente arrivò all'alta ringhiera e appoggiandosi si soffermò a fissare e meditare, in una quiete<br />

che non gli sarebbe sembrata possibile.<br />

''Non vedo l'ora che tutto questo finisca!'' disse il giovane Castelli, all'improvviso.<br />

''In che senso?'' chiese Andrea, spaventato.<br />

''Nel senso che voglio tornare a essere io, a ricordare e a non dover fingere.''. ''Ho visto un sacco di<br />

persone in questi giorni, alcuni sono miei amici <strong>del</strong> vecchio liceo ma altri non me li ricordo affatto!''<br />

replicò Giulio, con gli occhi bassi.<br />

Il suo amico gli si avvicinò leggermente e gli disse ''Beh credo che ci voglia tempo, non devi


fingere, in fondo con me non fingi di ricordarmi e anche se non lo farai mai comunque l'importante<br />

è ricominciare ed essere sereno!''.<br />

Andrea non riusciva ad immaginare un immediato futuro, perché senza memoria non sapeva se<br />

Giulio lo avrebbe amato ancora, infondo non c'era niente che gli avesse dimostrato il contrario.<br />

''Ma non è solo quello. Tutti venivano in ospedale per farmi la visitina, interrogandosi <strong>del</strong>la mia<br />

memoria passata e poi sparivano. Nessuno è rimasto con me chiedendomi come andasse, ne quelli<br />

che si professavano miei amici e ne comunque la mia famiglia che è sempre assillante per quanto<br />

riguarda il dolore fisico.''. ''Io mi sento dannatamente solo e oltre te non c'è nessuno che mi chiede<br />

come sto, come sto dentro!''.<br />

Una lacrima gli solcò il viso e Andrea sentì un buco allo stomaco per non potergli impedire di<br />

sentirsi così, per non potergli urlare che lui non lo avrebbe abbandonato e che lo amava, tantissimo.<br />

Giulio non era cambiato, era sempre il ragazzo tremendamente insicuro e <strong>del</strong>icato, che aveva<br />

bisogno di certezze e di un po' <strong>del</strong> suo ragazzo, per sentirsi al sicuro.<br />

Il silenziò calò immediatamente dopo quelle parole e mentre il giovane Castelli lasciava fuoriuscire<br />

il suo dolore, per la vicinanza di quella persona che lo faceva sentire protetto, Andrea pose il<br />

braccio sulla sua spalla e lo tirò al suo petto, per abbracciarlo.<br />

Giulio sentì il suo cuore battere insistentemente nello stomaco, non trovò alcuna spiegazione per la<br />

palpitazione ma sentire più vicino il suo respiro, sentire il suo braccio che lo circondava tutto e<br />

sentire i suoi battiti accelerare sul suo petto, lo fecero sentire quasi felice.<br />

Si lasciò trasportare da quell'abbraccio e pianse sommessamente ma senza limitazioni.<br />

Perse il suo orientamento e si ritrovò a cingere anche lui il corpo <strong>del</strong>l'amico, che <strong>del</strong>icatamente<br />

aveva poggiato il suo volto su di lui.<br />

Andrea lo accarezzò dolcemente con le sue labbra, sentì il suo profumo e il suo petto che si<br />

muoveva veloce per l'agitazione <strong>del</strong> pianto, accarezzò la sua schiena per tranquillizzarlo o forse per<br />

eludere quella lontananza che in quelle settimane l'aveva fatto soffrire, ma quando sentì alcuni<br />

brividi di freddo si allontanò da lui e disse ''Ma tu stai tremando!''.<br />

Prese allora la sua giacca e la pose sulla sua spalla, ritornando immediatamente ad abbracciarlo.<br />

Giulio si avvicinò ancora di più a lui e sorridendo lo ringraziò.<br />

Iniziarono anche a dondolarsi per farsi calore e dopo qualche minuto, quando Andrea chiese<br />

dolcemente ''Stai meglio o hai ancora freddo?'', Giulio alzò la testa dal suo petto per guardarlo negli<br />

occhi e rispose ''Sto benissimo!''.<br />

Nulla fu interrotto e il giovane Goffredi iniziò, senza accorgersene o pensare, a sfiorargli il viso con<br />

le sue labbra. Giulio chiuse gli occhi, come quasi a voler abbandonarsi soavemente ad ogni<br />

centimetro di pelle di Andrea che lo sfiorava e la sua bocca arrivò quasi alla punta <strong>del</strong>le sue labbra<br />

per poi staccarsi velocemente, per il timore di non potersi più controllare.<br />

Il ragazzo Castelli subito spalancò gli occhi, forse rendendosi conto <strong>del</strong>la situazione o forse<br />

dispiacendosi per quel distacco, mugugnò qualcosa e poggiando la testa sulla sua spalla, chiuse gli<br />

occhi.<br />

Andrea lo interpretò come un assenso e senza pensarci troppo lo baciò.<br />

Sentì una stretta nel petto e un dolore all'addome come la prima volta, infondo lo stava baciando per<br />

la prima volta dopo l'incidente e come la prima volta lo aveva desiderato con tutto se stesso e non<br />

avendo idea di come potesse andare a finire.<br />

Si staccò da quel bacio, semplice e molto diverso dai baci che si davano di solito, e lo guardò negli<br />

occhi, che rimasero chiusi. Gli accarezzò la guancia e lo chiamo con un semplice ''Ehi..''.<br />

Giulio a quel punto aprì gli occhi, era stato benissimo, era felice e aveva bisogno di tutto quello,<br />

voleva quel ragazzo, gli piaceva immensamente e se anche non sapeva il motivo di tutto quello<br />

voleva stare con lui e voleva baciarlo.<br />

Allora senza rispondere staccò la testa dalla sua spalla e raggiunse le sue labbra, ancora, spingendo<br />

con la mano la testa di Andrea verso di lui.<br />

Si mossero quasi a volersi solo sfiorare, si poggiarono alla ringhiera come a volersi sorreggere in<br />

quella moltitudine di insicurezze, si sfiorarono a vicenda mentre si lasciavano trasportare da quel<br />

bacio, che diventava sempre più intimo, col passare dei secondi.


Continuarono a baciarsi per lungo tempo, per conoscersi, riconoscersi e per abituarsi alla presenza<br />

<strong>del</strong>l'altro.<br />

Due occhi li videro, come la prima volta.<br />

Nessuno però li interruppe e il dolce silenzio fu il loro contorno.<br />

Un sinuoso sorriso comparve sulle labbra <strong>del</strong> loro angelo, di colei che li aveva osservati la prima<br />

volta, di colei che li aveva subito accettati e di colei che era stata la prima a crederci.<br />

Filippa si posò la mano sul petto e per la sorpresa dolcissima il suo viso fu solcato da una lacrima,<br />

aveva capito che la felicità, il passato, il futuro, la vita di suo fratello era lui. Andrea.<br />

Tutto quello era come un cerchio che finalmente veniva chiuso, per continuare la sua infinita forma<br />

d'amore ed era come se il destino ricominciasse a girare, nonostante il dolore e la perdita.<br />

Lei avrebbe conservato quei ricordi per tutta la vita.<br />

I loro primi baci.<br />

E il loro amore, che era sempre stato qualcosa di unico.

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