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Il Velino, lo Sguardo dei Marsi Anno IV, numero 60/3 del 15 febbraio ...

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Foto di Francesco Scipioni<br />

www.ilvelinoweb.it<br />

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intestato a IL VELINO<br />

Corso <strong>del</strong>la Libertà, 54<br />

Avezzano<br />

Periodico <strong>del</strong>la Diocesi <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong><br />

La Quaresima<br />

ANNO <strong>IV</strong> <strong>15</strong> <strong>febbraio</strong> 2012 <strong>numero</strong> <strong>60</strong>/3<br />

IL TESORO<br />

E IL RESTO<br />

di Pietro Santoro *<br />

• Alta valle di Musch, in Armenia.<br />

Nel giugno <strong>del</strong> 19<strong>15</strong> sterminio di<br />

uomini, donne e bambini. <strong>Il</strong> millenario<br />

monastero <strong>dei</strong> Santi Apostoli<br />

è in fiamme. I monaci trucidati. Un<br />

picco<strong>lo</strong> gruppo di fuggiaschi si aggira<br />

tra le rovine. Nel pollaio c'è una chioccia che<br />

cova. Dietro la chioccia, sotto la paglia, difeso da<br />

un monaco trucidato, <strong>lo</strong> splendore <strong>del</strong> Libro <strong>dei</strong><br />

Sermoni, il più grande e prezioso tra i manoscritti<br />

<strong>del</strong> popo<strong>lo</strong> armeno. «<strong>Il</strong> libro verrà con noi, <strong>lo</strong><br />

porteremo a turno. Ma prima di tutto giuriamo<br />

che <strong>lo</strong> difenderemo con la vita da ogni insulto e<br />

profanazione». Questo è il patto di fierezza che<br />

legherà cinque persone per portare in salvo un<br />

tesoro che racchiude la storia di fede e di cultura<br />

di un'intera civiltà. Antonia Orslan narra la straordinaria<br />

vicenda in un racconto di struggente e<br />

tragica bellezza (<strong>Il</strong> Libro di Musch), la cui conclusione<br />

è affidata ad una filastrocca augurale:<br />

«Cadano tre mele dal cie<strong>lo</strong>: la prima per chi ha<br />

raccontato questa storia, la seconda per chi l'ha<br />

ascoltata, la terza per il mondo intero». Raccolgo<br />

la terza mela e la applico, come parabola, al percorso<br />

<strong>del</strong>la Quaresima. Conversione, preghiera,<br />

digiuno, carità sono le grandi linee direttrici che<br />

la Chiesa ci indica per ricol<strong>lo</strong>care le nostre anime<br />

al primato di Dio, non declamato, ma vissuto<br />

nella sequela radicale di Cristo. Le nostre anime,<br />

sempre più oscurate, sempre più indebolite ed<br />

intimidite di fronte a massacri e rovine. Massacri<br />

<strong>del</strong>la parola ridotta a invettiva e a spaccio di illusioni.<br />

Rovine di strutture educative. C'è sempre<br />

«un resto» chiamato a mettere in salvo il tesoro<br />

che custodisce la vita per l'oggi e la speranza per<br />

il domani, anche se per il presente è considerato<br />

ininfluente. <strong>Il</strong> tesoro è la Sacra Scrittura. <strong>Il</strong><br />

nostro compito: salvarla come Verità nel tempo<br />

<strong>del</strong>le riduzioni, per riconsegnarla come fondamento<br />

<strong>del</strong>l'esistere, legame tra l'infinito e il finito,<br />

il "sempre nuovo" <strong>del</strong>la Rivelazione. Quaresima:<br />

ridonarci e ridonare la Parola affinché, come<br />

Geremia, ognuno possa gridare: «la tua Parola,<br />

Signore, è come un martel<strong>lo</strong> che spacca la roccia,<br />

è come lava ardente che entra nelle mie ossa».<br />

Nelle comunità parrocchiali abiti la Parola, per restituire<br />

alla fede la sua radice, altrimenti votata<br />

a mere ripetizioni devozionali. E dove credenti<br />

si ritrovano per una consegna: «portare a turno<br />

il libro», difender<strong>lo</strong> da «ogni insulto e profanazione»,<br />

nella consapevolezza che la prima profanazione<br />

è il proprio vani<strong>lo</strong>quio spacciato come<br />

parola che viene dall'alto. Nella lettera <strong>del</strong> 27<br />

marzo <strong>del</strong> 1944, nel buio <strong>del</strong> campo di sterminio,<br />

Dietrich Bonhoeffer scriveva: «non trovi anche tu<br />

che la maggior parte <strong>del</strong>le persone non sanno a<br />

partire da che cosa vivono? La perturbatio animorum<br />

si va estendendo in modo straordinario.<br />

E' un'attesa inconsapevole <strong>del</strong>la parola risolutrice<br />

e liberante. Ma non è ancora il tempo in cui essa<br />

può essere udita». <strong>Il</strong> tempo è arrivato. E' ora!<br />

* Vescovo <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>


SolI CoMe I palI <strong>del</strong>la luCe<br />

I baMbINI leggoNo <strong>Il</strong> preSeNte<br />

di Sabrina Persia di Pinino Lorusso<br />

• So<strong>lo</strong> la fantasia <strong>dei</strong><br />

bambini potrebbe<br />

portare ad associare<br />

l’immagine <strong>del</strong>la solitudine<br />

a quella <strong>dei</strong><br />

pali <strong>del</strong>la luce; forse<br />

perché le lenti deformanti<br />

<strong>del</strong>l’immaginazione infantile<br />

vedono quest’ultimi starsene giorno<br />

e notte lì, sul bordo <strong>del</strong>la strada, senza<br />

mai dire una parola e con la schiena<br />

ricurva verso terra. Ma ai bambini<br />

bastano le <strong>lo</strong>ro invenzioni per temere<br />

fantasmi so<strong>lo</strong> vagheggiati, mentre<br />

agli uomini spesso non è sufficiente<br />

nemmeno l’impatto con la cruda realtà<br />

per prendere coscienza di problemi,<br />

come l’abbandono, di persone<br />

sole, oggi più che mai un tema meritevole<br />

d’attenzione. La vita quotidiana<br />

ci pone sia direttamente che<br />

indirettamente di fronte a storie di<br />

gente invisibile, che l’occhio distratto<br />

e indaffarato <strong>del</strong>l’uomo moderno<br />

a fatica riesce a riconoscere e a<br />

comprendere. I senzatetto rientrano<br />

nella categoria più malauguratamente<br />

“celebre” di persone sole; rispetto<br />

ad essi, oltre alle mancanze personali<br />

di parenti, amici o conoscenti, grava<br />

la responsabilità di un sistema organizzativo<br />

che, dopo millenni di storia,<br />

continua a permettere che uomini,<br />

ancor prima di essere cittadini, abbiano<br />

dimora sotto i ponti o alle stazioni<br />

piuttosto che in case d’accoglienza,<br />

le quali, in quanto a numeri, non<br />

soddisfano affatto il bisogno richiesto.<br />

Poeticamente si potrebbe pensare<br />

che la scelta <strong>del</strong>le stazioni, come<br />

luogo in cui riparare, non sia casuale,<br />

ma piuttosto rappresenti una sorta di<br />

simbolico affronto da parte di co<strong>lo</strong>ro<br />

che hanno deciso vo<strong>lo</strong>ntariamente<br />

di perdere il treno <strong>del</strong>la vita convenzionale,<br />

che corre senza fermate,<br />

inseguendo cieche destinazioni. Realisticamente,<br />

davanti a cartoni impolverati<br />

e briciole di pane non c’è spiegazione<br />

poetica che tenga, perché il<br />

dovere morale di agire, per rendere<br />

umane le condizioni di vita di quelle<br />

persone, s’impone come traguardo<br />

necessario da raggiungere. Chiudere<br />

gli occhi di fronte al disagio e giustificar<strong>lo</strong><br />

anche fantasiosamente è so<strong>lo</strong><br />

un modo più raffinato per dimostrare<br />

la propria indifferenza, seppure con<br />

un cero “stile”. La nostra realtà marsicana<br />

non è purtroppo estranea a<br />

tali circostanze; a questo proposito<br />

dovremmo far nostro il motto di don<br />

Lorenzo Milani, sottoscrivibile per<br />

qualsiasi situazione: I care. M’interessa,<br />

mi sta a cuore.<br />

dISoCCupazIoNe ItalIaNa<br />

uN gIoVaNe Su tre e' SeNza laVoro<br />

a cura <strong>del</strong>la redazione<br />

• In Italia quasi un giovane su tre è disoccupato. Lo affermano i dati diffusi dall’Istat secondo<br />

i quali <strong>lo</strong> scorso dicembre il tasso di disoccupazione giovanile si è attestato al 31%.<br />

<strong>Il</strong> Servizio informazione religiosa ha parlato <strong>del</strong>la grave situazione italiana con Mario Pol<strong>lo</strong>,<br />

docente di pedagogia alla Lumsa. <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong> riporta la dichiarazione nella convinzione<br />

che possa essere un ottimo suggerimento per i politici marsicani e una speranza per la<br />

<strong>Marsi</strong>ca. «Se l’Italia vuole avere un futuro, è obbligata a cambiare: altrimenti, la storia e<br />

la tradizione italiana si esaurirà e saranno altri a portarla avanti sul nostro suo<strong>lo</strong>» afferma<br />

Mario Pol<strong>lo</strong>. «Questo indicatore - spiega - è un segnale preoccupante di una società,<br />

come quella italiana, che sta invecchiando, che non è proiettata verso il futuro: non so<strong>lo</strong><br />

perché non genera una nuova generazione, ma perché nei confronti di quei pochi che genera<br />

attua una sorta di moratoria, li congela e tende a inserirli nella vita produttiva, sociale<br />

e politica quando non sono più giovani da un pezzo». Uno <strong>dei</strong> fattori determinanti di<br />

questo "oscuramento <strong>del</strong> futuro", spiega Pol<strong>lo</strong>, è proprio la carenza <strong>del</strong> lavoro: «I giovani<br />

sanno che, qualsiasi percorso sceglieranno, avranno alte probabilità di non riuscire a trovare<br />

un lavoro aderente a quel<strong>lo</strong> per cui hanno studiato. Così molti di <strong>lo</strong>ro si rassegnano<br />

a vivere giorno per giorno, e questa precarietà mina la <strong>lo</strong>ro progettualità, la <strong>lo</strong>ro capacità<br />

di sognare». Per invertire questa tendenza, conclude Pol<strong>lo</strong>, «occorre un cambio di rotta<br />

radicale: oggi, invece, ci si limita a fare “buoni parcheggi” per i giovani, ma mancano<br />

politiche tese a far sviluppare la <strong>lo</strong>ro capacità di costruirsi il lavoro e la vita».<br />

Italrugby<br />

SeI NazIoNI per VeNdIttI<br />

• La meta realizzata all’Olimpico di<br />

Roma contro l’Inghilterra rimarrà<br />

nella sua vita come uno <strong>dei</strong> momenti<br />

più belli ed emozionanti. Giovanbattista<br />

Venditti è un avezzanese di 22<br />

anni che gioca questa edizione <strong>del</strong><br />

Sei Nazioni di rugby. Uno <strong>dei</strong> volti più<br />

belli <strong>del</strong>la nostra nazionale. E’ nato il<br />

27 marzo in una famiglia composta<br />

da 6 persone, con due figli maschi<br />

e due femmine. Gioca a rugby, con<br />

l’Avezzano, da quando aveva 10<br />

anni. Insomma, una passione coltivata<br />

da sempre. Attualmente gioca<br />

con gli Aironi di Viadana (in provincia<br />

di Mantova), società che gioca nella<br />

Celtic League. Alla prima esperienza<br />

nella nazionale maggiore, dopo aver<br />

giocato nella nazionale giovanile, ha<br />

militato anche nella Roma capitolina<br />

e nel Parma. E’ cresciuto in una famiglia<br />

di sportivi. <strong>Il</strong> papà Luciano è<br />

stato un pugile dilettante. La madre<br />

Dea Testa è impiegata al Tribunale<br />

di Avezzano. Poi le sorelle: Carmina<br />

(volto notissimo e cordiale <strong>del</strong> bar<br />

Conca d’oro) e Michela (che fa la vo-<br />

<strong>lo</strong>ntaria alla Croce Verde). <strong>Il</strong> fratel<strong>lo</strong><br />

Lorenzo è studente all’istituto alberghiero<br />

<strong>del</strong>l’Aquila. Giovanbattista è<br />

sposato con Alice (una ragazza di<br />

Piacenza) è ha un figlio, Leonardo.<br />

Non vogliamo esagerare con l’esaltazione<br />

<strong>del</strong>la marsicanità vincente<br />

e <strong>dei</strong> giovani marsicani che si fanno<br />

onore nel mondo. Neanche cavalcare<br />

l’onda di un ritrovato interesse<br />

per un’Italia seria che <strong>lo</strong>tta e si afferma<br />

con i sacrifici. Non c’interessa<br />

il risvolto fortemente identitario <strong>del</strong><br />

successo di un giovane atleta <strong>del</strong>la<br />

<strong>Marsi</strong>ca. Siamo soltanto orgogliosi<br />

che Giovanbattista (come tanti altri<br />

marsicani prima e dopo di lui, in<br />

ogni ambito di vita) si stia affermando.<br />

Grazie anche all’amico Matteo<br />

Santilli che più volte <strong>lo</strong> ha invitato a<br />

giocare a rugby, oggi è diventato un<br />

campione nazionale. E permettici,<br />

caro Giovanbattista, in quella corsa<br />

di domenica 5 <strong>febbraio</strong> al<strong>lo</strong> stadio<br />

Olimpico, per schiacciare l’ovale al di<br />

là <strong>del</strong>la linea di meta degli inglesi,<br />

c’eravamo anche noi con te.


<strong>Il</strong> pensiero <strong>del</strong>la Chiesa sul tempo forte che arriva<br />

La QuareSiMa che dura una Vita<br />

<strong>Il</strong> 22 <strong>febbraio</strong> le Sacre Ceneri<br />

di don Mario Pistilli<br />

• Avete mai sentito dire ad una persona<br />

dal volto triste: «Che ti è successo?<br />

Hai una faccia come una Quaresima».<br />

Oppure a chi è lento nel fare<br />

le cose: «Sei lungo come una Quaresima».<br />

Questi modi di dire popolari<br />

fanno capire che tanta gente ha un<br />

concetto distorto <strong>del</strong>la Quaresima,<br />

quel periodo di tempo che la Chiesa<br />

offre ai cristiani in preparazione alla<br />

Pasqua. E questo perché, <strong>del</strong>la Quaresima,<br />

si è accentuato, spesso, so<strong>lo</strong><br />

un aspetto, quel<strong>lo</strong> penitenziale e anche<br />

questo, non sempre in maniera<br />

giusta. La Quaresima, infatti, è sinonimo<br />

di tempo di penitenza: si fanno i<br />

fioretti, non si mangia carne il venerdì.<br />

Una volta non ci si sposava, non si<br />

facevano feste in famiglia. Poi in Quaresima<br />

si celebrano riti che ricordano<br />

la Passione e morte di Gesù, come la<br />

Via Crucis e le tante rappresentazioni<br />

<strong>del</strong>la Passione. E questo per quaranta<br />

giorni. Quaresima appunto significa<br />

quaranta, dal termine latino quadraginta.<br />

Nel pensiero <strong>del</strong>la Chiesa la Quaresima<br />

è ben altra cosa. La Chiesa <strong>dei</strong><br />

primi tempi, durante la Quaresima,<br />

formava i catecumeni (gli uomini e le<br />

donne adulti che volevano diventare<br />

cristiani) a capire il dono incommensurabile<br />

<strong>del</strong> Battesimo che li rendeva<br />

Figli di Dio. I catecumeni scoprivano,<br />

dal racconto <strong>del</strong>la Bibbia, e dalle catechesi,<br />

che Dio aveva creato l’uomo a<br />

sua immagine e somiglianza, <strong>lo</strong> aveva<br />

reso partecipe <strong>del</strong>la Sua stessa vita.<br />

Ma l’uomo si era ribellato a Dio, con il<br />

peccato e così aveva perso la familiarità<br />

con Lui e si era ritrovato “nudo”.<br />

Dio però non <strong>lo</strong> aveva abbandonato.<br />

Aveva creato l'uomo per Amore? Ora<br />

<strong>lo</strong> "ricrea" con un Amore ancora più<br />

grande. E va in estasi (esce fuori di<br />

Sé), manda il Figlio suo Gesù a redimere<br />

(ricomprare) l'uomo, la Sua<br />

creatura prediletta, per ricondur<strong>lo</strong><br />

nella Sua intimità. Gesù, con la Parola<br />

e, soprattutto, con l’esempio di vita,<br />

mostra il volto di Dio, racconta <strong>del</strong>la<br />

Sua intimità con il Padre, dice a noi di<br />

chiamar<strong>lo</strong>: Abbà, Padre. Ci rivela infine,<br />

la tenerezza <strong>del</strong> suo Amore infinito,<br />

capace di dare la vita per riscattarci<br />

dal nostro peccato. La Quaresima<br />

per la Chiesa è dunque un cammino<br />

per riscoprire questa meravigliosa realtà.<br />

E' un cammino per riscoprire il<br />

nostro Battesimo, che ci ha resi Figli<br />

di Dio e riviver<strong>lo</strong> oggi, nella situazione<br />

di vita in cui ci troviamo. Gesù prima<br />

di salire al cie<strong>lo</strong> ha comandato ai suoi<br />

discepoli: «Andate dunque, e fate<br />

discepoli tutti i popoli, battezzandoli<br />

nel nome <strong>del</strong> Padre e <strong>del</strong> Figlio e <strong>del</strong><strong>lo</strong><br />

Spirito Santo, insegnando <strong>lo</strong>ro ad<br />

osservare tutto ciò che vi ho comandato»<br />

(Mt 28,18-19). <strong>Il</strong> Battesimo ci<br />

ha immersi (battezzati), nuovamente,<br />

nel seno <strong>del</strong>la Santissima Trinità.<br />

Nel segno <strong>del</strong>l'acqua che purifica e<br />

rigenera per i meriti <strong>del</strong>la Passione,<br />

morte e Resurrezione di Gesù, in realtà,<br />

noi siamo stati liberati dal peccato<br />

e rigenerati nuovamente figli di Dio.<br />

Ora, consideriamo una cosa: se uno<br />

è immerso nell'acqua, "gronda" acqua.<br />

<strong>Il</strong> cristiano nel Battesimo è stato<br />

immerso in Dio, quindi, deve grondare<br />

Dio. Nel rito <strong>del</strong> Battesimo questo<br />

viene significato in maniera forte dal<br />

profumo <strong>del</strong> Crisma con cui si unge la<br />

fronte <strong>del</strong> battezzato. <strong>Il</strong> profumo, se è<br />

tale, si sente, si spande tutt'intorno.<br />

Siamo diventati creature nuove, siamo<br />

Cristo: in noi tutto deve parlare di<br />

Lui. Ecco perché, nel cammino quaresimale,<br />

la Chiesa dà il primo posto<br />

alla Parola di Dio, proclamata, ascoltata,<br />

accolta. In Essa ciascuno di noi<br />

può riscoprire la vicenda sconvolgente<br />

e anche coinvolgente di un Dio che<br />

si dona gratuitamente senza imporsi,<br />

per amore. So<strong>lo</strong> dopo, la Chiesa parla<br />

di conversione. Perché bisogna prima<br />

conoscere Dio e Gesù che in pienezza<br />

ci ha rivelato l'Amore <strong>del</strong> Padre, gratu-<br />

ortuCCHIo. “geNItorI d<strong>IV</strong>erSI”<br />

rICoMINCIare a V<strong>IV</strong>ere INSIeMe<br />

di antonio Garofa<strong>lo</strong><br />

• Chi ha fatto esperienze di vo<strong>lo</strong>ntariato, chi a partecipato a pellegrinaggi, chi ha messo<br />

in pratica nella propria vita la Parola di Dio, può capire e comprendere che, il mondo<br />

<strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong> do<strong>lo</strong>re è un mondo “a parte”. Un mondo dove la luce <strong>del</strong> sole difficilmente<br />

riesce a illuminare e riscaldare stanze di ospedali, case di riposo, orfanotrofi,<br />

case dove c’è un malato, case dove c’è un disabile, case in cui sono venuti a mancare<br />

uno o più figli. Nei casi <strong>del</strong>la disabilità e <strong>del</strong>la perdita di un figlio, è nell’interno <strong>del</strong>la<br />

propria casa che non si vuole (il più <strong>del</strong>le volte) far entrare quella luce e quel ca<strong>lo</strong>re,<br />

chiudendo porte (<strong>del</strong> cuore) e tapparelle (<strong>del</strong>l’anima). Ci si isola dal mondo esterno, non<br />

ci si riconosce più appartenenti a quella vita “normale”, esterna. Con la perdita di un<br />

figlio (specialmente l’unico) i genitori tendono a chiudersi in se stessi, soli con il proprio<br />

do<strong>lo</strong>re, soli con la propria rabbia, non riescono a reagire al torpore che li sta assalendo,<br />

hanno so<strong>lo</strong> la forza per continuare l’attività lavorativa (necessaria per sopravvivere)<br />

e uscire di casa so<strong>lo</strong> per fare gli acquisti di prima necessità. Anche chi vive <strong>lo</strong> stesso<br />

dramma e ha vissuto questi periodi di chiusura con il mondo esterno, ha la consapevolezza<br />

che è una fase molto <strong>del</strong>icata per poter e voler recepire qualsiasi forma di aiuto.<br />

Le persone che li circondano, parenti ed amici, si trovano a disagio, hanno timore (ed è<br />

naturale) nel proporre qualsiasi cosa li possa distrarre o distogliere dall’apatia che li sta<br />

imprigionando. È un compito arduo (e <strong>lo</strong> è) per un essere umano poter aiutare, convincere<br />

e sostenere questi genitori. Come aiutarli? Grazie al giornale diocesano che ospita<br />

mensilmente questi articoli, curati dall’associazione “Genitori diversi” e soprattutto<br />

(cosa inaspettata) a quei lettori, che con la <strong>lo</strong>ro discrezione e umanità hanno segnalato<br />

alcuni genitori, che stanno vivendo un periodo particolare e do<strong>lo</strong>roso <strong>del</strong>la <strong>lo</strong>ro vita.<br />

Come convincerli e sostenerli? Chi ha avuto la forza e la grazia per ricominciare a vivere<br />

sa che in queste circostanze è la preghiera, rivolta a quei santi genitori per eccellenza<br />

(Giuseppe e Maria), che riesce a penetrare nei cuori chiusi ed infranti e si fa strada così<br />

la certezza che Dio permette ai nostri figli di starci accanto e sostenerci nei momenti di<br />

maggiore difficoltà.<br />

• La celebrazione diocesana <strong>del</strong>l'annuale Giornata mondiale <strong>del</strong> malato<br />

è stata posticipata a venerdì 2 marzo alle ore 17. Nella chiesa parrocchiale,<br />

a San Benedetto <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>, alla presenza <strong>del</strong>l'urna di santa Maria Goretti, il<br />

vescovo Pietro Santoro celebrerà l'Eucaristia per i malati.<br />

ito e senza limite e poi siamo in grado<br />

di capire realmente che cosa è il<br />

peccato e quale radice profonda esso<br />

ha. Nasce al<strong>lo</strong>ra, la vo<strong>lo</strong>ntà di "seguire<br />

Gesù" e di entrare nella sua <strong>lo</strong>gica<br />

di vita: che è una <strong>lo</strong>gica di dono di<br />

gratuità, di servizio verso Dio e verso<br />

i fratelli. Ecco perché la Quaresima,<br />

nel mercoledì <strong>del</strong>le Ceneri, inizia con<br />

queste solenni parole: «Convertitevi<br />

e credete al Vange<strong>lo</strong>». Ci viene proposto<br />

il Vange<strong>lo</strong>, la bella notizia che<br />

è l'annuncio gioioso <strong>del</strong>la vittoria sul<br />

peccato. <strong>Il</strong> Vange<strong>lo</strong> è la possibilità offerta<br />

a tutti oggi, nella concretezza<br />

<strong>del</strong>la vita quotidiana, di una vita guidata<br />

dall'Amore gratuito di Dio. Per<br />

vincere il peccato, dunque, c'è una<br />

strada: credere al Vange<strong>lo</strong>. Quel<strong>lo</strong><br />

che opera la Parola di Gesù accolta<br />

e vissuta nella fede, è un completo<br />

mutamento di mentalità. Trasfonde<br />

nei cuori di chi la accoglie, i sentimenti<br />

di Dio di fronte alle circostanze<br />

<strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>le persone. Le parole di<br />

Gesù non sono<br />

semplici esortazioni,suggerimenti,indica-<br />

zioni, comandi.<br />

Nelle Sue parole<br />

è presente Lui<br />

stesso che parla,<br />

che ci parla.<br />

Nella Parola noi<br />

<strong>lo</strong> incontriamo.<br />

Se gli facciamo<br />

spazio Egli,<br />

nasce, cresce<br />

e vive con noi;<br />

e ci rende liberi, ci purifica, ci dona<br />

conforto, gioia, sapienza, ci converte.<br />

Diventiamo, veramente, nuove creature,<br />

diventiamo Lui. E Lui attira altri<br />

e si fa l'esperienza di vedere sbocciare<br />

o rifiorire intorno la comunità<br />

cristiana, la comunità <strong>dei</strong> battezzati<br />

risorti. Vivere il Vange<strong>lo</strong> comporta un<br />

atto di fede in Gesù e quindi un dire<br />

continuo “no” ai nostri falsi idoli. Siamo<br />

tentati a volte di pensare che le<br />

parole di Gesù sono troppo esigenti,<br />

troppo distanti dal vivere e pensare<br />

comune e questo potrebbe scoraggiarci.<br />

Ma se ci si sforza di vivere<br />

anche so<strong>lo</strong> una Parola <strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong> -<br />

questo ce <strong>lo</strong> insegnano i cristiani di<br />

tutti i tempi - si sperimenta un aiuto<br />

inatteso, una forza unica, una luce per<br />

quel momento. Facendo questo esercizio<br />

giorno dopo giorno diventiamo<br />

Parola viva, come Gesù. Conformare<br />

la nostra vita al Vange<strong>lo</strong> significa che<br />

ogni giorno siamo chiamati a morire<br />

con Gesù e sperimentare ogni giorno<br />

la gioia <strong>del</strong>la Resurrezione. Questo è<br />

vivere il nostro Battesimo, questa è la<br />

nostra Pasqua. I quaranta giorni <strong>del</strong>la<br />

Quaresima sono un dono che ogni<br />

anno la Chiesa ci offre come palestra<br />

per non dimenticare come si vive da<br />

figli di Dio, da battezzati. Al<strong>lo</strong>ra mi<br />

sembra <strong>lo</strong>gico poter dire che la Quaresima<br />

dura tutta la vita ed è tempo<br />

di Grazia, tempo <strong>del</strong>la carezza di Dio,<br />

quindi tempo di gioia.<br />

Sopra: Giotto, la Resurrezione di<br />

Lazzaro, Padova<br />

Self Service<br />

aperto tutti i giorni<br />

Pranzo dalle 12,30 alle <strong>15</strong>,00<br />

Venerdì e Sabato anche a cena<br />

si accettano buoni pasto (anche parziali)<br />

di tutte le organizzazioni<br />

Via Armando Diaz 9 - AVEZZANO (AQ)<br />

tel. 0863 21795 - 0863 32241<br />

3<br />

rICordo<br />

aNNa ruSCIttI<br />

di Marta Palazzi<br />

• In punta di piedi, così come è<br />

vissuta, Anna Ruscitti il 7 <strong>febbraio</strong><br />

a 85 anni, ha lasciato questa<br />

terra per la patria <strong>del</strong> Cie<strong>lo</strong>.<br />

Nel silenzio, mentre l’abbondante<br />

neve copre ogni cosa di<br />

bianco e annulla ogni rumore,<br />

Anna, senza disturbare nessuno,<br />

senza dire una parola, senza<br />

bisogno di chiedere aiuto, in<br />

un attimo, tacitamente ha chiuso<br />

gli occhi, per aprirli alla luce<br />

di Dio. Lei, <strong>del</strong>egata <strong>del</strong>l’Opera<br />

<strong>del</strong>la regalità di Cristo, amava<br />

ripetere e con gioia la giaculatoria<br />

“benedetto sia Gesù Cristo<br />

Re”. Ora il Re divino, per il quale<br />

ha tanto lavorato l’accoglie nel<br />

suo regno di amore infinito. I 40<br />

anni <strong>del</strong>la sua vita di maestra<br />

elementare sono stati una vera<br />

missione: intelligente e preparata,<br />

era capace di comunicare<br />

e, silenziosamente, di attirare<br />

l’attenzione degli allievi, che<br />

la ricordano ancora con affetto<br />

(dall’America una ex-alunna<br />

ogni anno, per l’onomastico, le<br />

inviava a mezzo “interf<strong>lo</strong>ra” una<br />

composizione di fiori). In parrocchia<br />

ha insegnato per molti<br />

anni il catechismo in preparazione<br />

ai sacramenti e in Azione<br />

Cattolica è stata vicepresidente<br />

diocesana per oltre due mandati.<br />

Ha collaborato con il Centro<br />

diocesano vocazioni e ha sempre<br />

avuto una speciale venerazione<br />

per i sacerdoti, i quali<br />

- come diceva san Francesco, di<br />

cui era discepola fe<strong>del</strong>e - consacrano<br />

e ci donano Gesù nella<br />

santa Eucaristia. Ella stessa,<br />

per mandato <strong>del</strong> vescovo Biagio<br />

Terrinoni, portava la santa Comunione<br />

ai malati, con grandissima<br />

devozione. Amava molto<br />

l’ange<strong>lo</strong> custode e nella sua vita<br />

operosa, ma nascosta come un<br />

ange<strong>lo</strong>, che non si vede eppure<br />

c’è, ha seminato tanto bene.<br />

Ha trascorso questi ultimi anni<br />

nella casa di riposo <strong>del</strong>l’Istituto<br />

Don Orione e un giorno, tra<br />

l’altro, alla domanda «desideri<br />

qualcosa?» ha risposto: «desidero<br />

fare la vo<strong>lo</strong>ntà di Dio».


4<br />

peSCaSSerolI<br />

NuoVa rICerCa Nel parCo<br />

bio<strong>lo</strong>gia <strong>del</strong>la balia dal collare<br />

a cura <strong>del</strong>l’ente Parco<br />

• La Balia dal collare (Ficedula albicollis) è un picco<strong>lo</strong> passeriforme caratteristico <strong>del</strong>le foreste<br />

europee meglio conservate, con alberi secolari e ricchi di cavità, precedentemente<br />

scavate dai picchi, che utilizza per la nidificazione. E’ una specie a rischio, presente in<br />

Svizzera con sole 30 coppie, scomparsa in vaste aree <strong>del</strong> continente europeo a causa <strong>del</strong>le<br />

attività di sfruttamento forestale condotte con metodi non ecosostenibili, tutelata pertanto<br />

fin dal 1979 dalla direttiva <strong>del</strong>l’al<strong>lo</strong>ra Comunità europea (Direttiva CE 79/409). L’importanza<br />

scientifica di questa specie è sottolineata dal fatto che anche ricercatori stranieri hanno<br />

studiato in passato questa specie nel Parco, ultimi tra i quali i norvegesi alla fine degli anni<br />

novanta. In Italia è molto rara e <strong>lo</strong>calizzata sulle Alpi mentre la maggior parte <strong>del</strong>la popolazione<br />

nidificante è <strong>lo</strong>calizzata nelle quercete e faggete meglio conservate <strong>del</strong>l’Appennino<br />

centro-meridionale. Nel Parco grazie a una gestione forestale da molti decenni più attenta<br />

alle esigenze di tutela faunistica, è presente con <strong>numero</strong>se coppie ma le informazioni sulla<br />

bio<strong>lo</strong>gia, l’alimentazione e l’eco<strong>lo</strong>gia <strong>del</strong>la specie<br />

sono ancora carenti. Per questo motivo l’Ente<br />

Parco ha accolto con favore e fatta propria<br />

la proposta di una ricerca specifica avanzata<br />

dalla stazione ornito<strong>lo</strong>gica abruzzese, che verrà<br />

realizzata utilizzando appositi nidi artificiali<br />

col<strong>lo</strong>cati in un’area appropriata per favorire le<br />

nidificazioni e la raccolta di dati sulla specie. La<br />

ricerca è conseguente ad una verifica preliminare<br />

<strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>la specie, nel corso <strong>del</strong>la<br />

quale sono stati inanellati 30 pulcini di Balia dal<br />

collare. Al momento sono stati col<strong>lo</strong>cati i primi<br />

70 nidi forniti dalla Riserva naturale regionale<br />

Calanchi di Atri, oasi Wwf, nella quale sono in corso ricerche simili su altre specie. Dalla<br />

prossima primavera inizieranno i rilevamenti. Potranno parteciparvi, a tito<strong>lo</strong> di vo<strong>lo</strong>ntariato<br />

e collaborazione spontanea, laureandi e dottorandi eventualmente interessati.<br />

QuaNdo SI VeNdeVa l’altra NeVe<br />

<strong>Il</strong> CoMMerCIo <strong>del</strong>la “NeVera”<br />

di andrea di Marino<br />

• <strong>Il</strong> termine “nevera”, per noi opiani, sta a significare un giorno d’inverno molto freddo, oppure<br />

un posto dove fa molto freddo, dove durante l’inverno non arriva mai il sole, uno spazio<br />

dove si accumula(va) la neve. Ad Opi c’è un posto denominato ancora oggi la “nevera”,<br />

dove un tempo, non molto <strong>lo</strong>ntano, si estraevano i pezzi di ghiaccio. Nel vocabolario <strong>del</strong>la<br />

lingua Italiana (Zanichelli, edizione 1959) è riportata, tra le altre, la dicitura: «Caverna<br />

dove si ammassa(ava) la neve, poi ghiaccio, per conservarla e venderla d’estate», ed è su<br />

questo che voglio soffermarmi. Naturalmente le neviere erano sparse in tutte le montagne<br />

<strong>del</strong> nostro Abruzzo e molti si dedicavano alla conservazione e vendita <strong>del</strong>la neve o ghiaccio.<br />

Questa attività, andata avanti per molti secoli, è scomparsa agli inizi <strong>del</strong> Novecento,<br />

quando cominciarono a diffondersi le fabbriche che producevano ghiaccio artificiale. Molti<br />

scrittori latini (Seneca, Plinio il vecchio, Marziale) riportano notizie sull’uso <strong>del</strong>la neve, per<br />

refrigerare bevande nei mesi estivi, per scopi medicamentosi ed anche come conservante.<br />

Le cronache parlano di come l’appalto <strong>del</strong> commercio <strong>del</strong>la neve rappresentasse una buona<br />

fonte di guadagno per i cittadini che si aggiudicavano l’asta per la fornitura di neve ed<br />

anche per le al<strong>lo</strong>ra amministrazioni <strong>lo</strong>cali. <strong>Il</strong> consumo <strong>del</strong>la neve veniva utilizzato anche<br />

per fini medico-militari, basti pensare alla fortezza di Civitella <strong>del</strong> Tronto dove molti militari<br />

venivano curati, essendo Civitella l’ultimo baluardo <strong>del</strong> regno di Napoli, e anche la città di<br />

Pescara ne faceva uso per scopi medicamentosi. L’appalto <strong>del</strong>la fornitura <strong>del</strong>la neve avveniva<br />

con il sistema “<strong>del</strong>la can<strong>del</strong>a vergine” ed una volta aggiudicato l’appalto, nessun altro<br />

cittadino era autorizzato a fare commercio <strong>del</strong>la neve o ghiaccio. Vi erano poi, visto che il<br />

commercio <strong>del</strong>la neve era molto praticato, i ladri di neve, e le autorità <strong>lo</strong>cali denunciavano<br />

all’intendente (il prefetto <strong>del</strong>l’epoca) i furti di neve da parte di “forestieri”. Per quanto<br />

riguarda la “nevera” di Opi, oltre a farne uso i <strong>lo</strong>cali, veniva usata anche dai paesi <strong>del</strong>la<br />

vicina terra di lavoro, al<strong>lo</strong>ra provincia di Caserta, oggi Val Comino. <strong>Il</strong> governo borbonico si<br />

preoccupò di regolamentare la vendita <strong>del</strong>la neve invitando i comuni e gli intendenti a regolamentare<br />

la materia. La neviera non doveva essere né terrosa né fangosa, doveva essere<br />

«perfettamente bianca, pura e di neviera di montagna». <strong>Il</strong> sistema <strong>del</strong>l’assegnazione fu<br />

cambiato e i sindaci dovettero ricorrere al sistema <strong>del</strong>le schede segrete per evitare accordi<br />

e per garantire maggiori introiti ai comuni. Per la neviera di Opi non ci risulta la vendita<br />

mediante asta con “la can<strong>del</strong>a vergine”, ma durante il periodo estivo nelle festività di san<br />

Giovanni Battista e san Vincenzo Ferreri (24 e 25 giugno), il <strong>15</strong> agosto festa <strong>del</strong>l’Assunta<br />

e la seconda domenica di settembre (sant’Emidio e la Madonna <strong>del</strong>le Grazie) si faceva uso<br />

<strong>del</strong>la neve proveniente dalla “nevera” di Opi per mantenere al ghiaccio i gelati che venivano<br />

venduti in piazza.<br />

PESCINA: Via S. Rinaldi, 162 tel. 0863.889313/889948<br />

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IN perIFerIa per troVare CIbo<br />

di Vincenzo catini<br />

• <strong>Il</strong> fringuel<strong>lo</strong> (Fringilla coelebs, Linnaeus 1758) è picco<strong>lo</strong> e molto grazioso.<br />

Lungo <strong>15</strong> centimetri il maschio ha la fronte nera, il vertice e la<br />

nuca di co<strong>lo</strong>r grigio-blu, il dorso bianco-castano e più in basso verdegiallastro.<br />

I lati <strong>del</strong>la testa e <strong>del</strong> col<strong>lo</strong>, la gola e il petto sono rossastri<br />

mentre il sottocoda è<br />

biancastro. La femmina<br />

presenta le parti superiori<br />

co<strong>lo</strong>r bruno-grigio-verdastro, quelle inferiori<br />

brunastro grigie. Si tratta di volatili<br />

molto co<strong>lo</strong>rati. Generalmente è comune<br />

nei boschi, tra alberi sparsi e cespugli,<br />

lungo le siepi, nei campi, nei frutteti e<br />

ovunque ci sia <strong>del</strong>la vegetazione, ma, in<br />

inverno, può arrivare anche nelle periferie<br />

<strong>del</strong>le città dove è più facile trovare<br />

cibo. È diffuso in tutt'Italia e in gran parte<br />

d'Europa, Asia e Africa nord occidentale.<br />

Costruisce un nido a coppa, costituito da<br />

muschio, licheni, piume ed erba. Depone<br />

una o due covate l’anno, l’incubazione è<br />

affidata alla femmina e dura 2 settimane. <strong>Il</strong> fringuel<strong>lo</strong> ha un’alimentazione particolarmente<br />

granivora nutrendosi soprattutto di semi, polpa di frutta, sostanze vegetali e non<br />

disdegna insetti ed invertebrati.<br />

CoMe NaSCe <strong>lo</strong> Sport "eCo<strong>lo</strong>gICo"<br />

Nel<strong>lo</strong> scorso <strong>numero</strong> <strong>del</strong> giornale diocesano<br />

vi abbiamo presentato il manuale Sport per<br />

l’ambiente. Come anticipato, ora ospitiamo<br />

un artico<strong>lo</strong> di presentazione curato da Sergio<br />

Rozzi che ringraziamo.<br />

di Sergio rozzi *<br />

• Forse è vero che <strong>lo</strong> sport,<br />

figlio <strong>del</strong> gioco e fratel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la<br />

competizione, è antico<br />

quanto l’uomo. Certo è che<br />

nelle tribù primitive di tutti<br />

i continenti prove di forza,<br />

sfide al rischio e gare di<br />

ogni genere non mancano davvero. A Rapa<br />

Nui, l’isola di Pasqua <strong>del</strong>le gigantesche pietre<br />

di basalto dal volto umano, corse spietate<br />

tra terra e mare hanno sempre messo<br />

a durissima prova le capacità atletiche <strong>dei</strong><br />

giovani, ma al tempo stesso hanno offerto<br />

libero sfogo alle <strong>lo</strong>ro energie entusiasmando<br />

l’intero villaggio. In Nuova Guinea, il vo<strong>lo</strong><br />

dall’albero legati a corde di liane, fino a sfiorare<br />

il duro suo<strong>lo</strong>, è antica tradizione ben<br />

nota. E tra i nativi americani, quelli che la<br />

nostra cultura di visi pallidi ha etichettato<br />

semplicisticamente come pellerossa, il passaggio<br />

all’età adulta è stato sempre segnato<br />

dal superamento di una sfida estrema a<br />

confronto con ostacoli insormontabili o con<br />

temibili animali. Ma la vera origine <strong>del</strong><strong>lo</strong><br />

sport, così come è inteso nella nostra cultura,<br />

si col<strong>lo</strong>ca nel mondo classico, quel<strong>lo</strong><br />

stesso che dette origine e vita a musica e<br />

fi<strong>lo</strong>sofi ad arte e letteratura, matematica e<br />

scienza: in altri termini, a tutti i presupposti<br />

intellettuali su cui si fondano il nostro sentire<br />

e sapere e su cui si sviluppa la nostra<br />

esistenza contemporanea. Nacque nel cuore<br />

<strong>del</strong> Mediterraneo, tra il mar di Libia e il<br />

mar Egeo, tra Cipro e Creta, tra Rodi e Anatolia,<br />

per poi trasferirsi dalla Grecia antica<br />

alla Magna Grecia, e quindi fondersi con le<br />

culture pre-romane <strong>del</strong>le terre lambite dal<br />

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Mare Nostro, fino a raggiungere la stessa<br />

Roma regale, repubblicana e imperiale. Anche<br />

se gare sportive e prove di abilità, per <strong>lo</strong><br />

più legate alle esigenze <strong>del</strong>l’addestramento<br />

militare, si svolgevano già dal terzo millennio<br />

a.C. in Cina e in Giappone, così come<br />

in Egitto e in Persia, è proprio nella Grecia<br />

classica che, intorno all’anno mille a.C., si<br />

diffonde la pratica sportiva e sbocciano le<br />

feste e le gare, di ispirazione profondamente<br />

religiosa, che daranno poi vita alle<br />

Olimpiadi. I giochi olimpici, fondati da Eracle<br />

(Ercole) nella mitica città di Olimpia da<br />

cui traggono il nome, nascono nell’anno 776<br />

a.C., per poi continuare ininterrotti durante<br />

dodici secoli, fino al 393 d.C. Nel frattempo<br />

anche a Delfi, Corinto e Nemea si organizzavano<br />

eventi simili: ma in nessun altro luogo<br />

e tempo <strong>del</strong>l’antichità le gare degli atleti assumevano<br />

il rilievo e il va<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>le Olimpiadi<br />

<strong>del</strong> Pe<strong>lo</strong>ponneso. <strong>Il</strong> declino <strong>del</strong>le Olimpiadi<br />

venne segnato dall’avvento <strong>dei</strong> romani conquistatori,<br />

i quali vollero organizzare eventi<br />

di ispirazione ben diversa, degenerando<br />

poco a poco verso la spettacolarità e la<br />

cru<strong>del</strong>tà <strong>dei</strong> giochi circensi, che segnarono<br />

la decadenza <strong>del</strong> vero “spirito Olimpico” e<br />

un preoccupante regresso verso la barbarie.<br />

Gli eventi legati alla storia <strong>del</strong> Co<strong>lo</strong>sseo contrassegnano<br />

una distanza ormai incolmabile<br />

dal<strong>lo</strong> “spirito” che aveva saputo ardere la<br />

fiaccola di Olimpia per oltre un millennio,<br />

simboleggiando quanto di più puro e leale<br />

l’umanità abbia mai prodotto nel campo <strong>del</strong>le<br />

attività sportive. Uno “spirito”che sarebbe<br />

rigenerato quasi un millennio e mezzo dopo,<br />

grazie al barone Pierre de Coubertin, la cui<br />

opera instancabile e appassionata avrebbe<br />

condotto nell’anno 1894 alla fondazione <strong>dei</strong><br />

giochi olimpici <strong>del</strong>l’età moderna: i quali si<br />

svolsero per la prima volta nel 1896 ad Atene<br />

e continuano tuttora ad attrarre l’attenzione<br />

<strong>del</strong> mondo intero.<br />

*<strong>del</strong>egato provinciale csen<br />

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E’ un’iniziativa in collaborazione con


di anna rita Bove<br />

di Marco doldi<br />

• L’ateismo come fenomeno di massa<br />

ha cominciato ad evidenziarsi nel<br />

Novecento; la Chiesa ne ha preso<br />

particolare consapevolezza al Vaticano<br />

II, che ne ha analizzato le forme.<br />

Nella costituzione Gaudium et<br />

Spes offre un quadro completo <strong>del</strong>le<br />

cause che conducono a negare Dio.<br />

Anche i grandi pensatori cattolici si<br />

erano impegnati a studiare a fondo<br />

il fenomeno: Jacques Maritain, Jean<br />

Danie<strong>lo</strong>u, Pierre Theillard de Chardin,<br />

Joseph Ratzinger ed altri ancora.<br />

E oggi come stanno le cose?<br />

Sicuramente il fenomeno non è venuto<br />

meno, anche se per certi versi<br />

è cambiato. A metà degli anni ’50<br />

<strong>del</strong> seco<strong>lo</strong> scorso l’ateismo era quasi<br />

una professione di fede: era una<br />

<strong>lo</strong>tta attiva contro tutto ciò che richiamava<br />

Dio e uno sforzo - per certi<br />

versi - disperato di rifare, di riscostruire<br />

l’universo <strong>del</strong> pensiero e tutta<br />

la scala umana di va<strong>lo</strong>ri contro Dio.<br />

L’ateismo era la forte ed esplicita negazione<br />

di quel Dio in cui credevano<br />

i credenti, di quel Dio che è Creatore,<br />

Padre e Salvatore. Era una consapevole<br />

scelta di vita, un atto morale,<br />

una libera e cruciale determinazione.<br />

L’uomo percepiva di dover diventare<br />

adulto nel rifiuto di ogni trascendenza,<br />

ritenuta limitante la sua autonomia.<br />

Jacques Maritain terminava<br />

l’analisi <strong>del</strong>l’ateismo di quel tempo<br />

interrogandosi: «Ma tutto ciò che ho<br />

descritto non è forse una specie di<br />

atto di fede, un atto di fede a rovescio,<br />

il cui contenuto non è un’adesione<br />

al Dio trascendente, ma una<br />

• A causa <strong>del</strong>le nevicate <strong>dei</strong> giorni scorsi, l'arrivo in diocesi <strong>del</strong>l'urna <strong>del</strong>le spoglie<br />

mortali <strong>del</strong>la giovane martire santa Maria Goretti è stata rimandata. <strong>Il</strong> calendario<br />

degli eventi previsti a San Benedetto <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong> dal 9 al 12 <strong>febbraio</strong> è stato<br />

posticipato dal 1 al 4 marzo, giorno in cui santa Maria Goretti verrà trasferita nella<br />

parrocchia <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong> Passo, ad Avezzano, dove rimarrà fino al 5. Come<br />

scrive il parroco don Vincenzo De Mario: «Gestite l'ansia».<br />

CoMuNIta' IN CoMuNIoNe<br />

aSColtare per CapIre<br />

l'altro incontrato nella relazione evangelica<br />

• Proseguiamo il nostro<br />

viaggio verso<br />

“l’altro” insieme a<br />

Enzo Bianchi, priore<br />

<strong>del</strong>la comunità di<br />

Bose, che nel libro Insieme,<br />

a pagina 138<br />

afferma: «L’essere umano è un essere<br />

relazionale: non c’è uomo senza<br />

altri uomini, e ogni persona fa parte<br />

<strong>del</strong>l’umanità, fa parte di una realtà in<br />

cui ci sono gli altri. E l’essere umano<br />

ha tre modi di relazione complementari,<br />

che gli permettono di costruire<br />

la propria identità e vivere. La relazione<br />

con se stesso (vita interiore),<br />

la relazione con gli altri (vita sociale)<br />

e, per i credenti, la relazione con Dio<br />

(alterità <strong>del</strong>le alterità)». La relazione<br />

sociale è <strong>lo</strong> specchio <strong>del</strong>la relazione<br />

con se stessi e <strong>del</strong>la relazione con<br />

Dio e come in ogni buon rapporto un<br />

momento fondante è rappresentato<br />

dall’ascolto attivo che fa <strong>del</strong>l’altro<br />

non so<strong>lo</strong> uno di noi, ma uno con noi.<br />

Quando si incontra l’altro per entrare<br />

in relazione, scatta inevitabilmente<br />

l’ascolto, che esige silenzio per permettere<br />

alla parola altrui di arrivare<br />

alla mente e al cuore, per essere rielaborata<br />

e capita. In questo processo<br />

non si giunge a passive rinunce<br />

personali ma a moti empatici che ci<br />

avvicinano all’altro per conoscere e<br />

condividere senza abbandonare nulla<br />

di noi stessi e senza presumere che<br />

l’altro debba necessariamente qualcosa<br />

in termini di cambiamento. Così<br />

il rapporto dia<strong>lo</strong>gico aiuta a creare la<br />

consapevolezza che sono proprio le<br />

differenze a fare l’altro diverso da me<br />

e che queste, paradossalmente, possono<br />

contribuire alla positiva costruzione<br />

<strong>del</strong>la cooperazione (agire con)<br />

e, l’estraneità <strong>del</strong>l’altro da me diviene<br />

così risorsa e ricchezza, diviene inizio<br />

di un viaggio verso mete co<strong>lo</strong>rite di<br />

umanità vera.<br />

taglIaCozzo. SaN daMIaNo<br />

Chiesa santi Cosma e Damiano, monastero benedettino.<br />

A fare strada nella neve è la monaca Francesca Butti.<br />

«E' bella la neve, ma speriamo che presto venga la primavera»<br />

(Foto e testo inviato da Valentina Arduini)<br />

aNNo <strong>del</strong>la Fede. due INSCINdIb<strong>Il</strong>I eSISteNze<br />

la negazione di dio è la negazione <strong>del</strong>l’uomo<br />

presa, appunto, di posizione contro<br />

questo Dio trascendente?» (<strong>Il</strong> significato<br />

<strong>del</strong>l’ateismo contemporaneo,<br />

1954). Negli ultimi anni le cose sono<br />

cambiate. E’ un’intuizione che scaturisce<br />

ascoltando Benedetto XVI,<br />

il quale in più occasioni ha parlato<br />

<strong>del</strong>l’ateismo come di un venir meno<br />

<strong>del</strong>la fede. Lo ha ricordato ancora<br />

recentemente: «Come sappiamo, in<br />

vaste zone <strong>del</strong>la terra la fede corre<br />

il perico<strong>lo</strong> di spegnersi come una<br />

fiamma che non trova più alimento.<br />

Siamo davanti ad una profonda crisi<br />

di fede, ad una perdita <strong>del</strong> senso religioso<br />

che costituisce la più grande<br />

sfida per la Chiesa di oggi» (udienza<br />

ai partecipanti alla plenaria <strong>del</strong>la<br />

Congregazione per la dottrina <strong>del</strong>la<br />

fede, 27 gennaio 2012). <strong>Il</strong> nostro<br />

tempo, quindi, si caratterizza per<br />

un affievolirsi <strong>del</strong>la fede, più che per<br />

una esplicita negazione di essa. Si<br />

dirà che il risultato è <strong>lo</strong> stesso. E’<br />

vero, ma il fenomeno è, forse, più<br />

grave. In passato chi si trovava nella<br />

posizione di negare l’esistenza di<br />

Dio, si stava interrogando e portava<br />

motivi per giustificare la propria<br />

scelta. Al punto da arrivare a compiere<br />

un atto di fede al contrario,<br />

quasi un anti-teismo. Ma chi oggi si<br />

trova nella condizione descritta da<br />

Benedetto XVI ha rinunciato ad ogni<br />

domanda: semplicemente il discorso<br />

su Dio non è più importante. Non<br />

si pone il problema, in quanto non<br />

sembra sentire alcuna inquietudine<br />

religiosa, né riesce a capire perché<br />

dovrebbe interessarsi di religione.<br />

Più che la morte di Dio - teorizzata<br />

in passato - è la morte <strong>del</strong>l’uomo. Un<br />

uomo che ha perso ogni aspirazione<br />

a qualcosa di più grande, rispetto ai<br />

beni terreni.<br />

Che cosa è successo? E’ difficile rispondere<br />

perché più che una causa,<br />

vi è un intreccio di motivi, i quali<br />

messi insieme sono diventati quel<br />

vento gelido che spegne la fiamma<br />

<strong>del</strong>la fede. Si pensi, per un momento,<br />

a quell’idea per cui l’uomo do-<br />

vrebbe produrre e basta: <strong>lo</strong> studio e<br />

la formazione avrebbero va<strong>lo</strong>re, non<br />

se aiutano a pensare, ma se aiutano<br />

a fare. Così si accorciano i cicli,<br />

viene meno l’attesa: l’importante è<br />

diventare presto un ingranaggio di<br />

quella macchina spersonalizzata che<br />

usa tutti. Ora, il sapere finalizzato<br />

alla pratica è uno <strong>dei</strong> saperi, ma accanto<br />

ad esso ce n'è un altro, più<br />

importante, che è quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong> sapere<br />

per la vita. Quel<strong>lo</strong> che aiuta a comprendere<br />

il senso <strong>del</strong>l’esistenza, a<br />

trovare la modalità di realizzarsi attraverso<br />

il dono di sé, ad accettare<br />

l’insuccesso. Se le domande di senso,<br />

quelle che conducono a riflettere<br />

sul senso <strong>del</strong>la vita, sono emarginate,<br />

l’uomo diviene so<strong>lo</strong> ciò che produce.<br />

Oggi al<strong>lo</strong>ra la questione non è<br />

tanto quella di difendere l’esistenza<br />

di Dio, ma quella di difendere l’esistenza<br />

<strong>del</strong>l’uomo, condannato a vivere<br />

come un ingranaggio. C’è bisogno<br />

di tornare a pensare in grande,<br />

a mettere al centro quei temi per i<br />

quali vale la pena vivere. Anche in<br />

questo contesto si alimenta la fede,<br />

che deve essere considerata come la<br />

cosa più importante. I vescovi italiani,<br />

nel decennio per l’educazione,<br />

indicano come inizio <strong>del</strong>la relazione<br />

formativa una domanda evangelica<br />

fondamentale: «Che cosa cercate?»<br />

(Gv 1,38). Sono le parole di Gesù<br />

ai primi discepoli nel vange<strong>lo</strong> di Giovanni.<br />

Risvegliare la fede, prendere<br />

coscienza di un mondo spirituale<br />

presuppone questa domanda, la<br />

sola capace di smascherare l’opacità<br />

e la sordità in cui tanti vivono. Ci<br />

sarà chi porrà questa domanda? <strong>Il</strong><br />

Papa auspica che l’<strong>Anno</strong> <strong>del</strong>la fede<br />

possa contribuire, con la collaborazione<br />

cordiale di tutti i componenti<br />

<strong>del</strong> Popo<strong>lo</strong> di Dio, a rendere Dio nuovamente<br />

presente in questo mondo<br />

e ad aprire agli uomini l’accesso alla<br />

fede, all’affidarsi a quel Dio che ci ha<br />

amati sino alla fine, in Gesù Cristo<br />

crocifisso e risorto.<br />

aVezzaNo. altezze e luCI<br />

architettura <strong>del</strong>le parole<br />

di Piero Buzzelli<br />

• Domenica 5 <strong>febbraio</strong> nella chiesa <strong>del</strong> Sacro<br />

Cuore in San Rocco di Avezzano, in occasione<br />

<strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata <strong>del</strong>la vita,<br />

ha officiato la Messa il vescovo <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong> Pietro<br />

Santoro. Ascoltando l'omelia <strong>del</strong> vescovo avevo<br />

la netta sensazione di entrare in una sontuosa<br />

cattedrale gotica. Le sue parole si allineavano<br />

come archi rampanti singoli e multipli. Ne uscivano frasi con<br />

continui slanci verso l’alto. <strong>Il</strong> ritmo era di tipo ascensionale,<br />

incalzante con pause brevi e frequenti come una serie di archi<br />

e finestre edificati in maniera equidistante. Le frasi, poste<br />

l’una dopo l’altra, disegnavano archi a sesto acuto con salita,<br />

acuto centrale e discesa con <strong>lo</strong> scopo di raggiungere maggiore<br />

altezza con meno spinta laterale. I co<strong>lo</strong>ri <strong>del</strong> discorso erano<br />

intensi e definiti con punti di luce concentrati, come le vetrate<br />

illuminate dalla luce esterna <strong>del</strong>la Cattedrale di Notre Dame.<br />

Molte le “parole-sculture” che ornavano i concetti in maniera<br />

raffinata e con funzione apotropaica. Frasi con guglie pungenti<br />

che puntavano verso l’alto e portavano verso l’alto. Niente<br />

era superfluo nel<strong>lo</strong> stile deciso e chiaro. Grazie eccellenza. Lei<br />

parlava, io prendevo appunti, mia moglie mi rimproverava credendomi<br />

distratto durante la sua omelia.<br />

SINTONIE<br />

Veleno<br />

5<br />

LA POSTA DI<br />

SUOR MARISTELLA BARRESI<br />

Scrivete all'indirizzo di posta elettronica<br />

<strong>del</strong> giornale, oppure indirizzate<br />

le lettere a <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong>, Corso<br />

<strong>del</strong>la Libertà 54, Avezzano.<br />

carissima suor Stella, sono<br />

un’insegnante di scuola elementare.<br />

Vorrei parlare ai miei<br />

allievi <strong>del</strong>la perico<strong>lo</strong>sità <strong>del</strong>l'alcool.<br />

Potrebbe suggerirmi alcuni<br />

pensieri? Grazie (Gina)<br />

Sono veramente contenta che lei<br />

tratti con i suoi scolari anche questioni<br />

<strong>del</strong>la vita. E parlare <strong>del</strong>la<br />

dannosità <strong>del</strong>l’alcool fa parte <strong>del</strong>le<br />

questioni <strong>del</strong>la vita. Purtroppo ci<br />

sono quelle fatidiche frasi assassine:<br />

“che c’è di male?”. “<strong>Il</strong> vino<br />

ravviva intelligenza”. ll costante<br />

aumento <strong>del</strong> consumo <strong>del</strong>l’alcool<br />

in generale è un sintomo preoccupante,<br />

allarmante. Anche se<br />

non piace a tutti nella famiglia,<br />

non si può rimanere indietro: gin<br />

e whisky si trovano in ogni casa.<br />

E fin qui non ci sarebbe nulla di<br />

male, se non il piacere di avere<br />

questa preziosità. Ma dietro questo<br />

si può nascondere un grosso<br />

perico<strong>lo</strong>. L’uomo debole si lascia<br />

facilmente dominare dall’alcool.<br />

Conclusione: la miseria <strong>del</strong>la famiglia<br />

di un bevitore. Per dire stop a<br />

questo inquietante sviluppo, è necessario<br />

salvaguardare la gioventù<br />

dall’alcool. L’alcool è veleno per i<br />

giovani. Fa perdere il control<strong>lo</strong> di<br />

sé e diminuisce il rendimento. Elimina<br />

le barriere <strong>del</strong>la personalità.<br />

Con l’uso <strong>del</strong>l’alcool, il giovane<br />

perde assai presto il giudizio <strong>del</strong>la<br />

propria capacità d’azione morale.<br />

Dobbiamo conoscere questi rischi<br />

e sapere agire di conseguenza. E'<br />

proibito servire alcool. A che servono<br />

queste leggi se nessuno le<br />

rispetta? Per cui non mi sembra<br />

azzardato suggerirle che sarebbe<br />

necessario tenere una conferenza<br />

sulla dannosità <strong>del</strong>l’alcool anche<br />

ai genitori. Forse le sarà possibile<br />

far<strong>lo</strong>, qualche volta.


6<br />

tracce <strong>del</strong>la memoria<br />

iL SOGnO deLLa Pace<br />

testimoni di non violenza<br />

di Laura de Benedictis *<br />

• “Pal<strong>lo</strong>ni co<strong>lo</strong>rati, camion di gelati”.<br />

Così si cantava in AC qualche anno fa.<br />

E domenica 29 gennaio tutto sembrava<br />

essere tornato a quei tempi. Ai<br />

pal<strong>lo</strong>ni co<strong>lo</strong>rati si son sostituiti, però,<br />

i visi variopinti <strong>dei</strong> partecipanti e i<br />

<strong>lo</strong>ro striscioni; ai gelati un bel freddo<br />

da combattere a ritmo di musica e<br />

al camion un trattore con tanto di rimorchio<br />

al suo seguito, decorato con<br />

perizia. Quelli appena esposti sono<br />

stati so<strong>lo</strong> alcuni degli ingredienti <strong>del</strong>la<br />

festa <strong>del</strong>la pace <strong>del</strong>l’Azione Cattolica<br />

<strong>del</strong>la diocesi di Avezzano, dal tito<strong>lo</strong> “A<br />

rimorchio <strong>del</strong>la pace”. Quest’anno ci<br />

si è voluti rivolgere al <strong>del</strong>icato quanto<br />

importantissimo tema <strong>del</strong>l’immigrazione,<br />

argomento che riguarda la<br />

nostra terra marsicana molto da vicino.<br />

L’AC diocesana non ha voluto fare<br />

tutto da sola. Con la collaborazione<br />

preziosa <strong>del</strong>la Rindertimi, <strong>del</strong>l’Ufficio<br />

missionario, <strong>del</strong>la Caritas e di Libera,<br />

cui va un sentitissimo grazie, un<br />

normale pomeriggio di gennaio si è<br />

trasformato in un’occasione straordinaria<br />

di gioia, condivisione e fraternità.<br />

La festa ha generato un <strong>del</strong>izioso<br />

baccano fra le strade di Avezzano.<br />

Tutti dietro al trattore, dai piccolissimi<br />

agli “adultissimi” (per utilizzare un<br />

po’ di linguaggio associativo), a ballare,<br />

cantare, ridere e sorridere. Come<br />

ha ricordato<br />

giustamente<br />

Massimiliano<br />

de Foglio,<br />

che ha<br />

presentato i<br />

vari momenti<br />

<strong>del</strong>la festa, la<br />

pace si raggiunge<br />

so<strong>lo</strong><br />

dopo un lungocammi-<br />

no, fatto di tappe<br />

meditate. Ed è così<br />

infatti che la marcia<br />

si è svolta. Alle<br />

<strong>15</strong> ci si è ritrovati<br />

tutti dinanzi il municipio,<br />

luogo <strong>del</strong>le<br />

istituzioni, dove fra<br />

i presenti c’erano<br />

anche alcuni sindaci.<br />

Erano ben dieci,<br />

provenienti dai vari<br />

comuni <strong>del</strong> comprensoriomarsicano.<br />

È stato<br />

un grande<br />

onore ed<br />

una grande<br />

gioia<br />

vederli sfilarenella<br />

marcia.<br />

alessandroFranceschini,<br />

presidente<br />

diocesano<br />

<strong>del</strong>l’AC, ha<br />

dato a tutti<br />

un ca<strong>lo</strong>roso<br />

benvenuto,<br />

spiegando il perché <strong>del</strong>la festa e<br />

dando il via a quest’occasione imperdibile<br />

di frat<br />

e l l a n z a ,<br />

ricordando<br />

inoltre,<br />

come poi in<br />

conclusione<br />

ha fatto anche<br />

il nostro<br />

vescovo <strong>dei</strong><br />

<strong>Marsi</strong> Pietro<br />

Santoro,<br />

Oscar Luigi<br />

Scalfaro, il<br />

presidente<br />

emerito <strong>del</strong>laRepubblica,scomparso<br />

nella notte tra sabato 28 e<br />

domenica 29 gennaio, socio illustre<br />

<strong>del</strong>l'Azione Cattolica italiana. Un rappresentante<br />

per ogni associazione che<br />

ha collaborato alla riuscita di questo<br />

evento meraviglioso ha letto stralci<br />

<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>la Repubblica<br />

italiana e <strong>del</strong>la Dichiarazione universale<br />

<strong>dei</strong> diritti <strong>del</strong>l’uomo. I presenti<br />

sembravano apprezzare di cuore, dimostrando<strong>lo</strong><br />

con applausi e striscioni,<br />

il cui leitmotiv era “siamo tutti uguali”.<br />

Poi la partenza vera e propria. L’inno<br />

<strong>del</strong>l’Acr “Punta in alto” ha fatto ballare<br />

tutti. Le persone si sono affacciate<br />

alle finestre <strong>del</strong>le case, magari anche<br />

chiedendosi chi fossero quei co<strong>lo</strong>ratissimi<br />

festaioli, che hanno preferito<br />

il gelido freddo <strong>del</strong>le strade al relax<br />

<strong>del</strong>la domenica pomeriggio. A piazza<br />

Risorgimento, la seconda tappa. Nei<br />

pressi c’è la scuola media Corradini,<br />

le testimonianze di una professo-<br />

GIGLIgomme<br />

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ressa e di<br />

un alunno<br />

sono state<br />

il fulcro di<br />

questo momento.<br />

Un<br />

giovanissimostudente,<br />

arrivato<br />

da qualche<br />

anno in<br />

Italia dalla<br />

Bulgaria, ha<br />

raccontato<br />

con semplicità e forza la sua gioia di<br />

essere in Italia e la bellezza di come<br />

gli altri <strong>lo</strong> hanno accolto, suscitando<br />

sorrisi e ammirazione. Dopodiché un<br />

gruppo di ragazzi Kosovari in costume<br />

ha mostrato un bal<strong>lo</strong> tipico <strong>del</strong>la<br />

propria nazione, coinvolgendo tutti i<br />

partecipanti. Danzando balli di gruppo<br />

e facendo una fantastica “ola” sotto<br />

Ponte Romano, il corteo si è diretto<br />

a Piazzale Kennedy, simbo<strong>lo</strong> <strong>del</strong> luogo<br />

di primissima accoglienza. Oolaid,<br />

l’imam di Avezzano, ha raccontato la<br />

sua storia, dopodiché don ennio tarola<br />

<strong>del</strong>la Caritas diocesana ha letto<br />

parte <strong>del</strong><strong>lo</strong> statuto, ricordando la<br />

preziosità <strong>del</strong>l’accoglienza. Gli adulti<br />

<strong>del</strong>le varie associazioni hanno poi<br />

consegnato un sacchetto di terra ai<br />

fratelli stranieri: la terra marsicana è<br />

di tutti co<strong>lo</strong>ro che la amano. I ragazzi<br />

<strong>del</strong>l’Acr non si erano ancora fatti sentire.<br />

E così, dopo la consegna <strong>del</strong>la<br />

terra, ecco arrivare i piccolissimi (4-5<br />

anni) e i 6-8 <strong>del</strong>le varie parrocchie<br />

<strong>del</strong>la diocesi, con tanti bellissimi doni<br />

da regalare ai propri fratellini immigrati.<br />

L’arrivo al capolinea <strong>del</strong>la festa<br />

è imminente. Ci si è incamminati<br />

verso la Campana <strong>del</strong>la Pace, posta<br />

<strong>del</strong>l’AC per rintoccare ogni qual volta<br />

ci sia qualcosa che, invece di risuonare<br />

con forza, sembra dormicchiare<br />

nei nostri animi pigri. Dopo tanta<br />

confusione, è giunto il momento di<br />

fare silenzio, mescolando con bellezza<br />

la propria lingua, cultura e credo,<br />

in un calderone frizzante, ma composto.<br />

La differenza che si fa ricchezza<br />

e non ostaco<strong>lo</strong>: pregare insieme si<br />

può. don andrea de Foglio (assistente<br />

<strong>del</strong> settore giovani di AC) per<br />

A causa <strong>del</strong> maltempo, è stata rinviata la tradizionale Festa <strong>dei</strong> fidanzati<br />

organizzata come ogni anno dal servizio di Pastorale familiare (con i direttori<br />

don Franco Tallarico e i coniugi Maria e Nicola Gal<strong>lo</strong>tti). La festa verrà riproposta<br />

all'interno <strong>del</strong> Pellegrinaggio <strong>dei</strong> fidanzati al Santuario di Loreto, guidato<br />

dal vescovo Pietro Santoro, in programma il prossimo sabato 24 marzo. Info<br />

e iscrizioni al <strong>numero</strong> 338.4073214<br />

gIorNate per rICordare<br />

CoNSegNa dI parole<br />

di Gino Milano<br />

• Gli ultimi giorni di gennaio ci consegnano parole importanti,<br />

parole maiuscole che ci risvegliano dai torpori<br />

invernali <strong>del</strong>l’indifferenza e ci richiamano alla speranza:<br />

il 27 gennaio, giorno <strong>del</strong>la memoria per gli orrori<br />

<strong>del</strong>l’ideo<strong>lo</strong>gia nazista e di un compiacente fascismo; il<br />

29, giorno di richiamo alla pace e di partecipazione alla<br />

marcia diocesana; il 30, anniversario <strong>del</strong>la morte di<br />

Gandhi, testimone e simbo<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la non-violenza come <strong>lo</strong>tta per i diritti<br />

umani e civili, <strong>del</strong>la convivenza pacifica tra individui e popoli. Giornate<br />

preziose per ricordare, per tornare alle radici e alle ragioni <strong>del</strong><strong>lo</strong> stare<br />

nel mondo e costruire la società <strong>del</strong> proprio tempo. E questo è particolarmente<br />

vero per il cristianesimo, che è, per definizione, la religione<br />

<strong>del</strong>la memoria. «La memoria è vinco<strong>lo</strong> di speranza - afferma Eduardo<br />

Hoornaert - senza memoria cristiana svanisce la speranza». Da qui<br />

nasce, per i cristiani, la necessità <strong>del</strong> ricordo come impegno religioso<br />

fondamentale; l’insegnamento cristiano è sostanzialmente memoria.<br />

<strong>Il</strong> mese di gennaio ci ha, pertanto, offerto occasioni importanti per<br />

riandare al significato e al senso <strong>del</strong>le nostre radici profondamente<br />

umane, risvegliando un sogno e recuperando tutto il senso <strong>del</strong> nostro<br />

essere cristiani. «Alla fine <strong>dei</strong> giorni, il monte <strong>del</strong> tempio <strong>del</strong> Signore<br />

sarà saldo sulla cima <strong>dei</strong> monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso<br />

affluiranno tutte le genti. [...] Spezzeranno le <strong>lo</strong>ro spade e ne faranno<br />

aratri, <strong>del</strong>le <strong>lo</strong>ro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la<br />

spada contro un'altra nazione, non impareranno più l’arte <strong>del</strong>la guerra»<br />

(Is 2,2.4). L’Antico Testamento parla di un tempo “futuro”, indica<br />

il tempo messianico. Per noi cristiani, radicati nella fede nel Messia<br />

Gesù, il tempo messianico è il tempo presente. Noi che siamo discepoli<br />

di Gesù, dovremmo dunque usare un tempo “presente” e dire: stiamo<br />

trasformando i nostri missili in trattori, i nostri armamenti in officine di<br />

lavoro, non ci esercitiamo più nell’arte <strong>del</strong> conflitto e <strong>del</strong>l’odio ma nella<br />

pratica <strong>del</strong>la fraternità, <strong>del</strong>l’accoglienza e <strong>del</strong>la condivisione. Le prime<br />

comunità cristiane si sentivano eredi di questa profezia messianica: il<br />

futuro di Isaia si era trasformato nel <strong>lo</strong>ro presente. Scrive Tertulliano<br />

che «la nuova legge (quella <strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong>) converte alla mitezza la primitiva<br />

ferocia <strong>del</strong>le spade e <strong>del</strong>le lance, e trasforma le antiche guerre<br />

contro i nemici negli atti pacifici di arare e coltivare la terra», quella<br />

terra che abitiamo e che condividiamo con i vicini che vengono da <strong>lo</strong>ntano,<br />

e che ci vede sempre più interconnessi come popoli e nazioni in<br />

una convivenza g<strong>lo</strong>bale. La pace - attraverso la non-violenza - è, nelle<br />

mani di Isaia, il sogno di Dio. Le nostre comunità di cristiani, anche<br />

attraverso manifestazioni semplici e immediate (com’è la marcia <strong>del</strong>la<br />

pace), provano a ri-messianizzare se stesse e a risvegliare il sogno di<br />

Dio per ripropor<strong>lo</strong> a tutta la società, con l’esempio e la testimonianza<br />

<strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la pace, che è esperienza quotidiana di attenzione<br />

verso l’altro, ascolto <strong>del</strong> diverso, accoglienza <strong>del</strong><strong>lo</strong> straniero, affiancamento<br />

<strong>del</strong>la sua condizione di vita: testimoni <strong>del</strong> vange<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la pace. E<br />

gli altri senza bisogno di parole, saranno conquistati dal nostro comportamento<br />

(cfr. 1Pt 3,1-2).<br />

i cristiano-cattolici, l’imam Oolaid nascere comportamenti di fraterni-<br />

per i musulmani, padre daniel Mità. Non deve e non può lasciare intitelu<br />

per i cristiano-ortodossi hanno differenti. È ripartita poi la musica, a<br />

pregato a turno, in un clima sentito e far da co<strong>lo</strong>nna sonora a un altro im-<br />

commosso, con una fiaccola in mano, portante momento di condivisione:<br />

che poi si è unita in un unico grande la merenda. I cicerocchi, consumati<br />

fuoco, nel braciere dinanzi a <strong>lo</strong>ro. <strong>Il</strong> insieme, rappresentano il pasto che,<br />

nostro vescovo Pietro, pastore <strong>del</strong>la nel passato, veniva condiviso con i<br />

nostra terra, conclude la preghiera, poveri durante la festa di Sant’An-<br />

invitando tutti a scoprire i volti e i tonio. Rifocillati dall’ottimo e caldo<br />

nomi <strong>del</strong>le persone che ci circondano. spuntino preparato dalle donne di Pa-<br />

La campana ha rintoccato nel totaterno, cui va un enorme grazie, tutti<br />

le silenzio, generando commozione hanno fatto poi ritorno a casa, con i<br />

sentita. Tutti con i nasi infreddoliti e piedi intirizziti ma il sorriso sul volto.<br />

rossi verso l’alto e gli occhi attenti e “Festa, festa. Che gran festa” dice an-<br />

sbarrati. Dopo la campana, si sono cora l’inno con cui questo racconto è<br />

sentiti in <strong>lo</strong>ntananza altri rintocchi, di iniziato. Ed è stato proprio così. “Su,<br />

chiese <strong>lo</strong>ntane: un bambino, con la fai danzare la speranza e vedrai che<br />

sua disarmante semplicità, era convinto<br />

che tutti stessero facendo festa,<br />

l’amicizia è tanta”<br />

anche a distanza, dopo averci sentiti. * responsabile diocesana acr<br />

Ed è forse davvero così: il tam tam<br />

<strong>del</strong>la pace non deve fermarsi, deve<br />

generare scompiglio, far ardere le<br />

coscienze, destare riflessioni e far (Foto di Elisabetta Marraccini)


iscaldamento g<strong>lo</strong>bale<br />

rISparMIo eNergetICo<br />

<strong>Il</strong> rigido inverno marsicano<br />

di Lidia di Pietro<br />

• «E questo sarebbe il riscaldamento g<strong>lo</strong>bale» è la frequente<br />

osservazione ironica di fronte ad eventi meteoro<strong>lo</strong>gici<br />

che abbassano la temperatura al di sotto <strong>del</strong>le<br />

medie stagionali o di episodi nevosi come <strong>dei</strong> giorni scorsi.<br />

Detto subito che l'innalzamento di un so<strong>lo</strong> grado <strong>del</strong>la<br />

temperatura media <strong>del</strong>la terra (per il seco<strong>lo</strong> appena<br />

trascorso l'aumento stimato è stato tra 0,6 e 0,9ºC) è<br />

capace di determinare <strong>lo</strong> scioglimento di grandi quantità<br />

di permafrost, con conseguenze rilevanti per la circolazione<br />

degli oceani e <strong>del</strong>l'atmosfera, è vero pure che<br />

il clima <strong>lo</strong>cale è l'ultimo anel<strong>lo</strong> di una complessa catena<br />

di interazioni, ma diversi mo<strong>del</strong>li climatici indicano per il<br />

prossimo futuro un aumento degli eventi meteoro<strong>lo</strong>gici<br />

estremi proprio a livel<strong>lo</strong> <strong>lo</strong>cale: ondate di ca<strong>lo</strong>re, precipitazioni<br />

intense, periodi di siccità, anomalie termiche. Na-<br />

turalmente non sono, in pieno inverno, venti centimetri<br />

di neve a Roma o ottanta ad Avezzano "eventi estremi",<br />

mentre <strong>lo</strong> è l'alluvione <strong>del</strong>la Liguria <strong>del</strong><strong>lo</strong> scorso autunno.<br />

Dunque, che fare? Ciascuno di noi deve cambiare la<br />

propria visione <strong>del</strong> mondo. Dobbiamo chiedere ai nostri<br />

governanti di investire nella manutenzione <strong>del</strong> territorio,<br />

essere rigidi contro le speculazioni di consumo <strong>del</strong> suo<strong>lo</strong><br />

e agire per proteggere il patrimonio naturale ed abitativo.<br />

Inoltre, ognuno deve rendersi protagonista di un personale<br />

decremento <strong>dei</strong> gas serra, principali responsabili <strong>del</strong><br />

riscaldamento g<strong>lo</strong>bale. E, in questa direzione, il risparmio<br />

energetico è la prima azione che ciascuno di noi è chiamato<br />

ad attuare, non so<strong>lo</strong> perché è la più facile, ma anche<br />

quella più a portata di mano. In ultimo risparmiare energia<br />

equivale a risparmiare denaro. E di questi tempi...<br />

Foto di Valentina Mastrodicasa


8<br />

abruzzo<br />

polItICa CHe da’ <strong>Il</strong> buoN eSeMpIo<br />

la sobrietà tornata di moda<br />

di Salvatore Braghini<br />

• In più occasioni, da<br />

queste pagine, abbiamo<br />

riportato notizie<br />

e giudizi argomentati<br />

sui costi <strong>del</strong>la politica,<br />

stigmatizzando l’incapacità<br />

<strong>del</strong>l’attuale<br />

classe dirigente di fare scelte di rigore<br />

da assumere senza tentennamenti,<br />

non tanto in vista di ulteriori economie<br />

da conseguire, ma soprattutto<br />

per segnare una discontinuità rispetto<br />

a vantaggi spesso sconfinanti in<br />

privilegi, inaugurando una sobrietà<br />

che riposizioni la consunta credibilità<br />

<strong>dei</strong> politici. Cosa fino adesso non accaduta<br />

nei termini attesi dall’opinione<br />

pubblica. Non passava così inosservato<br />

il blitz notturno prenatalizio verificatosi<br />

nella regione Lazio, al<strong>lo</strong>rché,<br />

alle due e un quarto (e non è certo<br />

il caso di meravigliarsi <strong>del</strong>l’orario),<br />

mentre la commissione Bilancio <strong>del</strong><br />

Consiglio regionale stava discutendo<br />

l’abolizione <strong>dei</strong> vitalizi, decisa qualche<br />

settimana prima dall’assemblea<br />

<strong>del</strong>le regioni italiane, è spuntato un<br />

emendamento che, mentre toglie ai<br />

futuri consiglieri eletti per la prima<br />

volta nel 20<strong>15</strong> il diritto alla pensione<br />

da “onorevole” regionale, <strong>lo</strong> estende<br />

agli assessori esterni <strong>del</strong>l’attuale<br />

giunta. E’ inoltre passato che gli stipendi<br />

di consiglieri e assessori saranno<br />

indicizzati annualmente sulla base<br />

<strong>del</strong>la variazione <strong>del</strong> costo <strong>del</strong>la vita<br />

accertato dall’Istat, con buona pace<br />

di ciò che avviene nel 2012 per i pensionati<br />

con più di 1.400 euro, a causa<br />

<strong>del</strong> b<strong>lo</strong>cco <strong>del</strong>le indicizzazioni, e che<br />

avverrà dal 2013 sopra i 935 euro. In<br />

Abruzzo i consiglieri regionali hanno<br />

rinunciato al vitalizio, ma soltanto per<br />

i futuri eletti, salvaguardando la <strong>lo</strong>ro<br />

posizione ed anzi riservandosi la facoltà,<br />

per il consigliere regionale che<br />

abbia maturato i requisiti al vitalizio,<br />

di rinunciare al diritto ed ottenere il<br />

di enzo Lo re<br />

rimborso <strong>del</strong>le somme versate a tito<strong>lo</strong><br />

di contributi fino a quel momento.<br />

Appare quanto mai doverosa un’azione<br />

di control<strong>lo</strong> mediatico sull’operato<br />

<strong>dei</strong> rappresentanti eletti dal popo<strong>lo</strong> ai<br />

vari livelli istituzionali, purché animati<br />

esclusivamente dal dovere di informazione,<br />

senza intenti strumentali e<br />

comunque scevri da derive populistiche<br />

venate di demagogia. Ciò detto<br />

è sacrosanto comunicare all’opinione<br />

pubblica anche gli esempi virtuosi<br />

<strong>del</strong>la politica, evidenziandoli adeguatamente,<br />

tanto più che questa volta<br />

provengono da personaggi<br />

eletti in Abruzzo.<br />

Franco Caramanico,<br />

consigliere regionale di<br />

Sel, qualche tempo fa,<br />

ha annunciato pubblicamente<br />

di rinunciare in<br />

modo autonomo ai 900<br />

euro di rimborso spese<br />

per il viaggio, sottraendoli<br />

dal suo conto per<br />

destinarli a strutture<br />

pubbliche e associazioni<br />

private che operano<br />

nel sociale, e che, presumiamo,<br />

gli saranno particolarmente<br />

riconoscenti in tempo di crisi. Per<br />

capire di che si tratta, va precisato<br />

che i consiglieri regionali abruzzesi,<br />

per quanto riguarda le spese di viaggio,<br />

percepiscono in busta paga un<br />

doppio rimborso, che costa 800.000<br />

euro l’anno alle casse <strong>del</strong>l’ente, di cui<br />

uno forfetario, che è pari a 900 euro<br />

(quel<strong>lo</strong> cui ha rinunciato l’esponente<br />

di Sel) e uno è variabile, in base ai<br />

chi<strong>lo</strong>metri percorsi. <strong>Il</strong> consigliere regionale<br />

ha anche mostrato pubblicamente<br />

la sua busta paga (7.777,25<br />

euro netti, comprensivi di 2.292,93<br />

euro di rimborso spese per i viaggi).<br />

L’iniziativa <strong>del</strong> consigliere Caramanico<br />

è andata oltre, lanciando due proposte<br />

concrete al Consiglio, scritte in<br />

le StorIelle dI eSSe QuISSe<br />

"Febbrare: la neve è arrivata"<br />

una proposta di legge: sopprimere il<br />

rimborso spese di viaggio forfetario<br />

(risparmiando 800.000 euro) e ridurre<br />

<strong>del</strong> 25% i gettoni forfetari sulle<br />

presenze per quei consiglieri che decidono<br />

di svolgere un secondo lavoro<br />

che frutti più di 20.000 euro l’anno.<br />

Chapeau. Ma tra i politici si registra<br />

un buon esempio anche nella <strong>Marsi</strong>ca,<br />

e precisamente nel paese di Si<strong>lo</strong>ne,<br />

che <strong>del</strong>la sobrietà aveva fatto<br />

uno stile letterario ed esistenziale.<br />

E’ di qualche settimana fa la notizia<br />

<strong>del</strong>l’iniziativa <strong>del</strong> sindaco di Pescina,<br />

Maurizio Di Nicola,<br />

che si è pubblicamente<br />

assunto l’impegno<br />

di adottare, oltre il<br />

10% già previsto per<br />

legge, un’ulteriore<br />

riduzione <strong>del</strong> 30%<br />

<strong>del</strong>le indennità di funzione<br />

degli amministratori.<br />

Anche nella<br />

nostra Regione quindi<br />

si potrà parlare di un<br />

“taglio lineare” che<br />

finalmente non tocca<br />

servizi essenziali,<br />

come la salute (vedi gli ospedali) e<br />

la giustizia (che fine farà il tribunale<br />

di Avezzano?), bensì i famigerati costi<br />

<strong>del</strong>la politica. Qualcuno potrebbe<br />

obbiettare: ma queste decisioni, rese<br />

pubbliche, hanno scopi strumentali<br />

ed elettoralistici. Non credo. Ma vado<br />

ancora oltre. Se anche fosse vero<br />

(eppure i politici in causa non hanno<br />

scadenze elettorali a breve), da cittadino<br />

non mi interesserebbe niente.<br />

Hanno assunto una decisione che è<br />

oggettivamente buona e spingersi a<br />

giudizi che attingono alla coscienza o,<br />

meno enfaticamente, alla sfera motivazionale,<br />

non aggiunge e non toglie<br />

nulla alla bontà esemplare <strong>del</strong> gesto.<br />

A chi addirittura vorrebbe muovere<br />

critiche in nome <strong>del</strong>l’evangelico detto<br />

• A tardate, ma a arrivata la neve. Granta nevigata, i fiocchi bianchi, è robba che a broccate<br />

le vie annanze e pruvingiali, quele pe’ traverse dejìe comune. «A succese un caoso - ha ditte<br />

Carminuccie de Risciole - <strong>lo</strong> magna’ scarsa, le mela, le pere non ce stono. La ciccia non la<br />

portarono pe’ la troppa neve, non passeno pe’ la via atostrata, tutto ne fatte. Se seguitea a<br />

sa manera che faceme?». Ie comunque, scusete la ‘gnorandaggine, ma a Vezzane, se piove<br />

ne poche più forte, le vie si allacane, se fiocca, remaneme tutti broccati, che ficeme? Eppure<br />

a commanna’ ce manneme lareati, gente co’ ì stuti ardi (manche tante). Ma mo venime aje<br />

problema de mo. La neve ha fatte, si ha apposata e <strong>lo</strong>che ha remasta, ognune se spala n’anze alla casa. Middie<br />

spaleva comma ne pazze, alluccheva contre i amministratori, e contre i neputi che se stivane a ‘nfonne i peti,<br />

ma i vajuli mica te sintene. Appresse alla casa de Middie ce steva Daviduccie, che pure isse steva ‘ngima aje<br />

titte: <strong>lo</strong>veva la neve pe’ paura che je titte grolleva, e me diceva: «E’ meje che la <strong>lo</strong>veme da per cunte nostre,<br />

che s’aspetteme quissi deje comune, avoja a ti’, aspetta e spera». Però aja dice che ogni tante se vede ‘na<br />

specie de scanzaneve, da un’allisciata e tireme annanze. ‘Ngiolette de San Nicola m’ha telefonate de notte<br />

inortrada: «Prondo Esse Qui’, m’hanne ditte che ieri sera ‘nanze aje comune ce stivane i “scienziati dejie commune”<br />

a senti’ une de quissi che era state all’Africa. Era vista comma se ficeva je balle <strong>del</strong>la pioggia, ha ditte:<br />

“Ao’ ficemeje pure nu’ se c’ioleme sarva”. L’unica cosa, piove e se smuja tutte cose, sinnò arriva mo aguste co’<br />

je sole leone, pe’ scuaja tutta ‘sa neve. Doppe, ha ditte n’atre “sinnò cariemela ‘ngima ajì camions, la iame a<br />

scarica’ d’esta, e statte bone. Vu che ne pensete de st’idea? So ditte bone?”, “Zitte po’, tu nen ne dici una bona,<br />

si’ comma ‘na pianta de banane, tutte schiorte. Spereme che nen fa l’atra sinnò porejì a issi,perché a nu venne<br />

a puli’ i mezzi <strong>del</strong>l’amministrazione comunale”». E je proverbie che dice: prevenire è meglio che curare. La<br />

satira si rispetta, oppure, tanti galli a cantà nen se fa mai jorne. Ao, ficete quaccosa de bone che nu’ abiteme<br />

a ‘na zona de mondagna. La neve è bella, da vajuli ficemme le sciarelle, le accordemme arrete alla Cattedrale,<br />

passivene le signore o gente che jeva a fa’ la spesa, certi schioppi. Sempre da vajuli ficemme i pupazzi de neve,<br />

chiudivene le scole, era ‘ne divertimente, le machine ne passivene poche. La nevata dejie 1956, memorabile,<br />

come scanzaneve i amministratori de al<strong>lo</strong>ra, ficirene ‘ne triangole de tavole, je mettirene arrete a ne trattore,<br />

du’ persone ‘ngima a ‘sta tavola, pe fa pise. Cerchevene de scanza’ la neve, quele che se poteva fa’. «I mezzi<br />

qujì erene, ma mo - dice Giacchine de Risciole - i sordi ci stono, ficete quaccosa de bono». ‘Ne piccole pensiere<br />

de Esse alla neve: l’abbraccio <strong>del</strong>la neve, imbianca alberi, strade, il vento la sparpaglia come desideri che nen<br />

ponne parla’. Ma con ciò, pulite le strade, ficetece vede’ che s’ete fatte quaccosa de bone in questa occasione<br />

di emergenza. Sarvo a voi.<br />

Inverno <strong>del</strong> mitico 1956: l'elicottero di soccorso atterra nel cortile <strong>del</strong><br />

seminario di Avezzano. A don Bruno Innocenzi che ci ha "passato" la foto,<br />

la gratitudine e gli auguri di buon compleanno (19 <strong>febbraio</strong>).<br />

<strong>del</strong> «non sappia la tua sinistra ciò che<br />

fa la tua destra» (Mt 6,3), come pure<br />

mi è capitato di ascoltare da qualcuno,<br />

vorrei semplicemente far notare<br />

che in quel caso, chi <strong>lo</strong> ha proferito,<br />

si riferiva all’elemosina e non già ai<br />

proventi e all’uso <strong>del</strong> denaro pubblico.<br />

Quando il<br />

M a e s t r o<br />

parla <strong>del</strong>la<br />

«mano sinistra<br />

che<br />

non deve<br />

s a p e r e<br />

cosa fa la<br />

destra» si<br />

riferisce,<br />

i n f a t t i ,<br />

alla cassa<br />

per l’elem<br />

o s i n a ,<br />

la quale,<br />

situata in prossimità<br />

<strong>del</strong> muro <strong>del</strong> Tempio, il<br />

Corban, era col<strong>lo</strong>cata in<br />

una maniera tale che,<br />

passando vicino e mantenendola<br />

sulla destra,<br />

fosse relativamente<br />

meno plateale gettare<br />

<strong>del</strong>le monete dentro; <strong>lo</strong><br />

stesso gesto fatto con<br />

l’altra mano (la sinistra)<br />

sarebbe stato più<br />

evidente. Nel caso <strong>dei</strong><br />

nostri politici è in gioco<br />

ben altra “cassa”, quella<br />

peSCaSSerolI. pale e bad<strong>Il</strong>I<br />

di Paola di Pirro<br />

• «Forza vaglio’, p'gliam la pala»:<br />

con questo invito su facebook i<br />

ragazzi di Pescasseroli si sono organizzati<br />

per far fronte all’emergenza<br />

neve di inizio <strong>febbraio</strong> e<br />

hanno portato soccorso in tutta<br />

la capitale <strong>del</strong> Parco. Sono usciti<br />

a “riscaldare” e far sentire vivo<br />

un paese che nella morsa <strong>del</strong><br />

ge<strong>lo</strong>, <strong>del</strong>la bufera e <strong>del</strong>la splendida,<br />

ma micidiale marea bianca,<br />

sembrava aver perso la luce.<br />

Sono stati proprio <strong>lo</strong>ro (nella foto<br />

una squadra di giovani), spesso<br />

soltanto criticati dai media, la<br />

rappresentazione più utile e più<br />

responsabile <strong>del</strong>l’impegno di quei<br />

giorni. Armati di pale e di buona<br />

vo<strong>lo</strong>ntà, da persone comuni,<br />

hanno cercato di sollevare, almeno<br />

nell’immediato, il morale<br />

di tanti anziani e persone sole,<br />

in cui versano i <strong>lo</strong>ro soldi tutti i cittadini.<br />

Vi è dunque un onere di trasparenza,<br />

e ritengo sia persino doveroso<br />

comunicare e pubblicizzare, parlando<br />

di denaro pubblico, quel<strong>lo</strong> che si<br />

percepisce e quel<strong>lo</strong> a cui si rinuncia,<br />

perché relativo a incarichi o mandati<br />

di natura politico-amministrativa, al<br />

fine di rappresentare e servire gli interessi<br />

collettivi. Se poi anche questo<br />

argomento non dovesse convincere<br />

chi ha mal giudicato l’iniziativa <strong>dei</strong><br />

nostri amici politici, non mi resta che<br />

invocare, più laicamente, la popolare<br />

canzone <strong>del</strong> paroliere Gian Pieretti:<br />

«Tu sei buono e ti tirano le pietre.<br />

Sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque<br />

cosa fai, dovunque te ne vai,<br />

sempre pietre in faccia prenderai». E<br />

i politici, oltre i soldi, oggi, più di prima,<br />

sembrano prenderne veramente<br />

tante.<br />

chiuse e intrappolare nelle proprie<br />

abitazioni sommerse dalla<br />

neve. Sono <strong>lo</strong>ro che hanno fatto<br />

sì che la luce non andasse via. Ci<br />

si chiede come è mai possibile<br />

che il paese più bel<strong>lo</strong> e cuore <strong>del</strong><br />

Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio<br />

e Molise si sia trovato impreparato<br />

di fronte a una nevicata così<br />

eccezionale, sebbene annunciata<br />

da giorni. Certo la struttura comunale<br />

è ridotta all’osso e per<br />

decine e decine di ore i cittadini<br />

sono stati lasciati soli a <strong>lo</strong>ttare<br />

contro una tormenta di neve che<br />

non si vedeva da anni. Lo stato<br />

d'emergenza, intanto, <strong>lo</strong> hanno<br />

dichiarato i cittadini; i nostri ragazzi<br />

armati di pale e tanta vo<strong>lo</strong>ntà<br />

hanno dato la dimostrazione<br />

più bella che il paese è vivo e<br />

c’è più che mai.


le CelebrazIoNI per <strong>Il</strong> terreMoto <strong>del</strong> 19<strong>15</strong><br />

e’ tempo di raccontare e analizzare le vicende <strong>del</strong>la ricostruzione<br />

di Giuseppe Pantaleo<br />

• Torno sulle celebrazioni <strong>del</strong> nostro<br />

terremoto. Mi chiedo ogni anno: chi<br />

commemora i morti <strong>del</strong> 19<strong>15</strong>? Si<br />

tratta di persone che hanno scarsi<br />

o inesistenti rapporti con gli stessi:<br />

bisogna considerare che sono passate<br />

almeno tre generazioni e nel<br />

caso d’Avezzano un superstite su<br />

sei abitanti. I morti in quel sisma<br />

sono troppo distanti e perciò, affatto<br />

inquietanti. (C’entra poco anche<br />

il tipo di morte). Impiegare il termine<br />

«vittime» o «morti», serve a<br />

poco anche per stabilire la qualità<br />

strutturale di un fabbricato. Le case<br />

traSaCCo-V<strong>Il</strong>laValle<strong>lo</strong>Nga<br />

grazIe aI gIoVaNI: Quel “Quad” IN pIù<br />

di don Francesco Grassi<br />

• Avevo dimenticato cosa significasse<br />

e come si gestisse un paese nei<br />

momenti in cui le forti nevicate si abbattono<br />

su di esso. Pur rimembrando<br />

le nevicate <strong>del</strong>la mia infanzia a<br />

Pescasseroli, come ci si attivava per<br />

soccorrere persone anziane, malate,<br />

sole e portare <strong>lo</strong>ro quegli alimenti di<br />

prima necessità. Tutto questo faceva<br />

parte anche di una educazione<br />

tramandataci dai nostri genitori non<br />

so<strong>lo</strong> nelle calamità naturali ma anche<br />

nei momenti di tranquillità. Nella nevicata<br />

che ha colpito l’intera nostra<br />

<strong>Marsi</strong>ca e trovandomi a operare il mio<br />

ministero sacerdotale come parroco<br />

poesia<br />

Carnevale<br />

di antonio insardi<br />

• Ogni anno tutte le cose: /<br />

sono spine o sono rose, / sono<br />

feste o sono lutti, / le salsicce<br />

e i prosciutti, / vien di nuovo<br />

carnevale / e si gioisce bene o<br />

male, / sono giorni di baldoria<br />

/ che fa nascere la boria / nel<br />

dotto e nel sapiente / che allargano<br />

la mente / perché quel<br />

ch’essi sanno / sia vecchio e<br />

non <strong>del</strong>l’anno. / Sopra i “carri”<br />

allegorie / vedi passare lungo<br />

le vie: / son di cartone o di<br />

legno / e ognuna fatta d’impegno.<br />

/ Si presenta un personaggio<br />

/ sempre buffo con<br />

l’omaggio / di chi ha avuto nel<br />

pensiero / l’uomo falso oppure<br />

il vero. / Questo è l’ultimi sorriso<br />

/ ch’illumina il tuo viso. /<br />

La quaresima t’invita: chiudi<br />

presto la partita. / E’ finito il<br />

tempo bel<strong>lo</strong> / e ti rimane so<strong>lo</strong><br />

quel<strong>lo</strong> / di digiuno e penitenza,<br />

/ che non è so<strong>lo</strong> parvenza<br />

/ di soffrire fino al giorno / che<br />

la Pasqua fa ritorno. / Non è<br />

<strong>lo</strong> spirito che muore / in questi<br />

giorni di do<strong>lo</strong>re. / Non sol<br />

la carne porta via / e con essa<br />

l’allegria.<br />

ben costruite, hanno maggiori possibilità<br />

di scampare ad un terremoto<br />

rispetto a quelle tirate su, a casaccio.<br />

Sono degli uomini: chi progetta,<br />

approva, costruisce e collauda<br />

un’abitazione. Un sisma non può<br />

nemmeno cambiare una città o un<br />

comprensorio, come dimostra l’archeo<strong>lo</strong>gia:<br />

gli storici sono affatto interessati<br />

alle nostre vicende. <strong>Il</strong> mio<br />

sindaco ha invece affermato che il<br />

terremoto: «cambiò per sempre il<br />

volto <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong>la <strong>Marsi</strong>ca», <strong>lo</strong><br />

scorso 13 gennaio. Gli uomini mo<strong>del</strong>lano<br />

anche l’ambiente che oc-<br />

abate di Trasacco-Villavalle<strong>lo</strong>nga ho<br />

potuto constatate come i giovani si<br />

siano messi a disposizione con il <strong>lo</strong>ro<br />

quad per tracciare le vie <strong>del</strong>la cittadina<br />

di Trasacco ed oltre, per recare<br />

medicine e vivande ad una intera<br />

cittadinanza sepolta da quasi due<br />

cupano, incessantemente. Nell’Appennino<br />

siamo abituati a ricostruire<br />

da secoli case, edifici, chiese, ponti<br />

e strade dopo un’inondazione, una<br />

frana, un incendio o un terremoto.<br />

(Abituati). Si tratta di faccende so<strong>lo</strong><br />

umane: è bene discuterne in ogni<br />

modo, tra persone. E’ normale raccontare<br />

le vicende <strong>del</strong>le ricostruzioni,<br />

analizzarle per vedere se qualcosa<br />

poteva andare diversamente.<br />

Non è ancora successo questo da<br />

noi, soprattutto ad Avezzano; è<br />

un’anomalia che perdura da quasi<br />

un seco<strong>lo</strong>.<br />

metri di neve. Quando vedevo questi<br />

giovani con i <strong>lo</strong>ro quad scorrazzare<br />

di qua e di là nel divertimento<br />

li ritenevo spensierati e nel<strong>lo</strong> stesso<br />

tempo spreconi per un mezzo quasi<br />

inutile, invece oggi devo dire che è<br />

utile e mi permetterei di utilizzare<br />

questo termine: salvavita. Certo non<br />

dimenticherò mai questa esperienza<br />

che mi ha permesso di comprendere<br />

come la lettera pastorale <strong>del</strong> nostro<br />

vescovo Pietro, Pane non coriandoli,<br />

è diventata una realtà tangibile con<br />

mani e occhi in un momento in cui<br />

tutte le persone vedendosi in difficoltà<br />

invece di distribuire quei soliti<br />

coriandoli di routine hanno distribuito<br />

un pane (medicinali, vivande, ed<br />

altro) vero, ma anche il pane di una<br />

condivisione che speriamo non finisca<br />

con questo evento naturale <strong>del</strong>la<br />

neve ma continui per sempre. Sì, gli<br />

esseri umani tornino ad amarsi, tornino<br />

a stringersi la mano, tornirono<br />

a sorridere e trasmettere speranza<br />

alle nostre future generazioni, so<strong>lo</strong><br />

così ci riapproprieremo <strong>del</strong> ca<strong>lo</strong>re<br />

domestico che continua ad aleggiare<br />

in noi vecchie generazioni, quel ca<strong>lo</strong>re<br />

che ci viene grazie alla presenza<br />

vivificante di un Dio che non smette<br />

mai di innamorarsi di ogni uomo<br />

e donna che vive,<br />

che opera e che<br />

spera sul pianeta<br />

terra. Grazie ragazzi,<br />

grazie anche<br />

alla tecno<strong>lo</strong>gia che<br />

ha voluto regalarci<br />

i quad. Abbiamo<br />

sperimentato che è<br />

utile per mettere in<br />

pratica le parole di<br />

Gesù: «Voi stessi<br />

date <strong>lo</strong>ro da mangiare»<br />

(Mt 14,16).<br />

Nevicata storica da<br />

trascrivere all’albo<br />

<strong>del</strong>la nostra vita<br />

insieme alla condivisione<br />

ritrovata? E<br />

con il Manzoni mi<br />

viene da dire «ai<br />

posteri l’ardua sentenza».<br />

(Foto di Maurizio<br />

Domenico Fosca)<br />

di emanuela Scipioni<br />

9<br />

Nella foto di Francesco Scipioni, una cornacchia in cerca di cibo<br />

<strong>Il</strong> doNo <strong>del</strong> S<strong>Il</strong>eNzIo<br />

• «Sotto la neve c'è il pane recita un vecchio detto popolare». E' quanto<br />

afferma il parroco di San Pio X, don Mario Pistilli, originario di Pescasseroli,<br />

dove di neve ne è caduta davvero tanta, e abituato quindi<br />

a leggere questo meraviglioso manto bianco come una risorsa e non<br />

come un imprevisto. «Se so<strong>lo</strong> pensassimo a quanto i terreni agricoli<br />

beneficeranno dall'idratazione profonda che la neve, sciogliendosi lentamente,<br />

vi apporterà, costituendo un guadagno altissimo sia per la<br />

qualità che per la quantità <strong>dei</strong> raccolti; se so<strong>lo</strong> pensassimo a quanto<br />

la nostra terra abbia bisogno di acqua e quanto sia importante che si<br />

ristabilisca il giusto ordine <strong>del</strong>le stagioni, smetteremmo di creare polemiche<br />

o lamentarci per ciò che in questo periodo appare perfettamente<br />

secondo natura». Ma molte sembrano essere state, però, le lamentele<br />

<strong>dei</strong> suoi parrocchiani, che si sono sentiti abbandonati dagli spazzaneve,<br />

con le strade b<strong>lo</strong>ccate e con l’impossibilità di muoversi in auto.<br />

«Con tutto ciò non mi aspettavo, per esempio, di vedere gente a tutte<br />

e quattro le funzioni domenicali, che si sono svolte regolarmente».<br />

«Certo - continua don Mario - sta all'uomo riuscire a sostenerne i disagi<br />

che la neve può provocare, ma non posso certo dire che siamo stati<br />

abbandonati. Da venerdì 3 ho visto passare <strong>lo</strong> spazzaneve quotidianamente.<br />

Sulle strade più larghe, ovviamente, e in quella principali,<br />

ma questa zona è ricca di vicoli e stradine strette, dove spesso le<br />

auto sono parcheggiate in ambo i lati. Lì è difficile che <strong>lo</strong> spazzaneve<br />

possa fare qualcosa senza rischiare di incidentare qualche auto. In<br />

queste condizioni non è facile. L’uomo - conclude il parroco - può fare<br />

il possibile. Per l’impossibile può pensarci so<strong>lo</strong> Dio. Ci vorrà so<strong>lo</strong> un po'<br />

più di tempo. Ma considero davvero che la neve sia una benedizione,<br />

è strano quando in questi periodi e in queste altitudini non nevichi e<br />

non il contrario». Saluto e ringrazio don Mario, la cui saggezza e il cui<br />

rispetto per la natura, in questa telefonata mi hanno trasmesso molta<br />

serenità e non posso fare a meno di riflettere su una frase che ha<br />

pronunciato: «Ci vorrà so<strong>lo</strong> un po’ più di tempo». Purtroppo la nostra<br />

sociètà ci ha abituati ad essere, o a crederci, completamente padroni o<br />

artefici <strong>del</strong> nostro tempo e fatti extraquotidiani o insoliti come questo,<br />

i quali ci impediscono di svolgere le normali azioni di routine, andare<br />

a scuola o a lavoro, ci vedono costretti verso nuovi adattamenti. Ci<br />

spingono a trovare nuovi equilibri, ma proprio in questi nuovi equilibri<br />

accadono cose nuove, si trasformano i luoghi e anche le persone. E<br />

come un’incantevole sorpresa vediamo emergere la solidarietà proprio<br />

come un fiore dalla neve: i vicini diventano alleati e finalmente si interagisce<br />

per trovare soluzioni per il bene comune, e le famiglie sono<br />

unite nell’ammirare, stupirsi e emozionarsi, come molti possono testimoniare.<br />

E poi la sorpresa più grande, il dono <strong>del</strong> silenzio, quel silenzio<br />

bianco di pace, che non siamo neanche più capaci di cercare né tantomeno<br />

di trovare, in cui tutto sembra costretto all’immobilità e in questa<br />

stessa si mobilitano pensieri su quel<strong>lo</strong> che davvero è importante, su ciò<br />

che conta e su quante sono le cose che l’uomo, come individuo e come<br />

essere sociale, può e deve rivedere.


p oeSIa<br />

Parole e silenzio nell'uomo<br />

maturo<br />

son come le onde di un lago<br />

tranquil<strong>lo</strong><br />

che mormora, quasi cantando<br />

il suo andar - ritmato<br />

s'innalza, con calma,<br />

la breve dolcissima onda<br />

<strong>del</strong> lago,<br />

poi pace - qual segno di pace.<br />

Così la parola <strong>del</strong>l'uomo prudente<br />

umile e calma si esprime<br />

e poi - lascia luogo al silenzio<br />

che è segno <strong>del</strong> forte sentire.<br />

E dondola il lago profondo,<br />

finché nella notte raccoglie<br />

le stelle<br />

e brillano l'acque di luce<br />

e mistero.<br />

("Parole e silenzio"<br />

di Marta Palazzi)<br />

b reVIarIo/1<br />

• <strong>Il</strong> 20 gennaio nel Teatro <strong>dei</strong><br />

<strong>Marsi</strong> c'è stato un grande evento.<br />

La scrittrice dacia Maraini<br />

ha presentato il libro Donne <strong>del</strong><br />

Risorgimento. La presenza di<br />

Dacia Maraini è preziosa per la<br />

<strong>Marsi</strong>ca: si deve a lei la nascita<br />

<strong>del</strong> teatro di Gioia <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>. La<br />

scrittrice ci ha spiegato che il teatro<br />

non è un’attività lucrativa.<br />

Lo scopo <strong>del</strong>la cultura è creare<br />

cittadini e un Paese che investe<br />

nella cultura investe nel futuro.<br />

La serata è stata allietata da una<br />

compagnia teatrale marchigiana<br />

che ha messo in scena un testo<br />

<strong>del</strong>la stessa Maraini, dal tito<strong>lo</strong><br />

Viva l’Italia. La compagnia ha ricevuto<br />

il plauso degli spettatori<br />

e <strong>del</strong>le <strong>numero</strong>se personalità politiche.<br />

(a cura di Vilma Leonio)<br />

• <strong>Il</strong> 10 <strong>febbraio</strong> scorso a civitella<br />

roveto, padre Giacobbe Elia ha<br />

presentato il suo libro <strong>Il</strong> segreto<br />

di Fatima: salvati da una profezia.<br />

Presentatore di eccezione<br />

don Dante Gemmiti, professore<br />

di Storia ecclesiastica all’università<br />

Tor Vergata di Roma. Hanno<br />

partecipato il soprano Giulia<br />

De Blasis e il coro folk<strong>lo</strong>ristico<br />

“Pensionati <strong>del</strong> monte Viglio”. Ce<br />

<strong>lo</strong> segnala monsignor Ezio Del<br />

Grosso che ringraziamo.<br />

• Ci segnalano i parrocchiani di<br />

Aielli il compleanno <strong>del</strong> parroco<br />

don ennio Grossi, il prossimo<br />

24 <strong>febbraio</strong>, a lui e a tutti i sacerdoti<br />

che impegnano la <strong>lo</strong>ro vita al<br />

servizio <strong>del</strong>la Chiesa, tanti auguri<br />

dal giornale diocesano.<br />

PER SORRIDERE E NON SOLO<br />

di car<strong>lo</strong> Goldoni<br />

lIberalIzzare la proprIet<br />

perCHÉ I breVettI lIMItaNo l’<br />

di andrea Moro *<br />

• E’ ora disponibile in italiano Abolire<br />

la proprietà intellettuale, il libro di<br />

Michele Boldrin e David Levine che<br />

popolarizza la <strong>lo</strong>ro teoria sull'abolizione<br />

di copyright e brevetti. L'edizione<br />

originale in inglese <strong>del</strong> libro è<br />

pubblicata da Cambridge University<br />

Press con il tito<strong>lo</strong> Against Intellectual<br />

Monopoly. Sembra passato<br />

un seco<strong>lo</strong>, ma nel giugno <strong>del</strong> 1999,<br />

Shawn Fanning, un diciannovenne<br />

studente universitario, iniziò la<br />

trasformazione <strong>del</strong>l'industria musicale<br />

distribuendo gratuitamente<br />

Napster, un programma da lui creato<br />

per facilitare la distribuzione di<br />

canzoni registrate in formato MP3.<br />

Napster era così semplice da usare<br />

che per molti <strong>dei</strong> suoi utilizzatori risultava<br />

difficile comprendere come<br />

potesse essere illegale scambiarsi<br />

così naturalmente la musica <strong>dei</strong><br />

propri cantanti preferiti. Quando<br />

Napster era all'apice <strong>del</strong> successo,<br />

Michele ed io pranzavamo ogni<br />

giorno assieme ad altri docenti colleghi<br />

<strong>del</strong> dipartimento di economia<br />

di Minnesota. I pranzi a Minnesota<br />

sono un evento speciale. Si parla<br />

raramente di teoria economica in<br />

senso stretto: si preferisce dissezionare<br />

gli eventi <strong>del</strong> giorno con il<br />

bisturi <strong>del</strong> neoclassicismo più radicale.<br />

Discussioni variamente animate<br />

sono all'ordine <strong>del</strong> giorno.<br />

Durante uno <strong>dei</strong> quei pranzi Michele<br />

annunciò di avere scoperto,<br />

assieme a David Levine, una giustificazione<br />

teorica <strong>del</strong>l'esistenza di<br />

Napster. Napster era forse illegale<br />

ma rendeva possibili attività socialmente<br />

utili. Ci spiegò che ciò che<br />

generazioni di economisti avevano<br />

imparato e scritto in <strong>numero</strong>si libri<br />

di testo era sbagliato. Non è vero,<br />

cioè, che la proprietà intellettuale<br />

e l'innovazione abbiano bisogno<br />

di speciali protezioni legislative; è<br />

vero piuttosto il contrario: brevetti<br />

e copyright limitano l'innovazione,<br />

e lui e David stavano scrivendo un<br />

paper che <strong>lo</strong> dimostrava. Se ne discusse,<br />

a pranzo, per diversi giorni,<br />

come si discute di qualsiasi risultato<br />

teorico controverso, analizzando<br />

le ipotesi alla base <strong>del</strong>la teoria e<br />

valutandone la <strong>lo</strong>ro plausibilità empirica<br />

che ne serve a convalidarne<br />

le conclusioni. A Michele l'esempio<br />

di Napster interessava so<strong>lo</strong> in parte.<br />

Per lui Napster era, appunto,<br />

un esempio empiricamente interessante,<br />

ma lui e David avevano<br />

altre ambizioni. Nel <strong>lo</strong>ro impianto<br />

teorico non c'è differenza fra la<br />

creazione di un ritornel<strong>lo</strong> musicale,<br />

la scrittura di un romanzo, l'invenzione<br />

<strong>del</strong>la fusione fredda, o di una<br />

nuova medicina. Sono tutti esempi<br />

di innovazione, e la <strong>lo</strong>ro teoria<br />

riguarda, genericamente, qualsiasi<br />

tipo di innovazione. Focalizzarsi<br />

su Napster significa, dal <strong>lo</strong>ro punto<br />

di vista, perdere l'accento su implicazioni<br />

ben più importanti: se il<br />

copyright limita l'innovazione e la<br />

creatività degli artisti musicali, le<br />

leggi sui brevetti limitano l'innovazione<br />

in campo farmaceutico, tanto<br />

per citare un'applicazione cara a<br />

tutti. L'attenzione alla generalità<br />

e alla portata rivoluzionaria <strong>del</strong> risultato<br />

si rivelò però una spada a<br />

doppio taglio. La tesi teorica tradizionale<br />

è che senza il monopolio<br />

creato da copyright o brevetti l'innovatore<br />

non innoverebbe. Se una<br />

invenzione o una canzone possono<br />

essere facilmente copiate, dove sta<br />

l'incentivo a crearle? La risposta di<br />

David e Michele è almeno in parte<br />

di una semplicità disarmante: in<br />

sostanza, occorre chiedersi se Bono<br />

degli U2 avrebbe o non avrebbe<br />

composto Pride se non avesse<br />

avuto l'aspettativa di guadagnarci<br />

milioni. Quale sarebbe stata la sua<br />

occupazione alternativa? E anche<br />

senza protezione intellettuale, non<br />

avrebbero gli U2 comunque guadagnato<br />

milioni fra concerti, magliette,<br />

e merchandising di vario tipo?<br />

La posizione di David e Michele non<br />

è che copyright e brevetti siano<br />

<strong>del</strong> tutto inutili, ma che per troppo<br />

tempo si è assunto che siano<br />

necessari, e che invece esistono<br />

validi argomenti empirici per affermare<br />

che sono in molti casi dannosi,<br />

e che occorre dunque limitarne<br />

drasticamente l'applicazione. Va<br />

precisato che l'argomento teorico<br />

formale è piuttosto complicato,<br />

ma anche più generale di questo<br />

semplice esempio; ma per capir<strong>lo</strong><br />

dovete essere in grado di leggervi<br />

l'artico<strong>lo</strong>. Sin dai suoi albori, la<br />

protezione legale <strong>del</strong>la proprietà<br />

intellettuale ha avuto diversi contestatori.<br />

Un esempio oramai neanche<br />

tanto recente è costituito<br />

dal guru radical-comunista Richard<br />

Di professione “concorrente”<br />

• Certo, per consolarsi, potrebbe rivedere La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock e cogliere la<br />

battuta di Thelma Ritter: «Intelligenza… Niente ha procurato alla razza umana più guai che l’intelligenza».<br />

Ma resterebbe sempre il fatto: lui non sa perché. Ci ragiona sopra, si macera, se ne domanda il perché con<br />

il tono di chi possiede uno spirito specialmente sensibile e quella impressionabilità fenomenica, trascendente,<br />

che costituisce in effetti un connotato esclusivo <strong>del</strong>le anime più ispirate. C’è da rimanere impressionati<br />

dall’oltranzismo linguistico <strong>del</strong>la sua scrittura. La sovrabbondanza allucinata di cultura, le torsioni<br />

babelistiche cui si trova sottoposta la parola in lui, denunciano la persistenza di un qualcosa che sfugge<br />

alla ragione strettamente ideo<strong>lo</strong>gico-letteraria. Che sia stato un comp<strong>lo</strong>tto? Certo lui è una persona che<br />

suscita adesioni entusiastiche, perfino feticistiche, e ripulse senza appel<strong>lo</strong>, ideo<strong>lo</strong>giche o moralistiche, raramente<br />

anche di sostanza, ma addirittura arrivare a privar<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l’atteso e giusto riconoscimento? Lui, ape<br />

laboriosa, non si dà pace: perché mi è capitato questo, si chiede, perché, tra tanti, proprio a me. Insomma<br />

facciamola corta. Quel professore avezzanese di liceo è rimasto di sasso. Non riuscirà a diventare preside,<br />

o dirigente scolastico che dir si voglia: eliminato ai preliminari, senza neanche arrivare fino in fondo all’ultimo<br />

concorso utile. E alla fine la cosa che ti resta dentro è la percezione che l’intellettuale professore non<br />

è il frutto di un diligente apprendistato ma di una reiterata indigestione.<br />

Stallman, l'hacker-programmatore<br />

che da qualche lustro proselitizza<br />

attraverso la sua fondazione "free<br />

software" l'abolizione di ogni forma<br />

di proprietà intellettuale con<br />

argomenti in parte convincenti, in<br />

parte <strong>del</strong> tutto ideo<strong>lo</strong>gici. Tramite<br />

l'artico<strong>lo</strong> di David e Michele, per la<br />

prima volta però la posizione viene<br />

assunta da due economisti conservatori<br />

(definizione non mia), e<br />

giustificata col rigore <strong>del</strong>la teoria<br />

economica.<br />

Nel giugno 2001 Napster perse la<br />

sua battaglia legale contro le grandi<br />

case discografiche, che <strong>lo</strong> costrinsero<br />

a chiudere. Una seconda<br />

battaglia legale venne persa nel<br />

2002 dal costituzionalista Lawrence<br />

Lessig, che non riuscì a convincere<br />

la Corte Suprema americana a<br />

b<strong>lo</strong>ccare l'estensione <strong>del</strong> copyright<br />

operata da una legge federale Usa<br />

<strong>del</strong> 1998. Lessig decise di passare<br />

ad altro e sta ora studiando, forse<br />

non a caso, le cause <strong>del</strong>la corruzione.<br />

Dopo qualche anno, nella<br />

lentezza che contraddistingue il<br />

processo editoriale <strong>del</strong>la nostra<br />

professione, anche David e Michele<br />

persero la <strong>lo</strong>ro battaglia, quella<br />

accademica: la pubblicazione <strong>del</strong><br />

<strong>lo</strong>ro artico<strong>lo</strong> principale, intitolato<br />

"Perfectly Competitive Innovation"<br />

venne rifiutata da tutti le maggiori<br />

riviste economiche di interesse<br />

generale (venne poi pubblicato nel<br />

2008 dal Journal of Monetary Economics,<br />

una <strong>del</strong>le principali riviste<br />

di macroeconomia). Normalmente<br />

la mancata pubblicazione in una<br />

rivista "top-5" non è un fatto che<br />

meriti particolari riflessioni: il processo<br />

di pubblicazione non è perfetto,<br />

decine di risultati importanti<br />

vengono pubblicati in riviste di minore<br />

importanza, così come decine<br />

di corbellerie sono pubblicate nelle<br />

riviste principali. Ma questo non<br />

credo sia stato un errore editoriale.<br />

Chiarisco per evitare equivoci<br />

che non ho informazioni riservate<br />

da rivelare. Ma a me sembra ovvio<br />

che l'establishment <strong>del</strong>l'economia<br />

abbia deciso che il risultato di<br />

Boldrin&Levine non andava pubblicato,<br />

o perché ritenuto non abbastanza<br />

rilevante/importante, o perché<br />

andava (in effetti, va) a cozzare<br />

contro i forti interessi di decine di<br />

carriere costruite sul risultato che<br />

B&L provano essere falso. Insomma,<br />

il <strong>lo</strong>ro paper ha subito la stessa<br />

sorte di Napster e <strong>del</strong>la causa<br />

intentata da Lessig<br />

contro i grossi poteri<br />

<strong>del</strong>le industrie<br />

cinematografiche<br />

e discografiche. In<br />

questo senso, B&L<br />

avrebbero fatto meglio a titolare<br />

il <strong>lo</strong>ro paper Why is Napster Right<br />

o, più genericamente, ad inserire il<br />

<strong>lo</strong>ro risultato nel contesto <strong>del</strong>la letteratura<br />

esistente evidenziando le<br />

condizioni sotto cui si verificava o<br />

non verificava piuttosto che sbandierar<strong>lo</strong><br />

come una rivoluzione <strong>del</strong>la<br />

disciplina economica. La mia opinione<br />

<strong>del</strong> tutto personale è che di<br />

rivoluzione si tratti; tuttavia, il re<br />

è saldo sul trono e i rivoluzionari<br />

hanno avuto, almeno inizialmente,<br />

pochi seguaci (questo artico<strong>lo</strong> è in<br />

preparazione da almeno tre anni<br />

e quell'«almeno inizialmente» l'ho<br />

aggiunto poco tempo fa: credo che<br />

le cose stiano cambiando, e che ri-<br />

“La preghiera prima <strong>del</strong> pasto” è un qu<br />

il libro di Boldri<br />

a cura <strong>del</strong>la redazione<br />

• E’ in libreria (foto a destra) il sagg<br />

ospitato i suoi articoli sul giornale dioc<br />

intellettuale (Laterza, pagine 256, 18<br />

sistema attuale di brevetti e copyright<br />

zione che la crescita economica rende<br />

<strong>del</strong> reddito. Gli episodi e i casi illustra<br />

tuale, diventando un monopolio, è soc<br />

matore <strong>del</strong> famoso b<strong>lo</strong>g “noiseFromAm<br />

giochi applicata all’economia sono fam<br />

intellettuale genera un monopolio che<br />

e <strong>lo</strong> sviluppo tecno<strong>lo</strong>gico.<br />

sultati empirici a supporto <strong>del</strong>le tesi di<br />

David e Michele stiano lentamente arrivando).<br />

Con questo libro David e Michele hanno,<br />

giustamente a mio avviso, deciso<br />

di rivolgersi ad un pubblico più ampio


a’ INtellettuale<br />

INNoVazIoNe<br />

adro di Jean-Baptiste-Siméon Chardin<br />

n e Levine<br />

io di Michele Boldrin (più volte abbiamo<br />

esano) e David Levine Abolire la proprietà<br />

euro). I due economisti sostengono che il<br />

sia un “virus” che danneggia sia l’innovando<br />

diseguale e ingiusta la distribuzione<br />

ti dimostrano perché la proprietà intelletialmente<br />

dannosa. Secondo Boldrin, anierika”,<br />

e Levine, i cui studi sulla teoria <strong>dei</strong><br />

osi in tutto il mondo, il diritto di proprietà<br />

non aumenta e spesso riduce il progresso<br />

aprendo un altro fronte in questa guerra,<br />

quel<strong>lo</strong> intellettuale, o culturale, anziché<br />

strettamente accademico, producendo<br />

argomenti piuttosto convincenti.<br />

Diversamente dal <strong>lo</strong>ro principale artico<strong>lo</strong><br />

accademico l'approccio <strong>del</strong> libro è stret-<br />

tamente empirico. Capito<strong>lo</strong> dopo<br />

capito<strong>lo</strong>, esempio storico dopo<br />

esempio storico, Michele e David<br />

cercano di dimostrare due tesi. La<br />

prima, che l'assenza di copyright e<br />

brevetti non limita l'innovazione. La<br />

seconda, che la presenza di copyright<br />

e brevetti spesso limita l'innovazione,<br />

perché l'innovatore, invece<br />

che innovare, si siede sugli al<strong>lo</strong>ri<br />

perdendo più tempo a combattere<br />

in tribunale chi cerca di migliorare<br />

la sua (<strong>del</strong>l'innovatore) invenzione.<br />

Nel secondo capito<strong>lo</strong>, per esempio,<br />

raccontano la storia di James Watt<br />

mostrando che il brevetto <strong>del</strong>la sua<br />

macchina a vapore ritardò la rivoluzione<br />

industriale di due decenni.<br />

La ricostruzione storica di David e<br />

Michele rimane a mio parere convincente<br />

anche dopo essere stata<br />

dissezionata e criticata da alcuni<br />

storici. <strong>Il</strong> libro contiene decine di<br />

altri esempi presi da varie industrie<br />

(quella cinematografica, musicale,<br />

chimica, farmaceutica, eccetera),<br />

confrontando legislazioni di diversi<br />

Paesi. Gli esempi sono corredati<br />

da spiegazioni che aiutano il lettore<br />

inesperto ad intuire anche la spiegazione<br />

teorica <strong>del</strong> <strong>lo</strong>ro risultato,<br />

pur senza giungere ad apprezzare<br />

completamente il dibattito accademico<br />

ovviamente. Nessuno di questi<br />

esempi, da so<strong>lo</strong>, può convincere<br />

il lettore <strong>del</strong>la tesi argomentata. Per<br />

usare un esempio a noi vicino, nel<br />

capito<strong>lo</strong> 9 viene documentato con<br />

dovizia di dati come l'Italia avesse<br />

una fiorente industria farmaceutica<br />

prima <strong>del</strong> 1978, quando la Corte<br />

Costituzionale ammise la possibilità<br />

di brevettare farmaci (prima non<br />

era possibile). La salute <strong>del</strong>l'industria<br />

farmaceutica italiana in tempi<br />

più recenti, beh... meglio lasciar<br />

perdere. Questo però non dimostra<br />

granché: occorre anche dimostrare<br />

che non si sarebbe innovato di più<br />

con la possibilità di brevettare, e<br />

che non vi siano altri fattori a confondere<br />

la correlazione evidenziata<br />

fra innovazione ed (assenza di)<br />

protezione legislativa. Questo tipo<br />

di dimostrazione, che vorrebbe<br />

trovare l'effetto causale, richiede<br />

un lavoro con i dati più rigoroso e<br />

metodico, lavoro che la comunità<br />

scientifica ha cominciato a svolgere,<br />

ma che richiede diversi anni e<br />

decine di studi per giungere a risultati<br />

apprezzabili. Anche se nessuno<br />

degli esempi presentati<br />

è cruciale, nel suo assieme<br />

il libro risulta convincente.<br />

Retorica e sostanza sono<br />

efficaci nel confutare l'ipotesi<br />

tradizionale che, senza<br />

protezione legislativa, l'inventore<br />

non inventerebbe, il<br />

cantante non canterebbe, il<br />

programmatore non scriverebbe<br />

programmi. In questi<br />

mesi di crisi, ci si chiede<br />

spesso cosa generi crescita<br />

e benessere. La risposta è<br />

abbastanza ovvia: crescita e<br />

benessere vengono dall'innovazione.<br />

Meno ovvio è<br />

cosa generi innovazione, e<br />

come realizzare le condizioni<br />

perché si possa innovare.<br />

Una meditata riflessione sul<br />

ruo<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la proprietà intellettuale<br />

sembra necessaria<br />

ed urgente e questo libro<br />

offre un contributo prezioso<br />

al dibattito.<br />

* associate Professor di economia<br />

presso la Vanderbilt university<br />

torNare<br />

baMbINI<br />

di Vilma Leonio<br />

• <strong>Il</strong> cie<strong>lo</strong> si è dibattuto<br />

prigioniero di<br />

grosse nuvole di<br />

piombo. La natura<br />

taceva attonita<br />

contemplando<br />

i suoi freddi resti,<br />

sembrava la sua ormai conclusa<br />

agonia. L’alba era trasparente<br />

come cristal<strong>lo</strong> e l’aria sembrava<br />

setacciata da una lastra di ghiaccio<br />

tanto pungente quanto limpida. <strong>Il</strong><br />

silenzio afferrava la notte con una<br />

gran mano di ge<strong>lo</strong>, quella notte in<br />

cui le stelle splendeva di una luce<br />

vitrea intensissima. Esse non riuscivano<br />

più ad illuminare la terra,<br />

che rabbrividivano senza un moto<br />

di protesta. <strong>Il</strong> 3 <strong>febbraio</strong> è nevicato.<br />

Ora dai margini <strong>dei</strong> tetti sporgono<br />

ghiaccioli lunghi e acuminati come<br />

pugnali, nelle pozzanghere, l’acqua<br />

congelata ha rapidi scintillii, ai<br />

lati <strong>del</strong>la strada la neve si accumula<br />

sporca <strong>dei</strong> gas di scarico, <strong>del</strong>le<br />

scarpe <strong>dei</strong> mille passanti, <strong>dei</strong> rifiuti<br />

<strong>del</strong>la città. Sale nell’aria il fumo<br />

denso <strong>dei</strong> camini. A scuola non si<br />

va. Si sa, è risaputo: ai ragazzi<br />

piace poco la scuola, ma la neve è<br />

sempre piaciuta. I piccoli, giocando,<br />

fanno il vecchio e sempre bel<br />

pupazzo di neve, i piedi si bagnano<br />

e le mani sono intirizzite nonostante<br />

vestite da guanti sempre più<br />

belli e co<strong>lo</strong>rati. Al<strong>lo</strong>ra, il calduccio<br />

<strong>del</strong>la propria casa viene, una volta<br />

tanto, accolto da essi con serena<br />

soddisfazione. In montagna, sul<br />

Salviano i pini alzano verso il cie<strong>lo</strong>,<br />

quasi in preghiera, i <strong>lo</strong>ro rami alquanto<br />

contorti. C’è un gran silenzio.<br />

Avezzano è sommersa da una<br />

bianca coltre. E’ uno spettaco<strong>lo</strong>: i<br />

tetti <strong>del</strong>le case, le strade, il <strong>Velino</strong><br />

che domina la nostra cittadina,<br />

tutto è bianco e sembra più pulito,<br />

come vestito a festa, come se la<br />

natura si preparasse a festeggiare<br />

con abito nuovo un avvenimento di<br />

grande importanza ed insieme di<br />

schietta allegria. Dapprima i fiocchi<br />

di neve erano fitti poi si sono<br />

allargati. A volte uscivo in giardino<br />

guardando la mia cockerina Camilla,<br />

che per la prima volta vede<br />

la neve. Camilla apriva la bocca,<br />

sporgendo la lingua, nel tentativo<br />

di acchiapparne qualcuno, che si<br />

scioglieva immediatamente. A me<br />

piace la neve per essa sono disposta<br />

a sopportare il freddo e il ge<strong>lo</strong><br />

perché mi mette allegria e riveste<br />

ogni cosa di una cortina bianca che<br />

fa sembrare tutto più pulito e ordinato,<br />

anche i rumori in un luogo<br />

coperto di neve diventano piacevoli,<br />

prima di tutto perché sono<br />

attutiti e poi perché danno vita a<br />

un mondo che altrimenti parrebbe<br />

addormentato. Purtroppo la neve<br />

ha causato grossi inconvenienti<br />

per chi lavora all’aperto, per chi<br />

è costretto per lavoro a viaggiare,<br />

per i danni causati all’agricoltura,<br />

ai senzatetto e agli anziani. <strong>Il</strong> mio<br />

desiderio di vederne cadere sempre<br />

tanta è un po’ egoistico.<br />

r ICordo/1 11<br />

• A Mariella ciaffone, apprezzata<br />

professoressa di Lettere<br />

al Liceo scientifico di Avezzano<br />

ora in pensione, è morta la cara<br />

mamma Angela. Un do<strong>lo</strong>re immenso,<br />

mai colmabile <strong>del</strong> tutto<br />

e che ci ha rammentato i primi<br />

versi <strong>del</strong>le Fleurs du mal di<br />

Charles Bau<strong>del</strong>aire: «E, quando<br />

respiriamo, la Morte nei nostri<br />

polmoni / Scende, fiume invisibile,<br />

con sordi lamenti». La fede<br />

che ha guidato anche la vita di<br />

mamma Angela arriva in nostro<br />

soccorso e il fiume invisibile diventa<br />

acqua viva che sgorga dal<br />

grembo di Cristo (da Gv 7,38). A<br />

tutti i familiari e alla cara Mariella,<br />

in particolare, la vicinanza <strong>del</strong><br />

giornale diocesano.<br />

r ICordo/2<br />

• <strong>Il</strong> 7 <strong>febbraio</strong> è morta a soli 57<br />

anni angela citarelli, amata<br />

dal marito Domenico e dai figli<br />

Giovanni e Luana. Angela ha affrontato<br />

la malattia con forza e<br />

tenacia, ha combattuto fino alla<br />

fine. Alla fine ha vinto la malattia,<br />

almeno apparentemente.<br />

Erano tante le cose che come<br />

moglie e madre avrebbe voluto<br />

ancora condividere con la sua<br />

famiglia, soprattutto avrebbe voluto<br />

fare la nonna <strong>dei</strong> suoi due<br />

splendidi nipotini. Ma le cose son<br />

andate in altro modo. Le parole<br />

<strong>del</strong> salmista siano per i familiari<br />

e per gli amici fonte di forza e<br />

serenità nella certezza che «Egli<br />

per te darà ordine ai suoi angeli<br />

/ di custodirti in tutte le tue vie.<br />

/ Sulle <strong>lo</strong>ro mani ti porteranno, /<br />

perché il tuo piede non inciampi<br />

nella pietra». (Salmo 91,11-12)<br />

“così nelle sue mani vivrai”. Ai<br />

familiari la vicinanza <strong>del</strong> giornale<br />

diocesano.<br />

r ICordo/3<br />

• Sabato 11 è salita in cie<strong>lo</strong> la<br />

signora Bianca Polce, cara<br />

mamma <strong>del</strong> sindaco di Avezzano<br />

antonio F<strong>lo</strong>ris. <strong>Il</strong> giornale diocesano<br />

si unisce al do<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>la<br />

famiglia per la perdita terrena,<br />

ma è certo di rivederla nella Gerusalemme<br />

<strong>del</strong> cie<strong>lo</strong>, nell'alba<br />

senza tramonto.<br />

b reVIarIo/2<br />

• romo<strong>lo</strong> Liberale ha compiuto<br />

90 anni. <strong>Il</strong> giornale diocesano<br />

nel fare gli auguri ad una <strong>del</strong>le<br />

voci più acute e lucide <strong>del</strong>la nostra<br />

terra, gli rende omaggio con<br />

questi versi dalle Elegie duinesi<br />

di Rainer Maria Rilke: «Vedi, io<br />

vivo. Di che? Non l’infanzia, e<br />

neppure il futuro / diminuiscono…<br />

Esorbitante esistenza / mi<br />

scaturisce dal cuore».<br />

• Luigi Lusi, senatore Pd, marsicano<br />

di nascita e di recente vita<br />

politica, ha ammesso la responsabilità<br />

di aver preso 13 milioni di<br />

euro dalla cassa <strong>del</strong> partito <strong>del</strong>la<br />

Margherita. Dedotta la colpevolezza<br />

(?), ai politici che hanno<br />

rilasciato dichiarazioni si ricorda<br />

che l’amicizia o la frequentazione<br />

non si rinnegano nella grazia e<br />

nella disgrazia.


MiSteri MarSicani<br />

La MaScherata<br />

QuandO c’era<br />

di Matteo Biancone<br />

(matteo.mistero@fastwebnet.it)<br />

• <strong>Il</strong> Carnevale, che<br />

per noi è tempo di<br />

feste mascherate e<br />

di sfilate di carri allegorici,<br />

era anche in<br />

passato un periodo<br />

“speciale”. La vita <strong>dei</strong><br />

contadini e <strong>dei</strong> pastori era dura, ma<br />

non mancavano momenti di svago<br />

collettivo. Tra le usanze marsicane,<br />

tipiche <strong>del</strong> periodo carnevalesco,<br />

c’era la “Mascherata”, che si teneva<br />

a Castellafiume. Nei giorni di carnevale<br />

ogni anno si usava organizzare<br />

nella piazza <strong>del</strong> paese una rappresentazione<br />

teatrale ispirata a episodi<br />

<strong>del</strong>la narrativa epica e cavalleresca.<br />

All’epoca in alcune famiglie, nelle<br />

sere d’inverno, mentre si stava radunati<br />

intorno al fuoco, si usava leggere<br />

le storie di Guerrin Meschino e i<br />

versi <strong>del</strong>l’Orlando Furioso e <strong>del</strong>la Gerusalemme<br />

liberata, così le battaglie,<br />

i duelli, le storie d’amore riportati in<br />

quelle opere letterarie sollecitavano<br />

la fantasia popolare ed anche gli organizzatori<br />

<strong>del</strong>la Mascherata vi traevano<br />

ispirazione. La Mascherata aveva<br />

bisogno di un “direttore”, che era<br />

una persona <strong>del</strong> paese, e tra co<strong>lo</strong>ro<br />

i quali hanno svolto questo compito<br />

si ricordano ancora ‘Ngelin’e Sesono<br />

e Gesuffatto. La preparazione <strong>del</strong>la<br />

Mascherata, che richiedeva tempo e<br />

pazienza, era svolta in gran segreto,<br />

per tenere alta la curiosità <strong>del</strong>la<br />

gente. Gli attori, scelti fra gli anziani,<br />

i contadini e boscaioli <strong>del</strong> luogo, dovevano<br />

imparare a memoria la parte<br />

<strong>lo</strong>ro assegnata e provvedere ai costumi,<br />

agli scudi e alle spade necessari<br />

alla rappresentazione. La preparazione<br />

<strong>dei</strong> costumi era affidata più<br />

alla fantasia che alla ricostruzione<br />

storica, per cui venivano rispolverati<br />

i costumi tipici <strong>del</strong> paese (gonne ampie,<br />

corsetti, scialli, antichi vestiti da<br />

sposa, calzoni a mezza gamba, ciocie,<br />

corpetti, pelli da pastore, cappelli di<br />

ogni foggia), si cercavano poi corna<br />

di montone e di vacca, con il legno<br />

si costruivano spade e scudi, con il<br />

cartone si preparavano le corone <strong>dei</strong><br />

re e i pennacchi degli elmi erano fatti<br />

di carta velina. Se servivano abiti da<br />

frate si chiedevano in prestito ai vicini<br />

conventi. Nel giorno <strong>del</strong>la rappresentazione<br />

la piazza si animava, la<br />

gente si assiepava intorno alla piazza<br />

e sulla scalinata <strong>del</strong>la chiesa, in attesa<br />

<strong>del</strong><strong>lo</strong> spettaco<strong>lo</strong>. Gli attori si sistemavano<br />

nelle vie poste intorno alla<br />

piazza per entrare in scena quando<br />

era il <strong>lo</strong>ro turno. I cavalieri facevano<br />

il <strong>lo</strong>ro ingresso nella piazza in sella<br />

ai cavalli, ma anche in groppa ad<br />

asini e muli e le giovani spose mettevano<br />

a disposizione le <strong>lo</strong>ro coperte<br />

per ornare le cavalcature. Gli animi<br />

si eccitavano assistendo alle scene<br />

di duelli, battaglie, incontri amorosi<br />

e incantesimi. Per molti giorni in<br />

paese si continuava a parlare <strong>del</strong><strong>lo</strong><br />

spettaco<strong>lo</strong> e a volte ai neonati veniva<br />

dato il nome degli eroi <strong>dei</strong> poemi epici:<br />

Orlando, Rinaldo, Tancredi, C<strong>lo</strong>rinda.<br />

La Mascherata si concludeva<br />

con una festa in piazza, certo poteva<br />

accadere che qualche attore tra una<br />

scena e l’altra, “assaggiasse” il vino<br />

destinato alla festa, mettendo poi in<br />

scena un duel<strong>lo</strong> che scadeva in una<br />

zuffa poco cavalleresca. La Mascherata<br />

è stata allestita a Castellafiume<br />

sino alla metà degli anni cinquanta<br />

<strong>del</strong> ‘900. Le notizie su questa tradizione<br />

<strong>lo</strong>cale sono state tratte dal<br />

libro Storia di Castellafiume, scritto<br />

dal professor Dante di Nicola, che ha<br />

dedicato un ampio lavoro alla storia<br />

<strong>del</strong> suo paese.<br />

MOndO<br />

La LeBBra<br />

e i ricOrdi<br />

di Giuseppe rabitti<br />

• Domenica 29 gennaio<br />

è stata la Giornata<br />

mondiale dedicata<br />

ai lebbrosi. La<br />

lebbra è una malattia<br />

che nel mondo uccide<br />

e deturpa ancora<br />

milioni di persone. E’ causata dal<br />

Mycobacterium leprae, scoperto da<br />

Hansen nel 1871. E’ presente in Africa,<br />

in Sud America, in Asia. Potrebbe<br />

essere debellata, se una parte <strong>del</strong>le<br />

risorse attualmente destinate a fini<br />

bellici, fosse impiegata nella distribuzione<br />

di farmaci per la sua cura<br />

precoce quali i solfoni e derivati, antibiotici,<br />

vitaminici e immunoterapia.<br />

La lebbra è una malattia che risale<br />

a tempi <strong>lo</strong>ntani, viene menzionata<br />

nei libri sanscriti indiani, nel papiro<br />

di Ebers, nella Bibbia. In Europa la<br />

lebbra venne diffusa ai tempi <strong>del</strong>le<br />

crociate. E’ una malattia infettivocontagiosa<br />

ed il contagio avviene dal<br />

contatto di individui infetti. La malattia<br />

inizia dopo una incubazione che<br />

può essere precoce oppure tardiva,<br />

dai trenta giorni ad anni. La lebbra<br />

può essere deformante oppure mutilante.<br />

In Brasile, nella regione denominata<br />

Acre, il cui centro principale è<br />

Rio Branco, vi sono ancora lebbrosari.<br />

<strong>Il</strong> vescovo di quel centro nel 1990<br />

mi diceva che su una popolazione di<br />

100.000 abitanti vi erano ancora circa<br />

10.000 pazienti colpiti dalla lebbra.<br />

Partecipai con un gruppo di vo<strong>lo</strong>ntari<br />

<strong>del</strong>la Pro Civitate Cristiana di Assisi<br />

ad un viaggio nella foresta Amazzonica.<br />

Nella regione sopra citata visitai<br />

il villaggio di Xapurì, famoso nel<br />

mondo perché è dove un anno prima<br />

<strong>del</strong>la nostra visita, venne ucciso Cico<br />

Mendès, definito “il defensor <strong>del</strong>la fo-<br />

resta” perché si era opposto alla pre-<br />

potenza <strong>dei</strong> “fazen<strong>dei</strong>ros”,<br />

cioè di co<strong>lo</strong>ro che volevano<br />

distruggere ampie zone<br />

<strong>del</strong>la foresta amazzonica<br />

per scopi speculativi.<br />

A Xapurì vi era un lebbrosario,<br />

che in un assolato<br />

pomeriggio brasiliano visitai<br />

da so<strong>lo</strong>. Mi presentai come<br />

medico italiano e chiesi se<br />

erano presenti colleghi brasiliani.<br />

Le poche infermiere<br />

presenti mi dissero di poter<br />

visitare il lebbrosario. Era una<br />

costruzione con il so<strong>lo</strong> piano<br />

terra diviso all’interno da un<br />

lungo corridoio nel quale si<br />

aprivano piccole porte dove<br />

si trovavano da un lato gli<br />

uomini e dall’altro le donne.<br />

Procedendo, da so<strong>lo</strong> in silenzio,<br />

avevo con me una telecamera,<br />

ma non ebbi la forza di<br />

filmare. Gli arti mutilati, i volti<br />

deformati o scavati dal male,<br />

gli occhi che guardandomi denunciavano<br />

tutta la <strong>lo</strong>ro sofferenza,<br />

avevano creato in me<br />

<strong>dei</strong> do<strong>lo</strong>rosi “perché?”.<br />

Ricordo il volto di un giovane<br />

che esprimeva il grande desiderio<br />

di vita, ma la malattia<br />

l’aveva stroncato. Care amiche<br />

ed amici de <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong> non<br />

dimentichiamoci mai di queste<br />

nostre sorelle e fratelli <strong>lo</strong>ntani,<br />

che ci ricordano che anche<br />

un nostro picco<strong>lo</strong> contributo<br />

diretto od indiretto aiuterà ad<br />

eliminare la lebbra.<br />

aVeZZanO<br />

VandaLi<br />

in GiardinO<br />

di Fabiola Fanti<br />

• La Madonnina che<br />

tiene in braccio il<br />

bambino, col<strong>lo</strong>cata<br />

nella nicchia all’interno<br />

<strong>del</strong> giardino <strong>del</strong>la<br />

struttura Asl (Dipartimento<br />

salute mentale<br />

Dsm di Avezzano-Sulmona-L'Aquila),<br />

nei giorni scorsi è stata decapitata<br />

da ignoti. L’atto vandalico ha portato<br />

do<strong>lo</strong>re non so<strong>lo</strong> agli operatori sanitari<br />

ma anche ai pazienti che vengono<br />

tenuti in cura, essendo un simbo<strong>lo</strong> di<br />

protezione, di accompagnamento nel<br />

lavoro giornaliero e di accoglienza per<br />

chi soffre. Questo «sfregio gratuito»,<br />

come <strong>lo</strong> ha definito il dottore Ange<strong>lo</strong><br />

Gallese psichiatra e responsabile <strong>del</strong><br />

Dipartimento,<br />

testimonia la<br />

carenza di spiritualità<br />

che è<br />

uno <strong>dei</strong> fattori<br />

importanti di<br />

"resilienza", ovvero<br />

la capacità<br />

che ha l'individuo<br />

di migliorare<br />

se stesso<br />

confrontandosi<br />

con le avversità,<br />

il do<strong>lo</strong>re e<br />

la malattia. La<br />

Madonnina, che<br />

il dottor Gallese<br />

fece col<strong>lo</strong>care<br />

al momento<br />

<strong>del</strong>l'insediamento<br />

nella<br />

struttura risalente<br />

al '90, è attualmente lasciata<br />

così deturpata a testimonianza<br />

<strong>del</strong>l’atto vandalico compiuto.<br />

EMOZIONI<br />

SOcieta'<br />

MarK durcan<br />

ceO di MicrOn<br />

di Paola colange<strong>lo</strong><br />

• La Micron Techno<strong>lo</strong>gy<br />

ha annunciato<br />

la nomina di Mark<br />

Durcan quale Chief<br />

Executive Officer<br />

<strong>del</strong>la società. Durcan<br />

avrà anche l’incarico<br />

di direttore <strong>del</strong> Board of Directors<br />

(Consiglio di amministrazione) <strong>del</strong>la<br />

Compagnia. Questa nomina avviene<br />

dopo l’annuncio <strong>del</strong>la morte di Steve<br />

Appleton, da lungo tempo Chairman<br />

e Chief Executive Officer <strong>del</strong>la Micron,<br />

in un incidente aereo avvenuto<br />

a Boise il 3 <strong>febbraio</strong>. Durcan, che<br />

ha 51 anni, è stato dal 2007 ad oggi<br />

presidente e Chief Operating Officer<br />

<strong>del</strong>la Micron, dove in precedenza<br />

aveva ricoperto il ruo<strong>lo</strong> di Chief<br />

Techno<strong>lo</strong>gy Officer. Fa parte <strong>del</strong>la<br />

società dal 1984.<br />

Come spesso accade gli artisti interpretano prima e meglio degli<br />

esperti polito<strong>lo</strong>gi ciò che accade nei tempi di crisi. Nell’opera di<br />

Franco Sinisi si leggono le inquietudini che attraversano gli schieramenti<br />

politici per le candidature a sindaco di Avezzano. Quel<strong>lo</strong><br />

pidiellino fa pensare al film “Mi<strong>lo</strong> su Marte”, i terzopolisti, con chi<br />

afferma di essere un tecnico come Mario Monti, fa pensare al film<br />

“Saturno contro”; i piddini magari ripiegheranno su una <strong>del</strong>le due<br />

candidature e dunque il film non può che essere “<strong>Il</strong> segno di Venere”.<br />

Ma un candidato terrestre non si trova?<br />

Se proprio volete, chiamatele emozioni<br />

Periodico<br />

<strong>del</strong>la Diocesi <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong><br />

Fondato da Sua Eccellenza<br />

mons. Pietro Santoro<br />

Direttore responsabile<br />

Sandro tuzi<br />

Coordinatrice di redazione<br />

elisabetta Marraccini<br />

Progetto grafico<br />

Stefania Moroni<br />

Impaginazione<br />

carla Venditti<br />

Stampa<br />

Linea Grafica<br />

di celestino di Foggia<br />

Via australia 10, Zona ind.ale<br />

6<strong>60</strong>50 San Salvo (ch)<br />

tel 0873 549330<br />

e-mail: lineag@tin.it<br />

www.lineagraficasansalvo.it<br />

Direzione e redazione<br />

corso <strong>del</strong>la Libertà 54<br />

67051 avezzano (aQ)<br />

tel/Fax 0863 23839<br />

Indirizzo e-mail e sito web<br />

ilvelino.redazione@libero.it<br />

www.ilvelinoweb.it<br />

Hanno collaborato<br />

Suor Maristella Barresi,<br />

Matteo Biancone, Marco Boleo,<br />

anna rita Bove,<br />

Maurizio cichetti, ange<strong>lo</strong> croce,<br />

Lidia di Pietro, Vilma Leonio,<br />

Valentina Mastrodicasa,<br />

anna tranquilla neri,<br />

Marta Palazzi, Veria Perez,<br />

eugenio ranalli, Laura rocchi,<br />

Francesco Scipioni,<br />

Patrizia tocci<br />

La gratuità è il tratto stilistico<br />

<strong>dei</strong> collaboratori <strong>del</strong> giornale diocesano.<br />

Dunque niente compensi per chi<br />

desidera scrivere<br />

Curatore editoriale<br />

Maria cristina tatti<br />

Distribuzione<br />

nino de cristofaro,<br />

elisa <strong>del</strong> Bove Orlandi,<br />

Giuseppe Lorusso<br />

ilvelino.distribuzione@gmail.it<br />

Responsabile <strong>dei</strong> servizi pubblicitari<br />

Giuseppe Lorusso<br />

tel 335 5776512<br />

Collabora<br />

alberto Marchionni<br />

Iscr. Trib. Avezzano<br />

Reg. Stampa n. 03/08<br />

Associato alla<br />

Federazione<br />

Italiana<br />

Settimanali<br />

Cattolici (FISC)<br />

Nel rispetto <strong>del</strong> “Codice in<br />

materia di protezione <strong>dei</strong> dati<br />

personali” (art. 7 d. lgs. 196/03),<br />

“<strong>Il</strong> <strong>Velino</strong>. Lo sguardo <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>”<br />

garantisce che i dati personali<br />

relativi alle persone che ricevono<br />

il giornale per posta sono custoditi<br />

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e sono trattati conformemente<br />

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intestato a “iL VeLinO”<br />

corso <strong>del</strong>la Libertà, 54<br />

avezzano<br />

Questo <strong>numero</strong> è stato chiuso<br />

in redazione alle ore 19<br />

<strong>del</strong> giorno 11 <strong>febbraio</strong> 2012


Santuario Madonna di pietraquaria<br />

QuaNdo la pregHIera ValICa I CoNFINI<br />

esercizi spirituali: riapre la Domus Mariae<br />

a cura <strong>del</strong>le suore Benedettine<br />

di carità di Pietraquaria<br />

• Le suore Benedettine di Carità presenti<br />

sul monte Salviano rendono<br />

noto alla cittadinanza avezzanese e<br />

a tutta la popolazione<br />

marsicana che, dal<br />

mese di aprile 2011,<br />

sono stati avviati i lavori<br />

di ristrutturazione<br />

<strong>del</strong>la casa di esercizi<br />

spirituali Domus<br />

Mariae. L’intervento<br />

è stato possibile grazie<br />

alla disponibilità<br />

e alla generosità <strong>del</strong><br />

vescovo <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>,<br />

Pietro Santoro e alla<br />

diocesi di Avezzano, a<br />

cui va il nostro filiale e<br />

sentito ringraziamento.<br />

La fine <strong>dei</strong> lavori<br />

di ristrutturazione è<br />

prevista per il prossimo aprile. Dal<br />

mese di luglio, perciò, gli esercizi<br />

spirituali potranno tenersi in una<br />

struttura più accogliente, dotata di<br />

ascensore e di 28 nuove camere da<br />

letto con bagno. I lavori riguardano,<br />

tra l’altro, l’abbattimento <strong>del</strong>le barriere<br />

architettoniche e l’adeguamento<br />

<strong>del</strong><strong>lo</strong> stabile alle nuove norme di<br />

di Sabrina Persia<br />

sicurezze, con opportunità di accoglienze<br />

per portatori di handicap. Le<br />

migliorie va<strong>lo</strong>rizzeranno la casa di<br />

preghiere già dotata<br />

di una cappella interna,<br />

una sala riunioni,<br />

una sala da pranzo e<br />

due salette adatte per<br />

gruppi di studio. La<br />

notizia vuol essere un<br />

invito aperto a tutti:<br />

sacerdoti <strong>del</strong>la diocesi,<br />

gruppi e singoli<br />

fe<strong>del</strong>i, giovani, religiose<br />

e religiosi che<br />

volessero partecipare<br />

agli esercizi spirituali<br />

e proporre incontri<br />

ulteriori per vivere<br />

esperienze di formazione<br />

o trascorrere<br />

semplicemente momenti di pausa e<br />

riflessione, momenti di preghiera e<br />

raccoglimento in cui sentirsi più vicini<br />

al Signore e alla Vergine Madre.<br />

La casa dispone di uno spazio, anche<br />

interno, per poter essere a contatto<br />

con la natura e con se stessi. Per<br />

informazioni telefonare al <strong>numero</strong><br />

349.3289335.<br />

CapIStrel<strong>lo</strong>. SolIdarIeta'<br />

• Fiocca la neve sulla <strong>Marsi</strong>ca e, comme d’habitude, fioccano le polemiche<br />

sull’efficienza <strong>del</strong>la macchina organizzativa. Si tratta di critiche che, a<br />

volte fondate a volte approssimative, hanno quantomeno avuto il merito<br />

di far ripassare ai cittadini la temuta sintassi <strong>del</strong> congiuntivo: “se avessero<br />

spazzato prima, se il comune, se la provincia, se la Protezione civile”<br />

e via dicendo, fra un marciapiede e un bar. Certamente negare i disagi,<br />

che questa situazione ha causato, sarebbe un’imperdonabile incoscienza,<br />

ma, alla luce di quanto accaduto nelle ultime settimane, ritengo sia utile<br />

fiancheggiare la mole di critiche, che occupa sempre un posto privilegiato<br />

durante le discussioni o sui giornali, con testimonianze positive e meritevoli,<br />

perciò, di pari attenzione. A tal proposito, l’esempio di cui posso offrire<br />

sicure dimostrazioni(giacché è il luogo in cui vivo) è Capistrel<strong>lo</strong>. Nonostante<br />

le difficoltà, derivanti dalla penuria <strong>dei</strong> mezzi a disposizione e dalla gravità<br />

<strong>del</strong>l’emergenza (più di 2 metri di neve in pochi giorni), si è riscontrato<br />

un impegno davvero notevole da parte <strong>del</strong> consiglio comunale e di tutta<br />

la popolazione. Infatti, sin dalle prime ore di disagio, è stato attivato un<br />

centralino di pronto intervento, per far fronte ad ogni tipo di necessità<br />

(sanitarie, alimentari, elettriche), a cui un gruppo nutrito di giovani vo<strong>lo</strong>ntari<br />

ha provveduto a sopperire con ogni mezzo (cavalli, motoslitte). Tutte<br />

le associazioni operanti in paese (Croce Rossa, Avis, Pro<strong>lo</strong>co, Alpini, Orsi<br />

d’Abruzzo, Confraternite e cori), coordinate dall’organizzazione comunale,<br />

hanno dato origine ad una vera e propria “social catena”, per dirla in termini<br />

leopardiani, facendo contemporaneamente <strong>del</strong>la sede comunale il <strong>lo</strong>ro<br />

quartier generale. Qui, infatti, i più volenterosi hanno consumato pranzo e<br />

cena, per essere disponibili quanto più possibile. La particolarità <strong>del</strong>l’evento<br />

risiede soprattutto nel fatto che a Capistrel<strong>lo</strong> non è presente la Protezione<br />

civile; quindi, tutti i risultati ottenuti vanno attribuiti all’infaticabilità <strong>dei</strong><br />

vo<strong>lo</strong>ntari, ben 78, di cui una buona parte è costituita da giovani.<br />

MarSICa. l'alaMbICCo ItINeraNte<br />

a cura <strong>del</strong>la redazione<br />

• La chiameremo semplicemente grappa, perché come dice <strong>lo</strong> storico inglese Michael Burleigh<br />

«la grappa è una <strong>del</strong>le cose che associo all’Italia». Grappa sia, dunque, senza alcuna definizione,<br />

e c’è in questa astinenza e restrizione un sospiro di perplessità, una tacita capitolazione di<br />

fronte all’inafferrabilità degli eventi, giacché nessuna parola, nessuna allusione è mai riuscita<br />

finora a squarciare il ve<strong>lo</strong> che copre, come presentimento <strong>del</strong>la cosa senza nome, il segreto<br />

<strong>dei</strong> segreti, il cui primo gusto sulla punta <strong>del</strong>la lingua va oltre la capacità <strong>del</strong>la nostra estasi.<br />

Questa storia <strong>del</strong>la grappa comincia nel 1945 (o giù di lì) quando distillarsela in casa era più<br />

perico<strong>lo</strong>so di oggi. Nella <strong>Marsi</strong>ca cominciò a circolare un alambicco itinerante. Non si doveva<br />

sapere di chi fosse, ma tanti, appena l’aria intrisa <strong>del</strong>la consueta asprezza <strong>lo</strong> permetteva,<br />

l’utilizzavano per ricavarsi la grappa da bere poi in casa, da soli o con gli amici. E riempivano<br />

così le cantine di un avvenire solido, uniformemente tagliato, per i mesi invernali. Da una<br />

decina di anni, forse dagli anni novanta <strong>del</strong> seco<strong>lo</strong> scorso (ma chi può dir<strong>lo</strong> con certezza) per<br />

disattenzione e strana distrazione, se ne sono perse le tracce, ma noi cerchiamo l’alambicco<br />

e cerchiamo il suo proprietario, l’attuale e il geniale primo inventore. Non possiamo lasciar<br />

passare inosservate certe manifestazioni di intelligenza e perfino di una certa maliziosa birichineria<br />

che i furbi marsicani sono capaci di elaborare. Perciò se ci leggete fatevi avanti e<br />

raccontateci l’affascinante storia <strong>del</strong>l’alambicco itinerante (vi garantiamo l’anonimato).<br />

raCCoNto<br />

Casali d'aschi: le macerie<br />

di Maria Paola Vitale<br />

• Quanta neve cade dal cie<strong>lo</strong>. Cade<br />

leggera e silenziosa ammantando<br />

ogni cosa ridisegnando il paesaggio.<br />

Lucia si affaccia alla porta, resta di<br />

stucco: la coltre gli arriva quasi al<br />

ginocchio, dalla sua bocca esce un<br />

esclamazione: «Oh mamma come<br />

fiocca». La donna rientra in casa e<br />

insieme ai figli prepara la cena: un<br />

tozzo di pane bagnato al vino con un<br />

po’ di formaggio. Lucia è una donnina<br />

di San Veneziano, con sei bocche<br />

da sfamare, vorrebbe cuocere una<br />

minestrola per<br />

i suoi figlioli<br />

ma poi resterebbero<br />

senza<br />

frasche per il<br />

fuoco e oltre<br />

la fame, patirebbero<br />

pure il<br />

freddo. Si gira<br />

verso il camino,<br />

ricopre la poca<br />

brace con <strong>del</strong>la<br />

cenere, i suoi<br />

pensieri sono<br />

per i suoi figli<br />

con le pance<br />

mezze vuote,<br />

per il suo<br />

amato marito<br />

Rocco, morto<br />

ormai da tempo.<br />

Quanta<br />

amarezza racchiusa<br />

in due lacrime che le solcano<br />

ve<strong>lo</strong>ci il volto. La famigliola si mette<br />

a dormire. Una forte tramontana<br />

scuote <strong>lo</strong> stipite <strong>del</strong>la porta, l’aria<br />

gelida pare arrivare fino dentro<br />

il letto, Lucia si tira sulle spalle la<br />

coldricchia, rigirandosi in continuazione:<br />

«Signore, aiutami tu», prega<br />

la donna tra le lacrime, «almeno tu,<br />

marito mio, sei lì vicino a Lui. Oh<br />

Rocco, Rocco mio, chiedigli un po’<br />

di forza non tanto per me ma per i<br />

nostri figli. Mandami un segno». Lucia<br />

si rigira tra i frusci che fungono<br />

da materasso, si sente fastidiosa, si<br />

gratta i suoi pidocchi. Tende l’orecchio,<br />

sente i rintocchi <strong>del</strong>la campana,<br />

li conta, sono le sette e mezzo,<br />

si rigira ancora nel letto, dopo un<br />

po’ avverte un forte tuono, la branda<br />

si trittica: «Rocco marito mio ti ho<br />

chiesto un<br />

segno, non<br />

tutto questo<br />

tuono».<br />

Lucia parla<br />

a voce alta<br />

ma il let-<br />

to continua a muoversi, il formaggio<br />

posto ad asciugare sulla pertica<br />

cade rompendosi per terra, le mura<br />

si spaccano. Lucia capisce che non<br />

è un segno divino e nemmeno un<br />

tuono, un ur<strong>lo</strong> feroce le esce dalla<br />

gola: «Figli miei uscite fuori». Lucia<br />

cerca di portare in salvo i suoi figli,<br />

ma cade per terra mentre pezzi di<br />

pietra la colpiscono ovunque. Riesce<br />

ad alzarsi e sulla testa non ha più il<br />

tetto ma la volta celeste. Non è più<br />

giorno, il boato ha reso l’aria torbida,<br />

tutto continua<br />

a muoversi, <strong>lo</strong><br />

spettaco<strong>lo</strong> che<br />

si para davanti<br />

ai suoi occhi la<br />

fa rabbrividire:<br />

le case sono<br />

tutte completamentedistrutte,sbriciolate,<br />

niente<br />

è rimasto in<br />

piedi. La piccola<br />

chiesa è un<br />

ammasso di<br />

pietre. Lucia si<br />

guarda intorno<br />

smarrita, vorrebbechiedere<br />

aiuto ma i<br />

lamenti che si<br />

levano da sotto<br />

le macerie<br />

la fanno vacillare. Poi all’improvviso<br />

tutto si ferma, so<strong>lo</strong> la neve si muove<br />

riprendendo la sua vivace caduta.<br />

Come in una danza, i fiocchi si<br />

posano leggeri sulle macerie quasi<br />

ad accarezzare chi da sotto urla disperato.<br />

Lucia comincia a scansare<br />

le macerie con le mani nella speranza<br />

di tirare fuori sua figlia, la più<br />

piccola, ma purtroppo non ci riesce.<br />

Perderà subito due figli mentre un<br />

terzo morirà in ospedale. La donna<br />

che appare su alcune foto, alla<br />

stazione di Roma, con un cartel<strong>lo</strong><br />

appeso al col<strong>lo</strong> con su scritto “cerco<br />

l’ospedale” è proprio lei, Lucia. Nei<br />

mesi successivi arrivò su una carrozza<br />

una signora molto elegante,<br />

regalò monete d’argento ai bambini<br />

di San Veneziano. Pare fosse la<br />

regina d’Italia. La popolazione <strong>del</strong>la<br />

<strong>Marsi</strong>ca, dopo novantasette anni<br />

, abita ancora dentro le casette antisismiche,<br />

e sono proprio queste<br />

casette allineate una dietro l’altra<br />

la testimonianza di quella inumana<br />

tragedia. Né piazze né strade né<br />

pietre sono poste a ricordo, tutto è<br />

13<br />

dono <strong>del</strong> tempo<br />

di Veronica amiconi<br />

• Improvvisamente, al principio<br />

di <strong>febbraio</strong>, è arrivata la neve. Un<br />

nevischio fine è iniziato a scendere<br />

giù dal cie<strong>lo</strong> l’ultimo di gennaio<br />

e, la mattina seguente, tutto era<br />

ricoperto da uno strato spesso,<br />

gelato. Ora lenti ora vorticosi i<br />

fiocchi di neve si sono moltiplicati<br />

e la città è stata ammantata in<br />

un attimo. Molto probabilmente,<br />

ad Avezzano, è la più abbondante<br />

nevicata degli ultimi anni.<br />

Tutto è irreale: non ci sono più le<br />

solite case, le auto, gli alberi <strong>del</strong><br />

giardino davanti a me, ma una<br />

coltre fitta e compatta, bianca.<br />

Non c’è più strada, né sentiero. I<br />

passi di co<strong>lo</strong>ro che mi hanno preceduta<br />

sono stati ve<strong>lo</strong>cemente ricoperti.<br />

Neve maga, trasformista.<br />

Ciò che colpisce, e forse fa sorridere,<br />

è il silenzio. Sarà la neve<br />

che attutisce, o il traffico che si è<br />

notevolmente ridotto, ma c’è una<br />

profonda quiete intorno a me.<br />

Una quiete da paesaggio lunare.<br />

Chissà, forse non è più Avezzano<br />

questa,ma un cratere <strong>del</strong>la luna,<br />

popolato da vite silenziose e schive.<br />

La luce merita un discorso a sé.<br />

<strong>Il</strong> chiarore mattutino si presenta<br />

opaco, duro. <strong>Il</strong> cie<strong>lo</strong> è di un bianco<br />

spaventosamente uniforme,<br />

che sembra il prolungamento<br />

<strong>del</strong>la città sottostante. La sera<br />

il cie<strong>lo</strong> diventa di un blu sporco,<br />

che vira in un violetto cilestrino,<br />

e la notte nella mia camera filtra<br />

una luce arancione scuro, misto<br />

di bagliore <strong>dei</strong> lampioni e nevischio.<br />

Non c’è so<strong>lo</strong> poesia e stupore in<br />

questo nuovo paesaggio, ma anche<br />

disagi. La maggior parte di<br />

noi è rimasta a casa, ma molti<br />

hanno dovuto affrontare “la bufera”.<br />

Gli operatori degli spazzaneve,<br />

i camionisti, i medici, gli<br />

autisti di autoambulanze. Ma chi<br />

non è stato richiamato da un lavoro<br />

urgente ha potuto “staccare<br />

la spina” dalla usuale quotidianità.<br />

Chissà se siamo stati in grado<br />

di approfittare di questo tempo,<br />

forse vuoto, ma in un certo qualmodo<br />

prezioso. Un po’ di tempo<br />

tutto per noi. Un tempo che non<br />

è noia, ma dono.<br />

ammantato sotto le macerie come i<br />

tanti sepolti vivi. E noi depositari di<br />

quelle genti, il 13 gennaio alle ore<br />

sette e quaranta, quando i rintocchi<br />

funebri ci sveglieranno, potremmo<br />

per un giorno, o so<strong>lo</strong> per un istante,<br />

unirci a <strong>lo</strong>ro per dire: non abbiamo<br />

dimenticato.<br />

(Foto di Stefania Moroni)


14<br />

ortucchio. gli oblati<br />

StOria di deVOZiOne<br />

<strong>Il</strong> carisma di adorare, ringraziare e riparare<br />

Continua, grazie agli approfondimenti<br />

di padre Riziero, parroco di Ortucchio,<br />

il viaggio nella conoscenza <strong>del</strong>la<br />

storia e <strong>del</strong> carisma <strong>del</strong>la comunità<br />

religiosa degli Oblati <strong>del</strong> Cuore eucaristico,<br />

presente nella diocesi <strong>dei</strong><br />

<strong>Marsi</strong> dal 2003.<br />

a cura di padre riziero cerchi (Oce)<br />

• Nel parlarvi <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> cuore<br />

eucaristico vi invito a ricordare l’ultima<br />

vostra adorazione per essere cosi<br />

trasportati nella mistica atmosfera<br />

<strong>del</strong>l'oratorio <strong>del</strong>le suore <strong>del</strong> Rifugio,<br />

infermiere <strong>del</strong>l'ospedale San Giacomo<br />

di Besançon, al momento <strong>del</strong>la esposizione<br />

<strong>del</strong> santissimo sacramento.<br />

Tutte le mattine ripetono questo rito,<br />

perché il Dio <strong>del</strong> tabernaco<strong>lo</strong> infonda<br />

nel<strong>lo</strong> spirito di questi angeli bianchi<br />

energie sempre nuove di carità e disponibilità<br />

e servizio verso gli ammalati.<br />

<strong>Il</strong> 22 gennaio <strong>del</strong> 1854 era presente<br />

all'adorazione Sofia Prouvier,<br />

un'anima innamorata <strong>del</strong> cuore di<br />

Gesù, che il cie<strong>lo</strong> aveva ricolmata di<br />

straordinari favori. Ecco dalle sue<br />

stesse labbra quanto le capitò quel<br />

giorno: «Mi trovavo a Besançon, in<br />

una chiesetta dove era esposto il santissimo<br />

sacramento. Vi ero entrata,<br />

spinta da una forza misteriosa. Fui<br />

colta come d'incanto da un profondo<br />

raccoglimento, e vidi Gesù che, mostrandomi<br />

dal fondo <strong>del</strong> tabernaco<strong>lo</strong> il<br />

suo cuore, mi rivolse, chiare e distinte<br />

ma con tono di lamento, queste parole:<br />

«sono il cuore eucaristico. Ho sete<br />

di essere amato nel santissimo sacramento.<br />

Quante anime mi circondano,<br />

ma non mi consolano. <strong>Il</strong> mio cuore<br />

domanda l'amore, come il povero domanda<br />

il pane». <strong>Il</strong> divin cuore era<br />

come immerso in una profonda desolazione,<br />

ma aveva nel volto qualcosa<br />

d'indefinibilmente dolce: una espressione<br />

di bontà infinita, anche se congiunta<br />

a un do<strong>lo</strong>re sconfinato per ingratitudine<br />

degli uomini, perfino <strong>del</strong>le<br />

anime più favorite <strong>dei</strong> suoi doni». La<br />

pia confidente di Gesù restò lì molto a<br />

lungo ad accogliere, commossa, l'eco<br />

di quei lamenti. Di quelle parole, una<br />

soprattutto turbò il suo spirito: il<br />

nome di “cuore eucaristico”, nel quale<br />

le sembrava di trovare una singolare<br />

novità. Manifestò questa sua segreta<br />

preoccupazione al proprio direttore<br />

spirituale, che saggiamente le rispose:<br />

«Sta’ tranquilla: ciò che non comprendiamo<br />

oggi, ci apparirà chiaro<br />

domani». Qualche mese più tardi, trovandosi<br />

la veggente nella stessa chiesetta,<br />

Gesù le si rivelò di nuovo, facendole<br />

sentire, ancora ben distinta la<br />

sua voce: «Sono il cuore eucaristico.<br />

Ho sete di essere amato. Fammi conoscere,<br />

fammi amare. Diffondi questa<br />

mia devozione nel mondo». Certo,<br />

non sono queste rivelazioni private<br />

che determinano la santa sede ad approvare<br />

un culto. Semmai, esse sono<br />

semplici occasioni che attirano l'at-<br />

tenzione <strong>del</strong>la Chiesa, la quale in seguito<br />

ne esaminerà accuratamente la<br />

dottrina e ne deciderà l'approvazione.<br />

Comunque, anche sulla devozione <strong>del</strong><br />

cuore eucaristico - come già due secoli<br />

prima su quella <strong>del</strong> sacro cuore -<br />

si è aperto un lembo di cie<strong>lo</strong>; ancora<br />

una volta Gesù ha fatto sentire un suo<br />

messaggio d’amore all'umanità inquieta<br />

e desiderosa, come sempre, di<br />

consolanti prove trascendenti. L'anno<br />

stesso <strong>del</strong>la rivelazione si cominciò, in<br />

Francia, a parlare <strong>del</strong> cuore eucaristico.<br />

La devozione varcò rapidamente i<br />

confini, diffondendosi in gran parte<br />

<strong>del</strong>l'Europa. <strong>Il</strong> nome - anche se nuovo<br />

- esprimeva una dottrina antica quanto<br />

la stessa Eucaristia, talché entusiasmò<br />

i fe<strong>del</strong>i, i sacerdoti e le anime<br />

consacrate. Non erano passati che<br />

cinque anni, e già la grande rivista<br />

cattolica Annali <strong>del</strong> Santissimo Sacramento<br />

pubblicava un lungo e magistrale<br />

studio, in cui si precisava la dottrina<br />

<strong>del</strong>l'eletta devozione con gli<br />

stessi termini che 40 anni dopo avrebbe<br />

usato la Chiesa: una devozione<br />

non nuova nei suoi contenuti, fiorita<br />

sul tronco secolare <strong>del</strong>le devozioni<br />

all'Eucaristia e al sacro cuore; un culto<br />

speciale di venerazione e di riconoscenza<br />

all'amore infinito <strong>del</strong> cuore di<br />

Gesù nel darci l'Eucaristia. Mentre<br />

cardinali e vescovi si affrettavano a<br />

dare il <strong>lo</strong>ro consenso e ad incoraggiare<br />

gli apostoli <strong>del</strong> cuore eucaristico,<br />

dall'alto <strong>dei</strong> pulpiti oratori eminenti<br />

per santità e dottrina, come il padre<br />

Hermann Choen, il convertito <strong>del</strong>la<br />

Eucaristia, il padre Pierre-Julien Eymard,<br />

oggi santo, e il signor Léon Dupont,<br />

detto il santo di Tours, zelavano<br />

la causa <strong>del</strong>la devozione, promuovendone<br />

l'affermazione con ricchezza di<br />

argomenti storico-teo<strong>lo</strong>gici. Nel 1868,<br />

quando la devozione si era ormai largamente<br />

diffusa in Francia e in buona<br />

parte <strong>dei</strong> Paesi europei, Pio IX, pregato<br />

dai vescovi e superiori di ordini religiosi,<br />

concedeva la prima preziosa<br />

indulgenza pontificia alla bella invocazione:<br />

"Lodato, adorato, amato e ringraziato<br />

sia ad ogni istante il cuore<br />

eucaristico di Gesù, in tutti i tabernacoli<br />

<strong>del</strong> mondo, fino alla consumazione<br />

<strong>dei</strong> secoli". C'è di più. Nel 1879 il<br />

papa Leone XIII con un primo Breve<br />

apostolico apriva il tesoro spirituale<br />

<strong>del</strong>le indulgenze a favore <strong>del</strong>la devozione,<br />

emettendo a distanza di qualche<br />

anno l'uno dall'altro, altri tre Brevi<br />

apostolici, in cui sosteneva che la<br />

devozione incentra il nostro pensiero<br />

e i nostri affetti nell'atto di amore che<br />

ispirò Gesù a immolarsi sulla croce e<br />

a perpetuare il suo sacrificio, in modo<br />

incruento, nella Eucaristia. Intanto<br />

nei Congressi eucaristici internazionali<br />

di Lille (1881) e di Avignone (1882)<br />

la devozione andava suscitando tali<br />

entusiasmi, da piegare i congressisti,<br />

anche i più scettici, ad approvare i<br />

voti di diffonderla dovunque. <strong>Il</strong> cardinale<br />

Guibert, gesuita, arcivescovo di<br />

Parigi, e con lui altri vescovi di Francia,<br />

istituirono le prime Confraternite <strong>del</strong><br />

cuore eucaristico,<br />

che - benedette da<br />

Leone XIII - si moltiplicarono<br />

in modo<br />

straordinario un po'<br />

dovunque: in Italia,<br />

nel Belgio, in Olanda<br />

e persino in<br />

America e in Cina.<br />

Ma le opere di Dio<br />

portano il sigil<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la<br />

contraddizione.<br />

L'inferno non poteva<br />

sopportare una<br />

devozione così funesta al suo regno e<br />

tanto salutare per le anime. Per riuscire<br />

ad arrestarla si servì di persone<br />

sen'altro bene intenzionate, ma poco<br />

informate <strong>del</strong>la vera natura <strong>del</strong>la devozione.<br />

Gli assalti, più che mai roventi<br />

e non senza alterne vicende, cominciarono<br />

nel 1901 con le arbitrarie<br />

accuse d'illegittimità e inopportunità<br />

d'un culto che, per altro, non era diverso<br />

- secondo una formale affermazione<br />

<strong>del</strong> Santo ufficio - da quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong><br />

sacro cuore, vigente da due secoli<br />

nella Chiesa. Le infondate accuse caddero<br />

tutte, l'una dopo l'altra, come<br />

fuscelli che il vento disperde. Personalità<br />

di forte cultura teo<strong>lo</strong>gica e di<br />

profonda pietà risposero in chiave di<br />

severa dogmatica all'accusa <strong>del</strong>la parità<br />

tra le due devozioni, asserendo<br />

che tra di esse c'era una grande differenza<br />

- e non fantastica o simbolica -<br />

ma vera e reale. Scriveva il padre Lepidi,<br />

maestro <strong>dei</strong> sacri palazzi (oggi<br />

diremmo: proteo<strong>lo</strong>go <strong>del</strong>la Casa pontificia):<br />

«La devozione al sacro cuore<br />

onora in modo generale l'amore di<br />

Gesù, che porge all'uomo i benefici<br />

<strong>del</strong>la redenzione, dalla incarnazione<br />

alla passione e risurrezione. La devozione<br />

al cuore eucaristico - invece -<br />

onora in maniera particolare e ben<br />

precisa l'amore di Gesù che volle ed<br />

istituì l'Eucaristia per restare sempre<br />

con noi, donandosi all'uomo nella realtà<br />

<strong>del</strong> suo corpo e <strong>del</strong> suo sangue».<br />

Un giorno il pontefice Leone XIII<br />

esternava con forza: «La nostra devozione<br />

non ha nulla da temere. L'atto di<br />

supremo amore, col quale il cuore<br />

amantissimo di Gesù ci ha donato<br />

l'Eucaristia, merita una devozione<br />

speciale, e la devozione che <strong>lo</strong> riconosce<br />

non può essere che legittima e<br />

degna di un posto indefettibile nella<br />

Chiesa. Lo vedrete». Le parole <strong>del</strong><br />

Papa anticiparono un suo nuovo e risolutivo<br />

intervento. Infatti il 16 <strong>febbraio</strong><br />

1903 il Papa emetteva il celebre<br />

Breve, col quale, elevando la prima<br />

Associazione <strong>del</strong> cuore eucaristico alla<br />

dignità di Arciconfraternita con sede<br />

nella chiesa di San Gioacchino ai Prati,<br />

in Roma, affidata ai redentoristi, definiva<br />

puntualmente la natura <strong>del</strong>la devozione:<br />

«Una devozione che onora<br />

con particolare culto di riconoscenza e<br />

di amore l'atto di suprema dilezione,<br />

col quale il nostro divin Redentore,<br />

prodigando tutte le ricchezze <strong>del</strong> suo<br />

cuore, istituì l'adorabile sacramento<br />

<strong>del</strong>l'Eucaristia, per restare con noi<br />

fino alla consumazione <strong>dei</strong> secoli».<br />

Così dopo anni di silenziosa operosità,<br />

la devozione giungeva al grado di culto<br />

pubblico ed aveva il suo posto nella<br />

sacra liturgia. <strong>Il</strong> 9 novembre 1921 il<br />

santo padre Benedetto XV firmò il decreto<br />

col quale concedeva la Messa e<br />

l'Ufficio propri <strong>del</strong> cuore eucaristico,<br />

dopo averne egli stesso riveduto il testo<br />

attorno al quale avevano lavorato<br />

eminenti teo<strong>lo</strong>gi e liturgisti. <strong>Il</strong> Decreto<br />

favorì la ripresa <strong>del</strong>la pietà eucaristica.<br />

Lo stesso Papa, pochi giorni prima<br />

di morire, affermò: «La devozione al<br />

cuore eucaristico di Gesù, questa<br />

gemma <strong>del</strong>la devozione al sacro cuore,<br />

sarà una sorgente di grazie per le<br />

anime e si spanderà sempre più nella<br />

Chiesa». Oggi la devozione <strong>del</strong> cuore<br />

eucaristico costella la terra di oltre<br />

4000 confraternite, in cui milioni di<br />

anime scandiscono all'unisono il ritmo<br />

<strong>del</strong><strong>lo</strong> stesso ben definito programma:<br />

“Adorare, ringraziare, riparare e supplicare<br />

Colui che ci ha amati fino a<br />

darci in cibo e bevanda il suo corpo<br />

immolato e il suo sangue sparso per<br />

la redenzione degli uomini.<br />

TREMORE E TIMORE<br />

Potere<br />

• Penso ai tanti uomini di potere in giro per la <strong>Marsi</strong>ca e temo<br />

abbia ragione Macrobius (Saturnalia 2,7,2): chi ha il potere…<br />

anche se supplica, costringe (potestas… si supplicet, cogit).<br />

FOGLIETTI E FOGLIANTI<br />

Michelange<strong>lo</strong>, Sacrificio di Noè, <strong>15</strong>08-<strong>15</strong>12 cappella Sistina, roma<br />

“Tutti i sentieri <strong>del</strong> Signore<br />

sono amore e fe<strong>del</strong>tà”<br />

26 <strong>febbraio</strong> 2012<br />

i dOMenica di QuareSiMa<br />

Invito all'ascolto e alla sequela<br />

di Marco de Foglio<br />

• Anziano e provato dal grande diluvio, Noè erige un altare per ringraziare<br />

il Signore <strong>del</strong> dono <strong>del</strong>la Sua promessa rispettata:<br />

Quando ammasserò le nubi sulla terra<br />

e apparirà l’arco sulle nubi,<br />

ricorderò la mia alleanza<br />

che è tra me e voi<br />

e ogni essere che vive in ogni carne,<br />

e non ci saranno più le acque per il diluvio,<br />

per distruggere ogni carne. (Gen 9,14-<strong>15</strong>)<br />

In primo piano l’offerta <strong>del</strong>le viscere di un ariete, mentre alla sinistra<br />

<strong>del</strong>la composizione un giovane è pronto a presentare in o<strong>lo</strong>causto<br />

l’altra coppia <strong>del</strong>l’ariete. Si avverte il gran caldo <strong>del</strong> fuoco nel gesto<br />

<strong>del</strong>la donna alla destra di Noè, il quale, con la mano destra in alto,<br />

è pronto ad elevare la preghiera <strong>del</strong> ringraziamento.<br />

Con le parole <strong>del</strong> salmo la Chiesa ci invita all’ascolto e alla sequela<br />

<strong>del</strong> Signore, cosi da poter cantare alla fine <strong>del</strong> periodo quaresimale,<br />

la gioia <strong>del</strong>la Pasqua:<br />

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,<br />

insegnami i tuoi sentieri.<br />

Guidami nella tua fe<strong>del</strong>tà e istruiscimi,<br />

perché sei tu il Dio <strong>del</strong>la mia salvezza (Sal 25,4-5).<br />

lettera. NeVICa Sul bagNato<br />

Riceviamo e pubblichiamo, ma siamo costretti a ridurre per mancanza<br />

di spazio. Ce ne scusiamo con l’autore e i lettori.<br />

di ernesto Pao<strong>lo</strong> alba *<br />

• Chi l’avrebbe mai detto. Arriva tanta neve, tanta invocata neve e<br />

l’Abruzzo si b<strong>lo</strong>cca. Ma la neve non doveva essere necessaria per far<br />

ripartire il turismo invernale abruzzese e soprattutto l’Alto Sangro? Non<br />

doveva forse far riequilibrare l’economia di tutta quest’area che ormai<br />

lavora poco e male dal triste evento <strong>del</strong> terremoto, quando i mezzi d’informazione<br />

d’Italia sconsigliavano di trascorrere le vacanze in Abruzzo?<br />

Mi chiedo come fanno sull’arco alpino dove nevicate così abbondanti<br />

sono all’ordine <strong>del</strong> giorno. Spero che la politica e i mezzi d’informazione<br />

interverranno seriamente per ripristinare la fiducia che i cittadini Altosangrini<br />

stanno perdendo nelle istituzioni e che qualcuno si faccia carico<br />

di questi ingenti danni che rischiano di distruggere completamente<br />

non so<strong>lo</strong> la vita economica ma anche quella sociale di queste zone.<br />

* imprenditore turistico, Pescasseroli, alto Sangro


azione Cattolica diocesana<br />

eduCazIoNe e Sport<br />

<strong>Il</strong> riconoscimento <strong>del</strong> "pinguino d'oro"<br />

di alessandra di renzo<br />

• Noi <strong>del</strong>la "Pinguino" ci occupiamo di<br />

sport e, più in particolare, di benessere<br />

in acqua. Siamo una realtà importante<br />

nel territorio marsicano. <strong>Il</strong><br />

Villaggio Pinguino è un esempio concreto<br />

di quel<strong>lo</strong> che pensiamo sia un<br />

ideale punto di incontro tra coesione<br />

sociale e capacità individuali che nel<strong>lo</strong><br />

spirito di gruppo riescono ad emergere.<br />

Noi formiamo educatori, seguiamo<br />

bambini, ragazzi e adulti con passione<br />

non so<strong>lo</strong> nelle <strong>lo</strong>ro attività sportive<br />

ma anche sotto l’aspetto sociale,<br />

culturale ed economico. Riteniamo<br />

che il benessere <strong>del</strong>la persona passi<br />

per il benessere <strong>del</strong> territorio e quindi<br />

auspichiamo uno sviluppo ecosostenibile<br />

che prenda in considerazione il<br />

miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita:<br />

risparmio energetico (fornire tutti gli<br />

edifici pubblici di pannelli fotovoltaici<br />

e solari, istallare pale eoliche nelle<br />

zone); raccolta differenziata porta a<br />

porta, nuovo Piano Regolatore Generale;<br />

giardini privati trasformati in<br />

orti; parcheggi comunali trasformati<br />

in mercati agricoli; zone interdette al<br />

traffico; collegamento ferroviario rapido<br />

Roma-Avezzano per le persone e<br />

le merci; recuperare <strong>lo</strong> spazio per una<br />

vera pista ciclabile (da un’idea <strong>del</strong><br />

giudice Bruno D’Ange<strong>lo</strong>); va<strong>lo</strong>rizzare<br />

Alba Fucens e i cunicoli di Nerone.<br />

<strong>Il</strong> benessere di un territorio è legato<br />

alle opportunità che si creano per<br />

il lavoro e nel sociale, nella cultura<br />

e nel<strong>lo</strong> sport come nel tempo libero.<br />

Ecco come nasce l’idea <strong>del</strong> Pinguino<br />

d’Oro: mettere in risalto persone e<br />

istituzioni che creano benessere per<br />

il nostro territorio. Questo è il terzo<br />

anno che assegniamo il riconoscimento.<br />

Negli anni passati il Pinguino<br />

d’Oro è stato conferito per sport<br />

e amicizia a Daniela Sorge, Roberta<br />

Cariola, Daniela Di Matteo; per sport<br />

e fe<strong>del</strong>tà a Enrico De Paolis, Gianluigi<br />

Cherubini; per sport e giornalismo<br />

a Telesirio e al giornalista Rai Tonino<br />

Monaco; per sport e impresa al presidente<br />

<strong>del</strong>la palestra Metrò Alessandro<br />

Lucarelli; per sport ed energia a<br />

Gaetano Frezzini; per sport e musica<br />

al Trio Cardoso; per sport e istruzione<br />

alle varie Scuole private che collaborano<br />

con il progetto “Star bene<br />

in Acqua”. Quest’anno, in occasione<br />

<strong>del</strong>la consueta cena di Natale Pinguino<br />

svoltasi il 7 dicembre nel nostro<br />

impianto, è stato consegnato il Pinguino<br />

d’Oro 2011 ai rappresentanti di<br />

tre importanti realtà <strong>del</strong> nostro territorio<br />

<strong>Marsi</strong>cano. Per la categoria sport<br />

e solidarietà all’Azione Cattolica <strong>del</strong>la<br />

diocesi di Avezzano. In occasione <strong>dei</strong><br />

festeggiamenti per i 100 anni compiuti<br />

quest’anno dall’Azione Cattolica <strong>del</strong>la<br />

diocesi <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>, la Pinguino ha voluto<br />

premiare questa importante realtà.<br />

La collaborazione tra la "Pinguino" ed<br />

A.C. nasce dalla condivisione di importanti<br />

va<strong>lo</strong>ri: la santità laicale, il<br />

saper guardare avanti, la cura educativa<br />

e la formazione, la passione per il<br />

bene comune. <strong>Il</strong> premio è stato consegnato<br />

all’attuale presidente Alessandro<br />

Franceschini. Per la categoria<br />

sport e giornalismo a Plinio Olivotto,<br />

da sempre voce <strong>del</strong><strong>lo</strong> sport marsicano:<br />

la sua “Domenica sportiva” racconta<br />

tutti gli avvenimenti sportivi,<br />

dal rugby al nuoto, dal calcio al ciclismo<br />

insomma tutto <strong>lo</strong> sport <strong>del</strong>la<br />

<strong>Marsi</strong>ca minuto per minuto. Sempre<br />

disponibile e accurato nelle telecronache<br />

<strong>dei</strong> momenti salienti <strong>dei</strong> Pinguini<br />

è ormai un punto di riferimento per<br />

la comunicazione esterna <strong>del</strong> nostro<br />

centro. Per la categoria sport e storia<br />

a Ermete Di Curzio. Era il 1987: primo<br />

corso estivo polivalente "Pinguino".<br />

Le attività erano organizzate negli<br />

impianti comunali quindi serviva un<br />

pullman per il trasporto <strong>dei</strong> bambini<br />

ed Ermete Di Curzio entrò nella storia<br />

<strong>del</strong>la "Pinguino". Da al<strong>lo</strong>ra la ditta Di<br />

Curzio continua la sua collaborazione.<br />

Oggi Ermete ha lasciato il posto<br />

al suo degno successore: il figlio Tony<br />

che continua a vivere con noi il seguito<br />

<strong>del</strong>la nostra storia.<br />

Cinema e famiglia<br />

uno specchio <strong>del</strong> quotidiano<br />

a cura di Marco deriu<br />

La rappresentazione <strong>del</strong>la famiglia<br />

da parte <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione<br />

- televisione e cinema in primis - condiziona<br />

fortemente le dinamiche famigliari<br />

e l’interazione <strong>del</strong>la famiglia<br />

stessa con la società. Intorno a questo<br />

nucleo tematico si è sviluppato il<br />

convegno “Quale famiglia per quale<br />

società?” mercoledì 11 gennaio nella<br />

Pontifica Università Lateranense, inserito<br />

nel cammino di preparazione<br />

al VII Incontro mondiale <strong>del</strong>le famiglie<br />

che si svolgerà a Milano dal<br />

30 maggio al 3 giugno. Per cogliere<br />

come la narrazione cinematografica<br />

e televisiva si offra spesso come<br />

specchio efficace in cui si possono<br />

identificare e riconoscere le dinamiche<br />

relazionali, vissute nel ritmo<br />

<strong>del</strong>l’esistenza quotidiana tra lavoro e<br />

festa.<br />

La vita nei film.<br />

Sono proprio<br />

queste direttrici<br />

ad animare<br />

la quotidianità<br />

famigliare che<br />

sarà al centro<br />

<strong>del</strong>l’Incontro<br />

mondiale <strong>del</strong>le<br />

famiglie. Secondo<br />

le indicazioni<br />

di Benedetto<br />

XVI, «l’evento<br />

sarà un’occasione<br />

privilegiata<br />

per ripensare il<br />

lavoro e la festa<br />

nella prospettiva<br />

di una famiglia<br />

unita e aperta<br />

alla vita, ben inserita<br />

nella vita<br />

<strong>del</strong>la società e<br />

<strong>del</strong>la Chiesa, attenta<br />

alla qualità<br />

<strong>del</strong>le relazioni». Dalle esperienze più<br />

concrete e costitutive <strong>del</strong>le dinamiche<br />

famigliari prende frequente<br />

spunto la rappresentazione cinematografica.<br />

Su questo si è concentrato<br />

l’intervento <strong>del</strong> professor José noriega<br />

Bastos <strong>del</strong> Pontificio istituto<br />

Giovanni Pao<strong>lo</strong> II per gli studi su<br />

matrimonio e famiglia, che ha citato<br />

Aristotele, Roberto Benigni e il regista<br />

spagno<strong>lo</strong> José Luis Garci. Per<br />

Aristotele «la fantasia consente di<br />

generare un processo di mimetismo<br />

rispetto alle gesta degli eroi raccontate,<br />

in cui la persona può immedesimarsi<br />

per raggiungere le finalità<br />

ambite». Nei suoi film, Benigni<br />

evidenzia la dicotomia fra sogno e<br />

realtà su cui il cinema spesso gioca,<br />

che rimanda al senso antropo<strong>lo</strong>gico<br />

<strong>del</strong>la narrazione. La matassa <strong>del</strong>la<br />

vita è ben evidente nei film di Garci,<br />

attraverso storie che «mostrano<br />

come i nostri atti possano cucire la<br />

trama <strong>del</strong>la vita su un ordito che non<br />

è a nostra disposizione». <strong>Il</strong> cinema<br />

dunque «aiuta a capire la verità <strong>del</strong>le<br />

storie che non si limitano a raccontare<br />

la realtà ma ci fanno capire<br />

quanto essa sia bella da desiderare:<br />

abbiamo bisogno <strong>dei</strong> film per non<br />

disperare su quanto potrebbe diventare<br />

la nostra vita».<br />

cuori, teste e passioni. Le peculiarità<br />

<strong>del</strong>la famiglia rappresentata<br />

nelle fiction televisive sono state<br />

evidenziate da chiara Palazzini,<br />

vicepreside <strong>del</strong> Pontificio istituto pastorale<br />

Redemptor Hominis. Nella<br />

fiction spesso il rapporto fra genitori<br />

e figli supera quella asimmetria che<br />

è invece un dato educativo imprescindibile,<br />

proponendo figure di genitori-amici<br />

che «nel panorama educativo<br />

in senso stretto non possono<br />

essere positive». Ma non tutti gli<br />

spunti proposti nella fiction sono negativi:<br />

per esempio, la connotazione<br />

di madri e padri che si impegnano ad<br />

ascoltare costantemente<br />

i figli<br />

può essere uno<br />

spunto anche per<br />

spazi di ascolto<br />

nella vita concreta.<br />

<strong>Il</strong> mondo<br />

<strong>del</strong><strong>lo</strong> spettaco<strong>lo</strong><br />

ha cuori, teste e<br />

passioni. Importanti<br />

anche le testimonianzedegli<br />

attori alessio<br />

Boni e cristiana<br />

capotondi e <strong>del</strong><br />

regista Guido<br />

chiesa. L’arte<br />

cinematografica<br />

non è so<strong>lo</strong> rappresentazione<br />

ma percorso conoscitivo<br />

che diventa<br />

esperienza<br />

necessaria per<br />

una conoscenza<br />

complementare<br />

e profonda; occuparcene significa<br />

assumere la responsabilità di provare<br />

a comprendere le forme attestabili<br />

affinché l’azione pastorale sia più<br />

efficace. La rappresentazione audiovisiva<br />

dà la possibilità di unire insieme<br />

<strong>lo</strong> sguardo <strong>del</strong>la teo<strong>lo</strong>gia, <strong>del</strong>la<br />

fi<strong>lo</strong>sofia e <strong>del</strong>la sapienza umana con<br />

quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l’arte narrativa e visiva per<br />

orientar<strong>lo</strong> verso il mistero <strong>del</strong>la vita.<br />

tre doni. Nella Genesi la famiglia,<br />

il lavoro e la festa sono tre doni di<br />

Dio affinché l’uomo possa realizzarsi<br />

pienamente attraverso queste<br />

dimensioni costitutive <strong>del</strong>l’identità<br />

umana. L’uomo infatti, è creato<br />

a immagine di Dio non so<strong>lo</strong> come<br />

singo<strong>lo</strong> ma anche come comunità<br />

e anzitutto proprio come famiglia:<br />

maschio e femmina li creò. Nella<br />

misura in cui la famiglia è autentica<br />

nelle sue dimensioni di eros e agape,<br />

di desiderio e di dono, si crea una<br />

comunione profonda che permette<br />

di dare all’altro tutto se stesso. Nella<br />

persona umana e nelle sue relazioni<br />

famigliari si sviluppa l’opera creatrice<br />

di Dio.<br />

CINEFORUM<br />

Foto di Francesco Scipioni<br />

Blu, il co<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>la libertà<br />

di Veronica amiconi<br />

<strong>15</strong><br />

• Film blu di Krzysztof Kies<strong>lo</strong>wski (film 1993) è il primo<br />

<strong>del</strong>la tri<strong>lo</strong>gia Tre co<strong>lo</strong>ri, con cui il regista polacco<br />

ha omaggiato la Francia. Nella sua bandiera infatti il<br />

blu è simbo<strong>lo</strong> di libertà. Per capire cosa Kies<strong>lo</strong>wski<br />

intenda per libertà in questo film, bisogna sottopor<strong>lo</strong><br />

ad un’analisi psico<strong>lo</strong>gica. Julie (Juliette Binoche)<br />

perde la figlia e il marito, noto compositore, in un<br />

incidente d’auto. La prima risposta al do<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>la perdita è di tenersi<br />

tutto dentro per far<strong>lo</strong> scomparire. Non dimenticar<strong>lo</strong>, ma render<strong>lo</strong><br />

nul<strong>lo</strong>. Julie vuole annullare se stessa:cambia quartiere, distrugge<br />

l’ultima opera <strong>del</strong> marito, abbandona gli amici. Cerca di crearsi una<br />

nuova vita “anaffettiva”, senza legami, perché “sono trappole”. Ma<br />

come a volte accade, più ci nascondiamo, più la vita torna a disturbarci<br />

e a trascinarci nel suo vortice inarrestabile. C’è la vicina di casa<br />

che le si affeziona, una ragazzo che vuole vederla per restituirle una<br />

catenina che ha perduto durante l’incidente, c’è Olivier, collaboratore<br />

<strong>del</strong> marito, che le offre di nuovo il suo amore. Ed è qui che vediamo<br />

la libertà analizzata da Kies<strong>lo</strong>wski: quella interiore, la scelta se<br />

rispondere o meno ai richiami <strong>del</strong>la vita. Dal film emerge una fortissima<br />

complicità tra il regista e la sua attrice. “Io voglio filmare la<br />

tua intimità” disse Kies<strong>lo</strong>wski alla Binoche. E Julie è presente quasi<br />

in ogni scena, col suo volto serio e pensoso. È bella proprio perché<br />

appare fredda, impenetrabile, radicale nelle sue scelte, ma in realtà<br />

è una donna dotata di grande forza interiore e profondo amore verso<br />

gli altri, che la spinge ad aiutare la sua vicina o l’amante <strong>del</strong> marito,<br />

verso cui non prova alcun risentimento. Film blu è un film “intimo”,<br />

forse è questo il miglior aggettivo per descriver<strong>lo</strong> .Kies<strong>lo</strong>wski cerca di<br />

rendere la psico<strong>lo</strong>gia <strong>del</strong>la protagonista non tanto tramite i gesti o le<br />

parole, ma portando in scena le sfumature <strong>del</strong>l’anima con linguaggio<br />

simbolico. Così il blu diventa l’elemento chiave:il blu <strong>dei</strong> cristalli di<br />

un lampadario, il blu <strong>del</strong>la piscina notturna dove Julie va a nuotare,<br />

il blu <strong>del</strong>la carta con cui sua figlia giocava prima di morire. Al co<strong>lo</strong>re<br />

poi si aggiunge la musica, la grande opera che il marito aveva iniziato<br />

a comporre e che Julie completa. Le note tonanti <strong>del</strong>la marcia o<br />

<strong>del</strong> coro <strong>del</strong>la composizione si col<strong>lo</strong>cano, parallelamente al co<strong>lo</strong>re,a<br />

<strong>del</strong>ineare l’anima di Julie. E così questo meta-linguaggio e la grande<br />

forza espressiva <strong>del</strong>la protagonista diventano la magia <strong>del</strong> film.


16 SOcieta'<br />

La radiO<br />

in cantina<br />

di Yuri di Marco<br />

• Radio libera come<br />

sinonimo di libertà:<br />

una interessante storia<br />

iniziata nel 1976<br />

quando il monopolio<br />

Rai sulla radiodiffusione<br />

venne infranto<br />

grazie ad una sentenza che autorizzò<br />

le trasmissioni radiofoniche private.<br />

Infatti da quella data impiantare<br />

una emittente privata era estremamente<br />

semplice, bastava scegliere<br />

la frequenza che “suonava meglio”<br />

e comunicare alla questura: il gioco<br />

era fatto. Averla oggi questa libertà.<br />

Infatti l’artico<strong>lo</strong> 21 <strong>del</strong>la Costituzione<br />

sottolinea che ognuno ha il diritto di<br />

esprimere il proprio parere liberamente,<br />

con ogni mezzo a disposizione,<br />

e per questo negli anni seguenti<br />

il <strong>numero</strong> di radio libere aumentò a<br />

dismisura. L’unica difficoltà era procurarsi<br />

o costruirsi il trasmettitore;<br />

per il resto bastava un mixer, un<br />

microfono, due giradischi, una piastra<br />

di registrazione a cassette, una<br />

soffitta o cantina e tanto, tanto, entusiasmo<br />

che di certo non mancava<br />

ai giovani <strong>del</strong>l'epoca. Molte di queste<br />

radio, con i bassi costi di gestione,<br />

coprivano un’area di pochi chi<strong>lo</strong>metri<br />

quadrati, spesso anche so<strong>lo</strong> un<br />

quartiere. La <strong>lo</strong>ro forza era quella di<br />

avere idee nuove, palinsesti vivaci,<br />

ricchezza di notizie <strong>lo</strong>cali e programmi<br />

che trattavano i più svariati temi<br />

da quelli sociali a quelli sportivi nei<br />

quali intervenivano gli ascoltatori.<br />

Poi si trasmetteva musica "snobbata"<br />

dalla Rai. Anche nella <strong>Marsi</strong>ca in quegli<br />

anni fiorirono decine di emittenti<br />

- alcune <strong>del</strong>le quali ancora in vita<br />

- che hanno liberamente espresso il<br />

proprio pensiero con quel pizzico di<br />

fantasia in più.<br />

unuci<br />

cOncOrSO<br />

a cura <strong>del</strong>la redazione<br />

• La sezione Unuci di Avezzano comunica,<br />

con la firma <strong>del</strong> primo capitano<br />

F<strong>lo</strong>riano Maddalena, che è<br />

stato pubblicato il concorso pubblico<br />

per l’ammissione di 7 allievi ufficiali<br />

<strong>del</strong> ruo<strong>lo</strong> aeronavale al primo anno<br />

<strong>del</strong>l'11° corso aeronavale <strong>del</strong>l'Accademia<br />

<strong>del</strong>la Guardia di Finanza, per<br />

l'anno accademico 2012-2013. Possono<br />

partecipare al concorso tutti i<br />

giovani che abbiano conseguito o che<br />

siano in grado di conseguire al termine<br />

<strong>del</strong>l’anno scolastico 2011-2012<br />

un dip<strong>lo</strong>ma di istruzione secondaria<br />

di secondo grado di durata quinquennale<br />

e che abbiano compiuto,<br />

alla data <strong>del</strong> primo gennaio 2012,<br />

17 anni e non superato i 22 e cioè,<br />

che siano nati nel periodo compreso<br />

tra il primo gennaio 1990 ed il primo<br />

gennaio 1995, estremi inclusi. I giovani<br />

interessati possono avere tutte<br />

le informazioni utili presso l’ ufficio<br />

arruolamenti ubicato ad Avezzano in<br />

via Cerri 6, aperto al pubblico il giovedì,<br />

dalle ore 16 alle ore 18, ovvero<br />

a mezzo <strong>del</strong>l'indirizzo di posta elettronica:ufficioarruolamenti@unuciavezzano.it.<br />

MarSica<br />

San LuiGi OriOne<br />

e iL cOMunicare<br />

di aurelio rossi<br />

• L’uomo non è nato per vivere da<br />

so<strong>lo</strong>. La sua indole <strong>lo</strong> ha sempre<br />

portato ad avere una vita sociale e<br />

a rapportarsi con i suoi simili e ha<br />

cercato di allargare il cerchio <strong>del</strong>le<br />

sue conoscenze e da questa esigenza<br />

sono nate le primissime iniziative di<br />

comunicazione. I primi rudimentali<br />

sistemi di comunicazione a distanza<br />

furono i segnali di fumo e di fuoco, i<br />

sistemi a percussione e successivamente<br />

gli specchi. Nel Medioevo con<br />

l’incastellamento, per esempio, l’intera<br />

provincia aquilana era tenuta in<br />

collegamento mediante segnali ottenuti<br />

dall’utilizzo di specchi posizionati<br />

nelle torri di avvistamento messe in<br />

rete fra di <strong>lo</strong>ro. Per lunghissimi secoli<br />

comunque i mezzi di comunicazione<br />

sono rimasti per <strong>lo</strong> più i medesimi<br />

di sempre. So<strong>lo</strong> nel XIX seco<strong>lo</strong> con<br />

la rivoluzione elettrica e l’invenzione<br />

successiva <strong>del</strong> telegrafo, la circolazione<br />

<strong>del</strong>le informazioni ha avuto una<br />

sostanziale accelerazione. Da questo<br />

momento si succedono, una dopo<br />

l’altra, invenzioni ed innovazioni che<br />

nel giro di appena mezzo seco<strong>lo</strong> hanno<br />

trasformato radicalmente la società<br />

civile. Con l’avvento <strong>del</strong> computer<br />

e poi di tutte le sue applicazioni (posta<br />

elettronica, internet, eccetera) si<br />

è raggiunto l’attuale livel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l’informazione.<br />

L’informatica è arrivata ormai<br />

a livelli prima non pensabili. Ma<br />

come sarà il domani? <strong>Il</strong> domani che<br />

è già alle porte? Bisogna essere al<br />

passo con i tempi, anzi bisognerebbe<br />

prendere in prestito il motto di san<br />

Luigi Orione: "marciare alla testa <strong>dei</strong><br />

tempi". Cosa che naturalmente richiede<br />

un impegno che va oltre il normale<br />

compito quotidiano. Si devono però<br />

prendere decisioni per migliorare la<br />

qualità <strong>del</strong>le relazioni ed il coinvolgimento<br />

<strong>del</strong>le comunità tra di <strong>lo</strong>ro.<br />

L’uomo non si può immaginare <strong>lo</strong>ntano<br />

dai suoi simili e vivere una vita<br />

senza relazioni sociali. L’importanza<br />

<strong>del</strong>la comunicazione, nel senso più<br />

ampio <strong>del</strong>la parola, è che si prefigge<br />

l’obiettivo finale di limitare l’emarginazione<br />

sociale e promuovere l’accesso<br />

al mondo conoscitivo, lavorativo e<br />

produttivo secondo le richieste più<br />

moderne <strong>del</strong>la società. E ancora promuoverel’attività<br />

educativa<br />

e l’elevazione<br />

morale, la formazione<br />

civile e<br />

fornire ai giovani<br />

una preparazione<br />

adeguata<br />

in grado di poter<br />

affrontare<br />

le odierne difficoltà<br />

di inserimento<br />

in una<br />

società sempre<br />

più caotica e<br />

spregiudicata.<br />

C’è quindi l’urgenza<br />

di attirare<br />

con più energia<br />

l’attenzione e<br />

la responsabilità<br />

di tutti. Tutti<br />

siamo chiamati<br />

a fare cambiamenticoraggiosi<br />

e trasparenti<br />

programmi. Avere il coraggio di affrontare<br />

le difficoltà e le differenze<br />

per realizzare il sogno di una società<br />

più giusta, a misura d’uomo, offrendo<br />

un avvenire di istruzione vera a tutti<br />

onde evitare che molti finiscano per<br />

percorrere strade sbagliate.<br />

materiali inviati, anche se non pubblicati,<br />

i non verranno restituiti ilvelino.redazione@libero.it<br />

SOcieta'<br />

La chieSa<br />

Su tV2000<br />

di Patrizia tocci<br />

• Di movimenti che<br />

finiscono per plagiare<br />

le persone, si parla<br />

soltanto quando queste<br />

esperienze s’intersecano<br />

con episodi<br />

di cronaca nera. Oppure<br />

si finisce per ing<strong>lo</strong>bare quest’argomento<br />

nei programmi <strong>del</strong>la tv, a<br />

metà strada tra la superstizione e il<br />

paranormale, come vediamo in queste<br />

settimane con la fiction <strong>Il</strong> tredicesimo<br />

aposto<strong>lo</strong>, che sta riscontrando<br />

molto successo. Si è detto che la serie<br />

tv ha conquistato l’approvazione<br />

<strong>del</strong>la Chiesa, ma non risulta che la<br />

Chiesa si sia pronunciata ufficialmente.<br />

Non si può negare che di questa<br />

materia non ci sia una conoscenza<br />

diffusa, ma so<strong>lo</strong> tanta la curiosità.<br />

Tv2000, l’emittente <strong>del</strong>la Conferenza<br />

episcopale italiana, ha deciso di dedicare<br />

uno spazio settimanale al paranormale,<br />

significativamente intitolato<br />

Vade retro, in onda il sabato, alle <strong>15</strong>,<br />

all’interno <strong>del</strong> programma Nel cuore<br />

<strong>dei</strong> giorni. <strong>Il</strong> programma affronta il<br />

mondo <strong>del</strong>le sette e <strong>dei</strong> gruppi pseudo-religiosi<br />

sotto diversi aspetti, esaminando<br />

le storie e le testimonianze<br />

<strong>del</strong>le persone coinvolte nei <strong>numero</strong>si<br />

fatti di cronaca che riguardano movimenti<br />

e gruppi<br />

settari. Ci saranno<br />

anche le<br />

testimonianze di<br />

chi invece opera<br />

dalla parte <strong>del</strong>le<br />

forze <strong>del</strong>l’ordine,<br />

<strong>del</strong>la magistratura,<br />

<strong>del</strong>le<br />

associazioni di<br />

vo<strong>lo</strong>ntariato, degli<br />

esperti e degli<br />

studiosi. Sarà<br />

approfondito<br />

anche l’aspetto<br />

che riguarda le<br />

nuove tecno<strong>lo</strong>gie<br />

e la proliferazione<br />

di sette<br />

para-religiose<br />

grazie ai social network. Tra i problemi<br />

più urgenti<br />

da approfondire c’è<br />

ad esempio quel<strong>lo</strong><br />

<strong>del</strong> plagio, un reato<br />

depenalizzato<br />

e che per questo<br />

non permette alle<br />

forze <strong>del</strong>l’ordine e<br />

alla magistratura<br />

di avere strumenti<br />

normativi per perseguirepenalmente<br />

i responsabili.<br />

Dalle statistiche,<br />

purtroppo, risulta<br />

che negli ultimi<br />

anni i crimini sono<br />

più che raddoppiati.<br />

Secondo ciò che<br />

emerge non è altro<br />

che la punta di un<br />

iceberg. <strong>Il</strong> Parlamento<br />

non riesce a<br />

trovare strumenti<br />

legislativi adeguati<br />

e la magistratura<br />

e le forze <strong>del</strong>l’ordine non possono<br />

reprimere e impedire gli abusi per<br />

mancanza di norme giuridiche. Sarebbe<br />

il caso di seguire con attenzione<br />

questo programma e documentarsi<br />

seriamente sul problema, anche<br />

e soprattutto per la tutela <strong>dei</strong> nostri<br />

giovani.<br />

aVeZZanO<br />

PietraQuaria<br />

San GiuSePPe<br />

a cura <strong>dei</strong> frati francescani<br />

di Pietraquaria<br />

• Quando si nomina san Giuseppe<br />

da Leonessa, la reazione <strong>dei</strong> più è<br />

di incertezza o stupore dovuta alla<br />

non conoscenza di questo santo frate<br />

cappuccino che ha illuminato alla<br />

metà <strong>del</strong> ‘500 e agli inizi <strong>del</strong> ‘<strong>60</strong>0 il<br />

reatino. San Giuseppe da Leonessa,<br />

al seco<strong>lo</strong> Eufranio Desideri è nato l’8<br />

gennaio <strong>15</strong>56 a Leonessa, in provincia<br />

di Rieti, da una famiglia ricca e<br />

nobile. I genitori muoiono quando lui<br />

aveva 12 anni, fu così accolto da uno<br />

zio paterno, a Viterbo. Ammalatosi<br />

ritornò a Leonessa dove cominciò a<br />

frequentare il convento <strong>dei</strong> cappuccini,<br />

maturando la vo<strong>lo</strong>ntà di entrare<br />

nell’ordine. A sedici anni, vestì l’abito<br />

cappuccino nel noviziato <strong>del</strong>le “Carcerelle”<br />

di Assisi. A diciassette anni,<br />

emise i voti religiosi e prese il nome<br />

di fra’ Giuseppe. Proseguì gli studi<br />

teo<strong>lo</strong>gici e venne ordinato sacerdote<br />

il 24 settembre <strong>15</strong>80. In cuor suo<br />

accarezzava il desiderio di andare<br />

missionario tra gli infe<strong>del</strong>i. Nel <strong>15</strong>87<br />

fu inviato missionario a Costantinopoli.<br />

Fra Giuseppe, però, ardente di<br />

spirito missionario, volle annunciare<br />

il Vange<strong>lo</strong> e pensò di rivolgersi personalmente<br />

al sultano <strong>del</strong>l’Impero<br />

Ottomano, Murad III. Nel tentativo di<br />

entrare nel palazzo <strong>del</strong> sultano, per<br />

parlargli, fu arrestato e condannato<br />

alla pena <strong>del</strong> gancio. Per tre giorni <strong>lo</strong><br />

sospesero, con un uncino alla mano<br />

destra e uno al piede,<br />

a una trave alta su di<br />

un fuoco acceso. Salvato<br />

miraco<strong>lo</strong>samente,<br />

dopo tre giorni fu liberato<br />

ed espulso dal paese.<br />

Ritornò in Italia,<br />

nel <strong>15</strong>89, dove riprese<br />

la sua predicazione<br />

itinerante attraverso i<br />

paesini e le campagne<br />

<strong>del</strong> Lazio, <strong>del</strong>l'Abruzzo e<br />

<strong>del</strong>l'Umbria. Nei poveri<br />

vedeva Gesù e per <strong>lo</strong>ro<br />

fondò Monti Frumentari<br />

e Monti di Pietà, ospizi<br />

per i viandanti e i pellegrini<br />

e piccoli ospedali.<br />

Trascorse gli ultimi giorni<br />

<strong>del</strong>la sua vita, sfinito<br />

dalle fatiche e <strong>lo</strong>gorato dalle penitenze,<br />

nel convento di Amatrice dove,<br />

a 56 anni, incontrò sorella morte il<br />

4 <strong>febbraio</strong> 1612. Fu beatificato da<br />

Clemente XII il 22<br />

giugno 1737 e canonizzato<br />

da Benedetto<br />

X<strong>IV</strong> il 29 giugno<br />

1746. Di lui si<br />

conservano le lettere<br />

e diversi manoscritti<br />

<strong>del</strong>le sue prediche.<br />

Quest’anno cade il<br />

<strong>IV</strong> centenario <strong>del</strong>la<br />

sua salita al cie<strong>lo</strong> e,<br />

per questa giubilare<br />

occasione, i frati<br />

cappuccini d’Abruzzo<br />

hanno realizzato<br />

una serie di iniziative<br />

pastorali tra le<br />

quali la Peregrinatio<br />

reliquiae, che toccherà<br />

la nostra <strong>Marsi</strong>ca dal 28 al 31<br />

maggio. La reliquia <strong>del</strong> sangue di san<br />

Giuseppe giungerà<br />

al convento di Pietraquaria<br />

dove verrà<br />

accolta dal vescovo<br />

Pietro Santoro.<br />

carSOLi<br />

tanti cuOri<br />

neLLa teMPeSta<br />

di daniele imperiale<br />

• E’ stata sicuramente una esperienza<br />

molto forte sotto ogni punto di vista,<br />

quella vissuta nel fine settimana<br />

<strong>del</strong> 3-4 <strong>febbraio</strong> a Carsoli. <strong>Il</strong> particolare<br />

riferimento è quanto accaduto in<br />

seguito alla chiusura <strong>del</strong>le autostrade<br />

A24 ed A25. Numerosi automobilisti,<br />

pullman, camion e veicoli da lavoro<br />

sono stati b<strong>lo</strong>ccati a Carsoli. Tutto<br />

mentre c'era una bufera nevosa in<br />

corso. Complessivamente si sono registrate<br />

oltre 900 presenze in paese,<br />

compresi i <strong>15</strong>0 viaggiatori <strong>del</strong> treno<br />

Roma-Pescara rimasti fermi dal pomeriggio<br />

di venerdì presso la stazione<br />

ferroviaria di Carsoli. <strong>Il</strong> comune ha<br />

coordinato gli interventi, unitamente<br />

alla Protezione civile <strong>lo</strong>cale, Croce<br />

Rossa di Carsoli ed altri vo<strong>lo</strong>ntari. Oltre<br />

a questa emergenza, durata per<br />

ben due giorni, bisognava dare risposte<br />

anche alle problematiche gravi<br />

<strong>del</strong>le frazioni isolate di Carsoli. <strong>Il</strong> sindaco<br />

Mario Mazzetti ha provveduto<br />

a far aprire tutti gli edifici pubblici,<br />

per primo l’ente fieristico situato nei<br />

pressi <strong>del</strong> casel<strong>lo</strong> autostradale, e successivamente<br />

anche il municipio e le<br />

adiacenti scuole elementari. Poi si<br />

sono susseguiti interventi in soccorso<br />

di pullman rimasti b<strong>lo</strong>ccati all’interno<br />

<strong>del</strong>la galleria direzione Pietrasecca, e<br />

di <strong>numero</strong>se altre auto rimaste ferme<br />

sulla Tiburtina. In particolare, il<br />

parroco don enzo Massotti si è impegnata<br />

ad ospitare una famiglia di<br />

Rimini e una suora. Nel cuore <strong>del</strong>la<br />

notte è stato chiesto al titolare di<br />

una pizzeria adiacente il municipio<br />

di riaprire l’attività per consentire ai<br />

circa 400 passeggeri b<strong>lo</strong>ccati di poter<br />

consumare pasti e bevande. Nel giro<br />

di un’ora sono state sfornate pizze,<br />

supplì e il necessario per tamponare<br />

la situazione. <strong>Il</strong> senso di totale isolamento<br />

ci ha fatto rendere conto <strong>del</strong>la<br />

grande responsabilità che si aveva in<br />

quel<strong>lo</strong> specifico momento. Una notte<br />

molto concitata, in cui si è dovuto<br />

mettere da parte l’emozione, il senso<br />

di vuoto, e dare spazio ad una energia<br />

trovata non so dove, per cercare<br />

di dare una parola di conforto ed un<br />

po’ di coraggio. La normalità, se così<br />

si può chiamare, è tornata con le partenze<br />

<strong>dei</strong> viaggiatori, avvenuta, per<br />

gli ultimi casi, la<br />

domenica mattina.<br />

Di qui l’amara<br />

consapevolezza<br />

di aver dovuto<br />

forse lasciare<br />

un po’ indietro<br />

l’emergenza <strong>lo</strong>cale,<br />

specialmente<br />

nelle frazioni più<br />

isolate.<br />

Nella foto di ElisabettaMarracini<br />

la statua di<br />

san Pio a Luco<br />

<strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>


Spiritualità in musica<br />

le SublIMI arMoNIe<br />

<strong>lo</strong>renzo perosi, La Risurrezione di Lazzaro, oratorio<br />

di arturo Sacchetti<br />

• «In tale oratorio<br />

non predomina, come<br />

negli altri, l'elemento<br />

mistico, ma questo si<br />

fonde in misura quasi<br />

pari coll'elemento<br />

drammatico e perciò<br />

i momenti psico<strong>lo</strong>gici sono più vari,<br />

l'azione più viva, i caratteri più diversi<br />

e si prestano a maggior co<strong>lo</strong>re e<br />

ca<strong>lo</strong>re. Qualcuno ha voluto vedervi<br />

un avviamento al teatro. Farò mai<br />

io <strong>del</strong> teatro lirico? Non credo, per<br />

quanto la tentazione mi si presenti<br />

qualche volta con viso abbagliante.<br />

Ma resisto vigorosamente: il teatro<br />

lirico ha oggi <strong>dei</strong> validi campioni, senza<br />

contare Verdi che ha mirabilmente<br />

segnata un'epoca, non si può negare<br />

che Mascagni e Puccini e Giordano<br />

sono <strong>dei</strong> grandi maestri; al teatro<br />

lirico bastano essi; per gli oratori e<br />

la musica sacra non c'è invece nessuno<br />

che se ne interessi. […] <strong>Il</strong> mio<br />

carissimo amico Csaki di Vienna mi<br />

diceva che per udire con vera soddisfazione<br />

qualcuno <strong>dei</strong> miei lavori era<br />

necessario prima averli passati più di<br />

una volta al pianoforte; ciò sarebbe<br />

un diletto e mi dispiacerebbe se non<br />

mi consolasse l'idea che il non essere<br />

compreso dà l'occasione di essere<br />

studiati più attentamente, e cosa<br />

studiata si gusta di più. Passo ore di<br />

tristezza nel non vedermi compreso<br />

in quelle poche note che ho scritto<br />

con il cuore. Pazienza. Quanto volentieri<br />

desidererei che tutti quelli che<br />

giudicano così sinistramente quella<br />

povera Risurrezione di Lazzaro che<br />

avrà tutti i difetti come opera d'uomo,<br />

ma dove ho pur messo tutta l'anima<br />

nel musicare la scena <strong>del</strong> lamento di<br />

Maria per l'assenza di Cristo, le alte<br />

parole <strong>del</strong>la Risurrezione, la calda<br />

preghiera che il Redentore fa al Padre<br />

prima <strong>del</strong> miraco<strong>lo</strong>; quanto desidererei<br />

dico che, senza pregiudizi,<br />

leggessero queste pagine prima di<br />

emettere sentenze. Comunque continuerò<br />

per la mia strada anche con<br />

l'approvazione <strong>dei</strong> meno e la contrarietà<br />

<strong>dei</strong> più. […] Nel 1898 la critica<br />

di Germania si accanì violentemente<br />

contro il mio Lazzaro. Ma nel '99 il<br />

mio impresario m'invitò nuovamente<br />

in Germania, avendo cambiato interamente<br />

parere sui miei lavori. E ciò<br />

avvenne dopo le benevole critiche di<br />

Francia, specialmente dopo quelle di<br />

Romain Rolland». La riflessione di<br />

Lorenzo Perosi, fonte di notizie preziose<br />

sulla genesi <strong>del</strong>l'opera, consente<br />

anche di scoprire la temperie <strong>del</strong><br />

tempo frastornato da un profluvio di<br />

atteggiamenti creativi e disorientato<br />

dall'apparizione di esperimenti innovativi<br />

linguistico-musicali nei vari<br />

generi sacri e profani. Un ve<strong>lo</strong> di tristezza<br />

ci coglie nella constatazione<br />

che l'età a lui contemporanea non<br />

aveva intuito l'apparizione <strong>del</strong> genio<br />

ritenendo il compositore un epigono<br />

<strong>dei</strong> compositori alla moda (Brahms,<br />

Wagner, Bruckner, Mahler).<br />

Nel 1898, terzo in ordine compositivo,<br />

vede la luce l'oratorio La Risurrezione<br />

di Lazzaro, il cui testo è tratto<br />

dal Vange<strong>lo</strong> secondo Giovanni. Capo<br />

XI, dall'inno <strong>del</strong>le domeniche di Quaresima<br />

parte seconda e dall'inno <strong>del</strong><br />

Santissimo cuore di Gesù; è dedicato<br />

al maestro Giuseppe Gallignani,<br />

colui che tra i primi aveva intuito la<br />

sua grandezza, seppure in divenire,<br />

al punto di offrirgli l'incarico di maestro<br />

di Cappella ed organista <strong>del</strong>la<br />

cattedrale <strong>del</strong>la Steccata in Parma e<br />

di docente d'organo presso il Con-<br />

servatorio <strong>del</strong> luogo. La prima esecuzione,<br />

sotto la sua direzione, avviene<br />

al teatro La Fenice in Venezia il<br />

27 luglio <strong>del</strong><strong>lo</strong> stesso anno. Ne sono<br />

splendidi interpreti i vocalisti Giuseppe<br />

Reschiglian (storico, tenore),<br />

Giuseppe Kaschmann (Cristo, baritono),<br />

Amalia Fusco (Marta, soprano),<br />

Luigia De Pol (Maria, mezzosoprano),<br />

Nazareno Franchi (servo, baritono)<br />

e l'orchestra ed il coro <strong>del</strong> teatro ;<br />

il successo è <strong>del</strong>irante, segnato da<br />

ventotto chiamate all'autore, tre bis<br />

nella prima parte e quattro nella seconda,<br />

nonché quattro repliche. Tra<br />

le attestazioni di plauso si annoverano<br />

il sonetto coniato dal poeta Raffael<strong>lo</strong><br />

Fabris, che recita: «Di Marta e di<br />

Maria su nel castel<strong>lo</strong> quanto pianto<br />

risuona e quanta fede per quattro dì<br />

la grotta già possiede tra le fasce di<br />

morte il buon fratel<strong>lo</strong>. O Gesù, dove<br />

sei tu, forse il fel<strong>lo</strong> odi temi di Giuda o<br />

chi ti crede abbandoni così? Ecco che<br />

riede coi discepoli fidi al muto ostel<strong>lo</strong>,<br />

gli occhi divini piangono e ai do<strong>lo</strong>ri<br />

di questa afflitta umanità egli preme,<br />

ma volto al ciel ringrazia il Padre e<br />

quando fu tolto il sasso che chiude<br />

ogni speme gridò di forza: “Lazzaro<br />

vien fuori”, subito il morto vien Dio<br />

confessando» ed un'altisonante epigrafe<br />

affissa alle vetrine per l'occasione<br />

e distribuita per le strade, forse<br />

opera <strong>del</strong>l'abate conte Giuseppe Luigi<br />

Pellegrini, che suona: «A Lorenzo Perosi,<br />

che dalle eterne pagine <strong>dei</strong> Libri<br />

Santi, traendo ispirazioni e sublimi<br />

armonie con fede di sacerdote, con<br />

potenza di Maestro alle virtù <strong>del</strong>l'animo<br />

immacolato quelle accoppiando<br />

<strong>del</strong>l'altissimo ingegno alle bellezze<br />

soavi e pie <strong>dei</strong> cristiani ideali nel<br />

massimo teatro di Venezia i cuori eleva,<br />

rapisce e cresce g<strong>lo</strong>ria purissima<br />

alle tradizioni immortali <strong>del</strong> genio italiano».<br />

Nella ridda <strong>del</strong>le testimonianze<br />

cadute dalla penna di illuminati<br />

personaggi che ebbero la ventura di<br />

vivere con commozione<br />

l'ascolto si rammentano:<br />

«Io sono sba<strong>lo</strong>rdito»<br />

(Ermete Novelli); «Ne La<br />

Risurrezione di Lazzaro<br />

la vena lirica <strong>del</strong> Maestro<br />

raggiunge vette altissime»<br />

(Pietro Mascagni);<br />

«Don Lorenzo Perosi rimane<br />

per me un genio<br />

musicale e sono certo<br />

che i suoi Oratori, di cui<br />

cito so<strong>lo</strong> il significativo<br />

La Risurrezione di Lazzaro,<br />

avranno un giorno un<br />

grande ascolto».<br />

orizzonti di vita consacrata<br />

Riportiamo alcuni tratti <strong>del</strong>l'omelia che il vescovo Pietro Santoro<br />

ha pronunciato davanti ai religiosi ed alle religiose che<br />

hanno partecipato alla Messa solenne per la celebrazione<br />

<strong>del</strong>la Giornata mondiale <strong>del</strong>la vita consacrata, <strong>lo</strong> scorso 2<br />

<strong>febbraio</strong>. Si può leggerne la versione integrale <strong>del</strong>l'omelia<br />

<strong>del</strong> vescovo su www.ilvelinoweb.it<br />

a cura di Lidia di Pietro<br />

• «Carissimi e carissime, allargando <strong>lo</strong> sguardo dentro ed<br />

oltre questa celebrazione eucaristica, c'è una domanda che<br />

dobbiamo porci: "qual è il carisma <strong>del</strong>la vita consacrata?"<br />

un'opinione diffusa, semplicistica e riduttiva, vede il<br />

religioso e la religiosa in chiave funzionale, ovvero<br />

come co<strong>lo</strong>ro che svolgono <strong>dei</strong> servizi dentro opere di<br />

natura pastorale. Questa visione, pur rendendo un riconoscimento<br />

alla stupenda presenza apostolica <strong>dei</strong> consacrati<br />

ed alla storia <strong>dei</strong> fondatori, mette in ombra la vostra testimonianza<br />

più essenziale: la sequela radicale di cristo.<br />

Voi, invece, siete<br />

il segno che Cristo<br />

continua a camminare<br />

lungo le strade<br />

<strong>del</strong> mondo e continua<br />

a chiamare e a<br />

dire "Venite dietro a<br />

me". Voi siete il segno<br />

che continua la<br />

storia <strong>dei</strong> primi discepoli,<br />

"lasciarono<br />

le reti, lasciarono la<br />

barca e <strong>lo</strong> seguirono"<br />

in un'appartenenza<br />

totale ed esclusiva. Questo è il vostro carisma più<br />

essenziale, annunciare che Cristo è l'assoluto, annunciare<br />

che si è mendicanti di senso, fino a quando non si incontra<br />

Cristo, non ci si abbandona a Cristo, in un amore che ha tutte<br />

le dimensioni <strong>del</strong>l'amore sponsale. Siate, dunque, sempre<br />

i testimoni <strong>del</strong> primato di Dio. Testimoni di questo primato<br />

attraverso le opere, e di questo la Chiesa vi ringrazia, ma<br />

soprattutto attraverso le vostre persone. Siate<strong>lo</strong> nel tempo<br />

<strong>del</strong>la crisi, nel tempo … <strong>del</strong>la crisi che sta alla base di tutte<br />

le crisi, anche di quelle vocazionali,<br />

che è la crisi <strong>del</strong>la fede.<br />

Benedetto XVI, annunciando<br />

l'<strong>Anno</strong> <strong>del</strong>la fede <strong>lo</strong> ha detto con<br />

chiarezza: "il noccio<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la crisi<br />

<strong>del</strong>la Chiesa in Europa è la crisi<br />

<strong>del</strong>la fede". <strong>Il</strong> malessere <strong>del</strong>l'uomo<br />

e di un'intera società inizia<br />

quando Dio scompare, quando<br />

non si permette a Dio di entrare<br />

nelle scelte <strong>del</strong>la vita. Però, <strong>lo</strong><br />

dico con fiducia e con speranza,<br />

la stagione nuova è affidata a<br />

ciascuno di noi, chiamati a riprodurre<br />

nella nostra esistenza la<br />

vita stessa di Cristo. In conclusione,<br />

vi affido tre lettere di un<br />

picco<strong>lo</strong> alfabeto di speranza. La prima lettera. Ogni vostra<br />

comunità, ogni vostra casa religiosa sia una reale comunione<br />

di volti, di affetti, di preghiera. Così, come comunità<br />

religiosa e in quanto comunità religiosa, voi sarete il segno<br />

alternativo di un ideale concreto di fraternità. Sarete dentro<br />

il mondo, l'orizzonte dove il mondo stesso deve<br />

andare. La seconda lettera. Nella fe<strong>del</strong>tà ai vostri carismi,<br />

sentitevi dentro la Chiesa <strong>lo</strong>cale, per partecipare, con il vescovo,<br />

a costruire una diocesi lieta e coraggiosa, come la<br />

Chiesa <strong>del</strong>le origini. Terza ed ultima lettera. Non dimenticate<br />

mai che la vostra, o meglio, la nostra vocazione più<br />

profonda è la santità. Fate memoria <strong>del</strong>la santità <strong>dei</strong> vostri<br />

fondatori. Onorate la santità <strong>dei</strong> vostri fondatori e <strong>del</strong>le<br />

vostre fondatrici. Ma non dimenticate, che anche alla <strong>lo</strong>ro<br />

luce, ogni battezzato e soprattutto ogni vita consacrata è<br />

vocazione alla santità. Siamo destinati alla santità, perché<br />

persone che hanno scelto Gesù Cristo. Vi affido a Maria<br />

Santissima, la donna che visse d'amore e visse d'amore,<br />

perché donna di ubbidienza. Sia Lei a custodire in noi ed in<br />

voi il segreto <strong>del</strong>la vera gioia, che non sta nelle alchimie psico<strong>lo</strong>giche,<br />

ma è tutta nel dire e nel vivere la grandezza <strong>del</strong>le<br />

parole di Maria: "io sono la serva <strong>del</strong> Signore". Amen»<br />

GREGORIANO<br />

Notazione<br />

quadrata<br />

di Piero Buzzelli<br />

17<br />

"La Chiesa riconosce nel canto<br />

gregoriano il canto proprio <strong>del</strong>la<br />

liturgia romana".<br />

• La necessità di rendere la notazione<br />

quadrata più vicina alla forma<br />

originale <strong>dei</strong> neumi porta un miglioramento<br />

<strong>del</strong>la linea grafica. <strong>Il</strong> primo<br />

passo importante <strong>lo</strong> troviamo nella<br />

pubblicazione <strong>del</strong>la edizione vaticana<br />

<strong>del</strong>l’Ufficio <strong>del</strong>la Settimana Santa e<br />

<strong>del</strong>l’Ottava di Pasqua avvenuta tra il<br />

1905 e il 1912. Nei responsori <strong>del</strong>la<br />

Settimana Santa viene usato il segno<br />

<strong>del</strong>la virga (punctum quadrato con<br />

asta) al posto di un semplice punctum<br />

quadratum. Ma la vera tappa<br />

importante nel percorso di evoluzione<br />

<strong>del</strong>la notazione si ha nel 1934 con<br />

la pubblicazione <strong>del</strong>l’ Antifonale monastico.<br />

Per la prima volta il punctum<br />

quadrato viene sostituito da nuove<br />

grafie molto più fe<strong>del</strong>i ai neumi originali.<br />

Questi segni sono: l’oriscus, la<br />

strofa e il punctum liquescente.<br />

L’oriscus indica me<strong>lo</strong>dicamente la<br />

nota finale di un neuma all’unisono<br />

con la nota precedente. Nella vaticana<br />

veniva sempre indicato con nota<br />

quadrata o virga. Nell’Antifonale monastico<br />

l’oriscus viene tradotto con<br />

una grafia molto vicina al neuma<br />

primitivo. La strofa, che ha la forma<br />

di una virgola molto ingrossata, trae<br />

spunto da un segno presente negli<br />

antichi manoscritti chiamato apostropha.<br />

Le edizioni vaticane, precedenti<br />

all’Antifonale monastico, traducevano<br />

questo segno con semplice virga.<br />

Ma da un punto di vista interpretativo<br />

non si coglieva l’esecuzione morbida<br />

e fluida <strong>del</strong>la strofa e si praticava<br />

una esecuzione ampia e sonora tipica<br />

<strong>del</strong>la virga e quindi in contrasto<br />

con la versione originale degli antichi<br />

manoscritti. <strong>Il</strong> punctum liquescente<br />

ha una grafia collegata ad una sillaba<br />

<strong>del</strong> testo con implicazioni anche<br />

sull’aspetto me<strong>lo</strong>dico che può essere<br />

di tipo aumentativo o diminutivo.<br />

Entrambi i tipi di liquescenza sono<br />

indicati nel nuovo Antifonale. Nelle<br />

vecchie edizioni era presente so<strong>lo</strong> la<br />

liquescenza diminutiva. <strong>Il</strong> nuovo Antifonale<br />

romano, voluto dal Concilio<br />

Vaticano II, completerà il progresso<br />

semiografico. Nella tabella seguente<br />

sono graficamente indicati tutti i segni<br />

trattati nel<strong>lo</strong> stato originale e con<br />

liquescenze sia di tipo aumentativo<br />

che diminutivo.


18<br />

I santi <strong>del</strong>l’anno bisestile: missione e martirio<br />

V<strong>IV</strong>ere laVaNdo pIedI aI poVerI<br />

29 <strong>febbraio</strong>: quando le donne chiedevano il matrimonio agli uomini<br />

di anna tranquilla neri<br />

• La maggior parte<br />

<strong>dei</strong> Paesi utilizza<br />

ufficialmente il calendario<br />

gregoriano,<br />

che prende nome da<br />

papa Gregorio XIII.<br />

Tramite la bolla papale<br />

Inter Gravissimas nel <strong>15</strong>82 papa<br />

Gregorio <strong>lo</strong> introdusse quale modifica<br />

al precedente calendario giuliano. <strong>Il</strong><br />

termine bisestile deriva proprio dal<br />

calendario giuliano (da Giulio Cesare)<br />

che era basato sull’anno solare<br />

con una media di giorni 365 più un<br />

quarto; ma dato che per gli usi civili<br />

serviva un anno con un <strong>numero</strong> intero<br />

di giorni, Cesare decretò di eliminare<br />

quella frazione di un quarto<br />

e di recuperarla come giornata intera<br />

ogni 4 anni inserendo la ripetizione<br />

<strong>del</strong> sesto giorno prima <strong>del</strong>le calende<br />

di marzo: Bis sextus dies ante calendas<br />

martias, che divenne poi il nostro<br />

bisesto. <strong>Il</strong> calendario gregoriano è un<br />

calendario su base solare, cioè calcolato<br />

per mezzo <strong>del</strong>le stagioni. L'anno<br />

<strong>del</strong> calendario è composto da 12<br />

mesi di diversa durata, con un totale<br />

di 365 o 366 giorni. Gli anni composti<br />

di 366 giorni si presentano con una<br />

cadenza di 1 ogni 4 e sono detti, appunto,<br />

bisestili. L'anno bisestile è necessario<br />

per poter riallineare il calendario<br />

al cic<strong>lo</strong> rivoluzionario <strong>del</strong>la terra<br />

attorno al sole. Ma perché la tradizione<br />

popolare vuole l’anno bisestile<br />

come “<strong>Anno</strong> bisesto, anno funesto o<br />

anno maldestro” e particolarmente<br />

sventurato il mese di <strong>febbraio</strong>? Alcuni<br />

studiosi affermano che la cattiva<br />

fama <strong>del</strong>l’anno bisestile deriverebbe<br />

dal fatto che il mese <strong>febbraio</strong> era ritenuto<br />

dagli antichi romani un mese<br />

poco allegro perché era il mensis feralis,<br />

il mese <strong>dei</strong> morti, quasi interamente<br />

dedicato a riti per i defunti e a<br />

cerimonie di penitenza e purificazione.<br />

Questo mese, secondo il calendario<br />

arcaico attribuito a Romo<strong>lo</strong>, era<br />

l’ultimo prima <strong>del</strong> nuovo anno, che<br />

nasceva a marzo. Tutti i punti di passaggio,<br />

com’è stato più volte scritto<br />

anche per altri riti, sono carichi di<br />

leggende e superstizioni. C’è, anche,<br />

da ricordare che alla fine di <strong>febbraio</strong><br />

si tenevano le feralia, cioè le celebrazioni<br />

solenni in onore <strong>dei</strong> defunti.<br />

In realtà, si potrebbe affermare che<br />

l’anno bisestile è considerato perico<strong>lo</strong>so<br />

so<strong>lo</strong> perché, sin dagli albori <strong>del</strong>le<br />

civiltà, tutte le cose anomale rispetto<br />

alla norma erano considerate di cattivo<br />

auspicio; quindi anche un anno<br />

2<br />

diverso dagli altri, come l’anno bisestile<br />

ha scatenato, nel tempo, paure<br />

irrazionali e ataviche. Nel XV seco<strong>lo</strong><br />

il medico Michele Savonarola affermò<br />

che gli anni bisestili erano nefasti per<br />

greggi e vegetazioni; che portavano<br />

epidemie, alluvioni e nevicate eccezionali.<br />

Ma altre tradizioni vogliono<br />

l’anno bisestile come anno propizio<br />

e fausto. Secondo alcune usanze <strong>del</strong><br />

nord Europa, un lavoro ma anche<br />

un cambio di vita che ha inizio il 29<br />

<strong>febbraio</strong> ha le migliori probabilità di<br />

successo. La stessa cosa vale per un<br />

bambino concepito o che nasce il 29<br />

<strong>febbraio</strong> che, pare, avrà una vita felice<br />

e fortunata. Una tradizione scozzese<br />

e irlandese ma diffusa anche in<br />

alcune zone d’Italia riferisce che, una<br />

volta, le donne potevano dichiararsi<br />

agli uomini solamente il 29 <strong>febbraio</strong><br />

e addirittura chiedergli di sposarle. In<br />

caso di rifiuto l’uomo, per ammorbidire<br />

la <strong>del</strong>usione, doveva donare denaro<br />

e abiti sfarzosi. E non mancano<br />

certo i racconti che ricordano come<br />

tante donne facessero proposte di<br />

matrimonio a uomini benestanti che<br />

sicuramente avrebbero rifiutato, so<strong>lo</strong><br />

per ricevere denaro e pietre preziose.<br />

Un racconto popolare irlandese vuole,<br />

invece, che santa Brigida cercò<br />

un accordo con san Patrizio per permettere<br />

alle donne di proporre agli<br />

uomini il matrimonio, almeno, una<br />

volta ogni 4 anni. <strong>Il</strong> 29 <strong>febbraio</strong> sono<br />

nati molti illustri personaggi tra questi<br />

papa Pao<strong>lo</strong> III (<strong>15</strong>49), il papa che<br />

convocò il concilio di Trento nel <strong>15</strong>45<br />

e Gioacchino Rossini (1792) grande<br />

compositore italiano. Secondo la tradizione<br />

cristiana a ogni giorno <strong>del</strong>l’anno<br />

è associato un santo al quale riferirsi<br />

anche per festeggiare il proprio<br />

onomastico. <strong>Il</strong> calendario <strong>dei</strong> santi è<br />

nato, dunque, per organizzare l’anno<br />

liturgico e le feste cristiane. Ma chi<br />

sono i santi ricordati il 29 <strong>febbraio</strong>?<br />

Eccone due: sant’Osvaldo di Worcester<br />

e sant’Augusto di Chap<strong>del</strong>aine.<br />

Ignota la data di nascita di sant’Osval-<br />

1. Immaginetta di sant'Osvaldo<br />

2. Foto di sant'Augusto<br />

1<br />

do, si sa, però, che diventò prete nel<br />

959, visse, dunque, nel X seco<strong>lo</strong> ed<br />

era nipote di un altro santo: Oda,<br />

arcivescovo di Canterbury. Dopo<br />

gli studi giovanili, nonostante gli<br />

si schiudesse una facile e onorata<br />

carriera ecclesiastica, preferì vivere<br />

come monaco benedettino nella<br />

operosa e devota abbazia di Fleury,<br />

in Francia, grande centro culturale<br />

<strong>del</strong> tempo. Tornò in Inghilterra alla<br />

notizia <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong><strong>lo</strong> zio arcivescovo.<br />

<strong>Il</strong> vescovo di York, <strong>lo</strong> volle al<br />

suo fianco durante un viaggio a Roma<br />

e poi nell'amministrazione <strong>del</strong>la diocesi.<br />

Quando venne eletto vescovo<br />

di Worcester, dovette affrontare la<br />

grave crisi che stava attraversando il<br />

clero inglese e subito si fece ammirare<br />

per la sua attività pastorale. Al clero<br />

regolare, spesso sposato, perché<br />

le regole canoniche <strong>del</strong> tempo non<br />

imponevano il celibato, il vescovo<br />

Osvaldo sostituì i monaci benedettini<br />

facendoli, anche, venire dalla Francia.<br />

Formò nuovi preti in monasteri<br />

benedettini che egli stesso fondò, tra<br />

cui quel<strong>lo</strong> di Ramsey. E in quest’opera<br />

mise poi tutta la sua colta amabilità<br />

che ispirò ogni sua parola e gesto.<br />

Nel 978 morì assassinato Edoardo, re<br />

degli ang<strong>lo</strong>sassoni e gli succedette il<br />

fratel<strong>lo</strong> Etelredo, che si accanì a eliminare<br />

monasteri (salvando tuttavia<br />

quel<strong>lo</strong> di Ramsey), rendendo in parte<br />

vana l’opera compiuta da Osvaldo.<br />

Intanto, Osvaldo venne promosso arcivescovo<br />

di York, ottenendo però di<br />

conservare anche la sede di Worcester.<br />

L'azione di sant'Osvaldo, compiuta<br />

con mano <strong>del</strong>icata e dolcezza<br />

di modi, non riuscì a risolvere totalmente<br />

i problemi <strong>del</strong> tempo, tuttavia<br />

rese testimonianza <strong>del</strong>la vera vita<br />

sacerdotale. Osvaldo resse le due<br />

diocesi per vent'anni che furono densi<br />

di opere buone, di carità corporale<br />

e spirituale e di fertilissimi di esempi<br />

per tutti i sacerdoti suoi collaboratori.<br />

La sua vita fu austera fino alla severità,<br />

secondo la rigida Regola <strong>dei</strong> monaci<br />

e sempre carica di una profonda<br />

generosità verso il prossimo. Morì il<br />

29 <strong>febbraio</strong> <strong>del</strong> 992 mentre lavava i<br />

piedi ai poveri.<br />

<strong>Il</strong> 29 <strong>febbraio</strong> la chiesa ricorda, anche,<br />

sant’Augusto Chap<strong>del</strong>aine. Di<br />

origine francese, Augusto nacque a<br />

Rochelle, il 6 gennaio 1814 in una<br />

famiglia di contadini. La sua vocazione<br />

fu contrastata dalla famiglia ma<br />

nonostante i continui litigi con i suoi<br />

familiari entrò a 20 anni nel seminario<br />

diocesano e <strong>lo</strong> frequentò fin quando<br />

fu ordinato sacerdote nel 1843.<br />

Da sacerdote, prima fu vicario e poi<br />

parroco <strong>del</strong> villaggio di Boucey. Nel<br />

1851 passò al noviziato <strong>del</strong>l'istituto<br />

<strong>del</strong>le missioni estere di Parigi e il 29<br />

aprile 1852 s'imbarcò ad Anversa, diretto<br />

alla missione cinese <strong>del</strong> Kuang-<br />

Si; ma si fermò a Ta-Chan vicino alla<br />

frontiera, per ambientarsi, imparare<br />

la lingua e aspettare il momento propizio.<br />

Trascorsero quasi tre anni, poi<br />

nel 1855 poté entrare nel<strong>lo</strong> Kuang-Si,<br />

dove si mise subito a fare apostolato,<br />

percorrendo il territorio in lungo<br />

e in largo; in breve tempo i neofiti<br />

divennero circa duecento. Nella sua<br />

biografia si racconta che un uomo<br />

Pé-San, avendo saputo che una donna<br />

da lui sedotta, si era convertita al<br />

cristianesimo, denunciò la presenza<br />

<strong>del</strong> missionario al mandarino di Sy-<br />

Lin-Hien, accanito nemico <strong>dei</strong> cristiani,<br />

accusando<strong>lo</strong> di sobillare il popo<strong>lo</strong>,<br />

fomentando disordini. <strong>Il</strong> 25 <strong>febbraio</strong><br />

1856 padre Augusto Chap<strong>del</strong>aine fu<br />

fatto prigioniero. Nelle sue lettere<br />

scriveva di non aver paura di morire<br />

e sperava che la sua morte fosse da<br />

martire per affermare la fede cristiana.<br />

In questi scritti si presentava con<br />

una serenità insolita, supportato so<strong>lo</strong><br />

dall’amore per Dio e per la sua missione.<br />

Fu arrestato più volte e mentre<br />

era in carcere pregava e amministrava<br />

i sacramenti finché un giorno uno<br />

<strong>dei</strong> capi <strong>lo</strong> torturò come se fosse un<br />

criminale. Nonostante le immani torture<br />

durate tutto il giorno e la notte,<br />

la mattina seguente respirava ancora<br />

così fu decapitato e la sua testa appesa<br />

ai rami di un albero gigante per essere<br />

schernita e usata come tirassegno.<br />

Morì martire il 29 <strong>febbraio</strong> 1856.<br />

A rigore la memoria di sant’Augusto<br />

di Chap<strong>del</strong>aine e di sant’Osvaldo di<br />

Worcester dovrebbe cadere soltanto<br />

negli anni bisestili, cioè ogni quattro<br />

anni ma viene, invece, anticipata di<br />

un giorno negli anni normali anche<br />

perché sarebbe veramente ingiusto<br />

privarli <strong>del</strong>la commemorazione.<br />

I CaMbIaMeNtI ClIMatICI<br />

di cadice<br />

• Quando ero bambino, per la prima volta sentii parlare <strong>del</strong> clima che cambia.<br />

Durante l’inverno, quando non si poteva andare nei campi, i contadini<br />

si riunivano in cerchio e passavano ore e ore a chiacchierare. Se era bel<br />

tempo, in piazza; quando il tempo era inclemente trovavano qualche luogo<br />

riparato in cui ritrovarsi per trascorrere quel periodo di inattività obbligata.<br />

E lì si discuteva un po’ di tutto, dalle cose futili alle cose più “intellettuali”:<br />

ci si scambiavano le esperienze sulle varie colture, si discuteva<br />

se era meglio seminare o raccogliere alla crescenza o alla mancanza, se<br />

prima <strong>del</strong>l’inverno o a primavera; si discuteva <strong>del</strong>la politica amministrativa<br />

<strong>del</strong> comune,<br />

si criticava, si<br />

e<strong>lo</strong>giava; si facevano<br />

pure<br />

pettegolezzi. Argomentoricorrente<br />

era pure<br />

il cambiamento<br />

climatico. Qualcuno<br />

diceva che<br />

non ci si poteva<br />

fare niente,<br />

altri, col tono<br />

<strong>del</strong>la protesta<br />

e con l’aria <strong>del</strong>la<br />

vittima: «per<br />

forza, buca qua,<br />

buca là, alla<br />

fine le stagioni<br />

cambiano». Ora<br />

dobbiamo ricordare che questi discorsi si facevano ai primi degli anni ’<strong>60</strong>,<br />

alcuni anni dopo la grande nevicata; era il periodo <strong>dei</strong> primi esperimenti<br />

spaziali, e «buca qua…» significava che le navicelle spaziali andavano a<br />

bucare quella sorta di tetto celeste e, quindi, non potevano non provocare<br />

danni. Qualche anno dopo, precisamente nel ’67, lessi I Malavoglia.<br />

L’autore, Giovanni Verga, ad un certo punto, racconta che i contadini si<br />

lamentavano <strong>del</strong> cambiamento <strong>del</strong>le stagioni e ci dice che «Padron Cipolla,<br />

lui sì che <strong>lo</strong> sapeva perché» - cito con parole mie - e dava la colpa ai<br />

fili <strong>del</strong> telegrafo che portavano l’umidità al mare e ai tralci <strong>del</strong>la vite che<br />

la scaricavano a terra. Ora, trovandomi in una di quelle cerchia di contadini,<br />

quando uscì il discorso <strong>del</strong> cambiamento <strong>del</strong>le stagioni, raccontai la<br />

storia di padron Cipolla. I sostenitori <strong>del</strong> «buca qua…» si offesero; credo<br />

che <strong>lo</strong>ro veramente pensassero di fare un discorso intellettuale e quando<br />

paragonai i <strong>lo</strong>ro buchi con i fili <strong>del</strong> telegrafo scaricatori di umidità, rischiai<br />

di farmeli nemici. Successivamente ho avuto modo di studiare i fenomeni<br />

climatici e ho scoperto, agli inizi degli anni ’70, i cicli metereo<strong>lo</strong>gici per<br />

cui i fenomeni si ripetono a distanze di tempo pressapoco regolari. Ricordo,<br />

al<strong>lo</strong>ra, che i soliti sapienti esperti <strong>del</strong>la materia profetavano che<br />

stavamo andando incontro ad una seconda glaciazione, poi, piano piano,<br />

si sono convertiti al riscaldamento <strong>del</strong>la Terra, e penso che ci hanno convinti<br />

quasi tutti, perché quando io sostenevo il contrario fra gli amici, mi<br />

davano <strong>del</strong> testardo presuntuoso che voleva sostenere le sue tesi a tutti<br />

i costi. Quando ho sentito alla televisione le previsioni <strong>del</strong>l’attuale nevicata,<br />

uno di questi luminari affermava che anche le nevicate eccezionali<br />

sono frutto <strong>del</strong>le variazioni metereo<strong>lo</strong>giche, perché la corrente <strong>del</strong> Golfo<br />

dovrebbe spingere i venti <strong>del</strong>la Siberia verso levante e non verso di noi.<br />

Vengono verso di noi so<strong>lo</strong> perché il Mediterraneo si riscalda troppo: col<br />

caldo l’aria si alleggerisce, diminuisce la pressione atmosferica e al<strong>lo</strong>ra<br />

arriva l’alta pressione <strong>del</strong>la Russia. Ma nel ’56 non è successa la stessa<br />

cosa? Al<strong>lo</strong>ra, non è che forse nel dare notizie catastrofiche si riesce meglio<br />

a catturare l’attenzione <strong>dei</strong> lettori o degli spettatori, ad aumentare<br />

gli ascolti ed aumentando gli ascolti a fare più soldi? E’ un cruccio che mi<br />

porto appresso da un po’ di tempo. Niente di nuovo sotto il sole, come si<br />

legge nel Qoelèt.<br />

Avezzano, piazza Risorgimento. Foto di Francesco Scipioni


taSSe e debIto pubblICo<br />

<strong>lo</strong> Stato CHIeda e SpeNda MeNo<br />

I tre IMperat<strong>IV</strong>I<br />

di nicola Salvagnin<br />

• Dare a Cesare quel che è di Cesare<br />

è monito antico; non particolarmente<br />

rispettato nell’Italia di oggi, se<br />

sono vere le statistiche che parlano<br />

di un’imponente fetta di ricchezza<br />

nazionale sottratta alla tassazione.<br />

Quantificare l’evasione fiscale è esercizio<br />

assai difficile proprio per la sua<br />

natura nascosta; ma anche le stime<br />

meno pessimistiche ammettono che<br />

<strong>lo</strong> stato italiano non riesce ad incassare<br />

almeno 100 miliardi di euro ogni<br />

anno. Una somma ragguardevole, tra<br />

le più alte sia in percentuale sul Pil<br />

che in cifra assoluta tra tutti i Paesi<br />

<strong>del</strong> cosiddetto primo mondo. Non da<br />

oggi. L’evasione fiscale e contributiva<br />

ha storia lunga dietro alle spalle.<br />

Un certo lassismo nei versamenti - e<br />

nei controlli - ha radici profonde e<br />

ha permesso, nei decenni passati, di<br />

“patrimonializzare” una buona fetta<br />

<strong>del</strong>l’economia e <strong>del</strong>la società italiana.<br />

Ora la situazione appare insostenibile<br />

alla luce <strong>del</strong>la pressione fiscale<br />

via via cresciuta sulle spalle di chi<br />

fa il proprio dovere nei confronti di<br />

Cesare. Oggidì il contribuente onesto<br />

- quel<strong>lo</strong> che, volente o nolente, le<br />

tasse le paga tutte o quasi - si vede<br />

sottrarre un terzo <strong>del</strong> proprio reddito<br />

tramite la contribuzione pensionistica.<br />

Di quel che rimane, un altro terzo<br />

in media finisce al<strong>lo</strong> stato e agli enti<br />

<strong>lo</strong>cali tramite Irpef. Infine il reddito<br />

netto paga ulteriori tasse nel momento<br />

<strong>del</strong>l’acquisto di beni e servizi:<br />

fino al 21% di Iva, per non parlare<br />

<strong>del</strong>la pressione tributaria spropositata<br />

su carburanti, energia elettrica e<br />

metano. Molto meglio se la cavano<br />

le rendite, finanziarie e immobiliari:<br />

qui in media affitti e interessi pagano<br />

un 20%, anche se è da qualche<br />

mese iniziato un percorso differente<br />

che vorrebbe far pagare meno i redditi<br />

da lavoro, di più quelli da rendite.<br />

Ma torniamo all’evasione fiscale, che<br />

ha dimensioni grandi e ramificate.<br />

Sulla questione si può fare una facile<br />

- ancorché giusta - demagogia: tutti<br />

devono pagare il giusto. Ed è sicuramente<br />

vero che, pagando tutti il giusto,<br />

si pagherebbe tutti di meno. <strong>Il</strong><br />

problema è arrivare a questa equità<br />

con strumenti un po’ più efficaci <strong>dei</strong><br />

proclami verbali. E guardare la realtà<br />

con occhiali non deformati dal giusto<br />

principio di eguaglianza. Tutti gli evasori<br />

sono raffigurabili nel <strong>lo</strong>sco individuo<br />

che campeggia in una discutibile<br />

campagna pubblicitaria governativa<br />

anti-evasione? La realtà appare più<br />

complessa. Una non indifferente fetta<br />

di evasione fiscale la si potrebbe<br />

invece classificare come “welfare indiretto”.<br />

Parliamoci chiaro: in alcune<br />

regioni italiane il pagamento di tasse<br />

e contributi appare spesso un optional;<br />

il “nero” è il co<strong>lo</strong>re dominante,<br />

non una sfumatura. Forse è anche<br />

necessario: per quanto ripugni dir<strong>lo</strong>,<br />

il già poco lavoro che c’è, sparirebbe<br />

se dovesse essere pagato ai pur minimi<br />

contrattuali. La Cina ce l’abbiamo<br />

in casa: nell’edilizia, nell’agricoltura,<br />

nei servizi di un’ampia fetta d’Italia le<br />

retribuzioni sono concorrenziali con<br />

l’est europeo, e non molto più alte di<br />

certi Paesi <strong>del</strong> cosiddetto terzo mondo.<br />

E già così, l’economia non “gira”.<br />

Cosa succederebbe tra i cantieri e le<br />

campagne meridionali, se il costo <strong>del</strong><br />

lavoro improvvisamente triplicasse?<br />

Dovrebbe succedere, è necessario<br />

che succeda. Ma quando accadrà, bisognerà<br />

aver predisposto alternative<br />

molto valide. Un’altra fetta di evasione<br />

la si può classificare come “contributo<br />

statale al<strong>lo</strong> sbarcare il lunario”.<br />

Molti piccoli negozi, artigiani, diverse<br />

figure lavorative diffuse in ogni dove<br />

d’Italia, senza qualche dimenticanza<br />

davanti alla cassa o al libretto fatture<br />

non ce la farebbero a campare.<br />

Diciamo che così la collettività dà il<br />

suo invo<strong>lo</strong>ntario sostegno al contenimento<br />

<strong>del</strong>la disoccupazione. Collettività<br />

che non è esente dal peccato:<br />

quanti si premurano di chiedere fattura,<br />

addossandosi il 21% di Iva sul<br />

prezzo <strong>del</strong> bene o <strong>del</strong>la prestazione?<br />

L’evasione qui è doppia. Ma non vorremmo<br />

apparire troppo “arrendevoli”<br />

nel dichiarare che, se tutta l’evasione<br />

fiscale va stanata, è indubbiamente<br />

meglio porsi qualche priorità. Ne<br />

indichiamo due, per la <strong>lo</strong>ro dose di<br />

ingiustizia e per un fatto puramente<br />

quantitativo. Anzitutto va ristretta<br />

fortemente quell’elusione fiscale che<br />

consiste ai grandi guadagni, aziendali<br />

e personali, di trovare riparo in<br />

convenienti paradisi fiscali all’estero,<br />

o in scatole cinesi finanziarie che minimizzano<br />

la tassazione. <strong>Il</strong> paradosso<br />

italiano - e mondiale: l’ha sottolineato<br />

recentemente uno degli uomini più<br />

ricchi <strong>del</strong> mondo, il finanziere Warren<br />

Buffett - è che i ricchissimi pagano in<br />

sostanza cifre ridicole sui <strong>lo</strong>ro guadagni.<br />

Con molti soldi a disposizione, si<br />

riesce facilmente ad aggirare le pretese<br />

<strong>del</strong> fisco. Quest’ultimo ha recentemente<br />

guardato nel vaso di Pandora<br />

<strong>del</strong>le operazioni finanziarie di<br />

alcune banche italiane, e di qualche<br />

multinazionale: scoperchiando<strong>lo</strong>, ha<br />

scoperto centinaia di milioni di euro<br />

(ciascuno) di tasse evase. Gli interessati<br />

alla fine hanno preferito venire<br />

a patti, e pagare. Dentro questo capito<strong>lo</strong><br />

ci stanno una legislazione tributaria,<br />

civile e penale fatte apposta<br />

per tutelare i furbi e danneggiare gli<br />

onesti. I grandi assenti sono la chiarezza<br />

<strong>del</strong>le regole e la certezza <strong>del</strong>la<br />

pena, i veri paletti a chi fraudolentemente<br />

sa aggirarsi tra false fatturazioni,<br />

operazioni Iva, bilanci artefatti,<br />

fallimenti e bancarotte. E mentre si<br />

tocca chi non ha mai dato, o <strong>lo</strong> ha<br />

fatto insufficientemente, nel contempo<br />

è necessario che <strong>lo</strong> stato italiano<br />

cominci almeno a chiedere un po’ di<br />

meno. Quindi a spendere un po’ di<br />

meno. L’insostenibilità <strong>dei</strong> suoi conti<br />

è alla luce <strong>del</strong> sole <strong>del</strong> mondo, tanto<br />

che da decenni stiamo accumulando<br />

un debito pubblico co<strong>lo</strong>ssale. L’inversione<br />

di rotta è non so<strong>lo</strong> auspicabile,<br />

ma doverosa. Altro capito<strong>lo</strong> è quel<strong>lo</strong><br />

<strong>del</strong>l’ottimizzazione <strong>del</strong>la spesa pubblica,<br />

sul quale il governo Monti ha<br />

aperto l’ultimo dossier. Ha di fronte<br />

montagne da scalare, poiché <strong>lo</strong> stato<br />

italiano nella sua struttura contabile<br />

non ha la più pallida idea di quanti<br />

soldi spende di preciso (la spesa sanitaria,<br />

la più imponente, è rimasta<br />

fuori control<strong>lo</strong> in diverse regioni fino<br />

a ieri). Non sa quanto spende, figurarsi<br />

il come. Un lusso che non possiamo<br />

più permetterci.<br />

uNIoNe europea<br />

NoN SCIupIaMo 20 aNNI<br />

7 FebbraIo 1992: MaaStrICHt<br />

di Jean-dominique durand *<br />

• <strong>Il</strong> 7 <strong>febbraio</strong> 1992 fu firmato a Maastricht<br />

il trattato più importante nella<br />

storia <strong>del</strong>la costruzione europea dopo<br />

il trattato di Roma <strong>del</strong> 27 marzo 1957.<br />

Questo trattato di unione economica,<br />

monetaria e politica, veniva soltanto<br />

pochi anni dopo la caduta <strong>del</strong> muro<br />

di Berlino, la riunificazione <strong>del</strong>la Germania,<br />

il crol<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l'Unione Sovietica.<br />

Ne era una conseguenza indiretta.<br />

Apriva nuovi ed ampi campi di azione<br />

per un'Europa nuova, che non sarebbe<br />

più divisa. Sorpassava l'obiettivo<br />

economico <strong>del</strong>la Comunità economica<br />

europea fondata trentacinque anni<br />

prima, di creare un mercato comune.<br />

Segnava difatti une nuova tappa<br />

nel processo di, come diceva il testo<br />

stesso, «un'unione sempre più stretta<br />

tra i popoli <strong>del</strong>l'Europa». Portava<br />

alla creazione di un'Unione europea<br />

tra i dodici paesi firmatari che erano<br />

i membri <strong>del</strong>la Comunità (Belgio,<br />

Danimarca, Francia, Germania, Grecia,<br />

Irlanda, Italia, Lussemburgo,<br />

Paesi Bassi, Portogal<strong>lo</strong>, Regno Unito,<br />

Spagna), poi quindici nel 1995, ventisette<br />

oggi. <strong>Il</strong> trattato testimoniava<br />

una nuova vo<strong>lo</strong>ntà di andare verso<br />

un'unione politica più forte: definizione<br />

di una cittadinanza europea,<br />

un allargamento <strong>del</strong>le competenze<br />

comuni (educazione, cultura, salute,<br />

trasporti, politica industriale, politica<br />

sociale, eccetera), cooperazione<br />

rafforzata nella politica estera e nel<br />

campo <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la sicurezza.<br />

Soprattutto, il punto forse più<br />

importante fu l'unione economica e<br />

monetaria che doveva portare alla<br />

moneta comune al 10 gennaio 1999<br />

con una Banca centrale europea. Ma<br />

nell’avanzare sulla strada di un'unione<br />

più stretta, che sembrava dover<br />

sboccare sull'unione politica, a un<br />

termine più o meno <strong>lo</strong>ntano, il trattato<br />

di Maastricht aveva la saggezza<br />

di equilibrare l'insieme <strong>del</strong>la costruzione<br />

con l'introduzione <strong>del</strong> principio<br />

di sussidiarietà preso in prestito dalla<br />

Dottrina sociale <strong>del</strong>la Chiesa. <strong>Il</strong> trattato<br />

di Maastricht resta, rileggendo<strong>lo</strong><br />

vent'anni dopo, un grande testo,<br />

complesso, difficile, ma un testo di<br />

ampio respiro anche se molto tecnico<br />

nel<strong>lo</strong> stesso tempo. E’ stato voluto<br />

soprattutto da tre grandi statisti, due<br />

cattolici Jacques De<strong>lo</strong>rs e Helmuth<br />

Kohl, e il socialista François Mitterrand.<br />

Aveva la vo<strong>lo</strong>ntà di dare a tutti<br />

gli europei un sentire europeo comune,<br />

con <strong>lo</strong> stesso passaporto per<br />

tutti, la libera circolazione <strong>dei</strong> cittadini<br />

e la definizione di uno spazio comune,<br />

particolarmente per i giovani<br />

universitari con la possibilità di studiare<br />

in diverse università <strong>del</strong>l'Unione,<br />

ma anche il rafforzamento <strong>dei</strong><br />

poteri <strong>del</strong> Parlamento europeo e una<br />

semplificazione <strong>del</strong>le decisioni con il<br />

voto maggioritario in seno al Consiglio<br />

europeo. Purtroppo il ventesimo<br />

<strong>del</strong> trattato è oscurato dalla crisi<br />

<strong>del</strong>l'euro e <strong>del</strong>le finanze pubbliche ed<br />

è stato celebrato in un'atmosfera di<br />

paura e di morosità. Ma non si deve<br />

cedere al pessimismo. Maastricht ha<br />

avuto il coraggio di mettere in comune<br />

il cuore stesso <strong>del</strong>la sovranità<br />

degli stati: la moneta, la difesa,<br />

la dip<strong>lo</strong>mazia, la polizia, la giustizia,<br />

e di dare agli europei una coscienza<br />

europea, nel rispetto con il principio<br />

di sussidiarietà, <strong>dei</strong> caratteri propri di<br />

ogni nazione. Per la creazione <strong>del</strong>la<br />

moneta unica, il trattato prevedeva<br />

diversi meccanismi di prevenzione e<br />

di sanzioni per evitare debiti e deficit<br />

di bilancio troppo alti. Ma non sono<br />

stati rispettati. La crisi viene non da<br />

un testo che secondo alcuni sarebbe<br />

stato malpensato, ma dall'irrespon-<br />

sabilità <strong>dei</strong> politici, tanto al livel<strong>lo</strong><br />

comune europeo che ai diversi livelli<br />

nazionali.<br />

*università di Lione (Sir europa)<br />

trattato di Maastricht<br />

Firma: 7 <strong>febbraio</strong> 1992. Entrata in<br />

vigore: 1 novembre 1993<br />

Valido per tutti gli stati membri<br />

Obiettivi: fissati i 3 pilastri <strong>del</strong>l'Ue:<br />

la dimensione comunitaria (le<br />

comunità e i vari trattati); Politica<br />

estera e di sicurezza comune<br />

(Pesc); Cooperazione nei settori<br />

<strong>del</strong>la giustizia e degli affari interni<br />

(Gai); modifica <strong>del</strong>la denominazione,<br />

da Cee a Ue; istituzione<br />

<strong>del</strong>la cittadinanza europea; rafforzamento<br />

<strong>del</strong>la coesione economica<br />

e monetaria e futura creazione<br />

<strong>del</strong>l'Unione economica e monetaria<br />

(Uem) entro il 1 gennaio 1999;<br />

ampliamento o potenziamento<br />

<strong>del</strong>le politiche comunitarie (industria,<br />

sanità, educazione, cultura,<br />

tutela <strong>dei</strong> consumatori, eccetera).<br />

Per il testo completo <strong>del</strong> trattato:<br />

http://europa.eu/index_it.htm<br />

LAPIS<br />

19<br />

Lunario<br />

di andrea casavecchia<br />

• Attraversiamo un periodo<br />

duro. I governi europei parlano<br />

d’impegno per la crescita per<br />

combattere la crisi. Per ora però<br />

alle famiglie tocca capire come<br />

sbarcare il lunario per affrontare<br />

una situazione difficile. Molto<br />

probabilmente potrebbe essere<br />

importante iniziare a compiere<br />

<strong>del</strong>le scelte per comprendere su<br />

quali iniziative puntare per aiutare<br />

i nuclei familiari in maggiori<br />

difficoltà. In Italia, dal rapporto<br />

di ricerca su “I bilanci <strong>del</strong>le famiglie<br />

italiane” <strong>del</strong>la Banca d’Italia,<br />

emergono alcune indicazioni per<br />

capire almeno la quota <strong>dei</strong> più<br />

economicamente vulnerabili. Tre<br />

dati colpiscono particolarmente.<br />

Innanzitutto si dovrebbe prendere<br />

atto che aumenta la tendenza<br />

<strong>dei</strong> giudizi di difficoltà.<br />

Però è il 29,8% <strong>del</strong>le famiglie<br />

che considera le proprie entrate<br />

insufficienti a far fronte alle<br />

spese, mentre so<strong>lo</strong> il 10,5% le<br />

reputa sufficienti e il rimanente<br />

59,7% si pone in una situazione<br />

intermedia. Inoltre dall’indagine<br />

si evince che la percentuale<br />

di famiglie indebitate è pari<br />

al 27,7%. In questo gruppo si<br />

trovano soprattutto le famiglie<br />

più giovani (il capo famiglia<br />

ha un’età inferiore ai 55 anni),<br />

quelle che generalmente aprono<br />

un mutuo per l’acquisto di una<br />

casa. Ma soprattutto l’11,1% <strong>dei</strong><br />

nuclei indebitati paga rate per<br />

i prestiti contratti superiori al<br />

30% <strong>del</strong> reddito, quota convenzionale<br />

che indica la vulnerabilità<br />

finanziaria. La rilevazione di<br />

Bankitalia ci dice inoltre che tale<br />

vulnerabilità si concentra tra le<br />

famiglie con entrate modeste.<br />

Dalla descrizione <strong>dei</strong> bilanci ci<br />

si accorge al<strong>lo</strong>ra di almeno due<br />

aree sulle quali sarebbe opportuno<br />

intervenire. La prima riguarda<br />

le famiglie più giovani, che da<br />

una parte sono le più indebitate<br />

e dall’altra sono anche quelle<br />

che maggiormente tenderanno<br />

ad indebitarsi perché aspirano a<br />

crescere: acquisto di una casa,<br />

cura ed educazione <strong>dei</strong> possibili<br />

figli, eccetera. Dare <strong>lo</strong>ro sostegno<br />

non è solamente un incentivo<br />

a una parte <strong>del</strong>la popolazione<br />

in difficoltà, ma un investimento<br />

per il futuro <strong>del</strong>le generazioni<br />

<strong>del</strong> nostro Paese. La seconda<br />

riguarda i nuclei più a rischio,<br />

quelli con entrate modeste, che<br />

magari sono monoreddito, oppure<br />

con un so<strong>lo</strong> genitore con<br />

figli a carico, se non addirittura<br />

colpite dalla disoccupazione o<br />

dalla precarietà. Qui appare con<br />

tutta la sua portata una ferita<br />

nella società italiana: il 10% <strong>del</strong>le<br />

famiglie più ricche nel nostro<br />

Paese possiede il 45,9% <strong>del</strong>la<br />

ricchezza netta familiare totale.<br />

Se non si riuscirà a trovare<br />

una modalità di redistribuzione<br />

<strong>del</strong>le risorse, i nuclei più vulnerabili<br />

saranno le sacche <strong>del</strong>la<br />

povertà futura. In un’economia<br />

che ha esteso la sua dimensione<br />

finanziaria in modo così ampio<br />

molto probabilmente a interventi<br />

di politiche sociali andranno<br />

sempre più affiancati interventi<br />

di formazione capaci di mettere<br />

i nuclei familiari nelle possibilità<br />

di gestire in modo consapevole<br />

i propri consumi, investimenti e<br />

risparmi, sapendo che quando si<br />

sceglie un prodotto piuttosto che<br />

un altro si può cambiare il destino<br />

di un processo di sviluppo.


acQua<br />

ViaGGiO<br />

MercatO<br />

di Marco Boleo<br />

(marco_boleo@yahoo.it)<br />

• Quando arrivano momenti<br />

di crisi si tende<br />

ad avere un pensiero<br />

autarchico. In molti<br />

ad esempio sono portati<br />

a pensare che se<br />

non ci fossero stati i<br />

lavoratori stranieri nel nostro Paese<br />

quei posti sarebbero disponibili per gli<br />

italiani. Altri che con gli attuali costi<br />

di trasporto sarebbe auspicabile consumare<br />

prodotti a chi<strong>lo</strong>metro zero. Mi<br />

fermo qui visto che la lista <strong>del</strong>la spesa<br />

è lunga ed userò il mio consueto spazio<br />

per analizzare questa seconda raccomandazione.<br />

Per far<strong>lo</strong> mi rifarò ad<br />

un esempio elaborato dall'economista<br />

Giuseppe Bertola. <strong>Il</strong> comico Beppe<br />

Gril<strong>lo</strong> nei suoi mono<strong>lo</strong>ghi si pone<br />

spesso la seguente domanda: «Che<br />

senso ha trasportare le acque minerali<br />

<strong>del</strong> Trentino in Abruzzo e viceversa?».<br />

Per rispondere, immaginiamo che oltre<br />

alla città (Bolzano, diciamo) dove<br />

vi è un unico imbottigliatore di acque<br />

(un monopolista) ce ne sia un'altra<br />

(Avezzano) dotata anch'essa di una<br />

sola sorgente d'acqua da imbottigliare.<br />

Finché le due città sono isolate<br />

l'una dall'altra, anche ad Avezzano c'è<br />

un imbottigliatore monopolista, a cui<br />

conviene mantenere il prezzo più alto<br />

<strong>del</strong> costo di imbottigliamento e non<br />

esaurire completamente i vantaggi<br />

<strong>del</strong><strong>lo</strong> scambio con i suoi concittadini.<br />

Ma che cosa succede se le due città<br />

vengono collegate da un'autostrada?<br />

Se il prezzo è più alto <strong>del</strong> costo non<br />

so<strong>lo</strong> di imbottigliare, ma anche di trasportare<br />

l'acqua, all'imbottigliatore di<br />

Bolzano conviene spedire ad Avezzano<br />

un po' <strong>del</strong>l'acqua che preferiva non<br />

vendere per non far scendere il prezzo<br />

a Bolzano. Così facendo farà scendere<br />

il prezzo ad Avezzano ma, visto che<br />

su quel mercato non vendeva nulla, il<br />

minor ricavo è a carico <strong>del</strong> suo collega<br />

di Avezzano. <strong>Il</strong> quale farà <strong>lo</strong> stesso<br />

ragionamento e spedirà subito a Bolzano<br />

un autoarticolato di bottiglie. <strong>Il</strong><br />

mercato in questo modo passa da un<br />

monopolio ad un duopolio (due venditori),<br />

in cui ciascun venditore ha un<br />

potere di mercato ma deve tener conto<br />

di quel<strong>lo</strong> che all'altro conviene fare,<br />

perché prezzi e ricavi dipendono anche<br />

da quel<strong>lo</strong> che decide il suo concorrente.<br />

Visto che ciascuno preferisce<br />

spedire un po' <strong>del</strong>la sua acqua, acqua<br />

identica verrà trasportata in entrambe<br />

le direzioni, e il prezzo in ciascuno <strong>dei</strong><br />

due mercati sarà più basso di quel che<br />

avrebbe deciso ciascun monopolista.<br />

Naturalmente col rischio di incidenti e<br />

spreco di carburanti, ma non necessariamente<br />

uno spreco più elevato di<br />

quel<strong>lo</strong> causato dal potere per ciascun<br />

imbottigliatore senza concorrenti di<br />

tenere alti i prezzi nella propria città.<br />

Anche molti altri fenomeni apparentemente<br />

strani si comprendono meglio<br />

se ci si rende conto che far funzionare<br />

il mercato è utile ma, in generale,<br />

costoso. Sono in parte simili i motivi<br />

per cui frutta e verdura percorrono<br />

chi<strong>lo</strong>metri verso centri di selezione e<br />

confezionamento e poi verso i supermercati<br />

forse non <strong>lo</strong>ntani dal campo<br />

in cui sono state coltivate. Sembra a<br />

prima vista uno spreco, ma non <strong>lo</strong> è<br />

se organizzare un mercato più ampio<br />

di quelli <strong>dei</strong> piccoli villaggi di una volta<br />

consente di mettere in contatto tra<br />

<strong>lo</strong>ro bisogni e disponibilità più diversi,<br />

e di generare scambi più vantaggiosi.<br />

E' facile immaginare a parole un mondo<br />

migliore, ma è tutt'altro che facile<br />

dimostrare che sarebbe possibile far<strong>lo</strong><br />

in pratica. Quelli che <strong>lo</strong> fanno compiono<br />

<strong>del</strong>le analisi che considerano so<strong>lo</strong><br />

una faccia <strong>del</strong>la medaglia.<br />

uSura<br />

aZZardO<br />

SOBrieta’<br />

a cura di Luigi crimella<br />

• «<strong>Il</strong> mancato finanziamento da parte<br />

<strong>del</strong><strong>lo</strong> stato <strong>del</strong>le fondazioni anti<br />

usura ci costringe a segnare il passo,<br />

mentre il bisogno preme dal di fuori<br />

negli accresciuti gridi <strong>del</strong>la povertà<br />

anche misera, che aumenta». E’<br />

quanto ha affermato padre Massimo<br />

Rastrelli, presidente <strong>del</strong>la Consulta<br />

nazionale antiusura “Giovanni Pao<strong>lo</strong><br />

II”, in un convegno che si è svolto<br />

nei giorni scorsi a Roma insieme<br />

alle associazioni e fondazioni antiusura<br />

italiane per fare il punto sulla<br />

situazione. «Anche con il nuovo governo<br />

- ha spiegato - abbiamo avuto<br />

gli opportuni e necessari contatti per<br />

far presente la situazione attuale e<br />

abbiamo dimostrato che quest’anno<br />

finanziamenti debbono assolutamente<br />

essere fatti. Per questo abbiamo<br />

anche indicato la copertura finanziaria,<br />

già consolidata negli anni precedenti».<br />

Padre Rastrelli ha parlato di<br />

«tempi straordinariamente difficili<br />

nei quali le banche hanno chiuso tutti<br />

i finanziamenti. Servono nuovi<br />

strumenti di contrasto. «<strong>Il</strong> pesante<br />

fenomeno <strong>del</strong> sovraindebitamento<br />

<strong>del</strong>le famiglie e <strong>del</strong>le imprese e il conseguente<br />

ricorso al mercato <strong>del</strong> credito<br />

illegale, il tutto aggravato dalla<br />

particolare situazione economica, ha<br />

oggi assunto dimensioni allarmanti<br />

che non possono lasciarci insensibili<br />

ed inerti nella ricerca di nuovi e più<br />

adeguati strumenti di contrasto»: <strong>lo</strong><br />

ha detto il segretario nazionale <strong>del</strong>la<br />

Consulta antiusura, monsignor Alberto<br />

D’Urso.<br />

1.230 euro a testa in giochi d’azzardo.<br />

«<strong>Il</strong> gioco d’azzardo e con esso<br />

le spese che una famiglia media vi<br />

dedica sono in fortissimo aumento»:<br />

<strong>lo</strong> ha detto l’economista Maurizio Fiasco,<br />

che ha proposto una riflessione<br />

su “Misure per il sovraindebitamento<br />

familiare e artico<strong>lo</strong> 14 <strong>del</strong>la Legge antiusura”.<br />

«La spesa media pro-capite<br />

in giochi e <strong>lo</strong>tterie - ha affermato - è<br />

stata di 1.008 euro nell’anno 2010 ed<br />

è salita a 1.230 euro nell’anno appena<br />

concluso, con un incremento <strong>del</strong><br />

20%. <strong>Il</strong> che significa che, sul piano<br />

statistico, una famiglia tipo italiana di<br />

tre persone ha speso <strong>lo</strong> scorso anno<br />

3.<strong>60</strong>0 euro in cerca <strong>del</strong>la ricchezza,<br />

investendo oltre il 10% <strong>del</strong>le entrate<br />

medie familiari che sono calcolate<br />

in 32.714 euro». In va<strong>lo</strong>ri assoluti,<br />

Fiasco ha ricordato che nel 2010<br />

gli italiani hanno investito ben 61,4<br />

miliardi di euro nei giochi e <strong>lo</strong>tterie<br />

mentre nel 2011 tale cifra è salita a<br />

76 miliardi. «<strong>Il</strong> paradosso è - ha poi<br />

aggiunto - che con l’avvento <strong>dei</strong> giochi<br />

on-line, poker e casinò, <strong>lo</strong> stato<br />

ha iniziato a perderci pesantemente:<br />

sui 4,6 miliardi di giocate nel poker<br />

on-line l’erario ha incassato so<strong>lo</strong> 25,6<br />

milioni di euro (0,6% <strong>del</strong> totale); sul<br />

miliardo e mezzo di euro nel casinò<br />

on-line giocati in sei mesi ha incassato<br />

so<strong>lo</strong> 2,171 milioni, vale a dire <strong>lo</strong><br />

0,1% <strong>del</strong> totale».<br />

MiSSiOni<br />

SLanciO<br />

cOnciLiO<br />

di Fabio Zavattaro<br />

• Centosettantasette proposte raccolte<br />

nel periodo preparatorio <strong>del</strong><br />

Concilio Vaticano II, per stendere<br />

quel<strong>lo</strong> che sarebbe poi diventato il<br />

testo sulle missioni. Una Commissione<br />

“De Missionibus” presieduta dal<br />

cardinale Gregorio Pietro Agagianian,<br />

il porporato armeno che, nel 1958, è<br />

stato uno <strong>dei</strong> candidati alla successione<br />

di papa Pio XII, in quel Conclave<br />

che vedrà eletto il patriarca di<br />

Venezia, Ange<strong>lo</strong> Giuseppe Roncalli.<br />

Cinque sottocommissioni nate dalla<br />

originaria Commissione, per elaborare<br />

sette schemi. Inizia così l’iter <strong>del</strong><br />

decreto conciliare che vedrà la luce<br />

il 7 dicembre 1965 con il tito<strong>lo</strong> “Ad<br />

gentes”: 2.394 voti positivi e so<strong>lo</strong> 5<br />

contrari.<br />

Nella situazione attuale <strong>del</strong>le cose,<br />

si legge nel documento, «in cui<br />

va profilandosi una nuova condizione<br />

per l’uomo, la Chiesa, che è sale<br />

<strong>del</strong>la terra e luce <strong>del</strong> mondo, avverte<br />

in maniera più urgente la propria<br />

vocazione di salvare e di rinnovare<br />

ogni creatura, perché tutte le cose in<br />

Cristo siano ricapitolate e gli uomini<br />

in lui costituiscano una sola famiglia<br />

e un so<strong>lo</strong> popo<strong>lo</strong> di Dio». <strong>Il</strong> Concilio,<br />

proprio grazie alla presenza di vescovi<br />

provenienti da ogni ango<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la<br />

terra, assumeva un respiro molto più<br />

universale e le storie, le difficoltà, i<br />

problemi di Asia, Africa, America Latina<br />

e Oceania trovavano espressione<br />

nelle voci di testimoni che «si facevano<br />

interpreti <strong>del</strong>le complesse realtà<br />

<strong>del</strong>l’al<strong>lo</strong>ra cosiddetto terzo mondo»,<br />

scrive Benedetto XVI nel messaggio<br />

per la 86° Giornata missionaria mondiale<br />

(21 ottobre 2012). E’ stato, il<br />

Concilio, il luogo in cui il nord ricco si<br />

è reso conto <strong>del</strong>la ricchezza di cultura,<br />

tradizioni, esperienze che proveniva<br />

dal sud <strong>del</strong> mondo. L’attenzione<br />

missionaria <strong>del</strong>la Chiesa sempre<br />

presente, tanto che siamo alla ottantaseiesima<br />

Giornata, con il Vaticano<br />

II trova nuovo slancio proprio nella<br />

presenza di vescovi e pastori che<br />

dalle terre di missione, come si diceva,<br />

portavano la <strong>lo</strong>ro appassionata<br />

testimonianza di evangelizzatori in<br />

una realtà in cui la Chiesa cattolica<br />

è minoranza e, spesso, Chiesa priva<br />

di mezzi. Benedetto XVI nel messaggio<br />

ricorda proprio la sua esperienza<br />

di giovane sacerdote presente ai lavori<br />

<strong>del</strong> Concilio per dire che proprio<br />

quell’esperienza di «essere pastori di<br />

Chiese giovani e in via di formazione»<br />

- portata fra i seggi conciliari dai<br />

presuli <strong>del</strong>l’Africa e <strong>del</strong>l’America Latina,<br />

<strong>del</strong>l’Asia e <strong>del</strong>l’Oceania - contribuì<br />

D<strong>IV</strong>AGAZIONI (di Zivago)<br />

Sport<br />

• Preoccupazione tra i redattori de <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong> per la grave crisi<br />

in cui versa l'ippica. Non potranno più vicendevolmente invitarsi<br />

a praticare quell'amabile sport.<br />

Avezzano. Foto di Valentina Mastrodicasa<br />

PUPAZZO DI NEVE<br />

a cura <strong>del</strong>la redazione<br />

• Quest’anno la neve è stata più copiosa <strong>del</strong><strong>lo</strong> scorso anno, alcune zone<br />

<strong>del</strong>la <strong>Marsi</strong>ca sono rimaste isolate a lungo. Tra i tanti disagi, vi segnaliamo<br />

la gioia di co<strong>lo</strong>ro che hanno approfittato <strong>del</strong>la quantità abbondante<br />

per fare pupazzi di neve. A chi non piacciono? Tutti ne sono affascinati,<br />

molti, piccini e adulti, ne hanno fatto almeno uno nella vita (oppure<br />

dovrebbero far<strong>lo</strong>). Al giornale diocesano i pupazzi di neve piacciono di<br />

più quando si sciolgono al sole. Forse siamo condizionati dalle parole di<br />

Clive Staples Lewis (quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>le Cronache di Narnia) che ricorda così i<br />

momenti iniziali <strong>del</strong>la sua conversione dall’ateismo: «Mi sento come un<br />

pupazzo di neve che cominciasse finalmente a liquefarsi».<br />

«in maniera rilevante a riaffermare la<br />

necessità e l’urgenza <strong>del</strong>l’evangelizzazione<br />

ad gentes». Nei 50 anni successivi<br />

al Concilio questa visione, afferma<br />

il Papa, non è venuta meno,<br />

anzi ha stimolato «una feconda riflessione<br />

teo<strong>lo</strong>gica e pastorale». Tutti<br />

i pontefici <strong>del</strong>l’epoca contemporanea<br />

l’hanno sempre rilanciata come una<br />

priorità. <strong>Il</strong> mandato missionario di<br />

Cristo, scrive ancora Benedetto XVI<br />

nel messaggio per la Giornata <strong>del</strong><br />

prossimo ottobre, mandato affidato<br />

per primo agli apostoli e dunque oggi<br />

ai vescovi, non si esaurisce «nell’attenzione<br />

alla porzione di popo<strong>lo</strong> di<br />

Dio» <strong>lo</strong>ro affidata, ma «deve coinvolgere<br />

tutta l’attività <strong>del</strong>la Chiesa»,<br />

dalle parrocchie agli istituti religiosi,<br />

dai movimenti ecclesiali ai singoli cristiani.<br />

Per questo tanto i piani pastorali<br />

quanto l’organizzazione diocesana<br />

devono adeguarsi alla vita <strong>del</strong>la<br />

Chiesa radicata nella quotidianità di<br />

un «mondo - osserva - in continuo<br />

cambiamento» e in larga parte, non<br />

so<strong>lo</strong> a Occidente, «in crisi di fede».<br />

Ed ecco che il messaggio trova una<br />

seconda attenzione nell’<strong>Anno</strong> <strong>del</strong>la<br />

fede che papa Benedetto ha voluto<br />

indire proprio per accompagnare la<br />

memoria <strong>del</strong>l’evento conciliare che<br />

si è aperto 50 anni fa, l’11 ottobre<br />

1962. Ma torniamo al messaggio e al<br />

decreto “Ad gentes”. Cosa ha significato<br />

per la vita <strong>del</strong>la Chiesa questo<br />

testo? Sicuramente ha dato vita a un<br />

impegno missionario di cui oggi si<br />

possono cogliere i frutti anche nei vol-<br />

ti di sacerdoti e religiosi che troviamo<br />

nelle nostre Chiese <strong>lo</strong>cali e che sempre<br />

più ci mostrano come la Chiesa<br />

sia viva e vivace in Africa, in America<br />

Latina. In un certo senso i viaggi <strong>dei</strong><br />

papi nel cosiddetto terzo mondo sono<br />

figli di quel testo <strong>del</strong> Concilio: Pao<strong>lo</strong><br />

VI che va in Uganda, in India, primo<br />

Papa a mettere piede in quei continenti.<br />

E poi l’ansia missionaria di Giovanni<br />

Pao<strong>lo</strong> II che ha voluto raggiungere<br />

anche le più estreme latitudini<br />

per portare la parola <strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong> a<br />

popoli che assai difficilmente avrebbero<br />

potuto compiere il viaggio fino a<br />

Roma. Papi messaggeri di una Chiesa<br />

attenta ai poveri, agli ultimi; testimoni<br />

di un Cristo che parla all’uomo di<br />

oggi. Annunciatori di un Vange<strong>lo</strong> che<br />

diventa «intervento in aiuto <strong>del</strong> prossimo<br />

- scrive il Papa nel messaggio<br />

per la Giornata missionaria - giustizia<br />

verso i più poveri, possibilità di<br />

istruzione nei più sperduti villaggi,<br />

assistenza medica in luoghi remoti,<br />

emancipazione dalla miseria, riabilitazione<br />

di chi è emarginato, sostegno<br />

al<strong>lo</strong> sviluppo <strong>dei</strong> popoli, superamento<br />

<strong>del</strong>le divisioni etniche, rispetto per la<br />

vita in ogni sua fase». Abbiamo bisogno,<br />

scrive ancora il Papa, «di riprendere<br />

<strong>lo</strong> stesso slancio apostolico<br />

<strong>del</strong>le prime comunità cristiane che,<br />

piccole e indifese, furono capaci, con<br />

l’annuncio e la testimonianza, di diffondere<br />

il Vange<strong>lo</strong> in tutto il mondo<br />

al<strong>lo</strong>ra conosciuto».

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