Il Velino, lo Sguardo dei Marsi Anno IV, numero 60/3 del 15 febbraio ...
Il Velino, lo Sguardo dei Marsi Anno IV, numero 60/3 del 15 febbraio ...
Il Velino, lo Sguardo dei Marsi Anno IV, numero 60/3 del 15 febbraio ...
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Foto di Francesco Scipioni<br />
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intestato a IL VELINO<br />
Corso <strong>del</strong>la Libertà, 54<br />
Avezzano<br />
Periodico <strong>del</strong>la Diocesi <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong><br />
La Quaresima<br />
ANNO <strong>IV</strong> <strong>15</strong> <strong>febbraio</strong> 2012 <strong>numero</strong> <strong>60</strong>/3<br />
IL TESORO<br />
E IL RESTO<br />
di Pietro Santoro *<br />
• Alta valle di Musch, in Armenia.<br />
Nel giugno <strong>del</strong> 19<strong>15</strong> sterminio di<br />
uomini, donne e bambini. <strong>Il</strong> millenario<br />
monastero <strong>dei</strong> Santi Apostoli<br />
è in fiamme. I monaci trucidati. Un<br />
picco<strong>lo</strong> gruppo di fuggiaschi si aggira<br />
tra le rovine. Nel pollaio c'è una chioccia che<br />
cova. Dietro la chioccia, sotto la paglia, difeso da<br />
un monaco trucidato, <strong>lo</strong> splendore <strong>del</strong> Libro <strong>dei</strong><br />
Sermoni, il più grande e prezioso tra i manoscritti<br />
<strong>del</strong> popo<strong>lo</strong> armeno. «<strong>Il</strong> libro verrà con noi, <strong>lo</strong><br />
porteremo a turno. Ma prima di tutto giuriamo<br />
che <strong>lo</strong> difenderemo con la vita da ogni insulto e<br />
profanazione». Questo è il patto di fierezza che<br />
legherà cinque persone per portare in salvo un<br />
tesoro che racchiude la storia di fede e di cultura<br />
di un'intera civiltà. Antonia Orslan narra la straordinaria<br />
vicenda in un racconto di struggente e<br />
tragica bellezza (<strong>Il</strong> Libro di Musch), la cui conclusione<br />
è affidata ad una filastrocca augurale:<br />
«Cadano tre mele dal cie<strong>lo</strong>: la prima per chi ha<br />
raccontato questa storia, la seconda per chi l'ha<br />
ascoltata, la terza per il mondo intero». Raccolgo<br />
la terza mela e la applico, come parabola, al percorso<br />
<strong>del</strong>la Quaresima. Conversione, preghiera,<br />
digiuno, carità sono le grandi linee direttrici che<br />
la Chiesa ci indica per ricol<strong>lo</strong>care le nostre anime<br />
al primato di Dio, non declamato, ma vissuto<br />
nella sequela radicale di Cristo. Le nostre anime,<br />
sempre più oscurate, sempre più indebolite ed<br />
intimidite di fronte a massacri e rovine. Massacri<br />
<strong>del</strong>la parola ridotta a invettiva e a spaccio di illusioni.<br />
Rovine di strutture educative. C'è sempre<br />
«un resto» chiamato a mettere in salvo il tesoro<br />
che custodisce la vita per l'oggi e la speranza per<br />
il domani, anche se per il presente è considerato<br />
ininfluente. <strong>Il</strong> tesoro è la Sacra Scrittura. <strong>Il</strong><br />
nostro compito: salvarla come Verità nel tempo<br />
<strong>del</strong>le riduzioni, per riconsegnarla come fondamento<br />
<strong>del</strong>l'esistere, legame tra l'infinito e il finito,<br />
il "sempre nuovo" <strong>del</strong>la Rivelazione. Quaresima:<br />
ridonarci e ridonare la Parola affinché, come<br />
Geremia, ognuno possa gridare: «la tua Parola,<br />
Signore, è come un martel<strong>lo</strong> che spacca la roccia,<br />
è come lava ardente che entra nelle mie ossa».<br />
Nelle comunità parrocchiali abiti la Parola, per restituire<br />
alla fede la sua radice, altrimenti votata<br />
a mere ripetizioni devozionali. E dove credenti<br />
si ritrovano per una consegna: «portare a turno<br />
il libro», difender<strong>lo</strong> da «ogni insulto e profanazione»,<br />
nella consapevolezza che la prima profanazione<br />
è il proprio vani<strong>lo</strong>quio spacciato come<br />
parola che viene dall'alto. Nella lettera <strong>del</strong> 27<br />
marzo <strong>del</strong> 1944, nel buio <strong>del</strong> campo di sterminio,<br />
Dietrich Bonhoeffer scriveva: «non trovi anche tu<br />
che la maggior parte <strong>del</strong>le persone non sanno a<br />
partire da che cosa vivono? La perturbatio animorum<br />
si va estendendo in modo straordinario.<br />
E' un'attesa inconsapevole <strong>del</strong>la parola risolutrice<br />
e liberante. Ma non è ancora il tempo in cui essa<br />
può essere udita». <strong>Il</strong> tempo è arrivato. E' ora!<br />
* Vescovo <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>
SolI CoMe I palI <strong>del</strong>la luCe<br />
I baMbINI leggoNo <strong>Il</strong> preSeNte<br />
di Sabrina Persia di Pinino Lorusso<br />
• So<strong>lo</strong> la fantasia <strong>dei</strong><br />
bambini potrebbe<br />
portare ad associare<br />
l’immagine <strong>del</strong>la solitudine<br />
a quella <strong>dei</strong><br />
pali <strong>del</strong>la luce; forse<br />
perché le lenti deformanti<br />
<strong>del</strong>l’immaginazione infantile<br />
vedono quest’ultimi starsene giorno<br />
e notte lì, sul bordo <strong>del</strong>la strada, senza<br />
mai dire una parola e con la schiena<br />
ricurva verso terra. Ma ai bambini<br />
bastano le <strong>lo</strong>ro invenzioni per temere<br />
fantasmi so<strong>lo</strong> vagheggiati, mentre<br />
agli uomini spesso non è sufficiente<br />
nemmeno l’impatto con la cruda realtà<br />
per prendere coscienza di problemi,<br />
come l’abbandono, di persone<br />
sole, oggi più che mai un tema meritevole<br />
d’attenzione. La vita quotidiana<br />
ci pone sia direttamente che<br />
indirettamente di fronte a storie di<br />
gente invisibile, che l’occhio distratto<br />
e indaffarato <strong>del</strong>l’uomo moderno<br />
a fatica riesce a riconoscere e a<br />
comprendere. I senzatetto rientrano<br />
nella categoria più malauguratamente<br />
“celebre” di persone sole; rispetto<br />
ad essi, oltre alle mancanze personali<br />
di parenti, amici o conoscenti, grava<br />
la responsabilità di un sistema organizzativo<br />
che, dopo millenni di storia,<br />
continua a permettere che uomini,<br />
ancor prima di essere cittadini, abbiano<br />
dimora sotto i ponti o alle stazioni<br />
piuttosto che in case d’accoglienza,<br />
le quali, in quanto a numeri, non<br />
soddisfano affatto il bisogno richiesto.<br />
Poeticamente si potrebbe pensare<br />
che la scelta <strong>del</strong>le stazioni, come<br />
luogo in cui riparare, non sia casuale,<br />
ma piuttosto rappresenti una sorta di<br />
simbolico affronto da parte di co<strong>lo</strong>ro<br />
che hanno deciso vo<strong>lo</strong>ntariamente<br />
di perdere il treno <strong>del</strong>la vita convenzionale,<br />
che corre senza fermate,<br />
inseguendo cieche destinazioni. Realisticamente,<br />
davanti a cartoni impolverati<br />
e briciole di pane non c’è spiegazione<br />
poetica che tenga, perché il<br />
dovere morale di agire, per rendere<br />
umane le condizioni di vita di quelle<br />
persone, s’impone come traguardo<br />
necessario da raggiungere. Chiudere<br />
gli occhi di fronte al disagio e giustificar<strong>lo</strong><br />
anche fantasiosamente è so<strong>lo</strong><br />
un modo più raffinato per dimostrare<br />
la propria indifferenza, seppure con<br />
un cero “stile”. La nostra realtà marsicana<br />
non è purtroppo estranea a<br />
tali circostanze; a questo proposito<br />
dovremmo far nostro il motto di don<br />
Lorenzo Milani, sottoscrivibile per<br />
qualsiasi situazione: I care. M’interessa,<br />
mi sta a cuore.<br />
dISoCCupazIoNe ItalIaNa<br />
uN gIoVaNe Su tre e' SeNza laVoro<br />
a cura <strong>del</strong>la redazione<br />
• In Italia quasi un giovane su tre è disoccupato. Lo affermano i dati diffusi dall’Istat secondo<br />
i quali <strong>lo</strong> scorso dicembre il tasso di disoccupazione giovanile si è attestato al 31%.<br />
<strong>Il</strong> Servizio informazione religiosa ha parlato <strong>del</strong>la grave situazione italiana con Mario Pol<strong>lo</strong>,<br />
docente di pedagogia alla Lumsa. <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong> riporta la dichiarazione nella convinzione<br />
che possa essere un ottimo suggerimento per i politici marsicani e una speranza per la<br />
<strong>Marsi</strong>ca. «Se l’Italia vuole avere un futuro, è obbligata a cambiare: altrimenti, la storia e<br />
la tradizione italiana si esaurirà e saranno altri a portarla avanti sul nostro suo<strong>lo</strong>» afferma<br />
Mario Pol<strong>lo</strong>. «Questo indicatore - spiega - è un segnale preoccupante di una società,<br />
come quella italiana, che sta invecchiando, che non è proiettata verso il futuro: non so<strong>lo</strong><br />
perché non genera una nuova generazione, ma perché nei confronti di quei pochi che genera<br />
attua una sorta di moratoria, li congela e tende a inserirli nella vita produttiva, sociale<br />
e politica quando non sono più giovani da un pezzo». Uno <strong>dei</strong> fattori determinanti di<br />
questo "oscuramento <strong>del</strong> futuro", spiega Pol<strong>lo</strong>, è proprio la carenza <strong>del</strong> lavoro: «I giovani<br />
sanno che, qualsiasi percorso sceglieranno, avranno alte probabilità di non riuscire a trovare<br />
un lavoro aderente a quel<strong>lo</strong> per cui hanno studiato. Così molti di <strong>lo</strong>ro si rassegnano<br />
a vivere giorno per giorno, e questa precarietà mina la <strong>lo</strong>ro progettualità, la <strong>lo</strong>ro capacità<br />
di sognare». Per invertire questa tendenza, conclude Pol<strong>lo</strong>, «occorre un cambio di rotta<br />
radicale: oggi, invece, ci si limita a fare “buoni parcheggi” per i giovani, ma mancano<br />
politiche tese a far sviluppare la <strong>lo</strong>ro capacità di costruirsi il lavoro e la vita».<br />
Italrugby<br />
SeI NazIoNI per VeNdIttI<br />
• La meta realizzata all’Olimpico di<br />
Roma contro l’Inghilterra rimarrà<br />
nella sua vita come uno <strong>dei</strong> momenti<br />
più belli ed emozionanti. Giovanbattista<br />
Venditti è un avezzanese di 22<br />
anni che gioca questa edizione <strong>del</strong><br />
Sei Nazioni di rugby. Uno <strong>dei</strong> volti più<br />
belli <strong>del</strong>la nostra nazionale. E’ nato il<br />
27 marzo in una famiglia composta<br />
da 6 persone, con due figli maschi<br />
e due femmine. Gioca a rugby, con<br />
l’Avezzano, da quando aveva 10<br />
anni. Insomma, una passione coltivata<br />
da sempre. Attualmente gioca<br />
con gli Aironi di Viadana (in provincia<br />
di Mantova), società che gioca nella<br />
Celtic League. Alla prima esperienza<br />
nella nazionale maggiore, dopo aver<br />
giocato nella nazionale giovanile, ha<br />
militato anche nella Roma capitolina<br />
e nel Parma. E’ cresciuto in una famiglia<br />
di sportivi. <strong>Il</strong> papà Luciano è<br />
stato un pugile dilettante. La madre<br />
Dea Testa è impiegata al Tribunale<br />
di Avezzano. Poi le sorelle: Carmina<br />
(volto notissimo e cordiale <strong>del</strong> bar<br />
Conca d’oro) e Michela (che fa la vo-<br />
<strong>lo</strong>ntaria alla Croce Verde). <strong>Il</strong> fratel<strong>lo</strong><br />
Lorenzo è studente all’istituto alberghiero<br />
<strong>del</strong>l’Aquila. Giovanbattista è<br />
sposato con Alice (una ragazza di<br />
Piacenza) è ha un figlio, Leonardo.<br />
Non vogliamo esagerare con l’esaltazione<br />
<strong>del</strong>la marsicanità vincente<br />
e <strong>dei</strong> giovani marsicani che si fanno<br />
onore nel mondo. Neanche cavalcare<br />
l’onda di un ritrovato interesse<br />
per un’Italia seria che <strong>lo</strong>tta e si afferma<br />
con i sacrifici. Non c’interessa<br />
il risvolto fortemente identitario <strong>del</strong><br />
successo di un giovane atleta <strong>del</strong>la<br />
<strong>Marsi</strong>ca. Siamo soltanto orgogliosi<br />
che Giovanbattista (come tanti altri<br />
marsicani prima e dopo di lui, in<br />
ogni ambito di vita) si stia affermando.<br />
Grazie anche all’amico Matteo<br />
Santilli che più volte <strong>lo</strong> ha invitato a<br />
giocare a rugby, oggi è diventato un<br />
campione nazionale. E permettici,<br />
caro Giovanbattista, in quella corsa<br />
di domenica 5 <strong>febbraio</strong> al<strong>lo</strong> stadio<br />
Olimpico, per schiacciare l’ovale al di<br />
là <strong>del</strong>la linea di meta degli inglesi,<br />
c’eravamo anche noi con te.
<strong>Il</strong> pensiero <strong>del</strong>la Chiesa sul tempo forte che arriva<br />
La QuareSiMa che dura una Vita<br />
<strong>Il</strong> 22 <strong>febbraio</strong> le Sacre Ceneri<br />
di don Mario Pistilli<br />
• Avete mai sentito dire ad una persona<br />
dal volto triste: «Che ti è successo?<br />
Hai una faccia come una Quaresima».<br />
Oppure a chi è lento nel fare<br />
le cose: «Sei lungo come una Quaresima».<br />
Questi modi di dire popolari<br />
fanno capire che tanta gente ha un<br />
concetto distorto <strong>del</strong>la Quaresima,<br />
quel periodo di tempo che la Chiesa<br />
offre ai cristiani in preparazione alla<br />
Pasqua. E questo perché, <strong>del</strong>la Quaresima,<br />
si è accentuato, spesso, so<strong>lo</strong><br />
un aspetto, quel<strong>lo</strong> penitenziale e anche<br />
questo, non sempre in maniera<br />
giusta. La Quaresima, infatti, è sinonimo<br />
di tempo di penitenza: si fanno i<br />
fioretti, non si mangia carne il venerdì.<br />
Una volta non ci si sposava, non si<br />
facevano feste in famiglia. Poi in Quaresima<br />
si celebrano riti che ricordano<br />
la Passione e morte di Gesù, come la<br />
Via Crucis e le tante rappresentazioni<br />
<strong>del</strong>la Passione. E questo per quaranta<br />
giorni. Quaresima appunto significa<br />
quaranta, dal termine latino quadraginta.<br />
Nel pensiero <strong>del</strong>la Chiesa la Quaresima<br />
è ben altra cosa. La Chiesa <strong>dei</strong><br />
primi tempi, durante la Quaresima,<br />
formava i catecumeni (gli uomini e le<br />
donne adulti che volevano diventare<br />
cristiani) a capire il dono incommensurabile<br />
<strong>del</strong> Battesimo che li rendeva<br />
Figli di Dio. I catecumeni scoprivano,<br />
dal racconto <strong>del</strong>la Bibbia, e dalle catechesi,<br />
che Dio aveva creato l’uomo a<br />
sua immagine e somiglianza, <strong>lo</strong> aveva<br />
reso partecipe <strong>del</strong>la Sua stessa vita.<br />
Ma l’uomo si era ribellato a Dio, con il<br />
peccato e così aveva perso la familiarità<br />
con Lui e si era ritrovato “nudo”.<br />
Dio però non <strong>lo</strong> aveva abbandonato.<br />
Aveva creato l'uomo per Amore? Ora<br />
<strong>lo</strong> "ricrea" con un Amore ancora più<br />
grande. E va in estasi (esce fuori di<br />
Sé), manda il Figlio suo Gesù a redimere<br />
(ricomprare) l'uomo, la Sua<br />
creatura prediletta, per ricondur<strong>lo</strong><br />
nella Sua intimità. Gesù, con la Parola<br />
e, soprattutto, con l’esempio di vita,<br />
mostra il volto di Dio, racconta <strong>del</strong>la<br />
Sua intimità con il Padre, dice a noi di<br />
chiamar<strong>lo</strong>: Abbà, Padre. Ci rivela infine,<br />
la tenerezza <strong>del</strong> suo Amore infinito,<br />
capace di dare la vita per riscattarci<br />
dal nostro peccato. La Quaresima<br />
per la Chiesa è dunque un cammino<br />
per riscoprire questa meravigliosa realtà.<br />
E' un cammino per riscoprire il<br />
nostro Battesimo, che ci ha resi Figli<br />
di Dio e riviver<strong>lo</strong> oggi, nella situazione<br />
di vita in cui ci troviamo. Gesù prima<br />
di salire al cie<strong>lo</strong> ha comandato ai suoi<br />
discepoli: «Andate dunque, e fate<br />
discepoli tutti i popoli, battezzandoli<br />
nel nome <strong>del</strong> Padre e <strong>del</strong> Figlio e <strong>del</strong><strong>lo</strong><br />
Spirito Santo, insegnando <strong>lo</strong>ro ad<br />
osservare tutto ciò che vi ho comandato»<br />
(Mt 28,18-19). <strong>Il</strong> Battesimo ci<br />
ha immersi (battezzati), nuovamente,<br />
nel seno <strong>del</strong>la Santissima Trinità.<br />
Nel segno <strong>del</strong>l'acqua che purifica e<br />
rigenera per i meriti <strong>del</strong>la Passione,<br />
morte e Resurrezione di Gesù, in realtà,<br />
noi siamo stati liberati dal peccato<br />
e rigenerati nuovamente figli di Dio.<br />
Ora, consideriamo una cosa: se uno<br />
è immerso nell'acqua, "gronda" acqua.<br />
<strong>Il</strong> cristiano nel Battesimo è stato<br />
immerso in Dio, quindi, deve grondare<br />
Dio. Nel rito <strong>del</strong> Battesimo questo<br />
viene significato in maniera forte dal<br />
profumo <strong>del</strong> Crisma con cui si unge la<br />
fronte <strong>del</strong> battezzato. <strong>Il</strong> profumo, se è<br />
tale, si sente, si spande tutt'intorno.<br />
Siamo diventati creature nuove, siamo<br />
Cristo: in noi tutto deve parlare di<br />
Lui. Ecco perché, nel cammino quaresimale,<br />
la Chiesa dà il primo posto<br />
alla Parola di Dio, proclamata, ascoltata,<br />
accolta. In Essa ciascuno di noi<br />
può riscoprire la vicenda sconvolgente<br />
e anche coinvolgente di un Dio che<br />
si dona gratuitamente senza imporsi,<br />
per amore. So<strong>lo</strong> dopo, la Chiesa parla<br />
di conversione. Perché bisogna prima<br />
conoscere Dio e Gesù che in pienezza<br />
ci ha rivelato l'Amore <strong>del</strong> Padre, gratu-<br />
ortuCCHIo. “geNItorI d<strong>IV</strong>erSI”<br />
rICoMINCIare a V<strong>IV</strong>ere INSIeMe<br />
di antonio Garofa<strong>lo</strong><br />
• Chi ha fatto esperienze di vo<strong>lo</strong>ntariato, chi a partecipato a pellegrinaggi, chi ha messo<br />
in pratica nella propria vita la Parola di Dio, può capire e comprendere che, il mondo<br />
<strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong> do<strong>lo</strong>re è un mondo “a parte”. Un mondo dove la luce <strong>del</strong> sole difficilmente<br />
riesce a illuminare e riscaldare stanze di ospedali, case di riposo, orfanotrofi,<br />
case dove c’è un malato, case dove c’è un disabile, case in cui sono venuti a mancare<br />
uno o più figli. Nei casi <strong>del</strong>la disabilità e <strong>del</strong>la perdita di un figlio, è nell’interno <strong>del</strong>la<br />
propria casa che non si vuole (il più <strong>del</strong>le volte) far entrare quella luce e quel ca<strong>lo</strong>re,<br />
chiudendo porte (<strong>del</strong> cuore) e tapparelle (<strong>del</strong>l’anima). Ci si isola dal mondo esterno, non<br />
ci si riconosce più appartenenti a quella vita “normale”, esterna. Con la perdita di un<br />
figlio (specialmente l’unico) i genitori tendono a chiudersi in se stessi, soli con il proprio<br />
do<strong>lo</strong>re, soli con la propria rabbia, non riescono a reagire al torpore che li sta assalendo,<br />
hanno so<strong>lo</strong> la forza per continuare l’attività lavorativa (necessaria per sopravvivere)<br />
e uscire di casa so<strong>lo</strong> per fare gli acquisti di prima necessità. Anche chi vive <strong>lo</strong> stesso<br />
dramma e ha vissuto questi periodi di chiusura con il mondo esterno, ha la consapevolezza<br />
che è una fase molto <strong>del</strong>icata per poter e voler recepire qualsiasi forma di aiuto.<br />
Le persone che li circondano, parenti ed amici, si trovano a disagio, hanno timore (ed è<br />
naturale) nel proporre qualsiasi cosa li possa distrarre o distogliere dall’apatia che li sta<br />
imprigionando. È un compito arduo (e <strong>lo</strong> è) per un essere umano poter aiutare, convincere<br />
e sostenere questi genitori. Come aiutarli? Grazie al giornale diocesano che ospita<br />
mensilmente questi articoli, curati dall’associazione “Genitori diversi” e soprattutto<br />
(cosa inaspettata) a quei lettori, che con la <strong>lo</strong>ro discrezione e umanità hanno segnalato<br />
alcuni genitori, che stanno vivendo un periodo particolare e do<strong>lo</strong>roso <strong>del</strong>la <strong>lo</strong>ro vita.<br />
Come convincerli e sostenerli? Chi ha avuto la forza e la grazia per ricominciare a vivere<br />
sa che in queste circostanze è la preghiera, rivolta a quei santi genitori per eccellenza<br />
(Giuseppe e Maria), che riesce a penetrare nei cuori chiusi ed infranti e si fa strada così<br />
la certezza che Dio permette ai nostri figli di starci accanto e sostenerci nei momenti di<br />
maggiore difficoltà.<br />
• La celebrazione diocesana <strong>del</strong>l'annuale Giornata mondiale <strong>del</strong> malato<br />
è stata posticipata a venerdì 2 marzo alle ore 17. Nella chiesa parrocchiale,<br />
a San Benedetto <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>, alla presenza <strong>del</strong>l'urna di santa Maria Goretti, il<br />
vescovo Pietro Santoro celebrerà l'Eucaristia per i malati.<br />
ito e senza limite e poi siamo in grado<br />
di capire realmente che cosa è il<br />
peccato e quale radice profonda esso<br />
ha. Nasce al<strong>lo</strong>ra, la vo<strong>lo</strong>ntà di "seguire<br />
Gesù" e di entrare nella sua <strong>lo</strong>gica<br />
di vita: che è una <strong>lo</strong>gica di dono di<br />
gratuità, di servizio verso Dio e verso<br />
i fratelli. Ecco perché la Quaresima,<br />
nel mercoledì <strong>del</strong>le Ceneri, inizia con<br />
queste solenni parole: «Convertitevi<br />
e credete al Vange<strong>lo</strong>». Ci viene proposto<br />
il Vange<strong>lo</strong>, la bella notizia che<br />
è l'annuncio gioioso <strong>del</strong>la vittoria sul<br />
peccato. <strong>Il</strong> Vange<strong>lo</strong> è la possibilità offerta<br />
a tutti oggi, nella concretezza<br />
<strong>del</strong>la vita quotidiana, di una vita guidata<br />
dall'Amore gratuito di Dio. Per<br />
vincere il peccato, dunque, c'è una<br />
strada: credere al Vange<strong>lo</strong>. Quel<strong>lo</strong><br />
che opera la Parola di Gesù accolta<br />
e vissuta nella fede, è un completo<br />
mutamento di mentalità. Trasfonde<br />
nei cuori di chi la accoglie, i sentimenti<br />
di Dio di fronte alle circostanze<br />
<strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>le persone. Le parole di<br />
Gesù non sono<br />
semplici esortazioni,suggerimenti,indica-<br />
zioni, comandi.<br />
Nelle Sue parole<br />
è presente Lui<br />
stesso che parla,<br />
che ci parla.<br />
Nella Parola noi<br />
<strong>lo</strong> incontriamo.<br />
Se gli facciamo<br />
spazio Egli,<br />
nasce, cresce<br />
e vive con noi;<br />
e ci rende liberi, ci purifica, ci dona<br />
conforto, gioia, sapienza, ci converte.<br />
Diventiamo, veramente, nuove creature,<br />
diventiamo Lui. E Lui attira altri<br />
e si fa l'esperienza di vedere sbocciare<br />
o rifiorire intorno la comunità<br />
cristiana, la comunità <strong>dei</strong> battezzati<br />
risorti. Vivere il Vange<strong>lo</strong> comporta un<br />
atto di fede in Gesù e quindi un dire<br />
continuo “no” ai nostri falsi idoli. Siamo<br />
tentati a volte di pensare che le<br />
parole di Gesù sono troppo esigenti,<br />
troppo distanti dal vivere e pensare<br />
comune e questo potrebbe scoraggiarci.<br />
Ma se ci si sforza di vivere<br />
anche so<strong>lo</strong> una Parola <strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong> -<br />
questo ce <strong>lo</strong> insegnano i cristiani di<br />
tutti i tempi - si sperimenta un aiuto<br />
inatteso, una forza unica, una luce per<br />
quel momento. Facendo questo esercizio<br />
giorno dopo giorno diventiamo<br />
Parola viva, come Gesù. Conformare<br />
la nostra vita al Vange<strong>lo</strong> significa che<br />
ogni giorno siamo chiamati a morire<br />
con Gesù e sperimentare ogni giorno<br />
la gioia <strong>del</strong>la Resurrezione. Questo è<br />
vivere il nostro Battesimo, questa è la<br />
nostra Pasqua. I quaranta giorni <strong>del</strong>la<br />
Quaresima sono un dono che ogni<br />
anno la Chiesa ci offre come palestra<br />
per non dimenticare come si vive da<br />
figli di Dio, da battezzati. Al<strong>lo</strong>ra mi<br />
sembra <strong>lo</strong>gico poter dire che la Quaresima<br />
dura tutta la vita ed è tempo<br />
di Grazia, tempo <strong>del</strong>la carezza di Dio,<br />
quindi tempo di gioia.<br />
Sopra: Giotto, la Resurrezione di<br />
Lazzaro, Padova<br />
Self Service<br />
aperto tutti i giorni<br />
Pranzo dalle 12,30 alle <strong>15</strong>,00<br />
Venerdì e Sabato anche a cena<br />
si accettano buoni pasto (anche parziali)<br />
di tutte le organizzazioni<br />
Via Armando Diaz 9 - AVEZZANO (AQ)<br />
tel. 0863 21795 - 0863 32241<br />
3<br />
rICordo<br />
aNNa ruSCIttI<br />
di Marta Palazzi<br />
• In punta di piedi, così come è<br />
vissuta, Anna Ruscitti il 7 <strong>febbraio</strong><br />
a 85 anni, ha lasciato questa<br />
terra per la patria <strong>del</strong> Cie<strong>lo</strong>.<br />
Nel silenzio, mentre l’abbondante<br />
neve copre ogni cosa di<br />
bianco e annulla ogni rumore,<br />
Anna, senza disturbare nessuno,<br />
senza dire una parola, senza<br />
bisogno di chiedere aiuto, in<br />
un attimo, tacitamente ha chiuso<br />
gli occhi, per aprirli alla luce<br />
di Dio. Lei, <strong>del</strong>egata <strong>del</strong>l’Opera<br />
<strong>del</strong>la regalità di Cristo, amava<br />
ripetere e con gioia la giaculatoria<br />
“benedetto sia Gesù Cristo<br />
Re”. Ora il Re divino, per il quale<br />
ha tanto lavorato l’accoglie nel<br />
suo regno di amore infinito. I 40<br />
anni <strong>del</strong>la sua vita di maestra<br />
elementare sono stati una vera<br />
missione: intelligente e preparata,<br />
era capace di comunicare<br />
e, silenziosamente, di attirare<br />
l’attenzione degli allievi, che<br />
la ricordano ancora con affetto<br />
(dall’America una ex-alunna<br />
ogni anno, per l’onomastico, le<br />
inviava a mezzo “interf<strong>lo</strong>ra” una<br />
composizione di fiori). In parrocchia<br />
ha insegnato per molti<br />
anni il catechismo in preparazione<br />
ai sacramenti e in Azione<br />
Cattolica è stata vicepresidente<br />
diocesana per oltre due mandati.<br />
Ha collaborato con il Centro<br />
diocesano vocazioni e ha sempre<br />
avuto una speciale venerazione<br />
per i sacerdoti, i quali<br />
- come diceva san Francesco, di<br />
cui era discepola fe<strong>del</strong>e - consacrano<br />
e ci donano Gesù nella<br />
santa Eucaristia. Ella stessa,<br />
per mandato <strong>del</strong> vescovo Biagio<br />
Terrinoni, portava la santa Comunione<br />
ai malati, con grandissima<br />
devozione. Amava molto<br />
l’ange<strong>lo</strong> custode e nella sua vita<br />
operosa, ma nascosta come un<br />
ange<strong>lo</strong>, che non si vede eppure<br />
c’è, ha seminato tanto bene.<br />
Ha trascorso questi ultimi anni<br />
nella casa di riposo <strong>del</strong>l’Istituto<br />
Don Orione e un giorno, tra<br />
l’altro, alla domanda «desideri<br />
qualcosa?» ha risposto: «desidero<br />
fare la vo<strong>lo</strong>ntà di Dio».
4<br />
peSCaSSerolI<br />
NuoVa rICerCa Nel parCo<br />
bio<strong>lo</strong>gia <strong>del</strong>la balia dal collare<br />
a cura <strong>del</strong>l’ente Parco<br />
• La Balia dal collare (Ficedula albicollis) è un picco<strong>lo</strong> passeriforme caratteristico <strong>del</strong>le foreste<br />
europee meglio conservate, con alberi secolari e ricchi di cavità, precedentemente<br />
scavate dai picchi, che utilizza per la nidificazione. E’ una specie a rischio, presente in<br />
Svizzera con sole 30 coppie, scomparsa in vaste aree <strong>del</strong> continente europeo a causa <strong>del</strong>le<br />
attività di sfruttamento forestale condotte con metodi non ecosostenibili, tutelata pertanto<br />
fin dal 1979 dalla direttiva <strong>del</strong>l’al<strong>lo</strong>ra Comunità europea (Direttiva CE 79/409). L’importanza<br />
scientifica di questa specie è sottolineata dal fatto che anche ricercatori stranieri hanno<br />
studiato in passato questa specie nel Parco, ultimi tra i quali i norvegesi alla fine degli anni<br />
novanta. In Italia è molto rara e <strong>lo</strong>calizzata sulle Alpi mentre la maggior parte <strong>del</strong>la popolazione<br />
nidificante è <strong>lo</strong>calizzata nelle quercete e faggete meglio conservate <strong>del</strong>l’Appennino<br />
centro-meridionale. Nel Parco grazie a una gestione forestale da molti decenni più attenta<br />
alle esigenze di tutela faunistica, è presente con <strong>numero</strong>se coppie ma le informazioni sulla<br />
bio<strong>lo</strong>gia, l’alimentazione e l’eco<strong>lo</strong>gia <strong>del</strong>la specie<br />
sono ancora carenti. Per questo motivo l’Ente<br />
Parco ha accolto con favore e fatta propria<br />
la proposta di una ricerca specifica avanzata<br />
dalla stazione ornito<strong>lo</strong>gica abruzzese, che verrà<br />
realizzata utilizzando appositi nidi artificiali<br />
col<strong>lo</strong>cati in un’area appropriata per favorire le<br />
nidificazioni e la raccolta di dati sulla specie. La<br />
ricerca è conseguente ad una verifica preliminare<br />
<strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>la specie, nel corso <strong>del</strong>la<br />
quale sono stati inanellati 30 pulcini di Balia dal<br />
collare. Al momento sono stati col<strong>lo</strong>cati i primi<br />
70 nidi forniti dalla Riserva naturale regionale<br />
Calanchi di Atri, oasi Wwf, nella quale sono in corso ricerche simili su altre specie. Dalla<br />
prossima primavera inizieranno i rilevamenti. Potranno parteciparvi, a tito<strong>lo</strong> di vo<strong>lo</strong>ntariato<br />
e collaborazione spontanea, laureandi e dottorandi eventualmente interessati.<br />
QuaNdo SI VeNdeVa l’altra NeVe<br />
<strong>Il</strong> CoMMerCIo <strong>del</strong>la “NeVera”<br />
di andrea di Marino<br />
• <strong>Il</strong> termine “nevera”, per noi opiani, sta a significare un giorno d’inverno molto freddo, oppure<br />
un posto dove fa molto freddo, dove durante l’inverno non arriva mai il sole, uno spazio<br />
dove si accumula(va) la neve. Ad Opi c’è un posto denominato ancora oggi la “nevera”,<br />
dove un tempo, non molto <strong>lo</strong>ntano, si estraevano i pezzi di ghiaccio. Nel vocabolario <strong>del</strong>la<br />
lingua Italiana (Zanichelli, edizione 1959) è riportata, tra le altre, la dicitura: «Caverna<br />
dove si ammassa(ava) la neve, poi ghiaccio, per conservarla e venderla d’estate», ed è su<br />
questo che voglio soffermarmi. Naturalmente le neviere erano sparse in tutte le montagne<br />
<strong>del</strong> nostro Abruzzo e molti si dedicavano alla conservazione e vendita <strong>del</strong>la neve o ghiaccio.<br />
Questa attività, andata avanti per molti secoli, è scomparsa agli inizi <strong>del</strong> Novecento,<br />
quando cominciarono a diffondersi le fabbriche che producevano ghiaccio artificiale. Molti<br />
scrittori latini (Seneca, Plinio il vecchio, Marziale) riportano notizie sull’uso <strong>del</strong>la neve, per<br />
refrigerare bevande nei mesi estivi, per scopi medicamentosi ed anche come conservante.<br />
Le cronache parlano di come l’appalto <strong>del</strong> commercio <strong>del</strong>la neve rappresentasse una buona<br />
fonte di guadagno per i cittadini che si aggiudicavano l’asta per la fornitura di neve ed<br />
anche per le al<strong>lo</strong>ra amministrazioni <strong>lo</strong>cali. <strong>Il</strong> consumo <strong>del</strong>la neve veniva utilizzato anche<br />
per fini medico-militari, basti pensare alla fortezza di Civitella <strong>del</strong> Tronto dove molti militari<br />
venivano curati, essendo Civitella l’ultimo baluardo <strong>del</strong> regno di Napoli, e anche la città di<br />
Pescara ne faceva uso per scopi medicamentosi. L’appalto <strong>del</strong>la fornitura <strong>del</strong>la neve avveniva<br />
con il sistema “<strong>del</strong>la can<strong>del</strong>a vergine” ed una volta aggiudicato l’appalto, nessun altro<br />
cittadino era autorizzato a fare commercio <strong>del</strong>la neve o ghiaccio. Vi erano poi, visto che il<br />
commercio <strong>del</strong>la neve era molto praticato, i ladri di neve, e le autorità <strong>lo</strong>cali denunciavano<br />
all’intendente (il prefetto <strong>del</strong>l’epoca) i furti di neve da parte di “forestieri”. Per quanto<br />
riguarda la “nevera” di Opi, oltre a farne uso i <strong>lo</strong>cali, veniva usata anche dai paesi <strong>del</strong>la<br />
vicina terra di lavoro, al<strong>lo</strong>ra provincia di Caserta, oggi Val Comino. <strong>Il</strong> governo borbonico si<br />
preoccupò di regolamentare la vendita <strong>del</strong>la neve invitando i comuni e gli intendenti a regolamentare<br />
la materia. La neviera non doveva essere né terrosa né fangosa, doveva essere<br />
«perfettamente bianca, pura e di neviera di montagna». <strong>Il</strong> sistema <strong>del</strong>l’assegnazione fu<br />
cambiato e i sindaci dovettero ricorrere al sistema <strong>del</strong>le schede segrete per evitare accordi<br />
e per garantire maggiori introiti ai comuni. Per la neviera di Opi non ci risulta la vendita<br />
mediante asta con “la can<strong>del</strong>a vergine”, ma durante il periodo estivo nelle festività di san<br />
Giovanni Battista e san Vincenzo Ferreri (24 e 25 giugno), il <strong>15</strong> agosto festa <strong>del</strong>l’Assunta<br />
e la seconda domenica di settembre (sant’Emidio e la Madonna <strong>del</strong>le Grazie) si faceva uso<br />
<strong>del</strong>la neve proveniente dalla “nevera” di Opi per mantenere al ghiaccio i gelati che venivano<br />
venduti in piazza.<br />
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di Vincenzo catini<br />
• <strong>Il</strong> fringuel<strong>lo</strong> (Fringilla coelebs, Linnaeus 1758) è picco<strong>lo</strong> e molto grazioso.<br />
Lungo <strong>15</strong> centimetri il maschio ha la fronte nera, il vertice e la<br />
nuca di co<strong>lo</strong>r grigio-blu, il dorso bianco-castano e più in basso verdegiallastro.<br />
I lati <strong>del</strong>la testa e <strong>del</strong> col<strong>lo</strong>, la gola e il petto sono rossastri<br />
mentre il sottocoda è<br />
biancastro. La femmina<br />
presenta le parti superiori<br />
co<strong>lo</strong>r bruno-grigio-verdastro, quelle inferiori<br />
brunastro grigie. Si tratta di volatili<br />
molto co<strong>lo</strong>rati. Generalmente è comune<br />
nei boschi, tra alberi sparsi e cespugli,<br />
lungo le siepi, nei campi, nei frutteti e<br />
ovunque ci sia <strong>del</strong>la vegetazione, ma, in<br />
inverno, può arrivare anche nelle periferie<br />
<strong>del</strong>le città dove è più facile trovare<br />
cibo. È diffuso in tutt'Italia e in gran parte<br />
d'Europa, Asia e Africa nord occidentale.<br />
Costruisce un nido a coppa, costituito da<br />
muschio, licheni, piume ed erba. Depone<br />
una o due covate l’anno, l’incubazione è<br />
affidata alla femmina e dura 2 settimane. <strong>Il</strong> fringuel<strong>lo</strong> ha un’alimentazione particolarmente<br />
granivora nutrendosi soprattutto di semi, polpa di frutta, sostanze vegetali e non<br />
disdegna insetti ed invertebrati.<br />
CoMe NaSCe <strong>lo</strong> Sport "eCo<strong>lo</strong>gICo"<br />
Nel<strong>lo</strong> scorso <strong>numero</strong> <strong>del</strong> giornale diocesano<br />
vi abbiamo presentato il manuale Sport per<br />
l’ambiente. Come anticipato, ora ospitiamo<br />
un artico<strong>lo</strong> di presentazione curato da Sergio<br />
Rozzi che ringraziamo.<br />
di Sergio rozzi *<br />
• Forse è vero che <strong>lo</strong> sport,<br />
figlio <strong>del</strong> gioco e fratel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la<br />
competizione, è antico<br />
quanto l’uomo. Certo è che<br />
nelle tribù primitive di tutti<br />
i continenti prove di forza,<br />
sfide al rischio e gare di<br />
ogni genere non mancano davvero. A Rapa<br />
Nui, l’isola di Pasqua <strong>del</strong>le gigantesche pietre<br />
di basalto dal volto umano, corse spietate<br />
tra terra e mare hanno sempre messo<br />
a durissima prova le capacità atletiche <strong>dei</strong><br />
giovani, ma al tempo stesso hanno offerto<br />
libero sfogo alle <strong>lo</strong>ro energie entusiasmando<br />
l’intero villaggio. In Nuova Guinea, il vo<strong>lo</strong><br />
dall’albero legati a corde di liane, fino a sfiorare<br />
il duro suo<strong>lo</strong>, è antica tradizione ben<br />
nota. E tra i nativi americani, quelli che la<br />
nostra cultura di visi pallidi ha etichettato<br />
semplicisticamente come pellerossa, il passaggio<br />
all’età adulta è stato sempre segnato<br />
dal superamento di una sfida estrema a<br />
confronto con ostacoli insormontabili o con<br />
temibili animali. Ma la vera origine <strong>del</strong><strong>lo</strong><br />
sport, così come è inteso nella nostra cultura,<br />
si col<strong>lo</strong>ca nel mondo classico, quel<strong>lo</strong><br />
stesso che dette origine e vita a musica e<br />
fi<strong>lo</strong>sofi ad arte e letteratura, matematica e<br />
scienza: in altri termini, a tutti i presupposti<br />
intellettuali su cui si fondano il nostro sentire<br />
e sapere e su cui si sviluppa la nostra<br />
esistenza contemporanea. Nacque nel cuore<br />
<strong>del</strong> Mediterraneo, tra il mar di Libia e il<br />
mar Egeo, tra Cipro e Creta, tra Rodi e Anatolia,<br />
per poi trasferirsi dalla Grecia antica<br />
alla Magna Grecia, e quindi fondersi con le<br />
culture pre-romane <strong>del</strong>le terre lambite dal<br />
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Mare Nostro, fino a raggiungere la stessa<br />
Roma regale, repubblicana e imperiale. Anche<br />
se gare sportive e prove di abilità, per <strong>lo</strong><br />
più legate alle esigenze <strong>del</strong>l’addestramento<br />
militare, si svolgevano già dal terzo millennio<br />
a.C. in Cina e in Giappone, così come<br />
in Egitto e in Persia, è proprio nella Grecia<br />
classica che, intorno all’anno mille a.C., si<br />
diffonde la pratica sportiva e sbocciano le<br />
feste e le gare, di ispirazione profondamente<br />
religiosa, che daranno poi vita alle<br />
Olimpiadi. I giochi olimpici, fondati da Eracle<br />
(Ercole) nella mitica città di Olimpia da<br />
cui traggono il nome, nascono nell’anno 776<br />
a.C., per poi continuare ininterrotti durante<br />
dodici secoli, fino al 393 d.C. Nel frattempo<br />
anche a Delfi, Corinto e Nemea si organizzavano<br />
eventi simili: ma in nessun altro luogo<br />
e tempo <strong>del</strong>l’antichità le gare degli atleti assumevano<br />
il rilievo e il va<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>le Olimpiadi<br />
<strong>del</strong> Pe<strong>lo</strong>ponneso. <strong>Il</strong> declino <strong>del</strong>le Olimpiadi<br />
venne segnato dall’avvento <strong>dei</strong> romani conquistatori,<br />
i quali vollero organizzare eventi<br />
di ispirazione ben diversa, degenerando<br />
poco a poco verso la spettacolarità e la<br />
cru<strong>del</strong>tà <strong>dei</strong> giochi circensi, che segnarono<br />
la decadenza <strong>del</strong> vero “spirito Olimpico” e<br />
un preoccupante regresso verso la barbarie.<br />
Gli eventi legati alla storia <strong>del</strong> Co<strong>lo</strong>sseo contrassegnano<br />
una distanza ormai incolmabile<br />
dal<strong>lo</strong> “spirito” che aveva saputo ardere la<br />
fiaccola di Olimpia per oltre un millennio,<br />
simboleggiando quanto di più puro e leale<br />
l’umanità abbia mai prodotto nel campo <strong>del</strong>le<br />
attività sportive. Uno “spirito”che sarebbe<br />
rigenerato quasi un millennio e mezzo dopo,<br />
grazie al barone Pierre de Coubertin, la cui<br />
opera instancabile e appassionata avrebbe<br />
condotto nell’anno 1894 alla fondazione <strong>dei</strong><br />
giochi olimpici <strong>del</strong>l’età moderna: i quali si<br />
svolsero per la prima volta nel 1896 ad Atene<br />
e continuano tuttora ad attrarre l’attenzione<br />
<strong>del</strong> mondo intero.<br />
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di anna rita Bove<br />
di Marco doldi<br />
• L’ateismo come fenomeno di massa<br />
ha cominciato ad evidenziarsi nel<br />
Novecento; la Chiesa ne ha preso<br />
particolare consapevolezza al Vaticano<br />
II, che ne ha analizzato le forme.<br />
Nella costituzione Gaudium et<br />
Spes offre un quadro completo <strong>del</strong>le<br />
cause che conducono a negare Dio.<br />
Anche i grandi pensatori cattolici si<br />
erano impegnati a studiare a fondo<br />
il fenomeno: Jacques Maritain, Jean<br />
Danie<strong>lo</strong>u, Pierre Theillard de Chardin,<br />
Joseph Ratzinger ed altri ancora.<br />
E oggi come stanno le cose?<br />
Sicuramente il fenomeno non è venuto<br />
meno, anche se per certi versi<br />
è cambiato. A metà degli anni ’50<br />
<strong>del</strong> seco<strong>lo</strong> scorso l’ateismo era quasi<br />
una professione di fede: era una<br />
<strong>lo</strong>tta attiva contro tutto ciò che richiamava<br />
Dio e uno sforzo - per certi<br />
versi - disperato di rifare, di riscostruire<br />
l’universo <strong>del</strong> pensiero e tutta<br />
la scala umana di va<strong>lo</strong>ri contro Dio.<br />
L’ateismo era la forte ed esplicita negazione<br />
di quel Dio in cui credevano<br />
i credenti, di quel Dio che è Creatore,<br />
Padre e Salvatore. Era una consapevole<br />
scelta di vita, un atto morale,<br />
una libera e cruciale determinazione.<br />
L’uomo percepiva di dover diventare<br />
adulto nel rifiuto di ogni trascendenza,<br />
ritenuta limitante la sua autonomia.<br />
Jacques Maritain terminava<br />
l’analisi <strong>del</strong>l’ateismo di quel tempo<br />
interrogandosi: «Ma tutto ciò che ho<br />
descritto non è forse una specie di<br />
atto di fede, un atto di fede a rovescio,<br />
il cui contenuto non è un’adesione<br />
al Dio trascendente, ma una<br />
• A causa <strong>del</strong>le nevicate <strong>dei</strong> giorni scorsi, l'arrivo in diocesi <strong>del</strong>l'urna <strong>del</strong>le spoglie<br />
mortali <strong>del</strong>la giovane martire santa Maria Goretti è stata rimandata. <strong>Il</strong> calendario<br />
degli eventi previsti a San Benedetto <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong> dal 9 al 12 <strong>febbraio</strong> è stato<br />
posticipato dal 1 al 4 marzo, giorno in cui santa Maria Goretti verrà trasferita nella<br />
parrocchia <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong> Passo, ad Avezzano, dove rimarrà fino al 5. Come<br />
scrive il parroco don Vincenzo De Mario: «Gestite l'ansia».<br />
CoMuNIta' IN CoMuNIoNe<br />
aSColtare per CapIre<br />
l'altro incontrato nella relazione evangelica<br />
• Proseguiamo il nostro<br />
viaggio verso<br />
“l’altro” insieme a<br />
Enzo Bianchi, priore<br />
<strong>del</strong>la comunità di<br />
Bose, che nel libro Insieme,<br />
a pagina 138<br />
afferma: «L’essere umano è un essere<br />
relazionale: non c’è uomo senza<br />
altri uomini, e ogni persona fa parte<br />
<strong>del</strong>l’umanità, fa parte di una realtà in<br />
cui ci sono gli altri. E l’essere umano<br />
ha tre modi di relazione complementari,<br />
che gli permettono di costruire<br />
la propria identità e vivere. La relazione<br />
con se stesso (vita interiore),<br />
la relazione con gli altri (vita sociale)<br />
e, per i credenti, la relazione con Dio<br />
(alterità <strong>del</strong>le alterità)». La relazione<br />
sociale è <strong>lo</strong> specchio <strong>del</strong>la relazione<br />
con se stessi e <strong>del</strong>la relazione con<br />
Dio e come in ogni buon rapporto un<br />
momento fondante è rappresentato<br />
dall’ascolto attivo che fa <strong>del</strong>l’altro<br />
non so<strong>lo</strong> uno di noi, ma uno con noi.<br />
Quando si incontra l’altro per entrare<br />
in relazione, scatta inevitabilmente<br />
l’ascolto, che esige silenzio per permettere<br />
alla parola altrui di arrivare<br />
alla mente e al cuore, per essere rielaborata<br />
e capita. In questo processo<br />
non si giunge a passive rinunce<br />
personali ma a moti empatici che ci<br />
avvicinano all’altro per conoscere e<br />
condividere senza abbandonare nulla<br />
di noi stessi e senza presumere che<br />
l’altro debba necessariamente qualcosa<br />
in termini di cambiamento. Così<br />
il rapporto dia<strong>lo</strong>gico aiuta a creare la<br />
consapevolezza che sono proprio le<br />
differenze a fare l’altro diverso da me<br />
e che queste, paradossalmente, possono<br />
contribuire alla positiva costruzione<br />
<strong>del</strong>la cooperazione (agire con)<br />
e, l’estraneità <strong>del</strong>l’altro da me diviene<br />
così risorsa e ricchezza, diviene inizio<br />
di un viaggio verso mete co<strong>lo</strong>rite di<br />
umanità vera.<br />
taglIaCozzo. SaN daMIaNo<br />
Chiesa santi Cosma e Damiano, monastero benedettino.<br />
A fare strada nella neve è la monaca Francesca Butti.<br />
«E' bella la neve, ma speriamo che presto venga la primavera»<br />
(Foto e testo inviato da Valentina Arduini)<br />
aNNo <strong>del</strong>la Fede. due INSCINdIb<strong>Il</strong>I eSISteNze<br />
la negazione di dio è la negazione <strong>del</strong>l’uomo<br />
presa, appunto, di posizione contro<br />
questo Dio trascendente?» (<strong>Il</strong> significato<br />
<strong>del</strong>l’ateismo contemporaneo,<br />
1954). Negli ultimi anni le cose sono<br />
cambiate. E’ un’intuizione che scaturisce<br />
ascoltando Benedetto XVI,<br />
il quale in più occasioni ha parlato<br />
<strong>del</strong>l’ateismo come di un venir meno<br />
<strong>del</strong>la fede. Lo ha ricordato ancora<br />
recentemente: «Come sappiamo, in<br />
vaste zone <strong>del</strong>la terra la fede corre<br />
il perico<strong>lo</strong> di spegnersi come una<br />
fiamma che non trova più alimento.<br />
Siamo davanti ad una profonda crisi<br />
di fede, ad una perdita <strong>del</strong> senso religioso<br />
che costituisce la più grande<br />
sfida per la Chiesa di oggi» (udienza<br />
ai partecipanti alla plenaria <strong>del</strong>la<br />
Congregazione per la dottrina <strong>del</strong>la<br />
fede, 27 gennaio 2012). <strong>Il</strong> nostro<br />
tempo, quindi, si caratterizza per<br />
un affievolirsi <strong>del</strong>la fede, più che per<br />
una esplicita negazione di essa. Si<br />
dirà che il risultato è <strong>lo</strong> stesso. E’<br />
vero, ma il fenomeno è, forse, più<br />
grave. In passato chi si trovava nella<br />
posizione di negare l’esistenza di<br />
Dio, si stava interrogando e portava<br />
motivi per giustificare la propria<br />
scelta. Al punto da arrivare a compiere<br />
un atto di fede al contrario,<br />
quasi un anti-teismo. Ma chi oggi si<br />
trova nella condizione descritta da<br />
Benedetto XVI ha rinunciato ad ogni<br />
domanda: semplicemente il discorso<br />
su Dio non è più importante. Non<br />
si pone il problema, in quanto non<br />
sembra sentire alcuna inquietudine<br />
religiosa, né riesce a capire perché<br />
dovrebbe interessarsi di religione.<br />
Più che la morte di Dio - teorizzata<br />
in passato - è la morte <strong>del</strong>l’uomo. Un<br />
uomo che ha perso ogni aspirazione<br />
a qualcosa di più grande, rispetto ai<br />
beni terreni.<br />
Che cosa è successo? E’ difficile rispondere<br />
perché più che una causa,<br />
vi è un intreccio di motivi, i quali<br />
messi insieme sono diventati quel<br />
vento gelido che spegne la fiamma<br />
<strong>del</strong>la fede. Si pensi, per un momento,<br />
a quell’idea per cui l’uomo do-<br />
vrebbe produrre e basta: <strong>lo</strong> studio e<br />
la formazione avrebbero va<strong>lo</strong>re, non<br />
se aiutano a pensare, ma se aiutano<br />
a fare. Così si accorciano i cicli,<br />
viene meno l’attesa: l’importante è<br />
diventare presto un ingranaggio di<br />
quella macchina spersonalizzata che<br />
usa tutti. Ora, il sapere finalizzato<br />
alla pratica è uno <strong>dei</strong> saperi, ma accanto<br />
ad esso ce n'è un altro, più<br />
importante, che è quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong> sapere<br />
per la vita. Quel<strong>lo</strong> che aiuta a comprendere<br />
il senso <strong>del</strong>l’esistenza, a<br />
trovare la modalità di realizzarsi attraverso<br />
il dono di sé, ad accettare<br />
l’insuccesso. Se le domande di senso,<br />
quelle che conducono a riflettere<br />
sul senso <strong>del</strong>la vita, sono emarginate,<br />
l’uomo diviene so<strong>lo</strong> ciò che produce.<br />
Oggi al<strong>lo</strong>ra la questione non è<br />
tanto quella di difendere l’esistenza<br />
di Dio, ma quella di difendere l’esistenza<br />
<strong>del</strong>l’uomo, condannato a vivere<br />
come un ingranaggio. C’è bisogno<br />
di tornare a pensare in grande,<br />
a mettere al centro quei temi per i<br />
quali vale la pena vivere. Anche in<br />
questo contesto si alimenta la fede,<br />
che deve essere considerata come la<br />
cosa più importante. I vescovi italiani,<br />
nel decennio per l’educazione,<br />
indicano come inizio <strong>del</strong>la relazione<br />
formativa una domanda evangelica<br />
fondamentale: «Che cosa cercate?»<br />
(Gv 1,38). Sono le parole di Gesù<br />
ai primi discepoli nel vange<strong>lo</strong> di Giovanni.<br />
Risvegliare la fede, prendere<br />
coscienza di un mondo spirituale<br />
presuppone questa domanda, la<br />
sola capace di smascherare l’opacità<br />
e la sordità in cui tanti vivono. Ci<br />
sarà chi porrà questa domanda? <strong>Il</strong><br />
Papa auspica che l’<strong>Anno</strong> <strong>del</strong>la fede<br />
possa contribuire, con la collaborazione<br />
cordiale di tutti i componenti<br />
<strong>del</strong> Popo<strong>lo</strong> di Dio, a rendere Dio nuovamente<br />
presente in questo mondo<br />
e ad aprire agli uomini l’accesso alla<br />
fede, all’affidarsi a quel Dio che ci ha<br />
amati sino alla fine, in Gesù Cristo<br />
crocifisso e risorto.<br />
aVezzaNo. altezze e luCI<br />
architettura <strong>del</strong>le parole<br />
di Piero Buzzelli<br />
• Domenica 5 <strong>febbraio</strong> nella chiesa <strong>del</strong> Sacro<br />
Cuore in San Rocco di Avezzano, in occasione<br />
<strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata <strong>del</strong>la vita,<br />
ha officiato la Messa il vescovo <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong> Pietro<br />
Santoro. Ascoltando l'omelia <strong>del</strong> vescovo avevo<br />
la netta sensazione di entrare in una sontuosa<br />
cattedrale gotica. Le sue parole si allineavano<br />
come archi rampanti singoli e multipli. Ne uscivano frasi con<br />
continui slanci verso l’alto. <strong>Il</strong> ritmo era di tipo ascensionale,<br />
incalzante con pause brevi e frequenti come una serie di archi<br />
e finestre edificati in maniera equidistante. Le frasi, poste<br />
l’una dopo l’altra, disegnavano archi a sesto acuto con salita,<br />
acuto centrale e discesa con <strong>lo</strong> scopo di raggiungere maggiore<br />
altezza con meno spinta laterale. I co<strong>lo</strong>ri <strong>del</strong> discorso erano<br />
intensi e definiti con punti di luce concentrati, come le vetrate<br />
illuminate dalla luce esterna <strong>del</strong>la Cattedrale di Notre Dame.<br />
Molte le “parole-sculture” che ornavano i concetti in maniera<br />
raffinata e con funzione apotropaica. Frasi con guglie pungenti<br />
che puntavano verso l’alto e portavano verso l’alto. Niente<br />
era superfluo nel<strong>lo</strong> stile deciso e chiaro. Grazie eccellenza. Lei<br />
parlava, io prendevo appunti, mia moglie mi rimproverava credendomi<br />
distratto durante la sua omelia.<br />
SINTONIE<br />
Veleno<br />
5<br />
LA POSTA DI<br />
SUOR MARISTELLA BARRESI<br />
Scrivete all'indirizzo di posta elettronica<br />
<strong>del</strong> giornale, oppure indirizzate<br />
le lettere a <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong>, Corso<br />
<strong>del</strong>la Libertà 54, Avezzano.<br />
carissima suor Stella, sono<br />
un’insegnante di scuola elementare.<br />
Vorrei parlare ai miei<br />
allievi <strong>del</strong>la perico<strong>lo</strong>sità <strong>del</strong>l'alcool.<br />
Potrebbe suggerirmi alcuni<br />
pensieri? Grazie (Gina)<br />
Sono veramente contenta che lei<br />
tratti con i suoi scolari anche questioni<br />
<strong>del</strong>la vita. E parlare <strong>del</strong>la<br />
dannosità <strong>del</strong>l’alcool fa parte <strong>del</strong>le<br />
questioni <strong>del</strong>la vita. Purtroppo ci<br />
sono quelle fatidiche frasi assassine:<br />
“che c’è di male?”. “<strong>Il</strong> vino<br />
ravviva intelligenza”. ll costante<br />
aumento <strong>del</strong> consumo <strong>del</strong>l’alcool<br />
in generale è un sintomo preoccupante,<br />
allarmante. Anche se<br />
non piace a tutti nella famiglia,<br />
non si può rimanere indietro: gin<br />
e whisky si trovano in ogni casa.<br />
E fin qui non ci sarebbe nulla di<br />
male, se non il piacere di avere<br />
questa preziosità. Ma dietro questo<br />
si può nascondere un grosso<br />
perico<strong>lo</strong>. L’uomo debole si lascia<br />
facilmente dominare dall’alcool.<br />
Conclusione: la miseria <strong>del</strong>la famiglia<br />
di un bevitore. Per dire stop a<br />
questo inquietante sviluppo, è necessario<br />
salvaguardare la gioventù<br />
dall’alcool. L’alcool è veleno per i<br />
giovani. Fa perdere il control<strong>lo</strong> di<br />
sé e diminuisce il rendimento. Elimina<br />
le barriere <strong>del</strong>la personalità.<br />
Con l’uso <strong>del</strong>l’alcool, il giovane<br />
perde assai presto il giudizio <strong>del</strong>la<br />
propria capacità d’azione morale.<br />
Dobbiamo conoscere questi rischi<br />
e sapere agire di conseguenza. E'<br />
proibito servire alcool. A che servono<br />
queste leggi se nessuno le<br />
rispetta? Per cui non mi sembra<br />
azzardato suggerirle che sarebbe<br />
necessario tenere una conferenza<br />
sulla dannosità <strong>del</strong>l’alcool anche<br />
ai genitori. Forse le sarà possibile<br />
far<strong>lo</strong>, qualche volta.
6<br />
tracce <strong>del</strong>la memoria<br />
iL SOGnO deLLa Pace<br />
testimoni di non violenza<br />
di Laura de Benedictis *<br />
• “Pal<strong>lo</strong>ni co<strong>lo</strong>rati, camion di gelati”.<br />
Così si cantava in AC qualche anno fa.<br />
E domenica 29 gennaio tutto sembrava<br />
essere tornato a quei tempi. Ai<br />
pal<strong>lo</strong>ni co<strong>lo</strong>rati si son sostituiti, però,<br />
i visi variopinti <strong>dei</strong> partecipanti e i<br />
<strong>lo</strong>ro striscioni; ai gelati un bel freddo<br />
da combattere a ritmo di musica e<br />
al camion un trattore con tanto di rimorchio<br />
al suo seguito, decorato con<br />
perizia. Quelli appena esposti sono<br />
stati so<strong>lo</strong> alcuni degli ingredienti <strong>del</strong>la<br />
festa <strong>del</strong>la pace <strong>del</strong>l’Azione Cattolica<br />
<strong>del</strong>la diocesi di Avezzano, dal tito<strong>lo</strong> “A<br />
rimorchio <strong>del</strong>la pace”. Quest’anno ci<br />
si è voluti rivolgere al <strong>del</strong>icato quanto<br />
importantissimo tema <strong>del</strong>l’immigrazione,<br />
argomento che riguarda la<br />
nostra terra marsicana molto da vicino.<br />
L’AC diocesana non ha voluto fare<br />
tutto da sola. Con la collaborazione<br />
preziosa <strong>del</strong>la Rindertimi, <strong>del</strong>l’Ufficio<br />
missionario, <strong>del</strong>la Caritas e di Libera,<br />
cui va un sentitissimo grazie, un<br />
normale pomeriggio di gennaio si è<br />
trasformato in un’occasione straordinaria<br />
di gioia, condivisione e fraternità.<br />
La festa ha generato un <strong>del</strong>izioso<br />
baccano fra le strade di Avezzano.<br />
Tutti dietro al trattore, dai piccolissimi<br />
agli “adultissimi” (per utilizzare un<br />
po’ di linguaggio associativo), a ballare,<br />
cantare, ridere e sorridere. Come<br />
ha ricordato<br />
giustamente<br />
Massimiliano<br />
de Foglio,<br />
che ha<br />
presentato i<br />
vari momenti<br />
<strong>del</strong>la festa, la<br />
pace si raggiunge<br />
so<strong>lo</strong><br />
dopo un lungocammi-<br />
no, fatto di tappe<br />
meditate. Ed è così<br />
infatti che la marcia<br />
si è svolta. Alle<br />
<strong>15</strong> ci si è ritrovati<br />
tutti dinanzi il municipio,<br />
luogo <strong>del</strong>le<br />
istituzioni, dove fra<br />
i presenti c’erano<br />
anche alcuni sindaci.<br />
Erano ben dieci,<br />
provenienti dai vari<br />
comuni <strong>del</strong> comprensoriomarsicano.<br />
È stato<br />
un grande<br />
onore ed<br />
una grande<br />
gioia<br />
vederli sfilarenella<br />
marcia.<br />
alessandroFranceschini,<br />
presidente<br />
diocesano<br />
<strong>del</strong>l’AC, ha<br />
dato a tutti<br />
un ca<strong>lo</strong>roso<br />
benvenuto,<br />
spiegando il perché <strong>del</strong>la festa e<br />
dando il via a quest’occasione imperdibile<br />
di frat<br />
e l l a n z a ,<br />
ricordando<br />
inoltre,<br />
come poi in<br />
conclusione<br />
ha fatto anche<br />
il nostro<br />
vescovo <strong>dei</strong><br />
<strong>Marsi</strong> Pietro<br />
Santoro,<br />
Oscar Luigi<br />
Scalfaro, il<br />
presidente<br />
emerito <strong>del</strong>laRepubblica,scomparso<br />
nella notte tra sabato 28 e<br />
domenica 29 gennaio, socio illustre<br />
<strong>del</strong>l'Azione Cattolica italiana. Un rappresentante<br />
per ogni associazione che<br />
ha collaborato alla riuscita di questo<br />
evento meraviglioso ha letto stralci<br />
<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>la Repubblica<br />
italiana e <strong>del</strong>la Dichiarazione universale<br />
<strong>dei</strong> diritti <strong>del</strong>l’uomo. I presenti<br />
sembravano apprezzare di cuore, dimostrando<strong>lo</strong><br />
con applausi e striscioni,<br />
il cui leitmotiv era “siamo tutti uguali”.<br />
Poi la partenza vera e propria. L’inno<br />
<strong>del</strong>l’Acr “Punta in alto” ha fatto ballare<br />
tutti. Le persone si sono affacciate<br />
alle finestre <strong>del</strong>le case, magari anche<br />
chiedendosi chi fossero quei co<strong>lo</strong>ratissimi<br />
festaioli, che hanno preferito<br />
il gelido freddo <strong>del</strong>le strade al relax<br />
<strong>del</strong>la domenica pomeriggio. A piazza<br />
Risorgimento, la seconda tappa. Nei<br />
pressi c’è la scuola media Corradini,<br />
le testimonianze di una professo-<br />
GIGLIgomme<br />
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ressa e di<br />
un alunno<br />
sono state<br />
il fulcro di<br />
questo momento.<br />
Un<br />
giovanissimostudente,<br />
arrivato<br />
da qualche<br />
anno in<br />
Italia dalla<br />
Bulgaria, ha<br />
raccontato<br />
con semplicità e forza la sua gioia di<br />
essere in Italia e la bellezza di come<br />
gli altri <strong>lo</strong> hanno accolto, suscitando<br />
sorrisi e ammirazione. Dopodiché un<br />
gruppo di ragazzi Kosovari in costume<br />
ha mostrato un bal<strong>lo</strong> tipico <strong>del</strong>la<br />
propria nazione, coinvolgendo tutti i<br />
partecipanti. Danzando balli di gruppo<br />
e facendo una fantastica “ola” sotto<br />
Ponte Romano, il corteo si è diretto<br />
a Piazzale Kennedy, simbo<strong>lo</strong> <strong>del</strong> luogo<br />
di primissima accoglienza. Oolaid,<br />
l’imam di Avezzano, ha raccontato la<br />
sua storia, dopodiché don ennio tarola<br />
<strong>del</strong>la Caritas diocesana ha letto<br />
parte <strong>del</strong><strong>lo</strong> statuto, ricordando la<br />
preziosità <strong>del</strong>l’accoglienza. Gli adulti<br />
<strong>del</strong>le varie associazioni hanno poi<br />
consegnato un sacchetto di terra ai<br />
fratelli stranieri: la terra marsicana è<br />
di tutti co<strong>lo</strong>ro che la amano. I ragazzi<br />
<strong>del</strong>l’Acr non si erano ancora fatti sentire.<br />
E così, dopo la consegna <strong>del</strong>la<br />
terra, ecco arrivare i piccolissimi (4-5<br />
anni) e i 6-8 <strong>del</strong>le varie parrocchie<br />
<strong>del</strong>la diocesi, con tanti bellissimi doni<br />
da regalare ai propri fratellini immigrati.<br />
L’arrivo al capolinea <strong>del</strong>la festa<br />
è imminente. Ci si è incamminati<br />
verso la Campana <strong>del</strong>la Pace, posta<br />
<strong>del</strong>l’AC per rintoccare ogni qual volta<br />
ci sia qualcosa che, invece di risuonare<br />
con forza, sembra dormicchiare<br />
nei nostri animi pigri. Dopo tanta<br />
confusione, è giunto il momento di<br />
fare silenzio, mescolando con bellezza<br />
la propria lingua, cultura e credo,<br />
in un calderone frizzante, ma composto.<br />
La differenza che si fa ricchezza<br />
e non ostaco<strong>lo</strong>: pregare insieme si<br />
può. don andrea de Foglio (assistente<br />
<strong>del</strong> settore giovani di AC) per<br />
A causa <strong>del</strong> maltempo, è stata rinviata la tradizionale Festa <strong>dei</strong> fidanzati<br />
organizzata come ogni anno dal servizio di Pastorale familiare (con i direttori<br />
don Franco Tallarico e i coniugi Maria e Nicola Gal<strong>lo</strong>tti). La festa verrà riproposta<br />
all'interno <strong>del</strong> Pellegrinaggio <strong>dei</strong> fidanzati al Santuario di Loreto, guidato<br />
dal vescovo Pietro Santoro, in programma il prossimo sabato 24 marzo. Info<br />
e iscrizioni al <strong>numero</strong> 338.4073214<br />
gIorNate per rICordare<br />
CoNSegNa dI parole<br />
di Gino Milano<br />
• Gli ultimi giorni di gennaio ci consegnano parole importanti,<br />
parole maiuscole che ci risvegliano dai torpori<br />
invernali <strong>del</strong>l’indifferenza e ci richiamano alla speranza:<br />
il 27 gennaio, giorno <strong>del</strong>la memoria per gli orrori<br />
<strong>del</strong>l’ideo<strong>lo</strong>gia nazista e di un compiacente fascismo; il<br />
29, giorno di richiamo alla pace e di partecipazione alla<br />
marcia diocesana; il 30, anniversario <strong>del</strong>la morte di<br />
Gandhi, testimone e simbo<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la non-violenza come <strong>lo</strong>tta per i diritti<br />
umani e civili, <strong>del</strong>la convivenza pacifica tra individui e popoli. Giornate<br />
preziose per ricordare, per tornare alle radici e alle ragioni <strong>del</strong><strong>lo</strong> stare<br />
nel mondo e costruire la società <strong>del</strong> proprio tempo. E questo è particolarmente<br />
vero per il cristianesimo, che è, per definizione, la religione<br />
<strong>del</strong>la memoria. «La memoria è vinco<strong>lo</strong> di speranza - afferma Eduardo<br />
Hoornaert - senza memoria cristiana svanisce la speranza». Da qui<br />
nasce, per i cristiani, la necessità <strong>del</strong> ricordo come impegno religioso<br />
fondamentale; l’insegnamento cristiano è sostanzialmente memoria.<br />
<strong>Il</strong> mese di gennaio ci ha, pertanto, offerto occasioni importanti per<br />
riandare al significato e al senso <strong>del</strong>le nostre radici profondamente<br />
umane, risvegliando un sogno e recuperando tutto il senso <strong>del</strong> nostro<br />
essere cristiani. «Alla fine <strong>dei</strong> giorni, il monte <strong>del</strong> tempio <strong>del</strong> Signore<br />
sarà saldo sulla cima <strong>dei</strong> monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso<br />
affluiranno tutte le genti. [...] Spezzeranno le <strong>lo</strong>ro spade e ne faranno<br />
aratri, <strong>del</strong>le <strong>lo</strong>ro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la<br />
spada contro un'altra nazione, non impareranno più l’arte <strong>del</strong>la guerra»<br />
(Is 2,2.4). L’Antico Testamento parla di un tempo “futuro”, indica<br />
il tempo messianico. Per noi cristiani, radicati nella fede nel Messia<br />
Gesù, il tempo messianico è il tempo presente. Noi che siamo discepoli<br />
di Gesù, dovremmo dunque usare un tempo “presente” e dire: stiamo<br />
trasformando i nostri missili in trattori, i nostri armamenti in officine di<br />
lavoro, non ci esercitiamo più nell’arte <strong>del</strong> conflitto e <strong>del</strong>l’odio ma nella<br />
pratica <strong>del</strong>la fraternità, <strong>del</strong>l’accoglienza e <strong>del</strong>la condivisione. Le prime<br />
comunità cristiane si sentivano eredi di questa profezia messianica: il<br />
futuro di Isaia si era trasformato nel <strong>lo</strong>ro presente. Scrive Tertulliano<br />
che «la nuova legge (quella <strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong>) converte alla mitezza la primitiva<br />
ferocia <strong>del</strong>le spade e <strong>del</strong>le lance, e trasforma le antiche guerre<br />
contro i nemici negli atti pacifici di arare e coltivare la terra», quella<br />
terra che abitiamo e che condividiamo con i vicini che vengono da <strong>lo</strong>ntano,<br />
e che ci vede sempre più interconnessi come popoli e nazioni in<br />
una convivenza g<strong>lo</strong>bale. La pace - attraverso la non-violenza - è, nelle<br />
mani di Isaia, il sogno di Dio. Le nostre comunità di cristiani, anche<br />
attraverso manifestazioni semplici e immediate (com’è la marcia <strong>del</strong>la<br />
pace), provano a ri-messianizzare se stesse e a risvegliare il sogno di<br />
Dio per ripropor<strong>lo</strong> a tutta la società, con l’esempio e la testimonianza<br />
<strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la pace, che è esperienza quotidiana di attenzione<br />
verso l’altro, ascolto <strong>del</strong> diverso, accoglienza <strong>del</strong><strong>lo</strong> straniero, affiancamento<br />
<strong>del</strong>la sua condizione di vita: testimoni <strong>del</strong> vange<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la pace. E<br />
gli altri senza bisogno di parole, saranno conquistati dal nostro comportamento<br />
(cfr. 1Pt 3,1-2).<br />
i cristiano-cattolici, l’imam Oolaid nascere comportamenti di fraterni-<br />
per i musulmani, padre daniel Mità. Non deve e non può lasciare intitelu<br />
per i cristiano-ortodossi hanno differenti. È ripartita poi la musica, a<br />
pregato a turno, in un clima sentito e far da co<strong>lo</strong>nna sonora a un altro im-<br />
commosso, con una fiaccola in mano, portante momento di condivisione:<br />
che poi si è unita in un unico grande la merenda. I cicerocchi, consumati<br />
fuoco, nel braciere dinanzi a <strong>lo</strong>ro. <strong>Il</strong> insieme, rappresentano il pasto che,<br />
nostro vescovo Pietro, pastore <strong>del</strong>la nel passato, veniva condiviso con i<br />
nostra terra, conclude la preghiera, poveri durante la festa di Sant’An-<br />
invitando tutti a scoprire i volti e i tonio. Rifocillati dall’ottimo e caldo<br />
nomi <strong>del</strong>le persone che ci circondano. spuntino preparato dalle donne di Pa-<br />
La campana ha rintoccato nel totaterno, cui va un enorme grazie, tutti<br />
le silenzio, generando commozione hanno fatto poi ritorno a casa, con i<br />
sentita. Tutti con i nasi infreddoliti e piedi intirizziti ma il sorriso sul volto.<br />
rossi verso l’alto e gli occhi attenti e “Festa, festa. Che gran festa” dice an-<br />
sbarrati. Dopo la campana, si sono cora l’inno con cui questo racconto è<br />
sentiti in <strong>lo</strong>ntananza altri rintocchi, di iniziato. Ed è stato proprio così. “Su,<br />
chiese <strong>lo</strong>ntane: un bambino, con la fai danzare la speranza e vedrai che<br />
sua disarmante semplicità, era convinto<br />
che tutti stessero facendo festa,<br />
l’amicizia è tanta”<br />
anche a distanza, dopo averci sentiti. * responsabile diocesana acr<br />
Ed è forse davvero così: il tam tam<br />
<strong>del</strong>la pace non deve fermarsi, deve<br />
generare scompiglio, far ardere le<br />
coscienze, destare riflessioni e far (Foto di Elisabetta Marraccini)
iscaldamento g<strong>lo</strong>bale<br />
rISparMIo eNergetICo<br />
<strong>Il</strong> rigido inverno marsicano<br />
di Lidia di Pietro<br />
• «E questo sarebbe il riscaldamento g<strong>lo</strong>bale» è la frequente<br />
osservazione ironica di fronte ad eventi meteoro<strong>lo</strong>gici<br />
che abbassano la temperatura al di sotto <strong>del</strong>le<br />
medie stagionali o di episodi nevosi come <strong>dei</strong> giorni scorsi.<br />
Detto subito che l'innalzamento di un so<strong>lo</strong> grado <strong>del</strong>la<br />
temperatura media <strong>del</strong>la terra (per il seco<strong>lo</strong> appena<br />
trascorso l'aumento stimato è stato tra 0,6 e 0,9ºC) è<br />
capace di determinare <strong>lo</strong> scioglimento di grandi quantità<br />
di permafrost, con conseguenze rilevanti per la circolazione<br />
degli oceani e <strong>del</strong>l'atmosfera, è vero pure che<br />
il clima <strong>lo</strong>cale è l'ultimo anel<strong>lo</strong> di una complessa catena<br />
di interazioni, ma diversi mo<strong>del</strong>li climatici indicano per il<br />
prossimo futuro un aumento degli eventi meteoro<strong>lo</strong>gici<br />
estremi proprio a livel<strong>lo</strong> <strong>lo</strong>cale: ondate di ca<strong>lo</strong>re, precipitazioni<br />
intense, periodi di siccità, anomalie termiche. Na-<br />
turalmente non sono, in pieno inverno, venti centimetri<br />
di neve a Roma o ottanta ad Avezzano "eventi estremi",<br />
mentre <strong>lo</strong> è l'alluvione <strong>del</strong>la Liguria <strong>del</strong><strong>lo</strong> scorso autunno.<br />
Dunque, che fare? Ciascuno di noi deve cambiare la<br />
propria visione <strong>del</strong> mondo. Dobbiamo chiedere ai nostri<br />
governanti di investire nella manutenzione <strong>del</strong> territorio,<br />
essere rigidi contro le speculazioni di consumo <strong>del</strong> suo<strong>lo</strong><br />
e agire per proteggere il patrimonio naturale ed abitativo.<br />
Inoltre, ognuno deve rendersi protagonista di un personale<br />
decremento <strong>dei</strong> gas serra, principali responsabili <strong>del</strong><br />
riscaldamento g<strong>lo</strong>bale. E, in questa direzione, il risparmio<br />
energetico è la prima azione che ciascuno di noi è chiamato<br />
ad attuare, non so<strong>lo</strong> perché è la più facile, ma anche<br />
quella più a portata di mano. In ultimo risparmiare energia<br />
equivale a risparmiare denaro. E di questi tempi...<br />
Foto di Valentina Mastrodicasa
8<br />
abruzzo<br />
polItICa CHe da’ <strong>Il</strong> buoN eSeMpIo<br />
la sobrietà tornata di moda<br />
di Salvatore Braghini<br />
• In più occasioni, da<br />
queste pagine, abbiamo<br />
riportato notizie<br />
e giudizi argomentati<br />
sui costi <strong>del</strong>la politica,<br />
stigmatizzando l’incapacità<br />
<strong>del</strong>l’attuale<br />
classe dirigente di fare scelte di rigore<br />
da assumere senza tentennamenti,<br />
non tanto in vista di ulteriori economie<br />
da conseguire, ma soprattutto<br />
per segnare una discontinuità rispetto<br />
a vantaggi spesso sconfinanti in<br />
privilegi, inaugurando una sobrietà<br />
che riposizioni la consunta credibilità<br />
<strong>dei</strong> politici. Cosa fino adesso non accaduta<br />
nei termini attesi dall’opinione<br />
pubblica. Non passava così inosservato<br />
il blitz notturno prenatalizio verificatosi<br />
nella regione Lazio, al<strong>lo</strong>rché,<br />
alle due e un quarto (e non è certo<br />
il caso di meravigliarsi <strong>del</strong>l’orario),<br />
mentre la commissione Bilancio <strong>del</strong><br />
Consiglio regionale stava discutendo<br />
l’abolizione <strong>dei</strong> vitalizi, decisa qualche<br />
settimana prima dall’assemblea<br />
<strong>del</strong>le regioni italiane, è spuntato un<br />
emendamento che, mentre toglie ai<br />
futuri consiglieri eletti per la prima<br />
volta nel 20<strong>15</strong> il diritto alla pensione<br />
da “onorevole” regionale, <strong>lo</strong> estende<br />
agli assessori esterni <strong>del</strong>l’attuale<br />
giunta. E’ inoltre passato che gli stipendi<br />
di consiglieri e assessori saranno<br />
indicizzati annualmente sulla base<br />
<strong>del</strong>la variazione <strong>del</strong> costo <strong>del</strong>la vita<br />
accertato dall’Istat, con buona pace<br />
di ciò che avviene nel 2012 per i pensionati<br />
con più di 1.400 euro, a causa<br />
<strong>del</strong> b<strong>lo</strong>cco <strong>del</strong>le indicizzazioni, e che<br />
avverrà dal 2013 sopra i 935 euro. In<br />
Abruzzo i consiglieri regionali hanno<br />
rinunciato al vitalizio, ma soltanto per<br />
i futuri eletti, salvaguardando la <strong>lo</strong>ro<br />
posizione ed anzi riservandosi la facoltà,<br />
per il consigliere regionale che<br />
abbia maturato i requisiti al vitalizio,<br />
di rinunciare al diritto ed ottenere il<br />
di enzo Lo re<br />
rimborso <strong>del</strong>le somme versate a tito<strong>lo</strong><br />
di contributi fino a quel momento.<br />
Appare quanto mai doverosa un’azione<br />
di control<strong>lo</strong> mediatico sull’operato<br />
<strong>dei</strong> rappresentanti eletti dal popo<strong>lo</strong> ai<br />
vari livelli istituzionali, purché animati<br />
esclusivamente dal dovere di informazione,<br />
senza intenti strumentali e<br />
comunque scevri da derive populistiche<br />
venate di demagogia. Ciò detto<br />
è sacrosanto comunicare all’opinione<br />
pubblica anche gli esempi virtuosi<br />
<strong>del</strong>la politica, evidenziandoli adeguatamente,<br />
tanto più che questa volta<br />
provengono da personaggi<br />
eletti in Abruzzo.<br />
Franco Caramanico,<br />
consigliere regionale di<br />
Sel, qualche tempo fa,<br />
ha annunciato pubblicamente<br />
di rinunciare in<br />
modo autonomo ai 900<br />
euro di rimborso spese<br />
per il viaggio, sottraendoli<br />
dal suo conto per<br />
destinarli a strutture<br />
pubbliche e associazioni<br />
private che operano<br />
nel sociale, e che, presumiamo,<br />
gli saranno particolarmente<br />
riconoscenti in tempo di crisi. Per<br />
capire di che si tratta, va precisato<br />
che i consiglieri regionali abruzzesi,<br />
per quanto riguarda le spese di viaggio,<br />
percepiscono in busta paga un<br />
doppio rimborso, che costa 800.000<br />
euro l’anno alle casse <strong>del</strong>l’ente, di cui<br />
uno forfetario, che è pari a 900 euro<br />
(quel<strong>lo</strong> cui ha rinunciato l’esponente<br />
di Sel) e uno è variabile, in base ai<br />
chi<strong>lo</strong>metri percorsi. <strong>Il</strong> consigliere regionale<br />
ha anche mostrato pubblicamente<br />
la sua busta paga (7.777,25<br />
euro netti, comprensivi di 2.292,93<br />
euro di rimborso spese per i viaggi).<br />
L’iniziativa <strong>del</strong> consigliere Caramanico<br />
è andata oltre, lanciando due proposte<br />
concrete al Consiglio, scritte in<br />
le StorIelle dI eSSe QuISSe<br />
"Febbrare: la neve è arrivata"<br />
una proposta di legge: sopprimere il<br />
rimborso spese di viaggio forfetario<br />
(risparmiando 800.000 euro) e ridurre<br />
<strong>del</strong> 25% i gettoni forfetari sulle<br />
presenze per quei consiglieri che decidono<br />
di svolgere un secondo lavoro<br />
che frutti più di 20.000 euro l’anno.<br />
Chapeau. Ma tra i politici si registra<br />
un buon esempio anche nella <strong>Marsi</strong>ca,<br />
e precisamente nel paese di Si<strong>lo</strong>ne,<br />
che <strong>del</strong>la sobrietà aveva fatto<br />
uno stile letterario ed esistenziale.<br />
E’ di qualche settimana fa la notizia<br />
<strong>del</strong>l’iniziativa <strong>del</strong> sindaco di Pescina,<br />
Maurizio Di Nicola,<br />
che si è pubblicamente<br />
assunto l’impegno<br />
di adottare, oltre il<br />
10% già previsto per<br />
legge, un’ulteriore<br />
riduzione <strong>del</strong> 30%<br />
<strong>del</strong>le indennità di funzione<br />
degli amministratori.<br />
Anche nella<br />
nostra Regione quindi<br />
si potrà parlare di un<br />
“taglio lineare” che<br />
finalmente non tocca<br />
servizi essenziali,<br />
come la salute (vedi gli ospedali) e<br />
la giustizia (che fine farà il tribunale<br />
di Avezzano?), bensì i famigerati costi<br />
<strong>del</strong>la politica. Qualcuno potrebbe<br />
obbiettare: ma queste decisioni, rese<br />
pubbliche, hanno scopi strumentali<br />
ed elettoralistici. Non credo. Ma vado<br />
ancora oltre. Se anche fosse vero<br />
(eppure i politici in causa non hanno<br />
scadenze elettorali a breve), da cittadino<br />
non mi interesserebbe niente.<br />
Hanno assunto una decisione che è<br />
oggettivamente buona e spingersi a<br />
giudizi che attingono alla coscienza o,<br />
meno enfaticamente, alla sfera motivazionale,<br />
non aggiunge e non toglie<br />
nulla alla bontà esemplare <strong>del</strong> gesto.<br />
A chi addirittura vorrebbe muovere<br />
critiche in nome <strong>del</strong>l’evangelico detto<br />
• A tardate, ma a arrivata la neve. Granta nevigata, i fiocchi bianchi, è robba che a broccate<br />
le vie annanze e pruvingiali, quele pe’ traverse dejìe comune. «A succese un caoso - ha ditte<br />
Carminuccie de Risciole - <strong>lo</strong> magna’ scarsa, le mela, le pere non ce stono. La ciccia non la<br />
portarono pe’ la troppa neve, non passeno pe’ la via atostrata, tutto ne fatte. Se seguitea a<br />
sa manera che faceme?». Ie comunque, scusete la ‘gnorandaggine, ma a Vezzane, se piove<br />
ne poche più forte, le vie si allacane, se fiocca, remaneme tutti broccati, che ficeme? Eppure<br />
a commanna’ ce manneme lareati, gente co’ ì stuti ardi (manche tante). Ma mo venime aje<br />
problema de mo. La neve ha fatte, si ha apposata e <strong>lo</strong>che ha remasta, ognune se spala n’anze alla casa. Middie<br />
spaleva comma ne pazze, alluccheva contre i amministratori, e contre i neputi che se stivane a ‘nfonne i peti,<br />
ma i vajuli mica te sintene. Appresse alla casa de Middie ce steva Daviduccie, che pure isse steva ‘ngima aje<br />
titte: <strong>lo</strong>veva la neve pe’ paura che je titte grolleva, e me diceva: «E’ meje che la <strong>lo</strong>veme da per cunte nostre,<br />
che s’aspetteme quissi deje comune, avoja a ti’, aspetta e spera». Però aja dice che ogni tante se vede ‘na<br />
specie de scanzaneve, da un’allisciata e tireme annanze. ‘Ngiolette de San Nicola m’ha telefonate de notte<br />
inortrada: «Prondo Esse Qui’, m’hanne ditte che ieri sera ‘nanze aje comune ce stivane i “scienziati dejie commune”<br />
a senti’ une de quissi che era state all’Africa. Era vista comma se ficeva je balle <strong>del</strong>la pioggia, ha ditte:<br />
“Ao’ ficemeje pure nu’ se c’ioleme sarva”. L’unica cosa, piove e se smuja tutte cose, sinnò arriva mo aguste co’<br />
je sole leone, pe’ scuaja tutta ‘sa neve. Doppe, ha ditte n’atre “sinnò cariemela ‘ngima ajì camions, la iame a<br />
scarica’ d’esta, e statte bone. Vu che ne pensete de st’idea? So ditte bone?”, “Zitte po’, tu nen ne dici una bona,<br />
si’ comma ‘na pianta de banane, tutte schiorte. Spereme che nen fa l’atra sinnò porejì a issi,perché a nu venne<br />
a puli’ i mezzi <strong>del</strong>l’amministrazione comunale”». E je proverbie che dice: prevenire è meglio che curare. La<br />
satira si rispetta, oppure, tanti galli a cantà nen se fa mai jorne. Ao, ficete quaccosa de bone che nu’ abiteme<br />
a ‘na zona de mondagna. La neve è bella, da vajuli ficemme le sciarelle, le accordemme arrete alla Cattedrale,<br />
passivene le signore o gente che jeva a fa’ la spesa, certi schioppi. Sempre da vajuli ficemme i pupazzi de neve,<br />
chiudivene le scole, era ‘ne divertimente, le machine ne passivene poche. La nevata dejie 1956, memorabile,<br />
come scanzaneve i amministratori de al<strong>lo</strong>ra, ficirene ‘ne triangole de tavole, je mettirene arrete a ne trattore,<br />
du’ persone ‘ngima a ‘sta tavola, pe fa pise. Cerchevene de scanza’ la neve, quele che se poteva fa’. «I mezzi<br />
qujì erene, ma mo - dice Giacchine de Risciole - i sordi ci stono, ficete quaccosa de bono». ‘Ne piccole pensiere<br />
de Esse alla neve: l’abbraccio <strong>del</strong>la neve, imbianca alberi, strade, il vento la sparpaglia come desideri che nen<br />
ponne parla’. Ma con ciò, pulite le strade, ficetece vede’ che s’ete fatte quaccosa de bone in questa occasione<br />
di emergenza. Sarvo a voi.<br />
Inverno <strong>del</strong> mitico 1956: l'elicottero di soccorso atterra nel cortile <strong>del</strong><br />
seminario di Avezzano. A don Bruno Innocenzi che ci ha "passato" la foto,<br />
la gratitudine e gli auguri di buon compleanno (19 <strong>febbraio</strong>).<br />
<strong>del</strong> «non sappia la tua sinistra ciò che<br />
fa la tua destra» (Mt 6,3), come pure<br />
mi è capitato di ascoltare da qualcuno,<br />
vorrei semplicemente far notare<br />
che in quel caso, chi <strong>lo</strong> ha proferito,<br />
si riferiva all’elemosina e non già ai<br />
proventi e all’uso <strong>del</strong> denaro pubblico.<br />
Quando il<br />
M a e s t r o<br />
parla <strong>del</strong>la<br />
«mano sinistra<br />
che<br />
non deve<br />
s a p e r e<br />
cosa fa la<br />
destra» si<br />
riferisce,<br />
i n f a t t i ,<br />
alla cassa<br />
per l’elem<br />
o s i n a ,<br />
la quale,<br />
situata in prossimità<br />
<strong>del</strong> muro <strong>del</strong> Tempio, il<br />
Corban, era col<strong>lo</strong>cata in<br />
una maniera tale che,<br />
passando vicino e mantenendola<br />
sulla destra,<br />
fosse relativamente<br />
meno plateale gettare<br />
<strong>del</strong>le monete dentro; <strong>lo</strong><br />
stesso gesto fatto con<br />
l’altra mano (la sinistra)<br />
sarebbe stato più<br />
evidente. Nel caso <strong>dei</strong><br />
nostri politici è in gioco<br />
ben altra “cassa”, quella<br />
peSCaSSerolI. pale e bad<strong>Il</strong>I<br />
di Paola di Pirro<br />
• «Forza vaglio’, p'gliam la pala»:<br />
con questo invito su facebook i<br />
ragazzi di Pescasseroli si sono organizzati<br />
per far fronte all’emergenza<br />
neve di inizio <strong>febbraio</strong> e<br />
hanno portato soccorso in tutta<br />
la capitale <strong>del</strong> Parco. Sono usciti<br />
a “riscaldare” e far sentire vivo<br />
un paese che nella morsa <strong>del</strong><br />
ge<strong>lo</strong>, <strong>del</strong>la bufera e <strong>del</strong>la splendida,<br />
ma micidiale marea bianca,<br />
sembrava aver perso la luce.<br />
Sono stati proprio <strong>lo</strong>ro (nella foto<br />
una squadra di giovani), spesso<br />
soltanto criticati dai media, la<br />
rappresentazione più utile e più<br />
responsabile <strong>del</strong>l’impegno di quei<br />
giorni. Armati di pale e di buona<br />
vo<strong>lo</strong>ntà, da persone comuni,<br />
hanno cercato di sollevare, almeno<br />
nell’immediato, il morale<br />
di tanti anziani e persone sole,<br />
in cui versano i <strong>lo</strong>ro soldi tutti i cittadini.<br />
Vi è dunque un onere di trasparenza,<br />
e ritengo sia persino doveroso<br />
comunicare e pubblicizzare, parlando<br />
di denaro pubblico, quel<strong>lo</strong> che si<br />
percepisce e quel<strong>lo</strong> a cui si rinuncia,<br />
perché relativo a incarichi o mandati<br />
di natura politico-amministrativa, al<br />
fine di rappresentare e servire gli interessi<br />
collettivi. Se poi anche questo<br />
argomento non dovesse convincere<br />
chi ha mal giudicato l’iniziativa <strong>dei</strong><br />
nostri amici politici, non mi resta che<br />
invocare, più laicamente, la popolare<br />
canzone <strong>del</strong> paroliere Gian Pieretti:<br />
«Tu sei buono e ti tirano le pietre.<br />
Sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque<br />
cosa fai, dovunque te ne vai,<br />
sempre pietre in faccia prenderai». E<br />
i politici, oltre i soldi, oggi, più di prima,<br />
sembrano prenderne veramente<br />
tante.<br />
chiuse e intrappolare nelle proprie<br />
abitazioni sommerse dalla<br />
neve. Sono <strong>lo</strong>ro che hanno fatto<br />
sì che la luce non andasse via. Ci<br />
si chiede come è mai possibile<br />
che il paese più bel<strong>lo</strong> e cuore <strong>del</strong><br />
Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio<br />
e Molise si sia trovato impreparato<br />
di fronte a una nevicata così<br />
eccezionale, sebbene annunciata<br />
da giorni. Certo la struttura comunale<br />
è ridotta all’osso e per<br />
decine e decine di ore i cittadini<br />
sono stati lasciati soli a <strong>lo</strong>ttare<br />
contro una tormenta di neve che<br />
non si vedeva da anni. Lo stato<br />
d'emergenza, intanto, <strong>lo</strong> hanno<br />
dichiarato i cittadini; i nostri ragazzi<br />
armati di pale e tanta vo<strong>lo</strong>ntà<br />
hanno dato la dimostrazione<br />
più bella che il paese è vivo e<br />
c’è più che mai.
le CelebrazIoNI per <strong>Il</strong> terreMoto <strong>del</strong> 19<strong>15</strong><br />
e’ tempo di raccontare e analizzare le vicende <strong>del</strong>la ricostruzione<br />
di Giuseppe Pantaleo<br />
• Torno sulle celebrazioni <strong>del</strong> nostro<br />
terremoto. Mi chiedo ogni anno: chi<br />
commemora i morti <strong>del</strong> 19<strong>15</strong>? Si<br />
tratta di persone che hanno scarsi<br />
o inesistenti rapporti con gli stessi:<br />
bisogna considerare che sono passate<br />
almeno tre generazioni e nel<br />
caso d’Avezzano un superstite su<br />
sei abitanti. I morti in quel sisma<br />
sono troppo distanti e perciò, affatto<br />
inquietanti. (C’entra poco anche<br />
il tipo di morte). Impiegare il termine<br />
«vittime» o «morti», serve a<br />
poco anche per stabilire la qualità<br />
strutturale di un fabbricato. Le case<br />
traSaCCo-V<strong>Il</strong>laValle<strong>lo</strong>Nga<br />
grazIe aI gIoVaNI: Quel “Quad” IN pIù<br />
di don Francesco Grassi<br />
• Avevo dimenticato cosa significasse<br />
e come si gestisse un paese nei<br />
momenti in cui le forti nevicate si abbattono<br />
su di esso. Pur rimembrando<br />
le nevicate <strong>del</strong>la mia infanzia a<br />
Pescasseroli, come ci si attivava per<br />
soccorrere persone anziane, malate,<br />
sole e portare <strong>lo</strong>ro quegli alimenti di<br />
prima necessità. Tutto questo faceva<br />
parte anche di una educazione<br />
tramandataci dai nostri genitori non<br />
so<strong>lo</strong> nelle calamità naturali ma anche<br />
nei momenti di tranquillità. Nella nevicata<br />
che ha colpito l’intera nostra<br />
<strong>Marsi</strong>ca e trovandomi a operare il mio<br />
ministero sacerdotale come parroco<br />
poesia<br />
Carnevale<br />
di antonio insardi<br />
• Ogni anno tutte le cose: /<br />
sono spine o sono rose, / sono<br />
feste o sono lutti, / le salsicce<br />
e i prosciutti, / vien di nuovo<br />
carnevale / e si gioisce bene o<br />
male, / sono giorni di baldoria<br />
/ che fa nascere la boria / nel<br />
dotto e nel sapiente / che allargano<br />
la mente / perché quel<br />
ch’essi sanno / sia vecchio e<br />
non <strong>del</strong>l’anno. / Sopra i “carri”<br />
allegorie / vedi passare lungo<br />
le vie: / son di cartone o di<br />
legno / e ognuna fatta d’impegno.<br />
/ Si presenta un personaggio<br />
/ sempre buffo con<br />
l’omaggio / di chi ha avuto nel<br />
pensiero / l’uomo falso oppure<br />
il vero. / Questo è l’ultimi sorriso<br />
/ ch’illumina il tuo viso. /<br />
La quaresima t’invita: chiudi<br />
presto la partita. / E’ finito il<br />
tempo bel<strong>lo</strong> / e ti rimane so<strong>lo</strong><br />
quel<strong>lo</strong> / di digiuno e penitenza,<br />
/ che non è so<strong>lo</strong> parvenza<br />
/ di soffrire fino al giorno / che<br />
la Pasqua fa ritorno. / Non è<br />
<strong>lo</strong> spirito che muore / in questi<br />
giorni di do<strong>lo</strong>re. / Non sol<br />
la carne porta via / e con essa<br />
l’allegria.<br />
ben costruite, hanno maggiori possibilità<br />
di scampare ad un terremoto<br />
rispetto a quelle tirate su, a casaccio.<br />
Sono degli uomini: chi progetta,<br />
approva, costruisce e collauda<br />
un’abitazione. Un sisma non può<br />
nemmeno cambiare una città o un<br />
comprensorio, come dimostra l’archeo<strong>lo</strong>gia:<br />
gli storici sono affatto interessati<br />
alle nostre vicende. <strong>Il</strong> mio<br />
sindaco ha invece affermato che il<br />
terremoto: «cambiò per sempre il<br />
volto <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong>la <strong>Marsi</strong>ca», <strong>lo</strong><br />
scorso 13 gennaio. Gli uomini mo<strong>del</strong>lano<br />
anche l’ambiente che oc-<br />
abate di Trasacco-Villavalle<strong>lo</strong>nga ho<br />
potuto constatate come i giovani si<br />
siano messi a disposizione con il <strong>lo</strong>ro<br />
quad per tracciare le vie <strong>del</strong>la cittadina<br />
di Trasacco ed oltre, per recare<br />
medicine e vivande ad una intera<br />
cittadinanza sepolta da quasi due<br />
cupano, incessantemente. Nell’Appennino<br />
siamo abituati a ricostruire<br />
da secoli case, edifici, chiese, ponti<br />
e strade dopo un’inondazione, una<br />
frana, un incendio o un terremoto.<br />
(Abituati). Si tratta di faccende so<strong>lo</strong><br />
umane: è bene discuterne in ogni<br />
modo, tra persone. E’ normale raccontare<br />
le vicende <strong>del</strong>le ricostruzioni,<br />
analizzarle per vedere se qualcosa<br />
poteva andare diversamente.<br />
Non è ancora successo questo da<br />
noi, soprattutto ad Avezzano; è<br />
un’anomalia che perdura da quasi<br />
un seco<strong>lo</strong>.<br />
metri di neve. Quando vedevo questi<br />
giovani con i <strong>lo</strong>ro quad scorrazzare<br />
di qua e di là nel divertimento<br />
li ritenevo spensierati e nel<strong>lo</strong> stesso<br />
tempo spreconi per un mezzo quasi<br />
inutile, invece oggi devo dire che è<br />
utile e mi permetterei di utilizzare<br />
questo termine: salvavita. Certo non<br />
dimenticherò mai questa esperienza<br />
che mi ha permesso di comprendere<br />
come la lettera pastorale <strong>del</strong> nostro<br />
vescovo Pietro, Pane non coriandoli,<br />
è diventata una realtà tangibile con<br />
mani e occhi in un momento in cui<br />
tutte le persone vedendosi in difficoltà<br />
invece di distribuire quei soliti<br />
coriandoli di routine hanno distribuito<br />
un pane (medicinali, vivande, ed<br />
altro) vero, ma anche il pane di una<br />
condivisione che speriamo non finisca<br />
con questo evento naturale <strong>del</strong>la<br />
neve ma continui per sempre. Sì, gli<br />
esseri umani tornino ad amarsi, tornino<br />
a stringersi la mano, tornirono<br />
a sorridere e trasmettere speranza<br />
alle nostre future generazioni, so<strong>lo</strong><br />
così ci riapproprieremo <strong>del</strong> ca<strong>lo</strong>re<br />
domestico che continua ad aleggiare<br />
in noi vecchie generazioni, quel ca<strong>lo</strong>re<br />
che ci viene grazie alla presenza<br />
vivificante di un Dio che non smette<br />
mai di innamorarsi di ogni uomo<br />
e donna che vive,<br />
che opera e che<br />
spera sul pianeta<br />
terra. Grazie ragazzi,<br />
grazie anche<br />
alla tecno<strong>lo</strong>gia che<br />
ha voluto regalarci<br />
i quad. Abbiamo<br />
sperimentato che è<br />
utile per mettere in<br />
pratica le parole di<br />
Gesù: «Voi stessi<br />
date <strong>lo</strong>ro da mangiare»<br />
(Mt 14,16).<br />
Nevicata storica da<br />
trascrivere all’albo<br />
<strong>del</strong>la nostra vita<br />
insieme alla condivisione<br />
ritrovata? E<br />
con il Manzoni mi<br />
viene da dire «ai<br />
posteri l’ardua sentenza».<br />
(Foto di Maurizio<br />
Domenico Fosca)<br />
di emanuela Scipioni<br />
9<br />
Nella foto di Francesco Scipioni, una cornacchia in cerca di cibo<br />
<strong>Il</strong> doNo <strong>del</strong> S<strong>Il</strong>eNzIo<br />
• «Sotto la neve c'è il pane recita un vecchio detto popolare». E' quanto<br />
afferma il parroco di San Pio X, don Mario Pistilli, originario di Pescasseroli,<br />
dove di neve ne è caduta davvero tanta, e abituato quindi<br />
a leggere questo meraviglioso manto bianco come una risorsa e non<br />
come un imprevisto. «Se so<strong>lo</strong> pensassimo a quanto i terreni agricoli<br />
beneficeranno dall'idratazione profonda che la neve, sciogliendosi lentamente,<br />
vi apporterà, costituendo un guadagno altissimo sia per la<br />
qualità che per la quantità <strong>dei</strong> raccolti; se so<strong>lo</strong> pensassimo a quanto<br />
la nostra terra abbia bisogno di acqua e quanto sia importante che si<br />
ristabilisca il giusto ordine <strong>del</strong>le stagioni, smetteremmo di creare polemiche<br />
o lamentarci per ciò che in questo periodo appare perfettamente<br />
secondo natura». Ma molte sembrano essere state, però, le lamentele<br />
<strong>dei</strong> suoi parrocchiani, che si sono sentiti abbandonati dagli spazzaneve,<br />
con le strade b<strong>lo</strong>ccate e con l’impossibilità di muoversi in auto.<br />
«Con tutto ciò non mi aspettavo, per esempio, di vedere gente a tutte<br />
e quattro le funzioni domenicali, che si sono svolte regolarmente».<br />
«Certo - continua don Mario - sta all'uomo riuscire a sostenerne i disagi<br />
che la neve può provocare, ma non posso certo dire che siamo stati<br />
abbandonati. Da venerdì 3 ho visto passare <strong>lo</strong> spazzaneve quotidianamente.<br />
Sulle strade più larghe, ovviamente, e in quella principali,<br />
ma questa zona è ricca di vicoli e stradine strette, dove spesso le<br />
auto sono parcheggiate in ambo i lati. Lì è difficile che <strong>lo</strong> spazzaneve<br />
possa fare qualcosa senza rischiare di incidentare qualche auto. In<br />
queste condizioni non è facile. L’uomo - conclude il parroco - può fare<br />
il possibile. Per l’impossibile può pensarci so<strong>lo</strong> Dio. Ci vorrà so<strong>lo</strong> un po'<br />
più di tempo. Ma considero davvero che la neve sia una benedizione,<br />
è strano quando in questi periodi e in queste altitudini non nevichi e<br />
non il contrario». Saluto e ringrazio don Mario, la cui saggezza e il cui<br />
rispetto per la natura, in questa telefonata mi hanno trasmesso molta<br />
serenità e non posso fare a meno di riflettere su una frase che ha<br />
pronunciato: «Ci vorrà so<strong>lo</strong> un po’ più di tempo». Purtroppo la nostra<br />
sociètà ci ha abituati ad essere, o a crederci, completamente padroni o<br />
artefici <strong>del</strong> nostro tempo e fatti extraquotidiani o insoliti come questo,<br />
i quali ci impediscono di svolgere le normali azioni di routine, andare<br />
a scuola o a lavoro, ci vedono costretti verso nuovi adattamenti. Ci<br />
spingono a trovare nuovi equilibri, ma proprio in questi nuovi equilibri<br />
accadono cose nuove, si trasformano i luoghi e anche le persone. E<br />
come un’incantevole sorpresa vediamo emergere la solidarietà proprio<br />
come un fiore dalla neve: i vicini diventano alleati e finalmente si interagisce<br />
per trovare soluzioni per il bene comune, e le famiglie sono<br />
unite nell’ammirare, stupirsi e emozionarsi, come molti possono testimoniare.<br />
E poi la sorpresa più grande, il dono <strong>del</strong> silenzio, quel silenzio<br />
bianco di pace, che non siamo neanche più capaci di cercare né tantomeno<br />
di trovare, in cui tutto sembra costretto all’immobilità e in questa<br />
stessa si mobilitano pensieri su quel<strong>lo</strong> che davvero è importante, su ciò<br />
che conta e su quante sono le cose che l’uomo, come individuo e come<br />
essere sociale, può e deve rivedere.
p oeSIa<br />
Parole e silenzio nell'uomo<br />
maturo<br />
son come le onde di un lago<br />
tranquil<strong>lo</strong><br />
che mormora, quasi cantando<br />
il suo andar - ritmato<br />
s'innalza, con calma,<br />
la breve dolcissima onda<br />
<strong>del</strong> lago,<br />
poi pace - qual segno di pace.<br />
Così la parola <strong>del</strong>l'uomo prudente<br />
umile e calma si esprime<br />
e poi - lascia luogo al silenzio<br />
che è segno <strong>del</strong> forte sentire.<br />
E dondola il lago profondo,<br />
finché nella notte raccoglie<br />
le stelle<br />
e brillano l'acque di luce<br />
e mistero.<br />
("Parole e silenzio"<br />
di Marta Palazzi)<br />
b reVIarIo/1<br />
• <strong>Il</strong> 20 gennaio nel Teatro <strong>dei</strong><br />
<strong>Marsi</strong> c'è stato un grande evento.<br />
La scrittrice dacia Maraini<br />
ha presentato il libro Donne <strong>del</strong><br />
Risorgimento. La presenza di<br />
Dacia Maraini è preziosa per la<br />
<strong>Marsi</strong>ca: si deve a lei la nascita<br />
<strong>del</strong> teatro di Gioia <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>. La<br />
scrittrice ci ha spiegato che il teatro<br />
non è un’attività lucrativa.<br />
Lo scopo <strong>del</strong>la cultura è creare<br />
cittadini e un Paese che investe<br />
nella cultura investe nel futuro.<br />
La serata è stata allietata da una<br />
compagnia teatrale marchigiana<br />
che ha messo in scena un testo<br />
<strong>del</strong>la stessa Maraini, dal tito<strong>lo</strong><br />
Viva l’Italia. La compagnia ha ricevuto<br />
il plauso degli spettatori<br />
e <strong>del</strong>le <strong>numero</strong>se personalità politiche.<br />
(a cura di Vilma Leonio)<br />
• <strong>Il</strong> 10 <strong>febbraio</strong> scorso a civitella<br />
roveto, padre Giacobbe Elia ha<br />
presentato il suo libro <strong>Il</strong> segreto<br />
di Fatima: salvati da una profezia.<br />
Presentatore di eccezione<br />
don Dante Gemmiti, professore<br />
di Storia ecclesiastica all’università<br />
Tor Vergata di Roma. Hanno<br />
partecipato il soprano Giulia<br />
De Blasis e il coro folk<strong>lo</strong>ristico<br />
“Pensionati <strong>del</strong> monte Viglio”. Ce<br />
<strong>lo</strong> segnala monsignor Ezio Del<br />
Grosso che ringraziamo.<br />
• Ci segnalano i parrocchiani di<br />
Aielli il compleanno <strong>del</strong> parroco<br />
don ennio Grossi, il prossimo<br />
24 <strong>febbraio</strong>, a lui e a tutti i sacerdoti<br />
che impegnano la <strong>lo</strong>ro vita al<br />
servizio <strong>del</strong>la Chiesa, tanti auguri<br />
dal giornale diocesano.<br />
PER SORRIDERE E NON SOLO<br />
di car<strong>lo</strong> Goldoni<br />
lIberalIzzare la proprIet<br />
perCHÉ I breVettI lIMItaNo l’<br />
di andrea Moro *<br />
• E’ ora disponibile in italiano Abolire<br />
la proprietà intellettuale, il libro di<br />
Michele Boldrin e David Levine che<br />
popolarizza la <strong>lo</strong>ro teoria sull'abolizione<br />
di copyright e brevetti. L'edizione<br />
originale in inglese <strong>del</strong> libro è<br />
pubblicata da Cambridge University<br />
Press con il tito<strong>lo</strong> Against Intellectual<br />
Monopoly. Sembra passato<br />
un seco<strong>lo</strong>, ma nel giugno <strong>del</strong> 1999,<br />
Shawn Fanning, un diciannovenne<br />
studente universitario, iniziò la<br />
trasformazione <strong>del</strong>l'industria musicale<br />
distribuendo gratuitamente<br />
Napster, un programma da lui creato<br />
per facilitare la distribuzione di<br />
canzoni registrate in formato MP3.<br />
Napster era così semplice da usare<br />
che per molti <strong>dei</strong> suoi utilizzatori risultava<br />
difficile comprendere come<br />
potesse essere illegale scambiarsi<br />
così naturalmente la musica <strong>dei</strong><br />
propri cantanti preferiti. Quando<br />
Napster era all'apice <strong>del</strong> successo,<br />
Michele ed io pranzavamo ogni<br />
giorno assieme ad altri docenti colleghi<br />
<strong>del</strong> dipartimento di economia<br />
di Minnesota. I pranzi a Minnesota<br />
sono un evento speciale. Si parla<br />
raramente di teoria economica in<br />
senso stretto: si preferisce dissezionare<br />
gli eventi <strong>del</strong> giorno con il<br />
bisturi <strong>del</strong> neoclassicismo più radicale.<br />
Discussioni variamente animate<br />
sono all'ordine <strong>del</strong> giorno.<br />
Durante uno <strong>dei</strong> quei pranzi Michele<br />
annunciò di avere scoperto,<br />
assieme a David Levine, una giustificazione<br />
teorica <strong>del</strong>l'esistenza di<br />
Napster. Napster era forse illegale<br />
ma rendeva possibili attività socialmente<br />
utili. Ci spiegò che ciò che<br />
generazioni di economisti avevano<br />
imparato e scritto in <strong>numero</strong>si libri<br />
di testo era sbagliato. Non è vero,<br />
cioè, che la proprietà intellettuale<br />
e l'innovazione abbiano bisogno<br />
di speciali protezioni legislative; è<br />
vero piuttosto il contrario: brevetti<br />
e copyright limitano l'innovazione,<br />
e lui e David stavano scrivendo un<br />
paper che <strong>lo</strong> dimostrava. Se ne discusse,<br />
a pranzo, per diversi giorni,<br />
come si discute di qualsiasi risultato<br />
teorico controverso, analizzando<br />
le ipotesi alla base <strong>del</strong>la teoria e<br />
valutandone la <strong>lo</strong>ro plausibilità empirica<br />
che ne serve a convalidarne<br />
le conclusioni. A Michele l'esempio<br />
di Napster interessava so<strong>lo</strong> in parte.<br />
Per lui Napster era, appunto,<br />
un esempio empiricamente interessante,<br />
ma lui e David avevano<br />
altre ambizioni. Nel <strong>lo</strong>ro impianto<br />
teorico non c'è differenza fra la<br />
creazione di un ritornel<strong>lo</strong> musicale,<br />
la scrittura di un romanzo, l'invenzione<br />
<strong>del</strong>la fusione fredda, o di una<br />
nuova medicina. Sono tutti esempi<br />
di innovazione, e la <strong>lo</strong>ro teoria<br />
riguarda, genericamente, qualsiasi<br />
tipo di innovazione. Focalizzarsi<br />
su Napster significa, dal <strong>lo</strong>ro punto<br />
di vista, perdere l'accento su implicazioni<br />
ben più importanti: se il<br />
copyright limita l'innovazione e la<br />
creatività degli artisti musicali, le<br />
leggi sui brevetti limitano l'innovazione<br />
in campo farmaceutico, tanto<br />
per citare un'applicazione cara a<br />
tutti. L'attenzione alla generalità<br />
e alla portata rivoluzionaria <strong>del</strong> risultato<br />
si rivelò però una spada a<br />
doppio taglio. La tesi teorica tradizionale<br />
è che senza il monopolio<br />
creato da copyright o brevetti l'innovatore<br />
non innoverebbe. Se una<br />
invenzione o una canzone possono<br />
essere facilmente copiate, dove sta<br />
l'incentivo a crearle? La risposta di<br />
David e Michele è almeno in parte<br />
di una semplicità disarmante: in<br />
sostanza, occorre chiedersi se Bono<br />
degli U2 avrebbe o non avrebbe<br />
composto Pride se non avesse<br />
avuto l'aspettativa di guadagnarci<br />
milioni. Quale sarebbe stata la sua<br />
occupazione alternativa? E anche<br />
senza protezione intellettuale, non<br />
avrebbero gli U2 comunque guadagnato<br />
milioni fra concerti, magliette,<br />
e merchandising di vario tipo?<br />
La posizione di David e Michele non<br />
è che copyright e brevetti siano<br />
<strong>del</strong> tutto inutili, ma che per troppo<br />
tempo si è assunto che siano<br />
necessari, e che invece esistono<br />
validi argomenti empirici per affermare<br />
che sono in molti casi dannosi,<br />
e che occorre dunque limitarne<br />
drasticamente l'applicazione. Va<br />
precisato che l'argomento teorico<br />
formale è piuttosto complicato,<br />
ma anche più generale di questo<br />
semplice esempio; ma per capir<strong>lo</strong><br />
dovete essere in grado di leggervi<br />
l'artico<strong>lo</strong>. Sin dai suoi albori, la<br />
protezione legale <strong>del</strong>la proprietà<br />
intellettuale ha avuto diversi contestatori.<br />
Un esempio oramai neanche<br />
tanto recente è costituito<br />
dal guru radical-comunista Richard<br />
Di professione “concorrente”<br />
• Certo, per consolarsi, potrebbe rivedere La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock e cogliere la<br />
battuta di Thelma Ritter: «Intelligenza… Niente ha procurato alla razza umana più guai che l’intelligenza».<br />
Ma resterebbe sempre il fatto: lui non sa perché. Ci ragiona sopra, si macera, se ne domanda il perché con<br />
il tono di chi possiede uno spirito specialmente sensibile e quella impressionabilità fenomenica, trascendente,<br />
che costituisce in effetti un connotato esclusivo <strong>del</strong>le anime più ispirate. C’è da rimanere impressionati<br />
dall’oltranzismo linguistico <strong>del</strong>la sua scrittura. La sovrabbondanza allucinata di cultura, le torsioni<br />
babelistiche cui si trova sottoposta la parola in lui, denunciano la persistenza di un qualcosa che sfugge<br />
alla ragione strettamente ideo<strong>lo</strong>gico-letteraria. Che sia stato un comp<strong>lo</strong>tto? Certo lui è una persona che<br />
suscita adesioni entusiastiche, perfino feticistiche, e ripulse senza appel<strong>lo</strong>, ideo<strong>lo</strong>giche o moralistiche, raramente<br />
anche di sostanza, ma addirittura arrivare a privar<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l’atteso e giusto riconoscimento? Lui, ape<br />
laboriosa, non si dà pace: perché mi è capitato questo, si chiede, perché, tra tanti, proprio a me. Insomma<br />
facciamola corta. Quel professore avezzanese di liceo è rimasto di sasso. Non riuscirà a diventare preside,<br />
o dirigente scolastico che dir si voglia: eliminato ai preliminari, senza neanche arrivare fino in fondo all’ultimo<br />
concorso utile. E alla fine la cosa che ti resta dentro è la percezione che l’intellettuale professore non<br />
è il frutto di un diligente apprendistato ma di una reiterata indigestione.<br />
Stallman, l'hacker-programmatore<br />
che da qualche lustro proselitizza<br />
attraverso la sua fondazione "free<br />
software" l'abolizione di ogni forma<br />
di proprietà intellettuale con<br />
argomenti in parte convincenti, in<br />
parte <strong>del</strong> tutto ideo<strong>lo</strong>gici. Tramite<br />
l'artico<strong>lo</strong> di David e Michele, per la<br />
prima volta però la posizione viene<br />
assunta da due economisti conservatori<br />
(definizione non mia), e<br />
giustificata col rigore <strong>del</strong>la teoria<br />
economica.<br />
Nel giugno 2001 Napster perse la<br />
sua battaglia legale contro le grandi<br />
case discografiche, che <strong>lo</strong> costrinsero<br />
a chiudere. Una seconda<br />
battaglia legale venne persa nel<br />
2002 dal costituzionalista Lawrence<br />
Lessig, che non riuscì a convincere<br />
la Corte Suprema americana a<br />
b<strong>lo</strong>ccare l'estensione <strong>del</strong> copyright<br />
operata da una legge federale Usa<br />
<strong>del</strong> 1998. Lessig decise di passare<br />
ad altro e sta ora studiando, forse<br />
non a caso, le cause <strong>del</strong>la corruzione.<br />
Dopo qualche anno, nella<br />
lentezza che contraddistingue il<br />
processo editoriale <strong>del</strong>la nostra<br />
professione, anche David e Michele<br />
persero la <strong>lo</strong>ro battaglia, quella<br />
accademica: la pubblicazione <strong>del</strong><br />
<strong>lo</strong>ro artico<strong>lo</strong> principale, intitolato<br />
"Perfectly Competitive Innovation"<br />
venne rifiutata da tutti le maggiori<br />
riviste economiche di interesse<br />
generale (venne poi pubblicato nel<br />
2008 dal Journal of Monetary Economics,<br />
una <strong>del</strong>le principali riviste<br />
di macroeconomia). Normalmente<br />
la mancata pubblicazione in una<br />
rivista "top-5" non è un fatto che<br />
meriti particolari riflessioni: il processo<br />
di pubblicazione non è perfetto,<br />
decine di risultati importanti<br />
vengono pubblicati in riviste di minore<br />
importanza, così come decine<br />
di corbellerie sono pubblicate nelle<br />
riviste principali. Ma questo non<br />
credo sia stato un errore editoriale.<br />
Chiarisco per evitare equivoci<br />
che non ho informazioni riservate<br />
da rivelare. Ma a me sembra ovvio<br />
che l'establishment <strong>del</strong>l'economia<br />
abbia deciso che il risultato di<br />
Boldrin&Levine non andava pubblicato,<br />
o perché ritenuto non abbastanza<br />
rilevante/importante, o perché<br />
andava (in effetti, va) a cozzare<br />
contro i forti interessi di decine di<br />
carriere costruite sul risultato che<br />
B&L provano essere falso. Insomma,<br />
il <strong>lo</strong>ro paper ha subito la stessa<br />
sorte di Napster e <strong>del</strong>la causa<br />
intentata da Lessig<br />
contro i grossi poteri<br />
<strong>del</strong>le industrie<br />
cinematografiche<br />
e discografiche. In<br />
questo senso, B&L<br />
avrebbero fatto meglio a titolare<br />
il <strong>lo</strong>ro paper Why is Napster Right<br />
o, più genericamente, ad inserire il<br />
<strong>lo</strong>ro risultato nel contesto <strong>del</strong>la letteratura<br />
esistente evidenziando le<br />
condizioni sotto cui si verificava o<br />
non verificava piuttosto che sbandierar<strong>lo</strong><br />
come una rivoluzione <strong>del</strong>la<br />
disciplina economica. La mia opinione<br />
<strong>del</strong> tutto personale è che di<br />
rivoluzione si tratti; tuttavia, il re<br />
è saldo sul trono e i rivoluzionari<br />
hanno avuto, almeno inizialmente,<br />
pochi seguaci (questo artico<strong>lo</strong> è in<br />
preparazione da almeno tre anni<br />
e quell'«almeno inizialmente» l'ho<br />
aggiunto poco tempo fa: credo che<br />
le cose stiano cambiando, e che ri-<br />
“La preghiera prima <strong>del</strong> pasto” è un qu<br />
il libro di Boldri<br />
a cura <strong>del</strong>la redazione<br />
• E’ in libreria (foto a destra) il sagg<br />
ospitato i suoi articoli sul giornale dioc<br />
intellettuale (Laterza, pagine 256, 18<br />
sistema attuale di brevetti e copyright<br />
zione che la crescita economica rende<br />
<strong>del</strong> reddito. Gli episodi e i casi illustra<br />
tuale, diventando un monopolio, è soc<br />
matore <strong>del</strong> famoso b<strong>lo</strong>g “noiseFromAm<br />
giochi applicata all’economia sono fam<br />
intellettuale genera un monopolio che<br />
e <strong>lo</strong> sviluppo tecno<strong>lo</strong>gico.<br />
sultati empirici a supporto <strong>del</strong>le tesi di<br />
David e Michele stiano lentamente arrivando).<br />
Con questo libro David e Michele hanno,<br />
giustamente a mio avviso, deciso<br />
di rivolgersi ad un pubblico più ampio
a’ INtellettuale<br />
INNoVazIoNe<br />
adro di Jean-Baptiste-Siméon Chardin<br />
n e Levine<br />
io di Michele Boldrin (più volte abbiamo<br />
esano) e David Levine Abolire la proprietà<br />
euro). I due economisti sostengono che il<br />
sia un “virus” che danneggia sia l’innovando<br />
diseguale e ingiusta la distribuzione<br />
ti dimostrano perché la proprietà intelletialmente<br />
dannosa. Secondo Boldrin, anierika”,<br />
e Levine, i cui studi sulla teoria <strong>dei</strong><br />
osi in tutto il mondo, il diritto di proprietà<br />
non aumenta e spesso riduce il progresso<br />
aprendo un altro fronte in questa guerra,<br />
quel<strong>lo</strong> intellettuale, o culturale, anziché<br />
strettamente accademico, producendo<br />
argomenti piuttosto convincenti.<br />
Diversamente dal <strong>lo</strong>ro principale artico<strong>lo</strong><br />
accademico l'approccio <strong>del</strong> libro è stret-<br />
tamente empirico. Capito<strong>lo</strong> dopo<br />
capito<strong>lo</strong>, esempio storico dopo<br />
esempio storico, Michele e David<br />
cercano di dimostrare due tesi. La<br />
prima, che l'assenza di copyright e<br />
brevetti non limita l'innovazione. La<br />
seconda, che la presenza di copyright<br />
e brevetti spesso limita l'innovazione,<br />
perché l'innovatore, invece<br />
che innovare, si siede sugli al<strong>lo</strong>ri<br />
perdendo più tempo a combattere<br />
in tribunale chi cerca di migliorare<br />
la sua (<strong>del</strong>l'innovatore) invenzione.<br />
Nel secondo capito<strong>lo</strong>, per esempio,<br />
raccontano la storia di James Watt<br />
mostrando che il brevetto <strong>del</strong>la sua<br />
macchina a vapore ritardò la rivoluzione<br />
industriale di due decenni.<br />
La ricostruzione storica di David e<br />
Michele rimane a mio parere convincente<br />
anche dopo essere stata<br />
dissezionata e criticata da alcuni<br />
storici. <strong>Il</strong> libro contiene decine di<br />
altri esempi presi da varie industrie<br />
(quella cinematografica, musicale,<br />
chimica, farmaceutica, eccetera),<br />
confrontando legislazioni di diversi<br />
Paesi. Gli esempi sono corredati<br />
da spiegazioni che aiutano il lettore<br />
inesperto ad intuire anche la spiegazione<br />
teorica <strong>del</strong> <strong>lo</strong>ro risultato,<br />
pur senza giungere ad apprezzare<br />
completamente il dibattito accademico<br />
ovviamente. Nessuno di questi<br />
esempi, da so<strong>lo</strong>, può convincere<br />
il lettore <strong>del</strong>la tesi argomentata. Per<br />
usare un esempio a noi vicino, nel<br />
capito<strong>lo</strong> 9 viene documentato con<br />
dovizia di dati come l'Italia avesse<br />
una fiorente industria farmaceutica<br />
prima <strong>del</strong> 1978, quando la Corte<br />
Costituzionale ammise la possibilità<br />
di brevettare farmaci (prima non<br />
era possibile). La salute <strong>del</strong>l'industria<br />
farmaceutica italiana in tempi<br />
più recenti, beh... meglio lasciar<br />
perdere. Questo però non dimostra<br />
granché: occorre anche dimostrare<br />
che non si sarebbe innovato di più<br />
con la possibilità di brevettare, e<br />
che non vi siano altri fattori a confondere<br />
la correlazione evidenziata<br />
fra innovazione ed (assenza di)<br />
protezione legislativa. Questo tipo<br />
di dimostrazione, che vorrebbe<br />
trovare l'effetto causale, richiede<br />
un lavoro con i dati più rigoroso e<br />
metodico, lavoro che la comunità<br />
scientifica ha cominciato a svolgere,<br />
ma che richiede diversi anni e<br />
decine di studi per giungere a risultati<br />
apprezzabili. Anche se nessuno<br />
degli esempi presentati<br />
è cruciale, nel suo assieme<br />
il libro risulta convincente.<br />
Retorica e sostanza sono<br />
efficaci nel confutare l'ipotesi<br />
tradizionale che, senza<br />
protezione legislativa, l'inventore<br />
non inventerebbe, il<br />
cantante non canterebbe, il<br />
programmatore non scriverebbe<br />
programmi. In questi<br />
mesi di crisi, ci si chiede<br />
spesso cosa generi crescita<br />
e benessere. La risposta è<br />
abbastanza ovvia: crescita e<br />
benessere vengono dall'innovazione.<br />
Meno ovvio è<br />
cosa generi innovazione, e<br />
come realizzare le condizioni<br />
perché si possa innovare.<br />
Una meditata riflessione sul<br />
ruo<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la proprietà intellettuale<br />
sembra necessaria<br />
ed urgente e questo libro<br />
offre un contributo prezioso<br />
al dibattito.<br />
* associate Professor di economia<br />
presso la Vanderbilt university<br />
torNare<br />
baMbINI<br />
di Vilma Leonio<br />
• <strong>Il</strong> cie<strong>lo</strong> si è dibattuto<br />
prigioniero di<br />
grosse nuvole di<br />
piombo. La natura<br />
taceva attonita<br />
contemplando<br />
i suoi freddi resti,<br />
sembrava la sua ormai conclusa<br />
agonia. L’alba era trasparente<br />
come cristal<strong>lo</strong> e l’aria sembrava<br />
setacciata da una lastra di ghiaccio<br />
tanto pungente quanto limpida. <strong>Il</strong><br />
silenzio afferrava la notte con una<br />
gran mano di ge<strong>lo</strong>, quella notte in<br />
cui le stelle splendeva di una luce<br />
vitrea intensissima. Esse non riuscivano<br />
più ad illuminare la terra,<br />
che rabbrividivano senza un moto<br />
di protesta. <strong>Il</strong> 3 <strong>febbraio</strong> è nevicato.<br />
Ora dai margini <strong>dei</strong> tetti sporgono<br />
ghiaccioli lunghi e acuminati come<br />
pugnali, nelle pozzanghere, l’acqua<br />
congelata ha rapidi scintillii, ai<br />
lati <strong>del</strong>la strada la neve si accumula<br />
sporca <strong>dei</strong> gas di scarico, <strong>del</strong>le<br />
scarpe <strong>dei</strong> mille passanti, <strong>dei</strong> rifiuti<br />
<strong>del</strong>la città. Sale nell’aria il fumo<br />
denso <strong>dei</strong> camini. A scuola non si<br />
va. Si sa, è risaputo: ai ragazzi<br />
piace poco la scuola, ma la neve è<br />
sempre piaciuta. I piccoli, giocando,<br />
fanno il vecchio e sempre bel<br />
pupazzo di neve, i piedi si bagnano<br />
e le mani sono intirizzite nonostante<br />
vestite da guanti sempre più<br />
belli e co<strong>lo</strong>rati. Al<strong>lo</strong>ra, il calduccio<br />
<strong>del</strong>la propria casa viene, una volta<br />
tanto, accolto da essi con serena<br />
soddisfazione. In montagna, sul<br />
Salviano i pini alzano verso il cie<strong>lo</strong>,<br />
quasi in preghiera, i <strong>lo</strong>ro rami alquanto<br />
contorti. C’è un gran silenzio.<br />
Avezzano è sommersa da una<br />
bianca coltre. E’ uno spettaco<strong>lo</strong>: i<br />
tetti <strong>del</strong>le case, le strade, il <strong>Velino</strong><br />
che domina la nostra cittadina,<br />
tutto è bianco e sembra più pulito,<br />
come vestito a festa, come se la<br />
natura si preparasse a festeggiare<br />
con abito nuovo un avvenimento di<br />
grande importanza ed insieme di<br />
schietta allegria. Dapprima i fiocchi<br />
di neve erano fitti poi si sono<br />
allargati. A volte uscivo in giardino<br />
guardando la mia cockerina Camilla,<br />
che per la prima volta vede<br />
la neve. Camilla apriva la bocca,<br />
sporgendo la lingua, nel tentativo<br />
di acchiapparne qualcuno, che si<br />
scioglieva immediatamente. A me<br />
piace la neve per essa sono disposta<br />
a sopportare il freddo e il ge<strong>lo</strong><br />
perché mi mette allegria e riveste<br />
ogni cosa di una cortina bianca che<br />
fa sembrare tutto più pulito e ordinato,<br />
anche i rumori in un luogo<br />
coperto di neve diventano piacevoli,<br />
prima di tutto perché sono<br />
attutiti e poi perché danno vita a<br />
un mondo che altrimenti parrebbe<br />
addormentato. Purtroppo la neve<br />
ha causato grossi inconvenienti<br />
per chi lavora all’aperto, per chi<br />
è costretto per lavoro a viaggiare,<br />
per i danni causati all’agricoltura,<br />
ai senzatetto e agli anziani. <strong>Il</strong> mio<br />
desiderio di vederne cadere sempre<br />
tanta è un po’ egoistico.<br />
r ICordo/1 11<br />
• A Mariella ciaffone, apprezzata<br />
professoressa di Lettere<br />
al Liceo scientifico di Avezzano<br />
ora in pensione, è morta la cara<br />
mamma Angela. Un do<strong>lo</strong>re immenso,<br />
mai colmabile <strong>del</strong> tutto<br />
e che ci ha rammentato i primi<br />
versi <strong>del</strong>le Fleurs du mal di<br />
Charles Bau<strong>del</strong>aire: «E, quando<br />
respiriamo, la Morte nei nostri<br />
polmoni / Scende, fiume invisibile,<br />
con sordi lamenti». La fede<br />
che ha guidato anche la vita di<br />
mamma Angela arriva in nostro<br />
soccorso e il fiume invisibile diventa<br />
acqua viva che sgorga dal<br />
grembo di Cristo (da Gv 7,38). A<br />
tutti i familiari e alla cara Mariella,<br />
in particolare, la vicinanza <strong>del</strong><br />
giornale diocesano.<br />
r ICordo/2<br />
• <strong>Il</strong> 7 <strong>febbraio</strong> è morta a soli 57<br />
anni angela citarelli, amata<br />
dal marito Domenico e dai figli<br />
Giovanni e Luana. Angela ha affrontato<br />
la malattia con forza e<br />
tenacia, ha combattuto fino alla<br />
fine. Alla fine ha vinto la malattia,<br />
almeno apparentemente.<br />
Erano tante le cose che come<br />
moglie e madre avrebbe voluto<br />
ancora condividere con la sua<br />
famiglia, soprattutto avrebbe voluto<br />
fare la nonna <strong>dei</strong> suoi due<br />
splendidi nipotini. Ma le cose son<br />
andate in altro modo. Le parole<br />
<strong>del</strong> salmista siano per i familiari<br />
e per gli amici fonte di forza e<br />
serenità nella certezza che «Egli<br />
per te darà ordine ai suoi angeli<br />
/ di custodirti in tutte le tue vie.<br />
/ Sulle <strong>lo</strong>ro mani ti porteranno, /<br />
perché il tuo piede non inciampi<br />
nella pietra». (Salmo 91,11-12)<br />
“così nelle sue mani vivrai”. Ai<br />
familiari la vicinanza <strong>del</strong> giornale<br />
diocesano.<br />
r ICordo/3<br />
• Sabato 11 è salita in cie<strong>lo</strong> la<br />
signora Bianca Polce, cara<br />
mamma <strong>del</strong> sindaco di Avezzano<br />
antonio F<strong>lo</strong>ris. <strong>Il</strong> giornale diocesano<br />
si unisce al do<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>la<br />
famiglia per la perdita terrena,<br />
ma è certo di rivederla nella Gerusalemme<br />
<strong>del</strong> cie<strong>lo</strong>, nell'alba<br />
senza tramonto.<br />
b reVIarIo/2<br />
• romo<strong>lo</strong> Liberale ha compiuto<br />
90 anni. <strong>Il</strong> giornale diocesano<br />
nel fare gli auguri ad una <strong>del</strong>le<br />
voci più acute e lucide <strong>del</strong>la nostra<br />
terra, gli rende omaggio con<br />
questi versi dalle Elegie duinesi<br />
di Rainer Maria Rilke: «Vedi, io<br />
vivo. Di che? Non l’infanzia, e<br />
neppure il futuro / diminuiscono…<br />
Esorbitante esistenza / mi<br />
scaturisce dal cuore».<br />
• Luigi Lusi, senatore Pd, marsicano<br />
di nascita e di recente vita<br />
politica, ha ammesso la responsabilità<br />
di aver preso 13 milioni di<br />
euro dalla cassa <strong>del</strong> partito <strong>del</strong>la<br />
Margherita. Dedotta la colpevolezza<br />
(?), ai politici che hanno<br />
rilasciato dichiarazioni si ricorda<br />
che l’amicizia o la frequentazione<br />
non si rinnegano nella grazia e<br />
nella disgrazia.
MiSteri MarSicani<br />
La MaScherata<br />
QuandO c’era<br />
di Matteo Biancone<br />
(matteo.mistero@fastwebnet.it)<br />
• <strong>Il</strong> Carnevale, che<br />
per noi è tempo di<br />
feste mascherate e<br />
di sfilate di carri allegorici,<br />
era anche in<br />
passato un periodo<br />
“speciale”. La vita <strong>dei</strong><br />
contadini e <strong>dei</strong> pastori era dura, ma<br />
non mancavano momenti di svago<br />
collettivo. Tra le usanze marsicane,<br />
tipiche <strong>del</strong> periodo carnevalesco,<br />
c’era la “Mascherata”, che si teneva<br />
a Castellafiume. Nei giorni di carnevale<br />
ogni anno si usava organizzare<br />
nella piazza <strong>del</strong> paese una rappresentazione<br />
teatrale ispirata a episodi<br />
<strong>del</strong>la narrativa epica e cavalleresca.<br />
All’epoca in alcune famiglie, nelle<br />
sere d’inverno, mentre si stava radunati<br />
intorno al fuoco, si usava leggere<br />
le storie di Guerrin Meschino e i<br />
versi <strong>del</strong>l’Orlando Furioso e <strong>del</strong>la Gerusalemme<br />
liberata, così le battaglie,<br />
i duelli, le storie d’amore riportati in<br />
quelle opere letterarie sollecitavano<br />
la fantasia popolare ed anche gli organizzatori<br />
<strong>del</strong>la Mascherata vi traevano<br />
ispirazione. La Mascherata aveva<br />
bisogno di un “direttore”, che era<br />
una persona <strong>del</strong> paese, e tra co<strong>lo</strong>ro<br />
i quali hanno svolto questo compito<br />
si ricordano ancora ‘Ngelin’e Sesono<br />
e Gesuffatto. La preparazione <strong>del</strong>la<br />
Mascherata, che richiedeva tempo e<br />
pazienza, era svolta in gran segreto,<br />
per tenere alta la curiosità <strong>del</strong>la<br />
gente. Gli attori, scelti fra gli anziani,<br />
i contadini e boscaioli <strong>del</strong> luogo, dovevano<br />
imparare a memoria la parte<br />
<strong>lo</strong>ro assegnata e provvedere ai costumi,<br />
agli scudi e alle spade necessari<br />
alla rappresentazione. La preparazione<br />
<strong>dei</strong> costumi era affidata più<br />
alla fantasia che alla ricostruzione<br />
storica, per cui venivano rispolverati<br />
i costumi tipici <strong>del</strong> paese (gonne ampie,<br />
corsetti, scialli, antichi vestiti da<br />
sposa, calzoni a mezza gamba, ciocie,<br />
corpetti, pelli da pastore, cappelli di<br />
ogni foggia), si cercavano poi corna<br />
di montone e di vacca, con il legno<br />
si costruivano spade e scudi, con il<br />
cartone si preparavano le corone <strong>dei</strong><br />
re e i pennacchi degli elmi erano fatti<br />
di carta velina. Se servivano abiti da<br />
frate si chiedevano in prestito ai vicini<br />
conventi. Nel giorno <strong>del</strong>la rappresentazione<br />
la piazza si animava, la<br />
gente si assiepava intorno alla piazza<br />
e sulla scalinata <strong>del</strong>la chiesa, in attesa<br />
<strong>del</strong><strong>lo</strong> spettaco<strong>lo</strong>. Gli attori si sistemavano<br />
nelle vie poste intorno alla<br />
piazza per entrare in scena quando<br />
era il <strong>lo</strong>ro turno. I cavalieri facevano<br />
il <strong>lo</strong>ro ingresso nella piazza in sella<br />
ai cavalli, ma anche in groppa ad<br />
asini e muli e le giovani spose mettevano<br />
a disposizione le <strong>lo</strong>ro coperte<br />
per ornare le cavalcature. Gli animi<br />
si eccitavano assistendo alle scene<br />
di duelli, battaglie, incontri amorosi<br />
e incantesimi. Per molti giorni in<br />
paese si continuava a parlare <strong>del</strong><strong>lo</strong><br />
spettaco<strong>lo</strong> e a volte ai neonati veniva<br />
dato il nome degli eroi <strong>dei</strong> poemi epici:<br />
Orlando, Rinaldo, Tancredi, C<strong>lo</strong>rinda.<br />
La Mascherata si concludeva<br />
con una festa in piazza, certo poteva<br />
accadere che qualche attore tra una<br />
scena e l’altra, “assaggiasse” il vino<br />
destinato alla festa, mettendo poi in<br />
scena un duel<strong>lo</strong> che scadeva in una<br />
zuffa poco cavalleresca. La Mascherata<br />
è stata allestita a Castellafiume<br />
sino alla metà degli anni cinquanta<br />
<strong>del</strong> ‘900. Le notizie su questa tradizione<br />
<strong>lo</strong>cale sono state tratte dal<br />
libro Storia di Castellafiume, scritto<br />
dal professor Dante di Nicola, che ha<br />
dedicato un ampio lavoro alla storia<br />
<strong>del</strong> suo paese.<br />
MOndO<br />
La LeBBra<br />
e i ricOrdi<br />
di Giuseppe rabitti<br />
• Domenica 29 gennaio<br />
è stata la Giornata<br />
mondiale dedicata<br />
ai lebbrosi. La<br />
lebbra è una malattia<br />
che nel mondo uccide<br />
e deturpa ancora<br />
milioni di persone. E’ causata dal<br />
Mycobacterium leprae, scoperto da<br />
Hansen nel 1871. E’ presente in Africa,<br />
in Sud America, in Asia. Potrebbe<br />
essere debellata, se una parte <strong>del</strong>le<br />
risorse attualmente destinate a fini<br />
bellici, fosse impiegata nella distribuzione<br />
di farmaci per la sua cura<br />
precoce quali i solfoni e derivati, antibiotici,<br />
vitaminici e immunoterapia.<br />
La lebbra è una malattia che risale<br />
a tempi <strong>lo</strong>ntani, viene menzionata<br />
nei libri sanscriti indiani, nel papiro<br />
di Ebers, nella Bibbia. In Europa la<br />
lebbra venne diffusa ai tempi <strong>del</strong>le<br />
crociate. E’ una malattia infettivocontagiosa<br />
ed il contagio avviene dal<br />
contatto di individui infetti. La malattia<br />
inizia dopo una incubazione che<br />
può essere precoce oppure tardiva,<br />
dai trenta giorni ad anni. La lebbra<br />
può essere deformante oppure mutilante.<br />
In Brasile, nella regione denominata<br />
Acre, il cui centro principale è<br />
Rio Branco, vi sono ancora lebbrosari.<br />
<strong>Il</strong> vescovo di quel centro nel 1990<br />
mi diceva che su una popolazione di<br />
100.000 abitanti vi erano ancora circa<br />
10.000 pazienti colpiti dalla lebbra.<br />
Partecipai con un gruppo di vo<strong>lo</strong>ntari<br />
<strong>del</strong>la Pro Civitate Cristiana di Assisi<br />
ad un viaggio nella foresta Amazzonica.<br />
Nella regione sopra citata visitai<br />
il villaggio di Xapurì, famoso nel<br />
mondo perché è dove un anno prima<br />
<strong>del</strong>la nostra visita, venne ucciso Cico<br />
Mendès, definito “il defensor <strong>del</strong>la fo-<br />
resta” perché si era opposto alla pre-<br />
potenza <strong>dei</strong> “fazen<strong>dei</strong>ros”,<br />
cioè di co<strong>lo</strong>ro che volevano<br />
distruggere ampie zone<br />
<strong>del</strong>la foresta amazzonica<br />
per scopi speculativi.<br />
A Xapurì vi era un lebbrosario,<br />
che in un assolato<br />
pomeriggio brasiliano visitai<br />
da so<strong>lo</strong>. Mi presentai come<br />
medico italiano e chiesi se<br />
erano presenti colleghi brasiliani.<br />
Le poche infermiere<br />
presenti mi dissero di poter<br />
visitare il lebbrosario. Era una<br />
costruzione con il so<strong>lo</strong> piano<br />
terra diviso all’interno da un<br />
lungo corridoio nel quale si<br />
aprivano piccole porte dove<br />
si trovavano da un lato gli<br />
uomini e dall’altro le donne.<br />
Procedendo, da so<strong>lo</strong> in silenzio,<br />
avevo con me una telecamera,<br />
ma non ebbi la forza di<br />
filmare. Gli arti mutilati, i volti<br />
deformati o scavati dal male,<br />
gli occhi che guardandomi denunciavano<br />
tutta la <strong>lo</strong>ro sofferenza,<br />
avevano creato in me<br />
<strong>dei</strong> do<strong>lo</strong>rosi “perché?”.<br />
Ricordo il volto di un giovane<br />
che esprimeva il grande desiderio<br />
di vita, ma la malattia<br />
l’aveva stroncato. Care amiche<br />
ed amici de <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong> non<br />
dimentichiamoci mai di queste<br />
nostre sorelle e fratelli <strong>lo</strong>ntani,<br />
che ci ricordano che anche<br />
un nostro picco<strong>lo</strong> contributo<br />
diretto od indiretto aiuterà ad<br />
eliminare la lebbra.<br />
aVeZZanO<br />
VandaLi<br />
in GiardinO<br />
di Fabiola Fanti<br />
• La Madonnina che<br />
tiene in braccio il<br />
bambino, col<strong>lo</strong>cata<br />
nella nicchia all’interno<br />
<strong>del</strong> giardino <strong>del</strong>la<br />
struttura Asl (Dipartimento<br />
salute mentale<br />
Dsm di Avezzano-Sulmona-L'Aquila),<br />
nei giorni scorsi è stata decapitata<br />
da ignoti. L’atto vandalico ha portato<br />
do<strong>lo</strong>re non so<strong>lo</strong> agli operatori sanitari<br />
ma anche ai pazienti che vengono<br />
tenuti in cura, essendo un simbo<strong>lo</strong> di<br />
protezione, di accompagnamento nel<br />
lavoro giornaliero e di accoglienza per<br />
chi soffre. Questo «sfregio gratuito»,<br />
come <strong>lo</strong> ha definito il dottore Ange<strong>lo</strong><br />
Gallese psichiatra e responsabile <strong>del</strong><br />
Dipartimento,<br />
testimonia la<br />
carenza di spiritualità<br />
che è<br />
uno <strong>dei</strong> fattori<br />
importanti di<br />
"resilienza", ovvero<br />
la capacità<br />
che ha l'individuo<br />
di migliorare<br />
se stesso<br />
confrontandosi<br />
con le avversità,<br />
il do<strong>lo</strong>re e<br />
la malattia. La<br />
Madonnina, che<br />
il dottor Gallese<br />
fece col<strong>lo</strong>care<br />
al momento<br />
<strong>del</strong>l'insediamento<br />
nella<br />
struttura risalente<br />
al '90, è attualmente lasciata<br />
così deturpata a testimonianza<br />
<strong>del</strong>l’atto vandalico compiuto.<br />
EMOZIONI<br />
SOcieta'<br />
MarK durcan<br />
ceO di MicrOn<br />
di Paola colange<strong>lo</strong><br />
• La Micron Techno<strong>lo</strong>gy<br />
ha annunciato<br />
la nomina di Mark<br />
Durcan quale Chief<br />
Executive Officer<br />
<strong>del</strong>la società. Durcan<br />
avrà anche l’incarico<br />
di direttore <strong>del</strong> Board of Directors<br />
(Consiglio di amministrazione) <strong>del</strong>la<br />
Compagnia. Questa nomina avviene<br />
dopo l’annuncio <strong>del</strong>la morte di Steve<br />
Appleton, da lungo tempo Chairman<br />
e Chief Executive Officer <strong>del</strong>la Micron,<br />
in un incidente aereo avvenuto<br />
a Boise il 3 <strong>febbraio</strong>. Durcan, che<br />
ha 51 anni, è stato dal 2007 ad oggi<br />
presidente e Chief Operating Officer<br />
<strong>del</strong>la Micron, dove in precedenza<br />
aveva ricoperto il ruo<strong>lo</strong> di Chief<br />
Techno<strong>lo</strong>gy Officer. Fa parte <strong>del</strong>la<br />
società dal 1984.<br />
Come spesso accade gli artisti interpretano prima e meglio degli<br />
esperti polito<strong>lo</strong>gi ciò che accade nei tempi di crisi. Nell’opera di<br />
Franco Sinisi si leggono le inquietudini che attraversano gli schieramenti<br />
politici per le candidature a sindaco di Avezzano. Quel<strong>lo</strong><br />
pidiellino fa pensare al film “Mi<strong>lo</strong> su Marte”, i terzopolisti, con chi<br />
afferma di essere un tecnico come Mario Monti, fa pensare al film<br />
“Saturno contro”; i piddini magari ripiegheranno su una <strong>del</strong>le due<br />
candidature e dunque il film non può che essere “<strong>Il</strong> segno di Venere”.<br />
Ma un candidato terrestre non si trova?<br />
Se proprio volete, chiamatele emozioni<br />
Periodico<br />
<strong>del</strong>la Diocesi <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong><br />
Fondato da Sua Eccellenza<br />
mons. Pietro Santoro<br />
Direttore responsabile<br />
Sandro tuzi<br />
Coordinatrice di redazione<br />
elisabetta Marraccini<br />
Progetto grafico<br />
Stefania Moroni<br />
Impaginazione<br />
carla Venditti<br />
Stampa<br />
Linea Grafica<br />
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Suor Maristella Barresi,<br />
Matteo Biancone, Marco Boleo,<br />
anna rita Bove,<br />
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Valentina Mastrodicasa,<br />
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Marta Palazzi, Veria Perez,<br />
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Francesco Scipioni,<br />
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La gratuità è il tratto stilistico<br />
<strong>dei</strong> collaboratori <strong>del</strong> giornale diocesano.<br />
Dunque niente compensi per chi<br />
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Curatore editoriale<br />
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materia di protezione <strong>dei</strong> dati<br />
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avezzano<br />
Questo <strong>numero</strong> è stato chiuso<br />
in redazione alle ore 19<br />
<strong>del</strong> giorno 11 <strong>febbraio</strong> 2012
Santuario Madonna di pietraquaria<br />
QuaNdo la pregHIera ValICa I CoNFINI<br />
esercizi spirituali: riapre la Domus Mariae<br />
a cura <strong>del</strong>le suore Benedettine<br />
di carità di Pietraquaria<br />
• Le suore Benedettine di Carità presenti<br />
sul monte Salviano rendono<br />
noto alla cittadinanza avezzanese e<br />
a tutta la popolazione<br />
marsicana che, dal<br />
mese di aprile 2011,<br />
sono stati avviati i lavori<br />
di ristrutturazione<br />
<strong>del</strong>la casa di esercizi<br />
spirituali Domus<br />
Mariae. L’intervento<br />
è stato possibile grazie<br />
alla disponibilità<br />
e alla generosità <strong>del</strong><br />
vescovo <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>,<br />
Pietro Santoro e alla<br />
diocesi di Avezzano, a<br />
cui va il nostro filiale e<br />
sentito ringraziamento.<br />
La fine <strong>dei</strong> lavori<br />
di ristrutturazione è<br />
prevista per il prossimo aprile. Dal<br />
mese di luglio, perciò, gli esercizi<br />
spirituali potranno tenersi in una<br />
struttura più accogliente, dotata di<br />
ascensore e di 28 nuove camere da<br />
letto con bagno. I lavori riguardano,<br />
tra l’altro, l’abbattimento <strong>del</strong>le barriere<br />
architettoniche e l’adeguamento<br />
<strong>del</strong><strong>lo</strong> stabile alle nuove norme di<br />
di Sabrina Persia<br />
sicurezze, con opportunità di accoglienze<br />
per portatori di handicap. Le<br />
migliorie va<strong>lo</strong>rizzeranno la casa di<br />
preghiere già dotata<br />
di una cappella interna,<br />
una sala riunioni,<br />
una sala da pranzo e<br />
due salette adatte per<br />
gruppi di studio. La<br />
notizia vuol essere un<br />
invito aperto a tutti:<br />
sacerdoti <strong>del</strong>la diocesi,<br />
gruppi e singoli<br />
fe<strong>del</strong>i, giovani, religiose<br />
e religiosi che<br />
volessero partecipare<br />
agli esercizi spirituali<br />
e proporre incontri<br />
ulteriori per vivere<br />
esperienze di formazione<br />
o trascorrere<br />
semplicemente momenti di pausa e<br />
riflessione, momenti di preghiera e<br />
raccoglimento in cui sentirsi più vicini<br />
al Signore e alla Vergine Madre.<br />
La casa dispone di uno spazio, anche<br />
interno, per poter essere a contatto<br />
con la natura e con se stessi. Per<br />
informazioni telefonare al <strong>numero</strong><br />
349.3289335.<br />
CapIStrel<strong>lo</strong>. SolIdarIeta'<br />
• Fiocca la neve sulla <strong>Marsi</strong>ca e, comme d’habitude, fioccano le polemiche<br />
sull’efficienza <strong>del</strong>la macchina organizzativa. Si tratta di critiche che, a<br />
volte fondate a volte approssimative, hanno quantomeno avuto il merito<br />
di far ripassare ai cittadini la temuta sintassi <strong>del</strong> congiuntivo: “se avessero<br />
spazzato prima, se il comune, se la provincia, se la Protezione civile”<br />
e via dicendo, fra un marciapiede e un bar. Certamente negare i disagi,<br />
che questa situazione ha causato, sarebbe un’imperdonabile incoscienza,<br />
ma, alla luce di quanto accaduto nelle ultime settimane, ritengo sia utile<br />
fiancheggiare la mole di critiche, che occupa sempre un posto privilegiato<br />
durante le discussioni o sui giornali, con testimonianze positive e meritevoli,<br />
perciò, di pari attenzione. A tal proposito, l’esempio di cui posso offrire<br />
sicure dimostrazioni(giacché è il luogo in cui vivo) è Capistrel<strong>lo</strong>. Nonostante<br />
le difficoltà, derivanti dalla penuria <strong>dei</strong> mezzi a disposizione e dalla gravità<br />
<strong>del</strong>l’emergenza (più di 2 metri di neve in pochi giorni), si è riscontrato<br />
un impegno davvero notevole da parte <strong>del</strong> consiglio comunale e di tutta<br />
la popolazione. Infatti, sin dalle prime ore di disagio, è stato attivato un<br />
centralino di pronto intervento, per far fronte ad ogni tipo di necessità<br />
(sanitarie, alimentari, elettriche), a cui un gruppo nutrito di giovani vo<strong>lo</strong>ntari<br />
ha provveduto a sopperire con ogni mezzo (cavalli, motoslitte). Tutte<br />
le associazioni operanti in paese (Croce Rossa, Avis, Pro<strong>lo</strong>co, Alpini, Orsi<br />
d’Abruzzo, Confraternite e cori), coordinate dall’organizzazione comunale,<br />
hanno dato origine ad una vera e propria “social catena”, per dirla in termini<br />
leopardiani, facendo contemporaneamente <strong>del</strong>la sede comunale il <strong>lo</strong>ro<br />
quartier generale. Qui, infatti, i più volenterosi hanno consumato pranzo e<br />
cena, per essere disponibili quanto più possibile. La particolarità <strong>del</strong>l’evento<br />
risiede soprattutto nel fatto che a Capistrel<strong>lo</strong> non è presente la Protezione<br />
civile; quindi, tutti i risultati ottenuti vanno attribuiti all’infaticabilità <strong>dei</strong><br />
vo<strong>lo</strong>ntari, ben 78, di cui una buona parte è costituita da giovani.<br />
MarSICa. l'alaMbICCo ItINeraNte<br />
a cura <strong>del</strong>la redazione<br />
• La chiameremo semplicemente grappa, perché come dice <strong>lo</strong> storico inglese Michael Burleigh<br />
«la grappa è una <strong>del</strong>le cose che associo all’Italia». Grappa sia, dunque, senza alcuna definizione,<br />
e c’è in questa astinenza e restrizione un sospiro di perplessità, una tacita capitolazione di<br />
fronte all’inafferrabilità degli eventi, giacché nessuna parola, nessuna allusione è mai riuscita<br />
finora a squarciare il ve<strong>lo</strong> che copre, come presentimento <strong>del</strong>la cosa senza nome, il segreto<br />
<strong>dei</strong> segreti, il cui primo gusto sulla punta <strong>del</strong>la lingua va oltre la capacità <strong>del</strong>la nostra estasi.<br />
Questa storia <strong>del</strong>la grappa comincia nel 1945 (o giù di lì) quando distillarsela in casa era più<br />
perico<strong>lo</strong>so di oggi. Nella <strong>Marsi</strong>ca cominciò a circolare un alambicco itinerante. Non si doveva<br />
sapere di chi fosse, ma tanti, appena l’aria intrisa <strong>del</strong>la consueta asprezza <strong>lo</strong> permetteva,<br />
l’utilizzavano per ricavarsi la grappa da bere poi in casa, da soli o con gli amici. E riempivano<br />
così le cantine di un avvenire solido, uniformemente tagliato, per i mesi invernali. Da una<br />
decina di anni, forse dagli anni novanta <strong>del</strong> seco<strong>lo</strong> scorso (ma chi può dir<strong>lo</strong> con certezza) per<br />
disattenzione e strana distrazione, se ne sono perse le tracce, ma noi cerchiamo l’alambicco<br />
e cerchiamo il suo proprietario, l’attuale e il geniale primo inventore. Non possiamo lasciar<br />
passare inosservate certe manifestazioni di intelligenza e perfino di una certa maliziosa birichineria<br />
che i furbi marsicani sono capaci di elaborare. Perciò se ci leggete fatevi avanti e<br />
raccontateci l’affascinante storia <strong>del</strong>l’alambicco itinerante (vi garantiamo l’anonimato).<br />
raCCoNto<br />
Casali d'aschi: le macerie<br />
di Maria Paola Vitale<br />
• Quanta neve cade dal cie<strong>lo</strong>. Cade<br />
leggera e silenziosa ammantando<br />
ogni cosa ridisegnando il paesaggio.<br />
Lucia si affaccia alla porta, resta di<br />
stucco: la coltre gli arriva quasi al<br />
ginocchio, dalla sua bocca esce un<br />
esclamazione: «Oh mamma come<br />
fiocca». La donna rientra in casa e<br />
insieme ai figli prepara la cena: un<br />
tozzo di pane bagnato al vino con un<br />
po’ di formaggio. Lucia è una donnina<br />
di San Veneziano, con sei bocche<br />
da sfamare, vorrebbe cuocere una<br />
minestrola per<br />
i suoi figlioli<br />
ma poi resterebbero<br />
senza<br />
frasche per il<br />
fuoco e oltre<br />
la fame, patirebbero<br />
pure il<br />
freddo. Si gira<br />
verso il camino,<br />
ricopre la poca<br />
brace con <strong>del</strong>la<br />
cenere, i suoi<br />
pensieri sono<br />
per i suoi figli<br />
con le pance<br />
mezze vuote,<br />
per il suo<br />
amato marito<br />
Rocco, morto<br />
ormai da tempo.<br />
Quanta<br />
amarezza racchiusa<br />
in due lacrime che le solcano<br />
ve<strong>lo</strong>ci il volto. La famigliola si mette<br />
a dormire. Una forte tramontana<br />
scuote <strong>lo</strong> stipite <strong>del</strong>la porta, l’aria<br />
gelida pare arrivare fino dentro<br />
il letto, Lucia si tira sulle spalle la<br />
coldricchia, rigirandosi in continuazione:<br />
«Signore, aiutami tu», prega<br />
la donna tra le lacrime, «almeno tu,<br />
marito mio, sei lì vicino a Lui. Oh<br />
Rocco, Rocco mio, chiedigli un po’<br />
di forza non tanto per me ma per i<br />
nostri figli. Mandami un segno». Lucia<br />
si rigira tra i frusci che fungono<br />
da materasso, si sente fastidiosa, si<br />
gratta i suoi pidocchi. Tende l’orecchio,<br />
sente i rintocchi <strong>del</strong>la campana,<br />
li conta, sono le sette e mezzo,<br />
si rigira ancora nel letto, dopo un<br />
po’ avverte un forte tuono, la branda<br />
si trittica: «Rocco marito mio ti ho<br />
chiesto un<br />
segno, non<br />
tutto questo<br />
tuono».<br />
Lucia parla<br />
a voce alta<br />
ma il let-<br />
to continua a muoversi, il formaggio<br />
posto ad asciugare sulla pertica<br />
cade rompendosi per terra, le mura<br />
si spaccano. Lucia capisce che non<br />
è un segno divino e nemmeno un<br />
tuono, un ur<strong>lo</strong> feroce le esce dalla<br />
gola: «Figli miei uscite fuori». Lucia<br />
cerca di portare in salvo i suoi figli,<br />
ma cade per terra mentre pezzi di<br />
pietra la colpiscono ovunque. Riesce<br />
ad alzarsi e sulla testa non ha più il<br />
tetto ma la volta celeste. Non è più<br />
giorno, il boato ha reso l’aria torbida,<br />
tutto continua<br />
a muoversi, <strong>lo</strong><br />
spettaco<strong>lo</strong> che<br />
si para davanti<br />
ai suoi occhi la<br />
fa rabbrividire:<br />
le case sono<br />
tutte completamentedistrutte,sbriciolate,<br />
niente<br />
è rimasto in<br />
piedi. La piccola<br />
chiesa è un<br />
ammasso di<br />
pietre. Lucia si<br />
guarda intorno<br />
smarrita, vorrebbechiedere<br />
aiuto ma i<br />
lamenti che si<br />
levano da sotto<br />
le macerie<br />
la fanno vacillare. Poi all’improvviso<br />
tutto si ferma, so<strong>lo</strong> la neve si muove<br />
riprendendo la sua vivace caduta.<br />
Come in una danza, i fiocchi si<br />
posano leggeri sulle macerie quasi<br />
ad accarezzare chi da sotto urla disperato.<br />
Lucia comincia a scansare<br />
le macerie con le mani nella speranza<br />
di tirare fuori sua figlia, la più<br />
piccola, ma purtroppo non ci riesce.<br />
Perderà subito due figli mentre un<br />
terzo morirà in ospedale. La donna<br />
che appare su alcune foto, alla<br />
stazione di Roma, con un cartel<strong>lo</strong><br />
appeso al col<strong>lo</strong> con su scritto “cerco<br />
l’ospedale” è proprio lei, Lucia. Nei<br />
mesi successivi arrivò su una carrozza<br />
una signora molto elegante,<br />
regalò monete d’argento ai bambini<br />
di San Veneziano. Pare fosse la<br />
regina d’Italia. La popolazione <strong>del</strong>la<br />
<strong>Marsi</strong>ca, dopo novantasette anni<br />
, abita ancora dentro le casette antisismiche,<br />
e sono proprio queste<br />
casette allineate una dietro l’altra<br />
la testimonianza di quella inumana<br />
tragedia. Né piazze né strade né<br />
pietre sono poste a ricordo, tutto è<br />
13<br />
dono <strong>del</strong> tempo<br />
di Veronica amiconi<br />
• Improvvisamente, al principio<br />
di <strong>febbraio</strong>, è arrivata la neve. Un<br />
nevischio fine è iniziato a scendere<br />
giù dal cie<strong>lo</strong> l’ultimo di gennaio<br />
e, la mattina seguente, tutto era<br />
ricoperto da uno strato spesso,<br />
gelato. Ora lenti ora vorticosi i<br />
fiocchi di neve si sono moltiplicati<br />
e la città è stata ammantata in<br />
un attimo. Molto probabilmente,<br />
ad Avezzano, è la più abbondante<br />
nevicata degli ultimi anni.<br />
Tutto è irreale: non ci sono più le<br />
solite case, le auto, gli alberi <strong>del</strong><br />
giardino davanti a me, ma una<br />
coltre fitta e compatta, bianca.<br />
Non c’è più strada, né sentiero. I<br />
passi di co<strong>lo</strong>ro che mi hanno preceduta<br />
sono stati ve<strong>lo</strong>cemente ricoperti.<br />
Neve maga, trasformista.<br />
Ciò che colpisce, e forse fa sorridere,<br />
è il silenzio. Sarà la neve<br />
che attutisce, o il traffico che si è<br />
notevolmente ridotto, ma c’è una<br />
profonda quiete intorno a me.<br />
Una quiete da paesaggio lunare.<br />
Chissà, forse non è più Avezzano<br />
questa,ma un cratere <strong>del</strong>la luna,<br />
popolato da vite silenziose e schive.<br />
La luce merita un discorso a sé.<br />
<strong>Il</strong> chiarore mattutino si presenta<br />
opaco, duro. <strong>Il</strong> cie<strong>lo</strong> è di un bianco<br />
spaventosamente uniforme,<br />
che sembra il prolungamento<br />
<strong>del</strong>la città sottostante. La sera<br />
il cie<strong>lo</strong> diventa di un blu sporco,<br />
che vira in un violetto cilestrino,<br />
e la notte nella mia camera filtra<br />
una luce arancione scuro, misto<br />
di bagliore <strong>dei</strong> lampioni e nevischio.<br />
Non c’è so<strong>lo</strong> poesia e stupore in<br />
questo nuovo paesaggio, ma anche<br />
disagi. La maggior parte di<br />
noi è rimasta a casa, ma molti<br />
hanno dovuto affrontare “la bufera”.<br />
Gli operatori degli spazzaneve,<br />
i camionisti, i medici, gli<br />
autisti di autoambulanze. Ma chi<br />
non è stato richiamato da un lavoro<br />
urgente ha potuto “staccare<br />
la spina” dalla usuale quotidianità.<br />
Chissà se siamo stati in grado<br />
di approfittare di questo tempo,<br />
forse vuoto, ma in un certo qualmodo<br />
prezioso. Un po’ di tempo<br />
tutto per noi. Un tempo che non<br />
è noia, ma dono.<br />
ammantato sotto le macerie come i<br />
tanti sepolti vivi. E noi depositari di<br />
quelle genti, il 13 gennaio alle ore<br />
sette e quaranta, quando i rintocchi<br />
funebri ci sveglieranno, potremmo<br />
per un giorno, o so<strong>lo</strong> per un istante,<br />
unirci a <strong>lo</strong>ro per dire: non abbiamo<br />
dimenticato.<br />
(Foto di Stefania Moroni)
14<br />
ortucchio. gli oblati<br />
StOria di deVOZiOne<br />
<strong>Il</strong> carisma di adorare, ringraziare e riparare<br />
Continua, grazie agli approfondimenti<br />
di padre Riziero, parroco di Ortucchio,<br />
il viaggio nella conoscenza <strong>del</strong>la<br />
storia e <strong>del</strong> carisma <strong>del</strong>la comunità<br />
religiosa degli Oblati <strong>del</strong> Cuore eucaristico,<br />
presente nella diocesi <strong>dei</strong><br />
<strong>Marsi</strong> dal 2003.<br />
a cura di padre riziero cerchi (Oce)<br />
• Nel parlarvi <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> cuore<br />
eucaristico vi invito a ricordare l’ultima<br />
vostra adorazione per essere cosi<br />
trasportati nella mistica atmosfera<br />
<strong>del</strong>l'oratorio <strong>del</strong>le suore <strong>del</strong> Rifugio,<br />
infermiere <strong>del</strong>l'ospedale San Giacomo<br />
di Besançon, al momento <strong>del</strong>la esposizione<br />
<strong>del</strong> santissimo sacramento.<br />
Tutte le mattine ripetono questo rito,<br />
perché il Dio <strong>del</strong> tabernaco<strong>lo</strong> infonda<br />
nel<strong>lo</strong> spirito di questi angeli bianchi<br />
energie sempre nuove di carità e disponibilità<br />
e servizio verso gli ammalati.<br />
<strong>Il</strong> 22 gennaio <strong>del</strong> 1854 era presente<br />
all'adorazione Sofia Prouvier,<br />
un'anima innamorata <strong>del</strong> cuore di<br />
Gesù, che il cie<strong>lo</strong> aveva ricolmata di<br />
straordinari favori. Ecco dalle sue<br />
stesse labbra quanto le capitò quel<br />
giorno: «Mi trovavo a Besançon, in<br />
una chiesetta dove era esposto il santissimo<br />
sacramento. Vi ero entrata,<br />
spinta da una forza misteriosa. Fui<br />
colta come d'incanto da un profondo<br />
raccoglimento, e vidi Gesù che, mostrandomi<br />
dal fondo <strong>del</strong> tabernaco<strong>lo</strong> il<br />
suo cuore, mi rivolse, chiare e distinte<br />
ma con tono di lamento, queste parole:<br />
«sono il cuore eucaristico. Ho sete<br />
di essere amato nel santissimo sacramento.<br />
Quante anime mi circondano,<br />
ma non mi consolano. <strong>Il</strong> mio cuore<br />
domanda l'amore, come il povero domanda<br />
il pane». <strong>Il</strong> divin cuore era<br />
come immerso in una profonda desolazione,<br />
ma aveva nel volto qualcosa<br />
d'indefinibilmente dolce: una espressione<br />
di bontà infinita, anche se congiunta<br />
a un do<strong>lo</strong>re sconfinato per ingratitudine<br />
degli uomini, perfino <strong>del</strong>le<br />
anime più favorite <strong>dei</strong> suoi doni». La<br />
pia confidente di Gesù restò lì molto a<br />
lungo ad accogliere, commossa, l'eco<br />
di quei lamenti. Di quelle parole, una<br />
soprattutto turbò il suo spirito: il<br />
nome di “cuore eucaristico”, nel quale<br />
le sembrava di trovare una singolare<br />
novità. Manifestò questa sua segreta<br />
preoccupazione al proprio direttore<br />
spirituale, che saggiamente le rispose:<br />
«Sta’ tranquilla: ciò che non comprendiamo<br />
oggi, ci apparirà chiaro<br />
domani». Qualche mese più tardi, trovandosi<br />
la veggente nella stessa chiesetta,<br />
Gesù le si rivelò di nuovo, facendole<br />
sentire, ancora ben distinta la<br />
sua voce: «Sono il cuore eucaristico.<br />
Ho sete di essere amato. Fammi conoscere,<br />
fammi amare. Diffondi questa<br />
mia devozione nel mondo». Certo,<br />
non sono queste rivelazioni private<br />
che determinano la santa sede ad approvare<br />
un culto. Semmai, esse sono<br />
semplici occasioni che attirano l'at-<br />
tenzione <strong>del</strong>la Chiesa, la quale in seguito<br />
ne esaminerà accuratamente la<br />
dottrina e ne deciderà l'approvazione.<br />
Comunque, anche sulla devozione <strong>del</strong><br />
cuore eucaristico - come già due secoli<br />
prima su quella <strong>del</strong> sacro cuore -<br />
si è aperto un lembo di cie<strong>lo</strong>; ancora<br />
una volta Gesù ha fatto sentire un suo<br />
messaggio d’amore all'umanità inquieta<br />
e desiderosa, come sempre, di<br />
consolanti prove trascendenti. L'anno<br />
stesso <strong>del</strong>la rivelazione si cominciò, in<br />
Francia, a parlare <strong>del</strong> cuore eucaristico.<br />
La devozione varcò rapidamente i<br />
confini, diffondendosi in gran parte<br />
<strong>del</strong>l'Europa. <strong>Il</strong> nome - anche se nuovo<br />
- esprimeva una dottrina antica quanto<br />
la stessa Eucaristia, talché entusiasmò<br />
i fe<strong>del</strong>i, i sacerdoti e le anime<br />
consacrate. Non erano passati che<br />
cinque anni, e già la grande rivista<br />
cattolica Annali <strong>del</strong> Santissimo Sacramento<br />
pubblicava un lungo e magistrale<br />
studio, in cui si precisava la dottrina<br />
<strong>del</strong>l'eletta devozione con gli<br />
stessi termini che 40 anni dopo avrebbe<br />
usato la Chiesa: una devozione<br />
non nuova nei suoi contenuti, fiorita<br />
sul tronco secolare <strong>del</strong>le devozioni<br />
all'Eucaristia e al sacro cuore; un culto<br />
speciale di venerazione e di riconoscenza<br />
all'amore infinito <strong>del</strong> cuore di<br />
Gesù nel darci l'Eucaristia. Mentre<br />
cardinali e vescovi si affrettavano a<br />
dare il <strong>lo</strong>ro consenso e ad incoraggiare<br />
gli apostoli <strong>del</strong> cuore eucaristico,<br />
dall'alto <strong>dei</strong> pulpiti oratori eminenti<br />
per santità e dottrina, come il padre<br />
Hermann Choen, il convertito <strong>del</strong>la<br />
Eucaristia, il padre Pierre-Julien Eymard,<br />
oggi santo, e il signor Léon Dupont,<br />
detto il santo di Tours, zelavano<br />
la causa <strong>del</strong>la devozione, promuovendone<br />
l'affermazione con ricchezza di<br />
argomenti storico-teo<strong>lo</strong>gici. Nel 1868,<br />
quando la devozione si era ormai largamente<br />
diffusa in Francia e in buona<br />
parte <strong>dei</strong> Paesi europei, Pio IX, pregato<br />
dai vescovi e superiori di ordini religiosi,<br />
concedeva la prima preziosa<br />
indulgenza pontificia alla bella invocazione:<br />
"Lodato, adorato, amato e ringraziato<br />
sia ad ogni istante il cuore<br />
eucaristico di Gesù, in tutti i tabernacoli<br />
<strong>del</strong> mondo, fino alla consumazione<br />
<strong>dei</strong> secoli". C'è di più. Nel 1879 il<br />
papa Leone XIII con un primo Breve<br />
apostolico apriva il tesoro spirituale<br />
<strong>del</strong>le indulgenze a favore <strong>del</strong>la devozione,<br />
emettendo a distanza di qualche<br />
anno l'uno dall'altro, altri tre Brevi<br />
apostolici, in cui sosteneva che la<br />
devozione incentra il nostro pensiero<br />
e i nostri affetti nell'atto di amore che<br />
ispirò Gesù a immolarsi sulla croce e<br />
a perpetuare il suo sacrificio, in modo<br />
incruento, nella Eucaristia. Intanto<br />
nei Congressi eucaristici internazionali<br />
di Lille (1881) e di Avignone (1882)<br />
la devozione andava suscitando tali<br />
entusiasmi, da piegare i congressisti,<br />
anche i più scettici, ad approvare i<br />
voti di diffonderla dovunque. <strong>Il</strong> cardinale<br />
Guibert, gesuita, arcivescovo di<br />
Parigi, e con lui altri vescovi di Francia,<br />
istituirono le prime Confraternite <strong>del</strong><br />
cuore eucaristico,<br />
che - benedette da<br />
Leone XIII - si moltiplicarono<br />
in modo<br />
straordinario un po'<br />
dovunque: in Italia,<br />
nel Belgio, in Olanda<br />
e persino in<br />
America e in Cina.<br />
Ma le opere di Dio<br />
portano il sigil<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la<br />
contraddizione.<br />
L'inferno non poteva<br />
sopportare una<br />
devozione così funesta al suo regno e<br />
tanto salutare per le anime. Per riuscire<br />
ad arrestarla si servì di persone<br />
sen'altro bene intenzionate, ma poco<br />
informate <strong>del</strong>la vera natura <strong>del</strong>la devozione.<br />
Gli assalti, più che mai roventi<br />
e non senza alterne vicende, cominciarono<br />
nel 1901 con le arbitrarie<br />
accuse d'illegittimità e inopportunità<br />
d'un culto che, per altro, non era diverso<br />
- secondo una formale affermazione<br />
<strong>del</strong> Santo ufficio - da quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong><br />
sacro cuore, vigente da due secoli<br />
nella Chiesa. Le infondate accuse caddero<br />
tutte, l'una dopo l'altra, come<br />
fuscelli che il vento disperde. Personalità<br />
di forte cultura teo<strong>lo</strong>gica e di<br />
profonda pietà risposero in chiave di<br />
severa dogmatica all'accusa <strong>del</strong>la parità<br />
tra le due devozioni, asserendo<br />
che tra di esse c'era una grande differenza<br />
- e non fantastica o simbolica -<br />
ma vera e reale. Scriveva il padre Lepidi,<br />
maestro <strong>dei</strong> sacri palazzi (oggi<br />
diremmo: proteo<strong>lo</strong>go <strong>del</strong>la Casa pontificia):<br />
«La devozione al sacro cuore<br />
onora in modo generale l'amore di<br />
Gesù, che porge all'uomo i benefici<br />
<strong>del</strong>la redenzione, dalla incarnazione<br />
alla passione e risurrezione. La devozione<br />
al cuore eucaristico - invece -<br />
onora in maniera particolare e ben<br />
precisa l'amore di Gesù che volle ed<br />
istituì l'Eucaristia per restare sempre<br />
con noi, donandosi all'uomo nella realtà<br />
<strong>del</strong> suo corpo e <strong>del</strong> suo sangue».<br />
Un giorno il pontefice Leone XIII<br />
esternava con forza: «La nostra devozione<br />
non ha nulla da temere. L'atto di<br />
supremo amore, col quale il cuore<br />
amantissimo di Gesù ci ha donato<br />
l'Eucaristia, merita una devozione<br />
speciale, e la devozione che <strong>lo</strong> riconosce<br />
non può essere che legittima e<br />
degna di un posto indefettibile nella<br />
Chiesa. Lo vedrete». Le parole <strong>del</strong><br />
Papa anticiparono un suo nuovo e risolutivo<br />
intervento. Infatti il 16 <strong>febbraio</strong><br />
1903 il Papa emetteva il celebre<br />
Breve, col quale, elevando la prima<br />
Associazione <strong>del</strong> cuore eucaristico alla<br />
dignità di Arciconfraternita con sede<br />
nella chiesa di San Gioacchino ai Prati,<br />
in Roma, affidata ai redentoristi, definiva<br />
puntualmente la natura <strong>del</strong>la devozione:<br />
«Una devozione che onora<br />
con particolare culto di riconoscenza e<br />
di amore l'atto di suprema dilezione,<br />
col quale il nostro divin Redentore,<br />
prodigando tutte le ricchezze <strong>del</strong> suo<br />
cuore, istituì l'adorabile sacramento<br />
<strong>del</strong>l'Eucaristia, per restare con noi<br />
fino alla consumazione <strong>dei</strong> secoli».<br />
Così dopo anni di silenziosa operosità,<br />
la devozione giungeva al grado di culto<br />
pubblico ed aveva il suo posto nella<br />
sacra liturgia. <strong>Il</strong> 9 novembre 1921 il<br />
santo padre Benedetto XV firmò il decreto<br />
col quale concedeva la Messa e<br />
l'Ufficio propri <strong>del</strong> cuore eucaristico,<br />
dopo averne egli stesso riveduto il testo<br />
attorno al quale avevano lavorato<br />
eminenti teo<strong>lo</strong>gi e liturgisti. <strong>Il</strong> Decreto<br />
favorì la ripresa <strong>del</strong>la pietà eucaristica.<br />
Lo stesso Papa, pochi giorni prima<br />
di morire, affermò: «La devozione al<br />
cuore eucaristico di Gesù, questa<br />
gemma <strong>del</strong>la devozione al sacro cuore,<br />
sarà una sorgente di grazie per le<br />
anime e si spanderà sempre più nella<br />
Chiesa». Oggi la devozione <strong>del</strong> cuore<br />
eucaristico costella la terra di oltre<br />
4000 confraternite, in cui milioni di<br />
anime scandiscono all'unisono il ritmo<br />
<strong>del</strong><strong>lo</strong> stesso ben definito programma:<br />
“Adorare, ringraziare, riparare e supplicare<br />
Colui che ci ha amati fino a<br />
darci in cibo e bevanda il suo corpo<br />
immolato e il suo sangue sparso per<br />
la redenzione degli uomini.<br />
TREMORE E TIMORE<br />
Potere<br />
• Penso ai tanti uomini di potere in giro per la <strong>Marsi</strong>ca e temo<br />
abbia ragione Macrobius (Saturnalia 2,7,2): chi ha il potere…<br />
anche se supplica, costringe (potestas… si supplicet, cogit).<br />
FOGLIETTI E FOGLIANTI<br />
Michelange<strong>lo</strong>, Sacrificio di Noè, <strong>15</strong>08-<strong>15</strong>12 cappella Sistina, roma<br />
“Tutti i sentieri <strong>del</strong> Signore<br />
sono amore e fe<strong>del</strong>tà”<br />
26 <strong>febbraio</strong> 2012<br />
i dOMenica di QuareSiMa<br />
Invito all'ascolto e alla sequela<br />
di Marco de Foglio<br />
• Anziano e provato dal grande diluvio, Noè erige un altare per ringraziare<br />
il Signore <strong>del</strong> dono <strong>del</strong>la Sua promessa rispettata:<br />
Quando ammasserò le nubi sulla terra<br />
e apparirà l’arco sulle nubi,<br />
ricorderò la mia alleanza<br />
che è tra me e voi<br />
e ogni essere che vive in ogni carne,<br />
e non ci saranno più le acque per il diluvio,<br />
per distruggere ogni carne. (Gen 9,14-<strong>15</strong>)<br />
In primo piano l’offerta <strong>del</strong>le viscere di un ariete, mentre alla sinistra<br />
<strong>del</strong>la composizione un giovane è pronto a presentare in o<strong>lo</strong>causto<br />
l’altra coppia <strong>del</strong>l’ariete. Si avverte il gran caldo <strong>del</strong> fuoco nel gesto<br />
<strong>del</strong>la donna alla destra di Noè, il quale, con la mano destra in alto,<br />
è pronto ad elevare la preghiera <strong>del</strong> ringraziamento.<br />
Con le parole <strong>del</strong> salmo la Chiesa ci invita all’ascolto e alla sequela<br />
<strong>del</strong> Signore, cosi da poter cantare alla fine <strong>del</strong> periodo quaresimale,<br />
la gioia <strong>del</strong>la Pasqua:<br />
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,<br />
insegnami i tuoi sentieri.<br />
Guidami nella tua fe<strong>del</strong>tà e istruiscimi,<br />
perché sei tu il Dio <strong>del</strong>la mia salvezza (Sal 25,4-5).<br />
lettera. NeVICa Sul bagNato<br />
Riceviamo e pubblichiamo, ma siamo costretti a ridurre per mancanza<br />
di spazio. Ce ne scusiamo con l’autore e i lettori.<br />
di ernesto Pao<strong>lo</strong> alba *<br />
• Chi l’avrebbe mai detto. Arriva tanta neve, tanta invocata neve e<br />
l’Abruzzo si b<strong>lo</strong>cca. Ma la neve non doveva essere necessaria per far<br />
ripartire il turismo invernale abruzzese e soprattutto l’Alto Sangro? Non<br />
doveva forse far riequilibrare l’economia di tutta quest’area che ormai<br />
lavora poco e male dal triste evento <strong>del</strong> terremoto, quando i mezzi d’informazione<br />
d’Italia sconsigliavano di trascorrere le vacanze in Abruzzo?<br />
Mi chiedo come fanno sull’arco alpino dove nevicate così abbondanti<br />
sono all’ordine <strong>del</strong> giorno. Spero che la politica e i mezzi d’informazione<br />
interverranno seriamente per ripristinare la fiducia che i cittadini Altosangrini<br />
stanno perdendo nelle istituzioni e che qualcuno si faccia carico<br />
di questi ingenti danni che rischiano di distruggere completamente<br />
non so<strong>lo</strong> la vita economica ma anche quella sociale di queste zone.<br />
* imprenditore turistico, Pescasseroli, alto Sangro
azione Cattolica diocesana<br />
eduCazIoNe e Sport<br />
<strong>Il</strong> riconoscimento <strong>del</strong> "pinguino d'oro"<br />
di alessandra di renzo<br />
• Noi <strong>del</strong>la "Pinguino" ci occupiamo di<br />
sport e, più in particolare, di benessere<br />
in acqua. Siamo una realtà importante<br />
nel territorio marsicano. <strong>Il</strong><br />
Villaggio Pinguino è un esempio concreto<br />
di quel<strong>lo</strong> che pensiamo sia un<br />
ideale punto di incontro tra coesione<br />
sociale e capacità individuali che nel<strong>lo</strong><br />
spirito di gruppo riescono ad emergere.<br />
Noi formiamo educatori, seguiamo<br />
bambini, ragazzi e adulti con passione<br />
non so<strong>lo</strong> nelle <strong>lo</strong>ro attività sportive<br />
ma anche sotto l’aspetto sociale,<br />
culturale ed economico. Riteniamo<br />
che il benessere <strong>del</strong>la persona passi<br />
per il benessere <strong>del</strong> territorio e quindi<br />
auspichiamo uno sviluppo ecosostenibile<br />
che prenda in considerazione il<br />
miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita:<br />
risparmio energetico (fornire tutti gli<br />
edifici pubblici di pannelli fotovoltaici<br />
e solari, istallare pale eoliche nelle<br />
zone); raccolta differenziata porta a<br />
porta, nuovo Piano Regolatore Generale;<br />
giardini privati trasformati in<br />
orti; parcheggi comunali trasformati<br />
in mercati agricoli; zone interdette al<br />
traffico; collegamento ferroviario rapido<br />
Roma-Avezzano per le persone e<br />
le merci; recuperare <strong>lo</strong> spazio per una<br />
vera pista ciclabile (da un’idea <strong>del</strong><br />
giudice Bruno D’Ange<strong>lo</strong>); va<strong>lo</strong>rizzare<br />
Alba Fucens e i cunicoli di Nerone.<br />
<strong>Il</strong> benessere di un territorio è legato<br />
alle opportunità che si creano per<br />
il lavoro e nel sociale, nella cultura<br />
e nel<strong>lo</strong> sport come nel tempo libero.<br />
Ecco come nasce l’idea <strong>del</strong> Pinguino<br />
d’Oro: mettere in risalto persone e<br />
istituzioni che creano benessere per<br />
il nostro territorio. Questo è il terzo<br />
anno che assegniamo il riconoscimento.<br />
Negli anni passati il Pinguino<br />
d’Oro è stato conferito per sport<br />
e amicizia a Daniela Sorge, Roberta<br />
Cariola, Daniela Di Matteo; per sport<br />
e fe<strong>del</strong>tà a Enrico De Paolis, Gianluigi<br />
Cherubini; per sport e giornalismo<br />
a Telesirio e al giornalista Rai Tonino<br />
Monaco; per sport e impresa al presidente<br />
<strong>del</strong>la palestra Metrò Alessandro<br />
Lucarelli; per sport ed energia a<br />
Gaetano Frezzini; per sport e musica<br />
al Trio Cardoso; per sport e istruzione<br />
alle varie Scuole private che collaborano<br />
con il progetto “Star bene<br />
in Acqua”. Quest’anno, in occasione<br />
<strong>del</strong>la consueta cena di Natale Pinguino<br />
svoltasi il 7 dicembre nel nostro<br />
impianto, è stato consegnato il Pinguino<br />
d’Oro 2011 ai rappresentanti di<br />
tre importanti realtà <strong>del</strong> nostro territorio<br />
<strong>Marsi</strong>cano. Per la categoria sport<br />
e solidarietà all’Azione Cattolica <strong>del</strong>la<br />
diocesi di Avezzano. In occasione <strong>dei</strong><br />
festeggiamenti per i 100 anni compiuti<br />
quest’anno dall’Azione Cattolica <strong>del</strong>la<br />
diocesi <strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>, la Pinguino ha voluto<br />
premiare questa importante realtà.<br />
La collaborazione tra la "Pinguino" ed<br />
A.C. nasce dalla condivisione di importanti<br />
va<strong>lo</strong>ri: la santità laicale, il<br />
saper guardare avanti, la cura educativa<br />
e la formazione, la passione per il<br />
bene comune. <strong>Il</strong> premio è stato consegnato<br />
all’attuale presidente Alessandro<br />
Franceschini. Per la categoria<br />
sport e giornalismo a Plinio Olivotto,<br />
da sempre voce <strong>del</strong><strong>lo</strong> sport marsicano:<br />
la sua “Domenica sportiva” racconta<br />
tutti gli avvenimenti sportivi,<br />
dal rugby al nuoto, dal calcio al ciclismo<br />
insomma tutto <strong>lo</strong> sport <strong>del</strong>la<br />
<strong>Marsi</strong>ca minuto per minuto. Sempre<br />
disponibile e accurato nelle telecronache<br />
<strong>dei</strong> momenti salienti <strong>dei</strong> Pinguini<br />
è ormai un punto di riferimento per<br />
la comunicazione esterna <strong>del</strong> nostro<br />
centro. Per la categoria sport e storia<br />
a Ermete Di Curzio. Era il 1987: primo<br />
corso estivo polivalente "Pinguino".<br />
Le attività erano organizzate negli<br />
impianti comunali quindi serviva un<br />
pullman per il trasporto <strong>dei</strong> bambini<br />
ed Ermete Di Curzio entrò nella storia<br />
<strong>del</strong>la "Pinguino". Da al<strong>lo</strong>ra la ditta Di<br />
Curzio continua la sua collaborazione.<br />
Oggi Ermete ha lasciato il posto<br />
al suo degno successore: il figlio Tony<br />
che continua a vivere con noi il seguito<br />
<strong>del</strong>la nostra storia.<br />
Cinema e famiglia<br />
uno specchio <strong>del</strong> quotidiano<br />
a cura di Marco deriu<br />
La rappresentazione <strong>del</strong>la famiglia<br />
da parte <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione<br />
- televisione e cinema in primis - condiziona<br />
fortemente le dinamiche famigliari<br />
e l’interazione <strong>del</strong>la famiglia<br />
stessa con la società. Intorno a questo<br />
nucleo tematico si è sviluppato il<br />
convegno “Quale famiglia per quale<br />
società?” mercoledì 11 gennaio nella<br />
Pontifica Università Lateranense, inserito<br />
nel cammino di preparazione<br />
al VII Incontro mondiale <strong>del</strong>le famiglie<br />
che si svolgerà a Milano dal<br />
30 maggio al 3 giugno. Per cogliere<br />
come la narrazione cinematografica<br />
e televisiva si offra spesso come<br />
specchio efficace in cui si possono<br />
identificare e riconoscere le dinamiche<br />
relazionali, vissute nel ritmo<br />
<strong>del</strong>l’esistenza quotidiana tra lavoro e<br />
festa.<br />
La vita nei film.<br />
Sono proprio<br />
queste direttrici<br />
ad animare<br />
la quotidianità<br />
famigliare che<br />
sarà al centro<br />
<strong>del</strong>l’Incontro<br />
mondiale <strong>del</strong>le<br />
famiglie. Secondo<br />
le indicazioni<br />
di Benedetto<br />
XVI, «l’evento<br />
sarà un’occasione<br />
privilegiata<br />
per ripensare il<br />
lavoro e la festa<br />
nella prospettiva<br />
di una famiglia<br />
unita e aperta<br />
alla vita, ben inserita<br />
nella vita<br />
<strong>del</strong>la società e<br />
<strong>del</strong>la Chiesa, attenta<br />
alla qualità<br />
<strong>del</strong>le relazioni». Dalle esperienze più<br />
concrete e costitutive <strong>del</strong>le dinamiche<br />
famigliari prende frequente<br />
spunto la rappresentazione cinematografica.<br />
Su questo si è concentrato<br />
l’intervento <strong>del</strong> professor José noriega<br />
Bastos <strong>del</strong> Pontificio istituto<br />
Giovanni Pao<strong>lo</strong> II per gli studi su<br />
matrimonio e famiglia, che ha citato<br />
Aristotele, Roberto Benigni e il regista<br />
spagno<strong>lo</strong> José Luis Garci. Per<br />
Aristotele «la fantasia consente di<br />
generare un processo di mimetismo<br />
rispetto alle gesta degli eroi raccontate,<br />
in cui la persona può immedesimarsi<br />
per raggiungere le finalità<br />
ambite». Nei suoi film, Benigni<br />
evidenzia la dicotomia fra sogno e<br />
realtà su cui il cinema spesso gioca,<br />
che rimanda al senso antropo<strong>lo</strong>gico<br />
<strong>del</strong>la narrazione. La matassa <strong>del</strong>la<br />
vita è ben evidente nei film di Garci,<br />
attraverso storie che «mostrano<br />
come i nostri atti possano cucire la<br />
trama <strong>del</strong>la vita su un ordito che non<br />
è a nostra disposizione». <strong>Il</strong> cinema<br />
dunque «aiuta a capire la verità <strong>del</strong>le<br />
storie che non si limitano a raccontare<br />
la realtà ma ci fanno capire<br />
quanto essa sia bella da desiderare:<br />
abbiamo bisogno <strong>dei</strong> film per non<br />
disperare su quanto potrebbe diventare<br />
la nostra vita».<br />
cuori, teste e passioni. Le peculiarità<br />
<strong>del</strong>la famiglia rappresentata<br />
nelle fiction televisive sono state<br />
evidenziate da chiara Palazzini,<br />
vicepreside <strong>del</strong> Pontificio istituto pastorale<br />
Redemptor Hominis. Nella<br />
fiction spesso il rapporto fra genitori<br />
e figli supera quella asimmetria che<br />
è invece un dato educativo imprescindibile,<br />
proponendo figure di genitori-amici<br />
che «nel panorama educativo<br />
in senso stretto non possono<br />
essere positive». Ma non tutti gli<br />
spunti proposti nella fiction sono negativi:<br />
per esempio, la connotazione<br />
di madri e padri che si impegnano ad<br />
ascoltare costantemente<br />
i figli<br />
può essere uno<br />
spunto anche per<br />
spazi di ascolto<br />
nella vita concreta.<br />
<strong>Il</strong> mondo<br />
<strong>del</strong><strong>lo</strong> spettaco<strong>lo</strong><br />
ha cuori, teste e<br />
passioni. Importanti<br />
anche le testimonianzedegli<br />
attori alessio<br />
Boni e cristiana<br />
capotondi e <strong>del</strong><br />
regista Guido<br />
chiesa. L’arte<br />
cinematografica<br />
non è so<strong>lo</strong> rappresentazione<br />
ma percorso conoscitivo<br />
che diventa<br />
esperienza<br />
necessaria per<br />
una conoscenza<br />
complementare<br />
e profonda; occuparcene significa<br />
assumere la responsabilità di provare<br />
a comprendere le forme attestabili<br />
affinché l’azione pastorale sia più<br />
efficace. La rappresentazione audiovisiva<br />
dà la possibilità di unire insieme<br />
<strong>lo</strong> sguardo <strong>del</strong>la teo<strong>lo</strong>gia, <strong>del</strong>la<br />
fi<strong>lo</strong>sofia e <strong>del</strong>la sapienza umana con<br />
quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l’arte narrativa e visiva per<br />
orientar<strong>lo</strong> verso il mistero <strong>del</strong>la vita.<br />
tre doni. Nella Genesi la famiglia,<br />
il lavoro e la festa sono tre doni di<br />
Dio affinché l’uomo possa realizzarsi<br />
pienamente attraverso queste<br />
dimensioni costitutive <strong>del</strong>l’identità<br />
umana. L’uomo infatti, è creato<br />
a immagine di Dio non so<strong>lo</strong> come<br />
singo<strong>lo</strong> ma anche come comunità<br />
e anzitutto proprio come famiglia:<br />
maschio e femmina li creò. Nella<br />
misura in cui la famiglia è autentica<br />
nelle sue dimensioni di eros e agape,<br />
di desiderio e di dono, si crea una<br />
comunione profonda che permette<br />
di dare all’altro tutto se stesso. Nella<br />
persona umana e nelle sue relazioni<br />
famigliari si sviluppa l’opera creatrice<br />
di Dio.<br />
CINEFORUM<br />
Foto di Francesco Scipioni<br />
Blu, il co<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>la libertà<br />
di Veronica amiconi<br />
<strong>15</strong><br />
• Film blu di Krzysztof Kies<strong>lo</strong>wski (film 1993) è il primo<br />
<strong>del</strong>la tri<strong>lo</strong>gia Tre co<strong>lo</strong>ri, con cui il regista polacco<br />
ha omaggiato la Francia. Nella sua bandiera infatti il<br />
blu è simbo<strong>lo</strong> di libertà. Per capire cosa Kies<strong>lo</strong>wski<br />
intenda per libertà in questo film, bisogna sottopor<strong>lo</strong><br />
ad un’analisi psico<strong>lo</strong>gica. Julie (Juliette Binoche)<br />
perde la figlia e il marito, noto compositore, in un<br />
incidente d’auto. La prima risposta al do<strong>lo</strong>re <strong>del</strong>la perdita è di tenersi<br />
tutto dentro per far<strong>lo</strong> scomparire. Non dimenticar<strong>lo</strong>, ma render<strong>lo</strong><br />
nul<strong>lo</strong>. Julie vuole annullare se stessa:cambia quartiere, distrugge<br />
l’ultima opera <strong>del</strong> marito, abbandona gli amici. Cerca di crearsi una<br />
nuova vita “anaffettiva”, senza legami, perché “sono trappole”. Ma<br />
come a volte accade, più ci nascondiamo, più la vita torna a disturbarci<br />
e a trascinarci nel suo vortice inarrestabile. C’è la vicina di casa<br />
che le si affeziona, una ragazzo che vuole vederla per restituirle una<br />
catenina che ha perduto durante l’incidente, c’è Olivier, collaboratore<br />
<strong>del</strong> marito, che le offre di nuovo il suo amore. Ed è qui che vediamo<br />
la libertà analizzata da Kies<strong>lo</strong>wski: quella interiore, la scelta se<br />
rispondere o meno ai richiami <strong>del</strong>la vita. Dal film emerge una fortissima<br />
complicità tra il regista e la sua attrice. “Io voglio filmare la<br />
tua intimità” disse Kies<strong>lo</strong>wski alla Binoche. E Julie è presente quasi<br />
in ogni scena, col suo volto serio e pensoso. È bella proprio perché<br />
appare fredda, impenetrabile, radicale nelle sue scelte, ma in realtà<br />
è una donna dotata di grande forza interiore e profondo amore verso<br />
gli altri, che la spinge ad aiutare la sua vicina o l’amante <strong>del</strong> marito,<br />
verso cui non prova alcun risentimento. Film blu è un film “intimo”,<br />
forse è questo il miglior aggettivo per descriver<strong>lo</strong> .Kies<strong>lo</strong>wski cerca di<br />
rendere la psico<strong>lo</strong>gia <strong>del</strong>la protagonista non tanto tramite i gesti o le<br />
parole, ma portando in scena le sfumature <strong>del</strong>l’anima con linguaggio<br />
simbolico. Così il blu diventa l’elemento chiave:il blu <strong>dei</strong> cristalli di<br />
un lampadario, il blu <strong>del</strong>la piscina notturna dove Julie va a nuotare,<br />
il blu <strong>del</strong>la carta con cui sua figlia giocava prima di morire. Al co<strong>lo</strong>re<br />
poi si aggiunge la musica, la grande opera che il marito aveva iniziato<br />
a comporre e che Julie completa. Le note tonanti <strong>del</strong>la marcia o<br />
<strong>del</strong> coro <strong>del</strong>la composizione si col<strong>lo</strong>cano, parallelamente al co<strong>lo</strong>re,a<br />
<strong>del</strong>ineare l’anima di Julie. E così questo meta-linguaggio e la grande<br />
forza espressiva <strong>del</strong>la protagonista diventano la magia <strong>del</strong> film.
16 SOcieta'<br />
La radiO<br />
in cantina<br />
di Yuri di Marco<br />
• Radio libera come<br />
sinonimo di libertà:<br />
una interessante storia<br />
iniziata nel 1976<br />
quando il monopolio<br />
Rai sulla radiodiffusione<br />
venne infranto<br />
grazie ad una sentenza che autorizzò<br />
le trasmissioni radiofoniche private.<br />
Infatti da quella data impiantare<br />
una emittente privata era estremamente<br />
semplice, bastava scegliere<br />
la frequenza che “suonava meglio”<br />
e comunicare alla questura: il gioco<br />
era fatto. Averla oggi questa libertà.<br />
Infatti l’artico<strong>lo</strong> 21 <strong>del</strong>la Costituzione<br />
sottolinea che ognuno ha il diritto di<br />
esprimere il proprio parere liberamente,<br />
con ogni mezzo a disposizione,<br />
e per questo negli anni seguenti<br />
il <strong>numero</strong> di radio libere aumentò a<br />
dismisura. L’unica difficoltà era procurarsi<br />
o costruirsi il trasmettitore;<br />
per il resto bastava un mixer, un<br />
microfono, due giradischi, una piastra<br />
di registrazione a cassette, una<br />
soffitta o cantina e tanto, tanto, entusiasmo<br />
che di certo non mancava<br />
ai giovani <strong>del</strong>l'epoca. Molte di queste<br />
radio, con i bassi costi di gestione,<br />
coprivano un’area di pochi chi<strong>lo</strong>metri<br />
quadrati, spesso anche so<strong>lo</strong> un<br />
quartiere. La <strong>lo</strong>ro forza era quella di<br />
avere idee nuove, palinsesti vivaci,<br />
ricchezza di notizie <strong>lo</strong>cali e programmi<br />
che trattavano i più svariati temi<br />
da quelli sociali a quelli sportivi nei<br />
quali intervenivano gli ascoltatori.<br />
Poi si trasmetteva musica "snobbata"<br />
dalla Rai. Anche nella <strong>Marsi</strong>ca in quegli<br />
anni fiorirono decine di emittenti<br />
- alcune <strong>del</strong>le quali ancora in vita<br />
- che hanno liberamente espresso il<br />
proprio pensiero con quel pizzico di<br />
fantasia in più.<br />
unuci<br />
cOncOrSO<br />
a cura <strong>del</strong>la redazione<br />
• La sezione Unuci di Avezzano comunica,<br />
con la firma <strong>del</strong> primo capitano<br />
F<strong>lo</strong>riano Maddalena, che è<br />
stato pubblicato il concorso pubblico<br />
per l’ammissione di 7 allievi ufficiali<br />
<strong>del</strong> ruo<strong>lo</strong> aeronavale al primo anno<br />
<strong>del</strong>l'11° corso aeronavale <strong>del</strong>l'Accademia<br />
<strong>del</strong>la Guardia di Finanza, per<br />
l'anno accademico 2012-2013. Possono<br />
partecipare al concorso tutti i<br />
giovani che abbiano conseguito o che<br />
siano in grado di conseguire al termine<br />
<strong>del</strong>l’anno scolastico 2011-2012<br />
un dip<strong>lo</strong>ma di istruzione secondaria<br />
di secondo grado di durata quinquennale<br />
e che abbiano compiuto,<br />
alla data <strong>del</strong> primo gennaio 2012,<br />
17 anni e non superato i 22 e cioè,<br />
che siano nati nel periodo compreso<br />
tra il primo gennaio 1990 ed il primo<br />
gennaio 1995, estremi inclusi. I giovani<br />
interessati possono avere tutte<br />
le informazioni utili presso l’ ufficio<br />
arruolamenti ubicato ad Avezzano in<br />
via Cerri 6, aperto al pubblico il giovedì,<br />
dalle ore 16 alle ore 18, ovvero<br />
a mezzo <strong>del</strong>l'indirizzo di posta elettronica:ufficioarruolamenti@unuciavezzano.it.<br />
MarSica<br />
San LuiGi OriOne<br />
e iL cOMunicare<br />
di aurelio rossi<br />
• L’uomo non è nato per vivere da<br />
so<strong>lo</strong>. La sua indole <strong>lo</strong> ha sempre<br />
portato ad avere una vita sociale e<br />
a rapportarsi con i suoi simili e ha<br />
cercato di allargare il cerchio <strong>del</strong>le<br />
sue conoscenze e da questa esigenza<br />
sono nate le primissime iniziative di<br />
comunicazione. I primi rudimentali<br />
sistemi di comunicazione a distanza<br />
furono i segnali di fumo e di fuoco, i<br />
sistemi a percussione e successivamente<br />
gli specchi. Nel Medioevo con<br />
l’incastellamento, per esempio, l’intera<br />
provincia aquilana era tenuta in<br />
collegamento mediante segnali ottenuti<br />
dall’utilizzo di specchi posizionati<br />
nelle torri di avvistamento messe in<br />
rete fra di <strong>lo</strong>ro. Per lunghissimi secoli<br />
comunque i mezzi di comunicazione<br />
sono rimasti per <strong>lo</strong> più i medesimi<br />
di sempre. So<strong>lo</strong> nel XIX seco<strong>lo</strong> con<br />
la rivoluzione elettrica e l’invenzione<br />
successiva <strong>del</strong> telegrafo, la circolazione<br />
<strong>del</strong>le informazioni ha avuto una<br />
sostanziale accelerazione. Da questo<br />
momento si succedono, una dopo<br />
l’altra, invenzioni ed innovazioni che<br />
nel giro di appena mezzo seco<strong>lo</strong> hanno<br />
trasformato radicalmente la società<br />
civile. Con l’avvento <strong>del</strong> computer<br />
e poi di tutte le sue applicazioni (posta<br />
elettronica, internet, eccetera) si<br />
è raggiunto l’attuale livel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l’informazione.<br />
L’informatica è arrivata ormai<br />
a livelli prima non pensabili. Ma<br />
come sarà il domani? <strong>Il</strong> domani che<br />
è già alle porte? Bisogna essere al<br />
passo con i tempi, anzi bisognerebbe<br />
prendere in prestito il motto di san<br />
Luigi Orione: "marciare alla testa <strong>dei</strong><br />
tempi". Cosa che naturalmente richiede<br />
un impegno che va oltre il normale<br />
compito quotidiano. Si devono però<br />
prendere decisioni per migliorare la<br />
qualità <strong>del</strong>le relazioni ed il coinvolgimento<br />
<strong>del</strong>le comunità tra di <strong>lo</strong>ro.<br />
L’uomo non si può immaginare <strong>lo</strong>ntano<br />
dai suoi simili e vivere una vita<br />
senza relazioni sociali. L’importanza<br />
<strong>del</strong>la comunicazione, nel senso più<br />
ampio <strong>del</strong>la parola, è che si prefigge<br />
l’obiettivo finale di limitare l’emarginazione<br />
sociale e promuovere l’accesso<br />
al mondo conoscitivo, lavorativo e<br />
produttivo secondo le richieste più<br />
moderne <strong>del</strong>la società. E ancora promuoverel’attività<br />
educativa<br />
e l’elevazione<br />
morale, la formazione<br />
civile e<br />
fornire ai giovani<br />
una preparazione<br />
adeguata<br />
in grado di poter<br />
affrontare<br />
le odierne difficoltà<br />
di inserimento<br />
in una<br />
società sempre<br />
più caotica e<br />
spregiudicata.<br />
C’è quindi l’urgenza<br />
di attirare<br />
con più energia<br />
l’attenzione e<br />
la responsabilità<br />
di tutti. Tutti<br />
siamo chiamati<br />
a fare cambiamenticoraggiosi<br />
e trasparenti<br />
programmi. Avere il coraggio di affrontare<br />
le difficoltà e le differenze<br />
per realizzare il sogno di una società<br />
più giusta, a misura d’uomo, offrendo<br />
un avvenire di istruzione vera a tutti<br />
onde evitare che molti finiscano per<br />
percorrere strade sbagliate.<br />
materiali inviati, anche se non pubblicati,<br />
i non verranno restituiti ilvelino.redazione@libero.it<br />
SOcieta'<br />
La chieSa<br />
Su tV2000<br />
di Patrizia tocci<br />
• Di movimenti che<br />
finiscono per plagiare<br />
le persone, si parla<br />
soltanto quando queste<br />
esperienze s’intersecano<br />
con episodi<br />
di cronaca nera. Oppure<br />
si finisce per ing<strong>lo</strong>bare quest’argomento<br />
nei programmi <strong>del</strong>la tv, a<br />
metà strada tra la superstizione e il<br />
paranormale, come vediamo in queste<br />
settimane con la fiction <strong>Il</strong> tredicesimo<br />
aposto<strong>lo</strong>, che sta riscontrando<br />
molto successo. Si è detto che la serie<br />
tv ha conquistato l’approvazione<br />
<strong>del</strong>la Chiesa, ma non risulta che la<br />
Chiesa si sia pronunciata ufficialmente.<br />
Non si può negare che di questa<br />
materia non ci sia una conoscenza<br />
diffusa, ma so<strong>lo</strong> tanta la curiosità.<br />
Tv2000, l’emittente <strong>del</strong>la Conferenza<br />
episcopale italiana, ha deciso di dedicare<br />
uno spazio settimanale al paranormale,<br />
significativamente intitolato<br />
Vade retro, in onda il sabato, alle <strong>15</strong>,<br />
all’interno <strong>del</strong> programma Nel cuore<br />
<strong>dei</strong> giorni. <strong>Il</strong> programma affronta il<br />
mondo <strong>del</strong>le sette e <strong>dei</strong> gruppi pseudo-religiosi<br />
sotto diversi aspetti, esaminando<br />
le storie e le testimonianze<br />
<strong>del</strong>le persone coinvolte nei <strong>numero</strong>si<br />
fatti di cronaca che riguardano movimenti<br />
e gruppi<br />
settari. Ci saranno<br />
anche le<br />
testimonianze di<br />
chi invece opera<br />
dalla parte <strong>del</strong>le<br />
forze <strong>del</strong>l’ordine,<br />
<strong>del</strong>la magistratura,<br />
<strong>del</strong>le<br />
associazioni di<br />
vo<strong>lo</strong>ntariato, degli<br />
esperti e degli<br />
studiosi. Sarà<br />
approfondito<br />
anche l’aspetto<br />
che riguarda le<br />
nuove tecno<strong>lo</strong>gie<br />
e la proliferazione<br />
di sette<br />
para-religiose<br />
grazie ai social network. Tra i problemi<br />
più urgenti<br />
da approfondire c’è<br />
ad esempio quel<strong>lo</strong><br />
<strong>del</strong> plagio, un reato<br />
depenalizzato<br />
e che per questo<br />
non permette alle<br />
forze <strong>del</strong>l’ordine e<br />
alla magistratura<br />
di avere strumenti<br />
normativi per perseguirepenalmente<br />
i responsabili.<br />
Dalle statistiche,<br />
purtroppo, risulta<br />
che negli ultimi<br />
anni i crimini sono<br />
più che raddoppiati.<br />
Secondo ciò che<br />
emerge non è altro<br />
che la punta di un<br />
iceberg. <strong>Il</strong> Parlamento<br />
non riesce a<br />
trovare strumenti<br />
legislativi adeguati<br />
e la magistratura<br />
e le forze <strong>del</strong>l’ordine non possono<br />
reprimere e impedire gli abusi per<br />
mancanza di norme giuridiche. Sarebbe<br />
il caso di seguire con attenzione<br />
questo programma e documentarsi<br />
seriamente sul problema, anche<br />
e soprattutto per la tutela <strong>dei</strong> nostri<br />
giovani.<br />
aVeZZanO<br />
PietraQuaria<br />
San GiuSePPe<br />
a cura <strong>dei</strong> frati francescani<br />
di Pietraquaria<br />
• Quando si nomina san Giuseppe<br />
da Leonessa, la reazione <strong>dei</strong> più è<br />
di incertezza o stupore dovuta alla<br />
non conoscenza di questo santo frate<br />
cappuccino che ha illuminato alla<br />
metà <strong>del</strong> ‘500 e agli inizi <strong>del</strong> ‘<strong>60</strong>0 il<br />
reatino. San Giuseppe da Leonessa,<br />
al seco<strong>lo</strong> Eufranio Desideri è nato l’8<br />
gennaio <strong>15</strong>56 a Leonessa, in provincia<br />
di Rieti, da una famiglia ricca e<br />
nobile. I genitori muoiono quando lui<br />
aveva 12 anni, fu così accolto da uno<br />
zio paterno, a Viterbo. Ammalatosi<br />
ritornò a Leonessa dove cominciò a<br />
frequentare il convento <strong>dei</strong> cappuccini,<br />
maturando la vo<strong>lo</strong>ntà di entrare<br />
nell’ordine. A sedici anni, vestì l’abito<br />
cappuccino nel noviziato <strong>del</strong>le “Carcerelle”<br />
di Assisi. A diciassette anni,<br />
emise i voti religiosi e prese il nome<br />
di fra’ Giuseppe. Proseguì gli studi<br />
teo<strong>lo</strong>gici e venne ordinato sacerdote<br />
il 24 settembre <strong>15</strong>80. In cuor suo<br />
accarezzava il desiderio di andare<br />
missionario tra gli infe<strong>del</strong>i. Nel <strong>15</strong>87<br />
fu inviato missionario a Costantinopoli.<br />
Fra Giuseppe, però, ardente di<br />
spirito missionario, volle annunciare<br />
il Vange<strong>lo</strong> e pensò di rivolgersi personalmente<br />
al sultano <strong>del</strong>l’Impero<br />
Ottomano, Murad III. Nel tentativo di<br />
entrare nel palazzo <strong>del</strong> sultano, per<br />
parlargli, fu arrestato e condannato<br />
alla pena <strong>del</strong> gancio. Per tre giorni <strong>lo</strong><br />
sospesero, con un uncino alla mano<br />
destra e uno al piede,<br />
a una trave alta su di<br />
un fuoco acceso. Salvato<br />
miraco<strong>lo</strong>samente,<br />
dopo tre giorni fu liberato<br />
ed espulso dal paese.<br />
Ritornò in Italia,<br />
nel <strong>15</strong>89, dove riprese<br />
la sua predicazione<br />
itinerante attraverso i<br />
paesini e le campagne<br />
<strong>del</strong> Lazio, <strong>del</strong>l'Abruzzo e<br />
<strong>del</strong>l'Umbria. Nei poveri<br />
vedeva Gesù e per <strong>lo</strong>ro<br />
fondò Monti Frumentari<br />
e Monti di Pietà, ospizi<br />
per i viandanti e i pellegrini<br />
e piccoli ospedali.<br />
Trascorse gli ultimi giorni<br />
<strong>del</strong>la sua vita, sfinito<br />
dalle fatiche e <strong>lo</strong>gorato dalle penitenze,<br />
nel convento di Amatrice dove,<br />
a 56 anni, incontrò sorella morte il<br />
4 <strong>febbraio</strong> 1612. Fu beatificato da<br />
Clemente XII il 22<br />
giugno 1737 e canonizzato<br />
da Benedetto<br />
X<strong>IV</strong> il 29 giugno<br />
1746. Di lui si<br />
conservano le lettere<br />
e diversi manoscritti<br />
<strong>del</strong>le sue prediche.<br />
Quest’anno cade il<br />
<strong>IV</strong> centenario <strong>del</strong>la<br />
sua salita al cie<strong>lo</strong> e,<br />
per questa giubilare<br />
occasione, i frati<br />
cappuccini d’Abruzzo<br />
hanno realizzato<br />
una serie di iniziative<br />
pastorali tra le<br />
quali la Peregrinatio<br />
reliquiae, che toccherà<br />
la nostra <strong>Marsi</strong>ca dal 28 al 31<br />
maggio. La reliquia <strong>del</strong> sangue di san<br />
Giuseppe giungerà<br />
al convento di Pietraquaria<br />
dove verrà<br />
accolta dal vescovo<br />
Pietro Santoro.<br />
carSOLi<br />
tanti cuOri<br />
neLLa teMPeSta<br />
di daniele imperiale<br />
• E’ stata sicuramente una esperienza<br />
molto forte sotto ogni punto di vista,<br />
quella vissuta nel fine settimana<br />
<strong>del</strong> 3-4 <strong>febbraio</strong> a Carsoli. <strong>Il</strong> particolare<br />
riferimento è quanto accaduto in<br />
seguito alla chiusura <strong>del</strong>le autostrade<br />
A24 ed A25. Numerosi automobilisti,<br />
pullman, camion e veicoli da lavoro<br />
sono stati b<strong>lo</strong>ccati a Carsoli. Tutto<br />
mentre c'era una bufera nevosa in<br />
corso. Complessivamente si sono registrate<br />
oltre 900 presenze in paese,<br />
compresi i <strong>15</strong>0 viaggiatori <strong>del</strong> treno<br />
Roma-Pescara rimasti fermi dal pomeriggio<br />
di venerdì presso la stazione<br />
ferroviaria di Carsoli. <strong>Il</strong> comune ha<br />
coordinato gli interventi, unitamente<br />
alla Protezione civile <strong>lo</strong>cale, Croce<br />
Rossa di Carsoli ed altri vo<strong>lo</strong>ntari. Oltre<br />
a questa emergenza, durata per<br />
ben due giorni, bisognava dare risposte<br />
anche alle problematiche gravi<br />
<strong>del</strong>le frazioni isolate di Carsoli. <strong>Il</strong> sindaco<br />
Mario Mazzetti ha provveduto<br />
a far aprire tutti gli edifici pubblici,<br />
per primo l’ente fieristico situato nei<br />
pressi <strong>del</strong> casel<strong>lo</strong> autostradale, e successivamente<br />
anche il municipio e le<br />
adiacenti scuole elementari. Poi si<br />
sono susseguiti interventi in soccorso<br />
di pullman rimasti b<strong>lo</strong>ccati all’interno<br />
<strong>del</strong>la galleria direzione Pietrasecca, e<br />
di <strong>numero</strong>se altre auto rimaste ferme<br />
sulla Tiburtina. In particolare, il<br />
parroco don enzo Massotti si è impegnata<br />
ad ospitare una famiglia di<br />
Rimini e una suora. Nel cuore <strong>del</strong>la<br />
notte è stato chiesto al titolare di<br />
una pizzeria adiacente il municipio<br />
di riaprire l’attività per consentire ai<br />
circa 400 passeggeri b<strong>lo</strong>ccati di poter<br />
consumare pasti e bevande. Nel giro<br />
di un’ora sono state sfornate pizze,<br />
supplì e il necessario per tamponare<br />
la situazione. <strong>Il</strong> senso di totale isolamento<br />
ci ha fatto rendere conto <strong>del</strong>la<br />
grande responsabilità che si aveva in<br />
quel<strong>lo</strong> specifico momento. Una notte<br />
molto concitata, in cui si è dovuto<br />
mettere da parte l’emozione, il senso<br />
di vuoto, e dare spazio ad una energia<br />
trovata non so dove, per cercare<br />
di dare una parola di conforto ed un<br />
po’ di coraggio. La normalità, se così<br />
si può chiamare, è tornata con le partenze<br />
<strong>dei</strong> viaggiatori, avvenuta, per<br />
gli ultimi casi, la<br />
domenica mattina.<br />
Di qui l’amara<br />
consapevolezza<br />
di aver dovuto<br />
forse lasciare<br />
un po’ indietro<br />
l’emergenza <strong>lo</strong>cale,<br />
specialmente<br />
nelle frazioni più<br />
isolate.<br />
Nella foto di ElisabettaMarracini<br />
la statua di<br />
san Pio a Luco<br />
<strong>dei</strong> <strong>Marsi</strong>
Spiritualità in musica<br />
le SublIMI arMoNIe<br />
<strong>lo</strong>renzo perosi, La Risurrezione di Lazzaro, oratorio<br />
di arturo Sacchetti<br />
• «In tale oratorio<br />
non predomina, come<br />
negli altri, l'elemento<br />
mistico, ma questo si<br />
fonde in misura quasi<br />
pari coll'elemento<br />
drammatico e perciò<br />
i momenti psico<strong>lo</strong>gici sono più vari,<br />
l'azione più viva, i caratteri più diversi<br />
e si prestano a maggior co<strong>lo</strong>re e<br />
ca<strong>lo</strong>re. Qualcuno ha voluto vedervi<br />
un avviamento al teatro. Farò mai<br />
io <strong>del</strong> teatro lirico? Non credo, per<br />
quanto la tentazione mi si presenti<br />
qualche volta con viso abbagliante.<br />
Ma resisto vigorosamente: il teatro<br />
lirico ha oggi <strong>dei</strong> validi campioni, senza<br />
contare Verdi che ha mirabilmente<br />
segnata un'epoca, non si può negare<br />
che Mascagni e Puccini e Giordano<br />
sono <strong>dei</strong> grandi maestri; al teatro<br />
lirico bastano essi; per gli oratori e<br />
la musica sacra non c'è invece nessuno<br />
che se ne interessi. […] <strong>Il</strong> mio<br />
carissimo amico Csaki di Vienna mi<br />
diceva che per udire con vera soddisfazione<br />
qualcuno <strong>dei</strong> miei lavori era<br />
necessario prima averli passati più di<br />
una volta al pianoforte; ciò sarebbe<br />
un diletto e mi dispiacerebbe se non<br />
mi consolasse l'idea che il non essere<br />
compreso dà l'occasione di essere<br />
studiati più attentamente, e cosa<br />
studiata si gusta di più. Passo ore di<br />
tristezza nel non vedermi compreso<br />
in quelle poche note che ho scritto<br />
con il cuore. Pazienza. Quanto volentieri<br />
desidererei che tutti quelli che<br />
giudicano così sinistramente quella<br />
povera Risurrezione di Lazzaro che<br />
avrà tutti i difetti come opera d'uomo,<br />
ma dove ho pur messo tutta l'anima<br />
nel musicare la scena <strong>del</strong> lamento di<br />
Maria per l'assenza di Cristo, le alte<br />
parole <strong>del</strong>la Risurrezione, la calda<br />
preghiera che il Redentore fa al Padre<br />
prima <strong>del</strong> miraco<strong>lo</strong>; quanto desidererei<br />
dico che, senza pregiudizi,<br />
leggessero queste pagine prima di<br />
emettere sentenze. Comunque continuerò<br />
per la mia strada anche con<br />
l'approvazione <strong>dei</strong> meno e la contrarietà<br />
<strong>dei</strong> più. […] Nel 1898 la critica<br />
di Germania si accanì violentemente<br />
contro il mio Lazzaro. Ma nel '99 il<br />
mio impresario m'invitò nuovamente<br />
in Germania, avendo cambiato interamente<br />
parere sui miei lavori. E ciò<br />
avvenne dopo le benevole critiche di<br />
Francia, specialmente dopo quelle di<br />
Romain Rolland». La riflessione di<br />
Lorenzo Perosi, fonte di notizie preziose<br />
sulla genesi <strong>del</strong>l'opera, consente<br />
anche di scoprire la temperie <strong>del</strong><br />
tempo frastornato da un profluvio di<br />
atteggiamenti creativi e disorientato<br />
dall'apparizione di esperimenti innovativi<br />
linguistico-musicali nei vari<br />
generi sacri e profani. Un ve<strong>lo</strong> di tristezza<br />
ci coglie nella constatazione<br />
che l'età a lui contemporanea non<br />
aveva intuito l'apparizione <strong>del</strong> genio<br />
ritenendo il compositore un epigono<br />
<strong>dei</strong> compositori alla moda (Brahms,<br />
Wagner, Bruckner, Mahler).<br />
Nel 1898, terzo in ordine compositivo,<br />
vede la luce l'oratorio La Risurrezione<br />
di Lazzaro, il cui testo è tratto<br />
dal Vange<strong>lo</strong> secondo Giovanni. Capo<br />
XI, dall'inno <strong>del</strong>le domeniche di Quaresima<br />
parte seconda e dall'inno <strong>del</strong><br />
Santissimo cuore di Gesù; è dedicato<br />
al maestro Giuseppe Gallignani,<br />
colui che tra i primi aveva intuito la<br />
sua grandezza, seppure in divenire,<br />
al punto di offrirgli l'incarico di maestro<br />
di Cappella ed organista <strong>del</strong>la<br />
cattedrale <strong>del</strong>la Steccata in Parma e<br />
di docente d'organo presso il Con-<br />
servatorio <strong>del</strong> luogo. La prima esecuzione,<br />
sotto la sua direzione, avviene<br />
al teatro La Fenice in Venezia il<br />
27 luglio <strong>del</strong><strong>lo</strong> stesso anno. Ne sono<br />
splendidi interpreti i vocalisti Giuseppe<br />
Reschiglian (storico, tenore),<br />
Giuseppe Kaschmann (Cristo, baritono),<br />
Amalia Fusco (Marta, soprano),<br />
Luigia De Pol (Maria, mezzosoprano),<br />
Nazareno Franchi (servo, baritono)<br />
e l'orchestra ed il coro <strong>del</strong> teatro ;<br />
il successo è <strong>del</strong>irante, segnato da<br />
ventotto chiamate all'autore, tre bis<br />
nella prima parte e quattro nella seconda,<br />
nonché quattro repliche. Tra<br />
le attestazioni di plauso si annoverano<br />
il sonetto coniato dal poeta Raffael<strong>lo</strong><br />
Fabris, che recita: «Di Marta e di<br />
Maria su nel castel<strong>lo</strong> quanto pianto<br />
risuona e quanta fede per quattro dì<br />
la grotta già possiede tra le fasce di<br />
morte il buon fratel<strong>lo</strong>. O Gesù, dove<br />
sei tu, forse il fel<strong>lo</strong> odi temi di Giuda o<br />
chi ti crede abbandoni così? Ecco che<br />
riede coi discepoli fidi al muto ostel<strong>lo</strong>,<br />
gli occhi divini piangono e ai do<strong>lo</strong>ri<br />
di questa afflitta umanità egli preme,<br />
ma volto al ciel ringrazia il Padre e<br />
quando fu tolto il sasso che chiude<br />
ogni speme gridò di forza: “Lazzaro<br />
vien fuori”, subito il morto vien Dio<br />
confessando» ed un'altisonante epigrafe<br />
affissa alle vetrine per l'occasione<br />
e distribuita per le strade, forse<br />
opera <strong>del</strong>l'abate conte Giuseppe Luigi<br />
Pellegrini, che suona: «A Lorenzo Perosi,<br />
che dalle eterne pagine <strong>dei</strong> Libri<br />
Santi, traendo ispirazioni e sublimi<br />
armonie con fede di sacerdote, con<br />
potenza di Maestro alle virtù <strong>del</strong>l'animo<br />
immacolato quelle accoppiando<br />
<strong>del</strong>l'altissimo ingegno alle bellezze<br />
soavi e pie <strong>dei</strong> cristiani ideali nel<br />
massimo teatro di Venezia i cuori eleva,<br />
rapisce e cresce g<strong>lo</strong>ria purissima<br />
alle tradizioni immortali <strong>del</strong> genio italiano».<br />
Nella ridda <strong>del</strong>le testimonianze<br />
cadute dalla penna di illuminati<br />
personaggi che ebbero la ventura di<br />
vivere con commozione<br />
l'ascolto si rammentano:<br />
«Io sono sba<strong>lo</strong>rdito»<br />
(Ermete Novelli); «Ne La<br />
Risurrezione di Lazzaro<br />
la vena lirica <strong>del</strong> Maestro<br />
raggiunge vette altissime»<br />
(Pietro Mascagni);<br />
«Don Lorenzo Perosi rimane<br />
per me un genio<br />
musicale e sono certo<br />
che i suoi Oratori, di cui<br />
cito so<strong>lo</strong> il significativo<br />
La Risurrezione di Lazzaro,<br />
avranno un giorno un<br />
grande ascolto».<br />
orizzonti di vita consacrata<br />
Riportiamo alcuni tratti <strong>del</strong>l'omelia che il vescovo Pietro Santoro<br />
ha pronunciato davanti ai religiosi ed alle religiose che<br />
hanno partecipato alla Messa solenne per la celebrazione<br />
<strong>del</strong>la Giornata mondiale <strong>del</strong>la vita consacrata, <strong>lo</strong> scorso 2<br />
<strong>febbraio</strong>. Si può leggerne la versione integrale <strong>del</strong>l'omelia<br />
<strong>del</strong> vescovo su www.ilvelinoweb.it<br />
a cura di Lidia di Pietro<br />
• «Carissimi e carissime, allargando <strong>lo</strong> sguardo dentro ed<br />
oltre questa celebrazione eucaristica, c'è una domanda che<br />
dobbiamo porci: "qual è il carisma <strong>del</strong>la vita consacrata?"<br />
un'opinione diffusa, semplicistica e riduttiva, vede il<br />
religioso e la religiosa in chiave funzionale, ovvero<br />
come co<strong>lo</strong>ro che svolgono <strong>dei</strong> servizi dentro opere di<br />
natura pastorale. Questa visione, pur rendendo un riconoscimento<br />
alla stupenda presenza apostolica <strong>dei</strong> consacrati<br />
ed alla storia <strong>dei</strong> fondatori, mette in ombra la vostra testimonianza<br />
più essenziale: la sequela radicale di cristo.<br />
Voi, invece, siete<br />
il segno che Cristo<br />
continua a camminare<br />
lungo le strade<br />
<strong>del</strong> mondo e continua<br />
a chiamare e a<br />
dire "Venite dietro a<br />
me". Voi siete il segno<br />
che continua la<br />
storia <strong>dei</strong> primi discepoli,<br />
"lasciarono<br />
le reti, lasciarono la<br />
barca e <strong>lo</strong> seguirono"<br />
in un'appartenenza<br />
totale ed esclusiva. Questo è il vostro carisma più<br />
essenziale, annunciare che Cristo è l'assoluto, annunciare<br />
che si è mendicanti di senso, fino a quando non si incontra<br />
Cristo, non ci si abbandona a Cristo, in un amore che ha tutte<br />
le dimensioni <strong>del</strong>l'amore sponsale. Siate, dunque, sempre<br />
i testimoni <strong>del</strong> primato di Dio. Testimoni di questo primato<br />
attraverso le opere, e di questo la Chiesa vi ringrazia, ma<br />
soprattutto attraverso le vostre persone. Siate<strong>lo</strong> nel tempo<br />
<strong>del</strong>la crisi, nel tempo … <strong>del</strong>la crisi che sta alla base di tutte<br />
le crisi, anche di quelle vocazionali,<br />
che è la crisi <strong>del</strong>la fede.<br />
Benedetto XVI, annunciando<br />
l'<strong>Anno</strong> <strong>del</strong>la fede <strong>lo</strong> ha detto con<br />
chiarezza: "il noccio<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la crisi<br />
<strong>del</strong>la Chiesa in Europa è la crisi<br />
<strong>del</strong>la fede". <strong>Il</strong> malessere <strong>del</strong>l'uomo<br />
e di un'intera società inizia<br />
quando Dio scompare, quando<br />
non si permette a Dio di entrare<br />
nelle scelte <strong>del</strong>la vita. Però, <strong>lo</strong><br />
dico con fiducia e con speranza,<br />
la stagione nuova è affidata a<br />
ciascuno di noi, chiamati a riprodurre<br />
nella nostra esistenza la<br />
vita stessa di Cristo. In conclusione,<br />
vi affido tre lettere di un<br />
picco<strong>lo</strong> alfabeto di speranza. La prima lettera. Ogni vostra<br />
comunità, ogni vostra casa religiosa sia una reale comunione<br />
di volti, di affetti, di preghiera. Così, come comunità<br />
religiosa e in quanto comunità religiosa, voi sarete il segno<br />
alternativo di un ideale concreto di fraternità. Sarete dentro<br />
il mondo, l'orizzonte dove il mondo stesso deve<br />
andare. La seconda lettera. Nella fe<strong>del</strong>tà ai vostri carismi,<br />
sentitevi dentro la Chiesa <strong>lo</strong>cale, per partecipare, con il vescovo,<br />
a costruire una diocesi lieta e coraggiosa, come la<br />
Chiesa <strong>del</strong>le origini. Terza ed ultima lettera. Non dimenticate<br />
mai che la vostra, o meglio, la nostra vocazione più<br />
profonda è la santità. Fate memoria <strong>del</strong>la santità <strong>dei</strong> vostri<br />
fondatori. Onorate la santità <strong>dei</strong> vostri fondatori e <strong>del</strong>le<br />
vostre fondatrici. Ma non dimenticate, che anche alla <strong>lo</strong>ro<br />
luce, ogni battezzato e soprattutto ogni vita consacrata è<br />
vocazione alla santità. Siamo destinati alla santità, perché<br />
persone che hanno scelto Gesù Cristo. Vi affido a Maria<br />
Santissima, la donna che visse d'amore e visse d'amore,<br />
perché donna di ubbidienza. Sia Lei a custodire in noi ed in<br />
voi il segreto <strong>del</strong>la vera gioia, che non sta nelle alchimie psico<strong>lo</strong>giche,<br />
ma è tutta nel dire e nel vivere la grandezza <strong>del</strong>le<br />
parole di Maria: "io sono la serva <strong>del</strong> Signore". Amen»<br />
GREGORIANO<br />
Notazione<br />
quadrata<br />
di Piero Buzzelli<br />
17<br />
"La Chiesa riconosce nel canto<br />
gregoriano il canto proprio <strong>del</strong>la<br />
liturgia romana".<br />
• La necessità di rendere la notazione<br />
quadrata più vicina alla forma<br />
originale <strong>dei</strong> neumi porta un miglioramento<br />
<strong>del</strong>la linea grafica. <strong>Il</strong> primo<br />
passo importante <strong>lo</strong> troviamo nella<br />
pubblicazione <strong>del</strong>la edizione vaticana<br />
<strong>del</strong>l’Ufficio <strong>del</strong>la Settimana Santa e<br />
<strong>del</strong>l’Ottava di Pasqua avvenuta tra il<br />
1905 e il 1912. Nei responsori <strong>del</strong>la<br />
Settimana Santa viene usato il segno<br />
<strong>del</strong>la virga (punctum quadrato con<br />
asta) al posto di un semplice punctum<br />
quadratum. Ma la vera tappa<br />
importante nel percorso di evoluzione<br />
<strong>del</strong>la notazione si ha nel 1934 con<br />
la pubblicazione <strong>del</strong>l’ Antifonale monastico.<br />
Per la prima volta il punctum<br />
quadrato viene sostituito da nuove<br />
grafie molto più fe<strong>del</strong>i ai neumi originali.<br />
Questi segni sono: l’oriscus, la<br />
strofa e il punctum liquescente.<br />
L’oriscus indica me<strong>lo</strong>dicamente la<br />
nota finale di un neuma all’unisono<br />
con la nota precedente. Nella vaticana<br />
veniva sempre indicato con nota<br />
quadrata o virga. Nell’Antifonale monastico<br />
l’oriscus viene tradotto con<br />
una grafia molto vicina al neuma<br />
primitivo. La strofa, che ha la forma<br />
di una virgola molto ingrossata, trae<br />
spunto da un segno presente negli<br />
antichi manoscritti chiamato apostropha.<br />
Le edizioni vaticane, precedenti<br />
all’Antifonale monastico, traducevano<br />
questo segno con semplice virga.<br />
Ma da un punto di vista interpretativo<br />
non si coglieva l’esecuzione morbida<br />
e fluida <strong>del</strong>la strofa e si praticava<br />
una esecuzione ampia e sonora tipica<br />
<strong>del</strong>la virga e quindi in contrasto<br />
con la versione originale degli antichi<br />
manoscritti. <strong>Il</strong> punctum liquescente<br />
ha una grafia collegata ad una sillaba<br />
<strong>del</strong> testo con implicazioni anche<br />
sull’aspetto me<strong>lo</strong>dico che può essere<br />
di tipo aumentativo o diminutivo.<br />
Entrambi i tipi di liquescenza sono<br />
indicati nel nuovo Antifonale. Nelle<br />
vecchie edizioni era presente so<strong>lo</strong> la<br />
liquescenza diminutiva. <strong>Il</strong> nuovo Antifonale<br />
romano, voluto dal Concilio<br />
Vaticano II, completerà il progresso<br />
semiografico. Nella tabella seguente<br />
sono graficamente indicati tutti i segni<br />
trattati nel<strong>lo</strong> stato originale e con<br />
liquescenze sia di tipo aumentativo<br />
che diminutivo.
18<br />
I santi <strong>del</strong>l’anno bisestile: missione e martirio<br />
V<strong>IV</strong>ere laVaNdo pIedI aI poVerI<br />
29 <strong>febbraio</strong>: quando le donne chiedevano il matrimonio agli uomini<br />
di anna tranquilla neri<br />
• La maggior parte<br />
<strong>dei</strong> Paesi utilizza<br />
ufficialmente il calendario<br />
gregoriano,<br />
che prende nome da<br />
papa Gregorio XIII.<br />
Tramite la bolla papale<br />
Inter Gravissimas nel <strong>15</strong>82 papa<br />
Gregorio <strong>lo</strong> introdusse quale modifica<br />
al precedente calendario giuliano. <strong>Il</strong><br />
termine bisestile deriva proprio dal<br />
calendario giuliano (da Giulio Cesare)<br />
che era basato sull’anno solare<br />
con una media di giorni 365 più un<br />
quarto; ma dato che per gli usi civili<br />
serviva un anno con un <strong>numero</strong> intero<br />
di giorni, Cesare decretò di eliminare<br />
quella frazione di un quarto<br />
e di recuperarla come giornata intera<br />
ogni 4 anni inserendo la ripetizione<br />
<strong>del</strong> sesto giorno prima <strong>del</strong>le calende<br />
di marzo: Bis sextus dies ante calendas<br />
martias, che divenne poi il nostro<br />
bisesto. <strong>Il</strong> calendario gregoriano è un<br />
calendario su base solare, cioè calcolato<br />
per mezzo <strong>del</strong>le stagioni. L'anno<br />
<strong>del</strong> calendario è composto da 12<br />
mesi di diversa durata, con un totale<br />
di 365 o 366 giorni. Gli anni composti<br />
di 366 giorni si presentano con una<br />
cadenza di 1 ogni 4 e sono detti, appunto,<br />
bisestili. L'anno bisestile è necessario<br />
per poter riallineare il calendario<br />
al cic<strong>lo</strong> rivoluzionario <strong>del</strong>la terra<br />
attorno al sole. Ma perché la tradizione<br />
popolare vuole l’anno bisestile<br />
come “<strong>Anno</strong> bisesto, anno funesto o<br />
anno maldestro” e particolarmente<br />
sventurato il mese di <strong>febbraio</strong>? Alcuni<br />
studiosi affermano che la cattiva<br />
fama <strong>del</strong>l’anno bisestile deriverebbe<br />
dal fatto che il mese <strong>febbraio</strong> era ritenuto<br />
dagli antichi romani un mese<br />
poco allegro perché era il mensis feralis,<br />
il mese <strong>dei</strong> morti, quasi interamente<br />
dedicato a riti per i defunti e a<br />
cerimonie di penitenza e purificazione.<br />
Questo mese, secondo il calendario<br />
arcaico attribuito a Romo<strong>lo</strong>, era<br />
l’ultimo prima <strong>del</strong> nuovo anno, che<br />
nasceva a marzo. Tutti i punti di passaggio,<br />
com’è stato più volte scritto<br />
anche per altri riti, sono carichi di<br />
leggende e superstizioni. C’è, anche,<br />
da ricordare che alla fine di <strong>febbraio</strong><br />
si tenevano le feralia, cioè le celebrazioni<br />
solenni in onore <strong>dei</strong> defunti.<br />
In realtà, si potrebbe affermare che<br />
l’anno bisestile è considerato perico<strong>lo</strong>so<br />
so<strong>lo</strong> perché, sin dagli albori <strong>del</strong>le<br />
civiltà, tutte le cose anomale rispetto<br />
alla norma erano considerate di cattivo<br />
auspicio; quindi anche un anno<br />
2<br />
diverso dagli altri, come l’anno bisestile<br />
ha scatenato, nel tempo, paure<br />
irrazionali e ataviche. Nel XV seco<strong>lo</strong><br />
il medico Michele Savonarola affermò<br />
che gli anni bisestili erano nefasti per<br />
greggi e vegetazioni; che portavano<br />
epidemie, alluvioni e nevicate eccezionali.<br />
Ma altre tradizioni vogliono<br />
l’anno bisestile come anno propizio<br />
e fausto. Secondo alcune usanze <strong>del</strong><br />
nord Europa, un lavoro ma anche<br />
un cambio di vita che ha inizio il 29<br />
<strong>febbraio</strong> ha le migliori probabilità di<br />
successo. La stessa cosa vale per un<br />
bambino concepito o che nasce il 29<br />
<strong>febbraio</strong> che, pare, avrà una vita felice<br />
e fortunata. Una tradizione scozzese<br />
e irlandese ma diffusa anche in<br />
alcune zone d’Italia riferisce che, una<br />
volta, le donne potevano dichiararsi<br />
agli uomini solamente il 29 <strong>febbraio</strong><br />
e addirittura chiedergli di sposarle. In<br />
caso di rifiuto l’uomo, per ammorbidire<br />
la <strong>del</strong>usione, doveva donare denaro<br />
e abiti sfarzosi. E non mancano<br />
certo i racconti che ricordano come<br />
tante donne facessero proposte di<br />
matrimonio a uomini benestanti che<br />
sicuramente avrebbero rifiutato, so<strong>lo</strong><br />
per ricevere denaro e pietre preziose.<br />
Un racconto popolare irlandese vuole,<br />
invece, che santa Brigida cercò<br />
un accordo con san Patrizio per permettere<br />
alle donne di proporre agli<br />
uomini il matrimonio, almeno, una<br />
volta ogni 4 anni. <strong>Il</strong> 29 <strong>febbraio</strong> sono<br />
nati molti illustri personaggi tra questi<br />
papa Pao<strong>lo</strong> III (<strong>15</strong>49), il papa che<br />
convocò il concilio di Trento nel <strong>15</strong>45<br />
e Gioacchino Rossini (1792) grande<br />
compositore italiano. Secondo la tradizione<br />
cristiana a ogni giorno <strong>del</strong>l’anno<br />
è associato un santo al quale riferirsi<br />
anche per festeggiare il proprio<br />
onomastico. <strong>Il</strong> calendario <strong>dei</strong> santi è<br />
nato, dunque, per organizzare l’anno<br />
liturgico e le feste cristiane. Ma chi<br />
sono i santi ricordati il 29 <strong>febbraio</strong>?<br />
Eccone due: sant’Osvaldo di Worcester<br />
e sant’Augusto di Chap<strong>del</strong>aine.<br />
Ignota la data di nascita di sant’Osval-<br />
1. Immaginetta di sant'Osvaldo<br />
2. Foto di sant'Augusto<br />
1<br />
do, si sa, però, che diventò prete nel<br />
959, visse, dunque, nel X seco<strong>lo</strong> ed<br />
era nipote di un altro santo: Oda,<br />
arcivescovo di Canterbury. Dopo<br />
gli studi giovanili, nonostante gli<br />
si schiudesse una facile e onorata<br />
carriera ecclesiastica, preferì vivere<br />
come monaco benedettino nella<br />
operosa e devota abbazia di Fleury,<br />
in Francia, grande centro culturale<br />
<strong>del</strong> tempo. Tornò in Inghilterra alla<br />
notizia <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong><strong>lo</strong> zio arcivescovo.<br />
<strong>Il</strong> vescovo di York, <strong>lo</strong> volle al<br />
suo fianco durante un viaggio a Roma<br />
e poi nell'amministrazione <strong>del</strong>la diocesi.<br />
Quando venne eletto vescovo<br />
di Worcester, dovette affrontare la<br />
grave crisi che stava attraversando il<br />
clero inglese e subito si fece ammirare<br />
per la sua attività pastorale. Al clero<br />
regolare, spesso sposato, perché<br />
le regole canoniche <strong>del</strong> tempo non<br />
imponevano il celibato, il vescovo<br />
Osvaldo sostituì i monaci benedettini<br />
facendoli, anche, venire dalla Francia.<br />
Formò nuovi preti in monasteri<br />
benedettini che egli stesso fondò, tra<br />
cui quel<strong>lo</strong> di Ramsey. E in quest’opera<br />
mise poi tutta la sua colta amabilità<br />
che ispirò ogni sua parola e gesto.<br />
Nel 978 morì assassinato Edoardo, re<br />
degli ang<strong>lo</strong>sassoni e gli succedette il<br />
fratel<strong>lo</strong> Etelredo, che si accanì a eliminare<br />
monasteri (salvando tuttavia<br />
quel<strong>lo</strong> di Ramsey), rendendo in parte<br />
vana l’opera compiuta da Osvaldo.<br />
Intanto, Osvaldo venne promosso arcivescovo<br />
di York, ottenendo però di<br />
conservare anche la sede di Worcester.<br />
L'azione di sant'Osvaldo, compiuta<br />
con mano <strong>del</strong>icata e dolcezza<br />
di modi, non riuscì a risolvere totalmente<br />
i problemi <strong>del</strong> tempo, tuttavia<br />
rese testimonianza <strong>del</strong>la vera vita<br />
sacerdotale. Osvaldo resse le due<br />
diocesi per vent'anni che furono densi<br />
di opere buone, di carità corporale<br />
e spirituale e di fertilissimi di esempi<br />
per tutti i sacerdoti suoi collaboratori.<br />
La sua vita fu austera fino alla severità,<br />
secondo la rigida Regola <strong>dei</strong> monaci<br />
e sempre carica di una profonda<br />
generosità verso il prossimo. Morì il<br />
29 <strong>febbraio</strong> <strong>del</strong> 992 mentre lavava i<br />
piedi ai poveri.<br />
<strong>Il</strong> 29 <strong>febbraio</strong> la chiesa ricorda, anche,<br />
sant’Augusto Chap<strong>del</strong>aine. Di<br />
origine francese, Augusto nacque a<br />
Rochelle, il 6 gennaio 1814 in una<br />
famiglia di contadini. La sua vocazione<br />
fu contrastata dalla famiglia ma<br />
nonostante i continui litigi con i suoi<br />
familiari entrò a 20 anni nel seminario<br />
diocesano e <strong>lo</strong> frequentò fin quando<br />
fu ordinato sacerdote nel 1843.<br />
Da sacerdote, prima fu vicario e poi<br />
parroco <strong>del</strong> villaggio di Boucey. Nel<br />
1851 passò al noviziato <strong>del</strong>l'istituto<br />
<strong>del</strong>le missioni estere di Parigi e il 29<br />
aprile 1852 s'imbarcò ad Anversa, diretto<br />
alla missione cinese <strong>del</strong> Kuang-<br />
Si; ma si fermò a Ta-Chan vicino alla<br />
frontiera, per ambientarsi, imparare<br />
la lingua e aspettare il momento propizio.<br />
Trascorsero quasi tre anni, poi<br />
nel 1855 poté entrare nel<strong>lo</strong> Kuang-Si,<br />
dove si mise subito a fare apostolato,<br />
percorrendo il territorio in lungo<br />
e in largo; in breve tempo i neofiti<br />
divennero circa duecento. Nella sua<br />
biografia si racconta che un uomo<br />
Pé-San, avendo saputo che una donna<br />
da lui sedotta, si era convertita al<br />
cristianesimo, denunciò la presenza<br />
<strong>del</strong> missionario al mandarino di Sy-<br />
Lin-Hien, accanito nemico <strong>dei</strong> cristiani,<br />
accusando<strong>lo</strong> di sobillare il popo<strong>lo</strong>,<br />
fomentando disordini. <strong>Il</strong> 25 <strong>febbraio</strong><br />
1856 padre Augusto Chap<strong>del</strong>aine fu<br />
fatto prigioniero. Nelle sue lettere<br />
scriveva di non aver paura di morire<br />
e sperava che la sua morte fosse da<br />
martire per affermare la fede cristiana.<br />
In questi scritti si presentava con<br />
una serenità insolita, supportato so<strong>lo</strong><br />
dall’amore per Dio e per la sua missione.<br />
Fu arrestato più volte e mentre<br />
era in carcere pregava e amministrava<br />
i sacramenti finché un giorno uno<br />
<strong>dei</strong> capi <strong>lo</strong> torturò come se fosse un<br />
criminale. Nonostante le immani torture<br />
durate tutto il giorno e la notte,<br />
la mattina seguente respirava ancora<br />
così fu decapitato e la sua testa appesa<br />
ai rami di un albero gigante per essere<br />
schernita e usata come tirassegno.<br />
Morì martire il 29 <strong>febbraio</strong> 1856.<br />
A rigore la memoria di sant’Augusto<br />
di Chap<strong>del</strong>aine e di sant’Osvaldo di<br />
Worcester dovrebbe cadere soltanto<br />
negli anni bisestili, cioè ogni quattro<br />
anni ma viene, invece, anticipata di<br />
un giorno negli anni normali anche<br />
perché sarebbe veramente ingiusto<br />
privarli <strong>del</strong>la commemorazione.<br />
I CaMbIaMeNtI ClIMatICI<br />
di cadice<br />
• Quando ero bambino, per la prima volta sentii parlare <strong>del</strong> clima che cambia.<br />
Durante l’inverno, quando non si poteva andare nei campi, i contadini<br />
si riunivano in cerchio e passavano ore e ore a chiacchierare. Se era bel<br />
tempo, in piazza; quando il tempo era inclemente trovavano qualche luogo<br />
riparato in cui ritrovarsi per trascorrere quel periodo di inattività obbligata.<br />
E lì si discuteva un po’ di tutto, dalle cose futili alle cose più “intellettuali”:<br />
ci si scambiavano le esperienze sulle varie colture, si discuteva<br />
se era meglio seminare o raccogliere alla crescenza o alla mancanza, se<br />
prima <strong>del</strong>l’inverno o a primavera; si discuteva <strong>del</strong>la politica amministrativa<br />
<strong>del</strong> comune,<br />
si criticava, si<br />
e<strong>lo</strong>giava; si facevano<br />
pure<br />
pettegolezzi. Argomentoricorrente<br />
era pure<br />
il cambiamento<br />
climatico. Qualcuno<br />
diceva che<br />
non ci si poteva<br />
fare niente,<br />
altri, col tono<br />
<strong>del</strong>la protesta<br />
e con l’aria <strong>del</strong>la<br />
vittima: «per<br />
forza, buca qua,<br />
buca là, alla<br />
fine le stagioni<br />
cambiano». Ora<br />
dobbiamo ricordare che questi discorsi si facevano ai primi degli anni ’<strong>60</strong>,<br />
alcuni anni dopo la grande nevicata; era il periodo <strong>dei</strong> primi esperimenti<br />
spaziali, e «buca qua…» significava che le navicelle spaziali andavano a<br />
bucare quella sorta di tetto celeste e, quindi, non potevano non provocare<br />
danni. Qualche anno dopo, precisamente nel ’67, lessi I Malavoglia.<br />
L’autore, Giovanni Verga, ad un certo punto, racconta che i contadini si<br />
lamentavano <strong>del</strong> cambiamento <strong>del</strong>le stagioni e ci dice che «Padron Cipolla,<br />
lui sì che <strong>lo</strong> sapeva perché» - cito con parole mie - e dava la colpa ai<br />
fili <strong>del</strong> telegrafo che portavano l’umidità al mare e ai tralci <strong>del</strong>la vite che<br />
la scaricavano a terra. Ora, trovandomi in una di quelle cerchia di contadini,<br />
quando uscì il discorso <strong>del</strong> cambiamento <strong>del</strong>le stagioni, raccontai la<br />
storia di padron Cipolla. I sostenitori <strong>del</strong> «buca qua…» si offesero; credo<br />
che <strong>lo</strong>ro veramente pensassero di fare un discorso intellettuale e quando<br />
paragonai i <strong>lo</strong>ro buchi con i fili <strong>del</strong> telegrafo scaricatori di umidità, rischiai<br />
di farmeli nemici. Successivamente ho avuto modo di studiare i fenomeni<br />
climatici e ho scoperto, agli inizi degli anni ’70, i cicli metereo<strong>lo</strong>gici per<br />
cui i fenomeni si ripetono a distanze di tempo pressapoco regolari. Ricordo,<br />
al<strong>lo</strong>ra, che i soliti sapienti esperti <strong>del</strong>la materia profetavano che<br />
stavamo andando incontro ad una seconda glaciazione, poi, piano piano,<br />
si sono convertiti al riscaldamento <strong>del</strong>la Terra, e penso che ci hanno convinti<br />
quasi tutti, perché quando io sostenevo il contrario fra gli amici, mi<br />
davano <strong>del</strong> testardo presuntuoso che voleva sostenere le sue tesi a tutti<br />
i costi. Quando ho sentito alla televisione le previsioni <strong>del</strong>l’attuale nevicata,<br />
uno di questi luminari affermava che anche le nevicate eccezionali<br />
sono frutto <strong>del</strong>le variazioni metereo<strong>lo</strong>giche, perché la corrente <strong>del</strong> Golfo<br />
dovrebbe spingere i venti <strong>del</strong>la Siberia verso levante e non verso di noi.<br />
Vengono verso di noi so<strong>lo</strong> perché il Mediterraneo si riscalda troppo: col<br />
caldo l’aria si alleggerisce, diminuisce la pressione atmosferica e al<strong>lo</strong>ra<br />
arriva l’alta pressione <strong>del</strong>la Russia. Ma nel ’56 non è successa la stessa<br />
cosa? Al<strong>lo</strong>ra, non è che forse nel dare notizie catastrofiche si riesce meglio<br />
a catturare l’attenzione <strong>dei</strong> lettori o degli spettatori, ad aumentare<br />
gli ascolti ed aumentando gli ascolti a fare più soldi? E’ un cruccio che mi<br />
porto appresso da un po’ di tempo. Niente di nuovo sotto il sole, come si<br />
legge nel Qoelèt.<br />
Avezzano, piazza Risorgimento. Foto di Francesco Scipioni
taSSe e debIto pubblICo<br />
<strong>lo</strong> Stato CHIeda e SpeNda MeNo<br />
I tre IMperat<strong>IV</strong>I<br />
di nicola Salvagnin<br />
• Dare a Cesare quel che è di Cesare<br />
è monito antico; non particolarmente<br />
rispettato nell’Italia di oggi, se<br />
sono vere le statistiche che parlano<br />
di un’imponente fetta di ricchezza<br />
nazionale sottratta alla tassazione.<br />
Quantificare l’evasione fiscale è esercizio<br />
assai difficile proprio per la sua<br />
natura nascosta; ma anche le stime<br />
meno pessimistiche ammettono che<br />
<strong>lo</strong> stato italiano non riesce ad incassare<br />
almeno 100 miliardi di euro ogni<br />
anno. Una somma ragguardevole, tra<br />
le più alte sia in percentuale sul Pil<br />
che in cifra assoluta tra tutti i Paesi<br />
<strong>del</strong> cosiddetto primo mondo. Non da<br />
oggi. L’evasione fiscale e contributiva<br />
ha storia lunga dietro alle spalle.<br />
Un certo lassismo nei versamenti - e<br />
nei controlli - ha radici profonde e<br />
ha permesso, nei decenni passati, di<br />
“patrimonializzare” una buona fetta<br />
<strong>del</strong>l’economia e <strong>del</strong>la società italiana.<br />
Ora la situazione appare insostenibile<br />
alla luce <strong>del</strong>la pressione fiscale<br />
via via cresciuta sulle spalle di chi<br />
fa il proprio dovere nei confronti di<br />
Cesare. Oggidì il contribuente onesto<br />
- quel<strong>lo</strong> che, volente o nolente, le<br />
tasse le paga tutte o quasi - si vede<br />
sottrarre un terzo <strong>del</strong> proprio reddito<br />
tramite la contribuzione pensionistica.<br />
Di quel che rimane, un altro terzo<br />
in media finisce al<strong>lo</strong> stato e agli enti<br />
<strong>lo</strong>cali tramite Irpef. Infine il reddito<br />
netto paga ulteriori tasse nel momento<br />
<strong>del</strong>l’acquisto di beni e servizi:<br />
fino al 21% di Iva, per non parlare<br />
<strong>del</strong>la pressione tributaria spropositata<br />
su carburanti, energia elettrica e<br />
metano. Molto meglio se la cavano<br />
le rendite, finanziarie e immobiliari:<br />
qui in media affitti e interessi pagano<br />
un 20%, anche se è da qualche<br />
mese iniziato un percorso differente<br />
che vorrebbe far pagare meno i redditi<br />
da lavoro, di più quelli da rendite.<br />
Ma torniamo all’evasione fiscale, che<br />
ha dimensioni grandi e ramificate.<br />
Sulla questione si può fare una facile<br />
- ancorché giusta - demagogia: tutti<br />
devono pagare il giusto. Ed è sicuramente<br />
vero che, pagando tutti il giusto,<br />
si pagherebbe tutti di meno. <strong>Il</strong><br />
problema è arrivare a questa equità<br />
con strumenti un po’ più efficaci <strong>dei</strong><br />
proclami verbali. E guardare la realtà<br />
con occhiali non deformati dal giusto<br />
principio di eguaglianza. Tutti gli evasori<br />
sono raffigurabili nel <strong>lo</strong>sco individuo<br />
che campeggia in una discutibile<br />
campagna pubblicitaria governativa<br />
anti-evasione? La realtà appare più<br />
complessa. Una non indifferente fetta<br />
di evasione fiscale la si potrebbe<br />
invece classificare come “welfare indiretto”.<br />
Parliamoci chiaro: in alcune<br />
regioni italiane il pagamento di tasse<br />
e contributi appare spesso un optional;<br />
il “nero” è il co<strong>lo</strong>re dominante,<br />
non una sfumatura. Forse è anche<br />
necessario: per quanto ripugni dir<strong>lo</strong>,<br />
il già poco lavoro che c’è, sparirebbe<br />
se dovesse essere pagato ai pur minimi<br />
contrattuali. La Cina ce l’abbiamo<br />
in casa: nell’edilizia, nell’agricoltura,<br />
nei servizi di un’ampia fetta d’Italia le<br />
retribuzioni sono concorrenziali con<br />
l’est europeo, e non molto più alte di<br />
certi Paesi <strong>del</strong> cosiddetto terzo mondo.<br />
E già così, l’economia non “gira”.<br />
Cosa succederebbe tra i cantieri e le<br />
campagne meridionali, se il costo <strong>del</strong><br />
lavoro improvvisamente triplicasse?<br />
Dovrebbe succedere, è necessario<br />
che succeda. Ma quando accadrà, bisognerà<br />
aver predisposto alternative<br />
molto valide. Un’altra fetta di evasione<br />
la si può classificare come “contributo<br />
statale al<strong>lo</strong> sbarcare il lunario”.<br />
Molti piccoli negozi, artigiani, diverse<br />
figure lavorative diffuse in ogni dove<br />
d’Italia, senza qualche dimenticanza<br />
davanti alla cassa o al libretto fatture<br />
non ce la farebbero a campare.<br />
Diciamo che così la collettività dà il<br />
suo invo<strong>lo</strong>ntario sostegno al contenimento<br />
<strong>del</strong>la disoccupazione. Collettività<br />
che non è esente dal peccato:<br />
quanti si premurano di chiedere fattura,<br />
addossandosi il 21% di Iva sul<br />
prezzo <strong>del</strong> bene o <strong>del</strong>la prestazione?<br />
L’evasione qui è doppia. Ma non vorremmo<br />
apparire troppo “arrendevoli”<br />
nel dichiarare che, se tutta l’evasione<br />
fiscale va stanata, è indubbiamente<br />
meglio porsi qualche priorità. Ne<br />
indichiamo due, per la <strong>lo</strong>ro dose di<br />
ingiustizia e per un fatto puramente<br />
quantitativo. Anzitutto va ristretta<br />
fortemente quell’elusione fiscale che<br />
consiste ai grandi guadagni, aziendali<br />
e personali, di trovare riparo in<br />
convenienti paradisi fiscali all’estero,<br />
o in scatole cinesi finanziarie che minimizzano<br />
la tassazione. <strong>Il</strong> paradosso<br />
italiano - e mondiale: l’ha sottolineato<br />
recentemente uno degli uomini più<br />
ricchi <strong>del</strong> mondo, il finanziere Warren<br />
Buffett - è che i ricchissimi pagano in<br />
sostanza cifre ridicole sui <strong>lo</strong>ro guadagni.<br />
Con molti soldi a disposizione, si<br />
riesce facilmente ad aggirare le pretese<br />
<strong>del</strong> fisco. Quest’ultimo ha recentemente<br />
guardato nel vaso di Pandora<br />
<strong>del</strong>le operazioni finanziarie di<br />
alcune banche italiane, e di qualche<br />
multinazionale: scoperchiando<strong>lo</strong>, ha<br />
scoperto centinaia di milioni di euro<br />
(ciascuno) di tasse evase. Gli interessati<br />
alla fine hanno preferito venire<br />
a patti, e pagare. Dentro questo capito<strong>lo</strong><br />
ci stanno una legislazione tributaria,<br />
civile e penale fatte apposta<br />
per tutelare i furbi e danneggiare gli<br />
onesti. I grandi assenti sono la chiarezza<br />
<strong>del</strong>le regole e la certezza <strong>del</strong>la<br />
pena, i veri paletti a chi fraudolentemente<br />
sa aggirarsi tra false fatturazioni,<br />
operazioni Iva, bilanci artefatti,<br />
fallimenti e bancarotte. E mentre si<br />
tocca chi non ha mai dato, o <strong>lo</strong> ha<br />
fatto insufficientemente, nel contempo<br />
è necessario che <strong>lo</strong> stato italiano<br />
cominci almeno a chiedere un po’ di<br />
meno. Quindi a spendere un po’ di<br />
meno. L’insostenibilità <strong>dei</strong> suoi conti<br />
è alla luce <strong>del</strong> sole <strong>del</strong> mondo, tanto<br />
che da decenni stiamo accumulando<br />
un debito pubblico co<strong>lo</strong>ssale. L’inversione<br />
di rotta è non so<strong>lo</strong> auspicabile,<br />
ma doverosa. Altro capito<strong>lo</strong> è quel<strong>lo</strong><br />
<strong>del</strong>l’ottimizzazione <strong>del</strong>la spesa pubblica,<br />
sul quale il governo Monti ha<br />
aperto l’ultimo dossier. Ha di fronte<br />
montagne da scalare, poiché <strong>lo</strong> stato<br />
italiano nella sua struttura contabile<br />
non ha la più pallida idea di quanti<br />
soldi spende di preciso (la spesa sanitaria,<br />
la più imponente, è rimasta<br />
fuori control<strong>lo</strong> in diverse regioni fino<br />
a ieri). Non sa quanto spende, figurarsi<br />
il come. Un lusso che non possiamo<br />
più permetterci.<br />
uNIoNe europea<br />
NoN SCIupIaMo 20 aNNI<br />
7 FebbraIo 1992: MaaStrICHt<br />
di Jean-dominique durand *<br />
• <strong>Il</strong> 7 <strong>febbraio</strong> 1992 fu firmato a Maastricht<br />
il trattato più importante nella<br />
storia <strong>del</strong>la costruzione europea dopo<br />
il trattato di Roma <strong>del</strong> 27 marzo 1957.<br />
Questo trattato di unione economica,<br />
monetaria e politica, veniva soltanto<br />
pochi anni dopo la caduta <strong>del</strong> muro<br />
di Berlino, la riunificazione <strong>del</strong>la Germania,<br />
il crol<strong>lo</strong> <strong>del</strong>l'Unione Sovietica.<br />
Ne era una conseguenza indiretta.<br />
Apriva nuovi ed ampi campi di azione<br />
per un'Europa nuova, che non sarebbe<br />
più divisa. Sorpassava l'obiettivo<br />
economico <strong>del</strong>la Comunità economica<br />
europea fondata trentacinque anni<br />
prima, di creare un mercato comune.<br />
Segnava difatti une nuova tappa<br />
nel processo di, come diceva il testo<br />
stesso, «un'unione sempre più stretta<br />
tra i popoli <strong>del</strong>l'Europa». Portava<br />
alla creazione di un'Unione europea<br />
tra i dodici paesi firmatari che erano<br />
i membri <strong>del</strong>la Comunità (Belgio,<br />
Danimarca, Francia, Germania, Grecia,<br />
Irlanda, Italia, Lussemburgo,<br />
Paesi Bassi, Portogal<strong>lo</strong>, Regno Unito,<br />
Spagna), poi quindici nel 1995, ventisette<br />
oggi. <strong>Il</strong> trattato testimoniava<br />
una nuova vo<strong>lo</strong>ntà di andare verso<br />
un'unione politica più forte: definizione<br />
di una cittadinanza europea,<br />
un allargamento <strong>del</strong>le competenze<br />
comuni (educazione, cultura, salute,<br />
trasporti, politica industriale, politica<br />
sociale, eccetera), cooperazione<br />
rafforzata nella politica estera e nel<br />
campo <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la sicurezza.<br />
Soprattutto, il punto forse più<br />
importante fu l'unione economica e<br />
monetaria che doveva portare alla<br />
moneta comune al 10 gennaio 1999<br />
con una Banca centrale europea. Ma<br />
nell’avanzare sulla strada di un'unione<br />
più stretta, che sembrava dover<br />
sboccare sull'unione politica, a un<br />
termine più o meno <strong>lo</strong>ntano, il trattato<br />
di Maastricht aveva la saggezza<br />
di equilibrare l'insieme <strong>del</strong>la costruzione<br />
con l'introduzione <strong>del</strong> principio<br />
di sussidiarietà preso in prestito dalla<br />
Dottrina sociale <strong>del</strong>la Chiesa. <strong>Il</strong> trattato<br />
di Maastricht resta, rileggendo<strong>lo</strong><br />
vent'anni dopo, un grande testo,<br />
complesso, difficile, ma un testo di<br />
ampio respiro anche se molto tecnico<br />
nel<strong>lo</strong> stesso tempo. E’ stato voluto<br />
soprattutto da tre grandi statisti, due<br />
cattolici Jacques De<strong>lo</strong>rs e Helmuth<br />
Kohl, e il socialista François Mitterrand.<br />
Aveva la vo<strong>lo</strong>ntà di dare a tutti<br />
gli europei un sentire europeo comune,<br />
con <strong>lo</strong> stesso passaporto per<br />
tutti, la libera circolazione <strong>dei</strong> cittadini<br />
e la definizione di uno spazio comune,<br />
particolarmente per i giovani<br />
universitari con la possibilità di studiare<br />
in diverse università <strong>del</strong>l'Unione,<br />
ma anche il rafforzamento <strong>dei</strong><br />
poteri <strong>del</strong> Parlamento europeo e una<br />
semplificazione <strong>del</strong>le decisioni con il<br />
voto maggioritario in seno al Consiglio<br />
europeo. Purtroppo il ventesimo<br />
<strong>del</strong> trattato è oscurato dalla crisi<br />
<strong>del</strong>l'euro e <strong>del</strong>le finanze pubbliche ed<br />
è stato celebrato in un'atmosfera di<br />
paura e di morosità. Ma non si deve<br />
cedere al pessimismo. Maastricht ha<br />
avuto il coraggio di mettere in comune<br />
il cuore stesso <strong>del</strong>la sovranità<br />
degli stati: la moneta, la difesa,<br />
la dip<strong>lo</strong>mazia, la polizia, la giustizia,<br />
e di dare agli europei una coscienza<br />
europea, nel rispetto con il principio<br />
di sussidiarietà, <strong>dei</strong> caratteri propri di<br />
ogni nazione. Per la creazione <strong>del</strong>la<br />
moneta unica, il trattato prevedeva<br />
diversi meccanismi di prevenzione e<br />
di sanzioni per evitare debiti e deficit<br />
di bilancio troppo alti. Ma non sono<br />
stati rispettati. La crisi viene non da<br />
un testo che secondo alcuni sarebbe<br />
stato malpensato, ma dall'irrespon-<br />
sabilità <strong>dei</strong> politici, tanto al livel<strong>lo</strong><br />
comune europeo che ai diversi livelli<br />
nazionali.<br />
*università di Lione (Sir europa)<br />
trattato di Maastricht<br />
Firma: 7 <strong>febbraio</strong> 1992. Entrata in<br />
vigore: 1 novembre 1993<br />
Valido per tutti gli stati membri<br />
Obiettivi: fissati i 3 pilastri <strong>del</strong>l'Ue:<br />
la dimensione comunitaria (le<br />
comunità e i vari trattati); Politica<br />
estera e di sicurezza comune<br />
(Pesc); Cooperazione nei settori<br />
<strong>del</strong>la giustizia e degli affari interni<br />
(Gai); modifica <strong>del</strong>la denominazione,<br />
da Cee a Ue; istituzione<br />
<strong>del</strong>la cittadinanza europea; rafforzamento<br />
<strong>del</strong>la coesione economica<br />
e monetaria e futura creazione<br />
<strong>del</strong>l'Unione economica e monetaria<br />
(Uem) entro il 1 gennaio 1999;<br />
ampliamento o potenziamento<br />
<strong>del</strong>le politiche comunitarie (industria,<br />
sanità, educazione, cultura,<br />
tutela <strong>dei</strong> consumatori, eccetera).<br />
Per il testo completo <strong>del</strong> trattato:<br />
http://europa.eu/index_it.htm<br />
LAPIS<br />
19<br />
Lunario<br />
di andrea casavecchia<br />
• Attraversiamo un periodo<br />
duro. I governi europei parlano<br />
d’impegno per la crescita per<br />
combattere la crisi. Per ora però<br />
alle famiglie tocca capire come<br />
sbarcare il lunario per affrontare<br />
una situazione difficile. Molto<br />
probabilmente potrebbe essere<br />
importante iniziare a compiere<br />
<strong>del</strong>le scelte per comprendere su<br />
quali iniziative puntare per aiutare<br />
i nuclei familiari in maggiori<br />
difficoltà. In Italia, dal rapporto<br />
di ricerca su “I bilanci <strong>del</strong>le famiglie<br />
italiane” <strong>del</strong>la Banca d’Italia,<br />
emergono alcune indicazioni per<br />
capire almeno la quota <strong>dei</strong> più<br />
economicamente vulnerabili. Tre<br />
dati colpiscono particolarmente.<br />
Innanzitutto si dovrebbe prendere<br />
atto che aumenta la tendenza<br />
<strong>dei</strong> giudizi di difficoltà.<br />
Però è il 29,8% <strong>del</strong>le famiglie<br />
che considera le proprie entrate<br />
insufficienti a far fronte alle<br />
spese, mentre so<strong>lo</strong> il 10,5% le<br />
reputa sufficienti e il rimanente<br />
59,7% si pone in una situazione<br />
intermedia. Inoltre dall’indagine<br />
si evince che la percentuale<br />
di famiglie indebitate è pari<br />
al 27,7%. In questo gruppo si<br />
trovano soprattutto le famiglie<br />
più giovani (il capo famiglia<br />
ha un’età inferiore ai 55 anni),<br />
quelle che generalmente aprono<br />
un mutuo per l’acquisto di una<br />
casa. Ma soprattutto l’11,1% <strong>dei</strong><br />
nuclei indebitati paga rate per<br />
i prestiti contratti superiori al<br />
30% <strong>del</strong> reddito, quota convenzionale<br />
che indica la vulnerabilità<br />
finanziaria. La rilevazione di<br />
Bankitalia ci dice inoltre che tale<br />
vulnerabilità si concentra tra le<br />
famiglie con entrate modeste.<br />
Dalla descrizione <strong>dei</strong> bilanci ci<br />
si accorge al<strong>lo</strong>ra di almeno due<br />
aree sulle quali sarebbe opportuno<br />
intervenire. La prima riguarda<br />
le famiglie più giovani, che da<br />
una parte sono le più indebitate<br />
e dall’altra sono anche quelle<br />
che maggiormente tenderanno<br />
ad indebitarsi perché aspirano a<br />
crescere: acquisto di una casa,<br />
cura ed educazione <strong>dei</strong> possibili<br />
figli, eccetera. Dare <strong>lo</strong>ro sostegno<br />
non è solamente un incentivo<br />
a una parte <strong>del</strong>la popolazione<br />
in difficoltà, ma un investimento<br />
per il futuro <strong>del</strong>le generazioni<br />
<strong>del</strong> nostro Paese. La seconda<br />
riguarda i nuclei più a rischio,<br />
quelli con entrate modeste, che<br />
magari sono monoreddito, oppure<br />
con un so<strong>lo</strong> genitore con<br />
figli a carico, se non addirittura<br />
colpite dalla disoccupazione o<br />
dalla precarietà. Qui appare con<br />
tutta la sua portata una ferita<br />
nella società italiana: il 10% <strong>del</strong>le<br />
famiglie più ricche nel nostro<br />
Paese possiede il 45,9% <strong>del</strong>la<br />
ricchezza netta familiare totale.<br />
Se non si riuscirà a trovare<br />
una modalità di redistribuzione<br />
<strong>del</strong>le risorse, i nuclei più vulnerabili<br />
saranno le sacche <strong>del</strong>la<br />
povertà futura. In un’economia<br />
che ha esteso la sua dimensione<br />
finanziaria in modo così ampio<br />
molto probabilmente a interventi<br />
di politiche sociali andranno<br />
sempre più affiancati interventi<br />
di formazione capaci di mettere<br />
i nuclei familiari nelle possibilità<br />
di gestire in modo consapevole<br />
i propri consumi, investimenti e<br />
risparmi, sapendo che quando si<br />
sceglie un prodotto piuttosto che<br />
un altro si può cambiare il destino<br />
di un processo di sviluppo.
acQua<br />
ViaGGiO<br />
MercatO<br />
di Marco Boleo<br />
(marco_boleo@yahoo.it)<br />
• Quando arrivano momenti<br />
di crisi si tende<br />
ad avere un pensiero<br />
autarchico. In molti<br />
ad esempio sono portati<br />
a pensare che se<br />
non ci fossero stati i<br />
lavoratori stranieri nel nostro Paese<br />
quei posti sarebbero disponibili per gli<br />
italiani. Altri che con gli attuali costi<br />
di trasporto sarebbe auspicabile consumare<br />
prodotti a chi<strong>lo</strong>metro zero. Mi<br />
fermo qui visto che la lista <strong>del</strong>la spesa<br />
è lunga ed userò il mio consueto spazio<br />
per analizzare questa seconda raccomandazione.<br />
Per far<strong>lo</strong> mi rifarò ad<br />
un esempio elaborato dall'economista<br />
Giuseppe Bertola. <strong>Il</strong> comico Beppe<br />
Gril<strong>lo</strong> nei suoi mono<strong>lo</strong>ghi si pone<br />
spesso la seguente domanda: «Che<br />
senso ha trasportare le acque minerali<br />
<strong>del</strong> Trentino in Abruzzo e viceversa?».<br />
Per rispondere, immaginiamo che oltre<br />
alla città (Bolzano, diciamo) dove<br />
vi è un unico imbottigliatore di acque<br />
(un monopolista) ce ne sia un'altra<br />
(Avezzano) dotata anch'essa di una<br />
sola sorgente d'acqua da imbottigliare.<br />
Finché le due città sono isolate<br />
l'una dall'altra, anche ad Avezzano c'è<br />
un imbottigliatore monopolista, a cui<br />
conviene mantenere il prezzo più alto<br />
<strong>del</strong> costo di imbottigliamento e non<br />
esaurire completamente i vantaggi<br />
<strong>del</strong><strong>lo</strong> scambio con i suoi concittadini.<br />
Ma che cosa succede se le due città<br />
vengono collegate da un'autostrada?<br />
Se il prezzo è più alto <strong>del</strong> costo non<br />
so<strong>lo</strong> di imbottigliare, ma anche di trasportare<br />
l'acqua, all'imbottigliatore di<br />
Bolzano conviene spedire ad Avezzano<br />
un po' <strong>del</strong>l'acqua che preferiva non<br />
vendere per non far scendere il prezzo<br />
a Bolzano. Così facendo farà scendere<br />
il prezzo ad Avezzano ma, visto che<br />
su quel mercato non vendeva nulla, il<br />
minor ricavo è a carico <strong>del</strong> suo collega<br />
di Avezzano. <strong>Il</strong> quale farà <strong>lo</strong> stesso<br />
ragionamento e spedirà subito a Bolzano<br />
un autoarticolato di bottiglie. <strong>Il</strong><br />
mercato in questo modo passa da un<br />
monopolio ad un duopolio (due venditori),<br />
in cui ciascun venditore ha un<br />
potere di mercato ma deve tener conto<br />
di quel<strong>lo</strong> che all'altro conviene fare,<br />
perché prezzi e ricavi dipendono anche<br />
da quel<strong>lo</strong> che decide il suo concorrente.<br />
Visto che ciascuno preferisce<br />
spedire un po' <strong>del</strong>la sua acqua, acqua<br />
identica verrà trasportata in entrambe<br />
le direzioni, e il prezzo in ciascuno <strong>dei</strong><br />
due mercati sarà più basso di quel che<br />
avrebbe deciso ciascun monopolista.<br />
Naturalmente col rischio di incidenti e<br />
spreco di carburanti, ma non necessariamente<br />
uno spreco più elevato di<br />
quel<strong>lo</strong> causato dal potere per ciascun<br />
imbottigliatore senza concorrenti di<br />
tenere alti i prezzi nella propria città.<br />
Anche molti altri fenomeni apparentemente<br />
strani si comprendono meglio<br />
se ci si rende conto che far funzionare<br />
il mercato è utile ma, in generale,<br />
costoso. Sono in parte simili i motivi<br />
per cui frutta e verdura percorrono<br />
chi<strong>lo</strong>metri verso centri di selezione e<br />
confezionamento e poi verso i supermercati<br />
forse non <strong>lo</strong>ntani dal campo<br />
in cui sono state coltivate. Sembra a<br />
prima vista uno spreco, ma non <strong>lo</strong> è<br />
se organizzare un mercato più ampio<br />
di quelli <strong>dei</strong> piccoli villaggi di una volta<br />
consente di mettere in contatto tra<br />
<strong>lo</strong>ro bisogni e disponibilità più diversi,<br />
e di generare scambi più vantaggiosi.<br />
E' facile immaginare a parole un mondo<br />
migliore, ma è tutt'altro che facile<br />
dimostrare che sarebbe possibile far<strong>lo</strong><br />
in pratica. Quelli che <strong>lo</strong> fanno compiono<br />
<strong>del</strong>le analisi che considerano so<strong>lo</strong><br />
una faccia <strong>del</strong>la medaglia.<br />
uSura<br />
aZZardO<br />
SOBrieta’<br />
a cura di Luigi crimella<br />
• «<strong>Il</strong> mancato finanziamento da parte<br />
<strong>del</strong><strong>lo</strong> stato <strong>del</strong>le fondazioni anti<br />
usura ci costringe a segnare il passo,<br />
mentre il bisogno preme dal di fuori<br />
negli accresciuti gridi <strong>del</strong>la povertà<br />
anche misera, che aumenta». E’<br />
quanto ha affermato padre Massimo<br />
Rastrelli, presidente <strong>del</strong>la Consulta<br />
nazionale antiusura “Giovanni Pao<strong>lo</strong><br />
II”, in un convegno che si è svolto<br />
nei giorni scorsi a Roma insieme<br />
alle associazioni e fondazioni antiusura<br />
italiane per fare il punto sulla<br />
situazione. «Anche con il nuovo governo<br />
- ha spiegato - abbiamo avuto<br />
gli opportuni e necessari contatti per<br />
far presente la situazione attuale e<br />
abbiamo dimostrato che quest’anno<br />
finanziamenti debbono assolutamente<br />
essere fatti. Per questo abbiamo<br />
anche indicato la copertura finanziaria,<br />
già consolidata negli anni precedenti».<br />
Padre Rastrelli ha parlato di<br />
«tempi straordinariamente difficili<br />
nei quali le banche hanno chiuso tutti<br />
i finanziamenti. Servono nuovi<br />
strumenti di contrasto. «<strong>Il</strong> pesante<br />
fenomeno <strong>del</strong> sovraindebitamento<br />
<strong>del</strong>le famiglie e <strong>del</strong>le imprese e il conseguente<br />
ricorso al mercato <strong>del</strong> credito<br />
illegale, il tutto aggravato dalla<br />
particolare situazione economica, ha<br />
oggi assunto dimensioni allarmanti<br />
che non possono lasciarci insensibili<br />
ed inerti nella ricerca di nuovi e più<br />
adeguati strumenti di contrasto»: <strong>lo</strong><br />
ha detto il segretario nazionale <strong>del</strong>la<br />
Consulta antiusura, monsignor Alberto<br />
D’Urso.<br />
1.230 euro a testa in giochi d’azzardo.<br />
«<strong>Il</strong> gioco d’azzardo e con esso<br />
le spese che una famiglia media vi<br />
dedica sono in fortissimo aumento»:<br />
<strong>lo</strong> ha detto l’economista Maurizio Fiasco,<br />
che ha proposto una riflessione<br />
su “Misure per il sovraindebitamento<br />
familiare e artico<strong>lo</strong> 14 <strong>del</strong>la Legge antiusura”.<br />
«La spesa media pro-capite<br />
in giochi e <strong>lo</strong>tterie - ha affermato - è<br />
stata di 1.008 euro nell’anno 2010 ed<br />
è salita a 1.230 euro nell’anno appena<br />
concluso, con un incremento <strong>del</strong><br />
20%. <strong>Il</strong> che significa che, sul piano<br />
statistico, una famiglia tipo italiana di<br />
tre persone ha speso <strong>lo</strong> scorso anno<br />
3.<strong>60</strong>0 euro in cerca <strong>del</strong>la ricchezza,<br />
investendo oltre il 10% <strong>del</strong>le entrate<br />
medie familiari che sono calcolate<br />
in 32.714 euro». In va<strong>lo</strong>ri assoluti,<br />
Fiasco ha ricordato che nel 2010<br />
gli italiani hanno investito ben 61,4<br />
miliardi di euro nei giochi e <strong>lo</strong>tterie<br />
mentre nel 2011 tale cifra è salita a<br />
76 miliardi. «<strong>Il</strong> paradosso è - ha poi<br />
aggiunto - che con l’avvento <strong>dei</strong> giochi<br />
on-line, poker e casinò, <strong>lo</strong> stato<br />
ha iniziato a perderci pesantemente:<br />
sui 4,6 miliardi di giocate nel poker<br />
on-line l’erario ha incassato so<strong>lo</strong> 25,6<br />
milioni di euro (0,6% <strong>del</strong> totale); sul<br />
miliardo e mezzo di euro nel casinò<br />
on-line giocati in sei mesi ha incassato<br />
so<strong>lo</strong> 2,171 milioni, vale a dire <strong>lo</strong><br />
0,1% <strong>del</strong> totale».<br />
MiSSiOni<br />
SLanciO<br />
cOnciLiO<br />
di Fabio Zavattaro<br />
• Centosettantasette proposte raccolte<br />
nel periodo preparatorio <strong>del</strong><br />
Concilio Vaticano II, per stendere<br />
quel<strong>lo</strong> che sarebbe poi diventato il<br />
testo sulle missioni. Una Commissione<br />
“De Missionibus” presieduta dal<br />
cardinale Gregorio Pietro Agagianian,<br />
il porporato armeno che, nel 1958, è<br />
stato uno <strong>dei</strong> candidati alla successione<br />
di papa Pio XII, in quel Conclave<br />
che vedrà eletto il patriarca di<br />
Venezia, Ange<strong>lo</strong> Giuseppe Roncalli.<br />
Cinque sottocommissioni nate dalla<br />
originaria Commissione, per elaborare<br />
sette schemi. Inizia così l’iter <strong>del</strong><br />
decreto conciliare che vedrà la luce<br />
il 7 dicembre 1965 con il tito<strong>lo</strong> “Ad<br />
gentes”: 2.394 voti positivi e so<strong>lo</strong> 5<br />
contrari.<br />
Nella situazione attuale <strong>del</strong>le cose,<br />
si legge nel documento, «in cui<br />
va profilandosi una nuova condizione<br />
per l’uomo, la Chiesa, che è sale<br />
<strong>del</strong>la terra e luce <strong>del</strong> mondo, avverte<br />
in maniera più urgente la propria<br />
vocazione di salvare e di rinnovare<br />
ogni creatura, perché tutte le cose in<br />
Cristo siano ricapitolate e gli uomini<br />
in lui costituiscano una sola famiglia<br />
e un so<strong>lo</strong> popo<strong>lo</strong> di Dio». <strong>Il</strong> Concilio,<br />
proprio grazie alla presenza di vescovi<br />
provenienti da ogni ango<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la<br />
terra, assumeva un respiro molto più<br />
universale e le storie, le difficoltà, i<br />
problemi di Asia, Africa, America Latina<br />
e Oceania trovavano espressione<br />
nelle voci di testimoni che «si facevano<br />
interpreti <strong>del</strong>le complesse realtà<br />
<strong>del</strong>l’al<strong>lo</strong>ra cosiddetto terzo mondo»,<br />
scrive Benedetto XVI nel messaggio<br />
per la 86° Giornata missionaria mondiale<br />
(21 ottobre 2012). E’ stato, il<br />
Concilio, il luogo in cui il nord ricco si<br />
è reso conto <strong>del</strong>la ricchezza di cultura,<br />
tradizioni, esperienze che proveniva<br />
dal sud <strong>del</strong> mondo. L’attenzione<br />
missionaria <strong>del</strong>la Chiesa sempre<br />
presente, tanto che siamo alla ottantaseiesima<br />
Giornata, con il Vaticano<br />
II trova nuovo slancio proprio nella<br />
presenza di vescovi e pastori che<br />
dalle terre di missione, come si diceva,<br />
portavano la <strong>lo</strong>ro appassionata<br />
testimonianza di evangelizzatori in<br />
una realtà in cui la Chiesa cattolica<br />
è minoranza e, spesso, Chiesa priva<br />
di mezzi. Benedetto XVI nel messaggio<br />
ricorda proprio la sua esperienza<br />
di giovane sacerdote presente ai lavori<br />
<strong>del</strong> Concilio per dire che proprio<br />
quell’esperienza di «essere pastori di<br />
Chiese giovani e in via di formazione»<br />
- portata fra i seggi conciliari dai<br />
presuli <strong>del</strong>l’Africa e <strong>del</strong>l’America Latina,<br />
<strong>del</strong>l’Asia e <strong>del</strong>l’Oceania - contribuì<br />
D<strong>IV</strong>AGAZIONI (di Zivago)<br />
Sport<br />
• Preoccupazione tra i redattori de <strong>Il</strong> <strong>Velino</strong> per la grave crisi<br />
in cui versa l'ippica. Non potranno più vicendevolmente invitarsi<br />
a praticare quell'amabile sport.<br />
Avezzano. Foto di Valentina Mastrodicasa<br />
PUPAZZO DI NEVE<br />
a cura <strong>del</strong>la redazione<br />
• Quest’anno la neve è stata più copiosa <strong>del</strong><strong>lo</strong> scorso anno, alcune zone<br />
<strong>del</strong>la <strong>Marsi</strong>ca sono rimaste isolate a lungo. Tra i tanti disagi, vi segnaliamo<br />
la gioia di co<strong>lo</strong>ro che hanno approfittato <strong>del</strong>la quantità abbondante<br />
per fare pupazzi di neve. A chi non piacciono? Tutti ne sono affascinati,<br />
molti, piccini e adulti, ne hanno fatto almeno uno nella vita (oppure<br />
dovrebbero far<strong>lo</strong>). Al giornale diocesano i pupazzi di neve piacciono di<br />
più quando si sciolgono al sole. Forse siamo condizionati dalle parole di<br />
Clive Staples Lewis (quel<strong>lo</strong> <strong>del</strong>le Cronache di Narnia) che ricorda così i<br />
momenti iniziali <strong>del</strong>la sua conversione dall’ateismo: «Mi sento come un<br />
pupazzo di neve che cominciasse finalmente a liquefarsi».<br />
«in maniera rilevante a riaffermare la<br />
necessità e l’urgenza <strong>del</strong>l’evangelizzazione<br />
ad gentes». Nei 50 anni successivi<br />
al Concilio questa visione, afferma<br />
il Papa, non è venuta meno,<br />
anzi ha stimolato «una feconda riflessione<br />
teo<strong>lo</strong>gica e pastorale». Tutti<br />
i pontefici <strong>del</strong>l’epoca contemporanea<br />
l’hanno sempre rilanciata come una<br />
priorità. <strong>Il</strong> mandato missionario di<br />
Cristo, scrive ancora Benedetto XVI<br />
nel messaggio per la Giornata <strong>del</strong><br />
prossimo ottobre, mandato affidato<br />
per primo agli apostoli e dunque oggi<br />
ai vescovi, non si esaurisce «nell’attenzione<br />
alla porzione di popo<strong>lo</strong> di<br />
Dio» <strong>lo</strong>ro affidata, ma «deve coinvolgere<br />
tutta l’attività <strong>del</strong>la Chiesa»,<br />
dalle parrocchie agli istituti religiosi,<br />
dai movimenti ecclesiali ai singoli cristiani.<br />
Per questo tanto i piani pastorali<br />
quanto l’organizzazione diocesana<br />
devono adeguarsi alla vita <strong>del</strong>la<br />
Chiesa radicata nella quotidianità di<br />
un «mondo - osserva - in continuo<br />
cambiamento» e in larga parte, non<br />
so<strong>lo</strong> a Occidente, «in crisi di fede».<br />
Ed ecco che il messaggio trova una<br />
seconda attenzione nell’<strong>Anno</strong> <strong>del</strong>la<br />
fede che papa Benedetto ha voluto<br />
indire proprio per accompagnare la<br />
memoria <strong>del</strong>l’evento conciliare che<br />
si è aperto 50 anni fa, l’11 ottobre<br />
1962. Ma torniamo al messaggio e al<br />
decreto “Ad gentes”. Cosa ha significato<br />
per la vita <strong>del</strong>la Chiesa questo<br />
testo? Sicuramente ha dato vita a un<br />
impegno missionario di cui oggi si<br />
possono cogliere i frutti anche nei vol-<br />
ti di sacerdoti e religiosi che troviamo<br />
nelle nostre Chiese <strong>lo</strong>cali e che sempre<br />
più ci mostrano come la Chiesa<br />
sia viva e vivace in Africa, in America<br />
Latina. In un certo senso i viaggi <strong>dei</strong><br />
papi nel cosiddetto terzo mondo sono<br />
figli di quel testo <strong>del</strong> Concilio: Pao<strong>lo</strong><br />
VI che va in Uganda, in India, primo<br />
Papa a mettere piede in quei continenti.<br />
E poi l’ansia missionaria di Giovanni<br />
Pao<strong>lo</strong> II che ha voluto raggiungere<br />
anche le più estreme latitudini<br />
per portare la parola <strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong> a<br />
popoli che assai difficilmente avrebbero<br />
potuto compiere il viaggio fino a<br />
Roma. Papi messaggeri di una Chiesa<br />
attenta ai poveri, agli ultimi; testimoni<br />
di un Cristo che parla all’uomo di<br />
oggi. Annunciatori di un Vange<strong>lo</strong> che<br />
diventa «intervento in aiuto <strong>del</strong> prossimo<br />
- scrive il Papa nel messaggio<br />
per la Giornata missionaria - giustizia<br />
verso i più poveri, possibilità di<br />
istruzione nei più sperduti villaggi,<br />
assistenza medica in luoghi remoti,<br />
emancipazione dalla miseria, riabilitazione<br />
di chi è emarginato, sostegno<br />
al<strong>lo</strong> sviluppo <strong>dei</strong> popoli, superamento<br />
<strong>del</strong>le divisioni etniche, rispetto per la<br />
vita in ogni sua fase». Abbiamo bisogno,<br />
scrive ancora il Papa, «di riprendere<br />
<strong>lo</strong> stesso slancio apostolico<br />
<strong>del</strong>le prime comunità cristiane che,<br />
piccole e indifese, furono capaci, con<br />
l’annuncio e la testimonianza, di diffondere<br />
il Vange<strong>lo</strong> in tutto il mondo<br />
al<strong>lo</strong>ra conosciuto».