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sulla famiglia lanza - Comunità italiana dell'Arca di Lanza del Vasto

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Esperienza umana, culturale, religiosa <strong>di</strong> un cristiano fuori norma:<br />

<strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> (1901-1981)<br />

<strong>di</strong> Manfre<strong>di</strong> <strong>Lanza</strong><br />

Giuseppe Giovanni <strong>Lanza</strong> nasce a San Vito dei Normanni (Brin<strong>di</strong>si) il 29 settembre<br />

1901.<br />

Già il padre, Luigi Giuseppe <strong>Lanza</strong>, ci appare come un personaggio poco probabile, da<br />

romanzo. È nato, il 18 novembre 1857 a Ginevra, figlio naturale adulterino <strong>di</strong> Louise<br />

Alexandre in Dentice <strong>di</strong> Massarenghi (1) - madre sin d'allora <strong>di</strong> tre figli legittimi - e <strong>del</strong><br />

giovane principe Giuseppe <strong>Lanza</strong> Branciforte <strong>di</strong> Trabia (2), uno dei più titolati<br />

aristocratici <strong>del</strong>l'Italia <strong>di</strong> metà Ottocento. Cresce nel più assoluto anonimato in<br />

Norman<strong>di</strong>a, affidato dalla genitrice alle cure <strong>di</strong> un suo anziano parente che è<br />

proprietario <strong>del</strong> palazzo castellano <strong>di</strong> Escoville, presso Caen. Il padre lo ha riconosciuto<br />

all'atto <strong>del</strong>la nascita (3), ma tre anni dopo ha sposato la fiorentina Sofia Galeotti da<br />

cui ha avuto tre figli ufficiali: Pietro, Ottavio e Maria. Poi nel 1868, allorché Luigi era<br />

un bimbo <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci anni non ancora compiuti, il principe è morto precocemente<br />

durante un soggiorno all'estero. Louise, nel 1867 e 1870, dà al marito Antonio,<br />

<strong>di</strong>venuto un alto funzionario <strong>del</strong>la monarchia sabauda a Napoli, altri due figli legittimi<br />

(4). Il tutore <strong>del</strong> figlio segreto, Charles-Antoine Calenge, muore a sua volta nel 1877,<br />

ma prima <strong>di</strong> scomparire ha preso epistolarmente contatto con la <strong>famiglia</strong> siciliana <strong>del</strong><br />

pupillo. La vedova <strong>del</strong> principe Giuseppe non vuole sentir parlare <strong>di</strong> questo figlio<br />

<strong>del</strong>l'obbrobrio, che insi<strong>di</strong>a il buon nome <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong> e potenzialmente la tranquillità,<br />

se non lo stesso patrimonio, dei suoi figli. Tuttavia lo zio <strong>del</strong> defunto, Ercole,<br />

capo<strong>famiglia</strong> pro tempore per anzianità, non con<strong>di</strong>vide la comprensibile drasticità<br />

<strong>del</strong>l'atteggiamento <strong>del</strong>la vedova. Ormai assai avanti negli anni, tormentato dalla gotta<br />

e cieco, egli incarica un amico <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong> non <strong>di</strong>giuno <strong>di</strong> lettere e <strong>di</strong> lingue, certo<br />

Francesco La Rosa, <strong>di</strong> mantenere vivo il rapporto epistolare (5). Fino al<br />

raggiungimento <strong>del</strong>la maggiore età, Luigi ha ignorato la propria reale identità. Il suo<br />

cognome, segnato con grafia svolazzante nell'atto <strong>di</strong> nascita, è stato letto "Scansa" in<br />

Francia ed è con tale deviante designazione patronimica che egli è stato registrato a<br />

scuola, poi si è iscritto, a Parigi, alla facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza (6).<br />

Nel 1882 Luigi è assunto in pianta stabile, a Parigi, dalla Banca <strong>di</strong> Francia. Passa la<br />

sua licenza in Giurisprudenza nel 1888 e, presumibilmente nel 1890, il dottorato con<br />

una tesi <strong>di</strong> carattere economico sui Magazzini Generali. Frattanto il fratellastro<br />

primogenito Pietro Bonaventura (7), detto in <strong>famiglia</strong> Petrillo, ha sposato a Palermo<br />

nel 1885 Giulia Florio, figlia <strong>del</strong> noto e facoltoso industriale Ignazio Florio (8). Pietro<br />

perpetua, nei confronti <strong>del</strong>l'escluso ed esule francese, la dura chiusura <strong>del</strong>la madre,<br />

mentre più indulgente e genericamente meglio <strong>di</strong>sposto si palesa il secondogenito<br />

Ottavio (9), detto Odò. Sfuma comunque per Luigi qualsiasi residua speranza <strong>di</strong> un<br />

ricongiungimento, <strong>di</strong> un rientro, sia pure in chiave minore, nell'alveo familiare<br />

paterno. Tuttavia, a Ginevra, egli ha fatto riconoscere legalmente l'errore <strong>di</strong> lettura <strong>del</strong><br />

suo cognome e il suo <strong>di</strong>ritto a chiamarsi <strong>Lanza</strong>.<br />

Antonio Dentice <strong>di</strong> Massarenghi, il marito <strong>di</strong> Louise Alexandre, muore nel settembre<br />

<strong>del</strong> 1891 (10). Louise ha già ceduto alcune sue terre <strong>di</strong> San Vito dei Normanni al figlio<br />

ignorato dalla <strong>famiglia</strong> <strong>del</strong> padre. Nel 1890 Luigi ha impiantato ivi una sua azienda<br />

viti-vinicola. Nel 1898 muore anche Louise, che, segnaliamolo per inciso, lascia un<br />

<strong>di</strong>ario manoscritto relativo agli anni 1863 e '64 in prosieguo conservato dal figlio, poi<br />

da <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, e fino a noi pervenuto (11)


A sinistra: Luigi Giuseppe <strong>Lanza</strong> in<br />

posa dal fotografo<br />

presumibilmente nel 1900, anno<br />

<strong>del</strong> matrimonio con Anne-Marie<br />

Nauts.<br />

A destra: profilo <strong>di</strong> Anne-Marie<br />

Nauts.<br />

Provenienza <strong>del</strong>le foto: carte<br />

personali <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>.<br />

Nel <strong>di</strong>cembre <strong>del</strong> 1900 il neopossidente pugliese sposa a Parigi la giovane fiamminga<br />

francofona Anne-Marie Nauts-Oedenkoven, <strong>di</strong> una <strong>famiglia</strong> <strong>del</strong>la me<strong>di</strong>o-alta borghesia<br />

<strong>di</strong> Anversa, che gli è stata presentata sotto la torre Eiffel in occasione <strong>del</strong>l'Esposizione<br />

Universale.<br />

Grazie ai sol<strong>di</strong> <strong>del</strong>la dote gli sposi acquistano nelle imme<strong>di</strong>ate a<strong>di</strong>acenze <strong>di</strong> San Vito, in<br />

località Specchia <strong>di</strong> Mare, una nuova proprietà con un grazioso villino in stile coloniale<br />

inglese. Luigi si è fatto la fama <strong>di</strong> proprietario benevolo nei confronti dei conta<strong>di</strong>ni e si<br />

presenta alle elezioni comunali come capolista <strong>del</strong>lo schieramento socialista. Il suo<br />

progressismo non è gra<strong>di</strong>to ai maggiorenti locali, tra i quali i suoi parenti acquisiti<br />

principi Dentice <strong>di</strong> Frasso. Niente affatto apprezzata dalla giovane moglie è la sua<br />

malcelata tendenza a tradurre lo slancio <strong>di</strong> generosità verso la classe proletaria in<br />

effusioni erotiche <strong>di</strong>etro pagliai e piante <strong>di</strong> vite con le rustiche bellezze locali.<br />

Dopo Giuseppe Giovanni sono nati Lorenzo Ercole, nel 1903, e Angelo Carlo, nel 1904.<br />

I rapporti <strong>del</strong>la coppia, tuttavia, si guastano progressivamente, come d'altronde<br />

<strong>di</strong>viene sempre più problematica l'ambientazione <strong>del</strong>l'uno e <strong>del</strong>l'altro coniuge in quel<br />

paese sperduto <strong>del</strong> tallone d'Italia. Ma frattanto i tre figli crescono, frequentando le<br />

classi dei primi cicli scolastici a Carovigno.<br />

Due piccoli <strong>Lanza</strong> su un calesse nel cortile <strong>del</strong>la casa <strong>di</strong><br />

Specchia <strong>di</strong> Mare (San Vito dei Normanni). Da sinistra a<br />

destra: Lorenzo Ercole e Giuseppe Giovanni.<br />

Provenienza <strong>del</strong>le foto: carte personali <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Vasto</strong>.<br />

Nelle pagine autobiografiche <strong>del</strong> Viatico, Giuseppe Giovanni ci narra le sue prime<br />

infantili esperienze con la verità recon<strong>di</strong>ta, le sue prime illuminazioni. È su una<br />

spiaggia con la madre che tuttavia subitamente, dopo avergli sorriso, si allontana e<br />

sparisce gettandosi nei flutti e lui è solo tra tutta quella sabbia color senape bruciata.<br />

L'angoscia sale in lui e potrebbe soffocarlo, quand'ecco che si accorge <strong>del</strong> cielo e<br />

<strong>del</strong>l'abbacinante luminosità <strong>del</strong> mondo che lo circonda. Un giorno d'inverno esce <strong>di</strong><br />

casa correndo la mattina presto con la cartella per andare a scuola, ma inciampa nel


vialetto e cade sbucciandosi le ginocchia. Carponi, si mette a piangere, ma alzando il<br />

capo si avvede che il terreno è <strong>di</strong>sseminato <strong>di</strong> tanti piccoli punti luminosi che<br />

sprigionano raggi e sono, grazie all'intersecarsi <strong>di</strong> queste traiettorie scintillanti, gli uni<br />

agli altri magicamente collegati (12).<br />

I legami con la Francia e il Belgio non sono mai interrotti. Il padre Luigi pubblica un<br />

Essai de solution du problème social par les magasins généraux (Tentativo <strong>di</strong><br />

soluzione <strong>del</strong> problema sociale me<strong>di</strong>ante i magazzini generali), che testimonia il suo<br />

perdurante interesse per i problemi sociali, presso l'e<strong>di</strong>tore parigino Félix Alcan, nel<br />

1907 (13). Una foto che ci mostra i tre fanciulli <strong>di</strong> età tra i due e i sei o sette anni con<br />

la bisnonna Sophie de Roubaix è stata presumibilmente scattata ad Anversa o a<br />

Bruxelles.<br />

I tre fanciulli <strong>Lanza</strong> (da sinistra a destra: Giuseppe,<br />

Lorenzo e Angelo, quest'ultimo ancora decisamente<br />

vestito e pettinato da femmina secondo l'uso<br />

<strong>del</strong>l'epoca) con la bisnonna belga Sophie de Roubaix in<br />

Oedenkoven, presumibilmente in un salotto <strong>di</strong> Anversa<br />

o <strong>di</strong> Bruxelles, nei primi anni <strong>del</strong> Novecento.<br />

Provenienza <strong>del</strong>la foto: album <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>del</strong>la cugina<br />

Thérèse Vanden Driessche, nata Oedenkoven<br />

(Bruxelles).<br />

Un certificato illustrato <strong>del</strong>l'epoca attesta che Lorenzo, il secondogenito, fa la sua<br />

prima comunione nella chiesa e parrocchia <strong>di</strong> Courbevoie, modesto sobborgo<br />

residenziale <strong>di</strong> Parigi, il 17 aprile 1913 (14).<br />

Nel 1914, allorché scoppia il conflitto mon<strong>di</strong>ale, la <strong>famiglia</strong> si è ormai sostanzialmente<br />

trasferita a Parigi. I giovani frequentano il Lycée Condorcet, nelle vicinanze <strong>del</strong>la Gare<br />

Saint-Lazare. Giuseppe Giovanni rimane impressionato dall'euforico e chiassoso<br />

entusiasmo con cui i ventenni partono per il fronte, ammassandosi nelle stazioni,<br />

abbracciando i familiari, inneggiando ad una creduta pronta, totale vittoria. Matura nei<br />

tre giovani <strong>Lanza</strong> il sentimento <strong>di</strong> estraneità al fanatismo nazionale francese e <strong>di</strong><br />

identità <strong>italiana</strong>. Parigi è una città triste, piovosa, buia, priva <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> colore, e<br />

come non ricordare con nostalgia e fierezza il cromatismo terso, intenso dei luoghi<br />

natii. Altrettanto <strong>di</strong>casi per la lingua: i francesi mormorano, sussurrano in punta <strong>di</strong><br />

labbra una parlata in<strong>di</strong>stinta, intessuta <strong>di</strong> mezze vocali, nasali, strascichi gutturali. E<br />

Peppino rimpiange la sonorità franca, piena, rotonda <strong>del</strong>l'italico i<strong>di</strong>oma. I parigini<br />

irridono, vilipendono gli italiani che, nei primi mesi, rinviano l'entrata in guerra e<br />

fanno il doppio gioco. Nel Quin<strong>di</strong>ci, li esaltano quando il loro intervento rafforza il<br />

blocco antigermanico, determinando un provvido alleggerimento sul fronte attestatosi<br />

in territorio francese. Con Caporetto, nel Diciassette, nuovo scatenarsi <strong>del</strong> lu<strong>di</strong>brio:<br />

italiani imbelli, vigliacchi, capaci solo <strong>di</strong> battere in ritirata, spaghettari, macaronis,<br />

ecc.. A scuola non mancano le occasioni <strong>di</strong> azzuffarsi con i compagni. Poi vengono il<br />

crollo degli austriaci, la resa dei tedeschi, la pace. La <strong>di</strong>plomazia <strong>italiana</strong>, ora<br />

ambiziosa a sproposito e velleitaria, ora defilata e remissiva, non sa negoziare a<br />

vantaggio <strong>del</strong> paese i termini <strong>del</strong> nuovo assetto europeo e certamente ciò <strong>del</strong>ude,<br />

amareggia, fa riflettere.<br />

Nel frattempo ci sono gli stu<strong>di</strong> e la vita sociale. Peppino (nome utilizzato in <strong>famiglia</strong><br />

come abbreviazione <strong>di</strong> Giuseppe) ha presto <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> avere soprattutto spiccate


attitu<strong>di</strong>ni per gli stu<strong>di</strong> umanistici e letterari. Ha un temperamento riflessivo e<br />

romantico. È un gran bel ragazzo, alto, magro, virile, ed è consapevole <strong>di</strong> esserlo. Le<br />

ragazze lo attraggono, ma antepone loro le aspirazioni ideali e la gloria. In letteratura<br />

lo colpiscono i poeti francesi <strong>del</strong>l'Ottocento: Hugo, poi principalmente Leconte de Lisle<br />

e Héré<strong>di</strong>a. Minore interesse suscitano in lui i romanzieri quali Balzac, Flaubert,<br />

Maupassant, Stendhal, Proust. Sono, a suo modo <strong>di</strong> sentire, troppo <strong>di</strong>scontinui e<br />

prolissi. Negli ultimi anni <strong>del</strong>l'adolescenza si affacciano poi in questo quadro dei<br />

mo<strong>del</strong>li culturali i pensatori: Nietzsche e Spinoza, quest'ultimo scoperto conversando<br />

con compagni <strong>di</strong> scuola.<br />

Una complicità particolare lega Peppino al fratello secondogenito Lorenzo durante gli<br />

anni <strong>del</strong> primo sviluppo intellettuale. I due giovani portano avanti lunghe <strong>di</strong>scussioni<br />

para o protofilosofiche, mentre il fratello più piccolo, Angelo, è più taciturno, riservato,<br />

e da subito rivela inclinazioni prevalentemente pratiche e mondane. Una sera, verso la<br />

mezzanotte, Peppino si sveglia e si avvia al buio, tentoni, verso il bagno.<br />

Improvvisamente, nel corridoio, viene a trovarsi faccia a faccia con un tale in frac,<br />

cilindro e guanti bianchi! È Angelo, che gli sorride ammiccando e portando l'in<strong>di</strong>ce alle<br />

labbra. Esce <strong>di</strong> soppiatto per andare a ballare e sarebbe un guaio se la severa madre<br />

fiamminga si svegliasse o venisse a sapere <strong>di</strong> queste scappatelle.<br />

Quanto alla religione, Peppino non sarebbe alieno dal subirne il fascino se non fosse<br />

che la scuola, la pubblicistica, la società si accaniscono a porne in evidenza le<br />

ingenuità, le incongruenze. Gli stessi filosofi, per lo meno la maggioranza dei moderni,<br />

la ritengono superata (15). Inoltre le ambizioni naturali, i primi slanci amorosi e la<br />

ricerca <strong>di</strong> un'affermazione personale lo <strong>di</strong>stolgono da qualsiasi attenzione al culto e<br />

alla pietà.<br />

La nostalgia per l'Italia non si riduce a un mero e vago anelito sentimentale. Man<br />

mano che si approssima l'età adulta essa si traduce in concreto progetto <strong>di</strong> rientro.<br />

Finalmente superata la maturità, nel 1920 Peppino si iscrive al corso <strong>di</strong> Filosofia <strong>del</strong><br />

Regio Istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Superiori pratici e <strong>di</strong> perfezionamento <strong>di</strong> Firenze, poi nel 1921<br />

alla facoltà <strong>di</strong> Filosofia <strong>del</strong>l'università <strong>di</strong> Pisa. A Pisa raggiunge in sostanza Lorenzo, il<br />

quale, anch'egli rimpatriato e intenzionato ad assumere la conduzione dei poderi<br />

pugliesi, ha invece optato pragmaticamente per Agraria. Il secondogenito si laureerà<br />

sin dal '25, poi, <strong>del</strong>uso anche dalla decisione materna <strong>di</strong> vendere la tenuta <strong>di</strong> Specchia<br />

<strong>di</strong> Mare, partirà per oltre un anno in America <strong>del</strong> sud. Il nostro, invece, attardandosi<br />

più a lungo nelle aule accademiche, conseguirà il <strong>di</strong>ploma solo nel '28. Ma, a<br />

prescindere dagli stu<strong>di</strong> universitari, questi, tra Italia e Francia, sono per i <strong>Lanza</strong> anni<br />

fondamentali <strong>di</strong> riorientamento, sia personale che familiare.<br />

Nel 1925 Anne-Marie Nauts in <strong>Lanza</strong> si trasferisce a Firenze. Il marito la ha<br />

abbandonata <strong>di</strong> fatto da anni ed amministra terreni in Corsica. La madre raggiunge i<br />

figli e mette su casa in Pian de' Giullari. I beni <strong>di</strong> Specchia <strong>di</strong> Mare sono venduti nel<br />

'26.<br />

Sin dal 1923, frattanto, Peppino e Angelo avevano incontrato a Parigi lo zio Odò <strong>di</strong><br />

Camastra, con la consorte Rose Ney d'Elchingen e, nel novembre, Peppino era stato a<br />

Palermo. Nel novembre e <strong>di</strong>cembre <strong>del</strong> '26, allorché Lorenzo è in America, Peppino e<br />

Angelo si recano a riverire Odò e Rose a Capri, dove incontrano anche Pietro <strong>Lanza</strong> <strong>di</strong><br />

Scalea, influente cugino, ministro <strong>del</strong>le Colonie <strong>di</strong> Mussolini (16). Nel <strong>di</strong>cembre 1929<br />

Peppino è a Palermo per presentare alla <strong>famiglia</strong> le sue condoglianze in relazione al<br />

decesso <strong>del</strong> principe Pietro <strong>di</strong> Trabia, sopravvenuto in ottobre. In occasione <strong>di</strong><br />

un'ulteriore permanenza nel capoluogo siciliano nel 1932, cui accennerò <strong>di</strong> nuovo più<br />

avanti sotto tutt'altro profilo, effettua ricerche genealogiche d'archivio e in biblioteca,<br />

essendo stato incaricato tra l'altro - forse su in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Pietro <strong>Lanza</strong> <strong>di</strong> Scalea - <strong>di</strong><br />

scrivere l'articolo Lancia <strong>del</strong> XX volume <strong>del</strong>l'Enciclope<strong>di</strong>a Treccani che uscirà l'anno<br />

successivo (17).


Due pagine interne <strong>di</strong> un libretto d'identità<br />

francese <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>. Le in<strong>di</strong>cazioni<br />

degli anni originari <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà risultano abrase,<br />

ma il documento è stato rinnovato in data 24<br />

novembre 1931 dal prefetto <strong>del</strong>la Seine et<br />

Oise. Quanto alla professione, il giovane è<br />

segnato quale "artiste peintre".<br />

Provenienza: carte <strong>di</strong> Jean Viel, a Escoville.<br />

A questi tentativi <strong>di</strong> riallacciare rapporti con la <strong>famiglia</strong> siciliana fanno da corollario<br />

marginale due viaggi compiuti in Germania, nel 1930 e 1931, in cui Peppino è accolto<br />

a braccia aperte dagli ambienti <strong>del</strong>l'aristocrazia mondana.<br />

Peppino scrive versi. Nel 1923 stampa a Pisa e pubblica a Parigi presso un piccolo<br />

e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> comodo le Ballades libres aux dames du temps présent, poi nel 1927<br />

pubblica Conquiste <strong>di</strong> vento e Fantasia notturna a Firenze, presso Vallecchi. Nelle<br />

estati <strong>del</strong> 1924 e <strong>del</strong> 1925 partecipa con Lorenzo alle Décades o giornate <strong>di</strong> Pontigny,<br />

convegno annuale <strong>di</strong> intellettuali europei organizzate da un ex professore <strong>di</strong> liceo dei<br />

due giovani, Paul Desjar<strong>di</strong>ns, incontrandovi Gide, Valéry e altri protagonisti <strong>di</strong> primo<br />

piano <strong>del</strong>la vita letteraria francese. Frattanto comincia anche a <strong>di</strong>segnare. Sin dai<br />

primi anni <strong>di</strong> Pisa è in rapporti <strong>di</strong> sincera amicizia con il pittore <strong>di</strong>lettante Acquaviva,<br />

studente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, e a Firenze, nel 1926, frequenta assiduamente lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> pittore<br />

reggiano Giovanni Costetti (18). Lo pseudonimo <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> compare sulle<br />

copertine <strong>del</strong>le pubblicazioni fiorentine <strong>del</strong> 1927. Ormai i giovani <strong>Lanza</strong> hanno<br />

compreso che non devono attendersi concessioni <strong>di</strong> sorta da parte <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong><br />

siciliana e Peppino provvede così a conferirsi autonomamente un titolo <strong>di</strong>stintivo,<br />

attinto alla più remota storia <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong> e obsoleto, pertanto tale da non dar a<strong>di</strong>to a<br />

eventuali contestazioni (19). È un titolo che a Peppino appare, oltre che ingegnoso,<br />

bellissimo per la storia cui si richiama, <strong>di</strong> rotonda sonorità ed evocatore <strong>di</strong> spazio e<br />

lontananze. Un titolo ra<strong>di</strong>oso insomma, e un titolo d'aria, <strong>di</strong> vento (20).<br />

Il grande amore <strong>del</strong>la sua vita sboccia e abortisce a Firenze in un arco <strong>di</strong> pochi mesi,<br />

nel 1926. Peppino si infatua romanticamente <strong>di</strong> Mary, giovane americana, che<br />

ricambia a fior <strong>di</strong> pelle, irriflessivamente, riparte poi per gli Stati Uniti e non risponde<br />

alle lettere infervorate <strong>del</strong> giovane e ai suoi tentativi <strong>di</strong> riprendere contatto. È una<br />

<strong>del</strong>usione cocente, profonda, che lascerà il segno.<br />

Il 6 febbraio 1931 si spegne a Firenze, nella casa <strong>di</strong> Pian de' Giullari, il padre Luigi, da<br />

alcuni anni infermo e accu<strong>di</strong>to dalla <strong>famiglia</strong> (21). Peppino, che spensieratamente si<br />

dà alla vita <strong>di</strong> società in Germania, non rientra in tempo per accomiatarsi dal padre<br />

morente, per confortarlo e raccogliere un suo ultimo sguardo o cenno bene<strong>di</strong>cente.<br />

Per tutta la vita gli rimarrà il rimorso <strong>del</strong>la mancanza <strong>di</strong> tempestività con cui è riuscito<br />

a strapparsi, in questa occasione, all'avvolgente dolce vita berlinese.<br />

Nel 1932, a Parigi, <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> scrive Le vitrail, componimento <strong>di</strong> una raggiunta<br />

maturità e autoconsapevolezza sotto il profilo poetico (22), ma che anche annuncia<br />

una maturità filosofica e religiosa. A oltre trent'anni il giovane, in bilico tra Francia e<br />

Italia, tra aspirazioni aristocratiche e quoti<strong>di</strong>anità bohème, tra voglia <strong>di</strong> successo<br />

mondano e sete <strong>di</strong> verità, non ha trovato la sua collocazione nella società. Proprio in<br />

quell'anno le con<strong>di</strong>zioni finanziarie <strong>del</strong>la madre si fanno insostenibili, al punto che è<br />

costretta a tornare in Belgio dove si impiega, in una clinica <strong>di</strong> Westmalle (Turnhout),<br />

quale infermiera caposala (23). Angelo e Lorenzo abitano ora a Milano.


Angelo <strong>Lanza</strong> a Capri nel <strong>di</strong>cembre <strong>del</strong> 1926.<br />

Provenienza <strong>del</strong>la foto: carte personali <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Vasto</strong>.<br />

Il primo si è sposato e Lorenzo lavora presso l'Ufficio Brevetti <strong>del</strong>la Tosi, a Legnano.<br />

Peppino, se questa può essere una professione, vorrebbe <strong>di</strong>ventare poeta. Frequenta<br />

artisti e scrittori <strong>di</strong> area in senso lato surrealista quali Leonor Fini, Supervielle, Henri<br />

Michaux, Max Jacob, René Daumal. Conosce Luc Dietrich, giovane spiantato, talento<br />

letterario incerto <strong>di</strong> sé e incline all'auto<strong>di</strong>struzione, che si è incautamente arruolato<br />

nella schiera dei <strong>di</strong>scepoli <strong>del</strong> guru asiatico Georges Ivanovic Gurdjieff. Con Luc nasce<br />

un rapporto <strong>di</strong> profonda amicizia e <strong>Lanza</strong> si propone <strong>di</strong> re<strong>di</strong>merlo, ossia <strong>di</strong> mostrargli la<br />

via <strong>di</strong> una vita autenticamente sensata.<br />

Decisamente non è surrealista l'orientamento letterario e <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> cui dà<br />

testimonianza Le vitrail. La vetrata <strong>di</strong> cui si tratta e la cui estatica contemplazione,<br />

appunto, sottende l'intero svolgimento <strong>del</strong>la lirica è quella <strong>del</strong> rosone gotico <strong>di</strong> Notre-<br />

Dame <strong>di</strong> Parigi. In questo torno <strong>di</strong> tempo <strong>Lanza</strong> frequenta le chiese e si fa i primi seri<br />

esami <strong>di</strong> coscienza, si interroga sul senso <strong>del</strong>l'esistenza, sulle scelte da operare per il<br />

futuro. A Pisa aveva subito dovuto fare i conti con Antonino da Empoli, uno studente<br />

più anziano che, da buon cattolico italiano provinciale, non si era affatto lasciato<br />

impressionare dallo scetticismo <strong>di</strong> maniera <strong>del</strong> compagno ed aveva contestato con<br />

fermezza la superficialità <strong>del</strong>le sue ostentate professioni <strong>di</strong> miscredenza. Così, sin<br />

dagli anni <strong>del</strong>l'università, Peppino ha cominciato a riflettere sui suoi orientamenti <strong>di</strong><br />

vita e <strong>di</strong> pensiero. Firenze e Pisa gli ponevano <strong>di</strong>nanzi agli occhi capolavori d'arte<br />

realizzati nel Rinascimento e nel me<strong>di</strong>oevo, allorché la fede religiosa era fulcro <strong>del</strong>la<br />

vita intellettuale e pratica, e ai quali certo non potevano paragonarsi gli strampalati<br />

conati dei miseri mestieranti contemporanei. In tema <strong>di</strong> pensiero era sembrato allo<br />

studente <strong>di</strong> filosofia che le pedanti speculazioni <strong>del</strong>la scuola idealistica tedesca fossero<br />

in sostanza ampiamente vacue <strong>di</strong> contenuti concreti (24). Ben altra attrattiva, ben<br />

altra portata avevano per lui la filosofia antica, specie la patristica, le speculazioni<br />

me<strong>di</strong>oevali <strong>di</strong> Raimondo Lullo e soprattutto <strong>di</strong> Tommaso d'Aquino, il pensiero<br />

rinascimentale <strong>di</strong> un Nicola Cusano. Per quanto riguarda le dottrine politiche allora in<br />

auge, <strong>Lanza</strong> avvertiva l'impostura che si celava <strong>di</strong>etro il presunto solidarismo <strong>del</strong>le<br />

ideologie definite socialiste e provava la più spiccata repulsione nei confronti <strong>del</strong>le<br />

opzioni nazionaliste. Nel complesso queste dottrine alla moda venivano da lui<br />

giu<strong>di</strong>cate intellettualmente rozze, oltre che decisamente pericolose per le sorti<br />

<strong>del</strong>l'umanità.<br />

Lorenzo <strong>Lanza</strong> a Siena, con il suo levriero Zar, nel<br />

1934.<br />

Foto scattata da Luc Dietrich.


Comunque rimaneva anzitutto il problema personale <strong>di</strong> fondo. I fratelli non si erano<br />

propriamente sistemati, ma si davano da fare. Lui, invece, a trent'anni suonati faceva<br />

ancora la parte <strong>del</strong> dandy con pretese intellettuali e intanto non sapeva come sbarcare<br />

il lunario. Le spora<strong>di</strong>che traduzioni dal tedesco e lezioni <strong>di</strong> francese e italiano a giovani<br />

turiste americane non rappresentavano certo una soluzione sod<strong>di</strong>sfacente e duratura.<br />

Si presentò quella che lui credette un'occasione nel 1932. Marino Marini aveva<br />

mostrato alcune sue foto a certo Toeplitz, responsabile <strong>del</strong>la casa cinematografica<br />

Cines, e questi su due pie<strong>di</strong> invitò il nostro a raggiungere, spesato e retribuito in<br />

anticipo, il set <strong>di</strong> un film in Sicilia. Ecco che balenava a Peppino la speranza <strong>di</strong> una<br />

brillante carriera da attore protagonista, <strong>di</strong> grande successo e riccamente remunerata.<br />

Ma a Palermo non lo fanno lavorare (25), lo avviano a Roma. Nella capitale rimane<br />

alcuni mesi e in una pellicola <strong>sulla</strong> spe<strong>di</strong>zione dei Mille gli assegnano un ruolo da<br />

silente comparsa, quello <strong>del</strong> colonnello ungherese Stefano Türr (26). Il contratto,<br />

quin<strong>di</strong>, scade e <strong>Lanza</strong> cerca <strong>di</strong> imparare il mestiere <strong>di</strong> operatore cinematografico<br />

pensando a documentari d'arte da realizzare magari in paesi lontani. D'altro canto,<br />

cominciano a suscitare interesse nello stesso ambiente <strong>di</strong> lavoro i suoi anelli e oggetti<br />

lavorati a mano.<br />

Monsignor Francesco Gioia, in una comunicazione (27) letta durante la giornata <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o che si è tenuta a San Vito dei Normanni il 13 gennaio 2001 per celebrare il<br />

centenario <strong>del</strong>la nascita <strong>del</strong>l'illustre concitta<strong>di</strong>no, ha tra l'altro citato passi da sue<br />

poesie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa epoca che evidenziano come il ricordo e la nostalgia <strong>del</strong> luogo natio<br />

siano in lui perdurati, vivaci, durante tutto il corso <strong>del</strong>la vita. A quelle citazioni<br />

possiamo aggiungerne un'altra da una lettera (ine<strong>di</strong>ta) al fratello Lorenzo, stilata in un<br />

italiano che tra<strong>di</strong>sce la maggiore <strong>di</strong>mestichezza <strong>del</strong>l'autore con il francese e non<br />

datata, ma spe<strong>di</strong>ta da Roma presumibilmente nel febbraio 1933, dalla quale peraltro<br />

traspare il suo già vivo interesse per la manualità e per l'artigianato:<br />

"Ho saputo per un bollettino <strong>di</strong> propaganda che vi è a Carovigno una scuola <strong>di</strong><br />

tessitura a mano ed ho visto bellissime lane che vengono a costare una 60ina <strong>di</strong> lire al<br />

metro. Bisogna assolutamente tener fermo quest'in<strong>di</strong>rizzo e non più usare altre stoffe<br />

se quelle sono praticabili. Ho avuto una vera emozione a vederle. Credevo il paese più<br />

lontano nel ricordo" (28).<br />

Negli stu<strong>di</strong> <strong>del</strong>la Cines, dove si passa molto più tempo ad aspettare e chiacchierare<br />

che a lavorare, <strong>Lanza</strong> si imbatte in un giovane apolide, certo Hermann Hornak, che in<br />

una lettera alla madre Anna Maria egli definisce "un Bohémien ancien élève de<br />

Cambridge" e "un très aimable et curieux garçon" (29), e tra i due non tarda a<br />

svilupparsi un vincolo <strong>di</strong> solidarietà basato <strong>sulla</strong> comune insofferenza <strong>del</strong>la me<strong>di</strong>ocrità<br />

in cui li costringono le circostanze. I compari progettano film e documentari da<br />

realizzare insieme e corteggiano una medesima <strong>di</strong>va <strong>del</strong>lo schermo agli esor<strong>di</strong>.<br />

Improvvisamente prende corpo il progetto <strong>di</strong> un viaggio iniziatico a pie<strong>di</strong> attraverso<br />

l'Abruzzo, annunciato nella lettera anzidetta e che si presume possa protrarsi per<br />

alcuni mesi. Due passi <strong>del</strong>la lettera in parola meritano <strong>di</strong> essere particolarmente<br />

sottolineati. <strong>Lanza</strong> annota: "nous nous sommes formulés [sic] une règle de vie<br />

monacale à laquelle nous nous tiendrons pour tous ces mois". Inoltre sembra tirare le<br />

somme <strong>del</strong>l'esperienza cinematografica romana e riconosce il fallimento dei suoi<br />

tentativi <strong>di</strong> inserirsi fattivamente nella società or<strong>di</strong>naria, sovvenendo anche per la sua<br />

parte ai bisogni materiali <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong>: "les évènements me sont trop contraires dans<br />

les villes et l'espoir d'être de qq. aide aux miens s'éloigne" (30).


Recto e verso <strong>di</strong> una cartolina illustrata<br />

inviata da Ottavio (Odò) <strong>Lanza</strong> duca <strong>di</strong><br />

Camastra a "M.me Louis <strong>Lanza</strong>", ossia ad<br />

Anne-Marie Nauts in <strong>Lanza</strong>, all'Abetone e da<br />

lì fatta proseguire per Firenze. Data <strong>del</strong><br />

bollo d'arrivo a Firenze: 26.06 1923. La villa<br />

con giar<strong>di</strong>no <strong>del</strong>l'illustrazione è la residenza<br />

parigina <strong>del</strong> duca, zio <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, e<br />

<strong>del</strong>la consorte Rose-Blanche Ney<br />

d'Elchingen. Oggi, nulla rimane <strong>di</strong> tale villa<br />

in un quartiere urbano che è stato<br />

ampiamente rie<strong>di</strong>ficato.<br />

Originale nell'archivio <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong>, presso<br />

l'autore.<br />

Cos'è l'esistenza? Siamo sicuri che quell'immane e continuo agitarsi cui assistiamo<br />

nelle città, quel correre indaffarati <strong>di</strong> qua e <strong>di</strong> là, quel trascorrere le intere giornate in<br />

uffici, fabbriche, negozi, ligi a un presunto dovere, protesi verso immaginari guadagni,<br />

quel volersi affermare, <strong>di</strong>stinguere, imporre abbia un senso reale? Di cosa ha<br />

veramente bisogno l'uomo, <strong>di</strong> cosa è veramente fatta la vita? Invece che nello<br />

speculare <strong>sulla</strong> cosa in sé o su tria<strong>di</strong> lessicali, la filosofia o amore <strong>del</strong>la saggezza non<br />

consiste magari nella ricerca fattuale <strong>del</strong>l'evidente verità? "Il va seul à pied celui qui<br />

va vers ce-qui-va-de-soi" (31). Se la poesia Le vitrail aveva a suo tempo segnato<br />

soprattutto la conversione estetica <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong>, questo primo pellegrinaggio consacra la<br />

sua conversione filosofica e pone serie premesse per la pienezza <strong>del</strong>la conversione<br />

religiosa.<br />

È durante questo viaggio che <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> prende gli appunti dai quali scaturiranno<br />

i Principes et préceptes du retour à l'évidence. Ed è anche in questo viaggio che re<strong>di</strong>ge<br />

in italiano il Giuda, subito poi adattato in francese. Un giorno entrano, l'ex studente <strong>di</strong><br />

Cambridge e lui, con la barba lunga e gli indumenti spiegazzati e sporchi in uno<br />

spaccio alimentare <strong>di</strong> campagna. La matrona che gestisce la bottega li squadra da<br />

<strong>di</strong>etro il bancone e fa: "ecco qui Giuda e Caifasso!". <strong>Lanza</strong> stu<strong>di</strong>a con attenzione il<br />

compagno <strong>di</strong> strada, giorno dopo giorno: ne coglie ora lo stupefacente cinismo, la<br />

furbizia nelle piccole cose, il camaleontismo intellettuale e la destrezza o lestezza <strong>di</strong><br />

mano e decide che Giuda è comunque lui, l'altro, rassegnandosi bene o male alla<br />

parte <strong>di</strong> Caifa.<br />

Soprattutto con il Judas, che sarà lodato da Maritain, <strong>Lanza</strong> accederà a pieno titolo<br />

alla repubblica <strong>del</strong>le Lettere. Il cru<strong>del</strong>e récit para<strong>di</strong>gmatico uscirà però in Italia e in<br />

Francia solo nel 1938. La versione <strong>italiana</strong>, malamente pubblicata da Laterza in una<br />

collana riservata a mistici ed esoterici, in pratica non sarà letta in un tempo <strong>di</strong><br />

obnubilante euforia fascista e la fama nascente <strong>del</strong>lo scrittore sarà solo francese. I<br />

Principes et préceptes, dal canto loro, saranno stampati da Denoël nel 1945.<br />

L'autore torna a Firenze, poi, nel 1935, rientra in Francia. La temperie intellettuale <strong>di</strong><br />

quel paese, nonostante tutti i suoi sforzi <strong>di</strong> adesione all'Italia, gli è più congeniale,<br />

soprattutto in anni in cui le caratteristiche deteriori <strong>del</strong> fascismo <strong>di</strong>vengono<br />

inequivocabili. Ma la fondamentale esperienza <strong>del</strong> vagabondaggio al <strong>di</strong> fuori dei<br />

sentieri battuti <strong>del</strong> civile benessere in Abruzzo non lo ha appagato. Gli scritti <strong>di</strong><br />

Romain Rolland sull'In<strong>di</strong>a e su Gandhi lo avevano impressionato negli anni Venti.<br />

Un'amica pittrice, Lou Albert-Lasard, a suo tempo legata a Rilke e che <strong>Lanza</strong> aveva<br />

conosciuta nel 1930 a Berlino, gli propone <strong>di</strong> pagargli l'andata e ritorno in In<strong>di</strong>a via


mare a con<strong>di</strong>zione che lei e sua figlia Ingo ve lo possano accompagnare. Giuseppe<br />

Giovanni accetta, però parte da Genova sin dal <strong>di</strong>cembre 1936, mentre le due signore<br />

lo raggiungeranno solo nel '37; e nel febbraio <strong>di</strong> quell'anno Lou, ancora a Parigi, scrive<br />

ad una conoscente, Katharina Kippenberg (32):<br />

"Mon ami <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> est déjà parti. En tant que <strong>di</strong>sciple de Gandhi, il séjourne<br />

chez lui. Mé<strong>di</strong>tation, travail. [..] Il m'écrit que nous devons nous préparer là-bas à une<br />

vie de pèlerin et renoncer à toute chose matérielle. [..] plus jamais je ne veux<br />

entreprendre quoi que ce soit qui vise au succès extérieur, ni là-bas ni ici. Tout est<br />

tromperie en ce monde et l'on ne fait que se faire voler sa vraie vie. Mais je fais<br />

confiance à <strong>Lanza</strong>. C'est un grand poète et un demi-saint" (33).<br />

Non reputo utile <strong>di</strong>lungarmi sulle peripezie ampiamente note <strong>del</strong> pellegrinaggio in<strong>di</strong>ano<br />

<strong>del</strong> 1937-38. Mi limiterò in proposito ad alcune brevi considerazioni, solo in parte - lo<br />

ammetto - originali, ma inelu<strong>di</strong>bili. A iniziare da un quesito che sorge spontaneo <strong>di</strong><br />

fronte all'espressione pellegrinaggio alle fonti, resa celebre dallo scrittore. Le fonti <strong>di</strong><br />

cui si tratta sono, certo, l'In<strong>di</strong>a e Gandhi. Ma fonti <strong>di</strong> cosa? Il cerchio <strong>del</strong>la conversione<br />

religiosa <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> si chiude. Egli ha lungamente me<strong>di</strong>tato sul mistero <strong>del</strong>la Trinità<br />

<strong>di</strong>vina e sul tema <strong>del</strong> peccato originale. Ha letto e me<strong>di</strong>tato le Scritture sacre cristiane<br />

abbastanza da convincersi che l'Occidente batte strade che nulla hanno a che vedere<br />

con l'annuncio <strong>del</strong>la Buona Novella ed ha abbastanza riflettuto sulle vicende<br />

contingenti per rendersi conto che il cosiddetto mondo civilizzato corre ad occhi chiusi<br />

verso gran<strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e e forse, alla fine, verso una fatale rovina. Tuttavia i fondamenti<br />

primi <strong>del</strong> credo religioso sono insiti in tutti i culti, non nel solo cristianesimo. E, a parte<br />

che talvolta le realtà familiari ci appaiono <strong>di</strong> una chiarezza più lampante e convincente<br />

quando le ritroviamo fuori sede e che comunque anche la nostra stessa realtà<br />

casalinga acquista in pregnanza allorché la consideriamo dal <strong>di</strong> fuori, l'In<strong>di</strong>a degli anni<br />

Trenta non è stata ancora stravolta dagli influssi <strong>del</strong> progresso industriale, è ancora in<br />

larga misura autentica e le tra<strong>di</strong>zioni vi sono ampiamente conservate. Sotto questi<br />

aspetti l'induismo e il bud<strong>di</strong>smo hanno molto da insegnarci, in relazione ad<br />

un'autenticità <strong>del</strong>la fede e per quanto attiene all'esercizio concreto <strong>del</strong>la spiritualità.<br />

Poi c'è Gandhi che, in maniera più precipua, sta attuando - senza essere<br />

nominalmente cristiano - il Vangelo.<br />

<strong>Lanza</strong> durante un pellegrinaggio nel pellegrinaggio, alle sorgenti <strong>del</strong> Gange,<br />

sull'Himalaya, si sente vocato a tornare in Europa per recare nel Vecchio Mondo il<br />

messaggio gandhiano. Henri Oedenkoven, un cugino <strong>del</strong>la madre e quasi zio <strong>di</strong><br />

Shantidas - sappiamo che Gandhi aveva attribuito al nostro questo appellativo<br />

propiziatorio significante servitore <strong>del</strong>la pace, <strong>di</strong> cui andò poi sempre fiero e che i suoi<br />

seguaci pre<strong>di</strong>ligono - aveva fondato nel 1900 (34) ad Ascona, nel Canton Ticino, una<br />

colonia anarchico-naturista tendenzialmente internazionale, detta <strong>del</strong> Monte Verità,<br />

che fino all'epilogo <strong>del</strong>la prima guerra mon<strong>di</strong>ale era stata frequentata soprattutto da<br />

artisti <strong>di</strong> grido <strong>del</strong>l'area germanofona, e tra gli altri anche da Rilke e da Lou Albert-<br />

Lasard. In essa era proibito l'uso <strong>del</strong> denaro ed era ban<strong>di</strong>ta, in teoria, qualsiasi forma<br />

<strong>di</strong> autorità. Gli adepti <strong>di</strong> quell'eden novello erano stati dei pacifisti ra<strong>di</strong>cali,<br />

ingenuamente persuasi che l'abolizione <strong>del</strong>le gerarchie sociali, il ritorno alla natura e<br />

l'afflato artistico fossero sufficienti per riformare il mondo e aver ragione <strong>del</strong>la bassa<br />

stupi<strong>di</strong>tà, dei fermenti <strong>di</strong> violenza latenti in seno alle società <strong>di</strong> massa (35). <strong>Lanza</strong>,<br />

dopo aver pensato <strong>sulla</strong> via <strong>del</strong> ritorno e durante il successivo periplo itinerante nel<br />

Vicino Oriente (36) a fondare un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pellegrini solitari, andò poi orientandosi<br />

verso la costituzione <strong>di</strong> comuni <strong>di</strong> poche decine <strong>di</strong> famiglie e persone, vegetariane, il<br />

più possibile svincolate da con<strong>di</strong>zionamenti tecnologici (niente elettricità, niente<br />

motori), ciononostante de<strong>di</strong>te ai lavori manuali ed economicamente autosufficienti<br />

(niente denaro, produzione in loco dei generi alimentari, <strong>del</strong> vestiario e <strong>del</strong> mobilio<br />

necessario). Contrariamente a quella degli illusi <strong>del</strong> Monte Verità, la quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong><br />

questi nuovi fratelli laici avrebbe dovuto essere saldamente ancorata alla me<strong>di</strong>tazione,<br />

alla preghiera, a pratiche religiose e sostenuta da esercizi spirituali costanti. In or<strong>di</strong>ne


alla religione, ogni <strong>di</strong>scepolo sarebbe stato incoraggiato a osservare e approfon<strong>di</strong>re la<br />

propria e per i momenti <strong>di</strong> preghiera comunitaria si sarebbero usate formule nuove,<br />

prive <strong>di</strong> un'impronta confessionale specifica. Quanto agli esercizi, si doveva attingere<br />

alle raffinate tecniche gimnosofistiche in<strong>di</strong>ane. La chiave <strong>di</strong> queste comuni sarebbe<br />

stata la pratica e la testimonianza <strong>del</strong>la nonviolenza, <strong>del</strong>la vita interiore e <strong>del</strong>la<br />

riconciliazione.<br />

Risposta listata a lutto <strong>di</strong> Pietro <strong>Lanza</strong> Branciforte<br />

principe <strong>di</strong> Trabia al fratellastro Luigi, con cui, nel<br />

1928 e dopo la morte senza <strong>di</strong>scendenza legittima<br />

<strong>del</strong> suo unico figlio superstite, Giuseppe, quegli<br />

sostanzialmente nega un'esplicita reintegrazione<br />

dei giovani <strong>Lanza</strong> suoi nipoti nell'ambito familiare<br />

siciliano.<br />

Originale nell'archivio <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong>, presso l'autore.<br />

Ma Gandhi lo aveva messo in guar<strong>di</strong>a contro il velleitarismo personale. <strong>Lanza</strong> era<br />

consapevole <strong>di</strong> non dover tentare <strong>di</strong> realizzare questo programma <strong>di</strong> sua iniziativa, in<br />

base semplicemente alle proprie idee e alle proprie forze. L'appello sarebbe dovuto<br />

venire dall'esterno, dagli altri, e i tempi non erano ancora maturi. Frattanto l'Europa, il<br />

mondo, precipitavano nella guerra più generalizzata e atroce tra tutte quelle che la<br />

storia aveva fino ad allora conosciute. In Francia, dopo avere nei primi giorni invano<br />

tentato <strong>di</strong> arruolarsi come barelliere, <strong>Lanza</strong> ripara nella cosiddetta zona libera.<br />

Durante gli anni <strong>del</strong>l'occupazione tedesca <strong>di</strong> mezza Europa e <strong>del</strong>la riscossa degli<br />

alleati, allorché regna ovunque il <strong>di</strong>sorientamento e la confusione, egli, spostandosi tra<br />

la Svizzera e Marsiglia, perfeziona, affina le sue scelte <strong>di</strong> vita personali. Continua a<br />

pubblicare: nel '41, ad Algeri, Le vitrail; nel '42, a Marsiglia, Le chiffre des choses che<br />

lo colloca tra i poeti eminenti <strong>del</strong> secolo e, con l'amico Luc Dietrich, Le <strong>di</strong>alogue de<br />

l'amitié. Tra il 1941 e il 1942 incontra a Marsiglia Simone Weil (37). Nel 1943, nel<br />

pieno <strong>del</strong>la guerra ma anche allorché ormai l'Italia fascista è crollata e si <strong>del</strong>inea la<br />

fine <strong>del</strong> conflitto, Denoël pubblica Le pèlerinage aux sources, montaggio sotto forma <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ario <strong>del</strong>le lettere dall'In<strong>di</strong>a alla madre e al fratello Lorenzo e, per altro verso,<br />

manifesto, bottiglia lanciata in mare alla ricerca <strong>di</strong> potenziali aderenti al progetto<br />

comunitario <strong>di</strong> ritorno all'evidenza.<br />

Con alcuni transfughi <strong>del</strong>la consorteria che ruotava attorno a Gurdjieff (38), si<br />

costituisce a Parigi, nel gennaio <strong>del</strong> 1944, il primo gruppo <strong>di</strong> seguaci, in pratica la<br />

prima comune virtuale <strong><strong>del</strong>l'Arca</strong>. Senonché l'amico Luc Dietrich soccombe nell'agosto<br />

<strong>di</strong> quell'anno a una setticemia da ferite riportate nel corso <strong>di</strong> un bombardamento e sul<br />

letto <strong>di</strong> morte affida a <strong>Lanza</strong> la sua amante <strong>di</strong> origini ungheresi, Anci Nagy (39). La<br />

splen<strong>di</strong>da giovane, peraltro sposata con un certo Dupré sebbene si protesti separata e<br />

in istanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorzio, è fragile e bisognosa <strong>di</strong> protezione anche perché sopravviene la<br />

liberazione <strong>di</strong> Parigi, iniziano le rappresaglie nei confronti dei filonazisti e la dama,<br />

durante l'occupazione, ha frequentato ambienti non proprio indenni dal contagio <strong>del</strong>la<br />

collaborazione. <strong>Lanza</strong> dà ricetto alla sirenetta nella sua soffitta. Ma espiare la colpa<br />

<strong>del</strong>la <strong>di</strong>uturna congiunzione carnale sforzandosi nel contempo <strong>di</strong> avviare la<br />

consenziente peccatrice alla conversione e all'ascesi è un tour de force inattuabile e


ipocrita nel suo stesso principio ispiratore.<br />

Avevo un<strong>di</strong>ci anni e mia sorella nove (40) quando Peppino giunse a Roma con Anci<br />

alla guida <strong>di</strong> una superba decappottabile. Per noi fanciulli avevano portato <strong>del</strong><br />

cioccolato svizzero, derrata da fiaba in quel dopoguerra. La bella straniera era <strong>di</strong> una<br />

grande affabilità e dolcezza. Nonostante il mio carattere <strong>di</strong> solito scontroso, mi<br />

piacque subito moltissimo: magari fosse <strong>di</strong>venuta mia zia! <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> era<br />

straor<strong>di</strong>nariamente sorridente, giovanile, come non lo ho mai visto né prima, né dopo.<br />

Aveva con sé la chitarra e, mentre passeggiavamo lieti tutti insieme per i viali <strong>di</strong> villa<br />

Borghese, ci faceva intonare in coro il ritornello de La belle à la fontaine, <strong>di</strong> recente<br />

composizione (41). La fase <strong>del</strong>le prove e tentazioni, dei <strong>di</strong>lemmi e bivi, <strong>del</strong>le scelte<br />

critiche sembra non finire mai nella vita. Era ancora in tempo quel quarantacinquenne<br />

nel pieno <strong>del</strong>le forze, che si era fatto strada tar<strong>di</strong> e negli ultimi anni aveva riscosso<br />

successi letterari lusinghieri, a mutare rotta e puntare verso l'or<strong>di</strong>naria felicità,<br />

piuttosto che insistere in profezie <strong>di</strong> malaugurio e continuare a pre<strong>di</strong>care il sacrificio.<br />

Gli anni <strong>del</strong>le ristrettezze forzate, <strong>del</strong>l'emarginazione, erano passati. Non era<br />

ragionevole, ora, voltare pagina, attestarsi sulle posizioni raggiunte, sfruttare il favore<br />

<strong>del</strong> pubblico e <strong>del</strong>la critica, badare a incrementarlo e <strong>di</strong>smettere le stravaganze <strong>di</strong> una<br />

lunga stagione adolescenziale? L'amore <strong>di</strong> Anci poteva ispirare simili pensieri.<br />

<strong>Lanza</strong> tergiversava. Forse fu la bella a stancarsi <strong>di</strong> quel gioco inconcludente. O forse il<br />

gandhiano in intenzione dovette a un certo punto prendere atto che Anci non era fatta<br />

per la vita povera e la preghiera. Tra lei e il progetto comunitario occorreva scegliere,<br />

e così lui si strappò a quel miraggio e optò per la vita santa.<br />

Ho visitato la comune rurale <strong>di</strong> Tournier, nella Charente Maritime, quando ero un<br />

ragazzo. E, da adulto, quella de La Chesnaie nei pressi <strong>di</strong> Bollène, poi quella de La<br />

Borie Noble tuttora esistente (42). I problemi principali, per quanto ho potuto<br />

riscontrare, sono sempre stati determinati dall'irrompere improvviso <strong>di</strong> incontenibili<br />

esigenze <strong>di</strong> vita nel vaso chiuso e <strong>di</strong> vetro <strong>di</strong> quelle ristrette cerchie sociali ingessate<br />

da regole ermetiche. Impennate erotiche, innamoramenti extraconiugali, abbandoni<br />

motivati da esaurimento <strong>del</strong>la carica e dal desiderio <strong>di</strong> aperture nuove. È stato<br />

tutt'altro che agevole per <strong>Lanza</strong> e per i suoi successori governare, imbrigliare simili<br />

turbolenze. Ma proprio il fatto che vi siano sostanzialmente riusciti, che le comuni<br />

abbiano navigato senza sprofondare per tutti questi anni attraversando procelle <strong>di</strong><br />

vario genere e continuino a dare valida testimonianza <strong>di</strong> una vita alternativa a quella<br />

<strong>del</strong> citta<strong>di</strong>no omologato, privo <strong>di</strong> autentica relazione a Dio e <strong>di</strong> una propria<br />

in<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong>gnità umana, ci interpella e deve farci seriamente riflettere. Dopo oltre<br />

cinquant'anni <strong>di</strong> storia si può ben <strong>di</strong>re che l'ambizioso progetto comunitario non<br />

muoveva dal semplice capriccio <strong>di</strong> un esteta, come molti oppositori si sono affannati a<br />

sostenere, ma affondava e tuttora affonda le ra<strong>di</strong>ci in esigenze reali <strong>del</strong> nostro tempo.<br />

Note:<br />

1- Nata a Parigi il 7 ottobre 1832, morta a Sorrento il 26 luglio 1898.<br />

2- O, più compiutamente, principe <strong>di</strong> Trabia, Santo Stefano <strong>di</strong> Mistretta, Butera,<br />

Pietraperzia, Scor<strong>di</strong>a, Campofiorito, Scalea, <strong>del</strong>la Catena; duca <strong>di</strong> Camastra, Santa<br />

Lucia, Branciforte; marchese <strong>di</strong> Militello, Barrafranca, <strong>del</strong>la Ginestra, <strong>di</strong> Misuraca;<br />

conte <strong>di</strong> Mussomeli, Sommatino, Mazzarino, Raccuja; barone <strong>di</strong> Dorilli, Rigiulfo,<br />

Fontana Murata, <strong>del</strong> Biviere <strong>di</strong> Lentini, <strong>di</strong> Imbrici, Valguarnera Radali; signore <strong>di</strong><br />

Dammisa, Santa Maria <strong>di</strong> Niscemi, Occhialà. Nato a Palermo il 20 giugno 1833,<br />

deceduto a Monaco <strong>di</strong> Baviera il 9 luglio 1868.<br />

3- L'atto <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> "Louis Joseph <strong>Lanza</strong>" riporta le generalità <strong>del</strong> padre, "<strong>Lanza</strong><br />

Joseph", domiciliato a "Palerme (Sicile/Italie)", tacendone tuttavia i titoli, e lascia<br />

invece in bianco lo spazio riservato all'identificazione <strong>del</strong>la madre.


4- I cinque figli <strong>del</strong>la coppia sono: Gerardo (1855-1875), i gemelli Stefano e<br />

Clementina (nati nel 1856 e rispettivamente morti nel 1885 e nel 1876), Alfredo<br />

(1867-1882), Amalia , nata a Napoli il 26 aprile 1870 e che, nel 1896, sposa Luciano<br />

Imperiali, dei principi <strong>di</strong> Francavilla, duca <strong>di</strong> Tora.<br />

5- Gli originali <strong>di</strong> sette lettere inviate da Francesco La Rosa a Luigi tra il 1882 e il 1888<br />

sono stati a lungo in possesso <strong>di</strong> Angelo <strong>Lanza</strong>, figlio terzogenito <strong>di</strong> Luigi come<br />

preciserò in appresso, e oggi figurano nell'archivio <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>del</strong>l'autore <strong>del</strong> presente<br />

articolo. Da queste missive si evince anche che Ercole <strong>Lanza</strong> Branciforte ha fatto<br />

trasferire a beneficio <strong>di</strong> Luigi un capitale per una resa in interessi <strong>di</strong> 6.000 franchi<br />

annui, ottenendo però dal giovane la restituzione alla <strong>famiglia</strong> siciliana <strong>del</strong>le missive<br />

amorose <strong>del</strong> defunto principe Giuseppe a Louise, reputate compromettenti, onde<br />

<strong>di</strong>struggerle.<br />

6- Le stesse lettere <strong>del</strong> La Rosa <strong>di</strong> cui alla precedente nota sono in<strong>di</strong>rizzate a "Louis<br />

Scansa".<br />

7- Nato a Firenze il 18 febbraio 1862, morto a Palermo il 16 ottobre 1929.<br />

8- A proposito <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong> Florio vd. S. CANDELA, I Florio, Sellerio, Palermo 1986.<br />

9- Nato a Palermo il 20 novembre 1863, morto a Roma l'8 giugno 1938.<br />

10- Nato a Napoli il 29 giugno 1810, morto a Castellammare <strong>di</strong> Stabia precisamente il<br />

14 settembre 1891.<br />

11- Negli archivi <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong>, presso l'autore. Il journal <strong>di</strong> Louise Dentice è redatto in<br />

francese con chiara ed elegante grafia. Esso occupa circa i due terzi <strong>di</strong> un solido album<br />

legato in pelle, munito <strong>di</strong> borchie metalliche arabescate e <strong>di</strong> un lucchetto che ne<br />

consentiva la chiusura a chiave. Sulle pagine rimaste inutilizzate dall'ava paterna<br />

<strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> ha manoscritto il libro I <strong>del</strong> suo Viatico.<br />

12- LANZA DEL VASTO, Enfances d'une pensée, Denoël, Paris 1970, pp.17-19. Anche<br />

in Le viatique I, É<strong>di</strong>tions du Rocher, Monaco 1991, pp. 19-20.<br />

13- L. SCANSA-LANZA, Essai de solution du problème social par les magasins<br />

généraux, Paris 1907. Volumetto <strong>di</strong> complessive 92 pp., che reca tra l'altro, in<br />

appen<strong>di</strong>ce, un in<strong>di</strong>ce dettagliato <strong>del</strong> testo <strong>del</strong>la tesi <strong>di</strong> dottorato intitolata Traité des<br />

magasins généraux (Trattato dei magazzini generali) e già pubblicata dal medesimo<br />

e<strong>di</strong>tore.<br />

14- Foto e certificato sono conservati negli archivi <strong>di</strong> casa <strong>Lanza</strong>, presso l'autore.<br />

15- In Francia, in quegli anni, è soprattutto il magistero positivista <strong>di</strong> Auguste Comte a<br />

negare recisamente qualsiasi <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza <strong>del</strong>la religione in un mondo nuovo<br />

fondato sulle istanze <strong>del</strong>la ragione.<br />

16- Pietro <strong>Lanza</strong> principe <strong>di</strong> Scalea (1863-1938), già sottosegretario agli Esteri nel<br />

1906 e nel 1909-14, commissario per l'Aeronautica civile nel 1920, è ministro <strong>del</strong>la<br />

Guerra nel 1922 e <strong>del</strong>le Colonie nel 1924. Può essere utile rilevare peraltro che, a<br />

prescindere da queste cariche politiche ufficiali e dalla sua militanza fascista, questo<br />

cugino <strong>del</strong> padre <strong>di</strong> Giuseppe Giovanni è un brillante scrittore con interessi storicoumanistici<br />

ed artistici tutt'altro che banali. Nel 1892 aveva dato alle stampe a<br />

Palermo-Torino un Donne e gioielli in Sicilia nel me<strong>di</strong>o evo e nel Rinascimento ancor<br />

oggi citato dagli specialisti <strong>del</strong> settore e che la casa e<strong>di</strong>trice Forni <strong>di</strong> Sala Bolognese ha<br />

riproposto in versione anastatica nel 1971. Un'altra sua opera, La Sicilia attraverso la<br />

leggenda, era uscita nel 1909.<br />

Politico e scrittore era stato anche il bisnonno <strong>del</strong> nostro, Pietro <strong>Lanza</strong> principe <strong>di</strong><br />

Scor<strong>di</strong>a (1807-1855). Di in<strong>di</strong>rizzo invece risolutamente liberale, si era particolarmente<br />

<strong>di</strong>stinto come politico nei moti rivoluzionari <strong>del</strong> 1848, assumendo la stessa presidenza<br />

<strong>del</strong> governo provvisorio siciliano costituito dagli insorti. Con il rientro dei Borboni<br />

aveva dovuto esiliarsi a Genova e Torino, poi a Parigi dove era morto prima dei gran<strong>di</strong><br />

eventi che avrebbero condotto all'unità e alla proclamazione <strong>del</strong> regno d'Italia. I suoi<br />

scritti principali, <strong>di</strong> carattere storico, economico e politico, sono: la memoria Degli<br />

arabi e <strong>del</strong> loro soggiorno in Sicilia, <strong>del</strong> 1832; Considerazioni <strong>sulla</strong> storia <strong>di</strong> Sicilia dal<br />

1534 al 1789, <strong>del</strong> 1836; Dello spirito <strong>di</strong> associazione nella Inghilterra in particolare,


uscito nel 1842; Dei mancati accomodamenti fra la Sicilia e Fer<strong>di</strong>nando <strong>di</strong> Borbone,<br />

volume postumo, e<strong>di</strong>to nel 1898.<br />

Altro stu<strong>di</strong>oso e scrittore <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong>, autore però solo <strong>di</strong> articoli eru<strong>di</strong>ti, è il sacerdote<br />

Salvatore, fratello <strong>di</strong> Pietro <strong>Lanza</strong> <strong>di</strong> Scor<strong>di</strong>a. Di lui mi limito a citare una<br />

Commemorazione <strong>di</strong> Giuseppe <strong>Lanza</strong> principe <strong>di</strong> Trabia e <strong>di</strong> Pietro <strong>Lanza</strong> principe <strong>di</strong><br />

Scor<strong>di</strong>a e Butera letta nell'Accademia <strong>di</strong> Scienze, Lettere ed Arti <strong>di</strong> Palermo e<br />

stampata nel capoluogo siciliano nel 1875, nonché Notizie storiche sul castello e sul<br />

territorio <strong>di</strong> Trabia, in "Archivio storico siciliano", a. III (1878), pp. 309-330.<br />

17- Enciclope<strong>di</strong>a <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> scienze, lettere ed arti TRECCANI, vol. XX, Roma 1933, pp.<br />

486-487. Si tratta <strong>del</strong>l'unico scritto <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> <strong>di</strong> carattere umanisticoscientifico.<br />

L'articolo reca in calce la sigla "G. Lan", che, nell'elenco dei collaboratori<br />

(p. XV), risulta riferirsi a "Giuseppe Giovanni <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, Firenze", competente<br />

per la "storia <strong>del</strong> Mezzogiorno d'Italia".<br />

18- Il sodalizio dei fratelli <strong>Lanza</strong> con gli artisti figurativi - principalmente, ma non solo,<br />

<strong>di</strong> area fiorentina - in quegli anni è ancora oggi, sia pure in modo sommario e<br />

frammentario, documentato da <strong>di</strong>segni e altre opere rimaste in <strong>famiglia</strong>: <strong>di</strong> Giovanni<br />

Acquaviva un profilo a carbone <strong>di</strong> Giuseppe Giovanni <strong>Lanza</strong> e un bel profilo<br />

aero<strong>di</strong>namico a matita sfumata <strong>di</strong> Lorenzo Ercole, oltre ad altri <strong>di</strong>segni vari; <strong>di</strong><br />

Giovanni Costetti due ritratti a carboncino <strong>di</strong> Giuseppe Giovanni, oltre ad altri<br />

pregevoli <strong>di</strong>segni e un paio <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti; uno schizzo a carboncino <strong>di</strong> Filippo De Pisis; due<br />

<strong>del</strong>icate litografie e uno schizzo a penna (de<strong>di</strong>cato "A Pep") <strong>di</strong> Leonor Fini; <strong>di</strong> Marino<br />

Marini una testa in bronzo <strong>di</strong> Giuseppe Giovanni (fusa in duplice copia: uno degli<br />

esemplari è stato donato dall'autore a <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> e oggi è detenuto dalla<br />

<strong>Comunità</strong> <strong><strong>del</strong>l'Arca</strong>), un ritratto schizzato a carboncino <strong>di</strong> Lorenzo Ercole, un ritratto a<br />

pennello e penna <strong>di</strong> Angelo Carlo, una bella zuffa <strong>di</strong> cavalieri a matita e conté nero su<br />

cartoncino.<br />

Riguardo ai due artisti citati nel testo, oggi assai meno noti degli altri sopra elencati<br />

ma che più <strong>di</strong> questi hanno influenzato, ciascuno a suo modo, le figurazioni <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, ricordo che l'in<strong>di</strong>rizzo <strong>del</strong> primo era tardofuturista, con marcate inflessioni<br />

metafisico-magiche, mentre il secondo muoveva dalla pratica <strong>del</strong> <strong>di</strong>segno dal vero e la<br />

maestria fine e un po' fredda dei suoi ritratti rivela, per così <strong>di</strong>re, una sensibilità <strong>di</strong> tipo<br />

nor<strong>di</strong>co.<br />

19- Manfre<strong>di</strong> (<strong>di</strong> Saluzzo), Guglielmo (<strong>di</strong> Busca), Ugo Magno (<strong>di</strong> Clavesana), Anselmo<br />

(<strong>di</strong> Ceva), Enrico Guercio (<strong>del</strong> Carretto e <strong>di</strong> Savona), Ottone Boverio e Bonifacio<br />

Minore (<strong>di</strong> Cortemilia), i sette figli <strong>del</strong> secondo matrimonio <strong>del</strong> subalpino marchese<br />

Bonifacio, detto <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, ere<strong>di</strong>tavano alla <strong>di</strong> lui morte sopravvenuta non molto dopo<br />

il 1125 un'ampia subregione comprendente quasi tutto il Piemonte meri<strong>di</strong>onale e la<br />

Liguria <strong>di</strong> Ponente, ma decidevano in un primo tempo <strong>di</strong> mantenerla in<strong>di</strong>visa,<br />

costituendo il cosiddetto consortile dei marchesi <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>. Questi marchesi<br />

<strong>di</strong>scendevano come i Monferrato (linea cadetta) dal marchese Aleramo <strong>del</strong> X secolo.<br />

Da Guglielmo sono derivati i Lancia marchesi <strong>di</strong> Busca e, a partire dalla fine <strong>del</strong> XIII<br />

secolo, i Lancia, poi <strong>Lanza</strong> <strong>di</strong> Sicilia.<br />

La bibliografia relativa agli Aleramici nonché ai Lancia e <strong>Lanza</strong> <strong>di</strong> Sicilia è assai vasta,<br />

anche se ulteriori e più approfon<strong>di</strong>ti stu<strong>di</strong> in materia sarebbero certamente opportuni.<br />

Limitandomi qui a in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> primaria essenzialità, segnalo, a proposito <strong>del</strong><br />

marchese Aleramo e dei suoi <strong>di</strong>scendenti imme<strong>di</strong>ati, R. MERLONE, Gli Aleramici,<br />

Torino 1995. A proposito <strong>del</strong> marchese Bonifacio e dei suoi figli, G. MANUEL DI S.<br />

GIOVANNI, Dei marchesi <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> e degli antichi monasteri de' SS. Vittore e Costanzo<br />

e <strong>di</strong> S. Antonio nel marchesato <strong>di</strong> Saluzzo, Torino 1858; F. SAVIO, Il marchese<br />

Bonifacio <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> e A<strong>del</strong>aide contessa <strong>di</strong> Sicilia, in "Atti <strong>del</strong>la R. Accademia <strong>del</strong>le<br />

scienze <strong>di</strong> Torino" XII (1886-87), pp. 87-105; R. BORDONE, Il "famosissimo marchese<br />

Bonifacio". Spunti per una storia <strong>del</strong>le origini degli Aleramici detti <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, in<br />

"Bollettino storico-bibliografico subalpino" LXXXI (Torino 1983), pp. 587-602; L.<br />

PROVERO, I marchesi <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>: <strong>di</strong>battito storiografico e problemi relativi alla prima


affermazione, in "Bollettino storico-bibliografico subalpino" LXXXVIII (Torino 1990).<br />

Sui Lancia marchesi <strong>di</strong> Busca, C. MERKEL, Manfre<strong>di</strong> I e Manfre<strong>di</strong> II Lancia. Contributo<br />

alla storia politica e letteraria <strong>italiana</strong> nell'epoca sveva, Torino 1886; sui Lancia e<br />

<strong>Lanza</strong> <strong>di</strong> Sicilia, ANONIMO (ma F. LANCIA DI BROLO), Dei Lancia <strong>di</strong> Brolo. Albero<br />

genealogico e biografie, Palermo 1879; e G. SORGE, Mussomeli dall'origine<br />

all'abolizione <strong>del</strong>la feudalità, vol. II, Catania 1916, poi E<strong>di</strong>zioni Ristampe Siciliane,<br />

Palermo 1982.<br />

20- "J'ai ma maison dans le vent sans mémoire, / J'ai mon savoir dans les livres du<br />

vent, / Comme la mer j'ai dans le vent ma gloire, / Comme le vent j'ai ma fin dans le<br />

vent", canterà a Damasco nel 1939 (vd. Le chiffre des choses, 4me éd. corrigée et<br />

augmentée, Denoël, Paris 1972, p. 219): Ho la mia casa nell'immemore vento, / Ho il<br />

mio sapere nei libri <strong>del</strong> vento, / Ho come il mare la mia gloria nel vento, / Ho come il<br />

vento il mio fine nel vento.<br />

21- Era stato Angelo a recarsi a prelevarlo in Corsica in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute precarie,<br />

alcuni anni prima. Luigi, uomo alto, robusto, dal temperamento sanguigno, soffriva <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbi circolatori ed era affetto da amnesie. Nella casa <strong>di</strong> Pian de' Giullari si guardava<br />

intorno, smarrito, e frequentemente chiedeva ai suoi: "Comment avons-nous atterri<br />

dans ce trou?" (come siamo finiti in questo buco?). <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> ha tratteggiato i<br />

due profili <strong>di</strong> Lorenzo e, in primo piano, <strong>del</strong> padre, il cui volto appare in quegli anni<br />

alquanto rugoso: <strong>di</strong>segno a matita su carta (circa cm. 21 x 24) datato "Firenze 1929",<br />

nel fondo <strong>di</strong>segni <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong> <strong>Lanza</strong>.<br />

22- Anche se un precedente innegabilmente rilevante si ha in questo senso sin dal<br />

1923 con La chapelle palatine de Palerme. In LANZA DEL VASTO, Le chiffre des<br />

choses, Denoël, Paris 1972, i due componimenti figurano rispettivamente alle pp. 11<br />

sgg. e 21 sgg.<br />

23- All'età quasi veneranda <strong>di</strong> 58 anni, giacché Anne-Marie Nauts era nata ad Anversa<br />

il 1° luglio <strong>del</strong> 1874.<br />

24- Ovviamente i due principali autori oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o alla facoltà <strong>di</strong> Filosofia <strong>di</strong> Pisa<br />

negli anni Venti erano Kant e Hegel, me<strong>di</strong>ati da Giovanni Gentile e, soprattutto, da<br />

Benedetto Croce. Per scrupolo <strong>di</strong> verità va comunque segnalato che il <strong>Lanza</strong> era<br />

rimasto assai colpito dagli scritti <strong>del</strong>lo Hegel e aveva de<strong>di</strong>cato non poco tempo ad<br />

analizzarne nel dettaglio i contenuti.<br />

25- La parte prevista sarebbe stata quella <strong>di</strong> un brigante che doveva comparire<br />

assieme ad un manipolo <strong>di</strong> congeneri <strong>sulla</strong> banchina <strong>del</strong> porto <strong>di</strong> Palermo (vd. lettera<br />

da Palermo <strong>del</strong> 14 <strong>di</strong>cembre 1932 alla madre: originale presso la Communauté de<br />

l'Arche de La Borie Noble, Francia). Ma subito il regista aveva dovuto constatare<br />

l'impossibilità <strong>di</strong> inserire congruamente <strong>Lanza</strong> nel gruppo dei figuranti locali, anzitutto<br />

per una questione <strong>di</strong> statura. Se, infatti, i popolani ingaggiati raggiungevano al<br />

massimo poco più <strong>di</strong> un metro e sessanta, lui superava il metro e ottanta e la sua<br />

testa svettante al <strong>di</strong>sopra <strong>del</strong>la mischia e così particolare rovinava l'effetto d'insieme.<br />

26- Lettere a Lorenzo <strong>del</strong>l'8 <strong>di</strong>cembre (originale in archivi <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong> <strong>Lanza</strong>) e alla<br />

madre s.d., ma forse <strong>di</strong> poco posteriore (originale a La Borie Noble). Da altra missiva<br />

anteriore a Anne-Marie Nauts, <strong>del</strong> 6 <strong>di</strong>cembre (originale a La Borie Noble),<br />

appren<strong>di</strong>amo accessoriamente che l'aspirante attore aveva deciso <strong>di</strong> mascherare la<br />

propria identità nella cinematografia, assumendovi il nome d'arte "Hilgao".<br />

27- Mons. F. GIOIA, "Io amo, dunque Tu sei". Saggio <strong>sulla</strong> religiosità <strong>di</strong> Giuseppe<br />

<strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, pp. 3 e 4. Stampato <strong>di</strong>stribuito ai partecipanti alla giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

28- Originale in archivi <strong>del</strong>la <strong>famiglia</strong> <strong>Lanza</strong>.<br />

29- "Un boemo, ex studente <strong>di</strong> Cambridge", "un cortesissimo e strano ragazzo".<br />

Lettera da Roma <strong>del</strong> 21.05.33: originale a La Borie Noble.<br />

30- Stessa lettera <strong>di</strong> cui alla precedente nota. I due passi possono essere tradotti<br />

come segue: "ci siamo dati una regola <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> tipo monastico che ambedue<br />

osserveremo durante tutti questi mesi", "gli eventi mi sono troppo avversi nelle città e<br />

la speranza <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> qualche aiuto ai miei si allontana". La missiva è stata scritta il


giorno stesso <strong>del</strong>la partenza.<br />

31- LANZA DEL VASTO, Principes et préceptes du retour à l'évidence, Denoël, Paris<br />

1945, IV, p. 10. Cfr. ID., Principi e precetti <strong>del</strong> ritorno all'evidenza, Gribau<strong>di</strong>, Torino<br />

1972, p. 16: "Va solo, a pie<strong>di</strong>, colui che va a ciò che va-da-sé".<br />

32- Moglie <strong>di</strong> Anton Kippenberg, titolare <strong>del</strong>la casa e<strong>di</strong>trice Insel Verlag che pubblicava<br />

Rainer Maria Rilke. Lou Albert-Lasard era in contatto con la casa e<strong>di</strong>trice tedesca<br />

perché si accingeva a dare alle stampe sue traduzioni in francese <strong>del</strong>le poesie <strong>di</strong> Rilke,<br />

per le quali si era peraltro ampiamente avvalsa <strong>del</strong>l'aiuto <strong>del</strong>lo stesso <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>.<br />

33- Citazione ripresa da N. SCHNEEGANS, Une image de Lou, Gallimard, s.l. 1996, pp.<br />

219-220: "Il mio amico <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> è già partito. Quale <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Gandhi, sta<br />

presso <strong>di</strong> lui. Me<strong>di</strong>tazione, lavoro. [..] Mi scrive che dobbiamo prepararci a fare laggiù<br />

una vita da pellegrine e a rinunciare a tutti i beni materiali. [..] non voglio mai più<br />

impegnarmi in attività che tendano al successo esteriore, né laggiù, né qui. Tutto è<br />

inganno in questo mondo e ci si fa solo rubare la propria vera vita. Ma mi fido <strong>di</strong><br />

<strong>Lanza</strong>. È un grande poeta e un mezzo santo".<br />

34- Che è poi l'anno stesso <strong>del</strong> matrimonio dei genitori <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong>, come ho a suo luogo<br />

in<strong>di</strong>cato.<br />

35- Alcune notizie su questa colonia, che meriterebbe un'approfon<strong>di</strong>ta ricerca e <strong>di</strong> cui<br />

sussiste tuttora il ricordo in ambiente germanico, figurano in N. SCHNEEGANS, Une<br />

image de Lou cit., in particolare alla p. 36, nonché alle pp. 150 sgg.<br />

36- Nel '38 e '39 <strong>Lanza</strong> è a Ro<strong>di</strong>, poi in Turchia, Siria e Libano, in Terra Santa, a<br />

Damasco, Beirut, Istambul e sul monte Athos.<br />

37- G. MAES, Ombre et lumière à Marseille: la rencontre de Simone Weil et de <strong>Lanza</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> (1941-1942), relazione al convegno su Simone Weil et les écrivains de son<br />

temps tenuto a Chantilly-Gouvieux dal 1° al 3 nov. 1996, in "Cahiers Simone Weil", t.<br />

XX, n. 4, <strong>di</strong>cembre 1997.<br />

38- L'Arca ha un debito nei confronti <strong>del</strong> gruppo guidato da Gurdjieff, soprattutto per<br />

quanto attiene alle tecniche e modalità degli esercizi spirituali. In particolare ha<br />

ere<strong>di</strong>tato dall'insegnamento <strong>di</strong> Gurdjieff la pratica <strong>del</strong> cosiddetto rappel, che consiste<br />

nel sospendere il lavoro e qualsiasi tipo <strong>di</strong> occupazione allo scoccare <strong>di</strong> ogni ora,<br />

assumendo, in pie<strong>di</strong>, la posizione eretta, respirando a fondo con calma e tentando <strong>di</strong><br />

fare mentalmente il vuoto, per <strong>di</strong>staccarsi, prendere le <strong>di</strong>stanze dalla contingenza,<br />

rientrare nel più profondo <strong>di</strong> sé.<br />

39- Ne L'Arca aveva una vigna per vela <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong> ha confessato in certo qual<br />

modo i suoi trascorsi con Anci, occultandone tuttavia l'identità e ribattezzandola<br />

Mutsy. Il compagno benemerito <strong><strong>del</strong>l'Arca</strong> che, nel 1998, ha licenziato alla stampa una<br />

particolareggiata biografia <strong>del</strong> fondatore <strong><strong>del</strong>l'Arca</strong> non ha creduto, per pudore o<br />

malintesa lealtà, <strong>di</strong> dover sollevare un velo ormai tanto più inutile in quanto la<br />

protagonista è deceduta anni fa per un tumore: vd. A. DE MAREUIL, <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>.<br />

Sa vie, son oeuvre, son message, Dangles, s.l. 1998, cap. VIII, pp. 183 sgg.<br />

40- L'autore <strong>del</strong> presente contributo e la sorella, Anna Maria detta Laura, sono figli <strong>di</strong><br />

Lorenzo e nipoti <strong>di</strong> <strong>Lanza</strong> <strong>del</strong> <strong>Vasto</strong>, nati rispettivamente nel 1935 e 1937. Un'altra<br />

nipote, Bianca, figlia <strong>di</strong> Angelo, è americana e vive negli Stati Uniti.<br />

41- In LANZA DEL VASTO, Chansonnier populaire, Seuil, s.l. 1947, n. 22.<br />

42- In prossimità <strong>di</strong> Lodève, nello Hérault.

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