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PSICANALISI<br />

DEL RAPPORTO DI COPPIA<br />

Rivista di studi ed espeRienze nel campo del<strong>la</strong> psicanalisi<br />

del rapporto di coppia e del rapporto genitori-figli<br />

DA UOMINI CON LA “SINDROME DI<br />

PETER PAN” A PERSONE ADULTE E<br />

MATURE<br />

di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin<br />

INTRODUZIONE<br />

I modelli culturali presenti nel<strong>la</strong> società attuale inducono<br />

molti uomini a perseverare, ossessivamente,<br />

nel<strong>la</strong> ricerca dell’eterna giovinezza. È chiaro che un<br />

padre autoritario e/o invisibile faciliterà nei figli <strong>la</strong><br />

“Sindrome di Peter Pan”, mentre un padre presente<br />

faciliterà nei figli atteggiamenti di responsabilità e<br />

impegno.<br />

Peter Pan è il simbolo del<strong>la</strong> giovinezza nel<strong>la</strong> sua<br />

vera essenza: andare da un divertimento all’altro ed<br />

energia infaticabile, oggi un po’ “chimica”… Peter<br />

Pan è un eterno compagno di giochi, tutte le volte<br />

che <strong>la</strong>sciamo che ci tocchi il nostro mondo interno,<br />

attinge a piene mani al nostro bambino e al<strong>la</strong> fonte<br />

del<strong>la</strong> giovinezza.<br />

Per quali motivi Peter Pan voleva restare sempre<br />

giovane? Certo, è una responsabilità diventare adulti,<br />

ma <strong>la</strong> resistenza che oppone Peter Pan, e con lui<br />

molte persone, è totale. Cos’è che gli fa rifiutare e svalutare<br />

tutto ciò che appartiene al mondo degli adulti?<br />

E di cosa andava veramente in cerca, poi? E tutta <strong>la</strong><br />

realtà è così semplice come vuol far sembrare?<br />

Secondo D. Kiley che ha analizzato <strong>la</strong> Sindrome di<br />

Peter Pan nel libro “Gli uomini che hanno paura di<br />

crescere” (1985) così si esprime: “Un’attenta e meditata<br />

lettura dell’opera originale di Barrie (l’autore<br />

di Peter Pan) mi ha aperto gli occhi, rive<strong>la</strong>ndomi una<br />

verità agghiacciante. Anche se mi piacerebbe poter<br />

credere il contrario, Peter Pan è in realtà un ragazzo<br />

molto triste, con un’esistenza densa di contraddizioni,<br />

di conflitti interiori e di confusione. Quello in cui<br />

vive è un mondo ostile e destinato a rimanere tale.<br />

Nonostante tutta <strong>la</strong> sua allegria, Peter è un ragazzo<br />

profondamente inquieto, che vive in un’epoca più<br />

inquieta ancora, e che finisce per rimanere intrappo<strong>la</strong>to<br />

nell’abisso dell’uomo che non vuole diventare<br />

e del ragazzo che non può continuare ad essere”.<br />

(pp. 32)<br />

All’insaputa di molti genitori (magari anch’essi,<br />

maniacalmente, al<strong>la</strong> ricerca del rimanere a tutti i costi<br />

giovani…) ed educatori che vogliono loro veramente<br />

bene, tanti ragazzi si incamminano, del tutto incon-<br />

SEGUE A PAGINA 2<br />

n. 35<br />

anno 2011<br />

SOMMARIO<br />

· Da uomini con <strong>la</strong> “sindrome di Peter Pan”<br />

a persone adulte e mature<br />

di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin<br />

· Illuminati dall’amore<br />

pag. 1<br />

di Maurizio Masoni<br />

· Le terapie spirituali come via per<br />

<strong>la</strong> guarigione profonda - Prendersi cura di sè<br />

pag. 5<br />

di Dora Canzi<br />

· Psiche e religione: saggezza, profondità e<br />

amore<br />

pag. 7<br />

di C<strong>la</strong>udia Nugnes e Enrico M. Restagno<br />

· L’isteria nell’epoca contemporanea<br />

pag. 7<br />

di Fabrizio Forzan<br />

· Ipocondria e identità<br />

pag. 8<br />

di Cristina Morichetti e Stefania Cignoni<br />

· Il potere del<strong>la</strong> maschera, il potere sotto<br />

<strong>la</strong> maschera - Spinta e s<strong>la</strong>ncio vitali nascosti<br />

pag. 9<br />

di Immaco<strong>la</strong>ta Volpe<br />

· La magia delle parole - L’importanza del<strong>la</strong><br />

comunicazione nelle re<strong>la</strong>zioni interpersonali<br />

pag. 10<br />

di Fernando Zappia e C<strong>la</strong>udia Nugnes<br />

· Voglia di vivere, voglia di morire<br />

pag. 11<br />

di Maria C. Bonfantini<br />

· Dall’io al noi - Sciogliere le resistenze<br />

che si mettono in atto<br />

pag. 13<br />

di Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong> e Andrea Carcano pag. 16<br />

· Sviluppare il potenziale umano attraverso l’arte<br />

racconto di un’esperienza<br />

di Martina Campi pag. 17<br />

· L’eterno dilemma: emancipazione o dipendenza<br />

di Silvia Bolis<br />

· Il coraggio di <strong>la</strong>vorare per l’unità<br />

tra figli e genitori<br />

pag. 18<br />

di Silvia Patrini e Michele Bellomo<br />

· Si va all’asilo<br />

pag. 20<br />

di Pame<strong>la</strong> Magnani ed Ernesto Visentin pag. 21<br />

· La vita: esperienza da vivere in armonia con il sè<br />

di Barbara Camilli<br />

· Negatività del benessere economico<br />

pag. 22<br />

di Orietta Colombo<br />

· Se mi fermo... corro: <strong>la</strong> leggerezza del<br />

ri<strong>la</strong>ssamento... e delle farfalle<br />

pag. 24<br />

di Manzotti Felice e Laura Sivieri<br />

REDAZIONE<br />

Direttore Responsabile: Rossana Zamburlin<br />

pag. 25<br />

Redazione: <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>Psicanalisi</strong> del Rapporto di Coppia<br />

Col<strong>la</strong>boratori: Gianni Bassi - Michele Bellomo - Silvia Bolis<br />

- Maria C. Bonfantini - Barbara Camilli - Martina Campi - Dora<br />

Canzi - Andrea Carcano - Stefania Cignoni - Orietta Colombo<br />

- Fabrizio Forzan - Pame<strong>la</strong> Magnani - Felice Manzotti - Maurizio<br />

Masoni - Cristina Morichetti - C<strong>la</strong>udia Nugnes - Silvia Patrini<br />

- Enrico M. Restagno - Laura Sivieri - Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong> - Ernesto<br />

Visentin - Immaco<strong>la</strong>ta Volpe - Rossana Zamburlin - Fernando<br />

Zappia


sapevolmente, anzi condizionati ad arte, sulle stesse<br />

orme già percorse da Peter Pan. Se non riusciamo a<br />

far capire <strong>la</strong> bellezza del diventare adulti, profondi e<br />

responsabili, questi ragazzi andranno inevitabilmente<br />

incontro a una vita perennemente disturbata sul piano<br />

fisico, sul piano psicologico, sul piano re<strong>la</strong>zionale e<br />

sul piano spirituale (piano quest’ultimo che non viene<br />

neanche preso in considerazione da questo tipo<br />

di persone, ma che è essenziale per diventare una<br />

persona adulta, responsabile e impegnata, anche<br />

verso gli altri…).<br />

Alcuni di fronte ai dati di realtà supereranno <strong>la</strong> paura<br />

di crescere, per altri invece sarà <strong>la</strong> paura ad avere<br />

<strong>la</strong> meglio e saranno disorientati e vittime di qualche<br />

dipendenza (dallo shopping compulsivo, dall’alcol,<br />

dal sesso, dal divertimento, dalle lotterie, dal gioco<br />

d’azzardo, dal <strong>la</strong>voro, piuttosto che dalle droghe e<br />

dagli psicofarmaci).<br />

Quindi le persone intrappo<strong>la</strong>te nel<strong>la</strong> Sindrome di<br />

Peter Pan al<strong>la</strong> fine vanno incontro a seri problemi<br />

interiori e re<strong>la</strong>zionali, che di solito finiscono per<br />

approdare all’incapacità di integrarsi a livello di<br />

rapporto di coppia e di re<strong>la</strong>zioni sociali, in quanto<br />

molte di queste persone sono emotivamente vuote,<br />

psicologicamente bloccate e incapaci di muoversi<br />

a loro agio entro <strong>la</strong> rete dei rapporto interpersonali,<br />

in quanto il vuoto interiore che emerge nelle varie<br />

re<strong>la</strong>zioni li obbliga a fuggire.<br />

Più precisamente, in loro viene a crearsi un accumulo<br />

di sensazioni di iso<strong>la</strong>mento dal/dal<strong>la</strong> partner<br />

e dagli altri, di fallimento e impotenza, via via che si<br />

compie l’ingresso definitivo in una società dotata di<br />

assai poca pazienza con gli adulti che si comportano<br />

da bambini.<br />

Nel rapporto di coppia si può giocare, anzi si deve,<br />

ma ci sono dei momenti in cui ti devi prendere delle<br />

responsabilità e in cui ci devi essere, colui che è vittima<br />

del<strong>la</strong> Sindrome di Peter Pan non regge e quindi<br />

fugge. Il fatto è, però, che queste persone, non avendo<br />

profondità emotiva, non afferrano i motivi per cui<br />

vivono una tale situazione di malessere e di disagio,<br />

in quanto hanno sempre evitato di farsene carico:<br />

attribuendo ai loro problemi un carattere temporaneo,<br />

fanno del loro meglio per dimenticarli e quindi non<br />

approfondiscono; non è necessario sottolineare che,<br />

proprio per questo, <strong>la</strong> situazione si deteriora ulteriormente,<br />

grazie all’evitamento, che dà un momentaneo<br />

respiro, fino al crollo totale fisico e/o emotivo.<br />

D. Kiley ritiene che <strong>la</strong> sindrome di Peter Pan sia in<br />

re<strong>la</strong>zione alle seguenti caratteristiche, che affronteremo<br />

in dettaglio:<br />

- irresponsabilità;<br />

- ansia;<br />

- solitudine;<br />

- conflitto sul ruolo sessuale;<br />

- narcisismo e sciovinismo;<br />

- uno stile di vita piratesco.<br />

DALL’IRRESPONSABILITÀ ALLA RESPONSABI-<br />

LITÀ<br />

Se, come abbiamo scritto, i genitori autoritari<br />

possono creare nei figli repressione e ribellione trasgressiva,<br />

i genitori permissivi possono creare dei<br />

figli irresponsabili. Un’irresponsabilità grazie a cui il<br />

ragazzo arriva a convincersi che le regole, nel suo<br />

caso, non si applicano quasi mai, <strong>la</strong> “legge del padre”<br />

non è sostanzialmente introiettata. Il disordine impera<br />

2<br />

COME ESSERE UN BUON CAPO<br />

IL MANAGER TRA<br />

CRISI DI VALORE E FORMAZIONE<br />

di Mario Brambil<strong>la</strong>, Gianni Bassi<br />

e Rossana Zamburlin<br />

Edizione Paoline<br />

Portare al<strong>la</strong> luce i valori intrinseci e gli aspetti più umanizzanti<br />

dell’organizzazione manageriale dell’attività <strong>la</strong>vorativa<br />

è lo scopo di questo libro che suggerisce atteggiamenti<br />

spirituali concreti e azioni puntuali.<br />

Un’azienda è pure una forma di noi , in cui deve vigere un<br />

senso di sincera appartenenza congiunto a quel minimo di<br />

disciplina che consente a ciascuno di svolgere il proprio<br />

compito con l’aiuto di tutti, a beneficio dei singoli partecipanti<br />

e dell’intera società.<br />

Nel libro viene espressa una lunga riflessione sui meccanismi<br />

interni ed esterni che coinvolgono l’azienda: è importante<br />

investire sulle capacità individuali di ciascuno, il<br />

che significa conoscere personalmente il mondo del <strong>la</strong>voro<br />

e <strong>la</strong>voratori e saperne individuare pregi e limiti.<br />

“Gli autori meritano il p<strong>la</strong>uso di tutti per <strong>la</strong> chiarezza e <strong>la</strong><br />

profondità con cui ci aiutano a riflettere su alcuni aspetti<br />

culturali del <strong>la</strong>voro che oggi più che mai necessitano<br />

di imprescindibili fondamenti umanistici” - Mons. Franco<br />

Buzzi<br />

La pubblicazione è acquistabile presso<br />

le librerie S. Paolo e Paoline di tutta Italia oppure presso<br />

il <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>Psicanalisi</strong> del Rapporto di Coppia<br />

V.le Lunigiana, 2 - 20 25 Mi<strong>la</strong>no - Tel. e fax 02 66982620<br />

www.coppiacentrostudi.com<br />

nel<strong>la</strong> sua camera, <strong>la</strong> pulizia personale è aleatoria, il<br />

comportamento è scostante e maleducato: “grazie”<br />

e “per favore” non fanno parte del suo vocabo<strong>la</strong>rio.<br />

Giustamente D. Kiley così si esprime: “Non è necessario<br />

essere Peter Pan per opporre resistenza al<strong>la</strong><br />

condizione di adulto, né l’irresponsabilità costituisce,<br />

di per sé, un segnale che indica un disadattamento<br />

futuro: è naturale, nei bambini, <strong>la</strong> ribellione contro<br />

il processo di maturazione implicato nel<strong>la</strong> crescita.<br />

Diventar grande mette paura, ed è certo che ne metta<br />

molta di più al giorno d’oggi che in passato: oggi il<br />

solo pensare al<strong>la</strong> realtà di cui è fatta <strong>la</strong> vita d’adulto è<br />

sufficiente a far piombare in uno stato di regressione,


dove si sta tutti raggomito<strong>la</strong>ti sotto le lenzuo<strong>la</strong>, col<br />

pollice in bocca, a rimpiangere i tempi in cui <strong>la</strong> decisione<br />

più faticosa da prendere riguardava <strong>la</strong> scelta<br />

del giocattolo da portarsi dietro.” (pp. 55)<br />

Certo un giovane oggi, nonostante <strong>la</strong> maggiore<br />

libertà sentimentale, sessuale e morale, ha più difficoltà<br />

a creare un buon rapporto di coppia, le prospettive<br />

del <strong>la</strong>voro sono alquanto precarie, affitti e<br />

mutui sono parecchio cari.<br />

È soprattutto il fallimento di molti matrimoni dei<br />

genitori che interferiscono nel<strong>la</strong> capacità d’amare e a<br />

credere nell’amore, non a caso si par<strong>la</strong> di amore liquido<br />

il che vuol dire che manca di solidità, è precario e<br />

a termine. Ci sono tuttavia una minoranza di rapporti<br />

di coppia in cui gli ideali dell’amore romantico si sono<br />

realizzati, sono questi che vanno presi a modello e<br />

imitati. Certamente nei rapporti di coppia costruttivi<br />

non è l’irresponsabilità ad essere presente, ma <strong>la</strong><br />

responsabilità… Galimberti, nel suo “Dizionario di psicologia”<br />

definisce <strong>la</strong> responsabilità: “Consapevolezza<br />

delle conseguenze delle proprie azioni che consente<br />

di modu<strong>la</strong>re, in base ad esse, le proprie scelte. Il concetto<br />

di responsabilità presuppone quello di libertà<br />

nel<strong>la</strong> duplice accezione di assenza di costrizioni o di<br />

impedimenti, e di capacità di determinarsi secondo<br />

una scelta autonoma in vista di fini con ricerca dei<br />

mezzi adeguati”. (pp. 810) In amore, nel <strong>la</strong>voro e nei<br />

rapporti sociali una persona adulta si assume le sue<br />

responsabilità; chi ha <strong>la</strong> Sindrome di Peter Pan non<br />

può diventare adulto in quanto l’irresponsabilità è<br />

un tratto strutturale del<strong>la</strong> sua personalità. Quando<br />

avviene il passaggio dall’irresponsabilità al<strong>la</strong> responsabilità?<br />

Grazie a certe esperienze e a certi rapporti<br />

il giovane prende <strong>la</strong> decisione consapevole che per<br />

crescere è necessario diventare responsabili del<strong>la</strong><br />

propria vita, di quel<strong>la</strong> dei propri cari e anche di quel<strong>la</strong><br />

degli altri…<br />

Bisogna essere orgogliosi di essere responsabili,<br />

invece, a volte, sembra che essere dei giovani irresponsabili<br />

sia più “in”.<br />

DALL’ANSIA ALLA PROFONDITÀ<br />

La persona affetta dal<strong>la</strong> Sindrome di Peter Pan vive<br />

nell’ansia, che agisce nel crearsi, confusamente, mille<br />

opportunità. L’ansia non è una ma<strong>la</strong>ttia, prima di<br />

tutto è un’energia che va convogliata nell’amore, nel<br />

<strong>la</strong>voro, nei divertimenti (per esempio negli sport…),<br />

nei rapporti sociali. Nei soggetti disturbati l’ansia diventa<br />

fuga, anziché essere un’energia per andare in<br />

profondità, diventa bril<strong>la</strong>ntezza superficiale. Spesso<br />

questi soggetti sono vissuti o vivono in famiglie in<br />

cui <strong>la</strong> tensione è costante, i genitori sono in conflitto<br />

o sono separati, a volte anche loro dei Peter Pan. In<br />

questo contesto le persone imparano a fuggire, non<br />

ad approfondire e a riparare i motivi delle tensioni e<br />

delle separazioni, non ad assumersi <strong>la</strong> responsabilità<br />

del proprio malessere. Molte mamme, frustrate dai<br />

mariti, riversano le loro attenzioni, edipicamente, sul<br />

figlio maschio, non risolvendo i loro problemi, desiderano<br />

che il figlio, almeno lui, sia felice, il quale,<br />

mancando del<strong>la</strong> capacità di andare in profondità e<br />

non essendo stato mandato verso il padre, andrà a<br />

“divertirsi”, di fiore in fiore. Hanno difficoltà a creare<br />

un rapporto intimo, in quanto per attuare ciò bisogna<br />

avere un rapporto profondo col padre. In questo<br />

modo creano convinzioni limitanti che l’amore stabile,<br />

solido, fedele non sia possibile. Siccome oggi questa<br />

condizione è statisticamente rilevante allora essere<br />

così diventa normale, diventa modello culturale, tant’è<br />

che anche molte donne si stanno adeguando, in<br />

quanto di fronte alle continue frustrazioni sentimentali<br />

diventano anche loro delle “Peter Pan”, l’“unica”, ai<br />

loro occhi, struttura di sopravvivenza.<br />

DALLA SOLITUDINE ALLA CAPACITÀ RELAZIO-<br />

NALE<br />

Secondo D. Kiley: “È inevitabile quindi che i ragazzi<br />

prendano come fatti scontati l’esistenza di una casa,<br />

del cibo e del<strong>la</strong> sicurezza (gli eterni “bamboccioni”),<br />

concentrando perciò tutte le loro energie nel<strong>la</strong> ricerca<br />

di nuovi modi di comprarsi il divertimento. L’assenza<br />

di limiti imposti, unita ad un’ampia disponibilità finanziaria,<br />

dà origine ad un effetto a catena sui figli, ed il<br />

primo valore che viene a cadere è quello del <strong>la</strong>voro,<br />

dal momento che il divertimento viene inteso dai<br />

ragazzi come un diritto che gli spetta, anziché come<br />

un privilegio che si sono meritati. Conseguenza di<br />

questa situazione, dove il tempo a disposizione è<br />

troppo e troppo poca è <strong>la</strong> sicurezza psicologica offerta<br />

dal<strong>la</strong> famiglia (in quanto il rapporto col genitore<br />

omologo è molto difficoltoso ed è presente molta<br />

chiusura…), è <strong>la</strong> ricerca da parte del ragazzo di una<br />

identità nel gruppo; in altri termini, il bisogno disperato<br />

di un ambiente al quale appartenere”. (pp. 37-38,<br />

le parentesi sono nostre). L’inesistente rapporto col<br />

padre fa sì che il rapporto coi coetanei (gli amici che<br />

non si <strong>la</strong>sciano neanche dopo il matrimonio…) diventi<br />

ossessionante: bisogna essere parte del gruppo a<br />

tutti i costi.<br />

Uniformarsi agli altri è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> d’ordine: nei vestiti,<br />

negli “sballi”, nello sport, calcio in testa, nel<strong>la</strong> politica<br />

(ovviamente un interesse profondo per <strong>la</strong> politica è<br />

positivo)…<br />

Il risultato di tutto ciò, nonostante l’ansioso darsi<br />

da fare per avere compagnia e donne, è un grande<br />

senso di solitudine, che spesso è il risultato di una<br />

grande chiusura emotiva. Oggi questa solitudine/<br />

chiusura costituisce senza dubbio uno dei problemi<br />

più gravi nelle società industrializzate: ne soffrono dai<br />

bambini, agli anziani… Per questo urge sviluppare e<br />

approfondire le caratteristiche emotive delle capacità<br />

re<strong>la</strong>zionali.<br />

Le sedute col genitore omologo permettono di<br />

e<strong>la</strong>borare e risolvere quel senso di solitudine e chiusura<br />

ed acquisire quell’identità psicosessuale che<br />

permetterà delle vere re<strong>la</strong>zioni amicali e un rapporto<br />

di coppia profondo, stabile e solido.<br />

DAL CONFLITTO SUL RUOLO SESSUALE ALL’<br />

IDENTITÀ PSICOSESSUALE<br />

“I ragazzi e le ragazze devono diventare subito<br />

grandi, e <strong>la</strong> loro disinvoltura sul piano sessuale è <strong>la</strong><br />

chiave per diventarlo. Se vi darete abbastanza da<br />

fare, riuscirete a compiere il salto dall’età dei pannolini<br />

a quel<strong>la</strong> degli appuntamenti in un brevissimo<br />

tempo. Se non ci riuscite, non farete mai parte di un<br />

gruppo “in”.<br />

Oggi le ragazze possono fare proprie tutte queste<br />

caratteristiche che tradizionalmente sono state considerate<br />

prerogativa del maschio. Queste caratteristiche<br />

includono, senza però esaurirsi qui, <strong>la</strong> durezza,<br />

<strong>la</strong> resistenza, l’assertività, l’esigenza di essere soddisfatte<br />

sessualmente e l’indipendenza finanziaria.<br />

Se vi comportate secondo un modello che ha fatto


proprie queste caratteristiche, sarete politicamente<br />

e socialmente approvate, mentre se non vi attenete<br />

a questo modello sarete, di fatto, totalmente inadeguate”.<br />

(D. Kiley, pp. 39) Questi sono i motivi per cui<br />

precocità, permissivismo e promiscuità sessuale si<br />

attuano sempre più velocemente nell’adolescenza,<br />

inoltre <strong>la</strong> perdita del<strong>la</strong> mancanza di sacralità del gesto<br />

sessuale complicano ulteriormente <strong>la</strong> tematica…<br />

Molti maschi se vogliono appartenere a certi gruppi<br />

ed essere accettati, il ruolo al quale devono strettamente<br />

attenersi è quello del “duro”, del “macho”,<br />

cioè svalutare i sentimenti, non ammettere i propri<br />

problemi e debolezze, non essere sensibili ed essere<br />

dei conquistatori di donne soprattutto a livello<br />

sessuale.<br />

Quindi mentre alle donne è permesso assumere<br />

comportamenti maschili, agli uomini è vietato assumere<br />

i comportamenti femminili, quindi fare riferimento<br />

al cuore, al sentire è difficile. Noi pensavamo che<br />

l’emancipazione femminile non significasse essere<br />

come gli uomini, così veniva implicitamente fatto notare<br />

che il maschile è superiore, ma che i sentimenti<br />

avessero lo stesso valore del<strong>la</strong> razionalità, che “testa”<br />

e “cuore” funzionassero insieme, anzi dopo secoli di<br />

razionalismo, che non si è dimostrato così “vincente”,<br />

ha creato problemi piuttosto che risolverli, avesse<br />

prevalso il sentimento, che il cuore prevalesse rispetto<br />

al<strong>la</strong> testa, si par<strong>la</strong> infatti di “intelligenza del cuore”.<br />

Secondo noi i problemi delle persone e delle coppie<br />

si risolvono più con l’amore che con <strong>la</strong> razionalità,<br />

che per sua natura tende a dividere…<br />

Anche in questo caso è comunque il rapporto col<br />

genitore omologo che permette al meglio del maschile<br />

e al meglio del femminile di integrarsi: E I DUE<br />

DIVENNERO UNO…<br />

DAL NARCISISMO E SCIOVINISMO ALLA PARITÀ<br />

E ALLA VALORIZZAZIONE RECIPROCA<br />

Il narcisismo è l’eccessiva preoccupazione di sé,<br />

del<strong>la</strong> propria immagine, del<strong>la</strong> propria prestazione<br />

professionale e sessuale. Siccome <strong>la</strong> partner, soprattutto<br />

nei rapporti tradizionali in genere, è una “dipendente”<br />

il rapporto di coppia è destinato a morire. Il<br />

narcisista è prigioniero delle sue stesse modalità e<br />

ogni possibilità di maturazione personale legata ad<br />

un rapporto di scambio sentimentale con una partner<br />

subisce una battuta d’arresto.<br />

Con una personalità narcisistica, chiusura, rigidità<br />

e ripetitività sono costanti.<br />

Il narcisista è incapace di un rapporto paritario: è<br />

sempre sopra come “l’olio”.<br />

“Il tipo di sciovinismo che si innesta su un terreno<br />

dove <strong>la</strong> Sindrome di Peter Pan ha già messo radici<br />

è molto più difficile da individuare dell’altra variante,<br />

molto appariscente e tipica dei prepotenti e degli<br />

spacconi. Questo tipo di sciovinismo protegge <strong>la</strong><br />

vittima dal<strong>la</strong> sofferenza interiore e dal<strong>la</strong> disillusione,<br />

perché le permette di darsi quel “ruolo da adulto” che<br />

le garantisce e l’accettazione, anche se superficiale,<br />

da parte dei suoi coetanei. Le donne che sono innamorate<br />

di uomini adulti vittime del<strong>la</strong> Sindrome di Peter<br />

Pan cadono dalle nuvole quando si rendono conto<br />

dell’esistenza di questo sciovinismo: si nasconde<br />

talmente bene, infatti, che pensano di essere loro ad<br />

avere problemi.” (D. Kiley, pp. 41)<br />

Il rapporto di coppia crol<strong>la</strong> quando le donne si accorgono<br />

che dietro al narcisismo e allo sciovinismo<br />

non c’è nul<strong>la</strong>. Secondo noi parità e valorizzazione<br />

reciproca sono condizioni per un rapporto adulto,<br />

tuttavia è vero che sono valori a cui bisogna dedicarsi<br />

con costanza, in quanto dopo secoli di maschilismo,<br />

patriarcato e matriarcato certi meccanismi sono sedimentati<br />

nell’inconscio, è, quindi, facile regredire…<br />

DALLO STILE DI VITA PIRATESCO ALLA STABI-<br />

LITÀ<br />

“Le vittime del<strong>la</strong> Sindrome di Peter Pan sono degli<br />

allegri e spensierati furfanti, con un debole per le risate<br />

fragorose e per qualche bicchiere del<strong>la</strong> prima birra<br />

a portata di mano; i c<strong>la</strong>ssici tipi, insomma, sempre in<br />

cerca di un gruppo di belle donne che gli facciano da<br />

contorno. Possono fare le cose più assurde senza il<br />

minimo scrupolo di coscienza, così come, ridendo e<br />

scherzando, sono capaci di derubarvi delle cose più<br />

belle del<strong>la</strong> vita.” (D. Kiley, pp. 41- 42)<br />

La stabilità emotiva viene dall’amore di sé, dall’amore<br />

per <strong>la</strong> partner e dall’amore per il prossimo. Lo<br />

stile di vita piratesco è incompatibile con <strong>la</strong> stabilità<br />

emotiva e sembra dare un sollievo momentaneo ad<br />

una vita altrimenti burrascosa e vuota. Questo tipo<br />

di persone sono consumati dall’impulso a girovagare,<br />

che li costringe a interminabili viaggi al<strong>la</strong> ricerca<br />

dell’”iso<strong>la</strong> che non c’è” o al<strong>la</strong> vana ricerca del<strong>la</strong> pace<br />

interiore, che non potrà realizzarsi viste le premesse<br />

legate all’ansia, all’irresponsabiltà e al<strong>la</strong> superficialità.<br />

La pace interiore si acquisisce attraverso un notevole<br />

<strong>la</strong>voro interiore. La mancanza di senso di responsabilità<br />

è notevole e non gli passa per <strong>la</strong> mente che sono<br />

loro stessi <strong>la</strong> causa dei loro fallimenti.<br />

La sindrome di Peter Pan è un disturbo risolvibile<br />

a condizione che l’uomo sia motivato a risolverlo e<br />

lo viva come problema risolvibile e non come caratteristica<br />

caratteriale immodificabile; se non viene<br />

risolto, nel tempo, ha risvolti devastanti sul<strong>la</strong> partner<br />

e sui figli: <strong>la</strong> frustrazione delle persone che vogliono<br />

bene a questi uomini supera ogni immaginazione, in<br />

quanto è continua, per questo motivo se non avviene<br />

un cambiamento di “contratto”, cioè una re<strong>la</strong>zione<br />

adulta paritaria, <strong>la</strong> fuga del<strong>la</strong> donna sfocerà nel<strong>la</strong><br />

separazione.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

G. Bassi e R. Zamburlin, La comunicazione nel rapporto<br />

di coppia, Ed. San Paolo, Cinisello B. (MI), 2008.<br />

G. Bassi e R. Zamburlin, I sentimenti nel rapporto di<br />

coppia, Ed. San Paolo.<br />

U. Galimberti, Dizionario di psicologia, ed. Utet, Torino,<br />

1994.<br />

D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere, ed.<br />

Rizzoli, Mi<strong>la</strong>no, 1985.


A.I.P.eF.<br />

Associazione Italiana <strong>Psicanalisi</strong> e Famiglia<br />

Mi<strong>la</strong>no · Via Luigi Ornato 7<br />

e-mail: aipef@libero.it - assoaipef@libero.it<br />

Dott.ssa Maria C. Bonfantini tel. 338 9467178 - Stefania Maggetto tel. 347 7635412<br />

Dott. Maurizio Molteni tel. 320 2958811 - Felice Manzotti tel. 338 4623304<br />

SEMINARI esperienziali e di formazione<br />

ViVere ogni momento<br />

con consapeVolezza<br />

La consapevolezza di sé prevede scoprire ciò<br />

che è veramente importante per noi, capire ciò<br />

che può causare sofferenza, impegnarsi a vivere<br />

in modo più ricco e soddisfacente, accettare le<br />

esperienze dolorose come inevitabili componenti<br />

del<strong>la</strong> vita.<br />

Attraverso un percorso ricco di esercizi ed<br />

esempi, i partecipanti sperimenteranno <strong>la</strong> possibilità<br />

di vivere con prospettive diverse i propri<br />

problemi e le re<strong>la</strong>zioni interpersonali.<br />

15.05.2011<br />

dalle 9. 5 alle . 5 e dalle . 5 alle 7. 5<br />

Quattro passi nel percorso di guarigione<br />

del disagio psicologico<br />

• Primo passo<br />

“Aiutare a giungere al<strong>la</strong> richiesta di aiuto<br />

• Secondo passo<br />

“Posso affidare miserie, sofferenze, conflitti, all’amore<br />

dei miei genitori?”<br />

• Terzo passo<br />

“Le resistenze, le fatiche e lo sconforto: i circoli<br />

viziosi dei conflitti”<br />

ILLUMINATI DALL’AMORE<br />

di Maurizio Masoni<br />

Fra i cercatori di Verità il primo passo è non negare<br />

i limiti del<strong>la</strong> propria coscienza: i nostri occhi vedono<br />

ma si fermano alle apparenze, il nostro udito non<br />

riesce a sentire <strong>la</strong> voce dell’anima, così come l’olfatto<br />

non avverte il profumo del<strong>la</strong> nostra essenza, il tatto è<br />

incapace di percepire quelle invisibili presenze che<br />

ci toccano, il sapore del<strong>la</strong> vita è un problema per il<br />

gusto, per non par<strong>la</strong>re del nostro intelletto, che non<br />

è in grado di leggere, e comprendere, prendere con<br />

sè, tutte quelle parole/messaggi che vengono da<br />

dentro le nostre profondità, così straniere al<strong>la</strong> sua<br />

lingua, <strong>la</strong> ragione umana. Anche uscendo dalle metafore<br />

<strong>la</strong> realtà rimane quel<strong>la</strong>. Per fortuna abbiamo<br />

fatto un altro passo, grazie al<strong>la</strong> riabilitazione del<strong>la</strong><br />

nostra capacità simbolica, che ci ha permesso di<br />

comprendere, attraverso i simboli, quell’oscuro linguaggio<br />

dell’inconscio, che, avvalendosi delle nuove<br />

conoscenze, ha favorito un arricchimento del<strong>la</strong> realtà<br />

5<br />

• Quarto passo<br />

“La pietra scartata dai costruttori è diventata testata<br />

d’angolo”<br />

Catarsi e trasformazione nel percorso di guarigione<br />

26.06.2011<br />

dalle 9. 5 alle . 5 e dalle . 5 alle 7. 5<br />

comunicare bene è ViVere meglio<br />

• Come difendersi da inganni, manipo<strong>la</strong>zioni,<br />

capovolgimenti nelle comunicazioni<br />

• Come superare <strong>la</strong> paura di esporsi in una sincera<br />

e profonda comunicazione<br />

• Come riconoscere e neutralizzare le comunicazioni<br />

che producono negatività<br />

2.10.2011<br />

dalle 9. 5 alle . 5 e dalle . 5 alle 7. 5<br />

Sede per lo svolgimento dei seminari: Via Luigi Ornato n. 7 Mi<strong>la</strong>no<br />

cosciente. Se questo evento ci ha liberati da molti<br />

pre-giudizi, d’altro <strong>la</strong>to, rimangono altre barriere da<br />

abbattere, poiché, come avverte Jung, ogni presa<br />

di coscienza ha il suo <strong>la</strong>to tenebroso. Quando, <strong>la</strong><br />

picco<strong>la</strong> luce che ci illumina, cioé <strong>la</strong> nostra coscienza,<br />

è governata so<strong>la</strong>mente dall’Ego, il nostro Io, quando<br />

è dominata dal pensiero e, pertanto, ridotta al “conosciuto”,<br />

rimanendo “mancante” di una visione olistica,<br />

è inevitabile che sbagliamo, che prendiamo degli<br />

abbagli, che ci smarriamo, che rimaniamo confusi e<br />

non sappiamo dove andare, o peggio rimaniamo paralizzati<br />

di fronte all’ignoto, facendo quell’esperienza<br />

dolorosa del sentirsi impotenti e vulnerabili. In questi<br />

casi occorre una guida che possieda una luce più<br />

grande, che sappia trascendere le tenebre da cui, a<br />

volte, siamo avvolti. Questa guida <strong>la</strong> possiamo trovare<br />

dentro di noi, è il nostro Sè, ma non è facile contattarlo,<br />

perché ama i semplici, coloro che accolgono<br />

se stessi e gli altri per quello che sono, che amano<br />

<strong>la</strong> vita per quello che è, ma sono anche coloro che<br />

credono all’Oltre, all’assolutamente Altro, Dio, sono


coloro che credono nel Suo Amore fedele, perché<br />

sono persone umili. Il Sè è l’Archetipo degli archetipi,<br />

il principio dell’Ordine, una sorta di centro interiore<br />

che armonizza tutto il nostro sistema psico-corporeo,<br />

<strong>la</strong> nostra totalità. Jung lo chiama anche Archetipo<br />

Cristo, trovando che vi siano molte analogie tra il<br />

Sè ed il Cristo, quel Gesù di cui par<strong>la</strong>no i Vangeli, <strong>la</strong><br />

“Luce” del mondo, come già annunziavano i profeti<br />

biblici. Pur volendo evitare qualsiasi visione riduttiva<br />

del<strong>la</strong> Verità, non si possono negare le somiglianze<br />

che entrambi hanno rispetto al loro potere illuminante<br />

ed unificante. Cristo Gesù è il Figlio di Dio, viene dal<br />

Cielo, dal trascendente, è una realtà trascendente che<br />

si fa immanente, viene ad abitare in mezzo a noi, si fa<br />

carne, entra nelle nostre esistenze, portando <strong>la</strong> Sua<br />

Luce, amando il Padre ed il Suo prossimo, unendo<br />

il Cielo al<strong>la</strong> terra, stabilendo un’Alleanza d’Amore.<br />

Come dice V. Kast: “Il Sè viene spesso rappresentato<br />

dall’unione degli opposti... da una coppia di amanti...<br />

perché racchiude l’esperienza dell’amore, del<strong>la</strong> totalità...<br />

del<strong>la</strong> nostalgia per qualcosa che ci trascende”.<br />

Sembra che l’Amore sia un fattore ordinante, <strong>la</strong> via<br />

maestra che conduce all’illuminazione. Del resto<br />

anche Sant’Agostino afferma: “Ama e fa quello che<br />

vuoi”. Spesso succede che <strong>la</strong> lettura “profonda” delle<br />

Sacre Scritture accenda, per così dire, il nostro Sè<br />

personale, che lo attivi, facendolo operare in noi misteriosamente,<br />

trasformando il nostro caos interiore in<br />

armonia, come fosse un direttore d’orchestra, poiché<br />

le anime che ane<strong>la</strong>no al<strong>la</strong> pienezza dell’essere non<br />

oppongono “resistenze” a questo archetipo dell’Amore.<br />

Coloro che sono accecati dall’egoismo, prigionieri<br />

dei pregiudizi, oppressi dai sensi di colpa, impoveriti<br />

dal<strong>la</strong> chiusura all’altro ed all’oltre, attaccati alle apparenze,<br />

sordi al<strong>la</strong> voce del cuore, oscurati da una falsa<br />

coscienza, ingannati dall’effimero, non riconoscono<br />

all’amore il suo straordinario potere di trasformazione,<br />

che conduce al<strong>la</strong> propria integrazione, al<strong>la</strong> consapevolezza.<br />

Amare è accogliere, unire, connettere,<br />

mettere insieme, in rapporto, in re<strong>la</strong>zione, costruire<br />

ponti, colmare le distanze; amare è superare tutte<br />

quelle “resistenze che spingono al<strong>la</strong> divisione, al<strong>la</strong><br />

separazione, all’opposizione, alle accuse reciproche;<br />

amare è impedire l’iso<strong>la</strong>mento e l’emarginazione. Nel<br />

“LA VIA SIMBOLICA”<br />

Il Simbolo come Chiave che apre al mistero<br />

dell’Altro dentro e fuori di noi<br />

Il centro studi e terapie “La via simbolica” propone:<br />

- Corsi e per-corsi volti ad armonizzare corpo/mente/spirito<br />

- Psicoterapia individuale, di coppia e di gruppo - Psicoterapia psicosomatica<br />

- Tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento, immaginative e meditazione<br />

- Fiori di Bach, rimedi naturali - Terapie naturali (musica, colori, manda<strong>la</strong> ...)<br />

Sede dei corsi: Mi<strong>la</strong>no - Via Morosini<br />

Conduttore: Dott. Maurizio Masoni<br />

Per informazioni: tel. 02 5 6 0 7<br />

6<br />

cervello maggiori sono le connessioni tra un neurone<br />

e l’altro migliore è <strong>la</strong> sua capacità organizzativa;<br />

un buon rapporto tra conscio ed incoscio risolve i<br />

conflitti intrapsichici, così come l’incontro tra l’Io ed<br />

il Sè favorisce <strong>la</strong> pace interiore. Prima di concludere,<br />

onde evitare che quanto ho scritto si presti ad equivoci<br />

ed ambiguità, specifico che il Cristo ed il Sè, al<br />

di là delle analogie, non sono sovrapponibili, <strong>la</strong> loro<br />

natura non è identica, in parole povere non sono <strong>la</strong><br />

stessa cosa, ma come Jung afferma: “Egli (Gesù) agì<br />

come rive<strong>la</strong>zione, perché e in quanto era Dio eterno<br />

(e quindi astorico);... ci si deve domandare che cosa<br />

il “messaggio” abbia toccato nell’uomo e che cosa<br />

in esso gli abbia risposto... Questo archetipo del Sè<br />

ha risposto in ogni anima al “messaggio” così che<br />

il concreto Rabbì Gesù fu assimi<strong>la</strong>to in brevissimo<br />

<strong>la</strong>sso di tempo all’archetipo costel<strong>la</strong>to. Così Cristo<br />

realizzava l’idea del Sè”. Aggiungo, per concludere,<br />

che amare è anche “donare”, anche semplicemente<br />

donando <strong>la</strong> nostra presenza, cioé “essendo presenti”<br />

con tutto il nostro essere in ciò che facciamo,<br />

diciamo, ascoltiamo, osserviamo ed in tutto ciò che<br />

“accade” dentro di noi. Questo piccolo gesto d’amore<br />

ci può avvicinare al centro del<strong>la</strong> nostra anima dove<br />

abita quel<strong>la</strong> luce che è in grado di scorgere il Sole<br />

che sorge dall’Alto, <strong>la</strong> Luce Perpetua, <strong>la</strong> Coscienza<br />

Eterna. Ma certamente è solo nel silenzio di tutte<br />

quelle interferenze che vengono da dentro e da fuori<br />

di noi che possiamo ottenere un contatto con <strong>la</strong> luce<br />

del Sè, quel<strong>la</strong> sorgente luminosa che porta <strong>la</strong> nostra<br />

picco<strong>la</strong> coscienza “al <strong>la</strong>rgo”, verso nuovi orizzonti,<br />

verso una nuova vita, verso <strong>la</strong> nostra rinascita, anche,<br />

se per il momento, solo su un piano psico-corporeo,<br />

in attesa che lo Spirito Santo, <strong>la</strong> Luce che procede<br />

dal Padre e dal Figlio, trasformi l’uomo psicologico<br />

in uomo pneumatico, ma ricordo che quest’ultimo<br />

passaggio è riservato per coloro che hanno il dono<br />

del<strong>la</strong> Fede... Fede nell’illuminazione dell’Amore.<br />

Indirizzo dell’autore:<br />

Dott. Maurizio Masoni<br />

Psicologo-Psicoterapeuta<br />

Via Morosini 33 - Mi<strong>la</strong>no<br />

tel. 02 5463037 - cell. 339 3714713


LE TERAPIE SPIRITUALI COME VIA<br />

PER LA GUARIGIONE PROFONDA<br />

PRENDERSI CURA DI SÉ<br />

di Dora Canzi<br />

L’amore è <strong>la</strong> linfa che nutre <strong>la</strong> nostra vita materiale e<br />

spirituale. Amare ed essere amati è <strong>la</strong> condizione che<br />

porta nel<strong>la</strong> nostra esistenza <strong>la</strong> felicità e <strong>la</strong> possibilità<br />

di realizzare le nostre qualità migliori.<br />

Prendersi cura di sé ha come presupposto imparare<br />

a conoscerci veramente per quello che siamo con i<br />

nostri punti di forza, i nostri <strong>la</strong>ti oscuri, i nostri bisogni,<br />

i nostri limiti, i nostri desideri e sogni da realizzare,<br />

il senso che attribuiamo al<strong>la</strong> nostra vita personale e<br />

famigliare.<br />

Il comandamento al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> tradizione spirituale<br />

cristiana: “Ama il prossimo tuo come te stesso”<br />

dovrebbe essere il motivo conduttore di tutta <strong>la</strong> nostra<br />

vita, ispirando il nostro comportamento a questo<br />

principio possiamo avere <strong>la</strong> certezza di agire nel<br />

modo migliore.<br />

Se non si ama se stessi è assai difficile amare gli<br />

altri, riconoscere il proprio valore e provare benevolenza<br />

verso <strong>la</strong> propria persona e conseguentemente<br />

prendersi cura di sé è una necessità e ci dà <strong>la</strong><br />

possibilità di essere presenti e di aiuto agli altri con<br />

vera gioia e senza esaurire le nostre energie, fisiche,<br />

psichiche e spirituali.<br />

L’invito a pensare a se stessi come dice Bernardo di<br />

Chiaravalle “COMINCIA A RIFLETTERE SU TE STES-<br />

SO, PER NON FINIRE PER MIRARE AD ALTRE COSE,<br />

DIMENTICO DI TE STESSO” non è sicuramente uno<br />

stimolo all’egoismo, al contrario è una risposta al<strong>la</strong><br />

domanda: “come può essere buono chi ha un cattivo<br />

rapporto con se stesso?”<br />

Riflettere su se stessi, accettare quello che siamo,<br />

avere fiducia nelle nostre possibilità di crescita e<br />

di realizzazione del<strong>la</strong> nostra vera natura sono i presupposti<br />

per vivere uno stato di vero benessere. La<br />

nostra integrità deriva dal fatto di sentire che tutte le<br />

parti che compongono il mio essere: il nostro corpo,<br />

<strong>la</strong> nostra mente, i nostri sentimenti, il nostro spirito,<br />

sono ben collegate tra di loro e in un rapporto di<br />

comunicazione armoniosa.<br />

L’amore di sé non va confuso con il narcisismo ,<br />

uno dei problemi più diffusi nel mondo moderno,<br />

dove spesso l’immagine di successo, di potere, di<br />

ricchezza è <strong>la</strong> facciata che nasconde il bisogno di<br />

sentirsi superiori agli altri, essere ammirati ed accettati<br />

per compensare e negare i sentimenti interiori di<br />

inferiorità, inadeguatezza, tristezza e disperazione.<br />

In una cultura come <strong>la</strong> nostra, ampiamente orientata<br />

verso i valori di immagine, abbondano le personalità<br />

in qualche misura narcisistiche, senza un contatto<br />

con i loro sentimenti di fondo e con le qualità migliori<br />

dell’animo umano come: l’amore, l’onestà, il rispetto,<br />

<strong>la</strong> dignità e ogni altra virtù.<br />

La frase che segue mette in evidenza <strong>la</strong> differenza<br />

fra l’egoismo e il sì verso se stessi:<br />

“L’egoismo è una tendenza naturale e presente di<br />

per sé nell’uomo, ma non equivale affatto all’accettazione<br />

di sé.<br />

Il primo (l’egoismo) va superato, <strong>la</strong> seconda (l’accettazione<br />

di sé) va cercata. Sicuramente è fra gli errori<br />

più pericolosi dei pedagogisti e moralisti cristiani<br />

scambiare non di rado i due aspetti, bandendo il si<br />

7<br />

verso sé stessi e rafforzando ancora di più l’egoismo<br />

come vendetta del Sé negato”, lo scrive Joseph Ratzinger<br />

in “Elementi di teologia fondamentale” Ed.<br />

Morcelliana Brescia 1986 pag. 83<br />

In conclusione: Tu ti fai del bene, pensi a te stesso,<br />

quando torni a te stesso e vieni in contatto con <strong>la</strong> tua<br />

dimensione interiore, il tuo Sé, <strong>la</strong> tua Anima.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

Wunibald Muller - Prendersi cura di sé - Col<strong>la</strong>na Amare<br />

se stessi per amare gli altri - Edizioni Paoline 2007<br />

Alexander Lowen - La spiritualità del corpo - Ed. Astro<strong>la</strong>bio<br />

Roma 1991<br />

Indirizzo dell’autrice:<br />

Dott.ssa Dora Canzi - Via Leoni 3d - 22100 Como<br />

Tel. 031 3371052 - Cell. 347 2500937<br />

PSIChE E RELIGIONE: SAGGEZZA,<br />

PROFONDITÀ E AMORE<br />

di C<strong>la</strong>udia Nugnes e Enrico M. Restagno<br />

“Io sono semplicemente convinto che qualche<br />

parte del Sé o dell’Anima dell’uomo non sia soggetta<br />

alle leggi dello spazio e del tempo” (C.G. Jung)<br />

Secondo Freud l’inconscio è, per così dire, <strong>la</strong><br />

parte sottostante <strong>la</strong> coscienza: è quell’area estesa<br />

e dinamica del<strong>la</strong> vita mentale in cui giacciono idee<br />

e memorie censurate. Jung cambia radicalmente<br />

questa definizione e <strong>la</strong> espande sino al punto in<br />

cui il concetto espresso da Freud diventa solo una<br />

parte “insignificante” di tutto il materiale inconscio<br />

disponibile.<br />

Si tratta, dunque, di uno strato ancora più profondo<br />

accanto all’inconscio personale, in cui sono reperibili<br />

le immagini primordiali ed universali comuni a tutto<br />

il genere umano. Jung gli dà il nome di Inconscio<br />

Collettivo. Possiamo anche dire che <strong>la</strong> storia degli<br />

individui, sia nel loro incontro conscio con il mondo<br />

esterno, sia nel loro incontro inconscio con il loro<br />

passato individuale e personale, non è sganciata<br />

dal loro passato ancestrale, al contrario ne porta testimonianza,<br />

a livello più profondo del<strong>la</strong> loro psiche<br />

attraverso <strong>la</strong> costante riproduzione delle immagini più<br />

antiche ed universali dell’umanità (Michael Palmer,<br />

Freud, Jung e <strong>la</strong> religione).<br />

La psicologia del<strong>la</strong> Religione indaga proprio<br />

tali considerazioni. Prendendo spunto dagli studi di<br />

Mario Aletti, psicoanalista e docente di Psicologia<br />

del<strong>la</strong> Religione e Psicologia Dinamica a Mi<strong>la</strong>no, si<br />

può definire tale disciplina come ambito di studio e di<br />

ricerca circa il vissuto psichico di un individuo verso <strong>la</strong><br />

religione presente nel contesto in cui il soggetto ne fa<br />

esperienza, sia nel senso di un’adesione di fede ma<br />

anche nel suo non aderirvi. La religione, come fenomeno<br />

storico-culturale, si inserisce nel<strong>la</strong> vita di una<br />

persona intrecciandosi con il suo sviluppo psichico.<br />

Certamente, <strong>la</strong> psicologia non può affermare che un<br />

individuo sia naturalmente orientato verso <strong>la</strong> religione<br />

o al contrario, verso un atteggiamento irreligioso; <strong>la</strong><br />

psicologia, però, può osservare come un individuo<br />

possa manifestare il proprio senso religioso, oppure,<br />

come lo possa non ricercare o anche “rifiutare”. La<br />

psicologia del<strong>la</strong> religione, quindi, indaga il processo<br />

del divenire religioso, sia in atteggiamenti collegati


con <strong>la</strong> fede in un Essere soprannaturale sia anche<br />

in una visione del<strong>la</strong> vita che, pur non qualificandosi<br />

come religiosa, non ne esclude <strong>la</strong> dimensione del<br />

Sacro.<br />

Queste premesse sono state al<strong>la</strong> base del corso<br />

Accademico intito<strong>la</strong>to: “Fascino e mistero del<br />

Sacro” - Corso di conoscenza e approfondimento<br />

delle religioni - che abbiamo tenuto nel 2010, in<br />

col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Dott.ssa Giovanna Chierici, ex<br />

Dirigente dell’Asl del nostro territorio e attualmente<br />

responsabile dell’Unitre di Locate di Triulzi.<br />

Oltre a tali premesse, eravamo e siamo consapevoli<br />

che: “…sebbene oggi esistano radicalismi<br />

ed intolleranze religiose che depongono a sfavore<br />

dell’intelligenza, cercare il Sacro, cercare Dio e conoscere<br />

<strong>la</strong> saggezza del<strong>la</strong> religioni conduce l’uomo<br />

al<strong>la</strong> ricerca di Senso e al<strong>la</strong> scoperta del valore del<strong>la</strong><br />

spiritualità”.<br />

In questo corso abbiamo voluto, quindi, presentare<br />

l’idea di un’Universalità, nel tempo e nello spazio,<br />

dell’atteggiamento religioso dell’umanità. Questo<br />

pensiero, documentato anche da serie prove scientifiche<br />

e supportato da ritrovamenti che ne convalidano<br />

<strong>la</strong> certezza, ci permette di affermare l’esistenza di<br />

una vita religiosa sin dal<strong>la</strong> presenza degli ominidi più<br />

arcaici. E’ affascinante pensare che all’alba del<strong>la</strong><br />

Storia, Dio era là, accanto all’Uomo.<br />

Abbiamo, allora, suddiviso il percorso partendo dalle<br />

religioni primitive e dal rapporto tra antropologia<br />

e religione, soffermandoci sulle antiche spiritualità<br />

orientali (Induismo e Buddhismo), percorrendo le<br />

Strade dell’Armonia (Taoismo e Confucianesimo),<br />

presentando l’incontro con il Dio unico (I tre Monoteismi:<br />

Ebraismo, Cristianesimo e Is<strong>la</strong>mismo) e approdando<br />

al<strong>la</strong> prospettiva dell’Amore, con un approfondimento<br />

monografico sul Cristianesimo e <strong>la</strong> figura<br />

di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Al<strong>la</strong> fine di ogni tappa,<br />

abbiamo proposto anche momenti di Meditazione<br />

e Visualizzazioni, al fine di stimo<strong>la</strong>re il Ben-essere<br />

psico-fisico e spirituale dei partecipanti.<br />

Desideriamo, presentando brevemente questo nostro<br />

percorso, <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> al<strong>la</strong> Saggezza interiore e<br />

spirituale che le suddette forme religiose o religioni<br />

ci offrono.<br />

Proverbio del<strong>la</strong> tradizione africana:<br />

“Il cammino attraverso <strong>la</strong> foresta non è lungo,<br />

se si ama <strong>la</strong> persona che si va a trovare”<br />

Inno del<strong>la</strong> Bhagavadgita, induista, recita:<br />

“Che l’uomo elevi se stesso, che non si degradi: egli<br />

è solo amico di se stesso,<br />

egli è solo nemico di se stesso”<br />

Taoismo, Lao Tzu dice:<br />

“Ho solo tre cose da insegnare: semplicità, pazienza<br />

e compassione.<br />

Questi sono i tre tuoi più grandi tesori”<br />

Confucianesimo, Confucio dice:<br />

“In qualsiasi direzione vai, portaci il Cuore”<br />

Buddhismo, Buddha dice:<br />

“Siamo quello che pensiamo. Tutto ciò che siamo<br />

nasce dai nostri pensieri<br />

Noi creiamo il nostro mondo”<br />

Ebraismo, dal<strong>la</strong> Bibbia, libro Esodo:<br />

“...Onora tuo padre e tua madre affinché siano prolungati<br />

sul<strong>la</strong> terra i giorni che il Signore tuo ti dà”<br />

Is<strong>la</strong>mismo, dal Corano:<br />

“Ognuno ha una direzione verso <strong>la</strong> quale volgere il<br />

8<br />

viso”<br />

E infine concludiamo con le parole di Gesù Cristo,<br />

attraverso due versetti evangelici molto efficaci per<br />

l’insegnamento del Cristianesimo:<br />

“Quanto dunque desiderate che gli uomini vi facciano,<br />

fatelo anche voi ad essi”<br />

“Ama il prossimo tuo come te stesso”<br />

Riteniamo che qualsiasi percorso di conoscenza di<br />

sé e di Consapevolezza possa partire soltanto dal<strong>la</strong><br />

Legge dell’Amore e approdare ad essa.<br />

Amandosi e prendendosi cura di se stessi in Anima,<br />

Mente e Corpo, si potrà poi amare e accogliere gli<br />

altri, con pazienza, tolleranza e compassione.<br />

“...ecco dunque le tre cose che contano:<br />

fede, speranza e amore.<br />

Ma più grande di tutte è l’Amore” (1 Lettera ai<br />

Corinzi, 13, 13).<br />

Indirizzi degli autori:<br />

Dott.ssa C<strong>la</strong>udia Nugnes - tel. 02 90425033<br />

Dr. Enrico M. Restagno - cell. 333 3523300<br />

L’ISTERIA NELL’EPOCA CONTEM-<br />

PORANEA<br />

di Fabrizio Forzan<br />

Ogni periodo storico, con le sue trasformazioni,<br />

si porta appresso nuove patologie e forme di disagio,<br />

tanto che in un’epoca come <strong>la</strong> nostra in cui<br />

prevalgono le dimensioni del<strong>la</strong> libertà e dell’immagine<br />

si sviluppano maggiormente tutte le forme di<br />

patologia narcisistiche e di dipendenza: <strong>la</strong> richiesta<br />

di adeguatezza e di prestazione generano ansia,<br />

insicurezza, paura di essere giudicati e di perdere<br />

le persone significative; le dipendenze diventano<br />

le forme di pseudo controllo sul<strong>la</strong> realtà. L’isteria<br />

sembrerebbe allora una manifestazione antiquata<br />

di un disagio tipico delle società di un secolo fa<br />

quando <strong>la</strong> repressione delle proprie pulsioni creava<br />

delle manifestazioni somatiche definite da Charcot<br />

e da Freud “conversioni isteriche”. Se guardo molte<br />

delle ragazze e delle donne che si avvicinano al<strong>la</strong>


consulenza psicologica posso invece affermare che<br />

cambiano i modi di manifestare il disagio ma non <strong>la</strong><br />

sostanza dei problemi: Martina ha 16 anni e arriva<br />

in consultazione dopo tre anni che soffre di dolori<br />

al<strong>la</strong> schiena per i quali non è stato diagnostico nul<strong>la</strong><br />

di organico, Giovanna ha 22 anni e non riesce più<br />

a continuare gli studi universitari in quanto teme di<br />

vomitare ogni volta che si presenta per un esame,<br />

Roberta ha 30 anni e teme per <strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> figlia<br />

fissandosi sul<strong>la</strong> lettura del<strong>la</strong> mano per comprendere<br />

se è a rischio <strong>la</strong> sua vita, Cristina ha 40 anni, si tasta<br />

sovente il seno ed effettua molte radiografie con il<br />

timore di avere un cancro.<br />

Un qualche aspetto del<strong>la</strong> loro corporeità viene investito<br />

del<strong>la</strong> totalità del problema e ciò le penalizza nel<strong>la</strong><br />

vita sociale; in questi casi nessun rimedio medico<br />

farmacologico - fisioterapico è in grado di portare ad<br />

una soluzione ma può so<strong>la</strong>mente alleggerire temporaneamente<br />

il malessere.<br />

In questi casi il corpo reagisce non tanto come<br />

una risposta di tipo psicosomatico ad un disagio<br />

quanto diventa il luogo in cui <strong>la</strong> persona esprime<br />

delle idee e dei sentimenti ad esse collegate: ci sta<br />

dicendo qualcosa che non è in grado di autorizzarsi<br />

a vivere attraverso <strong>la</strong> sua rappresentazione mentale<br />

e il linguaggio.<br />

Mi colpisce molto che Martina, <strong>la</strong> ragazza più giovane<br />

attraverso un test come il Rorschach esprime<br />

il suo vivere in continua oscil<strong>la</strong>zione tra il desiderio<br />

di essere se stessa e <strong>la</strong> sicurezza “confortevole” di<br />

seguire le indicazioni degli adulti. Giovanna, che in<br />

compagnia è <strong>la</strong> ragazza più bril<strong>la</strong>nte, si affianca ad<br />

amiche che hanno molte esperienze sessuali con altri<br />

ragazzi e lei invece risulta quel<strong>la</strong> che rifiuta ogni tipo<br />

di approccio. Roberta ha una mania di perfezionismo<br />

sul <strong>la</strong>voro, è molto severa con se stessa e poi afferma<br />

che <strong>la</strong> figlia non può soffrire e quindi <strong>la</strong> asseconda<br />

in tutto. Cristina infine si sente insoddisfatta del<strong>la</strong><br />

sua vita <strong>la</strong>vorativa e sentimentale perché pensa che<br />

avrebbe potuto fare di più o cambiare qualcosa ma<br />

si è sempre bloccata per paura.<br />

Per noi terapeuti che ci avvaliamo del contributo<br />

del dott. Vittorio Volpi nel nostro approccio clinico<br />

è importante comprendere come il coinvolgimento<br />

del genitore omologo, in questi casi del<strong>la</strong> madre, è<br />

di vitale importanza e nello stesso tempo impone<br />

degli accorgimenti metodologici da tenere in considerazione.<br />

Ognuna di queste persone da me citate accusa<br />

di avere avuto, seppure in modi diversi, delle madri<br />

affettivamente distaccate, e che avrebbero condizionato<br />

il loro amore dai loro comportamenti o risultati.<br />

In contemporanea segna<strong>la</strong>no che queste sono state<br />

comunque molto presenti nelle scelte e indispensabili<br />

nel confronto quotidiano. La prima cosa che in effetti<br />

si nota è <strong>la</strong> difficoltà di un incontro affettivo come<br />

l’abbraccio, in quanto le madri solitamente dichiarano<br />

di non essere state molto abituate ad abbracciare le<br />

figlie e queste ultime che dichiarano un’impossibilità<br />

ad avvicinarsi. Riconoscono che le madri vogliono<br />

loro bene ma fanno molta fatica a <strong>la</strong>sciarsi andare<br />

nel contatto fisico. Approfondendo <strong>la</strong> conoscenza<br />

di queste donne il rapporto con il corpo non è stato<br />

mai partico<strong>la</strong>rmente coltivato, alcune fanno propria<br />

fatica a sentirsi. Anche il desiderio nell’intimità e nel<strong>la</strong><br />

sessualità è molto ce<strong>la</strong>to. Queste donne sono partico<strong>la</strong>rmente<br />

sensibili e vivono spesso le parole del<strong>la</strong><br />

9<br />

madre come una persecuzione o un giudizio; in realtà<br />

il genitore non fa nient’altro che ribadire attraverso<br />

quelle che io chiamo “sottolineature” le parti malfunzionanti<br />

delle figlie. Le nostre pazienti si arrabbiano<br />

perché in realtà sono già consapevoli dei propri limiti.<br />

Al<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> madre in seduta <strong>la</strong> paziente si<br />

accorge nel tempo che <strong>la</strong> sua parte problematica è<br />

accolta e capita, che <strong>la</strong> sua insicurezza nello sperimentarsi<br />

nel<strong>la</strong> vita può essere affrontata e superata<br />

proprio perché <strong>la</strong> madre funziona da “paracadute”,<br />

da rete di sostegno nei possibili sbagli che possono<br />

incontrare, è <strong>la</strong> possibilità di autorizzarsi a saggiare le<br />

proprie qualità. Ritrovare <strong>la</strong> sicurezza, il non sentirsi<br />

inferiori a nessuno, superare <strong>la</strong> paura di rimanere soli<br />

permette di andare oltre, di potersi rappresentare<br />

le idee e le aspirazioni che prima non si osavano<br />

mettere in pratica. Mi ritrovo allora in sintonia con<br />

<strong>la</strong> meditazione che Nelson Mande<strong>la</strong> ci propone: “<strong>la</strong><br />

nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.<br />

La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre<br />

ogni limite. È <strong>la</strong> nostra luce, non <strong>la</strong> nostra ombra a<br />

spaventarci di più. Ci domandiamo: “Chi sono io per<br />

essere bril<strong>la</strong>nte, pieno di talento, favoloso? In realtà<br />

chi sei tu per non esserlo?…”<br />

<strong>Centro</strong> di Psicologia Clinica:<br />

Dott. Fabrizio Forzan 335 6773261<br />

Via Carlo Fecia di Cossato n. 8 - 13900 Biel<strong>la</strong><br />

Via Mazzini n. 66 - 27025 Gambolò (PV)<br />

IPOCONDRIA E IDENTITÀ<br />

di Cristina Morichetti e Stefania Cignoni<br />

Dal greco hypocondrion, ‘sotto le costole’, cioè<br />

<strong>la</strong> zona del corpo in cui nell’antichità si credeva<br />

avesse sede l’umore malinconico, l’ipocondria può<br />

essere definita come un’estrema, inquietante, e apparentemente<br />

inspiegabile paura di essere ma<strong>la</strong>ti.<br />

Semplicemente paura poiché, visto dall’osservatore<br />

esterno, l’ipocondriaco è un individuo in perfetta<br />

salute che <strong>la</strong>menta continuamente un malessere<br />

inesistente e di inafferrabile consistenza; nel<strong>la</strong> sua<br />

realtà interna, al contrario, <strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong> sua<br />

preoccupazione e angoscia nei confronti di questo<br />

qualcosa, riferito al<strong>la</strong> sua salute, che lo attanaglia e<br />

lo perseguita può raggiungere dei livelli di assoluta<br />

non tollerabilità e di panico. Cosa spinge il <strong>la</strong>mento<br />

ipocondriaco molto oltre <strong>la</strong> soglia del<strong>la</strong> non realtà<br />

verso una sofferenza così profonda? E che origine<br />

ha questo oscuro malessere?<br />

Sono quesiti che fecero vacil<strong>la</strong>re lo stesso Freud<br />

che arrivò a definire l’ipocondria, a malincuore, una<br />

“disgraziata <strong>la</strong>cuna” all’interno del<strong>la</strong> sua impalcatura<br />

psicanalitica; non lo convinse infatti ciò che lui stesso<br />

aveva ipotizzato e cioè che si trattava di un blocco<br />

o disturbo del<strong>la</strong> sessualità vissuto nel presente dal<strong>la</strong><br />

persona e per nul<strong>la</strong> riconducibile al suo passato e<br />

alle sue esperienze infantili. In effetti i suoi successori<br />

(vedi Ferenczi, Kohut) cominciarono a prendere in<br />

esame proprio le esperienze infantili e il sistema familiare<br />

ipotizzando come l’ipocondria sia in stretto rapporto<br />

alle precoci re<strong>la</strong>zioni tra bambino e ambiente;<br />

nello specifico il trauma che vive il bimbo può essere<br />

rappresentato dal<strong>la</strong> freddezza affettiva e dal<strong>la</strong> mancanza<br />

di ascolto dei suoi bisogni profondi da parte<br />

delle figure di riferimento. Trauma che lo costringe a<br />

sentire il vuoto di riferimenti e a rivolgere ossessiva


mente <strong>la</strong> sua attenzione al corpo, nel duplice tentativo<br />

di prendersi cura di sé e di attirare l’attenzione altrui.<br />

Il <strong>la</strong>mento ipocondriaco infatti ha <strong>la</strong> valenza di una<br />

richiesta di attenzione, proprio come se si cercasse<br />

continuamente il contatto con una madre simbolica<br />

che accudisce, nel disperato tentativo di recuperare<br />

<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione affettiva e dunque l’amore che nutre.<br />

Tanto più profondo è il vuoto re<strong>la</strong>zionale, quanto più<br />

intenso sarà il malessere vissuto dal<strong>la</strong> persona e il<br />

conseguente, continuo <strong>la</strong>mento.<br />

Il blocco del pensiero che va in loop e che viene<br />

percepito bene dal<strong>la</strong> persona ipocondriaca, non è<br />

altro che il tentativo compulsivo di ripristinare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

con l’altro seguendo il modello dell’infanzia<br />

(M. Derzelle); spesso questo sopraggiunge quando<br />

un evento attuale del<strong>la</strong> vita, entrando in risonanza<br />

con qualcosa di doloroso e irrisolto che appartiene<br />

al passato, lo richiama e lo fa riemergere con un’intensità<br />

a volte dirompente.<br />

È ad esempio il caso di Pao<strong>la</strong> che si rivolge a noi per<br />

un problema di ansia generalizzata accompagnata da<br />

episodi di “crisi ipocondriache” pervasive e limitanti,<br />

stato d’animo che è degenerato dopo l’interruzione<br />

di una lunga re<strong>la</strong>zione affettiva con un uomo; dal suo<br />

passato emerge con chiarezza il profondo dolore per<br />

<strong>la</strong> morte del<strong>la</strong> madre a causa di una ma<strong>la</strong>ttia avvenuta<br />

in tenera età. È evidente come Pao<strong>la</strong> utilizzi il pensiero<br />

del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia stessa per “proteggersi” dal vuoto che<br />

sente, vuoto amplificato dal<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione<br />

e che ha <strong>la</strong>sciato emergere il trauma, ancora più<br />

grande, del<strong>la</strong> perdita del<strong>la</strong> madre. La soluzione per<br />

Pao<strong>la</strong> è quel<strong>la</strong> di comprendere <strong>la</strong> sua sofferenza, di<br />

rivivere interiormente ciò che ha censurato dentro<br />

di sé recuperando al contempo gli aspetti positivi,<br />

affettivi e affettuosi del<strong>la</strong> madre attraverso i ricordi<br />

che porta con sé nel cuore e attraverso <strong>la</strong> memoria<br />

storica di chi può par<strong>la</strong>rle di lei. Non stupisce come<br />

il suo vuoto sia anche un vuoto d’identità dato che<br />

una perdita così importante, avvenuta precocemente,<br />

metta a repentaglio <strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> personalità<br />

e del<strong>la</strong> stabilità di base. Al di là di questa situazione<br />

specifica, <strong>la</strong> nostra esperienza ci porta comunque<br />

ad affermare che l’ipocondria è sempre in re<strong>la</strong>zione<br />

ad un problema di identità, cioè par<strong>la</strong> di una carenza<br />

affettiva nel<strong>la</strong> vita dell’individuo, tale per cui questi ha<br />

dovuto rinunciare a sentire pienamente l’amore da<br />

parte delle figure di riferimento accontentandosi di<br />

“spostare” <strong>la</strong> sua attenzione, almeno momentaneamente,<br />

su un sintomo che è diventato, paradossalmente,<br />

un surrogato dell’amore stesso.<br />

Ma l’Amore, quello vero, profondo che nutre e rende<br />

stabili e maturi, non può avere surrogati altrettanto<br />

appaganti: per questo <strong>la</strong> persona che soffre di un<br />

disturbo ipocondriaco, inevitabilmente, per “guarire”<br />

e tornare al<strong>la</strong> vita piena, non può che “tornare ad<br />

amare e a essere amata”.<br />

Indirizzo delle autrici:<br />

<strong>Studi</strong>o Professionale Counseling<br />

Dott.ssa Cristina Morichetti e Dott.ssa Stefania<br />

Cignoni<br />

Via degli Orombelli, 7 - 20133 Mi<strong>la</strong>no (Lambrate)<br />

Tel. 02 2367108 / Cell. 331 2456998<br />

Via Figino, 5 - 20030 Lentate s/S (MB)<br />

Tel. 0362 567092 / Cell. 339 4509635<br />

E mail: studiocounseling@live.it<br />

Sito: www.ledueporte.altervista.org<br />

0<br />

IL POTERE DELLA MASChERA, IL<br />

POTERE SOTTO LA MASChERA<br />

Spinta e s<strong>la</strong>ncio vitali nascosti<br />

di Immaco<strong>la</strong>ta Volpe<br />

Cosa accade quando non vogliamo vedere <strong>la</strong> realtà?<br />

Quando ci costruiamo intorno agli occhi un velo<br />

di cemento in-custodito, ma che difendiamo con <strong>la</strong><br />

cura insana ereditata dal<strong>la</strong> paura, dal giudizio, dal<br />

tradimento? Quanta e quale dedizione in-naturale a<br />

questo alter-ego, sperimentato addosso per tutta <strong>la</strong><br />

vita come Io e che dona forza sovrumana alle nostre<br />

peggiori convinzioni, alle nostre più amate deviazioni,<br />

alle nostre migliori manipo<strong>la</strong>zioni.<br />

Che cosa accade quando questo velo di pietra forma<br />

e trasforma e crea <strong>la</strong> maschera che indossiamo<br />

tutta <strong>la</strong> vita? Un processo in… divenire che crea altra<br />

identità, altra form-azione, altro lignaggio.<br />

Ma io dove sto? Io dove sono? “Io” dov’è?<br />

Resto in attesa del liberatore per tutta una vita, <strong>la</strong><br />

donna o l’uomo dei miei sogni, lo spazio ideale in cui<br />

proporre <strong>la</strong> mia identità, in cui moltiplicare i figli del<strong>la</strong><br />

mia finzione, del<strong>la</strong> mia illusione,del<strong>la</strong> mia commedia.<br />

E senza saperlo, tuttavia, da profonda maschera di<br />

pietra che sono...<br />

Inizio a procreare altre maschere, a figliare altre<br />

identità, a ricucire le strade sbagliate, a rattoppare i<br />

percorsi, a collocare l’amore, a imbavagliare le storie.<br />

Altri strati fittizi dentro <strong>la</strong> corazza del corpo, che ur<strong>la</strong><br />

di dolore e disperazione da anni, forse da secoli. In<br />

attesa del liberatore.<br />

Mi ricordo che ho un corpo, che sono qui dentro,<br />

che ho bisogno di respirare e di vivere.<br />

Mi chiedo dove sono finito, dove si è cacciata <strong>la</strong><br />

mia vita, <strong>la</strong> spinta che avevo da bambino, quando<br />

tutto era perfetto, <strong>la</strong> ruga sul<strong>la</strong> fronte di mio padre, <strong>la</strong><br />

pancia morbida di mia madre, il buco nel muro dove<br />

si infi<strong>la</strong>va <strong>la</strong> lucerto<strong>la</strong>, il rumore del sole, <strong>la</strong> sabbia<br />

ammassata sul<strong>la</strong> pelle.<br />

È tutto sparito, tutto dimenticato, vaga illusione<br />

forse... di un’altra vita. Che era vita.<br />

Ma possiamo ri-trovarci, ri-sve<strong>la</strong>rci, ri-centrarci.<br />

Gettare <strong>la</strong> maschera.<br />

La SPINTA, lo SLANCIO vitale sono solo coperti,<br />

solo camuffati, solo confusi.<br />

Nascosti sotto, sotto, più sotto.<br />

Ho trovato spesso interrotta e non riconosciuta,<br />

nel mio <strong>la</strong>voro di counseling con gli adulti, questa<br />

spinta motivazionale, <strong>la</strong> forza propulsiva che ci identifica<br />

come esseri umani, che ci dà il diritto di essere<br />

chiari, veri, sotto <strong>la</strong> maschera. Autentici e uguali a<br />

noi stessi<br />

E una grande, immensa quantità di energia psichica<br />

dispersa e investita in altre attività, per non ricordare<br />

chi siamo, per non spostare <strong>la</strong> maschera, neanche<br />

di un centimetro. Per non vedere.<br />

A volte il miracolo quotidiano: qualcuno si ricorda,<br />

si riconosce e si sve<strong>la</strong>.<br />

Anch’io lo riconosco, lo ricordo, lo identifico. Vedo<br />

qualcosa che ci accomuna.<br />

Me, operatore, lui “persona”: è l’antica spinta<br />

vitale.<br />

Ritrovata.<br />

(“Smascherare e sve<strong>la</strong>re deve essere un mezzo<br />

per eliminare l’inautentico e rive<strong>la</strong>re ancor meglio<br />

l’autentico” -Viktor Frankl “Al<strong>la</strong> ricerca del significato


del<strong>la</strong> vita”)<br />

Indirizzo dell’autrice:<br />

Dott.ssa IMMACOLATA VOLPE<br />

Counselor Esistenziale a Mediazione Corporea “Metodo<br />

Trasmuda”<br />

Tel. 338-3420670 - e-mail: imma17@libero.it<br />

LA MAGIA DELLE PAROLE<br />

L’importanza del<strong>la</strong> comunicazione nelle re<strong>la</strong>zioni<br />

interpersonali<br />

di Fernando Zappia e C<strong>la</strong>udia Nugnes<br />

Nelle attuali società occidentali l’esigenza delle<br />

persone non è più <strong>la</strong> mera sopravvivenza e neppure<br />

il possesso materiale, ma <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita: vivere<br />

con ritmi che rispettino i propri limiti, abitare in un<br />

ambiente sano e accogliente, svolgere un <strong>la</strong>voro<br />

che ci realizzi e che ci gratifichi, nutrire il corpo e <strong>la</strong><br />

mente con cibi sani, non manipo<strong>la</strong>ti, stare bene con<br />

se stessi, stimarsi, amarsi, rispettare i propri bisogni,<br />

coltivare i propri interessi, sviluppare i propri talenti,<br />

avere buone re<strong>la</strong>zioni con le persone con cui siamo<br />

in contatto, nel<strong>la</strong> vita privata come in quel<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorativa<br />

o sco<strong>la</strong>stica.<br />

Le re<strong>la</strong>zioni interpersonali p<strong>la</strong>smano e modificano <strong>la</strong><br />

nostra identità e il senso di individualità; determinano<br />

il senso di soddisfazione o di insoddisfazione nel<strong>la</strong><br />

vita privata; si riflettono sul<strong>la</strong> gratificazione o sul<strong>la</strong><br />

frustrazione che ricaviamo dal <strong>la</strong>voro.<br />

Se chiediamo alle persone che cosa le rende felici,<br />

<strong>la</strong> maggior parte ci risponderà: l’essere innamorati,<br />

il sentirsi amati, l’avere una buona re<strong>la</strong>zione con il<br />

partner, con gli amici, con i figli, con i colleghi.<br />

Se gli chiediamo cosa le rende infelici ci diranno: il<br />

litigare con qualcuno, il non sentirsi compresi, l’avere<br />

un cattivo rapporto con i colleghi di <strong>la</strong>voro, col partner,<br />

con i genitori e via dicendo.<br />

Insomma, sia <strong>la</strong> felicità che l’infelicità, sia <strong>la</strong> gratificazione<br />

che l’insoddisfazione, dipendono non solo<br />

da aspetti materiali, ma anche da fattori comunicativiemotivi-re<strong>la</strong>zionali.<br />

Avere buone re<strong>la</strong>zioni non dipende dal<strong>la</strong> fortuna o<br />

dal frequentare le persone giuste, ma si consegue<br />

sviluppando le capacità comunicative.<br />

La comunicazione, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e l’emozione sono<br />

dimensioni strettamente corre<strong>la</strong>te, interdipendenti,<br />

di un unico processo: vivere le re<strong>la</strong>zioni interpersonali<br />

in modo armonico è un’arte complessa che<br />

certamente richiede conoscenze scientifiche (sapere)<br />

e tecniche operative (saper fare), ma senza una<br />

adeguata consapevolezza da parte di chi le applica<br />

(saper essere), esse saranno come gusci vuoti privi<br />

di qualsiasi utilità.<br />

Solo comprendendo le nostre reazioni emotive,<br />

il nostro vissuto interiore potremo comprendere le<br />

reazioni degli altri; solo ascoltando i nostri bisogni,<br />

<strong>la</strong>menti e conflitti interiori sapremo riconoscere quelli<br />

altrui; solo prendendo coscienza delle nostre maschere<br />

potremo aiutare gli altri a liberarsi dalle loro,<br />

così da instaurare una comunicazione veramente<br />

spontanea, sincera e costruttiva.<br />

Nel corso di pochi decenni si è passati da una<br />

SESTA EDIZIONE (ampliata e aggiornata)<br />

Per <strong>la</strong> coppia il fenomeno del<strong>la</strong> comunicazione riveste<br />

un’importanza strategica e un ruolo determinante nel<strong>la</strong><br />

riuscita del rapporto. Però i dati riguardanti le separazioni<br />

e i divorzi segna<strong>la</strong>no che <strong>la</strong> comunicazione del<strong>la</strong><br />

coppia rimane una problematica aperta e irrisolta; in<br />

partico<strong>la</strong>re è evidente <strong>la</strong> difficoltà a esprimere, e<strong>la</strong>borare<br />

e comprendere le emozioni, così come a sviluppare<br />

<strong>la</strong> capacità di ascoltare in maniera profonda. Anche<br />

su come educare i figli ci sono parecchie divergenze.<br />

Questa pubblicazione, frutto di anni di esperienze, di<br />

ricerche, di migliaia di analisi, di parecchi corsi di<br />

formazione, intende offrire le conoscenze e i principi<br />

di base atti a favorire una vera comunicazione tra i<br />

partner.<br />

Gli argomenti trattati:<br />

• L’arte del dialogo<br />

• L’ascolto prima del par<strong>la</strong>re<br />

• La comunicazione: saper ascoltare... anche le critiche<br />

• La comunicazione nel quotidiano<br />

• Saper dire di sì, saper dire di no<br />

• Comunicazione, vicinanza, intimità, sessualità<br />

• L’attaccamento nel<strong>la</strong> prima infanzia<br />

• Il processo d’identificazione nel bambino<br />

• La comunicazione coi figli<br />

• Le interferenze nel<strong>la</strong> comunicazione<br />

<strong>la</strong> pubblicazione è acquistabile (e12,00) presso<br />

le librerie s. paolo e paoline di tutta italia<br />

oppure presso<br />

il centro studi psicanalisi del Rapporto di coppia<br />

v.le lunigiana, 12 - 20125 mi<strong>la</strong>no - tel. e fax 02/66982620<br />

www.coppiacentrostudi.com


società patriarcale, rigida, maschilista e autoritaria<br />

ad una società più aperta e democratica, in cui <strong>la</strong><br />

comunicazione viene ad assumere un ruolo centrale<br />

in quanto favorisce il dissolversi dei dogmi e delle<br />

ideologie nate da un’idea egocentrica che esiste<br />

un’unica verità, facendo emergere una visione pluralista<br />

e re<strong>la</strong>tivista del<strong>la</strong> realtà.<br />

Tuttavia <strong>la</strong> medaglia ha un suo rovescio: col crescere<br />

del<strong>la</strong> libertà è cresciuto anche il disagio esistenziale;<br />

il senso d’identità e i ruoli sociali e sessuali<br />

sono entrati in crisi, stanno aumentando i conflitti,<br />

le separazioni, le controversie, il concetto stesso di<br />

famiglia sta cambiando, come pure <strong>la</strong> solidarietà e <strong>la</strong><br />

coesione sociale, crescono <strong>la</strong> solitudine e l’individualismo,<br />

il rapporto tra cittadini e istituzioni è sempre<br />

più improntato al<strong>la</strong> sfiducia.<br />

Così come <strong>la</strong> società patriarcale del passato, improntata<br />

sull’ordine, <strong>la</strong> repressione ed il controllo,<br />

ostaco<strong>la</strong>va le maturazioni degli individui e produceva<br />

re<strong>la</strong>zioni affettivamente aride e scarsamente creative,<br />

<strong>la</strong> grande libertà attuale, non supportata da un’adeguata<br />

consapevolezza e da appropriate abilità comunicative,<br />

può portare all’estremo opposto, al<strong>la</strong> crisi e<br />

al<strong>la</strong> dissoluzione delle identità individuali e collettive,<br />

all’offuscarsi dei valori di riferimento e delle norme<br />

morali, al disagio sociale ed esistenziale.<br />

Comunicazione, re<strong>la</strong>zione, emozione sono dimensioni<br />

strettamente interdipendenti, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />

comunicazione è costituita da parole, suoni, gesti<br />

comportamenti sensorialmente percepibili sia da<br />

chi li mette in atto, sia da chi li riceve, sia anche da<br />

eventuali osservatori esterni, anche se non mancano<br />

in essa livelli nascosti e significati ambigui.<br />

L’emozione è invece costituita da manifestazioni<br />

interne meno esplicite, processi psico-fisiologici,<br />

sensazioni sottili, percezioni soggettive, di cui è<br />

spesso poco consapevole anche chi le prova e che<br />

l’altro può cogliere solo se dispone di una acuta<br />

sensibilità empatica oppure se espresse mediante<br />

messaggi, comportamenti o stati corporei volontari<br />

o involontari, percepibili.<br />

La re<strong>la</strong>zione è <strong>la</strong> dimensione più immateriale, una<br />

sorta di cornice invisibile che ciò non di meno influenza<br />

a fondo sia <strong>la</strong> comunicazione sia l’emozione ed è<br />

da esse a sua volta influenzata.<br />

Queste tre dimensioni sono tra loro inestricabilmente<br />

connesse, o meglio sistematicamente interdipendenti.<br />

Proviamo rabbia in conseguenza del fatto che una<br />

persona ci abbia offeso, gioia grazie al<strong>la</strong> vista di uno<br />

splendido animale: le emozioni nascono sempre<br />

a seguito di una interazione-comunicazione con<br />

qualcun altro o qualcos’altro e non si producono<br />

mai da sole.<br />

Quand’anche un’emozione sembra nascere senza<br />

che nul<strong>la</strong> sia accaduto esteriormente, l’origine è sempre<br />

connessa a qualche interazione-comunicazione,<br />

forse una avvenuta in passato e che abbiamo appena<br />

ricordato, oppure una che potrebbe avvenire in un<br />

ipotetico futuro e su cui le nostre speranze, paure<br />

o progetti ci portano a fantasticare: ripensiamo ad<br />

un’aspra discussione avuta <strong>la</strong> settimana <strong>precedente</strong><br />

con un collega e riproviamo rabbia, fantastichiamo<br />

su come sarà bello andare in montagna sabato prossimo<br />

e già ci sentiamo più aperti e sereni.<br />

Il comportamento non ha un suo opposto. In altre<br />

2<br />

parole, non esiste un qualcosa che sia un non-comportamento,<br />

cioè non è possibile non avere un comportamento:<br />

se si accetta che l’intero comportamento<br />

in una situazione di interazione ha valore di messaggio,<br />

vale a dire è comunicazione, ne consegue che<br />

comunque ci si sforzi, non si può non comunicare.<br />

Così come non è possibile non comunicare non è<br />

nemmeno possibile non essere in re<strong>la</strong>zione.<br />

È anche evidente che, percependo il mondo attraverso<br />

i cinque sensi, ogni persona comprenda,<br />

interiorizzi e comunichi le esperienze in modo diverso<br />

da un’altra.<br />

Una volta ottenute tutte le informazioni collegate ad<br />

un’esperienza si attua, dentro di noi, un processo di<br />

e<strong>la</strong>borazione mentale che è composto dalle rappresentazioni<br />

di quello che si è percepito.<br />

Tutto ciò ci porta a percepire e catalogare le esperienze<br />

come favorevoli/sfavorevoli, positive/negative,<br />

motivanti/frustranti, gioiose/angoscianti e sappiamo<br />

bene come una stessa situazione possa generare<br />

emozioni completamente differenti in più soggetti.<br />

Per comunicare utilizziamo il linguaggio e, quando<br />

parliamo, scegliamo inconsciamente delle parole che<br />

indicano quali sono le parti del mondo dell’esperienza<br />

disponibile, sia interna che esterna, al<strong>la</strong> quale<br />

abbiamo accesso in quello specifico momento.<br />

A questo proposito ci sentiamo di concordare con<br />

le seguenti affermazioni<br />

Sigmund Freud<br />

“In principio le parole e <strong>la</strong> magia erano una so<strong>la</strong><br />

cosa e perfino oggi le parole conservano ancora molto<br />

del loro potere magico. Attraverso le parole ognuno<br />

di noi può dare a qualcun altro <strong>la</strong> massima felicità<br />

oppure portarlo al<strong>la</strong> totale disperazione; attraverso<br />

le parole l’insegnante trasmette <strong>la</strong> sua conoscenza<br />

agli studenti; attraverso le parole l’oratore trascina<br />

il pubblico e ne determina giudizi e decisioni. Le<br />

parole suscitano emozioni e sono il mezzo con cui<br />

generalmente influenziamo i nostri simili”.<br />

Alessio Roberti<br />

(Introduzione all’ Edizione Italiana di “IL POTERE<br />

delle PAROLE e del<strong>la</strong> PNL” - “SLEIGTH OF MOUTH”<br />

- di R. B. Dilts)<br />

“Le parole giuste, al momento giusto, possono<br />

cambiare in meglio il corso del<strong>la</strong> vita di una persona<br />

o di molte persone, possono aprire nuove strade e<br />

far scorgere nuove possibilità.<br />

D’altro canto le parole possono anche confondere<br />

e limitare e, le parole sbagliate, al momento sbagliato,<br />

possono realmente danneggiare o ferire.<br />

Il linguaggio è stato usato e può essere usato, per<br />

avere un impatto sulle emozioni, sulle convinzioni e<br />

quindi sul<strong>la</strong> vita delle persone, sia in positivo che in<br />

negativo”.<br />

Possiamo apprendere modelli linguistici mediante i<br />

quali possiamo trasformare affermazioni dannose in<br />

affermazioni utili, provocare cambiamenti straordinari<br />

nel<strong>la</strong> percezione o negli assunti al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> percezione<br />

stessa e diventare più consapevoli dei filtri che<br />

possono bloccare e distorcere <strong>la</strong> nostra esperienza<br />

del mondo affinché possiamo liberacene, arricchire<br />

le nostre prospettive ed ampliare <strong>la</strong> nostra percezione<br />

e visione del mondo.<br />

È importante scoprire in che modo rappresentiamo<br />

simbolicamente, esprimiamo ed interpretiamo, in altre<br />

parole attribuiamo un “significato” alle esperienze.


Ad esempio avere molti soldi può essere considerato<br />

un “successo” per alcuni, ma anche un “rischio”<br />

per altri.<br />

Molte parole che usiamo spesso, “incorniciano”<br />

le nostre esperienze, portano in primo piano alcuni<br />

aspetti, <strong>la</strong>sciandone altri sfocati sullo sfondo.<br />

È diverso dire:<br />

• Oggi è una bel<strong>la</strong> giornata, ma domani pioverà<br />

• Oggi è una bel<strong>la</strong> giornata e domani pioverà<br />

•Oggi è una bel<strong>la</strong> giornata anche se domani pioverà<br />

Ma, e, anche se, possiamo considerarli dei connettivi<br />

perchè, indipendentemente dai contenuti<br />

espressi, “incorniciano” una frase.<br />

Alcuni soggetti respingono e svalutano costantemente<br />

l’aspetto positivo delle proprie esperienze<br />

con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “ma”, mentre il connettivo “anche<br />

se”, sostituito a “ma”, permette di dirigere l’attenzione<br />

su un focus positivo e contemporaneamente<br />

soddisfa il desiderio di mantenere un punto di vista<br />

equilibrato.<br />

Consideriamo ora le seguenti affermazioni:<br />

• Puoi fare tutto ciò che vuoi se hai voglia di impegnarti<br />

a sufficienza<br />

• Se hai voglia di impegnarti a sufficienza, puoi fare<br />

tutto ciò che vuoi.<br />

La prima è una convinzione decisamente assertiva,<br />

positiva e potenziante, “puoi fare tutto ciò che vuoi”<br />

è in primo piano, si collega il sogno-desiderio con<br />

le risorse interne necessarie “l’impegno”.<br />

La seconda mette in primo piano <strong>la</strong> “voglia di<br />

impegnarsi”, è meno motivante e “fare ciò che vuoi”<br />

appare come un premio per l’impegno.<br />

Se poi viviamo in mezzo alle affermazioni negative,<br />

concentriamo <strong>la</strong> nostra mente in tale direzione e<br />

quello che chiediamo otteniamo: “Non ce <strong>la</strong> faremo<br />

mai”, “È impossibile”.<br />

Ogni frase del genere è un veleno che mettiamo<br />

nel nostro corpo.<br />

A volte ci vediamo come “vittime”, <strong>la</strong> vittima biasima<br />

- ognuno è colpevole di qualcosa. Le persone che<br />

si pongono nel<strong>la</strong> posizione vittimistica non possono<br />

raggiungere risultati nel<strong>la</strong> vita e dicono: “nel<strong>la</strong> vita<br />

capita tutto a me! Se gli altri..., si risolverebbe <strong>la</strong> mia<br />

situazione... il mio problema”.<br />

Questa affermazione è facile, perché toglie responsabilità,<br />

ma blocca le nostre risorse, così, a<br />

volte, si finisce dicendo: “le cose non sono poi così<br />

importanti…”.<br />

Esistono reali possibilità di cambiamento?<br />

È possibile passare da una voce interiore di critica<br />

ad una voce interiore positiva e quindi motivante?<br />

Possiamo attingere risorse dell’inconscio se non<br />

sappiamo con chiarezza cosa vogliamo?<br />

Un primo strumento facile da usare sono proprio<br />

le affermazioni positive. Con esse accediamo al<strong>la</strong><br />

miniera del potere del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>. Essa crea delle realtà<br />

e focalizza <strong>la</strong> mente. Ogni affermazione è un potente<br />

catalizzatore di energia mentale.<br />

Se Aristotele affermava che le parole “simboleggiano”<br />

le nostre “esperienze mentali”, R. Diltz dichiara<br />

che le parole sono in grado sia di “riflettere” sia di<br />

“p<strong>la</strong>smare” le “esperienze mentali”.<br />

“Par<strong>la</strong>re di qualcosa” non solo può rive<strong>la</strong>re le nostre<br />

percezioni, ma le può letteralmente creare o<br />

cambiare.<br />

Indirizzo degli autori:<br />

Dott. Fernando Zappia e Dott.ssa C<strong>la</strong>udia Nugnes<br />

<strong>Studi</strong>o di Psicoterapia e Counseling<br />

Sporting Mirasole 33 Noverasco - Opera (MI)<br />

cell. 333 8743442 - 347 8733888<br />

VOGLIA DI VIVERE, VOGLIA DI MO-<br />

RIRE<br />

di Maria C. Bonfantini<br />

Al giorno d’oggi sembra che un ideale comune<br />

al<strong>la</strong> maggior parte dei giovani sia una vita da “fare<br />

invidia”. Nell’immaginario adolesceziale (ma oggi<br />

siamo un po’ tutti indotti a vivere da eterni Peter<br />

Pan) i modelli e gli ideali si stanno estremizzando e<br />

finiscono per diventare sempre più pericolosi, quanto<br />

più si svuotano di contenuti concreti e si concentrano<br />

sull’apparenza, sul<strong>la</strong> forma.<br />

Mi pare si riattualizzi ciò che già era accaduto ad<br />

esempio nel seicento italiano, dove, soprattutto in<br />

poesia, il vero contenuto sembrava divenire <strong>la</strong> forma<br />

stessa in un’esaltazione del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, lirica e immaginifica,<br />

che arrivava a dissolvere <strong>la</strong> realtà, o forse <strong>la</strong><br />

sublimava in fantasie surreali.<br />

Oggi siamo finiti nel gorgo del virtuale dove tutto<br />

può accadere in un clic (o è un bit?) e facciamo molta<br />

fatica ad apprezzare <strong>la</strong> realtà, a vivere in essa le gioie<br />

ed i dolori dell’esistenza.<br />

Allora come ora si può par<strong>la</strong>re di periodi di cambiamento<br />

e di crisi ed è forse per questo che si tende ad<br />

estremizzare ogni cosa fino a far coincidere (e ciò è<br />

molto confusivo) una realtà col suo contrario.<br />

Penso alle ragazze che ritengono indispensabile<br />

essere magre per godere pienamente delle gioie<br />

del<strong>la</strong> vita e, attraverso un feroce controllo del corpo<br />

col cibo, finiscono nell’anoressia.<br />

Penso a chi si affida al<strong>la</strong> polvere bianca per avere<br />

prestazioni eccezionali, per sentirsi all’altezza, a<br />

chi misura il suo valore in base al<strong>la</strong> quantità delle<br />

prestazioni sessuali che realizza, a chi si identifica<br />

in un modello ritenuto vincente e neppure ci prova a<br />

capire chi è davvero.<br />

Penso a chi si scopre incapace di vivere senza<br />

l’amato/a e, poiché si sente morire, ammazza; penso<br />

ai tanti azzardi che si vanno diffondendo: si gioca fino<br />

a ridursi in miseria, si mette in pericolo <strong>la</strong> vita con mille<br />

eccessi e al contempo si esaspera <strong>la</strong> cura del corpo,<br />

eppure non ci si sente mai sicuri come se il vero pericolo<br />

fosse sempre e solo esterno e derivasse dagli<br />

altri, sempre alieni se non apertamente nemici.<br />

Mi pare stia venendo meno <strong>la</strong> capacità di gustare <strong>la</strong><br />

vita, <strong>la</strong> si brama talmente tanto che non basta mai.<br />

Ciò mi richiama al<strong>la</strong> mente i protagonisti del<strong>la</strong> Grande<br />

abbuffata che per amore del cibo ne consumano<br />

così tanto da… morire e non proprio in modo da “fare<br />

invidia”. Quello che manca oggi è, probabilmente,<br />

un’adeguata attenzione all’essere, presi come siamo<br />

a fare, realizzare, far vedere o magari solo stare a<br />

guardare perché ci si mette in panchina e si aspetta<br />

che il coach si accorga di noi.<br />

Per chi desidera correre l’avventura di scoprire chi è<br />

e soddisfare <strong>la</strong> propria voglia di vivere ed essere felice<br />

può contattare: l’A.I.P.eF. - vedi riquadro pag. 5.


SCUOLA DI PSICANALISI<br />

DELLA PERSONA E DELLA COPPIA<br />

del CENTRO STUDI PSICANALISI DEL RAPPORTO DI COPPIA<br />

Responsabili: Gianni Bassi e Rossana Zamburlin<br />

Corso per Counselor riconosciuto dal<strong>la</strong> FAIP (Federazioni delle Associazioni Italiane di Psicoterapia)<br />

MILANO - Viale Lunigiana 12 - Tel. e fax 02 66982620 - E-mail: bassi.gb@libero.it<br />

CREMENO (LC) - Via Marconi, 21 - Tel. e fax 0341 998357 - E-mail: bassi.gb@libero.it<br />

http://www.coppiacentrostudi.com<br />

PER CONSULENTI<br />

° ANNO:<br />

· <strong>Psicanalisi</strong> dell’età evolutiva<br />

Parte teorica: Lezioni dal<strong>la</strong> preparazione al parto<br />

all’adolescenza<br />

Parte operativa: Ricerca sull’importanza basi<strong>la</strong>re<br />

dei genitori uniti e sul processo di identificazione e<br />

di socializzazione attraverso il rapporto col genitore<br />

omologo.<br />

Obiettivo: Analisi del ruolo di autorità nel<strong>la</strong> famiglia,<br />

nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e nelle altre istituzioni sociali.<br />

2° ANNO:<br />

· <strong>Psicanalisi</strong> del rapporto di coppia<br />

Parte teorica: Re<strong>la</strong>zioni teoriche sui vari aspetti del<br />

rapporto di coppia e presentazione di consulenze<br />

di coppie in difficoltà<br />

Parte operativa: Ricerca sugli aspetti emotivi, sentimentali,<br />

sessuali, razionali e spirituali del rapporto<br />

di coppia.<br />

Obiettivo: <strong>Studi</strong>o del<strong>la</strong> psicodinamica del<strong>la</strong> coppia<br />

e delle soluzioni alle difficoltà interne in re<strong>la</strong>zione<br />

anche ai rapporti coi figli e le famiglie d’origine,<br />

inserita nel proprio ambiente sociale e culturale,<br />

utilizzando come momento operativo l’incontro<br />

con coppie, individui e operatori delle varie realtà<br />

professionali e istituzionali.<br />

° ANNO:<br />

· <strong>Psicanalisi</strong> e istituzioni<br />

Parte teorica: L’uso delle consulenze individuali e<br />

di gruppo per migliorare le re<strong>la</strong>zioni interpersonali<br />

degli operatori e il rendimento nelle varie istituzioni<br />

(aziende, scuole, ecc.)<br />

Parte operativa: La funzione del gruppo nei vari<br />

momenti formativi istituzionali (corsi di aggiornamento,<br />

seminari, gruppi di discussione e riunioni<br />

di <strong>la</strong>voro, ecc).<br />

Obiettivo: Divenire un gruppo di successo dal<br />

punto di vista emotivo e dei risultati.<br />

LA FIGURA PROFESSIONALE<br />

DEL COUNSELOR<br />

La professione del counseling, nata in America e arrivata<br />

in Europa attraverso <strong>la</strong> Gran Bretagna, è ormai<br />

riconosciuta anche in Italia dove dagli anni ‘70 sono cominciati<br />

a sorgere istituti di formazione per counselor. Il<br />

counselor è caratterizzato da una competenza specifica<br />

nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ossia nel<strong>la</strong> capacità di aiutare e sostenere<br />

una persona o una coppia, o una famiglia, o un gruppo<br />

nel<strong>la</strong> ricerca di una soluzione ad un problema attuale.<br />

Attraverso <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione stessa, il counselor favorisce lo<br />

sviluppo e l’utilizzazione delle risorse personali e ambientali<br />

del cliente per <strong>la</strong> soluzione dei propri problemi<br />

re<strong>la</strong>zionali. Il counseling può essere attuato in diversi<br />

contesti <strong>la</strong>vorativi e rappresenta una risposta ad una<br />

richiesta sempre più importante proveniente dalle comunità,<br />

dalle istituzioni, dalle organizzazioni, dai singoli<br />

individui, dalle coppie e dalle famiglie. Numerose sono<br />

le definizioni e i significati attribuiti al termine counseling.<br />

La British Association for couseling ha fornito tra le<br />

varie definizioni <strong>la</strong> seguente: “il counselor può indicare<br />

le opzioni di cui il cliente o <strong>la</strong> coppia dispone e aiutarlo<br />

a seguire quel<strong>la</strong> che sceglierà”. Ciò prevede un esame<br />

dettagliato delle varie situazioni e comportamenti problematici<br />

allo scopo di trovare un punto cruciale dal<br />

quale possa scaturire un cambiamento. Ma tale scelta<br />

deve essere operata dal cliente. Infatti lo scopo primario<br />

del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di aiuto del counseling è l’emancipazione<br />

del<strong>la</strong> persona e l’evoluzione costruttiva del<strong>la</strong> coppia.<br />

Pertanto possiamo definire il counseling un processo<br />

interattivo all’interno di una struttura in cui il counselor<br />

possa <strong>la</strong>vorare in modo coerente e sistematico con il<br />

cliente o con <strong>la</strong> coppia o col gruppo. Tale struttura non<br />

deve essere rigidamente predeterminata ma deve essere<br />

solo un punto di riferimento per lo sviluppo dinamico<br />

delle re<strong>la</strong>zioni di aiuto. Il counselor deve possedere un<br />

approccio di problem solving necessario per aiutare il<br />

cliente. È importante quindi esplorare e far luce sui problemi<br />

presenti per poi procedere a una fase successiva<br />

di sviluppo e comprensione (insight) degli scopi e degli<br />

obiettivi. Solo dopo aver sviluppato questi due momenti<br />

si potrà pensare ed attuare piani di azione muovendosi<br />

verso le finalità proposte.<br />

ISCRIZIONE<br />

Per frequentare questo corso è necessario possedere almeno il diploma di scuo<strong>la</strong> media superiore. L’iscrizione<br />

avviene dopo colloqui preliminari coi responsabili. Il monte ore nei tre anni è di almeno 440 ore. L’attività di<br />

formazione prevede colloqui, seminari, tirocinio, supervisione e tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento. Al<strong>la</strong> fine del triennio lo<br />

studente presenterà una tesi e sosterrà un esame finale.<br />

CORSO PER TRAINER<br />

Biennio per accedere al titolo di formatore e di supervisore di counselor (riconosciuto dal<strong>la</strong> F.A.I.P.)<br />

Il monte ore complessivo è di 760 ore (comprese le ore di tirocinio) e vi si accede dopo aver conseguito il diploma di<br />

counselor. Il programma consiste nell’approfondimento di temi inerenti <strong>la</strong> psicanalisi dell’età evolutiva, <strong>la</strong> psicanalisi<br />

del rapporto di coppia, <strong>la</strong> psicanalisi di gruppo, supervisione di casi portati dai counselor, l’Organizzazione di un<br />

gruppo in formazione, tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento e sedute di analisi.


SEMINARIO DI FORMAZIONE,<br />

AGGIORNAMENTO E SVILUPPO<br />

PER UNA PSICOLOGIA<br />

DEL BENESSERE<br />

Programma mattino:<br />

- Presentazione situazione professionale dei partecipanti;<br />

- I RELAZIONE: LE 22 VIE DEL BENESSERE (prima<br />

parte);<br />

- Lavoro di gruppo;<br />

- Tecnica di ri<strong>la</strong>ssamento: prima visualizzazione di B.<br />

Siegel;<br />

- Commento dell’esperienza.<br />

Programma pomeriggio:<br />

- Tecnica di ri<strong>la</strong>ssamento: Essere centrati;<br />

- II RELAZIONE: LE 22 VIE DEL BENESSERE (seconda<br />

parte);<br />

- Lavoro di gruppo;<br />

- Tecnica di ri<strong>la</strong>ssamento: seconda visualizzazione di B.<br />

Siegel;<br />

- Espressione delle sensazioni di tutti i partecipanti;<br />

- Commenti finali al<strong>la</strong> giornata formativa.<br />

Date: da destinarsi<br />

Orario: 9/ - / 8. Sarà ri<strong>la</strong>sciato attestato di frequenza<br />

Corso in management psicospirituale<br />

INTRODUZIONE: Senza mai dimenticare che un manager<br />

è designato a svolgere incarichi e compiti importanti e fondamentali<br />

all’interno di regole certe e coerenti in materia di<br />

onestà, competenza, trasparenza e responsabilità, i formatori<br />

insistono nel ribadire che essi non sono un semplice aggregato<br />

di professionisti “del saper produrre risultati” (questo è<br />

riduzionismo economico…), ma una c<strong>la</strong>sse di soggetti i cui<br />

bisogni, aspirazioni e visioni, possono corrispondere ad uguali<br />

diritti ed a simmetrici doveri che ordinariamente sono praticati<br />

anche dal<strong>la</strong> restante società, chiamata a promuovere il pieno<br />

sviluppo del<strong>la</strong> persona umana (e quindi non a imbrogliar<strong>la</strong>…),<br />

dell’azienda come comunità da curare e <strong>la</strong> costruzione del<br />

bene comune.<br />

Stabilito che i manager non dovrebbero rendere conto dei<br />

soli risultati di gestione, ma anche di quelli legati al rapporto<br />

di coerenza tra principi e valori affermati e stili di vita vissuti,<br />

i formatori, non ignorando fenomeni degenerativi che accentuano<br />

sempre più un degrado etico ai vertici dell’intero<br />

sistema economico, finanziario e politico (l’Italia è, purtroppo,<br />

una nazione con un’alta percentuale di corrotti e corruttori),<br />

indicano nel<strong>la</strong> formazione interdisciplinare d’eccellenza permanente<br />

e nel<strong>la</strong> formazione di una retta coscienza spirituale,<br />

le condizioni fondamentali per recuperare una progressiva<br />

caduta di immagine e di legittimità.<br />

METODO E TEMPI: Il master si svolgerà in 10 giornate di 8<br />

ore per un totale di 80 ore.<br />

In ogni giornata saranno presentate: due re<strong>la</strong>zioni (al mattino<br />

di Mario Brambil<strong>la</strong>, al pomeriggio di Gianni Bassi e Rossana<br />

Zamburlin); <strong>la</strong>vori di gruppo; interpretazioni e sintesi; tecniche<br />

di ri<strong>la</strong>ssamento, immagini mentali, visualizzazioni creative per<br />

lo sviluppo del<strong>la</strong> personalità e del<strong>la</strong> coscienza.<br />

5<br />

CAUSE E SOLUZIONI<br />

DELLA DEPRESSIONE<br />

Programma mattino:<br />

- Presentazione situazione professionale dei partecipanti;<br />

- I RELAZIONE: LA DEPRESSIONE MALINCONICA E<br />

L’IMPORTANZA DEI RAPPORTI E DEI PROGETTI;<br />

- Lavoro di gruppo;<br />

- Tecnica di ri<strong>la</strong>ssamento: visualizzazione di Pam<br />

Young;<br />

- Commento dell’esperienza.<br />

Programma pomeriggio:<br />

- Tecnica di ri<strong>la</strong>ssamento: visualizzazione dell’albero;<br />

- II RELAZIONE: LA DEPRESSIONE NELLE VARIE FASI<br />

DELLA VITA;<br />

- Lavoro di gruppo;<br />

- Tecnica di ri<strong>la</strong>ssamento: <strong>la</strong>boratorio creativo dei coniugi<br />

Hiks;<br />

- Espressione delle sensazioni di tutti i partecipanti;<br />

- Commenti finali al<strong>la</strong> giornata formativa.<br />

Date: da destinarsi<br />

Orario: 9/ - / 8. Sarà ri<strong>la</strong>sciato attestato di frequenza<br />

Costi: Singolo 0 euro (compreso IVA); Coppia (i partner sono caldamente invitati, anche se non operatori, per<br />

partecipare all’evoluzione emotiva e professionale del partner) 2 0 euro (compreso IVA), da versare all’atto<br />

dell’iscrizione o per posta.<br />

CONTENUTI:<br />

I a giornata: Il valore del<strong>la</strong> competenza e del<strong>la</strong> formazione<br />

interdisciplinare e sviluppare l’autostima (I)<br />

II a giornata: Una nuova cultura d’impresa per il Cambiamento<br />

e l’innovazione e sviluppare l’autostima (II)<br />

III a giornata: Le opportunità per crescere e cambiare e come<br />

essere un leader efficace (I)<br />

IV a giornata: Valore umano, sociale e professionale nell’azione<br />

del manager e come essere un leader efficace (II)<br />

V a giornata: La visione etica nell’attività del manager e come<br />

svolgere un colloquio formativo<br />

VI a giornata: Coscienza, responsabilità e comunicazione e<br />

il problem solving<br />

VII a giornata: Etica e morale: ragioni essenziali per il manager<br />

e l’impresa e <strong>la</strong> squadra di successo<br />

VIII a Giornata: Legalità e giustizia sociale e come svolgere<br />

riunioni di gruppo efficaci<br />

IX a Giornata: Verso un umanesimo professionale e stimo<strong>la</strong>re<br />

l’imprenditorialità (I)<br />

X a Giornata: Il manager e <strong>la</strong> dottrina sociale del<strong>la</strong> chiesa e<br />

stimo<strong>la</strong>re l’imprenditorialità (II)<br />

COSTI: 2.000 Euro compreso IVA (50% all’atto dell’iscrizione,<br />

50% all’inizio del corso)<br />

DATE: 12 e 13 febbraio; 9 e 10 aprile, 11 e 12 giugno, 18 e 19<br />

settembre, 13 e 14 novembre 2011 a Cremeno (LC).<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

G. Bassi, Come migliorare il rendimento del<strong>la</strong> squadra, Ed. Nuova<br />

Prhomos, 1998.<br />

G. Bassi, Psicologia del successo, Ed. Nuova Prhomos, Città di<br />

Castello (PG), 2001.<br />

M. Brambil<strong>la</strong>, G. Bassi e R. Zamburlin, Come essere un buon capo,<br />

Ed. Paoline, Mi<strong>la</strong>no, 2010.


DALL’IO AL NOI<br />

SCIOGLIERE LE RESISTENZE ChE<br />

SI METTONO IN ATTO<br />

di Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong> e Andrea Carcano<br />

Essere coppia: riteniamo sia una delle esperienze<br />

umane più gratificanti e complete del<strong>la</strong> vita.<br />

Le ragioni sono molte e ne elenchiamo qui alcune.<br />

Essere coppia:<br />

• ci fa aprire il cuore<br />

• ci da <strong>la</strong> possibilità di vederci con gli occhi dell’altro<br />

e di specchiarcisi reciprocamente<br />

• ci aiuta a condividere le esperienze, sia positive<br />

sia “negative” (o meglio, che noi consideriamo<br />

negative)<br />

• ci consente di ritirare le proiezioni re<strong>la</strong>zionali del<br />

passato (esse sono tutto ciò che non accettiamo<br />

nel<strong>la</strong> nostra famiglia d’origine, soprattutto riguardo<br />

al genitore omologo; le riversiamo poi sul<br />

partner, che può diventare il nostro capro espiatorio<br />

e anche, soprattutto, <strong>la</strong> nostra occasione di<br />

guarigione)<br />

• ci aiuta a condividere i talenti, i pregi, e anche le<br />

nostre fragilità, senza essere giudicati<br />

• ci mostra <strong>la</strong> nostra vulnerabilità rendendoci più<br />

umani<br />

• ci permette di coltivare l’alleanza, <strong>la</strong> complicità,<br />

l’essenza di se stessi, <strong>la</strong>sciando andare le maschere<br />

e le difese dell’io che negli anni ci siamo<br />

creati per essere amati e accettati.<br />

• ci aiuta a fare una sintesi del meglio di noi stessi<br />

e del partner facendoci sentire completi<br />

• ci consente di danzare emotivamente insieme,<br />

con armonia e rispetto, sapendo di aver <strong>la</strong>sciato<br />

andare i passi distruttivi dell’ego che ostaco<strong>la</strong>no<br />

l’unità.<br />

Tutto questo è possibile quando ci si ama, quando<br />

si desidera l’amore e lo si vuole concretizzare nel<strong>la</strong><br />

vita quotidiana. Stare nell’amore è una SCELTA<br />

consapevole, che va fatta quotidianamente, se non<br />

addirittura istante per istante. L’altro/a è amato/a tanto<br />

quanto amo me stesso/me stessa: se io non mi amo,<br />

come posso amare l’altro/a?<br />

Questo è un passo importantissimo, fondamentale:<br />

è al<strong>la</strong> base di un rapporto di coppia vero e profondo.<br />

Infatti <strong>la</strong> coppia esiste quando l’identità dei singoli è<br />

integra (quindi quando è avvenuta l’integrazione del<br />

genitore omologo).<br />

Io mi amo, mi accetto e mi stimo, SCELGO <strong>la</strong> persona<br />

giusta per me, che sento nel cuore, che mi fa<br />

vibrare, che amo, accetto e stimo.<br />

Tuttavia, nel nostro <strong>la</strong>voro con le coppie, noi vediamo<br />

che molto spesso queste vanno in crisi proprio<br />

perché i partner non hanno creato all’interno di se<br />

stessi le basi del<strong>la</strong> propria autostima e dell’amore.<br />

Il rapporto di coppia vero e profondo non è un mutuo<br />

soccorso per pagarsi l’affitto, per compensare <strong>la</strong><br />

solitudine o per avere figli a tutti i costi.<br />

Notiamo anche l’esistenza di numerose interferenze<br />

che ostaco<strong>la</strong>no il passaggio dell’io verso il noi. Le<br />

più diffuse sono:<br />

• <strong>la</strong> non integrazione con il genitore omologo e<br />

<strong>la</strong> famiglia d’origine (questa è <strong>la</strong> prima e fondamentale)<br />

• il proiettare costantemente sull’altro/a le proprie<br />

6<br />

difficoltà e ferite, senza prendersi <strong>la</strong> responsabilità<br />

• utilizzare l’altro/a come cestino dei rifiuti emotivi<br />

• il rifugiarsi in scappatoie come flirt o tradimenti,<br />

per paura di affrontare i propri problemi e confrontarsi<br />

con l’altro/a<br />

• <strong>la</strong> chiusura: pensare di avere ragione e che il<br />

punto di vista proprio è quello giusto<br />

• <strong>la</strong> superficialità emotiva: appena c’è un problema<br />

si torna a casa propria o dei genitori<br />

• <strong>la</strong> svalutazione e l’imposizione, utilizzate nel<strong>la</strong><br />

comunicazione per rendere l’altro/a inferiore,<br />

manipo<strong>la</strong>rlo/a e control<strong>la</strong>rlo/a<br />

• il limitare <strong>la</strong> libertà di espressione dell’altro/a<br />

• l’incapacità emotiva di essere fino in fondo sinceri<br />

e trasparenti<br />

• <strong>la</strong> difficoltà di manifestare i propri bisogni per<br />

paura di dispiacere all’altro/a, di offenderlo/a o,<br />

addirittura, di perderlo/a<br />

• l’orgoglio, che ci ostaco<strong>la</strong> nel chiedere aiuto<br />

Sciogliere tutte queste interferenze e resistenze è<br />

sempre possibile.<br />

Il rapporto di coppia infatti si costruisce, non capita<br />

per caso, non arriva dal nul<strong>la</strong>.<br />

Vogliamo qui ricordare alcune vie che noi riteniamo<br />

fondamentali per costruire un rapporto di coppia paritario,<br />

superando <strong>la</strong> dipendenza dall’altro/a e vivendo<br />

finalmente nell’interdipendenza:<br />

• l’amore per se stessi e per <strong>la</strong> famiglia d’origine<br />

• l’accettazione reciproca<br />

• <strong>la</strong> comunicazione vera, sincera, profonda, indispensabile<br />

per creare un’intimità forte e duratura<br />

• <strong>la</strong> responsabilità: ognuno riprenda in mano il timone<br />

del<strong>la</strong> propria nave, senza addossare all’altro<br />

pesi inutili<br />

• il condividere le gioie, gli entusiasmi, i successi<br />

perché questo aumenta il benessere e <strong>la</strong> vitalità<br />

• il condividere il dolore, le delusioni, <strong>la</strong> frustrazione<br />

e le preoccupazione del quotidiano, per trovare<br />

insieme le soluzioni e le risorse<br />

• l’arte di aiutare e di aiutarsi (con creatività)<br />

• l’abbracciarsi, cocco<strong>la</strong>rsi, accarezzarsi, poiché il<br />

contatto riesce a spegnere le fiamme del razionale<br />

e ad aprire il cuore<br />

• decidere di mettere l’attenzione sul positivo dell’altro/a<br />

e del<strong>la</strong> propria vita per fare finalmente una<br />

scelta definitiva di un presente pieno e un futuro<br />

glorioso<br />

Se ci accorgiamo che da soli non riusciamo a<br />

percorrere queste vie non significa che non siano<br />

percorribili: possiamo chiedere aiuto e permettere<br />

agli altri di aiutarci.<br />

Attraverso i colloqui di counseling è possibile essere<br />

accompagnati nel nostro costruire il rapporto<br />

di coppia vero e profondo, che tutti desideriamo e<br />

tutti meritiamo.<br />

Indirizzi degli autori:<br />

Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong>: 338 9866242<br />

Andrea Carcano: 338 6180543<br />

Counseling Arte dell’Essenza<br />

Via G. Pascoli 37, 20129 Mi<strong>la</strong>no - tel. 02 23951232<br />

www.scuo<strong>la</strong>counseling.net<br />

info@scuo<strong>la</strong>counseling.net


SVILUPPARE IL POTENZIALE UMA-<br />

NO ATTRAVERSO L’ARTE: RACCON-<br />

TO DI UN’ESPERIENZA<br />

di Martina Campi<br />

Attraverso tutto il mondo risuona un grido prolungato<br />

che viene dal cuore degli artisti: consentitemi<br />

di dare il massimo. Karen Blixen<br />

All’inizio di gennaio sono stata invitata dal<strong>la</strong> trainer<br />

Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong> (fondatrice del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di counseling<br />

Arte dell’Essenza di Mi<strong>la</strong>no) a partecipare ad un<br />

importante corso di crescita e miglioramento personale.<br />

Isabel<strong>la</strong>, ospite come trainer del corso da<br />

molti anni per il <strong>la</strong>voro emozionale sulle re<strong>la</strong>zioni e,<br />

in partico<strong>la</strong>re, sul<strong>la</strong> famiglia e sul<strong>la</strong> coppia, propone<br />

ad ogni edizione un approfondimento diverso, per<br />

facilitare i partecipanti a compiere in profondità il<br />

<strong>la</strong>voro interiore.<br />

Quest’anno l’approfondimento da lei scelto è stato:<br />

L’artista che c’è in te: sei tu il creatore del<strong>la</strong> tua vita;<br />

l’arte quindi come strumento di supporto in un <strong>la</strong>voro<br />

di crescita personale.<br />

L’arte è sentita come ce <strong>la</strong> raccontano Lev Tolstoj:<br />

“Un’attività umana il cui fine consiste nel trasmettere<br />

agli altri i sentimenti più alti e migliori ai quali gli<br />

uomini si siano elevati”, o Gustave F<strong>la</strong>ubert: “Quello<br />

Associazione C.C.T.<br />

<strong>Centro</strong> di Counseling<br />

Territoriale<br />

Incontri formativi e <strong>la</strong>boratori:<br />

“METTI IN GIOCO LE TUE RISORSE”<br />

Le situazioni conflittuali vissute nell’ambito <strong>la</strong>vorativo, se non<br />

trovano una soluzione, possono aumentare l’insoddisfazione<br />

personale e, a lungo andare, creare difficoltà anche nei rapporti<br />

familiari.<br />

Gli incontri formativi ed i <strong>la</strong>boratori proposti sono destinati a<br />

chiunque voglia approfondire e migliorare le re<strong>la</strong>zioni professionali<br />

perché aiutano a vivere i cambiamenti come opportunità<br />

di crescita ed emancipazione personale.<br />

Sono rivolti a tutti gli adulti inseriti in ogni ambito <strong>la</strong>vorativo:<br />

nel sociale, nelle istituzioni e nel privato. Siamo disponibili ad<br />

organizzare il percorso anche per Aziende, Istituzioni Pubbliche<br />

e gruppi di operatori presso le loro Sedi.<br />

Modalità di svolgimento: n. 4 incontri del<strong>la</strong> durata di due ore<br />

e 30 minuti tenuti da due counselors re<strong>la</strong>zionali con input teorico,<br />

discussione in gruppo, esercizi e <strong>la</strong>boratori per vincere lo<br />

stress.<br />

I temi trattati saranno:<br />

* La comunicazione emotiva nell’ambito dei rapporti di <strong>la</strong>voro<br />

* Come fronteggiare situazioni <strong>la</strong>vorative demotivanti<br />

* Come gestire lo stress, affrontare momenti di demotivazione,<br />

prevenire il burn out<br />

* Come trasformare il gruppo di <strong>la</strong>voro in un team creativo<br />

Sono previsti più cicli di incontri nel corso dell’anno a partire<br />

dal mese di Aprile 2011.<br />

Per informazioni, iscrizioni e costi rivolgersi a:<br />

Abbiategrasso: Galletti Bernardetta tel. 338 6297031 -<br />

Gina Boarin tel. 339 3311575<br />

Sedriano: Chiara Baietta tel. 392 5502414<br />

Cologno Monzese e Siziano: Patrizia Brancato tel. 348<br />

9998392<br />

Saronno: Nicoletta Castelnovo tel. 349 1730070<br />

Crema: Silvia Patrini e Michele Bellomo tel. 349 8843232<br />

Mi<strong>la</strong>no: Annamaria Perego tel. 340 7745802<br />

7<br />

che mi sembra il conseguimento più elevato e difficile<br />

dell’arte non è <strong>la</strong> capacità di indurre al pianto o al riso,<br />

o di suscitare <strong>la</strong> nostra lussuria o <strong>la</strong> nostra collera, ma<br />

quello di fare quanto fa <strong>la</strong> natura… e cioè colmarci<br />

di meraviglia”.<br />

Inoltre, l’arte come inscindibile dal processo creativo:<br />

“è il potenziale creativo degli esseri umani <strong>la</strong> vera<br />

immagine di Dio” (Mary Daly).<br />

Allo stesso tempo, questa scelta metodologica ha<br />

restituito all’arte non solo <strong>la</strong> sua funzione catartica ma,<br />

ancora, il suo essere risultato di un <strong>la</strong>voro paziente,<br />

anche artigianale, spesso lento, appassionato, disciplinato,<br />

dedito, di adesione al reale, al mistero, al<strong>la</strong><br />

meraviglia. È con tale intento preciso che Isabel<strong>la</strong><br />

Tavil<strong>la</strong> ha invitato quattro artisti ad esibirsi, ognuno<br />

secondo <strong>la</strong> propria forma espressiva. In questo modo<br />

le rispettive performance hanno col<strong>la</strong>borato al<strong>la</strong> crescita<br />

personale, non come semplici esibizioni, bensì<br />

come parte integrante del <strong>la</strong>voro emozionale.<br />

Sono stata quindi invitata a rappresentare <strong>la</strong> Poesia<br />

attraverso Mani e qualcos’altro, progetto di ricerca<br />

in campo poetico e musicale al quale ho <strong>la</strong>vorato<br />

con mio marito Mario Sboarina, nel<strong>la</strong> sua veste di<br />

compositore e musicista. Nel nostro contributo,<br />

musica e poesia erano talmente inscindibili, come<br />

tonalità di una stessa voce, da sintetizzare una nuova<br />

e originale identità poetica. Per l’evento abbiamo<br />

inoltre pensato di creare appositamente delle video<br />

sequenze, coinvolgendo così anche <strong>la</strong> sfera visiva,<br />

spinti dal desiderio che l’esperienza fosse percepita<br />

il più possibile come completa.<br />

I due brani, che abbiamo eseguito dal vivo, sono<br />

stati opportunamente scelti da Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong> nell’ottica<br />

del contesto e degli intenti descritti. Ogni brano<br />

quindi ha avuto una propria funzione ben precisa,<br />

all’interno del <strong>la</strong>voro emozionale proposto.<br />

Il primo brano da noi eseguito è un pezzo molto<br />

forte emotivamente, che ha avuto lo scopo di far sperimentare<br />

come sia possibile dialogare con l’Ombra<br />

per trasformar<strong>la</strong>. In questo caso l’espressione in forma<br />

artistica di un dolore, un momento di sofferenza<br />

o una difficoltà, diventa uno strumento con il quale<br />

è possibile trasformare le emozioni negative, non<br />

identificarsi con esse, farle invece uscire, dar loro una<br />

nuova forma, anche trasfigurando, o trascendendo,<br />

trasformando in qualcos’altro che può acquisire addirittura<br />

una sua propria bellezza.<br />

Durante <strong>la</strong> nostra performance, avvenuta mantenendo<br />

acceso solo un faro bianco a illuminare<br />

il palco, con tutto il resto del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> in ombra e <strong>la</strong><br />

proiezione del video su due grandi schermi <strong>la</strong>terali,<br />

abbiamo avvertito un forte clima di ascolto, attenzione<br />

e presenza da parte dei partecipanti. Nel silenzio,<br />

creato dalle più di duecento persone presenti in<br />

sa<strong>la</strong>, le parole del<strong>la</strong> poesia e <strong>la</strong> musica del<strong>la</strong> poesia<br />

raggiungevano i cuori, nel profondo.<br />

Subito dopo, Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong> ha chiesto ai partecipanti<br />

di disegnare ciò che l’ascolto aveva suscitato<br />

in loro. Infine, ha invitato i presenti a creare una storia<br />

in cinque minuti, che contenesse alcune parole<br />

specifiche dettate da lei.<br />

Grazie a questa modalità di ascolto-creazione, i<br />

partecipanti hanno potuto sentire risuonare in se<br />

stessi <strong>la</strong> presenza pulsante del proprio potenziale<br />

creativo, attingere ad esso e quindi sperimentare<br />

subito l’atto del<strong>la</strong> creazione.<br />

In questo contesto, inoltre, l’espressione artistica è


stata liberata dal vincolo del giudizio estetico e formale:<br />

l’espressione artistica come espressione dell’anima<br />

(“L’arte è un’astrazione: spremete<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> natura<br />

sognando di fronte ad essa e preoccupatevi più del<strong>la</strong><br />

creazione che del risultato.” Paul Gauguin).<br />

Al termine dei cinque minuti, essi hanno potuto<br />

condividere, a coppie, il proprio disegno e <strong>la</strong> propria<br />

storia. Ed è stato emozionante partecipare al loro<br />

entusiasmo nel mostrare il disegno che avevano<br />

tracciato, nel leggere all’altro <strong>la</strong> storia che avevano<br />

scritto, nel riconoscere <strong>la</strong> propria creazione.<br />

È stato sorprendente anche l’incontro tra due<br />

persone che si sono scoperte ad aver disegnato lo<br />

stesso soggetto e in modi molto simili.<br />

Nelle pause del corso, molte persone sono venute a<br />

raccontarci le emozioni che avevano provato durante<br />

l’ascolto e di come avessero vissuto quel momento<br />

in modo profondo, intimo, alcuni entrando anche in<br />

contatto con parti poco familiari di se stessi, o sentendo,<br />

dentro di sé, <strong>la</strong> presenza di emozioni fino ad<br />

allora ignorate.<br />

Il giorno successivo, dopo il <strong>la</strong>voro sul<strong>la</strong> famiglia e<br />

<strong>la</strong> coppia guidato da Isabel<strong>la</strong> Tavil<strong>la</strong> (un <strong>la</strong>voro emotivamente<br />

molto forte attraverso il quale i partecipanti<br />

hanno anche potuto abbracciare simbolicamente i<br />

propri familiari), abbiamo eseguito il secondo brano:<br />

un pezzo arioso, ricco di immagini evocative e soffice<br />

anche nelle sonorità.<br />

Le parole portavano nel<strong>la</strong> stanza immagini del giorno,<br />

il suono dolce dell’organo hammond era il tappeto<br />

vo<strong>la</strong>nte dell’anima, i toni caldi del basso elettrico<br />

erano un abbraccio avvolgente. Ancora, l’atmosfera<br />

era di raccoglimento e l’attenzione palpabile.<br />

In un secondo tempo, alcune persone sono venute<br />

a condividere con noi le emozioni luminose ritrovate<br />

in quel momento, i sentimenti di pace e di meravigliata<br />

commozione. Abbiamo anche scoperto tra i partecipanti<br />

numerosi artisti: ballerine, cantanti, musicisti,<br />

ma soprattutto artisti creatori del<strong>la</strong> propria vita.<br />

E all’improvviso tutto gli fu chiaro.<br />

Anton Checov<br />

Indirizzo dell’autrice:<br />

Dott.ssa Martina Campi<br />

martina.campi@yahoo.it<br />

maniequalcosaltro.blogspot.com<br />

L’ETERNO DILEMMA: EMANCIPA-<br />

ZIONE O DIPENDENZA<br />

di Silvia Bolis<br />

Il 12 Dicembre 2010 si è tenuto presso il <strong>Centro</strong><br />

<strong>Studi</strong> <strong>Psicanalisi</strong> del Rapporto di Coppia un seminario<br />

formativo sulle problematiche adolescenziali.<br />

Il tema affascina anche i non addetti ai <strong>la</strong>vori: chi<br />

non ha avuto o ha nel<strong>la</strong> vita di tutti i giorni a che fare<br />

con adolescenti, un nostro vicino, un nostro amico,<br />

nostro nipote, nostro figlio o nostro fratello..??<br />

Se ci soffermiamo un attimo a riflettere, tutti noi<br />

siamo stati adolescenti e forse, a volte, sentirne par<strong>la</strong>re<br />

può aiutarci a rispondere a domande rimaste<br />

tali o farci capire meglio alcuni agiti che hanno gli<br />

adolescenti d’oggi, e un tempo avevamo anche noi,<br />

ma a cui ora molti genitori non riescono a dare una<br />

spiegazione.<br />

Non sono ancora genitore ma, col mio <strong>la</strong>voro, ho a<br />

che fare tutti i giorni con adolescenti: sono dirompen-<br />

8<br />

L’INTIMITÀ<br />

NEL RAPPORTO DI COPPIA<br />

COME TROVARE L’ARMONIA<br />

di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin<br />

Edizione Paoline<br />

Molti pensano che l’intimità avvenga spontaneamente, ma<br />

noi crediamo che, se è solo una questione di spontaneità,<br />

come viene, così se ne va... In un certo senso è una “costruzione”,<br />

un’arte che va coltivata: ciò che non si cura <strong>la</strong>ngue...<br />

Ci vuole molto coraggio per <strong>la</strong>sciare spazio all’altro, chi ha<br />

paura di mettersi a nudo, chi non apre il cuore e le difese,<br />

chi non ci mette l’anima non può raggiungere l’intimità.<br />

Il “vero” nemico dell’intimità è il narcisismo imperante: chi<br />

ama solo se stesso, chi strumentalizza l’altro solo sessualmente,<br />

chi non si fa coinvolgere sentimentalmente, chi non<br />

comunica profondamente non può arrivare a quel senso del<br />

NOI che l’intimità permette, che non è, come molti credono,<br />

<strong>la</strong> repressione dell’io.<br />

INDICE<br />

1. Il valore dell’intimità nel<strong>la</strong> coppia moderna<br />

2. Attrazione, corteggiamento e fidanzamento<br />

3. Sei qualità da sviluppare in sè e nel partner<br />

4. Il coordinamento e <strong>la</strong> comunicazione<br />

5. Essere i migliori amici<br />

6. Intimità e narcisismo<br />

7. La paura dell’intimità<br />

8. Essere fedeli<br />

9. Come trovare l’armonia<br />

10. Il matrimonio “perfetto” in un mondo imperfetto<br />

11. La noia nemica dell’intimità<br />

12. L’empatia nel<strong>la</strong> coppia e nell’amicizia<br />

13. Scambiarsi tenerezza<br />

14. Il contatto corporeo<br />

15. La sessualità e <strong>la</strong> spiritualità nel rapporto di coppia<br />

16. Gelosia e infedeltà: come trasformarle in opportunità<br />

di crescita<br />

17. Dire <strong>la</strong> verità all’interno del rapporto di coppia<br />

18. Scontri e litigi: qual è il loro significato?<br />

19. È possibile sognare un mondo con più intimità?<br />

La pubblicazione è acquistabile presso<br />

le librerie S. Paolo e Paoline di tutta Italia oppure presso<br />

il <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>Psicanalisi</strong> del Rapporto di Coppia<br />

V.le Lunigiana, 2 - 20 25 Mi<strong>la</strong>no - Tel. e fax 02 66982620<br />

www.coppiacentrostudi.com


ti, li pervade un senso d’onnipotenza, sono in grado<br />

di spiazzarti e ti mettono costantemente al<strong>la</strong> prova;<br />

per tutte queste e tante altre ragioni mi affascinano<br />

e ho dedicato parte dei miei studi a comprendere<br />

meglio il loro mondo.<br />

Durante il seminario ero avvolta da un turbine di<br />

emozioni: rabbia, ribellione, confusione, irritazione,<br />

sensazione di non essere compresa, voglia di mettermi<br />

in prima linea; nell’articolo cercherò di mostrare<br />

come tutte queste emozioni, non le ho provate per<br />

caso, ma come siano tipiche del mondo adolescenziale.<br />

Nel linguaggio comune indichiamo come adolescenza<br />

quel periodo di vita, compreso tra <strong>la</strong> fanciullezza<br />

e l’età adulta, durante il quale nel<strong>la</strong> persona<br />

si verificano una serie di cambiamenti radicali che<br />

riguardano il corpo (parliamo di maturazione biologica),<br />

<strong>la</strong> mente (parliamo di sviluppo cognitivo) e i comportamenti<br />

(rapporti e valori sociali). L’adolescenza<br />

rappresenta per il ragazzo l’uscita dal<strong>la</strong> scena familiare<br />

e l’entrata sul<strong>la</strong> scena sociale. Il ragazzo deve<br />

cercare di esprimere ciò che vuole, di esprimere sé<br />

al di fuori del<strong>la</strong> famiglia. Deve cioè uscire dal sistema<br />

familiare, dall’Altro familiare, pur senza rinnegarlo:<br />

compito che si rive<strong>la</strong> essere alquanto difficile se non<br />

impossibile.<br />

La dipendenza rappresenta <strong>la</strong> parte di sé infantile<br />

da abbandonare, l’autonomia <strong>la</strong> caratteristica adulta<br />

da conquistare.<br />

Gli anni dell’adolescenza sono gli anni del<strong>la</strong> sperimentazione<br />

di sé, di una naturale incertezza, durante i<br />

quali non è sempre chiaro chi si è, che cosa si vuole,<br />

che cosa piace, quale sia <strong>la</strong> propria meta. Giori afferma<br />

che “Tale conflitto decisionale è ravvisabile anche<br />

nel legame ambivalente che unisce il giovane al<strong>la</strong><br />

sua famiglia d’origine da un <strong>la</strong>to, al<strong>la</strong> realtà sociale<br />

dall’altro.” 1 (Giori, 1998)<br />

L’età adolescenziale, per sua natura, caratterizzata<br />

com’è da repentine e tumultuose variazioni ormonali<br />

e psico-comportamentali, è un’età caratterizzata da<br />

contraddizioni e conflitti. L’adolescente vive una fase<br />

di delicata maturazione fisiologica e psicologica in<br />

cui, pur non essendo più un bambino, non è ancora<br />

un adulto. Si alternano, così, comportamenti ed esigenze<br />

di sostegno affettivo e re<strong>la</strong>zionale, talora più<br />

infantili, talora più mature.<br />

Si vive, in modo conflittuale, il bisogno d’autonomia<br />

ed indipendenza, ma anche, <strong>la</strong> paura dell’abbandono<br />

parentale e genitoriale. L’adolescente vive, in pratica,<br />

una crisi, una conflittualità intrapsichica e socio-re<strong>la</strong>zionale,<br />

tra bisogno d’emancipazione e desiderio<br />

di dipendenza.<br />

Quel<strong>la</strong> che chiamiamo “crisi adolescenziale” è una<br />

messa al<strong>la</strong> prova di tutto ciò che è stato fatto dal<br />

bambino ed è anche, al tempo stesso, una difficile<br />

prova del<strong>la</strong> maturità affettiva dei suoi genitori.<br />

La paro<strong>la</strong> crisi è intesa come separazione e come<br />

scelta all’interno di un percorso evolutivo, dove ogni<br />

tappa implica una <strong>la</strong>cerazione spesso dolorosa<br />

rispetto al<strong>la</strong> <strong>precedente</strong> ed una ridefinizione delle<br />

re<strong>la</strong>zioni intra ed extra familiari, per permettere al<strong>la</strong><br />

famiglia di organizzarsi in un nuovo assetto maggiormente<br />

funzionale.<br />

L’adolescenza, perciò, non è so<strong>la</strong>mente un evento<br />

critico che riguarda il ragazzo che si avvia a divenire<br />

adulto, ma soprattutto “un’impresa congiunta” 2 di<br />

genitori e figli volta a rendere possibile il reciproco<br />

9<br />

distacco senza rotture irreparabili.<br />

L’adolescenza è caratterizzata, inoltre, da una forma<br />

di ribellione che assume connotati contradditori: da<br />

un <strong>la</strong>to si cerca e si desidera fuggire dall’Altro, d’altro<br />

canto però si fa continuamente appello all’Altro anche<br />

se in forma di provocazione. Il ragazzo cerca, perciò<br />

di fuggire dall’oggetto d’amore, ma allo stesso tempo<br />

si rende conto che non può farvi a meno.<br />

Il compito evolutivo più significativo dell’adolescente<br />

durante tale fase del ciclo vitale è il raggiungimento<br />

di una propria identità adulta. Tale compito può essere<br />

o meno consapevolmente agevo<strong>la</strong>to dai familiari.<br />

Miscioscia (2004) sostiene che i figli, in partico<strong>la</strong>re<br />

nel periodo dell’adolescenza, appaiono accorgersi,<br />

ancora più chiaramente dei loro padri, di aver bisogno<br />

di una figura autorevole e competente che li aiuti sia<br />

a separarsi dall’infanzia sia a scoprire il loro Vero<br />

Sé (Winnicott 1987) 3 . I padri che riescono a capire<br />

questa esigenza dei figli provano a interpretar<strong>la</strong> in<br />

modo nuovo rispetto al passato.<br />

Il processo d’individuazione emotiva, per suo<br />

carattere di premessa del<strong>la</strong> separazione, è in parte<br />

indicatore del<strong>la</strong> fine di una vicinanza amorfa e simbiotica,<br />

ma il distacco anche fisico di un membro<br />

implica qualcosa di più profondo in quanto modifica<br />

i rapporti d’ogni altro membro, dà l’avvio ad una<br />

catena di mutamenti re<strong>la</strong>zionali compensatori fra i<br />

restanti membri del sistema familiare. Il risultato di<br />

questi nuovi arrangiamenti dipende dal<strong>la</strong> maturità<br />

del<strong>la</strong> famiglia nel suo insieme, oltre che dal<strong>la</strong> maturità<br />

dei vari membri come individui. La separazione<br />

dell’adolescente è un processo assai complicato e<br />

richiede, per <strong>la</strong> totale riuscita, che siano state raggiunte<br />

in maniera soddisfacente le mete del<strong>la</strong> filiazione e<br />

dell’individuazione. Solo se avrà avuto rapporti stretti,<br />

fiduciosi e reciproci con i membri del<strong>la</strong> famiglia e se<br />

tali rapporti saranno stati indirizzati, il giovane sarà<br />

in grado di modificare i legami familiari e sostituirli<br />

con vincoli extrafamiliari.<br />

La buona riuscita del processo di differenziazione<br />

del<strong>la</strong> famiglia d’origine dipende, infatti, anche da<br />

come i genitori hanno “metabolizzato” gli eventi re<strong>la</strong>tivi<br />

al<strong>la</strong> propria uscita dalle rispettive famiglie d’origine<br />

e da come essi stessi rego<strong>la</strong>no e modificano le<br />

distanze re<strong>la</strong>zionali. La separazione dell’adolescente<br />

dai genitori è fisiologica nel<strong>la</strong> misura in cui rispetta<br />

i suoi tempi e motivi interni e non viene accelerata<br />

o forzata da altri. La famiglia si presenta come un<br />

sistema che ha <strong>la</strong> capacità di cambiare mantenendo<br />

<strong>la</strong> sua integrità, così da assicurare crescita da un <strong>la</strong>to<br />

e continuità ai membri che <strong>la</strong> compongono dall’altro.<br />

All’interno di questo duplice processo di continuità<br />

e di crescita che si forgia <strong>la</strong> personalità di ciascun<br />

individuo, costretto a rinegoziare costantemente il<br />

proprio bisogno di appartenenza con l’esigenza di<br />

separarsi e di rendersi autonomo. Perché questo<br />

avvenga è necessario che <strong>la</strong> struttura familiare si<br />

presenti sufficientemente flessibile, in modo da<br />

tollerare i momenti di disorganizzazione inevitabili<br />

nel passaggio da una fase all’altra del ciclo vitale. È<br />

indispensabile che il ragazzo, all’interno del<strong>la</strong> famiglia,<br />

possa acquisire una stabilità psichica che sia al<br />

tempo stesso sufficientemente e<strong>la</strong>stica da consentire<br />

cambiamenti per potersi sperimentare come persona<br />

che progressivamente si differenzia. Non ci si può<br />

separare se prima non si è appartenuti, e appartenere<br />

significa sentirsi parte di quel sapere condiviso che


è <strong>la</strong> cultura familiare per poter fare proprio ciò che<br />

in tale cultura costituisce una preziosa risorsa che<br />

accompagna l’adolescente nel processo d’individuazione.<br />

La contrapposizione è una tappa necessaria<br />

all’individuazione, e quindi possiamo affermare che<br />

l’adolescente normale nel<strong>la</strong> famiglia normale, è e<br />

deve essere moderatamente ribelle e contestatario.<br />

L’eccessiva e imitativa accettazione dei modelli parentali<br />

ci mostra una difficoltà di individuazione di<br />

questi modelli, tanto da non permettere al ragazzo<br />

un’efficace individuazione e separazione dal sistema<br />

familiare. La violenza del<strong>la</strong> ribellione non dice dell’ostilità<br />

dei ragazzi contro i genitori, ma di come gli<br />

adolescenti sentono forti i reciproci legami e necessitino<br />

di notevoli pressioni per tentare di romperli. Le<br />

rivolte adolescenziali servono ad inventare un motivo<br />

di scontro, a dare strategicamente corpo al conflitto<br />

per cercare di produrre <strong>la</strong> diversità e inventare un<br />

modo per fare esistere <strong>la</strong> differenza, per percepirsi<br />

in una distanza dall’adulto che rappresenti un primo<br />

passo nel<strong>la</strong> costruzione di un’identità separata. La<br />

ribellione diviene patologica quando si arriva a non<br />

rispettare più <strong>la</strong> legge dell’Altro, quando cioè si arriva<br />

a sottomettersi all’Altro non assumendosi le proprie<br />

responsabilità. Patologica appare anche <strong>la</strong> dipendenza<br />

eterna, il permanere nel<strong>la</strong> legge dell’infanzia.<br />

Tutto ciò è evidenza di un’incapacità nel risolvere <strong>la</strong><br />

separazione.<br />

I coniugi Bassi credono che “nelle re<strong>la</strong>zioni educative,<br />

soprattutto nel rapporto tra figlio e genitore<br />

omologo, è fondamentale che gli adulti esplicitino<br />

e manifestino i propri sentimenti, obiettivi e valori<br />

cosicché gli adolescenti abbiano un modello da seguire<br />

in modo creativo o da contrastare per superarlo<br />

realmente. Proseguono affermando che i il fatto che<br />

i genitori e gli educatori si espongano segna<strong>la</strong> agli<br />

adolescenti <strong>la</strong> possibilità e <strong>la</strong> positività di essere se<br />

stessi in un confronto con gli altri e <strong>la</strong> realtà. Essendo<br />

il giovane in una fase prevalentemente di ricerca e di<br />

costruzione di Sé <strong>la</strong> censura riguardo i sentimenti, <strong>la</strong><br />

sessualità, l’amicizia, il senso del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> morte<br />

costituiscono una barriera al<strong>la</strong> crescita”.<br />

Durante il seminario è emerso come molteplici<br />

siano le forme del disagio giovanile, in re<strong>la</strong>zione alle<br />

caratteristiche di personalità ed ai diversi contesti<br />

socio-familiari. Ciò che accomuna queste manifestazioni<br />

di disagio adolescenziale, espressioni di una posizione<br />

conflittuale, è che appaiono all’adulto cariche<br />

di valenze negative. Questi giudizi, inoltre, facilmente<br />

si trasferiscono dal comportamento al soggetto che<br />

l’ha posto in essere, etichettato come ribelle, deviante,<br />

antisociale. Come affermano i coniugi Bassi<br />

“...<strong>la</strong> soluzione sta nel far sì che il giovane capisca,<br />

attraverso anche il rapporto con il genitore omologo,<br />

le proprie emozioni, i propri sentimenti, l’ansia e il<br />

vuoto cercando le cause e soprattutto mettendo in<br />

atto nuove soluzioni”. È importante che l’adulto non<br />

si imponga e non appaia invadente, ma dimostri nei<br />

confronti del giovane una disponibilità al dialogo vera<br />

ed autentica: l’adolescente sente emotivamente se<br />

lo si vuole accogliere con rispetto o se lo si vuole<br />

manipo<strong>la</strong>re imponendogli le regole.<br />

Indirizzo dell’autore:<br />

Silvia Bolis<br />

cell. 0 59<br />

soleinverso@hotmail.it<br />

20<br />

1 Giori F., Adolescenza e rischio, Franco Angeli, Mi<strong>la</strong>no,<br />

1998<br />

2 Palmonari A., Gli adolescenti, Il Mulino, Bologna,<br />

2001<br />

3 Winnicott W. D., I bambini e le loro madri, Raffaello<br />

Cortina, 1987<br />

4 Bassi G. Zamburlin R., Convegno “Problematiche<br />

Adolescenziali”, 12 Dicembre 2010, Mi<strong>la</strong>no<br />

IL CORAGGIO DI LAVORARE PER<br />

L’UNITÀ TRA FIGLI E GENITORI<br />

di Silvia Patrini e Michele Bellomo<br />

Lo scorso 2010 per il CCT (<strong>Centro</strong> Consulenza Territoriale)<br />

è stato un anno ricco di progetti e idee, un<br />

anno in cui è stata messa molta carne al fuoco…<br />

Tra le esperienze meglio riuscite e più coinvolgenti<br />

ci sono state senza dubbio quelle re<strong>la</strong>tive agli incontri<br />

con i genitori dei ragazzi di un Liceo in provincia di<br />

Mi<strong>la</strong>no, noi abbiamo tenuto gli incontri sul tema “I<br />

giovani e l’esoterismo” e “Il rapporto con il gruppo<br />

dei pari”.<br />

In questi appuntamenti si è visto come in età giovanile,<br />

in qualsiasi momento, può emergere una sorta<br />

di vulnerabilità: si può fare molta fatica a riconoscere<br />

le emozioni o si dà loro un senso distorto, talvolta<br />

completamente errato. Abbiamo sottolineato inoltre<br />

come in un adolescente che adotta pratiche esoteriche<br />

ci sia sempre innanzitutto una richiesta d’aiuto,<br />

un tentativo fatto nel modo sbagliato di ritrovare se<br />

stesso. È emerso come molti ragazzi si sentono profondamente<br />

impotenti: “spesso sono assenti”, “via<br />

con <strong>la</strong> testa”, al punto tale da apparire “imbambo<strong>la</strong>ti”,<br />

fanno di tutto per evadere dal<strong>la</strong> comunicazione emotiva<br />

perché appare loro come troppo faticoso interagire<br />

con gli altri, come se pensassero di non averne <strong>la</strong><br />

forza. Talvolta desiderano affetto ma non sanno dove<br />

cercarlo, spesso hanno il pensiero distorto che i genitori<br />

li considerano solo in base alle loro performance<br />

sco<strong>la</strong>stiche. Quando capita di stare in mezzo a questi<br />

adolescenti in difficoltà, si avvertono forti sensazioni<br />

di trascuratezza, mancanza di energia, svogliatezza.<br />

È come se si sentissero dei soprammobili, come se<br />

pensassero di non contare nul<strong>la</strong>.<br />

Apparentemente sembra che <strong>la</strong> comunicazione tra<br />

le varie generazioni che vivono <strong>la</strong> nostra età contemporanea<br />

sia profondamente cambiata. Questo in parte<br />

è vero perché in pochi anni siamo passati dal<strong>la</strong> lettera<br />

all’sms, dal telefono a facebook e questo potrebbe<br />

a prima vista apparire spiazzante per un genitore<br />

che non sa gestire i nuovi mezzi di comunicazione<br />

tecnologici. Tuttavia noi pensiamo che se un genitore<br />

talvolta non riesce a gestire queste nuove modalità<br />

comunicative, se i giovani spesso nascondono nel<br />

computer i loro segreti e i loro conflitti, il canale del<strong>la</strong><br />

comunicazione emotiva rimane un importante “asso<br />

nel<strong>la</strong> manica” per i genitori ed è importante che siano<br />

messi nel<strong>la</strong> condizione di poterlo giocare!<br />

Infatti, gli adolescenti capiscono di stare meglio<br />

quando si <strong>la</strong>sciano andare e par<strong>la</strong>no di se stessi con<br />

chi davvero li ama più di ogni altra cosa, cioè i loro<br />

genitori. Questo resta il principale modo per sentirsi<br />

compresi, inoltre unire al dialogo ritrovato anche un<br />

abbraccio al genitore resta sempre un’antica ma infallibile<br />

modalità per un figlio di ritrovare <strong>la</strong> possibilità<br />

di essere in sintonia con se stesso. Gli adolescenti<br />

hanno un disperato bisogno di questa sintonia, han


no bisogno di un punto di riferimento da cui “fare<br />

rifornimento” per poter poi vivere vere e costruttive<br />

esperienze di autonomia. Senza radici non si vo<strong>la</strong>! I<br />

ragazzi vogliono sentirsi accolti e capiti nel profondo<br />

perché fanno molta fatica a farlo da soli, necessitano<br />

di una sorta di guida emotiva, qualcuno che li aiuti<br />

a riconoscere se stessi e chi meglio del genitore<br />

omologo può assolvere questo compito?<br />

Nel nostro corso con i genitori di questi adolescenti,<br />

siamo venuti a sapere di casi in cui alcuni di loro, in<br />

situazioni di depressione e con conflitti psicologici<br />

personali, hanno rinunciato a chiedere aiuto al<strong>la</strong> propria<br />

famiglia, a chiedere forza o anche solo a sfogare<br />

le loro angosce con i genitori.<br />

È emerso che alcuni giovani nei momenti di grande<br />

oppressione, difficoltà o solitudine hanno pensato<br />

di chiedere aiuto al demonio perché il demonio non<br />

impone regole morali, ti induce a fare ciò che vuoi e<br />

quindi non è più importante impegnarsi nel rispetto<br />

di se stessi o del prossimo.<br />

Molti di questi adolescenti asseriscono di aver chiesto<br />

e ottenuto favori dal demonio e di essere disposti,<br />

attraverso vari riti, a scambiare favori con il diavolo<br />

per ottenere una sorta di riconoscimento, per ottenere<br />

<strong>la</strong> sensazione del potere, per sentirsi qualcuno, sentirsi<br />

di avere un’identità ed “essere forti” nell’ambito<br />

sociale… e che tristezza costatare che per alcuni di<br />

loro è più facile chiedere aiuto al demonio che fidarsi<br />

dell’innato amore del papà e del<strong>la</strong> mamma.<br />

Nei genitori invece il vissuto predominante di<br />

questi incontri è stato senza dubbio <strong>la</strong> paura di non<br />

avere strumenti per intervenire, <strong>la</strong> sensazione che<br />

non si rendessero conto di avere già dentro di sé le<br />

caratteristiche per essere <strong>la</strong> guida dei propri figli è<br />

stata nitida. Il nostro <strong>la</strong>voro è stato proprio incentrato<br />

sul tentativo di aiutarli a rendersi conto che non<br />

devono essere <strong>la</strong>ureati in psicologia per costruire<br />

un rapporto affettivo ed educativo, infatti, occorre<br />

soprattutto fidarsi del<strong>la</strong> propria intuizione e del<strong>la</strong><br />

propria sensibilità di genitore evitando di “cedere le<br />

armi” a qualcun altro.<br />

Nel dibattito poi c’è stata molta confusione tra l’economico<br />

e l’emotivo, alcuni hanno criticato il mondo<br />

del<strong>la</strong> politica e quello del<strong>la</strong> chiesa, altri hanno individuato<br />

nel<strong>la</strong> TV l’unico “maledetto modello” che i figli<br />

ascoltano. Spesso è emersa <strong>la</strong> tristezza dei genitori<br />

cui sembra a volte di servire solo per dare da mangiare<br />

e un tetto al figlio-figlia il quale però non vuole<br />

mettersi in comunicazione profonda con loro.<br />

Eppure quanto desiderio hanno i genitori di raccontare<br />

ai loro figli <strong>la</strong> propria storia, le proprie esperienze<br />

adolescenziali, il proprio rapporto con i loro genitori,<br />

oppure anche più semplicemente di fare qualcosa<br />

con i figli stessi, (andare al cinema, a teatro, allo<br />

stadio, a fare un weekend, a pescare, al parco) mostrando<br />

loro come si sta bene quando si esprimono<br />

i sentimenti senza timore del giudizio o del rifiuto.<br />

Ci sono inoltre genitori che si sentono soli anche<br />

in famiglia, che hanno bisogno di conferme innanzitutto<br />

come persone e poi nel<strong>la</strong> coppia, perché<br />

ormai danno per scontato il loro rapporto con il<br />

partner. Così abbiamo consigliato loro di occuparsi<br />

un po’ anche di se stessi e del<strong>la</strong> propria coppia<br />

perché questo avrebbe fatto stare bene anche i figli<br />

e li avrebbe aiutati a essere dei genitori migliori che<br />

non sottovalutano o sopravvalutano troppo i segnali<br />

di disagio che i ragazzi mandano: alcuni genitori<br />

2<br />

pensano che <strong>la</strong> devianza dei figli non li sfiorerà mai,<br />

mentre altri ancora si preoccupano eccessivamente<br />

o hanno paura del giudizio, come se temessero che<br />

scoprire un figlio che sta male significa scoprire un<br />

loro fallimento. Invece non è così, a nostro avviso il<br />

fallimento è di chi interferisce in modo massiccio nel<br />

rapporto figli-genitori svalutando l’operato dei genitori<br />

stessi, creando stimoli per i giovani a seguire modelli<br />

che li allontanano dal<strong>la</strong> loro vera identità. Non a caso<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “diavolo” viene da “diaballo” che significa<br />

“mettersi tra”, “dividere” e il diavolo nel<strong>la</strong> Bibbia è<br />

chiamato anche “il divisore”.<br />

Insomma pensiamo, con questi incontri, di aver<br />

raggiunto l’obiettivo di infondere coraggio e speranza<br />

in quei genitori che si sentono quasi spaesati e attoniti<br />

rispetto al disagio dei propri figli.<br />

Indirizzo degli autori:<br />

Silvia Patrini e Michele Bellomo<br />

Cell. 349-8843232 / 335-467667<br />

e-mail: silvia.patrini@alice.it<br />

michelebelom@alice.it<br />

SI VA ALL’ASILO<br />

di Pame<strong>la</strong> Magnani ed Ernesto Visentin<br />

Dite:<br />

è faticoso frequentare i bambini.<br />

Avete ragione.<br />

Poi aggiungete:<br />

bisogna mettersi al loro livello,<br />

abbassarsi, inchinarsi,<br />

curvarsi, farsi piccoli.<br />

Ora avete torto.<br />

Non è questo che più stanca:<br />

è piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi<br />

fino all’altezza dei loro sentimenti.<br />

Tirarsi, allungarsi, alzarsi sul<strong>la</strong> punta dei piedi.<br />

Per non ferirli.<br />

Janusz Korczak<br />

La legge italiana, oggi, incoraggia l’inserimento nel<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> a partire dai due anni e mezzo. Ma quando<br />

il bambino è maturo per l’asilo?<br />

La nostra esperienza ci suggerisce che alcuni segnali<br />

di maturità sono dati dal<strong>la</strong> capacità del bambino<br />

di ascoltare un racconto dall’inizio al<strong>la</strong> fine. Questo<br />

indica che <strong>la</strong> sua vita rappresentativa è direttamente<br />

guidata dalle parole e, quindi, può rispondere a tutte<br />

le richieste del gruppo. Un altro segnale è <strong>la</strong> capacità<br />

del bambino di muoversi da solo, cioè andare<br />

da un luogo all’altro senza <strong>la</strong> presenza di un adulto.<br />

Questo indica che si sente sicuro: ha introiettato <strong>la</strong><br />

figura genitoriale, ciò che in psicanalisi è chiamata<br />

<strong>la</strong> costanza d’oggetto.<br />

Per i genitori e per il bambino il passaggio dal<strong>la</strong><br />

famiglia al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> è un momento importante.<br />

Per il bambino lo è perché affronta nuove sfide e<br />

l’allontanamento dal genitore, l’affidarsi ad altri adulti,<br />

al di fuori del contesto familiare. Qui, può capitare<br />

che il bambino manifesti difficoltà ad andare a letto<br />

presto, a svegliarsi presto, a distaccarsi dal genitore<br />

che lo accompagna a scuo<strong>la</strong>, che senta il bisogno di<br />

piangere o di coccole e altro ancora. Ogni bambino<br />

ha le proprie modalità. In questi casi, può essere<br />

utile creare una ritualità nell’accompagnamento e<br />

nel saluto. Ad esempio una cocco<strong>la</strong> o un abbraccio<br />

forte con il genitore, un bacio, dire “divertiti”, “ti voglio


ene”: ogni genitore è importante che crei il proprio<br />

rito con il bambino. Anche l’accompagnamento da<br />

parte del genitore omologo è importante, perché in<br />

questo modo il bambino può manifestare i propri<br />

sentimenti, come il dolore e <strong>la</strong> tristezza, mantenendo<br />

aperto il proprio canale emotivo. Così, attinge anche<br />

al<strong>la</strong> forza e al<strong>la</strong> fiducia che gli permettono di crescere,<br />

maturare, e quindi di affrontare <strong>la</strong> situazione. Ad<br />

esempio, il bambino maschio esprime le emozioni<br />

in modo diverso dal<strong>la</strong> bambina e con il padre può<br />

sentirsi maggiormente compreso.<br />

Anche per i genitori è un momento importante,<br />

perché non è facile affidare ad altri il proprio figlio; si<br />

sente anche <strong>la</strong> responsabilità di inserirlo in un nuovo<br />

contesto: l’istituzione sco<strong>la</strong>stica. Il genitore sa anche<br />

che questo passaggio è utile e importante per il bambino.<br />

Ma i tre anni sono l’età giusta?<br />

Sarebbe auspicabile che <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> rispettasse i<br />

differenti tempi di crescita del bambino, in modo tale<br />

che possa conquistare quel<strong>la</strong> costanza d’oggetto di<br />

cui sopra: «posso tollerare <strong>la</strong> mancanza del genitore<br />

perché so che tornerà. Il suo amore è nel mio cuore<br />

e so che c’è anche quando non lo vedo». Finché il<br />

bambino è ancorato al pensiero «presenza del genitore<br />

= sono al sicuro; assenza = aiuto, sono da<br />

solo», <strong>la</strong> separazione viene vissuta in maniera tragica,<br />

angosciante. Le esigenze del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> possono contrastare<br />

con le esigenze del bambino e, in partico<strong>la</strong>re,<br />

che in lui venga a crearsi questa costanza d’oggetto.<br />

Perché <strong>la</strong> tendenza può essere che il bambino diventi<br />

autonomo il prima possibile, anche attraverso<br />

forti giudizi sociali di inadeguatezza. Se il bambino<br />

tende a chiudere e il passaggio è vissuto in modo<br />

traumatico, è possibile che tale trauma si ripercuota<br />

sul futuro adulto, nel senso che riproponga modalità<br />

di chiusura verso le proprie emozioni di dolore e<br />

abbandono qualora si ripresentino.<br />

Il senso di colpa dei genitori è normale verso i<br />

segnali di fatica del figlio: non si vorrebbe mai farlo<br />

soffrire! La scuo<strong>la</strong> potrebbe intervenire alleviando<br />

questo dolore del<strong>la</strong> separazione rendendo più graduali<br />

i tempi di inserimento e <strong>la</strong>sciando al bambino<br />

degli oggetti o delle foto portate da casa. Se <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

e le famiglie ne sono consapevoli, possono rendere<br />

più armoniosa <strong>la</strong> crescita del bambino, valorizzandone<br />

il mondo emotivo.<br />

Indirizzo degli autori:<br />

Dott.ssa Pame<strong>la</strong> Magnani e dott. Ernesto Visentin<br />

t. +39 320 8505122 e +39 347 5066165<br />

http://magnanievisentin.wordpress.com<br />

www.magnanievisentin.com<br />

22<br />

LA VITA: ESPERIENZA DA VIVERE IN<br />

ARMONIA CON IL SÉ<br />

di Barbara Camilli<br />

La telefonata che non volevi ricevere... e che irrompe<br />

nel cuore del<strong>la</strong> notte come un fulmine che squarcia<br />

con il suo boato un notte tranquil<strong>la</strong>...<br />

Quel<strong>la</strong> telefonata l’ho ricevuta all’una di notte del<br />

6 Gennaio 2011<br />

“Barbara.....” odo una voce ferma che realizzo<br />

essere quel<strong>la</strong> di mia mamma.<br />

“Cosa è successo?” replico io intuendo con timore<br />

sommesso.<br />

“Tuo padre...vieni...non si sente bene...”<br />

Balzo fuori dal letto mentre focalizzo cosa indossare,<br />

ed un pensiero è fisso nel<strong>la</strong> mente: le parole e<br />

<strong>la</strong> voce di mia mamma...” vieni... tuo padre non sta<br />

bene”.<br />

La corsa da loro, <strong>la</strong> corsa in ospedale, infondendo<br />

tranquillità a mio padre, che come un piccolo cucciolo<br />

di uomo si sente smarrito e confuso. Sa solo che sta<br />

male, suda, ha dolori al<strong>la</strong> pancia e al<strong>la</strong> schiena e <strong>la</strong><br />

nausea che persiste fino a stordirlo.<br />

Con <strong>la</strong> calma nei gesti, ferme e decise, portiamo<br />

mio papà in ospedale e qui inizia l’attesa, fino al<strong>la</strong><br />

diagnosi: crisi ipertensiva grave, 250 di massima,<br />

che rischia di compromettere il cervello e potenziale<br />

rottura dell’aneurisma addominale (una volta rotto <strong>la</strong><br />

persona muore nel giro di pochi minuti per emorragia<br />

interna).<br />

Mi chiedo il senso di ciò che è accaduto. Perché<br />

un senso c’è. Un senso, non un colpevole che può<br />

essere il cibo, l’alcool, le tensioni emotive esagerate<br />

mal gestite e il tanto demonizzato “stress”.<br />

Colpe che non ti ridanno <strong>la</strong> salute, ma solo una<br />

giustificazione più o meno accettabile.<br />

Nel mio <strong>la</strong>vorare quotidiano oriento le persone di<br />

qualunque età, soprattutto i bambini e gli adolescenti,<br />

a ricercare dentro di sé le risposte, le risorse e gli<br />

strumenti per imparare a stare bene, a trovare il giusto<br />

equilibrio tra corpo anima e mente in un armonioso<br />

interagire con l’esterno sociale.<br />

Il mio obiettivo è sempre quello di sostenere le<br />

persone nel trovare le proprie risposte, per riuscire a<br />

gestire gli eventi del<strong>la</strong> vita in accordo con <strong>la</strong> propria<br />

personale sensibilità. Una sensibilità unica che non<br />

si può standardizzare e uniformare.<br />

Spesso per non deludere le aspettative, per corrispondere<br />

ad un ideale, per sopperire a frustrazioni<br />

arcaiche ingigantite da un presente soffocante, si<br />

finisce per calpestare l’indole che ci anima, relegando<br />

il personale modo di essere a ingoiare “rospi”....<br />

Come ogni tanto dice mio papà “sto rospo non passa<br />

neanche per <strong>la</strong> go<strong>la</strong>”.<br />

Ma dove sfoga <strong>la</strong> tensione di una situazione se non<br />

<strong>la</strong> si accetta ed impara a digerire, gestire?<br />

Sfogherà sul corpo, attraverso il disagio emotivo<br />

nel sintomo.<br />

Sul<strong>la</strong> mente, orientando il pensiero in direzioni e<br />

diramazioni contorte e confuse.<br />

La crisi ipertensiva di mio padre, altro non è stato<br />

che l’ennesimo segnale del suo corpo a dare un freno<br />

all’accesa indole emotiva e al<strong>la</strong> scarsa cura di sé.<br />

In corsia quel pomeriggio vedo una donna riversa<br />

su una carrozzina. Io quel<strong>la</strong> signora <strong>la</strong> conosco, è <strong>la</strong><br />

mamma di una mia giovane assistita. Mi avvicino per<br />

salutar<strong>la</strong> e lei nel vedermi, spa<strong>la</strong>nca gli occhi e dice:


“Dottoressa Sharon..... Sharon è morta stanotte.....<br />

l’ho trovata nel letto morta.... sono distrutta!”<br />

Un tonfo al cuore mi fa eco, insieme all’immagine<br />

di quel<strong>la</strong> ragazza che aveva diciassette anni e che ho<br />

avuto l’onore di conoscere all’interno di uno sportello<br />

a scuo<strong>la</strong>... Una ragazza che ho aiutato e sostenuto<br />

nell’imparare a gestire il suo emotivo fragile e squalificato<br />

da una infanzia sco<strong>la</strong>stica che ha minato il suo<br />

IO. Nel <strong>la</strong>voro fatto insieme Sharon ha consolidato e<br />

rafforzato <strong>la</strong> sua identità, grazie anche al<strong>la</strong> partecipazione<br />

nei setting del<strong>la</strong> mamma. Cosa questa che ha<br />

accelerato il senso di sicurezza in sé di Sharon. Per<br />

questa ragazza i rapporti con il gruppo c<strong>la</strong>sse erano<br />

faticosi perché sovente si sentiva schiacciata e per<br />

questo sofferente. Fino a quando, nel dare valore a<br />

sé si è gradatamente emancipata.<br />

Stringendomi le mani e con le <strong>la</strong>crime negli occhi<br />

dice: “Non le ho mai detto ti voglio bene..... Eppure<br />

stravedevo per lei.... era il mio tutto!”<br />

Smarrita nel suo dolore, accolgo <strong>la</strong> signora in un<br />

forte abbraccio aiutando<strong>la</strong> a dar voce all’amore che<br />

lei comunque ha sempre saputo dare al<strong>la</strong> figlia.<br />

Parole. Azioni. Espressioni. Stili di vita. Ogni essere<br />

umano nasce con un patrimonio di inestimabile<br />

valore: se stesso.<br />

Il primo articolo del Codice Civile riferisce: “La capacità<br />

giuridica si acquista dal momento del<strong>la</strong> nascita“.<br />

Con questo si intende che ogni persona è tito<strong>la</strong>re di<br />

diritti e doveri giuridici nel<strong>la</strong> capacità di intendere e<br />

nel<strong>la</strong> capacità di volere.<br />

Valore fondamentale che non sempre ci insegnano,<br />

mentre in realtà è uno dei primi principi e leggi che<br />

<strong>la</strong> natura infonde: riuscire ad esprimere <strong>la</strong> reale vera<br />

essenza di sé.<br />

Mio padre, ha rischiato di morire, per una grave<br />

negligenza: non aver avuto maggior rispetto di sé, del<br />

suo corpo e delle sue emozioni. Portandosi sempre<br />

al limite di ciò che realmente può sopportare.<br />

Sharon ci ha <strong>la</strong>sciati in una notte di Inverno. L’autopsia<br />

darà il suo referto, ma nelle parole del<strong>la</strong> mamma<br />

c’è una grande verità: “Mia figlia è sempre stata<br />

2<br />

generosa....buona...troppo.... E questo le è costato<br />

caro”.<br />

Noi siamo fatti di corpo, di anima, di mente, in un<br />

tutto integrato. Vero è che attorno al<strong>la</strong> dimensione<br />

emotiva gravita tutta <strong>la</strong> nostra esistenza. Qualunque<br />

emozione proviamo (anche ora voi stessi state provando<br />

un emozione. Provate a sentire qual’è e datele<br />

un nome), nell’esatto istante in cui <strong>la</strong> proviamo attiva<br />

una reazione immediata sul corpo e sul<strong>la</strong> mente.<br />

Imparare a conoscere questo nostro modo di essere,<br />

di agire e di reagire ci aiuta a vivere un’esistenza<br />

di qualità. Essere i veri protagonisti del proprio sé, e<br />

poter dire: IO SONO.....<br />

Pensate ai benefici nel saper gestire le situazioni<br />

fonti di ansia. Immaginate i vantaggi nel saper affrontare<br />

e superare le situazioni che ci incutono paura.<br />

Per non par<strong>la</strong>re poi del<strong>la</strong> rabbia: quali agevo<strong>la</strong>zioni<br />

nel saper rendere alleato un sentimento che, mal<br />

gestito è fonte di disagio e di dolore per sé e nel<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione con l’altro.<br />

Chi <strong>la</strong>vora con i ragazzi e i bambini ha <strong>la</strong> possibilità,<br />

oltre che il dovere morale e civile, di orientare le giovani<br />

generazioni al<strong>la</strong> valorizzazione ed espressione<br />

di sé, sul piano fisico emotivo e mentale.<br />

E per chi giovane “non è”.... non è mai troppo tardi<br />

per far emergere quello straordinario, ma a volte<br />

sopito, modo di essere, coerente con chi siamo<br />

realmente.<br />

Riuscire in ciò spa<strong>la</strong>nca <strong>la</strong> vista del cuore su un<br />

mondo di inaspettate e piacevoli sorprese, dove tutto<br />

diventa possibile!<br />

E lo diventa perché si matura <strong>la</strong> consapevolezza dei<br />

sentimenti integrati con il sé fisico e mentale.<br />

“L’identità di un uomo consiste nel<strong>la</strong> coerenza di ciò<br />

che fa e di ciò che pensa.” Charles Sanders Peirce<br />

Indirizzo dell’autrice:<br />

Dott.ssa Barbara Camilli<br />

C.so Vercelli 55, Novara, 349 8325901<br />

www.psicologia-utile.it<br />

barbara.camilli@psicologia-utile.it


NEGATIVITÀ DEL BENESSERE ECO-<br />

NOMICO<br />

di Orietta Colombo<br />

Al giorno d’oggi a livello materiale abbiamo tutto,<br />

non possiamo <strong>la</strong>mentarci di niente è difficile che ci<br />

manchi qualche cosa, siamo nell’era del benessere<br />

economico! Di conseguenza,abituati ad avere<br />

ogni cosa diamo tutto per scontato e non ci accontentiamo<br />

mai di niente, quindi siamo facilmente<br />

soggetti ad annoiarci e perciò sempre al<strong>la</strong> ricerca<br />

di stimoli nuovi, che però non hanno mai il potere<br />

di soddisfarci,confondendo così i valori importanti<br />

con il <strong>la</strong>to materiale e allontanandoci da noi stessi.<br />

Probabilmente questa modalità ci è stata insegnata<br />

da bambini, utilizzare esempio il giocattolo come<br />

compensazione affettiva! I genitori o i nonni arrivando<br />

da un’altra epoca, magari quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> guerra, in cui<br />

non solo il benessere non esisteva, ma era difficile<br />

avere di che mangiare, si pensava solo a <strong>la</strong>vorare<br />

per sfamarsi, perciò era difficile avere cose materiali<br />

che compensassero in un certo senso i loro bisogni,<br />

i loro affetti, erano sicuramente orientati su altri<br />

livelli, quelli del<strong>la</strong> sopravvivenza! Il tutto che a loro<br />

è mancato come compensazione affettiva e che<br />

andavano sognando per il proprio benessere, non<br />

avendolo potuto avere l’hanno così trasferito come<br />

bene ai propri figli, come moneta di scambio a livello<br />

affettivo, “appena posso ti compro un bel giocattolo<br />

così ti dimostro quanto ti voglio bene”! L’obbiettivo<br />

era di non fare mancare nul<strong>la</strong>, ovattandoli in questa<br />

forma di affetto, senza accorgersi che così facendo<br />

hanno creato delle problematiche opposte a quelle<br />

da loro vissute. Inoltre hanno ridotto valori importanti<br />

come l’amore=materialità, paragonandolo a una<br />

cosa che si può comprare, storpiando <strong>la</strong> visione del<br />

tutto, creando non-amore e di conseguenza paure,<br />

rabbie, noie, conflitti con noi stessi, con i genitori, e<br />

con gli altri.<br />

Un consiglio potrebbe essere evitare <strong>la</strong> ricerca ossessiva<br />

dell’evento eccitante, il sacrosanto desiderio<br />

di vita non deve cancel<strong>la</strong>re momenti in cui serve il<br />

saperci ritrovare, saggi ed equilibrati, solo con noi<br />

2<br />

stessi! Il tutto sopra elencato può essere anche il<br />

motivo del male oscuro di oggi: <strong>la</strong> depressione.<br />

Secondo me altro non è che <strong>la</strong> mancanza d’amore,<br />

come del resto l’amore sta al<strong>la</strong> base di tutto e paragonarlo<br />

ad un bene materiale perde di valore. Nei<br />

casi gravi possono generare gesti inconsulti per sé o<br />

per gli altri,cercano <strong>la</strong> distruzione, forse appunto per<br />

<strong>la</strong> grande rabbia che genera <strong>la</strong> propria convinzione<br />

di non essere amati, di non valere,di conseguenza<br />

non meritarsi di vivere. Probabilmente convinzioni<br />

radicate che risalgono al passato, forse proprio il non<br />

sentirsi amati dallo stesso genitore omologo!!!<br />

Per uscirne nei casi più critici <strong>la</strong> via più semplice<br />

(ma ben accetta in queste situazioni), sono gli psicofarmaci,<br />

ma poiché non fanno altro che sedare bloccando<br />

<strong>la</strong> persona in quel<strong>la</strong> circostanza,dunque non<br />

si ha <strong>la</strong> possibilità di avere materiale su cui <strong>la</strong>vorare<br />

e pertanto non si ha modo di crescere e superare<br />

quel<strong>la</strong> fase,per questo motivo è bene abbinarci <strong>la</strong><br />

psicoterapia, perché una crisi altro non è che un<br />

segnale di qualche cosa che non va e perciò c’è<br />

bisogno di cambiamento!<br />

In altri casi <strong>la</strong> psicoterapia abbinata a tante altre<br />

tecniche alternative esistenti, ognuno può scegliere<br />

in base a ciò che gli corrisponde, possono essere<br />

tecniche ri<strong>la</strong>ssanti come lo yoga, lo shiatsu, <strong>la</strong> riflessologia<br />

p<strong>la</strong>ntare, il training autogeno, i fiori di Bach;<br />

ma anche tecniche che possono essere di aiuto<br />

nel far riemergere ciò che abbiamo dentro che ci<br />

fa stare male, per poter <strong>la</strong>vorarci e diventarne così<br />

consapevoli come ad esempio il counselling facendo<br />

un <strong>la</strong>voro con il genitore omologo, il rebirthing,<br />

le costel<strong>la</strong>zioni famigliari ecc. Per questi argomenti<br />

e altri siamo fortunati esiste internet! Dove si può<br />

visionare,consultare e scegliere ciò che serve per<br />

poter migliorare. È inoltre importante comunicare,<br />

esternare quello che una persona ha dentro anche<br />

attraverso <strong>la</strong> scrittura automatica,il movimento liberatorio<br />

riscoprendo il proprio corpo, danzando, correndo<br />

o dedicandoci semplicemente a delle sane e<br />

costanti camminate, portando così l’energia che sta<br />

in alto verso il basso.<br />

L’eccesso di benessere economico può generare<br />

anche problematiche con l’alimentazione sotto vari<br />

aspetti:<br />

1) creando ma<strong>la</strong>ttie come il colesterolo (quantità di<br />

grassi presenti nel sangue) e il diabete (aumento<br />

degli zuccheri presenti nel sangue) quest’ultima<br />

chiamata appunto ma<strong>la</strong>ttia del benessere.<br />

2) Legando <strong>la</strong> mancanza d’amore (come sopra descritto<br />

in re<strong>la</strong>zione con l’eccesso di benessere economico)<br />

al rapporto con il cibo, generano patologie<br />

come:<br />

- Obesità, Bulimia, Compulsività Alimentare: è il<br />

bisogno eccessivo di introdurre cibo come compensazione<br />

affettiva, probabilmente si tenta con il cibo<br />

di introiettare:<br />

* l’amore che ci è mancato nel passato e di cui<br />

abbiamo bisogno per vivere;<br />

* per sedare <strong>la</strong> rabbia in generale, ma soprattutto<br />

quel<strong>la</strong> di non esserci sentiti amati veramente, al di là<br />

dei regali ricevuti;<br />

* per <strong>la</strong> noia e l’insoddisfazione che ha generato il<br />

fatto di avere tutto e quindi <strong>la</strong> nostra infelicità.<br />

- Anoressia, Problemi di Deglutizione: è il rifiuto di<br />

introdurre cibo, quindi l’amore, non perché non ne<br />

abbiamo bisogno per vivere, ma probabilmente per il


fatto che in passato abbiamo vissuto l’amore in modo<br />

malsano, forse troppo soffocante e opprimente.<br />

Questa situazione può essere generata da genitori<br />

perennemente presenti, magari da quelle mamme<br />

che amano troppo=male, che agiscono in questo<br />

modo per compensare dei loro bisogni derivati anche<br />

da rapporti inesistenti con il proprio partner (il padre),<br />

tendono di conseguenza a mettere le loro speranze<br />

nei figli facendoli, inconsciamente, entrare nelle<br />

dinamiche di coppia e di conseguenza cambiando<br />

i ruoli nel<strong>la</strong> famiglia, il figlio senza saperlo si trova<br />

così a sostituire il ruolo di uno dei genitori e quindi<br />

a crescere velocemente; mamme con paure che i<br />

figli non ce <strong>la</strong> fanno da soli, oppure paura di essere<br />

considerate mamme cattive, fanno quindi del figlio<br />

tutta <strong>la</strong> loro vita, creandogli troppa pressione e di<br />

conseguenza bloccandolo nel<strong>la</strong> crescita.<br />

L’amore è definito dal<strong>la</strong> volontà di attuare il reale<br />

bene educativo dell’altro, riconoscendo al figlio il<br />

giusto grado di libertà, lottando con <strong>la</strong> propria gelosia,<br />

permettendogli rapporti anche con altre persone e di<br />

non trasmettergli le proprie paure che lo renderebbero<br />

insicuro. Amare è volere tutto ciò che realizza<br />

veramente l’altro come persona.<br />

I casi sopra elencati sono solo alcuni dei tanti<br />

disagi in cui ci ha portato l’eccesso di benessere<br />

economico,che appunto ai tempi dei nostri genitori/<br />

nonni era inesistente e così si è passati da un eccesso<br />

all’altro; si spera che il prossimo passo sia verso<br />

un equilibrio, ma per realizzarlo dobbiamo almeno<br />

riconoscere che esiste il problema e tutti i danni che<br />

di conseguenza ha creato! Un segreto che potrebbe<br />

aiutarci in questi casi è mantenere una certa umiltà,<br />

per non cadere vittime di questo infinito elenco di<br />

dipendenze! Si può inoltre migliorare cercando vie<br />

risolutive che sapranno portare al cambiamento,<br />

magari dedicandoci anche a percorsi di crescita<br />

personale (come già sopra descritti), <strong>la</strong>boratori per <strong>la</strong><br />

consapevolezza e l’espansione del sé e informandoci<br />

ad esempio sui creativi culturali.<br />

Indirizzo dell’autrice:<br />

Orietta Colombo - tel. 392 1689468<br />

25<br />

SE MI FERMO… CORRO: LA LEG-<br />

GEREZZA DEL RILASSAMENTO… E<br />

DELLE FARFALLE<br />

di Manzotti Felice e Sivieri Laura<br />

In un dipinto del ferrarese Dosso Dossi del 1500<br />

Mercurio è intento ad azzittire chi sta importunando<br />

Giove mentre non deve per nessun motivo venire<br />

disturbato.<br />

A che cavolo si stava adoprando Giove di così importante?<br />

… Inventava forse Moratti e di conseguenza<br />

l’Inter? Stava forse valutando se dotare gli umani di<br />

4 mani per farli <strong>la</strong>vorare di più?<br />

No. Niente di tutto questo.<br />

Giove stava divinamente dipingendo le ali delle<br />

farfalle in volo!<br />

E perché tanta centralità alle farfalle? Economicamente<br />

rendevano così tanto nell’Olimpo?<br />

A Giove importava invece <strong>la</strong> bellezza! Lui, il potente,<br />

anziché “magnà” e “guerreggià” traeva giovamento<br />

sommo dalle cose e dagli esseri connotati dagli elementi<br />

estetici con il segno più.<br />

Un dio che non vuole distrarsi da un insetto: ma<br />

è normale? Certo, è uno tra i più belli: è ben noto ai<br />

fiori che per attrarle sappiamo tutti di quanto fascino<br />

si devono attrezzare.<br />

Ed è anche un’indicazione del<strong>la</strong> moderna psicologia:<br />

guardare cose e persone cariche di significato,<br />

anche se semplici ma abitate dai caratteri del<strong>la</strong> vitalità,<br />

dell’esserci, del<strong>la</strong> freschezza fa assai bene al<br />

fisico ed al<strong>la</strong> psiche; cosa arreca al cuore un autobus<br />

carico di bambini che va ad una gita sco<strong>la</strong>stica?… E<br />

passare una notte con qualcuno o anche soli sotto un<br />

cielo di stelle magari in montagna?… E stare seduti 2<br />

ore in piazza a Siena a gustare con gli occhi <strong>la</strong> torre<br />

del Mangia?… E <strong>la</strong> magìa natalizia <strong>la</strong>sciata in una<br />

casa di riposo da un coro di ragazzini/e che, vestite<br />

di rosso, cantavano l’inedita (almeno per noi)…<br />

vieni Gesù ad aiutare chi non ce <strong>la</strong> fa… proprio lì, a<br />

prescindere dal credo religioso, in un posto così meritevole<br />

di tale affermazione? …E <strong>la</strong> “ foto-poesia” di


quel cane sul<strong>la</strong> tomba del<strong>la</strong> “padrona” che aspetta?<br />

Lui può aspettare, dedicarsi “inutilmente” agli affetti<br />

perché non deve andare a <strong>la</strong>vorare, a fare, a produrre<br />

cose, profitti, consensi, conflitti, successi… Lui può<br />

permettersi il lusso di essere e di esserci così com’è,<br />

senza il trucco dei trucchi, solo ed esclusivamente<br />

con il pathos che riesce a dare!<br />

Che strana questa analogia tra immobilità fisica e<br />

moto dei “sentimenti”: si può fare esperienza delle<br />

emozioni senza fare proprio un bel tubo di niente.<br />

Amare senza far niente: ma è normale?<br />

Un elemento che pare metterli d’accordo è quello<br />

del<strong>la</strong> PACE: essere sereni, motivati e dinamici in un<br />

atteggiamento positivo verso se stessi, gli altri, <strong>la</strong><br />

vita.<br />

Occorrerebbe partire da questo essere belli e in<br />

pace dapprima <strong>la</strong>vorando un poco su se stessi se <strong>la</strong><br />

pace non abbonda troppo dalle proprie parti.<br />

A questo può servire <strong>la</strong> tecnica del ri<strong>la</strong>ssamento.<br />

Siamo il pensiero di ieri!<br />

Saremo il pensiero di oggi!<br />

Gli avvenimenti che ci capitano sovente sono solo<br />

<strong>la</strong> conseguenza di quanto pensato e/o istintualmente<br />

agito.<br />

Lo sa bene l’insonne che già all’idea di non addormentarsi<br />

come al solito ignora che, così facendo,<br />

diventa profeta del<strong>la</strong> sua ennesima veglia non<br />

pasquale.<br />

Tutta <strong>la</strong> vita in natura dovrebbe scorrere al ritmo<br />

armonico del fare e del riposare, dell’inspirazione e<br />

dell’espirazione, del<strong>la</strong> contrazione e del<strong>la</strong> distensione<br />

musco<strong>la</strong>re, del sonno e del<strong>la</strong> veglia, del<strong>la</strong> sistole e<br />

del<strong>la</strong> diastole (cuore), del<strong>la</strong> produttività economica<br />

e del<strong>la</strong> contemp<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> bellezza di cose e<br />

persone…<br />

In occidente siamo così stati bravi ad impegnarci in<br />

tutti i primi aspetti al punto da “trascurare” i secondi<br />

e con loro il nostro importante ma delicato equilibrio<br />

psicofisico.<br />

Qualche specialista dice addirittura che si vive<br />

un solo giorno al<strong>la</strong> settimana, spesso il sabato: si<br />

riesce unicamente lì a realizzare il piaciuto, a volte il<br />

desiderato, a vivere il momento presente consapevoli<br />

di come si è, di quello che si è e di come bene ci si<br />

sente. Gli altri giorni sono routine e doveri: redditizi<br />

ma non molto presenti a se stessi.<br />

E perché questo perdersi tra i giorni del<strong>la</strong> settimana?<br />

Sembra una fuga dal tempo? Il ricercatore ipotizza<br />

<strong>la</strong> paura: chi ha paura del<strong>la</strong> propria profondità? Si ha<br />

paura di non aver nul<strong>la</strong> da dire e da significare?<br />

Noi diciamo che al<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> persona che siamo gli<br />

hanno combinato un incantesimo: hanno tentato di<br />

spaventar<strong>la</strong> circa l’argomento più importante del<strong>la</strong><br />

vita e cioè l’amore.<br />

Hanno tentato d’intontire l’inconscio col condizionamento<br />

dei sensi di colpa, del soffrire nei rapporti,<br />

dell’avere di tutto e di più, dell’avere un neurone in<br />

meno, che l’amare se stessi è peccato, che l’altro…<br />

stai attento perché può essere un “pir<strong>la</strong>” (chissà<br />

perché in caso di ricezione di una trasfusione a nostro<br />

favore o per un nostro parente si diventa meno<br />

schizzinosi intorno al<strong>la</strong> psicologia del donatore…)!<br />

E con molti ci sono riusciti.<br />

C’è qualche antidoto che annulli le cattive intenzioni<br />

del<strong>la</strong> maga magò e ci possa restituire <strong>la</strong> consapevolezza<br />

del<strong>la</strong> bellezza del<strong>la</strong> farfal<strong>la</strong> che siamo, del viso<br />

26<br />

e dell’anima acqua, sapone più un trucco leggero?<br />

Un corso di ri<strong>la</strong>ssamento e di visualizzazione<br />

creativa può servire allora per potenziare, attraverso<br />

l’acquisizione di alcuni elementi di altrettante tecniche<br />

(training autogeno, immagini mentali, formule di<br />

proponimento) il meglio di noi “nascosto” tra il corpo<br />

e <strong>la</strong> mente e portarlo fuori.<br />

Il meglio di noi caratterizzato dal segno più: più calma,<br />

più vivacità, più concentrazione, più distensione<br />

musco<strong>la</strong>re, più memoria, più autostima, più fiducia,<br />

più rapporti, più sprint, più “smalto” a discapito del<strong>la</strong><br />

stanchezza, del<strong>la</strong> passività, del<strong>la</strong> rigidità, del malumore,<br />

dello stress, dell’ipercontrollo, del<strong>la</strong> paura, del<br />

belligerare…<br />

Siamo il risultato dei nostri pensieri e di quello che<br />

combiniamo con il fisico: come possiamo aiutare noi<br />

stessi ad aiutarci?<br />

Non è sufficiente non pensare allo stress per sconfiggerlo?<br />

E far finta di niente? Distrarsi?<br />

Gli “affari” istintivi hanno spesso il sopravvento sul<strong>la</strong><br />

nostra volontà di non renderli noti ai più!<br />

Un eritrofobico darebbe 100 euro ogni volta per<br />

non mostrare <strong>la</strong> sua timidezza con <strong>la</strong> comparsa del<br />

rossore sul suo volto proprio mentre vuole fare disinvolta<br />

figura con… Ilenia… Allo stesso modo uno<br />

scatto d’ira troppo colorito o un attacco di panico/<br />

paura che si vorrebbe control<strong>la</strong>re maggiormente li<br />

scopriamo invece capaci di farci fare proprio quello<br />

Manzotti Felice<br />

Sivieri Laura<br />

PSICOLOGI<br />

Responsabili scientifici del<strong>la</strong> rubrica Psicodinamica<br />

- Riabilitzione Oggi<br />

<strong>Studi</strong>o Professionale Associato AIPeF<br />

tel. 338 4623304<br />

Desio (Mi) - Via Olmetto n° 53<br />

Mi<strong>la</strong>no (Niguarda) - Via Ornato n° 7<br />

Mail: psicoefisio@gmail.com<br />

Colloqui di sostegno:<br />

individuali - coppia - rapporto genitori-figli<br />

Consulenze psicologiche:<br />

- incremento dell’AUTOSTIMA, del<strong>la</strong> fiducia nel<strong>la</strong><br />

vita e nel rapporto con gli altri;<br />

- attacchi di panico, problematiche nell’affrontare<br />

le novità;<br />

- cambiamenti/stress <strong>la</strong>vorativi;<br />

- difficoltà nello studio e nei confronti del<strong>la</strong> realtà<br />

“cibo”;<br />

- tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento (training autogeno e<br />

visualizzazione personalizzata).<br />

AI PIEDI DEL CERVELLO: Riflessologia<br />

P<strong>la</strong>ntare Psicosomatica - Il<br />

massaggio del piede viene seguito<br />

da una tecnica di ri<strong>la</strong>ssamento<br />

con lo scopo del<strong>la</strong> distensione e<br />

dell’entusiasmo di esserci.<br />

CORSO di RILASSAMENTO e<br />

VIZUALIZZAZIONE CREATIVA:<br />

6 incontri serali.<br />

Sedi: Desio e Mi<strong>la</strong>no.


che non vogliamo…<br />

Con il ri<strong>la</strong>ssamento è possibile <strong>la</strong> fermata di noi<br />

stessi a… prima dei pensieri e delle reazioni fisiche:<br />

Schultz, il fantastico inventore del training autogeno<br />

come tutti gli scienziati ha coniato un termine difficile<br />

per definire questa sorta di pace che si può sperimentare<br />

nel<strong>la</strong> osservazione di sè senza le zavorre<br />

psicosomatiche, sociali ed emotive che ci hanno<br />

appioppato; lui, questa serenità dinamica capace<br />

di rinvigorire autofiducia e sani desideri <strong>la</strong> chiama<br />

“contemp<strong>la</strong>zione psichica passiva”.<br />

Altro non è che sentirsi bene nel proprio corpo e<br />

nel<strong>la</strong> propria mente mentre ne siamo di nuovo al vo<strong>la</strong>nte,<br />

pronti per <strong>la</strong> guida e nello stesso tempo fermi,<br />

ri<strong>la</strong>ssati, e vivaci.<br />

Con le tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento ci è possibile “osservare”<br />

in una situazione ottimale e protetta i nostri<br />

pensieri, le nostre emozioni, le nostre paturnie senza<br />

pagare il pedaggio del<strong>la</strong> sofferenza psicofisica: <strong>la</strong><br />

parte più profonda ed autentica di noi può così a<br />

ritrovare risorse interne, soluzioni inedite, desideri…<br />

sogni… capacità di co-creare…<br />

Fermi ed osservando ciò che proviamo recuperiamo<br />

le giuste misure di sensazioni ed eventi e li<br />

consideriamo unicamente per quello che “pesano”<br />

ma non un grammo di più: grammi, non chili, l’unità<br />

di misura appropriata, questi ultimi, del nostro vero<br />

valore a prescindere dal fare, sapere, sembrare,<br />

pensare, dire, baciare, lettere e testamento…<br />

Chiudiamo allora il cerchio ritornando al<strong>la</strong> bellezza<br />

delle farfalle: quando sono sconvolto e risvegliato<br />

dal<strong>la</strong> pace che è dentro di me così tanto al punto di<br />

riequilibrare con questa riscoperta i miei pensieri e le<br />

mie azioni che altrimenti andrebbero per conto loro<br />

con le conseguenze che vedremmo subito domani,<br />

allora sì che il mio passo è leggero ed ogni volo potenzialmente<br />

possibile.<br />

La farfal<strong>la</strong> è super, fragile, fascinosa e potente nello<br />

stesso tempo: è biologicamente noto come un suo<br />

battito d’ali sia in grado di modificare l’equilibrio del<br />

tasso di umidità dell’intero pianeta e di come siano<br />

riuscite a migrare dall’Asia centrale fino alle Ande<br />

passando lo stretto di Bering.<br />

Sul<strong>la</strong> scia di questi dati cosa può combinare una<br />

persona in pace?<br />

Come le farfalle modificare l’equilibrio dell’intero<br />

pianeta, sia al proprio interno che di quello esterno?<br />

Migrare e quindi cambiare ma davvero tanto quasi<br />

da stupirsi del<strong>la</strong> realtà dei miracoli?<br />

Persino Miche<strong>la</strong>ngelo intento al<strong>la</strong> scultura del suo<br />

Mosè, accortosi del<strong>la</strong> sua staticità, riuscì a smuoverlo<br />

in corso d’opera: ed il marmo… non è duttile come<br />

il pongo!<br />

La pace, come il ri<strong>la</strong>ssamento non sono sinonimi di<br />

dormite, flemma o materassi: <strong>la</strong> fermata da se stessi è<br />

normale, ci permetterà di cambiare, correre e vo<strong>la</strong>re,<br />

con il peso e i colori del<strong>la</strong> farfal<strong>la</strong> preferita.<br />

Indirizzo degli autori:<br />

Felice Manzotti e Laura Sivieri<br />

<strong>Studi</strong>o Professionale Associato AIPeF<br />

Via Olmetto 53 - Desio (MB)<br />

Via Ornato 7 - Mi<strong>la</strong>no (Niguarda)<br />

Cell. 338 4623304<br />

E-mail: psicoefisio@gmail.it<br />

27<br />

“Tanti popoli<br />

un solo uomo”<br />

“Insieme<br />

stranieri verso<br />

l’unica città”<br />

Casa Agorà<br />

Associazione Paroikia Onlus<br />

Casa Agorà nasce dal sogno di alcuni coraggiosi<br />

cristiani desiderosi di vivere concretamente lo spirito<br />

d’accoglienza fraterno del Vangelo.<br />

Così, animati da un forte spirito di carità, iniziano<br />

l’avventura partecipando al concorso per il “Fondo<br />

Moneta” dal<strong>la</strong> cui vincita ottengono i fondi per continuare<br />

il sogno dei primi soci fondatori.<br />

Inizialmente <strong>la</strong> casa si rivolgeva agli stranieri richiedenti<br />

asilo, poi è cambiato il target con il passare del<br />

tempo e, nel 1997, diventa Casa d’Accoglienza per<br />

donne sole con figli.<br />

Agorà è una struttura residenziale semiprotetta:<br />

collocata nei pressi del centro di Abbiategrasso, favorisce<br />

<strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong> vita sociale e alle attività<br />

che si svolgono sul territorio;<br />

per madri italiane o straniere: come nel<strong>la</strong> società<br />

multietnica nel<strong>la</strong> quale viviamo attualmente<br />

convivono famiglie italiane e straniere, così <strong>la</strong> nostra<br />

casa accoglie culture diverse, nel<strong>la</strong> tolleranza e nel<br />

rispetto reciproco;<br />

con figli: l’accoglienza è rivolta a “madri con figli”, e<br />

<strong>la</strong> responsabilità educativa è in primo luogo nei confronti<br />

delle madri che vengono aiutate ad esprimere<br />

al meglio le loro potenzialità genitoriali;<br />

in età presco<strong>la</strong>re e sco<strong>la</strong>re: <strong>la</strong> nostra casa ha<br />

come obiettivo primario quello di dare alle madri ospiti<br />

una possibilità di e<strong>la</strong>borazione dei traumi passati e<br />

quindi accompagnarle un percorso di autonomia dei<br />

nucleo familiare stesso.<br />

Per quanto riguarda i bambini, si appoggia ai servizi<br />

territoriali.<br />

Casa Agorà è situata in una pa<strong>la</strong>zzina di due piani<br />

di cui occupa i due appartamenti adiacenti al secondo<br />

piano.<br />

Si colloca in una posizione tranquil<strong>la</strong> non molto<br />

distante dal centro e dai servizi utili per le ospiti e i<br />

loro bambini.<br />

La casa è costituita da alcuni spazi comuni (cucina,<br />

sa<strong>la</strong> da pranzo, sa<strong>la</strong> tv, sa<strong>la</strong> compiti e saletta giochi,<br />

biblioteca per le ospiti con PC) e da quattro stanze<br />

private con il bagno in condivisione tra due nuclei.<br />

Gli operatori hanno a disposizione una stanza per<br />

<strong>la</strong> notte e una per le attività quotidiane ciascuna<br />

con un bagno (uno dei quali accessibile a persone<br />

disabili).<br />

La Casa è dotata, inoltre, di un piccolo giardino.<br />

La nostra struttura non è dotata di ascensore,<br />

è posta al secondo piano e tutte queste barriere<br />

architettoniche impediscono di accogliere disabili<br />

fisici, minori o adulti. Per l’accoglienza dei bambini<br />

più piccoli si è dovuto provvedere ad impedire loro <strong>la</strong><br />

discesa dalle scale con cancelletti di protezione.<br />

Agorà è una struttura di seconda accoglienza che si<br />

apre a madri che hanno scelto di vivere un percorso<br />

profondo di revisione insieme al loro bambino; per


questo ci riserviamo di accogliere donne che hanno<br />

già partorito e che hanno deciso consapevolmente<br />

di migliorare il proprio rapporto con sé e con il proprio<br />

figlio. A causa del<strong>la</strong> tipologia del<strong>la</strong> casa, nel<strong>la</strong><br />

quale, non esistendo una vera e propria portineria,<br />

non è possibile un controllo puntuale delle persone<br />

che entrano ed escono, si è pensato di accogliere<br />

nuclei familiari che non presentino al loro interno casi<br />

psichiatrici molto gravi.<br />

La struttura ha l’autorizzazione al funzionamento<br />

(atti provinciali n. 5931/333/2000 Del 13/12/2000)<br />

La comunità è uno spazio fisico e re<strong>la</strong>zionale<br />

che offre da un <strong>la</strong>to risorse concrete, dall’altro <strong>la</strong><br />

possibilità di essere accolti e accompagnati in un<br />

cammino quotidiano di condivisione, di confronto e<br />

di solidarietà.<br />

Gli operatori affiancano e accompagnano le donne<br />

nel loro cammino di autonomia: ricerca di <strong>la</strong>voro,<br />

disbrigo di pratiche burocratiche, difficoltà concrete<br />

ed affettive, sostegno del loro ruolo genitoriale e si<br />

occupano dei minori, da tutti i punti di vista (accudimento<br />

ludico, sostegno sco<strong>la</strong>stico…) in assenza<br />

delle madri.<br />

Gli operatori sono sempre presenti in casa e offrono<br />

uno spazio di ascolto serale, libero, affinché le donne<br />

n. 5 · Autorizzazione Tribunale di Mi<strong>la</strong>no n. 464 del 7/6/89 · Redazione e Supervisione: <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>Psicanalisi</strong><br />

del Rapporto di Coppia - Via Lunigiana 12 - 20125 Mi<strong>la</strong>no - Telefono e fax 02 66982620 - e-mail: bassi.gb@libero.<br />

it - www.coppiacentrostudi.com · Fotocomposizione e stampa: centrostampa elleci - Via dell’Artigianato, 50<br />

- Meda (MB) - Telefono 0362 74973 - e-mail: elleci@ellecigrafica.it · Direttore responsabile e amministrazione:<br />

R. Zamburlin · Finito di stampare nel mese di febbraio 2011.<br />

28<br />

Gli argomenti trattati:<br />

• GLI INIZI<br />

Ritrovare il romanticismo · Corteggiarsi · Baciarsi e<br />

abbracciarsi<br />

• LA SCELTA<br />

La scelta sentimentale nel<strong>la</strong> coppia · Come facciamo ad<br />

amarci se siamo così diversi? · Sviluppare <strong>la</strong> capacità<br />

d’amare<br />

• LA STABILIZZAZIONE<br />

Cerchiamo di essere felici · Incrementare l’amore e <strong>la</strong><br />

passione · Curare il rapporto<br />

• I PROBLEMI<br />

Ottimi <strong>la</strong>votarori, amanti scadenti? · La dinamica del<strong>la</strong><br />

rabbia · Risolvere i conflitti<br />

• SVILUPPARE IL MONDO INTERNO<br />

Il rapporto sentimentale è rispettoso dell’identità individuale<br />

· Partire dal proprio mondo interno · Far emergere<br />

l’anima nel rapporto di coppia<br />

• FINITO E INFINITO<br />

Le profondità dell’amore · Gestire insieme <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

di coppia · L’estasi di coppia<br />

<strong>la</strong> pubblicazione è acquistabile (e 9,00) presso le<br />

librerie s. paolo e paoline di tutta italia oppure presso<br />

il centro studi psicanalisi del Rapporto di coppia<br />

v.le lunigiana, 12 - 20125 mi<strong>la</strong>no - tel. e fax 02 66982620<br />

www.coppiacentrostudi.com<br />

possano condividere gioie e preoccupazioni del<strong>la</strong><br />

giornata in assenza dei figli.<br />

Per alcuni nuclei, in partico<strong>la</strong>re per quelli che non<br />

hanno alle spalle una famiglia d’origine, <strong>la</strong> comunità<br />

sta cercando (ed in passato ha già trovato), famiglie<br />

d’appoggio che possano sostenerli durante <strong>la</strong> permanenza<br />

in casa, ma anche in un futuro, al di fuori<br />

di essa.<br />

Le rette giornaliere a carico dei servizi sociali sono<br />

di Euro 60,00 per i minori e euro 70,00 per le mamme.<br />

In queste rette sono comprese le spese di vitto, alloggio,<br />

vestiario, sostegno psicologico per le donne ed<br />

eventuali <strong>la</strong>boratori psicopedagogici per i minori.<br />

In alcuni casi l’associazione prevede <strong>la</strong> possibilità<br />

di sti<strong>la</strong>re partico<strong>la</strong>ri convenzioni con i comuni che ne<br />

fanno richiesta.<br />

Per contattarci:<br />

Casa Agorà<br />

Via F. De Sanctis 10/12, 20081 Abbiategrasso (MI)<br />

Tel. 02 92861665 - Cell. 393 9472761 - Fax 02<br />

45072851 - E-mail casa.agora1997@libero.it<br />

Coordinatrice<br />

Dott.ssa Chiara Baietta<br />

Cell. 392 5502414 - E-mail chiarabaietta@tin.it

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