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L'universo un'illusione - il "Paradigma olografico" - Angeli sulla pelle

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un'altra particolarità tipica degli ologrammi. Si tratta forse del supremo esempio in natura di un<br />

sistema a correlazione incrociata.<br />

Un'altra caratteristica del cervello spiegab<strong>il</strong>e in base all'ipotesi di Pribram è la sua ab<strong>il</strong>ità nel<br />

tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. che esso riceve tramite i sensi, nel mondo<br />

concreto delle nostre percezioni. Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un<br />

ologramma sa fare meglio. Così come un ologramma funge, per così dire, da strumento di<br />

traduzione capace di convertire un ammasso di frequenze prive di significato in una immagine<br />

coerente, così <strong>il</strong> cervello usa i principi olografici per convertire matematicamente le frequenze<br />

ricevute in percezioni interiori. Vi è una impressionante quantità di dati scientifici che confermano<br />

la teoria di Pribram, ormai, infatti, condivisa da molti altri neurofisiologi.<br />

Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha recentemente applicato <strong>il</strong> modello olografico ai<br />

fenomeni acustici, incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte di un suono senza<br />

girare la testa, ab<strong>il</strong>ità che conservano anche se sordi da un orecchio. È risultato che ciascuno dei<br />

nostri sensi è sensib<strong>il</strong>e ad una varietà di frequenze molto più ampia di quanto supposto. Ad<br />

esempio: <strong>il</strong> nostro sistema visivo è sensib<strong>il</strong>e alle frequenze sonore, <strong>il</strong> nostro senso dell'olfatto<br />

percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule del nostro corpo sono<br />

sensib<strong>il</strong>i ad una vasta gamma di frequenze. Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio<br />

olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise. La realtà? Non<br />

esiste, è solo un paradigma olografico Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico<br />

di Pribram è ciò che risulta quando lo si unisce alla teoria di Bohm. Perché se la concretezza del<br />

mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di<br />

frequenze e se persino <strong>il</strong> cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze<br />

trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? Per dirla in parole<br />

povere: non esiste. Come avevano lungamente sostenuto le religioni e le f<strong>il</strong>osofie orientali, <strong>il</strong> mondo<br />

materiale è una <strong>il</strong>lusione. Noi stessi pensiamo di essere delle entità fisiche che si muovono in un<br />

mondo fisico ma tutto questo fa parte del campo della pura <strong>il</strong>lusione. In realtà siamo una sorta di<br />

"ricevitori" che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo<br />

trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei m<strong>il</strong>iardi di "mondi" esistenti nel superologramma.<br />

Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma<br />

olografico" e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti<br />

altri. Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto che si tratti del più accurato<br />

modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. In un universo in cui le menti individuali sono in<br />

effetti porzioni indivisib<strong>il</strong>i di un ologramma e tutto è infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati<br />

alterati di coscienza" potrebbero semplicemente essere <strong>il</strong> passaggio ad un livello olografico più<br />

elevato. Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad<br />

ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità dello<br />

spazio, ed al tempo stesso, <strong>il</strong> fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo labirinto e di<br />

farci sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così strano. Immaginarsi malati,<br />

immaginarsi sani Il paradigma olografico ha delle implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure<br />

come la biologia. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato <strong>il</strong> fatto<br />

che se la concretezza della realtà non è altro che una <strong>il</strong>lusione olografica, non potremmo più<br />

affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la coscienza a<br />

creare l'<strong>il</strong>lusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che<br />

noi interpretiamo come "fisico". Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture<br />

biologiche ha spinto i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del<br />

processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l'apparente<br />

struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro<br />

che ognuno di noi è molto più responsab<strong>il</strong>e della propria salute di quanto riconoscano le attuali<br />

conoscenze nel campo della medicina. Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose<br />

potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei<br />

cambiamenti nell'ologramma corporeo. Allo stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse<br />

tecniche di guarigione alternative come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel<br />

dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà". Il mondo<br />

concreto è una tela bianca che attende di essere dipinta. Perfino le visioni ed altre esperienze di<br />

realtà non ordinaria possono venire fac<strong>il</strong>mente spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo<br />

olografico. Nel suo libro "Gifts of Unknown Things", <strong>il</strong> biologo Lyall Watson descrive <strong>il</strong> suo<br />

incontro con una sciamana indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire<br />

istantaneamente un intero boschetto di alberi. Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito<br />

osservatore continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli alberi<br />

diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di spiegare tali fenomeni,

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