Milano, 26 maggio 2016 - 06:47

Capocotta struggente e trasgressiva
il mare dove si specchia Roma

Le dune un tempo amate solo dai pionieri del nudismo sono un laboratorio per capire com’è cambiata la città. Qui si trovano famigliole rumorose e mamme tatuate, i notai con le amanti e le coppie di gay felici e filiformi

Beach party a Capocotta (LaPresse) Beach party a Capocotta (LaPresse)
shadow

Bellissima Capocotta, con la sua macchia mediterranea, aspri cespugli su dune dolci color miele (liberi di andare a Sabaudia o a Capalbio: ma qui siamo a livelli da documentario del National Geographic). Struggente Capocotta, quando il sole affonda lento nel mare piatto e tu pensi che per brindare a una roba così, vagamente simile, sei dovuto andare fino a Formentera. Trasgressiva Capocotta, che a Formentera se la sognano quella certa elettricità, quel gioco di sguardi, occhiate rapaci e petti depilati, nudisti appassionati e transessuali di passaggio, coatti rumorosi, ultimi esemplari di fricchettoni, notai con le amanti, coppie scambiste che guardano l’orologio, è mezzogiorno, noi andiamo a farci un giretto lassù, sui sentieri bollenti.

Eccola, Capocotta: poi un giorno toglieranno i sigilli a quelle costruzioni abusive, nastri biancorossi con cartelli minacciosi, la legge - a volte - per fortuna è uguale per tutti; ma, intanto, non hanno potuto sigillare l’idea di questo tratto di spiaggia, la sua straordinaria eccezione, un palcoscenico naturale dove, al primo sole caldo, si presenterà puntuale la solita umanità pazzesca perfettamente rappresentativa di ciò che è oggi Roma: una città ormai orizzontale, senza alto e basso, ma con tutto - il bene e il male, il bello e il brutto - capace di sovrapporsi e confondersi. L’oasi naturale frequentata per decenni solo da disinvolte hostess scandinave in scalo a Fiumicino ed eccentrici pionieri del nudismo, da almeno un decennio è progressivamente divenuto un formidabile laboratorio dove poter osservare come e quanto è cambiata Roma.

Lo sguardo scorre tra i lettini, sui corpi adagiati sopra teli arcobaleno, nella movida marinara, in quel salire e scendere dalle piattaforme, lo spritz per dissetare e la birra per stordire, spacciatori che arrivano in moto, i bambini con i braccioli, mamme tatuate, mamme premurose, mamme giovani e poi milf con il piercing accompagnate da papà palestrati e coppie di gay filiformi, chicchissimi, che passeggiano tenendosi per mano e con l’acqua alle caviglie.

Capocotta, il romanzo della spiaggiaDa Zagaja e il Divino a «Big Bubble»
Chilometro 9 della litoranea: ecco il «Buco»

Eccolo il mare di Capocotta, con la sua risacca lieve che all’alba dell’11 aprile 1953 cullava il cadavere di Wilma Montesi, una ragazza romana di 21 anni, scomparsa tre giorni prima e che divenne subito la protagonista del primo formidabile caso di cronaca nera del dopoguerra (storia troppo intrigata per essere bignamizzata: chi è interessato, vada pure su Wikipedia). Il mare di Capocotta che non ha pattini, non ha motoscafi, gommoni, che non ha le onde anomale e arroganti provocate dalle moto d’acqua perché qui il silenzio è regola e il fischio del vento l’unico rumore ammesso fino al tramonto, quando parte il rombo della musica sparata dagli altoparlanti dei chioschi divenuti intanto chiosconi (vedremo se e quanto abusivi).

Eccolo questo mare che a volte può anche essere limpido e trasparente e che diventava torbido solo quando iniziò la moda dei rave notturni, festoni con anche ventimila persone dentro l’acqua a ballare e a buttarsi via, le braci rosse dei cannoni nel buio e il vagare di anime perse nell’eccitamento di droghe sintetiche, draghi mostruosi correvano giù dalle dune in incubi terribili da cui ragazzi e ragazze si svegliavano solo al mattino presto, stesi sulla sabbia a faccia in giù. Tutto questo a mezz’ora di macchina dal Grande raccordo anulare e a quaranta minuti di trenino, poi i bus che arrancano sulla striscia d’asfalto che costeggia le dune, con certi che arrivano ancora facendo l’autostop e altri in bici, in motorino o con i Suv.

Già, i Suv. Anche facce famose di vip e aspiranti vip, sulla spiaggia e seduti ai ristoranti, davanti a bottiglie di vino che sa di tappo e felici di restare intontiti dal tanfo di fritture senza futuro che si mischia al profumo dolciastro delle creme abbronzanti. Piccole bolge piene di umanità, ma mai un fotografo, un paparazzo con la voglia di fermare tutto dentro uno scatto: perché la riservatezza, in un posto così, è tutto e tutto deve perciò restare se non segreto, almeno discreto, ovattato, distante, protetto. Perché il costume, come detto, anche no. E perché poi sempre Fregene oppure Ostia, sai che noia.
(Previsioni meteo per i prossimi giorni su Capocotta: da domani, sole a picco e temperature che sfiorano i 30 gradi.
Sabato e domenica, da urlo.
Mare, poco mosso.
Vento, debole).

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT