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Il falco pellegrino, temuto e adorato re del cielo

Il falco pellegrino, temuto e adorato re del cielo
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Rapidissimo, soprattutto in picchiata, il falco pellegrino è considerato l’animale più veloce in natura. Nei secoli gli uomini lo hanno adorato, temuto e purtroppo molto spesso anche sfruttato e perseguitato. 

Il falco pellegrino (Falco peregrinus) prende il nome dal piumaggio sul capo, che ricorda un copricapo scuro molto simile ai cappucci che, nel Medioevo, indossavano i pellegrini mentre compivano lunghissimi e impervi viaggi lungo le vie della devozione in tutta Europa. Questa specie può essere trovata ovunque nel mondo, fatta eccezione per le regioni polari e le altitudini troppo elevate. Di dimensioni non notevolissime (la sua apertura alare non supera di solito i 110 centimetri), è comunque un grande predatore, arrivando a cibarsi di uccelli di medie dimensioni come i piccioni.

A ciò contribuisce la sua straordinaria abilità di volo. Il falco pellegrino può infatti raggiungere i 320 chilometri orari, (in picchiata) superando in velocità una macchina sportiva e staccando persino il ghepardo africano. I falchi pellegrini sono animali tendenzialmente fedeli. Infatti, solitamente cercano un nuovo compagno solo dopo la morte del precedente.

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Le femmine, di dimensioni molto più grandi rispetto ai maschi, depongono dalle 2 alle 4 uova. Piuttosto intolleranti ai rumori provocati deall’uomo, di solito nidificano su rocce scoscese o in nidi abbandonati di altri rapaci. Ma oggi é ormai molto facile trovarli in città, su campanili o palazzi molto alti. Negli anni scorsi ne sono state avvistate alcune coppie sulla cime della Lanterna di Genova nel 2013 e nel 2017 sul Grattacielo Pirelli di Milano. A Roma ci sono almeno 20 coppie di falchi pellegrini.

“Dio del cielo che tutto vede”

Il profilo del falco pellegrino è caratterizzato dal "cappuccio nero" da cui ne deriva il nomeIl profilo del falco pellegrino è caratterizzato dal "cappuccio nero" da cui ne deriva il nome

Il falco pellegrino, così come altre specie di falchi e anche di rapaci in generale, è associato alle vette del cielo e anche agli astri, in particolare al Sole. Questo viene soprattutto dalla mitologia egizia che identificava in Horus, figlio di Osiride e Iside, il dio solare per eccellenza.

Testa di Horus, in oro e vetro. Museo del Louvre, Parigi (Foto di Rama)Testa di Horus, in oro e vetro. Museo del Louvre, Parigi (Foto di Rama)

Un'immagine dell'Antico Egitto raffigurante il dio Horus come un falco antropomorfoUn'immagine dell'Antico Egitto raffigurante il dio Horus come un falco antropomorfo

Anche se non è possibile stabilire con sicurezza a quale tipo di falco facessero riferimento i miti egizi, le ipotesi più condivise riguardano proprio il falco pellegrino, le cui piume scure sotto agli occhi, andando a formare una specie di mezzaluna, ricordano da vicino l’Occhio di Horus, importantissimo simbolo misterico legato a prosperità e sovranità. La sua venerazione si tramandò anche ad altre culture: per i Greci il falchetto era il messaggero di Apollo; secondo i popoli nordici, la dea Freya aveva un mantello di piume di falco che poteva trasportarla ovunque volesse; per molte altre popolazioni del mondo, dai Nativi d’America a quelle della Polinesia, era associato a capacità di conoscenza e divinazione.

Rapace temuto e rispettato

Proprio per la sua potenza e velocità nella caccia, il falco pellegrino è un uccello tenuto in grande considerazione, spesso anche con un certo timore reverenziale. La simbologia cristiana tende ad associare a questi rapaci vagabondi l’idea dell’anima errante e senza guida, ma in generale la letteratura medievale - così come per quasi tutti gli animali che, volando alti in cielo, arrivano più vicini a Dio - lo tratta con chiaro rispetto. Dante nella Divina Commedia lo cita nel XIX canto del Purgatorio, lo paragona a sé stesso che fino ad allora aveva guardato in basso e invece ora è pronto a sollevare lo sguardo (“Quale ‘l falcon, che prima a’ pié si mira, / indi si volge al grido e si protende / per lo disio del pasto che là il tira”).

Ma il fascino del falco pellegrino non si ferma e arriva ad influenzare anche la cultura popolare fino ai giorni nostri, dal cinema alla poesia. Il falco maltese, romanzo di Dashiell Hammett diventato celebre grazie al film del 1934 con Humphrey Bogart, ruota attorno al furto di una statuetta di falco che diventa simbolo di mistero e pericolo.

Anche i poeti dei nostri giorni hanno reso omaggio al falco pellegrino come il poeta Ted Hughes che gli dedica Il falco nella pioggia (1957) “Mi prende gli occhi, mi toglie il fiato, mi afferra il cuore, / e la pioggia mi incide la testa fino all’osso, il falco regge / il punto adamantino della volontà che guida come un nord / la resistenza del naufrago”. Nell’immaginario comune più recente ricordiamo il classico Disney del 1998 Mulan in cui compare ancora una volta un falco come fedele animale del temibile re degli Unni Shin Ya, e ancora il film animato Zambesia del 2012 in cui il falco pellegrino è invece il protagonista eroico e positivo.

Il falco pellegrino e la falconeria

L’estrema abilità nella caccia, la versatilità e la grande capacità di apprendimento, oltre che naturalmente l’aspetto fiero ed elegante, hanno purtroppo reso il falco pellegrino l’animale più amato dalla falconeria. Sembra che fin dal 2000 a.C. in Mesopotamia, fosse diffusa l’usanza di assoggettare questi agili rapaci per usarli durante le battute di caccia tanto che se ne parla nella saga di Gilgamesh. E molto probabilmente è proprio in Medio Oriente che Federico II di Svevia ha appreso queste tecniche che riporterà nel celebre trattato De arte venandi cum avibus. Purtroppo questa passione per il falco pellegrino ha anche alimentato nei secoli una costante razzia delle uova dai nidi ad opera di collezionisti e allevatori. Questo fenomeno, unito ai danni dell’agricoltura intensiva e al massiccio uso di pesticidi come il DDT (oggi per fortuna vietato in tutta Europa, ma non in Africa), ha contribuito a una diminuzione drastica della popolazione dei falchi pellegrini, portando questa specie a rischio di estinzione. Oggi per fortuna il falco pellegrino non è più considerato una specie minacciata, ma la “moda” della falconeria (pratica oggi inutile e diseducativa) rischia ancora di fare danni ed alimentare il mercato del bracconaggio.

Un rapace fondamentale per l’equilibrio della natura

I falchi pellegrini sono animali fondamentali per mantenere la biodiversità di molti luoghi, data la loro efficace azione di caccia nei confronti di varie specie di uccelli (soprattutto piccioni di città), che in eccesso potrebbero mettere a rischio l’equilibrio di determinati ecosistemi.

Amato, adorato, il falco pellegrino è però spesso stato anche perseguitato, durante la seconda guerra mondiale ad esempio, il governo inglese tentò un’eliminazione programmata della specie perché prendeva di mira i piccioni viaggiatori utilizzati per comunicare con la Resistenza francese.

Chi ama davvero gli animali selvatici e tutta la natura non può che rimanere affascinato dal suo volo fulmineo, elegante e sfuggente: il falco pellegrino merita la nostra massima attenzione.

La Lipu da sempre ha una grande attenzione per la conservazione dei rapaci. Per difenderli sviluppiamo e sosteniamo azioni contro il bracconaggio e per la diffusione delle buone pratiche agricole. Inoltre nei nostri Centri recupero ogni giorno arrivano decine di questi splendidi animali che vengono soccorsi perché feriti, debilitati o non ancora in grado di volare. Possiamo proteggerli e curarli grazie al lavoro dei nostri volontari e operatori e al sostegno dei Soci Lipu e dei donatori.

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