5 ottobre 2022 - 18:32

«Mi chiamo Roxana, sono rumena e cerco casa a Firenze»: l’agente immobiliare riattacca

«Cerco casa da un mese e ho ricevuto solo rifiuti. Quando scoprono che sono rumena spesso mi propongono di andare a vivere con un anziano da accudire»

di Edoardo Semmola

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«Salve, chiamo per l’annuncio della casa in affitto a Gavinana». L’agente è felice, risponde entusiasta. «Sì, ottimo! Benissimo». Vuole fissare subito l’appuntamento. «Come si chiama?». Lei risponde: «Roxana». L’agente – una donna, giovane – non capisce. «Roxana con la ics». «Roxana Iftime». «Ehhh???». Il cognome suona straniero, anzi è straniero, perché Roxana, fluente parlata in italiano con un accento non accento che potrebbe vagamente suonare marchigiano, ma non più esotico, è nata in Romania.Non capisce di nuovo e chiede lo spelling. «Imola Firenze Torino Imola Milano Empoli». A quel punto le chiede la provenienza. «Romania. Ma vivo a Firenze da 11 anni». L’agente attacca il telefono, e tanti saluti.

È solo la punta di un iceberg bello grosso: «Quello di un mercato immobiliare impazzito a Firenze dopo un mese di chiamate». Si sfoga su Facebook. Roxana ha trent’anni, lavora come operatrice culturale in varie realtà teatrali della città. Ha anche una sua compagnia, dove fa la regista. Cerca una stanza o un monolocale o una casa da dividere. Filtri di ricerca ampi. Come il range di prezzo: da 300 a 850 euro al mese. Eppure nessuna agenzia vuole concederle mai una locazione. Quando le chiedono che lavoro fa, un insieme composito che ricade sotto la categoria «operatore culturale», peggio che mai. Suona tanto «artista». Che è tradizionalmente (ma non per forza) sinonimo di «squattrinata». Roxana è straniera, è single, fa un lavoro considerato atipico. «Quando scoprono che sono rumena spesso mi propongono di andare a vivere con un anziano da accudire. Non sto nemmeno a rispondergli che quello non si chiama “affitto”, si chiama fare la badante, ed è una cosa per cui si riceve uno stipendio, nel caso».

Quello che ha vissuto Roxana è «un mese di rifiuti a ripetizioni, di domande stupide, osservazioni razziste sulla mia origine, sul lavoro che faccio, sulla mia presunta incapacità di pagare l’affitto solo perché lavoro in proprio e non a tempo indeterminato. Questa punta dell’iceberg. E l’iceberg è immenso e va dalla signora che quando le dico che lavoro faccio risponde “eh ma ha visto quanto costa l’affitto?” a quelli che se sei rumena devi fare per forza la badante. Come se la mia capacità di pagare l’affitto passasse da queste cose. Ed essendo single cerco casa o da sola o con amico per dividere le spese e lì si apre un altro dibattito: sembra che in Italia o sei una coppia o l’idea di coabitare con amici non esiste». È stato un mese «lungo e demoralizzante». Il momento peggiore è «quando sono costretta a fare spelling del cognome con i nomi delle città. Spelling uguale razzismo. Scatta automaticamente. Tutte le agenzie dicono “la richiamiamo” e nessuno chiama più». Roxana è felice di vivere a Firenze. Si è innamorata di questa città e non vuole «fare di tutta l’erba un fascio». Ma « c’è un problema che non stiamo affrontando perché abbiamo paura della parola “razzista”. Ma i pregiudizi ci sono». Insomma, riflette, «non siamo razzisti ma…».

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