Le più temibili navi da guerra progettate (ma mai realizzate) dall’Unione Sovietica

K.Kulichenko/TASS, Pixabay, Legion Media
Questi mostri navali aspiravano a essere imbarcazioni potenti e invincibili, capaci di dare del filo da torcere ai nemici dell’epoca. Ma i progetti rimasero fermi sulla carta

La corazzata di Stalin

Già negli anni ’30 del ’900 la leadership sovietica voleva creare una potente flotta oceanica per bilanciare le forze navali delle maggiori potenze mondiali dell'epoca. L'obiettivo principale, quindi, era quello di creare un certo numero di incrociatori. 

Queste dovevano diventate le più grandi e potenti navi da battaglia di quel periodo, con un dislocamento in acqua di 65.000 tonnellate. Secondo il progetto originale, le imbarcazioni misuravano 270 metri di lunghezza e 38 metri di larghezza. Il motore di ogni nave avrebbe avuto 200.000 cavalli di potenza e sarebbe stato in grado di muovere questi mostri navali alla velocità di 29 nodi (30 miglia all'ora), trasportando a bordo circa 1.300 tra marinai e ufficiali. 

Le loro armi principali dovevano essere tre cannoni d'artiglieria da 406 mm, in grado di sparare proiettili da 1.105 chili su distanze fino a 46 km. 

Allo stesso tempo queste corazzate furono progettate per avere armature così spesse in grado di resistere ad esplosioni pari a 750 chili di TNT. 

Ma la Seconda guerra mondiale cambiò i piani della leadership sovietica sulla costruzione di questi mostri: l'esercito infatti aveva bisogno di altre armi più importanti per poter competere sul campo di battaglia. Nessuna nave fu completata e i loro scafi furono smontati e utilizzati per costruire le barricate di Leningrado.

Quando la guerra finì, l’economia sovietica non aveva più le possibilità economiche per potersi permettere un progetto così ambizioso. 

Negli anni questi progetti divennero obsoleti e il paese decise di concentrarsi sulla creazione di navi di nuova generazione, come le portaerei.

Sottomarini di atterraggio 

I sottomarini nucleari del progetto 717 dovevano essere i primi mostri sottomarini sovietici a trasferire uomini, veicoli corazzati pesanti e leggeri, verso le coste nemiche senza essere visti. 

Il progetto fu lanciato nel 1971. Ogni sommergibile poteva trasportare a bordo 20 carri armati e veicoli corazzati leggeri. 

Ognuno di questi sommergibili doveva essere armato con 252 mine navali, sei siluri e due cannoni d'artiglieria da 30 mm. 

Eppure questi sommergibili non sono mai stati creati perché a metà degli anni '70 Mosca si ritrovò a dover lavorare con urgenza alla creazione di sommergibili nucleari con missili balistici intercontinentali per mettersi alla pari con l’armamento degli Stati Uniti: il loro principale avversario durante la Guerra Fredda. “Ecco perché il governo ha abbandonato il progetto e ha iniziato a lavorare a nuovi tipi di sottomarini”, ha spiegato a Russia Beyond Vadim Kozulin, professore dell'Accademia delle Scienze Militari. 

La più grande portaerei sovietica  

Le portaerei del progetto 1143.7 dovevano competere con le più grandi portaerei americane, e dovevano poter ospitare a bordo 70 jet, bombardieri ed elicotteri. Insomma, una vera e propria base aerea galleggiante.  

Ogni nave del progetto 1143,7 aveva un dislocamento di 80.000 tonnellate (in confronto, l'americana USS Nimitz aveva un dislocamento di 90.000 tonnellate). Ciascuna delle portaerei russe avrebbe raggiunto quasi 325 metri di lunghezza e quasi 70 metri di larghezza. 

Queste navi avrebbero potuto trascorrere quattro mesi in mare aperto senza fare scalo in nessun porto e accogliere a bordo gli ultimi velivoli di quel periodo: Su-33, elicotteri Ka-27 e aerei spia Yak-44.

I progettisti prevedevano inoltre di installare a bordo dei missili antinave Granito, per difendere questa base galleggiante dai nemici in mare aperto. 

Ma quando l'Unione Sovietica crollò, nel 1991, Mosca si ritrovò a dover affrontare altre urgenze: così i progetti di questa nuova portaerei furono abbandonati e gli scafi già costruiti furono smontati nel 1992.

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