Anna Piaggi, “l'inventrice di mondi” che ha raccontato (e cambiato) la moda 

Suo nipote Stefano ci racconta vita e opere di un'indimenticabile fashion editor diventata l'icona per eccellenza dello “stile personale”
Anna Piaggi

Anna Piaggi, dal suo guardaroba - in mostra questo mese nella nostra redazione - alle sue invenzioni linguistiche: un passo breve ma avventuroso

Quando la incontravano per strada, le persone che non la conoscevano rimanevano quasi sempre senza parole e con la bocca leggermente aperta. Non riuscivano a decifrare il personaggio. Non sapevano che la costruzione dei suoi look leggendari era frutto di una ricerca sottile e molto attenta, al limite della maniacalità, mentre altre volte erano la casualità e l’istinto a prendere il sopravvento, con risultati geniali ma anche stranianti.

«Per me la moda è pura superficie, assemblo i vestiti, interpreto», diceva. «Forse non sono la giornalista di moda più adatta a parlare di questo. Non sono canonica e non penso neanche in modo cronologico. Mi sono costruita una situazione non convenzionale. È il mio ego trip». Ed “ego trip” era anche il nome che aveva coniato per un pattern disegnato da Karl Lagerfeld per Fendi nel quale il suo volto, insieme a quello dello stilista tedesco, formavano un disegno all-over stampato su cotone per un insieme costituito da cappello, giacca, camicia, abito e teddy bear.

Una polaroid di Anna con cappello e teddy bear “Ego-trip”, Milano, anni ‘80, dall’archivio dell’Associazione Culturale Anna Piaggi, di cui è presidente l’autore, il nipote Stefano Piaggi

L'iconica Anna Piaggi sarà protagonista di uno dei talk di The Vogue Closet, curati in collaborazione con Salotto Studio. In “I will be your mirror: Anna & Anna” Anna Dello Russo e Stefano Piaggi raccontano il mondo dell'icona della moda Anna Piaggi e la sua casa-armadio, diventata un vero e proprio archivio moda dove a regnare è l’eclettismo. Potrete ascoltare il talk qui:

Mezzo secolo di tendenze e sperimentazioni

Giornalista, scrittrice di moda, musa e icona di stilisti e appassionati, collezionista di abiti, cappelli e bijoux di tutte le epoche e di tutti gli stili, Anna Piaggi ha attraversato 50 anni di storia della moda dettando le tendenze, sperimentando e cercando ispirazione e riferimenti per il suo straordinario racconto nei campi più disparati: l’arte e il design, la cucina e il cinema, il teatro e la
botanica. Il suo stile unico si estendeva alla lingua, caratterizzata da elaborati giochi di parole, divertissement, criptiche sintesi e un’ironia molto british.

Gli outfit che creava erano spesso una combinazione di abiti firmati e pezzi trovati nei mercatini, oppure creazioni inviate dagli studenti di moda che la adoravano e che a lei si ispiravano. Se indossava certi capi era perché raccontavano una storia: Anna li metteva non perché fossero di un marchio particolare, anzi a volte eliminava le etichette, li tagliava, li decostruiva, disinteressandosi del loro valore per sperimentare su di sé in una continua ricerca.

Doppie pagine, Vogue Italia, giugno 2011

Reinventare il passato per dare vita al nuovo

La moda e la scrittura, insieme, erano la sua passione. Una scoperta fatta a partire dagli anni ’50 come ragazza alla pari in Inghilterra, dove andò per imparare la lingua, poi approfondita negli anni ’60 a Londra, in un momento in cui la capitale inglese diventò il fulcro della rivoluzione culturale. Qui scoprì le case d’asta di abiti antichi e intuì che una giacca edoardiana insieme a un capo contemporaneo potevano dare vita a qualcosa di nuovo.

«È legittimo usare abiti vintage in modo casuale? Io credo che adattandoli ai propri gesti si dia loro una nuova vita», ebbe a dire. Un abito Fortuny arrotolato “a torchon” poteva così diventare una sciarpa, anticipando il volume delle future pashmine. Dopo il periodo londinese tornò a Milano dove iniziò a lavorare per Mondadori, prima come traduttrice e poi scrivendo di moda e costume per le riviste Epoca e Panorama. Dal 1961 al 1968 fu redattrice di Arianna, una delle prime riviste di moda, sulle cui pagine, insieme al marito fotografo Alfa Castaldi, creò modernissimi servizi editoriali.

Doppie Pagine, Vogue Italia, giugno 1995

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Le sue Doppie Pagine su Vogue Italia

Alla fine degli anni ’60 iniziò la sua lunghissima collaborazione con Vogue Italia: dal 1974 al 1979 tenne una rubrica mensile, Box, con illustrazioni di Karl Lagerfeld, che fece di lei la sua musa, ritraendola in centinaia di disegni, raccolti nel 1986 nel diario visuale di moda Anna - chronique (Longanesi), dedicato a lei e al suo originalissimo stile. Dal 1988 al 2012, anno della sua scomparsa, Anna mantenne la famosa rubrica,** Doppie Pagine**, seguita mensilmente dai suoi devoti ammiratori in tutto il mondo. Una raccolta di questi articoli porterà, nel 1999, alla pubblicazione del suo secondo libro, Fashion - algebra (Leonardo Arte) – titolo scaturito per caso, ma con un bel suono. Inoltre rappresentava al meglio l’immaginario sistema a tre fattori nel quale la moda era radice, matrice, coefficiente, dis-equazione, Vogue Italia un teorema che poteva permettersi errori eleganti, Anna la variabile impazzita.

Alla scoperta del suo guardaroba

Doppie Pagine, Vogue Italia, ottobre 2012

Altro episodio fondamentale della sua vita creativa fu la rivista Vanity, da lei concepita e diretta dal 1981 al 1983, esperimento d’avanguardia interamente incentrato sulle illustrazioni e lo stile ultra pop di Antonio Lopez. Il suo guardaroba, a cui questo mese si dà spazio nell’installazione The Vogue Closet all’interno della redazione di Vogue Italia, rende onore al suo approccio anti-storico, nonostante si possano intravedere le varie fasi della sua costruzione, i capi teatrali e vintage, i primi Chloé disegnati da Lagerfeld negli anni ’70, e poi Chanel, Missoni, i pezzi iconici anni ’90 di Gianni Versace, quindi Fendi, Gaultier, Westwood, Galliano. Senza contare la quantità smisurata di cappelli che, oltre a darle un po’ di equilibrio e di stabilità nel passaggio vorticoso da una sfilata all’altra, erano il suo segno distintivo insieme al ciuffo blu, colore oggigiorno diffusissimo sulle teste di donne e uomini.

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Vogue Italia apre le porte del suo leggendario armadio, e, sì, potrete entrarci anche voi. Tutti i dettagli su The Vogue Closet

Dal 19 al 21 aprile, in occasione della Design Week, la redazione di Vogue Italia apre le porte del suo guardaroba al pubblico. Un'occasione unica per scoprire il mondo del magazine di moda più influente della storia

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Lo stile personale è per sempre

«Con quante valigie parti, di solito?», le chiese un giornalista durante un’intervista. La risposta di Anna rende bene il suo spirito avventuroso: «Cinque per un week-end breve, oppure nessuna. Mi piace scovare in ogni città i mercatini dove fare acquisti, così riesco a vivere lo spirito del luogo». La sua lezione resta un invito rivolto a tutti: lo stile personale è per sempre.

Da Vogue Italia, aprile 2023, “Cronache di Anna”, pp. 33-34

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