Il senso della vita
Inquietudine
in·quie·tù·di·ne
sostantivo femminile
Stato o motivo di insistente, ansioso turbamento.
Inizio da qui. Dal significato della parola stessa, perché troppo spesso si usano parole travisandone il senso.
Da Presunta Sana, nonostante il mio sorriso ingannevole, per me è uno stato quasi costante che riesce a modificarmi il comportamento e le decisioni. Spesso non sono pronta. Non ho un assetto costante di analisi.
Non cessa solo perché ti distrai, resta lì, latente, pronto a saltar fuori.
Forse perché l’empatia è una condanna, perché ci sarà sempre qualcuno o qualcosa per cui preoccuparsi inconsapevolmente che si aggiunge a ciò di cui siamo consapevoli.
Cerco dentro di me un trucco per azzittire la mia inquietudine, per saper GESTIRE ogni tipo di situazione, per essere sempre pronta per ogni tipo di evenienza.
Mi auto rassicuro con questa convinzione forzata, che lo stare sempre in allarme mi salverà, perché io sarò PRONTA.
Voglio essere PRONTA. Mi chiedo COME.
Post Scriptum di Stefano Michelini
L’inquietudine dei Presunti Sani è molto diversa dalla devastante inquietudine di un paziente depresso. Senza essere una psichiatra, Marzia Ferrari ha usato la parola chiave per comprenderla: Allarme.
L’inquietudine, che può essere estemporanea o di lunga durata per la interazione tra la nostra capacità di risolverla e le circostanze esterne, è un segnale di allarme.
Non va azzittito con distrazione, perché significa soltanto prendere tempo e allungarne l’esistenza.
L’Inquietudine ci deve trovare pronti a capirla, frammentarla, sia in noi, sia in quello che ci provoca inquietudine.
Mascherare il messaggio del nostro cervello, che spesso si traduce in un languore nel ventre, è uno degli errori seriali più frequente dei Presunti Sani.
Procrastinarne l’analisi e la soluzione è abolire ogni frazione di tempo per essere leggeri nella vita e procedere oltre nella nostra evoluzione.
Facciamoci trovare pronti, troviamo il codice.