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TRONTANO-21-7-2020--Quando si parla di castelli

in Valdossola è ben difficile che venga alla mente il nome di Trontano. Eppure anche lì ce n’è uno, abbastanza riconoscibile per l’imponenza con cui domina il paese. Lo si distingue a patto di abbandonare l’immagine – standard di mura e torri merlate, ponti levatoi e simili. Qui invece abbiamo un di edifici storici, alcuni chiaramente medievali o cinquecenteschi, altri più moderni, frutto dei numerosi rimaneggiamenti operati nel corso dei secoli. Sono pochi gli studi su questo complesso edilizio; si contano sulle dita di una mano libri e pagine internet che offrono un po’ di notizie. Anzi, cercando in rete si scopre che persino qualche sito specializzato nel censire castelli e fortezze non lo cita neppure. Tra i pochi, troviamo un breve testo di Enrico Magistris dedicato alla fortezza del Motto di Gravellona Toce, che indica Trontano fra gli esempi di “castello consortile”, in cui “all’interno di un’unica struttura fortificata coesistevano le residenze dei diversi rami di una medesima famiglia …”, che oggi “ …sono trasformati in paese e spesso non è facile riconoscerne 1’origine fortificata” (https://digilander.libero.it/filosofodgl1/Castello%20motto/Castelli%20tra%20realt%E0%20e%20fantasia.htm ). Tra l’altro, Magistris osserva che “vi si trova l’unica bifora in un edificio residenziale della nostra zona” e “un giglio francese scolpito”.

 

Il castello di Trontano è stato abitato fino a poco più di vent’anni fa e, da quanto ci hanno spiegato due degli attuali proprietari, Franco Conti e Adriano Viscardi, dal Medioevo ad oggi è appartenuto ininterrottamente alla stessa famiglia, o meglio ai suoi diversi rami. Nelle videointerviste che accompagnano questo servizio ci siamo fatti guidare proprio da loro nell’esplorazione dell’edificio ed abbiamo raccolto una serie di dati storici da una ex insegnante ora in pensione, Viviana Graglia, che ha speso tempo ed energie per fare ricerche su questo monumento quasi sconosciuto. Ha scritto anche un libretto, ad uso degli alunni di scuola primaria e della popolazione trontanese; la sua spiegazione ci porta indietro nel tempo, addirittura di un millennio.

“Fino all’incirca all’anno 1000 non si sa quasi nulla di come si sia evoluta la storia di Trontano – dice Graglia - E’ probabile che ci siano state invasioni, ad esempio da parte dei Cimbri... Neppure gli storici sono d’accordo fra loro; c’è chi dice che i Romani non siano mai stati qui e chi pensa il contrario.

 

È vero che esistono una strada ed un ponte, che si dice sia romano, nella zona dei Mulini del Graglia, per andare a Verigo; però non c’è alcuna documentazione in proposito. Nella zona ci sono anche molti massi coppellati.” Il libro di Enrico Bianchetti, “L’Ossola inferiore. Notizie storiche e documenti”, da cui la studiosa ha tratto gran parte delle sue informazioni, riporta il 1095 come prima data certa in cui appare, in un atto di vendita, il nome del paese. In quell’anno Dosdeo del fu Masimone e Alberto di Masera cedevano tutti i loro beni posti in Trontano a Uberto, monaco e messo della chiesa di San Lorenzo nel luogo di Concia, in Ossola inferiore, per il prezzo di venti danari d’argento. “Quella chiesa – precisa Graglia – si trovava nel territorio di Pieve Vergonte, verso Rumianca”. Si tratta probabilmente della località “Borgaccio”, in cui sorgeva il nucleo antico di Vergonte – Pietrasanta, distrutto in seguito da un’inondazione. Di quell’abitato è rimasto solo un tratto di muro lungo una quindicina di metri, che si staglia in mezzo a un prato; nei suoi paraggi due anni fa sono state rinvenute tracce del resto della cinta muraria e di quella che sembra essere stata, appunto, un’importante chiesa. “Di pochi anni successiva – prosegue Graglia – è la citazione di Andelburga, figlia di Valberto e vedova di Ottone, che nel 1103 dona alla chiesa della Madre di Dio in Novara diversi beni posseduti in Ossola.

 

Fra i testimoni dell’atto figura anche un tale Algeri de Treuntano. Con la Pace di Costanza, nel 1183 Federico Barbarossa distribuisce i vari territori; da quel momento, probabilmente, comincia ad apparire il nome dei De Comitibus”. È il nome della famiglia titolare del castello, da cui deriva l’attuale cognome “Conti”, diffusissimo in paese. “Nel 1294 il testamento di Ottobono della Guarda comprende alcuni legati alla chiesa di San Francesco in Domo (in città esisteva una splendida chiesa annessa ad un convento francescano, demolita in epoca moderna per far posto all’attuale Palazzo San Francesco n.d.r.), a quella di Santa Maria ed a quella di San Leonardo in Treguntano.” Come si vede, il nome del paese continua a cambiare nel corso della storia. Non ne è certa neppure l’origine, che potrebbe derivare da “Treguntanum”. “In un primo momento AntonioRusconi pensava che fossero venuti nella zona gli Umbri Trentani – spiega Graglia – ma questa tesi è stata superata da Dante Olivieri, che sostiene derivasse da un certo “Tarconte”,  derivante da “Tracontanum”, nome di un antico Romano. Il nome si tramuta più volte; secondo don Tullio Bertamini, uno dei più autorevoli storici ossolani, deriverebbe dal “trogulo”, cioè la conca in cui i maiali vanno a bere, pensando alla conformazione del territorio del paese; Bianchetti sostiene che fosse la trasformazione di una parola che indica il podere …” Seguendo tutte queste ipotesi, ci si perde.

Meglio tornare ai dati storici sul castello. “Dicevamo – prosegue Graglia - che nel 1183 Federico Barbarossa ha destinato questa zona ai Conti di Biandrate, che avevano qui i loro vassalli, i De Comitibus appunto. Nel 1378 ai Conti di Biandrate subentrano gli Sforza di Milano, con Gian Galeazzo. Sono gli anni della guerra tra le fazioni dei Ferrari e degli Spelorci, iniziata nel 1381 in Ossola. In questo periodo  comincia ad apparire il nome De Salatis accanto a quello dei De Comitibus: è del maggio 1389 l’atto con cui i fratelli Giorgio, Marco e Guideto del fu Conti Salati di Trontano affittano agli uomini di Premosello, Colorio e Cravaga (oggi Colloro e Capraga, n.d.r.) la parte delle decime (cioè, per dirla in termini contemporanei, il potere di riscuotere tributi, n.d.r.) che loro possedevano in quelle zone”. Questo documento è fra i pochi citati in Internet a proposito del castello di Trontano: lo si può vedere sul sito di “Italiapedia”, ( http://www.italiapedia.it/comune-di-trontano_Storia-103-068 ) che cita anche le diverse ipotesi sull’origine, forse longobarda, del nome del paese.

“ A luglio del 1413 – prosegue il percorso storico di Viviana Graglia - si ha la “rinnovazione dell’investitura feudale delle decime possedute dai progenitori Conti Guido e Marco de Salati della Guarda (un nuovo cognome si aggiunge …) a favore dei figli Guidolo e Martino: si tratta di territori vasti, fra Albo, Nibbio, Candoglia, Mergozzo, Zoverallo, Intra. Nel 1459 si ha la reinvestitura nella persona di Iorio Salatis della Guarda poi, nel 1485, le decime  passano ai fratelli Giovanni, Giorgio e Marco, figli del Signore Conti Salati de Traguntano.” Il percorso storico tracciato da Viviana Graglia prosegue attraverso il periodo della guerra tra Francesi e Spagnoli, nel 1522, che vede tra i protagonisti il capitano Paolo Della Silva, di Crevoladossola. In questi anni, precisamente nel 1556 in un documento si trova la richiesta di un giudice per dirimere i litigi fra le comunità di Masera e di Trontano. “Fra il 1500 e il 1600 hanno dominato gli Spagnoli – prosegue Graglia - che ci hanno rovinato con le tasse. Poi, dal 1731 al 1743 gli Austriaci, seguiti, fino al 1798 dai Savoia. Questa è la storia che sono riuscita a documentare.”

Per riassumere, l’origine del castello si può far risalire all’anno mille, forse anche un po’ prima: si può dire con una certa sicurezza che è sempre stato abitato da membri dei vari rami della famiglia Conti, fino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso.  “I nonni, Eugenio Conti e sua moglie Caterina Iossi, venivano qui solo in primavera; partivano dal piano poi si spostavano più in alto e ridiscendevano in autunno  – spiegano Franco Conti e Adriano Viscardi  - Erano contadini, ogni anno facevano una specie di transumanza. Con loro abitavano un fratello, Giacomo e due cugini, Eugenia e Modesto Conti, che vivevano qui tutto l’anno.

 

Anche un ramo della famiglia residente in Francia, proprietario di una parte del castello, veniva qui a passare le vacanze”. Lo stato di abbandono del grande complesso edilizio risale dunque a poco più di vent’anni fa: gli ultimi residenti erano anziani, non avevano figli e quando sono morti nessuno è subentrato loro nell’utilizzo del castello. “Oltretutto - spiegano Conti e Viscardi - non sarebbe stato possibile continuare a risiedervi senza una ristrutturazione edilizia. Era privo di qualsiasi servizio; quando eravamo ragazzini e venivamo qui dalla nonna, quaranta o cinquant’anni fa, dovevamo andare a prendere l’acqua con il secchio alla fontana”.   

Alcune stanze dell’antica residenza sono rimaste com’erano al momento dell’abbandono: hanno ancora l’arredamento e gli oggetti di uso quotidiano di allora. Altre sono piene di oggetti antichi e moderni abbandonati alla rinfusa, dove capita: ci sono persino diversi vestiti appesi negli armadi e sugli attaccapanni. Ma la storia di questo monumento ha anche capitoli recenti: per un certo periodo di tempo, fra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, in uno stanzino angusto nel cuore del castello ha trovato ospitalità Radio Trasmissioni Ossola. Piazzata un’antenna sul tetto, mandava in onda i suoi programmi da lì. C’è ancora il cartello sulla porticina e una certa quantità di dischi abbandonati in mezzo a tante altre cose su un vecchio tavolo. “Nella stanza principale c’era un bellissimo camino – ricorda Graglia - che è stato venduto dai proprietari del castello circa un secolo fa ed ora si trova a Palazzo Valsecchi, a Milano. Riportava una scritta bellissima, in Latino: “Cosa è più leggero del vento? La fiamma. Cosa della fiamma? Il fumo. Cosa più del fumo? La donna. Cosa della donna? Niente” Certo doveva essere un gentiluomo quello che l’ha concepita ….” 

 

Dai primi anni duemila il castello di Trontano ha avuto una parziale rinascita. Dopo importanti lavori di restauro, resi  necessari da un fulmine che ha provocato vari danni, il monumento una volta all’anno si apre al pubblico come tappa del percorso culturale e gastronomico di “Calici sotto le stelle”, una delle più importanti manifestazioni organizzate dall’amministrazione comunale e dalla Pro Loco, saltata quest’anno a causa dell’emergenza Coronavirus. Per vederlo tornare agli antichi splendori occorrono tanti soldi e idee precise su come utilizzarlo senza sfigurarne il volto antico.

Mauro Zuccari

Nel video: visita al castello e interviste ad alcuni dei proprietari e al Sindaco di Trontano:

 

https://youtu.be/dAVcqBNPhcY