I PIPISTRELLI

 

Sappiamo che i pipistrelli sono animali molto antichi e che negli oltre 52 milioni di anni del loro percorso evolutivo hanno raggiunto un alto grado di specializzazione. Si tratta di animali straordinari dalle caratteristiche davvero singolari. Basti pensare alla loro capacità di volare, di orientarsi e cacciare nel buio più completo grazie ad un sonarad ultrasuoni, di entrare in letargo per superare l’inverno senza alimentarsi. Altre caratteristiche sorprendenti dei pipistrelli sono poi la grande resistenza ai virus e la loro incredibile longevità, che rivestono un grande interesse dalpunto di vista fisiologico. 

Perché in occasione di grandi epidemie che risultano letali per altre specie, e anche per l’uomo, i pipistrelli sopravvivono?

Perché mentre un topolino vive per circa due anni, un pipistrello può superare i trenta? 

Pensate a quanto è importante per la nostra medicina lo studio dei pipistrelli e dei loro meccanismi fisiologici! È anche per questo che dobbiamo considerare i pipistrelli come una risorsa e non certo come una minaccia.

Per conoscere meglio questi straordinari animali consigliamo il libro di Lanza & Agnelli (2002).

Occorre allora sgombrare innanzitutto il campo da sciocchi pregiudizi e da ingiustificate superstizioni su questi innocui e utili animali: non si attaccano certo ai nostri capelli, non sono ciechi, non sono prolifici come topi e ovviamente non succhiano il sangue all’uomo. È arrivato il momento di riabilitarli e di apprezzare semmai il loro ruolo ecologico di grandi cacciatori di insetti, che forniscono un importante servizio ecosistemico di controllo dei parassiti in agricoltura e degli insetti molesti o pericolosi per la nostra salute. Un mestiere che i pipistrelli fanno a costo zero e senza inquinare. Negli ultimi anni alcune campagne di studio e divulgazione, fra cui quella promossa dal nostro Museo fin dal 2007, hanno messo in evidenza non solo l’importanza dei chirotteri negli ecosistemi urbani, ma anche la loro sensibilità ai pesticidi a causa di un fenomeno di biomagnificazione: in ecologia e biologia è il processo per cui l'accumulo di sostanze tossiche negli esseri viventi (bioaccumulo) aumenta di concentrazione man mano che si sale al livello trofico successivo, ovvero procedendo dal basso verso l'alto nella piramide alimentare, all'interno della cosiddetta rete trofica che concentra tali sostanze tossiche nel loro organismo attraverso la predazione di un gran numero di insetti. Ciò ne fa, loro malgrado, importanti e utili bioindicatori di qualità ambientale, anche in ambienti antropizzati. La loro rarefazione e scomparsa costituisce infatti un allarmante segnale per la qualità ambientale nelle nostre città. Oggi, purtroppo, i crescenti livelli di inquinamento urbano rischiano di trasformare le nostre città in “trappole ecologiche” non solo per i pipistrelli (Russo & Ancillotto, 2015) ma anche per noi.

Ma quanto sono davvero efficienti i pipistrelli nella loro caccia notturna? Su base giornaliera, i pipistrelli sono in grado di consumare una quantità di insetti che può raggiungere circa due terzi della loro massa corporea, in particolare durante la gravidanza e l’allattamento quando il fabbisogno di energia aumenta drasticamente (Ghanem & Voigt, 2012; Lanza, 2012). Questo significa che un solo pipistrello, in una sola notte, è in grado di predare da qualche decina di grossi insetti non volatori a migliaia di piccoli insetti fluttuanti nell’aria in densi nugoli. Ogni specie ha delle prede preferite, ma in generale la strategia di caccia dei pipistrelli è opportunistica e la scelta delle prede è dettata principalmente dalla disponibilità delle prede stesse. Più una specie è frequente e più verrà predata. Interessante è scoprire ad esempio quanto sono frequenti i Culicidi (famiglia a cui appartengono tutte le zanzare) nella dieta dei pipistrelli. Dagli studi sinora effettuati sull’analisi dei resti di insetti presenti nel guano, risulta che una delle specie più frequenti in città, il Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii, in una notte può predare oltre 500 zanzare. Immaginate il potenziale di un’intera colonia! (Dietz et al., 2009; Gonsalves et al., 2013; Agnelli & Riccucci, in prep.).

Si rammenta che i pipistrelli sono animali strettamente protetti in base alla Direttiva Habitat CEE 43/1992  e al suo recepimento italiano (DPR 357/1997) e che pertanto non è possibile disturbare le colonie e tantomeno distruggere i loro rifugi. Ogni azione di gestione dei chirotteri in edifici deve essere condotta dai servizi provinciali e regionali di tutela della fauna che sono sempre in contatto e si avvalgono della consulenza di specialisti chirotterologi.

UOMINI E PIPISTRELLI

Diventa quindi importante capire come incentivare la presenza dei pipistrelli in città. Due cose sono particolarmente importanti per favorire la presenza di pipistrelli in ambiente urbano: l’assenza di inquinamento (aria e acqua) e la presenza di buoni rifugi. La corretta gestione dei pesticidi in città è demandata principalmente alle amministrazioni comunali e personalmente il cittadino può solo evitare di avvelenarsi nella propria abitazione con “fornellini” e “zampironi” vari. Quello che invece tutti possiamo concretamente fare per favorire la presenza dei pipistrelli in ambiti urbanizzati è fornire loro appropriati rifugi.

I più antichi rifugi dei pipistrelli sono quelli nei cavi degli alberi e nelle grotte. Verosimilmente i primi incontri fra questi animali e i primi ominidi risalgono ad almeno 500.000 anni fa, quando i nostri antenati iniziarono a utilizzare le grotte come rifugio/abitazione. Poi a partire da circa 10.000 anni fa, quando l’uomo iniziò a costruire abitazioni di una certa dimensione, i pipistrelli approfittarono di questi nuovi e ben più diffusi rifugi: molte specie che prima frequentavano le volte delle grotte o le fessure tra le rocce impararono a utilizzare rispettivamente le soffitte e le cantine dei nostri edifici, oppure le strette fessure che si trovano sotto le tegole, dietro le grondaie, i rivestimenti in legno, le persiane, ecc. Oltre alla grande diffusione sul territorio, i rifugi antropici offrono ai pipistrelli gli indubbi vantaggi dell’ambiente urbano: condizioni climatiche migliori con temperature più elevate (in media di 1-2 °C), una minore ventosità, la costante presenza di acque di abbeverata, un minor numero di predatori e un’elevata disponibilità di insetti, spesso concentrati intorno alle luci artificiali. Si capisce quindi come alcune specie di pipistrelli trovino conveniente la frequentazione di paesi e piccole città dove siano presenti anche condizioni di non eccessivo inquinamento, sia esso chimico che luminoso.

RIFUGI

Le specie di pipistrelli “fessuricole” che frequentano ambiti urbani estesi sono almeno tre, ma in caso di aree urbanizzate con buona naturalità (estese aree di verde pubblico o aree rurali limitrofe) il numero cresce rapidamente. In ordine di frequenza decrescente possiamo elencare Pipistrello albolimbato, Pipistrello di Savi, Pipistrello nano, Orecchione grigio, Pipistrello di Nathusius, Orecchione bruno, Pipistrello pigmeo, Nottola di Leisler, Nottola comune, Barbastello.

RIFUGI IN SOFFITTE E SCANTINATI

Più complesse risultano le preferenze dei pipistrelli che si rifugiano in ampi spazi e più difficili risultano le azioni per realizzare nuovi rifugi di questo tipo in edifici o per conservare la colonia a seguito di ristrutturazioni, cambi di destinazione d’uso, ecc. Utili indicazioni si trovano nel volume “Linee Guida per la conservazione dei Chirotteri negli edifici” (Agnelli et al., 2008), che costituisce un protocollo di intesa tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Scopo del volume è quello di conciliare la conservazione dei chirotteri con le esigenze antropiche di tipo diverso, connesse sia alla fruizione dell’edificio sia alla realizzazione di lavori di manutenzione, restauro o ristrutturazione. Con opportuni accorgimenti e adeguata programmazione, si possono evitare gravi danni alle popolazioni di chirotteri, in osservanza alle norme di tutela vigenti.

Le specie di pipistrelli antropofili che scelgono gli ampi spazi per il loro rifugio sono quelle di maggior valore conservazionistico (ad esempio Rinolofo maggiore, Rinolofo minore, Vespertilio smarginato, Orecchione grigio, Orecchione bruno) che prediligono ambienti non troppo estesamente antropizzati, dove siano presenti anche elementi di buona naturalità come grandi parchi urbani o mosaici di aree rurali e naturali. Per queste specie occorre distinguere tra rifugi estivi e rifugi invernali. I primi sono occupati dalle colonie riproduttive e si trovano in luoghi caldi e umidi, per lo più nei sottotetti, in locali bui ma ben esposti al calore del sole in primavera. I rifugi invernali invece sono scelti per le loro temperature basse e costanti che si adattano alle esigenze di un buon letargo; generalmente si trovano in scantinati, seminterrati, cavità sotterranee e simili. Ovviamente in entrambe le due tipologie di rifugio occorre che all’interno non ci sia il minimo disturbo antropico, un buon grado di umidità, luce assente o molto scarsa, dei buoni appigli al soffitto (travetti in legno) o possibilità di rifugio in nicchie protette. È poi molto importante che l’ingresso dall’esterno sia protetto dai predatori, lontano dalle luci artificiali, con buona vegetazione intorno e che il percorso di accesso al rifugio vero e proprio sia abbastanza buio, lungo e articolato per dare non solo stabilità al microclima interno del rifugio, ma anche la percezione ai pipistrelli di un rifugio sicuro e protetto dove poter allevare i propri piccoli o lasciarsi cadere in letargo.

RACCOMANDAZIONI

In ogni caso, che si tratti di favorire le specie fessuricole o quelle legate a più grandi spazi è molto facile per i “non addetti” commettere degli errori. Spesso si sottostimano le esigenze ecologiche dei pipistrelli e si sovrastimano le proprie conoscenze zoologiche. E in questi casi le probabilità di perdere la colonia sono molto alte. È quindi molto importante rivolgersi sempre a degli esperti per inquadrare meglio e più rapidamente il problema e definire un responsabile del controllo periodico della colonia e del coordinamento di ogni eventuale azione di conservazione.

Un’ultima raccomandazione è quella di adottare un appropriato calendario dei lavori a seconda del tipo di rifugio, in modo da eseguire eventuali restauri e ristrutturazioni solo nei mesi in cui gli animali sono assenti. Indicativamente, si interviene nei rifugi riproduttivi da ottobre a marzo e in quelli di svernamento da aprile a settembre. In ogni caso è sempre necessario verificare l’assenza di pipistrelli nel rifugio prima di ogni intervento.

 

BIBLIOGRAFIA

Agnelli P., Russo D. & A. Martinoli, 2008. Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e a risoluzione degli aspetti conflittualiconnessi. Ministe- ro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri e Università degli Studi dell’Insubria. http://www.minambiente.it/biblioteca/linee-guida-la- conservazione-dei-chirotteri-negli-edifici).

Agnelli P., Maltagliati G., Ducci L. & S. Cannicci, 2011. Arti- ficial roosts for bats: education and research. The “Be a bat’s friend” project of the Natural HistoryMuseum of the University of Florence. In: Agnelli P. & M. Riccucci, (eds). Studies on bats in honour of Benedetto Lanza. Hystrix the Italian Journal ofMammalogy 22 (1): 215-223. http://dx. doi.org/10.4404/hystrix-22.1-4540.

Dietz C, von Helversen O & D. Nill, 2009. Bats of Britain, Eu- rope and Northwest Africa. A & C Black Publishers Ltd., London.

Dinetti M., 2017. Edilizia sostenibile per la biodiversità. Eco- logia Urbana 29 (1).

Ghanem S.J. & C.C. Voigt, 2012. Increasing awareness of eco- system services provided by bats. Advances in the Study of Behavior 44: 279-302.

Gonsalves L., Bicknell B., Law B., Webb C. & V. Monamy; 2013. Mosquito consumption by insectivorous bats: does size matter? PLoS One 8 (10): e77183. doi:10.1371/ journal.pone.0077183.

Lanza B., 2012. Mammalia V, Chiroptera, Fauna d’Italia, Vol.

46. Edizioni Calderini de «Il Sole 24 ORE», Milano. Lanza B. & P.  Agnelli, 2002. Chirotteri - Bats. In:  Spagnesi M., Toso S. & A.M. De Marinis (eds.). Iconografia dei Mammiferi d’Italia - Italian Mammals. Versione ag- giornata dell’opera originale: Spagnesi M. & S. Toso (eds.), 2000. Iconografia dei Mammiferi d’Italia. Isti- tuto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghi- gi” e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Terri- torio, Direzione Conservazione Natura, pp. 45-157. http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/ biblioteca/qcn_14.pdf

Russo D. & L. Ancillotto, 2015. Sensitivity of bats to urban- ization: a review. Mammalian Biology-Zeitschrift für Säu- getierkunde 80 (3): 205-212.

(La stesura dei testi è stata curata dal Servizio Ambiente del Comune di Torrile e da Lipu - Riserva naturale Torrile-Trecasali).