I leonardeschi

L'influenza di Leonardo da Vinci sugli artisti del suo tempo

Vecchio seduto visto di profilo (1495 circa) di Allievo di Leonardo da VinciMusei Reali

In questa sezione guarderemo da vicino alcuni dei disegni appartenenti a quel gruppo di artisti denominati leonardeschi, seguaci, in modi diversi, dello stile di Leonardo da Vinci.

Testa di giovane (1470/1480) di Bottega di Andrea del VerrocchioMusei Reali

Testa di giovane. Studio di angelo per (o da) il Battesimo di Cristo del Verrocchio

Questo disegno raffigura l’etereo angelo del Battesimo (Firenze, Galleria degli Uffizi): l’opera mostra i tratti eccelsi di uno studio proveniente dalla bottega del Verrocchio, in cui si è formato lo stesso Leonardo da Vinci.

La creatura angelica è ritratta secondo la non convenzionale veduta di spalle, nell’atto di offrire allo spettatore, grazie alla torsione del collo, il volto dai lineamenti dolci e delicati.

Gli occhi guardano verso l’alto, rapiti dalla visione che catalizza totalmente la sua attenzione.

I tratti del volto, minuti e graziosi, sono ulteriormente enfatizzati dalla lunga chioma chiara e ricciuta, descritta a colpi di biacca dati in punta di pennello: i capelli si riversano sciolti sulle spalle in mille volute trattenute a stento, mostrando un tratto grafico tipicamente verrocchiesco, preludio ai successivi studi di Leonardo.

I tocchi di biacca valorizzano anche la veste, rigonfia sulle spalle e impreziosita dalla decorazione con pietre preziose.

La bellezza del disegno risiede proprio in questo: la capacità di rendere la matericità della seta, la brillantezza delle pietre preziose, i riccioli dei capelli e la delicatezza del volto angelico senza età, di cui sembra rilevare il rossore delle guance attraverso piccoli colpi di pennello.

Testa di vecchio (1500-1525 circa) di Seguace di Leonardo da VinciMusei Reali

Testa di vecchio

L'attribuzione di questo disegno è incerta ed è stata oggetto di grande attenzione da parte della critica. Per il soggetto e per la tecnica, il foglio è indubbiamente in rapporto con alcuni disegni eseguiti da Leonardo intorno al 1510 ed è attribuibile a un suo seguace.

Al di là dei dubbi sull’attribuzione, lo studio della Biblioteca Reale dimostra una grande attenzione alla resa dei tratti fisiognomici e dell’espressione.

Il volto dell’uomo, anziano e pressoché calvo, colpisce per l’intensità dello sguardo corrucciato, fisso sull’osservatore, e per la bocca piegata in una smorfia quasi caricaturale.

Le pieghe della pelle floscia e il naso adunco sono ritratti impietosamente.

Lo studio fisiognomico teso a captare i “moti dell’animo” è uno dei temi principali della ricerca artistica di Leonardo, nel disegno come in pittura. Le proporzioni della testa, effettivamente piuttosto alterate, hanno spinto la critica ad assegnare la Testa di vecchio a un seguace di Leonardo attivo all’inizio del XVI secolo.

Busto di giovane con corona di spine e foglie di vite (1495 circa) di Giovanni Antonio BoltraffioMusei Reali

Busto di giovane con corona di spine e foglie di vite

Il disegno, dal tratto incisivo reso pittorico dall’impiego di una carta preparata in azzurro-grigio è attribuito a Giovanni Antonio Boltraffio.

Raffigura un giovane ritratto a mezzo busto, visto di tre quarti, con uno scatto della testa verso lo spettatore che la rende quasi frontale.

I lunghi capelli sono avvolti da una corona di spine intrecciata con foglie di vite.

La presenza delle spine nella corona ha indotto parte della critica a identificare il personaggio come Cristo giovane, tema trattato con una certa frequenza dai pittori della cerchia di Leonardo: l’ambiguità iconografica è forse intenzionale e va letta in parallelo all’ambiguità di genere che da Leonardo passa a Boltraffio, i cui volti femminili presentano spesso caratteri androgini.

La rotazione del busto è comunque tipica della ritrattistica leonardesca, ma qui Boltraffio insiste sul realismo dei tratti fisiognomici.

I suoi volti femminili – più frequenti nei disegni – sono caratterizzati da occhi grandi, incisi e sognanti; nel foglio di Torino l’espressione è penetrante e vagamente corrucciata, benché la bocca dischiusa ne stemperi l’aggressività.

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